Mirko Rossi
Sin dall’antichità la scala Pentatonica ha sempre rivestito un ruolo importante in tutti i generi
musicali.La pentatonica maggiore è costituita da 5 note: Tonica, 2^ maggiore, 3^ maggiore, 5^
giusta e 6^ maggiore. La nascita e il primo utilizzo della scala pentatonica coincide già con le
antiche civiltà. Ad esempio il sistema musicale cinese viene spiegato in base a 5 gradi fondamentali
denominati gong (palazzo), shang (deliberazione), jiao (corno), zhi (prova), yu (ali) e viene fatto
corrispondere ad altri "gruppi di cinque", fattori costitutivi e caratterizzanti la vita cosmica e umana.
Così, per esempio, secondo tale sistema filosofico-musicale, la nota fondamentale gong (fa)
corrisponde all’elemento terra, al punto cardinale centro, al colore giallo, al sapore dolce, al cuore,
al numero cinque, alla funzione imperatore ecc. Analogamente la nota shang (sol) rappresenta i
ministri; la nota jiao (la) rappresenta il popolo; la nota zhi (do) e yu (re) rappresentano
rispettivamente i servizi pubblici e l’insieme dei prodotti; oltre, naturalmente, a ulteriori parallelismi
tra ciascuna nota e un elemento, un punto cardinale ecc. Possiamo notare come queste note
corrispondono a sei salti di quinta giusta consecutivi (Fa-Do-Sol-Re-La) che riordinati
corrispondono alla scala pentatonica maggiore di Fa. Anche in India è stata presente sin
dall’antichità la scala pentatonica, il suo nome è “mohana”. Nel nord dell’India prende il nome di
“bhopali”. Ancora oggi è molto utilizzata. Secondo la tradizione orientale, mohana aiuta a ritrovare
la forza per interagire meglio col mondo esterno. E’ quindi una scala energetica che ci dona il
coraggio di farcela da soli e di essere aperti al mondo. Ancora oggi gli Indiani la utilizzano per
meditare . Credono che la sua influenza fisica è verso la colonna vertebrale e la parte alta del torace.
Se non si riesce ad intonarle bene è possibile suonare le note della scala e ascoltarle solamente. E’
comunque un aiuto ad armonizzare le proprie energie. La meditazione con mohana prevede di
sedere tranquilli in una posizione comoda (per chi non conosce le posizioni yoga va bene anche
sulla sedia con la schiena ben dritta). Dopo qualche respiro profondo e aver portato l’attenzione su
se stessi, cominciamo a cantare lentamente le note della scala mohana ascendente e discendente.
Nella musica Giapponese uno degli strumenti popolari più usati da sempre è il flauto Shahuhacki.
Ancora oggi è molto utilizzato, si tratta di un flauto dritto ricavato dalle canne di Bambù ed esso
produce 5 suoni che corrispondono proprio alla scala Pentatonica minore. (Tonica, 3^ minore, 4^
giusta, 5^ giusta e 7^ minore). Gli etnomusicologi affermano che molti dei canti folkloristici dei
Piedi neri (la famosa tribù indiana) sono spesso basati su scale pentatoniche. La struttura musicale
della danza tradizionale delle Ande, chiamata la danza Huayno, è costituita da melodie basate
sull’uso esclusivo di scale pentatoniche, maggiori e minori. La scala Yo utilizzata nei canti buddisti
non è altro che una scala pentatonica maggiore a partire dalla sua quarta nota.Sappiamo che la
musica classica Occidentale è di stampo tonale, ma nei canti popolari e folkloristici la fa sempre da
padrona la scala pentatonica. Un brano con l'intera melodia basata su una pentatonica "maggiore" è
la canzone popolare Oh! Susanna scritta da Stephen Foster, oppure l'inno cristiano Amazing Grace.
Anche nel jazz la pentatonica (e la sua analoga scala blues a sei note) sono molto comuni: un
esempio è la parte iniziale della melodia di In a Sentimental Mood di Duke Ellington, oppure la
melodia di I got rhythm un noto standard di George Gershwin. La nostra cultura musicale e il nostro
studio a volte superficiale ci fanno sembrare forse che le scale pentatoniche siano un surrogato di
altre scale, ma non è così. Una curiosità suggestiva ce la offre proprio la composizione della tastiera
del pianoforte. C’è sempre stato il dualismo tra musica bianca e musica “nera”. Se pensiamo alla
tastiera del pianoforte tutti i tasti bianco producono la scala di Do maggiore e tutti i suoi modi
relativi. Quindi si tratta essenzialmente di scala maggiore e minore che producono sonorità “tonali”
prevalentemente legate alla musica classica e occidentale, quindi musica “bianca”. Invece tutti i
tasti neri producono proprio una scala pentatonica maggiore (Solb-Lab-Sib-Reb-Mib). È curioso
pensare che la tastiera del pianoforte divida proprio le due scuole di pensiero, e che suonando solo i
tasti bianchi avremo melodie legate alla tradizione classica, occidentale, popolare, mediterranea,
“bianca”, suonando invece solo quelli neri avremo melodie legate alla tradizione blues, soul, gospel,
“nera” . Si pensa spesso che la scala pentatonica maggiore sia solo una scala maggiore senza quarto
e settimo grado. Ovviamente in pratica è così ma tutti gli etnomusicologi e gli studiosi di musica
sono concordi nel dire che la scala pentatonica in tutte le sue varianti brilla di luce propria, è una
scala a sé stante e non dipende da nessun’altra scala come invece spesso siamo indotti a pensare.
Mirko Rossi