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Voce del Nord-Est

Cari amici vorrei, con uno certo sforzo, riprendere le mie pubblicazioni sia botaniche che
naturalistiche in generale non solo attraverso semplici sequenze di immagini ma attraverso un
documento che possa essere apprezzato nel tempo.
A questo scopo è nato il recente sodalizio con Magica Lessinia, associazione No-profit che da
anni si dedica alla valorizzazione del nostro territorio.
Questo sforzo congiunto vuole porre un forte accento sulla sensibilizzazione dei problemi che
affliggono il territorio, senza dimenticare le straordinarie bellezze paesaggistiche, della flora e
della fauna locale.
Unendo le nostre forze cercheremo di divulgare e documentare insieme alle Vostre immagini
le bellezze naturali e paesaggistiche di ogni angolo, anche il più nascosto ed il più lontano,
perché tutto in Lessina sembra voler raccontare una storia.
Desidero trattare argomenti in modo più vasto, non solo botanica ma anche Lepidotteri e
mammiferi selvatici
Siti e testi consultati per la redazione di questo documento sono i seguenti:
Farfalleitalia.it; Wikipedia.org; Eurobutterflies.com; Papillionea.com
Farfalle del Veneto a cura della Regione veneto e del Museo di Venezia MUVE
Non ultimo foto e piccole storie di tradizione popolare ed inoltre vorrei raccontare qui la mia
vita precedente di alpinista.
Non potranno mancare percorsi escursionistici e naturalistici inerenti alla nostra cara ed
amata Lessinia.
Non mi sono dato scadenze fisse ma appena possibile desidero fornire materiale interessante
da consultare, dovrebbe essere come una agenda di ciò che si può vedere in dato periodo.
Non ci si aspetti una impaginazione professionale.
Chiunque volesse scrivere e/o contribuire con materiale sarà il benvenuto.
Foto e testi di Silvio Scandolara
Desidero iniziare con l’esporre una serie di farfalle fotografate nei primi 20 giorni del mese di
Maggio. Sono visibili in collina e bassa montagna. Per fotografare questi Lepidotteri bisogna
armarsi di un minimo di pazienza e magari leggere qualche testo che ci esponga le principali
caratteristiche delle varie specie. Le farfalle tendono ad assumere precisi comportamenti e
gradiscono il nettare di piante specifiche.
Seguono tre brevi racconti di come è nata la mia passione per l’alpinismo, cominciando dal
mio primo incontro con la montagna, la prima vera avventura che mi ha fatto amare il
concetto di sfida e il mio primo bivacco in parete, del tutto impreparato e non equipaggiato.
Da quella esperienza sono sorte le basi per diventare quello che sognavo quando dovevo
rimanere chiuso in casa per problemi gravi di salute.
Ne seguiranno altri prossimamente, già scritti durante l’inverno.
Segue una sequenza di foto di ritrovamenti interessanti con la relativa data. Potranno essere
di stimolo per il futuro nel pianificare le vostre uscite.
Una breve sequenza di uccelli della Lessinia chiudono il lavoro.

Buone letture.

Silvio Scandolara Caldiero, 15 Giugno 2022


Foto e testi di Silvio Scandolara

Aglais io – Linnaeo, 1758 - Famiglia Ninphalidae


Apertura alare da 5 a 6,2 cm. - Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni, isole comprese.

Habitat: Margini dei boschi, ampie radure e giardini, dal livello del mare a 2200 m.

Periodo di volo: Sfarfallamenti da giugno a luglio per la prima generazione e da metà settembre per la seconda. In
alcune località può avere una sola generazione. In entrambi i casi gli adulti svernano allo stadio adulto rimanendo in vita
sino a maggio dell’anno successivo, per cui è possibile osservare esemplari in volo anche in pieno inverno nelle giornate
miti. ( la foto è stata scattata ad inizio Marzo ad Illasi)

Pianta alimentare dei bruchi: Varie specie dei generi Urtica e Parietaria.

Dimorfismo sessuale: Femmina indistinguibile dal maschio.

Aglais urticae – Linneo, 1758 - Famiglia Nymphalidae


Apertura alare da 4,3 a 5,2 cm. Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni, isole comprese, ad eccezione della
Sardegna.
Habitat: Prati, ampie radure e giardini, dal livello del mare sino a 3000 m.
Periodo di volo: Da metà maggio a metà luglio e in agosto. Gli adulti della seconda generazione svernano rimanendo in
vita sino alla primavera successiva, per cui è possibile osservare esemplari in volo nelle giornate miti anche in pieno
inverno.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Pianta alimentare dei bruchi: Urtica dioica ed altre del genere Urtica.
Dimorfismo sessuale: Femmina indistinguibile dal maschio.

