LEZIONI DI ALGEBRA
di V. ZAMBELLI
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Questi appunti riportano lo schema delle lezioni dei Corsi di Algebra I e Algebra II tenuti per i Corsi di
laurea in Matematica e in Matematica per le applicazioni.
Lo studente può essere guidato da essi nella lettura di testi di Algebra in cui gli stessi (e altri) argomenti
sono trattati in modo più approfondito: ad esempio
P.M.Cohn, Classic Algebra, 2000 John Wiley
M.Curzio, P.Longobardi, M.Maj, Lezioni di algebra, 1994 Liguori
E.Marchionna, C.Marchionna Tibiletti, Lezioni di algebra, Masson
S.Franciosi, F.de Giovanni, Lezioni di Algebra, 1992 Aracne
P.Quattrocchi, G.Rinaldi, Algebra, 1995 Zanichelli
Lo studente può trovare utile e interessante la consultazione di testi quali
P.M.Cohn, Algebra Vol.I, 1981; Vol.II, 1989 John Wiley
M.Artin, Algebra, 1997 Bollati Boringhieri
L.Childs, Algebra: un’introduzione concreta, 1989 ETS Editrice
R.B.J.T.Allenby, Rings, Fields and Groups, 1982 Edward Arnold
Ogni capitolo si conclude con una serie di TEMI. Per buona parte di essi viene dato qualche suggerimen-
to per la risoluzione anche richiamando Proposizioni ed Esercizi che possono talvolta essere applicati
direttamente, talaltra suggerire un procedimento.
Raccolte di esercizi si trovano anche in
M.Curzio, P.Longobardi, M.Maj, Esercizi di Algebra, 1994 Liguori
C.Marchionna Tibiletti, V.Zambelli, Esercizi di Algebra, 1993 Masson
S.Franciosi, F.de Giovanni, Esercizi di Algebra, 1992 Aracne
R.Ciampi Procesi, R.Rota, Algebra moderna, Esercizi, 1992 ed.Veschi
A.Ragusa, C.Sparacino, Esercizi di Algebra, 1992 Zanichelli
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INDICE
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V. Sottostruttura generata da una parte di una struttura algebrica.
1. 1. Sottosemigruppo generato da una parte di un semigruppo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
2. 1. Sottogruppo generato da una parte di un gruppo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72
2. Gruppi ciclici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73
3. Prodotto di due sottogruppi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
3. 1. Sottoanello generato da una parte di un anello.
Sottoanello fondamentale in un anello dotato di unità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77
2. Caratteristica in un anello. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77
3. Sottocorpo generato da una parte di un corpo.
Sottocorpo minimo.
Campo dei quozienti di un dominio d’integrità in un corpo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80
4. 1. Sottomodulo generato da una parte di un A-modulo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
2. Ideali finitamente generati e ideali principali in un anello. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
3. Domini ad ideali principali. Domini euclidei. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83
VI. Quoziente di una struttura algebrica rispetto ad una congruenza.
1. 1. Congruenza in una struttura algebrica.
Struttura quoziente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
2. Gli anelli (Z, +, · ) e (Q; +, · ) come strutture quoziente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
3. Immersione di un dominio di integrità in un campo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92
2. 1. Laterali di un sottogruppo in un gruppo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
2. Teorema di Lagrange. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94
3. Sottogruppo normale. Gruppo quoziente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95
3. 1. Ideali di un anello. Anello quoziente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99
2. Ideali e anelli quoziente di K[x]. Campi di Galois. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100
4. 1. A-modulo quoziente. A-algebra quoziente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102
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I. NUMERI INTERI;
DIVISIBILITÀ E FATTORIZZAZIONE
(a · b) · c = a · (b · c);
2. l’addizione e la moltiplicazione sono commutative, ovvero per ogni a, b ∈ Z si ha
a+b=b+a
a · b = b · a;
3. la moltiplicazione è distributiva rispetto all’addizione, ovvero per ogni a, b, c ∈ Z si ha
a · (b + c) = a · b + a · c;
Definizione. Due interi a, b ∈ Z\{0} vengono detti primi fra loro o coprimi se ammet-
tono come divisori comuni solo +1 e -1 (ovvero se 1 è M.C.D.(a, b)).
Teorema 3.1.4. Due interi a, b ∈ Z\{0} sono coprimi se e solo se esistono x.y ∈ Z tali che
1 = xa + yb. (Identità di Bezout).
Se a e b sono coprimi, la tesi segue da III] del Teorema 3.1.3.
Viceversa, se 1 = ax+by e se d è M.C.D.(a, b), allora a = a0 d, b = b0 d e quindi 1 = (a0 x+b0 y)d;
ne segue d = ±1.
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Esercizio 1. Siano a, b1 , b2 ∈ Z\{0}; se a divide il prodotto b1 b2 e a è primo con b1 , allora a divide b2 .
Esercizio 2. Siano a, b1 , b2 , . . . , bn ∈ Z\{0}; a è primo con ogni bi per i = 1, 2, . . . , n se e solo se a è
primo con il prodotto b1 b2 . . . bn . (Induzione su n)
Esercizio 3. Siano a1 , a2 , . . . , an ∈ Z\{0} divisori di un intero b a due a due coprimi; allora anche il
prodotto a1 a2 · · · an è un divisore di b. (Per l’esercizio precedente basta dimostrare la tesi per n = 2).
Dal Teorema 4.1.2 si deduce un “teorema di fattorizzazione” per gli interi relativi.
Definizione. Intero primo è ogni numero intero del tipo +p o −p, dove p è un numero
naturale primo.
Teorema 4.1.4. Ogni numero intero a, diverso da 0, +1, −1, è primo o può essere scritto
come prodotto di interi primi. Se a = p1 · · · pr = q1 · · · qs con p1 , . . . , pr , q1 , . . . , qs interi primi,
allora è r = s e, cambiando eventualmente l’ordine dei fattori, pi = qi o pi = −qi per ogni
i = 1, . . . , r.
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II. RELAZIONI DI EQUIVALENZA
E RELAZIONI D’ORDINE
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1. Relazioni fra insiemi.
Definizione. Una relazione (o corrispondenza) da un insieme S ad un insieme T è
un qualunque sottoinsieme ρ del prodotto cartesiano S × T .
Per indicare che (s, t) ∈ ρ (con s ∈ S, t ∈ T ) si usa spesso anche la notazione s ρ t e si dice
che la relazione ρ associa all’elemento s di S l’elemento t di T .
Particolari relazioni sono la “relazione vuota” e la “relazione totale”.
Esempi.
1. Siano S l’insieme dei punti e T l’insieme delle rette di un piano; sia ρ la relazione che
associa ad un punto s ∈ S una retta t ∈ T se e solo se s appartiene a t. Ad ogni elemento
di S sono associati dalla ρ più elementi di T e ogni elemento di T è associato dalla ρ a
più elementi di S .
2. Sia ρ la relazione definita da N a N ponendo per n, m ∈ N
nρm se e solo se m divide propriamente n
Né ad 1 né ad alcun numero primo è associato dalla ρ un elemento di N; per ogni
elemento n ∈ N con n 6= 1 esiste qualche m ∈ N tale che mρn, ad esempio m = 2n.
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2.1. Relazioni di equivalenza.
Definizione. Ogni relazione in un insieme (non vuoto) S , che gode delle proprietà
riflessiva, simmetrica e transitiva, viene detta relazione di equivalenza in S .
Esempi.
1. La relazione identica e la relazione totale in un insieme S sono relazioni di equivalen-
za.
2. Nell’insieme delle rette del piano (o dello spazio) la relazione che associa ad una retta
s una retta t se e solo se t coincide con s o è parallela ad s, è di equivalenza.
La relazione che associa ad una retta s una retta t se e solo se t coincide con s o è
incidente ad s, è di equivalenza?
3. Nel prodotto cartesiano N0 ×N0 è equivalenza la relazione ρ definita da
(m, n) ρ (r, s) se e solo se m + s = r + n
per m, n, r, s ∈ N0 .
4. Nel prodotto cartesiano Z×(Z\{0}) è equivalenza la relazione definita da
(a, b) ρ (c, d) se e solo se ad = bc
per a, c ∈ Z e b, d ∈ Z\{0}.
5. In Z è equivalenza la relazione ρ definita da
aρb se e solo se a + b è pari
per a, b ∈ Z.
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2.2. Congruenze aritmetiche.
Sia n un intero fissato; sia ≡n la relazione definita in Z ponendo per a, b ∈ Z
a ≡n b se e solo se n divide b − a
Per n = 0 e per n = 1 la relazione ≡n si riduce rispettivamente alla relazione identica e
alla relazione totale; inoltre la relazione ≡n coincide con la relazione ≡−n . Pertanto si
supporrà sempre n ≥ 2.
La relazione ≡n è una relazione di equivalenza che viene detta congruenza modulo n.
Per essa si usa anche la notazione a ≡ b (mod n) al posto di a ≡n b.
Per a ∈ Z la classe di equivalenza a cui appartiene a viene solitamente indicata con il
simbolo [a]n o con il simbolo {a}n ; la classe [a]n è costituita da tutti e soli gli interi del
tipo a + kn che si ottengono al variare di k in Z.
Le classi di equivalenza della relazione ≡n vengono dette classi di resti modulo n e
sono esattamente [0]n , [1]n , . . . , [n − 1]n : infatti per a, b ∈ Z, posto a = q1 n + r1 , b = q2 n + r2 con
0 ≤ ri < n, è a ≡n b se e solo se r1 = r2 .
L’insieme delle classi di resti modulo n verrà indicato con Zn .
Proposizione 2.2.1.
1] Per a, b, c, d ∈ Z se a ≡n b e c ≡n d, allora a + c ≡n b + d e ac ≡n bd.
2] Se k ∈ Z è primo con n e ka ≡n kb, allora a ≡n b.
1] Se b = a + hn, d = c + kn con h, k ∈ Z, allora b + d = (a + c) + (h + k)n e bd =
ac + (ak + ch + hkn)n con h + k, ak + ch + hkn ∈ Z.
2] Sia k(b − a) = kb − ka = hn con h ∈ Z; se n è primo con k, n divide b − a. (cfr. I, 3.1
Esercizio 1)
Esercizio 1. Mostrare che la congruenza modulo 2 coincide con la relazione definita nell’Esempio 5 in
2.1.
Esercizio 2. Sia a ∈ Z ; si provi che esiste qualche x ∈ Z tale che sia ax ≡n 1 se e solo se a è primo con
n. Si mostri che in tal caso gli interi x cosiffatti costituiscono una classe di resti mod n.
? Esercizio 3. Siano n1 , n2 , . . . , nr interi positivi a due a due coprimi; per a1 , a2 , . . . , ar ∈ Z esiste qualche
x ∈ Z tale che sia x ≡ni ai per ogni i.(Teorema cinese dei resti)
Definizione. Sia n un intero positivo; si indica con Φ(n) il numero degli interi t, primi
con n, tali che 1 ≤ t ≤ n.
Φ viene detta funzione di Eulero.
Teorema 2.2.2 (Eulero, 1707-1783) Sia n un intero positivo; per ogni intero a, primo
con n, si ha aΦ(n) ≡n 1 .
Caso particolare del Teorema di Eulero è il
Teorema 2.2.3 (Fermat, 1601-1665) Sia p un numero primo; per ogni intero a si ha
ap ≡p a.
I Teoremi di Eulero e di Fermat potranno essere provati piú avanti come conseguenza di
IV, 5.2 Esercizio 2, di IV Proposizione 5.4.1 e di VI Corollario 2.2.2.
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3.1. Relazioni d’ordine.
Definizione. Ogni relazione in un insieme (non vuoto) S , che gode delle proprietà
riflessiva, transitiva e antisimmetrica, viene detta relazione d’ordine in S .
Spesso per indicare relazioni d’ordine si usano simboli del tipo ≤, ¹, · · ·.
Un insieme S , in cui è definita una relazione d’ordine ≤, verrà indicato con (S, ≤) e verrà
detto insieme ordinato o parzialmente ordinato rispetto alla ≤.
Definizione. Una relazione d’ordine ≤ in un insieme S verrà detta totale se e solo se
per ogni a, b ∈ S si ha a ≤ b o b ≤ a (due qualsiansi elementi di S sono “confrontabili”); in
tal caso l’insieme S verrà detto totalmente (o linearmente) ordinato rispetto alla ≤.
Un insieme totalmente ordinato viene spesso detto anche catena.
Esempi.
1. In N0 la relazione ≤ definita ponendo per a, b ∈ N0
a≤b se e solo se ∃c ∈ N0 tale che b = a + c
è una relazione d’ordine totale e ci fornisce l’usuale ordinamento dell’insieme dei numeri
naturali.
2. In N0 la relazione ≤ definita ponendo per a, b ∈ N0
a≤b se e solo se ∃c ∈ N0 tale che b = ac
è una relazione d’ordine non totale.
3. Nell’insieme P(X) delle parti di un insieme X la relazione di inclusione insiemistica
definita ponendo per A, B ∈ P(X)
A≤B se e solo se A ⊆ B
è una relazione d’ordine (non totale, se X possiede almeno due elementi distinti).
Ricordiamo il seguente
Assioma o Lemma di Zorn. Sia (S; ≤) un insieme ordinato; se ogni sottoinsieme di S ,
totalmente ordinato rispetto alla ≤, ammette un maggiorante, allora esiste in S qualche
elemento massimale.
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Definizione. Siano (S, ≤) un insieme ordinato e T un sottoinsieme non vuoto di S ;
si chiama massimo minorante o estremo inferiore di T il massimo (se esiste)
dell’insieme (se non è vuoto) dei minoranti di T ; si chiama minimo maggiorante
o estremo superiore di T il minimo dei maggioranti di T . Essi vengono indicati rispet-
tivamente con inf T e sup T .
Osservazioni. Siano (S; ≤) un insieme ordinato e T un sottoinsieme di S .
1. Se T ha minimo (massimo) m, allora m è l’unico elemento minimale (rispettivamente,
massimale) di T e anche m =inf T (risp. m =sup T ).
2. Se T possiede un unico elemento minimale (massimale) t∗ , non è detto che t∗ sia
minimo (risp. massimo) di T . Ad esempio si può considerare nell’insieme S dell’Esercizio
1 che segue il sottoinsieme T = {2n , 5, 1/5 | n ∈ Z}: 1/5 è l’unico elemento minimale (ma
non è minimo!) di T e 5 è l’unico elemento massimale (ma non è massimo!) di T .
Proposizione 3.1.1. Sia S un insieme ordinato tale che per ogni sottoinsieme non
vuoto T di S esiste inf T . Certamente S ha minimo, ma può non avere massimo; se S ha
massimo, allora per ogni sottoinsieme non vuoto T di S esiste sup T .
L’elemento inf S è minimo di S.
Se S ha massimo m, per ogni sottoinsieme T l’insieme W dei maggioranti di T non è vuoto,
poichè m ∈ W ; esiste pertanto inf W . Per ogni t ∈ T e per ogni w ∈ W è t ≤ w; t è un
minorante di W e quindi t ≤ inf W . Ne segue che inf W è un maggiorante di T e quindi
inf W ∈ W ; allora inf W è il minimo di W , ovvero inf W = sup T .
3.2. Reticoli.
Definizione. Un insieme ordinato (S, ≤), in cui esistono inf {a, b} e sup {a, b} per ogni
a, b ∈ S , viene detto reticolo.
Gli insiemi ordinati considerati in 3.1 negli Esempi 1,2,3 sono reticoli.
L’insieme costituito dai ”dischi” del piano e dall’insieme vuoto, ordinato rispetto all’in-
clusione insiemistica, non è un reticolo.
Ogni insieme totalmente ordinato è un reticolo.
Esercizio 1. Nell’insieme S dei numeri razionali positivi si consideri la relazione ≤ definita ponendo per
a, b ∈ S
a ≤ b se e solo se ∃n ∈ N tale che b = na;
si mostri che (S, ≤) è un reticolo.
Esercizio 2. Nell’insieme S dei numeri reali positivi si consideri la relazione ≤ definita ponendo per
a, b ∈ S
a ≤ b se e solo se ∃n ∈ N tale che b = na;
si mostri che S è ordinato rispetto alla ≤, ma non è un reticolo.
Esercizio 3. Ogni insieme ordinato finito ammette elementi massimali ed elementi minimali; ogni reticolo
finito possiede massimo e minimo.
Esercizio 4. Se un reticolo ammette un elemento minimale (massimale), allora ammette minimo (mas-
simo).
Esercizio 5. Sia (S; ≤) un insieme ordinato.
Per s1 , s2 ∈ S si scriva s1 < s2 per indicare che s1 ≤ s2 con s1 6= s2 .
Sia T = S × S = {(a, b) | a, b ∈ S}; si definisca in T una relazione ρ ponendo per (a, b), (c, d) ∈ T
(a, b) ρ (c, d) se e solo se è a < c oppure a = c e b ≤ d.
Si verifichi quanto segue.
I] ρ è una relazione d’ordine in T .
II] (T ; ρ) è totalmente ordinato se e solo se (S; ≤) è totalmente ordinato.
III] Sia (S; ≤) non totalmente ordinato; (T ; ρ) è reticolo se e solo se (S; ≤) è reticolo dotato di massimo
e di minimo.
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TEMI II.
1. Sia n un intero maggiore di 1 e sia p il minimo primo che divide n. Si mostri che
I] M.C.D.(p − 1, n) = 1;
II] p non divide 2n − 1 (e quindi n non divide 2n − 1).
Sugg. I] Se d =M.C.D.(p − 1, n) 6= 1, esiste un primo q che divide d.
II] Proposizione 2.2.1. Per p 6= 2 è 2p−1 ≡ 1 (mod p); se fosse anche 2n ≡ 1 (mod p), da
1 = xn + y(p − 1) con x, y ∈ Z si dedurrebbe un assurdo.
2. Nell’insieme Q+ dell’insieme dei numeri razionali positivi si consideri la relazione ρ definita ponendo
a ρ b se e solo se esiste n ∈ N0 tale che 2n (a − b) ∈Z
Si verifichi che ρ è una relazione di equivalenza e si mostri che
i) se p è un numero primo dispari, le classi di equivalenza { p1 }ρ , { p12 }ρ , . . ., { p1r }ρ , . . ., (con r ∈ N) sono
distinte;
ii) se p e q sono primi distinti, per ogni r, s ∈ N le due classi { p1r }ρ e { q1s }ρ sono distinte.
Le classi { 12 }ρ , { 212 }ρ , . . ., { 21r }ρ , . . . sono distinte tra loro?
Sugg. Proposizione 2.1.1; p1r ρ p1s con r ≤ s se e solo se esistono n ∈ N0 e t ∈ Z tali che 2n (ps−r −1) = tps ,
assurdo per r 6= s, I Teorema 4.1.1.
4. In N si definisca una relazione ρ ponendo aρb se e solo se a e b hanno lo stesso numero di cifre e a ≤ b
(dove a ≤ b indica l’usuale ordinamento in N) ; si provi che ρ è una relazione d’ordine.
(N, ρ) è totalmente ordinato? Ammette minimo o massimo? Quali sono gli elementi minimali e gli
elementi massimali? È un reticolo?
Sugg. 1 e 10 non sono confrontabili.
1, 10 sono elementi minimali; 9, 99 sono elementi massimali.
3.2 Esercizio 4.
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6. Sia (L; ≤) un reticolo; per ogni a, b ∈ L con a ≤ b si ponga Xa,b = {x ∈ L | a =inf{b, x} }.
Si osservi che Xa,b non è vuoto e ammette minimo.
I] Si provi che, se (L; ≤) è il reticolo costituito dalle parti di un insieme non vuoto S rispetto all’inclusione
insiemistica, ogni insieme Xa,b ammette massimo.
II] Si mostri con esempi che possono esistere a, b ∈ L tali che Xa,b non ha massimo sia nel caso ”L finito”
che nel caso ”L infinito”.
Sugg. I] Per A ⊆ B ⊆ S si consideri A ∪ (S − B).
II] Si consideri il diagramma di Hasse
3,2 Esercizio 1.
8. Sia ρ una relazione simmetrica in un insieme X; per ogni x ∈ X esista y ∈ X tale che xρy. Si definisca
in X una relazione σ ponendo per x1 , x2 ∈ X
x1 σx2 se e solo se esistono y0 , y1 , . . . , yn ∈ X tali che x1 = y0 , x2 = yn , yi ρyi+1 per 0 ≤ i ≤ n − 1
I] Si verifichi che σ è una relazione di equivalenza in X.
II] In X=N\{1} si consideri la relazione simmetrica ρ definita da aρb se e solo se M.C.D.(a, b) 6= 1: quali
sono le classi di equivalenza della corrispondente relazione σ?
10. Sia S un insieme non vuoto; per ogni A, B ∈ P(S) si ponga A∆B = (A∪B)\(A∩B) = (A\B)∪(B\A).
Fissato K ∈ P(S), si definisca in P(S) la relazione ≤ ponendo per X1 , X2 ∈ P(S)
X1 ≤ X2 se e solo se K∆X1 ⊆ K∆X2 .
Si provi quanto segue.
I] (P(S), ≤) è un insieme ordinato, dotato di massimo e di minimo.
II] Se K è l’insieme vuoto, la relazione ≤ coincide con la relazione ⊆; se K = S, la relazione ≤ coincide
con la relazione ⊇.
III] Se K è un sottoinsieme proprio di S, allora (P(S), ≤) non è totalmente ordinato.
IV] (P(S); ≤) è totalmente ordinato se e solo se S è costituito da un solo elemento.
11. Sia R l’insieme di tutte le relazioni in un insieme non vuoto S; per ρ1 , ρ2 ∈ R si ponga
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ρ1 ≤ ρ2 se e solo se xρ1 y implica xρ2 y (per x, y ∈ S)
I] Si verifichi che ≤ è relazione d’ordine in R e che (R; ≤) è un reticolo.
II] Detto E l’insieme delle relazioni di equivalenza in S, si mostri che E è un sottoreticolo di (R; ≤) se e
solo se S possiede al più due elementi.
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III. APPLICAZIONI
PRODOTTO DI APPLICAZIONI
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1.1. Applicazioni fra insiemi.
Definizione. Siano S e T due insiemi non vuoti; una applicazione da S a T è una
relazione da S a T che associa ad ogni elemento s ∈ S un elemento t ∈ T , univocamente
determinato da s.
L’insieme delle applicazioni da un insieme S ad un insieme T viene indicato con T S .
Una applicazione f da S a T viene solitamente indicata con f : S → T .
Se all’elemento s ∈ S la f associa l’elemento t ∈ T , si usa scrivere t = f (s) (o anche t = sf
o t = sf ) e dire che t è immagine di s e s è retroimmagine o controimmagine di t
nella f .
Se X è un sottoinsieme di S , si indica con f (X) l’insieme {f (x) | x ∈ X}; se Y è un sottoin-
sieme di T , si indica con f −1 (Y ) l’insieme {w ∈ S | f (w) ∈ Y }. Se X ⊆ S , allora f −1 [f (X)] ⊇ X ;
se Y ⊆ T , allora f [f −1 (Y )] ⊆ Y .
Osservazione. Sia S l’insieme dei numeri razionali positivi; la relazione da S a N che
associa ad r/s (con r, s ∈ N) il numero naturale r + s non è una applicazione da S a N,
mentre lo è la relazione che associa ad r/s il numero naturale (r + s)/M.C.D.(r, s).
Esercizio 1. La relazione ρ in Zn , definita da [a]n ρ [(−1)a a]n , è una applicazione da Zn a Zn se e solo
se n è pari.
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ii) Si verifichi che esiste un’applicazione biiettiva tra Q e l’insieme quoziente (Z× (Z\{0}))/ρ con ρ
definita in II.2.1 Esempio 4.
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TEMI III.
1. Sia S un insieme; siano f e g due applicazioni da S a S tali che f g = IS (IS identità su S).
Si provi che
I] f è iniettiva;
II] se l’insieme S è finito, allora è anche gf = IS ;
III] se l’insieme S è infinito, può essere f g = IS e gf 6= IS .
Sugg. I] Proposizione 1.2.4
II] f è biiettiva, esiste f −1 ; Proposizione 1.2.2
III] Esempio: S =N0 ; f (n) = n + 1 per ogni n ∈ N0 ; g(0) = 0, g(n) = n − 1 per ogni n ∈ N
3. Sia r un intero fissato; si consideri la relazione ρr fra Z75 e Z90 definita ponendo per a, b ∈ Z
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( 1, se x = 1;
β(x) = x − 1, se x è dispari e x 6= 1;
x + 1, se x è pari.
Si provi che
I] α non è né iniettiva né suriettiva;
II] β è biiettiva;
III] αβ 6= βα;
IV] αβ e βα non sono né iniettive né suriettive.
Sugg. I] α(1) = 2 = α(2); 3 6∈ α(N)
IV] Proposizione 1.2.4.
10. Siano m, n interi maggiori di 1; si considerino gli insiemi Zm e Zn delle classi di resti mod m e mod n
rispettivamente. Sia G = { ([a]m , [b]n ) | a, b ∈ Z}.
Fissato r ∈ N, si consideri l’applicazione fr : G → G definita ponendo per ogni a, b ∈ Z
fr : ([a]m , [b]n ) → ([ra]m , [rb]n )
Si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) M.C.D.(r, mn) = 1;
ii) M.C.D.(r, m) =M.C.D.(r, n) = 1;
iii) l’applicazione fr è biiettiva.
Sugg. ii) ⇒ iii) II, Proposizione 2.2.1,2]
iii) ⇒ ii) Se d =M.C.D.(r, m) 6= 1 e m = dm0 , allora f (([m0 ]m , [0]n )) = f (([0]m , [0]n )).
19
11. Si definisca in Q una relazione ρ ponendo per a, b ∈ Q
a ρ b se e solo se a − b ∈ Z
Si verifichi che
I] ρ è una relazione di equivalenza;
II] esiste una applicazione biiettiva φ tra l’insieme quoziente Q/ρ e l’insieme delle radici complesse
dell’unità.
20
IV. STRUTTURE ALGEBRICHE: GRUPPI, ANELLI, MODULI.
SOTTOSTRUTTURE DI UNA STRUTTURA ALGEBRICA.
1
1.1. Operazioni e leggi di composizione.
Definizione. Siano S, T, V tre insiemi non vuoti; si chiama legge di composizione
(binaria) fra S e T con risultato in V una applicazione f da S × T a V . Piú in generale si
chiama operazione fra S e T con risultato in V un’applicazione f da un sottoinsieme di
S×T a V.
Per indicare che v = f ((s, t)) con v ∈ V, s ∈ S, t ∈ T si preferisce usare notazioni del tipo
v = s ? t oppure v = s ◦ t, ecc.
Per S = T = V si parla di operazioni e leggi di composizione interne.
Esempi.
1. L’addizione e la moltiplicazione sono leggi di composizione in N0 , Z, Q , R , C. La
sottrazione è operazione in N0 e legge di composizione in Z. La divisione è operazione in
Z e in Q ed è legge di composizione in Q\{0}.
2. In N0 la legge ? definita da a ? b=M.C.D.(a, b) è legge di composizione.
3. In N0 la legge ◦ definita da a ◦ b = m.c.m.(a, b) è legge di composizione.
4. Nell’insieme dei punti dello spazio è legge di composizione quella definita da A ? B = C
se A 6= B e il punto C è il simmetrico di A rispetto a B oppure se A = B = C .
5. Nell’insieme dei punti dello spazio è legge di composizione quella definita da A ◦ B = C
se C è il punto medio del segmento AB .
6. Nell’insieme X X delle applicazioni di un insieme X in se stesso il prodotto di appli-
cazioni è legge di composizione.
7. In un reticolo (R; ≤) sono definite due leggi di composizione ∩ e ∪ ponendo a∩b =inf{a, b}
e a ∪ b =sup{a, b} per ogni a, b ∈ R.
Una legge di composizione ? in un insieme finito S = {s1 , s2 , . . . , sn } può essere indicata da
una tavola di composizione: si scriverà
? s1 s2 ... sn
s1 s11 s12 ... s1n
s2 s21 s22 ... s2n
... ... ... ... ...
sn sn1 sn2 ... snn
dove sij = si ? sj per ogni i, j ∈ {1, 2, . . . , n}.
Gli Esempi mostrano che un’operazione in un insieme S può non essere “commutativa”.
Definizione. Un’operazione ? in un insieme S viene detta commutativa se per ogni
a, b ∈ S per cui è definito a ? b è definito anche b ? a ed è a ? b = b ? a.
Esercizio 1. Nell’insieme X X (delle applicazioni di un insieme X in sé) il prodotto è commutativo se e
solo se X è costituito da un solo elemento.
Il termine struttura algebrica indica un insieme S in cui sono definite una o piú
operazioni ?, ◦, . . .; essa verrà indicata con (S; ?, ◦, . . .).
21
2
2.1. Proprietà associativa.
Definizione. Sia ? un’operazione in un insieme S ; si dice che ? è associativa se per
ogni a, b, c ∈ S per cui sono definiti a ? b e (a ? b) ? c sono definiti anche b ? c e a ? (b ? c) ed è
(a ? b) ? c = a ? (b ? c).
Fra gli esempi dati in 1.1 sono associative le operazioni 2, 3 e 6.
Teorema 2.1.1. Se ? è una legge di composizione associativa in un insieme S , scelti
comunque n elementi s1 , s2 , . . . , sn ∈ S (n ≥ 3), coincidono tutti i “prodotti” che con questi
elementi si possono costruire associandoli diversamente, ma nell’ordine dato.
(Ad esempio, per n = 4 si ha [(s1 ? s2 ) ? s3 ] ? s4 = (s1 ? s2 ) ? (s3 ? s4 ) = s1 ? [s2 ? (s3 ? s4 )] =
s1 ? [(s2 ? s3 ) ? s4 ] = [s1 ? (s2 ? s3 )] ? s4 .)
Proviamo la tesi facendo induzione su n; per ipotesi la tesi è vera per n = 3.
Sia n > 3; proviamo che ogni “prodotto” p coincide con l’elemento {[(s1 ? s2 ) ? s3 ] · · ·} ? sn .
Sarà p = p1 ? p2 , dove p1 è un “prodotto” costruito associando in qualche modo s1 , s2 , . . . , sr
e p2 è un “prodotto” costruito associando sr+1 , . . . , sn (con 1 ≤ r ≤ n − 1).
Se r ≤ n − 2, per l’ipotesi di induzione sarà p2 = p3 ? sn , dove p3 è un “prodotto” su
sr+1 , . . . , sn−1 o p3 = sn−1 per r = n − 2; allora p = p1 ? (p3 ? sn ) = (p1 ? p3 ) ? sn .
Se r = n − 1, sarà p2 = sn e p = p1 ? sn .
In ogni caso sarà p = p ? sn , dove p è un “prodotto” costruito associando s1 , s2 , . . . , sn−1 ;
per l’ipotesi di induzione sarà p = [(s1 ? s2 ) ? · · ·] ? sn−1 e da ciò segue la tesi.
Se ? è associativa, è lecito quindi scrivere s1 ? s2 ? · · · ? sn .
Osservazione
L’operazione ? definita in N0 ponendo a ? b =M.C.D.(a, b) è associativa; pertanto resta
definito anche M.C.D.(a1 , a2 , . . . , ar ) comunque si scelgano r ≥ 2 e a1 , a2 , . . . , ar ∈ N0 . Si
prova (per induzione su r) che, se d =M.C.D.(a1 , a2 , . . . , ar ), esistono x1 , x2 , . . . , xr ∈ Z tali che
d = x1 a1 + x2 a2 + · · · + xr ar .
2.2. Semigruppi.
Definizione. Sia S un insieme (non vuoto) in cui è definita una legge di composizione
?; se la ? è associativa, la struttura (S; ?) viene detta semigruppo.
Esempi.
1. N0 , Z, Q, R, C sono semigruppi tanto rispetto all’addizione quanto rispetto alla
moltiplicazione; (Z, -) non è un semigruppo.
2. Se X è un insieme non vuoto, X X è un semigruppo rispetto al prodotto di applicazioni.
(cfr. III, Proposizione 1.2.3)
3. Se (R; ≤) è un reticolo, (R; ∩) e (R; ∪) sono semigruppi (dove ∩ e ∪ sono definiti come
in 1.1 Esempio 7).
22
2.3 Sottosemigruppi.
Definizione. Sottosemigruppo di un semigruppo (S; ?) è un sottoinsieme non vuoto
H di S , che è semigruppo rispetto all’operazione ? definita in S .
N0 è un sottosemigruppo tanto di (Z;+) quanto di (Z; ·).
L’insieme delle applicazioni iniettive (o suriettive) di un insieme X in se stesso è un
sottosemigruppo del semigruppo (X X ; ·). (cfr. 2.2 Esempio 2)
L’insieme degli interi negativi è sottosemigruppo di (Z;+), ma non di (Z; ·).
Un sottoinsieme H di un semigruppo (S; ?) è un sottosemigruppo se e solo se è “chiuso”
rispetto all’operazione ? definita in S , ovvero per ogni h1 , h2 ∈ H è h1 ? h2 ∈ H .
Esercizio 1. Sia (S; ?) un semigruppo; sia s ∈ S. L’insieme H = {sn | n ∈ N} è un sottosemigruppo di
(S; ?) a cui appartiene l’elemento s e che è contenuto in ogni sottosemigruppo di (S; ?) a cui appartiene s.
Proposizione 2.3.1. Sia T{Hi }i∈I una famiglia non vuota di sottosemigruppi di un
semigruppo (S; ?): l’insieme i∈I Hi (se non è vuoto) è un sottosemigruppo di S .
T
Siano x,Ty ∈ i∈I Hi ; è x, y ∈ Hi per ogni i ∈ I e quindi x ? y ∈ Hi per ogni i ∈ I ovvero
x ? y ∈ i∈I Hi .
23
3
3.1. Elemento neutro.
Definizione. Sia (S; ?) un insieme dotato di legge di composizione; un elemento e ∈ S
viene detto elemento neutro se per ogni s ∈ S si ha
s ? e = s = e ? s.
(Z; +) ammette come elemento neutro 0; (Z; ·) ammette come elemento neutro 1.
Osserviamo però che, ad esempio, (Z; - ) non ammette elemento neutro; tuttavia l’ele-
mento 0 è tale che n − 0 = n per ogni n ∈ Z.
Ancora, definita in un qualsiasi insieme S , con piú di un elemento, una legge di compo-
sizione (associativa) ? ponendo a ? b = b per ogni a, b ∈ S , si osserva che non esiste elemento
neutro; tuttavia ogni elemento è “neutro” se è scritto “ a sinistra” in un prodotto.
Definizione. Sia (S; ?) un insieme dotato di legge di composizione; un elemento ẽ ∈ S
viene detto elemento neutro a sinistra (elemento neutro a destra) se per ogni
s ∈ S si ha ẽ ? s = s (s ? ẽ = s).
Proposizione 3.1.1. Sia ? una legge di composizione in un insieme S ; se esistono in
S un elemento neutro a sinistra es e un elemento neutro a destra ed , allora es = ed . In
particolare se esiste in S un elemento neutro, questo è unico.
Basta osservare che ed = es ? ed , poiché es è elemento neutro a sinistra e che es = es ? ed ,
poché ed è neutro a destra.
3.2. Monoidi.
Definizione. Un semigruppo (S; ?) dotato di elemento neutro viene detto monoide.
N0 , Z, Q, R, C sono monoidi tanto rispetto all’addizione quanto rispetto alla moltipli-
cazione.
Con riferimento agli Esempi in 1.1 sono monoidi 2, 3 e 6.
L’insieme P(X) delle parti di un insieme X è un monoide sia rispetto all’intersezione che
rispetto all’unione.
Definizione. Sia (S; ?) un monoide con elemento neutro e; per ogni s ∈ S poniamo
s0 = e
Proposizione 3.2.1. Sia (S; ?) un monoide; per ogni s ∈ S e per ogni m, n ∈ N0 si ha
sm ? sn = sm+n e (sm )n = smn .
(Si confronti con la Proposizione 2.2.1.)
Si devono verificare le uguaglianze per m = 0 o n = 0.
24
4
4.1. Elemento inverso.
Definizione. Sia ? una legge di composizione in un insieme S con elemento neutro e;
un elemento s0 ∈ S viene detto inverso di un elemento s ∈ S se e solo se
s ? s0 = e = s0 ? s.
Definizione. Sia ? una legge di composizione in un insieme S con elemento neutro e;
ogni elemento di S , che ammette “inverso”, viene detto invertibile o unitario.
In (Z, +) ogni elemento ha inverso, mentre in (Z, ·) solo +1 e −1 hanno inverso.
Negli Esempi 2, 3 in 1.1 solo l’elemento neutro ha inverso.
Nel monoide X X delle applicazioni di un insieme X in sé hanno inverso tutte e sole le
applicazioni biiettive (cfr.III, 1.2 Esercizio 1, iii) ).
Si è però osservato (nello stesso Esercizio) che se f ∈ X X è iniettiva, esiste g ∈ X X tale
che f g = IX , mentre se f è suriettiva, esiste h ∈ X X tale che hf = IX .
Definizione. Sia ? una legge di composizione in un insieme S con elemento neutro e;
sia s ∈ S . Un elemento t ∈ S viene detto inverso destro di s se
s ? t = e,
mentre viene detto inverso sinistro di s se
t ? s = e.
In generale un elemento può avere inverso destro e inverso sinistro distinti; ad esempio,
si consideri l’insieme S = {a, b, c, e} con le legge di composizione ? definita dalla seguente
tavola
? e a b c
e e a c b
a a c b e
b b b e a
c c e a b
l’elemento e è neutro e l’elemento a ha inverso destro b e inverso sinistro c.
Invece in (X X , ·), se un’applicazione f ha inverso destro g e inverso sinistro h, allora f è
biiettiva e g = h = f −1 (cfr. III.1.2, Esercizi 1 e 2); ciò dipende dal fatto che il prodotto
di applicazioni è associativo.
Proposizione 4.1.1. Sia (S; ?) un monoide; se un elemento s ∈ S ha inverso destro t ∈ S
e inverso sinistro v ∈ S , allora t = v.
In particolare, se s ∈ S ammette inverso in S , ne ammette uno solo.
Sia e l’elemento neutro in S; da s?t = e = v?s segue v = v?e = v?(s?t) = (v?s)?t = e?t = t.
25
ii) ρa e σa sono suriettive;
Si provi che la condizione i) implica la condizione
iii) ρa e σa sono iniettive,
ma non è equivalente ad essa.
4.2. Gruppi.
Definizione. Si chiama gruppo un monoide (S; ?) in cui ogni elemento ha inverso.
L’elemento neutro di un gruppo viene spesso detto unità.
Se l’operazione ? è commutativa, si usa dire che il gruppo è abeliano.
Se l’insieme S è finito, il numero dei suoi elementi viene detto ordine del gruppo.
Esempi.
1. (Z; +), (Q; +), (R; +), (C; +), (Q\{0}; ·), (R\{0}; ·), (C\{0}; ·) sono gruppi abeliani.
2. Per ogni insieme non vuoto X l’insieme SX delle applicazioni biiettive di X in sé è
un gruppo rispetto al prodotto di applicazioni; il gruppo (SX ; ·) è abeliano se e solo se X
possiede al più due elementi.
3. Siano (S; ?) un monoide e V l’insieme degli elementi invertibili di S : (V ; ?) è un gruppo.
4. Il gruppo simmetrico. Per X = {1, 2, . . . , n} il gruppo (SX ; ·) viene indicato con Sn
(o anche con Sym(n)) e viene chiamato gruppo simmetrico su n lettere.
Il gruppo Sn ha ordine n!
Per σ ∈ Sn si userà una notazione del tipo :
µ ¶
1 2 ... n
σ=
a1 a2 ... an
dove {a1 , a2 , . . . , an } è una permutazione di {1, 2, . . . , n} tale che σ(i) = ai per i = 1, . . . , n,
oppure, più spesso, una notazione del tipo
σ = (b11 , b12 , . . . , b1r1 )(b21 , b22 , . . . , b2r2 ) . . . (bs1 , bs2 , . . . , bsrs ) (?)
(con s ≥ 1, ri ≥ 1, r1 + · · · + rs = n, bij = blk se e solo se i = l, j = k), dove σ(bij ) = bi(j+1) per
1 ≤ j ≤ ri−1 e σ(biri ) = bi1 per i = 1. . . . , s.
Se ri = 1 per qualche i (ovvero se σ(bi1 ) = bi1 ), si omette in generale nella scrittura (?) il
termine (bi1 ).
Ad esempio sia n = 8 e sia
µ ¶
1 2 3 4 5 6 7 8
σ= ;
5 6 1 4 3 8 2 7
si scriverà σ = (1, 5, 3)(2, 6, 8, 7).
Con questa convenzione di scrittura, i termini (1, 5, 3) e (2, 6, 8, 7) possono essere visti
anche come elementi di S8 ; precisamente
µ ¶
1 2 3 4 5 6 7 8
τ = (1, 5, 3) = ,
5 2 1 4 3 6 7 8
µ ¶
1 2 3 4 5 6 7 8
ω = (2, 6, 8, 7) = ,
1 6 3 4 5 8 2 7
Si verifica che σ = τ · ω = ω · τ (prodotto di applicazioni).
Ogni sostituzione del tipo (x1 , x2 , . . . , xr ) viene detta ciclo di lunghezza r. La (?) permette
allora di dire che la sostituzione σ è “prodotto di cicli disgiunti” (e quindi a due a due
permutabili) di lunghezze r1 , r2 , . . . , rs .
Esercizio 1. Sia X un insieme con almeno due elementi; sia (SX ; ·) il gruppo costituito dalle applicazioni
biiettive di X su X (rispetto al prodotto di applicazioni).
I] Si mostri che il gruppo (SX ; ·) non è ridotto all’unità.
26
II] Si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) l’insieme X possiede esattamente due elementi;
ii) il gruppo (SX ; ·) è abeliano;
iii) esiste σ ∈ SX , σ 6= I (I applicazione identica) tale che στ = τ σ per ogni τ ∈ SX .
