Musica – canto del gallo. Dio è un cerchio di luce proiettato sul sipario chiuso, voci diverse fuoricampo.
Eh che bello il canto del gallo che ti sveglia la mattina, è proprio il segno che tutto ricomincia e riprende vita, che
abbiamo una nuova giornata completamente a disposizione.
Ma sapete chi è che dava la sveglia tanto, tanto tempo fa, quando ho creato la terra? Provate ad indovinare su…
(possibile interazione con il pubblico) niente? E va bene dai, vi tolgo dall’imbarazzo e ve lo dico io: era il Gallosauro
(si sentono in sottofondo due chicchirichi dinosaurizzati e si vede proiettata l’immagine buffa e strampalata di un
essere mezzo galletto e mezzo dinosauro). E credetemi, la sveglia era molto più efficace e sostanziosa, le gente scattava
in piedi e cominciava a correre perché credeva di avere un Gallosauro che la inseguiva (sketch sull’inseguimento da
Gallosauro).
Effettivamente, anche a me piacerebbe poter dire che la mattina mi sveglio, tranquillamente riposato, pronto per iniziare
una nuova giornata, ma in realtà, per me, le giornate non iniziano e non finiscono. Questo perché, eccetto pochi
sporadici momenti in cui i miei fedeli assistenti mi concedono un attimo di tregua, sono sempre intento ad ascoltare
tutte le richieste e tutte le preghiere che mi giungono, non solo dalla terra, ma anche dal resto dell’universo! Non sono
un granché come assistenti, dopo poco devo intervenire per capire che cosa hanno combinato, ma siccome l’universo
l’ho creato io, di questa cosa, non posso neppure lamentarmi… Oh mio me! Cioè…oh mio Dio, che fatica!!!
E ora che ci penso, non mi sono ancora presentato. Io sono Dio. Forse avrete già sentito parlare di me, ho molti nomi,
molte facce, molti aggettivi… e a quanto pare sono anche famoso in un sacco di libri!
A dirla tutta quando ho creato gli esseri umani non credevo che avrebbero elaborato così tante versioni di me, così tante
religioni, modi di pregare diversi, in tutte le lingue … è meraviglioso, ma spesso vedo anche cose tristi. Vedo che
queste religioni hanno creato divisioni, competizione e addirittura odio e guerre e quando assisto a queste cose è come
se il cuore mi si sbriciolasse dal dispiacere e dalla tristezza. Mi chiedo se sia stato un bene dare loro il dono della
libertà, uno dei più grandi dopo quello della vita. Ma si sa, se ami veramente qualcuno devi lasciarlo libero, anche di
sbagliare. Probabilmente deve esserci qualcosa che scatta con la crescita, che ha a che fare con l’avidità e il potere,
qualcosa a cui i bambini sono estranei. È per questo che sono i miei preferiti, sono così semplici, sinceri, spensierati…
Mi conquistano sempre, con la loro ingenuità e i loro sguardi eloquenti.
A questo punto tutti i bambini si avvicinano al proscenio dalla platea con uno specchio in mano. Pian piano salgono
sul palco.
Ed è proprio dei bambini che vorrei parlarvi oggi. Voglio raccontarvi una storia, che parla di amicizia, tolleranza e
rispetto reciproco. Tutte cose che i bambini hanno molto chiare, ma che a volte, da adulti, vengono dimenticate.
La nostra storia è ambientata nella Ludobiblio di un ospedale; vi chiederete, che cos’è una ludobiblio? È semplice. In
sostanza è una specie di frullato fra una biblioteca e una ludoteca, un posto dove si può giocare e leggere insieme,
creato apposta per i bambini che devono passare un po’ di tempo in ospedale.
Come al solito i bambini sono tanti e ognuno di loro è diverso: una diversa storia, famiglia, paese di provenienza,
usanze, aspettative, desideri… Ognuno di loro crede in qualcosa di diverso.
Ma siamo sicuri che poi è diverso davvero? In fondo sono sempre io che accolgo le loro preghiere, con amore e gioia. E
credo che anche loro sentano che tutte le preghiere percorrono una strada comune. Dopotutto, se come dite voi tutte le
strade portano a Roma, perché io non posso dire che tutte le religioni portano a Dio?
Sulla frase finale, tutti i bambini uniscono gli specchi nel cerchio di luce che rappresenta Dio.
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PRIMO ATTO
SCENA 1: SMARTPRAY
Sipario chiuso; sul proscenio/ pedane ci sono i due assistenti di Dio con un tablet in mano (smartpray); Dio è una voce
fuori campo, sempre accompagnata dalla luce proiettata sul sipario.
Max: No, dicevo, buongiorno vostra eccellenza altissima, spero veramente che sia una buona giornata e che stiate
bene…
Dio: Prima di tutto ti avrò detto almeno un milione di volte di chiamarmi Dio.
Dio: E non darmi del lei, dammi del Tu! Ma scusa, quando mi preghi mi dai del lei??
