(forma estesa)
Con regolamento n.1606/02 del Parlamento Europeo e del consiglio del 19 luglio 2002, il
legislatore comunitario ha imposto l’applicazione degli Ias quantomeno alle società quotate,
lasciando, però, ai legislatori nazionali la possibilità di imporre o meno l’applicazione degli Ias alle
società non quotate. Successivamente l’art.25 della legge n. 306 del 31 ottobre 2003 ha delegato il
governo italiano ad adottare, entro il termine di un anno, uno o più decreti che imponessero alle
società quotate e a quelle che fanno ricorso al pubblico risparmio o che operano in particolari
settori, quali le banche, di applicare i principi contabili internazionali e che permettessero di
applicarli altresì alle altre società, purché superino i limiti dimensionali previsti per la redazione del
bilancio in forma abbreviata1. Ma c’è di più, con direttiva n.65 del 31 maggio 2001, si è imposta
agli stati membri l’adozione dei principi contabili Ias per quanto riguarda gli strumenti finanziari,
tale norma è stata recepita dal sistema normativo italiano in data 30 dicembre 2003 attraverso
l’adozione del nuovo art.2427 bis, che, di fatto, introduce l’obbligo di valutare al fair value gli
strumenti derivati.
Senza entrare nel merito dell’applicazione delle novità alle società quotate, sembra invece
interessante, alla luce delle modifiche intervenute in tema di bilancio, riflettere sulla portata di tali
cambiamenti e sull’effettivo cambiamento nel valore informativo del bilancio.
La legge di riforma delle società di capitale ha preso atto della direzione dell’impianto normativo
europeo, che sta andando verso una uniformazione della disciplina a livello internazionale.
L’art. 2423-bis primo comma n. 4 del codice civile 2 impone al redattore del bilancio l’obbligo di
considerare i rischi e le perdite di competenza dell’esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura
dello stesso. Tale principio si aggiunge alla disposizione contenuta nel precedente n. 3 dello stesso
comma, ove è prevista la contabilizzazione, nel bilancio d’esercizio, dei proventi e degli oneri in
base al principio della competenza.
Le principali modifiche.
In seguito all’introduzione del decreto legislativo 17 gennaio 2003, n.6, sono state introdotte alcune
novità nella disciplina di redazione del bilancio, alcune riguardano disposizioni capaci di influire
sulla determinazione del reddito dell’esercizio o del saldo netto patrimoniale, altre, invece,
riguardano esclusivamente il contenuto informativo del bilancio.
1
In base a quanto stabilito dall’art. 2435 bis del c.c. le società possono redigere il bilancio in forma abbreviata quando,
nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi, non abbiano superato due dei seguenti limiti:
Totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 3.125.000 euro;
Ricavi delle vendite e delle prestazioni: 6.250.000 euro;
Dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 50 unità.
2
Art. 2423-bis primo comma, n. 4 del codice civile
1
Per quanto riguarda le modifiche relative alle regole da applicare nella redazione del bilancio, la
novità di carattere più generale è costituita dall’affermazione, contenuta nell’art.2423 bis n.1, del
principio secondo cui la valutazione delle voci deve essere effettuata tenendo conto della funzione
economica dell’elemento dell’attivo o del passivo considerato.
La rappresentazione in bilancio di accadimenti economici deve essere effettuata privilegiando gli
aspetti economici rispetto a quelli formali
Con l’applicazione dell’Oic 1 sono state create nuove voci negli artt. 2424 ( Contenuto dello stato
patrimoniale) e 2425 (Contenuto del conto economico) c.c..
Nello stato patrimoniale sono state introdotte le seguenti nuove voci:
ATTIVO:
II Crediti:
4 bis) crediti tributari;
4 ter) imposte anticipate
PASSIVI:
B) Fondi per rischi ed oneri:
2) per imposte, anche differite
Nel conto economico sono state introdotte le seguenti nuove voci:
C) proventi ed oneri finanziari:
17 bis) utili e perdite su cambi.3
22) imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, differite ed anticipate.4
Oltre allo stato patrimoniale e al conto economico anche nella nota integrativa sono state introdotte
delle novità, in particolare:
1. I finanziamenti effettuati dai soci alla società, ripartiti per scadenze e con separata
indicazione di quelli con clausola di postergazione rispetto ad altri creditori;
3
La nota integrativa deve indicare gli eventuali effetti significativi delle variazioni nei cambi valutari verificatisi
successivamente alla chiusura dell’esercizio.
4
La nota integrativa deve contenere un apposto prospetto contenente:
La descrizione delle differenze temporanee che hanno comportato la rilevazione di imposte differite ed
anticipate, specificando l’aliquota applicata e le variazioni rispetto all’esercizio precedente, gli importi
accreditati o addebitati a conto economico oppure a patrimonio netto, le voci escluse dal computo e le relative
motivazioni;
L’ammontare delle imposte anticipate contabilizzato in bilancio attinenti a perdite dell’esercizio o di esercizi
precedenti e le motivazioni dell’iscrizione, l’ammontare non ancora contabilizzato e le motivazioni della
mancata iscrizione.
2
2. I dati richiesti dal terzo comma dell’articolo 2447 septies5 con riferimento ai patrimoni
destinati ad uno specifico affare ai sensi della lettera a) del primo comma dell’articolo 2447
bis;6
3. il tempo massimo di rimborso, decorso il quale nulla più è dovuto al finanziatore;7
4. Le operazioni di locazione finanziaria che comportano il trasferimento al locatario della
parte prevalente dei rischi e dei benefici inerenti ai beni che ne costituiscono oggetto, sulla
base di un apposito prospetto dal quale risulti il valore attuale delle rate di canone non
scadute quale determinato utilizzando tassi di interesse pari all’onere finanziario effettivo
inerenti i singoli contratti, l’onere finanziario effettivo attribuibile ad essi e riferibile
all’esercizio, l’ammontare complessivo al quale i beni oggetto di locazione sarebbero stati
iscritti alla data di chiusura dell’esercizio qualora fossero stati considerati immobilizzazioni,
con separata indicazione di ammortamenti, rettifiche e riprese di valore che sarebbero stati
inerenti all’esercizio.
In seguito all’entrata in vigore della riforma societaria nel codice civile è stato introdotto anche
un nuovo articolo, e cioè l’art. 2427 bis (informazioni relative al valore equo “fair value” degli
strumenti finanziari.8
5
Nella nota integrativa del bilancio della società gli amministratori devono illustrate il valore e la tipologia dei beni e
dei rapporti giuridici compresi in ciascun patrimonio destinato, ivi inclusi quelli apportati da terzi, i criteri adottati per
l’imputazione degli elementi comuni di costo e di ricavo, nonché il corrispondente regime della responsabilità.
6
La società può costituire uno o più patrimoni ciascuno dei quali destinato in via esclusiva ad uno specifico affare
7
Cioè dati richiesti dall’articolo 2447 decies, ottavo comma.
8
L’art. 2427 bis stabilisce quanto segue:
Nella nota integrativa sono indicati:
1. per ciascuna categoria di strumenti finanziari derivati:
a) il loro fair value;
b) le informazioni sulla loro entità e sulla loro natura;
2. per le immobilizzazioni finanziarie iscritte a un valore superiore al loro fair value, con esclusione delle
partecipazioni in società controllate e collegate ai sensi dell’art. 2359 e delle partecipazioni in joint venture:
a) il valore contabile e il fair value delle singole attività, o di appropriati raggruppamenti di tali attività;
b) i motivi per i quali il valore contabile non è stato ridotto, inclusa la natura degli elementi sostanziali
sui quali si basa il convincimento che tale valore possa essere recuperato.
