2. a disbramarsi la decenne sete, 2. nel soddisfare la loro sete decennale, 3. che li altri sensi m'eran tutti spenti. 3. che tutti gli altri miei sensi si estinsero, 4. Ed essi quinci e quindi avien parete 4. E da questa parte e da quella avevano 5. di non caler–così lo santo riso 5. muri di indifferenza, così il santo sorriso 6. a sé traéli con l'antica rete!–; 6. li attirò a sé con la vecchia rete 7. quando per forza mi fu vòlto il viso 7. Quando forzatamente la mia vista fu rivolta 8. ver' la sinistra mia da quelle dee, 8. verso la mia mano sinistra da quelle dee, 9. perch' io udi' da loro un “Troppo fiso!” 9. Perché udii da loro un "Troppo intensamente!" 10. e la disposizion ch'a veder èe 10.E quella condizione della vista che è 11. ne li occhi pur testé dal sol percossi, 11.negli occhi ma recentemente colpita dal sole 12. sanza la vista alquanto esser mi fée. 12.mi privò della mia vista per un breve periodo; 13. Ma poi ch'al poco il viso riformossi 13.Ma tanto meno quando la vista si è rimodellata, 14. (e dico “al poco” per rispetto al molto 14.dico tanto meno in riferimento al maggiore 15. sensibile onde a forza mi rimossi), 15.Splendore dal quale per forza mi ero ritirato, 16. vidi 'n sul braccio destro esser rivolto 16.Ho visto sulla sua ala destra girare intorno 17. lo glorïoso essercito, e tornarsi 17.L'esercito glorioso che tornava con il sole 18. col sole e con le sette fiamme al volto. 18.E con le sette fiamme sulle loro facce. 19. Come sotto li scudi per salvarsi 19.Come sotto i suoi scudi, per salvarsi, 20. volgesi schiera, e sé gira col segno, 20.uno squadrone gira, e con i suoi stendardi ruota, 21. prima che possa tutta in sé mutarsi; 21.prima che tutto esso possa cambiare fronte, 22. quella milizia del celeste regno 22.Quel soldato del regno celeste 23. che procedeva, tutta trapassonne 23.che marciava in avanti ci aveva completamente 24. pria che piegasse il carro il primo legno. superato 25. Indi a le rote si tornar le donne, 24.prima che il carro avesse girato la sua asta. 26. e 'l grifon mosse il benedetto carco 25.Allora le fanciulle si voltarono alle ruote, 27. sì, che però nulla penna crollonne. 26.E il Grifone mosse il suo peso benedight, 28. La bella donna che mi trasse al varco 27.ma in modo che nemmeno una sua piuma 29. e Stazio e io seguitavam la rota svolazzasse. 30. che fé l'orbita sua con minore arco. 28.La bella dama che mi trasse per il guado 31. Sì passeggiando l'alta selva vòta, 29.seguì con Stazio e con me la ruota 32. colpa di quella ch'al serpente crese, 30.che fece la sua orbita con l'arco minore. 33. temprava i passi un'angelica nota. 31.Così passando per l'alta foresta, vacante 34. Forse in tre voli tanto spazio prese 32.Per colpa di colei che nel serpente confidava, 35. disfrenata saetta, quanto eramo 33.musica angelica faceva scandire il tempo i nostri passi. 36. rimossi, quando Bëatrice scese. 34.Forse per quanto grande spazio avesse in tre rampe 37. Io senti' mormorare a tutti “Adamo”; 35.una freccia si staccò dalla corda oltrepassata, 38. poi cerchiaro una pianta dispogliata 36.come ci eravamo mossi quando Beatrice discendeva. 39. di foglie e d'altra fronda in ciascun ramo. 37.Li ho sentiti mormorare del tutto: "Adam!" 40. La coma sua, che tanto si dilata 38.Poi girarono intorno a un albero spogliato 41. più quanto più è sù, fora da l'Indi 39.di fiori e altre foglie su ogni ramo. 42. ne' boschi lor per altezza ammirata. 