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ISBN/EAN 978-88-348-2684-3
INDICE
pag.
Elenco Autori XV
Prefazione XXI
2. IL FAIR VALUE
di Michele Pizzo e Nicola Moscariello
2.1. Definizione ed inquadramento preliminare 27
2.2. Il processo di determinazione del fair value 30
2.3. Initial recognition 35
2.4. Passività e capitale netto 36
VI I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
pag.
2.5. I principali ambiti di applicazione del fair value nei principi contabi-
li internazionali 37
2.6. Le informazioni sul fair value nel quadro normativo italiano 41
2.7. Il recente dibattito sulla pro-ciclicità del fair value (brevi cenni) 42
2.8. Verifica di apprendimento 43
pag.
4.2.4. I punti di differenza con la normativa nazionale 110
4.2.5. Verifica di apprendimento sulla situazione patrimoniale-finan-
ziaria 111
4.3. Conto economico complessivo (IAS 1) 116
4.3.1. Struttura del conto economico complessivo 116
4.3.2. I proventi e gli oneri straordinari 122
4.3.3. Le regole previste per i costi operativi 123
4.3.4. I punti di differenza con la normativa nazionale 127
4.3.4. Verifica di apprendimento 128
4.4. Rendiconto finanziario (IAS 7) 129
4.4.1. Introduzione 129
4.4.2. La risorsa di riferimento 130
4.4.3. La classificazione dei flussi finanziari 132
4.4.4. La presentazione dei flussi 137
4.4.5. Contenuto della nota integrativa 138
4.4.6. Gli schemi di rendiconto finanziario previsti dallo IAS 7 139
4.4.7. I punti di differenza con la normativa nazionale 143
4.4.8. Verifica di apprendimento su rendiconto finanziario 147
4.5. Prospetto delle variazioni di patrimonio netto dell’esercizio (IAS 1) 148
4.5.1. Introduzione 148
4.5.2. Il contenuto del prospetto delle variazioni del patrimonio netto 149
4.5.3. I punti di differenza con la normativa nazionale 151
4.5.4. Verifica di apprendimento 151
4.6. Note al bilancio (IAS 1) 152
4.6.1. Introduzione 152
4.6.2. Il contenuto delle note esplicative 152
4.6.3. I punti di differenza con la normativa nazionale 155
4.6.4. Verifica di apprendimento 155
4.7. Settori operativi (IFRS 8) 156
4.7.1. Introduzione 156
4.7.2. I settori operativi: criteri di individuazione 157
4.7.3. Informativa sui settori operativi 158
4.7.4. Criteri di valutazione di ricavi, costi, attività e passività di settore 159
4.7.5. Informativa accessoria entity-wide 160
4.7.6. Case studies 160
4.7.7. Verifica di apprendimento 166
pag.
6. L’IMPAIRMENT TEST
di Alberto Quagli
6.1. La svalutazione delle immobilizzazioni 237
6.1.1. La regola base: il confronto tra valore contabile e valore “re-
cuperabile” 237
6.1.2. Ambito applicativo dello IAS 36 e frequenza temporale 239
6.1.3. L’innesco dell’impairment test 240
6.2. Determinazione del valore di realizzo diretto (fair value less cost to sell) 242
6.3. Determinazione del valore d’uso (value in use) 242
6.3.1. Individuazione dei flussi finanziari 242
6.3.2. Determinazione del tasso di attualizzazione 243
6.4. Trattamento della perdita di valore 247
6.5. Le cash generating units (CGU) 248
6.6. Goodwill e corporate asset 251
6.7. Le rivalutazioni di ripristino (reversal of impairment) 254
INDICE IX
pag.
6.8. Informazione da fornire in bilancio 256
6.9. Sintesi delle principali differenze con il quadro normativo italiano 263
6.10. Verifica di apprendimento 264
pag.
11. I RICAVI
di Michele Pizzo
11.1. Ambiti di applicazione del principio e definizione 429
11.2. Recognition dei ricavi 430
11.3. La valutazione dei ricavi 436
11.4. Informazioni integrative 438
11.5. Possibili sviluppi 438
INDICE XI
pag.
11.6. Sintesi delle principali differenze con il quadro normativo italiano 439
11.7. Verifica di apprendimento 439
pag.
pag.
I principi di seguito elencati sono quelli in vigore nel momento in cui si scri-
ve: vengono indicati con la denominazione originale.
Il volume è articolato in tre parti. Nella prima viene fornito il quadro con-
cettuale all’interno del quale si collocano i principi contabili internazionali e la
struttura del bilancio con esso coerente. Dopo l’illustrazione del Framework,
vengono esaminati da un lato alcuni principi generali rilevanti, tra cui il fair
value e le problematiche connesse alla prima adozione; dall’altro la composi-
zione del bilancio.
La seconda parte è dedicata alle valutazioni di bilancio, affrontando le te-
matiche di maggior rilievo teorico e operativo. In particolare, sono oggetto di
trattazione: le immobilizzazioni materiali e immateriali; l’impairment test; gli
strumenti finanziari; le rimanenze di magazzino e i lavori su ordinazione; i fon-
di, le passività e le attività potenziali; i benefici per i dipendenti; i ricavi; le
operazioni in valuta estera; le imposte sui redditi.
Infine, la terza e ultima parte è relativa alle aggregazioni aziendali e alle re-
lazioni tra entità economiche, nelle quali rientrano le business combinations; il
bilancio consolidato e separato; gli investimenti in altre entità e la disclosure
complessiva; le operazioni tra parti correlate.
A fianco dell’analisi e illustrazione del contenuto del singolo principio, ven-
gono messe in evidenza, in modo assai sintetico, le differenze con la regolamen-
tazione nazionale e proposte alcune domande per verificare il grado di appren-
dimento: all’interno dei singoli capitoli frequenti sono gli esempi tratti dai
bilanci e le esemplificazioni specifiche.
Gli Autori
Dicembre 2012
XXIV I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
1
THE CONCEPTUAL FRAMEWORK
FOR FINANCIAL REPORTING
di Stefano Azzali
SOMMARIO: 1.1. Introduzione – 1.2. Obiettivo del Financial Reporting. – 1.2.1. Le decisioni eco-
nomiche d’investimento. – 1.2.2. Le informazioni dei Financial Reporting utili agli investito-
ri. – 1.2.3. Gli utilizzatori primari dei Financial Reporting. – 1.3. Le caratteristiche qualitati-
ve. – 1.3.1. Le qualità fondamentali. – 1.3.2. Le qualità migliorative. – 1.4. Il vincolo del co-
sto e l’equilibrio con i benefici. – 1.5. Prudenza e sostanza su forma. – 1.6. Sintesi delle prin-
cipali differenze con il quadro normativo italiano. – 1.7. Verifica di apprendimento. – 1.8.
Conclusioni.
1.1. INTRODUZIONE
1
Framework FASB, CONCEPT n. 2.
2 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
concetti di base e gli elementi essenziali quali la finalità dei bilanci, i principi
generali che risultano di fondamentale importanza per il corretto utilizzo dei
principi contabili e dei bilanci. La nuova versione si è resa necessaria per adatta-
re il CF alle innovazioni e cambiamenti intervenute negli ultimi decenni. In
questa circostanza, tuttavia, il progetto è coordinato in modo congiunto dallo
IASB e dal Financial Accounting Standard Board (FASB) degli USA. Il pro-
getto comprende molteplici fasi:
1. Phase A: Objectives and qualitative characteristics;
2. Phase B: Elements and recognition;
3. Phase C: Measurement;
4. Phase D: Reporting entity;
5. Phase E: Presentation and disclosure;
6. Phase F: Purpose and status;
7. Phase G: Application to not-for-profit entities;
8. Phase H: Remaining issues.
Il capitolo commenta il nuovo CF dello IASB rispetto al precedente del 1989
mentre solo marginalmente si riprende il CF del FASB precedente, fra l’altro
molto più articolato e complesso.
La prima fase ad essere approvata è stata proprio la prima (Phase A) relativa
agli obiettivi e alle caratteristiche qualitative dei bilanci. Il nuovo documento,
dopo una parte introduttiva nella quale si precisano lo scopo e l’ambito di appli-
cazione del CF, è strutturato in 4 capitoli dedicati rispettivamente all’obiettivo
dei bilanci (Capitolo 1), ai confini del bilancio (Capitolo 2), alle caratteristiche
qualitative (Capitolo 3), alle altre parti del CF precedente (Capitolo 4), ossia gli
assunti di base, gli elementi del bilancio, i criteri di rilevazione e valutazione, i
concetti di capitale e di conservazione del capitale. La Tabella 1 propone un
raccordo tra le versioni del 1989 e del 2010 del CF dello IASB.
Il nuovo CF, tuttavia, non è affatto completo: a parte la prima fase (capitolo
1 e 3 nel nuovo CF) tutto il resto è ancora oggetto di elaborazione; in particolare
il capitolo 2 è stato proposto come Exposure Draft nel 2010 mentre tutti i con-
tenuti del capitolo 4 dovranno essere modificati alla luce dei risultati emergenti
dalle altre fasi del progetto congiunto IASB/FASB. L’attuale CF, dunque, rap-
presenta un risultato intermedio di un progetto molto più articolato e complesso
da cui sono attesi risultati finali innovativi e rilevanti in tema di principi di rile-
vazione e valutazione delle poste di bilancio. La lentezza con cui il progetto sta
faticosamente evolvendo, tuttavia, può essere un segnale delle difficoltà nel tro-
vare un accordo ovvero della minore determinazione da parte dei promotori nel
voler portare a termine il progetto.
THE CONCEPTUAL FRAMEWORK FOR FINANCIAL REPORTING 3
Alla luce dei cambiamenti in atto, in questo capitolo si affrontano i temi del-
la finalità dei bilanci (capitolo 1) e dei principi generali (capitolo 3), ossia quelli
su cui il documento congiunto IASB/FASB ha inciso maggiormente rispetto al-
la precedente versione IASB del 1989. Per gli altri temi del precedente CF (de-
finizione, rilevazione e valutazione delle voci di bilancio e connessi concetti di
capitale e di conservazione del capitale), si rinvia all’ampia bibliografia di rife-
rimento 2, in attesa della nuova versione che verrà proposta dal progetto con-
giunto IASB-FASB.
Il documento precisa, anzitutto, che si riferisce ai bilanci destinati a pubbli-
cazione, ovvero rivolti all’esterno dell’impresa, a tutti i soggetti che, pur avendo
propri interessi coinvolti nell’azienda, non hanno il potere di ottenere informa-
zioni sul suo stato di salute. Il motivo che induce lo IASB a intervenire in que-
sta materia è la disomogeneità delle discipline di bilancio che i vari Paesi hanno
adottato nel tempo, a loro volta frutto di differenze sociali, economiche, legali e
2
AZZALI S., Il sistema delle informazioni di bilancio delle aziende di produzione, il modello
dell’International Accounting Standards Committee, Giuffrè, Milano, 1996; CAMPEDELLI B., Ra-
gioneria internazionale, Giappichelli, Torino, 1994; PERRONE E., Il linguaggio internazionale dei
bilanci, Cedam, Padova, 1988.
4 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
3
IASB (2010), The Conceptual Framework for Financial Reporting, Purpose and Status.
6 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
4
Gli investitori sono intesi in senso ampio e comprendono i conferenti capitale di rischio, di
prestito e altri creditori.
5
I FR non hanno invece finalità di determinare il valore effettivo delle imprese anche se pos-
sono fornire agli interessati informazioni utili in tal senso, IASB (2010), The Conceptual Fra-
mework for Financial Reporting, Capitolo Primo, OB7.
6
IASB (2010), The Conceptual Framework for Financial Reporting, Capitolo Primo, OB2.
8 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
viamente gli utilizzatori primari dei FR hanno altre decisioni da assumere (ad
esempio connesse alla nomina e rinnovo degli amministratori, alle loro remune-
razioni e valutazione dei risultati conseguiti) ma la scelta è stata di privilegiare
le decisioni connesse al finanziamento dell’impresa. Le informazioni sulla valu-
tazione dei manager, tuttavia, sono importanti per i fornitori di risorse finanzia-
rie e quindi nelle decisioni sull’allocazione di tali risorse sono comprese anche
quelle inerenti la valutazione dei manager.
Gli utilizzatori primari dei FR sono gli investitori attuali e potenziali (existing
10 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
and potential investors, lenders and other creditors). Le condizioni per apparte-
nere agli utilizzatori primari sono di: 1) non poter ottenere informazioni diret-
tamente dall’impresa; 2) avere la necessità di assumere decisioni facendo affi-
damento anche sulle informazioni di bilancio.
Ovviamente è necessario essere consapevoli che le informazioni comprese
nei FR non possono fornire agli investitori tutte le informazioni di cui hanno bi-
sogno. Oltre alle informazioni dei FR, infatti, le decisioni d’investimento devo-
no tenere conto anche di informazioni di più ampio respiro, ad esempio quelle
sulle condizioni economiche generali d’ambiente (prospettive dei mercati, livel-
li competitivi, settori economici, contesto politico nazionale e internazionale) e
d’azienda (corporate governance, assetti proprietari, composizione e competen-
ze professionali del personale dipendente, livello di sindacalizzazione). I singoli
investitori, inoltre, possono avere differenti bisogni informativi, a volte anche in
conflitto tra di loro: i FR tendono a soddisfare le attese d’informazione del nu-
mero massimo di utilizzatori primari ma non si può escludere che essi possano
avvantaggiare taluni investitori rispetto ad altri.
La definizione degli investitori quali destinatari privilegiati dei FR conduce
ad escludere altri importanti soggetti dalla nozione di Primary Users. Gli am-
ministratori ad esempio non possono essere utilizzatori primari perché hanno la
capacità di ottenere informazioni direttamente all’interno dell’impresa. Ovvia-
mente anche gli amministratori utilizzano le informazioni di bilancio ma non
possono essere compresi tra i Primary Users così come definiti dal CF. Si tratta
di destinatari privilegiati da questo punto di vista poiché sono anche protagoni-
sti interni della gestione d’impresa.
Altri soggetti, come le autorità di regolamentazione e la collettività possono
ricevere informazioni utili dai FR ma non sono compresi tra i Primary Users.
Sono escluse le autorità di regolamentazione dai destinatari primari perché ac-
cogliere i loro bisogni (informazioni utili per la stabilità del mercato dei capita-
li) potrebbe compromettere la rappresentazione fedele e la significatività delle
informazioni del FR a favore degli Investors. Investitori e autorità di regolamen-
tazione hanno interessi spesso sovrapposti ma estendere la finalità dei FR alla
stabilità del mercato dei capitali avrebbe creato un conflitto tra gli obiettivi non
semplice da risolvere. Ad esempio l’obiettivo di stabilità dei mercati finanziari
potrebbe richiedere di non rilevare o di ritardare la rilevazione nei FR di alcune
variazioni di valore ma ciò priverebbe gli investitori di informazioni di loro in-
teresse. Per evitare questo conflitto, il nuovo CF ha scelto di privilegiare l’obiet-
tivo di fornire informazioni al servizio delle attese di conoscenza dei partecipan-
ti al mercato dei capitali. In ogni caso anche la stabilità del mercato dei capitali
potrebbe essere migliorata come conseguenza della decisione di privilegiare gli
investitori come utilizzatori primari dei FR.
THE CONCEPTUAL FRAMEWORK FOR FINANCIAL REPORTING 11
7
IASB (2010), The Conceptual Framework for Financial Reporting, Capitolo Primo, BC1.15.
12 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
8
IASB (2010), The Conceptual Framework for Financial Reporting, Capitolo Terzo, QC4.
14 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Fundamental
Characteristics
Significatività (Relevance)
9
IASB (2010), The Conceptual Framework for Financial Reporting, Capitolo Terzo, QC6.
10
IASB (2010), The Conceptual Framework for Financial Reporting, Capitolo Terzo, QC7.
11
Il valore di previsione ha un diverso significato in statistica: livello di affidabilità con cui è
possibile prevedere il prossimo numero di una serie e la sua persistenza, ossia la tendenza di quel-
la serie di numeri a cambiare in linea con cambiamenti passati.
THE CONCEPTUAL FRAMEWORK FOR FINANCIAL REPORTING 15
FIGURA 2 – La Significatività
Relevance
12
IASB (2010), The Conceptual Framework for Financial Reporting, Capitolo Terzo, QC11.
16 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Faithful
Representation
zione 13. Vale la pena di ricordare che la rappresentazione fedele da sola non as-
sicura informazioni utili poiché essa dipende anche dalla significatività: se una
informazione è rappresentata in modo fedele potrebbe essere poco significativa;
se non ci sono alternative, tuttavia, quella stima offre l’informazione disponibile
migliore.
La Faithful Representation è proposta nel nuovo CF come qualità fonda-
mentale che va a sostituire la Reliability dei precedenti CF IASB e FASB. Il
motivo di questa sostituzione può essere l’indeterminatezza del suo significato
o meglio l’assenza di un significato condiviso. Per alcuni si tratta della verifi-
cabilità, per altri dell’assenza di errori materiali; ovvero della rappresentazione
fedele combinata con la neutralità e la precisione. In questo contesto si è scelto
il termine Faithful Representation per indicare ciò che i due CF precedenti in-
dicavano con reliability, ma con alcune differenze importanti. Ad esempio nel
CF precedenti la sostanza rispetto alla forma e la prudenza erano qualità che
spiegavano la reliability mentre nel nuovo CF sono state eliminate (la sostanza
sulla forma perché ridondante e la prudenza perché in contrasto con la neutrali-
tà, non si può consigliare la prudenza e assicurare informazioni neutrali allo
stesso tempo).
Infine lo IASB rileva che, nonostante che vi siano molte ricerche sulla Rele-
vance e sulla rappresentazione fedele dei FR studiate attraverso correlazioni con
le variazioni dei prezzi di mercato dei titoli delle imprese, non sono state fornite
tecniche per misurare la Faith Representation separatamente dalla significatività
e scomposta nelle sue tre componenti di completezza, neutralità e assenza di er-
rori. La qualità e l’utilità dei FR, in altri termini dovrebbero essere indagate
non solo con lo sviluppo di studi sulla Value Relevance ma anche con ricerche
in grado di proporre efficaci strumenti di misurazione della rappresentazione
fedele.
13
IASB (2010), The Conceptual Framework for Financial Reporting, Capitolo Terzo, QC15.
THE CONCEPTUAL FRAMEWORK FOR FINANCIAL REPORTING 19
Enhancing
Characteristics
Comparability Understandability
Understandability Verifiability Timeliness
Nel nuovo CF sono stati eliminati due principi, presenti invece nella versio-
ne precedente: la prevalenza della sostanza rispetto alla forma e la prudenza.
Specificamente il principio della sostanza sulla forma è stato considerato ri-
dondante rispetto a quello della rappresentazione fedele. In altri termini rappre-
sentare in modo fedele un fenomeno già significa far prevalere la sostanza eco-
nomica dell’operazione piuttosto che la sua forma giuridica. In tal senso, ad
esempio, lo IAS 17 impone il cosiddetto “metodo finanziario” per la contabiliz-
zazione delle operazioni di leasing finanziario quando essa consiste di fatto in
un finanziamento e non con una semplice contratto di locazione. In modo ana-
logo le operazioni “pronti contro termini” vanno contabilizzate come finanzia-
menti poiché, pur apparendo come vendite e acquisiti individuali di titoli, in
realtà nel loro insieme rappresentano appunto un prestito temporaneo.
La prudenza 14 è un principio cardine dei sistemi contabili poiché considera-
to strumentale alla tutela generale degli stakeholder. Quando, ad esempio, lo
IAS 2 impone di valutare le rimanenze di magazzino al minor valore tra quello
del costo storico sostenuto (di acquisto o di produzione) e il valore recuperabile
14
HOOGERVORST H., The Concept of Prudence: dead or alive, FEE Conference on Corporate
Reporting of the Future, Brussels, Belgium, 18 September 2012.
22 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
sul mercato intende indicare una linea di condotta volta ad evitare sopravaluta-
zioni dei redditi, degli investimenti e la distribuzione di redditi reali e non no-
minali 15. Non trovare la prudenza tra le caratteristiche qualitative delle infor-
mazioni di bilancio può, dunque, suscitare stupore e perplessità. Nella prece-
dente versione del CF dello IASB la prudenza era considerata una delle caratte-
ristiche funzionali alla Reliability (ora sostituita dalla Faithful Representation).
La prudenza era intesa come grado di cautela nell’applicare la discrezionalità
necessaria per effettuare le stime richieste per alcuni valori di bilancio, in mo-
do tale da evitare la sopravvalutazione delle attività o la sottovalutazione delle
passività.
Il nuovo CF dello IASB ha invece deciso di non inserire a prudenza tra le ca-
ratteristiche qualitative perché ritiene la prudenza in contrasto con la neutralità:
non è compito dei principi contabili suggerire determinati comportamenti valu-
tativi da parte dei redattori di bilancio. In effetti, gli investitori non chiedono
necessariamente una valutazione prudenziale del patrimonio e del reddito d’im-
presa; piuttosto essi si aspettano una valutazione attendibile e sostenibile della
capacità d’impresa di produrre valore per soddisfare le legittime attese degli
stakeholder. In altri termini la posizione dello IASB è coerente con la tendenza
a riflettere sempre più nei FR redditi che presentano incertezze relative allo loro
effettiva realizzazione. I motivi che hanno indotto lo IASB a non confermare la
prudenza come caratteristica qualitativa delle informazioni dei FR sono dunque
riconducibili all’obiettivo di limitare le politiche di bilancio solitamente realiz-
zate in nome di questo principio perché: 1) nei periodi di sottovalutazione dei
redditi, gli investitori potrebbero perdere l’opportunità di realizzare buoni inve-
stimenti; 2) nei periodi sfavorevoli, le riserve occulte possono essere utilizzate
per migliorare in modo artificiale i redditi e indurre gli utilizzatori ad effettuare
investimenti sbagliati.
Il dibattito suscitato dalla bozza CF, come era prevedibile, ha generato rea-
zioni anche contrarie a questa soluzione. Molti hanno criticato la scelta di non
considerare la prudenza nel CF perché se è vero che la prudenza può ostacolare
la neutralità, allo stesso tempo produce, per taluni utilizzatori, informazioni più
utili e relevant rispetto a quelle che non tengono conto della prudenza.
Inoltre, lo IASB ha rilevato che le imprese spesso adottano comportamenti
prudenziali per valutare il patrimonio e i risultati d’impresa per bilanciare gli
effetti prodotti dalle valutazioni di alcuni manager, considerate spesso eccessi-
vamente ottimistiche. La prudenza, tuttavia, conduce in genere a ridurre i valori
15
Un altro esempio di principio contabile internazionale che impone comportamenti pruden-
ziali è lo IAS 36 sull’impairment test (il valore contabile delle attività non può essere maggiore
del loro valore recuperabile).
THE CONCEPTUAL FRAMEWORK FOR FINANCIAL REPORTING 23
1.8. CONCLUSIONI
Il fair value è ormai da tempo indicato dallo IASB come un importante crite-
rio di misurazione – in sostituzione o in alternativa al costo storico – ed un fon-
damentale tassello dell’informazione integrativa per molte poste del bilancio.
Solo recentemente, però, attraverso l’emanazione di uno specifico criterio con-
tabile (IFRS 13, Fair Value Measurement), lo standard setter internazionale ha
deciso di affrontare in maniera organica le problematiche concettuali ed applica-
tive presenti 1.
Nel documento il fair value viene definito come il prezzo corrente al quale
una attività/passività potrebbe essere venduta/trasferita in un mercato attivo, tra
parti consapevoli, indipendenti e disponibili alla transazione 2. Traspaiono chia-
1
L’International Financial Reporting Standard 13 – Fair Value Measurement è stato emana-
to, infatti, nel mese di maggio del 2011 (per entrare in vigore a partire da gennaio 2013), con
l’intento di offrire un punto di riferimento ed una guida unitaria per la determinazione di una con-
figurazione di valore prevista – non senza significative discordanze all’interno del corpo dei prin-
cipi contabili – in numerosi standard.
2
In realtà, in merito ai soggetti coinvolti nella transazione, il paragrafo 9 del principio IFRS
13 fa un semplice richiamo alla categoria dei “market participants”, senza offrire ulteriori chiari-
menti circa le caratteristiche principali di questi ultimi. Tuttavia, nelle Basis for Conclusions al
documento contabile in oggetto, lo standard setter ribadisce che gli operatori di mercato devono
28 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
essere “independent of each other, knowledgeable about the asset or liability, and able and wil-
ling to enter into a transaction”.
3
Sul punto, si legga: PIZZO M., “Inquadramento della problematica”, in PIZZO M. (a cura di),
L’adozione degli IAS/IFRS in Italia: il fair value, Giappichelli, Torino, 2008.
4
In presenza di dati di mercato direttamente riconducibili all’attività/passività oggetto di valu-
tazione (qualora, cioè, vi sia lo scambio regolare di risorse/obbligazioni identiche a quelle iscritte
in bilancio), si parlerà di un mark-to-market fair value. Al contrario, si utilizzerà un approccio
mark-to-model per la determinazione del fair value di attività/passività il cui prezzo di mercato
non risulti immediatamente evidente al valutatore.
5
IFRS 13, Basis for Conclusions, parr. 60-62. Ad esempio, il prezzo del rame nel mercato
principale deve essere rettificato, nel caso di una miniera in Africa, dei costi di trasporto fino al
mercato. Un’approfondita analisi sulla natura market-based del fair value è presentata da BARLEV
B.-HADDAD J.R., Fair value accounting and the management of the firm, Critical Perspective on
Accounting, vol. 14, 2003, pp. 383-415. Si legga, inoltre: PIZZO M., Il “fair value” nel bilancio di
esercizio, Cedam, Padova, 2000.
IL FAIR VALUE 29
essa non è estranea la volontà di introdurre in bilancio una grandezza che sia
espressione dei cash flow connessi alla vendita della posta di bilancio, indipen-
dentemente dalla destinazione realmente assegnata ad essa dal management azien-
dale.
In altri termini, la determinazione del fair value, per effetto della sua natura
market based e delle analogie con l’exit price, dovrà condurre sempre alla sinte-
si delle aspettative formulate da agenti economici razionali circa i flussi di cassa
derivanti dalla vendita di un bene (o dal trasferimento di una passività), quan-
d’anche lo stesso – per motivi di efficienza economica – debba essere utilizzato
durevolmente in azienda. In tal caso, infatti, il fair value non potrà che rappre-
sentare il prezzo potenzialmente realizzabile dalla vendita della risorsa (o dal
trasferimento della passività) ad un operatore indipendente e consapevole che,
nell’intento di massimizzare la propria utilità, sceglierebbe comunque di im-
piegare stabilmente all’interno del suo processo produttivo il componente ac-
quistato 6.
Dalla lettura delle relazioni e delle note ai bilanci consolidati delle aziende
quotate italiane – di cui sotto vengono offerti alcuni estratti – emerge l’imme-
diato interesse delle imprese per il nuovo principio contabile e la volontà di sti-
marne il futuro impatto sui conti annuali. Tuttavia, la definizione di fair value
che viene spesso offerta non appare ancora pienamente adeguata alle recenti di-
sposizioni dello IASB.
Riprendendo le indicazioni contenute in diversi principi contabili emessi in
passato, la configurazione di valore in oggetto, infatti, viene descritta come il
“corrispettivo al quale una attività può essere scambiata o una passività estinta”
e non come “il prezzo al quale le passività potrebbero essere trasferite”. Ebbene,
tale differenza, meglio chiarita nei suoi risvolti operativi anche in seguito, e che
apparentemente è solo formale, potrebbe introdurre importanti scostamenti tra il
dettato dei principi contabili e l’implementazione degli stessi da parte degli ope-
ratori, dal momento che il valore di estinzione di una passività rischia di allon-
tanare, tra l’altro, il processo di misurazione da un approccio market-based, per
introdurre considerazioni entity-specific, da cui, invece, per quanto detto sinora,
il fair value dovrebbe essere depurato 7.
6
Si determinerà, dunque, il fair value in-exchange per i beni destinati alla vendita ed il fair
value in-use per quelli impiegati durevolmente in azienda. In entrambi i casi, il fair value deve
però ricondursi al prezzo di vendita (exit price) potenzialmente realizzabile alla data della valuta-
zione attraverso uno scambio con soggetti indipendenti, consapevoli e disponibili ad effettuare la
transazione.
7
Sul punto, si legga anche: CANADIAN ACCOUNTING STANDARD BOARD (CICA), Measure-
ment Bases for Financial Accounting: Measurement and Initial Recognition, Discussion Paper,
November 2005.
30 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Gruppo Ciccolella
Bilancio Consolidato al 31/12/2011 (p. 80)
L’IFRS 13 stabilisce una singola linea guida nell’ambito degli IFRS per tutte
le valutazione al fair value. L’IFRS non modifica i casi in cui sia richiesto di uti-
lizzare il fair value, ma piuttosto fornisce una guida su come valutare il fair va-
lue in ambito IFRS, quando l’applicazione del fair value è richiesta o permessa.
La Società sta attualmente valutando l’impatto di tali modifiche sul bilancio con-
solidato di gruppo.
Gruppo A2A
Bilancio Consolidato al 31/12/2011 (p. 28)
L’IFRS 13 definisce il fair value, fornisce una guida alla sua determinazione
ed introduce requisiti di informativa. Il principio definisce il fair value come il
corrispettivo al quale un’attività può essere scambiata, o una passività estinta, tra
parti consapevoli e disponibili, in una transazione tra terzi indipendenti. Nei casi
in cui le transazioni siano osservabili direttamente in un mercato, la determina-
zione del fair value può essere relativamente semplice, ma ove non lo fossero
vengono utilizzate tecniche di valutazione.
fasi, tra loro logicamente correlate e contraddistinte da una elevato grado di in-
terdipendenza 8:
– identificazione e chiara delimitazione dell’oggetto di valutazione (unit of ac-
count);
– individuazione della destinazione (scambio o utilizzo all’interno del ciclo di
produzione) che un operatore razionale assegnerebbe alla posta del patrimo-
nio al fine di massimizzarne l’utilità (scelta dell’highest and best use) 9.
Pertanto, per le attività non finanziarie va preliminarmente chiarito se debba
prevalere una valutazione isolata o, piuttosto, una in combinazione con altre at-
tività e passività; ovviamente, in linea con le caratteristiche generali del criterio,
tale decisione dipenderà non dalle scelte (effettive) dell’azienda, ma, piuttosto,
da quelle (ipotetiche) degli altri operatori 10.
L’individuazione dell’highest and best use presuppone, su un piano pratico,
l’attenta verifica della legittimità giuridica dell’impiego, della sua fattibilità tec-
nica, sostenibilità finanziaria e, non in ultimo, convenienza economica. Infatti,
l’utilizzo individuato non può contrastare con la normativa vigente e deve risul-
tare concretamente perseguibile in termini sia operativi sia economico-finan-
ziari.
Va in ultimo precisato come l’highest and best use non si applichi alle passi-
vità ed al capitale netto (ed ai connessi strumenti finanziari), dal momento che
nella fattispecie in questione non sono ipotizzabili impieghi alternativi;
8
IFRS 13, Fair Value Measurements, par. IN10.
9
L’International Valuation Standard Committee (IVSC) definisce l’highest and best use
come “the most probable use of a property which is physically possible, appropriately justified,
legally permissible, financial feasible, and which results in the highest value of the property being
valued ”, General Valuation Concept and Principle, par. 6.3.
10
Pertanto, quand’anche la società decidesse di non impiegare il bene, ad esempio un brevet-
to, per i maggiori benefici attesi da tale scelta, ma lo stesso potesse essere utilizzato da altri opera-
tori, nella scelta prevarrebbe quest’ultima opzione, anche se comportasse un valore minore.
32 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
L’individuazione dell’highest and best use del terreno – strumentale ad una sua
successiva valutazione al fair value – richiede, dunque, che siano posti a con-
fronto i seguenti valori:
a) il valore che contraddistingue il terreno nel suo stato attuale (in combinazio-
ne, dunque, con gli altri fattori produttivi per un uso durevole all’interno del
sistema aziendale);
b) il valore che potrebbe essere potenzialmente assegnato al bene nell’ipotesi di
un impiego alternativo dello stesso (cessione sul mercato per la successiva
realizzazione di residenze abitative), al netto – però – dei costi che l’azienda
dovrebbe sostenere per la conversione delle stesso.
L’opzione a cui si accompagna il maggior valore del bene rappresenta, dun-
que, l’highest and best use ad esso assegnabile.
11
Dopo aver considerato costi di transazione e di trasporto che, pur non intervenendo nella
misurazione dell’attività e passività, vanno considerati per una corretta identificazione del merca-
to più conveniente.
IL FAIR VALUE 33
In merito alla natura dei dati da impiegare nelle tecniche di valutazione, poi,
il principio IFRS 13 individua due grandi categorie 12:
1. input ritraibili dalle grandezze di mercato;
ulteriormente classificabili a seconda che si tratti di:
1.a) dati capaci di offrire una diretta manifestazione del fair value dell’as-
set/liability (level 1 input);
1.b) dati da cui solo indirettamente è possibile desumere il fair value della
posta patrimoniale, mediante apposite modifiche ed elaborazioni che
tengano conto delle differenze riscontrabili nei beni, nei mercati di rife-
rimento e nei tempi di scambio (level 2 input) 13.
2. input ottenuti solo attraverso una simulazione inerente alle aspettative degli
operatori circa le numerosi variabili da cui far discendere il prezzo della atti-
vità/passività (ammontare dei flussi di cassa, tempi del loro effettivo realiz-
zo, grado di incertezza, ecc.) (level 3 input).
I tre livelli così individuati costituiscono una rigida gerarchia (fair value hie-
rarchy), cui attenersi al fine di garantire il massimo grado di attendibilità possi-
bile alle procedure di valutazione. Pertanto, gli input di secondo o di terzo livel-
lo potranno essere impiegati solo in difetto di quelli precedenti 14.
Dalla tipologia degli input disponibili, dipenderà – poi – la scelta della tecni-
ca di valutazione più appropriata per giungere ad una stima attendibile del fair
value.
La disponibilità di prezzi di mercato di poste patrimoniali identiche o simila-
ri a quella oggetto di valutazione condurrà, ad esempio, all’utilizzo di un market
approach (noto anche come sales comparison approach). Il cost approach, in-
vece, verrà applicato in presenza di informazioni sufficienti ad effettuare una
stima attendibile degli esborsi necessari, alla data della valutazione, per la rea-
lizzazione ex novo del bene (al netto, ovviamente, del suo grado di obsolescen-
za). Infine, la disponibilità di dati circa l’ammontare, i tempi ed il grado di in-
certezza dei flussi di cassa futuri riconducibili all’attività o passività potrebbe
12
IFRS 13, Fair Value Measurements, parr. 76-90.
13
Nella categoria in oggetto rientrano, ad esempio: il prezzo, scambiato all’interno di un mer-
cato attivo, di una attività/passività simile a quella verso cui si rivolge l’attività di valutazione; il
prezzo di una posta identica (o similare) a quella oggetto di valutazione scambiata, però, in mer-
cati poco “profondi” e, dunque, caratterizzati da scarsa liquidità ed elevata volatilità; tassi di inte-
resse, indici di settore, parametri macro-economici e grandezze di mercato alternative impiegabili
per giungere al prezzo potenziale della risorsa/obbligazione.
14
IFRS 13, Fair Value Measurements, par. 72.
34 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
15
IFRS 13, Fair Value Measurements, parr. B5-B11. Per un approfondimento circa i risvolti
concettuali e le problematiche applicative riguardanti le diverse tecniche di valutazione, si legga:
MOSCARIELLO N., “Le Tecniche di Misurazione e la Disclosure del Fair Value”, in PIZZO M. (a
cura di), L’Adozione degli IAS/IFRS in Italia: Fair Value, Giappichelli, Torino, 2008.
IL FAIR VALUE 35
16
Ad esempio, a fronte di una rettifica di 10, l’acquirente potrebbe riconoscere solo uno scon-
to di 8. In tal caso, con il settlement occorrerebbe rettificare le passività solo di 8, mentre con il
transfer dell’IFRS 13, l’adjustment sarebbe di 10 ed identico per le due controparti.
17
Va precisato che nella stima di tale rischio, la presenza di garanzie di terzi potrà essere pre-
sa in considerazione solo se quest’ultima rientra nella unit of account delle passività; pertanto, se
la garanzia è contabilizzata separatamente dalle passività, non se ne può tenere conto nella stima
di quest’ultimo.