Ai fini dell’applicazione delle disposizioni del comma 1, sono considerati strumenti finanziari derivati anche quelli
collegati a merci che conferiscono all’una o all’altra parte contraente il diritto di procedere alla liquidazione del
contratto per contanti o mediante altri strumenti finanziari, ad eccezione del caso in cui si verifichino
contemporaneamente le seguenti condizioni:
a) il contratto sia stato concluso e sia mantenuto per soddisfare le esigenze previste dalla società che redige il
bilancio di acquisto, di vendita o di utilizzo delle merci;
b) il contratto sia stato destinato a tale scopo fin dalla sua conclusione;
c) si prevede che il contratto sia eseguito mediante consegna della merce.
Il fair value è determinato con riferimento:
a) al valore di mercato, per gli strumenti finanziari per i quali è possibile individuare facilmente un mercato
attivo; qualora il valore di mercato non sia facilmente individuabile per uno strumento analogo, il valore di
mercato può essere derivato da quello dei componenti o dello strumento analogo;
b) al valore che risulta da modelli e tecniche di valore generalmente accettati, per gli strumenti per i quali non sia
possibile individuare facilmente un mercato attivo; tali modelli e tecniche di valutazione devono assicurare una
ragionevole approssimazione al valore di mercato. Il fair value non è determinato se l’applicazione dei criteri
indicati al comma precedente non dà un risultato attendibile. Vedi anche OIC n. 3.
Ai fini dell’applicazione del presente articolo e dell’articolo 2428, comma 2, numero 6 bis) per la definizione di
strumento finanziario, di strumento finanziario derivato, di fair value e di modello e tecnica di valutazione
3
La riforma ha ampliato il contenuto della nota integrativa quale strumento informativo
sull’operato della società e sul bilancio redatto.
La riforma ha previsto un ampliamento ed un maggiore dettaglio nelle informazioni contenute
in nota integrativa, imponendo di includere nella nota integrativa il valore di alcuni cespiti
patrimoniali ottenuto applicando criteri di valutazione differenti da quelli imposti dal nostro
legislatore ai fini della determinazione del patrimonio netto e del reddito d’esercizio.
La nuova norma va nella direzione di rendere la situazione tanto più coerente possibile a quella
reale, rendendo le informazioni richieste in nota integrativa sempre più dettagliate e
numerose.9
In tal senso gli amministratori, in nota integrativa devono dare conto degli eventuali effetti
significativi delle variazioni nei cambi valutari verificatisi successivamente alla chiusura
dell’esercizio, e questo indipendentemente dal fatto che comportino un utile o una perdita per la
società.
Infatti è possibile che il tasso di cambio applicato per la valutazione di tali cespiti subisca
variazioni significative dopo la chiusura dell’esercizio. In tale caso il legislatore prevede che si
debba illustrare gli eventuali effetti significativi delle variazioni dei cambi in nota integrativa.
Il numero 6 ter dell’art. 2427 c.c. richiede di comunicare distintamente per ciascuna voce,
l’ammontare dei crediti e dei debiti relativi ad operazioni che prevedono l’obbligo per
l’acquirente di retrocessione a termine. Infatti il bene acquistato, poiché si ritiene che abbia la
vendita a termine abbia la funzione economica di un finanziamento continuerà ad essere iscritto
nelle attività dello stato patrimoniale del cedente.
Il n. 14 dell’art. 2427 c.c. richiede di descrivere come si siano formate le imposte anticipate e
differite, chiarendo ed esprimendo correttamente quanto indicato ai punti 4 bis e ter dello stato
patrimoniale.
I numeri dal 19 al 22 dell’art. 2427 sono totalmente nuovi, e richiedono rispettivamente
informazioni sugli strumenti finanziari emessi dalla società (n.19), sui finanziamenti effettuati
generalmente accettato, si fa riferimento ai principi contabili riconosciuti in ambito internazionale e compatibili con
la disciplina in materia di Unione europea.
9
Come nel caso delle poste del patrimonio netto, la nuova norma stabilisce che la costituzione di fondi e di poste del
patrimonio netto sia accompagnata da una chiara indicazione di condizioni di utilizzo minimamente determinate, ciò
dovrebbe tradursi in una corrispondente riduzione della discrezionalità degli amministratori nell’impiego delle risorse
accumulate dalla società.
4
dai soci alla società10 (n. 19 bis), sui patrimoni separati11 e sui finanziamenti destinati ad uno
specifico affare (nn. 20,21)12 e sulle operazioni di locazione finanziaria che comportano il
trasferimento al locatario della parte prevalente dei rischi e dei benefici inerenti ai beni che ne
costituiscono oggetto.
La funzione economica.
La novità di portata più rilevante rispetto alle modifiche da applicare nella redazione del bilancio è
la cosiddetta “funzione economica”. La relazione tecnica di accompagnamento alla legge di
riforma, nell’ambito dei principi di redazione di bilancio, precisa che, attraverso l’introduzione di
questo principio, il legislatore ha inteso seguire la moderna dottrina aziendale e la prassi
internazionale secondo cui la rappresentazione in bilancio degli accadimenti economici deve essere
fatta privilegiando gli aspetti economici rispetto a quelli formali; in pratica, tale principio prevede di
iscrivere in bilancio i fatti giuridici tenendo conte dell’affettivo risultato che si propongono gli attori
di un negozio, a prescindere dal nomen iuris del contratto applicato.
Fino ad oggi, laddove possibile, si è comunque scelto di utilizzare il dato più oggettivo disponibile,
e, quindi, la mera rappresentazione contabile della realtà “formalmente” descritta nei contratti con i
valori rappresentati al costo di acquisto.
Si consideri, per esempio un contratto di leasing. Formalmente, si tratta di un contratto di affitto in
cui, solo alla fine del periodo di locazione, come è noto, il locatario potrà riscattare il bene ad un
prezzo convenuto: che è il prezzo del bene iniziale meno i canoni già pagati incrementati degli
interessi sull’importo dilazionato. Sostanzialmente si tratta pertanto di un contratto di vendita. Già i
redattori del documento n.11 dei dottori commercialisti e dei ragionieri collegiati avevano scritto
10
A seguito dell’apporto da parte di soci o di terzi anche di opera o servizi, vengono forniti diritti patrimoniali o di
partecipazione.
In sede di riforma queste forme di versamento sono state parzialmente riconosciute, ma non sono state disciplinate.
Resta comunque impregiudicata la possibilità che forme di versamento dei soci, con uno scopo differente dal
finanziamento, vengano iscritte a bilancio non tra i debiti. Il legislatore ha espressamente previsto che debbano essere
indicati separatamente i finanziamenti dei soci verso la società, così da evitare che un’ambiguità sulla loro natura tragga
in inganno i creditori sul grado di patrimonializzazione della società. Il legislatore prevede espressamente che sia fatta
menzione, nel bilancio, dei finanziamenti che prevedono una clausola di postergazione.
11
Vedi anche OIC n. 2.
12
Per un valore complessivamente non superiore al dieci per cento del patrimonio netto della società.
Nella nota integrativa gli amministratori devono illustrare il valore e la tipologia dei beni e dei rapporti giuridici
compresi in ciascun patrimonio destinato, i criteri adottati per l’imputazione degli elementi comuni di costo e di ricavo
nonché il corrispondente regime della responsabilità. Qualora la deliberazione costitutiva del patrimonio destinato
preveda una responsabilità illimitata delle società per le obbligazioni contratte in relazione allo specifico affare,
l’impegno deve risultare in calce allo stato patrimoniale e formare oggetto di valutazione secondo criteri da illustrare
nella nota integrativa.
