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Paola Leopizzi Harris

Esopolitica:
lo stargate per una nuova realtà
Saggi e interviste con esperti nel campo degli ufo
e fenomeni a esso correlati
Volume ii

Traduzione di
Valeria Saggese

6ERDECHIARO
%DIZIONI
© 2011 Paola Leopizzi Harris. All rights reserved.

First published by AuthorHouse 01/17/2011


isbn: 978-1-4567-2220-3 (sc)
isbn: 978-1-4567-2219-7 (e-b)

© 2012 Verdechiaro Edizioni


Via Montecchio, 29
42031 Baiso (Reggio Emilia)

isbn 978-88-6623-162-2

Nessuna parte di questa pubblicazione,


inclusa l’immagine di copertina,
può essere riprodotta in alcuna forma
senza l’autorizzazione scritta dell’editore,
a eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni.
Paola Harris ha dedicato oltre trent’anni della sua carriera a intervi-
stare testimoni chiave ed esperti della vita extraterrestre e del cover-up
governativo. Il suo libro tratta
dei nove protocolli per il contatto extraterrestre.
Le interviste e gli approfondimenti in questo suo ultimo libro
danno al lettore la possibilità di “vedere” come tutta l’umanità potrà
confrontarsi con la vita extraterrestre.
Il meticoloso lavoro di ricerca pionieristica svolto negli anni dalla
signora Harris ha fatto sì che diventasse una delle fondatrici della
nuova disciplina accademica, chiamata Esopolitica.
, Ph.D.
www.exopolitics.org

Mai dubitare che un piccolo gruppo di cittadini impegnati e consapevoli

Margaret Mead
Ringraziamenti

Un ringraziamento molto speciale al caro amico Gene Frazier del


progetto Earth Station Roswell, che ha realizzato due delle coperti-
ne dei miei libri.
Ringrazio chi ha sempre sostenuto me e il mio lavoro. Chi mi ha
supportata da dietro le quinte. Un grazie di cuore, quindi, va a Lori
e Ken Wagner, Jason Myers e Neil Gould.
Un ringraziamento speciale va a C. Towe Travis, il mio webma-
ster, che è sempre pronto a ogni mia chiamata a pubblicare infor-
mazioni importanti.

Grazie ai coraggiosi pionieri che hanno lasciato questa terra, il colon-


nello Wendelle Stevens, Zecharia Sitchin e la presidentessa dell’ufo
Society of Ireland Betty Meyler, che hanno dato un contributo enor-
me alla ricerca. Un grazie speciale va a sir Laurence Gardner, grande
amico e grande anima e al dottor Milton Torres, il cui coraggio ha
ispirato il mio lavoro. Il coinvolgimento di Dick con il dottor Michael
Wolf Kruvante e la sua ricerca ipus (International Paranormal ufo
Society) sono un’altra parte importante della storia degli ufo.

Grazie a Carol Fritsch, Ph.D, e Carol Koch, per aver generosamente


dedicato del tempo a dare un ordine ad alcuni dei contenuti.

www.earthstationroswell.com
www.paolaharris.com
Prefazione

di Travis Walton1

È un periodo, questo, davvero particolare: ci stiamo avvicinando a


un forte cambiamento di paradigma per cui solo pochissime persone
sono preparate. Da parte dei governi del mondo c’è il desiderio di
evitare conseguenze caotiche e imprevedibili che potrebbero avvenire

presenza aliena. Ci sono sicuramente altri fattori, ma questo, da solo,


-

Anche se ammiro il lavoro di chi, con notevoli sforzi, sta facendo


sì che quel giorno sia sempre più vicino, mi soffermerei a considera-

della popolazione sia adeguatamente preparata. Cosa potrebbe suc-


cedere? Dobbiamo, quindi, avere pazienza e non farci sopraffare
dall’inarrestabile desiderio di divulgare a tutti i costi e subito.
D’altra parte, questo è sicuramente il momento giusto per gettare
le basi per quello che dovrà inevitabilmente accadere. Di pari impor-
tanza al fatto che la maggior parte della nostra popolazione sia psi-
cologicamente preparata, sarebbe l’avere già in atto una leadership, le
infrastrutture organizzative, i protocolli e le strategie di coping. Eppure,
è più facile che gli organi di governo adottino piani di emergenza,

composti da individui con proprie mentalità e realtà politiche. A testi-


moniare ciò, sono stati i toni di approvazione da parte di alcuni e di
1 Travis Walton è l’autore di .
scherno da parte di altri alla notizia che le Nazioni Unite avevano de-
signato qualcuno come rappresentante terrestre per gli extraterrestri.
Nel 1975, quando avvenne il mio incidente, l’esplorazione spa-
ziale era ancora una novità e non c’era una conoscenza certa nean-
che di un solo pianeta al di fuori del sistema solare. Poi le missioni
shuttle diventarono di routine e i media, col passare del tempo, non
hanno dato più rilievo e spazio a questo tipo di informazione. Nel
frattempo, sono stati scoperti centinaia di pianeti in orbita attorno
ad altre stelle e alcuni sono stati come simili alla Terra.
Sulla Luna è stata trovata l’acqua e, oramai, anche gli scienziati più
tradizionalisti sono più disposti a parlare apertamente di vite “in altri
mondi”. Tutto questo contribuisce a un miglioramento del clima in-
tellettuale apertamente che non siamo soli
in questo immenso universo.
In un certo senso abbiamo percorso una lunga strada, ma d’al-
tra parte è come se fossimo ancora all’inizio del percorso. Pronti o
meno, ci avviciniamo all’inizio di una nuova era. Ovviamente, tenta-
re di preparasi è sicuramente la scelta più saggia. Possiamo, quindi,
considerare Paola Harris un’eroina d’avanguardia perché, in qualche
modo, ci ha spianato la strada. Da subito, ha appreso il valore e i

maggiore riconoscimento per tutto il suo contributo.

sua ricerca, ma posso sottoscrivere che questo non è mai stato il suo
obiettivo principale.

-
giore cooperazione in questo campo e maggior sostegno per questa
causa. I mezzi di informazione e l’industria dell’intrattenimento han-
no una grande responsabilità e potrebbero avere un ruolo decisivo.
Comunque, c’è ancora tanto da fare.

2 novembre 2010
Introduzione

di Brent Smith2

Nei cieli si avvistano sempre più “luci”, le segreterie telefoniche sono


inondate ogni giorno di più da testimonianze di casi di contatto,
nelle caselle di posta elettronica dei ricercatori di fama vengono spe-

durante le missioni spaziali della nasa,


ex funzionari del Governo
-
guardanti gli extraterrestri. Eppure il sistema preferisce non porre
attenzione a quelli che sono gli aspetti soprannaturali della società,
anzi. Spesso, attraverso i media, i fenomeni paranormali vengono
messi sotto una “luce ridicola”, così che solo i più curiosi chiedono
veramente di far chiarezza su questo aspetto della realtà.
A ogni modo, i dati sono comunque consolanti perché le segna-
lazioni di avvistamenti in tutto il mondo aumentano, così come au-
menta il numero delle persone che chiedono di sapere “la verità”,
nonostante questo sia un periodo storico devastato dalla crisi eco-
nomica, ambientale e sociale, in cui milioni di persone trascorrono
intere giornate a fare chiacchierare inutili sui social network.
Mia madre è l’ipnoterapeuta, docente e autrice Yvonne Smith,
specializzata in sistemi di supporto terapeutico per clienti soggetti a
presunti rapimenti alieni -
to i discorsi di personaggi come John Mack, Budd Hopkins e David

2 Brent Smith, venticinque anni, nato e cresciuto a Los Angeles in California, ha


conseguito la laurea mfa (discipline artistiche) presso la Jack Kerouac School of
ufo Yvonne Smith.
Jacobs, che abitualemente frequentavano casa mia. Ho dunque adot-
tato una teoria al limite della realtà:
«Milioni di persone vedono le luci extraterrestri nel cielo».
«Milioni di persone vengono rapite durante la notte».
«C’è un piano che riguarda gli esseri umani e alieni».
«Il Governo conosce certe cose ma ci tiene all’oscuro».

Tuttavia, persino le credenze e le teorie possono essere dannose


quando si occupano di regni iper-spaziali, percezione non-sensoria-
le e piccoli uomini grigi. Il controverso ufologo e criptozoologista
John A. Keel, autore di The Mothman Prophecies e Our ,
parla dei problemi relativi alle credenze:
-
dici ma non ancora così persistenti che separare e studiare ogni singo-
lo elemento conduce automaticamente a uno sviluppo del credo. Una
volta stabilita una credenza, il fenomeno regola le sue manifestazioni a
sostegno di questa convinzione e, quindi, aumenta.
Se credi nel diavolo sicuramente salirà dalle viscere della terra sulla tua
strada una notte di pioggia e ti chiederà di utilizzare il telefono. Se credi
che i dischi volanti siano astronauti di un altro pianeta inizieranno ad
atterrare nel tuo giardino per raccogliere i sassi.

Keel e altri ricercatori anticonformisti, come Jacques Vallée, hanno de-


dicato la loro vita comunicando che bisogna andare oltre il banale de-
siderio che qualcosa accada perché è necessario scoprire la nostra vera
natura e il nostro rapporto psichico con l’ambiente in cui viviamo.
Keel non ci dice che chiunque racconti di aver avuto un’esperien-
za paranormale in realtà era in balìa delle allucinazioni, ma sarebbe
altrettanto avventato dichiarare con fermezza che gli ufo sono dei
veicoli interplanetari con a bordo esseri che vogliono aiutarci. Tut-
tavia, tutto ciò che è in discussione si allinea con le antiche ideologie
-

ampio campo della parapsicologia.


Le domande che abbiamo in materia di intelligenza non umana e
dei problemi che abbiamo associando le diverse ricerche non riguar-
dano il fenomeno stesso. La nostra confusione e la curiosità sono
dettate dal fatto che nei secoli abbiamo trascurato gli aspetti più
trascendenti di noi stessi, la nostra natura multidimensionale come
esseri senzienti e capaci di molto di più di quello che i nostri soli
cinque sensi siano in grado di offrire.
mi ha fatto comprendere che ciò che noi chia-
miamo vita è, in realtà, una sorta di illusione: è come se ci trovas-
simo in uno stato di sonno nella “sala d’aspetto della vita”. La vita
non è diversa da un sogno e quello che ho sempre creduto che fossi
“io”, non è nient’altro che un personaggio di un sogno.
Crescendo, questo concetto mi ha interessato sempre di più. Così
un capitolo intitolato , nel
libro attirò subito la
mia attenzione.
Di solito non sono una persona che pende dalla bocca degli altri,
ma di tanto in tanto ascolto quelli come Sri Ramana Maharshi (un
uomo che ha raggiunto un alto livello di coscienza a sedici anni e che
poi andò a vivere sulla montagna sacra indù di Arunachala per il re-
sto della sua vita) perché parlano dell’esplorazione della sostanza in-
trinseca da cui l’umanità è composta. Vale a dire, la ricerca interiore
e le vaste dimensioni, “viali e corridoi di vita interiore” che portano
inevitabilmente alla scoperta della connessione tra la coscienza in-
dividuale e la coscienza cosmica. Si arriva, così, alla consapevolezza
che ogni cosa fuori di noi è un’illusione proiettata, ma noi la scam-
biamo per un’esperienza autentica della realtà.
Anche prima dell’era vedica, quattro-cinquemila anni fa, i saggi e i
veggenti che scelsero di vivere in grotte e altre dimore terrene fecero
-

potessimo percepire; noi vediamo, tocchiamo, gustiamo, ascoltiamo


e sentiamo una realtà che esiste in modo permanente, indipenden-
temente da qualsiasi individuo percettore, o “conoscitore”. Natural-
mente, la nostra mente condizionata reimposta tutto a seconda delle
-

Anch’io, nel pensare che la legge di causa-


effetto non sia altro che errata percezione.
Nei tempi in cui Sri Ramana avrebbe partecipato al dialogo -
co sull’origine o la creazione di questo universo, avrebbe spesso ap-
provato o, almeno, incoraggiato la dottrina di ajata vada, ossia, della
“non causalità”. Tutto questo è in sintonia con ciò che è chiamato
drishti-srishti vada, vale a dire, “creazione simultanea”. Secondo Sri
Ramana, «il jnani [individuo disciplinato, NdA] è consapevole che il
mondo è reale, non come un’unione di materia ed energie interagen-
ti, ma come un’apparizione senza motivo nel Sé». Il Sé stesso è una
realtà ultima che qualcuno potrebbe chiamare Dio, al quale siamo
tutti collegati al di fuori della nostra frequenza percettiva.
Ho sentito spesso dire che il mondo è “reale” o “non reale”; ma
trovo che sia un problema molto più complicato, quindi, io riassu-
merei questa complessità nel seguente modo: «Il mondo è irreale se
è percepito dalla mente come un insieme di oggetti separati, ed è
reale quando è direttamente vissuto come un aspetto nel Sé».
Sri Ramana, quindi, parla di un mondo di non causalità e dice che
le regole e le leggi di questa realtà non sono diverse da quelle di un
sogno. Mi rallegro nel sapere che ci sono anche altri uomini saggi
come lui, e io sono sempre più convinto che la vera natura della
realtà si trovi oltre l’intelletto empirico della percezione dei sensi.
Esistono telescopi multimilionari per fotografare i luoghi più pro-
fondi dello spazio catturare il senso dell’origine; abbiamo
l’istinto e la curiosità di sapere ciò che sembra essere trascendente;
ci chiediamo chi o cosa sia il grande architetto di questo universo
percepito. Ma credo che questa sia una domanda importante e tipica
di chi crede che esistano solo entità separate. Al contrario, è una do-
manda del tutto inutile e, se vogliamo, anche assurda per chiunque
sia consapevole che la natura reale è inseparabile dal Sé. «Tutto ciò
che si vede dipende da chi lo vede» dice il veggente. «Nulla è visto
se non dal veggente» ci dice Sri Ramana. «Prima si crea dalla propria
mente poi si vede cosa ha creato la mente stessa. […] Trova il veg-
gente, la creazione è insita in lui» continua. «Perché guardare verso

Tutte queste parole sono correlate alla mia ricerca riguardante


l’Universo
potrebbero saltar fuori domande del tipo: «Ma se tutto ciò che è
percepito viene creato dalla mente di qualcuno poiché ne è il percet-
tore, perché ognuno non vive in un suo mondo? Perché percipiamo
le stesse cose che ci circondano collettivamente?»
Sarebbe noioso fare una discussione su questa domanda, ma c’è
da dire che le persone percepiscono le cose in maniera completa-
mente diversa quando si tratta di un singolo evento, come un inci-
dente d’auto o un dibattito politico, per esempio. Ci sono -
che che sembrano impossibili da spezzare, ma tali verità non negano
, come l’Universo . Oggi disponia-
mo di un patrimonio enorme che i nostri antenati ci hanno lasciato
in eredità. L’Homo Sapiens, presumibilmente, ha raggiunto la piena
“modernità comportamentale” circa cinquantamila anni fa. La mo-
dernità comportamentale è un termine usato dagli antropologi e dai
sociologi per descrivere il pensiero simbolico e la creatività cultura-
le. In tutto questo tempo sono state “costruite” le credenze per il
mondo in cui ci troviamo a vivere. Chiunque nasca oggi e nel futuro

stato percepito dall’umanità nell’arco della nostra storia. Pensare di


rompere le abitudini, in altre parole, la nostra percezione abituale,
che abbiamo da cinquantamila anni, è una vera impresa. Stiamo let-
teralmente vivendo con i fantasmi del passato.
Secondo il modello , questa è la natura del nostro univer-
so: una di un’unità più profonda e indivisibile.
Quindi, per ricercare la vera natura, bisogna guardare all’“interno” e
non più all’esterno, come se stessimo guardando una proiezione su
uno schermo. Finora abbiamo cercato nella direzione sbagliata. Non
mi stancherò mai di ripeterlo.
«Ma non è che sostituire ciò che è interno con ciò che esterno
è un risultato di causa-effetto?» qualcuno potrebbe chiedere. In tal
caso non si starebbe pensando in termini di Sé, ma si considerereb-
bero ancora una serie di eventi lineari. Sri Ramana molto probabil-
mente risponderebbe così: «Chi è che ha fatto questa domanda?»
«Sono io» qualcuno avrebbe risposto.
«Scopri cosa è questo io e tutti i tuoi dubbi saranno risolti. Il mon-
do nasce dall’io che a sua volta nasce dal . L’enigma della creazione
del mondo è, quindi, risolto se si risolve la questione della creazione
dell’io. Quindi, dico, scopri il tuo ».
Che ha a che fare tutto questo con il fenomeno ufo? Mi rendo
conto che cercare di spiegare come la materia, o la massa, non siano
la base della realtà e che, invece, ciò che determina il mondo intorno
a noi è la coscienza senziente è un’impresa ardua. Ecco perché sono
grato di non essere l’unico a farlo. David Icke, in una sola frase, po-

più prolissa, visto che ha dedicato quasi trent’anni della sua vita a
queste ricerche. Questa scoperta della nostra realtà sta diventando
sempre più accessibile e concreta e se noi riuscissimo ad assimilarla
per davvero fenomeni inspiegabili come le case infestate, i piccoli
uomini grigi, gli umanoidi dai capelli biondi, le astronavi o i -
canti avvistamenti di Mothman sarebbero smitizzati e non avremmo
più un puzzle a cui si preferisce non pensare. Il fatto che gli eventi
paranormali come avvistamenti ufo, rapimenti alieni o attività degli
spiriti siano spiegati attraverso la parapsicologia avrebbe un senso
se si considerano le teorie rivoluzionarie come quella quantistica
prima
menzionato. Varie scoperte del mondo quantistico ci rivelano che
l’universo “ ” che noi percepiamo è fatto di onde di frequenza
che il nostro cervello interpreta e traduce con i cinque sensi. Scien-
ziati russi come Franz Bludorf e Grazyna Fosar, nell’articolo Il dna
riprogrammato dalle parole e dalle frequenze, spiegano
che le componenti della biologia umana, come il dna, hanno uno
scopo molto più alto di quello che
Come entità biologiche, noi esseri umani utilizziamo circa il
5-10% dei geni ereditari, che ci danno . Così, circa il
90% della nostra genetica appare inutile, al punto che gli scienziati
moderni hanno soprannominato la maggior parte dei nostri geni
“dna spazzatura”. Per fortuna, negli ultimi anni, la ricerca ha dimo-
strato che la maggior parte del nostro dna, cioè il dna spazzatura,
svolge una funzione importante in relazione al modo in cui perce-
piamo il mondo. Bludorf e Fosar ci dicono:
-
leghi, ha esplorato anche il comportamento vibrazionale del dna. I

utilizzano la radiazione laser di dna endogeno.


-

frequenza del dna e quindi l’informazione genetica stessa.

il dna agisce anche come una sorta di ricevitore cristallino: come un

Il nostro dna può essere attribuito


3

alla nostra funzione d’onda individuale, come descritto da Rupert


Sheldrake ed è legata al famoso fenomeno della centesima scimmia.
dal nostro ambiente tramite il nostro rice-
vitore dna cristallino e quindi riceviamo un’informazione che altera
la nostra nel tempo. Questa struttura del dna solitonica

3 Un solitone è un’onda a impulso che può esistere in un sistema non lineare,


non obbedisce al principio di sovrapposizione e non si disperde. Fonte: dictio-
nary.com
emette e riceve energia luminosa sotto forma di fotoni; questa è,
più o meno, la descrizione di base del nostro Universo e
come siamo in grado di percepirlo. Nel modello di
introdotto da Bohm è fondamentale avere una nuova comprensione
di noi e di come interagiamo con il nostro ambiente. So che non è
facile comprenderlo, né spiegarlo, ma già solo percependo questo
Dagli studi con-
dotti da è emersa una nuova scoperta del dna. Esso
riceve e trasmette la capacità elettromagnetica, quindi percepiamo
e creiamo il nostro universo contemporaneamente. Su questo tema
Do . Dico questo per
agganciarmi al fatto che il mondo del paranormale è drasticamente
evitato dalla maggior parte della cultura occidentale contemporanea
ed è erroneamente , spet-
tacoli televisivi e narrativa ne parlano.
Dopo aver partecipato a svariate conferenze ufo è sempre de-
ludente notare che le idee proposte da John Keel, D. Scott Rogo,
Jacques Vallée e persino da Charles Fort sono raramente prese in
considerazione o messe in evidenza. È sorprendente davvero, se
consideriamo il fatto che la Fortean Society di New York promuove
ancora un sacco di idee di Charles Fort – colui che per primo ha
messo insieme i diversi aspetti del paranormale – o se consideriamo
che John Keel, nella sua carriera di giornalista investigativo, vanta
innumerevoli casi di studio sulla materia e ha scritto molti libri a tal
proposito. Solo il suo libro The Mothman Prophecies contiene le più
acute perle di saggezza sul fenomeno ufo.
Dopo le relazioni instaurate con delle persone nelle colline del
West Virginia verso la e a causa degli eventi che por-
tarono al tragico crollo del Silver Bridge a Point Pleasant, l’atteggia-
mento di Keel verso ciò che egli chiama “ultraterrestre” è diventato
piuttosto cinico.
Ma, allo stesso tempo, è cinica un certo tipo di mentalità tipica del
clima sociale in cui ci troviamo a vivere. Che si tratti di una multina-
zionale o di un programma sponsorizzato dal Governo, o di “esseri di
qualche altro mondo”, siamo bombardati da immagini e messaggi che
cercano di manipolarci o -
biamo mai incontrato o conosciuto. A proposito di questo, Keel dice:
Ho adottato il concetto di esseri ultraterrestri per gli esseri, le forze che
sono su un altro lasso di tempo, cioè che operano al di fuori dei limiti
del nostro continuum spazio-temporale e che ancora non hanno la possi-
bilità di attraversare la nostra realtà.
Quest’altro mondo non è un luogo, come Marte o Andromeda, ma è
uno stato di energia. […] Il fenomeno ufo è di per sé solo un frammen-
to di un fenomeno molto più grande. […] Queste mani-
festazioni sono sempre state adeguate per la psicologia e le credenze di
ogni particolare periodo storico. […] Le visite dei dischi volanti extra-
terrestri non sono reali, nel senso che possiamo dire che è reale un volo
747 di linea. Sono trasformazioni magiche di energia sotto il controllo
di qualche sconosciuta intelligenza extra-dimensionale.

Egli si riferisce a questa “sconosciuta extra-dimensione” come al


super-spettro, un livello di frequenza che va oltre ciò che i nostri co-
muni cinque sensi possono percepire. Si riferisce a ciò che è stata la
condizione naturale di questo pianeta molto prima che comparisse
l’Homo Sapiens duecentomila anni fa. Secondo le osservazioni di
Keel i fenomeni paranormali, che non fanno parte del nostro senso
abituale di percezione della realtà, sono invece regolari per il nostro
pianeta tanto quanto il fenomeno di una palla che rimbalza fuori dal
terreno di gioco.
Tuttavia, dal momento che la nostra cultura si sta consolidando
sulla tradizione ufo, non c’è da meravigliarsi che le segnalazioni di
luci nel cielo aumentino a un ritmo esponenziale. Oppure queste
sono allucinazioni di massa causate da qualche archetipo alieno che

direi. Gli episodi psicotici come le allucinazioni non sono così co-
muni come possiamo pensare. Però, l’inconscio collettivo di Jung
può svolgere un ruolo chiave. Le manifestazioni psichiche rappre-
parte mentali. Cito D. Rogo Scott per dire che: «ufo e chi si occupa
degli ufo potrebbero cadere in un modello simile di proiezioni dalla
nostra mente che ha la capacità di manipolare la materia reale. Po-
trebbero essere reali in tutti i sensi della parola, ma sono prodotti del
nostro potenziale psichico».
Con questo non voglio dire che nessuna luce segnalata o nessun
oggetto volante provengano da altri pianeti o sistemi stellari, ma,
semplicemente, che non possiamo determinarli o trovare una spie-
gazione a tutti i costi. D. Scott Rogo dice: «Ci sono molte cose strane
ad

forme di vita che vivono nei nostri mari».


La cosa importante è capire come reagiamo, sia individualmente
che collettivamente, di fronte a tali eventi ultraterreni.
Ha senso pensare che queste numerose interazioni con un’intel-
ligenza non umana coinvolgano astronavi evolute e terribili esperi-
menti medici causati della nostra ossessione tecnologica. Se “noi” e
“loro” siamo psichicamente collegati, allora tali esseri, naturalmente,

forse, sarebbero anche in grado di offrire comprensione o soluzioni.


Ma è anche vero che, siccome si tratta di intelligenze non umane, è
-
sità di interagire.
La nostra cultura è fondata sulla paura e abbiamo perso di vista
così tanto noi stessi che abbiamo permesso a queste paure di con-
trollarci, al punto che qualsiasi intelligenza esterna da noi può facil-
mente destabilizzarci. Tra i forti cambiamenti climatici, il terrorismo
internazionale e le economie al collasso direi che viviamo in una
specie di società apocalittica: una società che fa vivere i suoi cittadini

invece, che il tema sul destino del nostro pianeta meriti un esame più
serio e approfondito.
Keel ci dice:
-
mente lo stesso suono da generazione in generazione, come se ci fosse
una crepa in un registratore. […]
William Miller (1782-1849) fondò gli Avventisti del Settimo giorno,
-
va furono fondati nel 1872 su una simile premessa. Anche i messaggi
consegnati ai bambini a Fatima, in Portogallo, nel 1917, trattavano di
una futura catastrofe, ma furono formulati in termini teologici oscuri.
Sensitivi e contattisti radunarono le loro famiglie e gli amici su una col-

Questa farsa è stata ripetuta molte volte negli ultimi venticinque anni
dai contattisti ufo in attesa che i meravigliosi esseri dello spazio scen-
dessero sulla Terra con i loro dischi volanti per evacuare il pianeta con-
dannato e scegliere i pochi eletti da portar via. […]
-
za delle loro previsioni e buone intenzioni.
-
do. Quando il mondo era scarsamente popolato e i segnali dal super-
-
re grande fede in queste entità e nelle loro profezie. Sacerdoti, studiosi
e maghi raggiunsero una grande conoscenza delle forze cosmiche at-
traverso l’astrologia, l’alchimia e la manipolazione magica della materia.
Ma l’uomo ha seguito la legge “crescete e moltiplicatevi”, così il nostro
pianeta ha cominciato a soffrire di inquinamento psichico. È come se
questo grande fonografo del cielo si fosse rotto e rimandasse la registra-
zione sempre sullo stesso punto.

So che questa è una dichiarazione forte, ma nello spirito di questo


-
cace. Finché non ci renderemo conto delle nostre capacità come es-
seri senzienti, in quanto percettori attivi, in questo Universo ologra-

Anche Jacques Vallée ha respinto quella che è divenuta


l’ipotesi extraterrestre più accettata (vale a dire che le luci e i velivoli
visti nel cielo appartengono a esseri interplanetari che visitano la
Terra) e parla un «sistema di controllo» che approfondisce nel suo
libro The Invisible College pubblicato nel 1975. Vallée scrive:
Quando parlo di un sistema di controllo per il pianeta Terra non voglio
che le mie parole vengano fraintese. Non voglio dire che alcuni esseri
di ordine superiore ci hanno rinchiusi in una sorta di carcere e che sia-
mo monitorati da entità psichiche chiamate Angeli o Demoni. Non mi

la meglio a un livello di realtà sociale, laddove qualsiasi azione politica o


intellettuale non ha potere.

In un’intervista rilasciata a Fate Magazine nel 1978 Vallée faceva un


esempio di sistema di controllo:
Supponiamo che stai camminando a piedi nel deserto e vedi una pietra
che sembra essere dipinta di bianco. Circa un chilometro più avanti ne
vedi un’altra di aspetto simile. Ti fermi e fai il punto della situazione. In
entrambi i casi puoi dimenticare l’accaduto e proseguire o – se sei cu-
rioso come me – puoi raccogliere la pietra e spostarla di qualche metro.
Se improvvisamente un personaggio barbuto spunta da dietro una roc-
cia e ti chiede perché hai spostato il suo , allora saprai di aver
trovato un sistema di controllo.

È un modo per dire che è importante essere attivi e badare a ciò che
accade intorno a noi. Bisogna prestare attenzione a tutto quello che
avviene e che secondo noi è rilevante, evitando di ascoltare e pren-
dere per buono solo ciò che la pubblicità ci trasmette.
-
mali, ci sono ancora troppe domande che non hanno risposta; so-
prattutto domande nel campo ufo – che probabilmente rappresen-
ta l’aspetto del paranormale con maggiori coperture – per cui vi è
sempre stata un’errata percezione. Così, negli ultimi anni ho iniziato
una sorta di processo di disfacimento di quelle che erano le mie con-
vinzioni dettate dalla mente condizionata e dal retaggio culturale,
iniziando a comprendere, lentamente, quelle che sono le mie facoltà

Quando Paola Harris parla di una nuova realtà, si riferisce al fat-


to che abbiamo la possibilità di cambiare il nostro ambiente, che
possiamo diventare piccoli dèi, imparando dall’universo che si trova
all’interno di noi stessi. Continuando, invece, a giocare il ruolo di
vittime del nostro ambiente e di spettatori passivi della nostra vita,
lasceremo alle future generazioni il mondo che abbiamo trovato noi,
con le stesse abitudini e si continuerà, così, a essere vittime dei feno-
meni
Esopolitica:
uno studio accademico della presenza et sulla Terra
e le sue implicazioni sociologiche e politiche

I nove protocolli per il contatto:

1. La necessità di sviluppare un’area di studio regolamentata per l’E-


sopolitica così come abbiamo fatto per l’Esobiologia.

2. È roba nostra o loro?


-
trimenti potremmo spararci uno contro l’altro e simulare una guerra spaziale.

3. Visitatori provenienti dal futuro e da porte dimensionali.

4. I virus e la contaminazione biologica.

5. Comunicazione con le razze aliene.

esp (percezioni extrasen-


6. Registrare, raccogliere e decifrare i messaggi cosmici.

7. Cooperazione internazionale e criteri di ricerca.

8. orb, sfere ed esseri intra-dimensionali.


Potrebbe trattarsi di un fenomeno intelligente che fa parte del quadro com-

9. Diplomazia galattica e protocolli cseti.

Fare uso dei -


tocolli cseti.
i
L’emergenza dell’Esopolitica e il suo futuro
dc.
L’importanza dell’Esopolitica oggi

Sento che questo è un periodo storico in cui possiamo avere un


barlume di speranza perché sempre più persone decidono di parlare
e rilasciare le loro testimonianze. Nella mia vita ho sempre raccolto
testimonianze di esperti, poi, un giorno, realizzai che stavo archi-
viando una storia molto particolare. Stavo raccogliendo, per prima,
fonti che ancora non erano state trasmesse.
Stavo registrando e archiviando dati che futuri studenti universi-
tari avrebbero potuto utilizzare per questa ricerca e dare un senso al
fenomeno ufo. Ho raccolto testimonianze di donne e uomini anzia-
ni che non avevano più nulla da perdere e che hanno raccontato le
loro singolari esperienze come se si stessero liberando di un fardello
indesiderato. Sono stati involontari protagonisti di un dramma se-
greto e, per anni, hanno dovuto tenere tutto dentro per proteggere
le proprie famiglie. Erano totalmente impreparati e hanno dovuto
digerire “questa realtà” quasi sempre da soli, senza che nessuno gli
fornisse una spiegazione e senza che potessero dividere la loro espe-
rienza con qualcuno.
Siccome mi sono resa conto che il diclosure non avverrà subito, mi
auguro che almeno tutte queste testimonianze vengano conservate
nelle biblioteche universitarie per le future generazioni. Con il tem-
po ho capito che, alle mie lezioni, nelle interviste radiofoniche e alle
mie presentazioni parlavo essenzialmente a chi già era convinto di
quello che dicevo e che, quindi, stavo spianando la strada – come
direbbe Steve Bassett – «a una nuova generazione che ci farà uscire
dal ghetto della segretezza».
Brindo a quella generazione, augurandole ogni bene, nella spe-
ranza che un giorno riuscirà a creare un modello educativo integrato
che andrà ben oltre i rudimenti della nostra Ufologia. Questa nuova
disciplina dovrebbe servire a dare un senso a ciò che è successo, a
quando è successo, come e perché è stato tenuto segreto.

Proprio mentre stavo completando questo mio terzo libro di Eso-


politica, sono accaduti tre importanti eventi. Il primo è stato il se-
guente: le Nazioni Unite hanno deciso di nominare un capo del
Ministero degli Affari spaziali (unoosa) come primo funzionario
incaricato di rappresentare l’umanità in caso di contatto con la vita
extraterrestre. Alla conferenza della Royal Society di Londra, che
si è tenuta il 4 e 5 ottobre 2011, la dottoressa Mazlan Othman ha
spiegato come l’onu intende procedere quando le avrà conferito il
ruolo di direttrice dell’unoosa. La Othman afferma che il bisogno
di porla in quella posizione è dovuto alla scoperta di eso-pianeti,

extraterrestre. Inoltre ha anticipato che l’onu sta progettando una


risposta coordinata per il “primo contatto”.

Air Force al Washington Press Club, il 27 settembre 2010. La loro

sostengono che gli ufo sono in grado di arrestare missili con testate
nucleari e che, quando appaiono su aree di stoccaggio delle armi,
possono diventare una possibile minaccia per la sicurezza nazionale.
L’edizione 2010 del Press Club – organizzata da Robert Hastings,
coinvolto anche lui in un tale evento – è stata ripresa da molte fonti
di informazione ed è andata in streaming sulla cnn e su altri canali
di informazione; è stata, così, seguita da svariate parti del mondo. La
testimonianza rilasciata da questi uomini coraggiosi è arrivata dopo

servizio militare. Ecco di seguito la lista dei partecipanti:


Bob Salas, ex capitano usaf (United States Air Force), era uf-
i (vice comandante del
missile Combat Crew) dell’Oscar Flight a Malmstrom (Monta-
na) il 24 marzo 1967, quando tutti i missili si disattivarono non
appena uno dei suoi avieri segnalò un ufo sospeso sul recinto
di sicurezza del Launch Control Facility;
Patrick McDonough, capo del Comando dell’Intelligence nava-
le (Marina americana) in pensione, era un geometra geodetico
dell’us Air Force alla Malmstrom afb (Air Force Base) nel 1966;
Jerry Nelson, ex luogotenente usaf
del missile Atlas-F (vice comandante del missile Combat Crew)
alla Walker afb, in New Mexico nel 1964;
Dwynne Arneson, luogotenente colonnello usaf in pensio-

Malmstrom afb, nel 1967, quando lesse un messaggio riguar-


dante l’avvistamento di un ufo proprio mentre diversi missili si
disattivarono misteriosamente;
Bruce Fenstermacher, capitano usaf -
le di lancio del missile Minuteman iii (comandante del missile
Combat Crew) di stanza alla fe Warren AFB, nel Wyoming nel
1976;
Charles Halt, colonnello usaf in pensione, è stato vice coman-
dante nella base aerea anglo-americana di raf Bentwaters (uk),
nel 1980;
Robert Jamison, ex capitano usaf
missile Minuteman i alla Malmstrom afb, nel 1967.

Conosco personalmente Robert Salas


sia come insegnante che come educatrice; tiene lezioni di matematica
in alcune scuole superiori. Racconta ai giovani ciò che è successo e
come il nostro potenziale nucleare potrebbe essere il nostro peggior
nemico. Abbiamo entrambi a cuore il futuro di questi ragazzi e da
anni lottiamo
hanno tenuto nascosto. Robert crede, come me, che le storie sugli av-
vistamenti ufo in un deposito di armi o sulla disattivazione dei missili
Minuteman dovrebbero essere prese in seria considerazione e ritenute
degli avvertimenti. Questi incidenti sono strettamente collegati alla
“sicurezza nazionale”, ma allo stesso tempo, potrebbero essere “atti
di pace”. È un messaggio chiaro per l’umanità,
follia di tenere in ostaggio le nazioni con una minaccia nucleare. È
assurdo pensare che alcune culture cosmiche possano interferire nei
nostri sistemi, in questo caso, nucleari. È il caso di dire che siamo in
un momento clue della nostra storia. «Questi ufo avrebbero potuto
fare danni molto più gravi della disattivazione momentanea dei nostri
missili» ha affermato Robert Salas al Washington Press Club. Infatti,
in Russia, in uno show di potere, gli ufo attivarono i missili e iniziaro-
no le sequenze di lancio. Poi lasciarono un messaggio: «Non giocate
con i “giocattoli pericolosi” altrimenti dovremo intervenire».

Quando stavo scrivendo il libro Connecting the Dots.


ufo Phenomena, nel 2003, intervistai nel mio appartamento di Roma
il , testimone ufo, Guy Andronik, che era stato di stanza
all’atollo Bikini di Fangatofa.
Era con me un collega , il ricercatore italiano Antonello
Lupino, e mentre stavamo registrando la testimonianza di Andronik
strano. Il mio appartamento fu derubato non
appena ci allontanammo per una pausa pranzo. Portarono via la re-
gistrazione, i nostri computer – i carabi-
nieri dissero che erano stati degli “zingari” – furono rubati oggetti
e attrezzature di valore per un ammontare di circa ventimila dollari.
Dubito che degli zingari potessero entrare in un appartamento al
settimo piano, di giorno, in un condominio con tanti inquilini nei
pressi del Vaticano proprio mentre noi avevamo programmato una
pausa pranzo. Ho dovuto, così, registrare di nuovo l’intervista per
inserirla nei nostri archivi. Avevo la sensazione e, oggi, dopo anni di
lavoro in questo campo, sono sempre più convinta che “qualcuno”
osserva il nostro operato. “Qualcuno” è preoccupato di ciò che noi
ricercatori facciamo.

La conferenza stampa di Washington ci ha fatto fare un grande pas-


so verso il disclosure, anche perché ha coinvolto i principali media ed
è stata trasmessa in diretta dalla cnn.

Il 29 ottobre 2009 abbiamo organizzato una conferenza stampa a


Denver (Colorado), a cui prese parte anche Robert Salas, per aiutare
Jeff Peckman con la sua Iniziativa 300 Il 2 novembre, a Denver, gli
elettori sarebbero dovuti andare alle urne per scegliere se istituire una
commissione et. Alla conferenza stampa era presente anche la dotto-
ressa Lynne Kitei, che testimoniò sull’importanza dell’avvistamento
collettivo di Phoenix (Arizona), noto anche come “luci di Phoenix
Credo davvero che Jeff Peckman passerà alla storia come un
uomo che ha fatto grandi cose per la realtà ufo. Il risultato delle vo-
tazioni lo ritengo già un miracolo.4 L’Iniziativa 300 di Jeff Peckman
non ha superato il quorum, ma comunque ha riscontrato un grande

Il terzo evento innovativo nel campo dell’Esopolitica è stata la con-


ferenza di Barcellona dell’agosto 2009.
In un momento in cui ci sono pochissimi fondi per organizzare le
conferenze ufo, è stato sbalorditivo vedere millequattrocento per-
sone provenienti da tutto il mondo nell’auditorium dell’hotel Meliá,
nella località balneare di Sitges in Spagna. Si è parlato di Esopolitica,
uno studio relativamente nuovo che sta prendendo piede in America
ma soprattutto in Europa. Il dottor Michael Salla, co-fondatore del

e dei processi chiave associati con la presenza extraterrestre sulla


-
meno ufo e le implicazioni politiche e sociali del contatto».
L’Esopolitica approfondisce le questioni sugli avvistamenti del
passato e sulla raccolta delle prove. Visto che le prove sono evidenti,
mi chiedo: «Cosa possiamo fare a riguardo? Cosa stanno facendo
i governi a tal proposito?» Le prove, le foto, le testimonianze e la
ricerca presentate in Spagna non sono state ridicolizzate né hanno
suscitato risate.
L’evento è stato organizzato come un vero e proprio
con i più importanti rappresentanti provenienti da tutta Europa.
Erano presenti il pilota francese Jean Charles Duboc (Esopoli-
tica Francia), al quale l’incontro con un ufo ha quasi causato una
collisione a mezz’aria; Nick Pope, ex impiegato del Ministero del-

4 Per approfondimenti, consultare www.extracampaign.org.


la Difesa britannica; Robert Fleischer dalla Germania (Esopolitica
Germania); Frederik Uldall (Esopolitica Danimarca); Olli
(Esopolitica Finlandia); David Esopolitica uk)
l’organizzatore Pepon Jover (Esopolitica Spagna).

Sia Pepon che il direttore della conferenza Miguel Celades Rex hanno
dato un caldo benvenuto al pubblico di questo convegno molto ben
organizzato con una conferenza stampa che ha visto più di quaranta
rappresentanti dei media e produttori di documentari. Come inte-
ragire con le altre civiltà cosmiche è una questione già considerata
nel passato. Albert Einstein e Robert Oppenheimer, che lavorarono
al progetto della bomba atomica e che avevano notato un aumento
dell’attività ufo nel sito di White Sands nel New Mexico, nel 1947
hanno redatto un documento con delle domande importanti per il
presidente Truman. Tale documento suggeriva di creare le “sovra-
Nazioni Unite”, che avrebbero dovuto avere il potere di affrontare i
problemi emergenti, quelli che oggi sono affrontati dall’Esopolitica.