40.Le sue trecce, che tanto più si dilatano 43. “Beato se', grifon, che non discindi 41.quanto più in alto salgono, erano state dagli indiani 44. col becco d'esto legno dolce al gusto, 42.tra le loro foreste meravigliate per l'altezza. 45. poscia che mal si torce il ventre quindi.” 43."Benedetto sei tu, o Grifone, che non 46. Così dintorno a l'albero robusto 44.col tuo becco strappi questi rami dolci al gusto, 47. gridaron li altri; e l'animal binato: 45.poiché l'appetito da questo si è trasformato in male". 48. “Sì si conserva il seme d'ogne giusto.” 46.In questo modo intorno all'albero robusto 49. E vòlto al temo ch'elli avea tirato, 47.gridarono gli altri; e la duplice creatura: 50. trasselo al piè de la vedova frasca, 48.«Così si conserva il seme di tutti i giusti». 51. e quel di lei a lei lasciò legato. 49.E voltatosi al palo che aveva trascinato, lo strinse 52. Come le nostre piante, quando casca 50.sotto il ramo vedovo, 53. giù la gran luce mischiata con quella 54. che raggia dietro a la celeste lasca, 55. turgide fansi, e poi si rinovella 52. Allo stesso modo dei nostri alberi (quando in basso 56. di suo color ciascuna, pria che 'l sole 53. cade la grande luce, con quell'insieme mescolato 57. giunga li suoi corsier sotto altra stella; 54. che dopo la celeste Lasca risplende) 58. men che di rose e più che di vïole 55. cominciano a gonfiarsi, e poi si rinnovano, 59. colore aprendo, s'innovò la pianta, 56. ciascuno col suo proprio colore, prima che il sole 60. che prima avea le ramora sì sole. 57. imbrigli i suoi destrieri sotto un'altra stella: 61. Io non lo 'ntesi, né qui non si canta 58. Meno della rosa e più della violetta 62. l'inno che quella gente allor cantaro, 59. Una tinta rivelatrice, si rinnovava l'albero 63. né la nota soffersi tutta quanta. 60. che prima aveva i suoi rami così desolati. 64. S'io potessi ritrar come assonnaro 61. Non ho mai udito, né qui sotto è cantato, 65. li occhi spietati udendo di Siringa, 62. L'inno che poi cantò quel popolo, 66. li occhi a cui pur vegghiar costò sì caro; 63. Né ho sopportato la melodia dappertutto. 67. come pintor che con essempro pinga, 64. Se avessi il potere di dipingere come si 68. disegnerei com' io m'addormentai; addormentasse 69. ma qual vuol sia che l'assonnar ben finga. 65. Quegli occhi senza compassione, di Syrinx che ascolta, 70. Però trascorro a quando mi svegliai, 66. Quegli occhi a cui più guardare costa così caro, 71. e dico ch'un splendor mi squarciò 'l velo 67. Anche come pittore che da modellino dipinge 72. del sonno, e un chiamar: “Surgi: che fai?” 68. ritrarrei come mi sono addormentato; 73. Quali a veder de' fioretti del melo 69. Egli può, che può ben immaginare la sonnolenza. 74. che del suo pome li angeli fa ghiotti 70. Perciò passo al tempo in cui mi sono svegliato, 75. e perpetüe nozze fa nel cielo, 71. e dico uno splendore che mi ha strappato il velo 76. Pietro e Giovanni e Iacopo condotti 72. del sonno, e una chiamata: "Alzati, che fai?" 77. e vinti, ritornaro a la parola 73. Come vedere il melo in fiore, 78. da la qual furon maggior sonni rotti, 74. che rende gli angeli avidi del suo frutto, 79. e videro scemata loro scuola 75. e custodisce perpetue spose in cielo, 80. così di Moïsè come d'Elia, 76. Pietro e Giovanni e Giacomo condotti furono, 81. e al maestro suo cangiata stola; 77. E, sopraffatti, guariti alla parola 82. tal torna' io, e vidi quella pia 78. Con cui son stati spezzati sonni ancora più grandi, 83. sovra me starsi che conducitrice 79. E vide la loro scuola diminuita per la perdita 84. fu de' miei passi lungo 'l fiume pria. 80. non solo di Elia, ma di Mosè, 85. E tutto in dubbio dissi: “Ov' è Beatrice?” 