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Bibliografia 277
Da Oriente a Occidente:
fuga dal mondo e modelli comunitari
► Abate
► Ascesi-ascetismo
► Cenobitismo
► E,emitismo
L'eremitismo nasce dal bisogno di sentirsi completamen
te liberi e soli per realizzare quello stesso perfezionamento
spirituale. Pur essendo una componente permanente del
monachesimo cristiano, la scelta eremitica si manifesta con
maggior forza in diversi momenti del medioevo, tipicamente
come reazione ai processi di irrigidimento e «normalizzazione»
della vita monastica o ai fenomeni di decadenza dei costumi e
di perdita degli ideali primitivi. I sostenitori della forma eremi
tica hanno spesso sottolineato i rischi, connessi alle comodità
e alla mediocrità della vita cenobitica, di cadere nella pigrizia
spirituale e di perdere ogni tensione ideale, mentre i fautori
della vita comune hanno messo in guardia contro il pericolo
derivante dalla solitudine e gli eccessi di orgoglio e di fanati
smo ascetico ai quali la solitudine avrebbe potuto condurre.
► Regola
3. Da Oriente a Occidente
2. La Regola di Benedetto
3 . Vita monastica
5. Il monachesimo irlandese
4. Cluny
Monachesimo e riforma
3 . J Cistercensi
1
Walter Map, De nugis curialium, a cura di C.N.L. Brooke e R.A.B.
Mynors, Oxford, 1 983 ; ed. it. con testo a fronte a cura di F. Latella, Parma,
1990, da cui si cita, I, p. 143.
CERTOSINI, CISTERCENSI E ALTRE RIFORME 125
Forse l'unico tratto comune fra tutti loro era il fatto di essere
stati ordinati chierici, anche se non tutti esercitavano respon
sabilità pastorali. Nel XIII secolo la varietà di esperienze
canonicali cominciò a ridursi e finì per riguardare non più il
clero nel suo complesso, ma solo una parte di esso, proba
bilmente minoritaria, che divenne un corpo di «specialisti» e
confluì poi uniformemente nella regola agostiniana, abbando
nando le altre formule. Le gerarchie ecclesiastiche spinsero
verso l'omologazione delle comunità canonicali alle comunità
propriamente monastiche e fecero in modo di restringerne
l'attività di predicazione, analogamente a quanto avvenne per
i monaci. I canonici regolari si dedicarono invece sempre più
all'insegnamento universitario. Contemporaneamente si ebbe
un'evoluzione verso forme di coordinamento tra canoniche
che diedero origine a diverse congregazioni di canonici rego
lari, riconosciute dai pontefici, alcune delle quali ebbero una
diffusione impressionante.
Di queste, la più importante fu quella di Prémontré,
fondata da Norberto di Xanten. La vita di quest'uomo ha
molti tratti in comune con quella di altri uomini inquieti
che fondarono nuove famiglie monastiche e la cosa non è
ovviamente casuale. Figlio del conte di Xanten, nell'odierna
Renania, divenne dapprima canonico della cattedrale della
sua città natale e cappellano dell'imperatore Enrico V. Verso
il 1 1 15 abbandonò le sue cariche ecclesiastiche, rinunciò ai
benefici e alle rendite a esse legati e sperimentò un periodo
di vita eremitica e di penitenza. La simpatia e il sostegno del
vescovo di Laon gli procurarono una piccola cappella, non
lontana dalla città, in cui ritirarsi a vivere in solitudine. Ma fu
ben presto raggiunto da un piccolo gruppo di devoti eremiti,
sia laici di entrambi i sessi sia ecclesiastici. Norberto ricevette
poi da Gelasio II e Callisto II la facoltà di predicare ovunque
volesse, impegno che praticò soprattutto nelle campagne e che
divenne caratteristico del gruppo da lui fondato. Nel 1 120
si stabilì infine nella località di Prémontré, nella diocesi di
Laon, dove, insieme al suo gruppo di discepoli, diede vita a
una comunità. Norberto e i suoi volevano praticare la «vita
apostolica» della prima comunità cristiana di Gerusalemme,
ma il passaggio dal piano degli ideali a quello organizzativo
non fu semplice. La fisionomia istituzionale di questa prima
fondazione è alquanto incerta, poiché presentava insieme
RIFORMARE, RESTAURARE, INVENTARE 137
do tutta la stima che aveva per lui, gli offrì ospitalità e aiuto,
difendendolo anche di fronte al papa. Abelardo terminò la sua
vita l'anno dopo, nel priorato di Chalon-sur-Saone.