Sono stati relatori alla conferenza:


il sergente maggiore Robert Dean, che prestò servizio nelle ope-
razioni dell’Intelligence degli Stati Uniti e fu di stanza presso il
quartier generale supremo delle potenze alleate in Europa, brac-
cio militare della nato. Nel 1964, la nato pubblicò un rapporto
intitolato An assessment, che riconobbe e analizzò le implicazioni
di una presenza aliena sulla Terra;
Alfred Webre, ex governatore della Georgia, ha parlato dei cicli
solari;
Nick Pope, che ha indagato sui rapporti ufo al mod (Ministry of
Defense) tra il 1991 e il 1994;
il dottor Michael Salla, direttore dell’Istituto di Esopolitica e au-
tore di due libri sull’Esopolitica, con una
presentazione molto dettagliata;
Klaus Dona, ex curatore delle mostre d’arte dell’
d’Austria, ha presentato testimonianze archeologiche
di reperti e scheletri, una documentazione raccolta in oltre dieci
anni. Sembra esserci una connessione archeologica con le visite
al nostro pianeta.
Io ho parlato dei nove protocolli sia prepa-
rata per un contatto e rispettoso. Il mio libro Exopo-
litics: All the Above, tradotto in spagnolo e in italiano, include
interviste approfondite, così come diversi racconti su scenari
di possibili contatti.
Il dottor Steven Greer, medico di pronto soccorso e fondato-
re del Disclosure Project, è stato il relatore principale. Il 9 maggio
2001, il dottor Greer ha presieduto a una conferenza stampa al
National Press Club di Washington, dc, dove oltre venti testimo-
ni, sia militari che governativi o dell’Intelligence hanno portato
testimonianze circa l’esistenza di forme di vita extraterrestre sul
pianeta e la retroingegneria di sistemi energetici e di propulsio-
ne di velivoli alieni. Attualmente, egli è impegnato sul Progetto
Orione e sullo sviluppo dei dispositivi di “energia libera”.
Steven Bassett, creatore delle X-conference a Washington, dc,
ha parlato del ruolo degli Stati Uniti su un possibile futuro di-
sclosure dell’“embargo della Verità”.
, il dottor Brian O’Leary, ex astronauta e autore di un libro
sulla ricerca dell’energia alternativa, ha convinto tutti che dob-
biamo abbracciare un cambio di paradigma per la sopravvivenza
del pianeta.
Il messaggio di trasformare il pianeta e
alla crescita di armi nucleari ha riscontrato il sostegno delle migliaia
di persone presenti. È ovvio che la politica delle nazioni più impor-
tanti che sono attivamente impegnate nel costruire armi nucleari
sia una grossa preoccupazione per molte razze extraterrestri. Molti
avvistamenti impianti nucleari. Tutti si sono tro-
vati d’accordo sul fatto che questo è un “dilemma planetario” e che
quindi dovrebbe essere affrontato a livello planetario e non da sin-
goli gruppi interessati, o da governi che hanno programmi diversi.
Ogni anno, i dati dei sondaggi mostrano che la consapevolezza pub-
blica sulla questione et cresce, così come cresce il numero di perso-
ne che pensano che il Governo stia mentendo. Circa il 70% ritiene
che il fenomeno ufo sia di origine et e le prove sono in crescita.
Mi auguro che un giorno l’Esopolitica diventi uno studio accade-
mico e che il mio contributo, l’aver per anni raccolto tante testimo-
nianze sul campo, sarà servito davvero.

relazioni internazionali e ora alla “diplomazia galattica”. Se i no-


stri visitatori sono comunicanti e in possesso di una “cultura” nel
senso tradizionale del termine, credo sia importante proseguire nel-
la ricerca. Ho pensato di condividere queste idee con i miei amici
all’estero, in Spagna, in Francia e in Italia. È davvero emozionante
intraprendere gli studi sulla coscienza, una ricerca di tipo spirituale
che può portare all’evoluzione umana e potrebbe fare la differenza
nel nostro processo evolutivo. A ogni modo, prima ho bisogno di
depositare le mie ultime storie in un libro che ho immaginato come
un testo di riferimento per il futuro. Sarà un libro ricco di testimo-
nianze raccolte sul campo, che non avrà, quindi, nulla a che fare con
la fantasia e la speculazione.
Quello che intendo fare è un dono ai futuri studenti che vogliono
conoscere la verità, è un dono per le Università, per gli studi sociali e

di quelli che io chiamo i “coraggiosi”, i veri eroi del disclosure, militari


o contattisti.
Avevo quasi intenzione di intitolare questo libro Le lacrime dei vec-
chi, dopo aver visto persone come il dottor Milton Torres e il ser-
gente Clifford Stone piangere mentre li intervistavo. Milton Torres,
(capitolo ii) racconta di essere molto dispiaciuto di non aver potuto
dire a suo padre prima che morisse che nel 1957 nel Regno Unito
gli era stato ordinato di abbattere un ufo. Questo segreto è stato
un grande peso da sopportare per lunghi anni. Clifford Stone, in-

Robert e la segretezza circa i numerosi contatti che aveva, essendo


militare. Portare dentro un segreto così grande è ciò che li distin-
gue dalla famiglia e dalla società in generale, è il prezzo che questi
informatori continuano a pagare per non aver avuto la possibilità di

Bisogna liberarli. È tempo per la completa trasparenza. È tempo di

Un giorno mi piacerebbe avere la conferma che ho fatto del bene


nel campo dell’Esopolitica, depositando in tre diversi libri centinaia
di testimonianze e contribuendo a riempire il puzzle. Dopo trent’an-
ni ho ancora tanta passione per questo lavoro, come il venticinquen-
ne Brent Smith – brillante visionario – che ha scritto l’introduzione a
questo libro. Inoltre, i contributi di Michael Vogt e dell’amico Jason
Adam sono altri esempi di una futura generazione emergente che
ha a che fare con le paure e l’aspettativa. Ho apprezzato i racconti
della mia collega Candice Powers e la sostanziosa prefazione del mio
caro amico Travis Walton. Ho scelto Travis perché la sua storia di
ufo. È
onesto, umile e dice le cose come stanno.
C’è una grande storia negata e, per quanto siamo in tanti a cercare
di far luce, c’è chi è più bravo a tener nascosta la verità. È fonda-
mentale continuare a chiederci chi siamo, in che direzione andiamo
e qual è il nostro rapporto con gli et.
Certo che il dottor J. Allen Hynek, il dottor John Mack, Wendelle
Stevens e il colonnello Philip Corso sapevano tante cose e ci hanno
lasciato importanti testimonianze. Dio li benedica tutti. È stato un
onore per me averli conosciuti. Vi è un’unità di coscienza, che è la
verità ultima di questi fenomeni. È questo, forse, il più grande segre-
to; il concetto è espresso benissimo nel libro – purtroppo,
però, molti investono tutte le loro energie nella separazione, nell’e-
saltazione dell’ego e nella competizione.
Può essere che su altri pianeti abbiano una coscienza universale, o
una coscienza collettiva. In altre parole, fanno ciò che è meglio per la
comunità. Qui siamo abituati a promuovere i numero uno, a compe-
tere, a giudicare e a eccellere in maniera individuale, spesso a costo
di distruggere il prossimo. Vi è poca consapevolezza dell’unità, una

su questo. Credete sia questo tipo di egocentrismo a impedirci di


evolvere in una cultura cosmica? Io penso di sì. Questo pianeta sta
implodendo a livello ambientale, sta distruggendo se stesso; vi è un
utilizzo della tecnologia senza coscienza, solo per la ricerca di piace-
re. Forse i nostri fratelli cosmici stanno osservando proprio questo.
Mi chiedo se funziona il libero arbitrio, quali sono i nostri valori
fondamentali e se è proprio questo che gli extraterrestri vogliono
sapere. Così, attraverso questo mio libro e grazie alla mia mentalità
aperta provo a dare un sincero contributo alla storia.
Buona lettura.
Le domande che mi vengono poste più frequentemente

Sono molto fortunata perché vivo in una bella città come Boulder,
in Colorado. Sono vicina alle Montagne Rocciose e ogni giorno vedo
-
neta. Il cielo è azzurro e le montagne donano ispirazione. Eppure
per certi aspetti la vita qui è dura: essendo una giornalista-ricerca-
trice nel campo dell’Ufologia annaspo nelle acque dello scetticismo,
perché negli Stati Uniti questa materia viene emarginata. È mia con-
vinzione che gli usa abbiano molto da perdere con il disclosure e fa-
cendo piena trasparenza su altre questioni che seguo da anni. Ho

questo argomento. È considerato uno “studio”, non viene ridicoliz-


zato come invece accade qui. Mi mancano gli stimoli internazionali,
le conversazioni e la cultura che rende questo fenomeno planetario.

Ci sono stati casi interessanti di ufo in Italia o in Europa di cui il pubblico

Ci sono stati alcuni importanti fenomeni ufo nel corso degli anni in
Italia. Negli ultimi cinque anni le “sfere di luce” sono emerse da una
base sottomarina al largo delle coste della Sicilia e hanno interagito
con una città chiamata Caronia. Questo fenomeno di luce interferi-
sce con gli elettrodomestici e causa incendi. A volte le case entrano
in autocombustione anche quando la corrente elettrica è spenta. Gli
abitanti hanno testimoniato di aver visto ufo e strani esseri, che pare
siano dotati di intelligenza. Ne ho parlato nel mio libro intitolato

Nel 1950, ci sono state testimonianze di visite di alieni di tipo


umano vicino a Pescara, al largo della costa adriatica. I pescatori
raccontano di aver visto enormi colonne d’acqua che fuoriusciva-
no dal mare. Si parla di basi sottomarine aliene. C’è un libro molto
interessante, Contattismi di Massa, che riporta anche questa vicenda.
Un’altra storia che mi viene in mente è quella del piemontese Mauri-
zio Cavallo, che è in possesso di incredibili video di navicelle spaziali
e foto di alieni di tipo umano. La storia completa è sul mio sito web,
www.paolaharris.com.

del Governo italiano in cui si ipotizza che le cause sarebbero collegate a esperi-

possono essere stati i demoni. La polizia militare ha fatto evacuare


centoquaranta persone da Caronia e ha posizionato telecamere di
sorveglianza in tutta la città. Inoltre, posso pensare che gli esseri
umani testino delle armi segrete esotiche, ma non gli alieni. Perché
-
ra di gran lunga la nostra? Ciò che mi incuriosisce maggiormente,
però, è la storia della base sottomarina. Secondo quanto riportato
dai testimoni, la colonna di luce fuoriuscita dal mare non ha causato
vittime umane. Mi è stato riferito da un agente dell’Intelligence che
questo evento ha a che vedere con il fenomeno ufo, ma, purtroppo,
tutto continua a rimanere nascosto.

Qual è la tua opinione su foto e video che vediamo in giro di presunti ufo e
Pensi
Sì. È
qualsiasi immagine o video, quindi sono sempre più convinta che sia
necessario “lavorare sul campo”, intervistare personalmente i testi-

attraverso i loro racconti e le loro emozioni la veridicità della storia.


Non ho mai creduto alla storia della “pistola fumante”, di cui la
maggior parte dei ricercatori si serve. “Un solo pezzo di metallo non
proverà Roswell” ma tante testimonianze di eventi analoghi posso-
no farlo. Il 27 ottobre del 1954 sullo stadio di Firenze fu avvistato un
ufo. Si giocava Fiorentina-Pistoiese. La squadra e la folla sugli spalti
si fermarono per osservarlo. Questo tipo di avvistamento è chia-
mato incontro ravvicinato del secondo tipo perché l’oggetto lasciò
cadere sulla terra una sostanza bianca – i cosiddetti “capelli d’ange-
lo” – che può essere analizzata in laboratorio. Questa, per esempio,
è una delle testimonianze che dimostra che gli ufo sono reali.

Ovviamente il Vaticano è molto interessato al fenomeno. Dispone


di un osservatorio in Arizona -
recchiature. Padre Coyne ne è il direttore. Non credo di certo che
abbiano impiantato quest’osservatorio perché stanno aspettando
la venuta del secondo messia. I Gesuiti sono tra quelli che sanno.
Ho saputo che l’attuale Papa ha chiuso l’accesso agli archivi storici
dell’immensa biblioteca vaticana. Vogliono mantenere questo “se-
greto”, così come hanno fatto per molti altri in passato nel campo
del paranormale come per le apparizioni “mariane”.
In cambio, siamo estremamente fortunati ad avere dalla nostra
parte monsignor Corrado Balducci. Egli afferma che nella Bibbia
Cristo è chiamato “re dell’universo” ben sessantasei volte. Dice che
gli alieni “non sono demoni” e che quindi il diavolo non ha biso-
gno di ufo. Inoltre, rivolgendosi al mondo cattolico, in Messico, ha
aggiunto che credere nella vita extraterrestre non è contro nessuna
religione perché Dio ha creato molte forme di vita nell’universo che
gli rendono gloria. Egli crede che l’umanità, forse, si trovi ai livelli
più bassi dell’evoluzione, perché sul pianeta ci sono ancora le guerre
e tanta crudeltà. Il fatto che il Vaticano non abbia zittito Balducci
coinvolti in parte nel processo di divulgazione.
Ho avuto queste conversazioni con monsignor Balducci in maniera
privata; lui abita a pochi passi dalla casa che avevo a Roma. Siamo
diventati buoni amici, l’ho anche accompagnato alla X-Conference
di Washington nel 2005, ma sta diventando anziano e quindi non
appare più molto spesso in pubblico.
Di solito, quando George Noory a Coast to Coast mi chiede che
cosa ne penso del fenomeno e mi domanda se si tratta di viaggi in-
terstellari, fenomeni dimensionali o viaggi nel tempo, io rispondo che
si tratta di tutte queste cose messe insieme e tanto altro ancora. È
un quadro molto complesso e nel tempo, l’umanità “collegherà tutti
i punti”, che ho usato per intitolare il mio primo libro.
Dalle esperienze dei miei viaggi, ho compreso che questo fenomeno è
planetario. Avvistamenti e abduction (“contatti” come preferisco chia-
marli), avvengono dalla Cina alla Danimarca, in tutto il pianeta. Non
so quale sia il piano degli alieni, perché ho una mente “umana” e mi
etichettarli nel bene o nel male. Sono solo “alieni”
So che esseri provenienti da altre parti ci osservano e ci hanno visi-
tati, ma io preferisco studiare il fenomeno dal punto di vista della nuo-
va disciplina accademica chiamata Esopolitica. Io e il dottor Michael
Salla abbiamo creato una rete di attivisti in questo nuovo campo di
ricerca. L’Istituto di Esopolitica del dottor Salla svolge i corsi on-line.
Io insegno come fare domande secondo il metodo socratico. Non ho
ancora tutte le risposte, ma in virtù di ricercatrice internazionale sugli
ufo, credo di sapere come porre le domande giuste.
La capacità di porre domande giuste l’ho sviluppata grazie alla mia
curiosità verso la materia. Non preparo mai le domande in anticipo,
ma ascolto sempre attentamente ciò che le persone mi raccontano;
di conseguenza pongo una domanda appropriata per approfondire
il caso in questione. Il segreto è Non bisogna essere nervosi
e concentrati sulla domanda successiva. Ascoltando con attenzione,
sono stata in grado di collegare molti punti e, mettendo insieme
informazioni acquisite da interviste passate, sono riuscita a mettere
molti pezzi del puzzle a posto. Ci vogliono anni di lavoro e numerosi
contatti con le persone giuste, coinvolte direttamente nella questio-
ne ufo, per realizzare quello che ho fatto io. Ho sempre cercato di
tenere a distanza le persone disinformate, quelle che facevano di
tutto solo per attirare l’attenzione. Sono molto scrupolosa perché
ho veramente a cuore l’accuratezza della storia.
Quella che segue è la trascrizione di una video-intervista fatta all’ex
ministro della Difesa canadese Paul Hellyer, realizzata il 7 maggio
2012 insieme al documentarista James Carman in Canada.5

È un onore essere qui a Toronto, oggi, 7 maggio 2010, per intervi-


stare l’onorevole Paul Hellyer. È un piacere tornare in Canada dopo
l’intervista che feci a Paul nel 2005 su diversi temi controversi, come
gli ufo e il cover-up governativo. L’ultimo libro scritto da Paul si inti-
tola
e, tra i molti argomenti trattati, l’ex ministro della Difesa canadese
affronta la questione ufo, la retroingegneria et -
rio globale, temi che si è gentilmente prestato a discutere con noi in
questa intervista.

paola harris: -

paul hellyer: Sai, allora non avevo idea che avrei scritto questo libro,
ma poi non mi ci volle molto per decidere di voler scrivere un’opera

5 L’intervista è reperibile su YouTube, divisa in tre parti, questo il link: www.


youtube.com/watch?v=d454mhv1mkg&feature=related. Per ulteriori infor-
mazioni su James Carman e la sua Time Traveler Productions potete visitare
www.timetravelerarts.com.
per la morte di mia moglie Ellen e non riuscivo a entrare nell’ordine
di idee che avrei dovuto vivere da solo, così chiesi alla vedova del
mio migliore amico se potesse prendere in considerazione l’idea di
sposarmi. Lei era vedova già da dieci anni e accettò la mia proposta.
Fissammo il matrimonio per il 1 ottobre 2005, anno in cui iniziai a
interessarmi seriamente della tecnologia extraterrestre. Sono stato mi-
nistro della Difesa canadese e ho ricevuto rapporti di avvistamenti.
Dicevamo che si trattava di fenomeni naturali, ma non approfon-
dimmo mai davvero. Nello stesso anno anno lessi il libro del colon-
nello Corso, , e giunsi alla conclusione che ciò
che scriveva era una questione vera e importante. Così feci una di-
chiarazione all’Exopolitics Symposium di Toronto e dissi: «Gli ufo
sono reali come gli aerei che volano sulle nostre teste e sarebbe ora
che il Governo degli Stati Uniti cominciasse a dire la verità, perché
devono essere affrontate questioni economiche e militari importan-
tissime. E come si può affrontare un problema di cui non si ammet-
te nemmeno l’esistenza? Come si può discutere del problema, se

presenza sui radar?»

Non lo avrei mai immaginato. Quel discorso fu fatto solo una settima-
na prima che mi sposassi, così chiesi alla mia futura sposa se lei fosse
d’accordo. Era titubante, riluttante, ma le dissi che sarebbe stata la pri-
ma e l’ultima volta e che desideravo che venisse fuori in un’occasione
pubblica. Così mi disse che andava bene e che potevo procedere. Non
ci pensavo a dove mi avrebbe portato perché, dopo quell’uscita pub-
blica, le persone volevano parlarmi e io volevo svolgere delle ricerche.
Nel 2005 dicevo di essere “alle elementari” in materia di Ufologia;
oggi, dopo aver fatto tanta ricerca, sono, probabilmente, salito di gra-
do. Ho letto moltissimi libri e ora so molto di più al riguardo. Ho pen-
sato di scrivere un altro libro da lasciare in eredità; nell’introduzione
parlo della presenza e della tecnologia extraterrestre. L’ho fatto anche
per disclosure. La maggior parte
delle persone non ha idea di quanto determinate rivelazioni siano im-
portanti per il loro futuro come specie.

hai
parlato con molti testimoni tra i quali Travis Fire in the Sky il co-
lonnello del caso ha lavorato
al Ministero della Difesa in Inghilterra dottor Edgar Mitchell (astronauta
dell’Apollo e molti altri che ti hanno suggerito di scrive-
re il libro chi tra tutti ti ha colpito di più

da una serie di persone con profonde conoscenze tra cui il dottor


Steven tre ore ed erano presenti i te-
stimoni che aveva trovato, quattrocento contatti con persone di ogni
ceto sociale che avevano conoscenze dirette sull’argomento.
Volli parlare con alcuni di loro. Per esempio, ho voluto intervi-
stare un paio di contattisti, tra cui Travis Walton, che ha vissuto
un’esperienza estremamente interessante. Ho parlato con lui a lun-
go, per un paio di giorni, e sono assolutamente convinto che abbia
detto la verità. Si impara tanto parlando con queste persone. Cinque
giorni dopo la sua abduction fu rilasciato, ma ha impiegato un sacco
di un tempo per convincere le persone che non si trattava di uno
scherzo. Circa la metà dei suoi amici gli credette, l’altra metà no.
Così, ha avuto bisogno di ancora più tempo per riprendersi psico-
logicamente dall’esperienza. Un altro contattista che ho intervistato
a lungo è Jim Sparks. Jim, probabilmente, è stato addotto più volte,
più spesso di chiunque altro con cui io abbia parlato. Lui cercava di

Ha scritto un
libro sulle sue esperienze e mi ha dato il permesso di riportare una
delle parti più interessanti, diverse pagine, un dialogo tra lui e gli
extraterrestri, in cui esprimevano preoccupazione per quanto sta ac-
cadendo sulla Terra, sul fatto che stiamo inquinando , i laghi
e l’aria che respiriamo. Volevano che lui comunicasse al mondo la
loro preoccupazione a riguardo. Infatti sta tenendo delle conferenze
e ha scritto un libro su questo. Inoltre, volevano premere a favore
di un’amnistia per molte persone nel caso il Governo avesse deciso
di optare per una politica di maggior trasparenza. La retroingegne-
ria derivante da incidenti e da altri contatti con gli extraterrestri è

voluto tenerla segreta anche ai loro leader politici. Alcune persone


coinvolte nelle Black Operation hanno lavorato sottobanco per anni
e anni e solo Dio sa cos’hanno ottenuto. Dal mio punto di vista si
tratta di un grosso affare e sicuramente una delle cose che voglio
sapere è se essi hanno davvero sviluppato combustibili alternativi
come l’energia punto zero e la fusione fredda, come hanno dichia-
rato alcuni testimoni. In questo modo, potremmo trasformare il no-
stro mondo in soli dieci anni e salvarlo dal riscaldamento globale.
L’altra cosa che ho scritto nel libro è che, se questo non fosse vero,
gli extraterrestri ci darebbero quella tecnologia se gliela chiedessimo,
perché desiderano salvare il mondo per renderlo vivibile per noi e
per poterci venire.

Quelle che hai appena descritto sono testimonianze veramente straordinarie


dottor Greer grazie al Disclosure Project
Quindi il cover-up
e non è qualcosa non
ha ancora ammesso il crash di
palloni sonda e dei manichini

Ci raccontano ancora la storiella del pallone sonda, anche se in


molti sanno che è una menzogna. Continuano a dirci che a Roswell
non è avvenuto nessun crash, sebbene vi siano tanti testimoni che
sostengono il contrario. Hanno cominciato a lavorare alla retroin-
gegneria subito dopo quell’evento. Disponevano di alcune delle
migliori menti degli Stati Uniti, e così è da allora. Sono passati più
di sessant’anni, ormai avranno costruito astronavi e ricavato car-
buranti innovativi, quindi sono convinto che la popolazione degli
Stati Uniti, come quella mondiale, abbia il diritto di sapere tutta la

non sarà fatta piena chiarezza. Questo passo dovrà essere compiu-

senza conoscerne veramente il motivo. Non è qualcosa che può


essere fatto individualmente, di testa propria, anche se si tratta del
presidente, perché potrebbe essere molto pericoloso. Una volta
che decideranno di intraprendere questa strada, dovrebbero indire
un’amnistia, come suggerito da Jim Sparks dopo aver parlato con
gli extraterrestri, in modo che le persone che adesso sono sotto
giuramento possano parlare tranquillamente, senza temere nessu-
na conseguenza.

Un astronauta dottor Edgar Mitchell stam-


pa al Press Club ha affermato che il caso di è reale che egli
ne era stato messo al corrente oltre al fatto che c’è stato il Disclosure Project del
con tutti i testimoni Greer ha riunito Cosa credi
che impedisca il completo disclosure
ammesso la presenza ufo

Credo che in realtà ci sia il desiderio da parte di un ristretto gruppo


negli Stati Uniti di tenere per sé molti segreti, senza doverli condi-
videre né con persone del loro Paese, né con il resto del mondo.
Non ti so dire con certezza il motivo di questo loro atteggiamento,
ma credo che ci sia per gli Stati Uniti, o un
per l’industria petrolifera, per esempio, man-
tenendo segreta l’esistenza dei carburanti alternativi. In ogni caso,
sono sicuro che qualcuno che creda di trarre
ne
sono a conoscenza sono divise tra quelle che pensano che gli et siano buoni e
e non fossero in qualche modo
avrebbero potuto farci qualcosa di male molto tempo fa
abbiamo inventato

Penso siano buoni. Noi siamo a conoscenza di diverse specie, ma


il Governo degli Stati Uniti, qualche volta, ha lasciato intendere che

c’è modo di saperlo se non avviene un disclosure. Sono molto pre-


occupato per questo, perché potrebbero utilizzare questa scusa per
spendere centinaia di bilioni di dollari in armamenti da usare contro
gli extraterrestri.

et
che modo pensi si potrebbe presentare la cosa al mondo senza suscitare panico o
status quo
un cambiamento dello status quo

Penso che la gente sia pronta, ma bisogna divulgare per gradi. Bi-
sogna farci l’abitudine. Ciò che emerge chiaramente dalle ricerche
che ho fatto è che gli et sono molto più spirituali di noi, quindi
dovremmo pensare a loro non come nemici, bensì come a fratelli, e
Anche tu
ufo
vennero dati all’industria e che il Governo degli Stati Uniti ne perse
il controllo. Stiamo parlando dei tempi di Eisenhower. Era molto
preoccupato del complesso militare-industriale. Disse che avremmo
dovuto stare attenti e tenerli d’occhio, perché avrebbero fatto cose
nei loro interessi e non necessariamente nell’interesse comune. Cre-
do che questo sia esattamente ciò che è accaduto.
paura. Entrambi sappiamo che la dottoressa Carol Rosin lavorò con
Werner Von Braun per qualche tempo e che lui continuava ad av-
vertirla che questo complesso militare-industriale doveva avere un

mondo tanta gente moriva di fame e a causa di carenze di cure me-


diche. Disse che prima sarebbero stati i comunisti, e così è stato. Poi
disse che sarebbero stati i terroristi, ed è quello che sta avvenendo.
Poi, secondo Von Braun, i nemici sarebbero stati gli extraterrestri,
quindi ora stanno tentando di fare soldi per costruire una base sulla
Luna e fare altre cose che alcuni di noi pensano siano più di interes-

mai dato veramente l’autorizzazione, non potrebbero farlo.


Nessun Governo guadagna consensi spendendo il denaro pubbli-
co per la militarizzazione dello spazio. Al contrario, penso che gran
parte della popolazione direbbe che si tratta di una zona comune da
utilizzare per tutta l’umanità e per il miglioramento delle sue con-
dizioni. Eppure, questa strada è bloccata da ciò che nel mio libro
chiamo Cabal, lo zoccolo duro del Governo ombra, che prima o poi
uscirà allo scoperto se il Congresso lo costringerà a farlo.

Il tuo libro è scritto molto bene e ci spiega anche come dobbiamo rapportarci con

Penso che stiamo vivendo in un mondo infelice in cui molte cose


vanno male; nel mio libro inizio col dire che ci restano circa dieci
anni e non i trenta o quaranta di cui parlano i politici per cambiare
rotta e convertire i combustibili fossili in nuove forme di energia. A
mio parere, allora sarà troppo tardi e il riscaldamento globale por-
terà alla devastazione di diverse zone, come, per esempio, il Bangla-

per essere sommersi. Guardando indietro nella storia, praticamente


tutte le religioni principali, a un certo punto, hanno inglobato altre
religioni e hanno cercato di distruggerle, nonostante la loro parola
sia sempre stata «ama il prossimo tuo come te stesso». Ovvio che,
nella pratica, hanno fatto esattamente il contrario. Vorrei che ci fos-
se il perdono da parte di tutti e che si cominciasse a collaborare per
costruire il Regno di Dio, che io concepisco come un mondo dove

vestiti per coprirsi e accesso all’istruzione; un Regno in cui sia data


a tutti la possibilità di coltivare le proprie capacità in modo creativo.
Questo è il mondo di cui tutti noi parliamo e che tutti sogniamo, ma
per il quale facciamo molto poco.
È interessante la vicenda – tornando per un attimo alla questione
ufo – di uno dei primi pionieri canadesi in questo campo, Grover
Smith, che aveva accesso a informazioni da parte dei visitatori stel-
lari. Smith disse che avremmo raggiunto un punto – sicuramente
glielo avevano detto loro – in cui si sarebbe dovuto scegliere tra il
bene e il male. Ma se continuiamo a fare del male al nostro prossi-
mo, ai nostri simili, il mondo è di certo condannato. Al contrario, se
avessimo scelto di fare del bene in tutti i modi possibili, soprattutto
con tutta questa tecnologia, avremmo potuto creare un mondo ricco
di opportunità per tutti. Credo che gli extraterrestri siano molto in-
teressati alla scelta che faremo. Se sceglieremo la via della collabora-
zione o se continueremo sulla strada dell’individualismo, della com-
petizione e del potere personale; se continueremo a servirci delle
forze armate per uccidere i nemici come stiamo continuando a fare.

-
ricordando la rego-
Parli anche di un’

Ciò che è più urgente in questo momento è il cambiamento del siste-


ma monetario mondiale, il sistema bancario. Questa è una lunga storia
e so che non vuoi che mi dilunghi, ma è estremamente importante.
L’attuale sistema bancario, detto in parole povere, ha legalizzato la fro-
de e va cambiato per il bene comune. Nel libro spiego che il mondo è
governato da un’élite molto ristretta e immensamente ricca, che vuole
rimanere tale. Vogliono tenere in pugno le risorse e la ricchezza del
mondo e, per farlo, hanno introdotto la globalizzazione, che non ha
avvantaggiato nessuno se non loro stessi. Inoltre, vogliono mantenere
un sistema bancario che ha provocato più di venticinque recessioni
e depressioni negli Stati Uniti negli ultimi centovent’anni. Ora, dopo
uno dei peggiori crack – questo è uno dei crolli più drammatici dalla
Grande Depressione – vogliono farci credere che stanno mettendo
a posto il sistema, ma non è così. Fingono di punire i banchieri re-
sponsabili del crollo, ma in realtà è solo un “colpetto sulla mano”: è
come multare di venti dollari a una prostituta perché sta sulla strada,
pur sapendo che la notte successiva sarà di nuovo lì e che guadagnerà
ancora di più. Le banche fanno esattamente così. Se la ridono. Forse
è opportuno se per qualche minuto facciamo un passo indietro ai
tempi in cui re Guglielmo stava combattendo una guerra: esaurì i sol-
di e qualcuno gli disse che un buon modo per farne era istituire una
banca. Fece in modo che i ricchi d’Inghilterra iscrivessero 1.200.000
sterline in oro e argento e li prestassero al Governo all’8%, che è un
interesse molto alto per un prestito garantito dal Governo. Poi, per
mostrare la sua gratitudine, il Governo permise alle banche di stampa-
re altre 1.200.000 sterline in banconote e di prestarle ai loro amici ad
alti livelli di interesse. In altre parole, essi avrebbero potuto prestare lo
stesso denaro due volte. Nel corso degli anni, per colpa dell’avidità dei
banchieri e della cooperazione (per usare un termine non forte) dei
politici, tale rapporto è aumentato drasticamente. Nei primi anni del
Ventesimo secolo la Banca Federale degli Stati Uniti doveva avere una

denaro quattro volte. Nei miei primi anni in Canada dovevano avere

lo stesso denaro dodici volte e mezzo. Oggi, con questo nuovo siste-
ma di adeguatezza patrimoniale – che non è per niente adeguato e
dovrebbe piuttosto chiamarsi “inadeguatezza patrimoniale” – stan-
no prestando lo stesso denaro venti volte e raccogliendo ogni volta
interessi sullo stesso. Questa non è altro che una frode legalizzata e
il fatto che una piccola minoranza di ricchi possa farla franca è una
vergogna. Così, ho continuato a sostenere che dobbiamo ridurre il
rapporto dal 20:1 al 3:1 e ridurre l’ammontare della proporzione del
denaro, che le banche creano, da un quasi monopolio a due terzi, in
modo che i governi detengano la licenza in nome del popolo e possa-
no stampare un terzo del denaro (34% è la quantità che ho riportato
nel libro) e usarla per equilibrare i loro bilanci, pagare per l’assistenza

qualcosa che salverebbe il mondo dal riscaldamento globale e fare


altre cose essenziali, come fornire il cibo e rifugio a chi ne ha bisogno,
dando ai poveri una possibilità. Questo deve essere fatto, perché se
così non sarà andremo avanti per altri cinque, dieci, quindici anni e
poi subiremo un altro crack. Altri milioni di persone perderanno il
-
mo davvero qualcosa per cambiare. Ci vuole molto coraggio per op-
porsi all’“impero bancario”. Non hanno certo intenzione di mollare e
spenderebbero milioni per impedire che questo accada. Ma allo stesso
tempo sarebbe il più grande servizio all’umanità che qualsiasi leader o
gruppo possa fare. Io spero e prego che cercheranno di capire come
funziona il sistema – cosa che in pochi sanno – perché volendo si può

mondo una chance.

Nel libro hai espresso in maniera dettagliata tutti i problemi che il pianeta sta
vivendo; hai parlato del cover-up sul fenomeno ufo e hai spiegato come il senso
In poche
-

Il mio consiglio è quello di partire dagli individui. Per descrivere


questo genere di cose di solito utilizzo la metafora della spiaggia. Se
la maggior parte dei granelli di sabbia sono puliti, la spiaggia risul-
terà bella e ospitale. Se invece la maggior parte dei granelli di sabbia
è macchiata di petrolio, allora la spiaggia risulterà brutta e sporca. È
quello che sta accadendo oggi alla Terra.
Abbiamo una bassissima integrità personale.
Sul giornale ogni giorno c’è scritto che qualcuno rapina qualcun
altro. Chi governa rapina la gente, la gente cerca di rubare allo Sta-
to, non pagando le tasse, per esempio, o fa qualcosa per dimostrare
che sta andando controcorrente. Una buona leadership è importan-
tissima e le cariche importanti, se fossero rivestite da persone con
alti standard morali ed etici, sarebbero un buon esempio per i gio-
vani. Tutto deve partire dagli individui, e deve partire dal basso; alla
lunga sono i giovani che devono cambiare il mondo, in maniera in-
dividuale, e devono tentare di lasciarlo in una situazione migliore di
come l’hanno trovato. Se ognuno piantasse un albero, raccogliesse
le cartacce, donasse un dollaro a chi vive in una situazione peggiore
e così via – s
– eserciterebbe una pressione politica sui leader tale da fare avviare
i macro-cambiamenti che sono essenziali per cambiare il sistema
monetario, fermare il riscaldamento globale e fare tutto il necessa-
rio per salvare il pianeta.
ii
Volando in cieli “amici”
Sono particolarmente legata a questo capitolo perché racchiude le
testimonianze di coloro che io chiamo “i coraggiosi”. I piloti sanno
distinguere un aereo da un pallone meteorologico o da fenomeni
“inspiegabili”. Volano nei nostri cieli e, in un certo senso, sono più
vicini ai nostri visitatori. Eppure, non vengono informati di nulla. Al
contrario, sono presi completamente alla sprovvista e, in più, devo-
no vivere con il segreto della loro esperienza per tutta la vita.
Già nel 1957, quando fu posta la domanda: «Ma siamo in guerra

mod (Ministero della Dife-

raccontare la sua esperienza dopo che aveva mantenuto il segreto


per moltissimi anni.

63
La testimonianza del pilota dell’Air Force Milton Torres

che il mio aereo e che nessun altro velivolo avrebbe mai potuto fare.
Milton Torres

Dottor Milton Torres


Pilota di caccia, maggiore della Air Force USA - in pensione
X-Conference, aprile 2009, Miami (Florida)

paola harris:
ti fu ordinato di abbattere un ufo

milton torres: -
mente reso pubblica la storia che ho tenuto segreta dal 1957. Che
sollievo, ora posso parlarne.

Sono entrato nell’Air Force nel periodo della guerra di Corea. Non
volevo entrare nell’esercito, al contrario avrei desiderato essere un
pilota di caccia, anche se -
cuna istruzione in merito. Comunque, entrai nell’Air Force e poco
dopo annunciarono che avrebbero dato la possibilità al personale
Non c’era niente di meglio che esse-
re un pilota di caccia. Così, dopo la formazione, visto che ero uno
dei più bravi, decisi che volevo volare su un F-86, andare in Corea e
abbattere tutti quei dannati mig che tutti gli altri mancavano.
Per farla breve, mi offrirono un lavoro su un caccia F-86. Non in
Corea, ma in un 86-D per abbattere bombardieri che stavano arri-
vando. Inoltre, dopo alcune discussioni tenutesi ai vertici della Air
Force, decisero di mandare l’F-86-D in Inghilterra.
Bisognava ampliare le capacità di difesa per ogni evenienza. Così
presero un’intera ala, che constava di tre squadriglie, settantacinque
caccia, e ci mandarono in Inghilterra. Io fui assegnato alla stazione
di raf Manston.

Avevo paura di andare in Inghilterra e incontrare alcune di quelle

mi dissi che sarebbe stato meglio se mi fossi sposato. Sposai la mia

anno. Una delle cose che posso dire è che, quando raggiunsi l’Inghil-
terra, la trovai esattamente come Arthur J. Wright la descriveva. Mi
fu emessa la valuta in sterline: alcune venivano segnate su un lato,
ogni volta che andavo a incassare il denaro segnavano sul retro delle
cinque sterline una nota; non ho mai capito di cosa si trattasse. Ma

Fummo assegnati alla 514° squadriglia intercettori. Due dei nostri


tre gruppi erano di stanza alla stazione raf Manston, tranne uno che
era a Bentwaters. Avevamo sparato razzi alla base di Wheelus in Libia.
-
tenuti pronti per il combattimento. Poi tornammo in Inghilterra e
condividemmo le segnalazioni con il personale militare britannico.
Manston è su un estuario del Tamigi, a nord di Dover. Da lì, nelle
giornate senza foschia, si vedeva la Francia, che era a circa diciotto
miglia di distanza.
ufo

Ero luogotenente. Ero da un anno o due nella Air Force. I mis-


sili erano posizionati e noi eravamo pronti al combattimento. Ci
preparammo per il decollo e nel giro di cinque minuti eravamo in
volo. Siamo partiti come una formazione di due. La nostra tattica
era quella di volare uno dietro l’altro, in linea. Una volta raggiunto

avere la possibilità di sparare sulla stessa cosa. Ricordo che mi dis-


sero: «Abbiamo delle informazioni per te. Ti ordiniamo di sparare
su questo oggetto, quest’ ufo, che è in orbita intorno a Ipswich e
Norwich. A volte staziona, non capiamo bene».
Non stavano mentendo. Non credo di aver mai visto una luce
così. Ci dirigemmo verso di essa. Eravamo, probabilmente, sulla
Francia, ma continuando a salire di quota il carburante si sarebbe
consumato più velocemente. Mi dissero: «Ti darò il segnale per an-
dare verso l’obiettivo. Sul lato sinistro, a trenta gradi, da qualche
parte, a una quindicina di miglia di distanza, lo vedrai». E così fu.
Come mi girai, vidi un puntino che era grande quanto quelli per le
portaerei nel Mare del Nord.
Non riuscivo a vedere nulla, ma era sul radar. Il radar era sensi-
bile e, come mi avvicinavo, il puntino (che in realtà risultava essere
come una massa di luce) veniva agganciato. Chiamai e segnalai che
non avevo più bisogno di direzione: il mio radar lo aveva sotto tiro.
Il mio carburante scendeva velocemente, così volevo rallentare, ma
mi dissero di no e di continuare a utilizzare il postbruciatori. Ero
davvero preoccupato per il mio carburante, ma loro volevano che io
riuscissi a prendere questa “cosa”.

Il mio radar mi dava tutte le informazioni, così iniziai a puntare sulla


“cosa”. Mentre mi stavo avvicinando, notai che il mio radar era così
forte che potei vedere tutte le luci. Andava a una velocità supersoni-
ca, non avevo mai visto prima qualcosa che andasse a quella velocità,
non è paragonabile a nient’altro. Così, nel giro di uno o due secondi,
l’oggetto mi scomparve davanti agli occhi.
Alla mia velocità non c’era niente che potessi fare, quindi chiamai
e chiesi cosa diavolo stesse succedendo. Mi risposero: «Ci dispiace,
signore, ma è fuori dal nostro schermo». A quel punto dissi: «Non
c’è niente che io possa fare, i razzi atterreranno su Ipswich e io non
voglio farlo». Così mi comunicarono che potevo ritornare alla base.

Mentre stavo rientrando fui chiamato e mi fu detto: «Quando atterri


Devo parlarti». Dissi: «Roger, mi piacereb-
be tanto sapere che cosa » Così, quando atterrai,
chiamai. Fu il Ministero della Difesa a dettare ordini. Roger mi disse:
«Questa missione è stata dichiarata top secret. Non devi parlarne
con nessuno: né con il tuo comandante, né con tua moglie, né con
nessuno. Non hai mai volato in questa missione. Hai capito?» Dissi
di sì, poi, lui aggiunse che avrebbe inviato qualcuno dall’ambasciata
per interrogarmi. Questo mi stavano inviando un
que-
ste persone che ti interrogavano e che poi ti dicevano di essere in
pericolo qualora avessi avuto intenzione di dire o fare qualcosa. Così
il mattino seguente il “fantasma” si presentò e di lì a poco sareb-
be calato il silenzio sulla mia missione. Nessuno ne sapeva niente
l 21 ottobre 2008, non rilasciò la
registrazione. Da quel giorno ho cominciato a togliermi questo ma-
posso
parlare con qualcuno.
Parlai con Ron, mi disse: «Ti ho portato questa persona». Dis-
si che nessuno l’aveva vista. Allora Ron mi rispose: «Io l’ho vista,
posso dirti tutto di lui». Allora gli chiesi da dove venisse, ma Ron
non lo sapeva. [Ride.] Poi, però, aggiunse che aveva un documento
con su l’aquila americana e sottolineò che quella era una missione
top secret. Mi disse che se avessi aperto la bocca qualsiasi coman-
dante non mi avrebbe più fatto volare, anzi mi avrebbe stroncato
la carriera. Così serrai le labbra e non ho mai detto una parola. Ho
il rimpianto di non averlo detto ai miei compagni della base di raf
Manston, a cui, sono certo, avrebbe fatto molto piacere conoscere
la storia, ma non ho potuto.

Non ho mai detto una parola 2009. Adesso posso parlare. È

Sono convinto che si trattasse di un’astronave aliena, perché ha


fatto cose che il mio aereo e che nessun altro velivolo avrebbe mai
potuto fare. Aveva una velocità avesse un siste-
ma di propulsione antigravità, o qualcosa del genere; c’erano g-forze
lì che non potevo nemmeno immaginare. Così, da allora, mi sono
convinto che si trattasse di un alieno, anche se nessuno mi ha mai
detto niente a tal proposito.

[Molto emozionato. Risponde singhiozzando.] Mio padre è morto


qualche anno fa e non ho potuto dirglielo.
Intervista al pilota francese Jean-Charles Duboc

Nell’agosto 2009 ho partecipato alla conferenza più spettacolare a


cui abbia mai assistito nella mia vita. È stata organizzata da un uomo
molto giovane, affascinato dall’Esopolitica, Pepon Jover, che l’anno
prima avevo invitato al meeting internazionale di Esopolitica tenu-
tosi a Roma. Credo che ancora oggi Pepon Jover non sia consape-
vole di ciò che è stato capace di organizzare all’hotel Meliá di Sitges,
vicino a Barcellona. Grazie alla sua energia pura e con il prezioso
supporto della sua compagna Go Go Flint è riuscito a riunire circa
millequattrocento persone provenienti da tutto il mondo.
È stato lì che ho intervistato Jean-Charles Duboc e che ho co-
nosciuto la cantautrice danese Pia Larsen, il cui testo della canzone
è inserito in questo libro. Penso che proprio i piloti contri-
buiranno, così come stanno già facendo, a dare a questo argomento
la legittimità che si merita.

Jean-Charles Duboc
Pilota francese di linea commerciale
Avvistamento discusso nel rapporto “Cometa”
Intervista alla conferenza Time for Truth di Barcellona, 2009.

paola harris: A quando risale il tuo avvistamento ufo

Jean-charles duboc: Era il 28 gennaio del 1994. Ero capitano sul


volo della Air France decollato da Nizza e diretto a Londra. Erano
le 13:00.

No, era pieno giorno. Era l’una del pomeriggio e di solito in quelle
ore la visibilità è molto buona. Era un oggetto di forma lenticolare
marrone scuro.

Sì, come una lente, un disco. Un enorme disco di circa trecento


metri.

Era sulla sinistra. L’abbiamo avvistato per due minuti a venticinque


miglia nautiche, quarantacinque chilometri.
No, l’ha visto anche il co-pilota che era con me in cabina. E anche
il radar lo ha visto.

visto sul Lo segnalasti

Certamente.

Ovni, ufo.

Che non vedevano nulla. Non avevano informazioni. Tre anni dopo
abbiamo scoperto che c’era un eco radar.

E tu hai avuto solo questa spiegazione dopo tre anni vogliono veri-
quello che hai visto

Io non so perché. È un genere di radar completamente diverso. È


stato visto da altri, a sud di Parigi, quindi non lo so.

Sì, esattamente.

Io posso solo dirti che non abbiamo nessuna registrazione al mo-


mento, però lo abbiamo visto per venticinque miglia, quindi posso
garantire che per me è stato reale.
Perché non avevo nessuna informazione.

ufo

No, anche il mio co-pilota lo vide e mi è stato detto che anche un


altro aereo in volo vide l’oggetto in questione.

Divenne trasparente, poi scomparve.

Sì, proprio così.

No, scomparve in poco più di un minuto.

No, eravamo molto distanti, a quarantacinque chilometri dall’oggetto.

ufo

No, nel mio caso no. Non eravamo abbastanza vicini. Semplicemen-
te, scomparve.

-
tare la mia storia.
Gepan e Cometa.

Ho sentito che avrei potuto scrivere e parlarne.

Sì, c’ è stato un generale della Air Force nel 2011.

Sì, ma sai: la cosa più importante è informare il pubblico.

Sono molto restii a parlarne.

Forse credono che le persone non capirebbero.

No. Sono un cacciatore di taglia.

Nel 1991, dopo la guerra del Golfo, i Paesi arabi pagarono 3,5 mi-
liardi dollari alla Francia. Questo denaro è stato rubato da François
Mitterrand. Ero capitano di un 747. Io i soldi li consegnai. Comun-
que, di questo parlo a lungo sul mio blog.
Sì. Come vedi sono qui. [Ride.]

Certo, perché mi sono reso conto che gli alieni sono qui, che le
astronavi aliene volano su di noi e che ci sono un sacco di contatti
e avvistamenti.

Sì.

Sì, perché sono anche coinvolto in un progetto chiamato Euroclip-


pers, che è contro la corruzione e a favore del disclosure.

Abbiamo assolutamente l’esigenza di stabilire una connessione in-


ternazionale. E abbiamo bisogno dell’energia libera

Quando hai avvistato l’ufo -

No, era avvolta in una sorta di foschia o nebbia.

