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Nuccio

Il caso del dodicenne “vivace” ha colpito partecipanti e non nel corso della lezione di
oggi, perché probabilmente avrà toccato qualche tasto delicato anche nelle esperienze
personali di alcuni. Ero tra i partecipanti e ho provato quindi a dire la mia: ho fatto
riferimento all’idea di percorso obbligatorio, che il ragazzo avrebbe dovuto
quantomeno seguire nelle prime tappe della sua età adulta; poi ancora ho fatto
accenno ad un’idea di scuola spogliata, agli occhi di Nuccio, da qualsiasi valore e
senso. Nuccio avrà visto la scuola come una chiara perdita di tempo, per giunta
forzata. A quel punto si sarà detto “Meglio inventarsi qualcosa” e ha pensato bene di
lanciare sputi e di lanciarsi da un’impalcatura. Si è poi discusso animatamente della
figura della professoressa e della sua scelta di fare vedere il ragazzino al Centro di
Igiene mentale. A lezione avremmo prima dovuto chiarirci cosa è un Centro di Igiene
mentale, perché a primo acchito il nome è sinistro e getta poi discredito nei confronti
del consiglio “forte” della professoressa alla madre. Interessante anche l’argomento
genitori: la madre, vera faccendiera delle magagne del figlio a scuola e chiamata al
confronto duro con i professori; il padre, definito in aula come un’eminenza grigia,
una figura misteriosa che aleggia e condiziona il futuro del figlio, chiamato a
prendersi carico dell’eredità del genitore. Mi ha infine incuriosito anche la modalità
di dibattito: ovviamente virtuale, su Teams, ma a due vettori: da un lato i partecipanti,
dei quali facevo parte, con tanto di video e confronto aperto e poi i tanti
commentatori. La zona della chat era anche più libera e spregiudicata, tra diversi
scambi di complimenti e qualche commento di risposta a chi era intervenuto in
audio/video. Tutto molto particolare: la cosa non mi ha dato fastidio, né creato
problemi, ma stavolta mi sentivo davvero ad una sorta di talk show con il pubblico di
casa che commenta e twitta dicendo la propria.
Manfredi Maria Tuttoilmondo

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