Alexa: Va bene. Ecco, Dio, volevamo farti vedere un nuovo strumento che abbiamo a disposizione da oggi. È un
apparecchio molto speciale che ti servirà per ricevere in maniera più veloce e diretta i messaggi e le preghiere di tutti i
bambini del mondo.
Alexa: Il suo nome è Smartpray; in sostanza si tratta di una specie di radar: raccoglie le preghiere di tutti i bambini e le
recapita direttamente a Te.
Max: E anche tu potrai parlare direttamente con loro, il tutto grazie a questo semplice, piccolo strumento!
Dio: Che bello, le preghiere dei bambini sono sempre le più sincere, le più vere, le più spontanee, quelle che vengono
dal cuore: avremmo bisogno di più preghiere così. Bene. E io in sostanza cosa dovrei fare?
Dio: Certo che li conosco li ho fatti inventare io! Per fortuna o, forse, purtroppo! Comunque sono troppo vecchio per
queste cose, rinfrescatemi le idee.
Max: La cosa stupefacente di questo nuovo apparecchio è che le preghiere arrivano come piccoli messaggi vocali, i
“vocalini”, che si visualizzano sullo smartpray direttamente dal cuore e dalla mente dei bambini.
Alexa: Ma dai, al giorno d’oggi i vocalini li conoscono tutti! . . . Scusa non volevo mancarTi di rispetto.
[Proiezione delle video-interviste in cui i bambini rispondono al DOMANDONE: Se tu dovessi parlare con Dio, che
cosa gli diresti?]
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SCENA 2: NELLA LUDOBIBLIO
Si apre il sipario e siamo nella ludobiblio; alcuni bambini giocano insieme, altri per conto loro; arriva un bambino
accompagnato da un’infermiera.
Infermiera (entra insieme ad un bambino che piange, lo tiene per mano): Vedi, questa è la ludobiblio. Puoi giocare con
gli altri bambini, puoi leggere un bel libro… se vuoi puoi anche metterti per conto tuo a pensare, a riflettere e a
rilassarti. Che dici ti piace? Vedi non c’è niente di cui essere tristi, non piangere. Succede di farsi un po’ male qualche
volta, ma vedrai che in un paio di giorni sei come nuovo. Ora devo andare, ma tu sei in buona compagnia. Se hai
bisogno di qualcosa chiedi all’infermiera che vedi lì, si chiama Alice ed è responsabile della ludobiblio.
Cosimo (tira su col naso, si guarda un po’ intorno e si avvicina ad un altro bambino): Ehi vuoi giocare con me?
Neri: Non posso, sto facendo il record. Devo fare la torre più alta.
Tommasino: Puoi giocare con noi se vuoi! Io sono Tommaso, tu come ti chiami?
Lucrezia: Stavamo giocando a 1 2 3 stella, ma Elia, che è il solito permaloso, ha perso e adesso si è offeso.
Elia: Non sono permaloso, questo gioco è da mocciosi e io sono grande per queste sciocchezze.
Lucrezia (rivolgendosi a Cosimo): Non starlo a sentire, fa sempre così. Anche a scuola, infatti la maestra gli ha messo
una nota una volta.
Roberta (con una merendina): Eeee quante storie per un gioco! Anch’io ho perso, ma non mi sono mica offesa. Ne
vuoi un po’? (Offrendo la merendina a Cosimo) Questo ti tira su, l’ha fatto mia nonna… speciale.
Tommasino: Ma infatti, Roberta ha ragione. Dai Elia, non te la prendere, facciamo pace e cambiamo gioco.
Elia: Che noia, sei sempre a fare il pacificatore tu! Che ti importa?
Martina (Arriva accompagnata dai genitori, con le stampelle, piangendo): Ma perché tutte a me!
Mattia: Ma no! Non piangere! Aspetta aspetta… eeeehm… (canticchiando) Vedrai che qui starai bene, resteremo
sempre insieme, siamo diventati amici, siamo già un po’ più felici, poi Roberta ti dà una merendina, non ci pensi fino a
domattina!
Martina (risatina).
Martina: No, è che a me piace tanto ballare, e ora che mi sono rotta la gamba non potrò farlo per un bel pezzo.
Lucrezia: Ma no, vedrai che in un baleno ti riprendi! Sono bravi qui sai, anche gentili.
Martina: Tutto! La musica, i vestiti, i passi… Non penso a niente di male quando ballo, sono felice... Come faccio a
spiegarvelo…
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CANZONE COME PIUMA
[Durante il brano, sulla scena, compaiono tutte le bambine vestite da ballerine che ballano con la bambina che si
immagina di non avere il gesso.]
E anche quando cadi non ti devi scoraggiare ma risollevare e non perdere mai la speranza
Volerò davvero…
Si ci riuscirò….
[Video-intervista ai bambini - DOMANDONE: Qual è la cosa che ti piace di più e come ti senti quando la fai?]
SCENA 3: LA PREGHIERINA
Martina: Sì, ma non è per voi ragazzi, voi siete fantastici. È solo che ho paura di non poter mai più ballare come
prima…
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Cosimo: Perché, da grande vuoi diventare una ballerina?
