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TESINA DI

ELETTROTECNICA

Risoluzione delle reti


attraverso il metodo della
trasformata di Laplace

Studente: Anastasio Alessio

Corso di Laurea: Ingegneria Informatica

Anno Accademico: 2019/2020

1
SOMMARIO
INTRODUZIONE..........................................................................3
TRASFORMATA DI LAPLACE. PRIME DEFINIZIONI.................4
PROPRIETÀ DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE.....................5
TRASFORMATA DI LAPLACE. DERIVAZIONE E
INTEGRAZIONE...........................................................................7
TRASFORMATE DI LAPLACE DI FUNZIONI NOTEVOLI...........9
VALORE INIZIALE E VALORE FINALE.....................................10
CIRCUITO DI IMPEDENZE OPERATORIALI.............................11
ANTITRASFORMAZIONE..........................................................15
POLI, ZERI DI UNA FUNZIONE RAZIONALE;
DECOMPOSIZIONE IN FRATTI SEMPLICI...............................16
PROCEDURA GENERALE PER LA SOLUZIONE DI UN
CIRCUITO TRAMITE LA TRASFORMATA DI LAPLACE............20
FUNZIONE DI RETE E SUE PROPRIETÀ..................................21
ESEMPIO DI APPLICAZIONE....................................................25
CONCLUSIONI...........................................................................29
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA.................................................30

2
INTRODUZIONE

Per la soluzione delle reti in regime dinamico, viene spesso


utilizzato un metodo più generale di quello simbolico,
utilizzato per il regime sinusoidale, denominato metodo
della trasformata di Laplace.
Così come quello simbolico, si basa su una trasformazione
delle variabili del problema che consente di cambiare
operazioni complesse in altre più semplici.
Nel caso della trasformata di Laplace le variabili vengono
convertite da funzioni del tempo a funzioni complesse (con
parte reale e immaginaria) a vantaggio delle operazioni di
derivazione e integrazione che si traducono così in
espressioni algebriche.
Per poter comprendere meglio questa metodologia è
opportuno trattare brevemente della trasformata di Laplace
unilatera e delle sue proprietà, che sfruttate adeguatamente
possono risultare un efficace e più agevole metodo per la
risoluzione delle reti elettriche.

3
TRASFORMATA DI LAPLACE. PRIME DEFINIZIONI

Sia I un intervallo contenente il semiasse reale positivo:


ℝ+ =[ 0 ,+∞ )⊆I e sia F → ℂ una funzione a valori reali o
complessi.
La funzione f è L-trasformabile (o trasformabile
secondo Laplace) se tale che la funzione t → e−st f ( t) è
sommabile su ℝ+ cioè tale che
+∞
∫|e−st f (t)|dt <+∞ .
0

In tal caso chiameremo integrale di Laplace l’integrale


+∞
∫ e−st f (t )dt .
0

Se l’integrale converge per un assegnato s = s 0, cioè


e−st f (t) è sommabile su ℝ+ , allora converge ∀ s∈ℂ tale
che ℜ(s)> ℜ(s 0) , infatti

|(e−st f (t))|=e(−ℜ(s )t )|(f ( t))|≤e (−ℜ(s )t )|(f (t))|=|(e (−s t) f (t))|


0 0

e dunque e(− st ) f (t) è maggiorata in modulo da una funzione


sommabile ed è, perciò, sommabile a sua volta.
Si ha dunque che, se l’insieme degli s ∈ℂ per cui
+∞
∫ e−st f (t )dt converge non è vuoto, allora è costituito da un
0

semipiano (destro), quello dei numeri complessi s per i


quali si ha σ =ℜ(s)> σ [f ] dove σ [f ] è l’estremo inferiore

4
+∞
delle parti reali dei numeri s ∈ℂ per cui ∫ e−st f (t )dt
0

converge, ed è denominato ascissa di convergenza della


funzione f .