81. E l'abito del loro Maestro cambiò; 86. Ond' ella: “Vedi lei sotto la fronda 82. Così mi sono ripreso, e ho visto quel pietoso 87. nova sedere in su la sua radice. 83. sopra di me in piedi, che era stato 88. Vedi la compagnia che la circonda: 84. prima guida dei miei passi lungo il fiume, 89. li altri dopo 'l grifon sen vanno suso 85. E tutto dubbioso dissi: "Dov'è Beatrice?" 90. con più dolce canzone e più profonda.” 86. Ed ella: "Eccola seduta sotto 91. E se più fu lo suo parlar diffuso, 87. il fogliame nuovo, sulla radice di esso. 92. non so, però che già ne li occhi m'era 88. Guarda la compagnia che la circonda; 93. quella ch'ad altro intender m'avea chiuso. 89. Gli altri dietro il Grifone stanno salendo 94. Sola sedeasi in su la terra vera, 90. con canti più melodiosi e più profondi". 95. come guardia lasciata lì del plaustro 91. E se il suo discorso fosse più diffuso non lo so, 96. che legar vidi a la biforme fera. 92. perché già ai miei occhi era colei 97. In cerchio le facevan di sé claustro 93. che dall'udito d'altro mi aveva rinchiuso. 98. le sette ninfe, con quei lumi in mano 94. Sola sedeva sulla terra stessa, 99. che son sicuri d'Aquilone e d'Austro. 95. Lasciata lì a guardia del carro 100. “Qui sarai tu poco tempo silvano; 96. che avevo visto fissare il mostro biforme. 101. e sarai meco sanza fine cive 97. Circondandola un chiostro si fecero 102. di quella Roma onde Cristo è romano 98. le sette Ninfe, con quei lumi nelle loro mani 103. Però, in pro del mondo che mal vive, 99. che sono al sicuro da Aquilone e da Auster. 104. al carro tieni or li occhi, e quel che vedi, 100. "Fra poco sarai qui un guardaboschi, 105. ritornato di là, fa che tu scrive.” 101. e sarai con me per sempre, 106. Così Beatrice; e io, che tutto ai piedi 51. e ciò che ne era rimasto legato ad esso. 107. d'i suoi comandamenti era divoto, 108. la mente e li occhi ov' ella volle diedi. 102. cittadino di quella Roma dove Cristo è 109. Non scese mai con sì veloce moto romano. 110. foco di spessa nube, quando piove 103. Perciò, per il bene di quel mondo che vive 111. da quel confine che più va remoto, male, 112. com' io vidi calar l'uccel di Giove 104. fissa sul carro i tuoi occhi, e ciò che vedi, 113. per l'alber giù, rompendo de la scorza, 105. tornato sulla terra, bada a scrivere». 114. non che d'i fiori e de le foglie nove; 106. Così Beatrice; ed io, che ai piedi de' 115. e ferì 'l carro di tutta sua forza; 107. suoi comandamenti ero tutto devoto, 116. ond' el piegò come nave in fortuna, 108. la mia mente ei miei occhi diretti dove lei 117. vinta da l'onda, or da poggia, or da orza. voleva. 118. Poscia vidi avventarsi ne la cuna 109. Mai sceso con un movimento così rapido 119. del trïunfal veiculo una volpe 110. fuoco da una nuvola pesante, quando piove 120. che d'ogne pasto buon parea digiuna; 111. dalla regione che è più remota, 121. ma, riprendendo lei di laide colpe, 112. Come ho visto l'uccello di Giove scendere 122. la donna mia la volse in tanta futa 113. giù per l'albero, strappando la corteccia, 123. quanto sofferser l'ossa sanza polpe. 114. così come i boccioli e il fogliame nuovo, 124. Poscia per indi ond' era pria venuta, 115. Ed egli con tutte le sue forze colpì il carro, 125. l'aguglia vidi scender giù ne l'arca onde ondeggiava 126. del carro e lasciar lei di sé pennuta; 116. , come vascello in tempesta 127. e qual esce di cuor che si rammarca, 117. sballottato dalle onde, ora a dritta e ora a 128. tal voce uscì del cielo e cotal disse: sinistra. 