Per stabilire se (S; ?) è un gruppo può essere utile valersi del seguente criterio.
Proposizione 4.2.1. Sia (S; ?) un semigruppo; (S; ?) è un gruppo se (e solo se) esiste
in S un elemento neutro a destra e e per ogni s ∈ S esiste s0 ∈ S tale che s ? s0 = e ( s0 è
inverso destro di s rispetto ad e).
Analogo enunciato con “sinistro” al posto di “destro”.
Per le Proposizioni 3.1.1 e 4.1.1 occorre (e basta) provare che per ogni s ∈ S è e ? s = s e
s0 ? s = e.
Da s ? s0 = e si deduce
e ? (s ? s0 ) = e ? e = e
e quindi, essendo ? associativa,
(e ? s) ? s0 = e = s ? s0
Per ipotesi esiste s” ∈ S tale che s0 ? s” = e; allora
[(e ? s) ? s0 ] ? s” = (s ? s0 ) ? s”
e quindi
(e ? s) ? (s0 ? s”) = s ? (s0 ? s”)
(e ? s) ? e = s ? e
e ? s = s.
Ancora da s ? s0 = e si deduce
s0 ? (s ? s0 ) = s0 ? e
(s0 ? s) ? s0 = s0
[(s ? s) ? s0 ] ? s” = s0 ? s”
0
27
allora e ? (s ? s0 ) = (s” ? s0 ) ? (s ? s0 ) = e.)
σ = (1, 5)(3, 5)(1, 3)(1, 5))(2, 8)(2, 6)(6, 8))(2, 8)(2, 7).
Non è dunque unica la decomposizione di una sostituzione in prodotto di scambi. Si può
tuttavia dimostrare che è univocamente determinata la parità del numero degli scambi
di cui una sostituzione è prodotto.
28
Ciò giustifica la definizione che segue.
Definizione. Una sostituzione σ ∈ Sn viene detta pari (o dispari) se può essere de-
composta in prodotto di un numero pari (rispettivamente, dispari) di scambi.
È facile verificare che l’insieme delle sostituzioni pari su n lettere è un sottogruppo del
gruppo simmetrico Sn , che viene detto sottogruppo alterno e indicato con An o con
Alt(n); è |An | = n!2 .
5. Si chiama gruppo di trasformazioni su un insieme X un qualunque sottogruppo
del gruppo SX costituito dalle applicazioni biiettive di un insieme X su se stesso rispetto
al prodotto di applicazioni.(cfr.4.2 Esempio 2.)
In questa accezione i sottogruppi Σ, T, Ω presentati nell’Esempio 3 vengono detti “gruppo
delle similitudini”, “ gruppo delle traslazioni”, “gruppo delle omotetie”.
Proposizione T 4.3.3. Sia {Hi }i∈I una famiglia non vuota di sottogruppi di un gruppo
(G; ·): l’insieme i∈I Hi è un sottogruppo di G.
T
L’insieme
T i∈I Hi è un sottosemigruppo di G−1 per la Proposizione 2.3.1. T
Se x ∈ i∈I Hi , x ∈ Hi per ogni i ∈ I; allora x ∈ Hi per ogni i ∈ I e quindi x−1 ∈ i∈I Hi .
29
5
5.1. Proprietà distributiva.
Definizione. Sia (S; ?, ◦) una struttura algebrica in cui sono definite due operazioni; si
dice che vale la proprietà distributiva a sinistra di ◦ rispetto a ? se e solo se per ogni
a, b, c ∈ S per cui sono definiti b ? c e a ◦ (b ? c), sono definiti anche a ◦ b, a ◦ c, (a ◦ b) ? (a ◦ c) ed è
a ◦ (b ? c) = (a ◦ b) ? (a ◦ c)
In modo analogo si enuncia la proprietà distributiva a destra. ((b ? c)◦ a = (b ◦ a) ? (c ◦ a).)
Esempi.
1. In (N ; +, ·), (Q ; +, ·), (R ; +, ·), (C ; +, ·) valgono le proprietà distributive (a destra
e a sinistra) della moltiplicazione rispetto all’addizione, ma non quelle dell’addizione
rispetto alla moltiplicazione.
2. In (N0 ; ?, ◦), con ? e ◦ definite come in 1.1 Esempi 2 e 3, valgono le proprietà
distributive di ognuna delle due operazioni rispetto all’altra.
3. Nell’insieme M delle applicazioni di N in N definiamo un’operazione ¦ ponendo per
f, g ∈ M e per ogni n ∈ N
f ¦ g : n → f (n) + g(n).
Il prodotto di applicazioni è distributivo a sinistra rispetto all’operazione ¦, ma non a
destra.
Quando in un insieme S sono definite due leggi di composizione (e soprattutto quando
una delle due è distributiva rispetto all’altra) si usa indicarle con i simboli · e +, anche
se S non ha nulla a che vedere con gli abituali insiemi numerici e, di conseguenza, · e +
non sono le abituali operazioni di moltiplicazione e addizione.
30
Per n > 0 per induzione si deduce (na) · b = [(n − 1)a + a] · b = [(n − 1)a] · b + a · b =
= (n − 1)(a · b) + (a · b) = n(a · b).
Per n = −1 la tesi segue da ii).
Per n < −1, posto n = (−1)n0 con n0 > 0, si ha (na) · b = [−(n0 a)] · b = −[(n0 a) · b] =
= −[n0 (a · b)] = n(a · b).
v) Induzione su n.
Esercizio 1. In un anello (A; +, ·) può esistere qualche elemento z 6=0 tale che sia a · z = z · a = z per
ogni a ∈ A?
Se esiste in (A; +, ·) un elemento neutro rispetto al prodotto, esso viene detto unità
dell’anello e viene spesso indicato con 1A o anche semplicemente con 1; se l’anello possiede
almeno due elementi, l’unità (quando esiste) è diversa dallo zero 0 dell’anello.
Se l’anello A possiede unità e un elemento a ∈ A ammette inverso rispetto al prodotto,
l’elemento a viene detto unitario o invertibile e il suo inverso viene indicato con a−1 .
Esercizio 2. In un anello dotato di unità l’insieme degli elementi unitari è un gruppo rispetto al prodotto.
(cfr. 4.2 Esempio 3)
Esempi.
1. (Z; +, ·), (Q; +, ·), (R; +, ·), (C; +, ·) sono anelli commutativi, dotati di unità, rispetto
alle operazioni di addizione e moltiplicazione dell’Algebra classica.
2. (RR ; +, ?) è un anello commutativo, dotato di unità, rispetto alle operazioni + e ? cosı́
definite:
f + g : x → f (x) + g(x)
f ? g : x → f (x)g(x)
dove la somma e il prodotto scritti alla destra delle frecce indicano le usuali operazioni
in R.
Un elemento f è unitario se e solo se f (x) 6= 0 per ogni x ∈ R.
Si osservi che (RR ; +, ·) (dove · indica il prodotto di applicazioni definito in III, 1.2) non
è un anello!
3. L’insieme dei “vettori” dello spazio è un anello rispetto alla “somma di vettori” e al
“prodotto vettoriale”?
4. Sia n µ ¶ o
Mat2 (Q) = α = a11 a12 | aij ∈ Q ;
a21 a22
definiamo in Mat2 (Qµ) una “somma”
¶ µ e un “prodotto”
¶ µ ponendo ¶
a11 a12 b11 b12 a11 + b11 a12 + b12
+ =
µ a21 ¶ a22
µ b21¶ b22
µ a 21 + b21 a22 + b22 ¶
a11 a12 b11 b12 a11 b11 + a12 b21 a11 b12 + a12 b22
· =
a21 a22 b21 b22 a21 b11 + a22 b21 a21 b12 + a22 b22
(Mat2 (Q ); +, ·) è un anello non commutativo, dotato di unità. L’elemento α è unitario
se e solo se è a11 a22 6= a12 a21 .
L’anello Mat2 (Q) viene detto anello delle matrici di ordine 2 ad elementi razionali.
Il gruppo moltiplicativo degli elementi unitari dell’anello Mat2 (Q ) viene detto gruppo
generale lineare di grado 2 su Q e viene indicato con GL(2,Q).
Allo stesso modo si definiscono gli anelli Mat2 (Z), Mat2 (R), Mat2 (C) e piú in generale
Mat2 (A), dove (A; +, ·) è un qualsiasi anello commutativo.
Definizione. Si chiama corpo un anello (K; +, ·) (non ridotto al solo zero) in cui l’insieme
degli elementi diversi dallo zero 0 è un gruppo rispetto al prodotto definito nell’anello.
Un corpo commutativo viene detto campo.
31
Proposizione 5.2.2. Un anello (A; +, ·) (non ridotto al solo zero) è un corpo se e solo
se possiede unità e ogni elemento diverso da 0 è unitario.
Sia a · b =0 con a, b ∈ A; supposto a 6=0, esiste a−1 ∈ A e quindi b = 1A · b = (a−1 · a) · b =
a−1 · (a · b) = a−1 ·0=0. Ne segue che (A\{0}; ·) è un gruppo.
Tra gli Esempi dati sopra solo (Q; +, ·), (R; +, ·), (C; +, ·) sono corpi, anzi campi.
Esercizio 3. Sia (A; +, ·) un anello dotato di unità sinistra e tale che ogni elemento diverso dallo zero
ammette inverso sinistro; si provi che l’anello A è un corpo.
Sussiste il seguente Teorema, di cui omettiamo la dimostrazione.
Teorema di Wedderburn. Ogni corpo finito è commutativo.
Esercizio 4. Si consideri l’insieme H delle matrici quadrate di ordine 2 ad elementi in C del tipo
µ ¶
α β
−β α
dove α indica il complesso coniugato di α.
Rispetto alla somma e al prodotto definiti come nell’Esempio 4, H è un corpo non commutativo, noto
come corpo dei quaternioni di Hamilton (1805-1865).
Esercizio 5. Sia (K; +, ·) un campo; siano a, b, c, d ∈ K con b 6= 0 e d 6= 0. Si provi che valgono
le uguaglianze
ab−1 + cd−1 = (ad + bc)(bd)−1
(ab−1 )(cd−1 ) = (ac)(bd)−1 .
(Si noti che scrivendo a
bal posto di ab−1 le uguaglianze diventano
a c ad+bc
b + d = bc
a c ac
b · d = bd
ben note regole di calcolo frazionario.)
Un sottoanello di un anello (A; +, ·), che sia corpo rispetto alla somma e al prodotto
definiti in A, viene detto sottocorpo.
Se A è un corpo, un suo sottoanello H può non essere sottocorpo, ad esempio A =Q
e H =Z. Anche se A non è un corpo, un suo sottoanello può essere corpo; ad esempio
nell’anello Mat2 (Q) il sottoanello
33
½µ ¶ ¾
a 0
C= |a ∈Q
0 a
è un sottocorpo.
Esercizio 1. Sia k ∈ R fisso. Sia ½µ ¶ ¾
a + kb b
A= | a, b ∈ R
−b a
I] Si verifichi che A è un sottoanello commutativo dell’anello (Mat2 (R);+,·).
II] Si determinino i valori di k per i quali l’anello (A; +, ·) è un sottocampo di (Mat2 (R);+,·).
III] Si mostri che l’ anello (A; +, ·) è un campo se e solo se è privo di divisori dello zero.
Se (K; +, ·) è un corpo, un suo sottoinsieme H è sottocorpo se e solo se (H; +) è sottogruppo
del gruppo additivo (K; +) e (H\{0}; ·) è un sottogruppo del gruppo (K\{0}; ·).
Pertanto se H è un sottocorpo di un corpo K , ad H appartengono l’unità di K e l’inverso
(in K ) di ogni elemento non nullo di H .
Proposizione 5.3.1.
1) Se
T {Hi }i∈I è una famiglia non vuota di sottoanelli di un anello (A; +, ·), il sottoinsieme
i∈I Hi è un sottoanello di A. T
2) Se {Hi }i∈I è una famiglia di sottocorpi di un corpo (K; +, ·), il sottoinsieme i∈I Hi è
un sottocorpo di K .
Corollario 5.3.2. L’intersezione di tutti i sottocorpi di un corpo (K; +, ·) è un sottocorpo
K0 , che viene detto sottocorpo minimo di K ; esso è infatti minimo nella famiglia dei
sottocorpi di K , ordinata rispetto all’inclusione insiemistica.
Per ogni numero primo p esiste dunque un campo finito di ordine p, precisamente
(Zp , +, ·).
34
Esercizio 1. Nell’anello (Zn ; +, ·) esiste qualche elemento [a]n 6= [0]n tale che [a]2n = [0]n se e solo se
esiste qualche primo p tale che p2 divide n.
Esercizio 2. Sia n un intero tale che n = rs con 1 < r < n (r, s interi).
1) L’insieme H = {[rk]n | k ∈ Z } è un sottoanello dell’anello (Zn ; +, ·) di ordine s.
2) L’anello (H; +, ·) possiede unità se e solo se è M.C.D.(r, s) = 1; in tal caso l’unità di (H; +, ·) è diversa
dall’unità di (Zn ; +, ·).
3) H è un sottocorpo di Zn se e solo se s è un numero primo che non divide r.
Esercizio 3. Siano n ∈ N con n ≥ 2 e k ∈ N con 1 ≤ k < n.
Si definisca in Zn un’operazione ? ponendo per ogni [a]n , [b]n ∈ Zn
[a]n ? [b]n = [kab]n
I] Si verifichi che (Zn ; +, ?) è un anello, non zero-anello.
II] Si provi che l’anello (Zn ; +, ?) possiede unità se e solo se è M.C.D.(k, n) = 1.
III] Si provi che se è M.C.D.(k, n) 6= 1, ogni elemento non nullo dell’anello (Zn ; +, ?) è un divisore dello
zero.
Tra gli elementi non nulli di P esistono i polinomi (a0 , a1 , . . .) tali che ai = 0 per ogni indice
i diverso da un dato n; indicheremo un polinomio cosiffatto con an ×n .
E’ immediato che per α = (a0 , a1 , . . . , an , 0A , 0A , . . .) ∈ P si ha
α = a0 ×0 +a1 ×1 + · · · + an ×n ,
dove + indica la somma di polinomi sopra definita.
Ad esempio per A=Z e α = (2, −3, 0, 1, 0, 4, 0, 0, 0, . . .) sarà α = 2 ×0 +(−3) ×1 +1 ×3 +4×5 .
La notazione “algebrica” cosı̀ introdotta per i polinomi giustifica il fatto che l’anello
di polinomi su un anello A venga indicato con A[×] e detto anello di polinomi con
coefficienti in A.
Si verifica che se α = a×n e β = b×m , allora αβ = ab×n+m . Questo consente, scritti i polinomi
nella forma algebrica, di calcolarne somma e prodotto nel modo in cui nell’Algebra
classica si calcolano somma e prodotto di polinomi a coefficienti interi, razionali, reali.
Osservazione. L’insieme costituito dallo zero e dai polinomi di grado zero di A[x] è
un sottoanello di (A[x]; +, ·): posto a = a×0 = (a, 0A , 0A , . . .) per ogni a ∈ A, è a + b = a + b
e a · b = a · b. Non nascono pertanto equivoci se si scrive semplicemente a al posto di a.
(Questo discorso verrà meglio precisato in seguito, cfr.8.1 Esempio 8.)
35
Si verifica facilmente la Proposizione che segue.
Proposizione 5.5.1. Sia (A; +, ·) un anello;
i) l’anello di polinomi A[×] è commutativo se e solo se è commutativo l’anello A dei
coefficienti;
ii) l’anello A[×] possiede unità se e solo se l’anello A possiede unità;
iii) l’anello A[×] è privo di divisori dello zero se e solo se l’anello A è privo di divisori
dello zero.
Supponiamo ora che l’anello (A; +, ·) possieda unità, che indicheremo con 1; il poli-
nomio (1, 0A , 0A , . . .) è unità di A[×].
Sarà 1×1 = (0A , 1, 0A , 0A , . . .) e quindi 1×n = (1×1 )n per ogni n ≥ 0; posto inoltre a = a×0 per
ogni a ∈ A, è a×n = a · (1×1 )n . Se si conviene allora di scrivere semplicemente × al posto
di 1×1 e quindi ×n al posto di (1×1 )n , si può scrivere
α(×) = a0 ×0 +a1 ×1 + · · · + an ×n = a0 + a1 · × + · · · + an · ×n ,
dove nell’ultimo termine i segni + e · indicano somma e prodotto di polinomi.
Pertanto, scrivendo semplicemente a al posto di a, ogni polinomio assume la forma
α(×) = a0 + a1 × +a2 ×2 + · · · + an ×n .
Definizione. Siano α(×), β(×) ∈ A[×]; si dice che α(×) è divisibile a sinistra (o a destra)
per β(×) se esiste γ(×) ∈ A[×] tale che α(×) = β(×)γ(×) ( o α(×) = γ(×)β(×)).
Definizione. Sia (K; +, ·) un campo; si chiama massimo comun divisore in K[x] di
due polinomi α(x), β(x) ∈ K[x] un polinomio d(x) ∈ K[x] tale che
1) d(x) divide α(x) e β(x);
2) se un polinomio c(x) ∈ K[x] divide α(x) e β(x), allora c(x) divide d(x).
Scriveremo che d(x) è M.C.D.(α(x), β(x)).
Se α(x) = β(x) =0, il polinomio 0 è loro massimo comun divisore.
Proposizione 5.5.5.
i) Per ogni α(x), β(x) ∈ K[x] non entrambi nulli esiste in K[x] un loro massimo comun
divisore, che si può determinare con l’algoritmo euclideo delle divisioni successive;
ii) se d(x) è M.C.D.(α(x), β(x)) in K[x], tutti e soli i polinomi kd(x) con k ∈ K\{0} sono
M.C.D.(α(x), β(x));
iii) se d(x) è M.C.D.(α(x), β(x)) in K[x], esistono f (x), g(x) ∈ K[x] tali che d(x) = α(x)f (x) +
β(x)g(x).
La dimostrazione è analoga a quella di I Teorema 3.1.3.
Definizione. Due polinomi non entrambi nulli α(x), β(x) ∈ K[x] vengono detti primi
fra loro o coprimi se l’unità di K è loro massimo comun divisore, ovvero (per la
Proposizione 5.5.5) se esistono f (x), g(x) ∈ K[x] tali che α(x)f (x) + β(x)g(x) = 1K .
Esercizio 3.
1) Sia (K; +, ·) un campo e siano α1 (x), α2 (x) ∈ K[x] non nulli; si provi che α1 (x) e α2 (x) non sono
coprimi se e solo se esistono β1 (x), β2 (x) ∈ K[x] non nulli con deg β1 (x) < deg α1 (x), deg β2 (x) <
deg α2 (x), tali che α1 (x)β2 (x) = α2 (x)β1 (x).
2) Si considerino i polinomi x3 + 2x2 + 1 ∈ Zp [x] e x3 + x − 2 ∈ Zp [x] (p primo); si determinino i valori
di p per i quali i due polinomi non sono coprimi.
Esercizio 4. Sia (K; +, ·) un campo; siano α1 (x), α2 (x) ∈ K[x], aventi grado maggiore di zero.
37
Detto d(x) un massimo comun divisore di α1 (x) e α2 (x) in K[x] e posto α1 (x) = d(x)β1 (x), α2 (x) =
d(x)β2 (x), si provi che esistono f1 (x), f2 (x) ∈ K[x] tali che sia
d(x) = α1 (x)f1 (x) + α2 (x)f2 (x),
con deg f1 (x) < deg β2 (x) e deg f2 (x) < deg β1 (x).
Esercizio 5. Si stabiliscano e si provino per K[x] enunciati analoghi a quelli dati per Z negli Esercizi
1,2,3 di I, 3.1.
Definizione. Per ogni polinomio f (x) ∈ K[x] i polinomi del tipo kf (x), dove k ∈ K\{0},
vengono detti associati a f (x).
Due polinomi non nulli di K[x] si dividono a vicenda se e solo se sono associati.
Definizione. Un polinomio g(x) ∈ K[x], non nullo e avente grado maggiore di zero, viene
detto irriducibile in K[x] se i suoi divisori in K[x] sono solo gli elementi unitari (ovvero
i polinomi di grado zero) e i polinomi ad esso associati.
Proposizione 5.5.6. Se un polinomio irriducibile g(x) ∈ K[x] divide un prodotto di n
polinomi di K[x], esso divide almeno uno dei fattori.
Basterà dimostrare la tesi per n = 2 e fare quindi induzione su n.
Sia a(x)b(x) = g(x)c(x) con a(x), b(x), c(x) ∈ K[x]; supponiamo che g(x) non divida a(x).
Essendo g(x) irriducibile, sarà 1K =M.C.D.(g(x), a(x)) e quindi 1K = k(x)g(x) + h(x)a(x)
per qualche k(x), h(x) ∈ K[x].
Ne segue b(x) = k(x)g(x)b(x) + h(x)a(x)b(x) = [k(x)b(x) + h(x)c(x)]g(x) e pertanto g(x)
divide b(x).
Teorema 5.5.7. In K[x] ogni polinomio non nullo, avente grado maggiore di zero, può
essere scritto in uno ed un solo modo come prodotto di un elemento non nullo di K e di
un numero finito di polinomi monici (i.e. aventi come coefficiente direttivo l’unità di
K ) irriducibili di K[x].
Ne segue che se α(x) = g1 (x) · · · gs (x) = h1 (x) · · · ht (x) con gi (x) e hj (x) polinomi irriducibili di
K[x] per ogni i e j , allora s = t e (cambiando eventualmente gli indici) per ogni i = 1, . . . , s
i polinomi gi (x) e hi (x) sono associati.
Facendo induzione sul “grado” si prova che ogni polinomio di K[x], non nullo e avente grado
maggiore di zero, è irriducibile o è prodotto di un numero finito di polinomi irriducibili.
Si osservi poi che se g(x) = kn xn + . . . + k1 x + k0 , allora kn 6= 0 e g(x) = kn−1 g(x) è un
polinomio monico, irriducibile in K[x].
Pertanto si potrà scrivere a(x) = d g1 (x) · · · gs (x), con d ∈ K, s ≥ 1, gi (x) monico, irriducibile
in K[x] per i = 1, . . . , s.
Sia anche a(x) = d∗ h1 (x) · · · ht (x) con hj (x) monico irriducibile in K[x] per j = 1, . . . , t e
d∗ ∈ K; supponiamo s ≤ t.
d e d∗ coincidono con il coefficiente direttivo di a(x) e quindi d = d∗ ; allora g1 (x) · · · gs (x) =
h1 (x) · · · ht (x).
Per la Proposizione 5.5.6 g1 (x) divide uno dei fattori hj (x); cambiando eventualmente gli
indici (K[x] è commutativo!), possiamo supporre che g1 (x) divida h1 (x). Poniamo h1 (x) =
g1 (x)l(x); poiché h1 (x) è irriducibile, sarà l(x) = l ∈ K e, poiché h1 (x) e g1 (x) sono monici,
sarà l = 1K ovvero h1 (x) = g1 (x).
Si deduce g2 (x) · · · gs (x) = h2 (x) · · · ht (x); se s = 1, da 1K = h2 (x) · · · ht (x)) segue t = 1.
Facendo induzione su s si deduce s = t e (cambiando eventualmente gli indici) gi (x) = hi (x)
per i = 1, . . . , s.
Radici di un polinomio.
Definizione. Sia (A; +, ·) un anello commutativo, dotato di unità; siano 06= α(x) ∈ A[x] e
k ∈ A. Si dice che k è radice di α(x) se la funzione polinomiale α̃ si annulla in k , ovvero
se è α(k) = 0.
Teorema 5.5.11.(Ruffini 1765-1822) Sia (A; +, ·) un anello commutativo, dotato di unità;
siano k ∈ A, 06= α(x) ∈ A[x]. L’elemento k è radice di α(x) se e solo se il polinomio α(x) è
divisibile in A[x] per il polinomio x − k.
Per la Proposizione 5.5.3 esistono q(x) ∈ A[x] e r ∈ A tali che α(x) = (x − k)q(x) + r; poiché
l’anello A è commutativo, è α(k) = (k − k)q(k) + r = r e quindi α(k) = 0 se e solo se r = 0.
Osservazione.
I] Dal teorema di Ruffini si deduce che se (K; +, ·) è un campo e α(x) ∈ K[x],
i) se α(x) è irriducibile in K[x] e deg α(x) ≥ 2, allora α(x) non ha radici in K ;
ii) se α(x) non ha radici in K e 2 ≤ deg α(x) ≤ 3, allora α(x) è irriducibile in K[x].
II] Il polinomio α(x) = a1 x + a0 con a1 6= 0 è irriducibile e ammette come radice −a−1 1 a0 .
III] Per K =Q e α(x) = (x + 1) , α(x) non ha radici in Q, ma è riducibile in Q[x].
2 2
39
Se l’anello A non è commutativo (ad esempio se A è un anello di matrici), ad ogni poli-
nomio α(×) si possono associare due funzioni polinomiali, quella destra e quella sinistra.
Vale anche in questo caso un enunciato “tipo Ruffini”:
Esercizio 6. Siano (A; +, ·) un anello dotato di unità (non necessariamente commutativo), k ∈ A,
α(×) ∈ A[×].
I] Si provi che il resto a destra della divisione di α(×) per × − k è α̃(k) (dove α̃ indica la funzione
polinomiale destra). Pertanto α(×) è divisibile a destra per × − k se e solo se è α̃(k) = 0.
II] Si mostri che le condizioni
i) α̃(k) = 0,
ii) α(×) è divisibile a sinistra per × − k,
sono indipendenti.
Esercizio 7. Sia p un numero primo, maggiore di 2. Si provi che se r ∈ N è un divisore (proprio o
improprio) di p − 1, il polinomio xr − 1 ∈ Zp [x] è prodotto di polinomi monici di primo grado.
Definizione. Sia (A; +, ·) un anello commutativo, dotato di unità; siano 06= α(x) ∈ A[x] e
k ∈ A una sua radice. Si chiama molteplicità della radice k di α(x) il massimo intero
positivo r tale che α(x) è divisibile per (x − k)r .
Il Teorema di Ruffini garantisce che, se k è radice di α(x), esiste qualche intero positivo
s tale che α(x) è divisibile per (x − k)s ; l’Osservazione 5.5.2 garantisce che s ≤ deg α(x) e
che pertanto esiste il massimo intero positivo r tale che α(x) è divisibile per (x − k)r .
Esercizio 8. Si consideri il polinomio f (x) = x3 + ax + 1 ∈ Z5 [x]; si determinino i valori di a ∈ Z5 per i
quali f (x) ammette una radice doppia.
Esercizio 9. Determinare per quali valori del primo p il polinomio x3 + 2x + 1 ∈ Zp [x] ammette una
radice almeno doppia in Zp .
Esercizio 10. Sia p un numero primo fissato; si consideri il polinomio α(x) = x3 + 2x + 2 ∈ Zp [x].
1) Si provi che se a ∈ Zp è radice doppia (i.e. con molteplicità 2) di α(x), allora è a ∈ {[0]p , [1]p , [2]p }.
2) Si determinino i valori di p per i quali il polinomio α(x) ammette una radice doppia in Zp .
Esercizio 11. Sia (A; +, ·) un anello commutativo, dotato di unità; sia D l’insieme costituito dallo zero e
dai divisori dello zero di (A; +, ·). Si provi che, se il polinomio f (x) ∈ A[x] è divisore dello zero nell’anello
(A[x]; +, ·), allora f (a) ∈ D per ogni a ∈ A.
40
5.6. Domini a fattorizzazione unica.
Abbiamo stabilito per gli anelli Z (cfr. I Teorema 4.1.2) e K[x] (cfr. Teorema 5.5.7)
teoremi di fattorizazione; Z e K[x] sono esempi degli anelli che presenteremo in questo
paragrafo.
In tutto il paragrafo sia (D; +, ·) un dominio d’integrità dotato di unità 1; sia inoltre VD
l’insieme degli elementi unitari di D (cfr.5.2).
Definizione. Siano a, b ∈ D; si dice che a divide b (e si scrive a|b) se e solo se esiste c ∈ D
tale che b = ac.
Proposizione 5.6.1. La relazione ∼ definita in D ponendo per a, b ∈ D
a∼b se e solo se a|b e b|a
è un’equivalenza; se a ∼ b, si dice che a e b sono associati.
Gli elementi unitari di D sono tutti e soli gli elementi associati all’unità 1 di D.
È a ∼ b se e solo se esiste un elemento unitario v ∈ VD tale che a = bv.
Per ogni a ∈ D gli elementi associati ad a e gli elementi unitari sono divisori (detti
“impropri”) di a.
Definizione. Siano a, b ∈ D; si chiama massimo comun divisore di a e b un elemento
d ∈ D tale che
1) d|a e d|b,
2) se c|a e c|b (con c ∈ D), allora c|d.
Si scriverà d=M.C.D.(a, b) o, piú brevemente, d = (a, b).
Se 1=M.C.D.(a, b), gli elementi a e b vengono detti primi fra loro o coprimi.
Osservazioni.
1. a=M.C.D.(0, a) per ogni a ∈ D.
2. Sia d=M.C.D.(a, b); è d0 =M.C.D.(a, b) se e solo se è d0 ∼ d.
3. Se per le coppie qui di seguito indicate esiste massimo comun divisore, si ha
(ac, bc) ∼ (a, b)c, ((a, b), c) ∼ (a, (b, c))
Esempi.
1. D=Z.
Gli elementi unitari sono +1 e −1.
Esiste M.C.D.(a, b) per ogni a, b ∈ Z (cfr. I, 3.1).
Gli elementi irriducibili coincidono con gli elementi primi; essi sono tutti e soli i numeri
+p e −p, dove p è un numero (naturale) primo (cfr. I, 4.1).
2. D = K[x] con (K; +, ·) campo.
41
Gli elementi unitari sono tutti e soli i polinomi di grado zero, ovvero gli elementi non
nulli di K .
Esiste M.C.D.(a(x), b(x)) per ogni a(x), b(x) ∈ K[x] (Proposizione 5.5.5).
Gli elementi irriducibili coincidono con gli elementi primi (Proposizione 5.5.6).
√
3. D=Z[ −1] = {a + ib|a, b ∈ Z } (anello degli interi di Gauss), sottoanello del campo
complesso C.
Gli elementi unitari sono ±1 e ±i. √
Si vedrà in seguito (cfr. V, 4.3) che per ogni α, β ∈ Z[ −1] esiste M.C.D.(α, β): ad esempio
1 + 2i=M.C.D.(5, 7 − i). Inoltre √ gli elementi irriducibili coincidono con gli elementi primi.
Se a ∈ Z è irriducibile in Z[ −1], a = ±p dove √ p è un numero primo; tuttavia un numero
intero primo p può essere riducibile in Z[ −1], ad esempio 2 = (1 + i)(1 − i).
√ √
4. D=Z[ −3] = {a + ib 3|a, b ∈ Z } sottoanello del campo complesso C.
Gli elementi unitari√ sono ±1 √.
Gli elementi
√ 2,
√ 1 + i 3, 1 − i 3 sono
√ irriducibili,
√ a due a due non associati; da 4 = 2 · 2 =
(1 + i 3)(1 − i 3) segue che √ 2, 1 + 3i, 1 − 3i non √sono elementi
√ primi. √
I divisori comuni a 4 e 2+2i 3 sono ±1, ±2, ±(1+i 3), ±(1−i 3); 4 e 2+2i 3 non ammettono
massimo comun divisore. √ √ √
(Si osservi che, se a + ib 3 divide c + id 3 in Z[ −3], allora a2 + 3b2 divide c2 + 3d2 in N.)
5. D = {f (x) ∈ Q[x]|f (0) ∈ Z } sottoanello dell’anello di polinomi Q[x].
Gli elementi unitari sono ±1.
I numeri interi primi sono elementi irriducibili di D.
Se f (x) ∈ D è irriducibile in D, allora f (x) = ±p (p primo) oppure f (x) è irriducibile in
Q[x] e f (0) = ±1.
Ogni polinomio del tipo kx con k ∈ Q\{0} è irriducibile in Q[x], ma è riducibile in D poiché
kx = k2 x · 2 con k2 x, 2 ∈ D.
Ogni elemento irriducibile in D è primo.
Per ogni f (x), g(x) ∈ D esiste M.C.D.(f (x), g(x)).
Negli anelli Z e K[x] (K campo) si è provato che ogni elemento irriducibile è primo e se ne
è dedotto che ogni elemento non nullo, non unitario e riducibile può essere scritto come
prodotto di un numero finito di elementi irriducibili in modo “essenzialmente” unico
(non unico: in Z è −6 = 2 · (−3) = (−2) · 3, in Q[x] è x2 − 1 = (x − 1)(x + 1) = (2x − 2)( 12 x + 12 )).
L’esistenza di una tale scrittura è stata provata applicando il Principio di induzione.
Nel dominio D del precedente Esempio 5 si verifica che l’elemento x ∈ D è riducibile, ma
non può essere scritto come prodotto di elementi irriducibili in D; tuttavia nello stesso
dominio ogni elemento irriducibile è primo.
Nel dominio D dell’Esempio 4, l’elemento 4 ammette due fattorizzazioni in prodotto
di elementi irriducibili, ma i termini di una fattorizzazione non sono associati a quelli
dell’altra.
Definizione. Sia (D; +, ·) un dominio d’integrità dotato di unità; si dice che D è un
anello gaussiano o un dominio a fattorizzazione unica (brevemente “ D è UFD”)
se e solo se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
(F) ogni elemento a ∈ D non nullo, non unitario e riducibile può essere scritto come
prodotto di un numero finito di elementi irriducibili di D;
(U) se a = p1 p2 · · · pr = p01 p02 · · · p0s con pi , p0j ∈ D irriducibili per ogni i, j , allora r = s e,
cambiando eventualmente l’ordine dei fattori, pi ∼ p0i per i = 1, 2, . . . , r (fattorizzazione
“essenzialmente” unica).
Proposizione 5.6.3. Sia D un dominio d’integrità dotato di unità.
1) Condizione sufficiente affinché valga in D la condizione (F) è che non esista alcuna
successione infinita a1 , a2 , . . . di elementi di D tale che ogni ai+1 sia divisore proprio di
ai (condizione della catena).
2) Condizione sufficiente affinchè valga in D la condizione (U) è che ogni elemento
irriducibile di D sia primo.
42
1) Proviamo anzitutto che ogni elemento a ∈ D non nullo, non unitario e riducibile possiede
un divisore irriducibile.
Essendo a riducibile, è a = a1 b1 con a1 divisore proprio di a. Se a1 è irriducibile, la tesi è
provata; altrimenti è a1 = a2 b2 con a2 divisore proprio di a1 (e quindi anche di a). Se a2 è
irriducibile, la tesi è provata; altrimenti a2 = a3 b3 con a3 divisore proprio di a2 . Si ottiene
una successione a, a1 , a2 , . . . in cui ogni termine è un divisore proprio del precedente; se a
non possedesse alcun divisore irriducibile, questa successione sarebbe infinita.
Proviamo che è soddisfatta la condizione (F).
Si può scrivere a = p1 c1 con p1 irriducibile. Se c1 è irriducibile, la tesi è provata; se c1 è
riducibile, si potrà scrivere c1 = p2 c2 con p2 irriducibile. Allora a = p1 p2 c2 ; se c2 è irriducibile,
la tesi è provata; altrimenti sarà c2 = p3 c3 . Si ottiene una successione a, c1 , c2 , . . . in cui ogni
termine è un divisore proprio del precedente; necessariamente esiste un intero n tale che cn
è irriducibile e a = p1 p2 · · · pn cn è prodotto di elementi irriducibili.
2) Sia a = p1 p2 · · · pr = p01 p02 · · · p0s con pi , p0j ∈ D irriducibili per ogni i, j; supponiamo r ≤ s.
Poiché p1 è primo e divide il prodotto p01 p02 · · · p0s , p1 divide almeno uno dei fattori p0j ; poiché
D è commutativo, si possono cambiare eventualmente gli indici e supporre che p1 divida
p01 . Essendo p01 irriducibile, i suoi divisori sono banali e quindi p1 è associato a p01 ; sia
p0 1 = p1 v1 con v1 ∈ VD . Poiché in D valgono le leggi di cancellazione rispetto al prodotto,
ne segue p2 · · · pr = v1 p02 · · · p0s . Allo stesso modo si deduce p02 = p2 v2 , . . . , p0r = pr vr con
v2 , . . . , vr ∈ VD .
Se fosse r < s si avrebbe 1D = v1 v2 · · · vr p0r+1 · · · p0s , assurdo poiché p0s non è unitario.
Pertanto r = s e pi ∼ p0i per i = 1, 2, . . . , r.
I precedenti Esempi 4 e 5 mostrano che le due condizioni (F) e (U) sono indipendenti.
43
b = pβ1 1 · · · pβr r w1δ1 · · · wtδt
con pi , qj , wl irriducibili a due a due non associati e αi ≥ 0, βi ≥ 0.
Si verifica quindi che, se r > 0, posto ²i =min{αi , βi } per ogni i = 1, . . . , r, l’elemento
d = p²11 · · · p²rr è M.C.D.(a, b); se r = 0, allora 1D è M.C.D.(a, b).
Viceversa, valga in D la condizione della catena ed esista M.C.D.(a, b) per ogni a, b ∈ D.
Siano a, b ∈ D e p un elemento irriducibile che divide il prodotto ab. Se p non divide a, è
1 =M.C.D.(a, p) e quindi b =M.C.D.(a, p)b =M.C.D.(ab, pb) (cfr. Osservazioni, 3); poiché p
divide ab e pb, ne segue che p divide b.
Notiamo che in Z e in K[x] si verifica facilmente che è soddisfatta la condizione della
catena; pertanto, dopo aver provato l’esistenza di massimo comun divisore, dalla Propo-
sizione 5.6.5 seguono i teoremi di decomposizione degli interi in prodotto di primi e dei
polinomi in prodotto di polinomi irriducibili.
Esercizio 2. Sia (D; +, ·) un dominio a fattorizzazione unica; siano a, b, c ∈ D. Si provi che
i) se a e b sono divisori di c e M.C.D.(a, b) = 1 , allora ab divide c;
ii) se M.C.D.(a, c)=M.C.D.(b, c) = 1, allora M.C.D.(ab, c) = 1;
iii) se a divide bc e M.C.D.(a, b) = 1, allora a divide c.
√
Si mostri che nel dominio Z[ −3] non valgono le implicazioni i), ii), iii).
Esercizio 3. Sia (D; +, ·) un dominio a fattorizzazione unica; siano a, b ∈ D tali che 1D =M.C.D.(a, b).
Si provi che per ogni h ∈ D è M.C.D.(h, ab) ∼ M.C.D.(h, a)M.C.D.(h, b)
√ √
Esercizio 4. Si mostri che per α, β ∈ Z[ −1] con β 6= 0 esistono γ, ρ ∈ Z[ −1] tali che α = βγ + ρ e
N (ρ) < N (β).
√
Se√ne deduca che due qualsiansi elementi di Z[ −1] ammettono massimo comun divisore e quindi che
Z[ −1] è un dominio a fattorizzazione unica.
Vogliamo dare qui la dimostrazione del Teorema 5.6.6 nel caso particolare D=Z.
Ci sarà utile il concetto di polinomio “primitivo”.
Definizione. Un polinomio non nullo a(x) = an xn + · · · + a0 ∈ Z[x] viene detto primitivo
se e solo se M.C.D.(an , . . . , a0 ) = 1.
Osservazioni.
1. Ogni polinomio irriducibile in Z[x] è primitivo.
2. Per ogni polinomio non nullo f (x) ∈ Z[x] si può scrivere f (x) = d · f (x) con d ∈ Z e
f (x) ∈ Z[x] primitivo.
3. Se f (x) ∈ Z[x] è primitivo e n ∈ Z, allora n è massimo comun divisore dei coefficienti del
polinomio n · f (x).
4. Per ogni polinomio non nullo φ(x) ∈ Q[x] si può scrivere φ(x) = k · f (x) con k ∈ Q e
f (x) ∈ Z[x] primitivo.
5. Ogni divisore di un polinomio primitivo è primitivo.
Proposizione 5.6.8. Siano a(x), b(x) ∈ Z[x] polinomi primitivi:
1) il polinomio c(x) = a(x) · b(x) è primitivo;
2) se a(x) e b(x) sono associati in Q[x], allora a(x) = ± b(x).
1) Siano a(x) = an xn + · · · + a0 e b(x) = bm xm + · · · + b0 ; sia c(x) = cn+m xn+m + · · · + c0 .
Sia d =M.C.D.(cn+m , . . . , c0 ); supposto d 6= ±1, sia p un divisore primo di d.
44
Poiché a(x) è primitivo, esiste r tale che p divide a0 , a1 , . . . , ar−1 e non divide ar ; analoga-
mente
P esiste s tale che p divide b0 , . . . , bs−1 e non divide bs . Poiché p divide cr+s =
i+j=r+s ai bj , se ne deduce che p divide il prodotto ar bs , il che è assurdo.
2) Se a(x) = hk b(x) con h, k ∈ Z, allora k · a(x) = h · b(x) e k = ±h per l’Osservazione 3 fatta
sopra.
Proposizione 5.6.9. Sia f (x) ∈ Z[x] con deg f (x) > 0; f (x) è irriducibile in Z[x] se e solo
se è primitivo ed è irriducibile in Q[x].
Sia f (x) irriducibile in Z[x]; abbiamo già osservato che f (x) è primitivo. Per assurdo sia
f (x) = α(x)β(x) con α(x), β(x) ∈ Q[x] e deg α(x) > 0, deg β(x) > 0.
Posto α(x) = q1 · a(x), β(x) = q2 · b(x) con q1 , q2 ∈ Q, a(x), b(x) ∈ Z[x] primitivi, per la
Proposizione 5.6.8 è f (x) = ±a(x) · b(x), contro l’ipotesi che f (x) sia irriducibile in Z[x].