In quel turbine che fu la loro vita, Abelardo ed Eloisa
sperimentarono più volte il dramma di dover abbandonare
i loro monasteri, costretti a infrangere il voto solenne della
stabilitas, richiesto dalla Regola benedettina. Da uno di questi
spostamenti nacque la comunità del Paracleto, nella diocesi di
Troyes. All'inizio era un semplice oratorio nel quale Abelardo,
seguito da un folto gruppo di suoi studenti che non volevano
rassegnarsi a perdere il loro maestro, si ritirò per qualche anno.
Nel 1126 il filosofo, inseguito da nuove polemiche e accuse
e nominato abate di uno sperduto monastero in Bretagna,
lo abbandonò donandolo insieme a tutte le sue pertinenze a
Eloisa, cacciata a sua volta con tutta la comunità dal monastero
di Argenteuil. Eloisa vi si insediò nel 1127 insieme alle sue
consorelle, diventando badessa della nuova comunità mentre
suo marito ne divenne la guida, il padre spirituale. Nel 113 1
giunse al Paracleto anche il riconoscimento pontificio e co
minciarono le affiliazioni di altri cenobi, che formarono un
piccolo ordine femminile autonomo rimasto in vita fino alla
Rivoluzione francese.
Abelardo mantenne rapporti molto stretti con le monache
del Paracleto, a cui fece nei primi anni diverse visite. Questa
frequentazione divenne, com'era prevedibile, motivo di pet
tegolezzi e di accuse corrosive da parte dei suoi avversari, per
cui dovette sospendere gli incontri. Mantenne però una fitta
corrispondenza con Eloisa, la quale gli chiese espressamente di
scrivere una regola per la sua comunità, adatta a delle donne,
visto che i santi padri non avevano stabilito niente in merito
e che, dunque, le monache erano costrette a seguire la Regola
benedettina, difficile da applicare essendo stata scritta per degli
uomini. Le prescrizioni di Benedetto sugli abiti dei monaci,
sul lavoro nei campi, sui doveri assegnati all'abate e molte
altre non erano adatte alle donne e potevano essere addirittura
pericolose per la loro salvezza. Abelardo non venne meno ai
suoi doveri verso Eloisa, nati dal loro legame matrimoniale e
fondati sulla sua convinzione, insolita per quel tempo, come
si vedrà (cfr. infra, cap. VIII), che fosse preciso dovere degli
uomini prendersi cura delle necessità spirituali delle donne.
Scrisse dunque un testo normativo, il solo dopo quello di
148 I MONACI, LE MONACHE E LA SOCIETÀ !XI-XIV SECOLO)
1
J.F. Hinnebusch O.P. , The Historia occidentalis o/ Jacques de Vitry. A
criticai edition, Fribourg , 1972, cap. 34, p. 1 65 .