La peculiarità dell’istituto è che il diritto di preferenza esclusivo del creditore, invece che insistere unicamente sui diritti
di credito dell’imprenditore nei confronti dei clienti, insiste, per così dire, genericamente sui proventi dell’operazione,
che pertanto devono essere contabilmente tenuti separati da quelli rivenienti dalle altre attività della società; viene
pertanto imposto di indicare nella nota integrativa la destinazione di tali proventi
5
che affinché il bilancio possa essere utile per i suoi utilizzatori e fornire la rappresentazione in modo
veritiero e corretto degli eventi di gestione si rende necessario determinare a comprendere gli aspetti
sostanziali di ognuno di tali eventi e non solo i suoi aspetti formali. La sostanza rappresenta
l’essenza necessaria dell’evento o del fatto, ossia la vera natura dello stesso. I fatti di gestione hanno
diversa origine e presentano problematiche diverse.
Questa nuova regola, se applicata davvero e fino in fondo, avrebbe effetti copernicani sulla
rappresentazione dei valori in bilancio. La funzione economica, infatti, non implicherebbe solo il
criterio della prevalenza della sostanza sulla forma, ma addirittura il passaggio dalla valutazione al
costo a quella appunto del valore della funzione economica dei beni, ossia della capacità del bene di
produrre valore all’interno dell’azienda. La prima osservazione riguarda il tenore letterale della
infelice espressione “funzione economica”. La funzione economica, a rigore, rappresenterebbe la
capacità di un componente del patrimonio di generare valore economico per l’impresa e non
potrebbe essere inferiore al valore di mercato della stessa, perché, in quella ipotesi, l’impresa
avrebbe interesse a venderlo. Un’applicazione letterale del criterio implicherebbe, di conseguenza,
il passaggio anche per le imprese medie e piccole al cosiddetto “fair value” ossia al valore
economico dei cespiti, definito dallo Ias 32 come il corrispettivo a cui un’attività può essere
scambiata o una passività estinta13.
Il criterio della prudenza, ha sempre determinato una sotto-stima degli utili dell’impresa (e
conseguentemente una sovra-stima delle perdite) a causa della asimmetria del trattamento delle
perdite che devono essere iscritte anche se conosciute dopo la fine dell’esercizio e degli utili che
invece devono essere iscritti solo se conosciuti ex ante. Il valore di mercato apparirebbe, senza
dubbio, una grandezza più idonea a rappresentare l’effettivo valore del patrimonio dell’impresa e
della funzione economica dei cespiti aziendali, ma, per contro, determina, da un lato, una maggiore
soggettività nella valutazione dei valori, dall’altro, una perdita di comparabilità del dei bilanci da un
anno all’altro. Il secondo aspetto sembra facilmente superabile attraverso una corretta compilazione
della nota integrativa, che già dall’applicazione della L.127/1991 è diventata complementare alle
due tavole e parte integrante ed imprescindibile del bilancio e quindi altrettanto idonea dello stato
patrimoniale e del conto economico a rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione
economico patrimoniale e finanziaria di una società. La norma 14, infatti, prevede la possibilità di
mutare i criteri applicati per tenere conto di “casi eccezionali”. Il mutamento di una norma
imperativa, evidentemente, rappresenta uno di quei “casi eccezionali”, pur permanendo,
13
Il dal paragrafo 11 dello Ias 32 definisce il fair value come il corrispettivo a cui un’attività può essere scambiata o
una passività estinta fra parti consapevoli o disponibili. Si tratta pertanto di un prezzo fatto o fattibile sul mercato
14
Art. 2423-bis del codice civile n.6
6
evidentemente, la necessità che nella nota integrativa siano rappresentati i risultati che si sarebbero
ottenuti se non si fosse tenuto conto della variazione.
D’altra parte, si è sempre ritenuto iscrivere le operazioni in contabilità in funzione della forma che
le ha caratterizzate. In questo modo si è garantito ai bilanci un grado di oggettività superiore,
rinunciando, per contro, ad una parte della valenza informativa. La rappresentazione veritiera e
corretta richiesta dall’art. 2423 del codice civile, d'altronde, non sottintende certo l’oggettività della
valutazione, trovandosi necessariamente, nel bilancio, valori di tipo stimato e, spesso, frutto di
ipotesi e congetture sulla condizioni economiche e/o tecnologiche dell’impresa o dell’ambiente.
Veridicità e correttezza della rappresentazione significa piuttosto “lealtà” 15 nella determinazione dei
criteri di stima e nel tentativo di esprimere, con la massima oggettività possibile, i meccanismi di
valutazione che hanno portato a certe valutazioni piuttosto che ad altre.16
Il problema della possibile soggettività del bilancio, sembra, invece, di fondamentale attualità. Si
deve osservare che l’applicazione del valore della funzione economica rappresentata come capacità
dell’impresa di produrre reddito, esprime chiaramente un profitto presunto il cui an e quantum
appaiono sempre di dubbia valutazione in quanto riferiti a ad ipotesi sul futuro, necessariamente
incerte. Mentre le imprese quotate, oggi soggette all’applicazione dei principi IAS, restano oggetto
di controlli incrociati da parte di più organi e hanno la possibilità di fare certificare i valori attribuiti
da soggetti certificatori con adeguate capacità tecniche, così in genere non è per le imprese di
medio piccole dimensioni che operano nel territorio comasco con le quali, mediamente, tutti noi ci
troviamo ad operare.
Un’elevata valutazione dei cespiti, e, quindi, del patrimonio aziendale, ancorché corretta, ma non
supportata dall’idonea documentazione atta a certificare la validità di determinate scelte valutative
piuttosto che di altre, lascerebbe gli amministratori esposti al rischi di essere accusati di avere
15
In effetti “veritiero e corretto” è la traduzione dall’inglese dell’espressione “true and fair” utilizzato nella IV direttiva
CEE. Il termine fair esprime proprio il senso della “lealtà”.
16
A titolo esemplificativo, molti di tali fatti sono costituiti da contratti che possono trovare regolamentazione in una
normativa generale o specifica. Alcuni di tali contratti sono singoli ed indipendenti, altri fanno parte di più complesse
operazioni. Per molti contratti l’assenza dell’operazione è facilmente intelleggibile. Per altri, la particolarità o
complessità delle clausole richiede interpretazione per comprendere la vera essenza del contratto ed evitare conclusioni
fuorvianti. In numerose situazioni vi è concordanza tra l’aspetto sostanziale e l’aspetto formale del contratto; in altre
situazioni tale concordanza non si verifica.
Per ciascuna operazione o fatto e comunque per ogni accadimento aziendale, è indispensabile conoscere la sostanza
economica dello stesso qualunque sia la sua origine (contrattuale, legislativa ecc.). L’identificazione della sostanza
economica delle operazioni è basilare per tutto il procedimento di formazione del bilancio. Pertanto, è essenziale che già
nella fase di rilevazione dell’operazione nelle scritture contabili si abbia la conoscenza di tutti gli elementi pertinenti per
la determinazione della relativa sostanza economica. Ciò comporta (ndr: la necessità) di individuare non solo le
caratteristiche dell’evento isolato, bensì anche quelle relative ad eventi ed operazioni ad esso correlate o correlabili il
cui insieme concorre a determinare l’unitarietà dell’operazione negli aspetti sostanziali.