PROPRIETÀ DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE

Sia f : [0 ,+∞ ) →ℂ con ascissa di convergenza af . Per


comodità indichiamo con F la trasformata di Laplace di
f . Valgono le seguenti proprietà:
• Linearità. La trasformata di Laplace è un’applicazione
lineare: se f , g :[0 ,+∞]→ℂ con ascisse di convergenza
af , a g allora:

L[ α f + β g (s )]=α L[ f ](s)+β L[g ](s)


per ogni α , β∈ℂ e per ℜ(s)>max { af , ag } . Infatti:
+∞ +∞ +∞
∫ (α f (t)+β g (t))e−st dt= α ∫ f (t) e−st dt+β ∫ g( t) e−st dt
0 0 0

• Traslazione in t. Se f (t) ha trasformata F( t) e


t 0 è un valore assegnato alla variabile t allora:
s
L[f (t−t 0 )]=F ( s)e−t 0
per ℜ(s)>a f , a≥0

Infatti:
+∞ +∞
∫ f (t−t 0 )e− st dt=e−t s ∫ f (t−t 0 )e−s (t – t ) d (t−t 0 )=e−t s F ( s)
0 0 0

0 0

• Traslazione in s. Sia f (t) con trasformata F( s) e


sia s 0 un valore assegnato alla variabile s ; si ha:
s t
L[ e f (t )]=F (s−s 0) per
0
ℜ(s)>a f + ℜ(a)

5
Basta osservare che
+∞ +∞
∫ e s t f (t )e− st dt=e−t s ∫ f (t)e−(s – s )t dt=F (s−s0)
0 0 0
.
0 0

• Riscalamento. Se f (t) ha trasformata F( s) e a


una costante reale, si ha:
1 s
L[f ( at)]= F ( ) per ℜ(s)>a⋅a f , a>0 .
|a| a
Infatti:
+∞ +∞ −su
1 a
∫ f ( at)e−st dt = ∫ f (u)e
a 0
du con a>0 oppure a<0 ,
0
+∞ +∞ −su
quindi ∫ f (at ) e−st dt=|1a| ∫ f (u) e a du=
1 s
F( ) .
|a| a
0 0

• Coniugazione. Indichiamo con f (t) una funzione


nella variabile reale t a valori complessi, con F( s)
la sua trasformata di Laplace e con f * ( t) la funzione
complessa coniugata di f (t) , si ha:

L[ f * (t)]=F *( s *)
Basta osservare che
∞ +∞ * *
∫ f * (t)e−st dt=(∫ f (t)e−s t dt ) =(F (s *))* .
0 0

• Realtà ed Hermitianeità. Indichiamo con f (t) una


funzione e con F( s) la sua trasformata di Laplace, si
ha:
f (t) reale ⇔ F (s ) hermitiana
Una funzione analitica è hermitiana se e solo se assume
valori reali per valori reali della variabile.
Infatti un segnale è reale se è uguale al suo complesso
coniugato. Per cui:

6
*
f (t) reale ⇔ f (t)=f (t )
* * *
f (t)=f (t ) ⇔ F ( s)=F (s )

F( s)=F * (s* ) ⇔ F (s ) hermitiana


• Convoluzione. Siano f (t) e g(t) due funzioni con
trasformate F( s) e G( s) e sia definito il prodotto di
convoluzione f (t)∗g (t) . Allora:
L[f (t )∗g(t )]=F (s )G(s)
Se la convoluzione è espressa con un integrale
convergente, il seguente calcolo indica come si può
dimostrare questa proprietà:
+∞
L[f (t )∗g(t )]=∫ ( ∫ f ( τ ) g(t− τ )d τ ) e−st =
0 0 +∞

+∞ +∞
= ∫ f ( τ )d τ ∫ g(t− τ ) e−s(t− τ ) e−s τ d (t− τ ) =
0 0

+∞
−s τ
=∫ f ( τ) e d τ G( s)=F (s)G(s)
0

TRASFORMATA DI LAPLACE. DERIVAZIONE E


INTEGRAZIONE

Derivata in t. Sia f (t) con trasformata F( s) ; la


trasformata della derivata prima f ’ (t) di f (t) , è:

L[ f ’ (t)]=sF ( s)−f (0+ )


Il dominio della trasformata di f’(t) può essere più grande
del dominio di f(t) in quanto la moltiplicazione di F per
s può rendere apparente una eventuale singolarità polare
del primo ordine nell’origine.

7
Nel caso in cui, per ogni s , f (t) e
−st
sia integrabile,
abbiamo:
+∞ +∞
−st −st +∞ −st +
∫ f ’( t) e dt=[f (t) e 0] −∫ f (t )(−s )e dt=sF (s)−f (0 )
0 0

Derivata in s. Sia F( s) la trasformata di Laplace di f (t)


e sia F ’(s ) la derivata prima di F( s) , si ha:
L[−t f (t )]=F ’( s)
Infatti:
+∞ +∞
d d − st − st
F ( s)= [ ∫ f (t )e dt ]=∫ −t f (t )e dt=L [−t f (t )]
ds ds 0 0

Derivata n-esima. Se f è derivabile n-volte in [ 0 ,+∞ ) e


f
(k)
ha ascissa di convergenza a f (k ) per k =0,1 ,… ,n−1
allora:
n−1
L[ f (n) (t)](s)=s n F ( s)−∑ s n−1−k f (k) (0+ )
k=0

per ℜ(s)>max { af (k) } e k =0,1 ,… ,n−1

Per induzione, se n=0 allora L[f (0) (t)]( s)=F ( s) .