154 I MONACI. LE MONACHE E LA SOCIETA (Xl-XIV SECOLO)
► Certosine
► Cistercensi
Gli ideali e lo stile di vita dei Cistercensi invece furono in
grado, nel XII secolo, di sedurre col loro fascino persone di
entrambi i sessi e di ogni condizione sociale. L'atteggiamento
dell'ordine nei confronti delle tante comunità di monache
che chiedevano di essere incorporate fu però di sostanziale
chiusura, in netto contrasto, apparentemente, non solo con
l'indubbia apertura dei monaci bianchi al reclutamento nelle
proprie fila di gruppi sociali molto diversi tra loro, ma anche
con gli sforzi propagandistici di tanti illustri esponenti, primo
tra tutti Bernardo di Clairvaux, così attivamente impegnato
nell'opera di promozione del proprio ordine. Gli ideali dei
monaci bianchi e la loro lettura della Regola trovavano infatti
ascolto presso moltissime comunità sia maschili sia femmini
li, le quali finivano spesso per adottare volontariamente lo
stile di vita cistercense. Vi sono parecchie notizie esplicite
sull'esistenza di comunità femminili che, al di fuori di qualsiasi
riconoscimento ufficiale da parte dell'ordine, abbracciavano
le consuetudini di Citeaux: cioè di monache che volevano
«essere cistercensi» e per questo decidevano di vivere come
i monaci bianchi, per esempio mettendo in pratica alla lettera
l'esortazione a vivere del proprio lavoro manuale. I problemi
nascevano quando queste comunità chiedevano di essere incor
porate formalmente nella rete monastica, vuoi per un sincero
slancio religioso, vuoi per un'esigenza di inquadramento e
consolidamento giuridico ma anche, più prosaicamente, per
poter godere delle esenzioni e dei privilegi di cui l'ordine
era largamente dotato, tra cui l'esenzione dall'autorità del
vescovo. Da un lato c'era la normativa dell'ordine, che vietava
rigorosamente qualsiasi contatto anche sporadico con donne
di qualsiasi condizione, laiche e religiose, cui per esempio
era fatto divieto assoluto di varcare la porta del chiostro,
mentre agli abati era vietato entrare nelle clausure e persino
benedire le novizie. I compiti della cura monialium avrebbero
reso impossibile rispettare tale separazione. Dall'altro c'era
il successo stesso del modello cistercense tanto fra le donne
quanto fra gli uomini, la sua travolgente diffusione, che re
sero sempre più difficile da reggere questo rifiuto assoluto
di assumere qualsiasi responsabilità legata alla cura pastorale
di queste donne. Dalla formale incorporazione derivavano
188 I MONACI, LE MONACHE E LA SOCIETÀ (Xl-XIV SECOLO)
► Ordini doppi
Tra i seguaci di Norberto di Xanten, fondatore di Prémontré
(cfr. supra, cap. VI, par. 2), vi erano anche molte donne, alle
quali trovò una sistemazione in una casa a loro riservata che
sorgeva accanto a quella dei canonici. La nuova comunità si
configurò come un vero e proprio monastero doppio, la cui
vita però fu breve e molto stentata, per l'opposizione della
componente maschile dell'ordine e per l'atteggiamento miso
gino dei canonici. Benché le monache fossero spesso relegate
a un ruolo di servizio alle necessità materiali dei confratelli,
quasi come converse, il reclutamento rimase sostenuto per
alcuni anni. Già nel 1 13 8, però, il capitolo dell'ordine decise
di sopprimere i monasteri doppi, costringendo le monache
a trasferirsi altrove, mentre i canonici furono a più riprese
accusati, anche dal papa, di lesinare sul trasferimento di beni
alle comunità femminili, gettandole a volte nell'indigenza. L'al
lontanamento aiutò le donne a emanciparsi dalla condizione di
inferiorità diventando finalmente delle vere e proprie canoni
chesse regolari con dignità di coriste. Ma i problemi di ordine
economico si aggravarono. Negare o ridurre il mantenimento
192 I MONACI, LE MONACHE E LA SOCIETÀ (Xl-XIV SECOLO!
1
G. Constable, Aelred o/ Rievaulx and the Nun o/ Watton: An episode
in the early history o/ the Gilbertine arder, in Medieval Women, a cura di
D. Baker, Oxford, 1978.
LE DONNE VELATE DA GREGORIO MAGNO AL DUECENTO 195
1
Cfr. Sacrum commercium sancii Francisci cum madonna Paupertate, in
Scrittori religiosi del Duecento, a cura di G. Petrocchi , Firenze , 1974.