IL FAIR VALUE 37
Come già accennato nella parte introduttiva del presente lavoro, il fair value
ricopre un ruolo ormai fondamentale per la misurazione e/o l’informazione in-
tegrativa riguardante numerose poste attive/passive del capitale. Ragioni di sin-
tesi, ovviamente, impediscono di presentare un’analisi completa al riguardo.
Pertanto, rinviando ai capitoli successivi per una approfondita disamina del-
l’utilizzo del fair value nei singoli principi contabili, in questa sede ci si limiterà
a descrivere brevemente le fattispecie ritenute maggiormente rappresentative
degli attuali ambiti di applicazione del fair value nella comunicazione economi-
co-finanziaria d’azienda.
Considerati i forti legami che il criterio di misurazione in oggetto presenta
con i prezzi di mercato (seppur modificati per giungere alle ideali condizioni di
scambio prima descritte), non stupisce – ad esempio – il peso tradizionalmente
assegnato al fair value per l’iscrizione in bilancio e la disclosure degli strumenti
finanziari 18. In tale ambito, poi, il fair value ha potuto trovare una decisa diffu-
sione non solo perché misurabile con maggiore attendibilità e minori costi ri-
spetto ad altre poste del patrimonio, ma anche perché ritenuto assolutamente in-
18
Al riguardo, infatti, si sottolinea come il recente standard contabile IFRS 9 – Financial In-
struments, supponendo che il fair value degli strumenti finanziari sia sempre attendibilmente mi-
surabile (anche attraverso una delle tecniche sopra descritte), preveda una prima iscrizione al fair
value della maggior parte di essi e, in molti casi, il diretto transito a Conto Economico delle suc-
cessive variazioni di valore rilevate in seguito all’applicazione del criterio. Sono esclusi da una
valutazione al fair value solo le attvità/passività finanziarie caratterizzate da pagamenti fissi e de-
terminabili e detenute, per coerenza con il modello di business aziendale, sino alla loro natura
scadenza (i cosiddetti strumenti held to maturity). Tuttavia, anche in questo caso, è prevista una
loro valutazione al fair value, allorquando tali strumenti finanziari siano funzionalmente collegati
ad altre poste del patrimonio ed una loro espressione a valori correnti si mostri necessaria per mi-
gliorare la qualità dell’informazione d’azienda ed evitare fenomeni di accounting mismatch. IFRS
9, Financial Instruments, par. 4.1.5.
38 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Gruppo Tod’s
Bilancio Separato al 31/12/2011 (p. 125)
In ragione di un’importante presenza nei mercati internazionali, la società è
esposta al rischio di cambio, principalmente per ricavi denominati in valute dif-
ferenti dall’euro. Al fine di realizzare gli obiettivi previsti dalla politica di Risk
Management, sono posti in essere per ogni singola valuta derivati a copertura di
una determinata percentuale dei volumi di ricavi (e di costi) attesi nelle singole
valute diverse da quella di conto. Ad ogni data di riferimento, l’esposizione in bi-
lancio segue il metodo dell’hedge accounting, che prevede l’iscrizione nello sta-
to patrimoniale dei derivati al loro fair value, nonché la registrazione delle varia-
zioni di fair value, che differisce a seconda della tipologia di copertura alla data
di valutazione. L’ammontare nozionale dei contratti di vendita a termine di valu-
ta, in essere alla data di chiusura del bilancio, è così sintetizzabile:
Valuta/000 Vendite
Nozionale Nozionale
in valuta in euro
Dollaro US 26.800 20.713
Dollaro HK 909.000 90.439
Yen giapponese 350.000 3.493
Sterlina britannica 8.750 10.475
Franco svizzero 1.100 905
Dollaro canadese 2.330 1.763
Totale 127.788
19
Si fa riferimento, principalmente, alla cosiddetta Hedge Accounting, disciplinata attualmen-
te dal principio contabile IAS 39, Financial Instruments: Recognition and Measurement, par. 85.
Si legga, al riguardo: GAETANO A., “Gli strumenti finanziari”, in AZZALI S.-ALLEGRINI M.-
GAETANO A.-PIZZO M.-QUAGLI A., Principi Contabili Internazionali, Giappichelli, Torino, 2006.
IL FAIR VALUE 39
Gruppo Hera
Bilancio Consolidato al 31/12/2011 (p. 185)
Il fair value dei derivati sottoscritti a copertura del tasso di cambio e del fair
value dei finanziamenti in valuta, al 31 dicembre 2011, risulta essere positivo per
61.684 migliaia di euro. Al 31 dicembre 2011, il fair value netto dei derivati su
commodity risulta essere negativo e pari a 2.273 migliaia di euro, rispetto ad un
fair value anch’esso negativo di 748 migliaia di euro al 31 dicembre 2010. Il fair
value degli strumenti finanziari, sia su tassi di interesse sia su tassi di cambio, è
desunto da quotazioni di mercato; in assenza di prezzi quotati in mercati attivi si
utilizza il metodo dell’attualizzazione dei flussi di cassa futuri prendendo a rife-
rimento parametri osservabili sul mercato. I fair value dei contratti derivati su
commodity sono determinati utilizzando input direttamente osservabili sul mer-
cato. Tutti i contatti derivati stipulati dal Gruppo sono in essere con primarie
controparti istituzionali.
Il fair value, inoltre, assume una posizione di sicuro rilievo anche in merito
alla misurazione delle immobilizzazioni materiali/immateriali ed alla periodica
disclosure connessa a tali voci del patrimonio. In alternativa al criterio del costo
storico, infatti, le imprese possono adottare il Revaluation Model ed iscrivere,
quindi, le immobilizzazioni al fair value, facendo transitare per la sezione del-
l’Other Comprehensive Income la variazione patrimoniale così determinata 20.
Una diretta iscrizione a Conto Economico degli incrementi di valore derivanti
da una misurazione al fair value, invece, è prevista nell’ipotesi in cui oggetto di
valutazione siano investimenti immobiliari non coinvolti direttamente nella
combinazione produttiva aziendale.
20
IAS 16, Property, Plant and Equipment, parr. 31 e 39; IAS 38, Intangible Assets, parr. 75 e
85. Deve essere sottolineato, tuttavia, come il Revaluation Model per le immobilizzazioni mate-
riali sia applicabile solo in presenza di una “attendibile” determinazione del fair value. Per gli as-
set intangibili, invece, una valutazione al fair value è consentita solo in presenza di un mercato
attivo da cui trarre le informazioni necessarie. Tuttavia, tale limitazione decade nell’ipotesi in cui
il bene immateriale sia acquisito tramite una business combination. In tal caso, infatti, lo IAS 38 –
Intangible Assets (par. 35) ed il principio IFRS 3, Business Combination (par. 18) presumono che
il fair value sia sempre attendibilmente misurabile.
40 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Per le poste in oggetto, inoltre, il fair value (seppur al netto dei costi di di-
smissione) rappresenta un parametro fondamentale per la determinazione del
“valore recuperabile” e, quindi, per la quantificazione dell’eventuale svalutazio-
ne da apportare nell’ipotesi di una perdita durevole di valore 21.
Infine, non può dimenticarsi il ruolo che il fair value comunque svolge nella
preparazione dell’informazione integrativa di bilancio inerente alle immobiliz-
zazioni materiali/immateriali. Quand’anche, infatti, si decidesse di valutare tali
voci al costo storico – ipotesi, tra l’altro, ritenuta probabile a causa della speci-
fica natura dei beni e della minor rilevanza che una loro stima a prezzi correnti
presenta rispetto agli strumenti finanziari –, sarà comunque necessario offrire
una dettagliata disclosure in merito al loro fair value e l’impatto economico-
patrimoniale presumibile in seguito ad una sua applicazione 22.
Gruppo Sogefi
Bilancio Consolidato al 31/12/2011 (p. 305 ss.)
I bilanci sono stati predisposti sulla base del criterio convenzionale del costo
storico, salvo che per la valutazione degli investimenti immobiliari al fair value e
delle attività e passività finanziarie, ivi inclusi gli strumenti derivati, nei casi in
cui è obbligatoria l’applicazione del criterio del fair value […] Gli investimenti
immobiliari sono costituiti dai beni immobili detenuti al fine di conseguire cano-
ni di locazione o per il relativo apprezzamento. Gli investimenti immobiliari so-
no inizialmente iscritti al costo comprensivo di oneri accessori al’acquisizione e
successivamente sono valutati a fair value, rilevando a conto economico, alla vo-
ce “Proventi e Oneri non operativi” gli effetti derivanti da variazioni del fair va-
lue dell’investimento immobiliare. Il fair value di un investimento immobiliare
riflette le condizioni di mercato alla data di riferimento ed è rappresentato dal
corrispettivo al quale la proprietà immobiliare potrebbe essere scambiata fra parti
consapevoli e disponibili, nell’ambito di una transazione basata sul principio di
reciproca indipendenza. Un provento o un onere derivante da una variazione di
fair value dell’investimento immobiliare è incluso nel risultato economico del-
l’esercizio in cui si verifica.
Gli investimenti immobiliari ammontano al 31 dicembre 2011 a Euro 26.049
mila rispetto a Euro 27.019 mila al 31 dicembre 2010. Il decremento netto di Eu-
ro 970 mila corrisponde all’adeguamento al fair value degli investimenti immo-
biliari della Società determinato sulla base di stime effettuate da periti esterni nel
mese di novembre 2011. Tali stime sono redatte utilizzando il metodo sintetico
della comparazione di mercato che consiste nel prendere come base comparativa
21
IAS 36, Impairment of Assets, par. 18.
22
IAS 16, Property, Plant and Equipment, par. 73; IAS 38, Intangible Assets, par. 118; IAS
40, Investment Property, par. 75.
IL FAIR VALUE 41
i prezzi recenti e congrui riscontrati per immobili simili per caratteristiche, loca-
lizzazione, destinazione e vincoli, adeguatamente aggiustati per tener conto delle
singole specificità dei siti valutati.
Seppur in modo molto più graduale rispetto a quanto rilevato nei principi
contabili internazionali, il principio del fair value comincia a trovare una sua
collocazione anche all’interno del sistema contabile nazionale. In particolare, il
legislatore nazionale 23 ha introdotto l’obbligo per le aziende non IAS-Adopter di
fornire in nota integrativa informazioni inerenti al fair value degli strumenti fi-
nanziari (D.Lgs. 30 dicembre 2003, n. 394). Il primo comma dell’art. 2427-bis
del codice civile dispone, quindi, che venga prodotta una periodica disclosure
riguardante il fair value degli strumenti finanziari derivati 24. Inoltre, qualora le
immobilizzazioni finanziarie vengano iscritte in bilancio ad un valore superiore
rispetto al loro fair value, l’articolo del codice civile obbliga a fornire informa-
zioni in merito a quest’ultimo ed alle motivazioni che hanno indotto il redattore
a non effettuare alcuna svalutazione 25.
Il ruolo del fair value nella comunicazione di bilancio delle aziende non quo-
tate italiane appare, dunque, ancora limitato, sia perché ristretto solo ad alcune
categorie di strumenti finanziari, sia in quanto circoscritto alla sola informazio-
ne integrativa di bilancio.
Allo stato, non è possibile prevedere se l’applicazione del fair value possa
estendersi in futuro anche ad altre poste del patrimonio, sino a rappresentare,
per alcune di esse, una possibile alternativa al costo storico. È indubbio, infatti,
che la Commissione europea miri ad una significativa armonizzazione tra le di-
sposizioni previste per le aziende non quotate ed i principi emanati dallo IASB.
In tal senso, infatti, deve essere letta la Direttiva 2003/51 (nota come direttiva di
“ammodernamento”) che prescrive la valutazione al fair value anche a voci di
bilancio diverse dagli strumenti finanziari. Da un lato, quindi, è ragionevole at-
tendersi una loro introduzione – seppur progressiva – negli impianti contabili
23
In seguito alla Direttiva europea 2001/65 (denominata anche “direttiva del fair value”) me-
diante la quale la Commissione UE prevedeva che gli Stati Membri introducessero il criterio del
fair value per la misurazione e/o la disclosure relativa agli strumenti finanziari.
24
Ad eccezione, ai sensi dell’art. 2435-bis, delle società che redigano il bilancio abbreviato.
25
Sono escluse dalla disposizione sopra descritta le immobilizzazioni finanziarie rappresenta-
te da partecipazioni in imprese controllate e collegate e dalle partecipazioni in joint venture.
42 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
nazionali, con un conseguente sviluppo della fair value accounting nei bilanci
di esercizio e consolidati delle aziende non quotate italiane 26; dall’altro, proprio
i rilievi mossi al criterio in merito alla sua pro-ciclicità, affrontati nel successivo
paragrafo, ed alla sua scarsa significatività in mercati ridotti o turbolenti costi-
tuiscono, in periodi di crisi come quello attuale, un forte elemento di resistenza
alla sua ulteriore diffusione.
Una analisi retrospettiva sulla presenza del fair value all’interno dei principi
contabili internazionali evidenzia il crescente peso assunto da una simile confi-
gurazione di valore nella comunicazione economico-finanziaria delle aziende
quotate, mentre recenti Direttive europee consentono l’accesso del fair value
anche all’interno dei bilanci delle aziende non IAS-Adopter.
La crisi finanziaria in atto, però, ha messo in discussione i benefici informa-
tivi che il fair value garantisce attraverso uno stretto legame tra i risultati eco-
nomici ed i prezzi di mercato, sottolineando – piuttosto – il carattere pro-ciclico
di un siffatto modello contabile, che anticiperebbe ed accentuerebbe i riflessi di
dinamiche negative di mercato, e, dunque, il ruolo attivo che una misurazione a
valori correnti potrebbe aver svolto nella definizione della recente crisi dei mercati.
In particolare, l’aver richiesto – attraverso una mark-to-market accounting –
agli istituti di credito di svalutare gli strumenti finanziari detenuti in portafoglio
per offrire un quadro tempestivo dell’andamento dei mercati ha certamente fa-
vorito una rapida presa di coscienza delle difficoltà economiche internazionali.
Nondimeno, la rilevazione delle ingenti svalutazioni connesse ad un immediato
adeguamento al fair value ha anche causato forti problemi di stabilità e di pa-
trimonializzazione nel settore bancario, soprattutto per il concorso della norma-
tiva di controllo dei rischi (Basilea), con una contestuale riduzione dell’attività
di credito a favore delle imprese, con l’adozione di scelte di disinvestimento dei
titoli sovrani di paesi, come l’Italia, ritenuti a rischio e con un conseguente peg-
gioramento delle condizioni macro-economiche generali 27.
26
A tal fine, a maggio del 2008, l’Organismo Italiano di Contabilità ha pubblicato una bozza
di articolato che prevede sostanziali modifiche alle disposizioni civilistiche sul bilancio e, in par-
ticolare, introduce la possibilità di valutare gran parte delle immobilizzazioni materiali ed imma-
teriali e degli strumenti finanziari al fair value. Per quanto attiene ai criteri di valutazione, l’arti-
colato OIC presenta, dunque, forti similarità con il modello IASB.
27
Sul punto, si legga: LAUX C.-LEUZ C., The crisis of fair value-accounting: making sense of
the recent debate, Accounting, Organizations and Society, vol. 39, 2009, pp. 826-834.
IL FAIR VALUE 43
SOMMARIO: 3.1. Principi contabili, cambiamenti nelle stime contabili ed errori di contabilizzazio-
ne (IAS 8). – 3.1.1. Ambito di applicazione del principio e definizioni. – 3.1.2. I cambiamenti
nei principi contabili. – 3.1.3. I cambiamenti nelle stime contabili. – 3.1.4. Gli errori di conta-
bilizzazione. – 3.1.5. Sintesi delle principali differenze con il quadro normativo italiano. – 3.2.
I fatti intervenuti dopo la data di chiusura dell’esercizio di riferimento (IAS 10). – 3.2.1. Am-
bito di applicazione del principio e definizioni. – 3.2.2. Rilevazione e valutazione. – 3.2.3. In-
formazioni integrative. – 3.2.4. Sintesi delle principali differenze con il quadro normativo ita-
liano. – 3.3. La transizione ai principi contabili internazionali. – 3.3.1. Introduzione e aspetti
principali dell’IFRS 1. – 3.3.2. La finalità dell’IFRS 1 e la metodologia di transizione. – 3.3.3.
Gli aspetti operativi della transizione: le rettifiche e le riclassificazioni. – 3.3.4. Le eccezioni e
le esenzioni riconosciute dall’IFRS 1. – 3.4. Verifica di apprendimento.
1
Il presente capitolo, pur essendo il frutto del lavoro congiunto dei due Autori, è attribuibile,
per quanto riguarda i paragrafi 3.1 e 3.2 a Pier Luigi Marchini e per quanto attiene al paragrafo
3.3. a Cristian Carini.
2
A differenza di quanto previsto dallo IAS 1 (Presentation of Financial Statement) che inve-
ce stabilisce i criteri di presentazione e di informativa in bilancio dei principi contabili adottati.
3
IAS 8, par. 3.
46 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Tali aspetti sono trattati con l’obiettivo specifico dello IAS 8 di migliorare la
rilevanza e l’attendibilità del bilancio, nonché di garantirne la comparabilità nel
tempo e nello spazio, essendo l’aspetto della comparabilità, come visto, un requi-
sito fondamentale affinché il bilancio possa essere utile per i destinatari (users) 4.
La scelta del principio o dei principi contabili da adottare per la contabiliz-
zazione, valutazione e rappresentazione degli accadimenti aziendali deve essere
desunta sulla base del Principio o dell’Interpretazione 5 che, nello specifico, si
riferiscono a tale operazione od evento. In mancanza di ciò, il soggetto deputato
a predisporre il bilancio dovrà avvalersi di altre fonti e valutarne l’applicabilità
al caso in oggetto.
In base allo IAS 8, per cambiamento nelle stime contabili si devono intende-
re quelle rettifiche di valore contabile di un’attività, o di una passività, o della
valutazione del sistematico deprezzamento di un’attività, che risultano dalla va-
lutazione dell’attuale condizione di attività e passività, così come dei futuri be-
nefici attesi e delle obbligazioni associate con le stesse attività o passività 6. Ciò
che è importante osservare al riguardo è che, anche in base alla definizione for-
nita, appare evidente come i cambiamenti nelle stime contabili si originino a se-
guito di nuove informazioni acquisite, e che, quindi, non si possa parlare di
cambiamenti di stime contabili quando si procede, invece, alla correzione di er-
rori contabili determinatisi in esercizi precedenti.
Proprio con riferimento a tale ultimo aspetto, per errori realizzati in esercizi
precedenti si deve fare riferimento alle omissioni o alle errate misurazioni di
voci di bilancio per uno o più esercizi precedenti, derivanti dal non utilizzo o
dall’utilizzo erroneo di informazioni attendibili che erano disponibili, o che si
poteva ragionevolmente supporre che lo fossero, al momento della redazione di
quei bilanci. Tali errori possono comprendere errori di tipo aritmetico, errori
nell’applicazione dei principi contabili, sviste, frodi oppure interpretazioni di-
storte degli accadimenti aziendali.
A seguito del riconoscimento di un errore di esercizi precedenti, o del
cambiamento di principi contabili o nelle stime contabili, si può determinare
un’applicazione retroattiva o prospettica dei principi contabili o dei valori in
oggetto.
4
Si veda al riguardo, più nel dettaglio, il capitolo 1.
5
Le Interpretazioni rappresentano, come visto, quei documenti in grado di integrare, interpre-
tare e rendere maggiormente intelligibili le disposizioni contenute nei Principio Contabili Interna-
zionali IAS/IFRS. Si parla, nel dettaglio, dei cosiddetti SIC (Standard Interpretations Committee)
o IFRIC (International Financial Reporting Committee) a supporto dei Principi Contabili Interna-
zionali di riferimento.
6
IAS 8, par. 5.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 47
7
Tale definizione di rilevanza trae origine dalla definizione presente all’interno del Concep-
tual Framework dello IASB. Si veda a tale riguardo il capitolo 1.
48 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
8
IAS 8, par. 5.
9
IAS 8, par. 14.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 49
Informativa Cambiamento
comparativa di PC
Informativa Cambiamento
comparativa di PC
10
Solitamente la rettifica viene rilevata nella riserva relativa agli utili portati a nuovo.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 51
Affinché una rettifica si consideri fattibile, deve essere rappresentata nei pro-
spetti patrimoniali di apertura e di chiusura di ciascun esercizio.
Al contempo, potrebbe non risultare fattibile determinare l’effetto cumulati-
vo dell’applicazione di un nuovo principio contabile all’inizio dell’esercizio
corrente per tutti gli esercizi precedenti. In tale caso, l’entità dovrà procedere a
rettificare l’informativa comparativa per applicare il nuovo principio contabile
prospetticamente, iniziando dalla prima data in cui tale applicazione risulta es-
sere possibile.
Ovviamente, lo IAS 8 prescrive principalmente l’utilizzo dell’applicazione
retroattiva al fine di garantire la comparabilità e l’uniformità delle informazioni
di bilancio, elemento che verrebbe nella sostanza compromesso mediante l’ap-
plicazione del metodo prospettico.
Come richiesto dallo IAS 8 “Principi contabili, cambiamenti nelle stime con-
tabili ed errori”, vengono di seguito indicati e brevemente illustrati i nuovi Prin-
cipi o le Interpretazioni già emessi, ma non ancora entrati in vigore oppure non
ancora omologati dall’Unione Europea e pertanto non applicabili. Nessuno di tali
Principi e Interpretazioni è stato adottato dal gruppo in via anticipata.
11
Inoltre, se lo IAS 33, Utile per azione, si applica all’entità, l’importo della rettifica si appli-
ca relativamente all’utile per azione di base e diluito.
12
Inoltre, se lo IAS 33, Utile per azione, si applica all’entità, l’importo della rettifica si appli-
ca relativamente all’utile per azione di base e diluito.
54 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
13
Per la suddivisione dei valori di bilancio qui analizzata si vedano ONIDA P., Economia
d’azienda, Utet, Torino, 1965, p. 555 ss.; FERRERO G., La valutazione dl capitale di bilancio,
Giuffrè, Milano, 1995, p. 27 ss.; MASINI C., I bilanci d’impresa, Giuffrè, Milano, 1957, p. 59 ss.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 55
14
Ciò significa che, laddove esista, l’impatto della variazione sugli esercizi futuri è rilevato
come provento od onere negli esercizi futuri.
56 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Fase 1. Variazione
di attività e
passività mediante
metodo prospettico
Informativa Cambiamento
comparativa di PC
Spesso, può accadere che non sia facile distinguere un cambiamento di prin-
cipio contabile da un cambiamento nella stima contabile. In presenza di tali si-
tuazioni, il paragrafo 35 dello IAS 8 stabilisce che tale cambiamento dovrà esse-
re trattato come un cambiamento nella stima contabile (e non come cambiamen-
to di principio contabile).
In termini di disclosure, dovrà essere indicato nelle note sia la natura, sia
l’importo del cambiamento nelle stime contabili. Ciò dovrà essere rappresentato
sia per l’esercizio corrente, sia, se possibile e se gli effetti si protrarranno, anche
per gli esercizi futuri. Qualora l’importo dell’effetto del cambiamento sugli
esercizi futuri non venga presentato perché non risulti essere fattibile effettuare
la stima, tale aspetto dovrà essere esplicitamente indicato nelle note.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 57
15
Così anche per quanto riguarda la presentazione del nuovo valore dell’utile per azione base
e diluito.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 59
rio rettificare i bilanci degli esercizi precedenti e sottoporli, come visto, nuova-
mente all’approvazione dell’assemblea.
Da ultimo, con riferimento ai cambiamenti delle stime contabili, secondo lo
IAS 8, come visto, i cambiamenti delle stime contabili sono rilevati nel conto
economico in maniera prospettica nel momento in cui sono identificati. Il trat-
tamento contabile previsto dal principio contabile nazionale OIC 29 è molto si-
mile a quello previsto dai principi contabili internazionali.
ESEMPIO 2 – Passaggio dal Costo Medio Ponderato (CMP) al First In Forst Out
(FIFO): confronto tra soluzione IAS/IFRS e soluzione principi contabili italiani
Si supponga che un’impresa che abbia sempre utilizzato il criterio del CMP
per la valutazione delle rimanenze dei propri prodotti voglia adeguarla al criterio
del FIFO, ritenuto più aderente ritenuto più aderente rispetto alle dinamiche del
proprio magazzino
16
Per il calcolo delle imposte differite è stata considerata l’aliquota fiscale del 31,40%, com-
prensiva quindi anche dell’IRAP.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 63
I fatti o gli eventi di tale tipo comportano la necessità di effettuare una rettifica
ai valori rilevati nel bilancio di esercizio dell’entità in oggetto, oppure richiedono
di inserire dati e valori non rilevati fino a quel momento.
Lo IAS 10 espone alcuni esempi di fatti successivi, avvenuti tra la data di
chiusura dell’esercizio di riferimento e la data di redazione dello stesso, che com-
portano una rettifica:
1. la conclusione, dopo la data di chiusura dell’esercizio di riferimento, di una
causa legale;
2. l’individuazione, dopo la data di chiusura dell’esercizio di riferimento, della
svalutazione di un’attività subita alla data di riferimento del bilancio, oppure
la necessità di rettificare un importo della svalutazione dell’attività preceden-
temente rilevata;
3. la definizione, dopo la data di chiusura dell’esercizio di riferimento, del co-
sto di un’attività acquistata o del corrispettivo di un’attività venduta prima
della data di riferimento del bilancio;
4. la determinazione, dopo la data di chiusura dell’esercizio di riferimento, del-
l’importo di incentivi o compartecipazioni agli utili da corrispondere a di-
pendenti quali emolumenti per le prestazioni relative all’esercizio stesso;
5. la scoperta di frodi o errori che rendono il bilancio non corretto.
chiedono alcuna rettifica dei valori in precedenza esposti in bilancio, o che non
richiedono alcuna integrazione alle informazioni contenute all’interno del me-
desimo.
Di seguito sono illustrati alcuni esempi di fatti intervenuti che non comportano
una rettifica di bilancio:
1. la flessione del valore di mercato di un’attività avvenuta tra la data di chiusu-
ra dell’esercizio di riferimento e la data di redazione del bilancio relativo al-
lo stesso;
2. la flessione del valore di un’attività o una passività espressa in valuta estera
avvenuta tra la data di chiusura dell’esercizio di riferimento e la data di reda-
zione del bilancio relativo allo stesso a causa della fluttuazione del tasso di
cambio;
3. la distruzione di impianti di produzione generata da calamità naturali o da
incendi;
4. l’annuncio o l’avvio di un importante piano di ristrutturazione;
5. le variazioni delle aliquote fiscali o delle norme tributarie emanate o comu-
nicate dopo la data di chiusura dell’esercizio di riferimento.
quanto stabilito dallo IAS 37. Lo IAS 1, al riguardo, richiede di fornire l’infor-
mazione sui dividendi nelle note al bilancio.
riferimento che non prevedano rettifiche, ciascuna entità debba indicare le se-
guenti informazioni all’interno delle note al bilancio di esercizio:
1. la natura del fatto/accadimento in oggetto;
2. una stima dei connessi effetti di bilancio o, in subordine, la dichiarazione che
tale stima non può essere effettuata.
La mancata informativa, infatti, riguardante fatti o accadimenti considerati
importanti e rilevanti per la valutazione dell’andamento aziendale, potrebbe di-
versamente influenzare le decisioni economiche che gli utilizzatori di bilancio
assumono sulla base delle informazioni presenti all’interno del medesimo.
17
La prima versione dell’IFRS 1 è del giugno 2003; la versione rivista del principio è appli-
cabile nelle IFRS transition effettuate a decorrere dal luglio 2009. Nel capitolo si utilizza come
riferimento: International Accounting Standard Board, IFRS 1 – First-time adoption of Interna-
tional Financial Reporting Standards. Si considera l’ultima versione aggiornata disponibile (ag-
giornamento 2012) del principio in esame.
18
Nel capitolo l’utilizzo dei termini “precedenti principi contabili” e “principi contabili na-
zionali” sono da intendersi come sinonimi. Le stesse espressioni si riferiscono al bilancio redatto
ai sensi delle disposizioni del codice civile.
70 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
19
Questo implica che bilanci, o più in generale situazioni contabili, redatti secondo i principi
contabili internazionali e utilizzati esclusivamente per finalità informativa interne, tra le quali an-
che la predisposizione di reporting package per il consolidamento, non sono considerabili con-
formi agli IFRS. Invece, l’IFRS 1 non si applica ai cambiamenti nei criteri di rilevazione, di valu-
tazione e di disclosure effettuati da un’entità che già applica gli IFRS, in quanto questa tematica è
disciplinata dallo IAS 8 – Accounting Policies, Changes in Accounting Estimates and Errors.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 71
IFRS, ovvero quando l’entità utilizza, limitatamente, solo alcuni principi conta-
bili internazionali 20.
Al fine di garantire la conformità agli standard internazionali, alla transition
date, dovranno essere effettuate le seguenti operazioni 21:
a) rilevare tutte le attività e le passività la cui iscrizione è richiesta dagli IFRS;
b) non rilevare come attività o come passività elementi la cui iscrizione non è
permessa dagli IFRS;
c) riclassificare le poste rilevate come attività, passività o componenti del pa-
trimonio netto in base ai principi contabili nazionali che costituiscono, inve-
ce, un diverso tipo di attività, passività o componenti del patrimonio netto in
base agli IFRS;
d) applicare gli IFRS nella valutazione di tutte le attività e le passività rilevate.
Le rettifiche e le riclassificazioni pertanto costituisco l’aspetto operativo cen-
trale della fase di transizione.
Al proposito è importante sottolineare che nella situazione patrimoniale-
finanziaria di apertura, cioè alla transition date, le rettifiche sono imputate in
una riserva di patrimonio netto 22; in sede di prima applicazione, dovranno altre-
sì essere considerati i riflessi fiscali, che modificheranno anch’essi il patrimonio
netto 23.
Mentre le rettifiche modificano il patrimonio netto di apertura, le riclassifi-
cazioni incidono esclusivamente sulla composizione patrimoniale.
Sebbene la situazione patrimoniale-finanziaria di apertura possa non essere
inclusa nel primo bilancio IFRS, l’entità deve comunque inserire nel primo bi-
lancio:
a) le riconciliazioni del patrimonio netto secondo i precedenti principi contabili
con il patrimonio netto rilevato in conformità agli IFRS sia per la transition
date sia per la data di chiusura dell’ultimo esercizio per il quale l’entità ha
redatto il bilancio in conformità ai precedenti principi contabili;
20
Nel contesto italiano, è frequente l’utilizzo nel bilancio consolidato del metodo c.d. finan-
ziario proprio dello IAS 17 per la contabilizzazione dei leasing finanziari. Precisa infatti l’OIC 17
– Il bilancio consolidato “si ritiene che il locatario di beni dati in leasing finanziario debba rileva-
re nel bilancio consolidato tali operazioni secondo il cosiddetto metodo finanziario”. ORGANISMO
ITALIANO DI CONTABILITÀ, OIC 17, Il bilancio consolidato.
21
Il riferimento è all’IFRS 1, par. 10.
22
L’IFRS 1 al par. 11 precisa che: “an entity shall recognise those adjustments directly in re-
tained earnings (or, if appropriate, another category of equity) at the date of transition to IFRS”.
23
ORGANISMO ITALIANO DI CONTABILITÀ, Guida operativa per la transizione ai principi con-
tabili internazionali IAS/IFRS, Giuffrè, Milano, 2005.
72 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
24
Qualora per l’ultimo bilancio d’esercizio redatto secondo principi contabili difformi dagli
IFRS l’entità non abbia predisposto il conto economico complessivo, il punto di partenza per la
riconciliazione è il risultato d’esercizio.
25
Si evidenzia come lo standard non richieda espressamente di fornire al lettore di bilancio le
motivazioni che hanno indotto l’entità ad applicare gli IAS/IFRS. Tali informazioni sono di note-
vole utilità per il lettore di bilancio specialmente quando coinvolte nel processo di transizione vi
siano imprese non quotate. Contrariamente, nel par. 23A della versione revised, viene data possi-
bilità di descrivere le motivazioni che hanno indotto l’entità a sospendere, o a riutilizzare dopo un
periodo di interruzione, gli IFRS.
26
Fonte: Bilancio Bessel S.p.A., 2011.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 73
27
Fonte: Bilancio Ferragamo S.p.A., 2011.
74 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
28
Le poste di bilancio sono prese in esame sulla base dei risultati empirici di ricerche aven-
ti specificatamente ad oggetto la transizione ai principi contabili internazionali di imprese non
finanziarie e di media dimensione. Si vedano: CARINI C.-VENENZIANI M.-TEODORI C.-HELLIAR
C.-DUNNE T., Perceived costs and benefits of IFRS adoption in Italian medium size entities,
Piccola Impresa Small Business, 2011; VENEZIANI M.-BOSIO L., I principi contabili interna-
zionali e le imprese non quotate: opportunità, vincoli effetti economici, Paper n. 71, Diparti-
mento di Economia Aziendale, Università degli Studi di Brescia, 2007; EIERLE B.-
SCHONEFELDT A., The research landscape: research in SME Financial Reporting, Symposia
Papers, European Accounting Association Annual Congress, Istanbul, 2010; EVANS L., Report-
ing for SMEs: European Research Contributions, Symposia Papers, European Accounting As-
sociation Annual Congress, Istanbul, 2010; GIUSSANI A., Introduzione ai principi contabili in-
ternazionali, Giuffrè, Milano, 2009; DI PIETRA R.-EVANS L.-CHEVY G., CISI M.-EIERLE B.,
JARVIS R., Comment on the IASB’s Exposure Draft “IFRS for Small and Medium-Sized Enti-
ties”, Accounting in Europe, vol. 5, 2008; COPPENS C.-VAN WYMEERSCH K.-VAN HECKE A.-
ENGLES L.-DE LEMBRE E.-DE BEELDE I.-VERHOEYE J.-VAN DE VELDE G., An investigation into
the attitude of Belgian SMEs towards the implementation of IAS/IFRS, Paper presented at the
European Accounting Association Annual Congress, Lisbon, 2007; FEARNLEY S., GILLIES A.,
HINES T., WILLETT C., Bewildered but better informed: A qualitative interview based study into
the attitudes of some UK accountants and regulators to the EU IFRS conversion project prior
to its implementation in the UK, London, ICAEW, 2007, p. 103; SINGH R.-GRAY S.J., Interna-
tional Financial Reporting Standards (IFRS) for small and medium-sized entities (SMEs): is-
sues and challenges for national jurisdictions, Indian Accounting Review, 10(2), 2006, pp. 1-
17; INTERNATIONAL FEDERATION OF ACCOUNTS, Micro-Entity Financial Reporting: Perspec-
tives of Preparers and Users, Information Paper, December 2006, IFAC; PRICEWATERHOUSE-
COOPERS, IFRS: Embracing Change, July, London, PWC, 2006, p. 27.
29
L’elenco prende a riferimento le voci tipicamente presenti nel bilancio redatto secondo le
disposizione del codice civile. A questo primo insieme di aree di bilancio va aggiunto anche il
78 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
– immobilizzazioni immateriali;
– immobilizzazioni materiali;
– beni detenuti in leasing finanziario;
– rimanenze e lavori in corso su ordinazione;
– trattamento di fine rapporto;
– fondi per rischi ed oneri.
Immobilizzazioni immateriali
L’area si presenta particolarmente critica in sede di transizione, in quanto
numerosi e variegati possono essere gli impatti derivanti dal passaggio ai prin-
cipi contabili internazionali. Infatti, tutti gli interventi previsti dall’IFRS 1 pos-
sono interessare le attività immateriali: con riferimento alla transition date, do-
vranno quindi essere effettuate le seguenti operazioni.
a) Rilevare tutte le attività e le passività la cui iscrizione è richiesta dagli IFRS:
è questo il caso dell’iscrizione a stato patrimoniale dei costi relativi ai pro-
getti di sviluppo che nei precedenti bilanci erano stati iscritti a conto econo-
mico in quanto i principi contabili nazionali non ne richiedevano obbligato-
riamente la capitalizzazione.
b) Eliminare dal bilancio attività o passività la cui iscrizione non è ammessa
dagli IFRS: dovranno essere eliminati gli oneri pluriennali quali i costi di
start-up, di addestramento del personale, di pubblicità, di ricerca.
c) Riclassificare attività, passività o componenti del patrimonio netto che costi-
tuiscono un diverso tipo di attività, passività o componente del patrimonio
netto in base agli IFRS: esempi sono gli oneri sostenuti per l’ottenimento di
finanziamenti che dovranno essere portati a rettifica delle relative passività
finanziarie, oppure le migliorie sui beni di terzi che verranno iscritte tra le
immobilizzazioni materiali.
d) Applicare gli IFRS nella valutazione di tutte le attività e passività rilevate: è
il caso di un intangible asset non ammortizzato in modo conforme allo IAS
38 ovvero di un attività immateriali considerata a vita utile indefinita.