La sostanza economica dell’operazione che è stata così identificata rappresenta, salvo i casi indicati successivamente,
l’elemento prevalente per la contabilizzazione, valutazione ed esposizione dell’evento nel bilancio, affinché
quest’ultimo possa assicurare chiarezza di redazione ed una rappresentazione veritiera e corretta della situazione
patrimoniale e finanziaria e del risultato economico dell’esercizio. (cfr. documento contabile n.11 - OIC n.1)
7
sopravvalutato il patrimonio aziendale in frode ai creditori e agli altri interessi coinvolti. D’altro
lato il nuovo diritto fallimentare esclude dalla procedura concorsuale il debitore che non abbia un
patrimonio pari ad almeno trecentomila euro17, con ciò, il debitore potrebbe diminuire
artificiosamente il patrimonio al fine di non rientrare nelle condizioni di applicabilità della
procedura. Quest’ultima circostanza trova ancora maggiore rilevanza rispetto alla problematica, già
spiegata, della prevalenza della sostanza sulla forma. Si pensi ad un contratto di leasing inscritto
con il metodo finanziario oppure con il metodo patrimoniale 18. Nel primo caso, il locatario
iscriverebbe, nel proprio bilancio, i valori dei beni al prezzo originario di mercato, e poi li
ammortizzerebbe secondo aliquote costanti, salvo poi effettuare l’iscrizione delle imposte differite o
anticipate conseguenti il diverso trattamento fiscale del leasing rispetto a quello di altre forme di
acquisto. Evidentemente, gli effetti distorsivi sui bilanci dell’applicazione del metodo patrimoniale
tendono a sottovalutare il patrimonio dell’impresa. Paradossalmente, dati i parametri della nuova
legge fallimentare, secondo cui una società può fallire solo se ha un patrimonio superiore a
300'000,00 euro, una stessa società potrebbe essere soggetta al fallimento se adottasse il metodo
finanziario o non esserlo se invece adottasse il metodo patrimoniale. Addirittura, il valore del
patrimonio potrebbe apparire ancora più elevato se gli immobili venissero ulteriormente rivalutati
nel tempo per tenere conto di un maggior valore di mercato. Si pensi ad esempio al valore di un
automezzo che, durante i primi anni, perde rapidamente il suo valore, ma poi si assesta su un valore
di mercato atto a diminuire solo molto lentamente. Supponiamo, per esempio, che una società
acquisti un camion a 50'000,00 euro e stipuli un contratto di leasing che prevede il pagamento di
un maxicanone iniziale, per esempio, di 10’000 euro, un canone di 1’300 euro al mese, e un prezzo
di riscatto pari ad euro 2'500 dopo tre anni. Supposto che il valore economico del bene, coerente
con la capacità di produrre reddito per l’impresa, sia pari a 30'000,00 euro, alla fine del secondo
anno avremo che il cespite sarà valutato appunto 30'000,00 euro, se si valuta tale valore di mercato;
con il metodo patrimoniale il cespite non sarà ancora stato inserito in bilancio poiché avremo
iscritto solo il valore dei canoni, registrati come costo di competenza; con il metodo finanziario,
infine, supposto di considerare un ammortamento annuale pari al 20%, alla fine del secondo anno,
avremo che il prezzo di mercato secondo la funzione economica e quello calcolato come differenza
tra valore di acquisto e fondo ammortamento è uguale. Alla fine del quinto anno, il cespite
conserverà parte del suo valore economico; supponiamo che, secondo il valore di mercato, esso sia
valutato, per esempio 15'000,00 euro. In questo caso, secondo il metodo finanziario il bene sarà
17
Decreto Legislativo 9 gennaio 2006, n.5. Riforma organica della disciplina delle procedure concorsuali a norma
dell'articolo 1, comma 5, della legge 14 maggio 2005, n. 80.
18
Da più parti si auspicava, ormai, l’applicazione del criterio della prevalenza della sostanza sulla forma nei bilanci
della locatrice nel caso di un caso di un leasing finanziario.
8
stato totalmente ammortizzato, mentre con il metodo patrimoniale avrò iscritto un valore di 2'500,
euro, pari al prezzo di acquisto, alla fine del terzo anno e poi lo avrò ammortizzato per due anni19.
Ulteriore riflessione è quella relativa alla capacità di un ammortamento a rate costanti di esprimere
effettivamente la residua capacità di utilizzo del cespite nel tempo. Appare evidente che, nei primi
anni di vita, il cespite perde più rapidamente la propria utilità economica e conseguentemente il
valore che ne è l’espressione. D’altronde, anche ipotizzare un periodo di tempo troppo lungo sul
quale “spalmare” il costo potrebbe non rispettare l’esigenza di prudenza poiché l’ipotesi potrebbe
manifestarsi eccessivamente ottimistica o non tenere conto delle ingenti spese di manutenzione che
devono essere sostenute per mantenere il bene in condizioni di efficienza.
Si pensi, nell’ipotesi del caso precedente, al diverso valore attribuito da due imprese che acquistano
due beni usati assolutamente identici: l’una perché è finito il periodo di locazione finanziaria, da
una società di leasing, l’altra perché è un bene usato dimesso dall’altra impresa. Nel primo caso,
l’impresa avrà registrato il bene ad un valore pari a 2'500,00 euro, nel secondo caso, la stessa avrà
19
Con il metodo finanziario otteniamo le seguenti scritture contabili :
01/01/ANNO X:
Automezzi a Variazione finanziaria 10.000
Automezzi a debiti verso finanziatori 40’000
Ammortamento a fondo ammortamento 16’667
Deb. V. finanz a variaz. Finanz. 13’337
Interessi passivi a variazione finanziaria 2’263
Interessi passivi a rateo passivo 833
01/01/ANNO X+1
Ammortamento a fondo ammortamento 16’667
Deb. V. finanz a variaz. Finanz. 13’337Interessi passivi a variazione finanziaria 2’263
Interessi passivi a rateo passivo 833
01/01/ANNO X+2
Ammortamento a fondo ammortamento 16’667
Deb. V. finanz a variaz. Finanz. 13’337
Interessi passivi a variazione finanziaria 2’263
Interessi passivi a var. finanz. 833
Rateo passivo a var. finanz. 1’667
Con il metodo patrimoniale
01/01/ANNO X:
maxicanone a Variazione numeraria passiva 10.000,00
31/12/ANNO X:
risconto attivo a maxicanone 6.666,67
31/12/ANNO X:
canoni di leasing a Variazione numeraria passiva 15.600
31/12/ANNO X+1:
maxicanone a risconti attivi 3.333,33
31/12/ANNO X+1:
canoni di leasing a Variazione numeraria passiva 15.600
31/12/ANNO X+2:
maxicanone a risconti attivi 3.333,34
31/12/ANNO X+2:
canoni di leasing a Variazione numeraria passiva 15.600
31/12/ANNO X+2:
automezzi a Variazione numeraria passiva 2.500,00
9
registrato il bene ad un valore pari al valore di acquisto del bene, rappresentato
approssimativamente nel nostro esempio in euro 30'000,00. Si consideri ancora la citata legge
fallimentare, con riferimento a due imprese, questa volta di trasporti, il cui patrimonio è costituito
soprattutto da decine di automezzi. L’applicazione del citato art.1 rischierebbe di fare considerare
l’impresa, che ha iscritto i beni al valore di riscatto esclusa dall’applicazione della procedura
concorsuale, mentre potrebbe certamente soggetta la fallimento l’impresa cha abbia applicato il fair
value, magari vedendosi applicate una serie di aggravanti penali del procedimento per via del fatto
che il valore non è stato determinato in maniera congrua. Con la riforma il legislatore ha adottato
una situazione di compromesso tra il metodo finanziario previsto dallo ias 17 e il metodo
patrimoniale. In pratica, la contabilizzazione deve ancora avvenire secondo il criterio patrimoniale
valutando il bene acquistato al prezzo del maxicanone, ma devono essere fornite in nota integrative
alcune informazioni aggiuntive con riferimento a:
Valore attuale delle rate non scadute.
Onere finanziario relativo all’esercizio.
Ammontare complessivo al quale i beni oggetto della locazione dovrebbero essere iscritti
alla data di chiusura del bilancio di esercizio.
Si osserva che il legislatore non ha però nemmeno richiesto di calcolare l’effetto comparato del
calcolo dell’utile di esercizio con i due diversi metodi.