Se n≥1 allora:
+∞ +∞
(n) −st n−1 −st n−1 +∞ n−1 −st
L[f (t)]( s)=∫ e d(f (t))= [e f (t )] 0 +s ∫ f ( t)e dt =
0 0

(n−1) + (n−1) (n−1) + (n−2) + 2 (n−2)


−f (0 )+ sL[ f (t)](s)=−f (0 )−sf ( 0 )+s L[ f (t )](s )=...=
n−1
= s n F (s ) – ∑ s n−1−k f (k) (0+ )
k=0

Proprietà dell’integrale. Sia f :[ 0 ,+∞ ) →ℂ con ascissa di


convergenza a af e trasformata di Laplace F , allora:

8
+
0

t
F ( s)
∫ f (x) dx
0
L[∫ f ( x )dx ]( s)= + per ℜ( s)>max { af ,0 }
0 s s

Infatti
+
t t 0
d
L[ (∫ f (x ) dx)](s)=L [f (t )](s)=F ( s)=sL[∫ f ( x)dx ]( s)−∫ f ( x) dx
dt 0 0 0

per la proprietà di derivazione, e quindi


+
0

t
F ( s)
∫ f (x) dx 0
+

0
L[∫ f (x )dx ](s)= + ,dove ∫ f (x)dx rappresenta
0 s s 0
il valore della primitiva di f(x) all’istante 0 ; se tale valore
risulta uguale a 0, allora la formula si riduce a:
t
F ( s)
L[∫ f (x )dx ](s)=
0 s

TRASFORMATE DI LAPLACE DI FUNZIONI NOTEV OLI

Tramite quanto esposto finora possiamo ricavare le


trasformate relative a funzioni notevoli, come riportato nella
tabella:

f (t) FUNZIONE DEL TEMPO PER F( s) TRASFORMATA DI LAPLACE


t ≥0
u(t)=1( gradinounitario ) 1
s
δ (t )(impulsounitario di Dirac ) 1
t (rampaunitaria) 1
s2
t n−1 1
(con n intero e>0) n
(n−1)! s

9
e
−at
1
s+ a
1 −at 1
(1−e )
a s (s +a)
t⋅e
−at
1
( s+a)2
−at
e −e
−bt
1
b−a (s+a)(s+ b)
1 1
(t n−1)e−at (n intero e>0)
(n−1)! (s+a)n
ω
e−at sin ω t 2 2
( s+a) + ω
sin ω t ω
2 2
s +ω
cos ω t s
s + ω2
2

k −at s+b
ω e sin( ω t + φ )
( s+a)2 + ω2
con φ=arctan ω
b−a
e k=√( b−a) + ω 2
2

VALORE INIZIALE E VALORE FINALE

Nell’analisi delle reti hanno importanza due teoremi, che


consentono di ricavare i valori della risposta f (t) per
t=0 e per t=∞ , direttamente dalla espressione in s ,
senza ricorrere ad antitrasformazione.
Se F( s)=L[f (t)] , risulta:
Teorema del valore iniziale: lim f (t)=lim sF (s)
+
t →0 s →∞

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Teorema del valore finale: lim f (t)=lim sF ( s)
+
t →∞ s→0

