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LICURGO :

( VITE PARALLELE DI PLUTARCO)


Non si è appurato se Licurgo sia esistito veramente, se fosse visto come uomo ed eroe storico in
seguito divinizzato, oppure se sia stato, per i Greci, un dio prima eroizzato come uomo e poi
decaduto come divinità. Gli unici dati sicuri su Licurgo sono quelli relativi all'esistenza di
un santuario a lui dedicato nel II secolo d.C., e la pratica diffusa a Sparta di offrire ogni
anno sacrifici in suo onore. Era anche il re dei "Sinti": alto ceto sociale della Sparta antica. Grazie a
questo suo potere autoritario insieme al legato Sfiscers I e sua moglie Akali nel 735 a.C. modifica il
nome del ceto in: "Paguri" in greco: "καβούρια ερημιτών".
A Licurgo la tradizione attribuisce l'ordinamento politico e sociale di Sparta, ma tutto quanto si
conosce su di lui si può dire controverso, così come affermato da Plutarco all'inizio
della Vita dedicata allo spartano, in cui è messo a confronto col re di Roma Numa Pompilio.
Le riforme legislative gli sarebbero state suggerite da un responso oracolare di Delfi,
chiamato rhetra; tra le istituzioni a lui attribuite sono il consiglio degli anziani (gherusìa), formato
da 30 membri compresi i due re, e l'assemblea popolare (apella).
Avrebbe preso varie misure volte a intervenire sulla vita sociale degli spartani, comprimendone
la sfera privata, con l'istituzione dei sissizi (pasti comuni a cui erano obbligati a partecipare tutti gli
spartiati, vecchi e giovani) e con l'obbligo dei giovani, sin dall'età di 7 anni, di sottoporsi all'agoghé,
un severo regime di istruzione pubblica, civile e militare.
La legislazione attribuitagli era contraria all'accumulo di ricchezze: Licurgo affermava che
gli spartiati non dovevano maneggiare denaro, altrimenti questo li avrebbe spinti a superarsi in
potenza l'un l'altro. Questo, a sua volta, avrebbe portato alla crisi del sistema politico
di Sparta (che prevedeva un'uguaglianza tra tutti gli spartiati), poiché la disuguaglianza
economica avrebbe causato squilibri di potere.
Permetteva però, come scappatoia, l'utilizzo di pesanti monete di ferro, in modo che per
l'accumulo di ricchezza fosse necessario accumulare un numero elevatissimo di monete.

 LE VITE PARALLELEL'ETÀ GRECO-ROMANA

PLUTARCO
 Plutarco
 Testimone di una nuova epoca
 Le Vite Parallele
 I Moralia
 Approfondimenti
 Riepilogando

Le Vite Parallele
Prima rilevante prova nel genere letterario della biografia (cioè la narrazione della vita di un
personaggio celebre), le Vite Parallele costituiscono una galleria di celebri personaggi accostati a
coppie per le analogie, più o meno forzate, che Plutarco intuisce nelle loro vite, seguite spesso da
una synkrísis, cioè da un confronto: Tèseo e Romolo (i primi re, rispettivamente di Atene e di
Roma); Pericle e Fabio Massimo (per la prudenza usata da entrambi nelle operazioni militari);
Licurgo e Numa (legislatori, l'uno di Sparta, l'altro di Roma); Demostene e Cicerone (entrambi
politici ed oratori); Alessandro e Cesare (tutti e due abili condottieri e monarchi). Lo
scrittore dichiara con molto scrupolo le sue fonti: ha attinto ampiamente dagli storici
precedenti (oltre ai grandi storici dell'età classica Erodoto, Tucidide, Senofonte, anche autori
minori quali Duride, Ctesia, Eforo, Teopompo, Timeo) e ha pure ricavato numerose notizie
dalla storiografia romana, pur avendo appreso la lingua latina tardi e mai perfettamente.

Biografia e dottrina peripatetica

Si usa collocare l'origine e lo sviluppo del genere biografico all'inizio del IV sec. a.C., quando
Isocrate compose l'Evagora e Senofonte l'Agesilao, entrambe opere a metà strada tra la biografia
e il panegirico. Sempre nello stesso periodo storico si fa risalire la distinzione tra biografia
“peripatetica”, elaborata dal punto di vista formale e riservata a vite di uomini di stato e grandi
condottieri (Plutarco è stato incluso in questa tipologia) e biografia “alessandrina”, schematica e
asciutta, dedicata a vite di studiosi e con un'esplicita finalità dottrinaria (il maggior esempio è il De
viris illustribus di Svetonio). Nel I sec. d.C., Plutarco fissa schema, caratteri e scopi del genere
biografico, che non ha più niente a che fare con la letteratura encomiastica: suo compito è
rappresentare, con una finalità paradigmatica, i vizi e le virtù dell'uomo. “Non scrivo un'opera di
storia, ma delle vite” dichiara l'autore nel proemio alle Vite di Alessandro e Cesare e aggiunge:
“Spesso un breve fatto, una frase, uno scherzo, rivelano il carattere dell'individuo più di quanto
non facciano battaglie”. Infatti, secondo la dottrina peripatetica del filosofo Teofrasto – da cui
Plutarco è molto influenzato – il carattere del personaggio (éthos) si rivela nelle manifestazioni
della vita reale e dunque attraverso le azioni (práxeis). Il gusto per il particolare aneddotico ha
dunque molta parte nella biografia plutarchea, ma il proliferare degli aneddoti non invalida il
senso globale della personalità del protagonista, costruita intorno a un nucleo essenziale di valori
etici.