Neri: Anche io vorrei fare l’architetto, ma i miei palazzi di Lego crollano sempre… Forse non sono portato.
Lucrezia: Ma di sicuro guarisci! Come faccio a convincerti… Dai ragazzi, troviamo un modo per aiutare… Ehm…
Sharon: Pensa che io una volta stavo andando in bici e mi sono rotta tutti e due i polsi… Per una settimana ho dovuto
mangiare tutto con una cannuccia perché non potevo tenere la forchetta in mano.
Roberta: Non potevi mangiare?!? Mi viene fame solo a pensarci… (Svenimento teatrale).
Sharon: Ho fatto tutto quello che mi dicevano i dottori e la mamma, e soprattutto… Ho avuto taaaanta pazienza!
Tommasino: Ok, ho io un’idea. Io ho un angioletto custode, e sono sicuro che se tutti glielo chiediamo per favore,
aiuterà Martina a guarire prima. (Si mette in ginocchio e fa una preghierina – il tablet che è in scena si illumina).
Elia (Rivolgendosi a Neri): Eccolo che ricomincia! Quello crede di poter risolvere tutti i suoi problemi così, ma figurati
se all’angioletto custode gli importa qualche cosa di fare guarire Martina. Non lo sopporto quando fa così.
Sharon: Si, io sono d’accordo con Tommaso… (Anche lei si inginocchia, ma al modo dei buddisti).
[Comincia a cantare Tommaso; via via si aggiungono altri bambini, cominciano a cantare insieme e a tenersi per
mano, facendo un girotondo. Durante la canzone appare una proiezione laterale, con l’immagine dello schermo di
whatsapp che registra un messaggio vocale; in contemporanea, il tablet della ludobiblio si illumina, e rimane
illuminato nel corso di tutta la canzone.]
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Se dici una preghiera anche tu, Qualcuno sai ti ascolta lassù
[Alla fine della canzone, si sente il suono di una notifica whatsapp. Buio in scena, freeze, luci sulle pedane; entrano i
due assistenti, sempre con il tablet in mano, accompagnati dalla voce di Dio fuori campo (questa volta è una voce
diversa).]
Dio: Certo, sono sempre io. Sono sempre D-io! Ahahah! Capita? D/ io!
Dio: Farò finta di non notare il tuo sarcasmo, solo perché questi vocalini sono davvero stupefacenti! Il messaggio è
arrivato in tempo reale, e posso riascoltarlo quando voglio (in sottofondo si sente un pezzo della canzone, come se Dio
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stesse riascoltando il messaggio vocale – nella proiezione laterale appaiono le due spunte blu del visualizzato). E bravo
Tommasino, sempre ad aiutare gli altri. Sono molto contento che i bambini abbiano deciso di pregare insieme.
SCENA 4: IL LITIGIO
Elia: Adesso basta, mi avete stancato, voi e il vostro buonismo! Ma davvero credete di risolvere qualcosa così? Uno se
ha un problema deve rimboccarsi le maniche e impegnarsi per migliorare. Si può contare solo sulle proprie forze, non
esistono angioletti custodi e non esiste nessuno che ascolta le vostre preghiere.
Elia: Io cerco solo di farvi capire come stanno le cose. Non esiste nessun Dio, figuriamoci più di uno!
Elia: E allora credi pure alle streghe, ai folletti e agli asini che volano!
Tommasino: Come ti pare, tanto sai sempre tutto tu… (Si allontana piangendo, si mette in disparte).
Sharon: Sei proprio un prepotente, questa volta hai esagerato (Va verso Tommaso per consolarlo).
Roberta: Tommaso ha fatto una preghierina per aiutare Martina e, non si sa perché, Elia si è arrabbiato moltissimo.
Elia: Perché non esistono queste cose, non servono a niente! E poi tutti che pregano un Dio diverso, non ha senso che
esistano così tante religioni… Come si fa a capire qual è il Dio vero?! Non c’è e basta, così si risolve il problema.
Alice: Beh certo, effettivamente hai ragione, non ha senso che esistano così tante religioni…
Alice: Ma c’è un motivo… Racconta una vecchia leggenda che, prima che i tempi esistessero, Madre Universo creò i
pianeti, le stelle e il sole; poi creò gli uomini e li pose sulla terra. Sulla terra vivevano in pace e tranquillità,
ringraziando Madre Universo per tutti i doni ricevuti. Madre Universo aveva dato loro anche il Grande Specchio, in cui
ogni uomo poteva specchiarsi e rivedere sé stesso. Tutti si recavano davanti al Grande Specchio per ringraziare e
dialogare con Madre Universo e la visione che ognuno aveva specchiandosi era bellissima. Quando tutti erano davanti
allo specchio si componeva come per incanto l’immagine del grande volto di Madre Universo ed era come se ognuno
potesse ringraziare e parlare con la grande Madre e lei rispondeva tramite tutti gli altri. Ma presto gli uomini crebbero di
numero, divennero esigenti ed egoisti e sentirono il bisogno di un proprio specchio e non di un grande specchio
condiviso e fu così che, a causa di ciò, il grande specchio fu rotto ed ognuno prese un frammento per sé. Ma anche se
adesso ogni uomo riusciva a vedersi in un piccolo frammento dello specchio che possedeva in esclusiva, nessuno
riusciva però ad avere più la visione di insieme del volto della grande Madre e a sentire la sua voce. E fu così che
nacquero allora le religioni. Ma se tutti, di ogni religione, riuscissimo a pregare insieme, sarebbe un po’ come
ricomporre quello specchio e potremmo rivedere il volto di Madre Universo. (Nel frattempo, sulle pedane, alcuni
bambini mimano la storia).