Non lo so.

di un tentativo della Francia di attuare il disclosure


Guy Kirkwood è un pilota commerciale, ex pilota della Air Force,
con più di ventitremila ore su 169 aerei militari e privati dal 1952.
Nell’autunno del 1954 pilotò uno dei quattro f-86 Jet Saber che
catturarono numerosi ufo attraverso le loro gun camera6. Ha avuto
numerosi avvistamenti nella sua lunga carriera, sia come pilota mi-
litare che commerciale. Guy cominciò a frequentare le convention
di Giant Rock nei primi anni Sessanta e lì parlò delle sue esperienze,
del cover-up governativo e della segretezza per quanto riguarda gli
avvistamenti ufo. L’ho intervistato nel febbraio 2010.

paola harris:

guy kirkwood:
un’assistente di volo.

Puoi essere una guida per chi vuole fare questo.

1961.

Non sono andato in pensione: sono stato licenziato nel 1974 per
problemi economici.

Cosa sai di Gordon Cooper

Quando lo incontrai, era vice presidente di Research & Development.

6 La gun camera -
cacia delle misure tattiche. Si attivano con un colpo d’arma, da cui il nome.
7 Noto astronauta statunitense, volò nello spazio con le missioni Mercury-Atlas
9 e Gemini 5 [NdT].
Sì. Grande azienda. Quando Disney lo assunse era un eroe nazio-

Così poterono inserirlo come vice presidente della R&D (Research


& Development), senza dover fare niente. Lo incontrai alle otto e

cinque del pomeriggio. Dopo questo lungo incontro iniziammo a


collaborare su un progetto per realizzare un aereo.

Per metterlo sul mercato.

Sì, Galaxy Corporation.

-
gettato e realizzato dalla Ryan Aeronautical. Allora, il signor Ryan
era stato esplicitamente critico nei confronti dell’amministrazione
politica e, diciamo, non è proprio un comportamento diplomatico
da mantenere quando si è in competizione per ottenere un contratto
governativo. E infatti, anche se il suo aereo aveva tutti i parametri a
norma, il Governo decise di non comprarlo. Passarono degli anni.
-
mo ad acquistare i diritti dell’aereo. Ora l’aereo originale di Ryan è
stato co-ventured dalla General Electric. Abbiamo fatto un e
abbiamo speso più di tre milioni di dollari.

Ora andiamo dritti al tema ufo


Entrambi li abbiamo avuti. Ha avuto avvistamenti quando era di
stanza in Europa. Racconta che vide oggetti viaggiare a un’altez-
za molto elevata, oltre i centomila piedi. Così prese il binocolo per
guardare meglio e si rese conto che erano centinaia.

Di metallo, a forma di disco.

Sì, sulla Germania.

Ok. Edwards è sempre stata utilizzata per i test sulle alte prestazioni
dei velivoli. Avevano programmato un test per documentare le onde
d’urto di un aereo supersonico facendo un effetto suolo su tutta la

questo esercizio. La troupe era pronta e a un certo punto alcuni ope-


-
reo, era un disco. Mentre le riprese continuavano, l’oggetto iniziò ad
atterrare lentamente sulla pista, a grande distanza dalla troupe. Cer-
carono di avvicinarsi, dicendo: «Perché atterra laggiù?» Ma all’im-
provviso schizzò via. Poi gli operatori raccolsero tutto il materiale

lì dissero che la dimostrazione era stata fantastica, pensando che si


trattasse del prototipo. Gordon, a quel punto, disse loro che il test
non era ancora iniziato e che l’aereo era ancora nell’hangar.

base della Air Force di Wright Patterson per segnalare l’ufo. In un


primo momento non fu mostrato molto interesse per l’accaduto,

troupe di civili il loro atteggiamento cambiò. Lo collegarono con il


Pentagono e, mentre stava parlando con un colonnello, sentì la voce
di un generale che gli disse: «Capitano Cooper, lei è responsabile di

dovrà rimanere nelle sue mani e sarà stesso lei a consegnarlo per-

Ha capito?»

Un generale al Pentagono disse che «non era mai successo». Mai


successo.

Sì, esattamente. Lo hanno criticato molto, credendo che avesse fatto

Era il 1954, ero di stanza in Utah. C’erano tre di noi in una squadri-
glia. Facemmo un volo di ricognizione su un aereo che aveva grosse

nelle cose, per intenderci, non le riprendevamo.

Non avevi le gun camera

No.

Era il giugno del 1954.


A Lowry eravamo sotto il comando di un colonnello che era sta-
to inviato dal Pentagono. Il suo nome era Peterson. L’odiavamo a
morte. Veramente. Non piaceva a nessuno, sarà che non l’abbiamo
mai sentito parlare di baseball, di donne, di sesso o altro, ma solo
di assegnazione e di missione. Ci mostrarono circa seicento foto di
ufo gun camera, ma pensavamo che, se
queste cose fossero state reali, le avremmo già viste. Era questo il
nostro atteggiamento.

Abbastanza chiare. Svolgemmo ventidue ore di lavoro in aria e poi


tornammo indietro perché l’esercizio era previsto per novanta giorni.

Circa un’ora, due, tra lì e Salt Lake. Questi non sono aerei a lungo
raggio. Quindi bisogna atterrare e fare rifornimento, ed è così che
facemmo. Il Governo ci pagava solo venticinque dollari al mese, che
era la nostra paga standard.

L’esercitazione era questa: avremmo volato in formazione. Le regole


erano che se e quando qualcuno avvistava qualcosa e tutti e quattro
confermavano, Peterson ci chiamava il diamante e noi cambiavamo
la nostra formazione. Stavo volando come ala destra e sono dovuto
scendere e risalire sotto un ufo. Non sarei voluto andare così vicino
perché mi sarei potuto bruciare. Berlindy fu il primo a vederlo e,
quando lo chiamò, la sua voce era come spezzata. Ce n’era più di
uno. Noi demmo la conferma, «lo vedo a sinistra, vedo qualcosa là
fuori», e lui chiamò il . Iniziammo le manovre, è tutto scritto su
in certe situazioni. È come se qualcuno che non ha mai pescato di-
cesse a qualcun altro come pescare.

No, era solo un’esercitazione che facevamo nella Seconda guerra

Solo quello di usare le telecamere. Avevamo sei telecamere, in bianco


e nero, infrarossi e ultravioletti. La pellicola era di 3 mm. In quindici
secondi eravamo tutti sul bersaglio, ma proprio in quel momento
perdemmo tutti i motori primari.

[Ride.] Sì. Tutto a un tratto, avemmo tutti lo stesso problema. Non


c’era nessuno che potesse chiamare. Fu il panico. Dovemmo atter-
rare. Poi venimmo interrogati.

ufo

L’incidente durò pochi minuti.

Circa una settimana e mezza. Eravamo d’accordo che ce n’erano

come quella.

Oh no, non abbiamo visto assolutamente niente.


No. Non facevamo domande.

Be’, vedi, se sei sotto giuramento non puoi parlarne con nessuno,
neppure con te stesso. Né con tua moglie, né con nessuno. In quei
giorni ci fu una festa, un barbecue. La moglie di un pilota, che noi
affettuosamente chiamavamo “Airhead”, disse: «So che non dovrei
dire nulla, ma so dove si trova». Il marito si voltò verso di lei e disse:
«Davvero?» e lei rispose: «Sì». Suo marito gelò. Si alzò e andò a siste-
mare i carboni. Egli giurò di non aver detto nulla.

Supponemmo che evidentemente aveva parlato nel sonno. Egli giu-


rò di non aver detto una parola.

Allora, ero un pilota commerciale, ho sempre avuto delle idee ben


radicate per quanto riguarda la sicurezza. Ero a una cena a Los An-
geles e c’era un avvocato seduto accanto a me, disse che aveva stu-
diato diritto militare nella Air Force. Pensai che fosse interessante e
che mi sarebbe piaciuto imparare il diritto militare per applicarlo al
nostro mestiere. Egli entrò nell’argomento ufo. Gli chiesi un bigliet-
tino da visita e lui mi disse che qualche volta gli sarebbe piaciuto tra-
scorrere del tempo con me. Successivamente lo incontrai e gli dissi:
«Mi piacerebbe che ci vedessimo in qualità di legale-cliente, in modo

che andava bene. Così, gli raccontai la mia esperienza. Anche ora,
forse, dico il 10% di ciò che è realmente accaduto.

Ricordo che mi disse: «Credo che vi siano delle risposte là fuori.


Ecco cosa mi piacerebbe fare, mi piacerebbe trovarle».
Avevamo un amico che conduceva un talk show radiofonico a
San Diego, così mi chiese se mi avrebbe fatto piacere partecipare alla
sua trasmissione. Io risposi che poteva essere un problema, perché
avevo lavorato con la compagnia aerea per un breve periodo e non
avrei voluto creare dei fastidi. Così, mi consigliò di cambiare nome.

-
nuava a chiamare da ogni parte. Ci fu una telefonata che attirò la mia
attenzione in modo particolare. Fu quella di un collega che chiamava
da San Diego, un pilota della Air Force. Raccontò che durante un
volo per rientrare ebbe un avvistamento ufo e “perse” due ore e
mezza di tempo. Era la prima volta che sentivo parlare di missing time.

Se si fanno delle supposizioni, è quasi certo che ci si troverà dalla


-

Era come se non avessi mai fatto quell’esperienza. Nessuno ne do-


veva parlare. Comunque, dopo l’esperienza alla trasmissione radio-
fonica, andai a trovare a San Diego il collega della Air Force che ave-
va telefonato in radio. Ero perplesso, perché non avevo mai sentito
parlare prima di allora di Questo pilota era in un aereo
con una quantità di carburante per quattro ore, mentre rimase in
volo per sei ore.

Quando atterrò vollero sapere dov’era stato: cercò di spiegare cosa


era accaduto, ma non gli credettero.
Non era sul radar. Nessuno vedeva la sua traiettoria.

Sì. Gli chiesi se ci fosse qualcos’altro di insolito che aveva notato e

Così gli dissi: «Certo, in alcuni giorni ci sentiamo meglio che in altri»,
ma lui mi rispose: «No. Non hai capito». Andò verso l’armadio della
biancheria, prese una tovaglia dallo scaffale e mi disse di seguirlo.
Scendemmo nel parcheggio, mise l’asciugamano sotto il paraurti po-
steriore di una Buick e l’alzò con estrema facilità. Stavo lì fermo e
non sapevo cosa avrebbe fatto dopo. Mi sembrava tutto così strano.

ufo

Sì. Nell’estate del 1966, durante un volo di linea con 178 passeggeri,
ero seduto in cabina con il comandante e il co-pilota, quando notai
che il comandante stava curiosando fuori dal lato sinistro della cabi-
na. Non disse nulla, ma si sporse e diede un colpo sulla spalla del co-
pilota. Il co-pilota non reagì. Passarono una ventina di secondi e di
nuovo il comandante gli diede un colpetto sulla spalla. Questa volta,
il co-pilota allentò la sua cintura, si spinse verso l’alto, e guardò. I
suoi occhi si trasformarono in palline da ping pong. La sua bocca
restò aperta. L’unica cosa che riuscì a dire fu: «Non posso crederci».
Allo stesso tempo, l’assistente capo cabina, l’unica a cui era consen-
tito entrare nella cabina di pilotaggio, entrando disse: «Comandante,
i passeggeri vogliono sapere cos’è che stanno vedendo là fuori». La
risposta fu: «Dì loro che stanno guardando la stessa cosa stiamo
guardando noi». Non le piacque molto questa risposta e, mentre si
voltò per andarsene, il comandante chiese se qualcuno avesse una
fotocamera da 35 mm. L’assistente rispose che ne aveva una. Le

Poi si rivolse a me e mi chiese di dare un’occhiata. Non vidi nulla in


un primo momento, attesi un po’ e, quando lo vidi apparire, mi resi
conto che era enorme, circa una ventina di piedi di larghezza e forse
duecento piedi di lunghezza.

o sentito dire

Certo che sì. Quella era la mia preoccupazione principale, la sicu-


rezza del volo.

Dissero che avrei perso il lavoro, se ne avessi parlato. Le compagnie


aeree hanno delle proprie regole. Si dice che se si nota qualcosa at-
cabine di pilotaggio, “siamo noi a decidere
cos’è che si è visto”.
Spendiamo milioni di dollari ogni anno in pubblicità per convin-
cere le persone ad acquistare i nostri biglietti aerei. Noi non consi-
deriamo gli ufo parte dei nostri “cieli amici”.

Non abbiamo mai parlato con loro. Una volta atterrati, tutti i pas-
seggeri sbarcarono. Arrivati sulla rampa, il gestore dell’aeroporto ci
comunicò di restare sul ponte di volo faa (Fe-
deral Aviation Administration). Tre di noi erano seduti e il coman-
dante, in un certo senso, ci suggerì come dovevamo fare rapporto.

-
nali. Comunque l’interrogatorio venne fatto per primo al comandante.
Tutti i tipi di forma.

ufo

sono qui e che erano già qui prima di noi.

Sì, ma questo non lo si può fermare.

L’ho incontrato anni fa.

Sì. Devo dargli credito per questo. Siamo in tanti. Ti immagini, inve-
ce, se si fosse fatta avanti una sola persona?

La narcap (National Aviation Reporting Center on Anomalous Phe-


nomena) è una ricerca che presenta i risultati di un sondaggio sottopo-
sto a 298 piloti commerciali impiegati in una compagnia aerea statuni-
tense. Dei settanta questionari compilati, il 23% dei piloti ha detto di
iii
“Lacrime nella pioggia”
Il colonnello Corso si racconta a un medico del Colorado

Roy Batty ( )

All’inizio del libro ho parlato di come il peso della segretezza incida


sulle vite dei testimoni e dei loro cari. Abbiamo visto l’effetto che
ha avuto su Milton Torres, su Guy Kirkwood e su tanti altri che, per
di più, sono stati diffamati, derisi ed emarginati. Il colonnello Philip
Corso esprime la sua delusione in questa conversazione telefonica

L’esperienza extraterrestre porta con sé meraviglia e orrore, ma-


gica consapevolezza, alienazione e solitudine. È dono e una maledi-
zione. È un paradosso.

dottore:

philip corso: Ciò che so del corpo dell’extraterrestre, della compo-


sizione della pelle e di tutto il resto. In questo momento sto lavoran-
do per capire chi furono i clonatori che lo crearono.
Sono stato negligente a riguardo. Sa, pensavo che fossero importanti
gli artefatti, invece il dono più importante che ci avevano fatto era
quel corpo, il corpo extraterrestre. Io sono l’unico possibile respon-
sabile ma non ho fatto abbastanza. Iniziai un progetto al riguardo.

È stato davvero il più grande dono che potessero farci. Un meravi-


-
to per i viaggi nello spazio. Era una meraviglia e io non feci niente.
Ero totalmente orientato sull’hardware, sugli armamenti e cose di
questo genere. Ora mi rendo conto che sono stato negligente e mi
biasimo per questo. Avevo il talento, l’organizzazione e il denaro. Ma
non feci nulla.

No. Ciò che ho fatto dopo è stato ricordare. Mi ritengo fortunato,

ritrovo.

Ho trascritto tutto ciò che so sul corpo, sul referto dell’autopsia e


altro ancora. Ho scritto come sono stati costruiti e perché. Credo
che il mio lavoro sia utile per alcuni miei amici scienziati che po-
trebbero capirci qualcosa. Ho provato a fare il percorso al contrario,
e mi sono chiesto: «Qual era l’aspetto dei creatori?» Ho mostrato
l’immagine dell’extraterrestre al mio dottore – mi ha operato allo
stomaco e ritengo che sia il migliore – e ciò che avevano fatto per il

il problema». Aveva ragione.


-

Sì, avevo due apparecchi. Di uno ne ho parlato, dell’altro no, l’ho solo
menzionato. Comunque, l’ho descritto nella lettera che le invierò.

Poteva dividere le cellule umane. Anche questo è spiegato nella let-


tera. Ma, forse, sto rubando del tempo ai suoi pazienti.

Le ho scritto nella lettera cosa ho fatto di questi due oggetti a forma


di biro. Come uno stupido, pensai che le batterie fossero scariche. Li
portai in un laboratorio radiologico a Fort Belvoir, inviammo delle
radiazioni a onde lunghe e basse e si misero in funzione. Si rivelarono
strumenti meravigliosi. Il generale mi chiese di passarli al laboratorio
di Walter Reed e da lì vennero inviati a Fort Monmouth. Secondo il
mio modo di operare, scrissi le proposte e le demmo a persone che la-
voravano a questo genere di cose. È questo il modo in cui portammo
avanti l’intera operazione. Ha letto il libro e quindi sa come abbiamo
agito e come abbiamo coperto le nostre tracce perché l’opposizione
ci stava alle calcagna. Penso che facemmo un buon lavoro in questo
senso. Lo strumento si trovava al sicuro al Bell Laboratory.

Diedi loro il transistor e il circuito integrato. Questa è la verità. Noi


non facevamo domande, eravamo militari. Non potevamo introdur-
lo sul mercato e guadagnarci.
Lo consegnammo a persone con l’accordo che ce lo avrebbero
ridato con un margine di vantaggio per l’esercito e poi lo avremmo
dato alla gente. Questo fu l’unico accordo che facemmo e poi li

Non ci interessava che potessero guadagnarci. Così lo misero sul


mercato. Questo era il modo in cui operavamo in quel periodo e
credo che fossero abbastanza intelligenti da saperlo. Lo usarono e
noi volevamo proprio questo.

Non ne sono sicuro. Il dottor L. mi raccontò una storia che for-


se già conosce. Negli anni Sessanta un gruppo di americani stava
osservando dei medici russi ed entrò in sala operatoria mentre si
stava svolgendo un’operazione. I medici americani indietreggiarono
per paura che il sangue schizzasse dappertutto, invece fu usato uno
strumento che tagliò e cicatrizzò senza che fuoriuscisse sangue. Così
andarono in città, dove ne videro uno in un magazzino di riserve
medicinali e lo comprarono. Lo portarono qui, ma i russi gli fecero
causa. La Corte americana, però, decise a favore dei medici america-
ni. Poi il mio dottore, guardandomi, disse: «Phil, non so se lo sai, ma
ho usato quello strumento su di te». Praticamente il mio stomaco era
stato tagliato e cicatrizzato contemporaneamente.

Sì, lo incontrerò qui tra un giorno o due e glielo dirò. Vedrà questo
dottore. È un buon amico oltre a essere il mio medico. Mi ha vera-
mente salvato la vita. È un chirurgo vascolare. Abbiamo discusso
del sistema linfatico dell’ebe [Entità biologiche et, NdT].

Che è diverso da quello umano.


Non sono come gli umani. Ne ho discusso con lui perché è un dot-
tore e quindi è un esperto. Ne parliamo spesso.

Credo di aver menzionato il dottor Castellani nel libro. Quando ero


a Roma a capo della Security e Intelligence diventammo molto amici,
lui era sulla sessantina mentre io avevo una ventina d’anni. Era famo-
so a livello mondiale per i suoi unguenti e mi raccontò che i pazienti
con problemi di pelle peggioravano se curati con la penicillina. Andai
a trovare uno dei miei uomini e mi disse che stava peggiorando. Così
dissi al mio autista di andare a prendere il professor Castellani e di ac-
compagnarlo all’ospedale americano. Circa una mezzora dopo, mentre

avesse fatto e mi rispose che aveva semplicemente messo un unguento


sui suoi capelli. Era allergico al suo shampoo. Il ragazzo guarì in un
giorno. Era un tipo così. Dirigeva una piccola clinica a Roma per i po-
veri. Probabilmente avrebbe potuto lavorare in qualsiasi ospedale, ma
non lo fece. Gli mandavo molti rifornimenti di medicinali dall’ospe-
dale e ne era molto grato. Durante le incursioni aveva perso della pe-
nicillina, che a quel tempo valeva più dell’oro, così gliela inviavo dagli
usa. Potevo fare questo genere di cose perché ero a capo della Security
e dell’Intelligence. Lui lo sapeva e ogni volta che accadeva qualcosa a
uno dei miei ragazzi era sempre pronto. Mi ricambiava il favore.

arnesi

Non saprei, sono andato in pensione nel 1963. Gli strumenti non
erano miei, quindi non avevo diritto di prenderli, né potevo rubarli.
Ero nell’Intelligence, ero io che dovevo impedire a chiunque di ru-
bare all’esercito.
A quel tempo c’erano ancora molta onestà e integrità, quindi li dem-
mo a chi sapevamo potesse usarli. Nell’esercito abbiamo creato la
prima pompa cardiaca e il primo respiratore.

Ho degli articoli che ne parlano. Abbiamo costruito la prima pompa


cardiaca e il primo respiratore, ma la maggior parte delle persone
non lo sa. Ne parlo anche nel mio libro.

Glielo spedirò oggi stesso.

Di -
pre loro: «Non voglio che mi trasferiate la vostra stupidità. Non vi
rispondo neppure».

Dopo che avrai ricevuto e analizzato la mia lettera, sentiamoci, po-


tremmo confrontarci partendo da lì.

suo

Sì, sulla lettera. Bene, grazie per il suo supporto.

Il piacere è stato il mio. Grazie tante. A presto.


È importante capire che era quasi impossibile che il medico del Co-
lorado potesse facilmente rintracciare il colonnello Corso. In ogni
modo, anche senza riuscirci, ci ha provato. Però, a suo favore, pos-
siamo dire che si rese conto che i contenuti di questa telefonata
sarebbero diventati storici.
Mi diede il nastro e ho trascritto l’audio perché sono convinta
che questi sono dei pezzi del puzzle della retroingegneria. Da come
il colonnello Corso ne parla, è facile comprendere che aveva ancora
molto da dire, e ogni parola sarebbe stato utile per capirci di più.
Ancora, mi viene da chiedere: «Dal momento che sappiamo che
ci sono stati diversi crash in New Mexico, dove sono ora i materiali
ritrovati?»
Frank Ferguson mi ha scritto per qualche tempo. L’ho incontrato
in diverse conferenze, ma nell’aprile 2009, all’X-Conference or-
ganizzata da Steven Bassett, mi ha avvicinato dicendomi: «Vorrei
dire tutto quello che so tramite mio padre. I segreti di Paul Lavio-
lette mi hanno aiutato a ricordare le persone e gli eventi dal 1952

sarebbe la persona più importante insieme a Michael Wolf per la


retroingegneria e la piattaforma nello spazio profondo. Mio padre
conosceva o sapeva di Corso e credeva che la sua comprensione
rispetto alla tecnologia eti (Environmental Technology Initiative)
e quella et fosse primitiva. Negli anni Cinquanta, «la Marina ne
sapeva più dell’Esercito».

paola harris:

frank ferguson: Ho avuto strane esperienze quando lui stava per


morire.

Non l’ho mai raccontato a nessuno, nemmeno a mia moglie. È così


incredibile…
So di cose che sono successe alla sua morte, penso che sia impor-
tante, Paola. È ciò che è scritto nel libro I segreti della propulsione
È un libro storico. Si concentra su T. Townsend
Brown. So che mio padre era anche un esperto di radar durante la
guerra.
Sono nato proprio in quel periodo, quindi non posso sapere
davvero se si tratti di radar, dell’esperimento di Philadelphia o
cosa, ma so che T. Townsend Brown era un esperto di radar e fu
quasi certamente coinvolto nell’esperimento di Philadelphia. So
che mio padre ha lavorato presso il laboratorio di ricerca navale
dove Townsend Brown lavorava e so di cose che sono successe da
quando ero piccolo. So per esempio che era interessato all’antigra-
vità. Boyd Bushman racconta di aver unito due magneti contrap-

una pietra normale delle stesse dimensioni. In una seconda fase


li lasciò cadere da un palazzo di cinque o sei piani. Ha dimostra-
to che la pietra con i magneti all’interno arrivava a terra sempre
più tardi di un’altra pietra senza magneti. Ricordo che un giorno
mio padre tornò a casa con questi magneti. Erano così grandi che
quando venivano colpiti l’uno contro l’altro non si facevano a pez-
zi. Di solito mi interrogava, chiedendomi cosa fosse il magnetismo
e cose del genere.

Sono così incredibili. Sono stato svegliato nel cuore della notte, lui
era in ospedale con una sentinella per ventiquattro ore al suo capez-
zale, per sorvegliare la sua valigetta.
Era il 1979. Non so perché la sua valigetta fosse tenuta di guardia.
Stava morendo, ma stava scrivendo delle cose e c’era una guardia
della Marina lì per assicurarsi che nessuno vedesse quello che aveva
scritto. Negli ultimi dieci anni della sua vita si interessò a questa
grande teoria che egli chiama “movimento ondulatorio costretto”.

Mi trovavo in albergo, mi pare che fossero le 3:00. Accesi la tv. C’era


un programma su mio padre. Mi chiesi se stessi sognando, ma mi
resi conto che era realtà. Dissero che era un uomo meraviglioso e
raccontarono tutte le cose aveva fatto. Pensai: quante sono le proba-
bilità di svegliarmi, accendere la tv e trovare questo programma? Mi
alzai e cambiai canale, e c’era sempre lo stesso programma. Provai di
nuovo. Era su tutti i canali. Fu emozionante, così mi sedetti al bordo
del letto e iniziai a guardare il programma.

Sì, negli anni Cinquanta.

No, morì due giorni dopo.

Avevo due bambini piccoli allora e mi sarebbe piaciuto che cono-


scessero il loro nonno, ma mio padre non aveva mai tempo. Ricordo
che una volta gli chiesi se poteva venire a trovarci per un paio di
giorni, mi disse: «No, per due giorni è impossibile».
Eravamo in acqua a Coco Beach. L’acqua ci arrivava alle ginocchia e
ricordo che mi raccontò di una piattaforma nello profondo spazio.
Disse: «Questo è quello che faccio».

Mi ricordo che, quando ero bambino, mi disse cose del tipo: «Sai,
ci sono altre persone oltre a Einstein che sanno veramente come

teoria secondo la quale l’antigravità si poteva spiegare con l’elettro-


magnetismo.

-
stri cattivi.

-
et

Nel corso degli ultimi anni in cui stavo con lui, la sua teoria su come
l’universo intero funzionava era per lui la cosa più importante.

Un giorno gli chiesi cosa fosse il “movimento ondulatorio costret-


to”, lui guardò in alto e disse: «Vedi quell’uccello che vola? Sono le
sue ali contro l’aria. Tutto funziona in questo modo». Tutte le onde
sono costrette in qualche modo che non capiamo. Poi mi chiedeva
le cose. Ricordo una notte in cui stavo facendo il bagno nella piscina
di casa su in Georgia, c’era un tubo da cui fuoriusciva l’acqua e mi
chiese: «A seconda di dove il tubo va, si potrebbe sviluppare una

o dieci minuti?» Risposi di sì, che si sarebbe potuto fare, anche se si


sarebbero dovuti considerare un sacco di fattori. La mia risposta gli
piacque molto.

Pensi che tuo padre avesse contatti con gli et

Sì, posso dirti che hanno probabilmente lavorato insieme. Non so,
sto mettendo insieme ciò che ho visto con quello che penso.

Ma poi c’è la teoria Salla, che dice che forse hanno fatto un patto
con le persone sbagliate.

Potremmo avere l’energia libera invece dei “cavalieri in armature


scintillanti”.
L’atterraggio all’afb

Anche Bill Kirklin ha rilasciato la sua prima testimonianza all’X-


Conference tenutasi a Washington, dc nel 2009. Il suo racconto in
merito alla visita di Eisenhower alla base di Holloman si pone come
un vero e proprio evento storico.

paola harris:
-

bill kirlin: Sì, fu detto agli astronauti di non nominare la parola ufo

Stavo lavorando sui formatori, insieme ad altre trecento persone.

Del programma Apollo.

Dal 1965 al 1969.

ufo

Agli astronauti fu detto – io non c’ero, ma l’ho sentito dire da qual-


cuno che era lì – di utilizzare parole dell’ambito della cucina, ma,
comunque, di non nominare oggetti che richiamassero degli oggetti
volanti, come frittelle, piatti o coppe, per esempio. Gli astronauti,
ovviamente, sapevano di cosa si stesse parlando e quindi non lo
fecero. Infatti, Wally Schirra (uno dei sette astronauti della missione
Mercury), che girò intorno alla Terra, disse: «Houston, c’è un Babbo
Natale»».

Sapevano che non dovevano fare rivelazioni, quindi non dovevano


né parlarne tra di loro, né con le famiglie, né dovevano nomina-
re oggetti volanti. Ecco perché quando uno degli astronauti disse:
No, solo “secret”.

Ero uno specialista di computer.

Sono stato di stanza alla Georgia afb nel 1954 e alla Holloman afb
nel 1955. Il presidente Eisenhower sbarcò alla base di Norton, che
era l’Air Material Command (amc) e un mio amico che ha frequen-
tato la mia stessa scuola tecnica vi andò in ambulanza per fornire
sostegno supplementare a Burton, che era una piccola di base.

A San Bernardino. Chiesi al mio amico cosa fosse successo quando


Eisenhower atterrò. Mi disse che aveva incontrato delle persone e
che, poi, era salito a bordo di un C-45 diretto alla base di Edwards.
Non so il motivo. Era una situazione strana.

Il presidente poteva volare dove voleva. Ma non avrebbe, probabil-


mente, mai volato a White Sands. Nessuno lo avrebbe mai fatto, se
non avesse dovuto, perché avevano le bombe atomiche, e tutto il
personale andava in giro completamente armato.
In quanto presidente veniva ricevuto con tutti gli onori militari,
inclusa la parata. Non so se la fecero a Norton, ma credo di no. Di
certo so che la parata alla base di Holloman fu annullata. Quando
andai a lavorare, l’infermiera mi chiese dove fosse Dorsey, le risposi
che non lo sapevo, ma poi qualcuno disse: «Io l’ho visto, è andato ad
accompagnare su moglie allo spaccio».
Dorsey Moore era uno degli aviatori. Era di mattina, durante la

Holloman, le uniche divise blu (classe a) si indossavano in inverno.


Quindi doveva essere dicembre, gennaio o febbraio. Questi due uf-

di giorno, è arrivato l’Air Force One», l’aereo presidenziale. Era la


prima volta che sentivo parlare dell’Air Force One. Chiesi cosa fosse
successo, mi risposero che l’aereo presidenziale era atterrato e che
avevano ordinato di spegnere il radar.

Mi disse: «Non lo so, li abbiamo spenti e basta». E l’altro disse: «Ho sen-
tito dire che quello che fu abbattuto a Roswell cadde a causa del radar».

Sì.

Così continuai ad ascoltarli. Uno dei commenti che fecero fu: «Hai
visto l’autopsia aliena?» L’altro rispose di sì. «Credi sia vera?» L’uf-

strani velivoli visti a Holloman. Dissero che uno atterrò proprio di


fronte all’aereo del presidente, mentre l’altro lo sorvolava come se
volesse proteggerlo.

Sì, è distante solo dodici miglia.


Sì. Il presidente uscì dal suo aereo e si avvicinò allo strano velivolo at-
terrato. La porta si era aperta, il presidente entrò e vi restò all’interno
per quarantacinque minuti. Poi uscì e tornò a piedi verso il suo aereo.

sapeva, perché non era riuscito a vederli e che, anche se i ragazzi nella
torre di controllo avevano i binocoli, non riuscirono a vedere nulla.
Continuando a parlare, uno di loro disse: «Le onde radio possono
attraversare la plastica?» L’altro chiese il perché e lui rispose: «Perché
credo che quel velivolo abbia un radar».

Non penso niente.

Chiesi loro se fossero dei piloti, ma coprirono i badge per non farmi
leggere i loro nomi. Il giorno che l’aereo presidenziale atterrò, uno

luogotenente che era lì mi chiese se avevo visto qualcosa sopra la linea


di volo. Gli risposi di no, infatti, quando Dorsey rientrò e mi domandò
se avessi visto il disco sopra la linea di volo, gli dissi che non avevo vi-
sto niente. Gli chiesi come era fatto e lui mi rispose che era un oggetto

No.

No, davvero. Mi disse che ce n’era uno sospeso sulla linea di volo. Mi
spiegò che era di metallo lucido e che era di circa venti o trenta piedi.
Mi sarebbe piaciuto vederlo ma avrei dovuto chiedere il permesso
per lasciare l’ospedale e, con la mia fortuna, quando sarei arrivato
già non ci sarebbe stato più. Dorsey mi raccontò che l’oggetto era

tornato, quindi, per circa trenta minuti. Nell’esercito bisogna essere


disponibili ventiquattro ore al giorno. Non si può lasciare la stazione
assegnata, così chiesi all’infermiera se potevo andare, ma lei si girò,
guardò il medico e disse: «No, non può andare».
Quindi non sono mai uscito e non ho visto nulla. Durante la pau-
sa pranzo, mentre stavo uscendo per prendere un caffè, vidi Dorsey
rientrare non so da dove. Gli dissi di andare dall’infermiera perché lo
stavano cercando. Mi disse che era stato a una riunione.
Dopo il lavoro, ero nella mia stanza e fui chiamato perché l’Air
Force One se ne stava andando. Saltai in alto per vederlo, perché
volava molto basso.

Giusto. Parte del mio lavoro era quello di assicurarmi che durante

con un tenente colonnello. Questi stava dicendo che ci furono di-


versi incontri all’interno del teatro della base: 225 uomini alla volta
si incontrarono con il comandante in capo.
Gli chiesi se intendeva dire “presidente”, ma il tenente ripeté: «co-
mandante in capo».
Continuai a fare domande, volevo sapere di cosa avessero par-
lato, ma mi rispose che la conversazione era riservata. Dissi: «Se-
greta», ma per ben due volte il tenente mi rispose: «Di più», e
che non erano cose che mi riguardavano. In seguito lavorai per la

centoventi-centocinquant’anni anni nella tecnologia dei diodi e dei


politransistors.
Prima del 1965. Forse nel 1962 o 1963. Gli chiesi dove avessero
ricavato quella tecnologia e lui mi rispose: «Retroingegneria da un
oggetto straniero». Domandai se fosse russo e lui ammise di non
conoscerne la provenienza.

disse che stavano facendo qualcosa con la retroingegneria. Usavano


un calcolatore che aveva una precisione di trenta cifre e l’unico po-

Pensai semplicemente che non fossero affari miei. Non mi sono

Bob Dean raccontare in radio che un membro del personale dell’Air


Force One era atterrato a Holloman e che era salito a bordo di un
ufo
un

Scrissi a Mike Murphy e andai al suo programma radiofonico un


paio di volte. Poi partecipai alla Ozark ufo Conference.

Sì.
Sì, ma Linda non era interessata a tutto ciò che avevo da dire.

Quando ero alla Ozark Conference, mi consigliarono di mettermi


in contatto con Art Campbell. Lo feci e gli mandai alcune informa-
zioni sulle quali Art ha svolto delle ricerche convalidandole. Anche
Michael Salla ha fatto delle indagini, ma non mi interessa, non sto
scrivendo un libro.

Se avessi rivelato queste informazioni trent’anni fa, probabilmente


sarei morto.

Sì, perché Steven Greer sta divulgando diverse testimonianze.

No. Sono in contatto con altre persone che erano a Holloman, ma


loro non se la sentono di parlare. Hanno fatto un giuramento e lo
hanno preso sul serio.

Il colonnello Corso mi disse che il giuramento non è più valido dopo venticinque

Quello che ha detto non ha importanza. Loro hanno giurato.

Per quanto ne sanno loro, sì. Alcune persone di mia conoscenza


erano mormoni, altre no. Hanno prestato giuramento e intendono
mantenerlo.
Lo spero, perché è importante come la storia di Mosè e quella di
Gesù. È importante come la vicenda della bomba atomica. È una
parte importante della nostra storia che ci è stata negata.

Potrebbero esserci stati due atterraggi a Holloman. Uno nel 1955 e


un altro, forse, nel 1963 o 1964. Non so. Quello che so è che uscì
dall’aereo ed entrò in un ufo.

è mai entrato in un ufo.

Ma Eisenhower restò all’interno del velivolo per quaranta-quaranta-


cinque minuti. Deve pur aver parlato con qualcuno.

Nel 1954 la base di Edwards venne chiusa quando arrivò Eisenho-


wer e io mi domandai chi fosse morto. Ci sono stati solo due mo-
menti che io ricordi in cui fu chiusa la base di Edwards.

McIntyre era con Eisenhower a Edwards.


Non lo so. Non sono cattolico.

Non lo so. Quando andai al Dipartimento dell’Agricoltura – ero ai


servizi del presidente Nixon – scoprii dal revisore che i due maggiori
pagamenti per le colture in Kansas furono versati alla regina d’In-
ghilterra e alla Chiesa cattolica. La regina d’Inghilterra possiede un
sacco di terreno nel Kansas e la Chiesa cattolica ne possiede ancora
di più. Ma questo è separato da tutto il resto.

Ma, d’altronde, cosa è normale?

afb

Sì, è così.

sacco di problemi con la nsa

Sarebbe fondamentale accertare che il presidente degli Stati Uniti


incontrò degli extraterrestri. La prima volta che incontrò un ufo fu,
probabilmente, a Edwards. Ci potrebbero essere stati accordi presi
con altre persone, non ne ho idea.

Conosci uno spezzone di un documentario intitolato It Has Begun


-
Incontri ravvicinati del terzo tipo
rimodernata è ufo: It Has Begun

a Edwards. Eisenhower,
ufo
però, non salì mai a bordo di un ufo lì. Lo fece a Holloman.

Già so che Eisenhower salì su un ufo.

Non sono così curioso. Non ho mai prestato giuramento né ho vio-


lato qualche segreto, per quanto ne so. Sto facendo ciò che devo
fare, ossia raccontare alla gente la mia parte della storia.

So che Eisenower incontrò gli et e so anche che gli et esistono. Ma


non sono curioso.

La ragione per cui è un argomento top secret e forse di più, proba-


bilmente, è perché nel 1938 lo sceneggiato radiofonico
scatenò il panico descrivendo un’invasione aliena. Il pubblico,

a telefonare all’impazzata in trasmissione. I militari restarono impo-


-
zò al punto che non se la sentirono di annunciare che il Giappone
stava per attaccare Pearl Harbor.
Credo che pensino che il pubblico sia troppo stupido per sapere.
Hanno controllato la nostra politica estera attraverso la paura. Ci
sono farmaci che uccidono; questa è la nostra politica militare. “Uc-
cidere”. Questo è quello che facciamo. Operiamo in un mondo ba-
sato sulla paura .
Don Schmitt è un caro amico, abbiamo entrambi lavorato per il
Centro di studi ufologici (cufos) del dottor J. Allen Hynek. Ci siamo
sempre incontrati a Roswell, ma, il 3 novembre del 2010, ci siamo
visti a Città del Messico alla conferenza di Jaime Maussan e insieme
abbiamo ricordato i vecchi tempi. Tom Carey, Don Schmitt, Stanton
Friedman e Jesse Marcel Jr. sono stati i pionieri in costante persegui-
mento della questione disclosure. Al tempo stesso, chiedono che l’Air
Force e il Governo degli Stati Uniti riconoscano il valore storico
dell’evento di Roswell.

Roswell
Anche Hollywood ha contribuito ad aprire il vaso di Pandora con
di Paul David. È in program-
Majic Men, che pone partico-

il materiale scritto sul crash di Roswell, dato che è il punto cruciale


nello studio formale dell’Ufologia.

paola harris:

don schmitt: Il regista-sceneggiatore Bryce Zabel, che è anche il


creatore della serie su nbc, attualmente sta scrivendo la
sceneggiatura. Bryce è stato anche direttore della
per diversi anni. Nel progetto è presente anche l’attore-produttore
Don Most, che lavorò nella serie con Ron Howard.

A.D. (After disclosure

È il co-autore.

Mi piacerebbe capire da dove nasce il suo interesse per gli ufo

Non so se conosci anche la sua serie : il tema era incen-

cosa che avrebbe cambiato la storia. Se ciò che è accaduto dal 1947
a oggi sia stato reale o no, però, non lo sappiamo con certezza. Ecco
perché Bryce ha un interesse di lunga durata alla materia.
È stato associato allo sceneggiatore Tracy Torme. Tracy ha scritto
la sceneggiatura di , tratta dal libro di Travis Walton. Io
di Paul David
che si basava su nostro primo libro,

Dark Skies -
Esatto. Lui e Don Most hanno scelto il recente libro che ho scritto
con Tom Carey, , e il libro di Stan Friedman Opera-
.

Di solito, quando andavo a Los Angeles, Tracy riuniva un grup-


po di persone, come addetti alla produzione, persone dell’ambiente

quanto riguardava il caso Roswell. Nel corso degli anni fui presenta-
to a Bryce e a Don Most che, naturalmente, erano particolarmente
interessati a Roswell. Fui invitato con mia moglie al matrimonio di
Tracy a Beverly Hills. C’era anche Bryce. Ricordo che lo presi in
disparte e gli diedi alcune informazioni relative ad alcune scoperte,

No. Questo è stato prima. Questo riguarda il Mac Brazel e la


scomparsa di Bernie, che, secondo la nostra scoperta, in realtà non
è mai scomparso. Fu trasferito nel Montana con un altro nome e da
quel momento non gli è stato mai più permesso di ristabilire qualsiasi
contatto con la sua famiglia, compresi sua madre e suo padre. Se ne
andò senza nemmeno ricevere il suo ultimo stipendio, lasciò la sua
ragazza e fu portato a un’altra base. Era sposato, e
morì qualche anno dopo in circostanze molto strane.

Fu un’azione forzata

Per quanto riguarda il trasferimento?


È qualcosa che verrà fuori in seguito. Stiamo ancora indagando con
la famiglia.

Si crede sia successo tutto perché lui era lì con il padre quando ritrovò i
rottami, ma io credo che ci sia dell’altro, perché lui aveva anche sentito.
Anche in un recente libro ho letto che un testimone di prima mano, un
ragazzo giovane, a quel tempo si trovava con Brazel e con altri giovani,
quando Brazel scoprì i corpi a un paio di miglia dai rottami.

Infatti, è sopravvissuto Matt Brazel ed entrò in servizio mentre era


in Marina. Probabilmente iniziò parlare. Questo è stato il loro modo
per farlo zittire.

Ci sono delle allusioni su questo anche nel nostro recente libro. Bra-
zel iniziò nel 1960. Mac morì e poi un nipote fu misteriosamente
ucciso mentre era a caccia nel 1964. La famiglia Brazel ha una storia
di strani avvenimenti al di là dei fatti relativi a Roswell.

Questo è quello che ho rivelato a Bryce; lui si appassionò tantis-


simo. Così, dopo un paio d’anni, sempre con la previsione che un
giorno avrebbe fatto su Roswell, ho insistito sul fatto
che avrebbe dovuto fare un lungometraggio e non più una serie tv.

Bryce mi aveva contattato; voleva Don Most e scoprii che, prima di


tutto, erano desiderosi di far scritturare il libro e che già c’era una
trama stabilita: non era su Roswell ma sulle indagini.
Anche se io e Stan Friedman, solitamente, abbiamo un modo di
lavorare che è agli antipodi – non ho mai creduto nei documenti
MJ-12 – l’idea fu che, anche se le nostre indagini sarebbero state
condotte in modo parallelo, saremmo giunti comunque alla stessa

che riceva ancor più stima da parte di tutti. Ha settantasei anni e io


sono perfettamente d’accordo con Bryce e Don che meriterebbe un
doveroso tributo. Lui è veramente il padre di Roswell.

in questo

Sì.

. Tom ha
alloggiato sia da me che da Kevin, circa un anno dopo le riprese del

No, no.

Parliamo spesso al telefono. Comunichiamo via e-mail ogni volta


che andiamo in viaggio per intervistare testimoni. Al momento en-
trambi abbiamo abbastanza testimonianze che, probabilmente, ci
basteranno per un altro anno e mezzo.
Quindi hai altre informazioni oltre a quelle che possiamo trovare nel tuo ultimo

Assolutamente. In realtà avevo avvicinato il nostro editore, Michael


Pye, al Career Press, per parlargli di un altro aggiornamento, perché
quando è uscito nel 2007 e nel 2008 è stato il libro
sugli ufo più venduto nel mondo.

Mi avvicinai al nostro editore, chiedendogli se potesse pubblicare


una versione aggiornata. Gli consegnai il nuovo materiale e lui ne
fu entusiasta. Quindi nel libro che è uscito l’anno scorso sono sta-
ti aggiunti altri quattro capitoli, cento pagine in più con cinquanta
nuove testimonianze. Poi, all’inizio di quest’anno, visto che avevamo
raccolto una trentina di nuove testimonianze, ho chiesto di nuovo
all’editore se avremmo potuto aggiungere altri tre o quattro capitoli.
Questa volta però non ha accettato la proposta, quindi dobbiamo
iniziare a preparare un libro del tutto nuovo.