Ulteriori considerazioni devono inoltre essere formulate con riferimento ad
alcune tipologie di immobilizzazioni immateriali. Più in dettaglio, i costi relativi
tema degli strumenti finanziari che non sarà trattato per l’eccessiva specificità delle poste. Si pre-
cisa tuttavia, anche alla luce delle esenzioni, successivamente trattate, che gli aspetti maggiormen-
te rilevanti in sede di transizione sono riferibili agli strumenti finanziari derivati ed all’applica-
zione del costo ammortizzato. Per maggiori approfondimenti sugli strumenti finanziari si rinvia al
capitolo 7.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 79
alla realizzazione di un sito internet non possono essere capitalizzati salvo rare
eccezioni; i costi inerenti ai software possono essere in genere capitalizzati ma
devono essere ammortizzati in tempi brevi; le immobilizzazioni in corso devono
essere sottoposte annualmente ad impairment test.
Certamente più complessa è la valutazione dell’avviamento. In particolare, la
via più semplice per le imprese italiane è rappresentata dall’esenzione prevista
dall’appendice C dell’IFRS 1 che, come meglio delineato successivamente,
permette di mantenere validi, nel bilancio predisposto in base ai principi conta-
bili internazionali, gli effetti delle business combination pregresse 30.
Nei periodi successivi alla transizione le attività immateriali potranno essere
valutate secondo due differenti trattamenti contabili: il modello del costo e quel-
lo della rivalutazione (c.d. revaluation model). Particolare attenzione dovrà infi-
ne essere prestata all’implementazione dell’impairment test 31.
Immobilizzazioni materiali
30
Si veda infra, par. 3.3.4.
31
Per approfondimenti sui trattamenti contabili e sull’impairment test si rinvia rispettivamen-
te ai capitoli 5 e 6.
80 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
32
Si veda infra.
33
Si rimanda al capitolo 5.
34
Per approfondimenti sui trattamenti contabili e sull’impairment test si rinvii rispettivamente
ai capitoli 5 e 6.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 81
35
Così si esprime il Board nelle Basis for Conclusions allo IAS 2: “In via generale questa
rappresentazione dei flussi di rimanenze effettive non può considerarsi attendibile. Il metodo LI-
FO costituisce un tentativo per colmare una carenza percepita dal modello contabile convenzio-
nale. Esso realizza ciò imponendo un’ipotesi di flusso dei costi non realistica … Il LIFO può pro-
vocare una distorsione del risultato economico, particolarmente quando si presume che ‘gli strati
più vecchi’ di rimanenze siano stati usati quando si verifica una riduzione considerevole delle
rimanenze stesse”. IAS 2, Rimanenze.
36
Per approfondimenti si rinvia al capitolo 8.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 83
“Benefici per i dipendenti: il fondo TFR è stato determinato alla data di tran-
sizione in base ai calcoli attuariali; la società ha deciso di iscrivere a patrimonio
netto tutti gli utili e le perdite attuariali cumulati esistenti alla data di transizione”.
37
Si pensi allo stanziamento di un fondo manutenzione ciclica su uno specifico macchinario:
qualora l’entità dovesse decidere di dismettere il macchinario, la stessa entità non avrà più
l’obbligo di effettuare alcuna manutenzione. In tal senso non è verificata la richiesta dello IAS 37,
par. 19: “It is only those obligations arising from past events existing independently of an entity’s
future actions (ie the future conduct of its business) that are recognised as provisions”. IAS 37,
Provisions, Contingent Liabilities and Contingent Assets.
38
Si ricorda che dal 1° gennaio 2007 ulteriori accantonamenti per trattamento di fine rapporto
per imprese con più di 50 dipendenti non sono ammissibili.
39
Si rinvia al capitolo 10.
84 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Le eccezioni
Attraverso le eccezioni l’IFRS 1 inibisce le ricostruzioni anteriori la data di
transizione. In tal modo viene limitata la discrezionalità nella determinazione di
valori ad elevata soggettività che potrebbe compromettere l’utilità dell’informa-
zione per i destinatari del bilancio IAS/IFRS.
In tale prospettiva, l’IFRS 1 identifica quattro tipologie di eccezioni relati-
vamente:
– all’eliminazione contabile di attività e passività finanziarie;
– alla contabilizzazione delle operazioni di copertura;
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 85
Le esenzioni
In sede di transizione ai principi contabili internazionali è possibile non ap-
plicare retrospettivamente taluni standard nella determinazione delle seguenti
circostanze 40:
– aggregazioni aziendali;
– operazioni con pagamento basato su azioni;
– contratti assicurativi;
– utilizzo del fair value (valore equo) come sostituto del costo (deemed cost);
– leasing;
– differenze cumulative di conversione;
– partecipazioni in entità controllate, collegate e a controllo congiunto;
– attività e passività di controllate, collegate e joint venture;
– strumenti finanziari composti;
– designazione di strumenti finanziari precedentemente rilevati;
– valutazione al fair value (valore equo) di attività o passività finanziarie al
momento della rilevazione iniziale;
– passività per smantellamenti incluse nel costo di immobili, impianti e mac-
chinari;
– attività finanziarie o attività immateriali contabilizzate in conformità al-
l’IFRIC 12 – accordi per servizi in concessione;
– oneri finanziari;
– trasferimento di attività dalla clientela;
– estinzione di passività finanziarie con strumenti di rappresentativi di capitale;
– iperinflazione;
– accordi congiunti;
– stripping cost.
40
Il riferimento è alle Appendici C e D dell’IFRS 1. Nella versione revised è eliminata l’esen-
zione inerente i benefici ai dipendenti (parr. D10-D11).
41
L’IFRS 1 rimanda al trattamento transitorio previsto dagli specifici standard relativamente
alle seguenti esenzioni: contratti assicurativi; leasing; valutazione al fair value (valore equo) di
attività o passività finanziarie al momento della rilevazione iniziale; attività finanziarie o attività
86 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Aggregazioni aziendali
In merito alla tematica delle aggregazioni aziendali l’IFRS 1 consente di non
applicare retroattivamente l’IFRS 3 alla operazioni di aggregazione compiute
prima della transition date. Tale facoltà è concessa per limitare la complessità e
le criticità che potrebbero emergere dal dover applicare integralmente l’IFRS 3.
È importate osservare che qualora l’impresa decidesse comunque di applicare
retroattivamente l’IFRS 3 ad un’operazione di aggregazione aziendale allora
deve rideterminare tutte le aggregazioni aziendali successive a quella 42.
In sintesi, le operazioni da effettuare nell’ipotesi di non applicazione retroat-
tiva dell’IFRS 3 sono le seguenti:
– mantenere la stessa classificazione utilizzata nei bilanci redatti in conformità
ai precedenti principi contabili;
– rilevare, alla data di transizione agli IFRS, tutte le attività e le passività ac-
quisite o assunte in una pregressa aggregazione aziendale salvo quelle che
non soddisfano le condizioni previste dagli IFRS per essere iscritte nel pro-
spetto della situazione patrimoniale-finanziaria;
– rettificare qualsiasi voce rilevata in base ai precedenti principi contabili che
non soddisfi le condizioni previste dagli IFRS per essere iscritta separata-
mente come attività o passività in conformità agli IFRS 43.
Il valore così determinato rappresenta il sostituto del costo in conformità agli
IFRS.
Particolare attenzione deve essere posta sull’avviamento, oggetto di un pro-
cesso articolato in tre fasi. In primo luogo, si assume il valore di iscrizione sulla
base dei precedenti principi contabili. In secondo luogo, si verifica la presenza
di operazioni che possono incrementare o ridurre tale valore. In particolare,
l’avviamento può subire modifiche in aumento se vi è necessità di riclassificare
una voce rilevata come un’attività immateriale in conformità ai precedenti prin-
cipi contabili. Contrariamente, il valore l’avviamento può diminuire se un’at-
tività da rilevarsi in conformità agli IFRS quale immateriale, era stata inclusa
nell’avviamento secondo i precedenti principi contabili. Infine, sul valore così
determinato si deve effettuare l’impairment test dopo aver allocato l’avviamento
ad una appropriata cash generating unit.
44
L’applicazione del deemed cost è applicabile anche agli investimenti immobiliari, se l’entità
sceglie di utilizzare il modello del costo previsto dallo IAS 40. Più complessa è la valutazione al
deemed cost per le attività immateriali. Sebbene l’IFRS 1 contempli tale possibilità, la sussistenza
delle condizioni previsti dallo IAS 38 per la rideterminazione del valore, tra cui si ricorda l’esi-
stenza di un mercato attivo, rendono estremamente difficile e critica la sua applicazione concreta.
45
Questa opzione, facoltativa, consente sovente di mantenere nel bilancio il valore di attività
materiali immobilizzate rivalutate sulla base delle Leggi di rivalutazione. In ogni caso, qualora il
valore recuperabile delle attività materiali dovesse risultare inferiore al valore di iscrizione, deve
essere applicato lo IAS 36 in tema di impairment test.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 89
1. entità controllate, collegate e joint venture che adottano gli IAS/IFRS dopo
la partecipante;
2. entità partecipante che adotta gli IAS/IFRS dopo le entità controllate, colle-
gate e joint venture.
Con riferimento alla prima casistica, l’entità partecipata può valutare le voci
di bilancio secondo un duplice approccio. Nel primo caso, può effettuare una
transizione autonoma ai principi contabili internazionali e in tal senso seguire le
indicazioni contenute nello IFRS 1; in un secondo caso, semplificato, assume
come propri i valori iscritti nel bilancio consolidato IAS/IFRS dell’impresa par-
tecipante 46.
Nella seconda casistica, l’entità partecipante deve valutare nel proprio bilan-
cio consolidato le attività e le passività dell’entità partecipata agli stessi valori
contabili riportati nel bilancio separato della partecipata medesima, avendo
premura di effettuare le rettifiche imposte per il consolidamento o per la valuta-
zione con il metodo del patrimonio netto 47. In modo analogo, se la partecipante
adottasse per la prima volta gli IFRS nel bilancio separato dopo che nel consoli-
dato, essa deve iscrivere le attività e le passività agli stessi importi in entrambi i
bilanci.
“Per altro si segnala che il Gruppo ha redatto per la prima volta al 31 dicembre
2007 il proprio bilancio consolidato predisposto in applicazione degli IAS/
IFRS. La data di transizione agli IAS/IFRS definita nella redazione del bilancio
consolidato del gruppo è il 01 gennaio 2005.
Nel definire il valore delle attività e passività in sede di transizione
(01.01.2010) la capogruppo ha deciso, in accordo con le disposizioni dello IFRS 1,
di dare continuità nel bilancio separato ai valori risultanti dal bilancio consolidato,
definiti con riferimento alla data di transizione della capogruppo (01.01.2010)”.
46
I valori contabili a cui si perverrebbe possono diverge qualora le esenzioni previste dal pre-
sente IFRS comportino valutazioni che dipendono dalla data di passaggio agli IFRS ovvero alcu-
ne tra le opzioni contabili utilizzati nel bilancio della controllata siano diversi da quelli utilizzati
nel bilancio consolidato. Per esempio, la controllata può utilizzare come proprio principio conta-
bile il modello del costo dello IAS 16, Immobili, impianti e macchinari, mentre il gruppo può uti-
lizzare il modello della rideterminazione del valore. Sono fatte salve le rettifiche imposte dal con-
solidamento o dalla valutazione a patrimonio netto.
47
Anche in questo caso sono fatte salve le rettifiche imposte dal consolidamento o dalla valu-
tazione a patrimonio netto.
I PRINCIPI GENERALI RILEVANTI 91
Si risponda ai seguenti quiz (è possibile anche più di una risposta per do-
manda) concernenti l’applicazione dello IAS 10:
3. La società Alfa s.p.a. detiene alla data del 31 dicembre 2012 azioni in un’al-
tra società aventi un valore di mercato, al 31 dicembre 2012, di euro 20 ca-
dauna. Alla data di redazione del bilancio il valore unitario di ciascuna di tali
azioni è pari ad euro 15. Il bilancio non è ancora stato autorizzato alla pub-
blicazione. L’impresa deve, in tale situazione:
a) svalutare in bilancio di 5 euro il valore di ciascuna azione, senza alcuna
altra informazione integrativa da fornire nelle note al bilancio;
b) non effettuare alcuna rettifica di bilancio, fornendo al contempo informa-
zioni integrative nelle note al bilancio;
c) non effettuare alcuna variazione in termini di valori di bilancio e non dare
informazioni in alcuna altra parte dello stesso;
d) svalutare in bilancio di 5 euro il valore di ciascuna azione, fornendo al
contempo informazioni integrative nelle note al bilancio.
CASI SU IAS 8
Si proceda all’individuazione della soluzione nei casi sotto prospettati relati-
vi all’applicazione dei dettami previsti dallo IAS 8:
CASO 1
Durante l’esercizio 2011, la società Alfa s.p.a. ha scoperto che alcuni prodot-
ti venduti nel 2010 erano stati erroneamente inclusi tra le rimanenze nel bilancio
chiuso al 31 dicembre 2010 per un valore pari ad euro 45.000. La voce “Ricavi
delle vendite” era stata invece correttamente rilevata.
Sempre durante l’esercizio 2011, la medesima società contabilizza ricavi per
un valore pari ad euro 700.000, con costo del venduto pari ad euro 560.000
(comprensivo del valore di euro 45.000 dovuto all’errore nella valutazione delle
rimanenze iniziali di prodotti) e imposte sul reddito pari ad euro 35.000.
Nel 2010, invece, la medesima società presentava la seguente situazione:
Vendite – 490.000
Costo del venduto – 350.000
________
Risultato gestione caratteristica – 140.000
________
Imposte sul reddito 0– 30.000
________
Utile di esercizio 0– 90.000
94 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Nel 2010 il saldo di apertura degli utili portati a nuovo ammontava ad euro
210.000.
L’aliquota media di imposizione fiscale per la società ammonta, sia per
l’esercizio 2010 che per l’esercizio 2011, al 30%.
Si provveda a presentare il conto economico ed il prospetto degli utili portati
a nuovo della società Alfa s.p.a., del 2010 e del 2011 rettificato.
CASO 2
La società Alfa s.p.a. utilizza nel suo processo produttivo alcuni impianti ac-
quisiti ed entrati in funzione all’inizio dell’anno X. L’originario piano di ammor-
tamento prevedeva:
– valore da ammortizzare (coincidente con il costo): euro 250.000;
– vita utile stimata: anni 10;
– metodo ammortamento: lineare sistematico.
In sede di redazione del bilancio dell’anno 3, prima di rilevare l’ammorta-
mento dell’esercizio, gli impianti avevano un valore netto pari ad euro 200.000,
dato da: costo storico 250.000 – ammortamenti accumulati di euro 50.000 (fon-
do ammortamento).
Nell’anno 3 gli impianti sono stati utilizzati in modo più intenso rispetto a
quanto accaduto negli esercizi precedenti e originariamente stimato.
Il management della società Alfa s.p.a. prevede che questo più intenso
utilizzo si protragga per gli ulteriori anni di vita utile di tali beni e, pertanto,
stima che la vita utile residua prima di effettuare l’ammortamento per l’anno
3 sia pari a ulteriori 2 anni solamente (anziché pari ai precedenti ulteriori 7
anni).
Si provveda a determinare la quota di ammortamento annua per i successivi
esercizi, nonché gli effetti in termini economici e patrimoniali sugli anni succes-
sivi, unitamente alle connesse rilevazioni contabili, tenendo anche conto del-
l’impatto della normativa fiscale in termini di imposte anticipate.
CASO 3
CASO 1
La società Alfa s.p.a. possiede uno stabilimento produttivo in Turchia al-
l’interno del quale realizza alcune fasi del proprio processo produttivo. Alfa
chiude il proprio esercizio finanziario alla date del 31.12. Il valore netto conta-
bile dei beni presenti in tale stabilimento ammonta complessivamente a euro
4.500.000. In data 15.01.2012 tale stabilimento viene completamente distrutto
da un uragano. La società in oggetto ha mantenuto in bilancio il valore dello
stabilimento al suo valore contabile, fornendo però notizia dell’uragano e dei
conseguenti danni apportati nelle note al bilancio.
CASO 2
La società Beta s.p.a. vanta un credito di natura commerciale di euro 75.000
verso l’azienda Gamma s.p.a., sorto in data 26.09.2011 e avente scadenza a 90
giorni data fattura. L’azienda Gamma s.p.a. in data 15.02.2012 è stata dichiarata
fallita dal Tribunale di Parma. L’azienda Beta s.p.a. ha considerato tale dichia-
razione di fallimento nella predisposizione del proprio bilancio, procedendo con
una consistente svalutazione del credito vantato nei confronti del cliente Gam-
96 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
CASO 3
In data 18.02.2012 il tribunale di Parma obbliga l’azienda Delta s.p.a. a ri-
sarcire i danni ad un proprio agente di commercio per un importo pari ad euro
250.000 in quanto la medesima nei primi mesi del 2011 non aveva rispettato la
clausola di esclusiva territoriale contenuta nel contratto di agenzia sottoscritto
qualche anno prima da entrambe le parti. Nonostante i legali dell’azienda aves-
sero sempre ipotizzato l’eventualità di un risarcimento che non sarebbe dovuto
essere superiore ad euro 200.000, la società Delta s.p.a. costituisce al 31.12.2011
un fondo rischi ed oneri pari ad euro 250.000. Anche se la quantificazione del
danno avviene nell’esercizio successivo (2012), esso si riferisce, infatti, ad un
evento accaduto nel 2011.
Bilancio Bilancio
IT GAAP IT GAAP
01/01/2007 31/12/2007
Attività immateriali 7.532.323 6.532.323
Attività materiali 55.734.689 50.734.689
Rimanenze 38.598.140 47.457.954
Crediti commerciali 54.890.916 60.380.007
Altre attività correnti 208.719 229.591
Disponibilità liquide 404.267 444.693
Totale attività 157.369.053 165.779.257
Patrimonio netto 19.441.197 26.714.928
Accantonamenti 2.286.980 2.515.678
Passività per imposte differite 178.346 196.181
Passività finanziarie 42.931.622 47.224.784
Passività commerciali 91.412.772 87.897.737
Altre passività correnti 1.118.135 1.229.949
Totale passività e patrimonio netto 157.369.053 165.779.257
Bilancio IT GAAP
31/12/2007
Ricavi 411.247.830
Costi operativi – 332.852.720
EBITDA 78.395.110
Ammortamenti e accantonamenti – 63.267.012
EBIT 15.128.098
Proventi/oneri gestione finanziaria – 3.005.214
Risultato prima delle imposte 12.122.885
Oneri fiscali – 4.849.154
Risultato del periodo 7.273.731
4
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE
DEL BILANCIO
a cura di Marco Allegrini 1
SOMMARIO: 4.1. Le componenti del bilancio (IAS 1). – 4.2. Prospetto della situazione patrimonia-
le-finanziaria (IAS 1). – 4.2.1. Requisiti per l’iscrizione delle attività e delle passività. – 4.2.2.
I criteri di classificazione delle voci patrimoniali. – 4.2.3. Il contenuto della situazione patri-
moniale-finanziaria. – 4.2.4. I punti di differenza con la normativa nazionale. – 4.2.5. Verifica
di apprendimento sulla situazione patrimoniale-finanziaria. – 4.3. Conto economico comples-
sivo (IAS 1). – 4.3.1. Struttura del conto economico complessivo. – 4.3.2. I proventi e gli one-
ri straordinari. – 4.3.3. Le regole previste per i costi operativi. – 4.3.4. I punti di differenza
con la normativa nazionale. – 4.3.4. Verifica di apprendimento. – 4.4. Rendiconto finanziario
(IAS 7). – 4.4.1. Introduzione. – 4.4.2. La risorsa di riferimento. – 4.4.3. La classificazione
dei flussi finanziari. – 4.4.4. La presentazione dei flussi. – 4.4.5. Contenuto della nota integra-
tiva. – 4.4.6. Gli schemi di rendiconto finanziario previsti dallo IAS 7. – 4.4.7. I punti di diffe-
renza con la normativa nazionale. – 4.4.8. Verifica di apprendimento su rendiconto finanzia-
rio. – 4.5. Prospetto delle variazioni di patrimonio netto dell’esercizio (IAS 1). – 4.5.1. Intro-
duzione. – 4.5.2. Il contenuto del prospetto delle variazioni del patrimonio netto. – 4.5.3. I
punti di differenza con la normativa nazionale. – 4.5.4. Verifica di apprendimento. – 4.6. Note
al bilancio (IAS 1). – 4.6.1. Introduzione. – 4.6.2. Il contenuto delle note esplicative. – 4.6.3. I
punti di differenza con la normativa nazionale. – 4.6.4. Verifica di apprendimento. – 4.7. Set-
tori operativi (IFRS 8). – 4.7.1. Introduzione. – 4.7.2. I settori operativi: criteri di individua-
zione. – 4.7.3. Informativa sui settori operativi. – 4.7.4. Criteri di valutazione di ricavi, costi,
attività e passività di settore. – 4.7.5. Informativa accessoria entity-wide. – 4.7.6. Case studies.
– 4.7.7. Verifica di apprendimento.
1
I paragrafi 4.1, 4.3, 4.4 sono stati scritti da Marco Allegrini. I paragrafi 4.2 e 4.5 da Marco
Allegrini ed Emanuele Ninci. Il paragrafo 4.6 è stato scritto da Emanuele Ninci. Il paragrafo 4.7 è
stato scritto da Giulio Greco.
100 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
2
Per la definizione di flussi finanziari e mezzi equivalenti rimandiamo allo IAS 7, trattato nel
prosieguo del presente capitolo.
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 103
tion”); si tratta in altre parole di impegni irrevocabili per cui esistono già accor-
di di tipo legale o implicito. Le obbligazioni legali sono impegni tutelabili di
fronte ad un tribunale, mentre, le obbligazioni implicite originano da prassi di
natura commerciale o comportamentale; ad esempio, è il caso dell’impresa che
stabilisce la politica di rimborsare i clienti non soddisfatti e la porti a conoscen-
za del mercato di sbocco.
Inoltre, come per le attività, l’essere il risultato di operazioni svolte in passa-
to giustifica la non iscrizione di elementi che avranno manifestazione in futuro.
La passività, inoltre, implica un probabile sacrificio futuro connesso alla pri-
vazione di beni che, se mantenuti nell’impresa, determinerebbero benefici eco-
nomici/finanziari.
3
Quindi, se il ciclo operativo ha durata 18 mesi, un credito verso cliente avente una scadenza
superiore a 12 e inferiore a 18, deve essere classificato comunque tra le attività correnti.
4
La categoria “held for trading” è una delle 4 categorie, contemplate dallo IAS 39, Strumenti
finanziari: Rilevazione e valutazione. In particolare, rientrano in questa categorie le attività dete-
nute a scopo di negoziazione (trading) per i quali è prevista la valutazione al “fair value” con im-
putazione degli effetti a conto economico.
106 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
(c) deve essere estinta entro dodici mesi dalla data di riferimento del bilancio;
o
(d) l’entità non ha un diritto incondizionato a differire il regolamento della
passività per almeno dodici mesi dalla data di riferimento del bilancio.
(e) Tutte le altre passività devono essere classificate come non correnti”.
Analogamente a quanto visto sopra, le passività correnti comprendono le
passività che si presume di estinguere nel normale ciclo operativo dell’impresa,
come per esempio i debiti commerciali e gli accantonamenti per costi operativi,
anche se la loro estinzione avverrà oltre dodici mesi dalla data di riferimento del
bilancio 5. Altre passività correnti non legate al ciclo operativo, sono classificate
come correnti solo quando devono essere estinte entro i 12 mesi dalla data di
bilancio o sono assunte principalmente per essere negoziate; ne sono esempio le
passività finanziarie classificate come possedute per essere negoziate (secondo
quanto previsto dallo IAS 39), gli scoperti bancari, la quota corrente di debiti
finanziari a medio-lungo termine, dividendi da pagare, imposte sul reddito e al-
tri debiti non commerciali.
Particolari regole valgono per quanto riguarda la classificazione delle passi-
vità finanziarie.
Secondo lo IAS 1, i finanziamenti a medio lungo termine sono generalmente
classificati come passività non correnti; tuttavia, qualora la passività finanziaria
preveda impegni contrattuali (clausole di garanzia – covenants 6 che hanno l’ef-
fetto di rendere pagabile a richiesta la passività, qualora siano violate specifiche
condizioni relative alla situazione finanziaria del debitore, è opportuno, secondo
lo IAS 1, considerare il rispetto di tali clausole ai fini della classificazione della
passività nella situazione patrimoniale-finanziaria.
Infatti, qualora l’impresa non rispetti le clausole di garanzia previste (cioè
violi i covenants collegati al finanziamento), alla data di bilancio oppure in un
periodo precedente, con l’effetto che la passività diventi pagabile a vista, la pas-
sività deve essere classificata come corrente, anche se il finanziatore ha concor-
dato, dopo la data di riferimento del bilancio e prima che questo venga approva-
to, di non richiedere il pagamento della passività a causa della violazione dei
5
Specularmente a quanto visto sopra, se la durata del ciclo operativo è 18 mesi, un debito ver-
so fornitore avente una scadenza superiore a 12 mesi e inferiore a 18, è classificato comunque tra
le passività correnti.
6
I “covenants” sono clausole di garanzia inerenti ad alcuni finanziamenti legati spesso ad
indici di bilancio o a risultati aziendali. Il rispetto di tali clausole è fondamentale per la conti-
nuazione dell’erogazione del finanziamento. Spesso il mancato rispetto di tali clausole oppure
il mancato raggiungimento degli obiettivi quantitativi rende immediatamente esigibile il finan-
ziamento.
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 107
Le obbligazioni emesse da Fiat Finance and Trade Ltd S.A. e da Fiat Finance
North America Inc. contengono impegni (covenant) dell’emittente e in alcuni ca-
si di Fiat S.p.A. nella sua qualità di garante tipici della prassi internazionale per
emissioni obbligazionarie di questo tipo da parte di emittenti dello stesso settore
industriale in cui opera il Gruppo, quali in particolare (i) clausole di cosiddetto
negative pledge, che impongono di estendere alle obbligazioni stesse, con pari
grado, eventuali garanzie reali presenti o future costituite sui beni dell’emittente
e/o di Fiat S.p.A., in relazione ad altre obbligazioni e altri titoli di credito, (ii)
clausole di cosiddetto pari passu, in base alle quali non potranno essere assunte
obbligazioni che siano senior rispetto alle obbligazioni emesse, (iii) obblighi di
informazione periodica, (iv) per le emissioni obbligazionarie nell’ambito del
programma Global Medium Term Notes, clausole di cosiddetto cross default,
che comportano l’immediata esigibilità delle obbligazioni al verificarsi di certi
inadempimenti in relazione ad altri strumenti finanziari emessi dalle principali
società del Gruppo e (v) altre clausole generalmente presenti in emissioni di que-
sto tipo. La violazione di detti obblighi può comportare il rimborso anticipato
delle note emesse. Inoltre, i prestiti obbligazionari garantiti da Fiat S.p.A. preve-
dono clausole che possono comportare l’obbligo di rimborso anticipato nel caso
in cui vi sia un cambiamento dell’azionista di controllo di Fiat S.p.A. che com-
porti un conseguente downgrading da parte di agenzie di rating.
108 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
(o) passività e attività per imposte differite, come definito nello IAS 12;
(p) passività incluse nei gruppi in dismissione classificati come posseduti per la
vendita, in conformità all’IFRS 5;
(q) interessenze di pertinenza di terzi, presentate nel patrimonio netto; e
(r) capitale emesso e riserve attribuibili ai soci della controllante”.
Il contenuto minimo è determinato dal fatto che le voci indicate sono così
diverse fra loro per natura o destinazione, da richiedere una separata esposizione
nel prospetto; così, gli immobili hanno natura e destinazione diversa rispetto al-
le attività immateriali e quindi devono essere presentati separatamente.
Inoltre, l’utilizzo di basi di valutazione difformi per le diverse classi di attivi-
tà e passività suggerisce che la loro natura o funzione differisce e, quindi, queste
dovrebbero essere presentate come voci distinte. Per esempio, diverse classi di
immobili, impianti e macchinari possono essere iscritte al costo o a valori riva-
lutati 7 e conseguentemente dovrebbero essere esposte separatamente. Lo IASB,
sancisce allora che è lasciata libera opzione alle imprese di evidenziare, nel pro-
spetto di situazione patrimoniale-finanziaria o nelle note, ulteriori sottoclassifi-
cazioni in merito alle immobilizzazioni materiali, immateriali, finanziarie, alle
rimanenze, ai crediti, ai debiti e al patrimonio netto.
Infine, sotto il profilo meramente operativo, riteniamo utile sottolineare che,
nel passaggio dallo stato patrimoniale civilistico alla situazione patrimoniale-
finanziaria ex IAS 1:
9 i ratei e risconti attivi e passivi sono riclassificati tra i crediti e i debiti;
9 i disaggi su prestiti, invece, sono stati contabilizzati a riduzione della passivi-
tà e gli aggi invece sono stati imputati alle obbligazioni emesse 8;
9 le azioni proprie sono portate a diretta riduzione del patrimonio netto;
9 i crediti verso soci per versamenti ancora dovuti sono anch’essi iscritti a de-
trazione del capitale sociale;
9 i conti d’ordine sono stati cancellati e la relativa informativa è stata inserita
nelle note.
7
Si veda quanto previsto dallo IAS 16, Immobili, Impianti e macchinari.
8
Secondo i principi contabili italiani le obbligazioni vengono registrate al valore nominale re-
siduo (in linea capitale); inoltre, gli eventuali aggi o disaggi di emissione,nonché le spese di emis-
sione, vengono differiti e ammortizzati lungo la durata del prestito. Secondo gli IAS il valore del-
le obbligazioni è determinato secondo il metodo del costo ammortizzato e cioè al valore iniziale
(fair value) al netto dei rimborsi in linea capitale già effettuati, rettificato in base all’ammor-
tamento (al tasso di interesse effettivo) di eventuali differenze (quali aggi/disaggi, spese di emis-
sione e premi di rimborso) fra il valore iniziale e il valore rimborsabile alla scadenza.
110 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Alla luce di quanto fino ad ora esposto, ci pare utile sottolineare che la nor-
mativa italiana prevista per lo stato patrimoniale è profondamente differente.
Anzitutto, evidenziamo che nel codice civile il criterio finanziario assume un
ruolo di secondo livello; a livello internazionale, invece, questo criterio “preva-
le” sugli altri. Il codice civile, infatti, norma di riferimento per le imprese “non
IAS”, prevede un criterio di classificazione misto “destinazione economica/fi-
nanziario” per l’attivo ed un criterio per “natura” per le poste patrimoniali pas-
sive. Più precisamente, l’art. 2424-bis, comma 1, recita: “gli elementi patrimo-
niali (attivi), destinati ad essere utilizzati durevolmente, devono essere iscritti
tra le immobilizzazioni”, lasciando intendere che in caso di utilizzo non durevo-
le, l’elemento patrimoniale andrà collocato nell’attivo circolante. Tuttavia, il
codice civile non precisa un limite temporale per qualificare quanto deve essere
considerato “durevole”, ma si può intendere che convenzionalmente il termine
sia dato dalla fine del prossimo esercizio.
Tuttavia, il criterio della destinazione è parzialmente disatteso nel caso dei
crediti. Il codice civile, nella fattispecie, prescrive che i crediti verso clienti va-
dano tutti inseriti nell’attivo circolante, con separata indicazione degli importi
esigibili oltre l’esercizio successivo, visto che generalmente scadono a breve; i
crediti di finanziamento (derivanti da prestiti) invece, debbono essere inseriti tra
le immobilizzazioni, con separata indicazione degli importi esigibili entro
l’esercizio successivo, visto che generalmente scadono a medio/lungo termine.
Il criterio, quindi, non è finanziario, almeno in senso prevalente.
Per il passivo, invece, il codice civile prevede una classificazione basata sul-
la natura delle fonti di finanziamento, in primis mezzi propri e di terzi. Anche
per le passività, il criterio finanziario assume un ruolo secondario. Infatti, nono-
stante lo schema inizi con il patrimonio netto, “elemento” destinato a rimanere
“costantemente” all’interno dell’azienda, successivamente “seguono” i fondi,
enunciati però tutti assieme in un’unica classe, indipendentemente dalla scaden-
za; infine, ci sono i debiti, collocati anch’essi in un’unica classe, a prescindere
nuovamente dalla scadenza degli stessi.
Infine, per quanto riguarda il contenuto, evidenziamo che l’art. 2424 c.c.
prevede un elenco di voci ben più numeroso rispetto a quello minimo previsto
dallo IAS 1; tale contenuto è inoltre “rigido” in quanto non modificabile, salvo
casi limitati espressamente previsti dalla legge (art. 2423-ter c.c.).
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 111
Si risponda ai seguenti quiz (anche più di una risposta per ogni domanda).
CASI PRATICI
a) ricavi;
b) oneri finanziari;
c) quota dell’utile o perdita di collegate e joint venture contabilizzata con il me-
todo del patrimonio netto;
d) oneri tributari;
e) un unico importo comprendente il totale:
i) della plusvalenza o minusvalenza, al netto degli oneri fiscali, delle attività
operative cessate, e
ii) della plusvalenza o minusvalenza, al netto degli effetti fiscali, rilevata a
seguito della valutazione al fair value (valore equo) al netto dei costi di
vendita, o della dismissione delle attività o del(i) gruppo(i) in dismissione
che costituiscono l’attività operativa cessata;
f) utile (perdita) d’esercizio;
g) ciascuna voce del prospetto delle altre componenti di conto economico com-
plessivo classificato per natura [esclusi i valori esposti in (h)];
h) quota delle voci del prospetto delle altre componenti di conto economico
complessivo di collegate e joint venture contabilizzata con il metodo del pa-
trimonio netto;
i) totale conto economico complessivo.
Il prospetto unico conclude quindi con la voce “totale conto economico com-
plessivo” e presenta l’utile o perdita dell’esercizio come risultato parziale.
Nel caso in cui l’entità scelga di suddividere il conto economico complessivo
in due prospetti separati, dovrà presentare il conto economico separato ed il pro-
spetto delle altre componenti di conto economico complessivo.
Il prospetto di “conto economico separato” comprende le seguenti voci:
a) ricavi;
b) oneri finanziari;
c) quota dell’utile o perdita di collegate e joint venture contabilizzata con il me-
todo del patrimonio netto;
d) oneri tributari;
e) un unico importo comprendente il totale:
i) della plusvalenza o minusvalenza, al netto degli oneri fiscali, delle attività
operative cessate, e
ii) della plusvalenza o minusvalenza, al netto degli effetti fiscali, rilevata a
seguito della valutazione al fair value (valore equo) al netto dei costi di
vendita, o della dismissione delle attività o del(i) gruppo(i) in dismissione
che costituiscono l’attività operativa cessata;
f) utile (perdita) d’esercizio.
118 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
9
Per esempio, una banca modifica le denominazioni in modo da applicare le disposizioni più
specifiche contenute nello IAS 30.
122 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
10
Ricordiamo che in Italia, la trattazione del problema non è contenuta in alcuna norma del
codice civile; solo la relazione accompagnatoria del D.Lgs. n. 127/1991 afferma che “... l’ag-
gettivo straordinario non allude all’eccezionalità o anormalità dell’evento, bensì all’estraneità,
della fonte del provento o dell’onere all’attività ordinaria”. La materia è stata poi ulteriormente
approfondita anche nel documento n. 29 dei principi contabili OIC, che fornisce al riguardo alcuni
esempi, tra cui: furti, multe, liberalità ricevute, plus(minus)valenze dovute a riconversione produt-
tiva, espropri, cessione di partecipazioni e titoli immobilizzati, errori e cambiamenti di principi
contabili, ecc. Plusvalenze da alienazione di beni strumentali impiegati nella normale attività pro-
duttiva, commerciale o di servizi, devono essere iscritti nella voce A5 del conto economico (con-
correndo così al reddito operativo), allorché l’alienazione deriva da una fisiologica sostituzione
dei cespiti.
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 123
Altro importante aspetto, come anticipato, sono le regole introdotte con rife-
rimento alla presentazione dei costi.
Le entità possono presentare i costi secondo una classificazione “per natura”
o “per destinazione”.
Con la prima alternativa (criterio per natura) i costi sono aggregati secondo
la loro natura (per esempio ammortamenti, acquisti di materiali, costi di traspor-
to, benefici per i dipendenti e costi di pubblicità) e non sono ripartiti in base alla
loro destinazione all’interno dell’entità; si tratta del criterio richiesto dal codice
civile.