Anthocharis cardamines Linneo


1758

Famiglia delle Pieridae

Vive nei prati e ampie radure dal livello del


mare sino a 1800 m.
Cardamine pratensis e varie crucifere dei
generi Alliaria, Arabis, Lunaria, Biscutella,

nella foto succhia il nettare da Capsella bursa-


pastoris

Sfarfalla agli inizi di Aprile fino a fine maggio.

Apertira alare attorno ai 3-4 cm

Aricia agestis Denis & Schiffermüller, 1775


Presente in tutta la penisola e Sicilia, Ama i prati e le grandi radure aperte. Nelle nostre zone si può trovare fino a 900 o
anche 1000 metri.

Da Marzo a Settembre si susseguono 3 generazioni di questa specie. I bruchi prediligono Geranei Erodium ed
Helianthemum. Apertura alare fino a 2,5 cm.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Callophrys rubi Linneo, 1758


Famiglia Lycaenidae

Apertura alare da 2,4 a 3,2 cm.

Presente in tutte le regioni, isole comprese.

Habitat

Incolti e cespuglieti, dalla pianura fino a oltre 2000 m.

Periodo di volo da fine marzo a metà giugno.

Pianta alimentare dei bruchi

Varie piante dei generi Cytisus, Rubus, Trifolium,

Colias crocea, Geoffroy, 1785


Famiglia Pierida

Apertura alare da 3,7 a 5,5 cm.


Distribuzione in Italia

Presente in tutte le regioni, isole comprese.

Habitat Essendo migratrice può essere rinvenuta in


tutti gli ambienti, dal livello del mare sino a oltre
2000 m.

Periodo di volo Tre o quattro sfarfallamenti che si


accavallano da aprile ad ottobre.

Pianta alimentare dei bruchi Varie leguminose dei


generi Medicago, Trifolium, Onobrychis, Lotus,
Coronilla, Hippocrepis, Astragalus.

Coenonympha pamphilus Linneo, 1758


Famiglia Nymphalidae

Apertura alare da 2,8 a 3,3 cm.

Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni, isole


comprese, esclusa la Sardegna.

Habitat: Prati e incolti soleggiati dal livello del mare


sino a oltre 2000 m.

Periodo di volo: a quote inferiori da aprile a giugno e


da luglio a settembre. Alle quote elevate da luglio ad
agosto.

Pianta alimentare dei bruchi: Varie graminacee tra cui


quelle dei generi Poa, Cynosurus, Nardus e Festuca.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Erynnis tages Linneo, 1758


Famiglia Hesperiidae

Apertura alare da 2,3 a 2,8 cm.

Distribuzione: Diffusa in tutte le regioni, con


esclusione di Sicilia e Sardegna.

Habitat Vari tipi di ambienti, dal livello del mare sino


a 2000 m.

Periodo di volo da aprile a giugno e da luglio ai primi


di settembre.

Pianta alimentare dei bruchi: Varie piante dei generi


Lotus, Coronilla, Iberis e Eryngium.

Iphiclides podalirius, Linneo, 1758 - Famiglia Papilionidae


Apertura alare da 5,7 a 7,5 cm.
Distribuzione: Presente in tutte le regioni ad eccezione della Sardegna.
Habitat: Ampie radure, cespuglieti e frutteti dal livello del mare sino a 1800 m.
Periodo di volo: nelle vallate alpine da aprile a maggio e da luglio ad agosto. Ha tre sfarfallamenti nel resto d’Italia,
Pianta alimentare dei bruchi: Alberi da frutto dei generi Prunus, Crataegus, Pirus, Berberis, Celtis, ecc.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Issoria lathonia Linneo, 1758 - Famiglia Nymphalidae


Apertura alare da 3,5 a 4,8 cm. Distribuzione in Italia:Presente in tutte le regioni, isole comprese.
Habitat: Prati e incolti soleggiati, dalla pianura a oltre 2000 m.
Periodo di volo: Varie generazioni che si susseguono a secondo della quota e dell’andamento stagionale da metà marzo
a ottobre.
Pianta alimentare dei bruchi: Varie specie di viole.

Lasiommata megera Linneo, 1767


Famiglia Nymphalidae

Apertura alare Da 3,3 a 4,5 cm.

Distribuzione in Italia

Presente in tutte le regioni, isole comprese, ad


eccezione della Sardegna.

Habitat: Ampie radure e incolti soleggiati dal


livello del mare sino a oltre 2000 m.

Periodo di volo: Sfarfallamenti che si susseguono


da marzo a metà ottobre.

Pianta alimentare dei bruchi: Varie graminacee


dei generi Poa, Bromus, Festuca, ecc.