Infatti: L[ f ’(t)]=sF (s)−f (0+ ) , quindi per s →∞ allora


+ +
0=lim sF (s)−f (0 ) ; per s →0 allora
s→ ∞

+∞
∫ f '(t )dt=lim f (t)−f (0 + )=lim s F (s )−f (0+ )
+
0 t →∞ s→ 0

CIRCUITO DI IMPEDENZE OPERATORIALI

Il metodo della Trasformata di Laplace descritto finora è uno


strumento molto interessante dal punto di vista applicativo.
Infatti, l’unicità della trasformata ci consente di ridurre
espressioni di tipo integro-differenziali in espressioni
algebriche (trasformazione) per poi, una volta risolta
l’equazione algebrica nel campo complesso, antitrasformare
il risultato e ritornare al dominio del tempo.
Quindi, una volta ottenuto il sistema di equazioni differenziali
risolvente per la dinamica di un circuito, lo si trasforma nel
dominio della variabile s , ottenendo un sistema di
equazioni algebriche per le trasformate delle grandezze
incognite. Risolvendo tale sistema e antitrasformando, come
vedremo successivamente, si determina le grandezze
incognite nel dominio della variabile t.
Considerando una rete elettrica in regime dinamico qualsiasi
costituita da n nodi ed l lati, possiamo studiarne il
funzionamento nell’intervallo (0 , t) , scrivendone le relative
leggi di Kirchhoff per le corrente e le tensioni. Supposto che
queste grandezze siano trasformabili secondo Laplace e
posto quindi L{ i j (t) }=I j ( s) e L{ v j( t )}=V j ( s) , si avrà:

∑j (±) I j (s)=0 per ogni nodo,

11
∑j (±) V j( s)=0 per ogni maglia.

La rete “trasformata” così ottenuta avrà la stessa topologia


della rete effettiva (lo stesso grafo), ma resta da stabilire il
legame tra la tensione trasformata V (s) e la corrente
trasformata I ( s) relativa ad ogni lato, che dipende
naturalmente dalla tipologia del bipolo inserito nello
specifico lato della rete effettiva.
Considerando reti di generatori indipendenti di tensione e
corrente, contenenti bipoli passivi lineari e tempo-invarianti
possiamo definire nel dominio trasformato:
E( s)=L[e (t)] I (s)=L[i(t )]
che corrispondono rispettivamente ai generatori ideali di
tensione e di corrente nel dominio del tempo.
Per un generico bipolo caratterizzato dalla coppia V (s) e
I ( s) (convenzione dell’utilizzatore), se il rapporto tra
V (s) e I ( s) è indipendente sia da V (s) che da I (s) , e
cioè:
V (s)
=Z (s )
I ( s)

Possiamo introdurre il concetto di impedenza operatoriale,


associandola ai bipoli come segue:

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Analogamente possiamo definire le ammettenze
operatoriali Y(s) rispettivamente per i bipoli resistore R,
condesatore C e induttore L come segue:

Componente Parametro Ammettenza


Resistore R 1
Y R (s )=
R
Condensatore C Y C (s)=sC
Induttore L 1
Y L ( s)=
sL

Quindi anche per l’induttore ed il condensatore possiamo,


definire una impedenza/ammettenza operatoriale a patto

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che risulti i(0)=0 e v ( 0)=0 . I bipoli a memoria, cioè
devono trovarsi nello stato di riposo.
Qualora i bipoli non si trovino allo stato di riposo possiamo
costruire la rete ponendo in serie all’impedenza pura del
bibolo, un generatore che rappresenta:
• la d.d.p. V 0 presente tra le armature del condensatore
all’atto dell’applicazione del segnale funzione del tempo;
• la corrente I 0 che circola nell’induttore all’atto della
applicazione del segnale funzione del tempo. Nello schema L-
trasformato, il generatore di corrente è stato sostituito con
I
un generatore di tensione di valore V 0=sL ⋅ 0 =LI 0 (prodotto
s
della corrente per l’impedenza sL).

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A queste condizioni possiamo costruire una rete di
impedenze operatoriali corrispondente alla rete originale,
che prende il nome di circuito di impedenze operatoriali,
e utilizzare tutte le regole e i risultati ottenuti a livello
formale nello studio delle reti in regime stazionario
(teorema di Tellegen, sovrapposizione degli effetti, teorema
di Thevénin-Norton, teorema della reciprocità). Inoltre i
concetti di equivalenza, le regole del partitore di corrente e
di tensione e il concetto di N-polo e M-porte con le relative
matrici di rappresentazione e proprietà, sono estensibili
senza alcuna difficoltà. Non valgono le proprietà di non
amplificazione e le proprietà che da queste derivano.