Di seguito si presenta il conto economico separato del bilancio consolidato
Telecom 2011, che espone i costi operativi secondo il criterio per natura.
124 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Conto economico separato
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 125
11
Facciamo ad esempio riferimento al caso in cui la variazione delle rimanenze e l’incre-
mento dei costi capitalizzati per lavori interni vengono collocate tra i costi con il segno inverso
rispetto alle altre voci di costo.
126
Conto economico consolidato I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 127
12
Si pensi a certi margini, quali es. l’EBITDA “Earnings Before Interest, Tax, Depreciations
and Amortization” che da informazione diretta sul flusso di circolante generato dalla gestione cor-
rente.
128 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
che di sub-totali e totali, salvo per il risultato di esercizio) che le imprese devo-
no, come minimo, indicare.
Sottolineiamo, inoltre, che lo IASB, a differenza di quanto previsto dal codi-
ce civile, non ammette che siano evidenziati (nel prospetto o nelle note) proven-
ti e oneri straordinari.
Altra differenza significativa riguarda i criteri di classificazione: il codice ci-
vile prevede che i costi operativi siano classificati sempre secondo la natura del
fattore produttivo che li ha generati e che sia evidenziato il valore e il costo del-
la produzione ottenuta 13.
Si risponda ai seguenti quiz (anche più di una risposta per ogni domanda).
13
Riteniamo utile precisare che le due alternative di classificazione dei costi erano previste
anche dalla quarta direttiva comunitaria; il nostro legislatore ha recepito in sede di formulazione
del testo civilistico, a differenza di altri Paesi (es. Regno Unito), solo lo schema che suddivide i
costi in base alla loro natura; la Relazione ministeriale, “accompagnatrice” del D.Lgs. n. 127/1991
precisa che la classificazione per natura risulta “… più idonea … a recepire ulteriori suddivisioni
di voci già presenti nella disciplina vigente, ed a consentire collegamenti e correlazioni con lo
stato patrimoniale”. Per ulteriori approfondimenti rimandiamo alla Relazione medesima.
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 129
4.4.1. Introduzione
14
Scrive Coda al riguardo: “Il rendiconto finanziario ha un contenuto informativo, che, pur
derivando in parte dal conto economico e dalle situazioni patrimoniali di inizio e di fine periodo,
non può essere sostituito dalle informazioni ricavabili da questi prospetti” (V. CODA, Il rendiconto
finanziario, Rivista dei dottori commercialisti, luglio-agosto 1974, p. 688).
130 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
15
La grandezza in questione viene talvolta denominata “capitale circolante netto finanziario”
per distinguerla dall’aggregato “capitale circolante netto in senso stretto (od operativo)”, avente
una dimensione più contenuta, comprendendo le sole attività e passività correnti di natura opera-
tiva.
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 131
delle movimentazioni finanziarie) datata 1977. Tuttavia, dal 1992 è stato appro-
vato il IAS 7 “Cash flow Statement ” (Rendiconto finanziario) 16, che richiede la
rappresentazione delle variazioni di disponibilità liquide ed equivalenti (“cash
and cash equivalent ”) e non più dai movimenti di circolante netto
Lo standard internazionale quindi, prevede che, la risorsa di riferimento sia
costituita dal cash and cash equivalents. Si tratta dunque delle seguenti compo-
nenti:
• “Cash”: cassa e depositi a vista (banca, c/c postali);
• “Cash equivalents”: investimenti a breve termine e ad alta liquidità, pronta-
mente convertibili in denaro e soggetti ad un rischio irrilevante di variazione
di valore. Si tratta in altre parole di temporanee esigenze di disponibilità li-
quide, investite in strumenti finanziari caratterizzati da rendimenti più elevati
rispetto ai depositi a vista (es. titoli pubblici) e prontamente liquidabili. Pre-
cisiamo che, secondo lo IAS 7, un investimento finanziario, per essere com-
preso tra le disponibilità liquide equivalenti, deve avere una scadenza a bre-
vissimo termine, solitamente qualificata come tale se ha una scadenza non
superiore a tre mesi dalla data di acquisto (e non dalla data di riferimento del
bilancio): è il caso ad esempio, di pronti contro termine mensili o trimestrali.
Infine, lo IAS 7 ammette che gli scoperti di conto corrente bancari, rimbor-
sabili a vista, siano inclusi, ovviamente con segno negativo, nella risorsa di
riferimento. Per questi ultimi, si considerano i conti correnti che presentano
un’alternanza fisiologica di saldi negativi e positivi. Nel caso di conto cor-
renti perennemente “in rosso” (ovvero, con saldo negativo) secondo lo IAS 7
siamo in presenza di veri e propri finanziamenti, da includere dunque nel-
l’apposita area e non più nella risorsa di riferimento. Difatti, i prestiti ed i fi-
nanziamenti, tranne appunto gli scoperti bancari, sono invece esclusi dalla
risorsa stessa, in quanto rappresentano, a seconda che si tratti di accensioni o
rimborsi, fonti o impieghi di liquidità.
Precisiamo che l’impresa deve indicare i componenti delle disponibilità li-
quide e dei mezzi equivalenti e deve presentare una riconciliazione dei valori
del rendiconto finanziario con le voci equivalenti esposte nella situazione patri-
moniale-finanziaria. Inoltre, nel caso in cui si verifichi un qualsiasi cambiamen-
to nella determinazione delle disponibilità liquide e dei mezzi equivalenti (ad
esempio, una variazione nella classificazione degli strumenti finanziari in pre-
16
Per quanto riguarda i vantaggi informativi derivanti dall’adozione dell’una o dell’altra gran-
dezza, rimandiamo a SOSTERO U.-FERRARESE P., Analisi di bilancio: strutture formali, indicatori
e rendiconto finanziario, Giuffrè, Milano, 2000, pp. 155-163.
132 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
17
Lo IAS 8 (Principi contabili, cambiamenti nelle stime contabili ed errori) richiede che le
rettifiche e le rideterminazione di valore, fatte per correggere gli errori, o generatesi per effetto di
un cambiamento di un principio contabile, siano rilevate nel saldo degli utili portati a nuovo.
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 133
18
È logico che, come precisa anche lo IAS 7, il flusso monetario in uscita connesso agli oneri
finanziari, può essere maggiore del valore risultante dal conto economico, nel caso in cui una par-
te degli stessi vengono capitalizzati, secondo quanto previsto dallo IAS 23 “Oneri finanziari”; in
tal caso, allora, lo IASB precisa che “il valore totale degli interessi pagati durante un esercizio
deve essere indicato nel rendiconto finanziario sia che essi siano stati imputati come costi nel
conto economico, sia che essi siano stati capitalizzati” (IAS 7, par. 32).
19
Quando i flussi finanziari delle imposte sono attribuiti a più di una classe di attività, deve
essere indicato l’importo complessivo delle imposte pagate.
134 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Tra le tre aree individuate dallo IAS 7 quella operativa è decisamente la più
importante; infatti, i flussi finanziari connessi all’attività operativa rappresenta-
no un indispensabile punto di riferimento per tutti coloro che sono interessati
alla valutazione in ottica futura dell’andamento aziendale, considerato che essi
sono strettamente collegati all’andamento economico/reddituale dell’azienda. In
altre parole, il flusso dell’area operativa costituisce l’equivalente monetario del
risultato di esercizio. Tuttavia, poiché il risultato di esercizio si ottiene attraver-
so il contributo di più aree oltre a quella operativa/caratteristica (come l’area fi-
nanziaria, accessoria e tributaria 20 e se il flusso dell’area operativa ex IAS 7 è
l’equivalente monetario di quel risultato, esso dovrebbe denominarsi piuttosto
“gestione reddituale”, così come correttamente definito dai principi contabili
nazionali; in altre parole, la denominazione di “gestione operativa” sembra ap-
propriata solo quando essa riflette l’equivalente monetario del risultato operati-
vo e non del risultato netto finale.
Vale la pena sottolineare che, come approfondito successivamente, i due e-
sempi contenuti nell’appendice dello IAS 7 evidenziano, all’interno dell’area
operativa, anche un risultato intermedio, costituito dalle “disponibilità liquide
generate dalle operazioni”; nonostante la terminologia utilizzata per la tradu-
zione non sia delle più corrette, il beneficio informativo di questo margine è
particolarmente rilevante, in quanto rappresenta il flusso di cassa della gestione
caratteristica corrente, non inficiato dunque dalle entrate ed uscite connesse a
proventi e oneri finanziari, accessori e tributari.
I flussi finanziari generati dall’attività operativa derivano solitamente dalle
operazioni di gestione e dagli altri fatti e operazioni che partecipano alla deter-
minazione dell’utile o della perdita d’esercizio, quali ad esempio:
9 incassi dalla vendita di prodotti e dalla prestazione di servizi;
9 incassi da royalties, compensi, commissioni e altri ricavi;
9 pagamenti a fornitori di merci e servizi;
9 pagamenti a, e per conto di, lavoratori dipendenti;
9 incassi e pagamenti di un’impresa assicuratrice per premi e risarcimenti, an-
nualità e altre indennità previste dalla polizza.
L’informazione distinta relativa ai flussi finanziari derivanti dall’attività
di investimento è importante perché rappresentano la misura in cui i costi so-
no stati sostenuti per acquisire risorse destinate a produrre futuri proventi e
flussi finanziari. Esempi di flussi finanziari derivanti da attività di investi-
mento sono:
20
Ricordiamo che lo IASB non contempla proventi/oneri straordinari.
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 135
Attività di investimento
Investimenti
Immobilizzazioni immateriali (…..)
Immobilizzazioni materiali (…..)
Partecipazioni e altre attività finanziarie (…..)
A) Totale flusso in uscita derivante dall’attività d’investimento (…..)
Disinvestimenti
Immobilizzazioni immateriali …..
Immobilizzazioni materiali …..
Partecipazioni e altre attività finanziarie …..
B) Totale flusso in entrata derivante dall’attività di disinvesti- …..
mento
C) Altri flussi in entrata e uscita (es. imposte)
B – A +/– C Flusso generato (assorbito) dall’attività di investimento …..
21
Ad esempio gli ammortamenti vanno sommati al risultato di esercizio in quanto sono costi
imputati al conto economico che non hanno determinato un esborso monetario.
22
Ad esempio, l’aumento dei crediti rispetto all’esercizio precedente va sottratto dal risultato
dell’esercizio, in quanto tale aumento rappresenta il minore ammontare incassato dai clienti ri-
138 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
c) tutti gli altri elementi i cui effetti monetari sono flussi finanziari dall’attività
di investimento (ad esempio, le plusvalenze e le minusvalenze) o finanziaria.
Lo IAS 7 consente l’utilizzo di ciascuno dei due metodi, anche se raccoman-
da, come il FASB, quello diretto, in quanto indica direttamente i risultanti deri-
vanti dalle movimentazioni di natura finanziaria. Tuttavia, la sua costruzione
risulta più complessa e onerosa rispetto a quella richiesta dal metodo indiretto.
Il metodo indiretto si fonda sui valori del conto economico e, pertanto, può
essere costruito in modo più agevole; peraltro, la sua lettura appare inevitabil-
mente più complessa (specie per il lettore meno esperto) e meno diretta. In par-
ticolare, tale rappresentazione può essere anche considerata come una riconci-
liazione tra il flusso finanziario (flusso derivante dall’attività operativa) ed il
flusso reddituale (risultato d’esercizio), in grado dunque di spiegare analitica-
mente le divergenze tra i due valori.
24
Omettiamo per semplicità, i dati relativi all’esercizio precedente.
25
In una sezione separata del prospetto, o nelle note, viene indicata la composizione delle di-
sponibilità liquide ed equivalente di inizio e fine esercizio.
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 141
Come già riferito, entrambi gli esempi contenuti nell’appendice dello IAS 7,
evidenziano, all’interno dell’area operativa, un risultato intermedio: “disponibi-
lità liquide generate dalle operazioni” (“cash generated from operations”); no-
nostante la terminologia utilizzata non sia da ritenere “soddisfacente”, tale mar-
gine è particolarmente rilevante in quanto costituisce l’equivalente monetario
del reddito della sola area caratteristica. Riteniamo pertanto che esso possa co-
stituire il margine più significativo per l’interpretazione della dinamica finanzia-
ria d’azienda
Da evidenziare inoltre che, attraverso il metodo indiretto, si ottiene un altro
margine intermedio: l’“utile operativo prima delle variazioni del capitale circo-
lante”; tale margine costituisce, nella sostanza, il flusso di capitale circolante
netto generato dalla gestione caratteristica (corrente), talvolta denominato “flus-
so di cassa potenziale”.
Riteniamo quindi che il maggior beneficio informativo si ha quando viene e-
videnziato il flusso di circolante netto della gestione caratteristica, l’indicazione
distinta delle variazioni delle relative componenti operative (rimanenze, crediti e
debiti operativi) e quindi il flusso di cassa corrente dell’area caratteristica.
Quanto alla collocazione degli interessi, dei dividendi e delle imposte, rite-
niamo opportuno sottolineare quanto segue:
• gli interessi corrisposti vengono collocati nell’area operativa, anche se, que-
sti, dovrebbero essere, a nostro avviso, compresi nell’area dei finanziamen-
ti (opzione ammessa anche dallo IASB), visto che il loro sostenimento di-
pende proprio dalle scelte finanziarie dell’azienda e quindi dalla struttura
delle fonti;
• i dividendi pagati vengono collocati nell’area finanziaria (soluzione piena-
mente condivisibile);
• gli interessi e i dividendi ricevuti vengono collocati nell’area degli investi-
menti (soluzione pienamente condivisibile);
26
In una sezione separata viene indicata la composizione delle disponibilità liquide ed equiva-
lente di inizio e fine esercizio.
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 143
27
Precisiamo che anche l’Assonime è stato sempre “sensibile” al problema, proponendo an-
ch’esso tre modelli di rendiconto finanziario.
28
ALLEGRINI M.-GARZELLA S., “Il rendiconto finanziario”, in MARCHI L. (a cura di), L’appli-
cazione dei principi contabili nei bilanci delle imprese. Best practices della comunicazione eco-
nomico finanziaria, Il Sole 24 Ore, Milano, 2000.
144 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
e a medio lungo termine), mentre, il terzo, è basato sulla posizione finanziaria net-
ta a breve (disponibilità liquide al netto dell’indebitamento finanziario a breve) 29.
Presentiamo di seguito il rendiconto finanziario consolidato 2011 del gruppo
TELECOM.
29
Per maggiori approfondimenti rinviamo a ALLEGRINI M.-GARZELLA S., “Il rendiconto fi-
nanziario”, in MARCHI L. (a cura di), L’applicazione dei principi contabili nei bilanci delle impre-
se. Best practicies della comunicazione economico finanziaria, Il Sole 24 Ore, Milano, 2000, p.
572 e segg.
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 145
CASO PRATICO
Rendiconto finanziario
Esercizio
2010 2011
Utile netto 7.383 7.803
Rettifiche per ricondurre l’utile al flusso di cassa da attività operativa:
Ammortamenti 8.881 8.297
Svalutazioni nette di attività materiali e immateriali 698 1.021
Effetto valutazione con il metodo del patrimonio netto (537) (544)
Plusvalenze nette successioni di attività (552) (1.170)
Dividendi (264) (659)
Interessi attivi (96) (101)
Interessi passivi 571 737
Imposte sul reddito 9.157 10.674
Altre variazioni (39) 331
Variazioni del capitale di esercizio:
– rimanenze (1.150) (1.422)
– crediti commerciali (1.918) (369)
– debiti commerciali 2.770 161
– fondi per rischi e oneri 588 122
– altre attività e passività (2.010) (668)
Flusso di cassa del capitale di esercizio (1.720) (2.176)
Variazione fondo per benefici ai dipendenti 21 (10)
Dividendi incassati 799 997
Interessi incassati 126 100
Interessi pagati (600) (893)
Imposte sul reddito pagate al netto dei crediti d’imposta rimborsati (9.134) (10.025)
Flusso di cassa netto da attività operativa 14.694 14.382
Investimenti:
– attività materiali (12. 308) (11.658)
– attività immateriali (1.562) (1.780)
– imprese entrate nell’area di consolidamento e rami d’azienda (143) (115)
– partecipazioni (267) (245)
– titoli (50) (62)
– crediti finanziari (866) (715)
– variazione debiti e crediti relativi all’attività di investimento e imputa-
261 379
zione di ammortamenti all’attivo patrimoniale
Flusso di cassa degli investimenti: (14.935) (14.196)
(segue)
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 147
Esercizio
2010 2011
Disinvestimenti:
– attività materiali 272 154
– attività immateriali 57 41
– imprese uscite dall’area di consolidamento e rami d’azienda 215 1.006
– partecipazioni 569 711
– titoli 14 128
– crediti finanziari 841 695
– variazione debiti e crediti relativi all’attività di disinvestimento 2 243
Flusso di cassa dei disinvestimenti 1.970 2.978
Flusso di cassa netto da attività di investimento (12.965) (11.218)
Assunzione di debiti finanziari non correnti 2.953 4.474
Rimborsi di debiti finanziari non correnti (3.327) (889)
Incremento (decremento) di debiti finanziari correnti 2.646 (2.481)
2.272 1.104
Apporti netti di capitale proprio da terzi 26
Cessione di azioni proprie 3
Cessione di azioni proprie diverse dalla controllante 37 17
Acquisto di quote di partecipazioni in imprese consolidate (126)
Dividendi distribuiti ad azionisti ENI (3.622) (3.695)
Dividendi distribuiti ad altri azionisti (514) (552)
Flusso di cassa netto da attività di finanziamento (1.827) (3.223)
Effetto della variazione dell’area di consolidamento (inserimen-
(7)
to/esclusione di imprese divenute rilevanti/irrilevanti)
Effetto delle differenze di cambio da conversione e altre variazioni sulle
39 17
disponibilità liquide ed equivalenti
Flusso di cassa netto di periodo (59) (49)
Disponibilità liquide ed equivalenti a inizio periodo 1.608 1.549
Disponibilità liquide ed equivalenti a fine periodo 1.608 1.549
Si risponda ai seguenti quiz (anche più di una risposta per ogni domanda).
4.5.1. Introduzione
cio è quello relativo alle variazioni del patrimonio netto dell’esercizio, che for-
nisce informazioni sulla entità e sulle cause delle movimentazioni subite dal pa-
trimonio netto in un esercizio.
Lo IAS 1 sostiene che: “ad eccezione delle variazioni derivanti da operazio-
ni con i soci che agiscono in tale loro qualità (quali i conferimenti di capitale
proprio, i riacquisti di strumenti rappresentativi di capitale proprio dell’entità e
i dividendi) e i costi delle operazioni direttamente collegati a tali operazioni, la
variazione complessiva del patrimonio netto durante un esercizio rappresenta
l’importo complessivo dei proventi e degli oneri, comprensivo degli utili e delle
perdite, generati dalle attività dell’entità durante quel periodo” (par. 109).
Si risponda ai seguenti quiz (anche più di una risposta per ogni domanda).
4.6.1. Introduzione
30
A queste debbono aggiungersi altre norme civilistiche, altre norme di legge attinenti la ma-
teria del bilancio e l’art. 2423 c.c., che fissa una prescrizione generale riguardante la necessità di
informazioni complementari.
31
La parola “eventuale” fa riferimento al fatto che non necessariamente ogni voce è commen-
tata nelle note.
32
È importante infatti essere informati del criterio o criteri base di valutazione utilizzati nel
bilancio (per esempio, costo storico, costo corrente, valore netto di realizzo, fair value (valore equo)
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 153
34
Si pensi ad esempio alle ipotesi alla base della stima degli incrementi degli stipendi e dei
salari previsto per le diverse fasce di dipendenti oppure alle ipotesi demografiche necessarie per
stimare il numero medio dei dipendenti che si presume di avere in futuro, la loro vita lavorativa,
etc, solo per determinare la quota di accantonamento connesso al TFR (IAS 19).
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 155
Si risponda ai seguenti quiz (anche più di una risposta per ogni domanda).
3) all’interno delle note esplicative deve essere fatta una dichiarazione di con-
formità del bilancio a tutti i principi contabili internazionali:
a) vero;
b) falso, in quanto la stessa può essere collocata anche in calce ai prospetti
di bilancio.
4.7.1. Introduzione
35
Cfr. ALLEGRINI M.-NINCI D., L’informativa di settore secondo l’IFRS 8 alla luce delle gui-
de OIC, Amministrazione e Finanza, vol. 5, 2008.
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 157
Tali importi erano invece forniti ai sensi dello IAS 14 in maniera coerente
con le politiche contabili adottate per la preparazione del bilancio di eserci-
zio o consolidato. Non vengono fornite definizioni di ricavi, costi, attività e
passività di segmento, ma è richiesta una spiegazione di come il risultato o
perdita di segmento, è misurato e di come sono attribuite attività e passività
(IFRS8 IN13-14).
4. Altre differenze minori riguardano le informazioni integrative da fornire, in
particolare su modalità di identificazione dei segmenti e su tipologie di pro-
dotti e servizi offerti. È richiesta inoltre separata indicazione degli interessi
attivi e passivi per ciascun settore oggetto di informativa a meno che la mag-
gior parte dei ricavi del settore provengano dagli interessi stessi (IFRS 8, IN
15-18).
36
Sull’identificazione dei settori si veda un recente case study: GRECO G.-ZURZOLO A.-
LOIODICE L.-DEL GOBBO A., IFRS 8: il caso del Gruppo Poste Italiane, in DI PIETRA R.-M. (a cu-
ra di), Bilancio IFRS. Best practice e casi operativi, Knowità, Arezzo, 2011.
158 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
fitti o delle perdite di settore rappresentano il 10% o più del risultato combinato
dei settori che hanno avuto profitti ovvero del risultato combinato dei settori che
hanno avuto perdite; c) le attività di settore rappresentano il 10% o più del totale
delle attività allocate ai settori.
Un’importante clausola segnala tuttavia che i settori operativi, che non supe-
rano alcuna delle soglie di significatività, possono essere oggetto di informativa
separata se si ritiene che le informazioni relative al settore siano utili per gli u-
tenti del bilancio. È possibile aggregare settori che non raggiungono le soglie di
significatività in un solo settore che le raggiunge, solo se sussistono caratteristi-
che economiche similari. In particolare devono condividere la maggioranza dei
seguenti criteri di aggregazione: natura dei prodotti/servizi, natura dei processi
produttivi, tipologia di cliente per prodotti/servizi, canali distributivi, contesto
normativo similare (ad es. prodotti bancari o utilities).
Nel caso in cui il totale dei ricavi esterni conseguiti dai settori rappresenti
meno del 75% dei ricavi complessivi dell’entità è necessario individuare altri
settori oggetto di informativa, anche al di sotto delle soglie di significatività. È
consentita una categoria “Altri settori”, nella quale aggregare le attività impren-
ditoriali che non sono oggetto di informativa separata. Di tale categoria va de-
scritta la fonte dei ricavi.
È necessario garantire inoltre la comparabilità. In caso di introduzione di un
nuovo settore, è opportuno rideterminare i dati di tale settore relativi all’eser-
cizio precedente anche se i criteri di rilevanza non erano rispettati. Tale obbligo
vale a meno che le informazioni necessarie non siano disponibili e/o eccessiva-
mente onerose da elaborare.
In generale, l’IFRS 8 prevede che ogni item contabile (ricavi, costi, attività e
passività) incluso nell’informativa di settore sia valutato nello stesso modo in
cui viene valutato dal chief operating decision maker. Mentre è prevedibile che
i criteri di valutazione utilizzati siano gli stessi usati per la redazione del bilan-
cio, possono esserci informazioni rilevanti da fornire riguardo ai ricavi e ai costi
intersettore e le attività/passività condivise tra settori. In particolare il mana-
gement deve illustrare a corredo degli schemi forniti:
a) i criteri di rilevazione e valutazione dei ricavi e costi intersettore;
b) differenze tra totale dei risultati dei settori e profitto/perdita prima delle im-
poste e delle operazioni discontinued, se non illustrati nella riconciliazione
tra totali di settore e totali di entità. Tali differenze possono essere generate
da differenti criteri di valutazione o da allocazione dei costi sostenuti a livel-
lo centrale;
c) differenze tra totale delle attività/passività dei settori e totale delle attivi-
tà/passività dell’entità, se non illustrata nella riconciliazione tra totali di set-
tore e totali di entità;
d) cambiamenti nei criteri di valutazione e allocazione;
e) effetto di allocazioni asimmetriche tra settori (ad esempio, effetto di ammor-
tamenti di attività imputate ad uno specifico settore, ma utilizzate da più set-
tori).
160 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
1. FIAT
Il Gruppo FIAT individua i settori sulla base di società del Gruppo che gesti-
scono linee di prodotto diverse, ad esempio Iveco per gli autotreni, CNH per le
macchine agricole, FIAT Industrial per il settore auto, Ferrari per le auto di lus-
so (si vedano Figure 1 e 2). Si osservi come Maserati non supera le soglie di
materialità previste dall’IFRS 8, ma viene gestito come settore e un’informativa
su di esso viene ritenuta rilevante dal management trattandosi di un marchio ben
distinto e identificabile. Si noti inoltre che Ferrati nel 2009, non supera le soglie
di materialità per quanto riguarda ricavi e attività, ma rappresenta oltre il 10%
del totale dei profitti delle attività che producono utili (245 milioni pari a circa il
30% del totale degli utili prodotti dai settori non in perdita, Figura 1).
I ricavi attribuiti sono quelli direttamente conseguiti o attribuibili al settore e
derivanti dalla sua attività caratteristica. Essi includono sia i ricavi derivanti da
transazioni con i terzi, sia quelli derivanti da transazioni con altri settori, questi
ultimi valutati a prezzi di mercato. FIAT specifica che i ricavi includono, per i
settori operativi che svolgono servizi finanziari, anche gli interessi attivi e altri
proventi di natura finanziaria derivanti da tali attività. I costi sono gli oneri deri-
LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO 161
vanti dall’attività operativa sostenuti verso terzi e verso altri settori operativi.
Anche i costi sostenuti verso altri settori operativi, come i ricavi sono valutati a
prezzi di mercato. Per i settori operativi che svolgono servizi finanziari, i costi
di settore includono anche gli interessi passivi ed altri oneri finanziari derivanti
dallo svolgimento di tali attività.
Vengono forniti due risultati intermedi: utile/perdita della gestione ordina-
ria o caratteristica del settore e utile/perdita operativa, che include anche pro-
venti e oneri non ricorrenti nella gestione ordinaria del business (per esempio
plusvalenze o minusvalenze da cessione di partecipazioni ed oneri di ristruttu-
razione, Figura 1).
Viene specificato che i proventi ed oneri finanziari e le imposte vengono at-
tribuite dell’ente corporate, perché esulano dalle attività operative e sono espo-
sti nella colonna Poste non allocate e rettifiche.
Fiat evidenzia che tutte le componenti di reddito presentate sono valutate uti-
lizzando gli stessi criteri contabili adottati per la redazione del Bilancio consoli-
dato del Gruppo.
Nelle ultime righe della tabella vengono evidenziati gli ammortamenti e gli
altri costi non monetari di rilievo, come le svalutazioni (Figura 1).
Fiat produce inoltre un prospetto delle attività e passività di settore (Figura
2). Le attività attribuite ai settori sono quelle impiegate nello svolgimento
dell’attività caratteristica o “che possono essere ad esso allocate in modo ragio-
nevole in funzione della sua attività caratteristica”, incluso il valore delle parte-
cipazioni in joint-venture e collegate. Non vi sono ulteriori informazioni su cosa
significhi l’allocazione ragionevole e funzionale.
Anche le passività sono allocate direttamente in relazione svolgimento del-
l’attività caratteristica del settore o sono allocate in modo ragionevole in fun-
zione dell’attività caratteristica. Le attività di tesoreria e fiscali, esposte nella
colonna “Poste non allocate e rettifiche”, sono svolte dall’ente corporate e non
vengono attribuite ai settori. In particolare, FIAT specifica che le attività di te-
soreria includono i crediti delle attività di finanziamento, gli altri crediti non
correnti, i titoli e le altre attività finanziarie, le disponibilità e mezzi equivalenti
delle società industriali del Gruppo. Le passività di tesoreria, invece, includono i
debiti finanziari e le altre passività finanziarie delle società industriali del Grup-
po, al netto dei crediti finanziari correnti verso società finanziarie a controllo
congiunto.
Le passività di settore includono l’indebitamento delle società di servizi fi-
nanziari che operano nell’ambito dei singoli settori (FIAT Group Automobiles,
CNH, Ferrari, ecc.). Del resto, i proventi/oneri finanziari realizzati da società di
servizi finanziari, incluse nel perimetro dei settori, vengono incluse nel “conto
162 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
2. ENI
SOMMARIO: 5.1. Le immobilizzazioni materiali (IAS 16). – 5.1.1. Component analysis. – 5.1.2.
Rilevazione iniziale. – 5.1.3. Manutenzione e riparazione. – 5.1.4. Spese per rimozio-
ne/ripristino immobilizzazioni materiali. – 5.1.5. La contabilizzazione degli oneri finanziari
(IAS 23). – 5.1.6. I contributi in conto capitale (IAS 20). – 5.1.7. Il trattamento contabile suc-
cessivo all’acquisizione. – 5.1.8. Informazione integrativa disposta dallo IAS 16. – 5.1.9. Gli
investimenti immobiliari (IAS 40). – 5.1.10. Il leasing (IAS 17). – 5.1.11. Le immobilizzazio-
ni destinate alla vendita (IFRS 5). – 5.1.12. Sintesi delle principali differenze con il quadro
normativo italiano. – 5.1.13. Verifica di apprendimento. – 5.2. Le attività immateriali (IAS
38). – 5.2.1. Il concetto di intangible asset. – 5.2.2. La rilevazione contabile iniziale. – 5.2.3. Il
trattamento contabile successivo. – 5.2.4. L’informazione integrativa. – 5.2.5. La concessione
di pubblici servizi (IFRIC 12). – 5.2.6. Sintesi delle principali differenze con il quadro norma-
tivo italiano. – 5.2.7. Verifica di apprendimento.
Terreni 1.000
Fabbricati 1.000
Infine, con riferi mento alla individuazione dei singoli cespiti, lo IAS 16 di-
spone che i pezzi di ricambio e le attrezzature per la manutenzione sono solita-
mente iscritti come ri manenze di magazzino e rilevati a conto economico al
momento dell’uti lizzo. Tuttavia, i pezzi di ricam bio di rilevante valore e l’at-
trezzatura in dotazione ricadono sotto l o IAS 16 qua ndo l’entità prevede di uti-
lizzarli per più di un esercizio. Analogamente, se i pezzi di rica mbio e le attrez-
zature per l a manutenzione possono esser e utilizzati soltanto in connessione a
un elemento di immobili, impianti e macchinari, essi si includono nel valore de-
gli immobili, impianti e macchinari.
Acquisto da terzi
L’acquisto da terzi rappresenta il caso più comune per l’acquisizione di
un’immobilizzazione. Le previsioni dello IAS 16 sono sostanzialmente simili a
quelle prescritte dall’OIC 16 con alcune differenze relative agli oneri finanziari
e ai costi di rimozione/bonifica. Il costo è in questo caso così determinato:
prezzo d’acquisto al netto di sconti e abbuoni;
+ dazi all’importazione e tasse non recuperabili;
+ costi direttamente sostenuti per la messa in funzionamento;
+ eventuali oneri finanziari (v. par. 5.1.5);
+ costi di rimozione e/o bonifica (v. par. 5.1.4).
A titolo esemplificativo, quali costi direttamente sostenuti per la messa in
funzionamento, si possono ricordare i costi di preparazione del sito, di trasporto,
di collaudo, di assemblaggio, nonché gli onorari professionali direttamente ri-
conducibili. Lo IAS 16 si preoccupa di vietare espressamente la capitalizzazione
dei costi di riorganizzazione, di addestramento e le perdite operative iniziali.
Produzione interna
Per la produzione interna si usano sostanzialmente le stesse regole previste
per la determinazione del costo di produzione, ossia il costo del cespite sarà
formato da:
+ manodopera diretta;
+ materiali;
+ centri di utilities;
+ prestazioni indirette interne;
+ oneri finanziari (v. par. 5.1.5).
Rammentiamo come secondo lo IAS 16 sia espressamente vietato capitaliz-
zare eventuali “sprechi” di risorse.
Aggregazioni aziendali
Un caso particolare è rappresentato dalle immobilizzazioni materiali acquisi-
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 171
Permuta
Per individuare il costo al quale iscrive re un’ immobilizzazione acquisita in
permuta è dapprima necessario determinare se la transazione ha o meno natura
commerciale.
Lo IAS 16 si preoccupa di specificare che una permuta ha natura non com -
merciale quando i flussi finanziari futu ri dell’entità non subiranno variazioni a
seguito dell’operazione di perm uta. Per contro, ogni qual volta la configurazio-
ne dei flussi finanziari futuri, quindi la tem pistica, gli i mporti o i rischi, subi-
scono modifiche si è di fronte ad un ’operazione sostanzialmente co mmerciale.
Si è di fronte ad un’o perazione sostanzialm ente commerciale anche quando il
valore per l’entità delle attività interes sate dalla perm uta cambi a a seguito di
quest’ultima. Sia per quanto riguarda le variazioni nella configurazione dei flus-
si, sia per quanto riguarda le variazioni del valore dell’attività, si deve trattare di
variazioni significative.
Secondo lo IAS 16, se la permuta ha natura sostanzialmente non commercia-
le si procede ad iscrivere in contabilità il nuovo bene al valore contabile del be-
ne ceduto. Non vi è quindi emersione di alcuna plus(minus)valenza.
Se invece l a permuta ha n atura sostanzialmente commerciale, si procederà a
rilevate la nuova attività ad un costo pari al suo fair value con l’ emersione d i
una minus(plus)valenza. Qualora il fair value dell’attività non sia determ inabile
si procederà, come nel caso di perm uta sostanzialmente non commerciale, a i-
scrivere la nuova attività ad un costo pari al valore contabile dell’attività ceduta
in permuta.
Se si sceglie tale opzione, si crea una differenza tra valore contabile di un ce-
spite secondo le regole italiane e valore IAS alla data di transizione, con i relati-
vi effetti di trascinamento sui conti economici degli esercizi successivi.
Coerentemente alla regola generale che le differenze generate da cambio re-
trospettivo di criterio contabile si devono imputare a patrimonio netto, alla data
di transizione la differenza (sia positiva che negativa, ma nella sostanza si regi-
strano sempre casi di differenze positive) tra valore adeguato IAS e precedente
valore contabile “italiano” si scarica su una riserva del netto, facente parte del
più ampio conto “riserve di transizione IAS”.
La riserva di transizione generata da questa specifica operazione, è discipli-
nata in Italia dal D.Lgs. n. 38/2005 il quale, all’art. 7, comma 6, dispone che:
“L’incremento patrimoniale dovuto alla iscrizione delle attività materiali al
valore equo (fair value) quale sostituto del costo è imputato a capitale o a una
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 173
specifica riserva. La riserva, ove non venga imputata al capitale, può essere ri-
dotta soltanto con l’osservanza delle disposizioni dei commi secondo e terzo
dell’articolo 2445 del Codice civile. In caso di utilizzazione della riserva a co-
pertura di perdite, non si può fare luogo a distribuzione di utili fino a quando la
riserva non è reintegrata o ridotta in misura corrispondente con deliberazione
dell’assemblea straordinaria, non applicandosi le disposizioni dei commi se-
condo e terzo dell’articolo 2445 del codice civile”.
In altre parole, questa rise rva di transizione è indistribuibile e il suo im piego
per copertura di perdite può avvenire so lo in via residuale rispetto alle altre ri-
serve. Come lascia capire il D.Lgs. n. 38/2005, sembra che la sua naturale desti-
nazione sia l’imputazione a capitale sociale.
A maggior chiarimento si veda il seguente esempio.
Cespiti 945,95
Fondo ammortamento cespiti 70,95
Fondo imposte differite 274,75
Riserva di transizione IAS 600,25
tizzare (1.800) diviso la vita utile residua (18,5 a nni, in quanto il primo anno era
stato considerato per la metà), con conseguente valore della quota pari a 97,30,
quasi do ppia r ispetto al val ore at tuale del la qu ota o rdinaria di am mortamento
(50). Consegue che l’ammortamento 2006, già determinato con il b ilancio 2006
inserendo una quota di 50, avrà un impatto in termini di maggiori costi a cont o
economico di 47 ,30 e di m inori cost i pe r recu pero di im poste differite. Ip otiz-
zando per semplicità che le nuove aliquote fossero già in vigore dal 2007 (nella
realtà il calco lo d elle differite d ovrebbe avv enire u sando due ali quote di cu i la
prima del 37,25% s olo per il 2007 e quella del 31,4% per i 17,5 esercizi succes-
sivi), il riversamento sarebbe stato del 31,4% di 47,3, pari a 14,85.