208 NUOVI ATTORI E NUOVI SPAZI CXIII-XV SECOLO!
► I Predicatori
► I /rati Minori
I frati Minori nacquero invece da un gruppo di «penitenti
della città di Assisi», come si autodefinivano i primi membri,
che così qualificavano con chiarezza la loro esperienza: di
MONACI, FRATI E CITTÀ 211
1. Crescere è difficile
1
C. Frugoni, Francesco e l'invenzione delle stimmate. Una storia per
parole e immagini fino a Bonaventura e Giotto, Torino, 1993 , p. 26.
228 NUOVI ATTORI E NUOVI SPAZI !Xlii-XV SECOLO)
I frati e la società
I . I Mendicanti alt'università
3 . J Terzi ordini
4. Le confraternite
2. Le riforme benedettine
e dei bisogni espressi dalla comunità dei fedeli nei riguardi dei
monaci. Neppure in questi ultimi secoli mancarono le iniziative
di riforma, che dovettero però fare i conti con una situazione
generale molto più frammentata e complessa ed ebbero nell'in
sieme risultati di portata più limitata e, in un certo senso, persino
contradditori. Da un lato vi furono diversi tentativi di ripristinare
un'osservanza più rigorosa della Regola benedettina, di creare
legami istituzionali tra i monasteri benedettini che ancora non
erano inseriti in alcuna congregazione nonché di rinsaldare quelli
già esistenti. L'isolamento delle abbazie era infatti considerato
pericoloso e potenziale fattore di disordine economico e morale.
Andavano in questa direzione i prowedimenti adottati già dal
IV Concilio Lateranense circa l'obbligo del capitolo generale e
della visita periodica per tutti i monasteri (cfr. supra, cap. VI,
par. 4), ma i risultati furono nel complesso scarsi, come dimo
strano i continui richiami al silenzio, ali'obbligo per gli abati e
i monaci di condividere il coro e il refettorio, all'eliminazione
della proprietà individuale, al divieto di consumare carne e cibi
esotici, ripetuti infinite volte da papi e vescovi nel XIII, XIV
e XV secolo.
Un nuovo più deciso tentativo fu fatto dal cistercense Jac
ques Fournier, già vescovo di Pamier e inquisitore nel celebre
villaggio di Montaillou, eletto papa col nome di Benedetto XII
(1334-42). Gli sforzi del più austero tra i pontefici di Avignone
tennero conto delle condizioni in cui si trovavano i Benedettini
e dei mutamenti intervenuti nella società e non furono altro che
la sanzione ufficiale di pratiche ormai comunemente accettate.
Nel Trecento i monaci potevano offrire ai membri delle proprie
comunità la sicurezza economica, una posizione sociale e magari
un carriera simile a quella del clero secolare. Chi cercava la
vera ascesi, l'impegno spirituale e caritativo, chi era animato
dall'amore per lo studio si rivolgeva agli ordini eremitici, ai
Mendicanti, alle scuole dei frati o alle università. Benedetto
XII si impegnò anzitutto nella riforma dei Cistercensi, nelle
cui file aveva militato da giovane, emanando nel 1335 la bolla
Fulgens sicut stella, che per il suo contenuto segnò una svolta
importante nella gestione patrimoniale dell'ordine. Essa intro
dusse alcune limitazioni alla capacità dell'abate di amministrare
liberamente il patrimonio, mediante la creazione un sistema di
registrazione di entrate e uscite per ogni comunità, e forme di
controllo sul suo operato da parte dei monaci e del capitolo
AUTUNNO DEL MEDIOEVO, AUTUNNO DEL MONACHESIMO/ 263
Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Capitolo VII
Capitolo VIII
Capitolo IX
Capitolo X
G.G. Merlo, Nel nome di San Francesco. Storia dei Frati Minori e del
francescanesimo sino agli inizi del XVI secolo, Padova, 2003 .