Viceversa, sia f (x) primitivo; se f (x) è riducibile in Z[x], è f (x) = a(x)b(x) con a(x), b(x) ∈
Z[x] e deg a(x) > 0, deg b(x) > 0 e pertanto f (x) risulta riducibile anche in Q[x].
Osservazione.
Per la Proposizione 5.6.5 due qualsiansi polinomi a(x), b(x) ∈ Z[x] ammettono massimo co-
mun divisore sia in Z[x] che in Q[x]; li indicheremo rispettivamente con M.C.D.Z[x] (a(x), b(x))
e M.C.D.Q[x] (a(x), b(x)). Il secondo è facilmente determinabile con l’algoritmo euclideo delle
divisioni successive; il primo resta determinato di conseguenza in virtú dell’Esercizio che
segue.
? Esercizio 5. Siano a(x), b(x) ∈ Z[x] ; si pongano a(x) = m · a(x) e b(x) = n · b(x) con m, n ∈ Z e
a(x), b(x) ∈ Z[x] primitivi. Allora
1) M.C.D.Z[x] (a(x), b(x)) = ±M.C.D.Z (m, n) · M.C.D.Z[x] (a(x), b(x);
2) M.C.D.Z[x] (a(x), b(x)) è primitivo ed è M.C.D.Q[x] (a(x), b(x)) e M.C.D.Q[x] (a(x), b(x)) .
Si badi però che non sempre esistono f (x), g(x) ∈Z[x] tali che sia d(x) = a(x)f (x) + b(x)g(x);
si considerino ad esempio a(x) = x + 1 e b(x) = 2x. (cfr. V, 4.3 Esercizio 1.)
Esercizio 6. Siano
a(x) = 2x4 − 5x3 + 9x2 − 8x + 4
b(x) = 2x5 − 3x4 − 2x3 + 8x2 − 7x + 2;
si determini un loro massimo comun divisore d(x) in Z[x] e si mostri che non esistono f (x), g(x) ∈ Z[x]
tali che sia d(x) = a(x)f (x) + b(x)g(x).
46
Presentiamo infine un metodo (detto metodo di interpolazione di Lagrange), che
consente di stabilire se un polinomio primitivo di Z[x] è riducibile e anche di determinarne
una decomposizione in prodotto di elementi irriducibili.
In II.2.2 abbiamo presentato il “Teorema cinese dei resti” per gli interi relativi (Esercizio
3; un analogo teorema vale in K[x] (con (K; +, ·) campo).
Proposizione 5.6.13. (Teorema cinese dei resti in K[x]).
Siano g1 (x), g2 (x), . . . , gr (x) polinomi di K[x] a due a due coprimi (r ≥ 2). Scelti comunque
a1 (x), a2 (x), . . . , ar (x) ∈ K[x], esiste h(x) ∈ K[x] tale che gi (x) divide h(x)−ai (x) per i = 1, 2, . . . , r.
Facciamo induzione su r.
Sia r = 2. Esistono f1 (x), f2 (x) ∈ K[x] tali che 1K = g1 (x)f1 (x) + g2 (x)f2 (x); posto
ki (x) = fi (x)(a1 (x) − a2 (x)) per i = 1, 2, la tesi sarà soddisfatta per
h(x) = a1 (x) − g1 (x)k1 (x) = a2 (x) + g2 (x)k2 (x).
Sia r > 2. Per l’ipotesi di induzione esiste l(x) ∈ K[x] tale che gj (x) divide l(x) − aj (x) per
j = 1, 2, . . . r −1. Il polinomio g(x) = g1 (x)g2 (x) · · · gr−1 (x) e il polinomio gr (x) sono coprimi
(cfr. 5.5 Esercizio 4); per quanto provato sopra esiste h(x) ∈ K[x] tale che h(x) − l(x) è
divisibile per g(x) e h(x) − ar (x) è divisibile per gr (x). Il polinomio h(x) soddisfa alla tesi.
47
6
6.1. Moduli su un anello: spazi vettoriali. Algebre.
Definizione. Siano (A; +, ·) un anello, (V ; +) un gruppo abeliano, • una legge di compo-
sizione fra A e V con risultato in V (ovvero un’applicazione da A × V a V ); si dice che V è
un modulo sinistro su A o un A-modulo sinistro rispetto alla legge di composizione •
(che verrà detta prodotto esterno fra A e V ) se sono soddisfatte le seguenti condizioni
per ogni a, a1 , a2 ∈ A e per ogni v, v1 , v2 ∈ V :
1) a • (v1 + v2 ) = a • v1 + a • v2 ;
2) (a1 + a2 ) • v = a1 • v + a2 • v;
3) a1 • (a2 • v) = (a1 · a2 ) • v.
Definizione. Si dice che (V ; +) è un A-modulo sinistro unitario se l’anello A possiede
unità 1A e 1A • v = v per ogni v ∈ V .
Definizione. Se l’anello (A; +, ·) è un corpo e (V ; +) è un A-modulo sinistro unitario, V
viene detto spazio vettoriale sinistro su A.
In modo analogo si definisce un A-modulo destro V rispetto ad un prodotto esterno tra
V e A con risultato in V .
Un A-modulo V è dunque una struttura algebrica con quattro “operazioni” (S; +, ·, +,
•), dove S è l’unione insiemistica di A e V .
Nel seguito per lo più indicheremo con + tanto la somma definita nell’anello A quanto
la somma + definita in V e con · tanto il prodotto in A quanto il prodotto esterno •
(spesso il segno · verrà sostituito dal semplice accostamento); sarà ovvio, ad esempio,
che in un’espessione del tipo x + y il segno + indicherà la somma in A o la somma in V a
seconda che sia x, y ∈ A o x, y ∈ V .
Definizione. Siano (A; +, ·) un anello commutativo, dotato di unità, (V ; +, ·) un anello
e • un prodotto esterno fra A e V con risultato in V ; si dice che V è una A-algebra
sinistra o una algebra sinistra su A se (V ; +) è un A-modulo sinistro unitario rispetto
al prodotto esterno • e se per ogni a ∈ A e per ogni v1 , v2 ∈ V è soddisfatta l’uguaglianza
a • (v1 v2 ) = (a • v1 ) · v2 = v1 · (a • v2 )
In modo analogo si definisce una A-algebra destra,
Si dice che la A-algebra è commutativa se l’anello (V ; +, ·) è commutativo.
Se (V ; +, ·) è un corpo, si parla di A-algebra con divisione.
Esempi.
−−→
1. I “vettori” dello spazio (ovvero i segmenti orientati − →v = OP uscenti da un punto
fisso O) costituiscono un gruppo abeliano V rispetto alla “somma” (definita attraverso
la regola del parallelogramma) e un modulo su R rispetto al prodotto esterno definito
ponendo 0 · v = − →
0 per ogni v ∈ V e r · −
→
v =− →
w per ogni r ∈ R\{0}, dove −→w è il vettore che ha
modulo |r|| v |, la stessa direzione di v e verso uguale od opposto a quello di −
−
→ →
− →
v a seconda
che r sia positivo o negativo.
2. Ogni gruppo abeliano (G; ·) può essere visto come Z-modulo rispetto al prodotto esterno
che associa ad un intero n e ad un elemento g ∈ G la potenza n-esima di g .(cfr. Propo-
sizione 4.1.2) Ogni anello (A; +, ·) può essere visto come Z-algebra rispetto al prodotto
esterno definito da n • a = na per ogni n ∈ N e per ogni a ∈ A. (cfr. Proposizione 5.2.1, iv)
3. Se (A; +, ·) è un anello, il gruppo additivo (A; +) può essere visto come A-modulo (si-
nistro o destro) rispetto al prodotto esterno coincidente con il prodotto definito in A.
Se l’anello (A; +, ·) è dotato di unità, (A; +) è A-modulo unitario.
Se l’anello (A; +, ·) è commutativo e dotato di unità, esso può essere visto come A-algebra
rispetto al prodotto definito in A.
4. Il gruppo additivo (A[×]; +) dell’anello (A[×]; +, ·) può essere visto come modulo sinistro
su A rispetto al prodotto esterno definito da
48
b • α(×) = b • (an ×n + · · · + a1 × +a0 ) = ban ×n + · · · + ba1 × +ba0
Proposizione 6.1.1. Sia (V ; +) un modulo sinistro su un anello (A; +, ·); siano 0 lo zero
di A e 0 lo zero di V . Per ogni a ∈ A, v ∈ V, n ∈Z si ha
i) 0v = a0=0;
ii) (−a)v = a(−v) = −av;
iii) (na)v = a(nv) = n(av);
iv) se A è un corpo e V è spazio vettoriale su A, è av =0 se e solo se a = 0 o v=0.
i) Da av = (0 + a)v = 0v + av segue 0v =0; da av = a(0+v) = a0+av segue a0=0.
ii) Da 0=0v = [a + (−a)]v = av + (−a)v segue (−a)v = −(av).
Da 0=a0=a[v + (−v)] = av + a(−v) segue a(−v) = −(av).
iii) per n ≥ 0 si faccia induzione su n; per n < 0 ci si valga della ii).
iv) Sia av =0; supponiamo a 6= 0. Essendo A un corpo, esiste a−1 ∈ A e v = 1A v =
(a−1 a)v = a−1 (av) = a−1 0=0.
(Si confronti questa Proposizione con la Proposizione 5.2.1.)
51
7
7.1. Reticoli come strutture algebriche.
In II, 3.2 abbiamo introdotto i reticoli come insiemi ordinati (R; ≤); in 1.1 abbiamo
osservato che ad un reticolo può essere associata una struttura algebrica (R; ∩, ∪) definita
ponendo per ogni a, b ∈ R
a ∩ b=inf{a, b} , a ∪ b=sup{a, b}. (∗)
Proposizione 7.1.1 Se (R; ≤) è un reticolo e (R; ∩, ∪) è la struttura algebrica ad esso
associata, le leggi di composizione ∩ e ∪ sono associative, commutative e soddisfano alla
seguente condizione:
a ∩ (a ∪ b) = a = a ∪ (a ∩ b) per ogni a, b ∈ R (leggi di assorbimento)
Proposizione 7.1.2 Sia (R; ∧, ∨) una struttura algebrica con due leggi di composizione
(dette rispettivamente “intersezione” ed “unione”) commutative, associative, soddis-
facenti alle leggi di assorbimento
a ∧ (a ∨ b) = a = a ∨ (a ∧ b) per ogni a, b ∈ R;
allora
i) per ogni a ∈ R è a ∧ a = a = a ∨ a;
ii) per ogni a, b ∈ R è a ∧ b = a se e solo se è a ∨ b = b;
iii) la relazione ¹, definita in R ponendo per x, y ∈ R
x ¹ y se e solo se è x ∧ y = x,
è una relazione d’ordine in R e l’insieme ordinato (R; ¹) è un reticolo (reticolo “as-
sociato” alla struttura algebrica (R; ∧, ∨)).
iv) se (R; ∩, ∪) è la struttura algebrica associata al reticolo (R; ¹), per ogni a, b ∈ R è
a ∩ b = a ∧ b e a ∪ b = a ∨ b (ovvero le operazioni ∩ e ∪ coincidono rispettivamente con
le operazioni ∧ e ∨)
.
i) Scelto comunque b ∈ R si ha
a ∧ a = a ∧ [a ∨ (a ∧ b)] = a
a ∨ a = a ∨ [a ∧ (a ∨ b)] = a
ii) Se a = a ∧ b allora a ∨ b = (a ∧ b) ∨ b = b.
Se a ∨ b = b, allora a ∧ b = a ∧ (a ∨ b) = a.
iii) Si verifica che per ogni a, b ∈ R è a ∧ b=inf{a, b} e a ∨ b=sup{a, b} rispetto alla relazione
d’ordine ¹.
Si verifica facilmente la Proposizione che segue.
Proposizione 7.1.3 Sia (R; ≤) un reticolo e sia (R; ∩, ∪) la struttura algebrica ad esso
associata; se (R; ¹) è il reticolo associato alla struttura algebrica (R; ∩, ∪), allora per ogni
a, b ∈ R è a ≤ b se e solo se è a ¹ b (ovvero le relazioni d’ordine ≤ e ¹ coincidono).
Un reticolo potrà pertanto essere definito e visto tanto come struttura ordinata quanto
come struttura algebrica e verrà indicato con (R; ∩, ∪; ≤), dove le operazioni ∩, ∪ e la
relazione d’ordine ≤ sono legate dalla (∗) e dalla condizione a ≤ b se e solo se a ∩ b = a.
Esercizio 1. In un reticolo (R; ∩, ∪, ≤) la relazione d’ordine è compatibile con le operazioni ∩ e ∪, cioè
per ogni a, b, c, d ∈ R, se è a ≤ b e c ≤ d, allora è a ∩ c ≤ b ∩ d e a ∪ c ≤ b ∪ d.
Esempi.
1. L’insieme P(X) delle parti di un insieme X è un reticolo rispetto alle operazioni
di intersezione e unione insiemistiche e rispetto alla relazione d’ordine di inclusione
insiemistica.
2. N0 è un reticolo rispetto alla relazione d’ordine ≤ definita ponendo per a, b ∈N0
a≤b se e solo esiste c ∈ N0 tale che b = ac;
per a, b ∈ N0 sarà a ∩ b=M.C.D.(a, b) e a ∪ b=m.c.m.(a, b) (dove in particolare M.C.D.(0, a) = a
e m.c.m.(0, a) = 0 per ogni a ∈ N0 ).
3. Sia S l’insieme dei punti di un piano π; sia R l’insieme i cui elementi sono l’insieme
vuoto ∅, i punti di π, le rette di π, S stesso. (R; ≤) è un reticolo rispetto all’inclusione
52
insiemistica.
Si osservi che in questo reticolo, se A e B sono due punti distinti, A∩B è l’insieme vuoto,
mentre A ∪ B è la retta che li congiunge (e non è quindi l’unione “insiemistica”); se r ed
s sono due rette distinte, è S = r ∪ s.
4. Sia π un piano proiettivo; l’insieme che ha per elementi l’insieme vuoto, i punti di π ,
le rette di π e π stesso è un reticolo rispetto all’inclusione insiemistica. Anche in questo
caso l’unione (nel reticolo) di due elementi non è in generale la loro unione insiemistica.
Accanto ad ogni reticolo (R; ∩, ∪; ≤) si può considerare il reticolo duale (R; ∧, ∨; ¹) dove
a ∧ b = a ∪ b, a ∨ b = a ∩ b e a ¹ b se e solo se b ≤ a (si badi che qui i simboli ∧, ∨, ¹ sono usati
con significato diverso da quello che avevano nelle Proposizioni 7.1.2 e 7.1.3).
Teorema 7.1.4 - Principio di dualità. Sia P un enunciato di una proposizione in
teoria dei reticoli ove intervengono soltanto le operazioni ∩, ∪ e sia P̄ l’enunciato ottenuto
da P scambiando fra loro i simboli delle operazioni ∩, ∪. Allora anche P̄ è un enunciato
in teoria dei reticoli detto “duale di P ”.
Osserviamo che negli Esempi 1 e 2 ognuna delle due operazioni del reticolo è distributiva
rispetto all’altra; ciò non accade negli Esempi 3 e 4.
Definizione. Un reticolo (R; ∩, ∪) è detto distributivo se per ogni a, b, c ∈ R si ha:
i) a ∪ (b ∩ c) = (a ∪ b) ∩ (a ∪ c),
ii) a ∩ (b ∪ c) = (a ∩ b) ∪ (a ∩ c).
Si verifica facilmente che le condizioni i) e ii) si implicano a vicenda.
Proposizione 7.1.5 Sia (R; ∩, ∪) un reticolo distributivo, dotato di zero e di unità; se
un elemento a ∈ R ha complemento, ne ha uno solo.
Siano a0 , a” ∈ R due complementi di a in R. Si ha
a0 = a0 ∪ (a ∩ a”) = (a0 ∪ a) ∩ (a0 ∪ a”) =1∩(a0 ∪ a”) = a0 ∪ a”,
a” = a” ∪ (a ∩ a0 ) = (a” ∪ a) ∩ (a” ∪ a0 ) =1∩(a” ∪ a0 ) = a” ∪ a0 ;
da a ∪ a” = a” ∪ a0 segue a0 = a”.
0
Esercizio 3. Sia (L; ∩, ∪, ≤) un reticolo; per ogni a, b ∈ L con a ≤ b sia Xa,b = {x ∈ L | a =inf{b, x} }.
Si osservi che Xa,b non è vuoto e ammette minimo.
53
Si provi che, se il reticolo è finito e distributivo, per ogni a, b ∈ L l’insieme Xa,b ammette massimo.
Si mostri con esempi che non vale il viceversa.
Abbiamo già osservato che il reticolo dato nell’Esempio 4 non è distributivo; tuttavia
per ogni x, y, z ∈ R con x ≤ z si ha
x ∪ (y ∩ z) = (x ∪ y) ∩ (x ∪ z) = (x ∪ y) ∩ z
Una condizione di questo genere (più debole della proprietà distributiva) definisce i
cosiddetti reticoli “modulari”.
Definizione. Un reticolo (R; ∩, ∪) è detto modulare (o di Dedekind) se per ogni
a, b, c ∈ R con a ≤ c risulta
a ∪ (b ∩ c) = (a ∪ b) ∩ c
Come già detto, ogni reticolo distributivo è modulare, ma non viceversa: Esempio 4.
Esistono reticoli non modulari: Esempio 3.
Proposizione 7.2.1. (Leggi di De Morgan) Sia (R; ∩, ∪) un reticolo di Boole; per ogni
a, b ∈ R si ha:
i) (a ∪ b)0 = a0 ∩ b0 ,
ii) (a ∩ b)0 = a0 ∪ b0 .
Occorre e basta verificare che (a ∪ b) ∩ (a0 ∩ b0 ) =0 e (a ∪ b) ∪ (a0 ∩ b0 ) =1.
La classe delle algebre di Boole è strettamente connessa con una classe di anelli usual-
mente detti “anelli di Boole”.
Definizione. Un anello (R; +, ·) è detto anello di Boole se è dotato di unità e per ogni
a ∈ R, si ha a2 = a, cioè ogni a ∈ R è “idempotente”.
Esempio. L’anello (Z2 ; +, ·) è un anello di Boole.
Proposizione 7.2.2. Sia (R; +, ·) un anello di Boole:
1) Per ogni a ∈ R si ha 2a = a + a = 0, cioè a = −a,
2) R è un anello commutativo.
1) È 2a = (2a)2 = 4a2 = 4a e quindi 2a = 0.
2) Per ogni a, b ∈ R da a + b = (a + b)2 = a2 + b2 + ab + ba = a + b + ab + ba segue ab + ba = 0
e quindi ab = −ba = ba.
Si osservi che nell’anello Z2 [x] valgono le condizioni 1) e 2), ma l’anello non è di Boole.
La connessione fra anelli di Boole e algebre di Boole è espressa dalla seguente:
Proposizione 7.2.3.
1) Sia (R; ∩, ∪) un’algebra di Boole; per ogni a, b ∈ R si ponga
a + b = (a ∩ b0 ) ∪ (a0 ∩ b)
a · b = a ∩ b.
Si definiscono cosı́ in R due operazioni + e · tali che (R, +, ·) è un anello di Boole.
54
2) Sia (R; +, ·) un anello di Boole; per ogni a, b ∈ R si ponga
a∩b=a·b
a ∪ b = a + b + a · b.
Si definiscono cosı́ in R due operazioni ∩, ∪ tali che (R, ∩, ∪) è un’algebra di Boole.
Esercizio 2. In S = { σ = (x1 , x2 , . . .) | xi ∈ Z2 } si definisca un prodotto componente per componente.
Per σ, τ ∈ S si ponga σ ≤ τ se e solo se esiste ω ∈ S tale che σ = τ ω.
Si verifichi quanto segue.
i) ≤ è relazione d’ordine, non totale, in S.
ii) (S; ≤) è un reticolo di Boole.
55
8
8.1. Isomorfismo. Automorfismi.
Definizione. Siano S e T due insiemi; siano ? una legge di composizione in S e ¦ una
legge di composizione in T . Si dice che un’applicazione f : S → T conserva la legge di
composizione se per ogni a, b ∈ S è f (a ? b) = f (a) ¦ f (b).
Definizione.
1. Se (S; ?) e (Ŝ; ˆ?) sono due strutture algebriche omologhe con una legge di compo-
sizione (ad esempio, entrambe semigruppi, entrambe monoidi, entrambe gruppi),
si chiama isomorfismo di (S; ?) su (Ŝ; ˆ?) un’applicazione biiettiva da S a T che con-
serva il prodotto.
2. Se (A; +, ·) e (Â; +̂,ˆ·) sono due anelli, si chiama isomorfismo del primo anello sul
secondo un’applicazione biiettiva f : A → Â che conserva la somma e il prodotto,
ovvero tale che per ogni a, b ∈ A si ha f (a + b) = f (a)+̂f (b) e f (ab) = f (a)ˆ·f (b).
Un isomorfismo dell’anello (A; +, ·) sull’anello (Â; +̂,ˆ·) è dunque un isomorfismo del
gruppo additivo (A; +) sul gruppo additivo (Â; +̂) che conserva anche il prodotto.
3. Se (V ; +) e (V̂ ; +̂) sono due moduli (entrambi sinistri o destri) sullo stesso anello
(A; +, ·), si chiama A-isomorfismo di (V ; +) su (V̂ ; +̂) un’applicazione biiettiva f :
V → V̂ che conserva la somma e il prodotto esterno, ovvero tale che per ogni v, w ∈ V
e per ogni a ∈ A è f (v + w) = f (v)+̂f (w) e f (av) = af (v).
Un A-isomorfismo dell’A-modulo (V ; +) sull’A-modulo (V̂ ; +̂) è dunque un isomorfismo
del gruppo (V ; +) sul gruppo (V̂ ; +̂) che conserva il prodotto esterno.
4. In generale, se (S; ?, ◦, . . .) e (Ŝ, ˆ?, ◦, . . .) sono strutture algebriche omologhe, si chiama
isomorfismo della prima sulla seconda un’applicazione biiettiva di S su Ŝ che con-
serva tutte le operazioni.
Diamo solo alcuni esempi; molti altri verranno visti in seguito e negli Esercizi.
Esempi.
1. Siano (G; ·) il gruppo costituito dai numeri reali positivi rispetto all’ordinario prodotto
e (R; +) il gruppo costituito dai numeri reali rispetto all’ordinaria somma: l’applicazione
f : G → R definita da f (x) = log x per ogni x ∈ G è un isomorfismo.
2. Il gruppo (R; +) e il gruppo (R \{0}; ·) non sono isomorfi.
56
3. Il gruppo (R; + ) è isomorfo al gruppo (T ; ·) delle traslazioni sulla retta reale. (cfr.
4.3 Esempio 3)
4. Il gruppo simmetrico S3 (cfr. 4.2) è isomorfo al gruppo costituito dall’insieme di
matrici ad½elementi
µ ¶ µin R ¶ µ ¶ µ ¶ µ ¶ µ ¶¾
1 0 0 1 0 1 −1 −1 −1 −1 1 0
, , , , , .
0 1 1 0 −1 −1 1 0 0 1 −1 −1
rispetto al prodotto “righe per colonne”(cfr.Esempio 4 in 5.2)
5. L’applicazione f : Z →Z definita da f (a) = −a per ogni a ∈ Z è un automorfismo del
gruppo (Z ; +), ma non è un automorfismo dell’anello (Z; +, ·).
Visto (Z ; +) come Z-modulo (rispetto al prodotto esterno coincidente con il prodotto
definito in Z), f è un suo Z-automorfismo.
6. Il gruppo degli automorfismi del gruppo (Q ; +) è isomorfo al gruppo (Q\{0}; ·). Il
campo (Q; +, ·) e il campo (R ;+, ·) possiedono solo l’automorfismo identico.
7. Se in R4 = {(a0 , a1 , a2 , a3 ) | ai ∈ R } si definiscono una “somma” componente per com-
ponente e un “ prodotto” ponendo (a0 , a1 , a2 , a3 )(b0 , b1 , b2 , b3 ) = (a0 b0 − a1 b1 − a2 b2 − a3 b3 , a0 b1 +
a1 b0 + a2 b3 − a3 b2 , a0 b2 + a2 b0 − a1 b3 + a3 b1 , a0 b3 + a3 b0 + a1 b2 − a2 b1 ), si ottiene un corpo. Questo
corpo è isomorfo al corpo dei quaternioni di Hamilton H (cfr. 5.2, Esercizio 4): basta
considerare ad esempio l’applicazione f : R4 → H definita da
µ ¶
a0 + a1 i a2 + a3 i
f ((a0 , a1 , a2 , a3 )) =
−a2 + a3 i a0 − a1 i
Segnaliamo che spesso gli elementi del corpo qui introdotto (e quindi del corpo dei quater-
nioni reali) vengono scritti come somme formali a0 + a1 i + a2 j + a3 k su cui il prodotto
opera (attraverso le proprietà distributive) ponendo i2 = j 2 = k2 = −1, ij = k = −ji, jk = i =
−kj, ki = j = −ik .
8. Se (A; +, ·) è un anello, il sottoanello di (A[×]; +, ·), costituito dallo zero e dai polinomi
di grado zero, è isomorfo all’anello (A; +, ·).
Esercizio 1. Sia f un isomorfismo di (S; ?) su (Ŝ; ˆ?). Se S possiede elemento neutro e rispetto alla ?,
allora f (e) è elemento neutro di Ŝ rispetto alla ˆ?; se un elemento s ∈ S ammette inverso s−1 ∈ S, allora
f (s) ammette come inverso in Ŝ l’elemento f (s−1 ).
Esercizio 2. Sia (A; +, ·) un anello commutativo; fissato un elemento c ∈ A\{0A }, si definisca in A una
legge di composizione ? ponendo per ogni a, b ∈ A
a ? b = abc,
Si mostri che
I] (A; +, ?) è un anello;
II] se l’anello (A; +, ?) possiede unità, allora anche l’anello (A; +, ·) possiede unità e i due anelli sono
isomorfi;
III] anche se l’anello (A; +, ·) possiede unità, l’anello (A; +, ?) può non avere unità e in tal caso i due
anelli non sono isomorfi;
IV] se l’anello (A; +, ·) è un campo, allora l’anello (A; +, ?) è un campo isomorfo a (A; +, ·).
Esercizio 3. Sia n un intero positivo pari; nell’insieme Zn delle classi di resti mod n si definisca una
legge ? ponendo per ogni [a]n , [b]n ∈ Zn
[a]n ? [b]n = [(−1)b a + (−1)a b]n .
Si verifichi che
I] ? è una legge di composizione in Zn ;
II] (Zn ; ?) è un gruppo;
III] l’applicazione f : (Zn ; +) →(Zn ; ?) , definita ponendo f ([r]n ) = [(−1)r−1 r]n per ogni [r]n ∈ Zn , è
un isomorfismo di gruppi.
Esercizio 4. Sia α(x) ∈ R[x]; si provi che se a + ib ∈ C è radice di α(x), lo è anche a − ib ∈ C. Se ne
deduca che i polinomi irriducibili in R[x] hanno grado ≤ 2.( Si tenga presente il Teorema 5.5.15.)
57
La Proposizione che segue mostra come ogni gruppo possa essere “visto” come un gruppo
di trasformazioni.
Proposizione 8.1.2. Sia (G; ·) un gruppo; per ogni a ∈ G si considerino le applicazioni
δa e σa da G a G definite rispettivamente da δa (g) = ga e σa (g) = ag per ogni g ∈ G.
i) δa e σa sono applicazioni biiettive di G su se stesso;
ii) ∆(G) = {δa | a ∈ G} e Σ(G) = {σa | a ∈ G} sono gruppi di trasformazioni, isomorfi al
gruppo G; essi vengono detti rispettivamente Cayleyano destro e Cayleyano si-
nistro di G.
i) Se g1 a = g2 a allora g1 = g2 e pertanto δa è iniettiva; per ogni g ∈ G è g = (ga−1 )a =
δa (ga−1 ) e pertanto δa è suriettiva.
ii) Per ogni a, b ∈ G è δa δb−1 = δab−1 ∈ ∆(G) e σa σb−1 = σb−1 a ∈ Σ(G); pertanto ∆(G) e
Σ(G) sono gruppi di trasformazioni.
L’applicazione φ : ∆(G) → G definita ponendo φ(δa ) = a e l’applicazione ψ : Σ(G) → G
definita ponendo ψ(σa ) = a−1 sono isomorfismi di gruppi.
La Proposizione che segue mostra come ogni anello possa essere “visto” come sottoanello
di un anello dotato di unità.
Proposizione 8.1.3. Sia (A; +, ·) un anello; sia R = {(a, n) | a ∈ A, n ∈ Z }. L’insieme R è un
anello rispetto alla somma componente per componente e rispetto al prodotto definito
come segue:
(a1 , n1 )(a2 , n2 ) = (a1 a2 + n2 a1 + n1 a2 , n1 n2 )
L’anello (R; +, ·) è dotato di unità (0A , 1) e l’insieme {(a, 0) | a ∈ A} è un suo sottoanello,
isomorfo all’anello (A; +, ·).
La dimostrazione è una semplice verifica.
58
9
9.1. Prodotto cartesiano di strutture algebriche.
Sia {(Sλ ; ?, ◦, · · ·)}λ∈Λ una famiglia di strutture algebriche omologhe ( semigruppi, gruppi,
anelli, reticoli, A-moduli su un dato anello A),non necessariamente distinte. Indichiamo
con Crλ∈Λ Sλ il prodotto cartesiano degli insiemin Sλ o
Crλ∈Λ Sλ = {sλ }λ∈Λ |sλ ∈ Sλ
e definiamo in esso delle operazioni, che indichiamo ancora con ?, ◦, · · ·, ponendo
{sλ }λ∈Λ ? {tλ }λ∈Λ = {sλ ? tλ }λ∈Λ
{sλ }λ∈Λ ◦ {tλ }λ∈Λ = {sλ ◦ tλ }λ∈Λ
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .;
(Crλ∈Λ Sλ ; ?, ◦, · · ·) è una struttura algebrica omologa alle date (Sλ ; ?, ◦, · · ·) e viene detta
prodotto cartesiano delle Sλ .
Esercizio 1. Sia {(Sλ ; ?, ◦, · · ·)}λ∈Λ una famiglia di strutture algebriche omologhe ( semigruppi, gruppi,
anelli, reticoli, A-moduli); sia T l’unione degli insiemi Sλ . Si consideri l’insieme F delle applicazioni
f : Λ → T tali che sia f (λ) ∈ Sλ per ogni λ ∈ Λ e si definiscano in F le operazioni ?, ◦, · · · ponendo per
ogni f1 , f2 ∈ F e per ogni λ ∈ Λ
(f1 ? f2 )(λ) = f1 (λ) ? f2 (λ)
(f1 ◦ f2 )(λ) = f1 (λ) ◦ f2 (λ)
...........................
Si verifichi che (F ; ?, ◦, · · ·) è una struttura algebrica omologa a quelle date e isomorfa a (Crλ∈Λ Sλ ; ?, ◦, · · ·).
Se {(Gλ ; ·)}λ∈Λ è una famiglia di gruppi (non necessariamente distinti), il prodotto carte-
siano (Crλ∈Λ Gλ ; ·) è un gruppo, che viene detto anche prodotto diretto completo dei
gruppi Gλ .
Il prodotto diretto discreto di una qualsiasi famiglia di gruppi isomorfi a (Z; +) viene
detto gruppo abeliano libero; la cardinalità della famiglia viene detta rango del
gruppo abeliano libero.
59
Ogni gruppo abeliano libero è isomorfo al prodotto diretto discreto di una famiglia di
“copie” del gruppo (Z ;+).
Se {(Vλ ; +)}λ∈Λ è una famiglia di A-moduli tutti sinistri (o tutti destri) (non necessaria-
mente distinti) sullo stesso anello A, il prodotto cartesiano (Crλ∈Λ Vλ ; +) è un A-modulo
sinistro (risp. destro), che viene detto anche somma diretta completa degli A-mo-
duli Vλ .
Proposizione 9.1.3 Sia {(Vλ ; +)}λ∈Λ una famiglia di A-moduli sinistri.
I) L’insieme
n o
{vλ }λ∈Λ ∈ Crλ∈Λ Vλ | vλ 6= 0λ (zero di Vλ ) per al piú un numero finito di λ
è un A-modulo sinistro rispetto alla somma e al prodotto esterno definiti per Crλ∈Λ Vλ ;
esso viene detto somma diretta discreta (o anche semplicemente L somma diretta)
degli A-moduli Vλ e indicato con Drλ∈Λ Vλ (o anche più spesso con λ∈Λ Vλ ).
II) Per ogni µ ∈ Λ l’insieme n o
Hµ = {vλ }λ∈Λ ∈ Crλ∈Λ Vλ | vλ = 0λ per ogni λ 6= µ
è un A-sottomodulo dell’ A-modulo (Drλ∈Λ Vλ ; +), isomorfo all’A-modulo (Vµ ; +).
Se (K; +, ·) è un corpo, il gruppo (K; +) può essere visto come spazio vettoriale sinistro
(o destro) su K ; la somma diretta di n copie di (K; +) è spazio vettoriale sinistro (risp.
destro) (di dimensione n) su K .
60
TEMI IV
1. Sia (S; ·) un semigruppo commutativo tale che s2 = s per ogni s ∈ S.
Si definisca in S una relazione ρ ponendo per x.y ∈ S
x ρ y se e solo se x = xy.
I] Si verifichi che (S; ρ) è un insieme ordinato in cui esiste inf(a, b) per ogni a, b ∈ S.
II] Si mostri che, se |S| = 2, allora (S; ρ) è un reticolo.
III] Si mostri con esempi che, se |S| = 3, (S; ρ) può essere un reticolo, ma può anche non esserlo.
(A tale scopo si può dare il semigruppo (S; ·) attraverso la sua tavola di composizione.)
Sugg. I] ab =inf {a, b}
II] Se |S| = 2, (S; ρ) è totalmente ordinato.
3. Sia X un insieme con almeno due elementi; sia (SX ; ·) il gruppo costituito dalle applicazioni biiettive
di X su X (rispetto al prodotto di applicazioni).
I] Si mostri che il gruppo (SX ; ·) non è ridotto all’unità.
II] Si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) l’insieme X possiede esattamente due elementi;
ii) il gruppo (SX ; ·) è abeliano;
iii) esiste σ ∈ SX , σ 6= I (I applicazione identica) tale che στ = τ σ per ogni τ ∈ SX .
Sugg. II] iii) ⇒ i) Sia σ(x1 ) = x2 6= x1 . Se |X| ≥ 3 e x3 ∈ X − {x1 , x2 } è στ 6= τ σ per τ ∈ SX tale che
τ (x2 ) = x3 , τ (x3 ) = x2 .
4. Sia G un gruppo non ridotto all’unità e sia G∗ = G\{1G }. Si definisca in G∗ una relazione ρ ponendo
per a, b ∈ G∗
aρb se e solo se ab = ba.
Si provi quanto segue.
I] ρ è una relazione di equivalenza in G∗ se e solo se due qualsiansi elementi permutabili di G∗ hanno
lo stesso centralizzante.
In tal caso il centro Z(G) è un sottogruppo improprio di G.
II] Se Z(G) = G, allora ρ è una relazione di equivalenza.
Se Z(G) = {1G }, ρ può essere relazione di equivalenza, ma può anche non esserlo.
(Si possono ad esempio considerare i gruppi di sostituzioni S3 e S4 .)
Sugg. I] 4.3 Esercizio 2.
II] In G = S4 siano σ = (12)(34), τ = (13)(24); è στ = τ σ, (12) ∈ CS4 (σ) ma (12) 6∈ CS4 (τ ).
61
A = {αr | r ∈ Z}
B = {β r | r ∈ Z}.
I] Si provi che A e B sono sottogruppi abeliani di (S5 ; ·) e se ne determinino l’ordine e gli elementi
distinti.
II] Posto C = {αr β s | r, s ∈ Z}, si mostri che C non è un sottogruppo di (S5 ; ·).
Sugg. II] β, α ∈ C ma βα = (1, 3, 2, 4) 6∈ C: basta mostrare che βαβ −s 6∈ A per 0 ≤ s ≤ 5.
8. Sia (A; +, ·) un anello finito, non ridotto al solo zero; si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti
condizioni:
i) L’anello non possiede unità;
ii) ogni elemento non nullo di A è divisore dello zero.
Sugg. Un elemento non nullo, non divisore dello zero, è cancellabile a destra e a sinistra rispetto al
prodotto.
9. Sia (A; +, ·) un anello non ridotto al solo zero. Si provi che esso è un corpo se e solo se per ogni
a ∈ A, a 6= 0 e per ogni b ∈ A esiste uno ed un solo x ∈ A tale che ax = b.
Sugg. Se ab = 0A con a, b ∈ A\{0}, allora l’equazione ax = 0A ammette almeno due soluzioni.
10. Sia (K; +, ·) un campo; sia (A; +, ·) l’anello (commutativo, dotato di unità) costituito dalle coppie
ordinate (a, b) ∈ K × K rispetto alla somma componente per componente e al prodotto definito come
segue
11. Sia (G; ·) un gruppo abeliano non banale; sia (A; +, ·) l’anello costituito dalle coppie (g, n) con g ∈ G
e n ∈ Z rispetto alle operazioni di somma e prodotto definite come segue:
(g1 , n1 ) + (g2 , n2 ) = (g1 g2 , n1 + n2 )
(g1 , n1 ) · (g2 , n2 ) = (g1n2 g2n1 , n1 n2 ).
I] Si verifichi che l’anello (A; +, ·) è commutativo, dotato di unità e dotato di divisori dello zero.
II] Si determinino gli elementi unitari di (A; +, ·).
III] Si verifichi che, se (G; ·) è il gruppo moltiplicativo dei numeri complessi non nulli, ogni elemento non
unitario e non nullo dell’anello A è un divisore dello zero.
IV] Se (G; ·) è il gruppo moltiplicativo dei numeri reali non nulli, si determinino i divisori dello zero
dell’anello A.
Sugg. 0A = (1G , 0) e 1A = (1G , 1).
II] (g, 1)(g −1 , 1) = 1A = (g, −1)(g −1 , −1).
III] per ogni n ∈ Z esiste c ∈ C tale che cn = 1.
IV] (g, 2k)(−1, 0) = 0A .
15. Sia p un numero primo e sia k ∈ Zp(fissato. Nell’anello (Mat2 (Z)p ); +, ·) si consideri il sottoinsieme
µ ¶
a b
A= α= : a, b ∈ Zp
kb a
Si verifichi che A è un sottoanello di (Mat2 (Zp ); +, · ) e si provi quindi quanto segue.
I] Sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) l’anello (A; +, ·) non è un campo;
ii) l’anello (A; +, ·) possiede divisori dello zero;
iii) k è ”quadrato” di qualche elemento di Zp .
II] Se p = 2, l’anello (A; +, ·) non è un campo.
III] Se p 6= 2, esistono esattamente (p − 1)/2 valori di k per i quali (A; +, ·) è un campo.
Sugg. I] La matrice α ammette inverso in A se e solo se è det α = a2 − kb2 6= 0.
III] Per x, y ∈ Zp è x2 = y 2 se e solo se è x = ±y. I quadrati distinti degli elementi di Zp sono
p−i
2 + 1.
63
IV] Si mostri che esistono valori di k ∈ R per i quali l’anello (A; +, ·) è un campo, mentre non esiste alcun
valore di t ∈ Z per il quale l’anello (B; +, ·) è un campo.
18. Sia n un intero, maggiore di 1; per ogni r ∈ {1, 2, . . . , n − 1} si verifichi che l’insieme
Ar = {[rk]n | k ∈ Z} ⊆Zn .
è un sottogruppo del gruppo (Zn ; +).
Si provi quanto segue.
I] Per r, s ∈ {1, 2, . . . , n − 1} è Ar = As se e solo se M.C.D.(r, n)=M.C.D.(s, n).
II] È Ar =Zn se e solo se r e n sono coprimi.
III] Per ogni r ∈ {1, 2, . . . , n − 1} è Ar = Ad , dove d =M.C.D.(r, n); se ne deduca che l’ordine di Ar è
un divisore di n.
19. Sia (A; +, ·) un anello (non ridotto al solo zero) commutativo e dotato di unità; sia D l’insieme
costituito dallo zero 0A e dai divisori dello zero di A. Sia f (x) = ax + b ∈ A[x] con a 6= 0A .
I] Si provi che, se f (x) è un divisore dello zero in A[x], allora a, b ∈ D.
II] Per (A; +, ·)=(Z6 ; +, ·) si determinino a, b ∈ Z6 tali che f (x) = ax + b sia un divisore dello zero in
Z6 [x].
Sugg. I] Sia (ax + b)(kn xn + · · · + k0 ) = 0 con kn 6= 0; esiste i ≥ 0 tale che ki 6= 0 e ki−1 = ki−2 = · · ·
= k0 = 0.
64
25. Sia p un primo dispari. Si verifichi che il polinomio f (x) = x2 + bx + c ∈ Zp [x] è riducibile se e solo
se esiste k ∈ Zp tale che sia b2 − 4c = k 2 .
Si determini il numero dei polinomi riducibili di grado 2 in Zp [x].
28. Si consideri il polinomio f (x) = x3 − 1 ∈ Zp [x] con p primo. Si provi che se f (x) si decompone in
Zp [x] in prodotto di fattori lineari, allora p ≡ 1 (mod 3) o p = 3.
Sugg. Sia p = −1 + 3k. Se [a]p ∈ Zp è radice di f (x), da a3 ≡ 1 (mod p) e ap ≡ a (mod p) (I Teorema
2.2.3) si deduce a ≡ 1 (mod p).
30. Si consideri il polinomio f (x) = x3 + ax + 1 ∈ Z5 [x]; si determinino i valori di a ∈ Z5 per i quali f (x)
ammette una radice doppia.