In c onclusione, nel p rospetto di t ransizione IAS , l ’esercizio del l’opzione a-
vrebbe avuto i seguenti impatti:
– sul patrimonio netto di apertura (1/1/2006): + 600,25;
– sul risultato economico dell’esercizio 2006 = – 47,3 + 14,85 = – 32,45;
– sul patrimonio netto del 31/12/2006 = 600,25 – 32, 45 = 567,80.
I costi di manutenzione, così come previsto dalla prassi italiana, sono capita-
lizzabili se incrementano i benefici economici futuri r itraibili dal c espite. Negli
altri casi vanno spesati a conto economico.
Secondo lo IAS 16, qualora un intervento di manutenzione o di riparazione
comporti la sostituzione di una parte di un’attività, il relativo valore contabile
dovrà esser e eli minato e contemporaneamente si procederà a capitalizzar e l a
nuova parte.
Impianti 10
Cassa 10
Per cap ire poi quale sia il valore netto con tabile d ella p arte so stituita, co me
previsto dal paragrafo 14 del lo IAS 16, laddove non vi sia precedente esplicita
menzione nella transazione originaria del costo di acquisto della singola parte, si
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 175
deve stimare il costo di una analoga parte come indicazione di quale fosse il co-
sto della parte sostituita quando il cespite fu acquistato o costruito. Si supponga
quindi che la parte avesse un costo alla data di acquisto dell’impianto di 5. Per
cui si deve togliere dal costo dell’impianto 5 e la relativa parte del fondo (20% di
5 = 1). Quindi la eliminazione determina una minusvalenza di 4.
Impianti 5
Fondo ammortamento impianti 1
Minusvalenza 4
Con procedura simile alla sostituzione delle parti di cui sopra, si devono con-
tabilizzare i costi di verifica periodica (verifica controllo e ispezione caldaie,
aerei, ecc.). Tali costi sono inclusi nel valore contabile dell’elemento verificato
con eliminazione dell’eventuale valore contabile netto del costo della preceden-
te verifica come descritto nell’esempio precedente.
L’accantonamento a fondi per le manutenzioni cicliche è possibile solo nella
misura in cui sia permesso dalle regole dello IAS 37 (v. Cap. 9) che in sostanza
rende possibile l’accantonamento solo nella misura in cui la manutenzione non
dipenda solo dalla discrezionalità del management ma sia imposta da leggi, con-
tratti o derivi da un’obbligazione constructive.
Infine lo IAS 16 prevede che le cosiddette migliorie sui beni di terzi vengano
iscritte fra le immobilizzazioni materiali e non, come in uso diffuso nella prassi
nazionale, tra le immobilizzazioni immateriali, come esemplificato nel box se-
guente.
– al 31 dicem bre 2004: tale voce, c ome descritto per i pe riodi precedenti, si
incrementa per effetto delle riclassifiche da attività immateriali a vita definita ad
attività materiali in base allo IAS 16 e da terreni e fab bricati, e si rid uce invece
per effetto delle rettifiche derivanti dall’impairment test, effettuato in applicazio-
ne dello IAS 36.
Una delle peculiarità dello IAS 16 è rappresentata proprio dal trattamento dei
cespiti che richiedono f uture spese di ri mozione e bonifica. È i nfatti previsto
che, qualora al ter mine della vita utile del bene si renda necessario il sosteni-
mento di un costo di boni fica o di ripri stino del sito questo deva essere, oppor-
tunamente att ualizzato, accantonato ad uno specifico fondo, in accordo con lo
IAS 37, e nel contempo capitalizzato incorporandolo nel costo del cespite.
Ogni anno, in sede di chiusura del b ilancio verranno quindi rilevati maggiori
ammortamenti sul maggior costo capitalizzato e verranno rilevati oneri finanzia-
ri, calcolati come interessi che maturano sul fondo d i cui sopra. Così facendo,
quando si arriverà al termine della vita utile del cespite e si procederà alla boni-
fica, si disporrà di un fond o pari al co sto preventivato all’atto dell ’acquisto del
cespite. In so stanza il cost o della bonifi ca del sito viene spal mato durante tutta
la vita utile del cespite. Per un esempio contabile si rinvia al Capitolo 9.
Il calcolo degli interessi da im putare al cespite si deve basare sul c osto me-
dio ponderato annuo dei finanziamenti.
Infine va sottolineato come, secondo lo IAS 23, non sia possibile un’applica-
zione selettiva, bensì una volta stabilita una linea di comportamento per un de-
terminato cespite ci si dovrà co mportare uniformemente con tutti i beni aventi
caratteristiche similari.
178 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Ne consegue, che per una corretta applicazione dello IAS 23 dovrà risultare
un piano analitico dal quale risulti il leg ame tra i nuovi cespiti e la stru ttura già
esistente, che dimostri l’ampliamento o meno della capacità produttiva. Volendo
essere meno rigorosi, si può pensare di confrontare per ogni anno l’importo del-
l’investimento netto nel nuovo im pianto con la variazione (v alore f inale-valore
iniziale) del valore netto residuo dei cespiti della stessa cat egoria. Se qu est’ulti-
ma v ariazione è p ositiva, si po ssono calco lare in teressi su ll’intero investimento
medio nel nuovo im pianto; se invece la variazione fosse negativa (valore finale
minore del valore iniziale), l a capitalizzazione degli interessi si dovre bbe calco-
lare solo sulla differenza tra in vestimento medio nel nuovo impianto e la varia-
zione così calcolata, che rappresenta in effetti un disinvestimento.
Il calcolo degli interessi si basa sul costo medio ponderato annuo dei finan-
ziamenti. In tali situazioni, per semplicità, si deve calcolare il rapporto tra to tale
degli oneri finanziari netti (al netto cioè dei proventi finanziari) desunti dal conto
economico, che qu indi riepiloga il costo del fin anziamento effettiv o per tu tta
l’azienda e rapp ortarlo alla po sizione finanziaria netta media dell’anno (ottenuto
come semisomma della posizione finanziaria netta ad inizio anno e qu ella a fine
anno). Si prende la posizione finanziaria netta per omogeneità con la considera-
zione degli oneri finanziari netti (al netto cioè degli interessi attivi). Supponendo
un costo medio ponderato del 6% per l’anno 2012 e supponendo per semplicità
che esso rimanga costante nel 2013 e nel 2 014, il valore degli interessi capitaliz-
zati sarebbe dunque il seguente:
Si d eve però co ntrollare per ogni an no ch e l’en tità co mplessiva dei costi d i
finanziamento che l’azienda capitalizza non sia superiore ai costi di finanziamen-
180 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Per l’acquisizione di cespiti possono esservi contribut i sia pubblici che pri-
vati, intesi come agevolazioni concesse da terzi soggetti per favorire la dotazio-
ne strutturale dell’azienda. Lo IAS 20 è il principio che disciplin a i contributi
pubblici, ma estensivamente si può applicare le stesse regole anche ai contributi
privati. In questa sede si tratta dei c ontributi in conto capitale, ossia contributi
per il cui ottenimento è condizione essenziale che l’ azienda acquisti, costruisca
o comunque acquisisca attività immobilizzate. Per i contributi in conto esercizio
si rinvia invece al Capitolo 11.
Il contributo in conto capitale deve essere contabilizzato quando sia ragione-
volmente certo che l’azienda rispetti le condizioni previste per il suo ottenimen-
to e il contributo sia ricevuto. La “r agionevole certezza” i mplica quindi che in
quel momento sussistono tutte le condizioni richieste per la verifica di tale even-
to, solo che, potendosi trattandosi anche di evento fut uro, esso potr ebbe ancora
non essersi concretizzato.
Se i contribut i in parola sono ricono sciuti quale co mpensazione di costi che
l’azienda sostiene per l’ acquisizione di cespiti (ad esempio investimenti in zone
depresse o in momenti svantaggiati dal punto di vista operativo), essi rappresen-
tano un ricavo pluriennale da imputare per quote a conto economico in modo da
allinearlo ai costi che si vogliono compensare. Per cui i contributi in conto capi-
tale si ripartiranno sull o s tesso arco tem porale del cespite per il quale è stato
concesso l’incentivo.
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 181
Un contributo in conto capitale che deve essere restituito (ad es. per mancato
rispetto delle condizioni previste per la sua concessione) deve essere contabiliz-
zato come una rettifica di una stima cont abile (come previsto dall o IAS 8). La
restituzione di un contributo in conto capitale deve essere rilevat a quindi au-
mentando il valore contabile del bene o riducendo i l saldo dei ricavi differiti
dell’ammontare da restituire. L’ ammortamento complessivo ulteriore che, qua-
lora il contributo n on fos se stato ottenut o, sarebbe stato rilevato fino a quel
momento, deve essere rilevato immediatam ente come costo. Le circostanze che
danno luogo alla restituzione di un contributo in cont o capitale po ssono richie-
dere di verificare il nuovo valore contabile del bene al fine di determinare se es-
so abbia subito una riduzione di valore.
182 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
sul conto economico sia lo stesso della prima alternativa. In nessun caso, comun-
que, può essere accreditato l’intero importo del contributo a conto economico.
Si supponga adesso che sia stata usata la seconda alternativa (sottrazione del
contributo dal cespite) e che dopo due anni il contributo debba essere restituito.
A quel punto gli ammortamenti imputati nei primi due anni sono stati di 200 +
200. In assenza di contributo sarebbero stati 400 + 400. Per cui contabilmente si
rileverà quanto segue:
Una volta acquisiti, i cespiti devono essere valutati ad ogni reporting date.
Al riguardo, diversamente dalle regole italiane che prevedono solo un criterio
(costo-ammortamenti), lo IAS 16 permette di scegliere liberamente tra due mo-
delli alternativi, il metodo del costo e quello del fair value.
Il cost model
Il cost model si identifica sostanzialmente con la pratica in uso in Italia e co-
dificata dal documento n. 16 dell’OIC. In sostanza, il trattamento in oggetto
prevede che il cespite venga mantenuto iscritto al costo storico decurtato degli
ammortamenti e delle svalutazioni. Per la procedura di ammortamento vale so-
stanzialmente quanto già noto nel quadro normativo nazionale.
Scopo del processo di ammortamento è quello di spalmare il costo del cespi-
te sugli esercizi in cui questo cede utilità all’interno del processo produttivo.
Pertanto esso deve essere sistematico, deve essere a quote costanti o impiegare
184 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
altro metodo tale da consentire una sua disposizione razionale (si pensi all’am-
mortamento in base alle unità prodotte).
Per quanto attiene le svalutazioni si rin via alla trattazione dello I AS 36, pre-
sentata nel Cap. 6.
Ovviamente gli ammortamenti sar anno da com putare solo per i cespiti che
hanno vita utile definita; per quelli con vita indefinita (come i terreni) non vi sa-
rà ammortamento.
La procedura di ammortamento secondo lo IAS 16 differisce dalle regole ita-
liane solo per la m aggiore libertà nella scelta del criterio di ammortamento. Si
possono i nfatti scegliere i nfatti anche criteri a quot e variabili in relazione alla
percentuale di utilizzo del cespite nei si ngoli esercizi rispetto al totale della ca-
pacità produttiva utilizzabile nel corso della vita util e (es. l’ ammortamento an-
nuo di una cava avviene i n base al rapporto tra vol ume scavato nel periodo ri-
spetto a volume stimato complessivo scavabile iniziale).
Il revaluation model
Il revaluation model costituisce una novità rispe tto al quadro normativo ita-
liano. Secondo lo IAS 16 è infatti possibile, qualora per una determinata catego-
ria di beni si scelga di adottare tale modello, effettuare periodica mente il rialli-
neamento al fair value. In sostanza, secondo questo modello, il valore di un ce-
spite viene determinato come segue:
+ costo iniziale del cespite;
+/– adeguamenti al fair value;
– ammortamenti;
– svalutazioni.
È importante notare come non viene meno il processo d’ammortamento.
L’adeguamento al fair value deve avvenire quando s i ritiene che esso si di-
stacchi significativamente dal valore co ntabile. Quindi tali adegua menti posso-
no avvenire annualmente o ad intervall i più am pi in funzione dell’ampiezza e
della frequenza delle oscillazioni del fair value.
L’eventuale rivalutazione co mporta la creazione di u n’apposita riserva di ri-
valutazione all’interno del patrim onio netto, a meno che non vi siano state pre-
cedenti svalutazioni confluite a conto economico, caso in cui la rivalutazione va
imputata a conto economico fino a co ncorrenza del la precedente svalutazione
(al netto degl i amm ortamenti aggiu ntivi che vi sarebbero stati se non si f osse
precedentemente svalutato). L’ eventuale svalutazione e mergente dall’ adegua-
mento a fair value confluirà invece direttamente a conto economico, a meno che
non vi sia stata una precedente rivalutazione im putata a riserva, caso nel quale
la svalutazione andrà prioritariamente a ridurre tale riserva.
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 185
Macchinari 50
Fondo ammortamento macchinari 10
Fondo imposte differite 16
Riserva di rivalutazione 24
A tal punto l’ammortamento sarà calcolato non più su 100 (valore iniziale)
ma su 150 (100 + 50 rivalutazione), determinando quindi una quota annua di 15.
La riserva di rivalutazione potrà rendersi disponibile o complessivamente al
momento della dismissione finale del bene, oppure per quote in funzione della
differenza tra la quota di ammortamento determinata sul valore rivalutato e la
quota di ammortamento che si sarebbe avuta senza adeguamento al fair value
(15 – 10 = 5). Lo IAS 16 però precisa che lo storno della riserva di rivalutazione
non si tradurrà in un ricavo a conto economico, ma in un incremento delle riserve
di utili. Il fisco non riconosce deducibile il maggiore ammortamento di 5 e lo
porta ad aumento della base imponibile determinando maggiori imposte. L’azienda
fronteggerà il maggior debito tributario stornando quota del fondo imposte diffe-
rite precedentemente costituito (5 (40% = 2). La riserva di rivalutazione sarà gi-
rata a riserva disponibile per 3.
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 187
Quindi, ipotizzando di gira re la riserva disponibile per quote man mano che
procede l’ammortamento, nell’esercizio successivo alla rivalutazione avremo:
Con questo meto do, diversamente d alla con sueta p rassi co ntabile italian a, a
conto economico transiterà solo la plusvalenza di 10 (e non di 50, data da 130 – 80),
mentre la rivalutazione compiuta, anche se a questo punto realizzata, pe rmarrà a
stato patrimoniale nel netto sotto forma di utili distribuibili. Il fondo imposte an-
drà infine stornato completamente in quanto nell’esercizio di realizzo il fisco tas-
188 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
serà la plusvalenza di 130 (prezzo di vendita) – 80 (valore residuo del cespite ri-
conosciuto fiscalmente) = 50. Di tale plusvalenza fiscale quella di competenza
dell’esercizio è soltanto di 10, mentre sulla plusvalenza di 40 che corrisponde al-
la rivalutazione precedente sarà utilizzato il fondo imposte differite (pari appunto
al 40% di 40, cioè 16).
Il contenuto delle note previste dallo IAS 16 è m olto in linea con quanto già
noto secondo la norm ativa nazionale. Quindi, per ciascuna classe di imm obili,
impianti e macchinari, si devono indicare:
a) i criteri impiegati nella valutazione (cost model, ecc.);
b) il criterio di ammortamento utilizzato;
c) le vite utili o il tasso di ammortamento utilizzato;
d) il movimento dei valori relativi che partendo dal contabile lordo, dagli am -
mortamenti accumulati e dalle svalutazioni (eventuali) accu mulate mostri le
cause di variazione che spieghino il valore finale:
– increm enti
– riclassificazioni, come nel caso di classificazione di immobilizzazioni
come possedute per la vendita o inclu se in un gruppo in dismissione clas-
sificato co me posseduto per la vendita, in conf ormità all’IFRS 5 e altre
dismissioni;
– acquisizioni a seguito di aggregazioni aziendali;
– aumenti o diminuzioni derivanti dalla applicazione del revaluation model;
– svalutazioni/ripristini secondo quanto previsto dallo IAS 36;
– amm ortamenti;
– differenze nette di cam bio derivanti dalla conversione de l bilancio dalla
valuta funzionale in una diversa moneta di presentazi one, inclusa la con -
versione di una gestione estera nella moneta di presentazione dell’ entità
che redige il bilancio; e
– altri cambiamenti.
Nelle note si devono deve inoltre indicare:
a) l’esistenza e l ’ammontare di restrizioni sulla titolarità e i mpegni di imm obi-
lizzazioni a garanzia di passività;
b) l’importo delle spese rilevate nel valore contabile di una imm obilizzazione
nel corso della sua costruzione;
c) l’ammontare degli im pegni contrattu ali in essere per l’ acquisto di imm obi-
lizzazioni; e
d) se non è in dicato separatam ente nel prospetto del conto econo mico, l’im -
porto del risarcim ento da parte di te rzi imputato a co nto economico per im -
mobilizzazioni che hanno subito una ri duzione di valore, sono stati persi o
dismessi.
In conform ità a quanto p revisto dalla IAS 8, si de ve indicare l a natura e
l’effetto di un ca mbiamento di stima c he ha un effetto sull’ esercizio corrente o
190 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
ci si att ende che lo abbia sugli esercizi successivi. Per le i mmobilizzazioni tale
indicazione può derivare dai cambiamenti nelle stime con riferimento a:
a) valori residui;
b) costi stimati di smantellamento, rimozione o ripristino degli elementi di im -
mobili, impianti e macchinari;
c) vite utili; e
d) criteri di ammortamento.
Lo IAS 16 suggerisce inoltre di fornire nelle note le seguenti informazioni:
a) il valore di elementi temporaneamente inattivi;
b) il valore contabile lordo di elementi completamente ammortizzati ma ancora
in uso;
c) il valore di elem enti ritirati dall’uso attivo e non classificati co me posseduti
per la vendita in conformità all’IFRS 5; e
d) quando viene adottato il modello del co sto, il fair value (valore equo) di im-
mobili, im pianti e macchinari quando questo è notevolm ente differente dal
valore contabile.
1
Come casi particolari lo standard contempla anche le seguenti situazioni:
– se un immobile è in parte adibito ad investimento immobiliare e in parte a immobile strumen-
tale per al tra attività produttiva, si dovrà anzi tutto valutare la pos sibilità di separ are contabil-
mente le due parti per sottoporle a contabilizzazioni diverse; se ciò non fosse possibile, si do-
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 191
vrà considerare il tutto come investimento immobiliare solo se è insignificante la parte adibita
ad altra attività produttiva;
– se agli occup anti di un investim ento im mobiliare l’az ienda forni sce anche d ei se rvizi com -
plementari (es. ristorazione o trasporto), si tratta di valutare quale componente (tra alloggio e
servizi complementari) è pr evalente. Se preva lgono i serviz i forn iti ( come in un albergo) la
proprietà sarà contabilizzata secondo lo IAS 16. La difficoltà di compiere nette separazioni in
alcuni casi limite, induce comunque lo IAS 40 a richiedere attenzione nel giudizio.
192 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
dei beni. Op pure il fair value potrebbe esser e deter minato sti mando i fl ussi di
cassa futuri derivanti da contratti di affi tto in essere o da contratti di affitto esi-
stenti per beni similari e scontandoli ad un tasso che r ifletta che rifletta le incer-
tezze aziendali circa l’entità ed il momento di verifica di tali flussi.
Lo IAS 40 incoraggia, pur non obbli gando, le azien de a determ inare il fair
value sulla base del giudizio espresso da un autonomo ed indipendente valutato-
re, dotato di notevole competenza professionale, esperto nel settore.
Se si verifi cano casi e ccezionali per i quali la deter minazione del fair value
diviene im possibile, in quanto non vi sono prezzi di riferimento ottenuti da
scambi di beni sim ilari, l’azienda deve valutare tali beni secondo il cost model,
assumendo un valore di realizzo finale al termine della vita utile pari a zero. Ta-
le deroga è prevista dallo IAS 40 solo per quegli immobili privi di un fair value
di riferimento. Gli altri i nvestimenti immobiliari per i quali è det erminabile un
prezzo di mercato di riferimento devono continuare ad essere valutati con il me-
todo del fair value.
Tale regola vale anche per gli imm obili IAS 40 ancora in costruzione, per i
quali può essere usato la valutazione al co sto finché non risulta determinabile il
fair value (ad esempio quando sono terminati).
Merita essere sottolineato come, secondo l’art. 6 del D.Lgs. n. 38/ 2005, per
le societ à ital iane che adottano gli IAS/IFRS nel proprio bilancio di es ercizio
(individuale o separato) è necessario destinare ad ap posita riserva, al netto del-
l’effetto fisca le, le plusval enze da riva lutazioni generate dall’ applicazione del
metodo del fair value. Tale riserva permarrà finché l’immobile non è realizzato
per cessione oppure il plusvalore non s i riduce per successiva svalutazione. A-
simmetricamente le perdite di cui sopra non ridurranno tale riserva ma andranno
imputate a conto economico.
Si sup ponga che una so cietà r ediga il pr oprio bilancio sep arato seco ndo g li
IFRS e valuti un investimento immobiliare secondo il metodo del fair value indi-
cato dallo IAS 40. Si supponga che il fair value a fine esercizio sia 2.000 e il va-
lore contabile sia 1 .600. Essa dovr à dunqu e r ilevare a con to economico un a
plusvalenza di 400 i ncrementando i n con tropartita il val ore del cespite. Sulla
plusvalenza grava un effett o fiscale per l’imponibilità di tale p lusvalenza nel
momento in cui si realizza. Per cui l’onere fiscale relativo è di 31,4% (IRES +
IRAP) (400 = 125,6. Tale imposta dovrà essere rilevata secondo quanto disposto
dallo IAS 12 tra le imposte differite. La plusvalenza netta “potenziale” (in quanto
non realizzata, ma comunque inviata a conto economico) è dunque di 274,4 (400
– 125,6).
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 193
Per quanto riguarda le aziende italiane si pone poi il problema del trattamento
degli utili derivanti da tale riv alutazione, come d isciplinati dall’art. 6 del D.Lgs.
n. 38/2005.
Come detto nella norma civilistica, si è in presenza di un caso di utili da valu-
tazione diversi da quelli riferiti a s trumenti finanziari detenuti per negoziazione,
all’operatività su cambi e di copertura, per cui opera la ca utela richiesta dall’art.
6 del D.Lgs. n. 38/2005 volta ad evitare il rischio di distribuzione degli utili cor-
rispondenti a tale riv alutazione. Si tratta quin di di definire tre situ azioni alterna-
tive:
a) la società chiude il su o bilancio con un utile maggiore di 274,4, ad esempio
300;
b) la so cietà ch iude il su o b ilancio con un utile in feriore a 274,4, ad esem pio
200;
c) la società chiude il suo bilancio in perdita.
1. nel cas o a) si tratterà di acc antonare a ri serva i ndisponibile u n i mporto di
274,4 e la differenza di 25,6 (300 – 274,4) rimarrà disponibile per la distribu-
zione o l’accantonamento ad altra riserva;
2. nel caso b) si dovrà non solo accantonare a riserva disponibile l’intero utile di
200, m a accantona re alla stessa posta anche la diffe renza di 74,4 (274,4 –
200), p relevandola da al tra r iserva di sponibile, op pure, s e quest e n on s ono
capienti, se gnalando (i n N ota, di remmo) ch e nei p rossimi eserci zi si do vrà
accantonare la differenza;
3. il caso c) non è affrontato direttamente dal Decreto; tuttavia chi scrive ritiene
che anche in questo caso si debba, per logica, accantonare prelevando da altra
riserva, tenuto conto che l’anno successivo, in presenza di utile, la plusvalen-
za ancora non realizzata potrebbe essere distribuita.
Il metodo consentito
L’applicazione del cost model ricalca da vicino quella prescritta dallo IAS
16, però in questo contesto è necessari o fornire, quale informazione integrativa,
il fair value dell’investimento immobiliare.
194 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Cambi di destinazione
Lo IAS 40 dispone precisi criteri da seguire nel caso in cui vi siano cambi di
destinazione dell’immobile. Essi possono essere determinati dai seguenti eventi:
1. l’inizio di un a occupazion e dell’imm obile da parte del proprietario, quale
passaggio da investimento immobiliare a immobile strumentale;
2. l’ inizio della prospettiva di vendita, quale passaggio da investi mento immo-
biliare a immobile-merce.
In questi casi, l’azienda dovrà valutare il cespite applicando le disposizioni
rispettivamente contenute nello IAS 16 o nello IAS 2. In entrambi i casi essa
necessiterà del costo e lo IAS 40 dispone che se sino al momento del cambio di
uso l’investimento immobiliare era stato valutato al fair value, quest’ultimo va-
lore, così come risulta all a data del ca mbio di desti nazione, diverrà il costo da
impiegare nelle valutazioni.
3. Fine di una occupazione dell’imm obile da parte del proprietario, quale pas-
saggio da immobile strumentale a investimento immobiliare.
In tal caso l’ azienda dovrà applicare lo IAS 16 fino alla data del cambio di
uso. A q uella data l’aziend a dovrà trattare ogni differenza tra il costo ed il fair
value come una rivalutazione secondo lo IAS 16. Quindi, se l’ applicazione del
fair value de terminerà una minusvalenza rispetto al costo residu o esistente in
bilancio, essa confluirà come costo a c onto economico. Se invece dal confronto
scaturirà una plusvalenza, questa costituir à una plusvalenza da inviare a conto
economico se e solo nella misura in cui ripristina precedenti svalutazioni. Per la
parte eccedente eventuali precedenti sv alutazioni, si dovrà accreditare diretta-
mente una riserva di rivalutazione ( revaluation model IAS 16), che per marrà
fino a quando il bene non sarà ceduto, momento nel quale sarà girata a riserva di
utili senza transitare dal conto economico.
Se invece l’azienda intende valutare i propri investimenti immobiliari secon-
do il m etodo del costo, i cam bi di uso tra imm obile stru mentale, immobile-
merce e investim ento immobiliare non de termineranno variazioni nel valore di
carico dell’immobile.
4. Passaggio di i mmobile da magazzino a investimento i mmobiliare. In questo
caso se il metodo prescelto di valutazione è quello del fair value, la differen-
za tra il fair value e il cos to alla data del cam bio di destinazione è im putata
direttamente a conto economico.
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 195
IAS 40 e leasing
Possono essere qualificati come investimenti immobiliari e quindi soggetti
alla disciplina dello IAS 40 sia immobili acquisiti in leasing finanziario. Anche
gli immobili detenuti come leasing operativo (il classico affitto normale) posso-
no essere qualificati come IAS 40 purché essi abbiano le caratteristiche di inve-
stimento immobiliare (a sua volta affittato, ad esempio) e ad essi sia applicato il
fair value model. In questo secondo caso, il fair value deve essere applicato a
tutti gli investimenti IAS 40.
2
Ad esempio lo IAS 17 non si applica ai lo catari per la valu tazione di investimen ti immobi-
liari posseduti tr amite leasing finanziari (affrontati dallo IAS 40 “ Investimenti immobiliari”) o
tramite leasing operativo e soggetti alle norme IAS 40.
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 199
Il costo al quale tale bene deve essere rilevato inizialmente è pari al fair va-
lue del bene l ocato o, se pi ù basso, al va lore attuale della so mma dei canoni da
pagare attualizzati in base al tasso i mplicito del leasing (quel tasso che rende
uguale il valore attuale dei cannoni al fair value del bene in leasing).
Specularmente, tale valore sarà anche iscritto tra i debiti. Successivamente, il
pagamento di ogni rata sarà considerato quale parziale rimborso del debito e pa-
gamento di interesse finanziario.
Nel dettaglio lo IAS 17 stabilisce inoltre che:
– il bene locato è inserito in stato patri moniale al suo fair value (o, se il valore
attuale dei pagamenti minimi è più basso, a quest’ultimo valore);
– i costi iniziali (istruttoria pratica, ecc.) sono portati ad aumento del valore del
bene;
– l’ammortamento del bene verrà operato in relazione a quanto disp osto dagli
standard relativi al tipo d i bene (IAS 16 o IAS 38); analogamente, se sussi-
stono le condizioni, si dovrà svalutar e il bene secondo quanto disposto dallo
IAS 36.
In bilancio il locatario dovrà evidenzi are il valore netto (valore iniziale –
ammortamento) de i leasing finanziari, distinti per c lasse, il cost o i mputato a
conto economico, il totale dei pagamenti futuri alla data del bilancio distinguen-
do tra quelli scadenti entro un anno, tra 1 e 5 anni ed oltre 5 anni. Inoltre si deve
fornire la descrizione generale degli acc ordi di leasing, gli eventuali co mpensi
futuri per operazioni di subaffitto del leasing.
Il locatore (lessor) nel suo bilancio deve comportarsi in modo speculare, im-
putando un credito iniziale pari al valore attualizzato dei canoni previsti dal con-
tratto e considerare i canoni periodici come quote di rim borso aumentate degli
interessi. Sol o gli interessi apparira nno nel conto econom ico del locatore. La
considerazione dei ricavi dovrà avvenire ad un tasso di interesse costante sul-
l’investimento netto residuo, così come operato dal locatario. Anche in questo
caso nelle note si deve fornire la distinz ione temporale dei pagamenti futuri so-
pra menzionata.
Impianto 200.000
Banca c/c 020.000
Debito finanziario 180.000
Al pagamento della seconda rata, sul nuovo debito residuo di 168.173 si ap-
plica nuovamente il tasso di 2,1382% per calcolare la quota di interessi sulla se-
conda rata e, per differenza con 16.000, la parte di rimborso del debito. Così ope-
rando all’1/2/2009 il debito risulterà estinto, dopo aver pagato complessivamente
interessi per 31.000 e r imborsando il cap itale d i 180 .000 ( + 20.000 pagati alla
stipula del contratto).
Alla fine di ogni esercizio sul valore di 200.000 si calcolano ammortamenti
nella misura del 20%, pa ri a qu ote ann ue di 40 .000, t ali da far di minuire gra -
dualmente il valore residuo del cespite a stato patrimoniale.
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 201
Nell’esempio descritto la vita utile del bene coincide con la durata del con-
tratto di leasing. Nei casi (più frequenti) in cui la durata del contratto sia più bre-
ve della vita utile, dall’applicazione del metodo finanziario negli anni di vita del
contratto deriva una minore incidenza sul risultato economico e sul patrimonio
netto rispetto al metodo patrimoniale, in quanto la quota di ammortamento riferi-
ta al bene si ripartirà su un numero maggiore di anni.
Al 31 dicem bre 2011 gli i mmobili, i mpianti e macchinari del Gruppo Fiat
(con escl usione d i qu elli d i Chrysler) gravati d a g aranzie reali o altri vin coli a
fronte di finanziamenti ottenuti, principalmente cespiti giuridicamente di proprie-
tà d i forn itori ma iscritti n el b ilancio co nsolidato d el Gruppo secon do quanto
previsto dal l’IFRIC 4 c on c ontestuale i scrizione di un debito fi nanziario per
leasing, presentano i seguenti ammontari:
L’IFRS 5 (Non-current assets held for sale and discontinued operations) di-
sciplina specificamente le immobilizzazioni destinate alla vendita (singolarmen-
te o in grupp o) stabilendo regole che li qualificano più com e elementi del ma-
gazzino che co me i mmobilizzazioni, e le operazioni di dismissione, preveden-
done una specifica evidenza in bilancio.
206 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Criteri di valutazione
Le immobilizzazioni destinate alla vendita saranno valutate al minore tra va-
lore di carico e fair value diminuito dei costi di vendita (un crite rio simile alla
regola generale di valutazi one del m agazzino), do ve il valore di carico sarà il
valore al quale erano fino a quel momento valutati in contabilità (costo storico
diminuito degli amm ortamenti e dell e eventuali svalutazioni, costo rivalutato
diminuito degli ammortamenti e delle eventuali svalutazioni se è stato applicato
il revaluation model, costo dim inuito delle eventuali svalutazioni se si tratta di
intangibile c on vita utile indefinita). D ove il fair value dim inuito dei costi di
vendita sia inferiore al valore di caric o, si dovrà operare una svalutazione da
imputare a conto economico.
Nel caso di fair value al netto dei costi di vendita superiore all’importo iscritto
in contabilità, potranno essere operate d elle rivalutazioni di ripristino solo se in
precedenza era stata effettu ata una svalu tazione (sia applicando le regole previ-
ste dallo IAS 36 quando il bene era considerato una normale i mmobilizzazione,
3
Periodi superiori sono ammissibili solo in c asi eccezionali, indipendenti dalla volontà del
management e comunque non tali da modificare il piano di dismissioni. L’IFRS 5 dispone inol-
tre che se i requisiti descritti nel testo si verificano nel periodo che va tra la data di chiusura del-
l’esercizio e quella di redazione del bilancio, si deve dare informazione in nota integrativa, men-
tre ne llo s tato p atrimoniale d ell’esercizio chiuso res teranno qu alificati c ome immobilizzazioni
strumentali.
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 207
sia applicando l ’IFRS 5 dopo che il bene era stato destinato alla vendita) e ne i
limiti della svalutazione operata 4.
Finché il ben e è classificato come “destinato alla vendita”, non si dovrà più
procedere ad amm ortamento. Si co ntinueranno invece a capitalizzare i costi re-
lativi, laddove permesso (vedi IAS 23 e IAS 16).
Se vengono meno le condizioni che perm ettono di c onsiderare il bene stru-
mentale (o il gruppo) come destinati a lla vendita, il cespite è di nuovo classifi-
cato tra le i mmobilizzazioni e assumerà un valore pari al più basso tra valore d i
carico pri ma che fosse des tinato alla ve ndita (diminuito degli amm ortamenti e
svalutazioni che si sarebbero avute nel frattempo) e valore recuperabile.
Per un immobile strumentale dal valore residuo di 500 (costo storico 1.000,
vita utile 10 anni, quota ammortamento annua 100) la direzione dispone nel 2012
la vendita. Alla chiusura dell’esercizio 2012, mentre sono in corso alcune tratta-
tive per la v endita il fair value al netto dei costi di vendita è di 450. Consegue,
oltre alla ch iusura del fondo ammortamento una svalutazione di 50, senza che si
proceda ad ammortamento per effetto delle norme IFRS 5.
Svalutazione dell’immobile
Svalutazione (CE) 50
Immobili IFRS 5 (SP) 50
4
Se si è in pres enza di un grupp o di asset destinati alla vendita, la svalutazione e l’eventuale
rivalutazione deve riguard are cumulativamente tutti gli elementi del gruppo. L’ importo comples-
sivo sarà poi attribuito ai singoli elementi in proporzione al loro valore di carico.
208 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Ripresa da IFRS 5
Immobili (SP) 1.000
Ammortamento immobili (CE) 00.50
Fondo ammortamento immobili (SP) 600
Immobili IFRS 5 450
Rappresentazione in bilancio
La regola generale stabilita dall’IFRS 5 è quella di evidenziare distintamente
a bilancio tanto i beni strumentali destinati alla vendita, quanto gli effetti reddi-
tuali e finanziari delle discontinued operations, ossia delle cessioni avvenute, in
modo tale da separare nettamente ciò che presumibilmente si ripeterà in futuro
(che rappresenterà l’area delle continuing operations) dalle operazioni di di-
smissioni avvenute nell’esercizio o in procinto di avvenire (come beni strumen-
tali destinati alla vendita).
In stato patrimoniale i beni destinati alla vendita dovranno essere classificati
in un gruppo a sé. Se si è in presenza di un gruppo che include anche dei debiti
(es. la prevista cessione di un intero ramo d’azienda), apposite classi autonome
dovranno essere costituite tanto nell’attivo quanto nel passivo (senza procedere
a compensazioni). All’interno di tale/i classe/i dovranno essere evidenziate le
sottoclassi più significative. Non è prevista per tali beni una riclassificazione dei
bilanci precedenti per applicare retrospettivamente le nuove regole di valutazio-
ne, con impatto quindi contabile sulle riserve del netto.
A conto economico, l’evidenza distinta delle dismissioni avvenute va fornita
quando l’operazione ha riguardato un importante segmento operativo (ex IFRS
8) o costituisce una parte di un più ampio piano di dismissione di un segmento o
riguarda una partecipata acquisita solo con lo scopo di venderla successivamente.