Alice: Ma il punto non è questo, il punto è che tutti dobbiamo rispettarci e volerci bene, a prescindere da quello in cui
crediamo.
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Mattia: Evvai! Ora siamo tutti d’accordo, questa storia non me la scordo, dai facciamo pace, è così che mi piace! Ohhh
Yeeeeess!
Lucrezia: Sì, malissimo. Dice che non vuole più essere tuo amico.
Elia: Uffa, ma io in fondo gli voglio bene. Come faccio a farmi perdonare?
Elia: (Va da Tommaso) Ehm, Tommi? Sei ancora arrabbiato con me? Sai, Alice ci ha raccontato una storia, e ora ho
capito cosa intendevi… Mi dispiace di come mi sono comportato… Eddai, dì qualcosa, facciamo pace!
se ci stringiamo, se ci abbracciamo
se un’amicizia è un’amicizia
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Nel cuore mettiamo luce
Pace, pace
Basta perdonare!
[Video-intervista ai bambini - DOMANDONE: Riesci a chiedere scusa quanto litighi con qualcuno? Come?]
SCENA 5: LA PUNTURA
I bambini si sono riappacificati e giocano insieme, ma proprio quando sembra che le cose vadano bene, ecco che
arriva l’infermiera, con un terribile annuncio da fare.
Giada: AAAAAAAAAAAA (corre e urla, buttando all’aria i giochi che aveva in mano). No! Vattene via strega io
non ci vengo! (Continua a scappare mentre l’infermiera cerca di prenderla).
Neri: Ehi!! I miei lego! Per una volta che ero riuscito a farli stare in piedi!
Infermiera: Basta Giada, sei una bambina grande ormai, smettila di fare i capricci. In un attimo avrai finito.
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Roberta: (Sottovoce) Se lo fai dopo il dottore ti dà un lecca lecca.
Elisa: Sì, vedrai che non ti succede niente! Io me la sono fatta ieri, non è stato così male.
Dottore: Ma non c’è nessun motivo di avere paura vedi, è solo una siringhina piccina picciò (magheggi vari con le
mani per distrarre Giada). Basta che tu ti metta qui a sedere e non accadrà proprio niente!
Dottore: Ma io ho un’ottima mira, ci vedo così bene! Vedi, è di qua, poi di là, e va su, poi giù e voilà! Fatto! Hai sentito
nulla?
[All’inizio Giada è arrabbiatissima per il torto subito, ma nel corso della canzone, grazie a Roberta e agli altri bambini
che cercano di tirarle su il morale, ritrova il sorriso, e capisce che dopotutto, non è stato così male.]
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Quindi vorrei dire a tutti quelli arrabbiati di brutto
strumentale…
[Video-intervista ai bambini - DOMANDONE: cosa ti fa arrabbiare di più di tutto? E come ti comporti quando ti
arrabbi?]
Dopo che la bambina si è fatta la puntura e ha capito che non c’è davvero niente di male, cerca di rassicurare un altro
bambino dall’aria preoccupata che deve fare la puntura poco dopo.
Giada: (Rivolgendosi a Leonardo) Non preoccuparti, sembra brutto, ma alla fine non è nulla di ché. Pensavo peggio,
davvero.
Sharon: Ti si è visto l’osso? Ho sentito di un mio amico che si è fatto una puntura e per sbaglio lo hanno bucato un po’
troppo in profondità, per poco non moriva dissanguato, uno scempio.
Laura: Ma non dire sciocchezze Sharon, non è possibile che abbiano fatto uno sbaglio così.
Sharon: No, te lo assicuro, a volte succede. Aveva un cerotto gigante il giorno dopo.
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Giada: Oddio ora che ci penso mi sento un po’ male (finge uno svenimento).
Sharon: Eh ma bisogna preoccuparsi, gli incidenti succedono. Quanto era grosso l’ago?
Giada: Credo almeno il doppio di quanto mi aveva detto il dottore, ma meno della metà di quanto pensavo io… e
comunque più grande di come mi avevate detto tutti voi. Tipo così. E mezzo. (Fa il gesto della grandezza con le mani).
Leonardo: (Con aria triste/ sconsolata) Ma non è quello… è che da quando sono qui mi sento tanto solo, mi mancano i
miei amici, la mia famiglia…
Elisa: Oh no Leo, ma non devi pensarci, tra poco rivedrai tutti quanti…
Leonardo: Mhmh mica tanto poco, il dottore dice che dovrò stare qui ancora per un paio di settimane. Mi perdo il
torneo di carte pokemon, la festa di compleanno di Giulio e almeno 6 partite di calcio al campino. Sarò escluso da tutto
e i miei amici non mi vorranno più bene.