No, li troviamo noi. In realtà questo è sempre stato uno dei fattori
determinanti per stabilire la legittimità dei testimoni quando dob-
biamo trovarli. Quando si sorprendono perché abbiamo trovato la
loro ubicazione di solito reagiscono dicendo: «Come avete fatto a
trovarmi?» E nella maggior parte dei casi sono molto restii a parlare,
soprattutto al telefono; credo tu possa capire.

Quando qualcuno viene da noi, siamo sull’attenti perché cerchiamo di


capire qual è il suo scopo: se, per esempio, effettivamente è un testimo-
ne che ci è sfuggito, o se invece è solo in cerca di notorietà e pubblicità.
Le cose che restano segrete sono qualcosa di nascosto. Quindi no,
è un processo lungo e noioso, come sai, io e Tom ne parliamo ogni
volta che c’è una tavola rotonda. Ora, dobbiamo focalizzarci sulle
parti mancanti. Per esempio, negli ultimi sei mesi, visto che sapeva-
mo che Mac Brazel era stato riportato in volo al ranch dopo la sua
detenzione di cinque, sei giorni presso la base, abbiamo cominciato
a chiederci chi lo avrebbe riportato indietro.
Avevamo sempre sentito dire che si trattava di un aereo Piper
Cub giallo. Focalizzandoci sull’aereo, abbiamo trovato il meccanico
di volo che l’aveva preparato e ci ha descritto chi aveva condotto il
velivolo nell’hangar B-20 e lo aveva esaminato. Avevano controlla-
to ogni parte dell’aereo, come se non avessero voluto che qualche
occhio indiscreto notasse qualcosa. Così non si è mai potuto vedere
chi salì a bordo. Ci ha raccontato che il velivolo era pulito, che le
gomme erano nuove e che, invece, quando rientrò alla base, dopo
appena una mezza giornata, le gomme erano consumate, rovinate,
come se fossero atterrate su terreni accidentati, che so, in mezzo al
deserto. All’interno era pieno di buste di panini, carta oleata e carte
di caramelle, che fa pensare immediatamente a qualcuno che non
mangiava da giorni. Quindi fa pensare anche a Mac Brazel, visto che
lo tennero per giorni impedendogli di mangiare. Sto, semplicemente
facendo due più due; non credo proprio si trattasse di un militare
a bordo visto che c’era tutto quel disordine sull’aereo. È questo il
modo in cui ci concentriamo, in cui investighiamo, così il più delle
volte siamo avvantaggiati quando poi ci troviamo a confronto con
i testimoni.

Esatto.
Siamo stati aiutati da agenti di polizia, da investigatori privati. Ab-
biamo avuto assistenza. Il mio assistente di ricerca è stato Brad
Radcliff, lui era il capo dell’ di
Milwaukee ma era anche un ex dell’Intelligence dell’Air Force. Lui
mi mise in contatto con un ex in pensione, un
paraplegico, che a sua volta aveva lavorato per amministra-
tivo veterani di Milwaukee e, che, quindi, aveva accesso ai computer.
Come risultato, stavamo facendo tutti i tipi di ricerche senza dover
passare attraverso la divisione registri a Kansas City, per i registri mi-
litari. Stavamo trovando tutti i testimoni solo grazie ai nomi. Con la
legge precedente, sai, era possibile imbattersi in un cd con un elenco
telefonico nazionale, stavamo facendo assegni di credito, stavamo
entrando nella dell’Aeronautica, partendo dal presup-
posto che molti di questi uomini avrebbero continuato a lavorare
oltre la carriera militare, visto che erano in possesso di licenze da
pilota. Stavamo facendo i controlli dei veicoli a motore, e, franca-
mente, stavamo facendo anche gli hacker.

Abbiamo usato il Governo per trovare persone del Governo.

è un vero e proprio
C’è qualcosa che hai imparato tramite il cufos
che hai lavorato con Allen

Sono stato direttore delle indagini speciali per il cufos; in seguito,


sono stato nel Consiglio del cufos per dieci anni e molto di quello
che facevo era totalmente all’insaputa degli altri membri. Io ero il
membro civile. Kevin dell’Intelligence dell’Air Force,
nelle riserve militari a quel tempo. Quindi immediatamente ipotiz-
zammo potesse essere lui quello sospettato. Sarebbe stato l’unico
messo sotto osservazione perché aveva legami militari. Chiamavo
Kevin settimana dopo settimana per rivelargli nomi e numeri di te-
lefono e lui mi diceva sempre: «Ma come fai?»

Sai, si arrivò a un punto in cui c’era il consenso anche del Consiglio


cufos, -

cose che erano al limite. Non lo nego. Ma ho avuto successo, ha


funzionato. Riuscivamo a trovare centinaia di testimoni molto ve-
locemente. E il mio più grande rimpianto, Paola, è stato quello di
non cominciare cinque anni prima perché tanti testimoni morirono
in quel periodo.

Allora, il primo viaggio in New Mexico l’abbiamo fatto nel febbra-


io del 1989 e nell’autunno del 1988 già eravamo ai meeting. Allen
scomparve nel 1986.

Mentre ricercavamo notazioni, trovammo delle interviste scritte a


mano che Allen stava facendo dopo essersi trasferito a Scottsdale,
dopo che fu voluto all’osservatorio della Northwestern University
nel New Mexico occidentale, subito dopo il suo pensionamento,
quando faceva viaggi periodici in New Mexico. Restammo molto
sorpresi, come chiunque si fosse trovato al nostro posto, nello sco-
prire che Allen era andato nel New Mexico centrale per intervistare
i membri della famiglia Brazel, i vicini, la famiglia Proctor e le altre
persone coinvolte nella vicenda del 1947.
Non potrò mai dimenticare l’ultimissimo incontro che ebbi con Al-
len a cena. Allen, come sai, era un astronomo; non gli era certo
facile accettare come vere le distanze in questione, per intenderci,
a a un punto b con una distanza di
anni luce. Eppure, non dimenticherò mai quando sbatté il pugno sul
tavolo esclamando: «Don, tutto questo mi sta facendo uscire assolu-
tamente fuori di testa». Iniziava ad accettare di avere a che fare con

spesso: «Lo sai, sono un vecchio che va di corsa»? – si interessò ap-


passionatamente ai casi di ritrovamenti di crash. Inoltre fece tutti gli

È stato un pioniere anche prima di Friedman, aveva una maniera genia-


le di valutare tutti i casi possibili di recuperi da crash. E poi Friedman

Allen non stava solo cercando di andare a fondo nel mistero degli
ufo

e che gliel’avessero nascosto. Credo che sia stato


uno dei motivi per cui è morto pieno di amarezza e delusione. Per
tutti quegli anni, tutto quel tempo, loro sapevano e tuttavia lo fecero

Sì, sì. E credo questa sia una delle ragioni per le quali era coinvolto
specialmente con la Divisione tecnologie estere alla base di Wright-

con il colonnello George Weinbrenner. Credo fossero molto pre-


occupati che dopo l’opera di insabbiamento del Blue Book, Allen
– che a quel tempo era considerato la più alta autorità in materia –
voluto che continuasse a portare la veste di “buon soldato” e che
quindi girasse le prove a loro.

referti

Sì, è così.

Sono sicuro che ci sarà.

ho voluto intervistarti Qual è lo stato


attuale

È in fase di sviluppo, nel senso che sia il nostro libro che quello di
-
blighi, che siamo sotto obblighi contrattuali per lavorare esclusiva-
mente con loro. Insomma, non possiamo vendere i diritti a nessun
altro. Poi si passa alla fase di sviluppo della sceneggiatura. Hanno ef-
fettuato dozzine di ore di interviste sia con Stan che con me, hanno
preso moltissime note personali, foto e documentazioni, poi hanno
-
neggiatura. Ed è proprio quello che sta facendo al momento. Sta
scrivendo una sceneggiatura. Già è stato stipulato un accordo con
una casa di produzione, e questo è fondamentale perché la maggior

-
frontare le settimane o i mesi di lavoro che servono per scrivere la

In altre parole, una volta che la sceneggiatura è completata, il passo

viene, quindi, messa in pre-produzione, a quel punto tutto si muove


in modo piuttosto veloce.
contatto con Bryce. Proprio lunedì scorso ho ricevuto una sua e-
mail: mi ha scritto che la sceneggiatura è a buon punto. C’è anche già

Bryce stesso ha dichiarato pubblicamente che gli piacerebbe ritrarre


sia me che Stan e poi ha menzionato Robert De Niro per il ruolo di
Stan e George Clooney per il mio.

Ebbene sì, sono molto lusingato. Poi, comunque, né io né Stan ab-


biamo mai pensato che saremmo stati i protagonisti reali
nel corso
delle indagini verrà fuori un nuovo testimone
con un pezzo di informazione che riporta al 1947. Quindi ciò che
mi piace è che si parla del 1947 ma è molto attuale. È nel presente
e tuttavia coprirebbe gli ultimi venticinque o trent’anni della nostra
vita, il nostro coinvolgimento nelle indagini.

In Fire in the Sky

Senza dubbio. Ho già fatto la comparsa in . Ho interpretato un


barista mentre era in corso una riunione militare. E avevo una scena
con Kyle MacLachlan, Xander Berkley e Mark Sheen. Sono certo che
io e Stan, così come pochi altri, avremo questa opportunità.

Al momento siamo in procinto di sviluppare la bozza di un capitolo di


un libro possibile sulla storia della base della Air Force di Wright-Pat-
terson, e non solo in riferimento a Roswell, ma anche in relazione ad
altri casi di ritrovamenti di crash. Penso che sia altrettanto importante
ufo, a dimostrazione che è

prima questo e poi penseremo in seguito a un altro libro su Roswell.

-
sto capitolo, ma l’indagine è ancora il nostro obiettivo primario quo-

sarà

Be’, prima di tutto perché ero completamente scettico dopo l’inci-


dente di Roswell; il primo libro uscì nel 1980. Non credevo fosse
possibile che qualcosa di una tale grandezza potesse essere tenuto

fatto il primo viaggio in New Mexico nel 1989 e che avremmo siste-
mato tutto in un weekend. Missione compiuta. Ma poi, interviste a
testimoni di prima mano, persone che avevano effettivamente avuto
delle esperienze in prima persona mi hanno colpito molto. È crucia-
le ascoltare persone che parlano di ciò che hanno visto.
Frasi come: «Ho visto qualcosa; una notte vidi qualcosa che brillava
nel cielo; ho visto qualcosa che atterrava, ho visto qualcosa interagire
con l’ambiente» non sono niente rispetto al fatto di parlare con per-
sone che hanno, in qualche modo, avuto un’esperienza più diretta. È
davvero un’emozione unica, ed era qualcosa che nessun altro aveva
veramente affrontato prima, a eccezione di alcuni investigatori come
la Len, Stan, Bill Moore e pochi altri. Ma ascoltarle in prima persona
ti fa pensare: «Dio mio, e se fosse tutto vero?» Quindi, se lo è, stiamo
parlando della più grande storia del Millennio. Dopo più di vent’anni
siamo ancora qui a parlarne; sono state raccolte oltre seicento testi-

trenta documentari, oltre al fatto che continuiamo a viaggiare in tutto


il mondo per incontrare gli amici rimasti e le famiglie, dopo che c’è
stato il passaggio di testimone. Come si fa, quindi, a lasciare un caso
del genere che potrebbe risolvere il mistero degli ufo da un giorno
all’altro? Ecco perché continuiamo a indagare.
La nostra indagine non è programmata, nel senso che andiamo
ovunque ci portano le prove. Stiamo organizzando un altro scavo

per noi il quarto.

No, lo faremo con SciFi Channel. È un’indagine seria, “una corsa


contro il tempo”, anche perché più il tempo passa e più testimoni
passeranno a miglior vita. Quindi abbiamo deciso di portare avanti il

se non lo facciamo noi, chi lo fa?


Infatti, parliamo della generazione della Seconda guerra mondiale, e
quindi perdiamo testimoni anno dopo anno. Ma anche i giovani che
sono stati arruolati che all’epoca avevano diciassette, diciotto anni,
oggi hanno oltrepassato l’ottantina.

Pensi che questo tipo di caso possa essere provato solo se si trovano dei “pezzi
di metallo”

No, perché le centinaia di persone che abbiamo intervistato, che


sono testimoni oculari, in qualsiasi tribunale possono chiaramente
dimostrare che è accaduto qualcosa di straordinario; che qualcosa di
veramente insolito è stato ritrovato oltre al crash di Roswell in New
Mexico nel 1947.
E poi, cosa più importante, le testimonianze in punto di morte
sono tutte attendibili – quindi come vengono accettate le altre testi-
monianze e ritenute prove certe, credo che anche per Roswell debba
essere così. I testimoni di Roswell descrivono tutti allo stesso modo
questi “piccoli corpi” e tutti sostengono la stessa tesi. Inoltre, mi
piace riportare la frase di un Sono sicuro che non veniva-
no dal Texas».

n che l’Air Force cambi posizione

Se cambieranno posizione, sarà la quinta volta.

Per quanto riguarda il fatto di avere qualche speranza o meno, ti dico


che c’era una fazione in crescita all’interno delle forze armate che
voleva davvero far venire tutto a galla, ma poi, nel 1994, dopo che
diedero la spiegazione che si trattava del progetto Mogul, e che nel
testimoni, per guadagnare fama e danaro, hanno continuato a usare
la parola “mito” quanto più potevano. Per esempio, Peter Jennings
nella sua trasmissione dedicata agli ufo, in prima serata su abc, ha
pronunciato la parola “mito” per ben cinque volte solo nel primo
pezzo della sua introduzione. Dunque come può diventare mito
qualcosa che proviene da un evento storico? Credo, effettivamente,

sarà più. Nel frattempo, quindi, mettono a tacere oppure ridicoliz-

Ed è per questo che noi indaghiamo, è per questo che dobbiamo


continuare.
testimone viene a mancare. Ci sono colleghi e persone che investiga-
no facendo ricerche via internet, che non hanno mai intervistato un
testimone in tutta la loro vita, come possono capire veramente cosa
-
leghi ma nessuno ha indagato in maniera costante come facciamo
noi. Ci sono testimoni che abbiamo perso da un anno, da pochi mesi
o da poche settimane. Addirittura, in un caso, abbiamo parlato con
la moglie al telefono mentre tornava dal funerale del marito.

Non c’è cosa più frustrante di quando un testimone muore, perché


va via per sempre. Qualunque siano le informazioni in loro possesso
oramai sono irrecuperabili, quindi, dobbiamo comportarci come se
-
gno di raccogliere altro dai sopravvissuti coinvolti. Quindi ho deciso
una minima, nuova possibilità di inserire un altro pezzo mancante
al puzzle. Il resto è malcostume investigativo. Mi fanno ridere quelle
persone che credono di investigare restando seduti davanti ai loro

che bisogna andare sul campo e trovare le prove.

benissimo che le persone bisogna incontrarle e che bisogna stabilire con loro un

Dobbiamo fare in modo di intervistare il maggior numero di perso-


ne possibili, faccia a faccia, occhi negli occhi. Stan lo sa, sono ram-
maricato che negli ultimi anni della sua vita Jesse Marcel Senior non
sia mai stato portato sul luogo del crash. Eppure noi portiamo ogni
testimone sul luogo dell’avvenimento; vogliamo che la storia riviva,
vogliamo fare in modo che ci descrivano realmente ciò che è acca-
duto. Questo non si può fare al telefono e tantomeno su internet.

Ed è quello che Allen ci ha sempre detto: quando si conduce una


ricerca, nessuno può portartela via. È tua. Diventa tua, personale, è
di tuo possesso. Erano saggi insegnamenti.

Grazie a te.
Il concetto di viaggio nel tempo e la discussione sull’esperimento
Philadelphia saltava sempre fuori nelle conversazioni con il colon-
nello Corso, autore del libro . Mi ha sempre
incuriosita tutto questo, così quando ho incontrato Al Bielek al con-
gresso ufo di Laughlin, gli ho posto delle domande.
Ha parlato di un portale dimensionale che permette delle visite
di diverse astronavi et e, forse, sfere di luce. L’idea era quella di tra-

sostiene sia successo a lui. È molto controverso, ma vale la pena


studiare. Inoltre, dice che l’esperimento avrebbe visto il coinvolgi-
mento di Einstein e l’utilizzo delle bobine di Tesla.

viaggio nel tempo, la velocità delle astonavi o dei e magari

Intervista con Al Bielek


Marzo 2005 Laughlin, Nevada

paola harris:

al bielek: Un progetto che ebbe inizio tra il 1975 e il 1983. Fallì e


venne poi ripristinato nel 1987. Era diretto dagli scienziati tedeschi
fuggiti grazie all’Operation Paperclip
Nel 1967, dopo aver lavorato per vent’anni, vennero allontanati
dai Brookhaven National Laboratories e si misero in cerca di una
nuova sede. Vennero a conoscenza di Montauk e del progetto rela-
tivo, così vi si recarono. All’epoca nell’installazione, ancora ammini-
strata dall’Aeronautica militare degli Stati Uniti, si portava avanti la
ricerca per il progetto radar sag, riguardo il radar Horizon.
Al termine dei test, gli impianti erano in fase di chiusura e gli
scienziati tedeschi lo vennero a sapere. Domandarono se fossimo
interessati a svolgere ulteriori ricerche. «Ci piacerebbe mostrarvi al-
cune cose, per esempio come vincere la prossima guerra schiaccian-
do un solo bottone» dissero. I militari furono molto interessati. Così
subentrarono gli scienziati, mentre i militari andarono via. I tedeschi
vi restarono dal 1968 al 1983, quando il progetto collassò; nel 1987
usaf non
ne assunse il controllo nel 1991.
Nel farlo, l’Air Force era interessata al problema della cometa Ha-
le-Bopp. Ne erano a conoscenza prima che ne sapessero qualcosa il
dottor Hale e il dottor Bopp e stavano lavorando per evitarla, cosa
che fecero con successo.

la Marina e ne prese il controllo. Sono ancora lì, nell’installazione sot-

radar, che ripulirono. Ora c’è un parco. Dunque Montauk Point in

usata dalla Marina, non si sa a quali scopi. Nessuno di quelli che cono-
sco ha la benché minima idea di cosa vi stiano facendo. C’è un gruppo
di civili che lavora per loro, ma hanno alloggi separati.

Sì, e con il controllo mentale. I se ne andarono da lì e


vennero spostati in un’altra area sotterranea collegata con ognuna
delle città più importanti degli Stati Uniti e dell’Europa.
Perché ho fatto parte del progetto e ho svolto un ruolo importante

per vari anni come civile. Originariamente, quando disposero le ven-


totto torri radar del sistema sage attorno al perimetro degli Stati
Uniti e proseguirono con la fase successiva, che consisteva in un
-
duare un missile lanciato in Russia nel momento in cui lasciava il
suolo. La torre a Long Island restò completamente operativa dopo
che i militari l’abbandonarono e i tedeschi ne presero il controllo
per realizzare il loro sistema. Questo venne fatto anche in collabora-
zione con un gruppo di alieni che, secondo il Governo statunitense,
avrebbe partecipato al progetto per sviluppare un tunnel temporale.
Allora, imparammo come realizzare un viaggio nel tempo, ma non
sapevamo come realizzare il (tunnel spazio-temporale).

Montauk divenne operativa sotto il controllo dei tedeschi intorno al


1970 e divenne effettiva all’incirca dal 1976 al 1983.

Montauk Point era chiamato così perché in origine era abitato dagli
indiani Montauk. I nativi furono estromessi dal Governo degli Stati
Uniti intorno al 1900. In principio vi erano delle piramidi, che poi
-
razioni, ma io non le ho mai viste.

Sì, a Montauk.
No. Erano un misto del tipo umano, ma ce n’erano altri che veniva-
no da ogni parte, incluso un Draco che dava ordini agli altri.

È una particolare specie, alta circa due metri. Alcuni sono esseri
alati, altri no. Sono molto grossi, pesano circa duecento chili. Sono
molto intelligenti e quello che era lì era responsabile di altri alieni.
Apparvero sul ponte della Eldridge nel 1943, quando creammo una
lacerazione nel tessuto dello spazio-tempo e cominciò la collabo-
razione sulla tecnologia per i viaggi nel tempo. Dissero: «Possiamo
mostrarvi come realizzare un ».

Parli di alieni coinvolti nella costruzione della tecnologia per i viaggi del tempo:

Si può fare simultaneamente. Basta costruire l’equipaggiamento.


Dissero: «Vi mostreremo cosa costruire e come costruirlo».

Dissero al nostro Governo: «Abbiamo un nostro piano, per il quale


vorremmo usare la stazione una volta che funzionerà adeguatamen-
te». Il Governo fu d’accordo. In cosa consisteva il piano lo capii il
12 agosto del 1983, quando fecero un buco nello spazio-tempo di
quarant’anni, nel quale far passare le loro grandi navi, perché erano
in guerra con qualcun altro e volevano passare attraverso questo
Universo.

Lo sapevano e lo fecero intenzionalmente, perché ritardarono il


secondo test dell’esperimento Philadelphia al 12 agosto del 1943.
Doveva essere proprio il 12 agosto, perché la Terra ha un bioritmo
come il corpo umano e tutti gli esperimenti coincisero con esso,
che è di quattro cicli e ha luogo ogni vent’anni, proprio il 12 agosto,
più o meno a mezzogiorno; ovvero, nel 1943, 1963, 1983, 2003,
2023, quando vi è un effetto di sincronicità su determinate cose. Nel
caso del 12 agosto del 1983 stavamo facendo degli esperimenti: due
esperimenti sincronizzati e messi sotto chiave. Questo venne fatto
deliberatamente, non solo per mandare la Eldridge nell’iperspazio,
ma per produrre una sorta di effetto , ovvero un’apertura
nello spazio-tempo abbastanza ampia per far passare le navi aliene.

Potrebbe essere.

Io non lo so, ma forse il Governo lo sapeva.

Sì. Scoprimmo alcuni dei collegamenti mancanti, in seguito. Saltammo


giù dalla nave, eravamo nel 1983 nel territorio di Montauk e fummo
portati a incontrare John Von Neumann e altre persone, che ci dissero
qualcosa a riguardo ciò che stava accadendo. Neanche loro avevano
compreso che la connessione aliena aveva causato la breccia nello spa-
zio-tempo, ma sapevano che i due esperimenti erano collegati. Fu Von
Neumann a dircelo. Ci ordinò di tornare alla nave e di distruggere
l’equipaggiamento, in modo che la nave potesse tornare al suo punto
di partenza originale. Dicemmo di non sapere come eravamo arrivati
lì e chiedemmo come potevano mandarci al ponte della Eldridge. Ci
risposero che non c’era alcun problema e che potevano controllare lo
spazio-tempo. «Possiamo mandarvi ovunque vogliamo».
ponte della Eldridge.

Sì, me e Duncan.

Sapevamo di essere spinti attraverso qualcosa. Si prova una stra-


na sensazione quando si passa attraverso lo spazio-tempo. Il primo
viaggio che si fa è abbastanza nauseante, ma dopo diventa una sorta
di abitudine.

Eravamo un po’ nauseati, certo non come la prima volta, ma a ogni


modo tornammo indietro e distruggemmo l’equipaggiamento come
ordinatoci e la nave tornò nel 1943. Fu qui che vedemmo quello
che era successo ai marinai. Li vedemmo fusi con la struttura della
nave. Poi, Duncan si diresse verso l’inferriata, la saltò e scomparve
per tornare a Montauk negli anni Ottanta. Lavorò lì ed ebbe lui stes-
so dei problemi. Questo era nei registri che leggemmo in seguito.
Dopo il trascorrere normale del tempo, con Duncan che non era più
lì, entrai a far parte del Progetto Montauk. In seguito cambiarono la
mia identità da Ed Cameron ad Al Bielek, tanto è vero che mi trova-
vo a Montauk come Al Bielek.

Sono la stessa persona, fatta eccezione per il 1953. La Marina si


era stancata e voleva trovare un modo per liberarsi di me senza uc-
cidermi, perché sapevano che avrebbe causato enormi reazioni e
problemi in termini di spazio-tempo. Temevano che se avessi viag-
continuum spazio-temporale, nel periodo in cui ero stato e che ave-
vo attraversato. Così escogitarono un piano per farmi ringiovanire.

indietro nel tempo, nel 1927, in un’altra famiglia, “i Bielek”, gli unici
genitori che conobbi per parecchi altri anni.

1938.

Anche i nazisti ci stavano lavorando, ma non risolsero mai comple-


tamente i problemi. Li risolsero dopo che vennero fatti scappare

negli Stati Uniti con l’Operation Paperclip.

dal futuro e che fossero venuti per avvertirci dell’energia nucleare; credeva fossero dei

-
continuum

Sì.

La storia dice che il Sud perse la guerra civile ma non fu così. La

indietro, con l’uso di questo o di un progetto diverso e cambiarono


la storia volontariamente. Ho incontrato persone che ricordano che
il Sud aveva vinto la guerra civile e anche alcuni vecchi libri di testo
lo riportano. Inoltre i sudisti ne erano convinti. Poi, ti ricordi dove
punta la svastica nazista? In che direzione ruota?
Era un simbolo sacro di alcune tribù, i nazisti se ne impadronirono.
Originariamente era puntato verso sinistra. Ora punta a destra. L’ho
visto in tv e non potevo credere a quello che stavo vedendo. Effetti-
vamente, i libri di testo sono stati cambiati, i monumenti, o qualsiasi
cosa che mostra la svastica nazista, improvvisamente la fa vedere
che punta a destra. È tutto cambiato, anche simbolicamente.

-
porale. Il campo temporale è, in realtà, una gigantesca spirale chiusa.
Se vai abbastanza avanti nel tempo la oltrepasserai e tornerai nel
passato, perché è un link di connessione e un’enorme spirale.

termini di tempo è un’enorme spirale. Non so quanti anni vi siano con-


tenuti, ma dopo il cross over
chiamato, ti ritrovi nel passato, in un passato molto antico nella storia
della galassia, e se continui ad andare avanti ti ritroverai nel nostro pre-
sente. Ci si può navigare con l’equipaggiamento adeguato. Si può andare
avanti o indietro. Alcuni scienziati, oggi, sostengono che forse potrebbe
essere possibile andare avanti nel tempo, ma non al contrario. È un as-
soluto non senso. Se si considerano le equazioni correttamente, si può

Ci furono due astronavi coinvolte, ma l’altra scomparve a causa del


nostro sistema radar che interferiva con il loro sistema di navigazione.
Per alcuni gruppi di Governo è un giocattolo, che possono utilizzare
per andare a spasso nel tempo e cambiare il corso della storia. Que-
sta è la ragione principale per cui viene usato. Certo, altri viaggiatori
provenienti dal futuro sono giunti nel nostro tempo e in particola-
re i , provenienti dal Ventottesimo secolo, hanno portato
alcune tecnologie. La premessa è che la razza dei robot verrà sulla
Terra per impadronirsene (il gruppo M51). Fondamentalmente, se
individuano il punto temporale in cui stanno per scoprire la Terra,
sincronizzano la Terra in modo tale che l’astronave vada oltre e non
la veda. Stanno sperimentando questo anche con i suoni, lo han-
. Tutta la musica viene sintetizzata nei loro
computer. Nessuna voce umana, nessun reale strumento: hanno ri-
prodotto persino il sistema di percussioni con un diametro di trenta-
sei piedi, che ora non esiste più. Non so se faranno altri esperimenti
del genere. Comunque venne rispedito tutto ai produttori.

Non viaggiano forse attraverso i wormhole

È possibile. Se gli alieni dovessero venire e fossero al corrente dello


spazio-tempo, potrebbero riaggiustare parte della nostra storia in
un modo più vantaggioso per loro. Non so quali alieni abbiano la
tecnologia per i viaggi nel tempo, ma so che i Pleiadiani li fanno.
Creammo dei con il Montauk, ma gli Antichi avevano già
dei chiamati “stargate”.
Tutto questo è possibile.
Linea temporale del viaggio del tempo

Dettagli dal sito web di Al Bielek8

La storia inizia nel giugno del 1943, con l’uss Eldridge, de 173 (De-
stroyer Escort), munita di tonnellate di apparecchiature elettroniche
sperimentali. Erano incluse, secondo una fonte:
due enormi generatori da 75 kva ciascuno, montati dove poi sa-
rebbe stata collocata la torretta, che distribuivano la propria po-
tenza attraverso quattro bobine magnetiche montate sul ponte;
tre trasmettitori rf (di 2 cw megawatt ciascuna, montati sul
ponte);

circuiti speciali di sincronizzazione speciale e modulazione;


una serie di altri hardware specializzati.
Questi apparecchi furono impiegati per generare campi elettro-

in grado di piegare la luce e le onde radio intorno alla nave, renden-


dola invisibile agli osservatori nemici.
L’esperimento si dice abbia avuto luogo presso il cantiere navale
di Philadelphia e anche in mare. Ha avuto luogo, almeno una volta,
alla vista della nave della Marina mercantile ss Andrew Furuseth e

dei membri del suo equipaggio è la fonte della maggior parte della
documentazione originale che compone la leggenda px.
Carlos Allende, alias Carl Allen, scrisse una serie di lettere strane a
un certo dottor Morris K. Jessup, nel 1950, in cui affermava di aver
8 Per cortesia di www.philadelphia-experiment.com.
assistito ad almeno una delle varie fasi dell’esperimento Philadelphia.
Alle ore 9:00 del 22 luglio del 1943, così narra la storia, la potenza ai
generatori era stata fornita e i campi elettromagnetici di massa inizia-
vano ad aumentare. Fu vista una nebbia verdastra che avvolgeva len-

nebbia, portando con sé la Eldridge, lasciando solo l’acqua dove pochi

nave e l’equipaggio non erano invisibili solo al radar: erano invisibili


anche a occhio nudo. Tutto funzionò come previsto e una quindicina
di minuti più tardi ordinarono agli uomini di spegnere i generatori. La
nebbia verdastra lentamente riapparve e la Eldridge cominciò a sma-
terializzarsi come la nebbia, ma era evidente a tutti che qualcosa era
andato storto. L’equipaggio risultò essere disorientato e presentava
sintomi di malessere, come la nausea.
La Marina mandò via quell’equipaggio e, poco dopo, ne convo-

di campi elettromagnetici furono nuovamente accesi e la Eldridge


divenne invisibile: in acqua restò visibile solo un pallido abbozzo
dello scafo. Per i primi secondi tutto stava procedendo bene, poi
la nave scomparve completamente in un lampo blu accecante. In
pochi secondi ricomparve a miglia di distanza, a Norfolk, in Virgi-
nia, dove fu vista per alcuni minuti. La Eldridge poi scomparve da
Norfolk e misteriosamente, nello stesso modo in cui era arrivata,
riapparve di nuovo nell’arsenale di Philadelphia. Questa volta, però,
la maggior parte dei marinai si ammalò gravemente. Alcuni membri
dell’equipaggio scomparvero e non tornarono mai più. Altri impaz-
zirono, ma ciò che fu più strano è che cinque uomini furono trovati
fusi nella struttura della nave. I sopravvissuti non furono mai più gli

“mentalmente instabili”, al di là della loro vera condizione.


1916
Data di nascita di Ed Cameron. Al Bielek è l’essenza regressa di Ed
Cameron.

1927
Data di nascita di Al Bielek. I primi ricordi di Al sono del Natale,
quando aveva nove mesi: già comprendeva tutte le conversazioni.

1943 (13 agosto)


Data dell’esperimento Philadelphia. Quando Ed e Duncan Came-
ron saltano dalla uss Eldridge, si trovano nell’anno 2137.

1953
È l’ultimo anno di esperienza lineare per Ed Cameron. Ed sa trop-
po e questo indispone il dottor Edward Teller. Ed viene escluso dal

come Ed Cameron. Ed regredisce ad Al Bielek nell’anno 1927.

1983
Ed e Duncan Cameron si trovano a Montauk. Dopo aver trascorso sei
settimane nel 2137, il dottor John Von Neumann li convince a viag-
giare ancora nel tempo sulla uss Eldridge nel 1943 per distruggere le

1970-1988
Al viene assunto per lavorare a Montauk. Lavora regolarmente come
imprenditore di elettronica e, in uno stato alterato, a Montauk. È un
program manager per il Montauk Boys Program, partecipa a esperi-
menti di controllo della mente e a progetti di viaggio nel tempo.

1988
Gli ritorna la memoria ed è convinto di non venire più utilizzato a
Montauk.
2000-2005
Al Bielek parla pubblicamente del suo coinvolgimento a Montauk e
nell’esperimento Philadelphia. Al ha partecipato a più di cinquanta
programmi e quaranta conferenze.

2137
Dopo che Ed e Duncan saltano giù dalla uss Eldridge nel 1943,
si ritrovano nell’anno 2137. Entrambi trascorrono sei settimane in
un letto d’ospedale per riprendersi dalle ustioni di radiazioni subite

trasferisce con mezzi a lui sconosciuti nell’anno 2749.

2751
Dopo due anni, Ed ritorna all’anno 2137.
Le prime indagini sul caso Dan Burisch furono effettuate da William
Hamilton e successivamente da Linda Mouton Hall, due ricercatori
esperti. Ho sempre lavorato duro per cercare di “unire i punti” e ciò
mi ha condotto per due volte a Las Vegas per intervistare Dan. È
stato un piacere in entrambe le occasioni, dato che le sue risposte
sono molto oneste, aperte e chiare. Dan vuole dirlo al mondo (Tell
) e lo fa con il suo dvd dal titolo omonimo, prodotto dalla

importante per la storia quindi le ho chiesto informazioni personali.


Sono un’amica di vecchia data di Dan e della sua famiglia; ho prestato
-
ta immediatamente assegnata, sotto richiesta di Dan, a fungere da sua
direttrice operativa. Sono diventata responsabile di tutte le operazioni
formali e informali, di ricerca, comunicazione e pubblicazioni per lui e

chi ha avuto un “numero J”. Dan ha avuto il J-9 per un breve mandato,
quindi, se mai venisse chiamato a testimoniare per il Congresso degli
usa

Ringrazio William Hamilton che ha scritto il libro su questo caso

che già nel 2006 avemmo una lunga conversazione in macchina in


ritorno da Laughlin – di incontrarci a questo meeting.9

9 Uno dei maggiori documenti rilasciati nell’anno 2010 sono i disegni di Dan e le
Dan Burisch

Marzo 2005
Laughlin, Nevada

paola harris:

dan burisch: Attualmente ci sono tre questioni principali: 1. La di-

Ecco il link delle 79 pagine online:


2. una maggior attenzione al campo biomedico; 3. continuare la mia
-
ziato e un altro di prossima stesura) e su dei dvd musicali.

Per quanto riguarda la descrizione della S-4 Galileo Bay (4-1), il signor
Lazar è stato preciso, ma il prossimo dvd che presenteremo sarà ricco
di ulteriori dettagli. Ho visto e ho interagito in tutti e quattro i piani,
ho visto tutti e quattro i sottolivelli di accesso e ho interagito in tre di
questi quattro. Qualora il signor Lazar (o chiunque altro) dichiarasse
di aver rimosso qualche E115 (elemento 115) dalla S-4, si trattereb-
be di una dichiarazione inesatta, in quanto nulla è mai venuto fuori

Sì, Chi’el’ah (J-Rod) veniva dal futuro, all’incirca cinquantaduemi-


la anni dal presente. Loro usano la tecnologia del viaggio nel tem-
po per saltare dentro e fuori i periodi temporali, da una base nella
costellazione dell’Acquario: la stella Gliese 876C (da cui il nome

Gliese 876C è la più vicina, a quindici anni luce da qui. La base


temporanea riduce l’acquisizione del viaggio nel tempo. Il J-Rod

facendo riferimento a una “misura inerziale” disegnando una J


dell’alfabeto. Il nome J-Rod, quindi, descrive la somma di quindici,
in quanto il sistema numerico dei Maya si basa sul numero 5 e alla
decima posizione dell’alfabeto vi è la lettera J. Il concetto di viaggio
nel tempo è complicato. La morale della storia è che ogni viaggio
favorisce un paradosso. Per esempio, Chi’el’ah ha visitato la Terra
nel 1973 e, in una visita successiva, si schiantò vicino Kingman, in
Arizona, nel 1953.

Aveva occhi grandi ed espressivi e sembrava che dai pori trasudasse


dell’olio. Immagina un essere accovacciato, con due gambe, con due
grossi piedi, con una pelle ruvida che trasuda olio, quattro lunghe
dita dei piedi e quattro lunghe dita delle mani… Così avrai un’im-
magine abbastanza fedele. Era molto malato e fu mio il compito
di estrarre tessuti, nella Clean Sphere area, con un ago avente un
dispositivo di suzione. Fu estremamente doloroso per il J-Rod e
mentre effettuavo questa rimozione mi sembrava di percepire la sua
sofferenza.

L’ho sentito chiamare “Puppet Master”

Personalmente non ho mai sentito chiamare il J-Rod Puppet Master


all’S-4, mentre ero in carica in quel gruppo di lavoro. Potrei aver sen-
tito qualcosa di simile in una conversazione, all’inizio del mio lavoro

“ ” e, credo, “ ” Non ho mai incontrato il J-Rod a


Los Alamos; questo dovrebbe essere il resoconto di Bill Uhouse.
Vi erano tre J-Rod nel crash di Kingman: un J-Rod proveniente da
cinquantaduemila anni nel futuro, di nome Chi’el’ah, che fu portato
alla S-4 (ossia quello che ho conosciuto); un J-Rod proveniente da
quarantacinquemila anni nel futuro, che fu condotto a Los Alamos

un altro J-Rod proveniente da quarantacinquemila anni nel futuro,


trovato morto sulla scena dello schianto.
Sì. Ma, questo fu impossibile perché loro, dall’esterno, non potevano
controllare come o cosa il J-Rod mi trasmetteva. Comunicava trami-
te sincronizzazione elettromagnetica; “colpiva” l’obiettivo (in questo

usano i loro meloni acustici. Quando sondava, mi sentivo come se


potessi sprofondare nei suoi occhi. Questo è il modo in cui il J-Rod
proveniente da quarantacinquemila anni nel futuro sedava le perso-
ne durante le abduction
all’apparato uditivo, quindi, mentre rilassano bio-chimicamente una
persona, le dicono di rilassarsi. Nel tempo trascorso con Chi’el’ah (il
J-Rod), lui poteva sincronizzarsi in modo che potessi sentirmi come
se fossi davvero nella scena e come se facessi parte delle emozioni che
stava provando, mentre mi mostrava (per esempio) dove lavorava a
Gliese. Quando mi “parlava” direttamente, potevo sentire la mia voce
interiore (intesa come pensieri personali), nonostante fosse di una ca-
denza differente e con un altro utilizzo del linguaggio rispetto al mio.
Mi ha mostrato il suo pianeta di provenienza, mi ha parlato della sua
-
za nacque da un atto di amicizia: lui aveva il diritto di tornare a casa. Il
tempo di permanenza assegnatogli era scaduto da un bel po’. Mi chie-
se di tornare a casa. Io ero d’accordo. Mi disse un altro paio di cose…
-

sortito i suoi effetti… e lui voleva solo rivedere il suo bambino.

Metti che a ogni incremento occorso nel paradosso più strati vengo-
no aggiunti alla nostra realtà. Quando raggiungiamo il punto, dopo
la transizione, al di sopra del piano della nostra galassia d’apparte-
nenza, le “carte” devono essere riproporzionate e il paradosso alle-
viato. I due J-Rod provenienti da quarantacinquemila anni nel futuro
vogliono che una catastrofe si abbatta su di noi, così come dovrebbe
essere, in modo che le nostre specie saranno divise tra J-Rod logici e
linee spirituali (Orions). Per il momento in cui arriverà il J-Rod pro-
veniente da cinquantaduemila anni nel futuro, i J-Rod provenienti
da quarantacinquemila anni nel futuro saranno stati sussunti nella
loro società e la loro ideologia sarà scomparsa. Quindi, per loro, una

non dovrebbe accadere alcuna catastrofe (la prevenzione è ciò su cui


miriamo a lavorare), i J-Rod potrebbero forse schizzar fuori dall’esi-
stenza, divenire una specie di stirpe non umana, o restare come sono
con l’avvento di un nuovo paradosso.

Qui entrano in gioco gli stargate. Alcuni sono posti naturali su questa

-
za. J-Rod vi fu condotto in una carrozzella, ma quando sentii la sua
supplica di tornare dalla sua famiglia diventai impulsivo e lo spinsi
attraverso lo stargate. Non lo vidi entrare, per la verità, perché non
appena lo spinsi in avanti mi trovai “semplicemente altrove”. Non
ho idea di dove fossi, ma fui ritrovato.

Puoi descrivere dettagliatamente gli stargate -

e mi disse che quando venivano attivati creavano degli stargate

Faccio una premessa, dichiarando che non sono un ingegnere mec-

realizzata grazie ai ricordi e utilizzando l’immaginario attuale. L’im-


magine nella pagina accanto mostra come appare lo “specchio” du-
rante la lenta fase di rotazione, sulla destra invece lo mostra nella
fase di piena operatività. Gli oggetti sovrastanti lo “specchio” erano
telecamere, che sembrano assumere forme ovali dato l’intenso as-
sorbimento della luce per la registrazione, mentre quella che sembra
una cupola geodetica sul dispositivo serviva per la registrazione au-
dio. Lo “specchio” fu costruito dai diagrammi originali degli stargate,
basati su cilindri a sigillo. Non potrei descrivere meglio gli stessi di-
spositivi stargate, ma sono sicuro nel dire che fossero basati sulle più
generali caratteristiche usate per lo “specchio”. È vero che i pilastri
della descrizione di Corso si sintonizzavano in erb e che quella sinto-
nizzazione è diretta verso uno stargate lievemente inclinato tra di essi.
Durante l’ultimo ritorno dal presente (2003) di Chi’el’ah (il J-Rod pro-
veniente da cinquantaduemila anni nel futuro) su Reticulum, ho visto
tre pilastri con sfere dorate sulla punta e una sorta di gabbia geodetica
intorno alle sfere. Non descriverò l’equipaggiamento complemen-
tare. Due pilastri erano sul davanti, con un pilastro dietro lo stargate
inclinato. Il terzo pilastro l’ho potuto vedere solo quando sostavo
su un singolo lato dell’area del dispositivo, visto che la zona tra i
due pilastri, di fronte allo stargate inclinato, fu riempita da un oscuro
ovale grigio, che costituiva l’area dell’evento.

Ho notato che gli “specchi” in funzione e gli stargate attivati han-


no un odore di ozono molto pungente. Nella stanza dello “spec-
chio”, una volta attivato, sembrava d’essere in una stanza tonda o
ovale, nonostante la stanza, generalmente, fosse rettangolare. Era
comunque così, anche se riuscivamo a vedere gli angoli della stanza,
bianca luminosa e fosforescente centrale attivata. A volte pulsava e,
intorno, vidi uno scintillio blu. Il portale stargate in azione in Egitto
era di un grigio scuro. Io ero leggermente diretto verso la luce vici-
na, e nonostante riuscissi a vedere la periferia ovale del “gate”, non
vi era nessuna palpabile sensazione di una “bolla” spessa di energia
elettrostatica intorno a essa. L’energia elettrostatica aderiva ai miei
vestiti. Dopo essermi imbattuto in Chi’el’ah ed essendomi ritrovato
-
minare e coordinarmi. Questa sensazione durò per giorni. Quando
svoltavo gli angoli dei corridoi, a volte mi capitava di compensare
eccessivamente e colpire l’angolo del corridoio. A volte invece com-
pensavo poco, allargandomi troppo per girare e avevo le vertigini.

Quando intervisto i “contattisti” mi parlano di esseri che a volte sembrano ma-


nifestarsi da uno stargate

Riguardo l’immagine della tecnologia dello “specchio”, lo scintillio


blu si trova intorno, non all’interno dello “specchio”. Sono convinto
che il blu fosse creato dal gas ozono come bioprodotto dell’inte-

nuvole. Sì, vi era dello scintillio prima che la luce divenisse intensa
all’interno del dispositivo stargate, ma non quando l’ho visto io. Era
già stato avviato; era di un grigio piatto; nessun scintillio. Non ho
mai visto niente che lo attraversasse, eccetto durante uno dei primi
esperimenti nel quale morì una persona all’S-4, intorno al 1994.