La mancata rilevazione del Fondo imposte differite nel primo esercizio, renderebbe il bilancio
scorretto per il mancato rispetto del principio della competenza21 e della prudenza22.
20
Si osservi che, anche con riferimento a quanto fino ad ora detto con riferimento ai contratti di leasing, l’applicazione
dei diversi metodi dà luogo ad imposte differite o anticipate. Utilizzando il metodo patrimoniale, rispetto al metodo
finanziario con l’applicazione del fair value, per i primi tre esercizi, avrò delle variazioni reddituali negative maggiori e
di conseguenza avrò un risultato prima delle imposte inferiore rispetto all’utilizzo del metodo finanziario, in questo
modo per tre esercizi pagherò meno imposte, differendole agli esercizi oltre il terzo.
21
L’effetto delle operazioni e degli altri eventi deve essere rilevato contabilmente ed attribuito all’esercizio al quale tali
operazioni ed eventi si riferiscono e non a quello in cui si concretizzano i relativi movimenti di numerario (incassi e
pagamenti)
22
I profitti non realizzati non devono essere contabilizzati, mentre tutte le perdite, anche se non definitivamente
realizzate, devono essere riflesse in bilancio. L’applicazione del principio della prudenza comporta che gli elementi
componenti le singole poste o voci delle attività o passività siano valutati individualmente per evitare compensi tra
perdite che devono essere riconosciute e profitti che non devono essere riconosciuti in quanto non realizzati.
10
La rilevazione delle imposte differite23 comporta la rilevazione di un costo per imposte che potranno
essere pagate in futuro (contropartita fra le passività a un fondo rischi) e, per motivi di competenza
e di prudenza, è da ritenersi sostanzialmente sempre obbligatoria.
Esempi di tali imposte sono:
Le manutenzioni e riparazioni eccedenti il 5% dei beni ammortizzabili;
Le spese di rappresentanza,
Le perdite su crediti rilevate ma non considerate definitive sul piano fiscale,
Le perdite di esercizio da far valere ai fini ires nei cinque esercizi successivi.
Le imposte anticipate corrispondono, in senso contrario, alle imposte differite.
Nei casi in cui, per effetto di posticipazione temporanea fiscale di componenti negativi di reddito o
di anticipazione fiscale di componenti positivi di reddito, si paghino imposte che sono di
competenza di esercizi futuri, occorre rilevare un’attività per imposte prepagate.
La rilevazione delle imposte differite è rispettosa sia del principio di competenza, sia di quello della
prudenza. La rilevazione delle imposte anticipate è invece rispettosa del principio di competenza,
ma non sempre di quello di prudenza.
Infatti, se nell’esercizio successivo in cui viene fiscalmente riconosciuto il componente negativo di
reddito, si avesse una perdita, l’attività per imposte anticipate dovrebbe essere stornata al conto
23
Se, per effetto dell’iscrizione di imposte anticipate esistono utili o riserve, questi devono essere mantenuti
nell’economia dell’impresa (non distribuiti) fino a concorrenza delle deduzioni forfetarie non imputate a conto
economico.
In sostanza, parte delle riserve, che corrisponde agli utili non tassati, deve essere tenuta a copertura delle variazioni in
diminuzione (dell’utile) operate nel prospetto, le quali determinano il beneficio fiscale, di carattere temporale, relativo
alla posticipazione delle imposte.
Se le riserve non distribuibili sono disTribuite ai soci, le imposte contabilizzate come “differite” diventano “imposte
correnti” e devono essere pagate: in sostanza, si annulla il beneficio fiscale derivante dalle deduzioni extracontabili.
Naturalmente gli ammortamenti eccedenti la quota civilistica, non potranno più transitare per il conto economico, ma
saranno deducibili solo se indicati nell’apposito prospetto allegato alla dichiarazione dei redditi ( ?). Infatti l’art. 109, co.
4, Tuir, dopo avere ribadito i concetti contenuti in precedenza nell’art.75, co.4, prevede che gli ammortamenti dei beni
materiali ed immateriali, le altre rettifiche di valore e gli accantonamenti sono deducibili se in apposito prospetto della
dichiarazione dei redditi è indicato il loro importo complessivo, i valori civili e fiscali dei beni e quelli dei fondi. Questa
norma si applica mediante l’utilizzo del quadro EC del mod. Unico, titolato”prospetto per la deduzione extracontabile
dei componenti negativi” che deve essere utilizzato per dedurre ammortamenti dei beni materiali ed immateriali, altre
rettifiche di valore ed accantonamenti che, pur non trovando giustificazione civilistica, sono contabilizzati al fine di
ottenere vantaggi di carattere tributario.
In pratica nel quadro EC, è possibile indicare ammortamenti ed accantonamenti eccedenti quanto civilisticamente
necessario ai fini della rappresentazione nel bilancio; per esempio:
quote di ammortamento dei beni materiali calcolate, ai fini civilistici, in misura inferiore a quella concessa dal D.M.
31/12/1998;
Medesimo discorso con riferimento ai beni immateriali ed ai criteri di ammortamento:
art. 103 Tuir;
ammortamenti anticipati art. 103 Tuir;
accantonamento al fondo rischi su crediti: art. 106 Tuir;
svalutazione delle opere ultra annuali per rischio contrattuale: art. 93, comma 3, Tuir;
ammortamento finanziario, dei beni gratuitamente devolvibili: art. 107, comma 2, Tuir;
……….
11
Profitti e perdite (con un sopravvenienza) e incrementerebbe la perdita stessa, trattandosi del venire
meno di un’attività.
La rilevazione delle imposte anticipate comporta la rilevazione di una rettifica in meno del costo per
imposte (contropartita tra le attività) e, pertanto, è da ritenersi obbligatoria solo se viene rispettato il
principio di prudenza.
Imposte anticipate e imposte differite vanno calcolate imposta per imposta, anno per anno, e vanno
compensate sul piano patrimoniale sempre con riferimento a ciascun anno. Quando, anno per anno,
le imposte differite eccedono quelle anticipate, è necessario rilevare il saldo a debito nella voce
“Fondo imposte differite”. Nel caso opposto va rilevata un’attività.
L’attività che si forma quando, con riferimento ad ogni singolo esercizio, si hanno solo imposte
anticipate, o le imposte anticipate eccedono quelle differite, non deve essere contabilizzata qualora
non vi sia la ragionevole certezza del loro futuro recupero. In altri termini, non possono essere
rilevate se non si ha una buona certezza che, negli esercizi futuri, si avranno redditi imponibili non
inferiori all’ammontare delle differenze che devono essere annullate in ciascun esercizio. Qualora
tale ragionevole certezza sia acquisita, anche la rilevazione delle imposte anticipate deve ritenersi
obbligatoria.
Secondo i principi contabili nazionali le imposte differite devono essere rilevate solo qualora sia
ragionevole ipotizzare che le dette imposte dovranno essere effettivamente pagate in futuro 24. Le
imposte anticipate vanno calcolate anno per anno, con riferimento alle singole imposte, e il loro
ammontare va annualmente rivisto per tenere conto delle variazioni intervenute nelle aliquote e
delle modificazioni della loro possibilità di recupero negli esercizi successivi.
Esercizio per esercizio si fa la compensazione, sul piano patrimoniale, con le imposte differite. Con
riferimento ai singoli esercizi futuri, se le imposte anticipate superano quelle differite, per il rispetto
del principio di prudenza, il credito può essere contabilizzato solo nei casi in cui sia
ragionevolmente certo il possibile recupero in futuro, ossia sia ragionevolmente stimabile che ci
saranno redditi imponibili nei futuri esercizi che potranno assorbire l’ attività (che va annullata).