ANTITRASFORMAZIONE

È possibile dimostrare che la trasformata inversa di Fourier,


della teoria delle distribuzioni, opportunamente modificata,
dà un integrale nel piano complesso con un cammino di
integrazione lungo una retta r parallela all'asse
immaginario (cammino di Bromwich), che esprime f (t) in
funzione di F( s) ; la retta r deve appartenere alla regione
di convergenza di F( s) . In particolare si ha che, se F( s) è
la trasformata di Laplace di una funzione regolare a tratti
f (t) , con regione di convergenza β< ℜ s <α , allora
σ0+i ∞
1
f (t)= F ( s) e st ds
2 π i σ∫
β< σ0 < α
−i ∞
0

L'integrale è indipendente dal valore scelto per σ 0 , purchè


sia nella regione di convergenza della trasformata.
L'integrale converge alla funzione f (t) solo nei punti di
continuità di questa funzione. Pertanto, per potere

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antitrasformare bisogna assegnare non solo la funzione
F( s) , ma anche la sua regione di convergenza, al fine che
la f (t) sia determinata univocamente. In sintesi, se la
funzione F( s)→ 0 per s →∞ indipendentemente dalla
direzione, ed è analitica ovunque eccetto che in un numero
finito di punti singolari isolati s 1 , s2 , ..., sm d a destra della
regione di convergenza di F( s) e s md +1 , sm d +2 ,... , smd +m s a
sinistra della regione di convergenza, allora l'integrale può
essere calcolato.
In realtà raramente avremo bisogno di calcolare l’integrale in
quanto esiste un metodologia più agevole descritta nel
prossimo paragrafo.

POLI, ZERI DI UNA FUNZIONE RAZIONALE;


DECOMPOSIZIONE IN FRATTI SEMPLICI

Nei circuiti a parametri concentrati le funzioni F( s) di


interesse sono tutte quelle esprimibili come rapporti di
polinomi a coefficienti reali. Le funzioni di interesse sono
meromorfe in tutto il piano complesso: gli unici punti di
singolarità che possiede nel suo dominio sono i soli poli.
Per antitrasformare queste funzioni è sufficiente il metodo
della decomposizione in fratti semplici per poi ricondurre i
semplici termini a trasformate note.
Si supponga che F0 ( s) , sia la funzione razionale
N 0 (s)/ D 0 (s ) , dove N 0 (s) e D 0 (s) sono polinomi a
coefficienti reali. Si fa inoltre l'ipotesi che N 0 (s) e D0 (s)
non abbiano fattori in comune.
A meno di un fattore di scala il polinomio a numeratore e
quello a denominatore possono essere specificati dalle
rispettive radici. Le radici del polinomio N 0 ( s) prendono il

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nome di zeri di F0 (s) , perché in corrispondenza di esse
F0 (s) è nulla; le radici del polinomio D0 (s) sono i poli di
F0 (s) .

N ( s) (s−z1 )( s−z 2 )⋅...⋅(s−z m )


In generale si ha: H ( s)= =k dove
D(s ) (s− p1 )(s− p2 )⋅...⋅(s− pn )
m ed n sono, rispettivamente, il grado del numeratore e
del denominatore, k una costante, e z i i=1 , ..., n , pi i =1, ... , m
sono, rispettivamente, gli zeri e i poli di F0 ( s) . Pertanto
F0 (s) può essere assegnata, a meno del fattore costante
k , mediante il diagramma degli zeri e dei poli nel piano
s .
La procedura di antitrasformazione è, nel caso generale, la
seguente:
Si esprime F0 ( s) come somma di un polinomio e di una
funzione razionale propria (cioè il grado del denominatore è
maggiore del grado del numeratore):
N 0 (s) R 0 ( s)
F0 (s)= =Q0 (s)+ dove Q0 (s) è il polinomio
D0 (s) D0 (s )
quoziente e R0 ( s) è il polinomio resto
(grado R0 (s)< grado D0 (s )) .

La parte propria R0 (s)/ D 0 (s) si sviluppa in fratti semplici:


n

R 0 (s) R0 ( s) ∏ Ai
i=1
=k n
=
D 0 (s) (s−p i)

i=1
(s−p i)

R0 ( ph )
con coefficienti di sviluppo A h=k n
.
∏ ( ph – p i )
i=1 ,1≠h

17
Se il polo p1 avesse molteplicità m1 si avrebbe la seguente
m1 n
~ R 0 ( s) AI j Ai
decomposizione: F 0 (s)= =∑ j ∑
+ con
D 0 ( s) j =i (s− pi ) i=2 (s−p i)
m 1− j
1 d m ~
coefficienti di sviluppo A Ij= m −j
[( s−p 1) F 0 ( s)]|s= p 1 .
1

(m 1− j)! ds 1

Successivamente si antitrasformano Q 0 (s) e i singoli fratti


semplici. L’antitrasformata di Q0 ( s) è unica, perché il
polinomio è analitico in tutto il piano complesso: la sua
regione di convergenza coincide con tutto il piano complesso
(ed è, quindi, l'unica possibile). Il generico termine di Q 0 (s)
è del tipo bh s h e si trasforma in un impulso di Dirac di ordine
h di ampiezza bh ; in particolare il termine costante si
trasforma in un impulso di Dirac.