Cosa so per certo è che esistono due tipi di accordi: i T-9, che inclu-
dono i J-Rod 45/52, gli Orion 52 e noi; poi ci sono gli OF9, che inclu-
dono i J-Rod 52, gli Orion 52 e noi. Normalmente, quando menziono
un J-Rod, penso a quello con il quale ho interagito; un J-Rod pro-
veniente da cinquantaduemila anni nel futuro. Questi, di solito, non
parlano, ma emettono suoni linguistici “rudimentali”. Il J-Rod con cui
ho interagito aveva perso tutte le abilità insieme. I J-Rod provenienti
da quarantacinquemila anni nel futuro, invece, possono parlare.

Per amor proprio (e per la mia serenità personale), prima dell’ag-


giornamento, l’ex MJ-1 mi ordinò di non divulgare la mia storia. Me
lo ordinò per proteggermi – e per essere sicuro che fossi disponibile
a presenziare al party del sessantesimo anniversario della fondazione

orientale nel settembre 2007. Risposi che non avevo alcun interesse
a parlare pubblicamente, che non mi importava della popolarità e
che avrei portato a termine ciò che mi ero imposto di fare. In una
seconda fase sarei andato avanti con la mia vita, le mie ricerche e le
mie pubblicazioni. Capisco che certe cose le stanno programmando
in modo da farmi compiere gli ordini di livello 1 che mi sono stati
impartiti e per l’importante diffusione di queste notizie, quindi se
da un lato ne sono onorato, sto comunque personalmente “avendo
a che fare” con le interviste. Non trovo appagamento nella pubbli-
cità, in nessun modo. Sono, per natura, un ricercatore recluso. Non
cambierò.

Tell the World e sei tu stesso a raccontare

Sì, è vero. Finalmente ci siamo riusciti. Bill Hamilton è il miglior


-
rius, che è già uscito. Ma stiamo programmando anche un proba-

nuovo libro sulle aquile, una pubblicazione sul rapporto ambientale


con l’anticipazione di domande collettive in dvd, un dvd di Lotus
antecedente a un possibile libro sull’evoluzione, altre pubblicazioni
di ricerche o libri, dvd e cd di relax e guarigione.
Se Dio mi farà vivere abbastanza a lungo potrei portare a termine
tutti questi miei progetti. Però non ho assolutamente intenzione di
espormi al pubblico per essere deriso. Questo non accadrà.

Posso comunque farlo come mi pare. In ogni caso lo scorso giovedì


hanno informato me e Marcia che, recentemente, i ricercatori hanno

“è a conoscenza” che io sia stato alla S-4. Ho pensato che questa


piccola informazione possa interessarti.

Ho appena preso accordi con Marcia su una questione del tutto


separata, ossia distribuire dischi gratuitamente ai media e agli inve-
stigatori. Il mio intento è solo di diffondere il messaggio.

eiecitque Adam et conlocavit ante paradisum voluptatis cherubin

Gen. 3:24
iv
È da alcuni anni che non scrivo sul caso di Charles Hall, così in
occasione dell’uscita della quarta edizione del suo libro Millennial
gli ho chiesto il permesso di pubblicare vecchie cassette
con interviste di David Coote e l’ho fatto.
Abbiamo trascorso del tempo insieme e Charles mi ha raccontato
la sua storia a Indian Springs nel 2006. È un caso molto interes-
sante, quindi consiglio a tutti i ricercatori seri di leggere i quattro
i libri della serie , che sono anche pubblicati da
Authorhouse. Ho inserito questa intervista nel capitolo Una questione
perché è proprio questo il tema centrale a proposito del
contatto degli et “alti e bianchi”
questione dell’Esopolitica che il pianeta dovrà affrontare in caso di
contatto formale. Ci vorrà diplomazia galattica.

paola harris: Mi potresti parlare dell’accordo fatto tra l’Air Force e gli et

charles hall: Ho risposto a questa domanda nei primi tre libri. Tut-
tavia questi rapporti di lavoro, che ho personalmente osservato, erano

missing time

ipnotizzata elettricamente. Questo accade molto velocemente, in un


secondo o due. Mentre sono sotto ipnosi il tempo passa normal-
mente. Poi la persona ipnotizzata viene riportata a uno stato lucido,
sempre elettricamente. Anche questo avviene molto velocemente, in
un secondo o due. Comunque la persona non è, di solito, in grado
di ricordare cosa gli è accaduto mentre era sotto ipnosi. Molte volte,
come ho descritto anche in i e ii, tutto avviene
così tempestivamente che la persona può anche non essere affatto
consapevole di essere stata ipnotizzata. Così, si ha la sensazione che
manchi del tempo nella propria vita e nella propria memoria. Tutto
questo porta la persona in uno stato di confusione completa e diso-
rientamento. Una volta che la persona realizza ciò che le è accaduto,
è possibile che recuperi alcuni o tutti i ricordi. Lo spiego bene in
ii.

Non sono sicuro da quanto tempo vengano su questo pianeta, o


da quando lo utilizzino come base per riparare la loro astronave
mentre sono in viaggio in questa parte della galassia. Comunque, ho
notato che gli antichi Greci nel 975 a.C. nominarono la stella Arctu-
rus “stella guardiana”, perché credevano che una razza di dèi alti e
bianchi fosse venuta sulla Terra proprio da quella stella. Questi dèi
alti e bianchi sarebbero arrivati di notte, mentre degli uomini erano
accampati alle pendici del monte Olimpo, per vegliare sugli antichi
Greci.
Anche gli antichi Egizi, mentre costruivano le piramidi – in tempi
ancora più antichi, nel 2500 a.C. – non sapevano, come noi sappia-
mo oggi, che avevano alcune storie e tradizioni simili. Quindi, voglio
supporre che gli “alti e bianchi”, che consideravano la Terra come
un luogo deserto freddo e desolato, non presero con serio interesse

civiltà umana.
Ancora, gli “alti e bianchi” sono stati segnalati nei tunnel-miniera
a nord del Cairo in Illinois. Questi tunnel furono, probabilmente,
scavati un po’ di tempo dopo l’ultima glaciazione, che terminò nel
9600 a.C.

Nel rispondere alla tua domanda riguardante la loro evoluzione cul-


turale prendo atto che portare grandi quantità di materiali e risorse

richiede del tempo. Se un’astronave avesse bisogno di essere riparata


– come scrivo in iii – sarebbe molto più facile
per loro recuperare materiali di riparazione qui sulla Terra, qualora
fossero disponibili. Le stesse dichiarazioni potrei farle parlando di
cibo, abbigliamento, farmaci, giocattoli e beni in generale.

Come spiego in ii, il loro e il nostro personale


medico ha, di routine, fatto uno scambio di conoscenze mediche,
più o meno senza limiti. Qui sulla Terra, da recenti esperimenti sui
topi si è dimostrato che, se in diversi momenti della vita al topo vie-
ne somministrato l’ormone della crescita, la durata della sua vita si
allungherà notevolmente. Si noti che il processo di crescita è anche
strettamente collegato con la riparazione delle cellule del corpo e
con il processo di guarigione. Potrebbe non essere biologicamente
possibile per un essere umano vivere dieci volte più a lungo.

-
derato fare. Col senno di poi, credo che se potessi tornare indietro
non mi spaventerei così tanto nell’incontrarli e non avrei messo in
dubbio la mia sanità mentale così come ho fatto. Avrei, invece, chie-
sto loro come fosse la Terra la prima volta che erano venuti qui e
così via; dopo tutto, la storia è uno dei miei interessi.
Quella mattina, la Maestra stava solo cercando di ringraziarmi
perché avevo salvato la vita della sua bambina, ma allora ero davvero
terrorizzato. È facile parlare ora, ma è stata un’esperienza shockante.
Credo che queste esperienze mi abbiano aiutato a diventare, con
l’aiuto di Dio, la persona che sono oggi.

In questa breve intervista ciò che mi sento di dire è che, personal-


mente, credo che sia gli “alti e bianchi” che i norvegesi dai venti-
-
te. Credono fortemente nella democrazia e nella libertà individuale,
e anche nei valori americani, quali la libertà di parola e così via.

Io non ho alcuna prova che esista una Federazione galattica. Gli


“alti e bianchi” che ho potuto osservare erano sempre o in viaggio
da soli oppure al lavoro o in viaggio con gli esseri umani. Erano
molto orgogliosi della loro capacità di governare e prendersi cura di
se stessi. Gli “alti e bianchi” visitano e hanno rapporti commerciali
-
ziato dalle dichiarazioni rilasciate dalla Maestra. A noi esseri umani
piace interagire con gli animali, per esempio; quindi, ci piace essere
amichevoli anche con le creature che non sono intelligenti o evolute
come noi. Per gli “alti e bianchi”, in generale, non è così. Sono erbi-
vori, quindi sono, generalmente, spaventati dalla maggior parte degli
animali. L’idea di formare federazioni è un’idea puramente umana. I
norvegesi con ventiquattro denti con cui ho personalmente parlato
non hanno mai fatto riferimento a viaggi su altri pianeti, o che in-
teragissero su un altro pianeta che non fosse la Terra. La tecnologia
“norvegese” ha giusto permesso loro di viaggiare attraverso il no-
stro sistema solare. Il loro sistema solare è a circa cinque o sei anni
luce in direzione della stella di Bernard. La Terra è stata, probabil-
mente, l’unico pianeta abitato che hanno potuto visitare.

usaf non diedero istruzioni complete agli uomini che

Ricordo che, durante i sette anni prima del mio incarico, almeno
quarantuno uomini erano stati inviati nel deserto. L’usaf aveva ten-
tato molti approcci diversi, ma tutti avevano fallito. Incontrare un et

non esiste alcun modo per essere avvertiti su cosa aspettarsi. L’usaf
e i generali degli “alti e bianchi” si ingegnarono per cercare di capire
come procedere. Bisogna tener presente che gli “alti e bianchi” ap-
pena arrivati avevano più paura di noi di quanto noi potessimo aver
paura di loro.

No. Ma la ragione è descritta nei miei libri. Fui fermato sulla strada
del Range 4; il mio amico, capo del Range Rats, mi chiamò urlando,
così, tornai al Range 3.
Citazioni di Ben Rich:

«Il direttore generale della Lockheed Skunk Works, Ben Rich, sul
suo letto di morte ha ammesso che “gli extraterrestri sono reali”».

«Ora noi abbiamo la tecnologia per andare a prendere gli et a casa.


No, non occorre una vita per farlo. C’è un errore nell’equazione e
noi sappiamo qual è. Abbiamo la capacità di viaggiare tra le stelle.
Per prima cosa dovete capire che non conquisteremo le stelle usan-
do la propulsione chimica. In secondo luogo dobbiamo sviluppare
una nuova tecnologia di propulsione. Quello che dobbiamo fare è
scoprire dove Einstein ha sbagliato».

«I velivoli et sono stati realizzati con tecnologia et. Le astronavi


sono state costruite molti anni prima che noi inventassimo i mezzi

non comprendiamo pienamente».

che dimostra che Oppenheimer e Von Karman non avevano alcun


indizio».
Chi è Stan Romanek?
Molte persone sono incuriosite dal caso di Stan Romanek. È stato
molto discusso su internet ed è stato un argomento molto contro-
verso. Ho conosciuto Stan sette anni fa e penso che il suo sia uno
dei casi più documentati nella ricerca ufologica. Professionisti come

bizzarri di questo caso per diversi anni, compreso impianti, fenome-


ni paranormali, visite aliene, orb, abduction multiple, comunicazioni
telefoniche e riprese video.
Io, personalmente, credo che debba essere il lettore a stabilirne la
veridicità. Se siete stati abbastanza fortunati da sentir parlare Stan
a Laughlin, avrete sentito direttamente da lui quello che Stan vuole
condividere. Se, invece, non è così, mi auguro che questa lunga in-
tervista, realizzata il 5 novembre 2009, sia utile per farvi compren-
dere meglio questo complesso caso.
paola harris: Credi che il disclosure sugli ufo

stan romanek: Sì, credo che avverrà molto presto. E quel giorno
potrò dire a tutti quelli che mi hanno fatto del male «ve l’avevo detto».

Sì, per il mio caso, per gelosia, per tutto insomma. Il mio obiettivo –
e ciò che dico viene dal profondo del mio cuore – è di fare in modo
che la razza umana si illumini sul fatto che abbiamo dei vicini. Per
me questa è davvero la cosa più importante nella storia dell’umanità.

Sapere che non siamo soli è qualcosa di un’importanza enorme.


Come è importante, non dimentichiamo, la questione dell’abduction.

Come sai, c’era molta sorveglianza. C’era una Ford Taurus bianca
tra altre auto che stavano parcheggiando, quando un ragazzo con un
grosso teleobiettivo cercò di fotografarmi. Divenni aggressivo, così
iniziò l’inseguimento del gatto al topo. Io ero il gatto, ovviamente.
Ero stato fuori tutto il giorno e avevo lavorato duramente. La
sera, sulla mia casa vidi una sfera di luce. Mi voltai giusto in tempo
per vedere questa cosa e vidi un bagliore distante qualche centinaio
di metri, subito dopo sentii uno scoppio. Tutti l’hanno sentito, an-

No. Era venuta la polizia. Erano circa le dieci di sera. Era luglio.
Non so. Ho paura di volare, quindi non so.

Sì, ci sono molti gruppi. C’è un gruppo più piccolo composto dai
ricercatori.

Sì, così funziona, le persone vanno, vengono… non lo sai?

ufo

Sì, volevo che venisse a trovarmi, ecco perché stavo riprendendo le


Red Rocks. Fu allora che ho visto il mio primo ufo.

Veramente lo sapevo già prima della regressione, ma non sempre si


riescono a fare i giusti collegamenti. Poi, mi ritorna sempre in men-
te la storia di cui parlavano i miei genitori, l’ufo che armò uno dei
missili in Nord Dakota.

Era il 1968. Alcune misteriose persone mi spedirono una copia via


e-mail.

Mio padre era nell’Air Force e nel 1968 era di stanza a Grand Forks.
Ma non ci fu nessuna disattivazione, il missile fu armato.
Fu l’ufo

No, l’ufo armò il missile. In quella base, i missili erano pronti per
essere armati; l’ufo sorvolò l’area e lo attivò.

Sì, io ho i documenti. Successe che videro l’ufo e lo tracciarono su


un silos del missile. Dopo la sua partenza, lo rilevano in una piccola
cittadina del Nord Dakota, lì sorvolò una stazione idrica. Quando la
polizia militare esaminò i missili, si resero conto che le porte erano
aperte e che il missile era stato armato.

Vogliono farci sapere che possono fare ciò che vogliono e che noi
non abbiamo controllo. È come se dicessero: «Se non vi fermate,
interverremo noi».

Sì, ecco una copia del documento originale:


National ufo Reporting Center
Occurred: 6/6/1968-Location: Minot, ND-Duration: 30mins - Minot
1968 missle arming
SW. of Minot ND. An MP. got a call to one of the missile silos. The
Sergeant on duty took two other men with him. He told me that they
had come over to see a ufo over the silo. The guards at the silo were like
statues. The locks on the gates were open, and gates open. The sergeant

They were very upset, it seems that the missile had been armed and
unlocked in launch mod, and that the warhead was armed.
Sì, vivevamo nella piccola cittadina del Nord Dakota, proprio dove
l’ufo si era fermato sulla stazione idrica. Rimase sulla stazione idrica
così a lungo che ordinarono di circondarla; mio padre faceva parte
della squadra. Mio fratello maggiore ricorda di aver visto l’ufo e
nostro padre là fuori.

Era molto bella. L’ho disegnata. Era davvero bellissima, ma aveva


gli occhi strani. Solo in seguito ho scoperto che si trattava probabil-

Come si fa a spiegare…

So di essere importante, ma mi piacerebbe capire a che livello.

Quando la vidi la prima volta stavo giocando con una macchinina


giocattolo. Era una bellissima giornata di sole e lei avvicinandosi mi
disse: «Sei un bambino così bello. Sai di essere speciale». La guardai.
I suoi occhi erano davvero strani.

Sì, ma con le pupille grandi di un blu luminescente. Poi aggiunse:


«Voglio mostrarti qualcosa». Aprì la mano e apparve una pallina che

cominciai a sentirmi strano. Poi sentii mia madre chiamarmi. Prima


che arrivasse, la donna già se ne era andata. Mia madre mi riportò a
casa dicendomi che non dovevo parlare con gli estranei.

No, ma quella donna si mostrò altre due volte. Sono nato a Denver,
ma poco dopo ci trasferimmo nel Nord Dakota, dove era di stanza
mio padre, e poi ancora alla base di Cheyenne. Ricordo che eravamo
in giro per fare compere natalizie, quando la donna si avvicinò men-
tre stavamo entrando in macchina. Fui l’ultimo a entrare, sentii la
sua mano sulla spalla e poi iniziò a parlare. «Che meraviglioso bam-
bino avete». I miei genitori si guardarono e la donna iniziò a parlare
a mia madre, mentre mi accarezzava la testa. Faceva delle domande
e i miei genitori iniziarono a scherzare con lei. Poi proseguì dicendo:
«Be’, se non lo volete, lo prenderò io».

Iniziai ad agitarmi, perché pensai che i miei genitori stessero per


darmi via. Mi ricordavo di lei. Non sapevo dove l’avevo conosciuta,
ma mi ricordavo dei suoi occhi strani. Accadde ancora quando tor-
nammo a Denver, abitavamo vicino a un posto chiamato Ruby Hill
Park. Avevo circa undici anni. Questa strana donna venne da me
mentre aspettavo l’apertura della piscina. Stavo sul dondolo al parco
giochi in attesa dei miei amici, quando lei passò sulla pista ciclabile e
si sedette su un dondolo non lontano da me. Iniziò a farmi doman-
de, tipo come stai, ti nutri bene, vieni trattato bene e cose del genere.

Sì. L’unica ragione per cui ricordo le sue domande è perché erano
strane, specialmente se fatte da una sconosciuta. Mi disse: «Sei mol-
to speciale, sei parte di noi e noi siamo parte di te». La guardavo
mentre mi parlava e non vedevo la sua bocca muoversi. Questo mi
sconvolse, così scappai verso casa.
Non riuscivo a collegare le due cose, perché non credevo a nulla di
tutto questo. Anche il mio primo avvistamento: pensai che fosse
qualche oggetto militare segreto.

ufo

che fu raccontata anche a Entertainment Tonight

Sì. Andò anche su Entertainment Tonight e su tutti i notiziari locali.


Uno di questi programmi ospitò un membro della nasa che vide la
foto e disse: «Non so cosa sia».

E da quel momento iniziai ad avere esperienze. Un anno dopo Red


Rock, avvenne la mia prima abduction.

Sembrava un angelo con le ali ripiegate, pensai: «Che strano essere».


Era come un simbolo, ma in versione astratta. Non dimenticherò
mai quella collana.

No, però ho fatto strani sogni.

Su cose che stanno accadendo. Ho la sensazione che siamo vicini a


qualcosa per cui dobbiamo essere preparati.

disclosure
A qualche cambiamento. Ma il disclosure è già un tipo di cambiamento.

una vibrazione più alta andranno da una parte e quelle con una vibrazione più

Sì, vedo che le persone saranno separate. Questo, penso, sia il mo-
tivo per cui sono qua: per portare quante più persone sul livello
superiore, prima che avvenga il cambiamento.

No, non così presto. Però penso che prima di Laughlin avverrà qual-
cosa di importante.

Penso riguardi il disclosure. Non parlo di un grande disclosure, ma, co-


munque, in qualche forma avverrà.

Sì, credo onestamente che qualcosa stia per accadere. Credo ci siano
degli indizi, ma potrei anche sbagliare.

disclosure

Da qualcuno dovrà pure arrivare, credo che se non verrà rivelato


presto potrà anche non accadere mai.

disclosure

Penso possa essere vero.


Mi hanno anche detto che se non lo facciamo ora loro si dimenticheranno di

Riguarda la linea temporale. Devi capire che noi non comprendiamo


realmente la loro concezione spazio-temporale. Penso che la linea
temporale si sia già spostata e penso che sia passata da un male as-
soluto, il nwo (Nuovo Ordine Mondiale), a qualcosa di più positivo.
Non credo nella storia del 2012. Persino i Maya non ci credevano.
Parlavano di un cambiamento e non una devastazione. Qualche in-
glese ha parlato di questa teoria.

un grande nulla.

Questa tua sensazione sul disclosure

Sì. Qualcosa di grande sta per accadere.

Sì, assolutamente. Infatti, questa è l’unica ragione per cui c’è stato
il silenzio sulla questione ufo. Chi possiede la tecnologia retroinge-
gnerizzata non vuole perdere denaro o il controllo su di essa.

Scenderanno sulla Terra, si faranno vedere e non sembreranno umani.

Lo hanno già fatto tante volte. Ho delle foto di loro nel mio cortile.
Sì. Molte persone hanno delle foto. Puoi andare a cercarle anche in
rete, anche se, probabilmente, la maggior parte di quello che troverai
online sono immagini di pupazzi; comunque ci sono anche molte
foto buone.

Anche io. L’ho visto scappare. Molte persone cercano di far credere
che sia un pupazzo perché sanno che è reale. L’ho visto correre via,
ma si possono vedere i lineamenti del viso e anche la profondità. Ma
le persone si chiedono sempre: «Perché questi esseri che provengo-
no da mondi lontani milioni di anni luce dovrebbero guardare dalla

Il quarto tipo lo

Non voleva sorprendermi, ecco perché se n’è andato così lentamen-


te. Si può andare sul mio sito web e vedere il video. Poi, un’altra
cosa, nessuno aveva questo video, non era uscito, però a Denver era
ovunque.

Sì, ma ricorda tre persone.

Non penso di averglielo mai chiesto.


Per ritornare all’argomento disclosure

Ripeto, penso che stia per accadere, ma soprattutto credo che deb-
ba accadere al più presto. Potrebbe fare la differenza sulla nostra

all’autodistruzione. Penso che sia davvero importante.

Sì. Al 100%. Non so quanto sia grande questa chance che abbiamo,
-
remo. Ci sono persone che vorrebbero proprio questo per trarne
vantaggio personale, ma non si rendono conto che tutto nell’uni-
verso è collegato. Quindi se la maggior parte “perderà”, perderanno
anche loro.

Vedo sfocature, orb, tante cose strane.

Penso che il fenomeno attorno al gruppo cseti e ai protocolli di contatto sia una

Sì, ma non concordo con lui sul fatto che noi staremmo progettan-
do i Grigi. Sono creature più intelligenti di noi, con capacità psichi-
che superiori a quelle nostre. Come potrebbe mai essere?

abduction mi

Da quello che posso ricordare, penso di essere stato addotto almeno


dieci volte, due delle quali non corrispondono alle altre esperien-
ze. Forse si trattava di abduction governative, ma poi chi sa davvero
spiegare cosa sia il Governo? Non voglio parlar male del Governo,
perché tra i suoi membri ci sono diverse brave persone che fanno di
tutto per far uscire queste informazioni.

sostiene che questo fenomeno sia in parte creato dal controllo mentale e dal Go-

persone che hanno subito abduction

Sì, onestamente è spaventoso perché prima di tutto ti prendono


contro il tuo volere e poi perché non hai controllo su nulla. Però
ci sono anche cose positive. È come da noi, c’è il bene e c’è il male.

Ti mancano i buoni. È tipico delle esperienze di abduction, li senti


come se fossero di famiglia. Potrebbe sembrare strano, ma è così.

Sinceramente, se volessero comunicare al mio livello, sarei felice di


diventare loro amico.

Oh, sì.

Una volta uno di loro era nel mio cortile. Era notte, mi trovavo nel

vicino al trampolino. April disse: «Vieni, qua, vuoi una Barbie?» e


fece un passo avanti, ma l’essere scavalcò il recinto.
Sentivo un suono oltre il recinto. Vidi chiaramente questo piccolo
essere superare un recinto alto così come se non ci fosse. Non ho
potuto vederlo davvero bene, perché era buio. Più tardi tornammo
fuori e mi soffermai a guardare oltre il recinto. Vidi qualcosa che sta-
va accucciato, che mi osservava dal cortile vicino. Non sono sicuro
che fosse la stessa piccola creatura, però poteva esserlo.

No, le hanno prese.

Se gli et vogliono che veda qualcosa, me la mostrano. Posso uscire

quella volta che Andrea Beaumont, il produttore di abc, era qui.


Ricevette una “chiamata da Audrey” [telefonata da una voce fem-
minile computerizzata che può corrispondere a un et, NdT] da un
telefono che non funzionava. Gli dissero che non doveva parlare alla
abc delle mie predizioni.

Sono piuttosto accurate, si sono tutte avverate, tranne una.

Sinceramente non ci credo, quindi non ne parlo. Nel 2004 ricevetti


una chiamata da Audrey, diceva che il Canale SciFi non avrebbe
divulgato in maniera positiva il mio caso e che quindi non dovevo
andarci. Registrammo la chiamata, la voce fu messa su una videocas-
setta usata che poi fu riposta in una scatola. Volevo trascrivere ciò
che avevo saputo sul collasso economico e sulle altre informazioni
apprese dalle Mandai il materiale ovunque in modo che si
sapesse che Audrey prevedeva il futuro. Abbiamo deciso di aprire il
pacco a luglio di quest’anno e volevamo che la abc -
ra, in modo tale che nessuno potesse parlare di manomissione. Ma
Andrea ricevette una chiamata da Audrey che diceva di non farlo.
Guardammo la videocassetta e scoprimmo che molte predizioni si
erano avverate.

Sì.

disclosure

Secondo me sì, sempre se non lo eliminano prima, come successe


con Kennedy. L’unica ragione per cui Kennedy fu assassinato è per-
ché voleva attuare il disclosure.

Il tipo di disclosure

Penso che stiano tastando il terreno. Non credo che faranno sceglie-
re al Governo. Dovremmo già avere l’energia libera e altro. Devono
sapere che le corporation e i governi non stanno dalla nostra parte,
ma dalla propria. Mentre il disclosure è “la gente e per la gente”.

Era nelle predizioni. C’era quello in Inghilterra e quello a O’Hare.

Molta gente si chiede perché non atterrino alla Casa Bianca, in


realtà lo hanno già fatto. È stato anche provato.

et
Assolutamente. Alcuni sono buoni, altri no, alcuni hanno i propri
piani.

In una delle abduction

Dovetti bussare per rientrare. È accaduto molte volte. A volte mi


sono ritrovato sul tetto. Un’altra volta mi ritrovai addosso una vesta-
glia da notte da donna.

et

Penso che siano ancora qui. Penso che siano buoni nel mio caso.
Però ci sono anche et cattivi che rapiscono le persone ed è orribile.
Penso che le mie esperienze siano state davvero molto forti, ma loro
sono stati quasi cortesi. Sento parlare di alcune abduction terribili, ma
vi sono anche esperienze dove cercano di insegnare alle persone.

Assolutamente.

Lo sta già facendo. Ad alcune persone nel mondo verrà assegnato


il ruolo di ambasciatori galattici. Il mio ruolo è quello di mantenere
calma la popolazione.

lisa romanek: Penso che la mia funzione sia dare equilibrio a mio
marito. Non dico di riportarlo nella mia realtà, che è totalmente di-
versa da quella di quando lo incontrai. Ma far sì che si renda conto
che è stato addotto, danneggiato, ma non al punto da essere disfun-
zionale. Mi sono sempre occupata degli anziani o dei bambini, ora
mi occupo di Stan. Quando iniziò con queste esperienze pensai che
non fosse vero, ma poi gli ho creduto. Nel mio libro faccio dell’umo-
rismo perché ci sono molte sfaccettature divertenti in questa storia.
Scriveva di notte al buio, lo sentivo discutere e la sua matita scriveva
come impazzita. Lo sentivo dire: «Non capisco, non c’è abbastanza
spazio. Non posso farlo». Poi li ascoltava e rispondeva: «Ok, ok»,
e ricominciava a scrivere. Scriveva delle parole al contrario, altre in

giorno dopo non ricordava niente.

abduction

Sento che la maggior parte sono da parte di Audrey, anche se non mi

degli strani suoni; mi è capitato di perdere i sensi. Lei ha anche cana-


lizzato altri esseri. Informazioni da altri canali.

Non mi piace parlarne, perché non so cosa pensare. Non mi ricordo


di questi strani Grandpa, dei Grigi di queste cose dalle regressioni.

Ne ho vista una e devo dirti che la cosa che mi ha sconcertata di più è stata

Io so quando devo contattarli.

et
et

Lo fanno apposta, io no. Chiamano Leo Sprinkle.

Sì.
Appare il mio numero.

Andrea Beaumont è stata coinvolta perché ha visto alcune cose stra-


ne. Era qui in casa. Ora lavora con Larry King. Il primo produttore
che inviarono e Andrea Beaumont furono davvero molto addentro
il mio caso. Entrambi videro cose strane e le riportarono alla abc,
ma poco dopo furono licenziati. Credo, perciò, che negli ambienti
della abc stiano covando qualcosa di grosso. Per il mio caso ci sono
stati dei licenziamenti. Chiamai Andrea per capirci qualcosa di più,
ma mi disse che non le avevano detto le ragioni del suo licenziamen-
to, ma solo che aveva a che fare con il mio caso.

Effettivamente mi aspettavo che alla tua storia venisse data una rilevanza mag-

L’hanno sminuita volutamente. Vedi cosa è successo ad Andrea.


Perse il lavoro. Ora collabora con Larry King nella sua trasmissione.

È meglio avere poca pubblicità, piuttosto che non averne affatto. Io,
d’altronde, sto cercando di diffondere un messaggio. Sono divisi sul
mio caso. Credo che ci sia una guerra interna a livello governativo,
non per il mio caso in sé, ma penso che alcuni di loro mi stiano
usando per capire. Lo percepisco. Anche l’ultima chiamata di Au-
drey mi ha confermato ciò che sospetto.
-
no quale sia il suo piano.

Vorrei farlo anche se, in realtà, non avrei dovuto fare nemmeno il test
precedente perché soffro di disordine da stress post-traumatico. E ciò
annulla automaticamente il test. Inoltre, la Corte non usa la macchina
della verità perché non funziona. Nel periodo in cui mi sottoposero
al primo test avevo anche un problema di zuccheri nel sangue, ma
me lo fecero sostenere comunque. I miei livelli di zucchero continua-
vano a scendere e non riuscivo ad avere dei pensieri lucidi. Inoltre, il

riuscivo a rispondere come avrei voluto. Mi posero domande del tipo:


« era un falso?» ma io non lo sapevo. Non chiesero se fossi stato

Per cui, per il modo in cui era posto il quesito, non potei rispondere
alla domanda. Inoltre, il mufon [una delle più grandi organizzazioni
investigative del fenomeno ufo presenti negli usa, NdT] ha rubato il
nostro materiale e ha cercato di venderlo.

Che è arrivato il momento che la nostra specie capisca che abbiamo


dei vicini e che bisogna crescere ed evolversi spiritualmente e forse

saremo perduti.

Sì, assolutamente. Lo sanno tutti, dai bambini agli anziani, e tutti


attendono il cambiamento.
Sono uno dei tanti. Tutto quello che sto facendo è raccontare la mia
storia e far capire alle persone che “non siamo soli”. Se ci credo io,
possono farlo tutti. Ero il più grande scettico della Terra; ero terro-
rizzato all’inizio, ma non c’è nulla da temere. Là fuori c’è del buono
e del cattivo.

Sono più intelligenti di noi, al tempo stesso sono molto incuriositi


da noi. Ma, ciò che in assoluto credo è che, prima di tutto, dobbiamo
smettere di essere razzisti con le persone che hanno la pelle di un
altro colore: solo dopo potremo iniziare a relazionarci con loro.

Fa parte del processo. Se spostiamo l’attenzione su qualcos’altro,


allora tutto cambierà.

Per la verità, è anche la mia.

Già ai tempi biblici, prendi Ezechiele, gli affreschi del primo seco-
lo… loro sono sempre stati qua.

-
Stiamo assistendo alla lotta tra gruppi che vogliono il disclosure e
quelli che vogliono mantenere il segreto.

È ciò che anch’io provo a fare tutti i giorni; ma la gente nasconde la


testa sotto la sabbia come gli struzzi, proprio mentre sta per arrivare
un camion in quella direzione. Vorrei che queste persone vedessero
il camion prima che di venire investite.

Osservano da sempre l’umanità.

Ci sono alcune teorie per cui “loro” saremmo noi, a migliaia di anni
nel futuro e quindi stanno cercando di riprendere una genetica che
hanno perso.

Questo riguarda il fenomeno delle abduction

Quando sono divenuti così intelligenti, hanno iniziato a perdere la


spiritualità.

ai, di Steven Spielberg e Stanley Kubrick.


Penso che esistano diversi tipi di alieni. Alcuni sono più spirituali,
altri meno. Alcuni ci rapiscono perché cercano di salvare la propria
razza e altri, invece, vogliono apprendere la spiritualità. Ma, come
ho detto prima, la cosa importante è sapere che “non siamo soli
nell’universo”. La razza umana deve svegliarsi, crescere e prendersi
le proprie responsabilità. Ecco tutto.

Assolutamente sì. L’unica negatività che ci arriva è da parte del Go-


verno.
v
Passare il testimone ai giovani
di Pia Elizabeth Larsen10

Come possiamo andare avanti


senza ascoltare?
Lasciate arrivare soluzioni per la pace
C’è una verità da conoscere
Fateci viaggiare e capire.

Ricordate il cuore,
Ricordate di ascoltare,
Siate consapevoli della mente condizionata,
C’è una storia da studiare,
Ci sono alcuni fatti da capire.

Per conoscere un nuovo tipo di mondo,


Dove il vicino di casa sta chiamando et presto può farsi vedere,
Forse anche prima ancora di sapere, oh il tempo è così giusto
Le porte si apriranno.

[Ritornello]
C’è un legame d’amore baby
Questa è la chiave per lo stargate
Una nuova realtà è sulla buona strada – che apre i nostri cuori
C’è un legame d’amore baby
Questa è la chiave per lo stargate
L’amore è la chiave per un giorno migliore – per andare avanti con
questo nuovo inizio

10 Cantautrice, Danimarca.
Fammi vedere – come si può amare
Sì – io davvero mostrerò anche a voi
Come possiamo amare… e abbracciare quello che sta succedendo.

E se ci assomigliano?
(Potrebbero essere) la nostra famiglia,
Chiedetevi se c’è una bugia
Chi continua a creare storie spaventose?
Ora ci sono alcuni altri fatti da capire.

Dal momento che si stabiliscono


Prove e testimoni
Sono stati qui per migliaia di anni
Cercando di cantarci una canzone d’amore
Cercando di insegnarci come andare avanti…

[Ritornello]
C’è un legame d’amore baby
Questa è la chiave per lo stargate
Una nuova realtà è sulla buona strada – che apre i nostri cuori
C’è un legame d’amore baby
Questa è la chiave per lo stargate
L’amore è la chiave per un giorno migliore – per andare avanti con
questo nuovo inizio
Siamo paralizzati nelle nostre teste?
Intellettualizzando il mondo?
Ci impediamo cosi di capire questo nuovo passaggio
come viaggiatori verso lo stargate…

Pia Elizabeth Larsen ha cantato come solista negli ultimi dieci anni in
diversi gruppi soul e rock. È molto impegnata nel progetto di disclo-
sure. Era presente alla conferenza di Barcellona con Fredrik Uldall,
Exopolitica Danimarca. Ha cantato per quattro anni nell’ensemble
Etta Cameron Godspel “Voices Of Joy” in Danimarca così come in
Svezia, Germania e Norvegia. Ha cantato come corista per i Westlife
quando sono stati in Danimarca in uno show televisivo e nel tour
di Michael Bolton, sempre in Danimarca. Ha anche cantato come
solista nel gruppo Aretha Franklin Tribute Band, una cover band di
Copenaghen (www.myspace.com/arethafranklintributeband).
Canta Gospel nell’Happy Day Choir diretto da Debbie Cameron.
Le ultime registrazioni sono state fatte al Blue Basic
Studio di Copenaghen. Niels Harbo è il co-produttore.
Nel brano Venus and Mars si sente la voce del dottor Steven Gre-
er (Disclosure Project, National Press Conference, Washington, dc –
2001 www.disclosure.org, www.aero2012.com).
Un esame sulle dinamiche del processo di disclosure

di Jason Adam Friend11

Il seguente documento è un insieme di citazioni essenzialmente pre-


se dalla programmazione in onda sulla tv americana tra il 1976 e il
2008. Vi sono anche due citazioni da due documentari sugli ufo,
entrambe rilasciate pubblicamente, di cui una andata in onda in tv.
Inoltre, ci sono alcune citazioni prese da discorsi delle ultime confe-
renze che, sicuramente, non sono andate in onda sulla tv americana.
Tutto questo materiale è presentato in maniera cronologica in modo
che sia più facile capire come la nostra società e la nostra struttura
politica stanno raggiungendo un accordo con questa nuova realtà
grazie l’aumento della consapevolezza, della profondità spirituale e
dell’evoluzione.
Sebbene non sia necessario essere in grado di dimostrare comple-
tamente una connessione diretta tra questi eventi storici e l’aumento
di programmi che se ne occupano, la tempistica di questi eventi sto-
rici non può essere ignorata.
È abbastanza semplice capire, accettare e apprezzare il fatto che

11 Jason Adam Friend ha trentadue anni, ma studia il fenomeno ufo/ET da quasi


vent’anni. Gli extraterrestri, invece, studiano lui da quasi trent’anni, quindi da
quando ne aveva quattro. Attualmente è iscritto come studente presso l’Istituto
di Esopolitica diretto dal dottor Michael Salla. Dopo aver vissuto per una vita
in California, Jason adesso risiede nella città di Northridge nella San Fernando
Valley. Era un allievo eccellente nella mia classe Esopolitica 103, la “migliore
testimonianza” per l’Exopoltics Institute del dottor Michael Salla. Questo fu il
suo ultimo elaborato e merita di essere pubblicato. Come lui, molti altri in tutto
Saremo presto nel mondo del post-disclosure. Una volta che questo
avverrà il mondo intero e miliardi di persone saranno intensamente
focalizzati su tutto ciò che questa realtà comporta.

disclosure è
in atto e lo ignoriamo a nostro discapito. Se ignorare questa realtà
è ciò che noi come individui scegliamo di fare, be’, allora spetta a
ciascun individuo decidere. Indipendentemente da come ognuno di
noi sceglie di affrontare questa sempre più evidente realtà, sia che
scegliamo di nascondere la testa sotto la sabbia sia che decidiamo di
affrontarla a testa alta, il problema resta. Il treno del disclosure è in
arrivo, che voi lo sappiate o no, che vi piaccia o no, che ci crediate o
no… Tutto questo sta avvenendo.
Da sempre, sin dall’inizio della moderna era degli ufo negli anni
Quaranta, c’è stato un processo di negazione e cover-up. Da sem-
pre questo processo è stato portato avanti in parallelo a un sempre
più apparente e sempre più importante processo di acclimatazione,
acculturazione, istruzione, condizionamento metodico, disinforma-
zione e propaganda. È un peccato che questi due processi siano
serviti a creare un divario ampio tra coloro che sono ben consape-
voli della questione extraterrestre e coloro che invece non lo sono.
Questa è l’eredità dell’era moderna ufo. Sebbene può darsi che un
numero anche crescente di persone abbia imparato a capire che
questo argomento ufo-extraterrestri è reale e molto serio, tuttavia
un’enorme percentuale di individui ha, in un certo qual modo, solo
accettato completamente le bugie, la propaganda e la disinforma-
zione. A mio avviso, durante questo periodo e per un po’ di tempo
ancora nel futuro immediato, coloro che sono ben consapevoli di
questa realtà hanno il dovere di essere lì per quegli individui che li
circondano e che semplicemente non hanno mai pensato seriamen-
te a questo argomento.
Nella sua intervista su abc News Nightline nel 2008, a Timothy
Bashir: «Siamo stati attaccati?»
Timothy Good risponde con la seguente misteriosa risposta:

Da entrambi i lati dell’Atlantico mi è stato detto che secondo il piano


disclosure graduale e il mio istinto mi
dice che il processo di disclosure è cominciato.
Timothy Good, abc News, Nightline, 2008

Non c’è nessun Governo che vuole che i suoi cittadini siano più fedeli
al pianeta che al proprio Paese. Nessuno vuole rinunciare al proprio
potere. Si sostiene il proprio leader eppure nessuno di loro parla per il
pianeta Terra. Quindi ci sono enormi problemi politici.
Stanton Friedman, Overlords Of The ufo, documentary, 1976

Loro aspettano di vedere cosa faremo. In effetti, non ci vedono risol-


vere il problema. Ci vedono come una società malata che corre dritta
-
biamento di mentalità di massa, in larga scala. E loro vedono che questo
non sta accadendo.
Wendelle Stevens (usaf Ret.), Ufos Are Real, 1979

-
-
doli preparati all’idea che un giorno potrebbero essere visitati.
Dottor J. Allen Hynek,
durante un’intervista in onda negli anni Ottanta

Intrigante la frase nel servizio di Michael, ha detto che se venisse sen-


tito qualcosa la nasa non avrebbe alcuna intenzione di rispondere. Vi
chiederete come mai la nasa non risponderebbe se qualche tipo di se-
gnale venisse captato; ebbene, Michael dice che gli scienziati credono
che il mondo debba rispondere come specie e non come un Paese o
una nazionalità e che una risposta adeguata dovrebbe essere decisa dalle
Nazioni Unite o qualche altra organizzazione mondiale.
Charles Gibson, Good Morning America, 1992

Nel 1994, Oprah Winfrey invitò il dottor John Mack, professore di


Psichiatria ad Harvard, e alcuni esperti a Chicago per partecipare al
suo show.
Dottor Mack: «Volevo chiedervi questo: ogni altra cultura nella
storia della razza umana, eccetto questa, ha creduto che ci fossero
altre entità, altre intelligenze nell’universo; perché noi siamo così
stupidi al riguardo? Perché trattiamo le persone come se fossero
pazze e le umiliamo se stanno sperimentando qualche altra entità,
qualche altra informazione che gli sta andando incontro? Perché tut-
ti vengono presi per pazzi se qualche informazione sta andando da
loro e stanno sperimentando sul serio che è questo il caso?»
Oprah: «Perché ci piace vivere in una piccola scatola con il coper-
chio chiuso, io credo che sia fondamentalmente così».
Più tardi, sempre in quella trasmissione, Oprah intervistò Eva.
Eva fece riferimento in modo eloquente ai commenti di Oprah ri-
guardo a come la maggior parte delle persone si sentano perfetta-
mente a loro agio nelle loro scatole protette. Eva offre il suo punto
di vista su come gli extraterrestri stiano cercando di cambiare questa
nostra tendenza sterile.
Eva (sperimentatrice): «Io credo che la ragione della loro “com-
parsa” nella nostra realtà sia farci uscire dalla scatola».
Oprah: «Sì, aiutarci a venir fuori dalla scatola».
-
altà. Tendiamo a credere che la realtà sia solo ciò che sentiamo, ve-
diamo o percepiamo attraverso i nostri cinque sensi, quindi loro (gli
extraterrestri) sono qui per dirci che invece c’è una realtà al di fuori
di quella che noi siamo abituati a vedere».

Nei due anni precedenti al suo recente ritiro, Larry King dedicò al-
cuni programmi al tema degli ufo-et. Facendo un salto indietro, nel
1994, durante il sulla cnn, King intervistò il dottor
John Mack, che era accompagnato dall’addotta Mary Oscarson. Inu-
tile dire che l’abduction è un argomento di discussione alquanto pe-
sante per la cnn. Quello che segue è un estratto da quella intervista:
Larry King: «Perché credi che non si materializzino qui?»
Mary Oscarson: «Penso che forse la società non sia ancora pronta
per questo».
Larry King: «Ma tu lo sei?»
Mary Oscarson: «Dunque, io sono pronta, anche se “lo faccio”
controvoglia. Sta accadendo da molto tempo nella mia vita e ahimè
non c’è modo di uscirne. Così anche per le persone come me: siamo
quasi forzati ad avere a che fare con questo».
Larry King: «E la storia di Mary è come molte altre?»
Dottor John Mack: «È una storia alquanto tipica».