Dimorfismo sessuale

La femmina è leggermente più grande e con


l’apice dell’ala anteriore più arrotondato. Il
maschio presenta al centro dell’ala anteriore, sul
diritto, una larga banda scura, costituita da
squame androconiali, che si stringe e si incurva
presso la costa.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Limenitis reducta, Staudinger, 1901 - Famiglia Nymphalidae


Apertura alare: da 3,7 a 5,5 cm. - Distribuzione in Italia: presente in tutte le regioni, isole comprese.
Habitat: Boschi chiari, radure e cespuglieti dal livello del mare sino a 1300 m.
Periodo di volo: tre generazioni che si susseguono, sovrapponendosi da maggio a metà settembre.
Pianta alimentare dei bruchi: Varie specie del genere Lonicera tra cui L. periclymenum, L. xylostemum, L. etrusca, L.
implexa, ecc.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Lycaena phlaeas Linneo, 1760


Famiglia Lycaenidae

Apertura alare da 2,4 a 3,2 cm.

Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni,


isole comprese.

Habitat: Margini di boschi e prati fioriti, dal livello


del mare sino a oltre 1800 m.

Periodo di volo: da due a quattro generazioni


secondo l’altitudine, con sfarfallamenti che si
sovrappongono da metà marzo a ottobre.

Pianta alimentare dei bruchi: Varie piante del


genere Rumex.

Lycaena tityrus Poda, 1761 - Famiglia Lycaenidae


Apertura alare: da 2,5 a 3 cm.
Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna, ma estremamente localizzata in Sicilia.
Habitat: Prati e ampie radure, dal livello del mare sino a 1700 m.
Periodo di volo: da aprile a maggio e da luglio a settembre.
Pianta alimentare dei bruchi: Varie piante del genere Rumex tra cui prevalentemente Rumex acetosa.
Dimorfismo sessuale: La femmina, con forma delle ali più arrotondata, presenta macchie nere sul diritto delle ali
anteriori che hanno una colorazione arancione più o meno velata di scuro. Inoltre la serie di lunule arancioni marginali
risulta completa e ben marcata su tutte le ali.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Melanargia galathea Linneo, 1758 - Famiglia Nymphalidae


Apertura alare: da 4,4 a 5,7 cm.
Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni ad eccezione della Sardegna.
Habitat: Prati, ampie radure e cespuglieti dal livello del mare sino a 2000 m.
Periodo di volo da giugno ai primi di agosto.
Pianta alimentare dei bruchi: Varie graminacee tra cui Phleum pratense e i generi Bromus, Dactylis, Poa, Festuca, ecc.

Melitaea athalia Rottemburg, 1775 - Famiglia Nymphalidae


Apertura alare da 3,1 a 4 cm. - Distribuzione in Italia: Presente nel settore orientale del Nord Italia dove tra Trentino,
Veneto e Friuli Venezia Giulia
Habitat: Prati, limitare di boschi e radure dalla pianura sino a 2200 m.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Periodo di volo da maggio a metà agosto in base alla quota. In alcune località calde, ma non secche produce una
seconda che vola da metà agosto a settembre.
Pianta alimentare dei bruchi: Varie specie essenze dei generi Plantago, Anthirrhinum, Veronica, Linaria e Melampyrum.

Melitaea didyma Esper, 1778 - Famiglia Nymphalidae


Apertura alare da 3,4 a 4,5 cm. - Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna.
Habitat: Prati e incolti soleggiati dal livello del mare sino a oltre 2000 m.
Periodo di volo da giugno-luglio e da agosto-settembre.
Pianta alimentare dei bruchi: Varie essenze tra cui quelle dei generi Linaria, Anthirrhinum, Plantago, Veronica, ecc...
Dimorfismo sessuale: Femmina un po’ più grande del maschio e con disegni neri ben sviluppati.

Melitaea phoebe Denis & Schiffermüller, 1775 - Famiglia Nymphalidae


Apertura alare da 3,5 a 4,8 cm. - Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna.
Habitat: Pascoli fioriti, incolti e margini di boschi dalla pianura sino a 2300 m.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Periodo di volo: a bassa quota da metà aprile a giugno e da metà luglio ai primi di settembre. In quota, sulle Alpi, da
luglio a metà agosto.
Pianta alimentare dei bruchi: Varie specie del genere Centaurea.
Variazioni: Vi è una notevole differenza sia nelle dimensioni che nel disegno, più o meno scuro, tra individui di
popolazioni diverse.

Papilio machaon, Linneo 1758 - Famiglia Papilionidae


Apertura alare da 5,5 a 8 cm. -- Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni, isole comprese.
Habitat: Prati, ampie radure dal livello del mare sino a oltre 2000 m.
Periodo di volo: Nelle popolazioni alpine una volta da maggio ad agosto. Ha tre sfarfallamenti nelle zone favorevoli
climaticamente come in prossimità dei laghi e in tutta la regione peninsulare: da marzo a maggio, da giugno a luglio e da
agosto a settembre.
Pianta alimentare dei bruchi: Finocchio selvatico e altre ombrellifere dei generi Daucus, Carum, Anethum, Peucedanum
e Crithmum.
Variazioni: Gli esemplari della prima generazione sono più piccoli rispetto a quelli estivi.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Pararge aegeria , Linneo - 1758