In un unica voce del conto economico devono essere riepilogati:
– il risultato economico al netto delle tasse proveniente dalle suddette opera-
zioni di dismissione;
– il risultato economico al netto delle tasse proveniente dalle valutazione dei
beni strumentali destinati alla vendita e non ancora ceduti (come svalutazio-
ni, rivalutazioni, eventuali capitalizzazioni di singoli elementi di costo).
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 209
Questa voce deve poi essere esplosa (possibilmente nelle note, ma anche di-
rettamente nel conto economico) in un prospetto che m ostri sia i ri cavi e i costi
derivanti dalle operazioni di dismissione e la relative i mposte, sia i costi/ricav i
derivanti dalla valutazione dei beni stru mentali (o gruppi) destinat i alla vendita
(e le relative i mposte). Sem pre in not a ( ma anche d irettamente nel rendiconto
finanziario) deve essere presentato il flusso di cassa netto riconducibile alle ope-
razioni di dismissione (distinto nelle consuete tre sezioni: operativa, investimen-
to e finanzia mento). Per f avorire la co mparazione con il passato, l’ azienda do-
vrà poi assicurarsi che i bilanci degli esercizi precedenti mostrino gli effetti del-
le operazioni di dismissione avvenute in passato.
Nelle note, oltre a quanto già stabilito per il dettaglio dei co mponenti reddi-
tuali, dovrà essere descritto il bene (o il gruppo) destinato alla vendita, le car at-
teristiche dell’operazione di dismissione (o della decisione di n on procedere più
ad una ven dita prima pianificata), il seg mento (ex IAS 14) nel quale il bene è
collocato.
Infine, se un’azienda annulla la decisio ne di dism ettere un bene strumentale
prima classificato come destinato alla v endita, i relativi componenti reddituali e
finanziari prima classificati come discontinued operations dovranno essere nuo-
vamente attribuiti alla sezi one delle continuing operations. Per ese mpi applica-
tivi, si rinvia al Capitolo 4.
CASI
IASB, non è possibile ritenere i costi di sviluppo distinti dallo sviluppo dell’atti-
vità aziendale nel suo complesso.
I costi relativi agli elementi non iscrivibili a Stato Pat rimoniale devono esse-
re inviati a C onto Economico. Se già risultavano capitalizzati prima dell’ appli-
cazione delle regole IASB, dovranno essere eliminati dallo Stato Patri moniale.
Proprio per tali regole le aziende ita liane che sono passate agli IFRS hanno do-
vuto stornare alla data della transizione nu merose attività i mmateriali, co me
mostrato nel box successivo.
Eliminazione
costi di ricerca (11) 2 (9) 5 (6)
applicata
Eliminazione
costi di impianto (2) – (2) 1 (1)
e ampliamento
Eliminazione
altri costi plu- (6) – (6) (1) (7)
riennali
(19) 2 (17) 5 (14)
I costi di ricerca applicata sono relativ i a studi capitalizzati in ese rcizi prece-
denti al 2003 (a partire da tale data le regole contabili di Gruppo prevedevano in-
fatti la capitalizzazione dei soli costi di sviluppo). Gli altri oneri pluriennali sono
in gran p arte relativi a migliorie su beni di terzi ed a co sti sostenuti dalla Capo-
gruppo nel l’ambito di un progetto di ri duzione dei c osti con dotto nel l’interesse
delle società del Gruppo. L ’applicazione di tali regole ha comportato un benefi-
cio eco nomico net to pari a e uro/mil. 5 al 31 dicembre 2 004 (e uro/mil. 2 al 30
giugno 2004), derivanti da minori ammortamenti per euro/mil. 13 (euro/mil. 6 al
30 giugno 2004) e storno di capitalizzazioni relative all’e sercizio 2004 per eu-
ro/mil. 8 (euro/mil. 4 al 30 giugno 2004).
214 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Acquisizione separata
In generale, lo IAS 38 tende a replicare le regole previste nello IAS 16 per la
determinazione del costo iniziale.
Per l’acquisizione da terzi soggetti, in sostanza lo IAS 38 fornisce regole si-
mili a quelle già descritte per lo IAS 16 (prezzo di acquisto aumentato degli o-
neri accessori di acquisto e di collaudo e dim inuito degli sconti e abbuoni com -
merciali), salvo precisare più nettamente alcune e sclusioni (es. costi di start-up
quali costi di introduzione di nuovi prodotti, di spes e legali per l a costituzione
aziendale, di trasferimento del business in altri luoghi, di perdite operative ini-
ziali dovute al non ancora avvenuto perfe tto funzionam ento di nuovi processi
produttivi), i costi sostenuti per la pene trazione commerciale in nuovi mercati o
segmenti (inclusi i costi di form azione del personale); le spese generali ed a m-
ministrative.
Un altro aspetto significativo concerne il pagamento, per cui il paragrafo 32
precisa che laddove l’azienda consegua un differimento oltre “i normali termini
di credito”, il costo dell’attività i mmateriale acquisita deve essere pari al “prez-
zo equivalente per contanti. La differenza tra questo importo e il pagamento
complessivo è contabilizzata come onere finanziario lungo la durata del credito
(…)”. È altresì contem plata un’altra opzione di contabilizzazione della suddetta
differenza, la quale è da ricondursi alla applicazione dello IAS 23, Oneri Finan-
ziari, qualora siano soddisfatte le relative condizioni di iscrizione in bilancio.
Questa seconda opzione di contabilizzazione è alternativa alla precedente.
acquisita ma che non sono i scrivibili a Stato Pat rimoniale per l e regole IASB
(come è il caso di costi di ricerca applicata, non riconosciuti dallo IAS 38).
2. Togliere dal valore dell’avviamento il valore di attività (o aggiungere il valo-
re di passività) che non sono state iscritte nello Stato Patrimoniale dell’azien-
da ac quirente post-aggregazione i n quanto assent i nel lo Stato Pat rimoniale
dell’azienda acquisita ma che devono essere iscritte a Stat o Patrimoniale per
le reg ole I ASB (come è i l caso del valore dei be ni i n leasing finanziario al
netto delle passività relative, trattati nel par. 4.1.1).
3. Modificare il valore dell’avviamento p er t ener con to d el fatto ch e le attiv i-
tà/passività acquisite devono essere iscritte nel bilancio post-acquisizione te-
nendo conto del loro fair value alla data dell’acquisizione, come determinabi-
le seco ndo le regole IAS/IFRS, ind ipendentemente d al fatto ch e seco ndo le
regole italiane tali elementi possano al contrario essere importati nel bilancio
post-acquisizione al valore contabile che essi avevano nello Stato Patrimonia-
le della società acquisita.
L’IFRS 1 c oncede poi la possibilità che in sede di prima applicazione delle
regole IASB un’azienda adotti una esenzione che consiste nel non applicare re-
troattivamente le regole dell’IFRS 3 alle operazioni di business combinations av-
venute prima della dat a di t ransizione a gli IAS/IFRS. Questa ese nzione agli
IAS/IFRS per un’azienda che presenta già in bilancio un avviamento per una o-
perazione di aggregazione aziendale compiuta in precedenza, implica che:
– il valore dell’avviamento non debba più essere rideterminato per eliminare gli
ammortamenti stan ziati in base alle rego le italian e (si ri corda ch e l’avv ia-
mento per i l codice civile va sistematicamente ammortizzato, mentre per gl i
IAS/IAFRS va annualmente testato per verificare la permanenza di valore;
– il valore delle attività/passività acquisite a seguito dell’operazione possa esse-
re mantenuto nello Stato Patrimoniale della società acquirente così com e era
stato calcolato applicando le regol e italiane, e non riesprimendole al fair va-
lue che le stesse possedevano alla data della acquisizione.
Questa esenzi one, m olto applicata dalle so cietà italian e ch e hanno ad ottato
gli IAS/IFRS, semplifica decisamente le problematiche di calcolo evitando parte
della ricostruzione retroattiva dei fair value delle attività acquisite. Anche appli-
cando l’esenzione, tuttavia, le differenze sopra segnalate sub 1 e 2 dovranno co-
munque essere operate.
Acquisizione in permuta
Il paragrafo 45 dello IAS 38 precisa che un’attività immateriale acquisita tra-
mite una permuta deve essere contabilizzata al fair value. Pertanto gli step da se-
guire p er la contabilizzazione sono: 1 ) la rilev azione in bilancio al fair value
dell’attività i mmateriale acquisita; 2) lo sto rno d el valore d ell’attività ceduta in
permuta; 3) e la rilev azione d ella d ifferenza (minusvalenza o p lusvalenza) tra il
valore contabile delle risorse intangibili cedute ed il fair value di quelle acquisite.
Occorre, tuttavia, menzionare talune eccezioni derivanti dalle seguenti fattispecie:
a) la contabilizzazione dell’attività i mmateriale acquisita con la permuta avvie-
ne in base al fair value di quella ceduta, nel caso in c ui sia possibile calcola-
re con una certa attendibilità il fair value di entrambe le attività oggetto della
suddetta operazione;
b) la contabilizzazione dell’ attività i mmateriale acquisita con la per muta ha
luogo in base al suo fair value, qualora quest’ultimo “risulti ‘più chiaramente
evidente’” ancorché sia possibile dete rminare valori attendibili per entram be
le attività;
c) la contabilizzazione dell’attività i mmateriale acquisita con la permuta avvie-
ne in base al valore contabile di que lla ceduta, allorquando l ’operazione in
parola non h a sostanza commerciale, sicché è i mpossibile individuare dei
fair value attendibili per entrambe le attività.
5
Ns. adattamento da: STAROLA L.-BATTAGLIA S., Le attività immateriali, in Ias/Ifrs: problemi
e opportunità. La prima applicazione dei principi contabili internazionali, Il Sole 24 Ore, Milano,
2006, pp. 72-73.
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 219
Ipotesi 1
Valore corrente della frequenza “150,80”: 2.400.
Valore contabile della frequenza “150,80”: 1.250.
Valore corrente della frequenza “180,20”: 1.880.
Sebbene entrambi i fair value siano agevolmente quantificabili, bisogna opta-
re per il valore corrente dell’attività ceduta, quindi l’azienda Radio Vox:
Ipotesi 2
Valore corrente della frequenza “150,80”: 2.400.
Valore contabile della frequenza “150,80”: 1.250.
Valore corrente della frequenza “180,20”: 1.880.
Anche se entrambi i fair value siano agevolmente quantificabili, quello della
frequenza “180,20” è più attendibile, quindi l’azienda Radio Vox rileva la nuova
attività immateriale sulla base del suddetto valore:
Ipotesi 3
Valore corrente della frequenza “150,80”: non attendibile.
Valore contabile della frequenza “150,80”: 1.250.
Valore corrente della frequenza “180,20”: non attendibile.
Dato ch e en trambi i fair value no n sono agev olmente q uantificabili, qu indi
l’azienda Radio Vox rilev a la nu ova attiv ità i mmateriale su lla b ase del v alore
contabile della frequenza “150,80”:
Generazione interna
Lo IAS 38 vieta la capitali zzazione dell’avviamento generato interna mente,
giacché non soddisfa alcun requisito di contabilizzazione previsto nei paragrafi
21 e 22 del suddetto princ ipio contabile. L’avviamento generato internam ente,
in effetti, non è facilmente identificabile , non è separabile né con trollabile dal-
l’azienda e né tanto meno quantificabile con una certa attendibilità. Altre risorse
intangibili prodotte internamente ed imputate a conto economico sono i marchi,
le testat e giornalistiche, i diritti di edit oria, le anagrafiche cli enti ed elementi
simili nella sostanza. La contabilizzazi one a conto economico deriva dal fatto
che le suddette risorse intangibili “non possono essere distinte dal costo soste-
nuto per sviluppare l’attività aziendale nel suo complesso”.
Consegue che le unici asset internamente generati su scettibili di capitalizza-
zione sono quelli riferiti alle attività di ricerca e sviluppo.
Lo IAS 38 distingue nettamente:
• la fase di ricerca; e
• la fase di sviluppo.
Il paragrafo 56 dello IAS 38 illustra alcuni esem pi significativi di a ttività di
ricerca, come “l’attività finalizzata all’ottenimento di nuove conoscenze; l’inda-
gine, la valutazione e la selezione finale delle applicazioni dei risultati della ri-
cerca o di alt re conoscenze; la ri cerca di alternative per materiali, progetti, pro-
cessi, sistemi o servizi; e l ’ideazione, la progettazione, la valutazi one e la s ele-
zione finale di alternative possibili per materiali, progetti, prodotti, processi, si-
stemi o servizi, nuovi o migliorati”.
Il paragrafo 8 dello IAS 38 definisce il concetto di sviluppo come “ l’appli-
cazione dei risultati della ricerca o di altre conoscenze a un piano o a un pro-
getto per la produzione di materiali, dispositivi, processi, sistemi o servizi, nuo-
vi o sostanzialmente migliorati, prima dell’inizio della produzione commerciale
o dell’utilizzazione”.
In sostanza la dem arcazione tra la pr ima e la seconda fa se consiste nell’esi -
stenza di un progetto esecutivo. La dis tinzione è particolar mente i mportante
perché:
– i costi connessi ad attività di ricerca d evono essere spesati a cont o econo-
mico. Nel conto economico come anche i costi di un progetto per il quale non si
riesce a separare la fase di ricerca da quella di sviluppo (par. 53);
– i costi di s viluppo devono essere c apitalizzati se si verificano l e seguenti
condizioni descritte nel paragrafo 57 dello IAS 38:
“a) la fattibilità tecnica di completare l’attività immateriale in modo da essere
disponibile per l’uso o per la vendita;
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 221
l’accento sulla definizione delle linee guida generali da seguire per contabilizza-
re le attività immateriali, al fine di li mitare la discrezionalità di valutazione del
redattore del bilancio di esercizio.
fornitura del servizio che comporta per l’operatore un costo di 10 l’anno, con
fair value del mark up del 20% (e quindi con ricavo 12). Dal terzo anno fino al
decimo vi saranno anche i pagamenti che il concedente si è impegnato ad eroga-
re all’operatore, pari a 200 l’anno.
Nell’ottavo anno, si deve rilevare anche il sostenimento di una spesa di ma-
nutenzione di 100 con fair value del mark up del 10%. Sommando il fair value
del servizio con quello della manutenzione, il ricavo dell’ottavo anno (valutato
al fair value) è di 122 (110 + 12). A questo punto si deve stabilire il tasso di
interesse effettivo che sarà necessario per valutare l’attività finanziaria da
iscrivere in bilancio. Esso deriva dall’applicazione del TIR sul profilo dei flussi
mostrato nell’ultima colonna, che presenta per ciascun anno di durata del con-
tratto la differenza tra il fair value del ricavo (che sarebbe in realtà il fair value
della spesa sostenuta, ottenendo aggiungendo ad essa il mark up) e l’entrata di
denaro ricevuta dal concedente. Si ottiene così un tasso del 6,18% su base an-
nua.
Ipotizzando che i flussi di cassa sorgano al termine del periodo, alla fine del
primo anno l’importo dell’attività da iscrivere nello stato patrimoniale dell’ope-
ratore sarà di 525, pari al fair value dei pagamenti dovuti. Al termine del secon-
230 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
do anno si applicherà al fair value dei ricavi (525) de l primo anno il tasso sopra
calcolato (6,18%), ottenendo un interesse di 32 a cui si aggiu ngerà il fair value
maturato nel secondo anno per ottenere il totale di 1.082 (525 + 525 + 32).
Nel terzo anno si devono calcolare gli in teressi su 1.082 al 6,18%, ottenendo
un interesse di competenza di 67. Nel terzo anno però si sostengono costi con
fair value di 12 che vanno ad aumentare il credito ma si inizia anche ad incassa-
re dal concedente la prim a rata di 200. Il valore del credito a quel punto sarà di
(1.082 + 67 + 12 – 200) = 961.
Così procedendo si ottiene la seguente tabella, dove l’ultima colonna eviden-
zia il credito finale da mostrare nello stato patrimoniale dell’operatore.
(3)
(2)
(1) Interessi su (5)
Credito (4)
Anno Credito credito anno Credito finale =
maturato Rimborsi
iniziale precedente = (1) + (2) + (3) – (4)
nell’anno
(1) × 6,18%
6
Avendo approssimato i decim ali der ivanti dal TIR, n ell’ultima cel la non si rag giunge per-
fettamente zero. Avremmo ottenuto zero se avessimo usato nei calcoli il tasso di 6,179237%.
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 231
Alla fine il margine reddituale coincide con il net cash flow (vedasi 4a colon-
na della Tavola 1).
Il secondo caso riguarda un contratto in base al quale l’operatore applica pe-
daggi agli utenti del bene, diversa mente dall’ esempio precedente nel quale il
concedente garantiva dei pagamenti. I dati sostanzialmente sono gli stessi. Costi
di costruzione del bene nei prim i due anni pari a 500 l’ann o e costi operativi di
gestione del bene pari a 10 l’anno. I pedaggi sono conseguiti a partire dal terzo
anno e fino al decimo nella misura di 200 l’anno. Nei primi due anni, per la co-
struzione del bene si sost engono inoltre costi per int eressi sul fin anziamento di
34. Il fair value del bene costruito nei primi due anni è dato dal costo aumentato
del 5% quale ricarico.
Tenuto conto di questi dati e del fatto che l’IFRIC 12 dispone ch e si debba
rilevare un intangibile asset quando l’operatore tragga ricavi dagli utenti del
servizio, per prima cosa si deve calcolare il valore d ell’intangible. P er i pr imi
due anni di costruzione l’I FRIC 12 chiede di applicare lo IAS 1 1, secondo il
quale l’opera è valutato al fair value dei corrispettivi (500 + 500 + ricarico del
5%, per un t otale di 1.0 50). Com e so pra esam inato sub 2.2., l ’operatore deve
poi capitalizzare anche gli interessi passivi sostenuti per la costruzione (34), per
cui il valore dell’opera sviluppata all’inizio del terzo anno è di 1.084. Tale posta
dell’attivo sarà poi valutata secondo l e regole dello IAS 38, che consentono
l’applicazione o del cost model o del revaluation model. Nell’ipotesi di adozio-
ne del cost model, si procederà quindi ad a mmortamento dell’intangible lungo i
232 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
restanti 8 anni di vita del contratto in misura costante, ottenendo una quota di
135,5 (1.084/8).
Per l’ottavo anno si può prevedere fin dalla stipula del contratto che si dovrà
sostenere un costo di manutenzione connesso all’uso del bene. La quota di ac-
cantonamento stimata nell’ottavo anno in relazione all’usura derivante dal ser-
vizio prestato è 17 e si ipotizza che ogni anno si verifichi la stessa usura. Per cui
per ciascuno degli anni precedenti si dovrà considerare la quota di 17, di volta
in volta attualizzata per considerare il decorso del tempo. Il tasso di mercato al
quale attualizzare la somma dovuta per la manutenzione (come previsto dallo
IAS 37) è del 6%.
Attualizzando l’importo di 17 (approssimando qualche decimale) al tasso del
6%, si ottengono per ogni anno le quote mostrate nella seconda riga della tabella
successiva. Quindi, partendo dal quarto anno, si deve calcolare l’interesse sul
fondo esistente all’inizio del periodo (12) e considerare tale costo come interes-
se passivo (terza riga). Procedendo così fino all’ottavo anno, si può determinare
l’importo dei costi inviati a Conto Economico (somma di accantonamento + in-
teresse passivo), mostrato nella quarta riga. La riga finale evidenzia la consi-
stenza del fondo al termine del periodo, ottenuta cumulando i costi inviati a con-
to economico dell’esercizio e degli esercizi precedenti.
Anno 3 4 5 6 7 8 Totale
Acc. to al fondo 12 13 14 15 16 017 087
Interesse 00 01 01 02 04 005 013
Totale costi a CE 12 14 15 17 20 022 100
Fondo a SP 12 26 41 58 78 100
Anno 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Totale
Ricavi 525 525 200 200 200 200 200 200 200 200 2.650
Costi operativi 500 500 010 010 010 010 010 010 010 010 1.080
Ammortamenti 135,5 135,5 135,5 135,5 135,5 135,5 135,5 135,5 1.084
Manutenzione 12 14 15 17 20 22 0.100
Margine 025 025 42,5 40,5 39,5 37,5 34,5 32,5 54,5 54,5 386
LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI 233
Si risponda ai seguenti quiz (anche più di una risposta per ogni domanda).
CASI
Si valuti la correttezza dei seguenti comportamenti aziendali secondo gli
IAS/ IFRS e, in caso di errato comportamento, si presenti la soluzione corretta.
236 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
CASO 1
La Farm Cotton S.p.a. è un’ azienda operante nel settore dell’abbi gliamento
casual. Il portafoglio prodotti è particolarmente apprezzato da un s egmento ma-
schile di fascia alta. Nel mese di febbraio 2004, al fine di ampliare la propria of-
ferta nella logica del total look, l’azienda ha programmato, a partire dal mese di
aprile 2005, il lancio di una nuova linea di abbigliamento tecnico-sportivo rivol-
ta ad una nicchia di clientela amante d el “golf”, ossia di uno spo rt che negli ul-
timi anni ha registrato un notevole incremento di praticanti. Da una prima stima
effettuata dal dott. Repetti, amministratore delegato, le spese relative alle inizia-
tive pubblicitarie e pro mozionali della suddetta linea di abbigliamento dovreb-
bero ammontare a circa € 1.200.000. Al 31.12.2005 tali spese sono state pari ad
€ 1.600.000 e, in sede di redazione del b ilancio di esercizio, l’azienda ha optato
per la totale capitalizzazione e, quindi, per la conseguente imputazione tra le at-
tività immateriali.
CASO 2
Il settore dell a distribuzione ali mentare negli ultim i anni si è caratterizzato
per un costante processo di aggregazione, al fine di fronteggiare la grande di-
stribuzione organizzata. Questo trend ha interes sato anche la Bitt er Fuit S.p.a.
un’azienda di distribuzion e alimentare operante prevalente mente nell’ ambito
della Regione Puglia in cui detiene 200 p unti ven dita. Nel mese di m aggio
2005, tale azienda ha acquisito un com petitor che nell’ ultimo decennio ha rea-
lizzato una re te vendita di 24 esercizi al dettaglio ubicati s oprattutto nella pro-
vincia di Foggia. La motivazione che ha sp into la Bitter Fruit S.p.a. ad effettua-
re un simile investimento è da ricondur si alla notorietà dell’azienda acquisita la
quale ha consolidato il proprio brand nella vendita di generi alimentari di “alta
qualità”. Dal punto di vista del trattame nto contabile della suddetta acquisizio-
ne, il dott. Manotti, dirett ore amministrativo della Bi tter Fruit S.p.a., ha deciso
di adottare il criterio del fair value ed un approccio di analisi volto alla quantifi-
cazione del valore equo di ciascun punto vendita acquisito.
6
L’IMPAIRMENT TEST
di Alberto Quagli
SOMMARIO: 6.1. La svalutazione delle immobilizzazioni. – 6.1.1. La regola base: il confronto tra
valore contabile e valore “recuperabile”. – 6.1.2. Ambito applicativo dello IAS 36 e frequenza
temporale. – 6.1.3. L’innesco dell’impairment test. – 6.2. Determinazione del valore di realiz-
zo diretto (fair value less cost to sell). – 6.3. Determinazione del valore d’uso (value in use). –
6.3.1. Individuazione dei flussi finanziari. – 6.3.2. Determinazione del tasso di attualizzazio-
ne. – 6.4. Trattamento della perdita di valore. – 6.5. Le cash generating units (CGU). – 6.6.
Goodwill e corporate asset. – 6.7. Le rivalutazioni di ripristino (reversal of impairment). –
6.8. Informazione da fornire in bilancio. – 6.9. Sintesi delle principali differenze con il quadro
normativo italiano. – 6.10. Verifica di apprendimento.
1
Si ritiene doveroso premettere che lo IAS 36 si intitola “Impairment test” e in nessuna parte
di tale standard, nella versione originale, in inglese, si fa riferimento alla “durevolezza” delle per-
dite di valore. Si ritiene quindi che non si debba prestare attenzione alla attuale traduzione italiana
del Regolamento europeo che ha recepito lo IAS 36 che parla di “perdita durevole” di valore. Tale
errata traduzione costituisce un “riflesso condizionato” della attuale disciplina civilistica italiana.
238 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
eventuale rivalutazione porterebbe a ledere la regola del costo alla quale gene-
ralmente tali elementi devono soggiacere (per gli elementi valutati al fair value
valgono le regole specifiche commentate nel capitolo 5).
Il confronto tra i due parametri, valore contabile e valore recuperabile, origi-
na il cosiddetto impairment test.
Tale principio generale trova specifica disciplina nello IAS 36 per quanto ri-
guarda le immobilizzazioni tecniche materiali e immateriali, mentre per gli
strumenti finanziari è trattato nello IAS 39 cui si rinvia.
Secondo lo IAS 36 una immobilizzazione materiale o immateriale deve esse-
re svalutata quando il suo valore netto contabile (carrying amount) supera il suo
valore recuperabile (recoverable value), definito come il maggiore tra il fair va-
lue al netto dei costi di vendita (valore di realizzo diretto) e il suo valore d’uso.
In sostanza lo IAS 36 afferma che il valore massimo attribuibile ad un’at-
tività è il maggiore tra il ritorno che può fornire mediante la sua alienazione sul
mercato come bene singolo e il ritorno che può fornire continuando ad essere
impiegata nel ciclo produttivo assieme agli altri n-1 fattori della combinazione
produttiva.
Sul piano logico è importante notare che questa regola base, ed in particola-
re, la considerazione del valore recuperabile come il maggiore tra valore d’uso e
valore netto di realizzo derivante da vendita diretta del cespite, presupporrebbe
un comportamento pienamente razionale dell’imprenditore, tale da far conside-
rare perfettamente equivalente l’uso del bene all’interno dell’azienda e la sua
eventuale dismissione sul mercato del singolo cespite. Le due opzioni sarebbero
esattamente alternative in funzione di quella che garantisce il ritorno maggiore.
Tale arbitraggio presuppone una logica imprenditoriale molto orientata alla
massimizzazione del ritorno sul singolo investimento aziendale (singolo cespi-
te), tipica di aziende operanti in mercati molto sviluppati e con un management
di estrazione “finanziaria”. In molti contesti aziendali dubitiamo le due opzioni
siano perfettamente intercambiabili. Una volta inserito in azienda, il cespite è
normalmente destinato ad un utilizzo in chiave interna e solo in casi particolari
l’ipotesi di una liquidazione diretta del medesimo viene presa in considerazione.
Ci spieghiamo meglio. A nostro avviso la svalutazione eventuale dovrebbe esse-
re effettuata se il valore netto contabile risultasse superiore del valore realizza-
bile. Ma questo valore realizzabile dovrebbe corrispondere alternativamente:
o al valore di realizzo diretto, se l’azienda ha deciso di realizzare direttamen-
te il bene liquidandolo dalla combinazione produttiva;
o al valore di realizzo indiretto, se l’azienda ha deciso invece di realizzare il
bene tramite le vendite dei prodotti, utilizzandolo internamente nei processi
produttivi.
L’IMPAIRMENT TEST 239
Per confrontare il valore netto contabile con il suo valore realizzabile, l’a-
zienda deve svolgere una procedura ben codificata dallo IAS 36, definita co-
me impairment test. Poiché l’impairment test è un procedimento lungo e
complesso, non è richiesto che venga effettuato sistematicamente per tutte le
attività e sistematicamente in ogni esercizio, bensì è richiesto che venga ef-
fettuato:
240 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Secondo lo IAS 36 (v. box seguente) i sintomi più frequenti della presenza di
una perdita di valore che innescano il test nei casi in cui non debba essere si-
stematicamente operato, possono essere molteplici e riguardare sia situazioni
riferite al singolo elemento (obsolescenza, esistenza di valore mercato inferiori,
ecc.), sia all’intera azienda (valore di mercato inferiore al valore netto contabile,
perdita di competitività, presenza di esercizi in perdita, ecc.), sia a scenari ma-
croeconomici (tassi di interesse crescenti, domanda di mercato in diminuzione,
ecc).
L’IMPAIRMENT TEST 241
Va sottolineato come tali indici sintomatici non siano gli unici e non siano da
soli sufficienti ad escludere la presenza di una perdita di valore. Sarà compito di
un efficace sistema di internal auditing il monitoraggio delle variabili più signi-
ficative e la conseguente attivazione del test.
Il test si fonda sulla determinazione del valore recuperabile, dato dal mag-
giore tra valore di realizzo diretto e valore di realizzo indiretto. Non è richiesto
di determinarli entrambi. È sufficiente osservare che uno qualsiasi dei due sia
superiore al valore contabile per rendere inutile la determinazione del secondo.
In considerazione di ciò, tipicamente il valore più semplice da determinare è
242 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
quello del valore di realizzo diretto, derivante da una potenziale vendita a terzi
dell’elemento in questione. Ovviamente l’esistenza di un valore di realizzo di-
retto presuppone la possibilità di scambiare l’elemento e l’esistenza di un mer-
cato attivo. Laddove queste condizioni non sussistano sarà inevitabile determi-
nare il valore di realizzo indiretto.
Per quanto attiene la determinazione del fair value si rinvia alla trattazione
effettuata nel paragrafo 5.1.7. Qui merita essere sottolineato come lo IAS 36
parli di fair value al netto dei costi di vendita, che dovranno quindi essere stima-
ti dall’azienda osservando la dinamica esterna dei prezzi di beni similari.
Il valore d’uso (value in use), secondo lo IAS 36, deve essere determinato
mediante l’attualizzazione dei flussi di cassa che il bene genererà in futuro. Tale
valore riflette la prospettiva specifica che l’azienda ripone sull’uso del bene ed
in questo differisce dal fair value, che risulta invece una misura astratta, deriva-
bile dall’osservazione degli andamenti di mercato.
Il periodo da considerare è la vita utile del cespite, se il test ha per oggetto
cespiti di vita utile definita, oppure un arco temporale infinito qualora il test ri-
guardi elementi, come l’avviamento, a vita utile indefinita.
dove:
s = anno incluso nel budget analitico;
t = anno finale di piano analitico, che quindi si estende per il periodo (3-5
anni) che va da 1 a “t”;
OFCFs = operating free cash flow dell’anno “s”, ossia flusso di cassa operativo
specifico dell’anno “s”, determinato solitamente con il metodo indiretto
(ossia sottraendo dall’EBITDA prospettico dell’anno “s” le variazioni
riferite allo stesso anno del capitale circolante netto operativo e degli in-
vestimenti fissi di “sostituzione”, non potendo invece, alla luce delle re-
gole dello IAS 36 inserirvi anche gli investimenti di potenziamento o ri-
strutturazione);
I = costo medio ponderato del capitale (WACC);
VF = valore finale (o residuo o terminale) calcolato nell’ultimo anno di pre-
visione analitica (anno t) e attualizzato alla data del test.
A sua volta, per beni con vita utile indefinita, il valore finale è spesso deter-
minato come la capitalizzazione al tasso i di una rendita perpetua. La rendita è
derivabile dal flusso di cassa dell’anno “t” (ultimo anno di previsione analitica)
che si sviluppa indefinitamente in ragione del tasso “g”.
OFCS t × (1 + g )
VF =
(1 − g )
Il tasso “g” può essere positivo, pari a zero o negativo in funzione della pre-
visione del mantenimento di un differenziale competitivo anche su lunghissimi
periodi di tempo. Nella prassi si consiglia di usare un tasso di crescita non supe-
riore al 2% salvo casi molto particolari. In un valutazione realistica il tasso di
crescita dovrebbe assumere valori negativi, in quanto nell’ipotesi di assenza di
investimenti di potenziamento previsti dallo IAS 36 è difficile pensare che l’a-
zienda possa mantenere all’infinito il proprio vantaggio competitivo.
L’IMPAIRMENT TEST 247
Si supponga di testare per la redazione del bilancio 2012 un marchio con va-
lore contabile di 70.000 considerato a vita utile indefinita, per il quale non è pos-
sibile la stima di un autonomo fair value less cost to sell. Si stima che possa ge-
nerare un flusso di cassa specifico di 2.000 nel 2013, 3.000 nel 2014 e 3.500 nel
2015. Si supponga inoltre che dal 2016 in poi sia stimabile un flusso di cassa in-
crementale con g = 1% e che il tasso di attualizzazione sia pari al 6,5%. Il valore
terminale è stimato come rendita perpetua del flusso 2015 che si incrementa del
tasso “g”.
Valore
2013 2014 2015 Totale
terminale
Cash flow 2.000,00 3.000,00 3.500,00 78.555,56
Valore attuale al 6,5% 1.877,93 2.644,98 2.897,47 61.063,05 68.483,43
Con tali dai il valore recuperabile del marchio è inferiore al valore contabile e
si deve quindi svalutare di 1.516,57 (70.000 – 68.483,43).
Così come previsto dalla normativa italiana, la svalutazione implica una ri-
duzione del valore del bene che si riflette in un costo a carico di un esercizio;
inoltre, l’esistenza di una svalutazione può indurre anche a rivedere al ribasso la
rimanente vita utile residua del cespite. Qualora il cespite sia valutato al reva-
luation model (di cui allo IAS 16 o 38, trattati nel capitolo 5) la svalutazione fa-
rà diminuire in primis la riserva di rivalutazione, qualora esistente, e, se ecce-
dente, determinerà un costo a conto economico.
Dopo la svalutazione, gli ammortamenti saranno calcolati sul valore così ri-
dotto. In ogni caso, il nuovo valore netto contabile di ogni asset non potrà esse-
re minore del più alto tra valore di realizzo diretto e valore di realizzo indiretto
come sopra determinati.
248 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Una società di autobus fornisce per contratto servizi a un Comune, che ri-
chiede un servizio minimo su ciascuno di cinque distinti percorsi. Le attività im-
piegate in ciascun percorso e i flussi finanziari derivanti da ciascun percorso pos-
sono essere identificati separatamente. Uno di questi percorsi opera con una si-
gnificativa perdita.
Poiché l’impresa non ha la possibilità di chiudere alcuno dei percorsi degli
autobus, il livello più basso di flussi finanziari in entrata identificabili dall’uso
permanente ampiamente indipendenti dai flussi finanziari in entrata derivanti da
altre attività o gruppi di attività è il flusso finanziario in entrata generato dai cin-
que percorsi insieme. L’unità generatrice di flussi finanziari per ciascun percorso
è la società di autobus nel suo insieme.
Le società in capo alle quali sono iscritti avviamenti sono considerate come
unità generatrici di flussi finanziari (cash generating unit) per verificare l’even-
tuale presenza di una perdita di valore (impairment test).
La verifica consiste nella stima del valore recuperabile della cash generating
unit e nel confronto con il valore netto contabile dei relativi beni incluso l’av-
viamento.
Il valore recuperabile della cash generating unit è stato determinato in base al
valore d’uso, ossia al valore attuale dei flussi finanziari futuri che si prevede sa-
ranno associati alla cash generating unit.
I flussi finanziari utilizzati per determinare il valore d’uso si basano su previ-
sioni approvate dal management che coprono un arco temporale di 5 anni. I flus-
si finanziari relativi a periodi successivi sono stati estrapolati proiettando i flussi
dell’ultimo anno oggetto di previsione.
Il tasso di attualizzazione applicato ai flussi di cassa prospettici è pari al
6,9%.
L’IMPAIRMENT TEST 251
Uno dei più rilevanti problemi per determinare il valore netto contabile della
CGU consiste nell’attribuire all’unità stessa due tipi di immobilizzazioni che
considerate isolatamente non sono in grado di generare flussi di cassa, quali:
• l’avviamento (goodwill), che non potendo generare autonomi flussi di cassa
può solo essere considerato congiuntamente ai beni dalla cui sinergia emerge
tale valore. Per cui se è contabilizzato in bilancio un avviamento, questo do-
vrebbe essere attribuito alle singole CGU per determinare il valore netto con-
tabile delle stesse. Si ricorda che a norma dello IAS 38, l’impairment test
dell’avviamento deve essere fatto ogni anno, così come previsto per le im-
mobilizzazioni immateriali a durata indefinita;
• i corporate asset, ossia dei cespiti riconducibili all’azienda nel suo comples-
so e non a singole unità (quali ad esempio laboratori centrali di ricerca, ecc.).
L’attribuzione del goodwill avviene considerando quale CGU l’unità più pic-
cola in relazione alla quale il management controlla l’avviamento per scopi di
informazione interna. In questo senso la CGU potrebbe addirittura consistere in
un’intera società. Tenuto conto che l’avviamento può essere correlato nella so-
stanza solo a CGU di “grande dimensione”, nel concreto si possono creare due
tipi di CGU: quella di dimensioni ridotte, originaria, alla quale non è allocato
l’avviamento e che contiene altri asset e quella, di dimensioni maggiori, che
comprende le CGU originarie ed alla quale è attribuito l’avviamento. In questo
frangente, lo IAS 36 stabilisce che devono essere sottoposte all’impairment test
prima le CGU più piccole, e solo dopo effettuare il test per la CGU alla quale si
riferisce l’avviamento. Nel momento in cui una quota di avviamento è allocata
ad una CGU, essa dovrà essere sottoposta a impairment test annualmente, con-
formemente a quanto stabilito dallo IAS 38.