Tommasino: Ma puoi sempre videochiamarli e farti aggiornare su tutto quello che stanno facendo no? Così non ti
perderai niente!
Leonardo: Beh sì, ma non è la stessa cosa… (pensieroso). Magari avranno trovato altri amici e non avranno più tempo
per me.
Neri: Oppure sarete più amici di prima! Nessuno ha detto che c’è un numero limitato di amici, io su facebook ne ho
124. E voglio bene a tutti anche nella vita reale.
Neri: Senti, quando ero più piccolo e doveva nascere la mia sorellina, pensavo che avrei dovuto rinunciare a un po’ del
bene che mi voleva la mamma per lei. Pensavo che non avrebbe avuto tempo per me. E invece no, da quando è nata
Anna, la mamma e il babbo mi vogliono ancora più bene, ne vogliono di più a tutti. Dicono che il bene non si divide, si
moltiplica.
Tommasino: Beh, ma non è questo il punto, non divaghiamo. Il punto è che il bene non si divide. Anzi, con i social si
condivide!
Mattia: Dai Leonardino, manda su whatsapp la foto di un gattino per sentire chi ami più vicino!
Laura: Non è uguale, ma a mali estremi, estremi rimedi. Io ho un’amica che vive in Francia, ci sentiamo tutte le sere su
Skype ed è il momento che preferisco della giornata. Vedrai che ti tirerà su!
Elia: È vero. La maestra Giulia ci ha insegnato a fare le videochiamate su zoom, vuoi che ti faccio vedere come si fa?
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Amo le gite con la mamma e il babbo
Ma da quando sono qui mi manca tanto tutto questo e penso sempre “chissà fuori che succederà?”
Un Cuore Social
Un Cuore Social
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Di un cuore social credo che mi equipaggerò
Un cuore social
Vuol dire tendere una mano a chi ha bisogno senza avere pregiudizi
Un cuore social
Un cuore social
Vuol dire credere che siamo tutti uguali ed importanti per il mondooooo
Un Cuore Social
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SECONDO ATTO
Karima arriva nella ludobiblio, un po’ triste un po’ in disparte. Si mette a disegnare, senza parlare con nessuno. Alcuni
bambini cercano di interagire con lei, ma è tutto inutile. Gli altri bambini cercano di capire cosa non va.
Federica: (Si avvicina a Karima) Ciao! Io sono Federica, tu come ti chiami? Ti va se giochiamo insieme?
Giuditta: Non te la prendere Federica, lei fa sempre così. Anche ieri, è stata sempre in disparte.
Giacomo: Si è vero, secondo me non sa tanto parlare. Io ho sentito che si chiama Karima solo perché l’ha detto
l’infermiera, altrimenti non l’avrei mai saputo.
Giuditta: Viene da un paese lontano, ma non so quale, non me l’ha voluto dire.
Giacomo: Per forza, non parla! Secondo me non ha la lingua! (Karima sbotta e gli fa una linguaccia).
Mattia: Karima ha la linguina, ma non dice una parolina, te lo ha già detto prima!
Laura: Dai ragazzi lasciatela stare. Sicuramente avrà i suoi buoni motivi per starsene in disparte.
Roberta: Ora ci penso io, le merendine di mia nonna hanno salvato più di un’amicizia! C’è pure il detto: “chi ti ama ti
sfama!”. Ne vuoi un morsetto? (Rivolgendosi a Karima).
Giuditta: Di sicuro lo è, non hai visto come è strana? E poi hai visto come è vestita?
Karima: È il mio Hijab e mi piace così. Come lo metteva la nonna (appena la nomina si intristisce e torna a
disegnare).
Federica: Accidenti, avete visto come è triste? Deve esserle successo qualcosa per forza.
Elisa: Lo so io perché è triste. È ovvio no? Le mancano le sue cose. Anch’io da quando sono in ospedale penso solo a
quanto erano belle le mie giornate, anche quando avevo un mucchio di compiti e di cose da fare.
Elisa: Per forza! A tutti noi manca un po’ la nostra vita di sempre, anche se è un po’ incasinata. (Va verso Karima) Non
ti preoccupare Karima, vedrai che tra poco potrai tornare a fare tutto quello che facevi prima!
[Elisa ripercorre una sua giornata “tipo” e si accorge di quanto sia impegnativa, ma bella e di come ogni giorno sia
un’occasione da sfruttare e di quanto tutto questo le manchi adesso che è in ospedale. Mentre la bambina canta
entrano sulla scena i bambini a gruppi con le cartelle della scuola, i vestiti sportivi, ecc. seguendo il testo della
canzone à I bambini che mimano la canzone coinvolgono Elisa, come una fantasia ad occhi aperti che interagisce con
il personaggio, luci soffuse].