Famiglia Nymphalidae
Apertura alare da 3,5 a 4,3 cm.
Presente in tutte le regioni, isole comprese.
Habitat: Boschi chiari e piccole radure dal livello del
mare a 1000 m., ma occasionalmente è stata
osservata fino a 1700 m.
Periodo di volo: nell’Italia settentrionale, da aprile a
giugno e da luglio a settembre

Pieris mannii, Mayer, 1851 - Famiglia Pieridae


Apertura alare Da 3,6 a 4,5 cm. - Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni ad eccezione della Sardegna.
Habitat: Ampie radure e terreni rocciosi dal livello del mare sino a 1500 m.
Periodo di vol: IN rapporto alle condizioni climatiche delle varie località può avere da tre a cinque generazioni con
sfarfallamenti che si susseguono da marzo a ottobre.
Pianta alimentare dei bruchi: Alyssoides utriculatum e altre crucifere tra cui quelle del genere Iberis.
Dimorfismo sessuale: Femmina con due macchie nere Nell’ala anteriore, mentre i maschi ne presentano una sola.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Pieris napi, Linneo, 1758


Famiglia Pieridae

Apertura alare da 3,8 a 5 cm.

Distribuzione in Italia:

Presente in tutte le regioni ad eccezione della


Sardegna.

Habitat: Prati, ampie radure dal livello del mare


sino a 1700 m.

Periodo di volo: Tre periodi: da marzo ad aprile,


da giugno a luglio e da settembre a ottobre.

Pianta alimentare dei bruchi: Varie crucifere.

Dimorfismo sessuale:

Femmina con due macchie nere nella zona


mediana dell’ala anteriore, mentre nei maschi
ve ne è una sola e a volte molto piccola o
mancante.

Pieris rapae, Linneo, 1758


Famiglia Pieridae
Apertura alare da 3,8 a 4,8 cm.
Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni.
Habitat: Prati e ampie radure dal livello del mare
sino a oltre 2000 m.
Periodo di volo: In rapporto alle condizioni
climatiche delle varie località può avere da tre a
cinque generazioni con sfarfallamenti che si
susseguono da marzo a ottobre.
Pianta alimentare dei bruchi:
Varie crucifere o altre piante contenenti i glicosidi
della senape.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Pontia edusa, Fabricius, 1777 - Famiglia Pieridae


Apertura alare:da 3,3 a 4,6 cm.
Distribuzione in Italia
Presente in tutte le regioni ad eccezione della Sardegna, della Liguria e di parte delle Alpi orientali.
Habitat:
Essendo migratrice si può rivenire in tutti gli ambienti, dal livello del mare fino a 1400 m. Sulle Alpi e sugli Appennini
anche oltre i 2000 m.
Periodo di volo:
In rapporto alle condizioni climatiche delle varie località si possono avere da tre a cinque generazioni che si susseguono
con sfarfallamenti da aprile a ottobre.
Pianta alimentare dei bruchi:
Varie crucifere tra cui quelle dei generi Reseda, Alyssum, Sinapis.
Dimorfismo sessuale:
Femmina con disegni neri anche nella zona marginale della pagina superiore delle ali posteriori.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Spialia sertorius Hoffmannsegg,


Famiglia Hesperiidae

Apertura alare da 2 a 2,7 cm.

Distribuzione in Italia: Presente in tutta


la penisola, non nelle isole

Habitat: Prati magri secchi con piante


erbacee rade e rive di corsi d’acqua,
dalla pianura a 2200 m

Periodo di volo: da fine aprile a giugno e


da luglio ai primi di settembre.

Pianta alimentare dei bruchi: Rovo,


sanguisorba e piante del genere
Potentilla.

Vanessa atalanta Linneo, 1758


Famiglia Nymphalidae - Apertura alare da 5,3 a 5,8 cm.
Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni, isole comprese.
Habitat: Essendo migratrice può essere rinvenuta in tutti gli ambienti, dal livello del mare a 2000 m.
Periodo di volo: due generazioni e volo da aprile ad ottobre, può svernare allo stato adulto.
Pianta alimentare dei bruchi: Varie specie del genere Urtica.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Vanessa cardui Linneo, 1758 - Famiglia Nymphalidae


Apertura alare da 4 a 5,6 cm. - Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni, isole comprese.
Habitat: Essendo migratrice può essere rinvenuta in tutti gli ambienti, dal livello del mare a oltre 2500 m.
Periodo di volo: due generazioni e volo da aprile ad ottobre.
Pianta alimentare dei bruchi: Varie piante dei generi Cirsium, Carduus, Echium, Malva, ecc...