129. “O navicella mia, com' mal se' carca!” 118. Poi vidi balzare nel corpo 130. Poi parve a me che la terra s'aprisse 119. del veicolo trionfante una volpe, 131. tr'ambo le ruote, e vidi uscirne un drago 120. che sembrava non nutrita di cibo sano. 132. che per lo carro sù la coda fisse; 121. Ma per i suoi orribili peccati che lo 133. e come vespa che ritragge l'ago, rimproveravano, la 134. a sé traendo la coda maligna, 122. Mia Signora lo ha messo a un volo così rapido 135. trasse del fondo, e gissen vago vago. 123. come poteva sopportare uno scheletro così 136. Quel che rimase, come da gramigna scarno. 137. vivace terra, da la piuma, offerta 124. Poi, per la via che prima era venuta, 138. forse con intenzion sana e benigna, 125. nel petto del carro vidi 139. si ricoperse, e funne ricoperta 126. scendere l'aquila e lasciarla piumata con i suoi 140. e l'una e l'altra rota e 'l temo, in tanto pennacchi. 141. che più tiene un sospir la bocca aperta. 127. E come esce da un cuore che piange, 142. Trasformato così 'l dificio santo 128. una voce dal cielo usciva, e diceva: 143. mise fuor teste per le parti sue, 129. "Mio piccolo abbaio, come sei male carico!" 144. tre sovra 'l temo e una in ciascun canto. 130. Pensai dunque che la terra sbadigliasse tra 145. Le prime eran cornute come bue, 131. le due ruote, e vidi da essa sorgere un drago, 146. ma le quattro un sol corno avean per fronte: 132. che attraverso il carro in alto fissava la coda, 147. simile mostro visto ancor non fue. 133. E come una vespa che tira indietro il suo 148. Sicura, quasi rocca in alto monte, pungiglione, tirandosi 149. seder sovresso una puttana sciolta 134. a sé la coda maligna, si 150. m'apparve con le ciglia intorno pronte; 135. trascinò dal pavimento e se ne andò gioiosa. 151. e come perché non li fosse tolta, 136. Ciò che restava dietro, come con l'erba 152. vidi di costa a lei dritto un gigante; 137. Una regione fertile, con le piume, offerta 153. e basciavansi insieme alcuna volta. 138. forse con pura intenzione e benigna, 154. Ma perché l'occhio cupido e vagante 139. Si è rivestito, e con essi si sono rivestiti 155. a me rivolse, quel feroce drudo 140. il palo e le due ruote così rapidamente, che 156. la flagellò dal capo infin le piante; 141. un sospiro tiene più a lungo le labbra aperte. 157. poi, di sospetto pieno e d'ira crudo, 142. Trasfigurato così il santo edificio 158. disciolse il mostro, e trassel per la selva, 143. Spingi in avanti le teste sulle parti di esso, 159. tanto che sol di lei mi fece scudo 144. Tre sul palo e uno all'angolo. 145. I primi erano cornuti come buoi; ma i quattro 160. a la puttana e a la nova belva. 146. avevano un solo corno sulla fronte; 147. Un mostro simile non era mai stato ancora visto! 148. Fermo come una roccia su un monte alto, 149. seduta su di essa, mi apparve 150. una puttana spudorata, con gli occhi rapidi che si guardavano intorno, 151. E, come per non fargliela togliere, in 152. piedi accanto a lei vidi un gigante; 153. E ogni tanto si baciavano. 154. Ma poiché il suo sguardo sfrenato e vagabondo si 155. volse su di me, il suo amante adirato l'ha 156. flagellata dalla testa ai piedi. 157. Allora pieno di gelosia e furioso d'ira, 158. liberò il mostro, e attraverso la foresta 159. lo trascinò così lontano, ne fece 160. uno scudo per la puttana e la strana bestia.