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Mentre i cretini abissali ospitati 24 ore su 24 in tutti i cessi televisivi che

"piacciono alla gente che piace" vaticinavano che la Russia sarebbe crollata
economicamente "da un momento all'altro", io - nel mese di marzo - scrivevo questo
(dal mio Ucraina. Il mondo al bivio):

"I solerti sanzionatori occidentali hanno visibilmente sottostimato le potenzialità


dell’arsenale difensivo della Federazione Russa, dotata di un debito pubblico pari
ad appena il 12,5% del Pil, di una posizione finanziaria netta positiva e di poco
meno di 2.300 tonnellate d’oro. Vale a dire il tradizionale “bene rifugio” che
tende sistematicamente a rivalutarsi proprio in presenza di congiunture critiche
come quella determinata dall’attacco all’Ucraina.

Stesso discorso vale per tutte le commodity di cui la Russia è produttrice di


primissimo piano, dal petrolio al gas, dall’alluminio al cobalto, dal rame al
nichel, dal palladio al titanio, dal ferro all’acciaio, dal platino ai cereali, dai
mangimi ai fertilizzanti.
L’intera campagna sanzionatoria imposta da Stati Uniti ed Unione Europea si fondava
sulla previsione che la Russia non sarebbe stata in grado di reggere un lungo
periodo di pressione economica e finanziaria esterna, in virtù della debolezza
strutturale, dell’arretratezza e degli squilibri che caratterizzano il suo sistema
produttivo.

Le principali categorie merceologiche di cui si compone l’export russo (petrolio,


gas, materie prime, prodotti agricoli) delineano l’immagine di un’economia
relativamente poco avanzata, se si prescinde da alcune voci discordanti (macchinari
ed equipaggiamenti rap-presentano la quarta fonte di entrate da export) e da alcune
punte di eccellenza in campo aerospaziale, informatico e militare.

Le attuali economie avanzate, strutturatesi nella forma odierna sulla base degli
indirizzi strategici seguiti a partire dagli anni ’80, poggiano soprattutto su
attività ad alto valore aggiunto riconducibili al settore terziario, che apportano
un contributo alla formazione del Pil di gran lunga superiore a quello fornito dai
comparti ricompresi nei settori primario e secondario. Nelle economie moderne,
servizi finanziari e assicurativi, consulenze, informatica, nuovi sistemi di
comunicazione e design risultano predominanti rispetto ad agricoltura, manifattura,
estrazione di energia e minerali.

Del resto, il Pil russo rimane di molto inferiore a quello giapponese, tedesco,
francese ed anche italiano, ma si incardina su produzioni assolutamente
indispensabili, perché inaggirabili per la soddisfazione dei bisogni primari.
Idrocarburi, metalli, cereali, fertilizzanti, mangimi sono risorse imprescindibili
per garantire riscaldamento e sicurezza sia alimentare che energetica. Condizioni
assicurate in periodi di bonaccia, ma che divengono improvvisamente vacillanti in
presenza di congiunture geopolitiche altamente conflittuali, in cui si riscopre il
primato di petrolio, gas, alluminio, nichel, grano, fertilizzanti, ecc. rispetto a
tutto il resto.

La Russia riveste in altre parole un ruolo (geo)economico enormemente più incisivo


e “ingombrante” rispetto a quanto non si evinca dall’analisi asettica dei dati
relativi alla dimensione e alla composizione del suo Pil, tale da assicurarle una
capacità di resilienza pressoché inconcepibile per ogni altro Paese.

La rivalutazione combinata delle materie prime e dei prodotti raffinati i cui


mercati risultano fortemente presidiati dalla Federazione Russa genera un volume di
proventi da export talmente imponente da attenuare in maniera sensibile l’impatto
dirompente prodotto dal congelamento delle riserve russe detenute presso
istituzioni finanziarie estere. Ma soprattutto, penalizza enormemente la categoria
dei Paesi importatori netti, in cui rientrano praticamente tutte le nazioni
appartenenti all’Unione Europea ed anche una potenza industriale aderente alla
campagna sanzionatoria occidentale come il Giappone."

E aggiungevo questo:

"Le implicazioni geopolitiche della peculiare geografia del commercio tedesco, che
tende a saldare il legame energetico tra Berlino e Mosca e a proiettare la Germania
verso il promettentissimo mercato cinese, avevano in altri termini reso la
Bundesrepublik invisa agli Usa, trasformandola in “sorvegliato speciale” degli
Stati Uniti. I quali hanno prontamente sfruttato la crisi ucraina proprio per
scavare una voragine possibilmente incolmabile tra Russia e Germania e minare la
competitività industriale della Bundesrepublik, che alla luce del processo di
fratturazione e stravolgimento del mercato mondiale molto difficilmente riuscirà a
continuare imperterrita ad inanellare i suoi tradizionali, giganteschi avanzi
commerciali da cui dipende il mantenimento degli equilibri sociali interni."

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