Polyommatus bellargus, Rottemburg 1775 – Famiglia Licaenidae


Apertura alare da 2,5 a 3,2 cm. - Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni, isole escluse.
Habitat: In tutti gli ambienti, dal livello del mare a oltre 2000 m.
Foto e testi di Silvio Scandolara
Periodo di volo: due generazioni e volo da Aprile a Settembre.
Pianta alimentare dei bruchi: Leguminose ed Hippocrepis
Dimorfismo: i maschi sono Azzurro intenso le femmine bruno scuro

Cupido minimus Fuessly, 1775


Famiglia Lycaenidae
Apertura alare - da 1,8 a 2,6 cm.
Presente in tutte le regioni, isole comprese, ad
eccezione della Sardegna.
Habitat: Pendii erbosi e praterie, dalla pianura
fino a oltre 2500 m.
Periodo di volo : Periodo di volo variabile secondo
la quota, che in basso va da metà aprile a giugno
e in quota da giugno ai primi di agosto.
Pianta alimentare dei bruchi
Varie leguminose tra cui Anthyllis vulneraria e
Astragalus penduliflorus.

Maniola jurtina Linneo, 1758


Famiglia Nymphalidae
Apertura alare da 4 a 5 cm.
Distribuzione in Italia:
Presente in tutte le regioni, isole comprese.
Habitat:
Prati, ampie radure e margini dei boschi dal livello
del mare sino a 2000 m.
Periodo di volo
Da metà maggio ad agosto secondo l’altitudine e
l’andamento stagionale.
Pianta alimentare dei bruchi:
Varie graminacee dei generi Poa, Agrostis, Aira,
Hordeum e Lolium.

.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Seguono 3 racconti che narrano I miei


approcci alla vita alpinistica che ho trascorso
per quasi 35 anni.

Nei prossimi numeri di questa pubblicazione


seguiranno altri brevi resoconti che hanno
segnato la mia vita non solo alpinistica ma
soprattutto il senso dell’amicizia e il grande
desiderio di avventura

La mia prima escursione nel gruppo del Carega


Avevo sedici anni, era inizio di primavera, da qualche mese avevo iniziato a frequentare un corso di
arti marziali a Illasi, mi aveva affascinato il mondo orientale e lo stile disciplinato e razionale delle
scuole di Karate. Ero molto gracile a causa di una malattia che aveva condizionato la mia infanzia, per
8 anni consecutivi avevo passato il mese di Settembre in ospedale per curarmi e sperare di passare
l’inverno senza dover sopportare forti dolori articolari. Avevo trascorso anche 4 lunghi anni presso il
Seminario vescovile di S. Massimo con la motivazione che non sarei mai uscito all’aperto con il rischio
di ammalarmi per tutto l’inverno. Lo stabile infatti permetteva di frequentare le scuole, studiare,
mangiare, giocare e dormire il tutto al suo interno. Uscito dopo aver frequentato la quarta ginnasio
mi sentivo un gradino più in basso dei miei coetanei ma volevo a tutti i costi riscattarmi da quella
condizione psicologica. Fortunatamente a scuola non avevo problemi, la mia memoria mi aiutava ad
imparare velocemente, mi avanzava così tempo libero per cercare di fare un po’ di attività all’aperto.
Lo sviluppo fisico e lo sport mi hanno incredibilmente guarito da quel male che spero non ritorni in
età avanzata.
Un giorno il maestro di arti marziali invita tutti gli allievi ad una gita sulla neve a Scalorbi, non ero mai
stato in montagna, era la prima volta, mi comperai un paio di scarponi e cercai di adattare il mio
abbigliamento alla situazione. Ero veramente emozionato, con l’automobile si arrivò fino a Boschetto
e poi via con la neve via via sempre più alta e pesante fino al rifugio Scalorbi. Fatica tanta, ma era una
straordinaria giornata di sole caldo, non un refolo d’aria, sudavo molto immerso nei miei maglioni di
lana, del tutto impreparato a quel clima, nel mio immaginario montagna voleva significare freddo,
pericoli inaspettati ma anche paesaggi di fiaba riservati solo ad audaci. Un profondo ricordo fu la
coesione solidale con gli amici, Arturo mi vide in difficoltà nella neve che arrivava al ginocchio ad ogni
passo e prese il contenuto del mio zaino e lo mise nel suo, un gesto che ricordo volentieri, un gesto
che talvolta ho ricambiato con chi era in difficoltà, specialmente se fermarsi avrebbe significato guai
certi come percorrere un itinerario esposto al buio o un bivacco forzato. Tutto questo mi piacque e mi
accese una lampadina nei miei pensieri. A dir la verità pensai che non avevo il fisico adatto ma con
tutta probabilità fu proprio questo pensiero che scatenò il desiderio di riuscire a raggiungere le cime
dei monti e a conoscere e vivere la montagna.
Ho un ricordo vivido di quando mi parlarono di Giancarlo Biasin e della ferrata da lui realizzata,
Vedere quelle rocce aranciate e scure salire verticali e la profonda incisione nella roccia percorsa da
cambre e in alto da una esile fune di acciaio mi avevano stregato. Sognavo di salire ma avevo anche
un razionale timore, sapevo che era una speranza ma non mi pareva vero di poterlo fare nelle mie
condizioni. A Illasi il ricordo di Biasin era grande, famoso alpinista, accademico del Club Alpino
Italiano, caduto al Sass Maor dopo aver aperto un percorso difficilissimo. La famiglia aveva istituito un
Foto e testi di Silvio Scandolara
premio, una stella alpina d’oro e una somma, da consegnare ogni anno al miglior alpinista veronese.
Ho percorso quella ferrata una sola volta nella mia vita, in pieno inverno, senza protezioni, in pochi
minuti, con il mio carissimo amico Giuseppe Dal Forno, se non ricordo male sei anni più tardi. Dopo
altri quattro anni vinsi il premio Biasin, era il 1986 avevo ancora 26 anni e mi ricordai di quella gita
fatta di fatica e di sogni con i miei compagni di arti marziali.
Di quel giorno ricordo molto bene che la sete è più deleteria della fame, Non serve avere con sé una
intera dispensa di cibo, pesante e superflua anche perché se si è stanchi si mangia poco e il peso nello
zaino rimane. Serve avere liquidi da bere e il giusto da mangiare. imparai che montagna e neve non
vuol dire solo freddo ma anche irraggiamento solare intenso. Imparai un concetto che non avevo mai
sentito prima, vestirsi a cipolla, non grossi maglioni, mi pare di ricordare di aver portato 3 maglioni e
giacca a vento, una esagerazione, ma maglie leggere che all’occorrenza fanno meglio il loro dovere di
trattenere il calore del corpo.