31. Sia K un campo; sia K K l’anello costituito dalle applicazioni di K in se stesso rispetto alle operazioni
di somma e prodotto definite ponendo per λ, µ ∈ K K
λ + µ : k → λ(k) + µ(k)
λ · µ : k → λ(k)µ(k).
65
I] Si mostri che l’anello (K K ; +, ·) possiede unità e che ogni elemento non nullo e non unitario è un
divisore dello zero.
II] Detta φ : K[x] → K K l’applicazione che associa ad ogni polinomio f (x) ∈ K[x] la funzione polino-
miale definita da f (x), si provi che, se K è infinito, φ è iniettiva ma non suriettiva.
Sugg. I] 1(K K ) : k → 1K per ogni k ∈ K; λ ∈ K K è unitario se e solo se 0K 6∈ λ(K).
II] Teorema 5.5.12.
32. Sia A un dominio d’integrità, dotato di unità; sia p un elemento irriducibile. Si provi che
I) per ogni a ∈ A esiste M.C.D.(p, a);
II) condizione necessaria affinchè per ogni a ∈ A esistano x, y ∈ A (dipendenti da a) tali che sia
M.C.D.(p, a) = xp + ya è che p sia un elemento primo.
Si mostri con qualche esempio che la condizione non è in generale sufficiente.
Sugg. II] Siano a, b ∈ A tali che p divide ab e p non divide a; allora 1A = xp + ya.
34. Si consideri il polinomio f (x) = x4 − 5x3 + x + 8 ∈ Z[x]. Per ogni numero primo p sia
fp (x) = [1]p x4 − [5]p x3 + [1]p x + [8]p ∈ Zp [x]
I] Si decomponga in prodotto di polinomi monici irriducibili in Zp [x] il polinomio fp (x) per p = 2 e per
p = 3.
II] Si deduca da I] che f (x) è un elemento irriducibile dell’anello Z[x].
Sugg. I] f2 (x) = x(x2 + x + 1), f3 (x) = (x2 + x − 1)(x2 + 1).
II] Se g(x) ∈ Z[x] è fattore irriducibile di f (x), esso è associato in Z[x] ad un polinomio monico; per
ogni primo p ne segue deg g(x) = deg gp (x) e gp (x) divide fp (x). Però gp (x) potrebbe essere riducibile
in Zp [x].
35. Si considerino in Z[x] i polinomi a(x) = 4x3 − 4 e b(x) = 6x3 + 12x2 + 12x + 6.
I] Si determini un loro massimo comun divisore d(x) in Z[x].
II] Si provi che d(x) è M.C.D.(a(x), b(x)) anche in Q[x].
III] Si mostri che esiste qualche polinomio h(x) ∈ Z[x] che è M.C.D.(a(x), b(x)) in Q[x] ma non in Z[x].
Sugg 5.6 Esercizio 5.
37. Sia (D; +, ·) un dominio a fattorizzazione unica; siano a, b1 , b2 , . . . , bn elementi non nulli di D. Si
provi che a è primo con l’elemento c = b1 b2 · · · bn se e solo se a è primo con bi per ogni i = 1, 2, . . . , n.
Sugg. Se di =M.C.D.(a, bi ), di divide M.C.D.(a, c).
Se p è fattore irriducibile di M.C.D.(a, c), esiste j tale che p divide dj .
38. Sia (D; +, ·) un dominio d’integrità, dotato di unità; sia (D[x]; +, ·) l’anello di polinomi a coefficienti
in D. Si mostri che
I] gli elementi unitari dell’anello (D[x]; +, ·) sono tutti e soli i polinomi di grado zero coincidenti con
gli elementi unitari dell’anello (D; +, ·);
II] un elemento a ∈ D è irriducibile in D[x] se e solo se è irriducibile in D;
66
III] l’anello (D[x]; +, ·) è un dominio a fattorizzazione unica se e solo se lo è l’anello (D; +, ·).
Sugg. II] Osservazione 5.5.2.
III] Teorema 5.6.6.
39. Sia (D; +, ·) un dominio d’integrità dotato di unità, in cui ogni elemento non nullo e non unitario è
prodotto di un numero finito di elementi irriducibili. Si provi che (D; +, ·) è un dominio a fattorizzazione
unica se e solo se è soddisfatta la condizione (?) seguente:
(?) per ogni a, b ∈ D che ammettono come divisori comuni solo gli elementi unitari, se a e b
dividono un elemento c ∈ D, allora anche ab divide c.
40. Sia (D; +, ·) un dominio a fattorizzazione unica; siano a, b ∈ D tali che 1D =M.C.D.(a, b).
Si provi che
I] se gli elementi a e b dividono entrambi un elemento c ∈ D, allora ab divide c;
II] per ogni h ∈ D è
√ M.C.D.(h, ab)
√ ∼ M.C.D.(h, a)M.C.D.(h, b)
Si mostri che nell’anello Z[ −3] = {a + ib 3 | a, b ∈ Z} ⊂ C le due proposizioni sono false.
41. Siano (A; +, ·) un anello commutativo; sia M2 (A) l’anello di matrici quadrate di ordine 2 ad elementi
in A. Si verifichi che, se I è un ideale bilatero dell’anello (A; +, ·), M2 (I) è un ideale bilatero dell’anello
M2 (A). Se ne deduca che, se l’anello M2 (A) è privo di ideali bilateri propri, allora l’anello A è un campo.
nµ ¶ o
a 0
Sugg. Proposizione 6.3.4. Se (A; +, ·) è uno zero-anello. l’insieme |a ∈ A è un ideale
0 0
dell’anello M2 (A).
42. Sia (K; +, ·) un campo; sia f (x) ∈ K[x] un polinomio monico di grado maggiore di zero. Si provi
che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni
α] f (x) è potenza di un polinomio irriducibile di K[x];
β] l’insieme J = {k(x) ∈ K[x]| M.C.D.(f (x), k(x)) 6= 1} ∪ {0} è un ideale di K[x].
Sugg. Se g1 (x), g2 (x) sono divisori irriducibili di f (x), non associati in K[x], allora g1 (x), g2 (x) ∈ J; se
J è ideale, allora 1K =M.C.D.(g1 (x), g2 (x)) ∈ J.
43. Sia k ∈ Q\{0} fissato. Sia A = {(a, b) | a, b ∈ Q}; A è un anello ripetto alla somma e al prodotto
definiti come segue:
(a, b) + (c, d) = (a + c, b + d)
(a, b) · (c, d) = (ad + bc, bd + kac)
I] Si mostri che esistono valori di k per i quali l’anello (A; +, ·) è un campo ed altri per i quali non lo
è.
II] Si mostri che per ogni r ∈ Q l’insieme Hr = {(a, ra) | a ∈ Q} è un sottogruppo del gruppo additivo
(A; +) e che esiste qualche r ∈ Q per il quale Hr non è sottoanello dell’anello (A; +, ·).
III] Si mostri che nell’anello (A; +, ·) esistono sottoanelli che non sono ideali.
IV] Esistono nell’anello (A; +, ·) ideali propri?
45. Sia (R; ∩, ∪) un reticolo per il quale esiste un’applicazione ϕ : R →Z tale che per ogni x, y ∈ R si ha
i) ϕ(x ∪ y) + ϕ(x ∩ y) = ϕ(x) + ϕ(y),
ii) se x < y, allora ϕ(x) < ϕ(y).
67
Si provi che R è modulare.
Si mostri con qualche esempio che R può essere distributivo, ma può anche non esserlo.
Sugg. Per assurdo, esistano a, b, c ∈ R tali che a ≤ c e a ∪ (b ∩ c) < (a ∪ b) ∩ c.
R = L[G] reticolo dei sottogruppi del gruppo (G; +) =(Z2 ; +) ⊕ (Z2 ; +); φ(< 0G >) = 0, φ(G) = 2,
φ(H) = 1 per ogni sottogruppo proprio di (G; +); il reticolo (R; ∩, ∪) non è distributivo.
46. Sia n un intero maggiore di 1; sia R il reticolo costituito dai divisori propri e impropri di n in N
rispetto alla relazione d’ordine definita da a ≤ b se e solo se a divide b. Si provi che R è un reticolo di
Boole se e solo se n è prodotto di primi distinti.
Sugg. Se p2 divide n (con p primo), p ∈ R non ha complemento.
48. Si provi che gli automorfismi del gruppo (Zn ; +) sono tutte e sole le applicazioni fr : Zn → Zn definite
da
fr : [a]n → [ra]n
dove r è un intero fissato, primo con n.
Quanti e quali sono gli automorfismi dell’anello (Zn ; +, ·)?
Sugg. Se φ : Zn → Zn è un automorfismo, posto φ([1]n ) = [r]n , per ogni [a]n ∈ Zn è φ([a]n ) = φ(a[1]n ) =
= aφ([1]n = a[r]n = [ra]n .
51. Fissato r ∈ N, nell’anello (Zn ; +, ·) delle classi di resti mod n si consideri il sottoinsieme
Hr = {[xr]n | x ∈ Z}
e si provi quanto segue.
I] Hr è un sottoanello dell’anello (Zn ; +, ·).
II] Se d =M.C.D.(r, n) ∈ N, allora Hr = Hd e, posto n = ds, è |Hd | = s.
III] Sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) M.C.D.(d, s) = 1;
68
ii) l’anello (Hd ; +, ·) possiede unità;
iii) l’anello (Hd ; +, ·) è isomorfo all’anello (Zs ; +, · ).
Sugg. III] i) ⇒ ii) Se 1 = dx + sy,[dx]n è unità in (Hd ; +, ·).
ii) ⇒ iii) Φ :Zs → Hd con Φ([t]s ) = [tdx]n .
53. Siano (A; +, ·) e (B; +, ·) due anelli commutativi, dotati di unità; siano VA e VB rispettivamente
l’insieme dei loro elementi unitari.
I] Si provi che se gli anelli (A; +, ·) e (B; +, ·) sono isomorfi, allora sono tra loro isomorfi i gruppi additivi
(A; +) e (B; +) e i gruppi moltiplicativi (VA ; ·) e (Vb ; ·).
II] Si mostri che non vale il viceversa considerando√nel campo complesso i sottoanelli
A = { x + iy √2 | x, y ∈ Z}
B = { x + iy 3 | x, y ∈ Z}
e provando che
i) i gruppi additivi (A; +) e (B; +) sono isomorfi;
ii) i gruppi moltiplicativi (VA ; ·) e (VB ; ·) sono isomorfi;
iii) gli anelli (A; +, ·) e (B; +, ·) non sono isomorfi.
54. Sia (G; +) il prodotto cartesiano dei gruppi (Zm ; +) e (Zn ; +). Fissato r ∈ N, si consideri
l’applicazione fr : G → G definita ponendo per ogni a, b ∈ Z
fr : ([a]m , [b]n ) → ([ra]m , [rb]n )
I] Si verifichi che l’insieme H = {fr | r ∈ N, M.C.D.(r, mn) = 1} è un sottogruppo del gruppo (Aut G; ·)
(costituito dagli automorfismi del gruppo (G; +) rispetto al prodotto di applicazioni).
II] Si provi che, se M.C.D.(m, n) = 1, allora
i) per ogni φ ∈ Aut G esistono x, y ∈ Z tali che
φ : ([1]m , [0]n ) → ([x]m , [0]n )
φ : ([0]m , [1]n ) → ([0]m , [y]n )
ii) è Aut G = H.
III] Si mostri che per m = n = 2 è H 6= Aut G.
Sugg. I] M.C.D.(r, mn) = 1 ⇔ M.C.D.(r, m) = 1 =M.C.D.(r, n).
II] i) Se φ([1]m , [0]n ) = ([x]m , [y]n ), allora ([mx]m , [my]n ) = φ([m]m , [0]n ) = ([0]m , [0]n ).
ii) II, 2.2 Esercizio 3
55. Sia (A; +, ·) = Q⊕Z, somma diretta esterna degli anelli (Q;+, ·) e (Z;+, ·); si determinino gli elementi
idempotenti di A (i.e. x ∈ A tali che x2 = x) e si mostri quindi che in A esiste uno ed un solo sottocorpo.
Sugg. Elementi idempotenti: 0A = (0, 0), 1A = (1, 1), (0, 1), (1, 0).
Se K è sottocorpo di A, 1K è idempotente e n1K ∈ K per ogni n ∈ Z.
56. Sia k ∈ Q; sia (A; +, ·) l’anello costituito dalle coppie ordinate (x, y) ∈ Q×Q rispetto alla somma
componente per componente e al prodotto definito da
(x1 , y1 )(x2 , y2 ) = (x1 y2 + x2 y1 , y1 y2 + kx1 x2 )
Si mostri quanto segue.
I] L’anello (A; +, ·) possiede unità.
II] (A; +, ·) non è un campo se e solo se esiste h ∈ Q tale che k = h2 .
69
III] Se esiste h ∈ Q tale che k = h2 e k 6= 0, l’applicazione φ definita da
φ : (q1 , q2 ) → ( q12h
−q2 q1 +q2
, 2 )
è un isomorfismo dell’anello (Q;+,·)⊕(Q;+,·) (somma diretta di anelli) sull’anello (A; +, ·).
70
V. SOTTOSTRUTTURA GENERATA DA UNA PARTE
DI UNA STRUTTURA ALGEBRICA.
Definizione. Sia (S; ?, ◦, . . .) una struttura algebrica (semigruppo, gruppo, anello, reti-
colo, A-modulo) e sia X un sottoinsieme di S ; si chiama sottostruttura generata da
X la minima (rispetto all’inclusione insiemistica) sottostruttura di S che contiene X .
Tale sottostruttura viene indicata con hXi.
Quanto detto nei paragrafi precedenti ci garantisce l’esistenza di hXi; hXi è infatti
l’intersezione insiemistica di tutte le sottostrutture di S che contengono X (fra le quali
c’è almeno S stessa).
Il concetto di “sottostruttura generata” da una parte X di S risponde a due esigenze:
I] data X , poter vedere X come parte di una sottostruttura di S quanto più possibile
“piccola”;
II] data una sottostruttura T di S , determinare una parte X di T tale che sia T = hXi e
quindi tale che si possa studiare T conoscendo X .
1
1.1. Sottosemigruppo generato da una parte di un semigruppo.
Definizione. Sia (S; ·) un semigruppo e sia X un sottoinsieme di S ; si chiama sot-
tosemigruppo generato da X il minimo sottosemigruppo di G che contiene X .
Tale sottosemigruppo è l’intersezione di tutti i sottosemigruppi di S che contengono X .
Proposizione 1.1.1. Se (S; ·) è un semigruppo e X è un sottoinsieme di S , è
hXi = {x1 x2 · · · xn | xi ∈ X, n ∈ N };
in particolare, se a ∈ S , è
hai = {an | n ∈ N }.
Posto T = {x1 x2 · · · xn | xi ∈ X, n ∈ N }, si verifica che T è un sottosemigruppo di S
che contiene X e pertanto contiene hXi; d’altra parte ogni prodotto del tipo x1 x2 · · · xn
appartiene al sottosemigruppo hXi e pertanto T ⊆ hXi.
71
2
2.1. Sottogruppo generato da una parte di un gruppo.
Definizione. Sia (G; ·) un gruppo e sia X un sottoinsieme di G; si chiama sottogruppo
generato da X il minimo sottogruppo di G che contiene X .
Tale sottogruppo viene indicato con hXi ed è l’intersezione di tutti i sottogruppi di G che
contengono X .
È h∅i = {1G } = h1G i (dove 1G indica l’unità di G).
Se in particolare X = {a} con a ∈ G, il sottogruppo hai viene detto sottogruppo ciclico
generato da a.
Proposizione 2.1.1. Se (G; ·) è un gruppo e a ∈ G, è
hai = { an | n ∈Z }.
Sia H = {an | n ∈Z }; per ar , as ∈ H è ar (as )−1 = ar−s ∈ H e quindi H è un sottogruppo.
Se T è un sottogruppo di G e a ∈ T , allora an ∈ T per ogni n ∈Z e pertanto H ⊆ T .
Proposizione 2.1.2. Se (G; ·) è un gruppo e X è un sottoinsieme di G, è
hXi = {x²11 x²22 · · · x²rr | xi ∈ X, ²i ∈ {1, −1}, r ∈N }.
La dimostrazione è analoga alla precedente.
? Esercizio 1. Il sottogruppo del gruppo simmetrico Sn , generato dall’insieme degli scambi, coincide con
Sn ; per n ≥ 3 il sottogruppo di Sn generato dai 3-cicli coincide con il sottogruppo alterno. (cfr. IV,4.3
Esempio 4.)
1G = g 0 , g, g 2 , . . . , g n−1
72
1) Se g r = g s allora g r−s = 1G e quindi r − s = 0.
2) Sia t ∈Z tale che g t = 1G ; posto t = nq + m con q, m ∈Z e 0 ≤ m < n, si deduce g m = 1G
e quindi m = 0 e t ≡ 0 (mod n). Viceversa, se t = qn allora g t = (g n )q = 1qG = 1G .
È g r = g s se e solo se g r−s = 1G e quindi se e solo se r − s ≡ 0 (mod n).
3) Segue da 1) e 2).
Corollario 2.1.5. Ogni elemento di un gruppo finito ha periodo finito, minore o uguale
all’ordine del gruppo. (cfr. VI, Corollario 2.2.2)
Esercizio 3. Sia (G; ·) un gruppo e sia g ∈ G; sia 0 6= k ∈Z:
i) se o(g) = ∞, è o(g k ) = ∞ e hgi = hg k i se e solo se k = ±1;
n
ii) se o(g) = n, è hg k i = hg d i ove d=M.C.D.(k, n); pertanto o(g k ) = o(g d ) = d e hgi = hg k i
se e solo se M.C.D.(k, n) = 1.
? Esercizio 4. Siano a, b due elementi permutabili di un gruppo (G; ·), aventi periodo finito:
i) o(ab) divide m.c.m.(o(a), o(b));
ii) se M.C.D.(o(a), o(b)) = 1, allora o(ab)=m.c.m.(o(a), o(b)) = o(a)o(b).
? Esercizio 5. Sia (G; ·) un gruppo abeliano in cui tutti gli elementi hanno periodo finito; se l’insieme dei
periodi degli elementi di G ammette massimo m, allora è g m = 1G per ogni g ∈ G.
Esercizio 6. Nel gruppo simmetrico Sn ogni sostituzione ha per periodo il minimo comune multiplo delle
lunghezze dei suoi cicli disgiunti. (cfr. IV,4.2 Esempio 4.)
Esercizio 7. Sia p un numero primo; per ogni intero positivo n sia Gn = (Zpn ; +). Si mostri che
1) il gruppo Crn∈N Gn possiede elementi di periodo infinito;
2) ogni elemento del sottogruppo Drn∈N Gn ha per periodo una potenza di p;
3) esistono elementi di Crn∈N Gn che non appartengono a Drn∈N Gn e che hanno periodo finito.
r m M.C.D.(r, m)
h , i = h i
s n m.c.m.(s, n)
Se ne deduca che per ogni sottoinsieme finito X del gruppo (Q ; +) il sottogruppo hXi è ciclico. Si mostri
che il gruppo (Q ;+) possiede sottogruppi propri non ciclici.
73
Esercizio 3. Si osservi che il gruppo (Q\{0}; ·) possiede un elemento di periodo 2 e se ne deduca che
non è ciclico.
Esercizio 4. Sia (G; ·) un gruppo tale che per ogni g ∈ G esista x ∈ G tale che x2 = g; si provi che se G
è infinito, G non è ciclico.
Si mostri che se G è finito, G può essere ciclico e può non esserlo.
Esercizio 5. I gruppi (R; +), (C; +) non sono ciclici.
Esercizio 6. Sia (G; ·) un gruppo ciclico di ordine n; si provi che
1) ogni elemento di G ha per periodo un divisore di n e ogni sottogruppo di G ha per ordine un divisore
di n;
2) per ogni divisore r di n esiste in G qualche elemento di periodo r e qualche sottogruppo di ordine r;
3) se r è un divisore di n e a, b ∈ G con |a| = |b| = r, ogni elemento del sottogruppo ha, bi ha per periodo
un divisore di r e di conseguenza è ha, bi = hai = hbi; ne segue che in (G; ·) esiste un solo sottogruppo
di ordine r.
? Esercizio 7. Ogni gruppo privo di sottogruppi propri è ciclico di ordine primo.
? Esercizio 8. Sia (K; +, ·) un campo finito di ordine q; il gruppo moltiplicativo (K\{0}; ·) è ciclico (Si
tengano presenti 2.1 Esercizio 5 e IV Teorema 5.5.12.) e ogni elemento di K è radice del polinomio
xq − x ∈ K[x]; di conseguenza è
xq − x = x(x − k1 )(x − k2 ) · · · (x − kq−1 )
dove k1 , k2 , . . . , kq−1 sono gli elementi non nulli di K. (cfr. IV, 5.5 Esercizio 7)
Esercizio 9. Sia p un numero primo; il polinomio x2 + 1 ∈ Zp [x] ammette radici in Zp se e solo se è p = 2
o p ≡ 1 (mod 4).
Proposizione 2.2.3. Due qualsiansi gruppi ciclici, aventi lo stesso ordine finito o en-
trambi infiniti, sono isomorfi. Pertanto (Z; +) e (Zn ; +) sono, a meno di isomorfismi, i
soli gruppi ciclici.
Siano A = hai e B = hbi due gruppi ciclici aventi lo stesso ordine finito o entrambi infiniti.
Se |A| = |B| = n è ar = as se e solo se è br = bs per la Proposizione 2.1.4, 2); pertanto è
ben definita e biiettiva l’applicazione φ : A → B tale che φ(ar ) = br per ogni r ∈ Z. È banale
verificare che φ conserva il prodotto.
Se A e B sono gruppi infiniti, le potenze (con esponente intero relativo) di a e quelle di b
sono tutte distinte e l’applicazione φ, definita come sopra, realizza un isomorfismo fra i due
gruppi A e B.
Esercizio 10. Un gruppo di ordine 2 o 3 è necessariamente ciclico; un gruppo di ordine 4 può non
essere ciclico (si consideri ad esempio il gruppo delle simmetrie del rettangolo o il gruppo moltiplicativo
degli elementi unitari dell’anello (Z8 , +, ·)). Si mostri che, a meno di isomorfismi, esiste un solo gruppo
di ordine 4 non ciclico (detto gruppo trirettangolo); la tavola di composizione di tale gruppo è
? 1 a b c
1 1 a b c
a a 1 c b
b b c 1 a
c c b a 1
74
Esercizio 1. Nel gruppo Σ delle similitudini sulla retta reale (cfr.IV,4.3 Esempio 3) si considerino gli
elementi σ1 : x0 = −x e σ2 : x0 = −x + 1 e i sottogruppi H = hσ1 i e K = hσ2 i; si mostri che H e K hanno
ordine 2 e che hH, Ki = {x0 = ±x + n | n ∈ Z }.
HK = { hk | h ∈ H, k ∈ K }
Proposizione 2.3.2. Siano H e K due sottogruppi di un gruppo (G; ·); sono tra loro
equivalenti le seguenti condizioni:
i) HK è un sottogruppo di G;
ii) hH, Ki = HK ;
iii) H e K sono permutabili.
i) ⇔ ii)
Per definizione è HK ⊆ hH, Ki; inoltre H ⊆ HK e K ⊆ HK.
Se HK è un sottogruppo, necessariamente contiene il sottogruppo hH, Ki generato da H e
K e quindi coincide con esso.
Viceversa, è ovvio che, se HK coincide con il sottogruppo hH, Ki, HK è un sottogruppo.
i) ⇔ iii)
Sia HK un sottogruppo. Per ogni h ∈ H e per ogni k ∈ K è h, k ∈ HK e quindi kh ∈ HK;
per la Proposizione 2.3.1 H e K sono permutabili.
Viceversa, siano H e K permutabili. Per g1 = h1 k1 e g2 = h2 k2 in HK si ha
g1 g2−1 = (h1 k1 )(h2 k2 )−1 = h1 [k1 (k2 )−1 ]h−1
2 ;
per ipotesi esistono h0 ∈ H, k 0 ∈ K tali che [k1 (k2 )−1 ]h−1 0 0 −1
2 = h k e quindi si ha g1 g2 =
0 0
= (h1 h )k ∈ HK.
Esercizio 2. Il gruppo delle traslazioni e il gruppo delle omotetie sulla retta reale (cfr. IV,4.3 Esempio
3) sono sottogruppi permutabili del gruppo SR di tutte le trasformazioni sulla retta reale.
Esercizio 3. Il centro Z(G) di un gruppo (G; ·) (cfr. IV,4.3 Esercizio 2) è permutabile con ogni
sottogruppo di G.
76
3
3.1. Sottoanello generato da una parte di un anello.
Sottoanello fondamentale in un anello dotato di unità.
Definizione. Sia (A; +, ·) un anello e sia X una parte di A; si chiama sottoanello ge-
nerato da X il minimo sottoanello di A che contiene X , ovvero l’intersezione insiemistica
di tutti i sottoanelli di A che contengono X .
È h∅i = {0} = h0i.
Esercizio 1. Sia (A; +, ·) un anello; per a ∈ A il sottoanello generato da a è {n1 a+n2 a2 +· · ·+nr ar | ni ∈ Z,
r ∈ N }.
Esercizio 2. Nel campo (Q; +, ·) si determini il sottoanello h 23 , 51 i. (Si confronti con 2.2 Esercizio 2.)
Esercizio 3. Sia (A; +, ·) un anello e sia a ∈ A; condizione sufficiente affinché il sottoanello generato da
a coincida con il sottogruppo di (A; +) generato da a è che sia a2 = a (a è idempotente). La condizione
è necessaria?
Esempio. Sia X un insieme non vuoto; in IV.7.3 abbiamo definito le algebre su X . Sia
C una parte di P(X ).
hCi = algebra generata da C
è la minima (rispetto all’inclusione insiemistica) algebra su X che contiene C , ovvero
l’intersezione delle algebre che contengono C ; hCi è pertanto il sottoanello dell’anello
(P(X); +, ·) generato dall’insieme C ∪{X}.
Poiché è A2 = A e A = −A per ogni A ∈ C , se C è chiusa rispetto all’intersezione (ad esempio
se C è l’insieme degli aperti di uno spazio topologico), sarà
hCi = { Y1 + Y2 + · · · + Yn | n ∈ N, Yi ∈ C ∪{X} con Yi 6= Yj per i 6= j}.
78
1) Si provi che è f 0 (x) =0 se e solo se è f (x) = k ∈ K\{0}.
2) Si mostri che valgono per K gli enunciati dati per ogni sottocampo del campo complesso in IV
Proposizione 5.5.9 e suo Corollario.
? Esercizio 5. Sia K un campo finito di ordine pn (p primo); sia 06= f (x) ∈ K[x]. Si provi che
1) è f 0 (x) =0 se e solo se è f (x) = kr xpr + kr−1 xp(r−1) + · · · + k1 xp + k0 ;
2) se g(x)è un fattore irriducibile di f (x) con molteplicità r, allora g(x) è fattore irriducibile di f 0 (x) se
e solo se è r ≥ 2;
3) ogni fattore irriducibile di f (x) ha molteplicità 1 se e solo se è M.C.D.(f (x), f 0 (x)) = 1.
79
3.3. Sottocorpo generato da una parte di un corpo.
Sottocorpo minimo.
Campo dei quozienti di un dominio in un corpo.
Definizione. Sia (K; +, ·) un corpo e sia X una parte non vuota di K ; si chiama sotto-
corpo generato da X il minimo (rispetto all’inclusione insiemistica) sottocorpo di K
che contiene X .
Esso è l’intersezione di tutti i sottocorpi di K che contengono X .
Il sottocorpo generato da una parte X di K è anche il minimo sottocorpo di K che
contiene il sottoanello generato da X .
Il sottocorpo minimo K0 di K (cfr. IV, Corollario 5.3.2) è il sottocorpo generato
da {1K } e anche il sottocorpo generato dal sottoanello fondamentale di K : infatti ogni
sottocorpo di K contiene l’unità di K e quindi anche il sottoanello fondamentale.
Proposizione 3.3.1. Sia K un corpo e sia D un suo sottoanello commutativo (e quindi
un dominio di integrità) non ridotto al solo zero. Il sottocorpo generato da D è
QK (D) = {ab−1 | a, b ∈ D, b 6=0 }.
QK (D) è commutativo e viene detto campo dei quozienti di D in K .
Si verifica che per a, b ∈ D con b 6=0 è ab−1 = b−1 a; se anche a 6=0, allora a−1 b−1 = b−1 a−1 .
Scelti ab−1 e cd−1 con a, b, c, d ∈ D, b 6=0, d 6=0, è ab−1 − cd−1 = (ad − bc)(bd)−1 ∈ QK (D)
e (ab−1 )(cd−1 ) = (ac)(bd)−1 ∈ QK (D).
Scelto a ∈ D\{0} si ha 1K = aa−1 ∈ QK (D). Inoltre, se ab−1 6=0, allora a 6=0; esiste quindi
ba−1 ∈ QK (D) e (ab−1 )(ba−1 ) = 1K .
Pertanto QK (D) è un sottocorpo di K.
Per 06= a ∈ D si ha a = a2 a−1 ∈ QK (D) e quindi D ⊆ QK (D).
Se T è un sottocorpo di K con D ⊆ T , per ogni a, b ∈ D con b 6=0 è ab−1 ∈ T e quindi
QK (D) ⊆ T .
Segnaliamo che si usa anche scrivere ab al posto di ab−1 .
Esempio. Fissato un intero positivo n e il sottoanello D = {nk | k ∈ Z} del campo reale
R, è QR (D) =Q.
Proposizione 3.3.2. Siano K1 e K2 due corpi e siano rispettivamente D1 e D2 loro
sottoanelli commutativi non ridotti allo zero; se D1 e D2 sono isomorfi, lo sono anche i
rispettivi campi dei quozienti QK1 (D1 ) e QK2 (D2 ).
Sia φ un isomorfismo dell’anello D1 sull’anello D2 ; si prova facilmente che l’applicazione ψ
da QK1 (D1 ) su QK2 (D2 ), definita ponendo ψ(ab−1 ) = φ(a)φ(b)−1 per ogni ab−1 ∈ QK1 (D1 ),
è un isomorfismo di anelli.
Pertanto la struttura del campo dei quozienti di un dominio di integrità dipende dalla
struttura del dominio e non da quella del corpo in cui è immerso.
√
Esercizio 1.
√ Nel campo reale R si considerino il sottoanello A = {a + b 2 | a, b ∈ Z} e il sottoanello
B = {2a+b 2 | a, b ∈ Z}; si verifichi che A e B non sono isomorfi e che hanno lo stesso campo dei quozienti
in R.
Caso particolare.
Il sottocorpo minimo K0 di un corpo K è il campo dei quozienti del sottoanello fonda-
mentale di K ; pertanto sarà
K0 = { (r1K )(s1k )−1 | r, s ∈ Z , s1K 6=0 }.
Dalle Proposizioni 3.2.1 e 3.3.2 (tenendo presente anche la Proposizione 3.2.2) segue
che
1) se car K = p, è K0 = {r1K | r = 0, 1, . . . , p − 1 } '(Zp ; +, ·);
2) se car K = 0, è K0 = {(r1K )(s1K )−1 | r, s ∈ Z, s 6= 0} '(Q; +, ·).
Un corpo è primo (ovvero privo di sottocorpi propri) se e solo se esso coincide con il suo
sottocorpo minimo e pertanto se e solo se esso è isomorfo al campo (Zp ; +, ·) o al campo
(Q; +, ·).
80
4
4.1. Sottomodulo generato da una parte di un A-modulo.
Ideale generato da una parte di un anello.
Definizione. Sia (V ; +) un A-modulo sinistro e sia X una parte di V ; si chiama A-sot-
tomodulo generato da X il minimo A-sottomodulo di V che contiene X .
Esso è l’intersezione di tutti gli A-sottomoduli di V che contengono X .
Proposizione 4.1.1. Sia (V ; +) un A-modulo sinistro e sia X una parte di V .
1) L’A-sottomodulo di V generato da X è
hXiA = {(r1 x1 + a1 x1 ) + · · · + (rn xn + an xn ) | xi ∈ X, ri ∈ Z, ai ∈ A, n ∈ N }.
2) Se V è A-modulo unitario, allora è
hXiA = {a1 x1 + · · · + an xn | xi ∈ X, ai ∈ A, n ∈ N }.
Se X è finito e X = {x1 , x2 , . . . , xs }, allora sarà
hXiA = {a1 x1 + · · · + as xs | ai ∈ A}.
1) Posto T = {(r1 x1 + a1 x1 ) + · · · + (rn xn + an xn ) | xi ∈ X, ri ∈ Z, ai ∈ A, n ∈ N }, è
T ⊆ hXiA poiché hXiA è un A-sottomodulo che contiene X. Si verifica inoltre facilmente
che T è un A-sottomodulo che contiene X; da ciò segue hXiA ⊆ T e quindi la tesi.
2) Basta osservare che per ogni r ∈ Z, a ∈ A, x ∈ X è rx = r(1A x) = (r1A )x e quindi
rx + ax = (r1A + a)x con r1A + a ∈ A.
Osservazione.
Se indichiamo con hXi+ il sottogruppo del gruppo abeliano (V ; +) generato dall’insieme
X , sarà Pn
hXi+ = { i=1 ri xi | ri ∈ Z, xi ∈ X , n ∈ N }
e quindi hXi+ ⊆ hXiA ; ad esempio, se si considera lo spazio vettoriale dato in IV, 6.1
Esempio 1, per un vettore v ∈ V sarà hvi+ = {rv | r ∈ Z} e hviA = {av | a ∈ R}.
Gli A-sottomoduli di un A-modulo (V ; +) costituiscono - rispetto all’inclusione insiemisti-
ca (cfr.IV, 7.4)- un reticolo LA [V ], contenuto nel reticolo L[V ] dei sottogruppi del gruppo
(V ; +); possiamo provare che LA [V ] è un sottoreticolo di L[V ].
Proposizione 4.1.2. Se U e W sono A-sottomoduli di un A-modulo (V ; +), l’intersezione
insiemistica U ∩ W e l’unione gruppale di U + W = hU, W i+ = {u + w | u ∈ U, w ∈ W } sono
A-sottomoduli di V ; in particolare U + W = hU, W iA .
È U + W ⊆ hU, W iA .
Per ogni a ∈ A, u ∈ U , w ∈ W si ha a(u + w) = au + aw ∈ U + W ; pertanto U + W è un
A-sottomodulo e quindi hU, W iA ⊆ U + W .
Quanto detto sopra si applica in particolare all’A-modulo costituito dal gruppo additivo
(A; +) di un anello (A; +, ·) (cfr. IV, 6.1 Esempio 3); gli A-sottomoduli sono i cosiddetti
“ideali sinistri o destri” dell’anello (A; +, ·). (cfr. IV, 6.3)
Dalla Proposizione 4.1.2 segue anche che
Proposizione 4.1.3. Gli ideali destri (o sinistri o bilateri) di un anello A costituiscono
un reticolo rispetto all’inclusione insiemistica; in particolare, se I e J sono ideali destri
di A, è sup{I, J} = hI, JiA = I + J = {i + j | i ∈ I, j ∈ J }, mentre inf{I, J} è la loro intersezione
insiemistica.
81
hxid = {nx + xa | n ∈ Z , a ∈ A }
Se l’anello A è dotato di unità, l’A-modulo (A; +) è unitario e quindi
hxis = {ax | a ∈ A }
hxid = {xa | a ∈ A }.
Se l’anello A è commutativo si parlerà semplicemente di “ideale generato da un insieme
X ” e in particolare di “ideale principale generato dall’elemento x” , che verranno
indicati rispettivamente con hXi e hxi.
Esempi.
1. Nell’anello (Z ;+, ·) e nell’anello (Zn ; +, ·) gli ideali coincidono con i sottogruppi dei
rispettivi gruppi additivi e sono tutti principali.(cfr. Corollario 2.2.2).
2. Nell’anello K[x] ((K; +, ·) campo) per ogni a ∈ K l’ideale Ia = {f (x) ∈ K[x] | f (a) = 0 } è
principale, generato dal polinomio x − a.
3. Nell’anello di matrici Matn (K) l’ideale sinistro Tr , definito in IV, 6.3 Esempio 1, è
generato dall’elemento (tij ) con t1r = 1 e tij = 0 per ogni (i, j) 6= (1, r).
Proposizione 4.2.1. Se (K; +, ·) è un campo, gli ideali dell’anello di polinomi K[x] sono
tutti principali.
Sia I[x] un ideale di K[x]. Se I[x] = {0}, I[x] è principale, generato da 0.
Sia I[x] 6= h0i; sia f (x) un polinomio non nullo, avente grado minimo in I[x]. Per ogni
a(x) ∈ I[x] esistono q(x), r(x) ∈ K[x] tali che a(x) = f (x)q(x) + r(x) con r(x) =0 o
deg r(x) <deg f (x); però r(x) = a(x) − f (x)q(x) ∈ I[x] e pertanto è r(x) =0.
Ne segue I[x] = hf (x)i.
Esercizio 6. Sia (K; +, ·) un campo; nell’anello (K[x]; +, ·) si considerino due ideali I = hf (x)i e
J = hg(x)i. Si provi che I ∩ J = hm.c.m.(f (x), g(x))i e I + J = hM.C.D.(f (x), g(x))i.
√
Esercizio 7.
√ Si consideri l’anello D =Z[ −3] (cfr. IV, 5.6, Esempio 4). Si provi che gli insiemi
I = {a + ib 3 ∈ D | a ≡ b (mod 4)} e J = {2γ ∈ D | γ ∈ I} sono ideali principali di D e se ne determini
un generatore. Posto poi L = h4i, si stabilisca se gli ideali L ∩ J e L + J sono principali.
Esercizio 8. Siano a(x), b(x) ∈ Z[x] e sia d(x) = M.C.D.(a(x), b(x)); si provi che l’ideale ha(x), b(x)i di
Z[x] è principale se e solo se esistono f (x), g(x) ∈ Z[x] tali che d(x) = a(x)f (x) + b(x)g(x).
Esercizio 9. Sia (D; +, ·) un dominio d’integrità dotato di unità; si provi che ogni ideale dell’anello di
polinomi (D[x]; +, ·) è principale (se e) solo se (D; +, ·) è un campo.
82
Definizione. Un anello commutativo, dotato di unità, viene detto noetheriano se ogni
suo ideale è finitamente generato.
Segnaliamo che sussiste il seguente Teorema “di trasporto” (cfr. IV, Teorema 5.6.6).
Teorema Se (A; +, ·) è un anello noetheriano, anche l’anello di polinomi (A[x]; +, ·) è
noetheriano.
Essendo (Z;+, ·) e (K[x]; +, ·) (con (K; +, ·) campo) anelli noetheriani, sono noetheriani
anche gli anelli di polinomi Z[x1 , . . . , xn ] e K[x1 , . . . , xn ] in un numero finito di indeterminate.
83
Esercizio 3. Sia (D; +, ·) un dominio euclideo rispetto ad un’applicazione ϕ; si provi che un elemento
a ∈ D è unitario se e solo se è ϕ(a) = ϕ(1D ).
√
? Esercizio
√ 4. I sottoanelli
√ del campo complesso Z[ −1] (anello degli interi di Gauss, cfr.IV, 5.6) e
Z[ −2] = {a + ib 2|a, b ∈ Z } sono √ domini euclidei rispetto all’applicazione ϕ definita rispettivamente
da ϕ(a + ib) = a2 + b2 e ϕ(a + ib 2) = a2 + 2b2 .
Proposizione 4.3.3. Sia (E; +, ·) un dominio euclideo rispetto a ϕ : E → Z ; per ogni
x ∈ E\{0} è ϕ(0)< ϕ(x).
Per la condizione 2) esistono q, r ∈ E tali che 0= xq + r con ϕ(r) < ϕ(x); se fosse r 6=0, da
r = x(−q) seguirebbe per la 1) ϕ(x) ≤ ϕ(r), assurdo. Pertanto r =0 e ϕ(0)= ϕ(r) < ϕ(x).
Osservazione. L’esistenza dell’applicazione ϕ : E → Z è equivalente all’esistenza di
un’applicazione ψ : E\{0} → N0 che soddisfa alle condizioni
1’) se a, b ∈ E\{0} e a divide b, allora ψ(a) ≤ ψ(b);
2’) per ogni a, b ∈ E con b 6=0 esistono q, r ∈ E tali che a = bq + r e r =0 oppure r 6=0 e
ψ(r) < ψ(b).
Sia ϕ : E → Z un’applicazione che soddisfa alle condizione 1) e 2); l’applicazione ψ : E\{0} →
N0 , definita ponendo ψ(a) = ϕ(a) − ϕ(0), soddisfa alle condizioni 1’) e 2’).
Viceversa, se ψ : E → N0 soddisfa alle condizioni 1’) e 2’), esiste x ∈ E\{0} tale che ψ(x)
sia minimo; l’applicazione ϕ : E → Z, definita ponendo ϕ(a) = ψ(a) per ogni a ∈ E\{0} e
ϕ(0)= ψ(x) − 1, soddisfa le condizioni 1) e 2).
Proposizione 4.3.4. Ogni dominio euclideo è un dominio ad ideali principali (e quindi
un dominio a fattorizzazione unica).
Sia (E; +, ·) un dominio euclideo rispetto ad una applicazione ϕ : E → Z. Sia I un ideale di
E diverso dall’ideale zero. Per la Proposizione 4.3.3 l’insieme { ϕ(i) | i ∈ I\{0} } ammette
minimo; sia a ∈ I\{0} tale che ϕ(a) ≤ ϕ(i) per ogni i ∈ I\{0}. Per ogni i ∈ I esistono
q, r ∈ E tali che i = aq + r con ϕ(r) < ϕ(a); poiché r = i − aq ∈ I, necessariamente r =0 e
i = aq ∈ hai. Ne segue I = hai.