ESEMPIO PRATICO:
3
Data F( s)= 2
s +5 s +6
• si racavano le radici di D( s) , cioè i poli di F( s) :

s 2 +5 s+ 6=0
−5±√ 25−24
→ p1,2 =
2
da cui: p1=−2 e p2=−3

3
e quindi: F( s)=
(s +2)( s +3)
• Si sviluppa F( s) in somma di frazioni:
3 A B
F( s)= = +
(s +2)( s +3) s+2 s+3

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• Si determina il valore delle costanti A,B,C,… utilizzando
uno dei seguenti metodi:
Uguaglianza dei numeratori. si calcola il
denominatore comune e si sviluppa il secondo membro
della uguaglianza precedente, sino a ottenere al
numeratore un polinomio ordinato secondo le potenze
decrescenti di s . Si realizzano poi tante eguaglianze
quanto è l’ordine del polinomio, tra i coefficienti dei
termini in s di uguale grado nel numeratore
originale (k ) e nel polinomio. Si risolve il sistema
nelle incognite A, B... fino a determinarne i valori.
3= A (s +3)+B (s +2)=s ( A+ B)+3 A +2 B

{3A A+2
+B=0 ← N (s) non ha termini in s
B=3 ← uguaglianza dei termini noti

Da cui A=3 ; B=−3


Metodo dei residui. Ciascuno dei coefficienti A,B,C…I
può essere determinato dalla relazione:
I =lim [F (s)⋅(s− p I )] con
s → pI

I =generico coefficiente e p I =polo corrispondente a I

3
A= lim ⋅(s +2)=3
s→−2 (s +2)(s +3)

3
B= lim ⋅( s+ 3)=−3
s →−3 ( s+ 2)(s+3)

• Si sostituiscono le costanti A,B,… con i valori ricavati e


si antitrasformano le singole frazioni riconoscendo le
trasformate note:
3 3 3
F( s)= = −
(s +2)( s +3) s+2 s +3
e quindi:

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−2 t −3 t
f (t)=3 e −3 e

PROCEDURA GENERALE PER LA SOLUZIONE DI


UN CIRCUITO TRAMITE LA TRASFORMATA DI
LAPLACE

Arrivati a questo punto possiamo generalizzare un metodo


per la risoluzione dei circuiti, tramite l’utilizzo della
trasformata di Laplace.
Consideriamo un circuito in evoluzione generica, con n
nodi e b lati, costituito da elementi circuitali lineari e
tempo-invarianti. Volendo studiare il suo funzionamento
nell'intervallo (0 ∞) , bisogna scrivere le equazioni
−,

circuitali, cioè le leggi di Kirchhoff e le equazioni


caratteristiche con le condizioni iniziali assegnate per le
grandezze di stato.
Successivamente è opportuno trasformare le equazioni
circuitali del dominio del tempo nelle corrispondenti del
dominio s , risolvere le equazioni algebriche-lineari del
dominio s interpretate come le equazioni di un circuito “di
impedenze operatoriali” e riportare quindi la soluzione nel
dominio del tempo, attraverso l'operazione di
antitrasformazione.
L'unicità della trasformata di Laplace assicura che la
procedura fornisce la soluzione del problema originale.
Per la risoluzione di un circuito in evoluzione generica, i
passaggi sono i medesimi di quanto avviene per i circuiti in
evoluzione forzata, considerando queste differenze:
• a ogni condensatore corrisponde un “generatore reale
di corrente” con impedenza interna uguale
all'impedenza operatoriale che si avrebbe se il

20
1
condensatore fosse in evoluzione forzata, Z ( s)= e
sC
corrente di corto circuito data da −C k v k .
0

• a ogni induttore corrisponde un “generatore reale di


tensione” con impedenza interna uguale all'impedenza
operatoriale che si avrebbe se l'induttore fosse in
evoluzione forzata, Z (s)=sL , e tensione a vuoto data
da − Lk i k .
0

FUNZIONE DI RETE E SUE PROPRIETÀ

Siccome vale la sovrapposizione degli effetti per i circuiti di


impedenze operatoriali, è conveniente analizzarli
considerando acceso un solo generatore per volta. In questo
modo la soluzione del problema è ricondotta allo studio di
un circuito in evoluzione forzata con un solo generatore.