Come abbiamo imparato da persone come Robert Hastings, Ro-


bert Salas, Paul Stonehill, Linda Moulton Owe, Philip Corso, Barry
Greenwood e altri, gli et sono vivamente interessati alle nostre armi
nucleari e non c’è niente o nessuno che possa farci qualcosa.
Nel 1994, nel programma televisivo dell’abc Primetime Live, pre-
sentato dal rispettato giornalista Sam Donaldson, venne mostrato
agli americani, probabilmente, il caso più critico che si conosca che
coinvolge gli ufo e le armi nucleari. È stato il caso di Byelokoro-
viche, Ucraina, (ex Unione Sovietica). Il corrispondente da Mosca
David Ensor intervistò le persone del luogo riguardo a ciò che era
stato avvistato il 4 ottobre 1982. Il sevizio televisivo Primetime Live di
Ensor affermò chiaramente che gli abitanti del paese avevano visto
tutti un disco, per diverse ore, di circa trecento metri di diametro.
Ensor intervistò in video il tenente colonnello Vladimir Platunov,
un ingegnere missilistico presente come testimone durante questo
evento, ora tristemente famoso. Ensor intervistò anche il colonnello
Boris Sokolov e il colonnello Marina Popovich, entrambi alti funzio-
nari a conoscenza di informazioni all’interno dell’installazione mi-
litare dell’ex Unione Sovietica. Questo caso sorprendente fu accu-
ratamente coperto, senza che nessuno potesse esprimere un parere
contrario.
Almeno dal 1947, componenti del nostro Governo sono stati assoluta-
mente informati del fatto che abbiamo esseri non umani, di intelligenza
altamente avanzata che stanno visitando questo pianeta. Se il segreto è
impossibile da mantenere, allora dobbiamo trovare un modo per adat-
tarci a questa straordinaria stranezza.
Morale della favola, bisogna mantenere a tutti i costi l’ordine sociale.
Questi sono sempre stati degli ostacoli e di sicuro questi sono degli
ostacoli molto grossi; questi sono ostacoli di guerra. Siamo di fronte a
una guerra.
Michael Lindemann, , Fox, 1994

Quello che è stato presentato qui non voleva essere in nessun modo
un racconto integrale della copertura mediatica di questo argomen-
to. Come sappiamo, la copertura di questo problema continua a cre-
scere rapidamente quasi in tutti i media.
Quando si valuta cosa stia davvero succedendo, nel comparare il
cover-up con le dinamiche del disclosure, dobbiamo tener conto della
copertura mediatica andata in onda nel corso degli anni. Dobbiamo
considerare il modo in cui questa informazione è stata presentata at-

che l’informazione è proprio stata trasmessa nell’ultimo posto in cui


ci saremmo aspettati di trovarla, in tv. Inoltre, c’è anche da dire che
tutto questo materiale andato in onda è stato condotto seriamente e
senza ridimensionamenti.
Spesso questi programmi sono fatti in modo da lasciare poco o
nessuno spazio per discutere realmente dell’argomento presentato,
cosa alquanto insolita, considerando che ci viene insegnato come
affrontare e trattare i problemi seri e complessi, almeno in senso
giornalistico.
Oltre a questo, dobbiamo apprezzare il tempismo di queste rivela-
zioni poiché corrispondono cronologicamente a molti eventi storici
che hanno giocato ruoli chiave nella progressione del processo di

Qualcuno sta cercando di dirci qualcosa.

Cronologia del processo di disclosure


1976 Le promesse della campagna di Jimmy Carter.
1978 Lo sforzo delle Nazioni Unite condotto da Eric Gairy di Granada,
Hynek, Vallée…
1980 Gli incidenti di Bentwaters, Rendlesham, raf Woodbridge.
1987 Reagan fa un discorso alle Nazioni Unite riguardo a una possibile
«minaccia aliena».

1990 Ondata del triangolo nero belga.

1992 Conferenza mit.


1994 Inizio della Rockefeller Initiative.
1996 Il Paradigm Research Group si iscrive al Congresso degli Stati Uniti
come lobbista.
1997 Le luci di Phoenix.
1999 Cometa Reports (cnes, Francia).
2001 Conferenza stampa sul progetto di disclosure al National Press Club.
2004 Il Messico rilascia dei documenti sugli ufo.
2004 Prima X-Conference tenutasi fuori Washington, dc.
2005 Il Brasile collabora con i ricercatori e rilascia dei documenti sugli ufo.
2007 La Francia rilascia documenti sugli ufo.
2007 Il Regno Unito rilascia una prima serie di documenti sugli ufo.
2007 Il Canada rilascia documenti sugli ufo.
2007 L’Irlanda rilascia documenti sugli ufo.
2007 National Press Club, la coalizione per la libertà d’informazione.
2008 Gli avvenimenti a Stephenville, Texas.

2008 Gli incontri segreti delle Nazioni Unite.


2009 La Danimarca rilascia documenti sugli ufo.
2009 La Svezia rilascia documenti sugli ufo.
2009 L’Uruguay rilascia documenti sugli ufo.
2009 La Russia rilascia documenti sugli ufo dalla Marina Russa.
2009 La Finlandia rilascia documenti sugli ufo.
2010 La Nuova Zelanda rilascia documenti sugli ufo.
2010 X-Conference al National Press Club, a due isolati dalla Casa Bianca.
2010 “ufo e Bombe Atomiche” al National Press Club.

Gli extraterrestri stanno cambiando la nostra realtà. Innumerevo-


li eventi fenomenali molto probabilmente di natura extraterrestre
hanno spinto i governi e le istituzioni ad agire. Ma, in realtà, noi tutti
dovremo unirci e confrontarci sulle nostre differenze in modo da
capire e affrontare questo tema correttamente, in modo congiunto
come Umanità, specie e pianeta, visto che è una questione presen-
te in ogni tendenza politica. L’élite globale mette al primo posto i
concetti di un governo mondiale e del nuovo ordine mondiale. Allo
stesso modo, l’ideologia new age ha le sue idee. La domanda è: di
-
sto cambiamento? Data l’evidenza associata con civiltà extraterrestri
che sta alterando noi stessi, il nostro dna, le nostre menti, la nostra
realtà, la nostra scienza, la nostra tecnologia, la nostra cultura e la
nostra sociologia, di chi sarà il nuovo ordine mondiale? E servirà a
soddisfare gli interessi di chi?
Le persone politicamente più liberali potrebbero essere più in-
teressate e coinvolte nella questione ufo-et così come i poveri e
quelli che non hanno più nulla. Si potrebbe dire, quindi, che i più
interessati a questo argomento siano quelli che cercano profondi
cambiamenti nella società, a differenza di coloro che possiedono
e controllano il potere. Anche se ora le cose potrebbero cambiare,
questa strana osservazione sociologica è ancora in gran parte vera.
-
ranno il tema ufo-et nemmeno a trenta metri di distanza.
Questa gente crede che ci sia una sorta di complotto capitalista
o comunista per farli sembrare cattivi o qualcosa del genere. In una
nazione dove il termine “liberale” può essere spesso disseminato
come termine sporco e dispregiativo, forse la sinistra si vede trop-
po diffamata per attaccarsi alla questione ufo-et. Quindi, sebbene
i tempi stiano per cambiare, nei prossimi anni c’è ancora la proba-
bilità di ottenere un risultato prevedibile, vale a dire che stiamo per
essere lasciati con politici prevalentemente conservatori e una serie
di politiche conservatrici associate con il modo in cui vengono af-
frontati gli argomenti ufo-et. Questo campo ha bisogno di menti
giovani e brillanti.
Conservatori o no, è dai documenti rilasciati dalla cia che siamo
a conoscenza delle attività delle agenzie di tutto il mondo legate
alla questione ufo-et. La cia ha avuto agenti in tutto il mondo che
raccoglievano informazioni sugli ufo. Alcuni di questi documenti
risalgono al periodo in cui era in corso il Giurì Robertson. Quindi
loro devono aver saputo, come ha detto Michael Lindemann: «Se
il segreto è impossibile da mantenere, allora dobbiamo trovare un
modo per adattarci a questa straordinaria stranezza». Da quello che
ho letto su ciò che è stato rilasciato dal Giurì Robertson nel 1953, si
potrebbero interpretare le circa due dozzine di pagine nel seguente
-
sere i piani di risposta a eventuali imprevisti. Durante il periodo del
Giurì Robertson, la guerra di Corea era ancora una questione im-
portante, così come la guerra fredda con l’urss. Il Giurì Robertson
ne fece una descrizione minuziosa perché il segreto avrebbe dovuto
-
-
genze potrebbero sorgere in futuro avendo come conseguenza il
cambiamento di strategia su come gestire politicamente e sociologi-
camente il tema ufo-et. Forse la copertura dei media, in particolare

maggiore apertura.
Alla luce del fatto che gli et non staranno zitti né andranno via
e di certo non possono essere controllati, la cia e quelli inclusi nel
Giurì Robertson devono aver capito che la strategia del e
cia
e i dirigenti politici di questa situazione avessero capito che quello
che stavano facendo era poco lungimirante, insensato, pericoloso
e insostenibile, avrebbero intrapreso una politica che poneva mag-
giormente l’accento sui concetti di acculturazione alla realtà degli
ufo-et. Il disclosure continua a essere controllato e rimandato attra-
verso questo processo di . Ma è questione di tempo.
de-
degli ufo
acclimatazione. Questa è la dinamica principale con cui viene gestito
il processo di disclosure, in base a queste politiche, in base all’equili-
brio di questi fattori.
Gli esseri umani non sono responsabili dell’esperimento, ma ne
sono assolutamente coinvolti. Come attori hanno un ruolo soprat-

in tutto questo se non per gli innumerevoli individui che si sono


fatti avanti e che hanno affrontato questa faccenda a modo loro.
Nessuno avrebbe fatto questo lavoro e nessuno avrebbe messo su
tutti questi eventi se nessuno si fosse presentato o avesse dato loro
attenzione. Così, man mano che noi dimostriamo collettivamente la
nostra abilità nell’affrontare questa realtà, si altera il risultato dell’e-
sperimento. Ci saranno coloro che ne prenderanno atto ed è mia

dato e detto sempre di più.


I responsabili politici di questo problema sono stati saggi nell’u-
tilizzare la natura umana piuttosto brillantemente. Questi individui
devono capire che la forma più potente e pervasiva della censura
è la negazione, l’auto-inganno e l’auto-censura. L’informazione

-
dui di apprezzare davvero tutte le informazioni e le testimonianze
incorporando questo nuovo materiale stimolante nella loro pre-
esistente visione del mondo. Ma non funziona così. Per la maggior
parte di noi la comprensione funzionale di tutto questo sta nella
creazione di una nuova visione del mondo e di una nuova cosmo-
logia. Quindi l’informazione si fa strada nella società e cade nelle
mani di quegli individui che hanno dimostrato di poter trattare
meglio con l’informazione e con questa nuova realtà coraggiosa.
Questa è chiaramente un’importante parte della dinamica natura-
le dell’esperimento del processo di Questo processo sta
simultaneamente selezionando e preparando la gente che potrà af-
frontare meglio il problema et e gestire questo paesaggio cosmico
in futuro.
Così, a tutti gli effetti, è una pillola amara da mandar giù ma,
straordinariamente, è la gente, la cittadinanza a mantenere il cover-up,
e non il Governo, l’esercito o l’Air Force. Mentre la maggior parte
delle persone preferisce mettere la testa sotto la sabbia, l’Air Force
ha divulgato e probabilmente sta ancora divulgando questa realtà a
buona parte dei suoi cadetti in un modo o nell’altro. Molte nazioni,
ufo. Le organizzazioni po-
litiche, governative e militari ci hanno svelato questa realtà. Ogni

legittimità e l’intensità del fenomeno vengono spenti. Quindi la do-


manda non è se i fatti supportino la legittimità di questi fenomeni; la
legittimità della realtà ufo-et era già provata politicamente e scienti-

che sappiamo che tutto questo è vero, come ci comporteremo col-


lettivamente? Dovremo smettere di pretendere che ciò non esista,
in modo da poterlo affrontare costruttivamente, con chiarezza e alla
luce del sole.
Sempre più spesso trovo che concentrarsi principalmente nello
smontare le cospirazioni sia meno utile. Può sembrare piuttosto ci-
-
to come una forma di intrattenimento post-moderno, in una società
disfunzionale che ha paura di guardarsi allo specchio. Di certo, è
molto più facile incolpare gli altri quando succede qualcosa.
Io credo che le possibilità per il nostro futuro siano tante quante
le stelle nel cielo, ma solo a condizione che rompiamo il modello se-
condo cui tutti siamo parte della cospirazione. Mi piacerebbe vedere
la nostra cultura allontanarsi dall’essere concentrata e ossessionata
nel demolire la cospirazione negativa. Mi piacerebbe invece vedere
la nostra civiltà fare passi determinati, coordinati e proattivi verso
una costruzione creativa del funzionale e sostenibile e del sensibile
e positivo. Parte di questo implica lo sviluppo di tecniche e pratiche
collettive per migliorare il contatto.

arrivare a capire che le civiltà non hanno probabilità di andare molto


lontano senza una componente spirituale sul loro complessivo com-
portamento e sulla loro attività. Non abbiamo bisogno di guardare
lontano per vedere che la nostra fragilità umana e i nostri difetti ci
portano più rapidamente verso l’estinzione della nostra specie.
Utilizzando l’equazione di Drake come esempio, possiamo logi-
camente dedurre che ci sono invece migliaia e migliaia di civiltà in-
credibili tra le stelle che cercano il contatto e il coinvolgimento con
noi. Sicuramente i nostri sforzi collettivi ne determineranno l’esito.
Come disse il recentemente scomparso Wendelle Stevens molti anni
fa: «Stanno aspettando di vedere cosa faremo».
Adottata con il consenso generale nel 2006, la Dichiarazione del-

come è stata conosciuta potrebbe rivelarsi una dichiarazione storica


della nostra crescente disponibilità spirituale di coinvolgere i nostri
-
gio per l’umanità in modi che non possiamo prevedere.
Come è stato detto a Corso: «Un nuovo mondo, se riuscite a
prenderlo».
Vorrei ringraziare Paola per la sua instancabile dedizione verso
questi argomenti come ricercatrice, giornalista, autrice, come educa-
trice e attivista. È anche un onore per me essere stato invitato a far
parte di questo libro.
Vorrei, inoltre, ringraziare Randy Koppang per avermi generosa-
mente dato la possibilità di utilizzare il suo prezioso materiale intito-
lato
Disclosure e disagio nell’era mediatica

di Michael Vogt12

Quando penso agli ultimi sei anni della mia vita passati a fare ricerche
sugli ufo, et ed esperienze di abduction, posso dire senza alcun pro-
blema che non è stato del tutto piacevole. Infatti, c’erano momenti
in cui mi sentivo come se il mio mondo fosse messo completamente
a soqquadro. L’ignoto e l’inesplorato possono essere intimidatori e a
volte spaventosi. È come se niente al mondo avrebbe potuto mai pre-
pararmi a quanto può essere strano e scomodo ciò che è sconosciuto.
Posso solo immaginare che il disclosure causerà lo stesso disagio e
forse panico per altri. Per coloro che non sono pronti per la nuova
informazione, il disclosure potrebbe essere la notizia più tumultuosa e
spaventosa mai rilasciata sul pianeta.

12 Michael Vogt ha trentadue anni, è un tecnico informatico di Tulsa, Oklahoma,


dove attualmente risiede. Oltre a fare ricerche sugli ufo-et, Vogt si diletta an-

Michael era attratto da questo argomento e partecipò alla conferenza presso la


torre di controllo ufo a Hooper, in Colorado, nell’estate 2010. È stato allora
che ci siamo conosciuti e fu lì che gli chiesi di scrivere le sue sensazioni riguar-
do a ciò che aveva sentito. È importante perché lui rappresenta quella fascia di
giovani che raramente vediamo nelle nostre conferenze. Egli ascoltò i discorsi
di Stan Romanek, Charles Hall e il mio. Michael è nella foto nel capitolo Char-
les Hall.
Ho capito dalle sue impressioni che a volte è un “peso eccessivo” per i no-
stri giovani cittadini sentire certe verità. Deve essere fatto in modo “lento” e
“gentile” e certamente dobbiamo cominciare con l’educazione tradizionale. È
necessario includere, quindi, questo argomento nei dipartimenti universitari di
scienze sociali, storia e sociologia.
Ho trascorso anni attraversando gli alti e bassi della dissonanza
cognitiva e, a volte, della depressione. Scoprire che noi umani non
siamo per niente vicini all’apice della catena alimentare tecnologica,
per così dire, è un pensiero proprio spaventoso. Abbiamo semplice-
mente paura di ciò che non capiamo. Per quanto riguarda la quan-
tità di tecnologia avanzata coinvolta, posso anche dire senza alcun
problema che il disclosure da parte del nostro Governo potrebbe non
essere una buona idea, data la quantità di problemi che già abbia-
mo. Il disclosure potrebbe anche causare l’inferno sulla terra, tanto
quanto il chiarimento che spera un inesperto come me. Sento che le
generazioni più giovani saranno ben preparate ad affrontare il fatto
che siamo stati e siamo tuttora visitati da specie avanzate. Le mie
preoccupazioni sono i dettagli che arriverebbero insieme al disclosure.
Non importa se il disclosure avverrà gradualmente o se sarà il risul-
tato di qualche evento; in entrambi i casi non ho dubbi che metterà
a soqquadro il nostro mondo. Sebbene le autorità religiose, come il
Vaticano, affermino che l’esistenza di vita altrove nell’universo non
-
sela con i loro seguaci. I Governi dovranno confessare decenni di
cover-up e menzogne, lasciando i propri cittadini con innumerevoli
domande e con tanta rabbia.

veloce e libero rispetto a qualunque altra epoca della storia, posso


solo supporre che le generazioni più giovani saranno pronte ad af-
frontare le tante nuove informazioni che giungeranno. Sono certo

sono certo che possano farcela. Il modo in cui il disclosure avviene


determinerà quanto doloroso sarà il processo.
vi
Spesso la gente mi ascolta a Coast to Coast sulla con
George Noory e dopo la messa in onda del programma vengo con-
tattata. Robert Koontz è una persona esperta nel suo campo e mi
-
mentale che, attualmente, sta cercando di creare una tecnologia che
permetterà l’estrazione di quantità utilizzabile di energia dal vuoto.
Questa ricerca segue il lavoro di Nikola Telsa e del dottor Thomas
Henry Moray. Dovrei aggiungere che ha lavorato in alcuni progetti
segreti e che ci sono voluti alcuni anni prima che concedesse di fatto
questa intervista (nel 2009).
Poi, fece una comparsa lui stesso su Coast to Coast. Il tema dell’e-
nergia libera è affascinante e attuale soprattutto quando se ne parla
con uno scienziato, uno scienziato d’avanguardia, come Robert. Egli
ritiene che possiamo fare questa transizione tecnologica e merita
davvero di essere ascoltato. Questa intervista ci ha portati in un sac-
cover-up sugli ufo. È
stato un onore per me intervistarlo e condividere questo articolo
con i miei lettori.

paola harris:

robert koontz: Dunque, credo di averti sentita alla radio. Credo


stessi parlando con Whitley Strieber o con Art Bell. Non sono mol-
to sicuro sul dove ho ti sentita parlare, ma ebbi l’impressione che
tu fossi una buona ricercatrice. All’epoca non ero ancora certo di
uscire allo scoperto sull’argomento ufo.

No, stavo lavorando per conto mio su energia libera e antigravità.


Nel 2002 mi ero messo in proprio. Facevo lavori di consulenza e
ho smesso. Negli ultimi sette anni ho usato i risparmi di una vita
per fare ricerche su antigravità e energia libera. Non faccio molte
ricerche sugli ufo. Ne ho fatte alcune solo per informarmi sull’argo-
mento, ma questo è tutto.

No, sto usando solamente i miei risparmi di una vita. I soldi della
mia pensione.

No, lo faccio a casa mia. Ho un piccolo laboratorio lì.

Sì, vivo in Pennsylvania.

Conosco alcuni ragazzi, ho letto qualche loro articolo. Tom Vallone


mi ha scritto un paio di volte. Se ricordo bene, mi ha fatto dei com-
plimenti per la mia lettera aperta a Michio Kaku. Hal Puthoff non
so se mi ha riscritto o no. Non credo l’abbia fatto.
Stai parlando dell’energia libera?

Dunque, non so quanto il Governo ne sappia e anche se ci sono


delle persone al Governo che hanno la risposta sull’energia libera,

che nella ex Unione Sovietica c’erano progetti di armamenti molto


importanti che avrebbero potuto funzionare per loro, ma per ra-
gioni politiche non vennero mai usati. Per lo meno, questo è quello
che capisco. Quindi non so. Qualcuno è dell’avviso che abbiamo re-
troingegnerizzato una nave spaziale, che potremmo volare su Marte
domani o questo pomeriggio se volessimo. Io non vedo nessuna
prova però, quindi non ne sono certo. Non credo che siamo in pos-
sesso di dischi volanti. Forse abbiamo dei pezzi di essi e credo che
questo sia probabilmente vero. Ma sono molto scettico riguardo alle
cose di cui parla Bob Lazar come i dischi volanti nell’Area 51. Non
so se il Governo stia nascondendo qualcosa sull’energia libera. An-
che riguardo a questo sono scettico.

in cui la si usa. La mia ricerca dimostra che non lo è. Le nostre

che non si includano le onde scalari. Avrai probabilmente senti-


to parlare delle onde scalari e delle armi elettromagnetiche scalari
-
sizione contro l’energia libera da parte della principale comunità

Io credo vada oltre l’economia. Penso sia dovuto al fatto che hanno
una certa teoria. Michio Kaku raggruppa l’energia libera con il moto
perpetuo e pensa che sia impossibile averne soltanto uno. Sono si-
curo al 100% che si sbaglia. Io penso che sia possibile.

Qualcosa potrebbe esserlo, ma non sono affatto convinto che ab-


biamo tutte le risposte. Alcune persone credono che il Governo stia
nascondendo tutta questa informazione sull’energia libera, ma io
non ci credo.

Molte delle mie ricerche mostrano che abbiamo una tecnologia retroingegneriz-

black operations
-

Supponiamo che tu abbia ragione e che, quindi, abbiamo una navi-


cella retroingegnerizzata. Perché abbiamo un programma spaziale
così primitivo?
hanno lavorato a un programma spaziale segreto e mi hanno rivelato un sacco

Mi preoccupa l’economia. Abbiamo un debito pubblico di dodici


-
do le stime del Governo. Questo è insostenibile. Io veramente non
vedo come potremmo essere capaci di diminuire questa spesa. I ci-
nesi non sono più così interessati a prestarci soldi. Se non possiamo
prendere soldi in prestito, se cominciamo a stampare 1.8 trilioni di
dollari ogni anno, avremo dei seri problemi. Inoltre, dicono che la
disoccupazione si avvicina all’8%, ma io credo che sia più del dieci.
La disoccupazione è molto alta e la nostra base manifatturiera si è
spostata in Cina e Messico.

ufo
-

Se avessimo l’energia libera, non staremmo pagando agli arabi tri-


lioni di dollari ogni giorno per la benzina, riscaldamento e il costo
dell’elettricità. Immagini quanti soldi risparmieresti se non dovessi
pagare la benzina per la tua auto?

Questo è uno degli aspetti. Un altro motivo è che quando ho senti-

dottor Leir sugli impianti extraterrestri nelle persone mi sono molto


interessato. Questi impianti hanno rapporti isotopici non terrestri.
Questo mi dimostra che provengono da un altro sistema solare. Se-
conda cosa, questi dispositivi emettono radiazioni elettromagnetiche,
vale a dire, in un caso, le onde radio nella regione fm dello spettro
elettromagnetico. Terzo, questi impianti sembrano avere una sorta di
microstruttura. La quarta cosa è che ci sono serie anomalie magneti-
che associate a questi impianti. Questo include plastica magnetizzata.
Come si magnetizza la plastica in questo mondo? Questa è una do-

Ma ascolta, Paola, se vieni trascinata fuori casa tua nel bel mezzo
della notte, magari contro la tua volontà o senza il tuo permesso, e ti

Quante persone hanno malattie e altri tipi di problemi? Che tipo di


persone, extraterrestri fanno questo? Chi sono? Che stanno facendo?
Perché arrivano nel mezzo della notte, sequestrando persone e inse-
rendo impianti nei loro corpi? Non credo sia qualcosa di buono.
Non credo ci sia una sola specie, ma non so quante specie di ex-
traterrestri ci siano. Non credo che siano tutti cattivi, ma mi sembra
che qualche gruppo di essi non sia per nulla buono.

Sì, è anche collegato all’energia libera, perché a quanto pare questi


apparecchi usano energia libera. Producono la loro energia e pare

moderni sanno poco o nulla.

Ho avuto con lui delle comunicazioni via e-mail, lui è d’accordo con

con una persona che potrebbe essere in possesso dell’impianto.


-

Indipendentemente dal parametro che usiamo, l’idea che degli scien-


ziati americani vengano presi dalle loro case nel cuore della notte e
gli vengano inseriti degli impianti nei corpi per me è un problema
di sicurezza nazionale. Non so giudicare questi individui, non sto
dicendo che sono maligni, ma di certo questo non è compatibile con
un normale comportamento umano.

Be’, uno è abbastanza.

No.

No, ho scattato circa venti foto, ma quelle erano le uniche che mo-
stravano meglio l’oggetto a forma di disco e poi un’altra foto mostra
qualcosa di insolito.

Dunque, stavo guidando da Altoona verso Huntington, in Penn-


sylvania, quando vidi questa traccia nel cielo che non sembrava una
scia di condensazione. Non sapevo cosa fosse, così iniziai a scatta-
-
to in macchina, continuando a percorrere la carreggiata ne scattai
qualcun’altra. Era un pomeriggio limpido e soleggiato. Non riuscii

C’era un oggetto a forma di disco con una cupola. Era il 2002, l’an-
no che lasciai il mio lavoro e iniziai a investigare sull’antigravità a
tempo pieno. Poi ho continuato a fare lavori sulla energia libera dato
che, secondo me, l’antigravità è legata all’energia libera.

Sì, un avvistamento mi ha portato a fare questa ricerca. E sono sicu-


ro che avrebbe portato anche Einstein a fare questa ricerca, o, alme-
no, a pensare a questo argomento. Questo è uno dei problemi con
questo apparente cover-up da parte di alcuni individui. Non tutti nel
Governo sono a conoscenza di ciò che sta accadendo con gli ufo.
Probabilmente la maggior parte delle persone crede al Governo. Ma
ci sono alcuni corpi d’élite all’interno del Governo che indagano su
alcune cose, per poi schedarle come top secret e seppellirle tra i loro

Paola, ho l’impressione che tu sia un po’ troppo ottimista riguar-


do agli impianti e sul fatto che loro, forse, sono solo un po’ diversi
da noi. Non sono del tutto convinto che dobbiamo prendere con
leggerezza questi impianti. Io credo che questi impianti extraterre-
stri siano forse una seria minaccia. Che cosa fanno? Lo sappiamo?
Non lo sappiamo?

Lo capisco, ma sto solo dicendo che non sono del tutto convinto
che questo non sia un problema di sicurezza nazionale.
-

Qualcuno potrebbe stare provando a occuparsene, ma credo che


il pubblico abbia bisogno di sapere. Alcune persone, dei gruppi o
corpi d’élite, non dovrebbero trattare questo argomento da soli. La
gente deve sapere.

Qui entri in gioco tu.

impianti sono stati inseriti anche agli europei e le abduction avvengono anche
-
zare solo sulla vicenda dell’abduction

Sì.

fautore del disclosure

Certamente. Non uso molto spesso il termine “certamente”, ma


il disclosure è estremamente importante, o lo sarebbe se avvenisse.
Mi congratulo con il dottor Steven Greer, lui per me è un eroe.
Ma, comunque, ci sono molti altri eroi, inclusi tu, Whitley Strieber,
Art Bell, George Noory e George Knapp, perché avete il coraggio
di uscire fuori dalla corrente convenzionale e non essere parte del
gregge. Questo istinto del gregge è ciò che fa dire alla gente: «Oh,
gli ufo
personaggi che respingono gli ufo e le visite extraterrestri senza mai
guardare un solo straccio di prova.

Potresti aver ragione, Paola, e sono sicuro che per qualche parte
della popolazione sia così.
Ma altri gruppi di intellettuali sono del tutto arroganti. Credono
di sapere, in qualche modo, magicamente, che gli extraterrestri non
stanno visitando questo pianeta – come per esempio Michael Sher-
mer. Sono così stufo di vederlo sorridere compiaciuto, così come le
altre persone che non leggono nulla, non guardano video su You-

un’idea stupida».

disclosure
seti

Paola, ti dirò un’altra cosa. Se avvenisse il disclosure, dipenderebbe dal


modo di procedere, ma hanno coperto questa cosa troppo, secondo
me. E non sto parlando da una prospettiva di informazioni riserva-
te. Ho lavorato contro i sovietici ed ero coinvolto nella raccolta di
informazioni con sistemi elettronici a distanza con la nsa (Natio-
nal Security Agency) e ora altri miei progetti sono molto riservati.

Questo sono, sto parlando da scienziato. A me pare che abbiano


coperto per così tanto tempo gli ufo che sono giunti a un punto in
cui non possono divulgare senza ritrovarsi in un sacco di guai. La
gente dice: «Se fossimo stati visitati, allora che dire degli impianti?»
Supponiamo che divulghino gli impianti e che la gente ne rimanga
veramente sconvolta. Paola, immagina se fossi stata portata fuori
di casa nel mezzo della notte. Sono sicuro che ci hai già pensato.
Se venissi portata fuori di casa nel bel mezzo della notte, che seria
intrusione nella vita privata sarebbe.

Hai esattamente ragione. Hanno mentito per così tanto tempo e


questo è un problema serio. È veramente grave che alcune persone
in ogni parte del mondo vengono portate fuori di casa in piena notte
e vengono impiantate. Non c’è niente da ridere.

Come potrebbe attuarsi il disclosure

Non so. Forse potrebbe essere Obama il presidente del Lui


è la sicurezza nazionale, ma non è della stessa pasta di Bush e Che-
ney; lui probabilmente potrebbe fare ancora per un po’ a modo suo.
Ma non so in che modo potrebbero farlo. Si è dovuto coordinare
con la comunità della sicurezza nazionale, ma loro potrebbero gio-
care contro di lui. Stava per diffondere quelle foto di possibili abusi
sui prigionieri e poi ha cambiato idea. Io penso che abbia cambiato
cose diverse. Ma ascolta, Paola, la mia impressione è che tutto que-
sto si stia accelerando. Potrei sbagliarmi, ma pare che il numero di

dell’intera cosa.

credibile fra tutti ricercatori di abduction

Sto solo dicendo che io ho il mio punto di vista e che non ci sono
abbastanza prove per convincermi che mi sbaglio. È ancora una vi-
cenda aperta.

Roger Lier ha ottenuto alcuni fondi da quelle persone in Arizona di cui abbia-

Potresti aver ragione Paola, ma non sono convinto. A me sembra


che ci sia un’accelerazione di queste abduction. Non so se qualcuno
abbia abbastanza informazioni per arrivare a una decisione su quan-
te ce ne siano, ma non sappiamo quante persone non parlano. È una
questione in sospeso.

È un laboratorio nazionale, e lo era quando ho lavorato lì, quindi

alla ricerca di nuove particelle, principalmente. Ho lavorato nel cam-


è possibile che quando si fanno lavori per la nsa o gruppi differenti si possa
prendere una laurea senza che la cosa si sappia e che ci si impiega meno tempo

La mia formazione alla nsa mi ha aiutato a superare più velocemen-


te il mio corso di laurea. Mi ci sono voluti sette anni per prendere
laurea, master e Ph.D. Normalmente ci vogliono sette anni solo per
prendere il Ph.D in Fisica. In questo modo ho ammortizzato tre o
quattro anni.

È solo un corso, non fa parte del corso di laurea. È un corso interno


alla nsa
ma non riguarda il percorso di laurea universitario.

Be’, io ho fatto qualcosa come trenta corsi di formazione diversi


come quello, ma non li posso includere. Sono quasi esoterici. I corsi
ti aiuterebbero a prendere una laurea, ma non sarebbero validi per
una laurea a meno che un’università non abbia qualche tipo di pro-
gramma speciale dove c’è un reciproco accordo con il Governo. In
quel caso, forse sì. Ma non credo che questi corsi speciali portino
a una laurea universitaria. Mi hanno aiutato in termini di effettivo
apprendimento e conoscenza, ma non in termini di crediti.

No, se lasciavo gli Stati Uniti, anche solo per un viaggio in Canada,
dovevo fare rapporto.
ufo sono ancora un argomen-

Non solo. È diventata anche una curiosità professionale. Ho dedica-


to gli ultimi sette anni della mia vita all’antigravità e all’energia libera.
Invece il mio lavoro con il Governo non aveva nulla a che vedere
con gli ufo. Ero impegnato in incontri dell’Intelligence contro i so-
vietici. Questo era il mio incarico primario, ma adesso non è più così
perché la mia ricerca professionale sull’energia libera e l’antigravità è
collegata agli ufo. Ogni giorno trascorro circa quindici ore nel fare
ricerche in questo campo.

Se provassi ad andare all’università o di nuovo al Governo, per esem-


pio, direbbero: «Tu credi agli ufo o alla energia libera, queste sono
questioni controverse». Quindi ora sono indipendente. Sto vivendo
dei risparmi di una vita. Spero di guadagnare un po’ di denaro da
questo business, che sia anche solo per vivere.

Assolutamente. Credo che io e te siamo d’accordo sul fatto che il


disclosure debba realmente avvenire.

Coast to Coast

Ci sono stati problemi tecnici, quindi lo hanno posticipato. Per il


momento, so che dovrei esserci il giorno 26 con Art Bell.
-
-
stione ufo

Se potessi, direi alla gente di fare un respiro profondo e di pensare


in modo logico a quest’argomento. Direi di guardare questa mon-
tagna di dati, di ascoltare quello che i testimoni dicono e provare a
essere un po’ imparziali. Penso che la maggior parte delle persone,
vedendo ciò che è stato pubblicato e cosa abbiamo a disposizione,
arriverebbero alla conclusione che ci sia qualcosa.
Come scienziato, la mia opinione è che siamo visitati da extra-
terrestri e credo che vengano inseriti degli impianti nelle persone.
Credo sia una questione di sicurezza nazionale e penso che quasi al
100% il Governo stia coprendo questa vicenda. Credo che la gente
debba sapere. Così chiederei loro: «Volete che rimanga nascosto?
Quali sono le conseguenze, se individui extraterrestri entrano nelle
case durante notte, trascinando le persone fuori e inserendo loro
degli impianti? Quali sono le conseguenze di tutto ciò? Vogliamo
questo davvero? Che cosa sta succedendo?» Questo è un argomen-
to che le persone devono affrontare. Devono pensarci e non dare
ascolto a quelle persone che dicono che sono tutte assurdità. Non
sono tutte assurdità.

queste navi aliene possono oltrepassare le istallazioni militari e quindi possono

Sono solidi come la roccia, hanno i piedi ben piantati per terra, sono
-
struggere il mondo. La Terza guerra mondiale è nelle loro mani.
Quando dicono di aver visto un ufo disinnescare i loro missili nei
silos, ci possiamo credere. Non riesco a capire perché la gente ignori
ciò che questi uomini dicono. Lo stesso vale per alcuni di questi pi-
loti, perché non dovremmo credergli?

Hai chiesto cosa voglio che la gente impari. Per prima cosa che gli
ufo esistono. Secondo che l’energia libera è reale. È possibile ali-
mentare le nostre auto, le nostre case, tutta la nostra elettricità da
fonti di energia libera. Vorrei si chiedessero in che modo questi di-
schi volanti volano in tutto l’universo, se hanno qualche sorta di
fonte di alimentazione. Qual è il nostro programma spaziale e come
potremmo imparare da loro a volare verso le stelle.

Sì, io credo di sì, a cominciare dalle compagnie petrolifere, dai Paesi


che hanno riserve di petrolio e un’economia che dipende dal petro-
lio. Non vorrebbero sapere che puoi far funzionare la tua auto con
l’acqua. Questa è un’altra cosa di cui volevo parlare. C’è un tizio che
si chiama Stan Meyer, ti è familiare il suo nome? Ha ottenuto alme-
no sette o forse più brevetti…

Non lo so. Non sono un teorico della cospirazione, anche se credo


nelle cospirazioni. Vorrei che tu lo mettessi in chiaro.

Non penso che se qualcosa non viene fuori dalle notizie ci sia una
cospirazione a coprirla; l’energia libera è stata in giro per così tanto
tempo. La gente ha prodotto energia libera per tanti, tanti anni.
Stan Meyer, di cui ti stavo parlando, ha costruito una macchina ali-
mentata ad acqua e ha ottenuto sette brevetti internazionali. Dico-
no che un giorno era a pranzo con suo fratello, mangiò un boccone,
guardò suo fratello e gli disse: «Sono stato avvelenato». Poi corse
fuori nel parcheggio e morì. Non so se questa sia una storia vera.
Credo che Stan Meyer fosse un uomo sincero e aveva detto che gli
era stata offerta una gran quantità di denaro dalle compagnie petro-
lifere per mantenere segrete le sue invenzioni. Volevano comprare
i diritti del brevetto.

status quo

[Ride.] No, coraggioso è andare in giro a Baghdad in divisa america-


na alle due del pomeriggio.

Rosa Parks è stata coraggiosa. Il dottor King è stato coraggioso. Sto


solo facendo ciò che dovrei fare.

Ora ci sono altre forme di energia libera, Paola, non c’è solo l’acqua.
Il dottor Thomas Henry Moray fu capace di produrre cinquantamila
watt di potenza da un dispositivo già negli anni Quaranta. Se riesa-
miniamo la tecnologia ad acqua di Stan Meyer, potremmo risponde-
re a tutti i fabbisogni di energia nel mondo.
Questa è una buona idea; cercherò di mettermi in contatto con lui.

Credo che il dottor Greer sia una brava persona e penso che stia fa-
cendo una cosa lodevole. Ho il massimo rispetto per lui. Ho scritto
questa lettera aperta su Michio Kaku. Credo che sia uno scienziato
brillante, quindi non lo sto attaccando come persona, ma credo che
abbia un’idea sbagliata riguardo all’energia libera.

ufo -
no state visite e sapeva che c’erano state abduction

Ti dirò un’altra cosa, Paola: questo programma spaziale è in condi-


zioni penose. Secondo me è un casino. In cinque anni non saremo
nemmeno in grado di uscire dagli Stati Uniti.

È una triste situazione economica. Siamo andati sulla luna negli anni
Sessanta e Settanta. Da allora non abbiamo fatto tanti progressi. E
questa navetta spaziale è una bomba a orologeria.

-
quel tempo!

Se avessimo messo a punto un piano spaziale invece di uno shut-


tle… avremmo fatto meglio a salire con un pallone a cinquantamila
piedi e poi decollare.

Sarebbe interessante incontrare un extraterrestre, non è vero?

Hai intervistato così tanta gente: il dottor Corso, Paul Hellyer. Le


persone si sentono a loro agio quando parlano con te. Sei irruente,
come dire, combattiva.

Oppure almeno scoprire che è possibile. L’accettazione degli ufo ci


direbbe che un tale viaggio è possibile. Per come è ora, la maggior
-
sitati. Anche se sono sicuro che alcuni gruppi di scienziati sanno…
Ho sentito un italiano dire che se avesse saputo che c’erano extra-
terrestri in visita sulla Terra allora non avrebbe fatto il suo lavoro.
Secondo me, l’ha detto perché sa che loro sanno tutto quello che lui
sta cercando di imparare.

Ma il 95% dell’universo è costituito da una qualche massa di energia


di cui non sappiamo nulla. Nessuno vuole dire: «Non so».

Tu la pensi così, Paola, hai un tale livello di energia positiva… Sei


una persona così positiva, e la tua personalità è eccellente. Non vo-
glio dare l’impressione di essere sessista, ma tu guardi questo faccen-
da attraverso il lato umano femminile. Sei una donna molto affasci-
nante. Questo è uno dei motivi per cui ti ho contattata, perché sei
accessibile e non sei critica.

Grazie!

Ho parlato con Michael Salla ed è una brava persona.

Non credi che abbiamo già abbastanza informazioni sugli avvista-


menti?
disclosure -

Ti ho chiesto del colonnello Corso? La sua conoscenza dei sistemi


di antigravità extraterrestri era basata sulla cancellazione dei campi
elettromagnetici. Allora aveva ragione, secondo me.

ufo Magazine
procurarti una copia del libro italiano saresti interessato a leggere i suoi appunti

-
naggio di poco conto.

Annienteranno anche me.

Dovresti vedere le lettere che ho ricevuto da gente che diceva: «Tu

disclosure

Ci stiamo muovendo verso alcune di queste aree con la conoscenza.


Di certo Corso non ha appreso quello che sapeva “dal nulla”. Io
ho iniziato nella Marina, lavorando nella sicurezza nazionale. Se il
colonnello Corso dice che qualcosa è vera e Michio Kaku afferma il
contrario, io credo al colonnello Corso. Non aveva certo niente da
guadagnarci collegando il suo nome a quello degli ufo
Ha fatto un disegno che mostra la cancellazione del campo magne-
tico. Non so come abbia ottenuto queste informazioni, se gliele ab-
biano date gli extraterrestri. Attualmente, John Hutchinson, in Ca-

laurea, non sa molto di matematica, ma può prendere una barra


d’acciaio di 3x3 pollici di spessore, un piede lungo e può trasfor-
marlo in gelatina. Può fare levitare palle di cannone di 70-lb. Tutte
queste informazioni sono sul mio sito (www.doctorkoontz.com).

Questa si rivelò essere una conversazione meravigliosamente inten-


sa perché l’interesse di Robert era per tutto, non solo la parte scien-

meglio di me e con totale onestà. È stata una conversazione più che


un’intervista: abbiamo molte idee e punti in comune.
Colin è stato ospite speciale con la dottoressa Lynne Kitei all’evento
ce-5 di Steven Greer a Rio Rico, in Arizona. Il suo discorso è stato
informativo, nonché illuminante, e io, nel novembre 2009, ho voluto
approfondire la discussione di un fenomeno che non vedevo l’ora di
capire meglio. Il suo contributo in questo campo è immenso. È una
delle persone più spirituali che abbia mai conosciuto. Sono venuta
a sapere che ha avuto un’esperienza et da bambino e che da allora
la sua vita e il suo lavoro sono stati segnati per sempre. Tutto inizia
a quadrare. Tutto lentamente si amalgama. Queste sono veramente
esperienze che trasformano.

paola harris: -

colin andrews: Avevo già raggiunto un alto incarico in un reparto in


cui avevo duecento sottoposti. Nel 1983 stavo andando a un meeting.
Mentre guidavo e pensavo al programma, guardai in basso alla mia
sinistra e vidi un gruppo di cinque cerchi in un campo. Guardai me-
glio, mi trovavo su un’altura da dove si vedeva questo campo vergine
di grano dorato. Non avevo mai sentito parlare di qualcosa di simile,
non riuscivo a immaginare il motivo per cui qualcuno avrebbe dovuto

l’auto e raggiunsi quel punto a piedi. Lì, mi resi conto di quanto strano
fosse il fatto che non vi fossero tracce. Eppure camminai in mezzo
a piante di grano intatte, che stavano dritte e mi chiedevo come mai
non ci fossero tracce né dentro né fuori questi cerchi. Così iniziai a
-
tivi, quindi telefonai alla polizia locale per chiedere che cosa sapeva-
no a riguardo. Poi parlai con un contadino, che mi disse che erano lì
da anni. Successivamente, ho saputo da un altro contadino che quei
cerchi erano lì già nel 1923-24. Capii che non si trattava di qualcosa
di recente, ma che facevano ormai parte della storia. Incontrai anche
Pat Delgado, che in quel periodo si era appena licenziato dal progetto
Mariner alla nasa, dove era stato un progettista.
Ecco, dunque, com’è iniziato tutto. Fui da subito affascinato, dato
che sono un ingegnere. Li guardavo ma non sono mai riuscito a capire
perché fossero chiaramente tagliati, come se fossero stati realizzati
con uno stampino.

Sì, all’inizio fu così.