Esercizio 5. √ √
1) I sottoanelli del campo complesso Z[ −1] e Z[ −2] (cfr. Esercizio 3) sono domini a fattorizzazione
unica. √
2) Se k è√un intero maggiore di 2 e privo di quadrati, nel sottoanello del campo √ complesso Z[ −k] =
{a+ib k|a, b ∈ Z } l’elemento 2 è irriducibile, ma non primo; pertanto Z[ −k] non è a fattorizzazione
unica.
√
Esercizio 6. Nell’anello degli interi gaussiani Z[ −1] si considerino gli insiemi
I = {a + ib | a, b ∈ Z, a + b ≡ 0 (mod 2)},
J = {(x − y) + i(x + y) | x, y ∈ Z},
L =√ {x + iy | x, y ∈ Z, x ≡ 8y (mod 13)}.
Si provi che I, J, L sono ideali di Z[ −1] e se ne determini un generatore.
Esercizio 7. Sia p un numero naturale primo; si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) il polinomio x2 + 1 ∈ Zp [x] ha radici √ in Zp ;
ii) p è elemento riducibile nell’anello Z[ −1];
iii) esistono a, b ∈ Z tali che p = a2 + b2 . √
Se ne deduca che p è elemento irriducibile in Z[ −1] se e solo se è p ≡ 3 (mod 4). (cfr. 2.2 Esercizio 9.)
Esercizio 8.
1) Sia D un dominio a fattorizzazione unica; siano a, b, c ∈ D tali che ab = cn (con n ∈ N). Si provi che,
n n
se M.C.D.(a, b) = 1, esistono √ x, y ∈ D tali che a ∼ x , b ∼ y .(cfr. IV, Proposizione 5.6.1)
2) Valendosi del fatto che Z[√ −1] è UFD, si determinino le soluzioni intere dell’equazione x2 + 4 = y 3 .
3) Valendosi del fatto che Z[ −2] è UFD, si determinino le soluzioni intere delle equazioni x2 + 2 = y 3 ,
x2 + 2 = y 5 , x2 + 2 = y 7 .
(Suggerimenti:
2) x2 + 4 = (x + 2i)(x − 2i) e M.C.D.(x + 2i, x − 2i) divide 4i;
se x è dispari, si deduce M.C.D.(x + 2i, x − 2i) = 1 e quindi x + 2i = (a + ib)3 , ecc. . . .;
per x = 2s, y = 2t √ si deduce √(s + i)(s − i) = s2 + 1 = 2t3 = (1 + i)2 (it)3 , ecc. . . .)
2
3) x + 2 = (x + i 2)(x − i 2) e x è necessariamente dispari.)
84
TEMI V.
1. Sia n un intero, maggiore di 1; per ogni r ∈ {1, 2, . . . , n − 1} sia
Ar = {[rk]n | k ∈ Z} ⊆Zn .
Sia H un sottogruppo del gruppo (Zn ; +) (non ridotto al solo [0]n ). Si provi quanto segue:
I] esiste uno ed un solo divisore (positivo) s di n tale che H = As ;
II] è |H| = t se e solo se è n = st;
III] il gruppo (H; +) è isomorfo al gruppo (Zt ; +).
Sugg. cfr. Temi IV, 18.
3. Sia (G; ·) un gruppo ciclico, non ridotto all’unità. Si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti
condizioni:
i) G è finito e l’ordine di G non è potenza di numero primo;
ii) esistono in G due sottogruppi propri la cui intersezione è ridotta all’unità.
Si mostri che, se G è abeliano, non ciclico, le due condizioni non sono equivalenti.
Sugg. i) ⇒ ii) 2.2 Esercizio 6.
ii) ⇒ i) In (Z;+) è rs ∈ hri ∩ hsi. Proposizione 2.2.1.
4. Sia (G; ·) un gruppo (non ridotto all’unità) i cui sottogruppi costituiscono un insieme totalmente
ordinato rispetto all’inclusione insiemistica.
Si provi che
I] G è abeliano;
II] ogni elemento di G ha periodo finito;
III] esiste un primo p tale che il periodo di ogni elemento di G è una potenza di p.
Se ne deduca che il gruppo G è finito se e solo se è ciclico.
Sugg. I] Per ogni a, b ∈ G è hai ⊆ hbi o hbi ⊆ hai.
II] l’ipotesi non è soddisfatta in (Z;+).
III] 2.2 Esercizio 6: se M.C.D.(|a|, |b|) = 1, a 6∈ hbi e b 6∈ hai.
Se G è finito, l’insieme dei periodi degli elementi di G ammette massimo; 2.1 Esercizio 5.
5. Sia G = {(x, y) | x, y ∈ Z}; G è un gruppo rispetto all’operazione + definita componente per compo-
nente.
Siano (r, s) e (t, z) elementi di G, diversi dall’elemento neutro; si provi che sono tra loro equivalenti le
seguenti condizioni:
i) il sottogruppo H = h(r, s), (t, z)i è ciclico;
ii) il sottogruppo K = h(r, s)i ∩ h(t, z)i non è banale;
iii) rz = st.
Sugg. i) ⇒ ii) Il gruppo (H; +) è isomorfo a (Z;+).
ii) ⇒ iii) Esistono h, k ∈ Z\{0} tali che h(r, s) = k(t, z); ne segue hrz = ktz = hst.
iii) ⇒ i). Posto d =M.C.D.(r, t) con r = dr0 e t = dt0 , r0 divide s; posto s = r0 w, è H ⊆ h(d, w)i.
6. Si consideri il polinomio f (x) = x3 − 1 ∈ Zp [x] con p primo. Si provi che f (x) si decompone in Zp [x]
in prodotto di fattori lineari se e solo se p ≡ 1 (mod 3) o p = 3.
Sugg. Se a ∈ Zp è radice di x3 − 1 e a 6= [1]p , allora a ha periodo 3 nel gruppo (Zp \{[0]p }; ·); cfr. 2.2
Esercizi 8 e 6.
85
7. Nel gruppo generale lineare GL2 (Z) (costituito dagli elementi unitari dell’anello (Mat2 (Z); +, ·)
rispetto al prodotto righe per colonne) µsi considerino
¶ gli elementi
µ ¶
0 −1 0 −1
α= e β=
1 0 1 −1
I] Si determini l’ordine dei sottogruppi A = hαi , B = hβi, C = hα, βi.
II] Vale l’uguaglianza C = hA, Bi?
Vale l’uguaglianza C = AB?
I sottogruppi A e B sono permutabili?
9. Siano (G1 , ·) e (G2 ; ·) due gruppi ciclici non banali; sia G = G1 × G2 il loro prodotto cartesiano. Si
provi che il gruppo G è ciclico se e solo se G1 e G2 sono finiti e hanno ordini coprimi.
Sugg. Sia G = h(a1 , a2 )i con ai ∈ Gi . Per ogni g1 ∈ G1 sarà (g1 , 12 ) = (a1 , a2 )r ovvero g1 = ar1 e
ar2 = 12 ; segue G1 = ha1 i e |a2 | < ∞. Analogamente G2 = ha2 i e |a1 | < ∞.
Se d =M.C.D.(|G1 |, |G2 |) 6= 1, scelti ( 2.2 Esercizio 6,2)) b1 ∈ G1 , b2 ∈ G2 con |b1 | = |b2 | = d,
il sottogruppo h(b1 , 12 ), (11 , b2 )i ha ordine d2 e non è ciclico.
11. Sia (G; ·) un gruppo; siano a, b ∈ G con |a| = |b| = 3. Detti A e B i sottogruppi generati rispettiva-
mente da a e da b, si provi che i sottogruppi A e B sono permutabili se e solo se è ab = ba.
Se ne deduca che ogni gruppo di ordine 9 è abeliano.
Sugg. Sia A 6= B. Se AB = BA, allora ab = bar o ab = b−1 ar con 0 ≤ r ≤ 2. Se ab = b−1 a2 , allora
(ab)2 = 1, assurdo poiché AB è un sottogruppo di ordine 9; se ab = b−1 a, allora aba−1 = b−1 e
quindi b = a3 ba−3 = b−1 da cui b2 = 1, assurdo.
f (x) = x5n − xn + a
86
g(x) = (x + b)5n − (x + b)n + a
dove a e b sono elementi fissati di Z5 e b 6= 0.
I] Si mostri che per ogni k ∈ Z5 si ha f (k) = g(k).
II] Si mostri che esistono valori di n per i quali è f (x) = g(x) e valori di n per i quali è f (x) 6= g(x).
III] Si determinino i valori di n per i quali è f (x) = g(x).
Sugg. I]+ II] Proposizione 3.2.3.
III] Si scriva n = 5r s con r, s ∈ N e M.C.D.(s, 5) = 1; IV Proposizione 5.2.1.
14. Si mostri che i soli anelli dotati di unità, in cui ogni sottoanello è un ideale destro sono (a meno di
isomorfismi) Z e Zn .
Esistono anelli senza unità che soddisfano alla stessa condizione?
Sugg. Proposizione 3.2.1 con a = 1A ; IV Proposizione 6.3.1.
L
15. Sia {Ai }i∈I una famiglia di anelli e sia A = i∈I Ai la loro somma diretta. Si provi che condizione
necessaria affinché l’anello A abbia caratteristica diversa da zero, è che ogni anello Ai abbia caratteristica
diversa da zero. Si provi che, se la famiglia I degli indici è finita, la condizione è anche sufficiente; si
mostri che non lo è, se la famiglia I è infinita.
Sugg. IV Proposizione 9.1.2; ogni sottoanello di un anello di caratteristica m > 0 ha caratteristica ≤ m.
Se I = {1, . . . , n} e car Ai = mi , è car A =m.c.m.{m1 , m2 , . . . , mn }.
3.2 Esempio 4.
16. Sia (A; +, ·) un anello dotato di unità 1A , tale che il gruppo additivo (A; +) è ciclico.
Si provi quanto segue.
I] L’anello A ha caratteristica n > 0 se e solo se esso ha ordine n.
II] L’anello A coincide con il suo sottoanello fondamentale ed è quindi isomorfo all’anello (Z:+, ·) o
all’anello (Zn ; +, ·).
Sugg. Sia (A; +) = hai+ ; se |A| = n, allora n = car a ≤car 1A =car A ≤ |A|.
18. Si provi che ogni sottocorpo dell’anello (Zn ; +, ·) ha per ordine un numero primo, che divide n.
Si mostri quindi che, se è n = rp con p primo, l’anello (Zn ; +, ·) possiede un sottocorpo di ordine p se e
solo se p non divide r.
Sugg. Proposizione 3.2.2 e Proposizione 2.2.1; IV, 5.4 Esercizio 2.
19. Sia (K; +, ·) un campo; sia H l’insieme delle matrici del tipo
87
1 a b
0 1 a con a, b ∈ K
0 0 1
(dove 0 e 1 indicano rispettivamente lo zero e l’unità del campo K).
Si verifichi quanto segue.
I] H è un sottogruppo del gruppo generale lineare GL(3, K).
II] Per ogni intero relativo nè n
1 a b 1 na nb + n(n−1) 2 a2
0 1 a = 0 1 na
0 0 1 0 0 1
III] Se il sottogruppo H è ciclico, il gruppo (K; +) è ciclico e quindi il campo K ha caratteristica diversa
da zero. (Si ricordi che il gruppo (Q; +) non è ciclico.)
IV] Il sottogruppo H è ciclico se e solo se K ha ordine 2.
Sugg. cfr. Tema 16: se (K; +) = hxi, è |K| = car x. Si confrontino |H| e il periodo degli elementi di H.
22. Se (K; +, ·) è un campo di ordine 9, il sottocorpo minimo di K coincide con l’insieme { k4 | k ∈ K}.
Sugg. 2.2 Esercizio 8.
23. Sia A[x] l’anello di polinomi in una indeterminata x a coefficienti in un anello (A; +, ·); si indichi con
I[x] l’ideale di A[x] generato dai polinomi f (x) = x + 2 e g(x) = x3 − x2 + 2x + 1. Si provi quanto segue.
I] Per A=Z, I[x] non è principale.
II] Per A=Q, I[x] è principale; se ne indichi un generatore.
III] Per A=Zp , I[x] è principale; se ne indichi un generatore al variare di p (p primo).
Sugg. I] f (x) è irriducibile e non divide g(x).
II] 4.2 Esercizio 6.
III] g(x) = f (x)q(x) − 15. Se A =Q o se A =Zp con p 6= 3, 5 è I[x] = h1i; se A =Zp con
p = 3, 5 è I[x] = hf (x)i.
24. Sia © ª
r
A= 2n | r ∈ Z, n ∈ N0
Si provi quanto segue.
I] A è un sottoanello del campo razionale che contiene Z; se ne determinino gli elementi unitari.
II] Se I è un ideale proprio dell’anello A, I∩Z è un ideale proprio di Z; se I∩Z è generato da un intero
positivo s come ideale di Z, allora I è generato dallo stesso elemento s come ideale di A.
III] A è un dominio a fattorizzazione unica. Se ne determinino gli elementi irriducibili.
Sugg. I] Elementi unitari: ±2m con m ∈ Z.
II] 2rn ∈ I se e solo se r = 2n · 2rn ∈ I∩ Z.
88
III] Prop.4.3.2; ±2m p con p primo, m ∈ Z.
25. Si considerino in Z[x] i polinomi a(x) = 4x3 − 4 e b(x) = 6x3 + 12x2 + 12x + 6. Siano IZ l’ideale di
Z[x] generato da {a(x), b(x)} e IQ l’ideale di Q[x] generato da {a(x), b(x)}. Si mostri che
I] IZ ⊆ IQ ∩ Z[x];
II] IQ ∩ Z[x] è un ideale principale di Z[x] e se ne indichi un generatore;
III] IZ non è principale.
Sugg. IQ = {(x2 + x + 1)φ(x) |φ(x) ∈ Q[x]};
IQ ∩ Z[x] = {(x2 + x + 1)f (x) | f (x) ∈ Z[x]};
M.C.D.Z[x] (a(x), b(x)) = 2(x2 + x + 1) ∈ IQ ∩ Z[x] (IV, 5.6 Esercizio 5) ma 2(x2 + x + 1) 6∈ IZ .
26. Sia (A; +, ·) un anello (non ridotto al solo zero) commutativo e dotato di unità; sia D l’insieme
costituito dallo zero 0A e dai divisori dello zero di A. Siano a ∈ A e H = {g(x) ∈ A[x] | g(a) ∈ D}. Si
provi che
I] è H = {(x − a)q(x) + d | q(x) ∈ A[x], d ∈ D} e H 6= A[x];
II] H è un ideale dell’anello A[x] se e solo se D è un ideale dell’anello A;
III] se H è ideale di A[x], H è principale se e solo se l’anello A è privo di divisori dello zero.
Sugg. IV Proposizione 5.5.3 e Osservazione 5.5.2.
27. Sia (L; ≤) un reticolo; per ogni a, b ∈ L con a ≤ b si ponga Xa,b = {x ∈ L | a =inf{b, x} }.
Si osservi che Xa,b non è vuoto e ammette minimo.
Sia (K; +, ·) un campo di caratteristica p (primo); sia (V ; +) uno spazio vettoriale su K.
Si provi che
I] se L è il reticolo dei sottogruppi del gruppo (V ; +) (rispetto all’inclusione insiemistica), ogni sottoin-
sieme Xa,b ha massimo se e solo se è |V | = p e di conseguenza |K| = p;
II] se L è il reticolo dei K-sottospazi di V (rispetto all’inclusione insiemistica), ogni sottoinsieme Xa,b
ha massimo se e solo se V non possiede K-sottospazi propri.
Sugg. I] Per ogni v ∈ V è pv = p(1K v) = (p1K )v = 0V . Se |V | > p, esistono in (V ; +) almeno tre sotto-
gruppi distinti A, B, C di ordine p con C ⊆ A + B.
√
28. Sia A =Z[ −1] = {a + ib | a, b ∈ Z } ⊆C l’anello degli interi di Gauss (cfr.IV, 5.6 Esempio 3).
Fissato r ∈ Z, si consideri l’ideale H = hr + i, 1 + rii. Si mostri che 2 ∈ H e se ne deduca che, se r è pari,
è H = A, mentre se r è dispari, è H = h1 + ii.
Sugg. 2 = (1 + ri) − i(r + i) ∈ H.
Se r è pari, 1 ∈ H; se r = 2k + 1, allora 1 + i = (r + i) − 2k ∈ H.
29. Sia A l’anello costituito dalle coppie ordinate (a, b) ∈ Z×Z rispetto alla somma componente per
componente e al prodotto definito da
30. Si mostri che nell’anello di polinomi (Z[x]; +, ·) esistono ideali non principali.
Più in generale, sia (D; +, ·) un dominio d’integrità dotato di unità; si provi che ogni ideale dell’anello di
polinomi (D[x]; +, ·) è principale se e solo se (D; +, ·) è un campo.
89
√
√ A = { a + ib n | a, b ∈ Z}
si consideri l’ideale I = hr, 1 + i ni.
Si provi quanto segue: √
I] posto d =M.C.D.N (r, 1 + n), è I = hd, 1 + i ni;
II] è I = A se e solo se è d = 1;
III] se d 6= 1, l’ideale I è principale se e solo se è d = 1 + n.
√ √
Sugg. I] Occorre e basta provare che r ∈ hd, 1 + i ni e d ∈ hr, 1 + i ni.
II] I = A se e solo√se 1 ∈ I.
III] Se I = ha + ib ni, allora a2 + nb2 divide 1 + n in N.
90
VI. QUOZIENTE DI UNA STRUTTURA ALGEBRICA
RISPETTO AD UNA CONGRUENZA
1
1.1 Congruenza in una struttura algebrica. Struttura quoziente.
Definizione. Siano ? e ρ rispettivamente un’operazione ed una relazione di equivalenza
in un insieme S ; si dice che ρ è compatibile a destra (o a sinistra) con ? se per ogni
a, b, c ∈ S da a ρ b segue (a ? c) ρ (b ? c) (o rispettivamente (c ? a) ρ (c ? b)).
Proposizione 1.1.1 Siano ? un’operazione e ρ una relazione di equivalenza in un insieme
S ; la relazione ρ è compatibile a destra e a sinistra con l’operazione ? se e solo se
nell’insieme quoziente S/ρ è “ben definita” un’operazione (che indichiamo ancora con
il simbolo ?) con
{a}ρ ? {b}ρ = {a ? b}ρ
per ogni a, b ∈ S .
Sia ρ compatibile a destra e a sinistra con ?.
Se {a}ρ = {a0 }ρ e {b}ρ = {b0 }ρ , è a ρ a0 e b ρ b0 ; ne segue (a ? b) ρ(a0 ? b) e (a0 ? b) ρ (a0 ? b0 ) e
quindi (a ? b) ρ (a0 ? b0 ), ovvero {a ? b}ρ = {a0 ? b0 }ρ .
Viceversa, l’operazione ? in S/ρ sia ben definita.
Sia a ρ a0 , ovvero {a}ρ = {a0 }ρ ; per ogni b ∈ S è allora {a}ρ ? {b}ρ = {a0 }ρ ? {b}ρ , ovvero
{a ? b}ρ = {a0 ? b}ρ e quindi (a ? b) ρ (a0 ? b).
In modo analogo si prova che ρ è compatibile a sinistra con l’operazione ? in S.
Definizione. Si chiama congruenza in una struttura algebrica (S; ?, ◦, . . .) una relazione
di equivalenza ρ in S , compatibile a destra e a sinistra con le operazioni definite in S .
Esempio 1. La congruenza modulo n introdotta in Z è compatibile con la somma e con
il prodotto definiti in Z. (cfr. II, Proposizione 2.2.1.)
Per la Proposizione 1.1.1 una congruenza in una struttura algebrica (S; ?, ◦, . . .) determina
una struttura algebrica (S/ρ; ?, ◦, . . .) che viene detta struttura quoziente di (S; ?, ◦, . . .)
rispetto alla ρ.
Esempio 2. L’anello (Zn ; +, ·) introdotto in IV, 5.4 si presenta come struttura quoziente
dell’anello (Z ; +, ·) rispetto alla congruenza modulo n.
(n, m) + (r, s) = (n + r, m + s)
(n, m) · (r, s) = (nr + ms, ns + mr)
dove n, m, r, s ∈ N0 e n + r, nr, . . . sono calcolati in (N0 ; +, ·).
In N0 × N0 si definisca la relazione ρ ponendo (n, m)ρ(n0 , m0 ) se e solo se n + m0 = m + n0 ;
ρ è una congruenza nella struttura algebrica (N0 × N0 ; +, · ).
91
La struttura quoziente ((N0 × N0 )/ρ; +, ·) è un anello che può essere “identificato” con
l’anello (Z ; +, · ) attraverso l’isomorfismo f :(N0 ×N0 )/ρ → Z definito da f ([(n, m)]ρ ) = n−m.
Per questa ragione la struttura ((N0 ×N0 )/ρ; +, ·) può essere assunta come definizione
costruttiva di (Z ; +, ·) a partire dalla conoscenza di (N0 ; +, ·).
Osservazione.
Il concetto di “campo dei quozienti” di un dominio d’integrità permette di dimostrare
il Teorema 5.6.6 in IV in modo analogo a quello con cui si è provato che l’anello di
polinomi Z[x] è un dominio a fattorizzazione unica. (Esercizio!)
92
2
2.1. Laterali di un sottogruppo in un gruppo.
A partire da un sottogruppo H di un gruppo (G; ·) introduciamo in G due relazioni di
equivalenza δH e σH .
Proposizione 2.1.1. Sia (G; ·) un gruppo.
1) Se H è un sottogruppo di G, la relazione δH definita in G ponendo per a, b ∈ G
a δH b se e solo se ba−1 ∈ H
è una relazione di equivalenza, compatibile a destra con il prodotto definito in G.
Per ogni g ∈ G è
{g}δH = {hg | h ∈ H };
la classe di equivalenza {g}δH viene solitamente indicata con il simbolo Hg e viene
detta laterale destro di H in G rappresentato da g .
2) Viceversa, se ∼ è una relazione di equivalenza in G, compatibile a destra con il
prodotto definito in G, l’insieme H = {h ∈ G | 1G ∼ h} è un sottogruppo di G.
La corrispondente relazione δH coincide con ∼ e pertanto le classi di equivalenza della
relazione ∼ sono i laterali destri di H in G.
1) La dimostrazione è una semplice verifica.
2) Si osservi che è a ∼ b ⇔ 1G ∼ ba−1 ⇔ ba−1 ∈ H ⇔ a δH b.
Esempi.
1. Le classi di resti modulo n sono i laterali destri nel gruppo (Z; +) del sottogruppo
ciclico H = hni.
2. Nel gruppo simmetrico S4 sia H = h(1, 2, 3, 4)i ; i laterali destri distinti di H in S4 sono
H = {I, (1, 2, 3, 4), (1, 3)(2, 4), (1, 4, 3, 2)}
H(1, 2) = {(1, 2), (2, 3, 4), (1, 3, 2, 4), (1, 4, 3)}
H(1, 3) = {(1, 3), (1, 2)(3, 4), (2, 4), (1, 4)(2, 3)}
H(1, 4) = {(1, 4), (1, 2, 3), (1, 3, 4, 2), (2, 4, 3)}
H(2, 3) = {(2, 3), (1, 3, 4), (1, 2, 4, 3), (1, 4, 2)}
H(3, 4) = {(3, 4), (1, 2, 4), (1, 4, 2, 3), (1, 3, 2)}
Si osservi che, ad esempio, H(1, 2) = H(2, 3, 4) = H(1, 3, 2, 4) = H(1, 4, 3), ecc.
Proposizione 2.1.4. L’insieme dei laterali destri e l’insieme dei laterali sinistri di
un sottogruppo H in un gruppo G possono essere messi in corrispondenza biunivoca
attraverso l’applicazione definita da Hg → g−1 H ; la cardinalità di ognuno dei due insiemi
viene detta indice di H in G e viene indicata con il simbolo [G : H].
Si osservi che sono tra loro equivalenti le condizioni che seguono: i) Ha = Hb, ii) ba−1 ∈ H,
iii) ab−1 ∈ H, iv) a−1 H = b−1 H.
Esercizio 1. Sia G = {(r, s) | r, s ∈ Z }; si consideri in G un“prodotto” definito da
(r, s)(h, k) = (r + h, s + (−1)r k).
Si verifichi che
I) (G; ·) è un gruppo non abeliano;
II) H = {(r, 2t) | r, t ∈ Z} e K = {(2n, 0), (2n + 1, 1) | n ∈ Z} sono sottogruppi di G;
III) per ogni (r, s) ∈ G è H(r, s) = (r, s)H;
IV) per (r, s) ∈ G è K(r, s) = (r, s)K se e solo se (r, s) ∈ K;
V) [G : H] = 2, [G : K] è infinito.
94
Osservazione 1. Applicando il Corollario 2.2.2 al gruppo moltiplicativo degli elementi
non nulli del campo Zp o al gruppo moltiplicativo degli elementi unitari dell’anello Zn si
deducono rispettivamente il Teorema di Fermat e il Teorema di Eulero presentati in II,
2.2.
Esercizio 3. Sia (K; +, ·) un campo finito K di ordine q; sia K = {k0 = 0, k1 , . . . , kq−1 }.
Si provi quanto segue.
I] In K[x] vale l’uguaglianza xq − x = x(x − k1 ) · · · (x − kq−1 ).
II] Per ogni f (x), g(x) ∈ K[x] le funzioni polinomiali f˜ e g̃ coincidono se e solo se il polinomio f (x)−g(x)
è divisibile in K[x] per il polinomio xq − x.
Definizione. Un gruppo G, non ridotto all’unità, viene detto semplice se non possiede
sottogruppi normali propri.
Un gruppo abeliano è semplice se e solo se è ciclico di ordine primo. (cfr. V, 2.2
Esercizio 7).
Si può dimostrare che ogni gruppo alterno An (cfr. IV, 4.3) per n 6= 4 è semplice.
96
Per quanto detto sopra possiamo allora concludere come segue.
Proposizione 2.3.4. Una relazione di equivalenza ∼ in un gruppo (G; ·) è una con-
gruenza se e solo se l’insieme H = {h ∈ G | 1G ∼ h } è un sottogruppo normale di G. In tal
caso ∼ = δH = σH e le classi di equivalenza della relazione ∼ in G sono i laterali di H in G.
Definizione. Sia H un sottogruppo normale di un gruppo (G; ·); la struttura quoziente
(G/δH ; ·) è un gruppo che viene detto gruppo quoziente di G rispetto ad H e viene
indicato con il simbolo G/H o H G
.
Il gruppo quoziente G/H è dunque costituito dai laterali del sottogruppo normale H
rispetto al “prodotto” definito per ogni a, b ∈ G da
Ha · Hb = Hab.
Esempio 2. Il gruppo additivo (Zn ; + ) delle classi di resti modulo n è il gruppo quoziente
del gruppo (Z; +) rispetto al sottogruppo H = hni.
Esercizio 10. Con riferimento all’Esempio 2, si scriva la tavola di composizione del gruppo quoziente
S4 /K; si verifichi che i gruppi S4 /K e S3 sono isomorfi.
Esercizio 11. Si verifichi che il gruppo dei quaternioni Q8 (cfr. Esercizio 5) possiede un unico sottogruppo
H di ordine 2; il gruppo quoziente Q8 /H è ciclico o trirettangolo?
Esercizio 12. Sia K un campo. Fissato un intero positivo n, nel gruppo additivo (K[x] ; +) si consideri
il sottogruppo H = {f (x) ∈ K[x] | deg f (x) < n } ∪ {0} e si provi che ad ogni laterale di H, diverso da H,
appartiene uno ed un solo polinomio del tipo k0 xn + k1 xn+1 + · · · + kr xn+r con r ≥ 0.
Se ne deduca che il gruppo quoziente (K[x]/H ; +) è isomorfo al gruppo (K[x] ; +).
Esercizio 13. Nel gruppo additivo (K[x] ; +), fissato un elemento a ∈ K, si consideri il sottogruppo
Ia = {f (x) ∈ K[x] | f (a) = 0 }.
Si provi che ad ogni laterale di Ia in (K[x] ; +) appartiene uno ed un solo elemento di K e se ne deduca
che il gruppo quoziente (K[x]/Ia ; +) è isomorfo al gruppo additivo (K; +).
Esercizio 14. Sia N un sottogruppo normale di un gruppo (G; ·);
I) il gruppo quoziente (G/N ; ·) è abeliano se e solo se per ogni a, b ∈ G si ha a−1 b−1 ab ∈ N ;
II) se |G/N | = n, è g n ∈ N per ogni g ∈ G.
A titolo di esempio diamo una Proposizione che si può dimostrare utilizzando il concetto
di gruppo quoziente.
Proposizione 2.3.5. Se un numero primo p divide l’ordine di un gruppo abeliano finito
(G; ·), in G esiste un sottogruppo di ordine p.
L’asserto vale se G è ciclico (cfr. V, 2.2 Esercizio 6).
Dimostriamo la tesi facendo induzione sull’ordine del gruppo.
Sia 1G 6= a ∈ G e sia A = hai il sottogruppo ciclico generato da a.
Se p divide |A|, esiste in A (e quindi anche in G) un sottogruppo di ordine p.
Se p non divide |A|, p divide |G/A|; per l’ipotesi di induzione nel gruppo quoziente G/A esiste
un sottogruppo di ordine p e quindi (per il Corollario 2.2.3) un elemento Ab di periodo p.
Posto |b| = m, sarà bm = 1G e quindi (Ab)m = Abm = A; pertanto il periodo p di Ab divide
m. Essendo m = |hbi|, nel gruppo ciclico hbi (e quindi anche in G) esiste un sottogruppo di
ordine p.
Esercizio 15. Un gruppo abeliano finito, il cui ordine è prodotto di primi distinti, è ciclico.
97
Esercizio 17. L’ordine di un sottocorpo dell’anello (Zn ; +, · ) è un numero primo che divide n.
Se n = pr (p primo), l’anello (Zn ; +, · ) possiede un sottocorpo di ordine p se e solo se p non divide r.
98
3
3.1. Ideali di un anello. Anello quoziente.
Ricordiamo che
Definizione. Si chiama ideale (bilatero) di un anello (A; +, ·) un sottogruppo H di
(A; +) tale che sia ah, ha ∈ H per ogni a ∈ A e per ogni h ∈ H . (cfr. IV, 6.3)
Proposizione 3.1.1. Una relazione di equivalenza ∼ in un anello (A; +, ·) è una con-
gruenza se e solo se l’insieme H = {h ∈ A | 0 ∼ h} è un ideale bilatero dell’anello (A; +, ·).
La relazione ∼ coincide con la relazione δH definita per a, b ∈ A da
a δH b se e solo se b − a ∈ H ;
le classi di equivalenza della relazione ∼ sono i laterali del sottogruppo H nel gruppo
(A ; +), che verranno indicati con notazione additiva del tipo H + a = {h + a | h ∈ H }.
Essendo (A; +) un gruppo abeliano, per la Proposizione 2.3.2 la relazione di equivalenza
∼ nel gruppo (A; +) è compatibile con la somma se e solo se H = {h ∈ A| 0∼ h} è un
sottogruppo di (A; +); inoltre è x ∼ y se e solo se y − x ∈ H.
Se ∼ è compatibile con il prodotto, da 0∼ h segue 0= a0∼ ah e 0=0a ∼ ha e quindi
ah, ha ∈ H.
Viceversa, siano ah, ha ∈ H per ogni a ∈ A e per ogni h ∈ H; da x ∼ y segue y − x ∈ H e
quindi ay − ax = a(y − x) ∈ H e ya − xa = (y − x)a ∈ H, ovvero ax ∼ ay e xa ∼ ya.
99
Sia I = {γ ∈ A | γα = αγ = 0A per ogni α ∈ A}. Si verifichi che
I] I è un ideale bilatero dell’anello (A; +, ·);
II] il gruppo additivo (A; +) è isomorfo al prodotto cartesiano dei gruppi (I; +) e (A/I; +);
III] l’anello (A; +, ·) non è isomorfo al prodotto cartesiano degli anelli (I; +, ·) e (A/I; +, ·).
Osservazioni.
1. Poichè nell’anello (Z;+, ·) degli interi relativi gli ideali sono tutti principali (cfr.V,4.2
Esempio 1), le possibili “congruenze” in Z (con il significato dato al termine “congruenza”
in 1.1) sono tutte e sole le congruenze aritmetiche introdotte in II, 2.2 (considerando
anche i casi n = 0, 1).
In modo analogo, se (K; +, ·) è un campo e f (x) ∈ K[x], si può definire nell’anello (K[x]; +, ·)
una “congruenza modulo f (x)” ponendo per a(x), b(x) ∈ K[x]
a(x) ≡ b(x) (mod f (x)) se e solo se f (x) divide b(x) − a(x);
dalle Proposizioni 3.1.1 e 3.2.1 segue che le possibili “congruenze” nell’anello (K[x]; +, ·)
sono tutte e sole le “congruenze modulo f (x)”.
2. Sappiamo che se I = hni è un ideale dell’anello Z, per ogni laterale I + a di I in Z
(ovvero per ogni classe di resti [a]n ) esiste uno ed un solo intero r ∈Z con 0 ≤ r < n tale
che I + a = I + r (ovvero [a]n = [r]n ).
In modo analogo si prova che se I[x] = hf (x)i è un ideale di K[x], per ogni laterale
I[x] + a(x) esiste uno ed un solo r(x) ∈ K[x] con r(x) = 0 o r(x) 6= 0 e deg r(x) <deg f (x) tale
che sia I[x] + a(x) = I[x] + r(x).
3. Sia f (x) ∈ K[x] con deg f (x) = n > 0; sia
H = {r(t) = k0 + k1 t1 + · · · + kn−1 tn−1 | ki ∈ K} ⊆ K[t].
Definito in H un “prodotto ? modulo f (x)” ponendo per ogni r1 (t), r2 (t) ∈ H
r1 (t) ? r2 (t) = r3 (t) ∈ H
se e solo se
r1 (x)r2 (x) ≡ r3 (x) (mod f (x)),
i) H è un anello rispetto all’ordinaria somma di polinomi e al prodotto ?;
ii) l’anello (H; +, ?) contiene (a meno di isomorfismi) l’anello (K; +, ·);
iii) l’anello (H; +, ?) è isomorfo all’anello quoziente (K[x]/hf (x)i; +, ·).
Esercizio 1. Siano a(x), f (x) ∈ K[x]; si provi che esiste qualche b(x) ∈ K[x] tale che sia a(x)b(x) ≡ 1
(mod f (x)) se e solo se a(x) e f (x) sono coprimi (ovvero M.C.D.(a(x), f (x)) = 1).
? Esercizio 2. Siano f1 (x), f2 (x), . . . , fn (x) ∈ K[x] polinomi a due a due coprimi.
Per a1 (x), a2 (x), . . . , an (x) ∈ K[x] esiste qualche b(x) ∈ K[x] tale che sia b(x) ≡ ai (x) (mod fi (x)) per
ogni i. (Teorema cinese dei resti)
100
L’analogia per certi aspetti già segnalata tra l’anello Z e l’anello K[x] si rileva ancora
confrontando la Proposizione 5.4.2 in IV con quella che segue.
Proposizione 3.2.3. Sia (K; +, ·) un campo; sia I[x] = hf (x)i un ideale proprio di K[x].
Sono tra loro equivalenti le condizioni seguenti:
i) l’anello quoziente K[x]/I[x] è un campo;
ii) l’anello quoziente K[x]/I[x] è privo di divisori dello zero;
iii) f (x) è un polinomio irriducibile in K[x].
i) ⇒ ii)
Ovvio.
ii) ⇒ iii)
Se f (x) fosse riducibile in K[x], sarebbe f (x) = r(x)s(x) con r(x), s(x) ∈ K[x] e deg r(x) <
deg f (x), deg s(x) <deg f (x). Allora sarebbe I[x] = (I[x] + r(x))(I[x] + s(x)) con I[x] 6=
I[x] + r(x) e I[x] 6= I[x] + s(x) e K[x]/I[x] avrebbe divisori dello zero.
iii) ⇒ i)
K[x]/I[x] è un anello commutativo, dotato di unità. Se I[x] + a(x) 6= I[x], a(x) 6∈ I[x] e
quindi f (x) non divide a(x); essendo f (x) irriducibile, è 1K =M.C.D.(f (x), a(x)) e pertanto
esistono k(x), b(x) ∈ K[x] tali che 1K = f (x)k(x) + a(x)b(x). Se ne deduce che I[x] + a(x)
ammette come inverso I[x] + b(x).
Esercizio 3. Si verifichi che l’anello quoziente R[x]/hx2 + 1i è isomorfo al campo complesso.
Corollario 3.2.4. Se f (x) è un polinomio irriducibile di Zp [x] di grado n > 0, l’anello
quoziente K[x]/hf (x)i è un campo di ordine pn , che viene detto campo di Galois di
ordine pn e indicato con GF (pn ).
Si vedrà in seguito (cfr. IX, Proposizione 2.2.1) che tutti i campi di ordine pn sono tra
loro isomorfi.
? Esercizio 4. Si costruiscano un campo di ordine 52 e un campo di ordine 53 . Ricordando che per un
campo finito (K; +, ·) il gruppo moltiplicativo (K\{0 ; ·) è ciclico ( cfr. V,2.2 Esercizio 8), si determini
per ognuno dei due campi costruiti un generatore del gruppo moltiplicativo.
101
4
4.1. A-modulo quoziente. A-algebra quoziente.
Analoga alla dimostrazione delle Proposizioni 3.1.1 e 3.1.2 è la dimostrazione delle due
Proposizioni che seguono.
Proposizione 4.1.1. Sia (V ; +) un modulo sinistro su un anello (A; +, ·); una relazione
di equivalenza ∼ in V è compatibile con la somma definita in V e con il prodotto esterno
fra A e V se e solo se l’insieme H = {h ∈ V | 0V ∼ h } è un A-sottomodulo di V .
La relazione ∼ coincide con la relazione δH definita per a, b ∈ V da
a δH b se e solo se b − a ∈ H ;
le classi di equivalenza della relazione ∼ sono i laterali del sottogruppo H nel gruppo
(V ; +), ovvero i sottoinsiemi del tipo H + v = {h + v | h ∈ H}.
Proposizione 4.1.2. Siano (V ; +) un modulo sinistro su un anello (A; +, ·) e H un suo
A-sottomodulo; il gruppo quoziente (A/H ; +) è un A-modulo sinistro rispetto al prodotto
esterno definito per a ∈ A e per v ∈ V da
a(H + v) = H + av
e viene detto A-modulo quoziente di (V ; +) rispetto ad H .
Esempi.
1. Si considerino lo Z-modulo V = {(a1 , a2 ) | ai ∈ Z6 } rispetto alla somma e al prodotto
esterno definiti componente per componente e lo Z-sottomodulo H = {(x1 , x2 ) ∈ V | 3x1 =
3x2 = [0]6 }; gli elementi distinti dello Z-sottomodulo quoziente sono H, H + ([1]6 , [0]6 ),
H + ([0]6 , [1]6 ), H + ([1]6 , [1]6 ).
Tanto H quanto V /H sono generabili con due elementi, ma non con meno di due.
2. Si considerino un campo K e il K -spazio vettoriale V = {(k1 , k2 , k3 ) | ki ∈ K } rispetto alla
somma e al prodotto componente per componente; sia H = {(x1 , x2 , x3 ) ∈ V | x1 +x2 +x3 = 0 }.
Si mostri che il sottospazio H è generabile con due elementi (e non meno) e che lo spazio
quoziente V /H è generato da un elemento.
3. Si considerino l’anello K[x] e H = {f (x) ∈ K[x] | deg f (x) ≤ n} ∪ {0} con n ≥ 1 intero
fissato; H non è ideale di K[x], quindi non è definito l’anello quoziente di K[x] rispetto
ad H .
Tuttavia K[x] può essere visto come K -modulo (anzi K -spazio vettoriale); H è K -sotto-
modulo e quindi è definito il K -spazio vettoriale quoziente K[x]/H .
4. Se un anello (A; +, ·) è privo di ideali bilateri propri, A non ammette anelli quoziente
propri; tuttavia, se A possiede qualche ideale sinistro (o destro) proprio I (ad esempio,
se A =Matn (K)), all’insieme dei laterali di I in A si può dare la struttura di A-modulo
sinistro (rispettivamente, destro).
Si prova facilmente un analogo enunciato per le A-algebre.
Proposizione 4.1.3. Sia (V ; +, ·) un’algebra sinistra su un anello (A; +, ·).
I] Una relazione di equivalenza ∼ in V è compatibile con la somma e il prodotto definiti
in V e con il prodotto esterno fra A e V se e solo se l’insieme H = {h ∈ V | 0V ∼ h } è
un ideale bilatero dell’A-algebra V .
La relazione ∼ coincide con la relazione δH definita per a, b ∈ V da
a δH b se e solo se b − a ∈ H ;
le classi di equivalenza della relazione ∼ sono i laterali del sottogruppo H nel gruppo
(V ; +), ovvero i sottoinsiemi del tipo H + v = {h + v | h ∈ H}.
II] Sia H un ideale bilatero dell’A-algebra (V ; +, ·). L’anello quoziente (V /H; +, ·) è una
A-algebra sinistra rispetto al prodotto esterno definito per a ∈ A e per v ∈ V da
a(H + v) = H + av
e viene detto A-algebra quoziente di (V ; +, ·) rispetto ad H .
102
TEMI VI.
1. Sia G l’insieme dei numeri reali diversi da −1; si consideri in G l’operazione ? definita ponendo
a ? b = ab + a + b per ogni a, b ∈ G. Si mostri che (G; ?) è un gruppo e che il sottogruppo H, generato da
1, è infinito e ha indice infinito in G.
Sugg. H = {2n − 1 | n ∈ Z }. I laterali del tipo 2r ? H con r ∈ Z sono tutti distinti.