Biografia e storiografia
Il grande merito di Plutarco è quello di aver separato la biografia dalla storiografia elevandola a
genere letterario autonomo. Con la fondamentale dichiarazione soprariportata “Non scrivo
un'opera di storia, ma delle vite”

Il rapporto con Roma

Il disegno plutarchiano delle Vite, con l'accostamento di un personaggio greco a uno latino,


corrisponde all'intento di contrapporre il mondo greco, la cui grandezza politica è ormai
tramontata, ma i cui valori restano termine di confronto irrinunciabile, alla supremazia ormai
“universale” di Roma. A questo proposito l'atteggiamento di Plutarco appare venato da ombre di
ambiguità: nell'opera è costante e continua l'oscillazione tra l'orgoglio dell'intellettuale greco,
volto alla strenua difesa del patrimonio culturale e delle sue tradizioni, e l'apertura al mondo
latino, mossa dalla comprensione della grandezza insuperabile di Roma, erede della grecità.
CHI ERA LICURGO

Teatro di Dioniso fatto costruire ad Atene durante il


governo di Licurgo — Fonte: Ansa
Licurgo nacque ad Atene, da una ricchissima famiglia sacerdotale, nel 390 a. C.
circa, morì nel 324 a. C. e fu sepolto nel Ceramico. Egli fu un discepolo
di Platone e gli insegnamenti di quest'ultimo trasmisero al suo spirito
aristocratico un'eccezionale austerità religiosa ed etica; da Isocrate,
invece, Licurgo apprese il gusto della citazione di esempi mitici con fini
moralistici.
La figura di Licurgo cominciò a emergere subito dopo la battaglia di Cheronea,
avvenuta nel 338 a. C. Egli amministrò la pubblica finanza per dodici anni, dal
338 a. C. al 327 a. C., svolgendo un vasto programma di riassetto del bilancio;
inoltre, Licurgo rinforzò gli armamenti, arricchì Atene di opere pubbliche,
riorganizzò gli agoni e fece costruire il teatro di Dioniso, facendovi erigere le
statue dei più importanti poeti tragici, i cui testi furono pubblicati in edizioni
ufficiali.
 
La storia di Alessandro Magno

LA VITA DI LICURGO: RIASSUNTO 


 
Licurgo fu un acceso avversario di Filippo di Macedonia e di Alessandro Magno e
uno spietato accusatore dei filomacedoni; per quanto riguarda questi ultimi, egli
chiese, ottenendola quasi sempre, la condanna a morte degli
imputati. Licurgo fece parte degli oratori di cui Alessandro chiese la consegna
dopo la ribellione di Tebe, verificatasi nel 335 a. C., ma riuscì a salvarsi grazie
all'intercessione di Demade.
Nella sua vita, Licurgo fu calunniato; dopo la sua morte, i suoi figli furono
condannati a un'ammenda e, non potendola pagare, finirono in prigione. Nel
307 a. C., i decreti di Licurgo, in onore del quale fu innalzata una statua
nell'agorà, furono scolpiti nel marmo e al maggiore dei suoi discendenti fu
assicurato il vitto nel Pritaneo, l'edificio in cui avevano sede i pritani, e veniva
custodito il fuoco perenne della città presso l'altare della dea Estia.
Gli antichi attribuivano a Licurgo, personaggio di incerta storicità e datazione
(variabile tra l’XI e il VII secolo a.C.) l’elaborazione della legge che fissava
l’ordinamento politico di Sparta.

Secondo la tradizione, tale legislazione, chiamata Grande Rhetra, sarebbe stata


dettata a Licurgo dalla Pizia, sacerdotessa di Apollo a Delfi, con l’obbligo di
mantenerla immutata nei secoli a venire. Dopo aver indotto i suoi concittadini a
giurare che avrebbero osservato le sue leggi, Licurgo partì per un lungo viaggio,
dal quale non fece più ritorno, morendo a Creta, probabilmente suicida.

Al di là della tradizione, l’ipotesi più probabile è che il sistema delle istituzioni


spartane si sia  venuto definendo in età arcaica, dopo la prima guerra
messenica.

L’ordinamento politico di Sparta prevedeva le seguenti figure:

 due re (diarchìa, probabilmente per impedire eccessive concentrazioni


del potere), appartenenti a due famiglie (gli Agiadi e gli Euripontidi) che
si ritenevano discendenti di Eracle, l’eroe mitico fondatore di Sparta.
Avevano compiti militari (comando dell’esercito) e religiosi;
 cinque èfori (in greco, «custodi», «sorveglianti»), eletti fra tutti i
cittadini, restavano in carica un anno e avevano poteri molto estesi,
compreso quello di giudicare gli stessi re;
 la gherusìa (o gerusìa), un consiglio degli anziani composto da
28 spartiati sopra i 60 anni, più i due re. La gherusìa preparava le leggi
da approvare in assemblea e giudicava i reati più gravi. I membri della
gherusìa si chiamavano geronti;
 l’assemblea, chiamata a Sparta apélla, comprendeva tutti gli spartiati
(e solo loro) con più di 30 anni, si riuniva una sola volta al mese,
eleggeva gli èfori e i geronti, decideva sulla pace e la guerra, non poteva
discutere ma solo approvare o respingere le proposte di legge.

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