La mamma dice “su dai, faremo tardi vedrai! Fai colazione dobbiamo andare”
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Io nello specchio lo so, sono la stessa però tutti i capelli da sistemare
A scuola eccomi qua ma che fatica si fa e siamo solo alle prime ore
Ci son gli amici però che ti sostengono un po’ e tutto prende già più colore
[Video-intervista ai bambini - DOMANDONE: ti piace la scuola?/Come è cambiata la tua giornata con il COVID?]
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SCENA 8 – IL MONDO DI KARIMA
Elisa ha appena finito di cantare la sua canzone, ma alcuni bambini non sono d’accordo: non pensano che Karima sia
triste perché le mancano le cose di tutti i giorni, perché secondo loro la scuola fa schifo, e nessuno ha veramente voglia
di tornarci. A questo punto Karima racconta loro la sua storia, i bambini cominciano a conoscerla meglio.
Federica: Hai ragione Elisa, sono sicura che è per questo che Karima è triste. Ci basterà dirle che tra poco sarà tutto
come prima!
Elisa: E poi mi manca così tanto andare a scuola… Stare insieme ai compagni…
Ugo: Ma che dite, la scuola fa schifo a tutti, io sono proprio contento di non andarci.
Muhammad: Infatti, non ci credo che è triste per questo. Come se fosse bello stare svegli fino a tardi per studiare e fare
i compiti! E anche le maestre fanno schifo.
Lucrezia: Se magari glielo chiedessi con gentilezza! Ahh voi maschi… non capite niente, ci penso io. (Lucrezia si
avvicina a Karima) Karima, sei triste perché ti manca la scuola vero?
Federica: Ma come non ci sei mai andata? Ma no, di sicuro ti stai sbagliando, tutti ci devono andare.
Giuditta: Si infatti… Forse non te lo ricordi ma la mamma ti avrà portato di sicuro a scuola… La mia quando non
voglio andare mi prende per un orecchio!
Karima: No, sono sicura. Ne ho sentito parlare, ma nel mio paese non tutti i bambini possono andare a scuola… Noi ad
esempio, viviamo troppo distanti, la scuola più vicina è a 10 km. Non potevamo andarci. Tante cose sono lontane da
casa mia, anche il pozzo. È anche per questo che siamo venuti via.
Karima: Non è che volevo andare via. Mi manca casa mia, mi mancano le mie cose, mi mancano i miei amici…
Dovevamo andarcene, nel mio paese c’è la guerra ora. Io non l’ho vista la guerra, ma so che c’è. La senti nell’aria. Mia
mamma ha detto che avrei avuto un futuro migliore qui.
Giannino: Beh, ma guarda il lato positivo, almeno non sei mai andata a scuola! È fantastico, beata te… Fidati, non ti
sei persa proprio nulla, è solo una scocciatura!
Laura: Giannino ma cosa dici? Ti piacerebbe davvero stare a casa senza i compagni?
Giannino: Mhmh… In effetti gli amici mi mancherebbero. Ma la maestra proprio no! Quando scorre il dito lungo il
registro… E va su e giù e io spero che non mi chiami, incrocio le dita sotto il banco, e poi! Su di me, sempre su di me si
ferma! Giannino Stoppani, interrogato!
Laura: Oh avanti, non hai mai preso neanche un’insufficienza. Sei proprio sicuro che non ti mancherebbero le maestre?
Muhammad: In effetti… La maestra Giulia è brava, ci porta sempre le caramelle il venerdì. Come premio se
impariamo le tabelline. Mi piacciono le tabelline.
Laura: Infatti, e dovremmo cercare di aiutare Karima. (Rivolgendosi a lei) Sei venuta qui con la tua famiglia?
Karima: Si, sono venuta qui con la mamma. I miei fratelli invece sono arrivati l’anno scorso… Però la nonna è rimasta
a casa, non è potuta venire con noi. (Comincia a piangere).
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Karima: Non lo so… So che qui forse saremo più felici, la mamma lo dice sempre. Ma a volte tutto quello che vorrei è
solo riavere la mia nonnina accanto…
[Karima ripensa alla nonna. È come se rivivesse i momenti passati con lei, gli altri bambini ascoltano la sua storia,
dispiaciuti.]
Potremmo stare abbracciate coi cuori vicini e sentirli volare come due uccellini
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E la stanza era un cielo in cui poter volare
Muhammad: E noi che pensavamo che fosse solo permalosa, e non volesse giocare con noi.
Roberta: Senza la nonna che prepara i suoi mangiarini, è dura la vita… Poverina.
Elia: C’è qualcosa che possiamo fare per tirarti un po’ su?
Karima: Grazie ragazzi, siete gentili. Ma non c’è niente che possiate fare.
Cosimo: È una cosa molto più bellissima. Tipo una magia, ma meglio…
Laura: (Cerca nel dizionario della ludobiblio) Fermi, eccolo qui: è un evento straordinario, al di sopra delle leggi
naturali, che si considera operato da Dio o da una sua creatura. Nel linguaggio comune, per estensione, il termine
miracolo indica anche un fatto eccezionale, che desta meraviglia.