Ad oggi il mio zaino è sempre piccolo e leggero ma completo di tutto il necessario, materiale
selezionato e di qualità, solo l’acqua o il thè caldo è abbondate.
Foto e testi di Silvio Scandolara
Le prime avventure
Frequentavo le nostre montagne con amici coetanei e non avevamo particolari grilli nella testa i primi
tempi, era un sano svago da alternare agli studi alle scuole superiori. Non avevamo attrezzatura
tecnica, potevamo quindi solo pensare di frequentare sentieri già conosciuti. Durante un inverno,
credo in paio di anni dopo la mia prima escursione, con Renato Finetto ebbi la insana idea di
percorrere il sentiero E5 verso Malga Campobrun. Il percorso era tracciato e il passo era agevolato
dalla neve dura che sosteneva il peso dei nostri corpi. Un anziano signore ci vide e incoraggiato dalla
nostra presenza ci seguì chiedendoci se conoscessimo il percorso, risposi che lo avevamo già
effettuato d’estate.
Arrivati all’altezza del primo canale che scende dalla spalla del Plische le tracce sparirono, la neve
dura ci sosteneva e decidemmo di proseguire, il signore che ci seguiva fu alquanto perplesso e dopo
poche decine di metri rendendosi conto che il gioco diventava molto pericoloso girò i tacchi e tornò
sui suoi passi. Incuranti continuammo su terreno sempre più duro e con un salto esposto verso il
vallone sottostante, tutti i mughi erano coperti dalla neve e lo scivolo di neve faceva a malapena
intravedere ove passasse il sentiero estivo.
Procedemmo fin verso il secondo canale, in estate è presente una corda metallica che
intravvedemmo ma che risultò inutilizzabile perché spariva nella neve ghiacciata. Renato ebbe una
idea che ci portò fuori dai guai, utilizzare il coltello anziché per tagliare il pane per fare delle tacche
nella neve e così proseguire.
Andai avanti per primo e feci i buchi più profondi che potei, utilizzai poi quegli stessi buchi a scalciate
per posizionare gli scarponi, il tutto per una decina di metri e sotto un salto di circa 50/70 metri.
Renato mi seguì poco dopo con maggior fatica perché indossava dei doposci robusti ma flessibili.
Senza più difficoltà raggiungemmo Campobrun. Ci fermammo a mangiare i nostri panini e parlammo
a lungo di cosa combinammo in quel paio di ore, l’adrenalina aveva su di noi un effetto eccitante e
nello stesso tempo eravamo decisamente stanchi e provati. Guadagnammo la strada e scendemmo a
valle. Praticamente non ho mai parlato di questa avventura se non con Renato, vista con gli occhi di
chi osserva da lontano è stata il battesimo di fuoco di quella che in seguito sarà la mia attività:
l’arrampicata. Forse una stella in cielo ci ha assistito, altri se ne sono andati per un errore in quel
posto.
Pochi mesi dopo diventai amico di coloro che segneranno in modo definitivo il percorso e lo stile di
vita di quegli anni e degli anni a venire, Andrea Battisti, Guido Pigozzi e Fabrizio Anselmi.
Con loro ho salito per la prima volta percorsi come il Vajo dei Colori ma soprattutto il Vajo Loveraste e
il Vajo dei Contrabbandieri. Loro già avevano qualche nozione sull’uso della corda e conoscevano
qualche manovra, io ero totalmente a digiuno e li seguivo guardando e cercando di imparare il più in
fretta possibile. Durante la salita al Vajo dei Colori c’era altra gente e nel punto un poco più difficile si
era formato un tappo e bisognava aspettare il proprio turno. Pur avendo i ramponi ai piedi non mi
feci scrupolo di spostarmi a destra in parete e attento a posizionare bene le punte salii il tratto di
roccia che mi separava dal terrazzino successivo. Sorpassati quasi tutti ripresi la salita come nulla
fosse stato, solo in cima Fabrizio si complimentò per lo stile sicuro e rapido.
Poche settimane dopo percorremmo il marcissimo Vajo dei Contrabbandieri con tratti di roccia
decisamente impegnativi per la nostra preparazione e mezzi tecnici al nostro seguito, avevamo uno
spezzone di corda, un martello, forse 2 chiodi ed io non avevo ancora una imbracatura. Se dovessi
fare paragoni con l’attrezzatura moderna direi che eravamo molto ma molto vicini allo stile dei
pionieri anteguerra. A metà del percorso fummo raggiunti dalla nebbia, come spesso accade nel
versante vicentino del Carega, tutto divenne confuso e piatto, salimmo per istinto e ci accompagnò
una frase detta un po' per scherzo e un po' per scaramanzia… ”La via di fuga dei forti è verso l’alto.”
Uscimmo dalla parete e salimmo fino all’Obante. Il sole ci accolse e fu veramente festa.
Foto e testi di Silvio Scandolara
Di lì a pochi mesi iniziai a lavorare, i soldi per tutto il necessario non mancarono più e la grande
avventura stava per prendere una certa piega.
Foto e testi di Silvio Scandolara
Avventura a Passo Sella
Dopo aver salito in Piccole Dolomiti il Terzo Apostolo per la via Faccio, Il pilastro Nord-Est e la via
