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Pink Floyd - The Wall

Introduzione
The Wall è l'undicesimo album in studio dei Pink Floyd, gruppo britannico prog-rock,
pubblicato il 30 Novembre 1979 dalla Harvest and Columbia Records. Si tratta di un'opera
teatrale in formato vinile rock, tant'è vero che spesso viene definito come Art-Rock, oltre che
Progressive-Rock. L'album fu interamente proposto al pubblico dai Pink Floyd,
accompagnati da elaborati effetti teatrali, nel “In The Flesh Tour”. Inoltre, il vinile uscì
insieme ad una collezione di disegni ideati dall'artista Gerald Scarfe, insieme al bassista del
gruppo Roger Waters. Quest'ultimo realizzò anche lo screenplay del film tratto dall'album, un
live action/horror psicologico animato diretto dal regista Alan Parker.

Background
Il lavoro concettuale su cui è nato The Wall è stato creato da Roger Waters, che, dopo un
decennio passato sull'onda della notorietà e delle vendite, visse momenti di esasperazione
totale nel tour che accompagnava l'album Animals, altro capolavoro del gruppo. Racconti
narrano che Waters avrebbe sputato sulle prime file del pubblico stanco dei loro schiamazzi
(lui stesso definì il gesto "fascista"). Pare inoltre che in una data a Berlino, un fan del gruppo
fosse riuscito a scavalcare le transenne e a salire sul palco, andando verso Roger che,
preso dalla paura, lo respinse violentemente. Da queste esperienze, Waters sviluppò la
metafora del muro eretto tra di lui e i suoi fan, elaborando la storia di Pink,
immedesimazione del bassista e protagonista dell'intero The Wall.

La storia di Pink
The Wall è un concept album che ricrea gli eventi traumatizzanti di Pink, figura basata su
Syd Barrett, storico componente della band a cui tutti i componenti del gruppo si ispirarono,
ma soprattutto sullo stesso Roger Waters.
Pink è una rockstar depressa, che all'inizio dell'album si immagina una gigantesca folla di
gente che entra in uno dei suoi concerti, ma poi gli passano davanti tutti quegli avvenimenti
della sua vita che lo hanno traumatizzato. Ricorda la mancanza del padre, morto nella
battaglia di Anzio nella WWII (come il padre di Roger - In the Flesh?) e il fatto che la madre
dovette crescerlo da solo (The Thin Ice). Così facendo, Pink si costruisce un muro
metaforico attorno alla propria persona (Another Brick in The Wall, Part 1).
Crescendo, inizia a vivere la tirannia e gli abusi degli insegnanti (odio che condivide proprio
con Roger - The Happiest Days of Our Lives), usando le memorie di questi traumi come
"mattoni nel muro" (Another Brick in The Wall, Part 2).
Diventato adulto, Pink ricorda invece madre esageratamente apprensiva e iperprotettiva
(Mother) e la sua educazione durante il Blitz dei tedeschi tra il '40 e il '41 (Goodbye Blue
Sky). Successivamente, in "Empty Spaces", Pink narra del suo matrimonio, ma in "Young
Lust" esprime invece la sua volontà di avere rapporti sessuali casuali per combattere il tedio
del tour che stava facendo negli USA. Tuttavia, con una chiamata a casa scopre
dell'infedeltà della moglie. "One of my Turns" inizia infatti con una groupie, invitata da Pink
nella sua camera d'hotel: elogiare il benessere della rockstar, ma nella canzone effettiva
Pink parla della rabbia con cui si è scagliato contro di lei subito dopo. Nel trittico "Don't
Leave Me Now"-"Another Brick in The Wall, Part 3"-"Goodbye Cruel World" la depressione
di Pink raggiunge l'esasperazione, e la rockstar termina di costruire definitivamente il suo
muro.
Subito dopo, però Pink si interroga sulle sue decisioni (Hey You) e si rinchiude nella stanza
d'hotel (Is There Anybody Out There). Sentendosi depresso, Pink cerca conforto tra i suoi
averi (Nobody Home) e inizia a pensare di riconnettersi con le sue radici (Vera). A questo
punto, Waters crea anche un parallelismo con la WWII in "Bring the Boys Back Home",
quando si chiedeva che i soldati tornassero in patria. Subito dopo però il manager e i roadie
di Pink irrompono nella stanza, dove trovano Pink totalmente insensibile: per farlo
performare un paramedico decide di dargli una droga (Comfortably Numb, miglior assolo di
sempre).
L'effetto della droga provoca un performance sul palco allucinogena per Pink (The Show
Must Go On), iniziando a credere di essere diventato un dittatore fascista e il suo concerto
un raduno neo-nazista (In The Flesh). Inizia quindi a perseguitare le minoranze etniche in
"Run Like Hell" ed infine tiene un vero raduno a Londra, a sottolineare la sua pazzia in quel
momento (Waiting for the Worms). In "Stop" la droga termina il suo effetto allucinogeno e
Pink prega che tutto possa finire presto. Per questa ragione crea un metaforico processo
con sé stesso (The Trial), dove il giudice lo ordina di buttare giù il muro, iniziando, in
"Outside the Wall", a riprendere contatto con l'esterno.
L'album inizia con le parole "Isn't this where", continuate da "we came in", mentre l'ultima
traccia si chiude solo con "isn't this where", con la continuazione della melodia, che
sottolinea la ciclicità del tema di Waters e che la crisi esistenziale del bassista non avrà mai
realmente una fine.

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