21
Il circuito così costruito avrà come ingresso E( s) e uscita
V k (s) : un circuito di impedenze pilotato da un solo
generatore indipendente.
Per la linearità, qualsiasi corrente I j ( s)(1≤ j ≤ b) , può essere
rappresentata attraverso una espressione del tipo:
I j (s)=Y j (s) E(s)

e qualsiasi tensione V j (s)(1 ≤ j≤ b) , attraverso una


espressione del tipo:
V j (s)=K j (s) E (s )

con Y j ( s) e K j (s) indipendenti da E( s) : esse


dipendono solo dalle impedenze operatoriali del circuito e
dal modo in cui sono collegate. Per questa ragione vengono
nominate funzioni di rete.
Per calcolare la tensione V k ( s) : la tensione E( s) può
essere considerata come grandezza d'ingresso e la tensione
di interesse V k ( s) come grandezza d'uscita. Il rapporto tra
l'ingresso V k ( s) e l'uscita E( s) è indipendente
dall'ingresso e dipende solo dal circuito.
Questo rapporto è detto funzione di trasferimento della
tensione ed è una particolare funzione di rete:
V k (s)
H ( s)=
E(s)
Siccome H(s) non dipende dall'ingresso, essa può essere
interpretata, nel dominio s , come l'uscita del circuito
quando l'ingresso vale 1. Un ingresso unitario nel dominio
s corrisponde ad un ingresso impulsivo di ampiezza
unitaria nel dominio del tempo, e quindi la funzione di rete
H (s) è proprio la trasformata di Laplace della risposta
all'impulso.
La risposta impulsiva di un circuito è, in generale, del tipo

22
n
λh t
h(t )=(∑ K h e ) u(t)+k 0 δ (t)
h=1

con λ1 , λ2 ,... , λn frequenze naturali del circuito che


dipendono solo dai parametri dei bipoli lineari e da come
sono connessi e non dalle grandezze di uscita. Al variare
delle grandezze di ingresso, variano solo i coefficienti K i
per i=0,1 , ..., n . Il coefficiente k 0 è uguale a zero se
l'uscita è una grandezza di stato. Trasformando si ottiene
n
Kh
H (s)=∑ +k
h=1 s− λk 0

La generica funzione di rete di un circuito è una funzione


razionale:
N ( s)
H (s)=
D(s )
dove N (s) e D(s) sono polinomi a coefficienti reali (si
faccia l'ipotesi che N (s) e D( s) non abbiano fattori in
comune). Il polinomio D( s) , a meno di un fattore
moltiplicativo, coincide con il polinomio caratteristico del
circuito e ogni funzione di rete può essere assegnata
attraverso i suoi zeri e i suoi poli: i poli di una generica
funzione di rete di un circuito sono uguali alle pulsazioni
naturali del circuito. In generale è possibile esprimere H(s)
come

N (s) (s−z1 )( s−z 2 )⋅...⋅( s−z m )


H (s)= =k
D(s ) (s− p1 )(s− p2 )⋅...⋅(s− pn )

con pi=λ i per i=1,2 ,... n e k costante reale.

È facile verificare che grado N (s )≤ grado D(s ) se k 0 =0 . Nei


casi in cui k 0 =0 , si ha grado N (s )< grado D (s) , e quindi le
funzioni di rete sono funzioni razionali proprie ogni volta

23
che l'uscita coincide con una grandezza di stato del circuito.
Nel caso in cui l'ingresso coincida con una grandezza di
stato, si ha grado N (s )≤[ grado D( s)+1] .
Ogni polo di H(s) è una frequenza naturale, ma può
accadere che non tutte le frequenze naturali siano poli della
H(s), a causa delle cancellazioni zeri-poli. L'interpretazione
fisica della cancellazione è la seguente.
Per il circuito in esame può accadere che:
(a) il modo di evoluzione con pulsazione naturale è eccitabile
dall'ingresso prescelto, ma non è osservabile all'uscita
prescelta;
(b) il modo non è eccitabile dall'ingresso prescelto ma è
osservabile all'uscita prescelta;
(c) il modo non è eccitabile dall'ingresso prescelto e non è
osservabile all'uscita prescelta.