Carlesso al Baffelan mi sentivo pronto al grande salto in Dolomiti. Mi allenavo regolarmente dopo
essere tornato a casa dal lavoro andando su un muro leggermente strapiombante del castello di
Tregnago o sugli argini verticali fatti di grossi blocchi di blocchi di pietra del Progno in corrispondenza
della vecchia fabbrica dell’Italcementi. Su questi muri con un martello avevo scolpito una traversata a
circa 3 metri da terra con delle tacche per poter arrampicare con continuità e con una difficoltà
costante. Alcuni amici come Silverio e Beppino preferivano allenarsi su una traversata più facile e
meno pericolosa a meno di un metro dal terreno.
Orbene venne il 21 Maggio 1981, eravamo in 2 cordate, col senno del poi eravamo pivelli autentici,
senza relazione, dimenticata in automobile, senza cognizione della conformazione della parete, senza
sapere cosa comportasse salire in pieno periodo di disgelo quella specifica torre, abbiamo attaccato la
via Vinatzer alla terza torre del Sella. Dopo aver camminato circa 20 minuti nella neve con le scarpe
da ginnastica. Il tempo incerto, la parete un poco bagnata, il freddo umido facevano da contorno. Con
me avevo una borraccia d’acqua e ben 2 panini. Pensai bene di lasciare il cibo alla base della parete
perché era di impaccio e tanto nel giro di poche ore saremmo tornati alla base della torre giusto in
tempo per una merenda.
Iniziammo ad arrampicare ma fu subito chiaro che la salita sarebbe stata più lunga del previsto,
eravamo lenti a causa della debole pioggia che ad intermittenza inumidiva la parete, senza contare le
strisce d’acqua che dovevamo aggirare. Arrivati alla cengia anulare dopo aver probabilmente
tracciato una variante alla placca tecnica del terzo tiro di corda ci trovammo davanti al tiro chiave del
tetto… Nessuno di noi se la sentì di affrontare quel tratto.
Stavamo per desistere e tornare con le pive nel sacco verso il passo quando notammo a destra una
rampa che portava in alto, in seguito abbiamo saputo che si trattava della via Jhan. Sembrava tutto
facile e salimmo fino a quando questa diventava strapiombante. Senza relazione e senza una vera
esperienza alpinistica non cercammo ai lati di scorgere qualche passaggio più semplice ma tirammo
dritto, la via traversava una decina di metri a sinistra con difficoltà contenute e portava in vetta
facilmente. Salimmo la fessura direttamente, le difficoltà erano oltre le nostre capacità fisiche, e
Roberto da capocordata non riuscì a superare una strozzatura e cadde per fortuna nel vuoto, senza
sbattere sulla roccia e fortunatamente senza nessun altro danno se non un bello spavento. Intanto
inesorabile il tempo scorreva e il pomeriggio cominciava ad allungare le proiezioni delle ombre.
Continuammo attaccandoci ai pochi chiodi presenti sperando che non uscissero di sede. Ancora oggi
quella fessura è valutata VI A1 o VII.
Alla fine arrivammo quindi in vetta. Contenti ma a pestare nuovamente neve. A questo punto nuove e
più incessanti domande dovute all’ora tarda, erano le 17:30 passate: ”dove si scende? Da quale
versante? E non sarà che poi dobbiamo arrivare a quel canale…” indicando in basso quello che separa
la terza torre con la seconda torre, per tutto il giorno il Piz de Ciavazes aveva scaricato dalla sommità
enormi blocchi in continuazione. La sola idea di trovarmi là mi terrorizzava. Prendemmo la decisione
di scendere dalla via di salita allestendo tutte le doppie necessarie per arrivare alla base.
Scendere in quattro alpinisti con 2 corde da 11 millimetri, con chiodi da piantare e senza esperienza
fu di una lentezza esasperante. Arrivati alla cengia anulare era buio.
Rivolta ad Ovest, poco lontano dalla verticale del tetto della Vinatzer c’è una piccola grotta che
permette di stare seduti. Lì passammo una notte di Maggio senza attrezzatura per il freddo, senza
cibo e con l’incertezza di arrivare alla base dove mi aspettavano i 2 panini alla mortadella che avevo
lasciato all’attacco. Durante la notte facemmo una specie di cerchio e ognuno massaggiava la schiena
dell’altro per resistere al freddo.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Al mattino seguente dopo altre 2 ore e mezza arrivammo a pestare neve, offrii metà dei miei panini
ghiacciati agli amici stanchi per la notte insonne e il freddo.
Al rifugio Pian de Schiavaneis sapevano che eravamo in parete, ci avevano visti scendere al mattino, ci
scaldarono grandi tazze di caffelatte e poi rinfrancati riposammo al caldo per qualche ora prima di
prendere la strada di casa.
Ho tralasciato molti particolari in questa sede ma posso garantire che la lezione è assolutamente
presente a distanza di 40 anni. Dal sabato seguente per 2 mesi ho infilato la più bella sequenza di vie
della mia carriera.
Foto e testi di Silvio Scandolara