Ovviamente il problema non si pone fino a che, per ciascun anno, le imposte differite sono maggiori
o uguali rispetto a quelle anticipate. In questo caso, infatti, se l’impresa chiude con un utile le
imposte anticipate saranno compensate con quelle differite, se chiude con una perdita, non si
avranno né i vantaggi attesi dalle une, né le uscite previste dalle altre. Con riferimento ai singoli
esercizi futuri, se le imposte anticipate superano quelle differite, per il rispetto del principio di
24
La scrittura contabile rilevata è la seguente:
Imposte d’esercizio a Debiti tributari
Oneri tributari differiti a Fondo imposte differite?
Nell’esercizio successivo si avranno le seguenti scritture:
Imposte d’esercizio a Debiti tributari
Fondo imposte differite a Oneri tributari differiti.
12
prudenza, il credito può essere contabilizzato solo nei casi in cui sia ragionevolmente certo il
possibile recupero in futuro, ossia sia ragionevolmente stimabile che ci saranno redditi imponibili
nei futuri esercizi che potranno assorbire l’ attività (che va annullata).
In questo modo, si chiede agli amministratori di fare una non semplice valutazione sulla capacità di
produrre reddito della società e magari di informare il mercato degli interlocutori in genere, e quello
dei prestatori di capitale in particolare, di una situazione di difficoltà dell’impresa nella produzione
di reddito. Tale circostanza potrebbe persino danneggiare l’impresa evidenziando un maggior
premio per il rischio che l’impresa potrebbe trovarsi a dovere pagare al sistema del credito per
potervi accedere. È noto come il segnale abbia un valore auto-profetico e l’informativa di bilancio,
nel rispetto dei già menzionati criteri di veridicità e correttezza deve tuttavia rispettare esigenze di
riservatezza che promanano dall’interesse generale della comunità alla prosecuzione dell’impresa.
D’altro canto, esiste altresì un interesse generale della stessa comunità, e specialmente dei terzi
creditori e quindi del risparmio, a che i valori rappresentati in bilancio non siano sovra-stimati
rispetto a quelli effettivi che imporrebbe la non iscrizione delle imposte anticipate nell’attivo della
società, qualora vi siano ragionevoli dubbi sull’effettiva capacità dell’impresa di produrre reddito
negli esercizi prossimi.
Informazioni sulle imposte anticipate, così come su quelle differite, vanno date in nota
integrativa.25-26.
Vediamo ora alcuni casi che determinano imposte differite o anticipate:
La prima ipotesi è quella di una previsione di ammortamento diverso tra la disciplina
civilistica e quella fiscale. È per esempio il caso delle spese di manutenzione e riparazione
civilisticamente ordinare, che, se eccedono il cinque per cento del valore iniziale delle
immobilizzazioni materiali27 devono essere dedotte dal reddito fiscale nei cinque anni
successivi rispetto a quello in cui si ha la competenza civilistica. Analogamente la disciplina
fiscale impone periodi di ammortamento “ordinari” per ciascuna tipologia di cespite con
riferimento al tipo di industria o di attività, nel caso in cui i periodi previsti dalla normativa
tributaria siano minori rispetto a quelli previsti per la normativa civilistica avremo una
fattispecie di imposte differite, viceversa avremo un ipotesi di imposte anticipate. Non
25
Le scritture contabili rilevate sono le seguenti:
Imposte d’esercizio a Debiti tributari
Crediti per imposte anticipate a Imposte anticipate
Nell’esercizio successivo si avranno le seguenti scritture:
Imposte d’esercizio a Debiti tributari
Imposte anticipate a Crediti per imposte anticipate.
Nel caso in cui nell’esercizio successivo avessi una perdita e non un utile di esercizio, la scrittura contabile per chiudere
i crediti per imposte anticipate sarebbe al seguente:
Sopravvenienza passiva a Crediti per imposte anticipate
26
In questo caso viene rispettato il principio della competenza ma non quello della prudenza.
27
O del valore alla fine dell’esercizio se si tratta del primo esercizio della società.
13
daranno invece luogo né ad imposte differite, né ad imposte anticipate i costi indetraibili,
che determinano semplicemente un costo fiscale aggiuntivo per l’impresa e non
determinano pertanto la diversa temporizzazione della variazione fiscale. Si pensi ad una
spesa di rappresentanza civilisticamente di competenza dell’esercizio. La normativa fiscale
prevede che il costo sia deducibile solo per un terzo e ammortizzato in cinque anni. I due
terzi indeducibili non daranno luogo ad alcuna registrazione di imposte anticipate o differite,
mentre con riguardo al terzo deducibile, l’80% del costo rimandato per competenza fiscale
agli esercizi successivi, dovranno essere computate le imposte anticipate.
I beni a fecondità pluriennale di prezzo inferiore al milione sono fiscalmente deducibili
nell’esercizio28, tale circostanza determina l’esistenza di imposte differite29.
Anche gli ammortamenti anticipati, a differenza di quelli accelerati, non hanno una ragione
economica, oltre quella fiscale e pertanto determinano l’esistenza di imposte differite.
Le plusvalenze realizzate nella cessione di immobilizzazioni possedute da più di tre anni,
rilevate civilisticamente come componenti positive di reddito, possono essere ripartite
fiscalmente in cinque anni e danno pertanto luogo alla determinazione di imposte differite.
I contributi in conto capitale non direttamente connessi con il prezzo pagato per l’acquisto di
immobilizzazioni, rilevati tra i componenti positivi di reddito, come sopravvenienze attive, e
fiscalmente ripartiti fino a cinque esercizi.
Una fattispecie diversa è quella della imposte latenti o implicite, che richiedono solo un
informazione in nota integrativa. Si tratta di imposte legate a maggiori valori delle immobilizzazioni
più alte rispetto a quanto iscritto in bilancio.
Già si è detto del caso del riscatto dei beni leasing, tipicamente anche le rimanenze valutate al Lifo
danno luogo ad una iscrizione ad un valore inferiore rispetto a quello di mercato.
Le operazioni in valuta.
In espressa attuazione dell’art. 6, comma 1° lett. C) della legge delega 366/01 il legislatore ha
dettato una specifica previsione per la valutazione delle operazioni in valuta, introducendo il n. 8 bis
dell’art. 2426 c.c., il quale dispone che le attività e le passività in valuta, ad eccezione delle
immobilizzazioni, devono essere iscritte al tasso di cambio a pronti alla data di chiusura del bilancio
ed i relativi utili e perdite (derivanti dal cambio) devono essere imputati al conto economico
(mentre l’eventuale utile netto deve essere accantonato in apposita riserva non distribuibile fino al
realizzo), e che le immobilizzazioni in valuta, tra le quali rientrano sicuramente i crediti sorti da
28
La scienza economica aziendale, come è noto, definisce l’esercizio come un periodo di tempo in cui si abbia una
significativa correlazione tra i costi e i ricavi, fiscalmente l’esercizio è il periodo di tempo in cui viene determinato il
reddito fiscale. Da un punto di vista fiscale, vi è pertanto sempre coincidenza tra il periodo amministrativo e l’esercizio.
29
Con le precisazioni prima dette.
14
commesse a lungo termine che prevedano incassi in valuta straniera, devono essere iscritte al tasso
di cambio al momento del loro acquisto o a quello inferiore alla data di chiusura dell’esercizio, se la
riduzione deve giudicarsi durevole30.
L’art. 2425 bis c.c. prevede che i ricavi, i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni in valuta
devono essere determinati al cambio corrente alla data nella quale la relativa operazione è compiuta.
Questo discorso però non vale per le immobilizzazioni, relativamente alle quali la necessità di non
esporre (e non solo non distribuire) in bilancio utili non realizzati impone comunque una
valutazione al costo storico, con la sola possibilità di correggere in diminuzione tale importo
quando la riduzione debba considerarsi durevole31.