Non conducevo una vita regolare, infatti divorziai. Ero sempre im-
-
tetta da un sistema di allarme, i media andavano e venivano con-
tinuamente. Era pazzesco. Sono arrivato a un punto in cui ero il
responsabile di duecento persone, eppure il centralino prendeva più
chiamate per me relative a questo “hobby” che per il mio lavoro.

sarebbero potuti entrare nel mio sito e mi avrebbero chiesto degli ufo; io non po-
Sì. Il mio capo venne da me un giorno e mi disse che dovevamo par-
lare di quello che stava succedendo. E mi disse che dovevo scegliere
tra le due cose.

Sì, è stato carino, in realtà era interessato all’argomento. Mi chiede-

famiglia è venuta addirittura alle mie conferenze. Ma lui era stato


messo sotto pressione dai suoi capi. Così ci pensai su e mi dissi: «Ho
un libro bestseller a livello internazionale, , ho
soldi che mi arrivano in banca…»

Assolutamente. Così decisi di lasciare il mio lavoro e di iniziare


-
za. Stavamo esplorando aree militari con aerei ad alta quota. Avevo
alcuni buoni contatti, dato che ho iniziato all’interno del sistema

Tu lo conosci Nick Pope, è una bravissima persona. È da quando


l’ho conosciuto che ha la mia stima. Lo apprezzo molto come pro-
fessionista. Lui ha avuto esperienze personali.

Quindi era importante stabilire che il Governo britannico avesse


cercato di riscrivere la storia. Avevano raccontato una serie di bugie
legate agli ufo e ai cerchi nel grano e ciò che dovevo fare era aiutarli
a rendersi conto che avevano sbagliato. Non voglio dire che avevano
mentito, voglio solo dire che avevano sbagliato perché c’era un livel-
lo di coinvolgimento di cui non erano a conoscenza. A tal proposito,
ho voluto rilasciare una dichiarazione in cui si riconosceva la mia do-
cumentazione a riguardo che lo testimoniava. Questo era tutto ciò
che volevo. Se davvero ci stiamo muovendo verso un nuovo livello
di energia ed è così, dobbiamo stare molto attenti perché la fase 2,
questa nuova fase, non è una replica della precedente.

È un desiderio di ricerca della verità. È come il fatto che ognuno


di noi è tagliato per fare qualcosa. Per quanto mi riguarda, ho visto
qualcosa che ha stimolato ogni parte di me.
-
deva. Ho passato anni e anni a mettere insieme pezzi ma il quadro
non è ancora completo. Credo che sia proprio vero, tu sei una brava
persona e posso dirtelo, perché so che tu e io abbiamo conoscenze
in comune. Di certo, per me è stato molto sconvolgente anche se
ho cercato di non darlo a vedere… Credo che tutti noi soffriamo un

-
mo dei dati che a volte vengono manipolati. Quando la gente dice
che ho fatto ricerche su questo per tre anni, io so che non è vero
perché su quei campi c’eravamo solo io e altre tre persone, oltre ai
contadini che lavoravano con noi ed eravamo le uniche persone lì.

Nel 1983. Andai con Pat e Terence. Arrivai nel 1983, mentre Rusty
Taylor arrivò nel 1985.
Il fatto è che diventa una sorta di religione, di credo. Questa è una
cosa che voglio dire e non mi dispiace se la pubblichi, perché vorrei
rimettermi in contatto con amici che rispetto e che si sono allonta-
nati da me, come Jaimie Maussan.

Il fenomeno dei cerchi nel grano causa la stessa cosa a me come ricercatrice per-

in quanto non posso parlare dei cerchi non fatti da loro come per esempio quello

Capisco e, se la cosa può consolarti, posso solo dire che la vedo così
anch’io. È l’unica ragione per cui sono ancora qui di fronte a te oggi.
Dopo aver stabilito che esiste un fenomeno, non ho dato la mia at-
tenzione alle persone che li stavano facendo perché ero furioso con
loro. Quando ho avuto il primo contatto, c’era ostilità tra noi, pensa
a Doug e Dave [Doug Bower e Dave Chorley, due anziani inglesi
che hanno realizzato molti dei cerchi nel grano per farsi pubblicità
e guadagnare, NdT] ho fatto sembrare quei due uomini così stupidi.
Quelli che realizzano questi cerchi nel grano dovrebbero prendersi
la responsabilità, piuttosto che farla ricadere su coloro che studiano
questo fenomeno per scoprire la verità. Continuano a fare cerchi nel
grano ma almeno dovrebbero informare la gente e noi ricercatori
riguardo al motivo per cui li fanno.

Sì, ma sarebbe pericoloso. Io sono in possesso di dati e informazioni


che potrebbero far andare in galera un bel po’ di persone. Grazie ai

ad avere informazioni che potrebbero essere consegnate alla polizia,


se solo i contadini volessero realmente allontanare queste persone
dai loro campi. In questo modo tutte le persone coinvolte nella rea-
lizzazione di questi cerchi verrebbero denunciate e processate. Que-
sta è la legge.

Sì, stanno infrangendo la legge. Hanno fatto dei danni. Se, dunque,
sono tutte bufale, come dicono, avrebbero fatto dei danni piuttosto
ingenti.

Vandalismo, sì.

I dati. Non riuscivo a dormire. Pensavo: «Adesso conosco l’argo-

Conoscevo alcuni che ne avevano un bel po’. Da loro abbiamo ap-


preso che c’erano delle persone con telecamere a scarsa illuminazio-
ne. Si trattava di agenti sotto copertura. Professionisti, investigatori
della polizia in pensione.

Sì, molti di loro sono artisti; è come sostenere il misticismo, perché


ne è una parte.

utilizzando per farle, associando i nastri, quindi noi abbiamo detto:


«Bene, abbiamo il 100% di prove su queste persone, e questo è ciò
che mostrano». Abbiamo misurato i contorni per poterci poggiare

parte era veramente impressionante. Le abbiamo confrontate con


quelle di cui non avevamo immagini a scarsa illuminazione, non
ci sono tracce di queste persone. Questa scena è riportata qui con
uno strumento della stessa ampiezza di quello usato lì. Poi cerchia-
mo il punto di partenza principale della geometria, che è da dove
le persone hanno accesso al fulcro della stessa effettiva geometria.

costruiscono circa il 79%. Nessuno studio si adatta a quello. Quin-


di ecco la prova.

Sì.

Sì, ma questo vale per il Sud dell’Inghilterra. E per un periodo di due


anni. Non in tutto il mondo, questa è una differenza. È un fenomeno
Questo è vero, una delle cose sulle quali riconosco di aver sbagliato è
questa: avrei potuto fare un favore a me stesso e a tutti gli altri dicen-
do che ci sono delle prove solo per un 20%. Mi piacerebbe averlo
detto. Lo dico adesso. Mi piacerebbe averlo fatto, ma non è così, e
non si può tornare indietro. Si tratta degli stessi dati.

Sì, molto. Ho viaggiato con Giorgio Bongiovanni, ha fatto un buon


lavoro su questo, ma mi sono sentito davvero in colpa. Mentre lui
stava completando il documentario – aveva fatto davvero un ottimo
lavoro – io ero lì a fare quello che pensavo la mia anima mi dicesse
di fare, vale a dire, condividere i risultati dei miei dati.

Personalmente non ho venduto granché del mio libro seguente; era


pieno di dati. Tutti hanno pensato che fossero bugie.

Sì. C’è una parte della nostra comunità che è cattiva quanto i go-
verni che ci sembrano che stiano provando a chiarire. È possibile
andare, come hai fatto tu, nel centro sud dell’Inghilterra, a Avebury,
Stonehenge; tutti i libri sono lì, roba sui cerchi nel grano, gioielli, le
t-shirt… So che se avessi mantenuto un approccio ottuso, anch’io
avrei avuto della roba in vendita in quel posto. Avrei fatto un sacco
di soldi col mio primo libro. Io ho sempre parlato con il cuore, non
stavo con gli imbroglioni, non li sopportavo. Tutto andava bene per
me. Ma nel momento in cui ho iniziato ad avere un confronto con
loro, è stato Matthew Williams a dirmi: «Colin, senti, ho davvero
rispetto per quello che stai facendo, ma stai sbagliando un sacco di
cose. Bisogna che ascolti alcune delle cose che stiamo cercando di
dirti». Per la prima volta ho aperto la mia porta. Ho iniziato a impa-
rare alcune cose. Siamo stati poi avvicinati da Galbraith e Rockfel-

avrebbe accelerato la nostra comprensione di questo fenomeno.


Forse questo ci aiuterà a separare chiaramente quelli che sono stati
realizzati da qualcuno da quelli che invece non possono essere creati
dall’uomo. Quello che bisognava fare era essere coraggiosi e non
dovevo esserlo necessariamente io, ma anche le agenzie che stavano
lavorando sulle mie informazioni. Dissero che quelle persone aveva-
no lasciato tutto per andare su quei campi. Ho visto cerchi in Giap-
pone; sono stato lì. Sono andato in Brasile. Sono stato a Taiwan, in
Canada, Australia…

Quello sarà il mio prossimo libro.


Sì. Credo che ci saranno sempre due fazioni. È come dire: fazioni
politiche e fazioni religiose. Esistono in tutte le materie, in tutte le
famiglie, in tutti i posti. C’è il positivo e il negativo. C’è sempre que-
sta forza motrice e due forze opposte.
Credo che la coscienza sia la scienza principale che collega l’u-
manità e le altre forme di vita. È una parte della spinta di cui alcune
persone hanno bisogno per una comprensione migliore della spiri-

nostre differenze, di arrivare allo stesso punto con rispetto. Stiamo


cercando la chiarezza e la coscienza nei cerchi nel grano autentici.
La ragione per cui sono andato oltre e ho abbracciato la coscienza è
che improvvisamente, quando lo fai, ha un senso. Oggi, mi spingerò
un po’ oltre rispetto a quello che ho detto alla X-Conference Parle-
rò di qualcosa di cui non ho mai parlato, alcune delle mie esperienze
personali.

Sì. Non ne ho mai parlato in pubblico. Mi accadde qualcosa quando


avevo cinque anni, due volte in realtà. Qualcosa che ho chiuso dentro
e di cui non ho mai parlato. Perché negli ultimi tre anni ho provato,
non so se con successo, ma ho provato a usare la mia formazione

posizione di una persona che è affascinata da ciò che guarda, a tal


punto che adesso sento che devo avere una risposta. Questo è ciò

modo. Esaminare, guardare, essere preparato a mantenere un pensie-


ro laterale. Non chiudere il pensiero se non si adatta a un criterio o

adatta, quindi quello che sto cercando di fare è mantenere aperto un


pensiero laterale.
Questo è quello che è successo. Quando mi rendo conto che avven-
gono degli imbrogli, vedo l’immagine allo specchio di ciò che sta
accadendo qui. E quindi sento che devo denunciarli. Doug e Dave,
li conosci? Doug disse a Dave, davanti a John McNish sulla bbc, che
-
mittente del suo documentario che poi aveva venduto a un privato.
Quando John intuì dai non più giovani Doug e Dave che quella era
la risposta al mistero dei cerchi nel grano, si sorprese. Io no. Doug
disse a John che era avvenuto qualcosa di strano, come se qualcuno
avesse detto loro di fare quei cerchi. Io l’avevo detto che qualcosa
aveva turbato quei due, perché era innaturale per loro. Ora lo dico
a te, Paola, ma già l’avevo detto alla gente, anche se non l’ho mai
pubblicato. Non lo faccio per vantarmi, la mia famiglia mi conosce,

Tutto questo sta accadendo. Tu sai che mi è successo qualcosa quando


avevo cinque anni, ma non ne parlo. Ho avuto una ventina di esperien-
ze, facenti parte del regno del “cosa diavolo è successo?” Ma, oltre a
questo, sono una persona molto regolare. Ero in Inghilterra, a casa di

stato nel campo poiché ero lì per quel motivo.


Questo è quello che è successo anche a me. Ha detto qualcosa che
ho capito e che poi ho fatto. Diceva: «Devi andare avanti. È questio-
ne di tempi. Devi andare avanti con questo adesso». Ho capito subi-

attraversarlo. E attraversarlo subito, a causa di quello che sarebbe


arrivato dopo. Sono saltato dal letto e ho pensato: «Cosa diavolo
era?» Ho capito subito e ho pensato: «Siamo pronti a questo?» A

avevamo ottenuto da quelle percentuali, su quanto sicuri eravamo di


questa situazione e su come affrontarla. Mi sono svegliato la mattina
seguente. Non mi ero nemmeno alzato dal letto. Il telefono stava

era al piano di sotto. Era la bbc: «Colin, la notte scorsa ho avuto la


sensazione che potresti avere qualcosa per noi».

[Ride.]

«Che cosa sta succedendo nel mondo dei cerchi nel grano? Ho la
sensazione che tu possa darci qualche informazione».

Penso che questo sia uno spunto. Così sono andato avanti e, meno
di trenta ore dopo, la “storia”. Questo è ciò che ha scatenato l’intera
faccenda. A ogni modo, io non so nemmeno come sia venuto fuori.

-
-

Sì, sì, lo è.
Allora, io credo che quello che mi è successo quando avevo cinque
anni, prima di qualsiasi evento di cerchi nel grano, sia stata come
una sensazione interna che mi ha lasciato prevenuto, nel senso che
successivamente, nella vita, avrei visto cose e avuto esperienze che
-
lo che già mi stava turbando. Mi stava turbando perché ho sempre

anche con John Mack e David Jacobs ed erano disposti ad aiutar-

casa mia. Per pochi istanti, non pensavo di poter essere regredito.
Ho dovuto tenere la mia mente sotto controllo. Non voglio essere
bloccato in nessuna cosa, lo sai, ho un po’ il terrore. Così quel che
è uscito fuori dalla regressione è chiaramente una delle cose che ha
-
-
ne hanno messo in discussione tutto il lavoro che avevo fatto. Avevo
appena dato le dimissioni dall’ultimo lavoro con il Governo, avevo
impegnato la mia vita, ho guadagnato dei soldi con il mio libro Cir-
cular Evidence, ma adesso è come se dovessi ricominciare e puntare
su me stesso. Il terzo evento è stato il fatto che ho perso tanti amici.
Voglio dire che per questa ricerca il mio primo matrimonio è fallito,
ho perso la mia famiglia, il mio Paese.

Vivo qui perché ho conosciuto la mia seconda moglie qui e lei vive
in America. Non posso dire che l’America sia stata buona con me,
ma la mia famiglia è stata straordinariamente comprensiva. La mag-
gior parte della gente, credo, non dà credito a ciò che la famiglia
deve affrontare. Mi considero fortunato per essere uno di quelli che
ha fatto ciò che era la propria passione.
Sì, ora sono supportato.

ufo

Io credo che ci siano troppi intrecci tra l’esperienza ufo, l’intera


serie di fenomeni e i fenomeni dei cerchi nel grano, per dire che il
tutto sia separato. Io mi vedo molto connesso.

Sicuramente nell’argomento di discussione.

Ognuno deve stare al proprio posto, capisco questo. Queste per-


sone sono state trascinate nelle equazioni che ci hanno portato a
quei numeri, ma sebbene l’80% sia piuttosto rappresentativo nella
valutazione totale, io credo che quel pochino che manca sia davvero
importante. Qual è la differenza tra le luci che brillano nel cielo e le
luci che pensiamo di vedere nella nostra mente? Qual è la differenza
tra le persone che sentono di dover realizzare cerchi nel grano, quel-
le che ci stanno ingannando e quelle che creano ufo e cose simili?

-
dei conti, l’interazione ha avuto luogo. Siamo impegnati nel proces-
so. Nei campi, nel cielo, tutto torna indietro alla stessa cosa. E tu
hai assolutamente ragione; l’unica cosa che realmente smentisce è la

Questo è davvero spaventoso.

Guerre stellari e sei

Oh certo.

Io, personalmente, penso di sì.

Mi baso su una conversazione che abbiamo avuto, c’eri anche tu ma


magari nemmeno te lo ricordi. Comunque una sera andammo fuori
a cena, non ricordo dove. Eravamo lì io e te, il colonnello Corso,
sua nuora e il nipotino. Ciò che mi ha colpito molto è stato che lui
era lì a parlarci di una sua esperienza personale, della sua storia e di
un episodio che aveva condiviso con la nuora riguardo a un ufo che
aveva visto. Ho pensato che, se stava mentendo a noi, lo stava facen-
do anche con la sua stessa famiglia. So che ci sono molte persone
che non gli credono, ma io personalmente sì.

Ecco che ci risiamo di nuovo: la cosa che ci rende corrotti è il bisogno di soldi per

Sentivo che era un passo importante. Mi ha dato la forza di avvici-


narmi e parlare pubblicamente riguardo a ciò che i governi sapevano
dei fenomeni ufo. Ho pensato che fosse un’iniziativa molto impor-

per quello che ricordo c’erano altre venti o trenta persone.

disclo-
sure

Di sicuro mi piace credere che sia così. Però so che c’è una storia
così contrastante delle Nazioni Unite che potrebbe comunque esse-
-
tico ci sono molti input e la gente non è d’accordo su nulla. Quindi
-
la clausola costituita nel 1978, con un approccio multinazionale. Ci
sono molti modi per dar voce a un’opinione, se poi stai affrontando

passare attraverso canali appropriati.

hanno avuto un cambiamento nella struttura politica del Paese che ha avviato

Eri davvero al centro dell’intera faccenda, non è vero?


C’era un fracasso accanto al palco, qualcuno stava protestando. Di
cosa si trattava?

disclosure: prima di cominciare a

ufo

C’era certamente un’atmosfera di tensione, ma a causa della lingua


non sapevo cosa stesse succedendo. Ho pensato che poteva esserci

vita; era lì a rivelare qualcosa di segreto. Ho ammirato quell’uomo.

E vedrai, come dico molte volte, che noi, che “la gente disegnerà
una linea”. Questa è la linea.

Abbiamo nelle mani il nostro futuro e abbiamo il potere per realizzare una

Esatto. Molti di noi hanno incontrato quelle persone di potere; sappia-


mo che non hanno cuore, sono malvagie. Se non sono con la gente,
se non hanno sincerità, amore, compassione, comprensione, vuol dire
che non sono le persone di cui abbiamo bisogno. Adesso è il momento
giusto. La linea è disegnata. Siate voi stessi, oggi. Siate voi stessi.
-5

Ho notato ultimamente che, mentre predicavamo al coro, il coro


ha deciso, più o meno, di restarsene a casa. Preferiscono seguire le
conferenze in streaming o semplicemente non partecipano perché
hanno già sentito parlare la maggior parte di noi e a loro avviso “è
sempre la solita solfa”. Riceve “attenzione” chi sostiene la teoria
della cospirazione – accusando il Governo per tutto – mentre noi,
che siamo per la verità, veniamo messi a tacere. Come conseguenza
si crea una bassa vibrazione, che favorisce la circolazione di un mes-
saggio di paura, che certo non facilita il disclosure.
Nonostante tutto, credo che le cose si stiano spostando su un al-
tro livello: un livello che non possiamo né vedere né sentire, ma che
è pieno di energia sottile che possiamo sicuramente percepire. Sta
colpendo la maggior parte di noi come un peso di venti chili e sta
causando uno spostamento del nostro pensiero.
Tutto ciò è accaduto a Rio Rico, in Arizona, sul tetto di un vec-
chio albergo spagnolo dove il dottor Steven Greer, il gruppo cseti e
alcuni ospiti speciali, tra i quali la dottoressa Lynne Kitei, Colin An-
drews e il dottor Ted Loder, hanno unito le energie per mandare un
messaggio chiaro alle culture cosmiche in visita. Ogni contributo è
stato essenziale per questa formula perché era estremamente perso-
nale. Quasi tutti, incluso Steven Greer, hanno parlato di esperienze
pre-morte e di una consapevolezza acuta del fatto che facciamo tutti
parte di qualcosa più grande di noi.
Lynne Kitei è andata al di là delle luci di Phoenix e ha parlato
di questo come di un evento che avrebbe cambiato la vita. La sua
presentazione si è trasformata in un’esperienza di comunicazione.
Anche Colin Andrews ha parlato della sua esperienza di “contat-
to” avvenuta quando aveva cinque anni e del modello circolare che
è apparso fuori dalla sua casa in Inghilterra, che ancora adesso è un
po’ visibile. Qualcosa l’ha condotto a indagare sui cerchi nel grano,
qualcosa lo ha chiamato in servizio. Ma allora, siamo tutti parteci-
panti volontari? Abbiamo ricevuto la chiamata nel periodo forse più
cruciale della storia della Terra.

alla ricerca di una soluzione al dilemma dell’energia libera e dell’e-


nergia zero. La sua passione rappresenta la passione del progetto
Orion del dottor Greer: l’obiettivo è salvare il nostro pianeta grazie
allo sviluppo di energie alternative. È tutto abbastanza complesso e
potrebbe essere una questione piuttosto controversa, ma non vi è
alcun dubbio che debba essere fatto ora.

Forse è questo!
Tutta questa interazione ha unito relatori e pubblico in un modo che
non ho mai visto prima: è diventato tutto intensamente focalizzato
sebbene fosse estremamente personale. È stato un cambiamento im-
portante. Va notato che questo particolare pubblico era un po’ diver-
so dal solito: c’erano molte facce nuove, molti che avevano viaggiato
all’estero. Erano più silenziosi, alcuni facevano discorsi pesantemente
intellettuali e sembravano più meditativi nelle pause. Erano parteci-
panti volontari che cercavano divertimento ma al contempo erano de-
siderosi di partecipare, per fare la differenza, per attivare qualcosa…
È stato molto strano anche il fatto che, nel tentativo di coprire
-
cata nell’area del palco. Era presente una potente energia. Mi sono
resa conto che non abbiamo bisogno di “vedere” per credere. Si
-
sta in modalità “aspetta e vedrai”. Stiamo tutti aspettando.
Nel mio libro, ho parlato dei protocolli cse-
tisul ce-5 per il contatto et e la diplomazia dei cittadini. Il 24, 25 e 26
ottobre 2009, a Rio Rico in Arizona, nel bel mezzo del deserto, a po-

testimone in prima persona di qualcosa di forte: protocolli di contatto


basati sulla “meditazione, su un approccio organizzato, sul rispetto re-
ciproco” e soprattutto su un intento “positivo”. Sta tutto nell’intento.
Il dottor Greer e il suo gruppo stanno facendo qualcosa di giusto.
Qualcosa che funziona. Qualcosa che sposta l’energia. Provoca fe-
nomeni di luce e contatto visibile. È un esercizio di unità, interezza
e amicizia cosmica. Attiva qualcosa in una dimensione indescrivibile
che non è ancora sfruttata. Per me è stato un nuovo tipo di esperien-
za: relatori che fanno lezione di mattina e meditazione all’aperto di
notte. Nessuna confusione e niente chiacchiere da venditori.
I laser verdi puntati nel cielo scuro, a trecento miglia nello spazio,
erano tanto potenti da sembrare la scena allestita in Incontri ravvicinati
del terzo tipo, completa di suoni registrati dall’interno dei cerchi nel
grano. Una voce riecheggia: «Tutto tranquillo, siamo pronti?» Siete
pronti per questo?
Sono convinta che qualsiasi cosa venga fatta d’ora in avanti do-
vrà essere in qualche modo costruita su questo modello. Dobbiamo
cambiare i nostri incontri. Preghiera, meditazione e soprattutto pura
“intenzione” senza rabbia e odio, compassione e comprensione muo-
veranno tutto questo verso il posto giusto per il cambiamento. Dob-
biamo smettere di accusare i governi, le forze armate. Dipende da noi.

È stata l’ultima chiamata alla ribalta per Michael, la pro-

«Smettiamola di dipendere dai governi e dai politici per cambiare.

Anche se Michael stava parlando di salvare il pianeta, noi parlia-


mo di disclosure
Siamo tutti coinvolti, non importa quale sia il nostro ruolo. È
tempo di stare insieme. Potremmo non avere un’altra possibilità.
This is it!
vii
Nel 1945 due ragazzini ispanici vissero un’esperienza straordina-
ria. José Padilla di nove anni e Reme Baca di sette assistettero allo
schianto di un disco volante nella proprietà di Padilla, vicino alla cit-
tà di San Antonio, nel New Mexico. Furono testimoni di uno degli
eventi ufo più spettacolari della storia.
Il nuovo libro intitolato
è stato pubblicato a febbraio 2011 ed è il
racconto dettagliato di José Padilla e Reme Baca di ciò che è accadu-
to nella loro infanzia. In questo libro raccontano quello che hanno
visto, lo schianto effettivo, l’aspetto delle creature, i frammenti che
hanno raccolto, la pulizia effettuata dall’esercito e un’analisi appro-

Pubblicato per la prima volta sul Mountain Mail, a Socorro, nel


New Mexico, il 2 novembre 2003 dal giornalista Ben Moffet, il
caso è poi passato a me, Paola Harris, giornalista-ricercatrice, il 4
-
le invito del testimone Reme Baca mi hanno portato a volare a Gig
Harbor nello stato di Washington, nella parte settentrionale degli
Stati Uniti, per intervistare lui e sua moglie Virginia, nel luglio del
2010. Considerando che José Padilla attualmente vive in Califor-
nia, l’ho intervistato per telefono dalla casa di Baca. Durante la
mia permanenza di due giorni ho potuto vedere e fotografare il
pezzo che José aveva estratto dal disco volante e studiare l’analisi
dettagliata della sua composizione eseguita in Europa.
È uno dei casi più sorprendenti che io abbia mai affrontato nella
mia carriera e aiuta a completare il puzzle del perché ci siano stati
così tanti recuperi di frammenti da schianto in New Mexico. Citan-
do le parole del giornalista Ben Moffet, che descrive molto bene il
cover-up, andiamo a vedere in che punto della storia ufo si inserisce
questo avvenimento.
È stato in questo crogiolo di sospetti e di disinteresse che un piccolo
contingente dell’esercito degli Stati Uniti è passato quasi inosservato per
San Antonio verso la metà dell’agosto del 1945 per un incarico segreto.
Poco o nulla è stato stampato sulla missione avvolta nella “segretissi-
ma” atmosfera di quei tempi. Il distaccamento militare, apparentemen-
te, andava da White Sands Proving Grounds verso est, dove era esplosa
la bomba. Era un’operazione di recupero diretta al deserto di mesquite e
, a ovest della vecchia US-85, quello che ora è 139 Milepost,
l’uscita di San Antonio dell’Interstate 25.
Per diversi giorni, i soldati in uniforme dell’esercito caricarono i resti
frantumati di una “macchina volante” su un camion e li portarono via.
Due ex abitanti di San Antonio, Remigio Baca e José Padilla, testimoni
oculari dell’evento, sostengono fermamente che tale operazione abbia
avuto luogo tra il 20 e 25 agosto del 1945. Padilla, che aveva allora nove
anni, e Baca, che ne aveva sette, osservarono di nascosto gran parte del
lavoro di recupero dei soldati.

Grazie al lavoro di Ben Moffet e ora grazie agli stessi testimoni,


che hanno circa settant’anni, il mondo capirà l’interesse extrater-
restre nella scoperta da parte nostra della bomba atomica, che ha
aperto un vaso di Pandora nella storia umana che non può essere
facilmente chiuso e che ha messo l’umanità ed eventuali visitatori
di altre dimensioni in pericolo di distruzione totale. San Antonio
è stato più di un incidente, un avvistamento, un evento. È stato un
avvertimento che oggi i militari continuano a ignorare, sia negli Stati
Uniti che all’estero. Se pensiamo alla coraggiosa testimonianza della
-
li dell’usaf in pensione, al Press Club di Washington il 27 settembre
del 2010, allora ci renderemo conto che è arrivato il momento di
parlare. Se questi visitatori hanno la capacità di disattivare o di ab-
battere i nostri missili nucleari, allora è chiaro che, settant’anni dopo,
stanno passando all’azione.

potente avvertimento per il pianeta.

Intervista a Reme Baca, Stato di Washington


José Padilla in collegamento telefonico dalla California
5 luglio 2010

paola harris:

reme baca: Sì, nell’agosto del 1945, era intorno al 15 agosto.

Io avevo sette anni e José nove. Faustino, il padre di José, ci aveva


chiesto un paio di giorni prima di trovare una mucca pronta per
partorire.

Sì, eravamo su due cavalli separati.

Sì, questo è quello che ci disse. Faustino ci disse che appena c’era
occasione dovevamo andare a controllare una mucca che era quasi
pronta per partorire e volevamo assicurarci di prendere il vitello
prima che qualcun altro lo prendesse e ci mettesse su il proprio
marchio. Quello che facevamo periodicamente era andare a caval-
lo e controllare tutti i recinti per assicurarci che non fossero rotti.
Se lo erano, bisognava ripararli con un piccolo kit di strumenti,
se qualche palo era a terra dovevamo sorreggerlo e poi tornare a
sostituirlo.
Quindi facevamo questo giro a cavallo per controllare i recinti e
-
rio, José col suo binocolo contava i capi di bestiame e io scrivevo il
numero.

Questo è ciò che dovevamo fare. E poi in inverno, quando nevica-


va, a volte dovevamo rompere il ghiaccio nel recipiente dell’acqua
in modo che gli animali potessero mangiare e trasportare balle di

sarebbero nutriti.

Sì, era quel giorno. José arrivò sul suo cavallo e, dopo aver sellato il
mio, partimmo. Mia madre sapeva che stavamo andando a fare dei
lavori al ranch Padilla.

Sì, andammo a controllare quella mucca. E così, mentre eravamo


-
ro temporali e fulmini e quella volta non fu diverso, così ci rifu-
giammo sotto una sporgenza. Poi proseguimmo. Scendemmo dai
cavalli perché il terreno era ripido e roccioso: ai cavalli fanno male
le rocce, rovinano gli zoccoli. Sostituimmo le briglie con la corda,
li legammo e li lasciammo a pascolare, mentre noi continuammo a
piedi. Camminammo un po’ e giungemmo in un punto in cui c’era
un cespuglio di mesquite e mentre ci avvicinavamo sentimmo un
gemito e scoprimmo che si trattava della mucca che stavamo cer-
cando, che aveva appena dato alla luce un vitellino. Quel vitello fa-
ceva parte dell’inizio di una nuova mandria chiamata . Una
mucca rossa con faccia e zampe bianche. Faustino aveva comprato
una mucca e un toro dalla Spagna e li stava allevando.
era una delle razze bovine che usavano in quel tempo negli Stati
Uniti per la carne. Così, dopo aver trovato la mucca scendemmo in
una piccola area dove c’era una sporgenza. José aveva il pranzo al
sacco, un paio di tortillas e, mi pare, un paio di mele. Ci sedemmo a
mangiare ma arrivò un temporale. Ci riparammo sotto la sporgen-
za per non bagnarci. Poi dopo poco il temporale cessò. Ci stavamo
preparando per tornare su e dare un’altra occhiata alla mucca per
vedere se stava mangiando e per controllare il vitellino, quando a
un tratto sentimmo un forte scoppio.

In quel momento non sapevamo si trattasse di uno schianto. Fu un


rumore simile allo scoppio di una bomba.

Un rumore molto simile, ancora nitido nella nostra mente. Quando


ci fu lo scoppio della bomba [atomica, NdT] José e sua madre si era-
no svegliati la mattina presto. La bomba scoppiò dopo che il padre

fessura della porta e in seguito a quella esposizione perse la vista a


un occhio. Secondo il racconto di José, percepirono l’ondata di ca-
lore e il boato a terra.

Molto familiare. Loro erano più vicini di me all’esplosione, il mio


letto si schiantò contro il muro e io venni sbalzato fuori, mia madre
si alzò e tentò di spiegarmi che si trattava di una tempesta.
Sentimmo quel boato, la terra si scosse e dunque i ricordi tornarono
subito all’esplosione della bomba atomica. Ci chiedemmo se stesse-
ro facendo un altro test, così demmo un’occhiata in giro e vedemmo
del fumo provenire da qualche canyon più giù. A quel punto José
-
minare e vedemmo un po’ di fumo provenire da quella direzione.
Una volta raggiunto il crinale, il fumo diventò più intenso. Poi, scen-
demmo per scorgere ciò che sembrava un grande buco nel terreno.
Era come se fosse passata una ruspa. Cominciammo a camminare
su quella strada, era molto ruvida e calda. Le piante dei nostri piedi
erano diventate bollenti.

Non avevo un orologio. Probabilmente le 16:00 o le 17:00, o forse


più tardi.

No, non era buio. Ma c’era molto fumo. Indietreggiammo dove c’e-
ra più aria, cercando di capire cosa stesse succedendo. Chiesi a José
se era caduto un aereo. Vivevamo in una piccola cittadina, non si
vedevano molti aerei. José disse che non ne aveva idea ma che forse
qualcuno si era ferito e poteva aver bisogno di aiuto. Così, con-
tinuammo ad avvicinarci e riuscimmo a scorgere qualcosa oltre il
ciglio dello squarcio.

Il solco lasciato dal velivolo. Non era dritto. A un certo punto girava
a destra e formava una specie di l. Riuscivamo a vedere qualcosa,
ma c’erano tantissima polvere e umidità causate dalla pioggia. Tor-
nammo indietro e ci riposammo, poi tornammo lì e José prese i suoi
binocoli e iniziò a osservare la scena. Poi, disse: «C’è qualcosa laggiù,
-
locemente. Mentre guardavamo con i binocoli riuscimmo a vedere
il buco sul lato di quell’oggetto, che aveva la forma di un avocado.

Dunque si trattava di un oggetto circolare a forma di avocado e si vedeva un

Direi più o meno sessanta metri.

-
traverso il binocolo e vidi delle piccole creature che si muovevano
avanti e indietro.

Era come se stessero scivolando.

Non proprio scivolando, ma era come se si proiettassero da una


parte all’altra. E mentre guardavo cominciarono ad accadere delle
cose nella mia mente.

Le guardavo e sentivo cose strane, come se fossi molto dispiaciuto


per loro. Ed ero davvero dispiaciuto, come se fossero dei ragazzini.

Sì, credo di sì. Sentivo un suono acuto provenire da lì. Non sa-
pevamo cosa pensare. L’unico suono acuto che conoscevamo
era quello dei conigli quando sentono dolore oppure dei neonati
quando piangono.

Sì, al punto che fu abbastanza commovente per noi. Poi vedemmo


quelle immagini nella nostra mente.

Sì, ma non sapevo cosa diavolo fossero.

Sì, se di quello si trattava.

-
sero e ancora oggi non lo so.

Sì, devono averlo intuito.

Non lo so.

Sì, sono sicuro che avrebbero potuto vederci.

Sì, circa sessanta metri da noi. C’era però fumo e polvere, quindi
non era molto limpido.
Si stava facendo buio e c’era un bel po’ di strada da fare per raggiun-
gere i cavalli per poi tornare al ranch. José voleva entrare, ma io no.

Sì, e io gli chiesi: «José, che cos’è?» La sua risposta fu: «Non lo so».
«Ok, se non sai di che diavolo si tratta, io non ci entro per nessu-
na ragione. Voglio andare a casa. Non ci voglio entrare. Ci dovrai
andare da solo. Io vado a casa, ci vediamo al ranch». E lui rispose:
«Dai, allora, restiamo a guardare solo un altro pochino. Ma, forse hai
ragione. Non so cosa siano. Sembrano dei ragazzini molto strani».

Sì. E poi lui disse: «Va bene, restiamo a guardare un altro po’ e poi
torniamo a casa. Tua madre sarà sicuramente preoccupata, si è fatto
tardi e sono sicuro che anche tuo padre lo sarà…»

José è andato via da San Antonio nel 1954 e io nel 1955. Negli anni
in cui siamo stati lì ne abbiamo parlato. Ma dal 1955 al 2002 non
abbiamo più avuto contatti. Dal 2002 abbiamo scambiato le nostre
impressioni.

quattro anni.

-
Sì. Era lungo circa trenta piedi e alto circa quattordici. Come lo so?
Perché le travi del tetto di una casa sono alte circa quattordici piedi.

tardi e dovevamo tornare a casa.


Così ci avviammo, scendemmo e prendemmo i nostri cavalli.
Quando arrivammo al ranch era ormai buio pesto. Il padre di José
ci stava aspettando. Era preoccupato. Entrammo e José gli raccontò
la storia della mucca, poi iniziò a raccontargli dell’incidente. Anche
io gli raccontai quello che avevo visto, così suo padre disse che la
prima cosa da fare era riportarmi a casa. Disse che avremmo fatto
delle ricerche a riguardo il giorno dopo o nei giorni seguenti e che
probabilmente era roba del Governo e che forse dovevamo starne
alla larga, così mi accompagnarono a casa. Lasciai il mio cavallo lì
e loro se ne presero cura. Dopo avermi riportato a casa in macchi-
na, Faustino parlò a lungo con mia madre a proposito dell’oggetto
che avevamo scoperto al ranch di Padilla. Faustino sottolineò come
questo poteva mettere in pericolo il suo lavoro, in quanto mio padre
lavorava per il Governo.

Mio padre lavorava per l’Ospedale dei veterani ad Albuquerque,


mentre il padre di José lavorava per il Federal Refuge a El Bosque
del Apache, vicino San Antonio.

Per il wpa -
tion Corps. Per Conrad Hilton, che aveva diverse attività a San An-
tonio e anche per il signor Alliare, che aveva un’attività mercantile.
Sì. E questo è, in sostanza, ciò che accadde quella notte. Il giorno
seguente, José venne a casa mia e poi io andai con lui a casa sua, dove
incontrammo Eddie Apodaca, un poliziotto amico di famiglia. Fau-
stino gli aveva chiesto di venire con noi sul posto dello schianto. Loro
salirono sulla macchina della polizia e noi sul pick-up. Guidammo il
-

al sito, guardando giù dalla collina, non vedemmo l’oggetto.

Non stiamo parlando di terreno pianeggiante. Parliamo di colline,


canyon e ruscelli. Dall’alto di una collina, guardando verso il basso
nel punto in cui avevamo visto l’oggetto, in quel momento non era
più visibile. Non c’era spiegazione. Semplicemente non si vedeva
più. Sembrava sparito. José disse: «Non capisco cosa sia successo».
Eddy e Faustino chiesero: «Cosa avete detto di aver visto?» Io rispo-
si che avevamo visto l’oggetto lì sotto ma non si vedeva. Faustino

poi lo vedemmo. L’oggetto aveva molti frammenti intorno. Loro ci


dissero: «Ok ragazzi, voi rimanete qui e noi andiamo dentro».

Non ce lo dissero. Quello che so è che cambiarono completamente


atteggiamento. Mentre stavamo scendendo giù dalla collina dubita-
vano molto di noi. Poi entrarono e noi restammo fuori, ci sedemmo
e li osservammo. Rimasero dentro cinque o dieci minuti e poi usci-
rono. Cambiarono completamente atteggiamento. Sembravano due
persone differenti. Avevano visto qualcosa che non avevano mai
visto prima. Quando uscirono ci dissero: «Ok ragazzi, la situazione è
-
to, non dovete dire questa cosa a nessuno, né a vostro fratello, né
a vostro cugino, né a vostra madre e vostro padre, questo riguarda
solo noi. Ce ne occuperemo noi perché potreste avere dei problemi.
Vogliamo tenervi fuori dai guai». Così acconsentimmo, ci fecero un
gran discorsetto e prendemmo la cosa molto seriamente.

No, non ci hanno detto cosa avevano visto.

Chiedemmo loro delle creature, dove fossero, perché non potevamo


vederle attraverso quel grande buco. Non c’erano le creature. Loro dis-
sero: «Be’, forse sono andate via o forse qualcuno le ha prese. Forse».

Prova? Abbiamo visto qualcosa tipo segni lasciati da una scopa o


da un rastrello, ma potevano averli lasciati degli animali, insetti o
serpenti.

Forse c’erano delle tracce ma noi non le abbiamo notate. Prima di


prendere il velivolo?

No, passarono dei giorni prima che il velivolo venisse rimosso.

Probabilmente diversi giorni. Prima portarono del materiale per la


costruzione di una strada, costruirono un cancello, portarono un
camioncino con un rimorchio, costruirono un telaio sul rimorchio,
portarono una gru e caricarono il velivolo sul rimorchio.

Noi ci tornammo più volte. José ci tornò a volte da solo e a volte


con me. Sai, eravamo dei ragazzini e lavoravamo in quella zona. I
nostri padri ci davano qualche soldo per fare quel lavoro, e se non lo
facevamo noi chi altri lo avrebbe fatto?

Sì. Andammo lì il secondo giorno, eravamo curiosi. Volevamo en-


trare e vedere cosa potevamo trovare. Ci andammo in un giorno
lavorativo, prima di andare con Faustino e Apodaca. Era di pome-

Esatto.

Non per conto nostro, stavamo lavorando in quella zona. Avevamo


controllato anche quel recinto. Dovevamo risistemare qualche stac-
cionata e sostituire alcuni paletti. C’erano anche delle mucche con i
vitellini lì intorno.

Arrivammo lì nel tardo pomeriggio, eravamo a cavallo e giungemmo


dalla direzione opposta, vedemmo alcuni militari che stavano racco-
gliendo delle cose.
Noi non vedemmo i militari prendere le creature. Se lo hanno fatto,
devono averlo fatto prima del nostro arrivo. Comunque non riu-
scimmo a controllare il velivolo, riuscimmo solo ad andare giù, rac-
cogliere alcuni frammenti e gettarli in una buca che ricoprimmo con

buio e tornammo a casa.

Sì è questo.

Molto simile al pezzo che ho in mano ora.

Era duro. Il primo giorno avevo raccolto un pezzetto che era tipo
foglio di alluminio e lo mostrai a José. Mi faceva pensare al foglietto
di alluminio che sta nei pacchetti di Philip Morris che fumava mia
madre. Lo presi e lo misi in tasca…

Lo usai per riparare la girandola del mulino a vento.

Eravamo troppo lontani e si stava facendo buio. I militari erano stati


lì, li vedemmo, ma non credo che loro videro noi.

Esatto.
Sì, era ancora lì.

No, no. Il terzo o quarto giorno José venne a casa mia e prendemmo
dei peperoncini, dei peperoni verdi e dei pomodori, dato che noi
avevamo un orto e loro no e riempimmo un paio di borse con le ver-
dure e ne portammo una a casa sua. Andammo sul retro e vedemmo
che c’era una macchina militare di fronte. Un soldatoche stava par-
lando con suo padre così attraversammo la cucina per raggiunger-
li. Faustino disse che dovevamo entrare, quindi lo raggiungemmo.
Stava parlando col sergente Avila, lo invitò a entrare. Il sergente
Avila disse: «Sono qui con l’esercito e abbiamo bisogno del vostro
permesso per tagliare il recinto e mettere un cancello perché uno dei
nostri “palloni sonda sperimentali” è inavvertitamente caduto nella
vostra proprietà».

Un pallone sonda sperimentale. E disse che dovevano recuperarlo,


quindi avevano bisogno del permesso. Così, suo padre disse: «Per-
ché non passate attraverso la barriera per il bestiame come fanno
tutti invece di tagliare il mio recinto?» E il sergente rispose che l’e-
quipaggiamento che dovevano portare era più grande di quella bar-
riera e che quindi non ci sarebbe passato. Poi dovevano portarci
del materiale per costruire strade, dei calibratori e così via per ve-
dere se si poteva costruire una strada per far passare un camion, in

José acconsentì. Parlarono per lo più in spagnolo. Il soldato disse:


«Tenete d’occhio la zona e assicuratevi che nessuno vada lì perché,
come sapete, questa è una cosa molto importante, che non diremo
a nessuno. Non vogliamo creare problemi a nessuno, per cui cercate
di tenerlo sotto controllo». Così Faustino disse di sì e il sergente
operazioni per rimuovere il velivolo. Il recupero non fu esattamente
come riportato nei libri di Ufologia, con gente in uniforme viola che
si calava dagli elicotteri, niente di tutto ciò.

Sì, indossavano tute da lavoro, misero una tenda e ascoltavano la


radio, musica western.

Sì, li osservavamo tutte le volte che potevamo, a volte di mattina


e di sera. Il nostro lavoro era controllare i recinti, le mandrie e
anche i cavalli. Riuscivamo a sentire la loro radio. C’era un ragazzo
lì alla tenda e due o tre operai che raccoglievano frammenti. Vi
portarono poi questo rimorchio, avevano un saldatore acetilene e
costruirono una rastrelliera in modo da poterci mettere il velivolo
di traverso. Poi capimmo che lo stavano facendo perché dovevano
passare sotto un sottopassaggio a un’angolazione di quarantacin-
que gradi per pulirlo.