FIORITURE DI PRIMAVERA

Interessanti ritrovamenti di questo periodo in una breve carrellata di immagini


Dei fiori interessanti osservati nei mesi di Fine Marzo, Aprile e Maggio di
quest’anno.
Sono state scelte immagini in base alla bellezza dei fiori e non alla rarità del
ritrovamento.
Foto e testi di Silvio Scandolara

Potentilla micrantha 23/03/22 Tulipa radii 27/03/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Tulipa clusiana 27/03/22 Euphorbia marsinithes 06/04/22

Aremonia agrimonoides 10/04/22 Crisosplenum alternifolium 10/04/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Ophrys insectifera 11/04/22 Iris cengialti 14/04/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Orchis simia 16/04/22 Saxifraga Burseriana 19/04/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Orchis purpurea 23/04/22 Peonia Officinalis 26/04/22

Cymbalaria muralis albiflora 27/04/22 Xiphion xiphium 28/04/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Euphorbia verrucosa 02/05/22 Orchis militaris 02/05/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Orchis pallens 02/05/22 Neotinea ustulata 02/05/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Lathyrus ochrus 04/05/22 Orchis simia albiflora 05/05/22

Anchusa azurea (in forte declino) 08/05/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Lysimachia foemina 10/05/22 Limodorum abortivum 10/05/22

Centaurea Cyanus (fiordaliso) 10/05/22 Papaver apulum 10/05/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Saxifraga oppositifolia 12/05/22 Ophrys apifera 14/05/22


Foto e testi di Silvio Scandolara
Gladiolus italicus 14/05/22 Linum austriacum 15/05/22

Veronica anagalis-aquatica 15/05/22 Neotinea tridentata 16/05/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Tragopogon porrifolius 17/05/22


Foto e testi di Silvio Scandolara
Dianthus carthusianorum 17/05/22 Chefalantera damasonium 17/05/22

Ophrys holosericaea 18/05/22 Anacamptis berica 18/05/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Neottia nidus-avis 18/05/22 Iris graminea 18/05/22

Melampyrum cristatum 19/0522 Neotinea tridentata 19/05/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Breve raccolta di uccelli della Lessinia

Allodola –Podestaria – 12/05/22 Ballerina bianca – S.Giorgio – 05/05/22

Cuculo – Loc. Ferrara – 18/05/22 Merlo dal collare – S.Giorgio 05/05/22


Foto e testi di Silvio Scandolara

Falco pecchiaiolo – Loc.Ferrara –18/05 /22 Germano reale – S.Giorgio – 05/05/22

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