Tommasino: È come se qualcuno ascoltasse quello che c’è dentro il cuore delle persone, e facesse avverare i loro
desideri più profondi. Ma non quelli inutili, quelli più veri e buoni.
Roberta: Maaaa… Un maxi panino gigante al prosciutto è considerato un desiderio inutile? (Risatine/ sgomento
generale).
Karima: Si, peccato che per ora non me ne siano capitati tanti di miracoli (comincia a piagnucolare).
Martina: Nooo, non fare così, c’è sempre una prima volta!
Lucrezia: Vedrai che questa volta si avvera, devi solo crederci di più.
Tommasino: O forse potremmo crederci di più tutti quanti. (Si mette in disparte e fa una preghierina).
Elia: Ha ragione Tommi… L’unione fa la forza, dai ragazzi! Ognuno a modo suo. (Altri bambini si uniscono a
Tommaso ed Elia, e cominciano a pregare, ognuno nella sua religione).
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Dio: No, ma sono fantastici, lo sapevo! Vi rendete conto?! Certi adulti ci mettono una vita a capire il vero significato
dei miracoli, e loro ci sono riusciti stando un pomeriggio insieme, ascoltandosi l’un l’altro. Basterebbe così poco,
basterebbe osservarli un po’ di più, e il gioco sarebbe fatto. Niente liti, niente guerre, niente discussioni su quale Dio è
meglio del mio e meglio del tuo. Tanto sono sempre D-io!
Dio: Caro Max, per una volta hai detto una cosa giusta. Non c’è voce più sincera di quella dei bambini. È anche per
questo che mi piacciono tanto questi vocalini. Posso riascoltare quando voglio le preghiere che vengono dal cuore.
Alexa: Parole sante capo! E poi vogliono aiutarla tutti quanti… Anche Elia!
Dio: Anche secondo me! Ma non rovinare il finale, ci vuole un po’ di suspense.
Di nuovo nella ludobiblio, stop freeze. I ragazzi riprendono la conversazione da dove l’avevano interrotta.
Karima: Grazie ragazzi, siete fantastici. Ora credo che mi riposerò un po’ però, sono stanca.
Laura: Dai, andate a giocare un po’ più in là, resto io con Karima.
Ugo: D’accordo Laura, ora ce ne andiamo. (I bambini si spostano, pensierosi. Intanto Laura consola Karima in
disparte, la abbraccia).
Giannino: Ma quindi non facciamo niente per Karima? Va bene sperare nei miracoli, ma nel frattempo potremmo fare
qualcosa per distrarla, prendere la situazione in mano… No?
Martina: Un balletto?
Tommasino: Ho io un’idea. Un’idea per unire tutto questo: le facciamo una bella festa!
Elia: Oh questa sì che è un’idea. Da te non me lo sarei mai aspettato, non ti riconosco più!
Lucrezia: Come la organizziamo? Servono i festoni, e poi forse dovremmo avvertire la signorina Alice.
Giuditta: Sì, andiamo a dirglielo! (I bambini se ne vanno, in scena rimangono solo Karima e Laura).
Laura: Se vuoi ti canto una ninnananna, ne conosco una bella. Mia nonna me la cantava sempre. Ti va?
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CANZONE NOTTE NOTTE
[Si abbassano le luci, Laura e Karima sono illuminate da un occhio di bue/ faretto. Possibile proiezione (?) – da
decidere. Quando Laura la canta, sulla scena compaiono i bambini in pigiama con un lumicino in mano e tenendosi
per mano fanno un grande girotondo. à I bambini escono di scena alla fine della canzone, vanno a letto.]
Luci soffuse che si accendono gradualmente, i bambini rientrano in scena in pigiama di soppiatto e cominciano a
sistemare i cartelloni e gli addobbi che hanno preparato per la festa.
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Roberta: Faccio il controllo qualità!
Leonardo: La musica?
Tommasino: Ok, è tutto pronto, direi che possiamo andare a chiamare Laura e Karima.
Tommasino: Voi altri nascondetevi, appena entrano e accendono le luci saltiamo fuori. Ok?
Karima: Muhammad, ma ce lo dovevi far vedere proprio ora questo libro? (Sbadigliando e stropicciandosi gli occhi).
Karima accende la luce e tutti i bambini saltano fuori dai loro nascondigli gridando “sorpresa!”
Tommasino: Ci eravamo intristiti molto sentendo la storia della tua nonnina, così abbiamo pensato di distrarti!
Parte la musica, i bambini ridono e si divertono. C’è chi mangia, chi parla, chi balla. Poi entrano Alice, l’infermiera e
il dottore – appena entrano la musica si interrompe e cala il silenzio.
Dottore: Hanno ragione, sono molto deluso da voi ragazzi. Siete usciti dalle vostre stanze a quest’ora, avete allestito la
sala senza il nostro permesso, avete rubato il cibo dalla mensa… Vi rendete conto della gravità della situazione?
Laura: Noi volevamo solo fare una cosa gentile… Ci dispiace (tutti i bambini sono tristi, in imbarazzo).