Capitolo XI
Capitolo XII
Chiara d'Assisi, 1 86, 214, 224, 235- Frate Leone, vedi Leone d'Assisi o
238, 267 da Viterbo
Cicerone, Marco Tullio, 76 Frugoni, C., 227
Cirillo di Alessandria, vescovo, 29
Clemente V (Bertrand de Got), Gallo, monaco, 54
papa, 142 Gelasio II (Giovanni Caetani), papa,
Clotario I, re di Neustria, 37, 175, 178 136
Colombano, abate, 52-56 Gengis Khan (Temujin), 223
Columba, abate, 51 Gerardo da Borgo San Donnino,
Constable, G., 194 frate, 242
Crodegango di Metz, vescovo, 69, 133 Gerolamo, santo, 18, 2 1, 23, 24, 29,
32, 33, 68, 75, 175, 176
Desiderio, re dei Longobardi, 180 Gilberto di Sempringham, abate,
Diego di Osma (de Acevedo), ve- 193-195
scovo, 208 Gioacchino da Fiore, abate, 128, 242
Domenico di Caleruega, 208-2 10, 223, Giovanna d'Arco, 272
234, 238, 244, 249 Giovanni XXII (Jacques Duèze), papa,
Dominici, Giovanni, 264 23 1, 264
Giovanni di Matera, 1 13 , 1 14, 195
Egeria, pellegrina, 174 Giovanni di Pian del Carpine, frate,
Eleonora di Aquitania, regina di 223
Francia, regina d'Inghilterra, 106, Giovanni Gualberto, 1 14 - 1 17
193, 197 Giustiniano, imperatore, 40
Elia, profeta, 218 Gradenigo, Giovanni, 99
Elia da Assisi, frate, 217, 226, 227, Graziano, 88
230, 237 Gregorio II, papa, 66
Eloisa, badessa, 145 - 149 Gregorio VII (Ildebrando di Sovana),
Enrico II Plantageneto, re d'Inghil- papa, 70, 72, 84, 85, 90, 94, 1 16
terra, 106, 124, 193 , 195 Gregorio IX (Ugolino dei conti di
Enrico IV, imperatore, 85 Segni), papa, 2 1 1 , 215-218, 224-
Enrico V, imperatore, 136 226, 228, 230, 236, 240
Enrico VIII, re d'Inghilterra, 195 Gregorio X (Tebaldo Visconti), papa,
Ermengarda, principessa longobarda, 233
180 Gregorio XI (Pierre-Roger de Beau
Etelberto, re del Kent, 58 fort), papa, 274
Eusebio di Vercelli, vescovo, 24 Gregorio da Montelongo, 226
Eustochio, discepola di Gerolamo, Gregorio Magno, papa, 38, 39, 42,
25 44, 52, 58, 76
Groote, Geert, 266
Federico I Barbarossa, imperatore, 197 Guarino di San Michele di Cuxa,
Federico II, imperatore, 143 , 226 abate, 98, 99
Filippo II Augusto, re di Francia, 141 Guglielmo, duca di Aquitania, 77, 79
Filippo IV il Bello, re di Francia, Guglielmo da Volpiano o di Digione,
141, 142 abate, 9 1-93 , 100
Fo, A., 32 Guglielmo de Saint-Amour, 242, 243
Francesco d'Assisi, 17, 44, 161, 207, Guglielmo di Vercelli, 1 13, 1 14, 156,
2 1 1 -217, 22 1 , 223-227, 229, 230, 195, 196
234-237, 24 1, 242, 244, 247, 249, Guigo I, priore certosino, 1 10, 1 1 1
256, 267
Frate Angelo, vedi Angelo Tancredi Hermann von Salza, 142
Frate Elia, vedi Elia da Assisi Hinnebusch, J.F., 153
INDICE DEI NOMI 293