3. Sia (G; +) il gruppo abeliano costituito dalle coppie ordinate (a, b) ∈ Z×Z rispetto alla somma com-
ponente per componente. Posto N = h(2, 3)i, si mostri che il gruppo quoziente (G/N ; +) è ciclico infinito.
Sugg. Il gruppo (G/N ; +) è generato dal laterale N + (1, 1).
4. Siano S un insieme con più di un elemento, (G; ·) un gruppo e GS l’insieme di tutte le applicazioni da
S a G. Si definisca in GS una legge di composizione ? ponendo per α, β ∈ GS
α ? β : s −→ α(s)β(s)
per ogni s ∈ S.
Si verifichi che
I] (GS , ?) è un gruppo;
II] le applicazioni costanti (ovvero le applicazioni γ : S −→ G tali che γ(s) = kγ per ogni s ∈ S)
costituiscono un sottogruppo H di GS , isomorfo a G.
III] H è normale in GS se e solo se G è abeliano.
Sugg. III] Se (G; ·) è abeliano, (GS ; ?) è abeliano.
Per ogni a, b ∈ G con a 6= b si considerino γ ∈ H con γ(s) = a per ogni s ∈ S e α ∈ GS con
α(a) = b e α(s) = a per ogni s 6= a; se α−1 γα ∈ H, allora (α−1 γα)(a) = (α−1 γα)(b) . . ..
103
G
iii) l’insieme {Hσa,1 | a ∈ K\{0} } è un sottogruppo di H , isomorfo al gruppo (K\{0}; ·).
G
III] Se ne deduca che se H è ciclico, esso è finito e K è un campo finito di ordine pari.
G
IV] Si mostri anche che, se K è un campo finito di ordine pari, H è ciclico.
Sugg. II] iii) Proposizione 2.1.2.
III] V Proposizione 2.2.1.
V, 2.2 Esercizio 6: il gruppo (K\{0K }; ·) non possiede elementi di periodo 2.
IV] |G/H| = 2(|K| − 1); V, 2.2 Esercizio 8, V, 2.1 Esercizio 4;.
7. Sia G il gruppo costituto dalle coppie (a, b) con a, b ∈ R e a 6= 0 rispetto al prodotto definito da
b
(a, b)(c, d) = (ac, ad + )
c
Sia N = {(1, b) | b ∈ R }. Si provi quanto segue.
I] N è un sottogruppo normale di G e il gruppo quoziente (G/N ; ·) è isomorfo al gruppo moltiplicativo
(R\{0}; ·).
II] Nessun sottogruppo proprio di G, contenuto propriamente in N , è normale in G.
III] Ogni sottogruppo di G , che contiene N , è normale in G.
Sugg. I] N (a, b) = N (c, d) se e solo se a = c.
II] se (1, c) ∈ H / G, allora (a, b)−1 (1, c)(a, b) ∈ H.
III] Il gruppo (G/N ; ·) è abeliano; 2.3 Esercizio 14.
8. Sia G il gruppo costituito dalle coppie (n, d) con n ∈ Z e d ∈ {1, −1} composte con il prodotto definito
da
9. Un gruppo infinito (G; ·) è il prodotto di un suo sottogruppo ciclico A = hai e di un suo sottogruppo
C = hci ciclico di ordine 2.
Si provi quanto segue.
I] Il sottogruppo A è infinito, normale in G e A ∩ C = h1G i .
Inoltre, se (G; ·) non è abeliano, è
104
ii) se −1K 6∈ W e k ∈ K ∗ \W , allora −k ∈ W.
iii) il polinomio x4 + 1 ∈ K[x] è riducibile in K[x].
III] Si mostri che il polinomio x4 + 1 è irriducibile in Q[x].
Sugg. II] i) a2 = b2 ⇔ a = ±b.
ii) (−1K )W = kW ; (−k)W = (−1K )W · kW = (kW )2 = k 2 W = W .
iii) si considerino i casi: −1K ∈ W , 2(1K ) ∈ W , −2(1K ) ∈ W .
11. Sia (G; ·) un gruppo; sia Z(G) = {c ∈ G | cg = gc per ogni g ∈ G}. Si provi quanto segue.
I] Z(G) è un sottogruppo normale di G, che coincide con G se e solo se il gruppo G è abeliano.
II] Se il gruppo quoziente (G/Z(G); ·) è ciclico, allora G = Z(G).
III] Se Z(G) è un sottogruppo proprio di G, allora è |G| ≥ 8.
IV] Esiste qualche gruppo G di ordine 8 nel quale Z(G) è un sottogruppo proprio.
V] Esiste qualche gruppo G di ordine maggiore di 8, in cui Z(G) è ridotto all’unità.
Sugg. II] Se G/Z(G); ·) è ciclico, esiste a ∈ G tale che G = haiZ(G) e (G; ·) è abeliano.
IV] 2.3 Esercizio 11.
V] Il gruppo simmetrico S4 , il prodotto cartesiano S3 × S3 .
12. Sia (G; +) il gruppo quoziente del gruppo (Q;+) rispetto al suo sottogruppo Z. Si provi quanto
segue.
I] Per ogni n ∈ N ©esiste in G uno ed un solo
ª sottogruppo di ordine n; tale sottogruppo è ciclico.
II] L’insieme H = 2rn + Z | r ∈ Z, n ∈ N0 è un sottogruppo infinito di G.
III] Non esistono in G sottogruppi ciclici infiniti.
IV] Ogni gruppo quoziente di G, non ridotto all’unità, è infinito.
Sugg. III] s( rs + Z) = Z.
IV] 2.3 Esercizio 14.
13. Si scelga un campo di Galois (K; +, ·) di ordine 9 e in relazione ad esso si determinino gli elementi
distinti dell’insieme S = { ab3 − a3 b | a, b ∈ K}. Si verifichi che S è un sottogruppo del gruppo (K; +), ma
non è un sottoanello del campo (K; +, ·) .
14. Sia (K; +, ·) un campo di Galois di ordine 9; si consideri il gruppo (G; ·), dove
G = {(k1 , k2 ) | k1 , k2 ∈ K}
e il prodotto è definito da
(a1 , a2 )(b1 , b2 ) = (a1 + b1 , a2 + b2 + a1 b31 )
per ogni (a1 , a2 ), (b1 , b2 ) ∈ G.
I] Si determini il centro Z(G) e si verifichi che il gruppo quoziente (G/Z(G); ·) è abeliano.
II] Si provi che, se H è un sottogruppo normale di (G; ·), il gruppo quoziente (G/H; ·) è abeliano se e
solo se (0, ab3 − a3 b) ∈ H per ogni a, b ∈ K.
III] Si mostri che in Z(G) esistono due sottogruppi propri A e B tali che il gruppo quoziente (G/A; ·) è
abeliano e il gruppo quoziente (G/B; ·) non è abeliano.
Sugg. III] Si può tenere presente che tutti i campi finiti aventi lo stesso ordine sono isomorfi e valersi
dell’esercizio precedente.
105
16. Sia (G; ·) un gruppo infinito e sia N un suo sottogruppo normale tale che il gruppo quoziente (G/N ; ·)
è finito.
Sia H un sottogruppo di (G; ·). Si provi che
I] H ∩ N è un sottogruppo normale di H;
II] il gruppo quoziente (H/(H ∩ N ); ·) è finito e |H/(H ∩ N )| ≤ |G/N |;
III] il sottogruppo H è finito se e solo se è finito il sottogruppo H ∩ N .
17. Sia (K; +, ·) un campo fnito di ordine pn > p (p primo); sia K0 il suo sottocorpo minimo.
Si consideri il gruppo G = {(a, b) | a, b ∈ K} con
(a1 , b1 )(a2 , b2 ) = (a1 + a2 , b1 + b2 + a1 ap2 )
Posto H = {(x, y) | x ∈ K0 , y ∈ K}, si provi che
I] H è un sottogruppo normale del gruppo (G; ·);
II] i gruppi (H; ·) e (G/H; ·) sono abeliani;
III] il gruppo (H; ·) non è ciclico, mentre il gruppo (G/H; ·) è ciclico se e solo se è n = 2.
¡ ¢
Sugg. III] Per (a, b) ∈ G e n ∈ N è (a, b)n = (na, nb + n2 ap+1 ).
18. Sia (A; +, ·) un anello finito il cui ordine n è prodotto di primi distinti. Si provi quanto segue.
I] Il gruppo additivo (A; +) è ciclico; se ne deduca che l’anello è commutativo.
II] L’anello (A; +, ·) è isomorfo ad un anello (Zn ; +, ?), dove il prodotto ? è definito da
[a]n ? [b]n = [abr]n con r intero fisso e 0 ≤ r ≤ n − 1.
Per quali valori di n ed r l’anello A è dotato di unità?
Per quali valori di n ed r l’anello A è privo di divisori dello zero?
Per quali valori di n ed r l’anello A è un campo?
Sugg. I] 2.3 Esercizio 15.
II] Sia (A; +) = hxi+ ; sia x2 = rx con r ∈ N0 , 0 ≤ r ≤ n − 1. Sia φ : Zn −→ A con φ([s]n ) = sx.
20. Siano X e Y due anelli commutativi e sia A la loro somma diretta esterna.
Se I è un ideale di A, si ponga
IX = {v ∈ X | (v, y) ∈ I per qualche y ∈ Y }
IY = {w ∈ Y | (x, w) ∈ I per qualche x ∈ X }
J = {(v, w) ∈ A | v ∈ IX , w ∈ IY }
I] Si osservi che IX , IY e J sono ideali rispettivamente di X, Y e A e che I ⊆ J.
II] Si provi che
a) una condizione sufficiente affinché sia I = J è che l’anello X (o l’anello Y ) possieda unità,
b) una condizione sufficiente affinché sia I = J è che l’anello quoziente A/I sia privo di divisori
dello zero.
III] Siano X = Y = {2k | k ∈ Z } sottoanelli di Z.
a) Si mostri che nessuna delle due condizioni date in II] è necessaria affinché sia I = J, consideran-
do I = {(4r, 4s) | r, s ∈ Z }.
b) Si mostri che può essere I 6= J, considerando I = {(2r, 4s) | r, s ∈ Z, r ≡ s (mod 2) }.
Sugg. II] a) Se (v, w) ∈ J e (x, w) ∈ I, allora (x, 0) = (x, w)(1X , 0) ∈ I, (0, w) ∈ I . . .
b) Se (x, y) ∈ I allora I = [(x, 0) + I] + [(0, y) + I] = [(x, 0) + I][(0, y) + I].
21. Sia (K; +, ·) un campo; sia (A; +, ·) l’anello costituito dalle coppie ordinate (a, b) ∈ K × K rispetto
alla somma e al prodotto definiti come segue:
(a1 , b1 ) + (a2 , b2 ) = (a1 + a2 , b1 + b2 )
(a1 , b1 )(a2 , b2 ) = (a1 b2 + a2 b1 , b1 b2 )
106
I] Si mostri che l’anello A possiede unità e si determinino gli elementi unitari di A.
II] Si mostri che l’anello A possiede uno ed un solo ideale proprio I e che l’anello quoziente A/I è un
campo.
Sugg. I] (a, b) è unitario se e solo se b 6= 0.
II] Se a 6= 0, per ogni k ∈ K è (k, 0) = (a, 0)(0, a−1 k); I = {(k, 0) | k ∈ K}.
22. Si consideri l’anello (A; +, ·) = Q⊕Z somma diretta esterna degli anelli (Q; +, ·) e (Z,+, ·). Si provi
che
I] ogni elemento non nullo dell’anello (A; +, ·) ha caratteristica zero;
II] per ogni intero positivo n
i) l’insieme I = { (q, nk) | q ∈ Q, k ∈ Z } è un ideale dell’anello (A; +, ·);
ii) l’anello quoziente (A/I; +, ·) è isomorfo all’anello (Zn ; +, ·) ed ha quindi caratteristica n ;
iii) I è l’unico ideale dell’anello (A; +, ·) tale che l’anello quoziente (A/I; +, ·) ha caratteristica n.
Sugg. II] Se J è ideale di (A; +, ·) tale che car A/J = n, allora per ogni (a, b) ∈ A è n(a, b) ∈ J e quindi
I ⊆ J,
23. Nell’anello di polinomi R[x] (ove (R;+, ·) è il campo reale) si consideri l’ideale I[x] = hx2 + x + 1i.
Si provi quanto segue.
I] L’anello quoziente F =R[x]/I[x] è un campo.
II] Il gruppo moltiplicativo (F \{0}, ·) possiede uno ed un solo elemento di periodo 2 e di conseguenza
esattamente due elementi di periodo 4.
III] Esiste qualche isomorfismo (e lo si indichi) tra il campo (F ; +, ·) e il campo complesso.
Sugg. I] Proposizione 3.2.3. √
3
II] 3.2 Osservazione. Gli elementi di periodo 4 sono I[x] ± 3 (2x + 1).
√ √
III] a + ib → I[x] + 33 (2bx + b + a 3).
25. Sia (K; +, ·) un campo; sia I[x] un ideale dell’anello di polinomi K[x].
Si provi che nell’anello quoziente K[x]/I[x] gli elementi unitari sono tutti e soli gli elementi diversi dallo
zero, che non sono divisori dello zero.
Si mostri invece che, per qualche ideale I[x] dell’anello di polinomi Z[x], nell’anello Z[x]/I[x] esistono
elementi non unitari e non nulli che non sono divisori dello zero.
Sugg. 3.2 Esercizio 1.
Se I[x] = hxi ⊆ Z[x], il laterale I[x] + 2 non è unitario e non è divisore dello zero.
107
28. Sia (K; +, ·) un campo finito di ordine q.
Posto I = {f (x) ∈ K[x] | f (k) = 0K per ogni k ∈ K}, si mostri che I è un ideale dell’anello (K[x]; +, ·),
generato dal polinomio xq − x.
Si mostri che l’anello quoziente K[x]/I non è un campo e che i suoi elementi unitari sono tutti e soli i
laterali a(x) + I con a(x) ∈ K[x] privo di radici in K.
Se a(x) è irriducibile in K[x], allora a(x) + I è unitario in K[x]/I?
Se a(x) + I è unitario in K[x]/I e deg a(x) > 0, a(x) è irriducibile in K[x]?
108
VII. OMOMORFISMO FRA STRUTTURE ALGEBRICHE.
1
1.1 Omomorfismo fra gruppi.
Definizione. Siano (G; ·) e (G; •) due gruppi; si chiama omomorfismo da G a G
un’applicazione f : G → G che conserva il prodotto, ovvero tale che per ogni a, b ∈ G
si ha f (a · b) = f (a) • f (b).
Se f è iniettiva, l’omomorfismo f viene anche detto monomorfismo.
Se f è suriettiva, l’omomorfismo f viene anche detto epimorfismo.
Se f è biiettiva, l’omomorfimo f è un isomorfismo.
L’applicazione f può non essere né iniettiva né suriettiva.
Un omomorfismo f : G → G viene detto endomorfismo del gruppo G.
Esempi.
1. L’applicazione f : Z → Zn definita da f (x) = [x]n per ogni x ∈ Z, è un epimorfismo del
gruppo (Z ; +) sul gruppo (Zn ; +).
2. Sia (K; +, ·) un campo. L’applicazione f : GL(n, K) → (K\{0}; ·), che associa ad ogni
matrice non singolare il suo determinante, è un epimorfismo.
3. L’applicazione f : Sn → (Q\{0}; ·) definita ponendo per ogni sostituzione σ ∈ Sn
½
f (σ) =
+1, se σ è pari;
−1, se σ è dispari.
è un omomorfismo di gruppi, non iniettivo né suriettivo.
4. Se H è un sottogruppo di un gruppo (G; ·), l’applicazione i : H → G definita ponendo
i(h) = h per ogni h ∈ H è un monomorfismo, detto “mappa di inclusione”.
5. L’applicazione f : (Z4 ; +) → S4 definita ponendo f ([r]4 ) = (1234)r è un monomorfismo.
6. L’applicazione f da un gruppo (G; ·) ad un gruppo (G; •), definita ponendo f (g) = 1G
per ogni g ∈ G, è un omomorfismo detto omomorfismo nullo.
Esercizio 1. Siano f : G1 → G2 e h : G2 → G3 omomorfismi di gruppi; si mostri che f h : G1 → G3 (ove
f h indica il prodotto di applicazioni) è un omomorfismo di gruppi.
Valendosi della Proposizione 1.1.5 si può provare la cosiddetta inversione del Teo-
rema di Lagrange per i gruppi abeliani.
Proposizione 1.1.6. Sia (G; ·) un gruppo abeliano finito: si provi che
1) per ogni divisore r di |G| esiste in G un sottogruppo di ordine r;
2) se |G| = rs con M.C.D.(r, s) = 1, allora R = {x ∈ G | xr = 1G } è l’unico sottogruppo di G
di ordine r.
1) Induzione sull’ordine del gruppo.
111
La tesi è banale per r = 1; sia r > 1 e sia p un divisore primo di r (e quindi anche di |G|).
Per VI, Proposizione 2.3.5 esiste in G un sottogruppo H (normale, poiché G è abeliano) di
ordine p. Per l’ipotesi di induzione nel gruppo quoziente G/H esiste un sottogruppo K di
ordine pr .
Nell’omomorfismo naturale π : G → G/H ogni elemento di G/H ha p controimmagini; di
conseguenza il sottogruppo π −1 (K) di G ha ordine r.
2) Se xr = y r = 1G , allora (xy −1 )r = xr (y r )−1 = 1G ; R è quindi un sottogruppo di G.
Il periodo di ogni elemento di R è un divisore di r ed è pertanto primo con s; ancora per
VI,Proposizione 2.3.5 l’ordine di R è primo con s e, di conseguenza, divide r.
Se K è un sottogruppo di G di ordine r, per VI,Corollario 2.2.2 per ogni k ∈ K è k r = 1G
e quindi K ⊆ R. Ne segue |R| = r e R = K.
112
2
2.1. Omomorfismo fra anelli.
Definizione. Siano (A; +, ·) e (A; +, •) due anelli; si chiama omomorfismo da A a A
un’applicazione f : A → A che conserva la somma e il prodotto, ovvero tale che per ogni
a, b ∈ A si ha f (a + b) = f (a) + f (b) e f (a · b) = f (a) • f (b).
Un omomorfismo di anelli f è dunque un omomorfismo dal gruppo additivo (A; +) al
gruppo additivo (A; +), che conserva anche il prodotto.
Esempi.
1. L’applicazione f data in 1.1, Esempio 1, è anche un omomorfismo dall’anello (Z;+, ·)
all’anello (Zn ; +, ·).
2. Sia (A; +, ·) un anello commutativo, dotato di unità e sia k ∈ A; l’applicazione f :
A[x] → A definita ponendo f (α(x)) = α(k) per ogni α(x) ∈ A[x] è un omomorfismo suriettivo,
non iniettivo, di anelli.
3. Sia (K; +, ·) un campo; l’applicazione f : Matn (K) → K , che associa ad ogni matrice il
suo determinante, è un omomorfismo di anelli?
4. L’applicazione f da un anello (A; +, ·) ad un anello (A; +, •), definita ponendo f (a) = 0A
per ogni a ∈ A, è un omomorfismo detto omomorfismo nullo.
5. L’applicazione h : Z → Zn definita da h(x) = [2x]n per ogni x ∈ Z, è un omomorfismo
dal gruppo (Z ; +) al gruppo (Zn ; +); h è un omomorfismo di anelli se e solo se è n = 2,
ovvero se e solo se h è l’omomorfismo nullo.
Proposizione 2.1.1. Siano (A; +, ·) e (A; +, •) due anelli; sia f : A → A un omomorfismo.
1) f (0A ) = 0A .
2) f (−a) = −f (a) per ogni a ∈ A.
3) f (na) = nf (a) per ogni a ∈ A e per ogni n ∈ Z.
4) Se H è un sottoanello di (A; +, ·), f (H) è un sottoanello di (A; +, •).
In particolare f (A) è un sottoanello di (A; +, •).
5) Se H è un sottoanello di (A; +, •), f −1 (H) è un sottoanello di (A; +, ·).
6) Se I è un ideale destro (sinistro) di (A; +, ·), f (I) è un ideale destro (sinistro) di f (A);
f (I) può non essere un ideale di (A; +, •).
7) Se I è un ideale destro (sinistro) di (A; +, •), f −1 (I) è un ideale destro (sinistro) di
(A; +, ·).
In particolare f −1 (h0A i) è un ideale bilatero di (A; +, ·).
Esercizio 1. Sia (A; +, ·) un anello dotato di unità 1A ; sia f : A → A un omomorfismo non nullo (cioè
tale che f (A) 6= h0A i) dall’anello (A; +, ·) ad un anello (A; +, •). Si provi che f (1A ) è unità dell’anello
(f (A); +, •), ma può non essere unità dell’anello (A; +, •).
Esercizio 2. Ogni omomorfismo non nullo da un anello (A; +, ·) dotato di unità all’anello (Z; +, ·) degli
interi relativi è suriettivo.
113
+, •) è un corpo, (A; +, ·) è necessariamente un corpo? (cfr.Esempio 1)
Proposizione 2.1.4. Sia f : A → A un omomorfismo di anelli; f determina un monomor-
fismo di anelli
ψf : A/Ker f → A
definito ponendo per ogni a ∈ A
ψf (a+Ker f ) = f (a).
Per la Proposizione 1.1.2 l’applicazione ψf è un monomorfismo dal gruppo (A/Ker f ; +) al
gruppo (A; +); basta verificare che ψf conserva anche il prodotto.
Esercizio 4. Sia (A; +, ·) un anello dotato di unità 1A ; sia f : Z→ A definita da f (n) = n1A per ogni
n ∈ Z. Si mostri che f è un omomorfismo di anelli e che f (Z) è il sottoanello fondamentale di A (cfr. V,
3.1).
Esercizio 5. Nell’anello Z[x] si consideri l’ideale H = { f (x) ∈ Z[x] | f (0) = 0 }; si mostri che l’anello
quoziente Z[x]/H è isomorfo all’anello Z ed è pertanto privo di divisori dello zero, ma non è campo. (cfr.
con VI, Proposizione 3.2.3)
Esercizio 6. Siano f : A1 → A2 e g : A2 → A3 due omomorfismi di anelli; si mostri che f g : A1 → A3 è
un omomorfismo di anelli.
Proposizione 2.1.5. Sia I un ideale bilatero di un anello (A; +, ·); l’applicazione π : A →
A/I , definita ponendo π(a) = a + I per ogni a ∈ A, è un omomorfismo suriettivo di anelli,
detto omomorfismo naturale.
Dalle Proposizioni 2.1.4 e 2.1.5 segue che le immagini omomomorfe di un anello
(A; +, ·) sono, a meno di isomorfismi, tutti e soli gli anelli quoziente di (A; +, ·) rispetto ai
suoi ideali bilateri.
Esercizio 7. Determinare le immagini omomorfe degli anelli (Z ; +, ·) e (Zn ; +, ·).
115
3
3.1. Omomorfismo di A-moduli e di algebre.
Definizione. Siano (V ; +) e (V ; +) due moduli sinistri (o destri) sullo stesso anello
(A; +, ·); si chiama A-omomorfismo da (V ; +) a (V ; + ) un omomorfismo f dal gruppo
(V ; +) al gruppo (V ; +) che conserva il prodotto per gli scalari, ovvero un’applicazione
f da V a V tale che sia f (v1 + v2 ) = f (v1 ) + f (v2 ) e f (av) = af (v) (o rispettivamente
f (va) = f (v)a) per ogni v, v1 , v2 ∈ V e per ogni a ∈ A.
Definizione. Siano (V ; +.·) e (V ; +, • ) due algebre sinistre (o destre) sullo stesso anello
(A; +, ·); si chiama A-omomorfismo da V a V un omomorfismo f dall’anello (V ; +, ·)
all’anello (V ; +, •) che conserva il prodotto per gli scalari, ovvero un’applicazione f
da V a V tale che sia f (v1 + v2 ) = f (v1 ) + f (v2 ), f (v1 v2 ) = f (v1 ) • f (v2 ) e f (av) = af (v) ( o
rispettivamente f (va) = f (v)a) per ogni v, v1 , v2 ∈ V e per ogni a ∈ A.
Si provano facilmente le Proposizioni che seguono.
Proposizione 3.1.1. Siano (V ; +) e (V ; +) due A-moduli sinistri; sia f : V → V un
A-omomorfismo.
1) Se W è un A-sottomodulo di (V ; +), f (W ) è un A-sottomodulo di (V ; +).
2) Se W è un A-sottomodulo di (V ; +), f −1 (W ) è un A-sottomodulo di (V ; +).
Definizione. L’A-sottomodulo f −1 (h0V i) viene detto nucleo dell’A-omomorfismo f e
viene indicato con Ker f .
Proposizione 3.1.2. Siano (V ; +) e (V ; +) due A-moduli sinistri; ogni A-omomorfismo
f : V → V determina un A-monomorfismo di A-moduli
ψf : V /Ker f → V
definito ponendo per ogni v ∈ V
ψf (v+Ker f ) = f (v).
Proposizione 3.1.3. Se W è un A-sottomodulo di un A-modulo sinistro (V ; +), l’applica-
zione π : V → V /W , definita ponendo π(v) = v + W per ogni v ∈ V , è un A-omomorfismo
suriettivo, detto omomorfismo naturale.
Pertanto le immagini omomorfe di un A-modulo sinistro (V ; +) sono, a meno di A-
isomorfismi, tutti e soli gli A-moduli quoziente di (V ; +) rispetto ai suoi A-sottomoduli.
Esercizio 1. Sia (V ; +) uno spazio vettoriale sinistro su un corpo K. Sia n un intero prefissato e sia
f : V → V l’applicazione definita da f (v) = nv per ogni v ∈ V . Si provi che f è un K-endomorfismo dello
spazio vettoriale V ; inoltre, se f non è l’endomorfismo nullo di V , f è un automorfismo di V .
Esercizio 2. Siano (V ; +) un A-modulo sinistro e φ un A-endomorfismo di V .
Si pongano S = {s ∈ V | φ(s) = s}, T = {v − φ(v) | v ∈ V } e si provi che S e T sono A-sottomoduli di V
tali che l’A-modulo quoziente V /S è A-isomorfo a T .
L’A-modulo quoziente V /T puó essere A-isomorfo ad S? può non esserlo?
Esercizio 3. Sia (A; +, ·) un anello commutativo, dotato di unità; si consideri l’applicazione f : A → A
definita da f (a) = a3 per ogni a ∈ A.
1) Si provi che f è un endomorfismo del gruppo additivo (A; +) se e solo se è 3a2 = 3a per ogni a ∈ A.
2) Si provi che f è un A-endomorfismo dell’A-modulo sinistro (A; +) (cfr.IV, 6.1 Esempio 3) se e solo
se è a3 = a per ogni a ∈ A.
3) Si considerino le condizioni seguenti:
i) f è un endomorfismo del gruppo additivo (A; +);
ii) f è un A-endomorfismo dell’A-modulo sinistro (A; +);
iii) f è un endomorfismo dell’anello (A; +, ·).
Si mostri che ii)⇒ i), ii)⇒ iii), iii)⇒ i).
Si chiede: i)⇒ ii)? iii)⇒ ii)? i)⇒ iii)?
Esercizio 4. Si stabiliscano per le A-algebre proposizioni analoghe alle 3.1.2 e 3.1.3.
116
TEMI VII.
4. Siano (Σ; ·) il gruppo costituito dalle similitudini sulla retta reale σa,b : x0 = ax+b (con a, b ∈ R, a 6= 0)
rispetto al prodotto di applicazioni, T il sottogruppo delle traslazioni σ1,k (con k ∈ R), H il sottogruppo
generato dall’insieme delle involuzioni σ−1,k (con k ∈ R).
I] Si verifichi che T e H sono normali in Σ.
II] Si provi che sono tra loro isomorfi il gruppo quoziente Σ/H, il gruppo moltiplicativo (R+ ; ·) dei
numeri reali positivi, il gruppo additivo (R; +) dei numeri reali, il gruppo T .
III] Si mostri che il gruppo quoziente Σ/T non è isomorfo al gruppo H.
Sugg. H = {x0 = ±x + k | k ∈ R }.
II] f : Σ → R+ con f (σa,b ) = a2 .
5. Sia µ ¶ µ ¶
©
[1]6 a [1]6 a ª
G= , : a ∈ Z6
[0]6 [1]6 [0]6 [−1]6
Sapendo che il prodotto (righe per colonne) di matrici è associativo, si verifichi che, rispetto a tale prodotto,
G è un gruppo di ordine 12.
I] Si determini il centro di G e si mostri che esso è l’unico sottogruppo normale di G di ordine 2.
II] Si mostri che G possiede un solo sottogruppo di ordine 3 ed esattamente tre sottogruppi di ordine
4. (Si noti che ogni sottogruppo di ordine 4 contiene il centro di G.)
117
III] Si mostri che le immagini omomorfe proprie di G sono, a meno di isomorfismi, il gruppo ciclico di
ordine 2, il gruppo trirettangolo e il gruppo simmetrico S3 .
Sugg. II] VI Corollario 2.2.3. Se H ≤ G, HZ(G) è sottogruppo di G; V Proposizione 2.3.3. Il gruppo
quoziente G/Z(G) possiede esattamente tre sottogruppi di ordine 2.
III] Se N / G con N 6= h1G i e N 6= G, allora |N | ∈ {2, 3, 6}.
6. Sia (X; ·) un gruppo e sia G = X × X (prodotto diretto esterno); sia ϕ un endomorfismo del gruppo
X e sia H = {(x, ϕ(x))|x ∈ X}.
I] Si mostri che H è un sottogruppo di G.
II] Si provi che H è normale in G se e solo se ϕ(X) è contenuto nel centro di X e che in tal caso il
gruppo G/H è isomorfo al gruppo X.
Sugg. II] f : G → X con f ((x1 , x2 )) = x2 φ(x−1
1 ); Ker φ = H.
7. Sia (V ; +) un gruppo abeliano additivo; sia End V l’insieme degli endomorfismi di (V ; +).
Si definiscano in End V le operazioni + e · ponendo per ogni φ, ψ ∈End V e per ogni v ∈ V
φ + ψ : v → φ(v) + ψ(v)
φ · ψ : v → ψ[φ(v)]
I] Si verifichi che (End V ; +, ·) è un anello dotato di unità.
II] Si mostri che (V ; +) può essere visto come End V -modulo destro rispetto al prodotto esterno ?
definito da v ? φ = φ(v) per ogni φ ∈End V e per ogni v ∈ V .
III] Se (V ; +) è A-modulo destro su qualche anello A, si provi che ogni End V -sottomodulo di V è
anche A-sottomodulo; si mostri con qualche esempio che un A-sottomodulo di V può non essere
End V -sottomodulo di V .
Sugg. III] Per ogni a ∈ A resta definito fa ∈ End V con fa (v) = va per ogni v ∈ V .
(V ; +) =(Z2 ; +)⊕(Z2 ; +) è Z-modulo destro rispetto al prodotto esterno (a, b)n = (na, nb) per ogni
n ∈ Z e per ogni (a, b) ∈ V ; H = {([0]2 , [0]2 )), ([1]2 , [0]2 )} è Z-sottomodulo, non End V -sottomodulo.
8. Sia (G; ·) un gruppo abeliano; sia (End G; +, ·) l’anello degli endomorfismi di G (cfr. Tema 7).
I] Si osservi che, se G è finito, gli elementi di End G che ammettono inverso destro sono tutti e soli
quelli che ammettono inverso sinistro e coincidono con gli automorfismi di G.
II] Si mostri che se G è infinito, un elemento di End G può avere inverso destro senza avere inverso
sinistro, considerando il gruppo G =Drλ∈N Aλ con Aλ =(Z2 ; +) per ogni λ e l’applicazione φ : G → G
definita ponendo φ({aλ }λ∈N ) = {bλ }λ∈N con b1 = [0]2 e bλ = aλ−1 per ogni λ ≥ 1.
Sugg. I] Se φψ = IG (automorfismo identico), φ è iniettivo.
9. Sia (Zn )Z l’insieme delle applicazioni da Z a Zn (con n > 1). Si consideri in (Zn )Z la legge di
composizione ? definita ponendo
(α ? β)(r) = α(r) + β(r)
Z
per ogni α, β ∈ (Zn ) e per ogni r ∈ Z. Si provi quanto segue.
I] ((Zn )Z ; ?) è un gruppo e l’insieme H degli omomorfismi dal gruppo (Z;+) al gruppo (Zn ;+) è un
sottogruppo proprio di ((Zn )Z ; ?);
II] L’insieme K degli omomorfismi dall’anello (Z; +, · ) all’anello (Zn ; +, · ) è un sottoinsieme di H,
a cui appartiene l’elemento neutro e anche qualche elemento di H diverso dall’elemento neutro.
III] Sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) n = 2;
ii) H e K coincidono;
iii) K è un sottogruppo di ((Zn )Z ; ?).
Sugg. I] Sia f (r) = 1H per ogni r ∈ Z; f 6∈ H.
II] Sia α(r) = [r]n per ogni r ∈ Z; α ∈ K.
III] se n = 2, è |H| = 2.
Per α come in II], (α ? α)(1) = [2]n ; se α ? α ∈ K si ha [2]n = (α ? α)(12 ) = [4]n .
118
10. Sia G = { (q, ²) | q ∈ Q\{0}, ² ∈ {+1, −1} }; si definisca in G un “prodotto” ponendo
(q1 , ²1 )(q2 , ²2 ) = (q1 q2²1 , ²1 ²2 )
Si provi che (G; ·) è un gruppo non abeliano.
Si consideri nel gruppo (G; ·) il sottoinsieme H = {(q, 1) ∈ G | q > 0}.
I] Si mostri che H è un sottogruppo normale di (G; ·) e il gruppo quoziente (G/H; ·) è abeliano di
ordine 4.
II] Si provi che ogni sottogruppo S di G, che contiene H, è normale in G e il gruppo quoziente (G/S; ·)
è abeliano.
III] Si determinino i sottogruppi distinti di G che contengono H e si osservi che essi costituiscono
un sottoreticolo L del reticolo (L[G]; ≤), costituito dai sottogruppi di (G; ·) rispetto all’inclusione
insiemistica.
(L; ≤) è un reticolo distributivo? è un reticolo complementato?
Sugg. 1.1 Esercizi 6 e 8.
11. Sia (G; +) il gruppo abeliano costituito dalle coppie ordinate (a, b) ∈ Z×Z rispetto alla somma
componente per componente.
I] Fissati r, s ∈ Z\{0} e posto N = h(r, s)i, si mostri che il gruppo quoziente G/N è infinito.
II] Si provi quindi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) G/N è ciclico;
ii) ogni elemento di G/N , diverso dall’elemento neutro, ha periodo infinito;
iii) r e s sono primi tra loro.
Sugg. I] I laterali (a, 0) + N con a ∈ N sono tutti distinti.
II] i)⇒ ii) Proposizione 2.2.1.
ii) ⇒ iii) se r = dr0 , s = ds0 allora d[(r0 , s0 ) + N ] = N .
iii) ⇒ i) l’applicazione φ : (G; +) → (Z;+) definita da φ : (a, b) = sa − rb è un omomorfismo di
gruppi con Ker φ = N .
13. Sia (G; ·) un gruppo abeliano finito; per ogni intero positivo r che divide l’ordine di G sia
Hr = { x ∈ G | xr = 1G }.
Si mostri che
I] Hr è un sottogruppo del gruppo (G; ·) con |Hr | ≥ r;
119
II] può essere |Hr | > r (esempio !);
III] se per ogni divisore r dell’ordine di G è |Hr | = r, allora il gruppo (G; ·) è ciclico.
Sugg. I] Proposizione 1.1.6.
II] (Zp ; +)⊕(Zp ; +).
III] V, 2.1 Esercizio 5.
15. Sia p un numero primo; si consideri il gruppo (G; ·) costituito dalle coppie ordinate
([a], [b]) ∈ Zp2 × Zp2 rispetto al prodotto definito da
([a1 ].[b1 ]) · ([a2 ], [b2 ]) = ([a1 + a2 ], [b1 (1 + a2 p) + b2 ])
Si verifichi che per ogni intero n ≥ 2 è ¡ ¢
([a], [b])n = ([na], [b(n + n2 ap)])
Si provi quanto segue.
I) L’insieme H = {([0], [b]) | [b] ∈ Zp2 } è un sottogruppo ciclico e normale in (G; ·), isomorfo al gruppo
quoziente (G/H; ·).
II) L’insieme K = {([a], [b]) ∈ G | ([a], [b])p = 1G } è un sottogruppo non ciclico e normale in (G; ·),
isomorfo al gruppo quoziente (G/K; ·).
III) Il gruppo (G; ·) possiede qualche sottogruppo normale S non isomorfo al gruppo quoziente (G/S; ·).
16. Si consideri l’anello commutativo (A; +, ·) costituito dalle coppie ordinate (a, b) con a, b ∈ R rispetto
alla somma e al prodotto definiti come segue
(a, b) + (c, d) = (a + c, b + d)
17. Siano (A; +, ·) e (B; +, ·) due anelli e sia ϕ : A → B un omomorfismo di anelli. Sia (V ; +) un
B-modulo sinistro rispetto ad un prodotto esterno indicato con ◦. Si verifichi che
I] (V ; +) è anche A-modulo sinistro rispetto al prodotto esterno ? definito daa ? v = ϕ(a) ◦ v per ogni
a ∈ A e per ogni v ∈ V ;
II] se W è un B-sottomodulo di V , W è anche A-sottomodulo di V ;
III] se W è A-sottomodulo di V e ϕ è suriettivo, allora W è anche B-sottomodulo di V .
Si mostri con qualche esempio che se ϕ non è suriettivo, un A-sottomodulo di V può non essere
B-sottomodulo di V .
Sugg. III] (V ; +) =(Q;+) modulo su (Q;+,·); φ : Z → Q con φ(n) = n per ogni n ∈ Z. Z è Z-sottomodulo
di (Q;+), ma non è Q-sottomodulo.
√
18. Nel campo complesso C si consideri il√sottoanello A = {a + ib 11 ∈ C |a, b ∈ Z }.
Fissato un primo p, si ponga Hp = {a + ib 11 ∈ A|a ≡ b (mod p)}.
I] Si determinino i valori di p per i quali Hp è un ideale di A.
II] Si mostri che gli ideali Hp , corrispondenti a tali valori di p, sono massimali in A.
Sugg. I] p = 2, 3.
120
√
II] φ : A → Zp con φ(a + ib 11) = [a − b]p ; Ker φ = Hp , Proposizione 2.2.3.
19. Si consideri l’anello Z4 [x] dei polinomi a coefficienti nell’anello Z4 delle classi di resti mod 4. Sia I
l’ideale di Z4 [x] generato dal polinomio x − 1 ∈ Z4 [x]. Si provi che
I] I = {f (x) ∈ Z4 [x]| f (1) = 0} (con 1, 0 ∈ Z4 );
II] I non è massimale ed esiste uno ed un solo ideale proprio J di Z4 [x] che contiene propriamente I;
III] J è finitamente generato, ma non è principale.
Sugg. II] (Z4 [x]/I; +, ·)' (Z4 ; +, ·); Lemma 2.2.2
III] J = h x − 1, 2 i.
K[x]
20. Sia (K; +, ·) un campo; sia f (x) un polinomio di K[x]. Si consideri l’anello quoziente A = hf (x)i ,
dove hf (x)i indica l’ideale principale di K[x] generato da f (x). Si provi quanto segue.
I] Gli ideali propri dell’anello A sono ”tanti quanti” gli ideali propri di K[x] che contengono propria-
mente l’ideale hf (x)i.
II] Se f (x) ha grado 2, l’anello A possiede tanti ideali propri quante sono le radici distinte di f (x) in
K.
III] Se f (x) ha grado 3 e f (x) ha radici in K, il numero degli ideali di A è maggiore del numero delle
radici di f (x) in K.
Sugg. I] Lemma 2.2.2.
II] Se hf (x)i ⊂ J[x], allora J[x] = hx − ai e f (a) = 0.
21. Sia (K; +, ·) un campo; sia A l’anello costituito dalle coppie ordinate (a, b) ∈ K × K rispetto alla
somma “componente per componente” e al prodotto definito da
22. Nell’anello di polinomi (Z3 [x]; +, ·) si consideri l’ideale I generato dal polinomio x3 + 2. Si consideri
l’anello quoziente (Z3 [x]/I; +, ·) e si provi quanto segue:
I] i suoi divisori dello zero sono tutti e soli i laterali I + k(x) 6= I con k(1) = 0;
II] i suoi elementi non nulli e non unitari sono tutti e soli i divisori dello zero;
III] l’anello quoziente (Z3 [x]/I; +, ·) possiede due soli ideali propri.
23. Nell’anello Mat2 (R) delle matrici quadrate di ordine 2 ad elementi nel campo reale R si consideri il
sottoinsieme ½ µ ¶ ¾
a b
Ak = σa,b = | a, b ∈ R .
kb a
dove k è un numero reale fissato.
I] Si mostri che Ak è un sottoanello di Mat2 (R) e che esistono valori di k per i quali Ak non è campo.
II] Si provi che Ak possiede al più due ideali propri e che ogni ideale proprio di Ak è massimale.
Sugg. I] Ak non è campo per ogni k ≥ 0.
II] Se Ak non è campo, è k = c2 con c ∈ R. IV Proposizione 6.3.1: σa,b non è unitario se e solo se
a = ±cb.
φc : an xn + · · · + a1 x + a0 → an (cx)n + · · · + a1 (cx) + a0 .
121
I] Si verifichi che φc è un endomorfismo dell’anello A[x] e se ne determini il nucleo.
II] Si provi che φc è un automorfismo di A[x] se e solo se c è un elemento unitario di A.
Sugg. I] Se c 6= 0, Ker φ = h0i; Ker φ0 = hxi.
II] Se φc è automorfismo, esiste α(x) ∈ A[x] tale che φc (α(x)) = x.