Dottore: Ci credo che vi dispiace! E quello che è peggio è… Che nessuno di voi si è preso la briga di invitarci! (Tutti i
bambini si guardano intorno, sbalorditi).
Dottore: Beh, saremo anche vecchi, ma di certo sappiamo come si fa una festa! Allora? Chi ha tolto la musica? (Di
nuovo esultanza generale, la musica riparte e tutti ballano, anche gli educatori).
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CANZONE CELEBRATION (KOOL AND THE GANG), momento sballo, luci sparaflashate che cambiano colore.
Karima: Ragazzi, non so come ringraziarvi, questa festa è stata la cosa più bella che mi sia successa da quando sono
qui!
Karima: E come! Siete degli amici fantastici ragazzi, non so come ringraziarvi. Ora l’unica cosa che manca è davvero
solo la mia nonnina.
Elisa: Uffa, vorrei che avessimo un modo per farla arrivare qui…
Sharon: Sì, anche io vorrei che fosse qui. Ormai mi sembra quasi di conoscerla!
Tommasino: Probabilmente crederete che non serva a niente, ma io sento che se ci impegniamo tutti insieme qualcuno
ci ascolterà…
Elia: … Probabilmente non ci crederai, ma sono d’accordo con te. Dai ragazzi, proviamo tutti insieme… Ognuno a
modo suo!
I bambini cominciano a fare una preghiera, dicendo il nome di Dio per come lo conoscono. Intanto il tablet si illumina,
e la proiezione laterale comincia a mostrare i messaggi vocali che arrivano sulla chat, seguiti da una serie di notifiche
in crescendo, per finire con una pioggia di notifiche. Improvvisamente, cala il silenzio, e la nonna di Karima appare.
Afraa: Tesoro, mi sei mancata tanto! (Abbraccia la nipote, momento di commozione generale, tutti i bambini gridano
di gioia e si abbracciano).
Elia: Sai che ti dico Tommi, ci avevi visto giusto. Anzi, ti dirò di più: siccome è stata l’unione di tutti noi a compiere
questo miracolo, direi che ci avevamo visto giusto tutti quanti, anche se in modi diversi.
Sipario, momento magico di applausi e di lacrime, sulle pedane sotto al palco entrano tutte le voci che hanno
interpretato Dio (in carne ed ossa) che si dividono il discorso finale (uno per paragrafo). Dio si rivolge direttamente al
pubblico.
Dio:
Bello eh? Eh si, ci voleva proprio un miracolo, hanno dato il meglio di loro. Dopo aver dimostrato di rispettarsi, di
volersi bene, di tenerci gli uni agli altri… Che altro avrei dovuto fare? E sono sicuro/a che anche voi ve lo aspettavate
un po’…
Però la nonna non è mica tornata alla fine, sapete? La nonna di Karima non ce l’ha fatta a raggiungere la sua famiglia,
sono stati i bambini che, volendosi bene, stando gli uni accanto agli altri, sono riusciti a sentire nonna Afraa talmente
vicina da riportarla accanto a loro.
Era la felicità che mancava a Karima, e lei è riuscita a ritrovarla grazie a dei nuovi amici, che hanno fatto di tutto per
ridarle il sorriso. È stata proprio quella felicità a riempire il vuoto che aveva lasciato la nonna Afraa. Niente miracolo
quindi.
Ma in fondo, che cos’è un miracolo? È qualcosa di fuori dell’ordinario, certo. O meglio, anche qualcosa che accade
ogni giorno, ma che rimane straordinario per l’intensità e la forza che stanno dietro ad ogni piccolo gesto, anche ad un
sorriso. E questi bambini lo sanno bene, hanno dimostrato di saperlo meglio di tanti adulti. Accettandosi, rispettandosi,
andando al di là di ogni differenza, di ogni preferenza, di ogni religione.
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Non so se lo avevate capito, ma è proprio questo il senso del titolo dello spettacolo, sapete? Non c’è più religione,
andare oltre ogni religione… Non facendo sentire nessuno escluso, non facendo sentire Karima sola. E se non è un
miracolo questo, ditemi voi cos’è.
Ma se ci rifletti su
Se ascolti il mondo dicono tutti sempre che “non c’è più religione”
Tu
Che non esiste credo che ci possa allontanare anche nella diversità
Ci salverà!
Oh, oh, oh …
canto di libertà
Se ascolti il mondo dicono tutti sempre che “non c’è più religione”
Tu
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Che non esiste credo che ci possa allontanare anche nella diversità
Ci salverà!
Oh, oh, oh …
Se ascolti il mondo dicono tutti sempre che “non c’è più religione”
Tu
Che non esiste credo che ci possa allontanare anche nella diversità
Spin off - Si chiude il sipario, si accendono le luci in sala. Poi di colpo il sipario si riapre, buio in sala. Entra Roberta
con un maxi panino in mano, accanto a lei Alexa.
Alexa: Beh, il tuo era davvero un desiderio che veniva dal cuore dopotutto.
Roberta: Più che dal cuore dallo stomaco, ma sono vicini dai!
Fine
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