24
ESEMPIO DI APPLICAZIONE

Vogliamo fornire un esempio di quanto esposto attraverso la


soluzione del seguente circuito mediante le trasformate di
Laplace:

il generatore di tensione fornisce una tensione


e (t)=10 sen 4 t ; all’istante t=0 l’interruttore viene chiuso.
In tale istante la tensione sul condensatore è nulla, mentre
nell’induttore è presente una corrente di 2A. Nella
costruzione del circuito di impedenze, a differenza di quanto
accade per il condensatore, che all’istante 0 non ha tensione
accumulata, possiamo introdurre un generatore di tensione

25
impulsiva pari a ϕ 0 δ (t), con ϕ 0=Li (0 -)=2 weber in serie con
l’impedenza operativa dell’induttore. Il nuovo circuito sarà
così definito:
40
in cui E1 (s)= 2
e E2 ( s)=2 .
s + 16

26
Essendo presenti due generatori di tensione, possiamo
applicare la sovrapposizione degli effetti per determinare la
I ( s)=I 1 ( s)+ I 2( s) dove I 1 (s) e I 2 ( s) rappresentano le corrente
nel lato interessato quando cortocircuitiamo rispettivamente
E 2 e E1 .

I due circuiti così ottenuti necessitano della trasformazione


2
triangolo-stella del triangolo , 0.5 e 0.5 che, attraverso la
s
metodologia classica della trasformazione, ci permette di
identificare le nuove impedenze operatoriali come:
1 0.25 s 1
Z A= , Z B= , ZC =
s+ 2 s+2 s+2

27
A questo punto, grazie alle regole standard di serie e
parallelo di impedenze possiamo ricavare le correnti
I 1 (s)e I 2 (s) .

Z B+ s E1 (s ) 40 s 2+2.25 s s+2
I 1 (s)= = 2 2
Z B + ZC +5+ s (Z + s)( Z C +5) s +16 5 s+11 2 s + 9.5 s +11
5+ Z A + B
Z B + s+ Z C + 5
Z A +5 E 2 (s ) s+2
I 2 ( s)=− =−2 2
Z A + ZC +10 ( Z +5)( ZC +5) 2 s + 9.5 s +11
s+ Z B + A
Z A + Z C +10

Considerando che 2 s 2+ 9.5 s+11 può essere scomposto


11
algebricamente in: 2( s+2)(s + ) otteniamo:
4
4 s+2.25 1 1
I 1 (s)= e I 2 (s)=− .
s +16 s + 11 s+ 11
2
s+
11
5 4 4
La fase di antitrasformazione per la corrente I 2 (s) è molto
semplice perché non necessita di scomposizioni ulteriori e si
−11
t
4
può ricondurre agevolmente a i 2( t)=−e .

Possiamo scomporre invece I 1 (s) in fratti semplici:


As+ B C D
I 1 (s)= + + e ricavare il sistema di equazioni:
s +16 s+ 11 s+ 11
2

5 4

A +C+ D=0 ;

{ 99 A+ 20 B+55 C+ 44 D=0
121 A+99 B+320 C+320 D=4
121 B+ 880C +704 D=9

dal quale si ricavano i valori


1687 4545 5 32
A=− ; B= ; C= ; D=
196417 196417 5731 4147

28
che sostituiti alla formula precedente ci permettono di
antitrasformare I 1 ( s) in i 1( t) come segue:
−11 −11
1687 4545 5 5
t 32 4
t
i 1( t)=− cos 4 t + sin 4 t + e + e
196417 785668 5731 4147
Sappiamo che i(t) è data dalla somma di i 1( t) e i 2(t) per
cui:
−11 −11
1687 4545 5 5
t 4115 4
t
i(t)=− cos 4 t + sin 4 t+ e − e
196417 785668 5731 4147
che rappresenta la soluzione al problema esposto.

CONCLUSIONI

Risolvere i circuiti mediante la trasformata di Laplace


consente di beneficiare di notevoli vantaggi nello sviluppo di
calcoli che risulterebbero molto complessi. L’uso di questo
strumento non è limitato solo all’elettrotecnica e
all’elettronica ma si estende anche a numerosi altri contesti
scientifici, come ad esempio quello dell’automatica. Questo
modello matematico, quindi, e l’utilizzo delle sue proprietà, è
fondamentale per molti sviluppi in campo ingegneristico.

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Luciano de Menna, Elettrotecnica, Vittorio Pironti Editore,


1998.

Stefano Mirandola, Elettrotecnica ed Elettronica , Zanichelli,


2012.

Giovanni Miano, Lezioni di Elettrotecnica, CUEN, 1998

Marco Codegone. Metodi Matematici per l’Ingegneria,


Zanichelli,1995

https://www.uninettunouniversity.net/

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