√
25. Si considerino il√sottoanello del campo complesso A = {a+ib 7 | a, b ∈ Z } e l’applicazione φ : A →Z8
definita da φ(a + ib 7) = [a − b]8 .
I] Si verifichi che φ è un omomorfismo suriettivo di anelli e se ne determini il nucleo.
II] Si osservi che l’anello Z8 possiede due soli ideali propri e se ne deduca che in A esistono due soli ideali
propri I e J che contengono propriamente Ker φ. Si mostri che Ker φ è principale, mentre I e J sono
finitamente generati, ma non principali.
√
Sugg. Ker φ = h1 + i 7i; Lemma 2.2.2.
27. Sia (A; +, ·) un anello gaussiano; sia (A0 ; +, ·) un’immagine omomorfa propria di A.
I] Si mostri con degli esempi che
i) A0 può avere divisori dello zero;
ii) A0 può essere privo di divisori dello zero, senza essere campo;
iii) A0 può essere campo.
II] Si provi che, qualora gli ideali di A siano tutti principali, se A0 è privo di divisori dello zero, allora
A0 è campo.
Sugg. I] i)+iii) A =Z, A0 =Zn . ii) A =Z[x], A0 =Z[x]/hxi.
II] (A0 ; +, ·) ' (A/I; +, ·) con I ideale primo di (A; +, ·). 2.2 Esercizio 6.
122
II] se car K = 2, l’anello (A; +, ·) possiede uno ed un solo ideale proprio;
III] ogni immagine omomorfa propria dell’anello (A; +, ·) è isomorfa al campo (K; +, ·).
nµ ¶ o nµ ¶ o
2 kb b −kb b
Sugg. Se −1K = k , gli ideali propri sono I = |b ∈ K e J = |b ∈ K .
−b kb −b −kb
30. Sia (K; +, ·) un campo; siano k1 , k2 ∈ K (fissi). Si consideri la somma diretta esterna (K ⊕ K; +, ·)
e l’applicazione
φ : K[x] → K ⊕ K
definita da
φ(f (x)) = (f (k1 ), f (k2 ))
per ogni f (x) ∈ K[x].
Si mostri che φ è un omomorfismo di anelli.
Si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) φ è suriettivo;
ii) è k1 6= k2 ;
iii) esistono due ideali propri I e J dell’anello (K[x]; +, ·) tali che I + J = K[x] e I ∩ J =Ker φ.
32. Sia (K; +, ·) un campo; sia (K K ; +, ·) l’anello costituito dalle applicazioni di K in se stesso rispetto
alle operazioni di somma e prodotto definite ponendo per λ, µ ∈ K K
λ + µ : k → λ(k) + µ(k)
λ · µ : k → λ(k)µ(k).
Sia φ : K[x] → K K l’applicazione che associa ad ogni polinomio f (x) ∈ K[x] la funzione polinomiale
definita da f (x). Si provi che
I] φ è un omomorfismo di anelli;
II] φ è iniettivo se e solo se K è infinito;
III] se K è finito di ordine q, si determini un generatore di Ker φ; se ne deduca che φ(K[x]) e K K hanno
lo stesso ordine e che pertanto φ è suriettivo.
II] Se |K| = q < ∞, xq − x ∈ Ker φ.
III] Proposizione 2.1.4.
123
VIII. PRODOTTO DIRETTO, SOMMA DIRETTA.
1
1.1. Prodotto diretto di sottogruppi.
Definizione. Sia {(Hλ ; ·)}λ∈Λ una famiglia di sottogruppi di un gruppo (G; ·); si dice che
il gruppo G è prodotto diretto dei sottogruppi della famiglia se sono soddisfatte le
seguenti condizioni:
i) G = h Hλ | λ ∈ Λ i;
ii) ogni sottogruppo Hλ è normale in G;
iii) Hλ ∩ h Hµ | µ ∈ Λ\{λ} i = h1G i per ogni λ ∈ Λ.
In tal caso si scrive G = Xλ∈Λ Hλ . Questa notazione (analoga a quella già introdotta in
IV, 9.1) è giustificata dalle Proposizioni 1.1.1 e 1.1.2 che seguono.
Osservazioni.
1. Le condizioni i), ii), iii) sono equivalenti alle seguenti:
iv) per ogni g ∈ G, g 6= 1G , esistono e sono univocamente determinati un sottoinsieme
finito {λ1 , . . . , λn } di Λ e n elementi h1 , . . . , hn con 1G 6= hi ∈ Hλi tali che g = h1 · · · hn ;
v) per ogni λ, µ ∈ Λ con λ 6= µ e per ogni hλ ∈ Hλ , hµ ∈ Hµ si ha hλ hµ = hµ hλ .
i)+ii)+iii) ⇒ iv)+v)
−1 −1 −1 −1 −1
h−1
µ hλ hµ hλ = (hµ hλ hµ )hλ = hµ (hλ hµ hλ ).
−1
Essendo Hλ / G e Hµ / G segue h−1 µ hλ hµ hλ ∈ Hλ ∩ Hµ = h1G i. Ciò prova la v).
Sia g = h1 h2 · · · hn = h1 h2 · · · hs con hi ∈ Hλi e h0j ∈ Hµj .
0 0 0
Proposizione 1.1.1. Sia {(Gλ ; ·)}λ∈Λ una famiglia di gruppi e sia G =Drλ∈Λ Gλ (cfr. IV,
Proposizione 9.1.1); per ogni µ ∈ Λ si ponga Hµ = {{gλ }λ∈Λ ∈ G | gλ = 1G per λ 6= µ}. Ogni
Hµ è un sottogruppo di G, isomorfo a Gµ , e G = Xλ∈Λ Hλ .
Si verifica che sono soddisfatte le condizioni iv) e v) dell’Osservazione.
124
Proposizione 1.1.2. Sia {(Hλ ; ·)}λ∈Λ una famiglia di sottogruppi di un gruppo (G; ·) tale
che G = Xλ∈Λ Hλ ; il gruppo G è isomorfo al prodotto diretto discreto dei gruppi (Hλ ; ·).
Per la condizione iv) data sopra ogni elemento di G si scriverà (in modo unico!) g =
h1 h2 · · · hn ; l’applicazione f : G →Drλ∈Λ Hλ , definita da f (g) = {hλ }λ∈Λ con hλi = hi
per i = 1, 2, . . . , n e hλ = 1G per λ 6∈ {λ1 , λ2 , . . . , λn }, è un isomorfismo.
Esempi.
1. Sia G = {1, a, b, c} un gruppo trirettangolo (cfr. V, 2.2 Esercizio 10); si ha
G = hai × hbi = hbi × hci = hci × hai.
2. (R\{0}; ·)=(R ; ·)×h−1i (dove R+ indica l’insieme dei numeri reali positivi).
+
Essendo (G; ·) abeliano, per provare che G = Xsi=1 Pi , basterà provare che è soddisfatta la
condizione iv) dell’Osservazione che precede.
Sia g ∈ G con |g| = r = pβ1 1 · · · pβs s con 0 ≤ βi ≤ αi . Per mi = r/pβi i è M.C.D.(m1 , . . . , ms ) =
1; esistono pertanto x1 , . . . , xs ∈ Z tali che x1 m1 +· · ·+xs ms = 1. Allora è g = g x1 m1 · · · g xs ms
βi
con (g xi mi )pi = g xi r = 1G e quindi g xi mi ∈ Pi .
Da g = a1 a2 · · · as = b1 b2 · · · bs con ai , bi ∈ Pi , si deduce a1 b−1 −1 −1
1 = a2 b2 · · · as bs e quindi,
−1
ragionando sui periodi, a1 b1 = 1G da cui a1 = b1 ; allo stesso modo si prova ai = bi per ogni
i.
? Esercizio 1. Sia G il sottogruppo del gruppo moltiplicativo del campo complesso, costituito dalle radici
complesse dell’unità; per ogni primo p sia
n
Hp = {x ∈ G | xp = 1 per qualche n ∈ N }.
Hp è un sottogruppo di G e G = Xp∈P Hp , dove P indica l’insieme dei numeri primi.
Esercizio 2. Un gruppo G sia il prodotto diretto di una famiglia {Hλ }λ∈Λ di suoi sottogruppi; per ogni
sottoinsieme Γ di Λ si ha G =(Xγ∈Γ Hγ ) × (Xµ∈Λ\Γ Hµ ).
Esercizio 3. Siano (G; ·) un gruppo e A, B suoi sottogruppi con A ⊆ B; si mostri che se B è fattore
diretto di G e A è fattore diretto di B, allora A è fattore diretto di G.
Esercizio 4. Sia (G; ·) un gruppo di ordine p2 (p primo); si provi che se G non è ciclico, G è prodotto
diretto di due suoi sottogruppi di ordine p. Se ne deduca che qualunque gruppo di ordine p2 è abeliano
(cfr.VI,2.3 Esercizio 3).
Esercizio 5. Sia (G; ·) un gruppo in cui ogni sottogruppo è fattore diretto. Si mostri che
I] ogni sottogruppo di G gode della stessa proprietà;
II] G è abeliano;
III] G non possiede elementi di periodo infinito o quadrato di primo e quindi ogni elemento di G, diverso
dall’unità, ha periodo primo o prodotto di primi distinti;
IV] per ogni primo p l’insieme Hp = {x ∈ G|xp = 1G } è un sottogruppo di G e G = Xp∈P Hp (dove P
indica l’insieme dei numeri primi).
? Esercizio 6. Un gruppo G sia prodotto diretto di due suoi sottogruppi A e B; il gruppo quoziente G/A
è isomorfo a B .
125
“prodotto diretto” (come definito in 1.1) dei sottogruppi (Hλ ; +).
L
In tal caso si scrive A = λ∈Λ Hλ . Questa notazione è giustificata dalle Proposizioni che
seguono e che si verificano facilmente.
Proposizione 1.2.1. Sia {(Aλ ; +, ·)}λ∈Λ una ©famiglia di anelli; sia A =Drλ∈Λª Aλ (cfr. IV,
Proposizione 9.1.2). Per ogni µ ∈ Λ sia Hµ = {aλ }λ∈Λ ∈ A |L aλ = 0 per λ 6= µ ; ogni Hµ è un
ideale bilatero dell’anello A, isomorfo all’anello Aµ , e A = µ∈Λ Hµ .
Proposizione 1.2.2.
L Sia {Hλ }λ∈Λ una famiglia di ideali bilateri di un anello (A; +, ·)
tali che sia A = λ∈Λ Hλ ; l’anello A è isomorfo alla somma diretta discreta degli anelli
(Hλ ; +, ·).
Esempio. Nell’anello Matn (A) delle matrici quadrate di ordine n ad elementi in un
anello A, per ogni r = 1, 2, . . . , n si©considerino l’ideale sinistro ª
Hr = (aij ) | aij = 0 per ogni j 6= r
e l’ideale destro © ª
Ln Ln Kr = (aij ) | aij = 0 per ogni i 6= r ;
è Matn (A) = r=1 Hr = r=1 Kr .
Osservazione.
Non vale per gli ideali destri o sinistri un enunciato analogo a quello della Proposizione
1.2.2. Come detto nell’Esempio, l’anello Mat2 (Z) è somma diretta degli ideali sinistri H1
e H2 . La somma diretta degli anelli (H1 ; +, ·) e (H2 ; +, ·) ammette come unità destra ogni
elemento del tipo
³µ ¶ µ ¶´
1 0 0 y
,
x 0 0 1
e non è quindi isomorfa all’anello Mat2 (Z), che ammette una e una sola unità (bilatera).
Esercizio 1. Si consideri l’anello A (commutativo e dotato di unità) costituito dalle coppie ordinate (a, b)
con a, b ∈ Z7 , composte con la somma componente per componente e con un prodotto definito da
126
Definizione. Se {Wλ }λ∈Λ è una famiglia di ideali sinistri (destri, bilateri) di una A-
algebra (V ; +, ·), si dice che V è somma diretta degli ideali Wλ se l’anello (V ; +, ·) è
“somma diretta” degli ideali della famiglia {(Wλ ; +)}λ∈Λ .
Esercizio 1. Si stabiliscano per le A-algebre Proposizioni analoghe alle 1.3.1 e 1.3.2.
TEMI VIII.
1. Un gruppo G = A × B sia il prodotto diretto di due suoi sottogruppi ciclici A = hai e B = hbi con
|A| = 6 e |B| = 15.
I] Si mostri che il gruppo G non è ciclico.
II] Posto H = ha2 b5 i, si mostri che il gruppo quoziente G/H è ciclico e se ne determini un generatore.
Sugg. I] |G| = 90 e per ogni g ∈ G è g 30 = 1G .
127
nµ ¶ o
a 5b
Sugg. II] I = | a, b ∈ Z20
0 5a µ ¶
4x 4y
III] |A| = 202 , |S| = 5 S = h i con x, y ∈ Z20 e 4y 6= [0]20
µ ¶ 0 0
n o
0 4y
IV] D = | y ∈ Z20 .
0 0
6. Sia (G; ·) è il gruppo moltiplicativo dei numeri reali non nulli; sia (A; +, ·) l’anello costituito dalle
coppie (g, n) con g ∈ G e n ∈ Z rispetto alle operazioni di somma e prodotto definite come segue:
(g1 , n1 ) + (g2 , n2 ) = (g1 g2 , n1 + n2 )
(g1 , n1 ) · (g2 , n2 ) = (g1n2 g2n1 , n1 n2 ).
Si provi quanto segue.
I] L’insieme I, costituito dallo zero e dai divisori dello zero dell’anello A, è un ideale di A; l’ideale I è
massimale e l’anello quoziente A/I è un campo. Si determini l’ordine del campo A/I.
II] Esiste qualche ideale proprio J di A tale che I + J = A, ma non esiste alcun ideale proprio J di A
tale che I ⊕ J = A.
Sugg. I] I = {(g, 2k) | g ∈ G, k ∈ Z }; |A/I| = 2.
II] A = I + h(1, −1)i. Per ogni (g, n) ∈ A è (g, n)(1, 2) ∈ I ∩ h(g, n)i.
7. Si consideri l’anello A (commutativo e dotato di unità) costituito dalle coppie ordinate (a, b) con
a, b ∈ Z7 , composte con la somma componente per componente e con un prodotto definito da
9. Si consideri l’anello di polinomi (R[x]; +, ·) e in esso l’ideale principale I[x] = hx2 − 2i.
I] Si mostri che un elemento I[x] + f (x) dell’anello quoziente (R[x]/I[x]; +, ·) è unitario se e solo se è
M.C.D.(f (x), x2 − 2) = 1.
II] Si provi che l’anello quoziente (R[x]/I[x]; +, · ) è somma diretta di due suoi ideali propri, entrambi
isomorfi al campo (R; +,· ), ed è quindi isomorfo alla somma diretta esterna (R ⊕ R; + , ·).
128
IX. ELEMENTI DI TEORIA DEI CAMPI.
1
1.1. Estensioni di campi. Chiusura algebrica di un campo.
Definizione. Se K è un sottocampo di un campo F , si dice che F è una estensione
o ampliamento di K . Più in generale si dice che un campo F è un’estensione di un
campo K se F contiene un sottocampo K isomorfo a K ; in tal caso si identificano K e K .
L’estensione F di K (meglio, il gruppo additivo (F ; +))può essere vista come spazio vet-
toriale su K ; la “dimensione” di F su K viene detta grado dell’estensione e indicata con
[F : K] o con dimK F .
Se [F : K] è finito, si dice che F è un’estensione di K di grado finito o, piú brevemente,
che F è un’estensione finita di K .
Ad esempio [C :R ]=2, [R :Q ]=∞.
Il concetto di base di uno spazio vettoriale permette di dedurre le proposizioni che
seguono.
Proposizione 1.1.1. Ogni campo finito K è un’estensione finita del suo sottocorpo
minimo K0 ; se [K : K0 ] = n allora |K| = pn , dove p =car K .(cfr. VI, Proposizione 2.3.6)
L’ordine di K è uguale al numero delle n-ple ordinate di elementi di K0 e |K0 | =car K = p
(cfr. V,3.3).
Proposizione 1.1.2. Siano F un’estensione finita di un campo K e K un’estensione
finita di un campo H ; allora F è un’estensione finita di H e [F : H] = [F : K][K : H].
Siano [F : K] = r e [K : H] = s; siano {v1 , . . . , vr } una base di F su K e {w1 , . . . , ws } una
base di K su H. Per ogni f ∈ F esistono k1 , . . . , kr ∈ K tali che f = k1 v1 + · · · + kr vr e per
ogni ki esistono hi1 , . . . , his ∈ HPtali P
che ki = hi1 w1 + · · · + his ws ; ne segue
r s
f = i=1 j=1 hij (wj vi ).
L’insieme {wj vi | i = 1, . . . , r; j = 1, . . . , s} è quindi un sistema di generatori per lo spazio
vettoriale (F ; +) sul campo H; si verifica facilmente che è una base e si ottiene la tesi.
129
tali che k0 + k1 a + · · · + kn an = 0. L’elemento a è quindi radice del polinomio non nullo
k0 + k1 x + · · · + kn xn ∈ K[x].
130
2] Se a è algebrico su K, è Ker φ = hm(x)i con 0 6= m(x) ∈ K[x] di grado minimo in
Ker φ.(cfr. V Proposizione 4.2.1).
Il polinomio m(x) è irriducibile in K[x]. Infatti se m(x) fosse riducibile, sarebbe m(x) =
r(x)s(x) con deg r(x) <deg m(x) e deg s(x) <deg m(x); allora r(x) 6∈ I[x] e s(x) 6∈ I[x] e
quindi r(a) 6= 0, s(a) 6= 0, ma ciò è assurdo poiché r(a)s(a) = m(a) = 0.
Per la Proposizione 3.2.3 in VI l’anello K[a] è un campo e quindi K[a] = K(a).
Corollario 1.2.2. Ogni campo finito K è un’estensione semplice del suo sottocorpo
minimo (ovvero di Zp ) ed è quindi isomorfo ad un campo di Galois (cfr. VI, Corollario
3.2.4).
Il gruppo moltiplicativo (K\{0}; ·) è ciclico (cfr. V, 2.2 Esercizio 8); detto k un suo gene-
ratore, K è l’estensione (finita) del suo sottocorpo minimo h1K i mediante k.
L’elemento k è algebrico per la Proposizione 1.1.3 e la tesi deriva dalla Proposizione 1.2.1,
2], iii)).
Esercizio 1. Si consideri il campo (F ; +, ·), dove
F = {(a, b) | a, b ∈ Q }
e le operazioni di somma e prodotto sono definite come segue:
(a, b) + (c, d) = (a + c, b + d)
(a, b)(c, d) = (ac − 4bd, bc + ad + 2bd)
I] Si verifichi che K = {(a, 0) | a ∈ Q} è un sottocampo di (F ; +, ·) e (F ; +, ·) è un’estensione finita e
semplice di (K; +, ·).
II] Scelto α ∈ F tale che F sia l’estensione di K mediante α, si determini il polinomio minimo di α.
Proposizione 1.2.3. Siano K1 e K2 due campi e φ : K1 → K2 un isomorfismo; siano
F1 e F2 estensioni rispettivamente di K1 e K2 . L’applicazione ψ : K1 [x] → K2 [x] definita
ponendo ψ(kn xn + · · · + k1 x + k0 ) = φ(kn )xn + · · · + φ(k1 )x + φ(k0 ) è isomorfismo; se g1 (x) è un
polinomio irriducibile di K1 [x], g2 (x) = ψ(g1 (x)) è un polinomio irriducibile di K2 [x].
Dette a1 una radice di g1 (x) in un’estensione F1 di K1 e a2 una radice di g2 (x) in un’estensio-
ne F2 di K2 , le estensioni K1 (a1 ) e K2 (a2 ) sono isomorfe.
Detto π l’omomorfismo naturale di K2 [x] su K2 [x]/hg2 (x)i (cfr. VII, Proposizione 2.1.5), il
prodotto ψπ è un omomorfismo suriettivo da K1 [x] a K2 [x]/hg2 (x)i e Ker (ψπ) =
= hg1 (x)i.
Ne segue K1 (a1 ) = K1 [a1 ] ' K1 [x]/hg1 (x)i ' K2 [x]/hg2 (x)i ' K2 [a2 ] = K2 (a2 ).
131
2
2.1. Campo di spezzamento di un polinomio.
Definizione. Sia K un campo e sia f (x) ∈ K[x]; si chiama campo di spezzamento o
campo di scomposizione di f (x) rispetto a K un campo F tale che
i) F sia un’estensione di K ;
ii) f (x) si spezzi in F [x] in prodotto di fattori lineari;
iii) F sia l’estensione di K in F mediante le radici in F di f (x).
Un campo di spezzamento di f (x) rispetto a K è dunque minimale nella famiglia delle
estensioni di K , in cui f (x) si spezza in prodotto di fattori lineari.
Proposizione 2.1.1. Sia (K; +, ·) un campo.
1] Ogni polinomio g(x) = an xn +an−1 xn−1 +· · ·+a1 x+a0 ∈ K[x], irriducibile in K[x], ammette
radici nel campo F = K[x]/hg(x)i.
2] Ogni polinomio f (x) ∈ K[x] (non nullo e avente grado maggiore di zero) ammette
campo di spezzamento rispetto a K .
3] Il campo di spezzamento di f (x) rispetto a K è unico, a meno di isomorfismi.
1] Identificato F con il campo H = {k0 + k1 t + · · · + kn−1 tn−1 | ki ∈ K} introdotto in VI,
3.2 Osservazione 3, è K ⊆ H e quindi K[x] ⊆ H[x]; l’elemento t ∈ H è radice del polinomio
g(x) ∈ H[x].
2] Proviamo anzitutto, facendo induzione sul grado, che esiste un’estensione F ? di K tale
che f (x) si spezza in prodotto di fattori lineari in F ? [x].
Sia g(x) un fattore irriducibile di f (x); f (x) ha una radice α ∈ F = K[x]/hg(x)i
( come detto sopra, α = hg(x)i + x). Pertanto si potrà scrivere f (x) = (x − α)f1 (x) con
f1 (x) ∈ F [x] e deg f1 (x) <deg f (x); per l’ipotesi di induzione esiste un’estensione F ? di F (e
quindi anche di K) tale che f1 (x) (e quindi anche f (x)) si decompone in prodotto di fattori
lineari in F ? [x].
Posto allora f (x) = k(x − α1 )(x − α2 ) · · · (x − αn ) con α1 , α2 , . . . , αn ∈ F ? , l’estensione
E = K(α1 , α2 , . . . , αn ) è un campo di spezzamento di f (x) rispetto a K.
3] Siano E ed E campi di spezzamento di f (x) rispetto a K; supponiamo K ⊆ E e φ :
K → K ⊆ E con φ isomorfismo. Sia ψ l’isomorfismo di K[x] su K[x] tale che ψ(x) = x e
ψ(k) = φ(k) per ogni k ∈ K.
Proviamo che E è isomorfo ad E facendo induzione su [E : K].
Se [E : K] = 1, allora E = K ed E = K.
Sia g(x) un fattore irriducibile di f (x) avente grado > 1; siano g(x) = ψ(g(x)) e f (x) =
ψ(f (x)). Se a ∈ E è una radice di g(x) e a ∈ E è una radice di g(x), allora le estensioni
K(a) e K(a) sono isomorfe per la Proposizione 1.2.3 e [K(a) : K] =deg g(x) > 1.
Per la Proposizione 1.1.2 è [E : K(a)] < [E : K]; E ed E sono campi di spezzamento di f (x)
rispetto a K(a) e per l’ipotesi di induzione sono pertanto isomorfi.
Esempio. Si consideri il polinomio f (x) = x2 + 1 ∈ K[x] (dove 1 indica l’unità di K ); sia
E il campo di spezzamento di f (x) rispetto a K :
per K =Z5 è E =Z5 ,
per K =Z3 è E = GF (32 ),
per K =Q è E = {a + ib|a, b ∈ Q },
per K =R è E =C.
Esercizio 1. Se f (x) ∈ R[x] è un polinomio irriducibile di grado 2, il campo di spezzamento di f (x)
rispetto ad R è isomorfo al campo complesso C.
Esercizio 2. Si considerino in K[x] i polinomi f (x) = x4 − 1, g(x) = x5 − 1, h(x) = x4 − x2 − 2.
Nei casi K =Q, Z3 , Z5 si determini per ciascuno dei tre polinomi il campo di spezzamento F rispetto a
K e si determini [F : K].
Si mostri che, se K 6= F , esiste a ∈ F tale che F è l’estensione semplice di K mediante l’elemento a; si
determini il polinomio minimo di a rispetto a K.
132
2.2. Campi finiti.
Abbiamo ricordato all’inizio di questo paragrafo che l’ordine di un campo finito K è
potenza di un numero
n
primo p (p =car K ); inoltre, se |K| = pn , K è campo di spezzamento
del polinomio xp − x ∈ K0 rispetto al sottocorpo minimo K0 di K . (cfr. V, 2.2 Esercizio
8.)
La Proposizione 2.1.1 permette di provare quanto segue.
Proposizione 2.2.1. Per ogni primo p e per ogni intero positivo n esiste uno ed un solo
(a meno di isomorfismi) campo di ordine pn .
Proviamo l’esistenza di un campo di ordine pn .
n
Consideriamo f (x) = xp − x ∈ Zp [x]; siano E un campo di spezzamento di f (x) rispetto a
Zp e R = {a ∈ E |f (a) = 0}. Tenendo presente la Proposizione 3.2.3 in V si prova che R
è un sottocampo di E; per il Teorema 5.5.12 in IV è |R| ≤ pn . Essendo f 0 (x) = −1, ogni
radice di f (x) ha molteplicità 1 (cfr.IV, Proposizione 5.5.8) e quindi |R| = pn .
n
L’unicità segue dall’unicità del campo di spezzamento del polinomio f (x) = xp − x rispetto
al campo Zp .
La Proposizione 2.2.1 giustifica il fatto che con il termine “campo di Galois di ordine
pn ” si indichi un qualunque campo di ordine pn .
133
Se α(x) = kn xn + · · · + k1 x + k0 ∈ K0 [x], da
0K = kn an + · · · + k1 a + k0
segue
0K = φ(kn an + · + k1 x + k0 ) = kn φ(a)n + · + k1 φ(a) + k0
e pertanto φ(a) è radice di α(x).
Poiché α(x) possiede al più n radici distinte, il campo K possiede al più n automorfismi.
Segue la tesi.
TEMI IX.
134
INDICE ANALITICO
135
generato, sottoanello 76 maggiorante 11
. . . . . . , sottocorpo 79 massimale, elemento 11
. . . . . . , sottogruppo 71 massimale, ideale 113
. . . . . . , sottomodulo 80 massimo 11
. . . . . ., sottosemigruppo 70 . . . . . . comun divisore 6, 37, 41
grado di un’estensione 128 . . . . . . minorante 12
. . . . . . di un polinomio 35 matrice 31
gruppo 26 minimale 11
. . . . . . abeliano 26
isomorfismo 56 partizione 9
periodo 71
Lagrange, polinomi interpolatori di 47 permutabili, sottogruppi 74
. . . . . . , teorema di 93 PID 82
laterale 92 polinomio 35
legge di cancellazione 32 . . . . . . interpolatore 47
. . . . . . di composizione 21 . . . . . . irriducibile 38
. . . . . . di semplificazione 28 . . . . . . minimo 129
libero, gruppo abeliano 59 . . . . . . primitivo 44
. . . . . . , modulo 60 primo, elemento 41
136
primo, numero 7 Ruffini, teorema di 39
principio del minimo 6 semigruppo 22
. . . . . . di identità dei polinomi 40 semplice, estensione 129
. . . . . . di induzione 5 . . . . . . , gruppo 95
prodotto cartesiano 59 semplificazione, legge di 28
. . . . . . di applicazioni 17 somma diretta
. . . . . . diretto di gruppi 59 . . . . . . di anelli 60
. . . . . . diretto di sottogruppi 123 . . . . . . di ideali 124
. . . . . . di sottogruppi 74 . . . . . . di moduli 60
proprietà antisimmetrica 8 . . . . . . di sottomoduli 125
. . . . . . associativa 22 sottoanello 33
. . . . . . commutativa 21 . . . . . . fondamentale 76
. . . . . . distributiva 30 sottocorpo 33
. . . . . . riflessiva 8 . . . . . . minimo 34
. . . . . . simmetrica 8 sottogruppo 28
. . . . . . transitiva 8 . . . . . . ciclico 71
. . . . . . normale 94
. . . . . . modulare 54 zero-anello 33
retroimmagine 16 Zorn, lemma di 11
137
138
TEMI D’ESAME
139
gennaio 2003
ALGEBRA I
2. Sia (µ ¶ )
[a]n [b]n
A= : [a]n , [b]n , [c]n ∈ Zn
[0]n [c]n
I] Si verifichi che A è un sottoanello non commutativo, dotato di unità, dell’anello (Mat2 (Zn ); +, ·).
II] Detto V l’insieme degli elementi unitari dell’anello (A; +, ·), si provi che (V ; ·) è un gruppo abeliano
se e solo se è n = 2.
III] Si mostri che gli elementi non nulli e non unitari dell’anello (A; +, ·) sono divisori dello zero.
ALGEBRA II
140
3. Sia (K; +, ·) un campo; sia f (x) ∈ K[x] con deg f (x) = 3; sia (F ; +, ·) il campo di spezzamento del
polinomio f (x) rispetto al campo (K; +, ·).
Si provi che [F : K] è un divisore di 6.
Per (K; +, ·) = (Z3 ; +, ·) si scelga un polinomio irriducibile f (x) ∈ Z3 [x] con deg f (x) = 3 e si calcoli
[F : Z3 ].
febbraio 2003
ALGEBRA I
ALGEBRA II
141
K = h1G i =⇒ H = G ⇐⇒ T = h1G i ⇐⇒ |G| = 2r con r ∈ N
Si provi che
I] è G = H × T ;
II] è G = H × K se e solo se il gruppo (G; ·) non possiede elementi di periodo 4.
2. Sia (A; +, ·) un anello commutativo di caratteristica n > 0; sia r ∈ N un divisore proprio di n e sia
I = {x ∈ A | rx = 0A } Si mostri che
I] I è un ideale proprio di (A; +, ·);
II] l’anello quoziente (A/I; +, ·) ha caratteristica n/r;
III] se I è un ideale massimale di (A; +, ·), allora n/r è primo;
IV] se n/r è primo, l’ideale I può non essere massimale.
aprile 2003
ALGEBRA I
1. Per a ∈ Z sia φ(a) ∈ {0, 1, 2, 3, 4} tale che a − φ(a) ≡ 0 (mod 5). Si definisca in Z una relazione ρ
ponendo
a ρ b se e solo se a = b oppure φ(a) < φ(b)
dove < indica l’usuale ordinamento in Z.
I] Si verifichi che ρ è una relazione d’ordine, non totale, in Z.
II] Si mostri che (Z, ρ) possiede infiniti elementi massimali e infiniti elementi minimali, ma non possiede
né massimo né minimo.
III] Si provi che ogni sottoinsieme di Z, totalmente ordinato rispetto alla ρ, è finito e pertanto ammette
massimo.
IV] (Z, ρ) è un reticolo?
ALGEBRA II
1. Si consideri il gruppo additivo (Q; + ); sia H un suo sottogruppo proprio. Si provi quanto segue.
I] H è infinito e H∩ Z 6= {0}.
H può essere finitamente generato, ma anche non esserlo.
II] Il gruppo quoziente (Q/H; +) è infinito, periodico (i.e. ogni suo elemento ha periodo finito), non
finitamente generato.
142
I] Si mostri che ogni ideale I di (A; +, ·) è principale.
II] Si provi che, se I = h(r, s)i, l’anello quoziente (A/I; +, ·) è isomorfo alla somma diretta esterna
(Zr ; +, ·) ⊕ (Zs ; +, ·) purché si intenda Z0 =Z e Z1 = h0i.
III] Si determinino gli ideali massimali dell’anello (A; +, ·).
3. Sia (K; +, ·) un campo tale che il gruppo moltiplicativo (K\{0}; ·) è ciclico. Si provi che
I] è car K 6= 0;
II] se è (K\{0}; ·) = hai, allora il campo K è estensione del sottocorpo minimo K0 di K mediante
l’elemento a e a è algebrico su K0 ; di conseguenza K è finito.
giugno 2003
ALGEBRA I
1. Nell’insieme N dei numeri naturali non nulli si definisca una relazione ≤ ponendo
a ≤ b se e solo se esiste n ∈ N tale che b = an
I] Si mostri che (N, ≤ ) è un insieme ordinato, non totalmente ordinato.
II] Si mostri che (N, ≤ ) non possiede né minimo né massimo.
III] Si mostri che i numeri primi sono elementi minimali in (N, ≤ ). Esistono elementi minimali del tipo
m = pr11 · · · prl l con p1 , . . . , pl primi distinti e l ≥ 2?
IV] (N, ≤ ) possiede elementi massimali?
V] (N, ≤ ) è un reticolo?
3. Sia p un numero primo; sia g(x) ∈ Zp [x] irriducibile con deg g(x) < p.
Si provi che
I] è M.C.D.(g(x), g 0 (x)) = 1 ;
II] se f (x) = g(x)r con r intero positivo minore di p, allora g(x)r−1 = M.C.D.(f (x), f 0 (x)).
Si mostri che il polinomio f (x) = x6 − x5 + 2x3 − 2x − 1 ∈ Z7 [x] è potenza di un polinomio irriducibile di
Z7 [x].
ALGEBRA II
1. Si considerino l’ideale I = hx3 +x2 i dell’anello (Z2 [x]; +, · ) e l’anello quoziente (A; +, ·) =(Z2 [x]/I; +, ·).
I] Si mostri che l’ideale I non è massimale. Si determinino gli ideali di (Z2 [x]; +, ·) che contengono
propriamente I.
II] Si mostri che gli ideali dell’anello (A; +, ·) sono tutti principali, ma che (A; +, ·) non è un dominio ad
ideali principali.
III] Si determinino gli ideali dell’anello (A; +, ·). Esistono sottogruppi del gruppo additivo (A; +) che non
sono ideali dell’anello (A; +, ·)?
143
II] se T è un sottogruppo normale di (G; ·) con (G/T ; ·) abeliano, allora è N ⊆ T .
luglio 2003
ALGEBRA I
ALGEBRA II
1. Sia (X; ·) un gruppo non ridotto all’unità; si consideri il gruppo prodotto cartesiano (G; ·), ovvero
G = X × X = {(x1 , x2 ) | x1 , x2 ∈ X}
e il prodotto è definito componente per componente
(x1 , x2 ) · (x01 , x02 ) = (x1 x01 , x2 x02 )
Siano φ un endomorfismo del gruppo (X; ·) e H = { (x, φ(x) | x ∈ X}.
Si provi quanto segue.
144
I] H è un sottogruppo del gruppo (G; ·).
II] Il gruppo (G; ·) è abeliano se e solo se H è abeliano.
H può essere ciclico mentre il gruppo (G; ·) non è mai ciclico.
III] Il sottogruppo H è normale in (G; ·) se e solo se φ(X) è contenuto nel centro del gruppo (X; ·). In
tal caso i gruppi (H; ·) e (G/H; ·) sono isomorfi.
2. Sia k ∈ Q, k 6= 0.
Si consideri l’anello commutativo (A; +, ·) con
A = { (a, b) | a, b ∈ Q}
(a, b) + (c, d) = (a + c, b + d)
(a, b) · (c, d) = (ad + bc, bd + kac)
Si scelga k in modo che l’anello (A; +, ·) non sia un campo e si provi quanto segue.
I] L’anello (A; +, ·) possiede due ideali propri I e J, entrambi isomorfi al campo razionale (Q; +, ·), tali
che A = I ⊕ J (somma diretta di ideali);
II] L’anello (A; +, ·) è isomorfo alla somma diretta di anelli (Q;+,·) ⊕ (Q;+,·).
3. Si consideri l’anello (A; +, ·) definito nell’esercizio 2. Si provi che se è un campo, esso è estensione
semplice finita (e quindi algebrica) del campo razionale (Q;+,·).
settembre 2003
ALGEBRA I
1. Siano S un insieme non vuoto e (M ; ·) il monoide costituito dalle applicazioni di S in se stesso rispetto
al prodotto di applicazioni.
Si considerino l’insieme delle parti P(S) e il monoide (T ; ·) costituito dalle applicazioni di P(S) in se
stesso rispetto al prodotto di applicazioni.
Si definisca un’applicazione ψ : M → T ponendo per ogni f ∈ M e per ogni X ∈ P(S).
ψ(f ) : P(S) → P(S)
ψ(f ) : X → f −1 (X) = {y ∈ S | f (y) ∈ X}
Si mostri che
I] l’applicazione ψ è iniettiva, ma non è suriettiva;
II] per ogni f, g ∈ M è ψ(f g) = ψ(g)ψ(f ).
Se ne deduca che per ogni f, g ∈ M è ψ(f g) = ψ(f )ψ(g) se e solo se è |S| = 1.
145
II] gli anelli (A[x]; +, ·) e (R; +, ·) hanno la stessa unità e quindi, se un polinomio di A[x] è unitario in
(A[x]; +, ·), lo è anche in (R; +, ·);
III] il polinomio 1 + x = (1, 1, 0, 0, . . .) ∈ A[x] è unitario nell’anello (R; +, ·) ma non è unitario nell’anello
(A[x]; +, ·);
IV] un polinomio f (x) ∈ A[x] è unitario nell’anello (R; +, ·) se e solo se f (0) ∈ A è unitario nell’anello
(A; +, ·).
ALGEBRA II
3. Nell’anello di polinomi (R[x]; +, ·) (dove (R; +, ·) indica il campo reale) si consideri l’ideale I[x] =
= hx2 + 2i. Si provi che l’anello quoziente (R[x]/I[x]; +, · ) è un campo isomorfo al campo complesso; si
indichi un isomorfismo fra (C; +, ·) e (R[x]/I[x]; +, ·).
gennaio 2004
ALGEBRA I
146
II] Si provi che è p 6= 2 se e solo se ogni elemento di A o è divisore dello zero o è somma di due divisori
dello zero.
ALGEBRA II
1. Sia (G; ·) un gruppo di ordine 35 in cui esiste un sottogruppo di ordine 7. Si provi quanto segue.
a) Esiste un unico sottogruppo A di (G; ·) avente ordine 7.
b) Esiste un omomorfismo suriettivo dal gruppo (G; ·) al gruppo (Z5 ; +).
c) Esiste in (G; ·) un sottogruppo B di ordine 5.
d) È G = AB.
e) Il gruppo (G; ·) è abeliano.
5 5
(Sugg. Per ogni a ∈ A e ogni b ∈ B si ha b−1 ab = ak ⇒ b−5 ab5 = ak ⇒ a = ak ⇒ k ≡ 1 (mod 7)
⇒ b−1 ab = a)
f) Il gruppo (G; ·) è ciclico.
2. Sia (R; +, ·) un anello commutativo, dotato di unità, in cui per ogni elemento x ∈ R esiste un intero
n > 1 tale che xn = x.
Sia I un ideale di (R; +, ·), diverso da R e tale che, se ab ∈ I (con a, b ∈ R), allora a ∈ I o b ∈ I.
Si provi che
I] l’anello quoziente (R/I; +, ·) è privo di divisori dello zero;
II] l’ideale I è massimale.
febbraio 2004
ALGEBRA I
147
III] Scelti n ≥ 2 elementi distinti f1 , f2 , . . . , fn ∈ S, si considerino i seguenti sottoinsiemi di S:
H = { hi = f1 ? fi | i ∈ {1, 2, . . . , n}}
K = { ki,j = fi ? fj | i, j ∈ {1, 2, . . . , n}}
Si verifichi che H e K sono sottosemigruppi di (S; ?).
Si mostri che ogni elemento di H è neutro a sinistra in (H; ?).
Si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) (K; ?) possiede qualche elemento neutro a destra;
ii) è f1 (q) = f2 (q) = . . . = fn (q) per ogni q ∈ Q \ Z;
iii) ogni elemento di K è neutro a destra in (K; ?);
iv) è |H| = 1.
Il semigruppo (K; ?) può avere qualche elemento neutro a sinistra?
2. Si consideri l’anello (Z24 ; +, ·) delle classi di resti mod 24. Per ogni intero r con 1 ≤ r ≤ 23 sia
Hr = { [kr]24 | k ∈ Z }.
Si provi quanto segue.
I] Hr è un sottoanello dell’anello (Z24 ; +, ·).
II] Hr coincide con Z24 se e solo se è M.C.D.(r, 24) = 1.
III] Per ogni r, s si ha Hr = Hs se e solo se è M.C.D.(r, 24) = M.C.D.(s, 24).
Si determinino i valori di r per i quali l’anello (Hr ; +, ·) possiede unità e quelli per i quali l’anello (Hr ; +, ·)
è un campo.
ALGEBRA II
148
II] il corpo è finito di ordine primo.
aprile 2004
ALGEBRA I
1. Sia S un insieme non vuoto; sia (G; ·) un gruppo di trasformazioni (i.e. applicazioni biiettive) su S.
Si definisca in S una relazione ρ ponendo per a, b ∈ S
aρb se e solo se esiste γ ∈ G tale che γ(a) = b
Si provi quanto segue.
I] ρ è una relazione di equivalenza.
II] Per ogni s ∈ S l’insieme Hs = { φ ∈ G | φ(s) = s} è un sottogruppo di (G; ·).
III] Per s, t ∈ S tali che s ρ t, posto Ks,t = {ψ ∈ G | ψ(s) = t},
i) l’insieme Ks,t è un sottogruppo di (G; ·) se e solo se è s = t;
ii) esiste un’applicazione biiettiva da Hs a Ks,t .
IV] Se (G; ·) è un gruppo finito, per ogni s ∈ S la classe di equivalenza {s}ρ è finita e
|G| = |Hs | · |{s}ρ |
.
3. Si considerino i polinomi
a(x) = 5x2 + 3x − 2
b(x) = 10x3 + 51x2 − 52x + 12
I] Si provi che per ogni primo p i polinomi a(x) e b(x) non sono primi fra loro in Zp [x].