Circa i cosiddetti corporate asset, per prima cosa si deve verificare se è pos-
sibile allocare sulla base di ragionevoli criteri di riparto anche solo una porzione
del valore di tali beni alle singole CGU. In tal caso si procede ad effettuare
l’impairment test a livello di CGU come già visto. Questo procedimento viene
definito bottom-up test.
Compiute queste allocazioni, si procederà al test comparando il valore recu-
perabile della CGU con il suo valore netto contabile. Per quanto riguarda invece
la determinazione del valore recuperabile (il più alto tra value in use e fair value
al netto dei costi di vendita) della CGU valgono le considerazioni anzidette. Se
il valore recuperabile è più basso del valore netto contabile, allora si dovrà com-
piere una svalutazione, attribuendola anzitutto all’avviamento, se presente, fino
a concorrenza con il suo valore netto contabile. Se dopo la svalutazione dell’av-
viamento (sempre qualora sia esistente), rimarrà da attribuire ancora una parte
252 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
della svalutazione complessiva della CGU, allora questa dovrà essere attribuita
pro quota agli altri asset in proporzione ai rispettivi valori contabili.
In ogni caso il nuovo valore netto contabile di ogni asset non potrà essere
minore del più alto tra valore di realizzo diretto e valore di realizzo indiretto
come sopra determinati. Se la quota di svalutazione spettante al singolo asset,
determinata secondo le regole descritte nel testo, non può essere attribuita al-
l’asset medesimo in quanto, ad esempio, il suo valore diverrebbe negativo o il
suo valore di realizzo diretto risultasse maggiore del valore che assumerebbe al
netto della svalutazione, la parte della svalutazione spettante all’asset e conse-
guentemente non allocata andrà ripartita tra gli altri asset in funzione della stes-
sa base di riparto, data dal loro valore netto contabile.
Si considerino i seguenti esempi.
Per quei beni comuni per i quali non è stato possibile procedere all’imputa-
zione alle CGU durante il procedimento del c.d. bottom-up test, si procede alla
definizione di CGU di “secondo livello”, ossia di CGU formate da una porzione
o da un intero bene comune e da altre CGU come definite in precedenza. Dopo
aver provveduto all’impairment test sulle singole CGU di primo livello si pro-
cede ad effettuare l’impairment test a livello delle CGU di secondo livello.
Procedendo con questa logica (definita top down in una precedente versione
dello IAS 36), si potrebbero individuare numerosi livelli di CGU. In molte
aziende vi è la tendenza a non ripartire tra le CGU individuate gli asset “comu-
ni”, vuoi per evitare complicazioni amministrative informatiche, vuoi per man-
tenere l’asset indiviso e quindi più facilmente individuabile nella sua colloca-
zione. Questo può portare a creare numerosi livelli di CGU. Una situazione del
genere è stata osservabile in aziende manifatturiere con presenza di una rete di-
stributiva formata da negozi. In tal caso i negozi hanno rappresentato il primo
livello di CGU, tenuto conto della relativa semplicità con la quale stimare i flus-
si di cassa. Tuttavia nessuna ha pensato di attribuire gli asset produttivi degli
stabilimenti alle CGU negozi. Piuttosto, sono state create CGU di livello supe-
riore nel quale far confluire in corpo unico gli stabilimenti e la rete di negozi nel
suo complesso.
siano pari a – 100. Il value in use di C è quindi di 1.900 (1.400 + 600 – 100). Es-
so risulta dunque inferiore al valore contabile (2.200) implicando una svalutazio-
ne di 300. Tale svalutazione andrà prioritariamente attribuita all’avviamento che
passa pertanto da 400 a 100. Se la svalutazione fosse stata superiore a 400, essa
sarebbe arrivata a colpire anche il valore dei corporate asset. Sulle svalutazioni
dovranno essere calcolate anche imposte anticipate.
mortamenti che sarebbero stati operati, avrebbe avuto il bene medesimo se non
fosse stata operata la svalutazione. Anche in questo caso se la parte della rivalu-
tazione spettante al singolo bene facesse superare tali limiti, l’eccedenza sareb-
be da attribuire agli altri beni della CGU in proporzione al proprio valore netto
contabile.
Come eccezione alla regola generale del ripristino, la svalutazione dell’av-
viamento non può mai essere ripristinata negli esercizi successivi, in quanto lo
IAS 36 ritiene che una rivalutazione dell’avviamento equivarrebbe a riconosce-
re un avviamento “interno”, non derivato da acquisizioni esterne, che ai sensi
dello IAS 36 non è contabilizzabile.
Un immobile industriale dal valore lordo di 2.000, già ammortizzato per tre
anni al tasso del 5% (per un totale del fondo ammortamento pari a 300), e quindi
con valore netto contabile di 1.700, era stato svalutato per adeguarlo al valore re-
cuperabile di 1.500, con svalutazione di 200, la quale aveva determinato anche lo
stanziamento di imposte anticipate (ipotizzando tax rate del 40%) per 80. Si ri-
corda infatti che per il fisco la svalutazione è indeducibile, con conseguente im-
posizione tributaria maggiore cui non corrisponde una imposta “di competenza”.
Il maggiore costo per imposte pagate deve essere quindi fronteggiato da un rica-
vo per imposte anticipate.
Contabilmente si era rilevato:
Svalutazione cespite
A questo punto, in ipotesi di costanza di vita utile residua (17 anni), la nuova
quota di ammortamento è (approssimata all’unità) di 88 (1.500/17).
Quindi per altri due anni era stato ammortizzato, comportando lo stanziamen-
to di ulteriori quote ammortamento per 176 (88 + 88). Il valore contabile è dun-
que passato a 1.324, dato da valore lordo (post-svalutazione) di 1.800 meno il
fondo ammortamento di 476 (300 + 176). A tal momento però il recupero del
mercato dimostra un nuovo valore recuperabile di 1.600.
L’azienda dunque calcola il valore contabile che avrebbe avuto il bene senza
256 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Rivalutazione cespite
Immobili 200
Rivalutazione immobili (CE) 176
Fondo ammortamento immobili 024
Per ciascuna classe di beni (ossia per ogni gruppo di beni omogeneo per
quanto riguarda la natura e la funzione), il bilancio deve indicare:
• l’entità delle svalutazioni e delle rivalutazioni di ripristino registrate nel con-
to economico e le voci del conto economico nelle quali sono riepilogate, con
specifica distinzione a seconda del segmento (vedi IAS 14) al quale si riferi-
scono;
• l’entità delle svalutazioni e delle rivalutazioni di ripristino inviate diretta-
mente a patrimonio netto, con specifica distinzione a seconda del segmento
al quale si riferiscono;
• l’entità delle svalutazioni e delle rivalutazioni di ripristino riferite ad asset
valutati con il revaluation model.
L’IMPAIRMENT TEST 257
Per la redazione degli imparment test sono state utilizzate due differenti me-
todologie:
• il “valore d’uso”, che è stato determinato attraverso l’attualizzazione dei flus-
si finanziari futuri della Cash Generating Unit connessi:
a) all’uso continuativo della Cash Generating Unit fino al termine della sua
vita utile;
b) alla dismissione della Cash Generating Unit alla fine della sua vita utile.
I suddetti flussi finanziari sono stati attualizzati alla data di bilancio utiliz-
zando un appropriato tasso di attualizzazione che è di seguito evidenziato per
ciascuna Cash Generating Unit;
• il “fair value” della Cash Generating Unit, per determinare il quale si sono
utilizzate le seguenti metodologie:
a) come base è stata effettuata l’attualizzazione dei flussi di cassa disponibili
(discounted cash flow o DCF), che rappresenta la tecnica usata per qua-
lunque valutazione di azienda e per qualunque transazione; tale metodo-
logia ha il pregio di essere asettica rispetto a situazioni contingenti riscon-
trabili nell’ambito di specifiche transazioni;
b) come controllo sono state utilizzate le stime fornite dagli analisti di ban-
che d’affari e di broker internazionali attribuite nell’ambito di equity re-
search di A2A S.p.A.
258 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Variazioni dell’esercizio:
Consolidamento EPCG v94
Riclassificazione Ciclo Idrico Integrato (10)
Totale variazioni dell’esercizio v84
Totale avviamento al 31/12/10 675
spazio nelle proiezioni dei flussi. Gli investimenti (anche in termini di strutture
operative) effettuati dal Gruppo Coriance sono e saranno rivolti allo sviluppo
delle attività mediante l’acquisizione di nuove concessioni (o il rinnovo di con-
cessioni esistenti) i cui effetti si manifesteranno in futuro e che non possono es-
sere colti con la stima del valore d’uso. Infatti l’attività del Gruppo Coriance, sia
storica che prospettica, non è legata ad un singolo impianto o ad una determinata
e circoscritta area geografica, ma si sviluppa sull’intero territorio francese me-
diante l’utilizzo delle più diverse tecnologie e fonti energetiche e con una parti-
colare attenzione alle fonti rinnovabili che si prevede avranno un significativo
sviluppo nei prossimi anni. Una siffatta dinamicità sembra quindi più compatibi-
le con il concetto di fair value anziché con quello di valore d’uso. Per questi mo-
tivi A2A S.p.A. ha ritenuto che il fair value rappresenti il valore più significativo
per effettuare l’Impairment test richiesto dallo IAS 36. Nessuna perdita di valore
è stata riscontrata in sede di Impairment Test in quanto il valore massimo recupe-
rabile risulta superiore al valore dell’avviamento iscritto.
stato valutato sulla base del market value. Si segnala che dalle analisi macroeco-
nomiche (ad esempio variazioni normative o introduzione di nuove tecnologie)
non si rileva la presenza di indicatori esterni che evidenzino la perdita di valore
degli avviamenti iscritti al 31 dicembre 2010.
CASI
1. Una società presenta la seguente situazione:
– avviamento 500.000;
– CGU A: carrying amount 600.000, value in use 600.000;
L’IMPAIRMENT TEST 265
3. Una società possiede un marchio, valore netto contabile 1.000.000, vita utile
indeterminata.
Il valore recuperabile al 31/12/n è 1.200.000, al 31/12/n+1 è 900.000, al
31/12/n+2 è 1.050.000.
Si effettuino le rilevazioni necessarie.
266 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
7
GLI STRUMENTI FINANZIARI
di Alessandro Gaetano 1
SOMMARIO: 7.1. Premessa. – 7.2. IAS 32 e 39: campo di applicazione, definizione, classificazione
e fasi di vita degli strumenti finanziari. – 7.3. I criteri di valutazione degli strumenti finanziari.
– 7.4. La valutazione degli strumenti finanziari: criterio del costo ammortizzato, tasso di inte-
resse effettivo ed impairment. – 7.5. Il fair value degli strumenti finanziari – 7.6. Criteri di
rappresentazione in bilancio degli strumenti finanziari: azioni proprie, obbligazioni proprie,
cartolarizzazioni e factoring. – 7.7. Contratti derivati ed operazioni di copertura. – 7.8. Profili
evolutivi della disciplina degli strumenti finanziari: IFRS 9. – 7.9. Considerazioni di sintesi e
conclusive. – 7.10. Verifica di apprendimento.
7.1. PREMESSA
1
Il presente contributo è attribuibile ad Alessandro Gaetano con riferimento ai paragrafi 7.1,
7.2, 7.3 e 7.9, ad Andrea Cappelli per quanto attiene ai paragrafi 7.4 e 7.5, ad Alessandra Pagani
per i paragrafi 7.6 e 7.7 ed a Riccardo Cimini per il paragrafo 7.8.
2
Per una disamina generale degli impatti e la descrizione delle regole IAS si veda: IAS ABI,
Blue Book, Bancaria, Roma, 2005.
268 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
3
IASB, IAS 32 – Strumenti finanziari: esposizione nel bilancio e informazioni integrative (Fi-
nancial Instruments: presentation and disclosure).
4
IASB, IAS 39 – Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione.
5
A tal proposito si fa presente che dal 1° gennaio 2007 lo IAS 32 ha modificato la sua deno-
minazione in Strumenti finanziari: esposizione nel bilancio mentre la parte di regolamentazione
relativa alla disclosure è contenuta nell’IFRS 7 – Strumenti finanziari: informazioni integrative.
GLI STRUMENTI FINANZIARI 269
Data Numero
Documento
omologazione regolamento
Modificato dall’IFRS 3 e 4 29/12/2004 2236/2004
Rivisto nel 2003 29/12/2004 2237/2004
Modificato dall'IFRS 2 4/5/2005 211/2005
Modificato in coerenza con lo IAS 39 - fair value option 15/11/2005 1864/2005
Modificato in conformità allo IAS 39 e IFRS 4; modificato da
11/01/2006 108/2006
IFRS 7
Modifiche del 14/2/2008 - Strumenti finanziari con opzione a
21/01/2009 53/2009
vendere e obbligazioni in caso di liquidazione
Modifiche maggio 2008 23/1/2009 70/2009
Modificato 8 ottobre 2009 23/12/2009 1293/2009
Miglioramenti del 10 maggio 2010 18/02/2011 149/2011
Modifiche dicembre 2011 13/12/2012 1256/2012
Data Numero
Documento
omologazione regolamento
Rivisto nel 2003 (portafoglio hedge e carve out) 19/11/2004 2086/2004
Modificato dagli IFRS 3 e 4 29/12/2004 2236/2004
Modificato dall’IFRS 2 4/5/2005 211/2005
Modificato (Transition and initial recognition) 25/10/2005 1751/2005
Modificato dall’IFRS 5 08/11/2005 1910/2005
Modificato (Fair value option) 15/11/2005 1864/2005
Modificato (Cash flow hedge accounting of forecast in-
21/12/2005 2106/2005
tragroup transaction)
Modificato (Financial guarantee contracts) e modificato da
11/01/2006 108/2006
IFRS 7
Riclassificazione di strumenti finanziari 15/10/2008 1004/2008
Modifiche maggio 2008 23/1/2009 70/2009
Modifiche novembre 2008 9/9/2009 824/2009
Modifiche luglio 2008 15/8/2009 839/2009
Modifiche dicembre 2008 30/11/2009 1171/2009
Modificato 12 marzo 2009 30/11/2009 1171/2009
Modifiche aprile 2009 23/03/2010 243/2010
Miglioramenti del 10 maggio 2010 18/02/2011 149/2011
270 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Data Numero
Documento
omologazione regolamento
Emesso nel 2005 e modificato dallo IAS 39 e dall’IFRS 4 11/01/2006 108/2006
Riclassificazione di strumenti finanziari 15/10/2008 1004/2008
Modifiche maggio 2008 23/1/2009 70/2009
Modifiche novembre 2008 9/9/2009 824/2009
Modificato 5 marzo 2009 27/11/2009 1165/2009
Modifiche 28 gennaio 2010 30/06/2010 574/2010
Miglioramenti del 10 maggio 2010 18/02/2011 149/2011
Modifiche ottobre 2010 22/11/2011 1205/2011
Modifiche dicembre 2011 13/12/2012 1256/2012
Gli stessi sono stati, inoltre, oggetto di interpretazioni fornite da alcuni IFRIC
quali, ad esempio, l’IFRIC 16 – Coperture di un investimento netto in una gestio-
ne estera (omologato con il Regolamento UE n. 460/2009) – e l’IFRIC 19 – E-
stinzione di passività finanziarie con strumenti rappresentativi di capitale (omo-
logato con Regolamento UE n.662/2010).
Tra le modifiche più rilevanti intervenute sulla disciplina degli strumenti fi-
nanziari si tiene a rimarcare quella che, in conseguenza della crisi finanziaria, ha
portato alla possibilità di operare riclassificazioni anche a dispetto di quanto ori-
ginariamente previsto dallo IAS 39. Tale intervento, introdotto quale provvedi-
mento di urgenza nel 2008 a seguito del diffondersi degli effetti della crisi finan-
ziaria, ha portato lo IASB a licenziare le modifiche della regolamentazione il 13
Ottobre 2008 e la Comunità Europea ad omologare le stesse dopo soli due giorni,
con il Regolamento n.1004/2008 del 15 Ottobre 2008, prevedendo la possibilità di
applicazione retrospettiva a partire dal 1 Luglio 2008.
Un altro importante intervento, introdotto nel 2009 con il Regolamento n.
1165, è stato operato sull’IFRS 7 ed ha riguardato l’informativa obbligatoria da
fornire in nota integrativa in relazione alle modalità di calcolo del fair value degli
strumenti finanziari ed ai modelli adottati per la sua determinazione. Tali innova-
zioni saranno illustrate nel dettaglio nelle pagine che seguono.
Le motivazioni che hanno portato alla predisposizione di un nuovo sistema di
regole contabili e di bilancio partono dal presupposto che gli strumenti finanziari
– e soprattutto i contratti derivati, che ne rappresentano una componente fonda-
mentale – sono stati, in questi ultimi anni, oggetto di grande sviluppo, sia in ter-
mini di volume di negoziazioni, sia in termini di complessità delle fattispecie con-
trattuali a cui le imprese hanno fatto ricorso; si assiste, inoltre, sempre più fre-
GLI STRUMENTI FINANZIARI 271
6
Cfr. IASB, IAS 32 – Strumenti finanziari: esposizione nel bilancio e informazioni integrative,
par. 11.
7
Sul tema si rinvia, in proposito, al capitolo 16 del presente lavoro.
274 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
8
Il trattamento delle operazioni di leasing è oggetto del capitolo 5 del presente lavoro.
9
Si veda in proposito CAVALIERI E.-RANALLI F., Economia aziendale, Giappichelli, Torino,
2005, p. 403 ss.; RANALLI F., Gli schemi del bilancio civilistico, Aracne, Roma, 2005, p. 41 ss.
10
Cfr. IASB, IAS 39 – Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione, par. 9.
11
Per una illustrazione dei criteri di classificazione delle attività previste dallo IASB, IAS 1 –
Presentazione del bilancio, si rinvia al capitolo 4 del presente lavoro. Per un approfondimento si
veda tra gli altri DI CAGNO G., Informazione contabile e bilancio di esercizio: modello comunita-
rio e modello IAS/IFRS, Cacucci, Bari, 2004; ANDREI P., “La struttura e il contenuto del bilancio
di esercizio”, in AZZALI S. (a cura di), L’informativa di bilancio secondo i principi contabili na-
zionali ed internazionali, Giappichelli, Torino, 2005. Con riferimento agli strumenti finanziari, si
veda tra gli altri PORZIO C.-SQUEO G., “IAS 32 e riforma del diritto societario: come classificare
gli strumenti finanziari”, in MAZZEO R.-PALOMBINI E.-ZORZOLI S. (a cura di), IAS-IFRS e imprese
bancarie. Impatti gestionali, organizzativi, contabili ed esperienze delle grandi banche italiane,
Bancaria, Roma, 2005, pp. 211-245.
12
Lo IAS 39 prevede, infatti, che indipendentemente dalle categorie di appartenenza al mo-
mento del riconoscimento iniziale, uno strumento finanziario può essere designato al fair value
con imputazione delle variazioni a conto economico, ricorrendo all’esercizio della cosiddetta Fair
Value Option.
GLI STRUMENTI FINANZIARI 275
13
Si noti che, per quanto i concetti possono sembrare apparentemente simili, la categoria de-
gli HTM non coincide necessariamente con quella delle immobilizzazioni finanziarie, disciplinata
dal D.Lgs. n. 127/1991 e della quale costituisce di norma un sottoinsieme, poiché lo IAS 39 pre-
vede criteri assai stringenti per includere uno strumento finanziario tra gli investimenti detenuti
sino a scadenza. In particolare, si richiede che le attività detenute fino a scadenza siano caratteriz-
zate da pagamenti fissi e determinabili e che l’impresa abbia l’effettiva intenzione e capacità di
detenere gli stessi sino alla loro naturale scadenza.
14
Gli strumenti disponibili per la vendita (AFS) costituiscono una categoria di strumenti finan-
ziari residuale rispetto alle precedenti.
15
Per un maggior dettaglio, si rinvia al capitolo 4 del presente lavoro.
16
Ad eccezione della conversione delle poste in divisa.
17
Ciò comporta che una obbligazione convertibile, attraverso la sottoscrizione di azioni
dell’emittente, debba essere suddivisa in un debito rappresentato da obbligazioni e in un derivato
su azioni proprie.
18
La possibilità di esercitare la fair value option anche alle passività finanziarie è stata con-
cessa, a determinate condizioni, da un documento dello IASB emanato nel giugno 2005. Cfr. IASB,
Emendamenti allo IAS 39 – Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione. La fair value option.
276 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
dei portafogli IAS/IFRS. In proposito, si può notare come nel sistema delle re-
gole siano stati previsti alcuni requisiti oggettivi e soggettivi che fungono da di-
scriminante nel definire la categoria di appartenenza degli strumenti finanziari: i
requisiti oggettivi possono essere ricondotti alle caratteristiche tecniche dell’o-
perazione e vengono specificatamente previsti dal principio contabile, mentre i
requisiti soggettivi attengono alle destinazione funzionale che l’azienda intende
attribuire all’operazione, compatibilmente con le opzioni previste dallo IAS 39.
Ad esempio, il principio contabile definisce un’attività (o passività) come
posseduta per negoziazione (held for trading) se “(i) è acquisita o sostenuta
principalmente al fine di venderla o riacquistarla a breve; (ii) è parte di un por-
tafoglio di identificati strumenti finanziari che sono gestiti insieme, per i quali
esiste evidenza di una recente ed effettiva strategia rivolta all’ottenimento di un
profitto nel breve periodo; (iii) o è un derivato (fatta eccezione per un derivato
che sia un designato ed efficace strumento di copertura)” 19.
Invece, gli strumenti posseduti sino a scadenza (held to maturity) “sono atti-
vità non derivate con pagamenti fissi o determinabili e scadenza fissa che
un’entità ha oggettiva intenzione e capacità di possedere sino alla scadenza ad
eccezione di quelli: (a) che l’entità designa al momento della rilevazione inizia-
le al fair value (valore equo) rilevato a conto economico; (b) che l’entità desi-
gna come disponibili per la vendita; e (iii) che soddisfano la definizione di fi-
nanziamenti e crediti” 20.
Analogamente, le attività finanziarie riconducibili nel portafoglio finanzia-
menti e crediti (loans and receivables) “sono strumenti non derivati con paga-
menti fissi o determinabili che non sono stati quotati in un mercato attivo, ad
eccezione di: (a) quelli che l’entità intende vendere immediatamente o a breve,
che devono essere classificati come posseduti per negoziazione, e quelli che
l’entità al momento della rilevazione iniziale designa al fair value (valore equo)
rilevato a conto economico; (b) quelli che l’entità al momento della rilevazione
iniziale designa come disponibili per la vendita; o (c) quelli per cui il possesso-
re non può recuperare sostanzialmente tutto l’investimento iniziale, non a causa
del deterioramento del credito, che devono essere classificati come disponibili
per la vendita” 21.
In ultimo, le attività disponibili per la vendita (available for sale) rappresen-
tano una categoria residuale, in quanto “sono quelle attività finanziarie non de-
rivate che sono designate come disponibili per la vendita o non sono classifica-
te come (a) finanziamenti e crediti, (b) investimenti posseduti sino alla scaden-
19
Cfr. IASB, IAS 39 – Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione, par. 9.
20
Cfr. Ibidem
21
Cfr. Ibidem.
GLI STRUMENTI FINANZIARI 277
za, o (c) attività finanziarie al fair value (valore equo) rilevato a conto econo-
mico” 22.
Da quanto detto si deduce, pertanto, che tutte le attività finanziarie che non
presentano flussi attesi fissi o determinabili (come ad esempio le quote di capi-
tale di una impresa) non possono essere classificate come attività detenute sino
a scadenza, né possono rientrare nella categoria “finanziamenti e crediti”: que-
st’ultimo portafoglio, oltre ai crediti (commerciali e di finanziamento) potrà ac-
cogliere anche titoli di debito ed obbligazionari emessi da imprese e/o enti pub-
blici, a condizione che tali attività non siano quotate su mercati ufficiali.
In base a quanto detto precedentemente gli strumenti derivati 23, se non vengo-
no qualificati come idonei strumenti di copertura 24 devono necessariamente es-
sere ricondotti all’interno della categoria degli “strumenti detenuti per negozia-
zione” e, pertanto, come si vedrà meglio più avanti, vanno necessariamente valu-
tati al fair value con imputazione delle relative variazioni di valore al conto eco-
nomico. Ovviamente un contratto derivato con valore positivo sarà ricondotto
tra le attività di negoziazione, mentre l’eventuale valore negativo di un derivato
minusvalente confluirà all’interno delle passività di trading (negoziazione).
Poiché all’attribuzione di uno strumento finanziario alle varie tipologie ap-
pena illustrate consegue l’applicazione di modalità di contabilizzazione e di cri-
teri di valutazione differenti, appare evidente come, pur essendo astrattamente
prevista la possibilità di operare riclassifiche e trasferimenti tra categorie di
strumenti finanziari, le stesse costituiscono più una conseguenza di obblighi im-
posti dall’applicazione delle regole previste dallo standard 25, piuttosto che una
reale possibilità concessa al redattore del bilancio. A riguardo si fa presente co-
me le modifiche introdotte nel 2008 a seguito della crisi finanziaria che aveva
portato alla emersione di rilevanti minusvalenze per gli strumenti valutati al fair
value destinati alla negoziazione, hanno consentito, entro dati limiti, di riclassi-
ficare le attività destinate alla vendita, riconducendole all’interno di altre cate-
gorie funzionali.
22
CFR. Ibidem.
23
Cfr. Ibidem.
24
Per un maggior approfondimento si veda infra, par. 7.7.
25
Occorre, ad esempio, evidenziare che, qualora un’impresa abbia venduto o riclassificato
una quota rilevante degli investimenti detenuti sino a scadenza, nel corso dell’esercizio corrente,
non potrà classificare per tre periodi amministrativi nessuno strumento finanziario all’interno di
tale portafoglio (tainting provision), ad eccezione dei casi in cui le vendite o le riclassifiche siano:
– prossime alla scadenza;
– si verificano successivamente al sostanziale recupero dell’investimento del capitale;
– sono fuori dal controllo dell’impresa e rappresentano un caso isolato.
Cfr. IASB, IAS 39 – Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione, par. 9.
278 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Valutazione
Riclassi- Cancel-
Iscrizione iniziale e Svalutazione
ficazione lazione
successiva
Dalla tavola precedente si evince come, oltre alla fase iniziale di iscrizione
nel sistema contabile (recognition), alla quale si contrappone la fase terminale di
cancellazione (derecognition) le cui regole vengono di seguito illustrate 26, lo
IAS 39 prevede, per gli strumenti finanziari, tre distinti momenti di misurazione
e determinazione di valore.
26
Per una illustrazione dettagliata delle regole di rappresentazione, si rinvia al successivo par. 6.
GLI STRUMENTI FINANZIARI 279
Da quanto finora detto emerge con evidenza come il criterio principale cui
fare riferimento per la valutazione delle attività e passività finanziarie sia quello
del fair value, il quale, a differenza di quanto previsto dalla disciplina del codice
27
In proposito si veda: IASB, Emendamenti allo IAS 39 – Strumenti finanziari: rilevazione e
valutazione Transizione e iscrizione iniziale delle attività e passività finanziarie, dicembre 2004.
280 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
civile, verrà esteso in fase di misurazione iniziale a tutti gli strumenti finanziari
e, in fase di misurazione successiva, a larga parte degli stessi: in particolare agli
strumenti di trading e derivati, a quelli disponibili per la vendita 28, a quelli og-
getto di copertura di fair value e a quelli designati al fair value a seguito dell’e-
sercizio della cosiddetta Fair Value Option.
In alcuni casi le oscillazioni di fair value verranno iscritte direttamente nel
conto economico, in altri casi subiranno un trattamento differente.
In pratica non risultano valutati al fair value in sede di misurazione successi-
va, per quanto concerne l’attivo, i soli crediti e finanziamenti e gli investimenti
posseduti sino a scadenza e, per il passivo, le altre passività finanziarie: questi
elementi del capitale, a meno che non siano stati oggetto di copertura dalle o-
scillazioni di fair value con contratti derivati, andranno valutati in base alla me-
todologia del costo ammortizzato, facendo ricorso al criterio dell’interesse effet-
tivo, che verrà illustrato dettagliatamente nel paragrafo successivo.
A conferma della rilevanza che il fair value viene ad assumere nel caso della
valutazione degli strumenti finanziari si può notare che la regolamentazione de-
gli strumenti finanziari obbliga a fornire nelle note al bilancio anche il fair value
degli strumenti finanziari valutati al costo ammortizzato, unitamente ad una det-
tagliata descrizione delle modalità adottate per la sua determinazione. A riguar-
do si fa presente che nel 2009, successivamente all’entrata in vigore dell’IFRS
7, sono state richieste ai redattori dei bilanci alcune ulteriori informazioni in
merito al fair value degli strumenti finanziari ed alle relative modalità di deter-
minazione che portano a distinguere fra differenti tipologie di fair value, di cui
si dirà nel dettaglio più avanti al paragrafo 7.5.
Un quadro sinottico dei criteri di valutazione da applicare alle varie categorie
di strumenti finanziari viene fornito nella Tavola 2, di seguito riportata.
Dalla tavola si evince come l’applicazione dei principi contabili internazio-
nali modifichi in modo profondo le modalità di iscrizione e valutazione dei cre-
diti e dei debiti – rappresentati o meno da titoli – e dei contratti derivati, ed in-
troduce, altresì, una serie di importanti innovazioni in merito al trattamento di
bilancio degli investimenti azionari e partecipativi che rientrano nel campo di
applicazione dello IAS 39.
28
Si fa presente che, mentre per gli strumenti finanziari detenuti per negoziazione la valuta-
zione si effettua, come precisato, al fair value con imputazione delle relative variazioni a conto
economico, gli strumenti finanziari disponibili per la vendita, pur essendo, comunque, valutati al
fair value vedranno le loro variazioni di valore imputate a patrimonio netto. Cfr. IASB, IAS 39 –
Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione, par. 9.
GLI STRUMENTI FINANZIARI 281
Attività finanziarie
Passività finanziarie
Infine, un ruolo peculiare viene rivestito dalla categoria degli strumenti fi-
nanziari disponibili per la vendita (available for sale): per questi, vista la loro
natura residuale, lo IAS 39 non impone requisiti oggettivi (forma tecnica, quo-
tazione, pagamenti fissi o determinabili, ecc.) e consente, così facendo, di ri-
condurre all’interno della categoria in esame qualsiasi attività finanziaria (fatta
naturalmente eccezione per i derivati) che l’azienda intenda valutare al fair va-
lue senza che gli effetti economici impattino direttamente sul risultato economi-
co di periodo. In questo caso, infatti, il modello adottato prevede che tali attività
vengano comunque valutate al fair value, mentre la contropartita delle variazio-
ni di fair value relative agli strumenti disponibili per la vendita venga iscritta ad
una apposita riserva del patrimonio netto, definita riserva da valutazione: gli
importi relativi concorreranno anche a formare il prospetto della redditività
complessiva (OCI). Nell’ipotesi in oggetto la riserva da valutazione può acco-
gliere valori positivi, in tutti i casi in cui il fair value degli strumenti AFS do-
vesse incrementare, mentre (dopo aver calcolato la quota di proventi maturata
che, nel caso degli interessi, nasce dalla applicazione del metodo del costo am-
mortizzato) in ipotesi di variazione negativa di fair value, la riserva da valuta-
zione accoglie valori negativi.
Tali valori positivi e/o negativi varranno riportati al conto economico all’atto
della cancellazione dello strumento finanziario AFS a cui si riferiscono.
Fa eccezione a tale regola l’ipotesi in cui la riserva da valutazione abbia ac-
colto valori negativi correlati a minusvalenze del minor fair value di strumenti
AFS e queste perdite dovessero risultare “perduranti e significative” (prolonged
and significant). In tal caso è fatto obbligo di iscrivere le stesse nel conto eco-
nomico, ciò anche se lo strumento è ancora detenuto dalla entità che redige il
bilancio. Nel caso di strumenti disponibili per la vendita (AFS) rappresentativi
del patrimonio netto di altre imprese, la perdita iscritta nel conto economico
assume valori di definitività e non dà diritto ad operare successive riprese di
valore 29.
Di seguito si forniscono alcuni esempi di trattamento contabile dei titoli di-
sponibili per la vendita (AFS) relativi alle operazioni di:
1. Acquisto.
2. Valutazione successiva.
3. Vendita.
29
A riguardo occorre far presente che il paragrafo 61 dello IAS 39 riferito ai titoli di capitale
ponga come alternativi i concetti di o prolungata o significativa riduzione del fair value quale evi-
denza obiettiva di impairment. Alla luce di ciò, l’IFRIC, nel luglio 2009, ha specificato che i due
criteri non devono necessariamente coesistere.
284 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
La “Riserva AFS” comparirà tra le poste del netto e concorrerà alla forma-
zione, con segno positivo, del cosiddetto “reddito allargato” o Comprehensive
Income.
Nel secondo scenario, caso sub b), l’entità A accredita il conto “Titoli dispo-
nibili per la vendita” ed in contropartita addebita il conto “Riserva AFS” per un
importo pari alla differenza tra il fair value rilevato in sede di initial measure-
ment (100) ed il minor fair value al 31 dicembre 20X0 (80).
La “Riserva AFS” oltre a comparire tra le poste del netto, ove occorra anche
con segno negativo, concorrerà alla formazione, con segno negativo, del cosid-
detto “reddito allargato” o Comprehensive Income.
Precisiamo che, nel corso del tempo, le variazioni negative di fair value,
sebbene alternate a variazioni positive, possono dar luogo a riserve di patrimo-
nio netto negative. Come detto, in caso di riduzioni di valore durevoli, il fair va-
lue negativo iscritto a riserva dovrà essere “rigirato” a conto economico, tra i
GLI STRUMENTI FINANZIARI 285
Come detto, la successiva ripresa di valore potrà essere iscritta a conto eco-
nomico solo nel caso di titoli obbligazionari.
Nell’ipotesi di titoli azionari, invece, non essendo prevista la iscrizione della
ripresa di valore, la scrittura sarà la seguente con la iscrizione del maggior fair
value nella apposita riserva di Patrimonio Netto:
3. Partendo dalle ipotesi 2a) e 2b) sopra indicate ed immaginando una ces-
sione dei titoli in oggetto per un importo pari rispettivamente a 107 e 75, le
scritture contabili risulteranno le seguenti.
Sempre con riferimento all’ipotesi 2b) supponiamo che i titoli vengano ven-
duti sul mercato a 85.
In questo caso le scritture saranno le seguenti:
Cassa a Diversi 85
Titoli disponibili per la vendita
Utile da realizzo 80
05
Alla luce di quanto appena detto, le quote del capitale netto di altre imprese
incluse, alternativamente, tra le attività finanziarie di negoziazione o tra quelle
disponibili per la vendita, dovrebbero essere sempre valutate al fair value, anche
se l’assenza di prezzi di mercato, rende spesso difficoltoso il calcolo del loro
fair value.
In questi casi lo IAS 39 prevede che qualora il redattore di bilancio non sia
in grado di determinare il fair value di una quota di capitale in modo attendibile,
lo stesso può adottare una valutazione al costo, con l’obbligo di fornire un’ap-
posita informativa nella nota integrativa al bilancio 30.
Gruppo FIAT
Bilancio consolidato al 31.12.2011 (p. 145)
30
Questo è il motivo per cui la Tavola 2, che sintetizza i criteri di valutazione da applicare al-
le varie classi di strumenti finanziari, riporta in una ulteriore categoria di attività i titoli di capitale
il cui fair value non è determinabile.
GLI STRUMENTI FINANZIARI 289
31
Per un approfondimento relativo alle relazioni tra costo e fair value si rimanda, oltre al fon-
damentale contributo di PIZZO M., Il Fair value nel bilancio d’esercizio, Cedam, Padova, 2000,
tra gli altri, a GAETANO A., Controllo dei rischi e informativa di bilancio, Rirea, Roma, 2003;
BUSSO D.-PISONI P., Introduzione del Fair Value principio della prudenza e risultato economico,
in Contabilità, finanza e controllo, Il Sole 24 Ore, n. 5, 2003; MARCHI L., Evoluzione dei principi
contabili e dei criteri di valutazione: dal costo al fair value, Revisione Contabile, n. 57, III bim.,
Unione Stampa Periodica Italiana, 2004; RAYMAN A., Fair Value or false accounting?, Accoun-
tancy Magazine, October 2004.