Non devono essere convertite a fine anno, oltre alle immobilizzazioni materiali ed immateriali, e le
partecipazioni, le rimanenze di merci acquistate in valuta, gli anticipi in valuta a fornitori e gli
anticipi da clienti e neppure i ratei in valuta (ad esempio interessi su mutui in valuta) che vengono
calcolati direttamente al cambio del 31 dicembre, sicchè non occorre in genere alcun adeguamento.
Per risconti, poiché non si tratta di poste monetarie, non va effettuato alcun adeguamento; essi
vengono calcolati, e restano iscritti, al cambio storico dell’incasso (risconti passivi) o del
pagamento (risconti attivi), che vanno indirettamente a rettificare.32
Il legislatore ha accolto le indicazioni dell’Oic introducendo la distinzione tra poste monetarie (ad
esempio crediti iscritti nell’attivo immobilizzato e nell’attivo circolante, debiti, disponibilità liquide,
….) e non monetarie (immobilizzazioni, partecipazioni,…). È pertanto da ritenere che i crediti
immobilizzati, in quanto poste monetarie, siano da aggiungere alle attività del circolante ai fini dei
30
Il comma 3 dell’art. 110 del nuovo testo unico delle imposte dirette prevede che “ la valutazione secondo il cambio
alla data di chiusura dell’esercizio dei crediti e debiti in valuta” non assume rilevanza fiscale. Si tiene però conto della
valutazione al cambio di fine esercizio per le attività e passività per le quali il rischio di cambio è coperto, “qualora i
contratti di copertura siano anche essi valutati in modo coerente secondo il cambio dell’esercizio”.
31
Che così facendo rispetta il principio della prudenza
32
Lo Ias 21, par.23 prevede che “a ogni data di riferimento del bilancio:
Gli elementi monetari in valuta estera devono essere convertiti utilizzando il tasso di chiusura;
Gli elementi non monetari che sono valutati al costo storico in valuta estera devono essere convertiti usando il tasso di
cambio in essere ala data dell’operazione;
Gli elementi non monetari che sono valutati al fair value (valore equo) in una valuta estera devono essere convertiti
utilizzando i tassi di cambio alla data in cui il fair value (valore equo) era stato determinato.
A seguito della modifica apportata dallo Ias, fermo restando l’obbligo di adeguamento contabile delle poste monetarie
in valuta, bisognerà effettuare costanti variazioni in aumento ed in diminuzione nel modello Unico, con il conseguente
stanziamento a bilancio delle imposte differite ed anticipate; le società dovranno inoltre mantenere memoria dei valori
convertiti ai cambi storici, al fine di calcolare correttamente il reddito d’impresa nei periodi di imposta successivi.
Quindi le nuove norme comporteranno lo svolgimento dei seguenti adempimenti:
Adeguamento contabile delle poste monetarie al cambio del 31 dicembre;
Effettuazione della correlata variazione fiscale in più o in meno nella quantificazione del reddito;
Stanziamento delle imposte differite/anticipate;
Eventualmente la compilazione di un prospetto della dichiarazione sui disallineamenti;
Mantenimento in memoria dei cambi storici per eventuali attività/passività presenti anche nel bilancio successivo, per
distinguere tra differenze cambi realizzate e non realizzate, al fine di quantificare la variazione fiscale;
Nell’esercizio successivo, utilizzo delle attività/passività per fiscalità differita;
Eventualmente nell’esercizio successivo, annotazione nel prospetto delle modifiche intervenute nei disallineamenti.
15
criteri di valutazione. È dunque obbligatorio l’allineamento dei crediti iscritti nelle
immobilizzazioni ai cambi di fine esercizio.
L’importo dell’utile netto, generato dall’adeguamento ai cambi di fine esercizio, concorre a formare
il risultato d’esercizio. L’iscrizione della riserva utili su cambi avviene dunque in sede di
destinazione del risultato dell’esercizio e non con accantonamento diretto nel conto economico.
16
immateriali costituite da costi pluriennali, da avviamento e infine da immobilizzazioni costituite da beni
immateriali (ad esempio: brevetti, concessioni, eccetera).
Infatti, mentre per i costi pluriennali la cui capitalizzazione è facoltativa, il periodo di
ammortamento dovrà essere il più breve possibile e, in ogni caso, non eccedere i limiti temporali
imposti dalla normativa, nel caso dei beni immateriali ( la cui iscrizione all'attivo non è discrezionale,
bensì richiesta) il periodo di ammortamento è determinato dalla residua possibilità di utilizzazione del
bene. Tale periodo, per questa seconda tipologia di immobilizzazioni è misurato:
1. dal periodo di tempo durante il quale l'impresa prevede di poter utilizzare l'immobilizzazione
per produrre un sovra-reddito.
2. dalla quantità di unità di prodotto (o misura similare) che l'impresa si attende di ottenere tramite
l'uso dell'immobilizzazione immateriale
Nei casi in cui, in base all'analisi di ogni aspetto pertinente, risultasse non prevedibile un limite al periodo
durante il quale l'immobilizzazione immateriale è ritenuta capace di generare flussi di cassa positivi, la vita
utile di tale immobilizzazione è considerata di durata indeterminata.
Nel caso delle immobilizzazioni con durata indeterminata, la determinazione dell'eventuale riduzione
durevole del loro valore34 avviene facendo riferimento alla capacità delle immobilizzazioni stesse di
concorrere alla futura produzione di risultati economici, alla loro prevedibile vita utile e, ove
applicabile e determinabile, al loro valore di mercato. Per quest'ultimo elemento, la precisazione "per
quanto determinabile", è infatti assunta nel senso che il valore di mercato, come già evidenziato, è un
elemento da considerare nel processo di valutazione solo nella misura in cui esso sussista e possa essere
stimato in modo ragionevolmente oggettivo.
In base alla novellata normativa, in caso di svalutazione delle immobilizzazioni di durata
indeterminata devono essere fornite le seguenti informazioni: le considerazioni fatte, al fine della
determinazione della riduzione di valore, con riferimento al concorso della immobilizzazione
immateriale alla produzione di risultati economici, alla sua prevedibile durata utile e, ove
applicabile e determinabile, al valore di mercato; l'indicazione delle differenze rispetto ad eventuali
svalutazioni precedentemente effettuate; l'indicazione degli effetti della svalutazione effettuata sul
risultato economico dell'esercizio prima e dopo le imposte; l'indicazione degli effetti della
svalutazione effettuata su ogni altro indicatore di redditività di cui si sia data informazione nel
bilancio o nella relazione sulla gestione, o in altra forma di pubblica comunicazione.
I Contratti derivati
34
cosiddetto impairment test
17
L’articolo 2427-bis è diviso in 5 commi che, rispettivamente, prevedono:
1) le indicazioni da fornire in nota integrativa, in relazione agli strumenti finanziari derivati ed
alle immobilizzazioni finanziarie iscritte ad un valore superiore al fair value;
2) una estensione del concetto di strumento finanziario derivato;
3) le metodologie di determinazione del fair value;
4) la possibilità di derogare al contenuto della norma;
5) il riferimento ai principi contabili internazionali.
Le nuove norme si applicheranno a partire dai bilanci relativi ad esercizi aventi inizio il 1° gennaio
2005. I soggetti interessati all’applicazione delle nuove norme nella redazione del bilancio
d’esercizio sono le tipologie societarie che, alla luce dell’evoluzione normativa in atto,
continueranno ad applicare le norme del codice civile, comprese le società, che possono redigere il
bilancio in forma abbreviata ai sensi dell’art. 2435-bis. Per tali società è escluso tuttavia l’obbligo di
presentare le informazioni di cui al comma 1, n.1), dell’art. 2427-bis. Non sono invece interessate
all’applicazione di tali norme le società che, ai sensi dello schema di decreto legislativo di
attuazione dell’art. 25 della legge comunitaria 2003 approvato dal Consiglio dei Ministri in data 26
Novembre 2004 e trasmesso al Parlamento per il prescritto parere, dovranno applicare dal 2005
integralmente i principi contabili internazionale al bilancio consolidato e, facoltativamente, al
bilancio d’esercizio.