II] Si determini un M.C.D.(a(x), b(x)) in Z[x].
giugno 2004
ALGEBRA I
2. Sia s ∈ Q fissato.
Sia (A; +, ·) l’anello commutativo costituito da
A = { (a, b) | a.b ∈ Q}
rispetto alle operazioni + e · definite come segue
(a, b) + (c, d) = (a + c, b + d)
(a, b) · (c, d) = (ad + bc, bd + sac).
I] Si determinino i valori di s per i quali (A; +, ·) non è campo.
149
II] Si determinino gli elementi idempotenti di (A; +, ·) (i.e. x ∈ A tali che x2 = x)
(Può essere conveniente distinguere il caso in cui (A; +, ·) è un campo e quello in cui non lo è.)
III] Se ne deduca che
i) se (A; +, ·) è un campo o se s = 0, esiste in (A; +, ·) uno ed un solo sottocampo proprio F e lo si
determini;
ii) se (A; +, ·) non è campo e s 6= 0, oltre al sottocampo F determinato in i), esistono in (A; +, ·)
due sottocampi propri e li si determinino.
(Si ricordi che l’unità di un campo è un elemento idempotente.)
ALGEBRA II
√ √
1. Nel campo complesso C si consideri il sottoanello Z[ −5] = { α = a + ib 5 ∈ C | a, b ∈ Z}; posto
N (α) = a2 + 5b2 , si considerino i seguenti sottoinsiemi:
√
A = {α ∈ Z[ −5] | N (α) ≡ 0 (mod 2)}
√
B = {α ∈ Z[ −5] | N (α) ≡ 0 (mod 3)}
√
C = {α ∈ Z[ −5] | N (α) ≡ 0 (mod 5)}
√
Si stabilisca quali dei tre sottoinsiemi A, B, C sono ideali dell’anello (Z[ −5]; +, ·); per questi si mostri
che sono finitamente generati, precisando se sono principali.
3. Nell’anello di polinomi (Zp [x]; +, ·) (con p primo) si considerino un polinomio g(x) = (x − α)2 (con
α ∈ Zp ) e l’ideale principale I = h g(x) i.
Sia (Aα ; +, ·) = (Zp [x]/I; +, ·).
I] Si mostri che l’anello (Aα ; +, ·) non è un campo.
Si determini l’ordine dell’anello (Aα ; +, ·).
II] Detto (V ; ·) il gruppo moltiplicativo costituito dagli elementi unitari dell’anello (Aα ; +, ·), si provi
che (V ; ·) è un gruppo ciclico di ordine p(p − 1).
III] Posto (A0 ; +, ·) = (Zp [x]/h x2 i; +, ·), si mostri che l’anello (Aα ; +, ·) è isomorfo all’anello (A0 ; +, ·).
150
luglio 2004
ALGEBRA I
e il prodotto in G è definito da
³ ´ ³ ´ ³ ´
[x]p , [y]p · [z]p , [t]p = [x + z]p , [yt]p
2. Fissati n, k ∈ N, in Zn si definisca una legge di composizione ? ponendo per ogni [a]n , [b]n ∈ Zn
[a]n ? [b]n = [kab]n .
Si verifichi che (Zn ; +, ?) è un anello commutativo.
Si provi quindi quanto segue.
I] L’anello (Zn ; +, ?) è dotato di unità se e solo se è M.C.D.(k, n) = 1; in tal caso
i) i divisori dello zero nell’anello (Zn ; +, ?) sono tutti e soli i divisori dello zero nell’anello (Zn ; +, ·);
ii) gli elementi unitari dell’anello (Zn ; +, ?) sono tutti e soli gli elementi unitari dell’anello (Zn ; +, ·).
II] Se M.C.D.(k, n) 6= 1, ogni elemento di Zn è divisore dello zero nell’anello (Zn ; +, ?).
ALGEBRA II
151
Si mostri che B e C sono sottogruppi di (G; ·) con A ≤ C ≤ B e con A e C normali in (B; ·).
II] Si mostri che il gruppo quoziente (B/C; ·) è ciclico di ordine p−1 mentre per p 6= 2 il gruppo quoziente
(B/A; ·) non è ciclico
2. Sia p un numero primo. Sia f (x) ∈ Zp [x] un polinomio monico con deg f (x) > 0; sia I = hf (x)i l’ideale
dell’anello di polinomi (Zp [x]; +, ·) generato da f (x).
Si consideri l’anello quoziente (A; +, ·)=(Zp [x]/I; +, ·) e l’applicazione φ : A → A definita ponendo φ(α) =
αp per ogni α ∈ A.
Si provi quanto segue.
I] φ è un endomorfismo dell’anello (A; +, ·).
II] φ è un automorfismo dell’anello (A; +, ·) se e solo se il polinomio f (x) è irriducibile o è prodotto di
polinomi monici irriducibili distinti.
3. I] Si provi che ogni ideale proprio e ogni anello quoziente proprio dell’anello (Zn ; +, ·)
hanno caratteristica strettamente minore della caratteristica dell’anello (Zn ; +, ·).
II] Si consideri l’anello (A; +, ·) =(Zn ; +, ·) ⊕ (Zn ; +, ·) (somma diretta esterna di anelli) e si mostri
che esso possiede qualche ideale proprio I tale che gli anelli (I; +, ·) e (A/I; +, ·) hanno la stessa
caratteristica di (A; +, ·).
settembre 2004
ALGEBRA I
ALGEBRA II
1. Nell’anello Mat2 (Z8 ) (costituito dalle matrici di ordine 2 ad elementi nell’anello (Z8 ; +, ·) rispetto alla
somma elemento per elemento e alµprodotto
¶ righeµper colonne)
¶ siµconsiderino
¶ gli elementi
1 1 3 0 −1 0
α= ,β= ,γ=
0 1 0 1 0 1
Si verifichi che α, β, γ sono elementi unitari.
152
Nel gruppo moltiplicativo (V ; ·), costituito dagli elementi unitari dell’anello Mat2 (Z8 ), si considerino i
sottogruppi G = h α, β, γ i, A = h α i, H = h β, γ i.
Si mostri che per ogni r ∈ Z è β −1 αr β ∈ A e γ −1 αr γ ∈ A e se ne deduca che A è normale in (G; ·).
Si mostri che è G = AH e si determinino gli ordini di A, H, G.
2
2. Sia p un numero primo. Si consideri l’anello di polinomi (Zp [x];
³ +, · ) e il suo ideale principale I = hx i.
Si determinino l’ordine e la caratteristica dell’anello quoziente Zp [x]/I; +, ·); si mostri inoltre che tale
anello possiede uno ed un solo ideale proprio.
3. Sia (A; +, ·) un anello commutativo di ordine p2 (con p primo) e di caratteristica p, dotato di unità
1A ; si supponga che in (A; +, ·) esista uno ed un solo ideale proprio I.
I] Si provi che gli elementi unitari dell’anello (A; +, ·) sono tutti e soli gli elementi di A − I = {x ∈
A | x 6∈ I} e costituiscono (rispetto al prodotto definito in (A; +, ·)) un gruppo ciclico di ordine
p2 − p = p(p − 1).
II] Posto X = {x ∈ A | xi = 0 per ogni i ∈ I}, si verifichi che X è un ideale proprio dell’anello (A; +, ·);
se ne deduca I = X e quindi che (I; +, ·) è uno zero-anello.
III] Fissato comunque un elemento y ∈ I\{0}, ³ è A = { r1A ´ + sy | r, s ∈ Z }. Se ne deduca che l’anello
(A; +, ·) è isomorfo all’anello quoziente Z]p [x]/hx2 i; +, · .
novembre 2004
ALGEBRA II
3. Si considerino un campo (K; +, ·), l’anello di polinomi (K[x]; +, ·) e in esso un ideale I = hf (x)i
generato da un polinomio f (x) ∈ K[x].
I] Si provi che, se un anello (A; +, ·) è un’immagine omomorfa dell’anello quoziente (K[x]/I; +, ·), esiste
un ideale J di (K[x]; +, ·) che contiene I e tale che l’anello (A; +, ·) è isomorfo all’anello quoziente
(K[x]/J; +, ·).
II] Nell’anello di polinomi Z5 [x]; +, ·) si considerino f (x) = x2 + 1 e l’ideale principale I = hf (x)i.
Si provi che l’anello quoziente (Z5 [x]/I : +, ·) possiede una ed una sola (a meno di isomorfismi)
immagine omomorfa propria.
153
gennaio 2005
ALGEBRA I
2. Sia G = { (a, ²) | a ∈ Z6 , ² ∈ {+1, −1} }; si definisca in G una legge di composizione ”prodotto” ponendo
(a1 , ²1 ) · (a2 , ²2 ) = (a1 + ²1 a2 , ²1 ²2 ).
Si provi quanto segue.
I] (G; ·) è un gruppo non abeliano.
II] Gli insiemi A = { (a, +1) | a ∈ Z6 } e B = {([0]6 , +1), ([0]6 , −1)} sono sottogruppi propri del gruppo
(G; ·).
III] Detto (X; ≤) l’insieme dei sottogruppi propri di (G; ·), ordinato rispetto all’inclusione insiemistica,
i) A è elemento massimale, ma non massimo, di (X; ≤); A non è né elemento minimale né minimo
di (X; ≤);
ii) B è elemento minimale, ma non minimo, di (X; ≤); B non è né elemento massimale né massimo
di (X; ≤).
ALGEBRA II
2. Sia p un numero primo e sia f (x) ∈ Zp [x] con deg f (x) = 2; si consideri l’anello quoziente (A; +, ·) =
=Zp [x]/hf (x)i.
Si determini l’ordine di A e si provi quindi quanto segue.
I] L’anello (A; +, ·) possiede un sottoanello proprio che è sottocampo.
II] Se l’anello (A; +, ·) è un campo, allora esso possiede un solo sottoanello proprio.
III] Se l’anello (A; +, ·) non è un campo, allora esistono a(x), b(x) ∈ Zp [x] tali che
deg a(x) =deg b(x) = 1 e f (x) = a(x)b(x).
In tal caso l’anello (A; +, ·) possiede qualche sottoanello proprio che non è sottocampo, se e solo se i
polinomi a(x) e b(x) sono associati.
154
I] L’insieme
( )
1 x 0
X=
0 1 y | x, y ∈ K
0 0 1
è un sistema di rappresentanti per i laterali di Z(G) in G;
II] Il gruppo quoziente (G/Z(G); ·) è abeliano, ma non ciclico.
febbraio 2005
ALGEBRA I
1. Sia G = R\{0}.
I] Si provi che G è un gruppo , non abeliano, rispetto alla legge di composizione ? definita ponendo
a
a ? b = a · b |a|
per ogni a, b ∈ G (dove il prodotto al secondo membro indica l’ordinario prodotto in R).
II] Si definisca in G una relazione ∼ ponendo per x, y ∈ G
x ∼ y se e solo se esiste g ∈ G tale che g −1 ? x ? g = y.
Si verifichi che ∼ è una relazione di equivalenza in G e se ne determinino le classi di equivalenza
distinte.
3. Sia p un numero primo; si consideri il polinomio f (x) = x3 − 1 ∈ Zp [x]. Si provi che sono tra loro
equivalenti le seguenti condizioni:
i) è p = 3;
ii) f (x) possiede in Zp una radice che ha molteplicità ≥ 2;
iii) f (x) possiede in Zp una radice che ha molteplicità 3.
ALGEBRA II
2. Si consideri l’anello
155
(A; +, ·) = (Q; +.·) ⊕ (Z; +, ·)
(somma diretta esterna di anelli).
Si provi quanto segue.
I] Ogni sottoanello non banale dell’anello (A; +, ·) ha caratteristica zero.
II] Per ogni intero positivo n esiste nell’anello (A; +, ·) uno ed un solo ideale In tale che l’anello quoziente
(A/In ; +, ·) ha caratteristica n.
III] Esiste in (A; +, ·) qualche ideale proprioJ tale che l’anello quoziente (A/J; +, ·) ha caratteristica zero.
3. Sia (V ; +) uno spazio vettoriale sinistro su un corpo K. Sia n un intero prefissato e sia f : V → V
l’applicazione definita da f (v) = nv per ogni v ∈ V . Si provi che f è un K-endomorfismo dello spazio
vettoriale V ; inoltre, se f non è l’endomorfismo nullo di V , f è un automorfismo di V .
aprile 2005
ALGEBRA I
3. Sia (A; +, ·) un anello commutativo, dotato di unità; sia D l’insieme costituito dallo zero e dai divisori
dello zero di (A; +, ·).
I] Si consideri un polinomio ax + b ∈ A[x].
Si mostri che, se ax + b è un divisore dello zero nell’anello (A[x]; +, ·), allora a, b ∈ D.
Si provi che, se per ogni a, b ∈ D con a 6= 0 il polinomio ax + b è divisore dello zero in (A[x], +, ·),
allora D è un sottoanello dell’anello (A; +, ·).
II] Nel caso particolare (A : +, ·)=(Zn ; +, ·) si provi che, se D è sottoanello proprio di (Zn ; +, ·), allora
i) è n = pr con p primo e r ≥ 2;
ii) ogni polinomio ax + b con a, b ∈ D, a 6= 0 è divisore dello zero in (Zn [x]; +, ·).
giugno 2005
ALGEBRA I
156
2. Sia k ∈ Q\{0} fissato. Sia A = {(a, b) | a, b ∈ Q}; A è un anello ripetto alla somma e al prodotto
definiti come segue:
(a, b) + (c, d) = (a + c, b + d)
(a, b) · (c, d) = (ad + bc, bd + kac)
Si mostri quanto segue.
I] Esistono valori di k per i quali l’anello (A; +, ·) è un campo ed altri per i quali non lo è.
II] Sia k tale che l’anello (A; +, ·) non è campo. Allora
i) per ogni r ∈ Q l’insieme Hr = {(a, ra) | a ∈ Q} è un sottogruppo del gruppo additivo (A; +) ed
esiste qualche r ∈ Q per il quale Hr non è sottoanello dell’anello (A; +, ·);
ii) nell’anello (A; +, ·) esiste qualche sottoanello privo di unità;
iii) nell’anello (A; +, ·) esiste qualche sottoanello proprio che contiene l’unità di (A; +, ·);
iv) nell’anello (A; +, ·) esiste qualche sottoanello proprio che possiede una unità diversa dall’unità di
(A; +, ·).
3. Sia (D; +, ·) un dominio a fattorizzazione unica; siano a, b1 , b2 , . . . , bn elementi non nulli di D. Si provi
che a è primo con l’elemento c = b1 b2 · · · bn se e solo se a è primo con bi per ogni i = 1, 2, . . . , n.
ALGEBRA II
luglio 2005
ALGEBRA I
157
e si mostri che esso è un sottogruppo di GL(2,Zp ).
Si considerino quindi in G i sottoinsiemi
A = { α ∈ G | αp = I}
B = {β ∈ G | β p−1 = I}
Si mostri che
I] A e B sono sottogruppi del gruppo (G; ·) tali che A ∩ B = {I};
II] per ogni γ ∈ G esistono e sono univocamente determinati α ∈ A e β ∈ B tali che γ = αβ e se ne
deduca che è γ p(p−1) = I
ALGEBRA II
1. Sia (G; ·) un gruppo finito di ordine n = rs con M.C.D.(r, s) = 1; sia H un sottogruppo di (G; ·) di
ordine r.
Si provi che il sottogruppo H è normale in (G; ·) se e solo se è H = { x ∈ G | xr = 1G }.
3. Sia (V ; +) uno spazio vettoriale sinistro su un campo (K; +, ·). Si provi quanto segue.
I] Per due qualsiansi vettori v1 , v2 ∈ V \{0V } si ha
h v1 iK = h v2 iK oppure h v1 iK ∩ h v2 iK = {0V }.
II] Se f è un K-endomorfismo dello spazio vettoriale (V ; +), sono tra loro equivalenti le seguenti con-
dizioni:
i) è f (W ) ⊆ W per ogni K-sottospazio W dello spazio vettoriale (V ; +);
ii) è f (v) ∈ h v iK per ogni v ∈ V ;
iii) esiste k ∈ K tale che per ogni v ∈ V è f (v) = kv.
settembre 2005
ALGEBRA I
1. Si consideri l’insieme P(Z) delle parti dell’insieme Z degli interi relativi. Si definisca in P(Z) una
relazione ρ ponendo per A, B ∈ P(Z)
A ρ B se e solo se è A ⊆ B e B\A è finito.
I] Si verifichi che ρ è una relazione d’ordine in P(Z).
(P(Z), ρ) è un insieme totalmente ordinato? Ammette minimo? ammette massimo?
II] Si provi che per X, Y ∈ P(Z) l’insieme {X, Y } ammette minoranti in (P(Z), ρ) se e solo se ammette
maggioranti.
(P(Z), ρ) è un reticolo?
158
G = { (x, y) | x, y ∈ K, y 6= 0K }.
I] Si verifichi che (G; ·) è un gruppo dove il prodotto · è definito da
(x1 , y1 ) · (x2 , y2 ) = (x1 + y1 x2 , y1 y2 )
II] Si mostri che il gruppo (G; ·) è abeliano se e solo se è |K| = 2.
III] Fissato a ∈ K, si consideri l’insieme
S = { (x, x − a) | x ∈ K, x 6= a }
e si provi che S è un sottogruppo di (G; ·) se e solo se è a = −1K .
ALGEBRA II
2. Sia X un insieme non vuoto; si consideri l’anello di Boole (P(X); +, ·) associato al reticolo di Boole
(P(X); ∩, ∪).
Sia T = { Y ∈P(X) | |Y | è pari } (l’insieme vuoto appartiene a T )
Si mostri che
I] T è sottoanello dell’anello (P(X); +, ·) se e solo se è |X| ≤ 2;
II] se X possiede almeno tre elementi distinti, il sottoanello di (P(X); +, ·) generato da T è costituito
da tutti e soli i sottoinsiemi finiti di X.
3. Siano (G; ·) e (G0 ; ·) due gruppi finiti. Si provi che se M.C.D.(|G|, |G0 |) = 1, allora l’unico omomorfismo
φ : G −→ G0 è l’omomorfismo banale (i.e. φ(g) = 1G0 per ogni g ∈ G).
Vale il viceversa?
novembre 2005
ALGEBRA II
1. Sia p un numero primo; sia f (x) = x2 − x + 1 ∈ Zp [x]. Si consideri l’ideale I = h f (x) i dell’anello di
polinomi (Zp [x]; +, ·) e il relativo anello quoziente (A; +, ·) = (Zp [x]/I; +, ·).
I] Si provi che l’anello (A; +, ·) possiede divisori dello zero se e solo se è p = 3 oppure p ≡ 1 (mod 6).
II] Si determinino i valori di p per i quali l’anello (A; +, ·) possiede elementi nilpotenti non nulli.
159
Si verifichi quanto segue.
I] L’anello (A; +, ·) possiede esattamente due ideali propri I e J; si ha I ∩J = {0A } e A = hI, J i = I +J.
II] Gli anelli (I; +, ·) e (J; +, ·) sono entrambi isomorfi all’anello (Z7 ; +, ·).
III] L’anello (A; +, ·) è isomorfo alla somma diretta esterna (Z7 ; +, ·) ⊕ (Z7 ; +, ·).
gennaio 2006
ALGEBRA I
3. Si consideri il polinomio f (x) = x3 + ax + 1 ∈ Z11 [x]; si determinino i valori di a ∈ Z11 per i quali f (x)
ammette una radice con molteplicità ≥ 2.
Esistono valori di a ∈ Z11 per i quali f (x) non ammette radici?
Esistono valori di a ∈ Z11 per i quali f (x) è irriducibile in Z11 [x]?
ALGEBRA II
3. Sia (K; +, ·) un campo; sia f (X) un polinomio di K[x] di grado 2 che ammette in K due radici distinte.
Detto I = h f (x) i l’ideale di (K[x]; +, ·) generato da f (x), si provi che l’anello quoziente (K[x]/I; +, ·) è
isomorfo alla somma diretta esterna (K ⊕ K; +, ·).
160
febbraio 2006
ALGEBRA I
2. Sia (A; +, ·) un anello. Per ogni k ∈ A\{0A } si consideri l’applicazione φk : A −→ A definita ponendo
φk (a) = ka per ogni a ∈ A.
Si provi quanto segue.
I] L’anello (A; +, ·) è privo di divisori dello zero se e solo se per ogni k ∈ A\{0A } l’applicazione
φk : A −→ A è iniettiva.
II] L’anello (A; +, ·) è un corpo se e solo se per ogni k ∈ A\{0A } l’applicazione φk : A −→ A è biiettiva.
ALGEBRA II
1. Sia p un numero primo. Si consideri il gruppo abeliano (G; +) = (Z; +) ⊕ (Zp ; +) dove
G = { (n, a) | n ∈ Z, a ∈ Zp }
(n1 , a1 ) + (n2 , a2 ) = (n1 + n2 , a1 + a2 )
Si provi quanto segue.
I] L’insieme S = { (0, a) | a ∈ Zp } è l’unico sottogruppo proprio finito del gruppo (G; +).
Il sottogruppo S è ciclico e il gruppo quoziente (G/S; +) è ciclico infinito.
II] Se H è un sottogruppo del gruppo (G; +) che contiene propriamente S, il gruppo quoziente (G/H; +)
è ciclico finito.
3. Sia (A; +, ·) un dominio ad ideali principali; sia I = h a i un ideale proprio di (A; +, ·).
Si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) l’elemento a ∈ A è irriducibile;
ii) l’anello quoziente (A/I; +, ·) è un campo;
iii) l’anello quoziente (A/I; +, ·) è privo di divisori dello zero.
161
aprile 2006
ALGEBRA I
3. Sia (D; +, ·) un dominio d’integrità dotato di unità; siano a, b ∈ D elementi tali che M.C.D.(a, b) = 1.
I] Si provi che se p ∈ D è un elemento primo, allora p è M.C.D.(pa, pb).
II] Si mostri che, se p ∈ D è un elemento irriducibile, non primo, p può non essere M.C.D.(pa, pb).
giugno 2006
ALGEBRA I
1. Sia (G; ·) un gruppo. Si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) (G; ·) è abeliano;
ii) per ogni a, b ∈ G è (ab)2 = a2 b2 ;
iii) esistono tre interi consecutivi r, r +1, r +2 tali che per ogni a, b ∈ G e per ogni i ∈ {r, r +1, r +2}
si ha (ab)i = ai bi .
2. Si consideri l’anello (Zn ; +, ·) delle classi di resti mod n: si provi quanto segue.
I] Sia H un sottoanello dell’anello (Zn ; +, ·): se esiste [r]n ∈ H con M.C.D.(r, n) = 1, allora H =Zn .
II] L’anello (Zn ; +, ·) possiede qualche sottoanello proprio dotato di unità se e solo se n non è potenza
di un numero primo.
ALGEBRA II
1. Si considerino il gruppo additivo (Q; +), il suo sottogruppo normale Z e il gruppo quoziente
(G; +)=(Q/Z; +).
Si provi quanto segue.
I] Il gruppo (G; +) è infinito, ma ogni suo elemento ha periodo finito.
II] Per ogni intero positivo n esiste in (G; +) qualche elemento di periodo n.
III] Per ogni intero positivo n esiste in (G; +) uno ed un solo sottogruppo Hn di ordine n; il sottogruppo
Hn è ciclico.
IV] (G; +) non è ciclico e possiede sottogruppi propri non ciclici.
2. Sia n ∈ N\{1}. Si provi che l’anello di classi di resti (Zn ; +, ·) possiede qualche sottocampo se e solo
se è n = ps con p primo e M.C.D.(p, s) = 1.
3. Nell’anello di polinomi (Z2 [x]; +, ·) si consideri l’ideale I = hf (x)i generato dal polinomio f (x) =
x4 + x2 + 1.
Si mostri che
I] l’anello quoziente (Z2 [x]/I; +, ·) non è un campo;
162
II] l’anello quoziente (Z2 [x]/I; +, ·) possiede una ed una sola (a meno di isomorfismi) immagine omomorfa
propria.
luglio 2006
ALGEBRA I
ALGEBRA II
163
2. Sia p un numero primo; si consideri l’anello di classi di resti (Zpr ; +, ·) con r ∈ N. Si provi che
I] ogni omomorfismo f : Z−→ Zpr dall’anello (Z;+, ·) all’anello (Zpr ; +, ·), diverso dall’omomorfismo
nullo, è suriettivo;
II] esiste uno ed un solo omomorfismo non nullo dall’anello (Z;+, ·) all’anello (Zpr ; +, ·).
settembre 2006
ALGEBRA I
1. Sia (S; ·) un monoide e sia s ∈ S. Si provi che l’elemento s è invertibile se e solo se esistono x, y ∈ S
tali che gli elementi xsy e ysx sono invertibili.
2. Sia k ∈ Z fisso. Nell’insieme Zn delle classi di resti mod n si definisca una legge di composizione ?
ponendo
[a]n ? [b]n = [a + kb]n
I] Si osservi che (Zn ; ?) è un semigruppo se [k]n = [0]n ed è un gruppo se [k]n = [1]n .
II] Si mostri che, se è n > 2, esiste k ∈ Z tale che (Zn ; ?) non è semigruppo.
III] Si provi che, se è n = rs con 1 < r < n e M.C.D.(r, s) = 1, esiste [k]n 6∈ {[0]n , [1]n } tale che (Zn ; ?) è
semigruppo.
Per qualcuno di tali valori (Zn ; ?) può essere gruppo?
ALGEBRA II
1. Sia (G; ·) un gruppo non banale; si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) ogni sottogruppo non banale di (G; ·) è isomorfo al gruppo (G; ·);
ii) il gruppo (G; ·) è ciclico e l’ordine di G è infinito o un numero primo.
2. Si consideri l’anello (A; +, ·) =(Q;+, ·)⊕(Z; +, ·) (somma diretta esterna). Si provi che
I] ogni sottoanello non banale di (A; +, ·) ha caratteristica zero;
II] l’anello (A; +, ·) possiede immagini omomorfe proprie di caratteristica zero e immagini omomorfe
proprie di caratteristica n per ogni intero n ≥ 2.
164
III] Si provi che
i) se hαid = hαis allora Iα = hαid ;
ii) può essere Iα = hαid con hαid 6= hαis .
novembre 2006
ALGEBRA II
gennaio 2007
ALGEBRA I
1. Sia S l’insieme delle successioni α = (a1 , a2 , . . .) di numeri reali positivi; si considerino in S le relazioni
ρ1 , ρ2 , ρ3 definite ponendo per α = (a1 , a2 , . . .) e β = (b1 , b2 , . . .)
α ρ1 β se e solo se esiste n ∈ N tale che ak = bk per ogni k ≥ n;
α ρ2 β se e solo se esiste n ∈ N tale che ak ≤ bk per ogni k ≥ n;
α ρ3 β se e solo se α = β oppure esiste n ∈ N tale che an < bn e ak ≤ bk per ogni k > n.
I] Per ognuna delle tre relazioni si stabilisca se è relazione di equivalenza o relazione d’ordine in S.
S
II] Se ρi è di equivalenza, si stabilisca se l’insieme quoziente ρi è finito o infinito.
III] Se ρi è relazione d’ordine, si stabilisca se (S; ρi ) è totalmente ordinato, se ha minimo o massimo.
2. Sia (A, +, ·) un anello dotato di unità; sia VA l’insieme degli elementi unitari di (A; +, ·). Si consideri
l’insieme
G = { (a, v) | a ∈ A, v ∈ VA }
e si definisca in G una legge di composizione ”prodotto” ponendo
(a1 , v1 ) · (a2 , v2 ) = (a1 v2 + a2 , v1 v2 )
I] Si provi che (G; ·) è un gruppo.
II] Si mostri che il gruppo (G; ·) è abeliano se e solo se l’unità 1A è l’unico elemento unitario dell’anello
(A; +, ·).
III] Si diano esempi in cui
i) (G; ·) è abeliano finito;
165
ii) (G; ·) è abeliano infinito;
iii) (G; ·) non è abeliano.
ALGEBRA II
1. Sia (A, +, ·) un anello dotato di unità; sia VA l’insieme degli elementi unitari di (A; +, ·). Si consideri
il gruppo (G; ·) con
G = { (a, v) | a ∈ A, v ∈ VA }
(a1 , v1 ) · (a2 , v2 ) = (a1 v2 + a2 , v1 v2 )
I] Si mostri che condizione necessaria affinché il gruppo (G; ·) sia abeliano è che l’anello (A; +, ·) abbia
caratteristica 2.
II] Si mostri che la condizione non è sufficiente considerando
à il !
caso
Z2 [x]
(A; +, ·) = hx2 +x+1i ; +, · .
3. Siano (A; +, ·) e (B; +, ·) due anelli commutativi, non ridotti al solo zero; sia (R; +, ·) = (A; +, ·) ⊕
(B; +, ·) la loro somma diretta esterna.
I] Si mostri che
i) l’anello (R; +, ·) è dotato di unità se e solo se gli anelli (A; +, ·) e (B; +, ·) sono dotati di unità;
ii) (R; +, ·) è uno zero anello se e solo se (A; +, ·) e (B; +, ·) sono zero-anelli.
II] Si considerino le condizioni seguenti:
(?) gli ideali di (R; +, ·) sono tutti principali
(??) gli ideali di (A; +, ·) e quelli di (B; +, ·) sono tutti principali
Si mostri che
i) la condizione (?) implica la condizione (??);
ii) se (R; +, ·) possiede unità, la condizione (??) implica la condizione (?);
iii) se (R; +, ·) è uno zero-anello, può valere la (??) senza che valga la (?).
166
febbraio 2007
ALGEBRA I
1. Sia S un insieme che possiede almeno due elementi distinti; siano T1 , T2 ∈ P(S) tali che T1 ∩ T2 = ∅ e
T1 ∪ T2 = S.
I] Si definisca nell’insieme P(S) delle parti di S un’applicazione φ ponendo per A ∈ P(S)
φ(A) = (A ∩ T1 ) ∪ ((S\A) ∩ T2 ).
L’applicazione φ : P(S) −→ P(S) è iniettiva? è suriettiva?
II] Si definisca in P(S) una relazione ρ ponendo per A, B ∈ P(S)
A ρ B se e solo se è φ(A) ⊆ φ(B)
dove ⊆ indica l’inclusione insiemistica.
Si provi che
i) ρ è relazione d’ordine in P(S);
ii) (P(S), ρ) ammette minimo e massimo;
iii) (P(S); ρ) non è totalmente ordinato.
ALGEBRA II
2. Sia (K; +, ·) un campo di ordine p2 (p primo); sia K0 il suo sottocorpo minimo. Sia H = {y ∈
K | y p + y = 0K }.
Si provi che
I] H è un sottogruppo proprio del gruppo additivo (K; +);
II] se p 6= 2, per ogni k ∈ K esistono e sono univocamente determinati y ∈ H e x ∈ K0 tali che k = x + y.
III] se p = 2, allora H = K0 .
167
I] Si provi che, se (A; +, ·) possiede al più un ideale proprio, allora l’insieme dei suoi elementi non unitari
è un ideale.
II] Si consideri (A; +, ·) = (Zn ; +, ·) e si provi che l’insieme degli elementi non unitari è un ideale se e
solo se n è potenza di primo.
Per quali valori di n questo anello possiede al più un ideale proprio?
aprile 2007
ALGEBRA I
1.Sia (G; ·) un gruppo. Fissato k ∈ G, si definisca in G una legge di composizione ? ponendo per a, b ∈ G
a ? b = abk
I] Si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) (G; ?) è un semigruppo;
ii) (G; ?) ha elemento neutro;
iii) (G; ?) è un gruppo.
II] Se (G; ·) è il gruppo simmetrico su 3 lettere, esiste qualche k ∈ G, diverso dalla sostituzione identica,
tale che (G; ?) sia un gruppo ?
2. Sia (K; +, ·) un campo; siano x, y, z ∈ K µnon tutti nulli. ¶ Sia
n o
a b
A= α= : a, b ∈ K
bx ay + bz
Si provi che A è un sottoanello dell’anello (Mat2 (K); +, ·) se e solo se è y = 1K . In tal caso si mostri che
I] l’anello (A; +, ·) possiede unità;
II] α ∈ A è unitario nell’anello (A; +, ·) se e solo se è unitario in (Mat2 (K); +, ·);
III] per K = C l’anello (A; +, ·) non è campo, mentre per K = R esistono x, z ∈ R per i quali l’anello
(A; +, ·) è un campo.
3. Sia (D; +, ·) un dominio d‘integrità dotato di unità (non campo). Si consideri in D la relazione di
equivalenza ∼ definita ponendo per a, b ∈ D
a ∼ b se e solo se a|b e b|a
Detto X = D ∼ l’insieme quoziente di D rispetto alla relazione ∼, si definisca in X una relazione ≤ ponendo
per {r}∼ , {s}∼ ∈ X
{r}∼ ≤ {s}∼ se e solo se esiste n ∈ N tale che rn ∼ s
Si provi quanto segue.
I] (X; ≤) è un insieme ordinato, non totalmente ordinato.
II] (X; ≤) non ha né massimo né minimo.
III] {0D }∼ e {1D }∼ sono contemporaneamente elementi massimali e minimali in (X; ≤).
IV] (X; ≤) non possiede elementi massimali diversi da {0D }∼ e {1D }∼ .
V] Se nel dominio (D; +, ·) vale il principio della catena, allora (X; ≤) possiede elementi minimali diversi
da {0D }∼ e {1D }∼ .
giugno 2007
ALGEBRA I
168
IV] Si diano un esempio (scegliendo opportunamente il campo (K; +, ·)) in cui i divisori dello zero di
(AK ; +, ·) sono tutti e soli gli elementi non nulli e non unitari e un esempio in cui esistono in (AK ; +, ·)
elementi non nulli che non sono né unitari né divisori dello zero.
√
3. Nel campo complesso (C;+, ·) si consideri il sottoanello A = { a + ib 7 | a, b ∈ Z}
Sia p ∈ N primo.
I] Si provi che p è elemento primo dell’anello (A; +, ·) se e solo se il polinomio x2 +7 ∈ Zp [x] è irriducibile.
II] Si mostri che p può essere irriducibile senza essere primo.
III] Si mostri che p può essere riducibile.
ALGEBRA II
1. Sia p un numero primo. Si consideri la somma diretta esterna (G; +) = (Z; +) ⊕ (Zp ; +). Sia S
l’insieme degli elementi di (G; +) che hanno periodo finito. Si provi quanto segue.
I] S è l’unico sottogruppo proprio finito del gruppo (G; +).
Il sottogruppo S è ciclico e il gruppo quoziente (G/S; +) è ciclico infinito.
II] Se H è un sottogruppo di (G; +) diverso da S, sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) H è ciclico;
ii) S non è contenuto in H;
iii) è H ∩ S = h0G i.
2. Siano (A; +, ·) un dominio d’integrità dotato di unità e I un suo ideale.
I] Per a ∈ A sia Xa = { x ∈ A | ax ∈ I }; si verifichi che Xa è un ideale di (A; +, ·) che contiene I. Si
provi che
i) a ∈ I se e solo se è Xa = A;
ii) se a 6∈ I, il laterale a + I è un divisore dello zero nell’anello quoziente ( A I ; +, ·) se e solo se è
Xa 6= I.
II] Per a ∈ A il laterale a + I ∈ A A
I è unitario in ( I ; +, ·) se e solo se è A = h a i + I
(dove h a i indica l’ideale di (A; +, ·) generato da a).
III] Si mostri con esempi che l’anello quoziente ( A I ; +, ·) può essere
i) campo,
ii) dominio d’integrità, non campo,
iii) dotato di divisori dello zero.
IV] Si provi che, se ( A A
I ; +, ·) è dominio d’integrità e (A; +, ·) ∈ P ID, allora ( I ; +, ·) ∈ P ID.
A
Si mostri che non vale il viceversa; di piú, può essere ( I ; +, ·) ∈ P ID con (A; +, ·) 6∈ U F D.
3. Sia a ∈ Z7 ; sia I l’ideale di (Z7 [x]; +, ·) generato dal polinomio f (x) = x2 − x + a. Si determinino i
valori di a ∈ Z7 per i quali l’anello quoziente (Z7 [x]/I; +, ·) è un campo; per uno di tali valori si determini
un generatore del gruppo moltiplicativo costituito dagli elementi non nulli del campo (Z7 [x]/I; +, ·).
luglio 2007
ALGEBRA I
1. Sia S =R[x]\{0} l’insieme dei polinomi a coefficienti in R diversi dal polinomio zero; si definisca in S
una relazione ρ ponendo per α(x), β(x) ∈ S
α(x) ρ β(x) se e solo se Tα(x),β(x) = {k ∈ R | α(k)β(k) ≤ 0 } è un insieme vuoto o finito
I] Si verifichi che ρ è una relazione di equivalenza in S.
II] Si stabilisca quante e quali fra le classi {1}ρ , {2}ρ ,{−3}ρ ,{x}ρ ,{x2 }ρ ,{x3 }ρ ,{x − 1}ρ ,{x − 2}ρ sono
distinte.
III] Si mostri che l’insieme quoziente Sρ è infinito.
2. Si consideri il gruppo (G; ·) dove
© ª
G = (q, ²) | q ∈ Q\{0}, ² ∈ {1, −1}
(q1 , ²1 ) · (q2 , ²2 ) = (q1 q2²1 , ²1 ²2 ).
Siano
H = { (q, 1) | q ∈ Q\{0} }
K = { (q, ²) ∈ G | q² > 0 }
169
L = { (q, ²) ∈ G | q > 0, ² ∈ {+1, −1} }
Si verifichi che H, K, L sono sottogruppi propri di (G; ·) e che G è la loro unione insiemistica.
Esistono in (G; ·) due sottogruppi propri S e T tali che G sia la loro unione insiemistica? (Giustificare la
risposta)
3. Siano p ∈ N primo e k ∈ Zp fisso. Si consideri l’anello (A; +, ·) dove
A = { (a, b) | a, b ∈ Zp }
(a1 , b1 ) + (a2 , b2 ) = (a1 + a2 , b1 + b2 )
(a1 , b1 ) · (a2 , b2 ) = (a1 b2 + a2 b1 , b1 b2 + ka1 a2 )
Si provi quanto segue.
I] L’anello (A; +, ·) possiede divisori dello zero se e solo se il polinomio x2 − k ∈ Zp [x] è riducibile.
II] Detto D l’insieme costituito dallo zero e dai divisori dello zero di (A; +, ·) e supposto D 6= {0A }, sono
tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) p = 2 oppure p 6= 2 e k = [0]p ;
ii) D è sottoanello di (A; +, ·);
iii) gli elementi nilpotenti e non nulli di (A; +, ·) sono tutti e soli i divisori dello zero.
ALGEBRA II
1. Siano (G; ·) un gruppo e N suo sottogruppo normale. Siano A e B due sottogruppi di (G; ·) tali che
hA, N i = hB, N i e A ∩ N = B ∩ N .
I] Si verifichi che, se (G; ·) è ciclico, allora è A = B. ( Può essere utile considerare separatamente i casi
”G infinito” e ”G finito”)
II] Si provi che, se è A ≤ B, allora è A = B.
III] Si mostri con un esempio che può essere A 6= B.
√
2. Nel campo complesso C si consideri il sottoanello A = { a + ib 5 | a, b ∈ Z }. Sia p ∈ N un numero
primo e sia J = h p i l’ideale principale dell’anello (A; +, ·) generato da p.
Si provi che sono tra loro equivalenti le seguenti condizioni:
i) l’anello quoziente ( A
J ; +, ·) è un campo;
ii) l’anello quoziente ( A
J ; +, ·) è privo di divisori dello zero;
iii) p è elemento primo di (A; +, ·);
iv) il polinomio x2 + 5 ∈ Zp [x] è irriducibile.
Se p è elemento irriducibile dell’anello (A; +, ·), l’anello quoziente ( A J ; +, ·) può non essere campo?
settembre 2007
ALGEBRA I
1. Sia (A; +, ·) un anello commutativo, dotato di unità; sia (V ; ·) il gruppo moltiplicativo costituito dagli
elementi unitari di (A; +, ·). Si provi quanto segue.
I] L’insieme G = { α ∈ Mat2 (A) | det α ∈ V } è un gruppo rispetto al prodotto righe per colonne.
II] Se W è un sottogruppo del gruppo (V ; ·), l’insieme { α ∈ G | det α ∈ W } è un sottogruppo del gruppo
(G; ·).
III] Se H è un sottogruppo del gruppo (G; ·), l’insieme { det α | α ∈ H } è un sottogruppo del gruppo
(V ; ·).
IV] L’applicazione φ dall’insieme L(G) dei sottogruppi di (G; ·) all’insieme L(V ) dei sottogruppi di (V ; ·)
definita ponendo per ogni H ∈ L(G)
φ(H) = { det α | α ∈ H }
è suriettiva, ma può non essere iniettiva.
170
2. Siano p un numero primo e n ∈ N, n ≥ 2. Si consideri l’anello delle classi di resti (Zpn ; +, ·) e si provi
quanto segue.
I] I divisori dello zero di (Zpn ; +, ·), insieme allo zero, costituiscono un sottoanello D, privo di unità, di
ordine pn−1 .
II] Ogni sottoanello proprio di (Zpn ; +, ·) è contenuto in D.
III] L’anello (Zpn ; +, ·) possiede almeno n − 1 sottoanelli propri distinti fra loro.
IV] Nessun sottoanello proprio di (Zpn ; +, ·) è un corpo, mentre esiste qualche sottoanello proprio di
(Zpn ; +, ·) che è uno zero-anello.
3. Nell’anello di polinomi Z5 [x] si considerino
f (x) = x4 + x3 + 3x2 − 2x e g(x) = x2 + k
Si determinino i valori di k ∈ Z5 per i quali i polinomi f (x) e g(x) sono coprimi.
ALGEBRA II
171