32
A ben vedere, il criterio del costo ammortizzato va applicato anche alle attività disponibili
per la vendita, anche se le stesse vengono valutate al fair value. Infatti, per tali attività, ove coe-
rente con la natura delle stesse, è prevista la rilevazione degli interessi attivi in base al tasso effet-
tivo di rendimento ed è inoltre richiesto che siano oggetto di svalutazioni (impairment) nel caso di
rischio di inadempienza del debitore, secondo il medesimo procedimento previsto per le attività
finanziarie valutate al costo ammortizzato.
290 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
peraltro ribadito dallo stesso principio contabile, solitamente tale valore corri-
sponde all’importo erogato/versato in sede di erogazione/acquisto dell’attività, o
incassato, qualora si tratti di una passività emessa.
Nel caso specifico delle attività/passività valutate al costo ammortizzato 33,
tuttavia, occorre incorporare in tale importo anche gli eventuali oneri/ricavi ac-
cessori che sono direttamente e specificamente attribuibili allo strumento finan-
ziario e che risultano certi o comunque determinabili al momento della sua rile-
vazione iniziale 34: ad esempio, nel caso di un’attività finanziaria, i costi di tran-
sazione direttamente sostenuti per l’acquisizione della stima devono essere capi-
talizzati sull’importo erogato/versato dall’azienda, mentre i ricavi accessori
vengono portati a decremento del suddetto importo.
La corretta quantificazione di tali componenti accessorie di costo/ricavo rap-
presenta un momento molto importante, all’interno del più ampio processo va-
lutativo dello strumento finanziario: infatti, una volta che in sede di rilevazione
iniziale sia stato determinato, secondo le modalità descritte, il valore di bilancio
dell’attività/passività finanziaria, risulta evidente come l’esistenza di eventuali
oneri e ricavi accessori rappresenti la causa del disallineamento tra il valore ini-
ziale e quello a scadenza dello strumento finanziario oggetto di valutazione.
Secondo lo IAS 39, tale differenza va ripartita lungo l’intera vita dello stru-
mento attraverso il metodo finanziario dell’interesse effettivo: in altre parole
tutti i componenti accessori che concorrono alla determinazione del valore di
bilancio dello strumento finanziario, devono conseguentemente essere assogget-
tati ad una procedura di ripartizione temporale che imputa quote di differenziali
a rettifica (in più o in meno) dell’interesse contrattuale, concorrendo a determi-
nare il tasso di interesse effettivo dell’operazione.
Il tasso di interesse effettivo, infatti, non rappresenta altro che quel tasso che,
attualizzando i flussi di cassa futuri attesi generati dallo strumento finanziario
nell’arco della sua vita, li rende uguali al valore di iscrizione iniziale dello stru-
mento medesimo. Pertanto, applicando la metodologia in esame per tutta la sua
durata, l’attività/passività finanziaria produrrà interessi a conto economico che
maturano proprio in base al tasso di interesse effettivo. Inoltre detto tasso non
33
Si precisa come, a ben vedere, il trattamento di seguito descritto riguardi anche le attività
finanziarie classificate “disponibili per la vendita” ed escluda, quindi, soltanto gli strumenti finan-
ziari valutati “al fair value con imputazione al conto economico”.
34
In generale, i costi di transazione accolgono diritti e commissioni pagate ad agenti, consu-
lenti, mediatori ed intermediari in genere, contributi dovuti agli organi regolatori e alle Borse Va-
lori, nonché imposte e tasse dovute per la conclusione dei contratti; premi, sconti e qualsiasi altra
ripartizione di oneri amministrativi o di gestione non possono essere inclusi all’interno del tasso
di interesse effettivo, al pari di tutti quei costi che sono oggetto di rimborso da parte del debitore e
che, per tale motivo, non influenzano il rendimento effettivo dell’operazione.
GLI STRUMENTI FINANZIARI 291
potrà variare, come si avrà modo di ribadire tra poco, neppure in caso di deterio-
ramento durevole di valore dello strumento finanziario in oggetto (impairment):
fanno eccezione a tale regola solo gli strumenti che presentano un tasso di ren-
dimento indicizzato ad un qualsiasi parametro di mercato, per i quali si deve
procedere alla rideterminazione del tasso effettivo ad ogni data di riprezzamento
del tasso (si veda, ad esempio, i finanziamenti a tasso variabile).
La differenza tra l’interesse che matura al tasso contrattuale e l’interesse ef-
fettivo rappresenta la misura dell’ammortamento del complessivo differenziale
tra valore iniziale e valore a scadenza dello strumento finanziario, attribuibile al
periodo preso in considerazione per la valutazione: da tutto quanto finora detto
risulta evidente come, in caso di assenza di componenti di costo/ricavo accesso-
rie, si assiste ad una piena coincidenza tra tasso contrattuale e tasso effettivo.
Inoltre, per tutte le attività finanziarie soggette al criterio di valutazione del co-
sto ammortizzato, ma caratterizzate da una durata (originaria) inferiore ai 12
mesi, la metodologia appena descritta produce di norma effetti economici rile-
vanti (anche in presenza di oneri e ricavi accessori), al punto che è prassi abba-
stanza diffusa tra gli operatori, quella di iscrivere tali poste al loro valore nomina-
le (previa verifica della piena recuperabilità dello stesso, come si dirà tra breve).
A titolo di esempio, si prenda in considerazione un finanziamento erogato
dall’azienda per un importo di € 50.000,00, rimborsabile in unica scadenza dopo
cinque anni e con pagamento annuo dei soli interessi, che maturano al tasso del
6,50%.
In una prima ipotesi, non vengono presi in considerazione oneri o ricavi ac-
cessori, cosicché il valore di iscrizione iniziale del finanziamento risulta pari
all’importo erogato dall’azienda, al momento pari a € 50.000,00, ed il tasso di
interesse effettivo corrisponde, pertanto, al tasso nominale del 6,50%.
Alla luce dei dati sopra esposti, il piano di ammortamento del finanziamento
risulta essere il seguente:
TAVOLA 3
Come si evince dalla lettura della tabella, in assenza di perdite di valore le-
gate all’inadempimento del debitore il costo ammortizzato del finanziamento
resta immutato fino al momento del rimborso del capitale: ciò in quanto l’ugua-
glianza tra valore iniziale e valore di rimborso del prestito fa sì che non si debba
procedere ad alcun ammortamento dei differenziali lungo la vita dello stesso;
coerentemente con quanto disposto dallo IAS 39, pertanto, è l’incasso del capi-
tale alla scadenza ad azzerare il costo ammortizzato del finanziamento.
Riprendendo il medesimo esempio, si consideri ora, quale seconda ipotesi,
che all’atto dell’erogazione siano previsti oneri accessori a carico dell’azienda
per un importo pari ad € 2.500,00 e ricavi accessori per € 1.000,00: come anti-
cipato, questi ultimi devono essere portati a decremento dell’importo erogato,
mentre le commissioni passive contribuiscono ad incrementare il valore del pre-
stito.
Nel caso in esame, quindi, il valore iniziale (fair value) dell’attività finanzia-
ria, che verrà iscritto nei conti in sede di rilevazione iniziale, ammonta a com-
plessivi € 51.500,00 35, mentre il tasso di interesse effettivo (che, come verrà il-
lustrato in seguito, è pari a 5,79%) risulta essere inferiore al tasso contrattuale:
ciò in seguito all’incremento del valore dell’importo iscritto (€ 51.500 contro gli
€ 50.000 effettivamente erogati), a parità di rendimento nominale (che rimane
immutato al tasso contrattuale del 6,50%).
Per verificare quanto appena affermato, è sufficiente risolvere la seguente
equazione:
n
Fi
V0 = ∑
i =1 (1 + r )
i
dove:
V0 = è il valore iniziale (fair value iniziale) del finanziamento, inclusivo degli
oneri/ricavi accessori (nell’esempio risulta pari ad € 51.500,00);
Fi = flussi di cassa futuri attesi alle rispettive scadenze (gli stessi indicati in
tabella 1 alla colonna Flussi);
r = è il tasso di rendimento effettivo che attualizza i flussi attesi e rappresenta
l’incognita dell’equazione;
n = indica la durata del finanziamento, espressa nell’unità di misura ritenuta
congrua (nell’esempio 5 anni).
Con riferimento all’esempio precedentemente descritto, risolvendo l’equa-
zione sopra riportata si ottiene un tasso del 5,79%, inferiore, come anticipato,
rispetto al tasso contrattuale del 6,50%.
35
Tale valore è ottenuto sommando all’importo erogato dall’impresa (€ 50.000,00) gli oneri
accessori (€ 2.500,00) e sottraendo i ricavi accessori (€ 1.000,00).
GLI STRUMENTI FINANZIARI 293
TAVOLA 4
0 – € 51.500,000 0€ 51.500,00
1 0€ 3.250,00 € 3.250,00 € 2.982,80 0€ 51.232,80
2 0€ 3.250,00 € 3.250,00 € 2.967,32 0€ 50.950,12
3 0€ 3.250,00 € 3.250,00 € 2.950,95 0€ 50.651,07
4 0€ 3.250,00 € 3.250,00 € 2.966,63 0€ 50.334,70
5 € 53.250,00 € 3.250,00 € 2.915,30 € 0,00
TAVOLA 5
0€ 1.500,00
1 0€ 3.250,00 € 2.982,80 € 267,20 0€ 1.232,80
2 0€ 3.250,00 € 2.967,32 € 282,68 0€ 950,12
3 0€ 3.250,00 € 2.950,95 € 299,05 0€ 651,07
4 0€ 3.250,00 € 2.933.63 € 316,37 0€ 334,70
5 € 3.250,00 € 2.915,30 € 334,70 € 0,00
294 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
In linea con la definizione dello IAS 39, pertanto, ad ogni data di valutazio-
ne, in assenza di rimborsi di capitale e senza che sia necessario operare rettifi-
che per impairment, il costo ammortizzato del credito risulterà pari al valore i-
niziale dello stesso, incrementato (o ridotto) dell’ammortamento cumulato fino
alla data di valutazione, determinato secondo le modalità appena descritte. In
occasione dell’incasso della quota capitale, ovviamente, il relativo importo an-
drà portato a decremento del costo ammortizzato del credito.
Alla luce delle considerazioni effettuate e degli esempi sviluppati nelle pagi-
ne precedenti, appare agevole desumere come il concetto di costo ammortizzato
è dinamico, comporta successive variazioni di valore e differisce profondamente
dalla nozione di costo storico o di valore originario nominale, che per lungo
tempo ha rappresentato il criterio cardine per la valutazione delle attività e pas-
sività all’interno della precedente disciplina di bilancio 36.
Quanto appena affermato trova ulteriore conferma nella disciplina dettata
dallo IAS 39 in merito alla valutazione delle attività finanziarie deteriorate (im-
pairment). Come si è avuto modo di affermare in premessa, infatti, l’introdu-
zione dei principi contabili internazionali comporta, per completare le procedure
di valutazione effettuate in sede di redazione del bilancio, l’obbligo di assogget-
tare ad una verifica di recuperabilità il valore delle attività finanziarie, al fine di
valutare gli effetti economici connessi al manifestarsi del rischio di insolvenza,
che porta alla emersione delle cosiddette perdite maturate (incurred). In questo
modo la fase di misurazione periodica, che presuppone la rideterminazione del
costo ammortizzato o l’adeguamento del fair value, viene distinta dalla fase di
determinazione degli effetti economici del rischio di insolvenza 37 che porta al-
l’impairment delle attività finanziarie.
Per le attività finanziarie detenute sino a scadenza, per i prestiti e finanzia-
menti e per le attività classificate come disponibili per la vendita, ai sensi dello
IAS 39, la verifica di recuperabilità anzidetta, si estrinseca nell’accertamento
36
In proposito si veda per tutti: FERRERO G., I limiti del costo come “criterio base” nelle va-
lutazioni di bilancio, Rivista dei Dottori Commercialisti, n. 3, 1976.
37
Questa distinzione ha motivazioni profonde, infatti, anche a livello organizzativo i soggetti
deputati ad effettuare gli adeguamenti di valore connessi alla fase di misurazione successiva, non
devono necessariamente coincidere (anzi a volte devono necessariamente divergere) da quelli de-
putati a quantificare le perdite di valore dovute all’insolvenza dei debitori. In proposito si ribadi-
sce come per le poste valutate al valore equo, alle quali non si applica la disciplina dell’impair-
ment di seguito descritta, lo IAS 39 prevede che nella determinazione del fair value occorra con-
siderare anche l’effetto del rischio di credito. Cfr. IASB, IAS 39 – Strumenti finanziari: rilevazione
e valutazione, parr. AG 69, AG 73, AG 79, AG 109. Per un approfondimento su questi temi e con
particolare riferimento ai crediti si veda, tra gli altri BANK OF JAPAN, Evaluating the economic
value of loans and the implications: toward transformation of the business model of banks and
nonbank firms, Quarterly Bulletin, August 2003.
GLI STRUMENTI FINANZIARI 295
38
Lo IAS 39 fornisce un elenco di eventi di perdita che, lungi dall’essere considerato esausti-
vo, evidenzia la precisa volontà dello IASB di prendere in considerazione, ai fini della imputazio-
ne al risultato d’esercizio delle rettifiche di valore di attività finanziarie, solo ed esclusivamente
eventi che hanno già avuto manifestazione (ad es. mancato rispetto di accordi contrattuali o evi-
denti difficoltà finanziarie della controparte) e che hanno prodotto o, in caso contrario, si presume
produrranno in futuro, effetti economici significativi sul valore dell’attività (o del gruppo di attivi-
tà). Non sono pertanto ammesse rettifiche di valore derivanti da perdite attese, a loro volta risulta-
to di eventi futuri, indipendentemente dalla probabilità che questi ultimi si manifestino.
39
Cfr. IASB, IAS 39 – Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione, par. AG84.
296 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
vita del credito, il debitore non ottemperi al pagamento degli interessi contrattuali;
la violazione degli accordi contrattuali rappresenta indubbiamente un’evidenza
obiettiva di impairment che, in quanto attribuibile specificamente al rapporto in
essere, induce l’azienda a verificare analiticamente la recuperabilità dell’importo
rimanente alle relative scadenze.
Immaginando che la valutazione dei flussi attesi presuppone che si riesca a re-
cuperare esclusivamente l’importo del capitale inizialmente prestato (pari a €
50.000,00), alla scadenza del finanziamento il nuovo valore di bilancio del credito
si ottiene attualizzando tale somma, al tasso di interesse effettivo originario (nel
caso in esame 5,79%) sulla base della vita residua del rapporto.
TAVOLA 6
3 € 0,00 – € 44.675,11
4 – € 0.00 € 0,00
5 – € 50.000,00 € 44.675,11
TAVOLA 7
Costo Valore attuale
Anni Flussi Interesse effettivo
ammortizzato dei flussi
2 – € 50.950,12
3 € 0,00 € 2.950,95 € 53.901,07 € 44.675,11
4 € 0,00 € 2.587,51 € 47.262,62
5 € 50.000,00 € 2.737,38 € 0,00
40
Per le attività finanziarie disponibili per la vendita, la rettifica di valore è determinata come
differenza tra il costo di acquisto ed il fair value corrente alla data di valutazione: tale differenza
deve essere girata dal Patrimonio Netto dove era stata inizialmente iscritta al Conto Economico.
41
Ovviamente la soluzione accennata non risulta di agevole applicazione per quelle attività
finanziarie emesse da controparti prive di rating. Più in generale, la stima dei flussi finanziari fu-
turi può avvenire anche attraverso il ricorso a tassi storici di perdita, basati sull’esperienza del-
l’azienda o su informazioni desumibili dal sistema che risultino coerenti con le attività oggetto di
valutazione.
298 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Gruppo FIAT
Bilancio consolidato al 31.12.2011 (pp. 183 e 184)
:::
…
GLI STRUMENTI FINANZIARI 299
In premessa si è detto che a partire dal primo gennaio 2013 è entrato in vigo-
re l’IFRS 13 che accoglie le disposizioni dello IAS 39 e dell’IFRS 7 in tema di
valutazione e disclosure del fair value degli strumenti finanziari, ma considerato
che lo stesso non trova applicazione nei bilanci dell’esercizio 2011 da cui sono
stati tratti gli esempi riportati nel presente capitolo, in quanto si farà ancora rife-
rimento alle disposizioni dello IAS 39 e dell’IFRS 7 che rappresentano i princi-
pi richiamati negli estratti dei bilanci portati ad esempio.
Come si è avuto modo di anticipare, il fair value rappresenta il principale
criterio di valutazione degli strumenti finanziari previsto dai principi contabili
internazionali 42: esso si applica alle attività e alle passività di trading, nonché a
quelle designate al fair value all’atto della prima rilevazione in seguito all’eser-
cizio della Fair Value Option; vanno, inoltre, valutate al fair value le attività di-
sponibili per la vendita ed infine tutti gli strumenti derivati (attivi e passivi), indi-
pendentemente dalla finalità per la quale gli stessi sono detenuti (negoziazione o
copertura). Ad ogni buon conto, si ricorda che per tutti gli strumenti finanziari,
indipendentemente dal portafoglio funzionale di appartenenza e dal connesso cri-
terio di valutazione adottato, il principio contabile internazionale IFRS 7 richiede
la rappresentazione del fair value in nota integrativa 43. Ciò conferma la centralità
che il fair value viene ad assumere nel modello di bilancio IAS/IFRS 44.
Lo IAS 39 definisce il fair value come “il corrispettivo al quale un’attività
42
Per approfondire il concetto di fair value, le sue applicazioni e l’impatto che tale criterio di
valutazione ha nel nostro contesto si veda per tutti PIZZO M., Il fair value nel bilancio d’esercizio,
Cedam, Padova, 2000; ROSSI C., Il concetto di fair value e la valutazione degli strumenti finanzia-
ri, Giuffrè, Milano, 2003; CATUOGNO S., “L’impatto del fair value sui bilanci bancari”, in PO-
GLIAGHI P.-VANDALI W.-MEGLIO C. (a cura di), Basilea 2, IAS, e nuovo diritto societario, Banca-
ria, Roma, 2004, pp. 73-89; ROSCINI VITALI F.-VINZIA M.A., Fair value per l’applicazione degli
IAS. Metodi ed esempi di stima – Casi applicativi – Rappresentazione contabile, Il Sole 24 Ore,
Milano, 2005. Con riferimento al contesto internazionale, si vedano, tra gli altri, JACKSON P.-
LODGE D., Fair value accounting, capital standards, expected loss provisioning and financial sta-
bility, Financial Stability Review, June 2000 pp. 105-125; BARLEV B.-HADDAD J.R., Fair Value
Accounting and the Management of the Firm, Critical Perspective on Accounting, n. 14, 2003;
ENRIA A. et al., Fair Value accounting and financial stability, Occasional Papers Series, n. 13,
BCE, April 2004; HIRST D.E.-HOPKINS P.E.-WAHLEN J.M., Fair Values, Income Measurements
and Bank Analysts’Risk and Valuation Judgements, The Accounting Review, April 2004.
43
Come si avrà modo di accennare più avanti nel presente paragrafo, l’IFRS 7 prevede obbli-
ghi in termini di disclosure più stringenti per le attività e passività finanziarie valutate al fair va-
lue con effetti al conto economico o al patrimonio netto, rispetto agli strumenti finanziari per i
quali vige esclusivamente l’obbligo di fornire il fair value in nota integrativa.
44
Sul modello di bilancio dello IASB si veda, per tutti, AZZALI S., Il sistema delle informa-
zioni di bilancio delle aziende di produzione, Giuffrè, Milano, 1996, p. 95 ss.; GAETANO A., Il
principio della prudenza: considerazioni critiche, Aracne, Roma, 2007.
300 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
potrebbe essere scambiata, o una passività estinta, in una libera transazione fra
parti consapevoli e indipendenti” 45.
Tale valore dovrà essere determinato con riferimento alla data del bilancio,
senza ricorrere, come accade per le imprese che redigono i loro bilanci in base
alle regole del codice civile, ai prezzi medi.
Da tale definizione si evince, innanzitutto, come l’obiettivo del fair value sia
quello di esprimere il potenziale valore di scambio di un’attività o di una passi-
vità, ipotizzando che tale transazione avvenga:
a) nella prospettiva di continuità aziendale, che presuppone l’assenza di condi-
zionamenti che possano condurre a porre in essere la transazione a condizio-
ni svantaggiose, e
b) tra parti che operano in perfetta simmetria informativa, ossia disponendo del-
le medesime informazioni sulle caratteristiche del bene e sulle condizioni di
mercato.
Il richiamo al concetto di scambio potenziale, inoltre, evidenzia il legame e-
sistente tra fair value e valore di mercato, ma lo pone su un piano astratto, dal
momento che ne postula la validità esclusivamente al rispetto dei succitati pre-
supposti, in assenza dei quali il valore di mercato di un’attività o passività fi-
nanziaria non può assurgere a fair value della stessa.
Non solo, ma, come si avrà modo di approfondire nelle pagine che seguono,
lo standard contabile internazionale prevede che, anche in assenza di un mercato
di riferimento, si deve comunque giungere alla determinazione del fair value di
uno strumento finanziario, applicando metodologie che considerino tutte e sole
quelle informazioni, di natura qualitativa e quantitativa, che le parti di una tran-
sazione considererebbero ai fini del buon esito della stessa (per l’appunto un va-
lore di scambio potenziale).
A conferma di quanto appena osservato, si noti come lo IAS 39, nel definire
una guidance per la determinazione del fair value, stabilisce che per tutti gli
strumenti finanziari quotati in mercati attivi il fair value sia tendenzialmente
rappresentato dal prezzo di quotazione alla data del bilancio mentre, in tutti gli
altri casi, si deve ricorrere a tecniche di valutazione ritenute in grado di fornire
una stima che approssimi il valore al quale lo strumento finanziario oggetto di
valutazione verrebbe scambiato: tali ricorsi a metodologie alternative portano
alla cosiddetta “Gerarchia del fair value”, a fronte della quale si possono di-
stinguere i tre livelli di fair value di seguito illustrati.
Si tiene a precisare come il concetto di mercato attivo (ex IAS 39) non corri-
sponde necessariamente al concetto di mercato regolamentato o ufficiale così
45
Cfr. IASB, IAS 39 – Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione, par. 9.
GLI STRUMENTI FINANZIARI 301
come disciplinato dalla normativa nazionale 46: in altre parole, un mercato rego-
lamentato non garantisce necessariamente la presenza di quotazioni significative
dell’effettivo valore degli strumenti finanziari in esso scambiati. Infatti, un pa-
rametro fondamentale a tal fine è rappresentato dal volume di scambi effettuati
sul mercato che rappresentano una condizione di garanzia della correttezza del
prezzo (si pensi, ad esempio, alla Borsa del Lussemburgo, in cui i prezzi di
mercato dei titoli vengono riproposti anche in assenza di scambi), in tale circo-
stanza il valore di mercato non potrebbe essere considerato attendibile per l’as-
senza del requisito del mercato attivo ai sensi dello IAS 39. Analogamente, è
possibile rinvenire mercati non regolamentati che, tuttavia, risultano essere ca-
ratterizzati dalla presenza di scambi quotidiani e significativi in termini di vo-
lumi (ad es. Bloomberg) e, per tali ragioni, possono essere considerati a pieno
titolo dei mercati attivi ai sensi del principio contabile internazionale.
In definitiva, l’individuazione di mercati attivi dovrebbe richiedere il ricorso
a procedure in grado di valutare elementi quali il numero degli operatori (dea-
lers, brokers, market takers), il volume degli scambi, la frequenza di aggiorna-
mento dei prezzi, e così via, ossia procedure simili a quelle in uso presso gli in-
termediari finanziari, la cui operatività risulta maggiormente incentrata su tran-
sazioni concluse in tali mercati.
Se il mercato in cui lo strumento oggetto di valutazione è negoziato può rite-
nersi attivo, ai sensi dello IAS 39, il prezzo di quotazione rappresenta il fair va-
lue dello stesso, a meno di casi eccezionali che portano a ritenere il prezzo di
mercato inaffidabile 47: più precisamente, il principio contabile afferma che per
le attività detenute debba essere considerato quale fair value il prezzo di offerta
bid, mentre per le passività da emettere il riferimento è costituito dal prezzo di
domanda ask; in caso di posizioni di rischio che si compensano (ad es. portafo-
46
Ai sensi dello IAS 39, un mercato è considerato attivo “se i prezzi quotati sono prontamen-
te e regolarmente disponibili in un listino, operatore, intermediario, settore industriale, agenzia
di determinazione del prezzo, autorità di regolamentazione e tali prezzi rappresentano operazioni
di mercato effettive che avvengono regolarmente in normali contrattazioni”. Cfr. IASB, IAS 39 –
Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione, par. AG71.
La Banca d’Italia, dal canto suo, considera ufficiali i mercati regolamentati e, più in generale,
i mercati che funzionano regolarmente, presentano regole che definiscono le condizioni d’acces-
so, quelle operative ed i requisiti che un contratto deve possedere per essere trattato al loro inter-
no; inoltre devono prevedere meccanismi di compensazione in merito alla negoziazione di con-
tratti derivati. La definizione di mercato regolamentato, richiamata dalla Banca d’Italia, è conte-
nuta negli artt. 61 e segg. del D.Lgs. n. 58/1998.
Cfr. BANCA D’ITALIA, Istruzioni di Vigilanza per le banche, Titolo IV, Cap. 2, par. 3.
47
Nel caso in cui lo strumento finanziario oggetto di valutazione sia quotato su più mercati, lo
IAS 39 stabilisce che il fair value dello stesso sia rappresentato dalla quotazione presente sul mer-
cato più vantaggioso al quale l’impresa ha accesso. Cfr. IASB, IAS 39 – Strumenti finanziari: rile-
vazione e valutazione, par. AG71.
302 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Gruppo PIRELLI
Bilancio consolidato al 31.12.2011 (p. 28)
Diversamente, per gli strumenti finanziari quotati su mercati che non posso-
no essere considerati attivi e per quelli non quotati, il principio contabile sanci-
sce che, ai fini della determinazione del fair value, si deve ricorrere a tecniche
di valutazione: per lo IAS 39 tali tecniche consistono nel ricorso a transazioni
recenti relative a strumenti similari, tipiche del fair value di livello 2 o, quando
queste ultime non sono disponibili, a modelli quantitativi che siano ampiamente
diffusi presso gli operatori e massimizzino l’impiego di input di mercato, ossia
tutti quei dati e quelle informazioni che gli operatori utilizzerebbero per definire
il prezzo di una transazione, ivi compresi i principali fattori di rischio inerenti lo
strumento (ad es. rischio di credito, rischio di tasso di interesse o di cambio) che
caratterizzano il fair value di livello 3.
Da quanto detto si desume, quindi, come per tecnica di valutazione non deve
intendersi il mero ricorso a modelli quantitativi di valutazione quanto, piuttosto,
la predisposizione da parte dell’impresa di un più ampio processo organizzato
(che può eventualmente prevedere anche il ricorso ai suddetti modelli) finalizzato
alla determinazione di un valore che risulti il più possibile indicativo del prezzo al
quale lo strumento oggetto di valutazione verrebbe scambiato sul mercato.
Nel caso di strumenti finanziari derivati (attivi o passivi), sono particolar-
mente diffusi presso gli operatori modelli di pricing di differente complessità,
48
Il prezzo bid rappresenta la migliore offerta di acquisto fatta dal mercato, mentre il prezzo
ask rappresenta la migliore offerta di vendita. Cfr. IASB, IAS 39 – Strumenti finanziari: rilevazione
e valutazione, parr. AG70, AG72.
GLI STRUMENTI FINANZIARI 303
quali modelli Black & Scholes, simulazioni Montecarlo e modelli di stima della
volatilità, che risultano idonei per la determinazione del valore corrente delle
opzioni, mentre per i contratti swap si ritiene più adeguato il ricorso a modelli di
attualizzazione dei flussi futuri che vengono scambiati tra le parti 49.
Gruppo ENEL
Bilancio consolidato al 31.12.2011 (p. 192)
49
Il limite principale dei modelli citati va attribuito alla mancata considerazione del rischio di
credito della controparte che, per gli strumenti derivati, si sostanzia nella possibilità che l’even-
tuale mark to market positivo non venga recuperato per effetto dell’insolvenza del debitore: la
correzione del tasso impiegato per l’attualizzazione dei flussi con l’introduzione di un appropriato
credit spread può ingenerare degli effetti distorsivi, specialmente qualora esistano posizioni a de-
bito e a credito con la medesima controparte, oggetto di accordi di netting. Per questo motivo si
preferisce procedere al calcolo di un fair value scevro del credit risk e successivamente corretto
per tenere conto del rischio di controparte.
50
La formula per il calcolo del costo medio ponderato del capitale è la seguente:
⎛ E ⎞ ⎛ D ⎞
W = Ke × ⎜⎜ ⎟⎟ + Kd × (1 − t ) × ⎜⎜ ⎟⎟
⎝ ( D + E) ⎠ ⎝ ( D + E) ⎠
dove:
304 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
sia quel tasso indicativo del costo che l’azienda deve sostenere per attingere ri-
sorse finanziarie presso soci e terzi finanziatori 51.
In particolare, la determinazione del costo del capitale proprio può prevedere
il ricorso a metodologie tanto complesse quanto discrezionali, come il modello
del Capital Asset Pricing Model (CAPM), le cui variabili oggetto di stima pos-
sono risultare poco accurate e significative in ragione della scarsa capacità di
rappresentare l’effettiva complessità della realtà osservata.
Quale alternativa alla metodologia descritta, per la determinazione del fair
value degli strumenti di capitale è possibile ricorrere alla stima dei cosiddetti
multipli di mercato, la cui significatività si fonda sul presupposto che il valore
di un’azienda può essere determinato sulla base del valore che il mercato attri-
buisce a società aventi caratteristiche analoghe a quella oggetto di valutazione:
nel modello considerato, il fair value dell’impresa è determinato moltiplicando
il multiplo osservato per imprese analoghe con l’associata grandezza economi-
ca, patrimoniale o finanziaria della società oggetto di considerazione52.
dell’azione con l’utile per azione, oppure l’indice Prezzo/Valore contabile, che pone a confronto il
prezzo di mercato con il valore dell’azienda emittente risultante dal bilancio; a questi si aggiungono,
tra gli altri, gli indici Prezzo/Fatturato, Prezzo/Reddito operativo, Prezzo/Margine operativo lordo.
53
Cfr. IASB, IAS 39 – Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione, parr. AG80-81.
306 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
Gruppo TELECOM
Bilancio consolidato al 31.12.2011 (p. 169)
Gruppo FIAT
Bilancio consolidato al 31.12.2011 (pp. 180-181 e 182)
GLI STRUMENTI FINANZIARI 307
Gruppo FIAT
Bilancio consolidato al 31.12.2011 (p. 231)
GLI STRUMENTI FINANZIARI 309
Gruppo TELECOM
Bilancio consolidato al 31.12.2011 (p. 234)
54
Secondo l’approccio appena descritto, i flussi di cassa contrattuali, rettificati in base alle
previsioni di mancato pagamento, devono essere successivamente scontati al tasso di mercato
(risk free) corrente, desumibile attraverso il ricorso a curve di tassi a termine (forward) implicite
nei tassi a pronti (spot) osservati sul mercato alle rispettive scadenze contrattuali: la necessità di
ricorrere ad un tasso risk free in luogo di un tasso corrente applicato dal mercato a strumenti fi-
nanziari aventi caratteristiche analoghe, deriva dalla consapevolezza che i tassi osservabili sul
mercato e relativi ad operazioni di finanziamento simili possono essere influenzati da considera-
zioni di stampo commerciale o competitivo e risultare, pertanto, fuorvianti e distorsivi.
In base ad un secondo approccio si può procedere al calcolo del fair value di un credito inter-
venendo sul tasso impiegato per l’attualizzazione dei flussi di cassa contrattuali, al fine di incor-
porare al suo interno anche il fattore rischio di credito.
In altre parole, secondo tale approccio occorre aggiungere al tasso risk free anche il premio
che il mercato considera una congrua remunerazione per il rischio di non incassare l’importo pat-
tuito contrattualmente: se il credito oggetto di valutazione è stato erogato ad una controparte emit-
tente di strumenti di debito quotati su un mercato attivo, lo IAS 39 ammette che venga preso in
considerazione il credit spread applicato a tali strumenti, a condizione che le caratteristiche degli
strumenti posti a confronto (forma tecnica, durata, ecc.) non differiscano in modo significativo, al
punto da rendere poco rappresentativo il suddetto credit spread.
Qualora ciò accada (o qualora il debitore non emetta strumenti di debito quotati), il premio
per il rischio può essere determinato attraverso il ricorso a modelli che utilizzano come dati di
input parametri indicativi del merito creditizio della controparte ed il capitale economico richiesto
a fronte dell’esposizione: il tasso per l’attualizzazione così ottenuto risulta, pertanto, espressivo
della remunerazione che il mercato dovrebbe riconoscere sia alla componente di rischio tasso (at-
traverso il tasso risk free), sia alla componente di rischio credito, considerata nelle sue determi-
nanti della perdita attesa e perdita inattesa.
GLI STRUMENTI FINANZIARI 311
inferiore all’anno trascurabile, con ciò ponendo il fair value del titolo coincidente
con il suo valore nominale. Analogo approccio semplificato viene, a volte, adotta-
to anche per il calcolo del fair value di debiti di durata inferiore all’anno.
A ben vedere, nella prassi operativa, l’elevata complessità insita nei modelli
che vengono solitamente impiegati per la valutazione del rischio di credito, peral-
tro scarsamente diffusi presso le imprese industriali, in quanto ancora di prevalente
dominio dell’industria finanziaria, spinge le aziende a ricorrere frequentemente a
modelli di attualizzazione semplificati, che non richiedono la stima diretta del me-
rito creditizio della controparte, ma si avvalgono di input desumibili direttamente
dal mercato, come i tassi di perdita associati alle differenti classi di rating prodotti
dalle principali agenzie internazionali (Moody’s, Standards & Poor, ecc.).
Considerazioni analoghe possono essere effettuate per eventuali titoli di de-
bito non quotati detenuti dalle aziende (ad es. corporate bond), il cui fair value
può essere infatti determinato adottando le medesime metodologie sopra de-
scritte con riferimento ai crediti: in questo caso, tuttavia, occorre rimarcare co-
me il suddetto calcolo possa risultare più agevole in virtù della possibilità di fa-
re riferimento a strumenti simili emessi dal medesimo debitore e quotati su mer-
cati attivi; inoltre, per tale tipologia di strumenti finanziari, ancor più che per i
crediti di finanziamento, acquista maggiore rilievo la componente di rischio li-
quidità, che si lega alle caratteristiche del titolo ed alla dimensione dell’emis-
sione 55, posta in relazione con il grado di liquidità presente sui mercati, e che
potrebbe richiedere l’imputazione di uno spread aggiuntivo.
La determinazione del fair value delle passività finanziarie offre, invece, al-
cuni spunti di riflessione in merito all’inclusione all’interno di tale valore della
componente rischio di credito che, come appare immediato desumere, si lega
direttamente al merito creditizio della stessa società emittente. Atteso come il
fair value a cui si fa riferimento per il calcolo dei risultati di bilancio, deve ne-
cessariamente richiedere le variazioni di rischio di credito della società interve-
nute dal momento della iscrizione iniziale della passività, il principio contabile
internazionale IFRS 7 stabilisce che, per le sole passività finanziarie valutate al
fair value (quindi, ad eccezione delle passività valutate al costo ammortizzato),
debba essere fornito in nota integrativa il fair value delle stesse al netto degli
effetti del rischio di credito 56. Ciò consentirebbe, in presenza di valori corretta-
55
Per rischio di liquidità si intende il rischio di non riuscire a liquidare anticipatamente alla
scadenza un titolo per mancanza di una controparte disposta ad acquistarlo, con conseguente re-
cupero di una somma inferiore rispetto a quella inizialmente investita.
56
In aggiunta all’obbligo descritto, le aziende devono altresì fornire evidenza della differenza
tra il fair value ed il valore di rimborso a scadenza dell’obbligazione.
Cfr. IASB, IFRS 7 – Strumenti finanziari: informazioni integrative, par. 10.
312 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CARATTERISTICHE, STRUTTURA, CONTENUTO
mente calcolati, di determinare con riferimento alle voci relative ai titoli emessi
e ai debiti di finanziamento gli effetti economici del rischio di credito stimati
dallo stesso emittente.
Gruppo LOTTOMATICA