I contratti derivati, in Italia, sono definiti operazioni fuori bilancio (off-balance-sheet), non figurano
cioè tra le attività e le passività dello stato patrimoniale, ma solo nei conti d’ordine, oppure nella
nota integrativa35. A livello normativo-regolamentare nazionale si deve rilevare l’assenza nel codice
civile di specifiche regole di valutazione e rappresentazione delle operazioni fuori bilancio. In
quest’ambito si può, perciò, fare riferimento ai soli principi generali contenuti nello stesso codice
civile, nei principi contabili nazionali e, in chiave interpretativa, a fonti diverse, quali il D.Lgs. n.
58/1998 (c.d. Decreto Draghi), il D. Lgs 87/92 per le banche, ed i principi contabili internazionali.
Proprio questi ultimi, infatti, disciplinano esplicitamente gli strumenti finanziari derivati:
- lo IAS 32, “Strumenti finanziari: esposizione nel bilancio e informazioni
integrative”, fornisce regole di carattere generale;
- lo IAS 39, “Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione”, detta i criteri
fondamentali per la contabilizzazione degli strumenti finanziari e completa lo IAS
32;
35
Si veda “Le informazioni sul fair value degli strumenti finanziari e sulla gestione dei rischi finanziari” a cura della
Commissione per i Principi Contabili dei Consigli Nazionali dei Dottori Commercialisti e dei Ragionieri in
http://www.cndc.it.
18
- il futuro IFRS 7, attualmente ancora allo stadio di Exposure Draft, sostituirà in parte
lo IAS 32.
Le disposizioni dettate dall’ art. 2427-bis costituiscono i primi passi per l’adeguamento della
disciplina italiana ai principi contabili internazionali anche per le società non quotate. Tuttavia,
come abbiamo visto, il processo non riguarda, almeno per il momento, i criteri di valutazione, ma
l’informativa aggiuntiva da presentarsi in nota integrativa. In base a questo articolo, infatti, nella
nota integrativa devono essere indicati per ciascuna categoria di strumenti finanziari derivati:
a) il loro fair value;
b) informazioni sulla loro entità e sulla loro natura.
Sulla definizione di strumento derivato, invece, l’articolo non si preoccupa di entrare nel merito
delle fattispecie concrete e rimanda a quanto previsto dalla disciplina internazionale, e, quindi,
implicitamente, dagli IAS 32 e 39. Nel comma 2, tuttavia, si fa esplicito riferimento al fatto che
“sono considerati strumenti derivati anche quelli collegati a merci, che conferiscono all’una o
all’altra parte contraente il diritto di procedere alla liquidazione del contratto per contanti o
mediante altri strumenti finanziari, ad eccezione del caso in cui si verifichino contemporaneamente
le seguenti condizioni:
a) il contratto sia stato concluso e sia mantenuto per soddisfare le esigenze previste dalla
società che redige il bilancio di acquisto, di vendita o di utilizzo delle merci;
b) il contratto sia stato destinato a tale scopo fin dalla sua conclusione;
c) si prevede che il contratto sia eseguito mediante consegna della merce”.
Le indicazioni richieste al redattore del bilancio, come si vede, sono tese proprio a creare
trasparenza sulla reale situazione di tali strumenti finanziari comportando, tuttavia, una pericolosa
area grigia in merito alla loro valutazione. Infatti, come ben si può comprendere, mentre non
esistono particolari difficoltà nell’operare una descrizione sull’entità e sulla natura di tali strumenti,
il giudizio in merito al fair value risentirà non poco della componente soggettiva. Probabilmente il
legislatore richiede l’esplicitazione della valutazione non solo per fornire una preziosa indicazione
all’investitore terzo, ma anche per poter discutere, ex post, l’operato dell’organo amministrativo al
fine dell’individuazione di eventuali sue responsabilità laddove le indicazioni fornite fossero
palesemente mendaci36.
Oltre alle indicazioni relative agli strumenti finanziari derivati la normativa prevede anche che
nella nota integrativa siano indicati, per le immobilizzazioni finanziarie iscritte a un valore
superiore al loro fair value, con esclusione delle partecipazioni in società controllate e collegate ai
sensi dell’articolo 2359 e delle partecipazioni in joint venture:
36
Il fair value degli strumenti finanziari si aggiorna con il nuovo articolo 2427-bis, cit.
19
a) il valore contabile e il fair value delle singole attività, o di appropriati raggruppamenti di tali
attività;
b) i motivi per i quali il valore contabile non è stato ridotto, inclusa la natura degli elementi
sostanziali sui quali si basa il convincimento che tale valore possa essere recuperato.
La norma in questione riguarda:
- le azioni e le partecipazioni non azionarie iscritte nell’attivo immobilizzato diverse
da quelle sopra indicate;
- i crediti iscritti nell’attivo immobilizzato, qualunque sia la loro residua durata;
- i titoli ad interesse predeterminato e tutti gli altri titoli ad essi ad essi assimilabili,
diversi dalle partecipazioni;
- le azioni proprie.
In base alle disposizioni dell’art. 2426 c.c. ed ai principi contabili nazionali gli elementi
patrimoniali sopra indicati devono essere indicati al costo, o, per quanto riguarda i crediti, al loro
presumibile valore di realizzo.
Il costo deve però essere ridotto delle perdite durevoli di valore e non può subire degli incrementi in
aumento solo a seguito di leggi speciali di rivalutazione, oppure qualora si sia fatto ricorso
legittimamente alla deroga obbligatoria prevista dall’art. 2423 c.c.
Ai fini dell’iscrizione in bilancio di un’immobilizzazione finanziaria, il redattore del bilancio deve
effettuare delle valutazioni per determinare il suo valore recuperabile e, di conseguenza, stabilire se
il valore contabile dell’attività debba essere svalutato. Qualora il redattore del bilancio decida di
non svalutare l’immobilizzazione non essendosi verificata una perdita di valore durevole o di
svalutarla per un importo limitato, che comporta l’iscrizione in bilancio ad un valore superiore al
suo fair value , l’art. 2427-bis richiede l’indicazione in nota integrativa sia del valore contabile sia
del fair value. In ipotesi di omessa svalutazione, in nota integrativa, devono essere inoltre spiegate
le ragioni che anno indotto la direzione aziendale a concludere che il valore contabile dell’attività
sarà economicamente recuperato.
La ratio della norma è, comunque, quella di fornire agli utilizzatori del bilancio un criterio per
comprendere le valutazioni della direzione aziendale e per accertare la possibilità che la situazione
possa cambiare e condurre in futuro a una riduzione del valore contabile dell’attività.
In base a questa norma non basterà, in sostanza, una generica affermazione di stile, ma sarà
necessario fornire dati ed elementi assolutamente convincenti per persuadere il lettore del bilancio
in merito all’esistenza di una concreta possibilità di recupero del valore37.
37
Il fair value degli strumenti finanziari si aggiorna con il nuovo articolo 2427-bis, cit.
20
Un discorso a parte deve poi essere fatta per le influenze fiscali. Qualora, civilisticamente, si
consideri il valore determinato attraverso il meccanismo del fair value sarà necessario determinare
l’effetto fiscale in termini di imposte differite o anticipate conseguenti tale determinazione. A parere
del redattore di questo lavoro, deve pertanto ritenersi che l’iscrizione dell’effetto di una valutazione
delle attività diversa da quellla prevista dall’art.2426 del codice civile, debba necessariamente
prevedere anche l’effetto fiscale conseguente tale diversa valutazione.
21