Sì, ci hanno messo un telo sopra.

Questi soldati erano molto giovani, andavano spesso all’Owl bar


and café, gestito da Estanislao Miera. Nel parcheggio c’era un ca-
nestro da basket dove giocavamo. C’era un’area che chiamavano
fountain
box. Quindi quello era il posto in cui i militari socializzavano. Noi
andavamo lì a giocare e a volte Estanislao ci chiedeva di aiutarlo a
cuocere hamburger, lavare i piatti e pulire.
Sì, andavano lì a pranzo e a cena.

Sì.

Lo presi l’ultimo giorno quando portarono una piccola gru, di circa


quindici-venti piedi, per caricare il velivolo sul rimorchio.

Non lo so e non so nemmeno se gli importasse.

Be’, sai, non cercavano noi e c’era della vegetazione su quel lato della
collina, noi non eravamo molto alti, per cui era facile nasconderci.

Be’, ci parlavamo qualche volta al Café, ma non molto, perché non


avevamo molto in comune. Il lavoro che stavano facendo non sem-
brava molto importante per loro. Crediamo che nessuno fosse con-
sapevole di quanto importante potesse essere quell’oggetto, di certo
non noi. Anni dopo uno di quei soldati sposò la cugina di José.

Sì, col papà di José.


Non ero lì, ma José potrebbe saperlo. Da quel che ho capito nel
corso degli anni era sempre meno convinto che si fosse trattato di
un pallone sonda.

Non credo che lo sapesse, stava solo facendo il suo lavoro, raccogliere

Insomma voi ragazzi andavate alla fountain

Andavamo lì, prendevamo una Coca Cola e ascoltavamo musica.


Sembrava che i ragazzi non ci considerassero affatto. L’ultimo gior-
no José venne a prendermi e andammo al sito, ci sedemmo tra i
cespugli dove non potevamo essere visti. Li vedemmo condurre il
camion fuori dal cancello e caricare il telo ben legato e pulito. José
disse: «Penso che se lo porteranno via stanotte». E io risposi: «Che
ne diresti di prendere un souvenir?»

Sì, perché durante la guerra perdemmo così tanti parenti che era
molto comune avere qualcosa per ricordarli quando pregavamo,
perché quando muoiono in guerra non ritornano più. Li riportavano
in una bara di piombo, accompagnati da un paio di guardie e li sep-

sarebbero andati via. Così aspettammo e poi tutti se ne andarono a


bordo di quei pick-up militari. Sapevamo dove stavano andando e
sarebbero stati via per un po’. Arrivammo lì e dove c’era lo squarcio
avevano passato il livellatore in modo che nessuno potesse vedere il
buco. Poi uscimmo dal recinto, verso la parte posteriore del camion
e lo misurammo con i passi, era lungo circa venticinque-trenta piedi
e alto quattordici. Poi guardammo la parte sottostante del velivolo,
che non avevamo ancora visto, perché era parzialmente sotto ter-
ra. Così ora avevamo una visione completa. Quell’oggetto era un
mostro: enorme. Ora potevamo vedere il fondo, c’erano tre piccole
scanalature in ogni lato.

Potrebbe essere. José spostò parte del telone, scoprendo lo squarcio


sul lato del velivolo e, mentre io tenevo aperto il telone, José si ar-
rampicò sul foro.

Sì, nel buco.

Sì, e io ero parzialmente dentro, tenendo il telone per far entrare la


luce. Ma non c’era niente all’interno.

José disse che c’erano come delle increspature.

No. C’era un pannello di circa un piede e mezzo.

Era attaccato alla paratia. José tentò di tirarlo fuori ma non ci riuscì
così andò a prendere un argano dalla parte anteriore del trattore-
rimorchio, qualcosa tipo un palanchino, come lo chiamano nel set-
tore autotrasporti. Viene usato per testare la solidità delle catene che
trattengono il carico sul rimorchio.
Si avvitavano in un solo senso, entravano in un modo e non usci-
vano. Erano ganci dentellati inseriti nei buchi che reggevano questo
pezzo di staffa sul pannello attaccato alla paratia. I perni erano gialli.

Giallo. I perni erano gialli. Fili d’argento simili ai capelli d’angelo.


Non c’erano sedili o roba del genere, niente. Doveva essere stato
ripulito o forse non ce n’erano proprio. Non si vedevano strumenti
tipo calibri, orologi, volante, pedali dei freni, niente del genere.

Parte della navicella era più scura sul fondo rispetto al tetto. Grigio
più chiaro.

Cercammo di fare in fretta. Temevamo di essere scoperti. Tranquil-

Quando avvenne lo schianto e andammo sul posto c’erano pezzi


di materiale simili a capelli d’angelo. Venivano usati, a quei tempi,
quando la gente non aveva elettricità per decorare i propri alberi di
Natale. Ho trovato anche un pezzo di metallo luccicante.
Era sotto una pietra quando l’ho visto. Lo tirai fuori, aveva una
propria memoria. Lo piegavo e ritornava a posto da solo, un po’
strano.
Un bel po’.

Questo è il materiale su cui tutti vorrebbero mettere le mani.

Intendo dire che se lo piegavo tornava esattamente nella posizione


originaria.

Non so, non molto. Questo è ciò che c’era nel velivolo quando
entrammo. Non avevamo elettricità in casa nostra, quindi quando
arrivò Natale decorammo l’albero con decorazioni non elettriche
come pop corn, carta stagnola e capelli d’angelo. Quell’anno aveva-

nel ranch di Padilla.

Una volta mi raccontarono un’altra storia: il testimone mi disse che quel coso

Sì, e lo prendemmo.

Sì, li vedemmo, erano bruttissimi. Le loro teste erano paragonabili a


delle campamocha [animale simile alla mantide, NdT]. Questo è quello
che vedemmo.
La traduzione più appropriata sarebbe (mantide reli-
giosa). Ricordo occhi grandi e sporgenti. Tutti li chiamano Grigi, mi
pare, io non ho visto un Grigio, quindi non saprei dire.

Avevano occhi grandi e sporgenti, non sappiamo se erano alti esat-


tamente quattro piedi. È solo una stima. Alti quattro piedi, molto
magri, con braccia sottili. Non so quante dita avessero. Era come se
planassero.

Be’, o indossavano delle protezioni molto strette, o era proprio la


loro pelle molto tirata.

Sì, grigio chiaro.

La testa sembrava piuttosto grande, ed era simile alla campamocha.

Se vedi una campomocha rende molto bene l’idea.

Sì, sembrava scivolassero da un posto all’altro.


Sì, ne sono sicuro.

Io e José stavamo osservando il velivolo con un binocolo. Facevamo


a turno. Non potevamo guardarli negli occhi perché era piuttosto di-
stante. Ma ciò che provavamo era vero dispiacere, perché potevamo
sentire il loro dolore. Sembravano come noi, dei bambini.

Sembravano feriti.

Sì. Vuoi sapere se ne abbiamo parlato quando eravamo piccoli? Ne


abbiamo parlato quando eravamo sicuri che nessuno ci sentisse.

Delle creature. Mi stai chiedendo se parlarono con noi?

Non tanto quanto me, ma sì, anche lui.

Normalmente sarei dispiaciuto se accadesse qualcosa ad amici o pa-


renti. Non conoscevo quelle creature. Eravamo curiosi. Erano estra-
nei, non sapevamo chi fossero, ma sapevamo che erano differenti.
Esatto. E quei suoni: cercammo di capire che tipo di suoni fossero.
Li attribuimmo a loro. Provenivano da loro.

Tutto il tempo che sono stati lì.

Probabilmente mezzora o quarantacinque minuti.

Avevamo paura, sì.

Sì. Anche José era incuriosito da quelle creature. Li voleva aiutare.


José tentò di convincermi a entrare per aiutarli e io cercavo di evitar-
lo. Non sapevamo cosa diamine fossero, chi fossero e cosa stessero
facendo lì.

si sarebbe spaventata di fronte a un’esperienza simile e sarebbe scappata dopo

Qualcosa ci trattenne lì.

Sì, cercavamo di capire. Ma poi di fatto dovemmo andarcene perché


dovevamo tornare al ranch.
Sì, tre o quattro.

C’era ancora del fumo in quella zona ed era parzialmente sepolto.

José lo conservò per circa un paio di giorni e poi me lo portò e io


lo nascosi sotto le assi del pavimento nel magazzino dall’altra parte
della strada. José mi disse che alcuni militari avevano contattato suo
padre chiedendo il permesso di guardare nel suo capanno degli at-
trezzi e nella sua casa, per cui non voleva metterlo nei guai.

Presero del metallo, palloni meteorologici e del materiale elettorale


che teneva nel capanno. Poi un pastore, vecchio amico di mio padre,
venne in città a radunare le pecore nel recinto, dove avrebbero pas-
sato la notte per poi essere caricate in un vagone e spedite il mattino
seguente. Il giorno dopo il pastore si trasferì nel magazzino e diede a
mio padre un agnellino. Quando io e José portammo via quel pezzo
dal velivolo, il nostro souvenir, lo chiamammo “tesoro”. Eravamo
gli unici a conoscere quel nome. Quindi quello era il nostro tesoro.

colazione. Mio padre era in vacanza a casa e non era a conoscenza


del nostro segreto. Il pastore bussò alla porta. Io andai ad aprire e
lui mi chiese se poteva parlare con mio padre. Io gli dissi di sì e lo
feci entrare. Mio padre disse: «Avanti, Pedro, vieni a prendere una

-
sto». E mio padre gli chiese il perché. Lui rispose: «Be’ sai, la notte
scorsa stavo dormendo e sono stato svegliato. Ho visto una luce
fuori, venire dal pozzo…»
Pedro, il pastore.

Un caro amico di mio padre.

creature, nella mia stanza, ma le porte erano chiuse. Poi guardando


il pavimento hanno detto: “Tesoro”».

E quindi lui disse che c’era un tesoro lì sotto. E poi Pedro conti-
nuò: «Ho preso il mio fucile per sparargli ma loro erano spariti, ma
-
dro?» Il mio cuore scalpitava e pregavo in silenzio, non volevo avere
guai con mio padre. Lui non sapeva nulla riguardo all’esperienza nel
ranch di Padilla. Così mio padre disse a Dave, mio fratello maggio-
re: «Andiamo a dare un’occhiata, porta una pala e un palanchino».
Prese il palanchino e sollevò le assi del pavimento, scese giù e dis-
se: «Dove?» E Pedro indicò: «Proprio lì, al centro della stanza». Io
pregavo in silenzio: «Dio, speriamo che non lo trovino». Scavò lì al
centro e non c’era niente, scavò intorno e non c’era niente. Disse:
«Non c’è nulla qui». Quindi inchiodarono di nuovo le assi, e mio pa-
dre disse: «Be’, probabilmente non accadrà più. Non ti preoccupa-
re. Se succede fammi sapere e controlleremo ancora». Dunque tutti

-
soro” perché stavano succedendo troppe cose. Così venne, prese il
“tesoro” e lo portò a casa. Lo mise insieme a qualche altro oggetto
sotto casa sua. In quel periodo avevamo dello spazio nel seminter-
rato per via delle alluvioni. José mise il tesoro in alcune scatole nel

essersi trasferito in California. In realtà si trasferì in California alla

decise di portare a casa in California tutte le scatole e le mise nel


soppalco del suo garage. La maggior parte del contenuto di quelle
scatole erano piatti vecchi, bottiglie, strani documenti, lettere, riviste

-
mava José e che era di San Antonio, lo chiamai e riparlammo delle
nostre esperienze di gioventù e della scoperta di un oggetto a forma
di avocado, che si era schiantato nel ranch quando eravamo piccoli.
Dissi: «Come diamine chiamammo quel pezzo che portammo via
da quell’oggetto? Ah, “tesoro”. Sì, lo chiamammo “tesoro”». «Sai
cosa?» rispose José, «scommetto che è ancora lì, da qualche parte
su quel soppalco. È stato lì così a lungo che me ne ero dimenticato.
Devo controllare se c’è ancora».

Sì. “Tesoro”. José lo trovò e me lo spedì tramite Fed-Ex.

Sì. Volevo farlo esaminare.

Una volta che ho trovato José, tutto cominciò a riemergere.


Nel 2002. È stato dopo l’intervento. Ho avuto un’operazione a cuo-
re aperto. Stavo facendo di tutto. Infatti feci un viaggio nel New
Mexico con qualche amico dalla California. Vivevamo in California.
Penso fosse il mese di luglio. Uno dei primi progetti dopo essermi
ritirato era la genealogia, stavo usando internet e, per caso, incontrai
una persona che di cognome faceva Padilla, così cominciammo a
parlare del più e del meno, chiesi chi fosse suo padre e mi disse José
e che era nato a San Antonio, a quel punto gli dissi che eravamo
amici.

C’erano sei famiglie in origine. La popolazione in quell’area era tra le


cinquanta e le settantacinque persone.

Dopo tutti questi anni sei riuscito a incontrare di nuovo l’altro bambino che era
-

Sì.

Mi chiese se avevo parlato con qualcuno della mia famiglia di quello


che avevamo scoperto e, nel caso l’avessi fatto, quale fosse stata la
loro reazione. Risposi che ne parlai e che non mi credettero. Mi disse
che la sua famiglia ebbe la stessa reazione.

-
Esatto.

Sì, mi è di grande sostegno.

Sì. È una replica del velivolo e del buco che c’era su di esso.

No. Nella ricostruzione di ciò che chiamammo “incontro ravvicinato”


quel buco può essere stato causato da un traliccio per le onde radio,
alto circa cinquanta piedi; aveva quello che, a quei tempi, chiamavamo
caricatore a vento, cioè generava elettricità per la propria illuminazio-
ne da cima a fondo. E quindi parlando con altri ingegneri è emerso
che questo velivolo, probabilmente, viaggiando nei pressi del traliccio,
potrebbe essere stato danneggiato da un fulmine che colpì la torre.
Essendo la torre piantata al suolo, l’elettricità scaricava a terra. Il veli-
volo non scaricando a terra quando venne colpito riportò dei danni.

Penso si chiami calore emt. È un calore molto potente, intenso, che


scioglie e doveva essere veramente caldo per sciogliere quel pezzo.

questo previene la fusione.

È un materiale che assomiglia alle piastrelle che vengono usate nelle


capsule spaziali.

Sì, giusto.

Da queste analisi risultano delle similitudini tra questo pezzo e il materiale extra-
terrestre di cui parla il colonnello Corso nel suo libro The Day after Roswell

tratta del pezzo che assomiglia al leggero foglio di alluminio che si trova all’interno

Dunque: stavamo scendendo verso il luogo dello schianto, questo


frammento era sotto una roccia e lo vidi perché luccicava e si muoveva
su e giù, così lo tirai fuori dalla roccia, lo avvolsi e lo ripiegai, ma torna-
va sempre nella stessa posizione. Oggi lo chiamano , ma
a quei tempi non sapevamo cosa fosse. Così lo presi, lo misi in tasca e
lo portai a casa; lo feci vedere a José e ci giocammo per un po’. Avevo
una lattina in cui tenevo delle monetine indiane che stavo mettendo da
parte. Lo misi lì dentro, presi quella lattina di Prince Albert e la riposi
nel pozzo. Il pozzo era largo sei piedi per sei e profondo circa otto,
e all’interno si trovavano i cilindri per le pompe del mulino a vento.
Aveva un rivestimento fatto di cedro per evitare di cadere su se stesso.
Riposi la lattina dietro uno di quei cilindri: il posto dove nascondevo

le vacanze. Eravamo fortunati se veniva a casa una volta al mese, dato


che lavorava ad Albuquerque, al Veterans hospital. Quando venne a
casa, mentre stava lavorando al mulino ci disse che non riusciva a farlo
funzionare e che io e Josè dovevamo prendere un pezzo e farlo sal-
dare. Così prendemmo quel pezzo e andammo a Socorro col pick-up

erano consumati. Lui guardò il pezzo e disse che non poteva saldarlo
visto che era ottone. A quel punto tornammo indietro al pozzo per
vedere cosa potevamo fare. Potevamo legarlo ma sarebbe scivolato.
Poi in un momento di disperazione dissi a José: «Vai dietro quel pezzo
di legno, ci dovrebbe essere una lattina di Prince Albert». Lui andò lì
e trovò la lattina. C’era quel piccolo foglio di alluminio che trovam-

strette le estremità e non scivolò, poi presi una delle chiavi di Stilson,
José prese l’altra e stringemmo. Andammo ad accendere il mulino e
cominciò a pompare acqua. Funzionò.

Non lo sapevamo. Chi poteva immaginarlo?


Così, col passare del tempo, José si trasferì e io pure lasciai quel
posto, andai a Washington, a scuola, poi mi sono sposato e ho mes-
so su famiglia. Qualche volta i miei genitori venivano a farci visita.
Una volta venne solo mio padre e rimase a casa nostra per la notte.
Jeannie cucinò le costolette di agnello per lui, il suo piatto preferito.
Mentre eravamo seduti a tavola per cena, mio padre si girò verso
di me e mi disse: «Reme, ti ricordi quel cilindro del mulino a vento

fatto». Gli risposi che ero felice che funzionasse ancora. Non potevo
raccontargli la vera storia, ovvero che si trattava di qualche forma
di avanzata tecnologia aliena. Non ci avrebbe mai creduto. Come
non avrebbe creduto che oggi potessimo avere telefoni da tenere in
tasca. Sarebbe stato troppo per lui, così lo ringraziai solamente e gli
dissi che ero felice di averlo fatto.

ebe – e si arriva alla con-

Be’, io, José e le nostre famiglie siamo d’accordo sul fatto che la
gente debba sapere e siamo in possesso di un frammento. In re-
altà non appartiene a noi. Non è stato mai nostro. Appartiene a
qualcuno.
Penso che in un modo o nell’altro dovrebbe essere esposto pubbli-
camente da qualche parte in modo che la gente possa avervi accesso.

Immagino che uno dei posti migliori potrebbe essere una delle tante
conferenze annuali. Credo che quello sarebbe un posto adatto.

E poi c’è il vostro libro Born on the Edge of Ground Zero. Living in
the Shadow of Area 51

Ci piacerebbe andare lì e scavare dove i soldati gettarono alcuni


frammenti e dove anche noi li nascondemmo. Ci piacerebbe scavare
e vedere se ce ne sono ancora. Secondo noi ci sono.

Esatto, li buttammo lì perché saremmo potuti tornare a riprenderli.

Credo di sì. Bisogna dar merito a quei soldati. Scoprimmo quel veli-
volo esattamente trenta giorni dopo il test nucleare di Trinity. Erano
stati chiusi in un campo base per novanta giorni, senza poter andare
da nessuna parte, parlare con nessuno né bere una bibita o altro.

effettuato, li rilasciarono per far prender loro un po’ d’aria. Invece


accadde questo schianto e dunque dovettero continuare a lavora-
re col recupero del velivolo. Erano ragazzi giovani che sfruttavano
qualsiasi occasione per socializzare con la gente del posto, era pro-
babilmente la prima volta che lo facevano dopo quei novanta giorni.
-

Non erano consapevoli che si trattasse di una nave aliena, e nem-


meno noi lo eravamo. Era prima che si iniziasse a dare attenzione a
questo argomento.

ufo
-

Sì, molto. Sono tutti molto favorevoli.

È un periodo lungo. Be’, non proprio convissuto per sessant’anni


perché a un certo punto ho visto che era impossibile fare quello che
avremmo voluto. Sai, mentre ero qui a Washington, andavo avanti
con la mia vita, con la famiglia e via dicendo. José stava facendo lo
stesso in California. Per cui c’è stato un periodo in cui noi non era-
vamo concentrati su questo. Forse non eravamo pronti.
paola harris:
-

José padilla: Sì, ci sono curiosi e anche cacciatori e molti praticano


tiro al bersaglio con i fucili in quella zona.

È solo pratica: mettono dei target, tipo bottiglie e lattine. Posso im-

No, si stavano solo allenando, stiamo parlando comunque di un’area


molto vasta.

Sì, giusto.

No, quello ce l’aveva Reme. Era il suo “tesoro”.

No, credo di no.

Eravamo bambini all’epoca. Io ero alto poco più di tre piedi e loro
potevano essere poco più bassi di me, di un colore grigio chiaro.
Non lo so, ma correvano avanti e indietro, emettendo versi striduli.

Credo fossero feriti. Infatti io volevo andare lì per aiutarli.

Esatto.

Abbiamo avuto un’intera settimana prima che pulissero tutto.

Andavamo lì con i cavalli.

Eravamo astuti.

Sì, qualsiasi cosa che non volevano raccogliere, c’erano troppi pezzi
sparsi.

Sono felice di poter contribuire.


Nessun problema. Sono sicuro che alcuni frammenti sono ancora lì.

pezzo di velivolo: si notino le microstrutture simili a insetti che potrebbero essere i circuiti
The Day After Roswell
Se crediamo a questa testimonianza, possiamo iniziare a mettere in-
sieme i pezzi di un interessante puzzle. Ora sappiamo che ci sono
stati diversi schianti in New Mexico e forse diverse civiltà erano in-
teressate ai nostri test nucleari. All’età di settant’anni e tranquilli per
il fatto che le loro famiglie supporteranno ora i loro sforzi di divul-
gazione, Reme Baca e José Padilla si stanno facendo avanti. Questo
è un racconto storico fatto da persone che hanno realmente vissuto
quest’esperienza. La loro storia si aggiunge all’alone di mistero che
ricopre gli incidenti nell’area del New Mexico e l’intero fenomeno
ufo. Ciò che forse è ancora più importante è il fatto che i coniugi
Baca abbiano avuto un avvistamento che ha portato la famiglia di
Reme a sostenerlo. Uno dei temi comuni in questo libro è stato il
peso della verità sui testimoni e il fatto che non l’hanno potuta con-
dividere con i propri cari. Grazie all’intervento cosmico oggi posso-
no liberamente raccontare la loro storia.

ph: Paola Harris


rb: Reme Baca
vg: Virginia-Ginny, moglie di Reme

ph:

rb: A luglio del 1994.

ph:

vg: Era una domenica sera.

ph:

vg: No, abitavamo a Tacoma.

ph:
vg: Faceva caldo. Io stavo guardando la tv e mio marito era seduto
sui gradini della veranda sul retro. A un tratto venne da me e mi
disse di andare a vedere una cosa che si stava avvicinando. Guar-
dai l’orologio, erano quasi le 23. Andai fuori e vidi questa piccola
sfera di luce che veniva verso di noi, veniva giù dal cielo e si stava
dirigendo verso la nostra casa.

ph: Quindi stava scendendo dal cielo e voi avete fatto in tempo a vedere questa

vg: Be’, stava ancora venendo giù. Lui la vide da lontano e quando
io uscii di casa si stava già avvicinando molto, la osservai ma non
riuscii a capire di cosa si trattasse dato che non avevo mai visto
una sfera di luce muoversi da sola.

ph:

vg:

era come se fosse rivestita di piume. Quando poi si avvicinò alla


nostra casa e proseguì, a un tratto apparve una navicella.

ph: Apparve all’interno della sfera di luce oppure la luce si spense ed apparve la

vg: Comparì a lato di quella sfera. La stava seguendo.

ph:

vg: Sì. Era proprio lì. Di colpo accese le luci. Fece manovra per an-
dare oltre la nostra casa, seguendo la sfera che stava sempre un
po’ più avanti a una certa distanza.

ph:

vg: L’osservammo per circa quindici o venti minuti.


ph:

rb: Impiegò molto tempo per andare da un lato all’altro.

vg: Ebbi la sensazione che ci stessero guardando. Me lo sentii. Ed


ebbi la sensazione che sapessero che noi eravamo là.

rb: Restammo lì sotto per tanto tempo.

vg: Tutto diventò estremamente calmo, silenzioso, non si sentiva


nessuna macchina eccetto quella.

ph:

vg: Diciamo che il tutto durò venti minuti, da quando era nel cielo…

ph:

vg: No, no. Perché ci ho fatto caso.

ph:

vg: Sì. Quando rientrai in casa.

ph:

vg: Mancavano cinque minuti alle undici quando stavo uscendo di


casa ed erano le undici e un quarto quando rientrai.

ph:

vg e rb: Sì, era un bello spettacolo.

ph:
vg: No. A proposito c’è una storia strana. Mentre stavo osservando
di nuovo la navicella, non riuscii a vederne la parte superiore
perché era troppo grande. L’unica cosa che riuscivo a vedere era
la parte bassa di un arancione brillante, enorme. Quindi, l’unico
modo per vedere l’apice fu quando si allontanò. E mentre stava
andando via sorvolò uno di quei grossi aerei cargo.

ph:

vg: Sì.

ph:

vg: Sì. E non andava nemmeno veloce.

ph:

rb: Comunque quando andai a lavoro il giorno dopo, dato che lavo-
ro con i piloti, raccontai ad alcuni ciò che avevo visto e se erano
a conoscenza di qualche attività ufo.

ph:

rb: Sì e loro mi dissero: «Li chiamiamo uomini neri».

ph:

rb: E dissi che dovevo segnalarne una. La risposta fu che non pren-
devano segnalazioni. Dissero: «Tutto ciò che va oltre diecimi-
la miglia all’ora non ci riguarda. Noi non lo facciamo, ma puoi
chiamare…» Mi diedero un numero a cui potevo rivolgermi,
così chiamai alla base e a loro volta mi dissero che non racco-
glievano segnalazioni e mi diedero altri numeri da chiamare e
così chiamai…
ph:

rb: No, non era McDonald… ma, mi sembra che tu una volta lo
abbia citato, perché avevi vissuto nella stessa città o conoscevi
sua moglie in Arizona…

ph:

rb: Sì, esatto, chiamai Allen Hynek.

ph:

rb:

ph: ufo

rb: Sì. Ti ricordo che ero un inesperto, non sapevo molto sugli ufo
all’epoca.

ph:

rb: Se non sbaglio il 7 luglio.

ph:

rb: 1994.

ph:

rb:

ph:

rb: Quindi lui raccolse le informazioni.

ph:
rb: A ogni modo, non sapevo nulla di Ufologia.

ph:

rb: Be’, sai, volevo vedere se qualcun altro l’avesse visto. All’improv-
viso quella sera in pochi minuti ci furono enormi cambiamenti
nella mia vita e in quella di mia moglie. Ora mia moglie è più
comprensiva quando si tratta di extraterrestri. Stavo anche an-
dando a svegliare i nostri vicini ma c’era la staccionata…

ph:

vg: Sì, erano appena andati a letto…

ph:

vg: Sì, era un po’ tardi, ma se non ci fosse stata la staccionata sarei
andata a bussare alla loro porta. Sarei dovuta passare dal retro,
ma ero scalza e sarei dovuta uscire fuori, camminare scalza sulla
ghiaia, per giunta di notte, insomma avevo paura di farmi male e
quindi non andai.

rb: Tra l’altro stavano ristrutturando casa quindi a terra c’erano ta-
vole con chiodi e materiale di copertura per il tetto.

ph: Quando hai sentito per la prima volta la storia di Reme di quando era

vg: No. Semplicemente non ci credevo. Punto.

ph:

vg: No, non credevo agli ufo.

ph:

vg: Be’, sai, non era mai entrato in merito alla questione.
ph:

vg: No.

ph:

rb: No.

vg: No, non ci credevo. Voglio dire, mi aveva parlato una volta di
ufo…

ph:

vg: Sì questo lo so, ma… non riuscivo a capire niente del genere.

ph:

vg:

ph:

vg: Be’, è cambiato completamente il mio modo di pensare a queste


cose.

ph:

vg: Be’, c’era quiete…

ph:

vg: Non avevo paura.

ph:

vg: No, o meglio, non sempre. Ero sospettosa per il fatto che stava
per fermarsi, perché avevo sentito, sai, storie di rapimenti e cose
-
che perché non avevo mai visto un velivolo di quelle dimensioni
andare così lento.

ph: Incontri ravvicinati del terzo


tipo

vg: Sì, l’ho visto.

ph:

vg:

ph: Dunque stavate guardando Incontri ravvicinati

vg: Sì.

ph:

vg: Sì, sì, per come eravamo posizionati. Per quale motivo stavano
passando proprio sopra di noi? Era come se volessero far visita
proprio a noi. Sembrava fatto apposta, in un certo senso. Perché
altrimenti non ci sarebbe stato altro motivo. Ero affascinata dai
colori. Non ho mai visto niente di così brillante nella mia vita.

ph:

vg: No, solo una luce, un bagliore molto consistente, aveva come
delle biglie intorno. Ma il colore predominante era questo rosso-
arancio intenso. Non proprio rosso e non proprio arancione, un

ph:

vg: Be’, mi sono sentita un po’ sollevata quando ho visto che la nave
ha continuato a muoversi dopo esser passata sulla nostra casa e
l’abbiamo guardata mentre andava via e tornava di nuovo su. Poi
sono entrata in casa e ho pianto.

ph:

vg: Sì.

ph:

vg: Sì, davvero forte.

ph:

rb: Mi ha ricordato molto il crash di San Antonio, la sensazione in-


quietante, perché quando io e José eravamo lì al momento dello
schianto sembrava che il mondo si fosse fermato, come se gli
uccellini avessero smesso di cinguettare e i cani di abbaiare.

vg: Sì, è vero, non si muoveva nulla. Nessuna auto, niente.

rb: E tu hai visto dove abitavamo, di fronte alla chiesa. Era un


quartiere commerciale, c’erano un sacco di auto, a circa un iso-
lato di distanza ristoranti, bar, negozi. I vigili del fuoco a circa
due isolati. E la polizia che pattugliava la zona. Di solito le
macchine della polizia andavano avanti e indietro di continuo
in quella zona. Era molto ben illuminata, c’era sempre molto

quella sera, se avessi avuto bisogno di aiuto, non avrei trovato


nessuno.

ph: -
rb: No. A dire il vero era qualcosa di nuovo per me perché non
avevo mai visto una navicella come quella. Il pensiero che mi è
passato per la testa fu che forse quelle creature erano sopravvis-
sute all’incidente di San Antonio e ora erano cresciute e avevano
deciso di fermarsi per salutarmi.

ph:

rb: Sì. Ma era di notte. Non avevo mai visto niente di simile.

vg: Però ho avuto modo di vedere la parte superiore, e ciò che c’era

ph: ufo

vg: Sì, non era completamente piatta, come un disco.

ph: -

rb: No, completamente un altro velivolo. E il nostro non era così


grande, era di circa venticinque piedi.

ph:

rb: Questo era circa duecento o trecento piedi più grande.

vg: Copriva tutto il cielo.

ph:

vg: Oh mamma, era come un campo di football.

rb: Davvero grande, avrebbe schiacciato la chiesa.

vg: Vedi, quando era accanto a quell’aereo si vedeva la differenza.

ph:
vg: Quello era un aereo cargo. Quanto sono grandi in genere?

ph: Dimmi quanti di quegli aerei ci sarebbero voluti per arrivare alla grandezza

vg: No, diciamo la stessa grandezza dell’aereo cargo.

ph:

vg: Perché sembravano uguali di dimensioni quando erano uno vici-


no all’altro.

ph:

rb: Ma se ne sono accorti. Scommetto che hanno visto quel velivo-


lo…

ph:

vg: Oh, sì.

rb: Sì, devono averlo visto di sicuro.

vg: Come si fa a non notare una cosa del genere?

ph:

vg: No.

ph: -

suo modo di pensare e questo ti avrebbe permesso di farti avanti e parlare


rb: Direi per cominciare a fare ricerca sull’argomento.

ph:

vg: Dovevamo prima cercare José e, dopo averlo trovato, è venuto


fuori tutto.

ph:

rb: Nel 2002, subito dopo aver subito un’operazione a cuore aperto.

È ovvio che il ritrovare il suo amico d’infanzia José ha cambiato la


vita di Reme e la sua realtà attuale. Portarsi dietro il peso della verità,
come ho più volte detto, crea molti problemi alle famiglie. È stata
una fortuna che Virginia, grazie al suo avvistamento, sia diventata
una sostenitrice di suo marito. Spesso mi chiedo se quell’evento sia
stato intenzionale e se gli extraterrestri stiano incoraggiando un cer-
to tipo di disclosure entrando nella dimensione umana.
Appendice
Il 30 gennaio 1993 è stato attivato il rmit (Rapid Mobilization In-
vestigation Team, NdT) e inviato nella zona vulcanica fuori da Città
del Messico.
Poco prima delle 00:30, ora locale, il 31 gennaio 1993, mentre era
impegnata in protocolli cseti per veicoli spaziali extraterrestri nel
sito, l’intera squadra è stata per breve tempo inghiottita da un fascio
di luce color ambra, che si era originata nel cielo a nord-ovest. Non
è stata trovata nessuna fonte convenzionale.
Più in là, il 1 febbraio 1993, la squadra è stata in grado di vei-
colare all’interno del sito una grande navicella triangolare, che
misurava dai trecento agli ottocento piedi di diametro (da uno a
tre campi da calcio). Questa navicella ha risposto ai segnali della
squadra, cerchiando l’area, col suo leading edge completamente illu-
minato, in quello che sembrava essere un tentativo di atterraggio.
Questa navicella triangolare era approssimativamente a trecento
piedi di altezza e a meno di cinquemila piedi dal sito di ricerca.
Aveva una luce brillante a ogni angolo e una luce rossa pulsante al
centro. Era accompagnata da una piccola astronave sonda o esplo-
ratrice rosso-arancione. Quando la navicella ha lasciato l’area, ha
rimandato ripetutamente segnali alla squadra, poi è scesa dietro un
costone e non è stata più avvistata quella notte. Questo contatto è
durato circa dieci minuti.
Il 2 febbraio 1993, lo stesso tipo di navicella ha fatto ritorno, que-
sta volta al di sotto dei duecento piedi di altezza, e ha dato ancora
segnali in modo interattivo con la squadra.
Nel corso delle ultime ventiquattro ore trascorse in Messico, il
team si imbatté durante il giorno in dischi brillanti, lucidi metallizzati
che aleggiavano o volavano vicino ai membri della squadra. Quattro
dischi del genere in quattro diverse occasioni furono incontrati dalla
squadra il 3 e 4 febbraio del 1993.

Alle 00:20 circa del 27 luglio 1992, in una fattoria di milleottocen-


to acri vicino Alton Barnes, Wiltshire, in Inghilterra, il rmit dello
cseti stava veicolando con successo all’interno del sito una grande
navicella a cupola, a forma di disco, brillantemente illuminata, che
misurava dagli ottanta ai centocinquanta piedi di diametro. Questa
navicella silenziosa era lontana meno di quattrocento metri e arrivò
a una distanza di dieci-trenta piedi dal suolo. Era, in realtà, nello
stesso campo di grano in cui si trovava il team. Questa navicella
inviò ripetutamente segnali al gruppo di quattro ricercatori e un pic-
colo oggetto ambrato a un certo punto si staccò e salì verso le nuvo-
le. Mentre era a distanza ravvicinata, questa navicella causò disturbi
magnetici alla bussola: l’ago ruotò di trecentosessanta gradi in senso
antiorario. L’evento del “quasi atterraggio” si concluse con la navi-
cella che si allontanava nella nebbia e fuori dal campo visibile dopo
aver dato segnali alla squadra per dieci-quindici minuti.

Il 14 marzo 1992, alle 20:24, cst, su una spiaggia vicino Pensacola,


in Florida, più di quaranta persone presenti a un’esercitazione di
addestramento del team di ricerca dello cseti riuscirono a veicolare
nell’area quattro navicelle silenziose, aleggianti, che mandavano ri-
petutamente segnali al gruppo e cambiavano formazione in risposta
ai segnali di luce del gruppo. Questo evento fu osservato in sei loca-
sotto controllo intelligente e si spostarono verso il gruppo mentre
si scambiavano segnali di luce. Questo evento durò dieci-quindici
minuti.

ufo in Belgio, il rmit del-


lo cseti formato da quattro persone partì per Bruxelles il 5 febbraio
1992. Nella notte tra il 9 e 10 febbraio, la squadra condusse ricerche
in condizioni meteo sfavorevoli, nei pressi della città di Eupan, in
Belgio. Alle 00:30 del 10, la squadra vide quattro oggetti a bassa
quota approssimativamente a trecento piedi di distanza, ben illumi-
nati, che svanirono improvvisamente dopo circa cinque minuti di
osservazione. La squadra ritornò il giorno dopo sul posto e non fu
trovata nessuna spiegazione per quegli oggetti.
Nella notte del 10 febbraio 1992, la squadra si diresse verso un
alto pendio vicino Henri-Chapelle, e alle 00:45 dell’ 11 condussero
con successo nel sito una grande navicella silenziosa a forma trian-
golare, che scese dalla bassa copertura delle nuvole e si rivelò illumi-
nata all’apice del triangolo. La luce in questa parte della navicella era
della stessa misura della luna piena. Pochi minuti dopo, la squadra
sentì un basso frastuono vibrante proprio sopra di loro, che sembrò
accendersi e spegnersi per due volte, in rapida successione. Questa
vibrazione era sopra la squadra, nelle nuvole, ed era stazionaria.
Egdar Mitchell:

Ironia della sorte, questa intervista con il dottor Edgar Mitchell,


astronauta dell’Apollo 14, è stata fatta a Roswell, in New Mexico, il
5 luglio 2004. Il dottor Mitchell è un amico personale, uno di quegli
uomini giudiziosi con saggezza non convenzionale perché sorpassa
-
gia quantistica”. È onesto e vuole che il pianeta vada avanti nel suo
percorso evolutivo, dice di non trascurare i “fenomeni paranormali”
di cui una volta mi ha parlato Allen Hynek.

Penso di essere arrivato al punto in cui sono abbastanza convinto


et

Edgar Mitchell

paola harris:

edgar mitchell
a quando sono andato al college. Avevamo un’azienda di famiglia
nella valle. Era tra Roswell e Artesia.

Ti hanno convinto gli amici a venire a parlare qui al museo ufo

Mi sono trattenuto a lungo.

ufo

No. Credo di essere giunto a un punto in cui sono convinto abba-


stanza della realtà della presenza et e non lo nego né lo evito. Non
entro nei dettagli. Questo non è il mio campo.

Be’, credo ci sia un’interazione. Soprattutto dal momento che sem-


bra esserci un legame mentale con alcune di queste funzioni: se sono
reali o no, questo non lo so.

-
no selezionato come colui che rappresenta la testimonianza degli astronauti per
ufo
Leap of Faith
Penso che sia stato il legame personale, dato che ho avuto contatti
personali in quest’area. Credo sia la mia credibilità come scienziato.
Sono molto, molto incredulo riguardo a ciò che vedo. Non faccio
affermazioni generiche. Anche se la mia non è un’esperienza diret-
ta, sono diventato un portavoce per i miei colleghi che hanno avuto
esperienze dirette. Io sono molto chiaro riguardo a tutte queste cose e
sono molto chiaro su dove si trova la nostra mancanza di conoscenza.

non comprendiamo? Penso che questo mi dia molta credibilità.

Quale consiglio potresti dare a quei ricercatori seri che vogliono una risposta

-
ma principale è che, come civiltà terrestre, non riusciamo a capire
noi stessi: vediamo noi stessi in un senso del tutto cosmico. Siamo
ancora molto provinciali. Litighiamo per la religione. A mio pare-
re, i fondamentalisti cristiani sono cattivi quanto quelli islamici e,
nel profondo, nessuna delle due religioni è così. Nel profondo di
entrambe le religioni si parla di qualità come amore e fratellanza.

Certo. È la differenza culturale. Non si tratta di una differenza in-


trinseca. È come se avessi detto nel mio discorso ieri sera: «L’espe-
rienza trascendente è comune a ogni cultura nel mondo» e l’espe-
rienza trascendente è amore fraterno, natura, armonia, unità.
Be’, è vero, la nostra ignoranza si basa sull’ego che abbiamo. È la
mancanza di volontà di andare oltre l’ego. Se si va oltre l’ego, si vede
tutto questo in una prospettiva migliore e si possono iniziare a met-
tere insieme tutti i pezzi. Non lo abbiamo ancora fatto. O, almeno,
non in quanto civiltà.

Sì. È vero.

Sicuramente questo è ciò che dovrebbe accadere. Ma potremmo


estinguerci prima di questo. Se ci organizzassimo e risolvessimo i
nostri problemi, potremmo avere un futuro sostenibile e abbondan-
te. Se non lo facciamo, potremmo estinguerci. Siamo sul punto di
farlo con la nostra politica attuale. È regressiva; sta andando indie-
tro, nella direzione opposta.

Certo.

della presenza et
in questo campo da oltre trent’anni e non ho mai visto un ufo

È vero. A me sarebbe piaciuto poter parlare per esperienza diretta


piuttosto che indiretta.

Ti sei sentito un po’ solo per il fatto di avere questa visione e non poterla con-
Non la metterei in questi termini dato che ho passato il 90% del mio

Be’, mi piacerebbe scoprire la verità, quando ho qualcosa a cui ag-


grapparmi che credo sia vera. La nostra base di conoscenza è in-
completa e tutto ciò che facciamo è continuare ad aggiungere alla
nostra base di conoscenza. Credo sia ridicolo, francamente, che la

teoria per tutto. Non c’è una spiegazione per tutto. Eventualmente
potremmo avere diverse teorie che possono legare insieme le cose
piacevolmente, ma non c’è una singola teoria per tutto.

Be’, il Big Bang è passato alla stessa distanza delle Superstringhe,


il che è sospetto per me. Tutto comincia con la nozione del Big
Bang, che ha inizio, se è vero, con temperature incredibilmente
alte. Così pensano che si debbano raggiungere quelle temperature
alte per questa simmetria spezzata, ma non abbiamo abbastanza
energia nell’intera galassia per arrivare a quelle temperature, per
provare il loro punto. Per me questo è l’unico difetto della teoria
delle Superstringhe. Ora ci sono molti punti favorevoli, ma non so
se si possono tenere insieme meglio della teoria del Big Bang. Non
Sì. E penso anche che ci stiamo muovendo in direzione della co-
smologia quantistica, come opposta all’inizio col “Big Bang”, cer-

all’interno di un campo punto-zero possono iniziare il processo


che costruisce il processo, il quale innesca nella materia un proces-
so irreversibile. Abbiamo delle prove che ce lo suggeriscono. Non
abbiamo un Big Bang ma abbiamo tanti piccoli scoppi. Una serie

Stiamo creando. Io non creo i tuoi e tu non crei i miei ma ognuno

In passato abbiamo sempre rinunciato al nostro potere per il potere delle struttu-

Bisogna legarlo alla trascendenza perché, quando si trascendono gli


stati trascendenti, si oltrepassa la struttura dell’ego e, a quel punto,

perché è costruita sull’amore.


Sì. Questo è il motivo per cui le tradizioni antiche, persino la cristia-
nità, dicono che Dio è amore. Vi è una simmetria. Il passo fonda-
mentale, quando si è in uno stato trascendentale, è la sensazione di
vitalità, amore, premura e unità.

vanno sulle cime delle montagne: per scappare dal mondo, così non
devono averci a che fare, ma ciò non è di grande aiuto al mondo.

Ammetto che per provocare un cambiamento sia necessario sotto-

per una ricercatrice donna, diventa un problema di credibilità grave.


Ci si scoraggia a volte, ma avere una conversazione del genere con
il dottor Mitchell è stato un avvenimento che capita una volta nella

aprire il fenomeno. Questa saggezza è quella di molti secoli di studio.


Per concludere, non c’è persona migliore di Candice Powers per
esprimere chiaramente questi cambi trasformazionali. Candice è
una cara amica, una scrittrice eccellente con cui ho discusso della
trasformazione futura del pianeta e della sua società negli anni a
seguire. Sia io che lei viviamo a Boulder, Colorado, e lei è a capo di
un gruppo di studio studentesco al naropa Institute. La coscienza
et e la diplomazia galattica sono il fulcro della parte educativa dei
nostri incontri ma Candice pensa che gli studenti di psicologia inter-
personale dovrebbero anche sapere come affrontare lo scenario del
“contatto” con una certa dose di sensibilità. È emozionante sapere
che avvengono queste discussioni in un ambiente accademico.
Prima del primo contatto

di Candice Powers13

Fin dalla prima infanzia ho avuto consapevolezza del fatto che l’u-
nica costante nella vita è il cambiamento, che è poi diventata com-
prensione diretta del concetto buddista di temporaneità. Allo stesso
tempo, ho avuto una conoscenza interiore riguardo all’unità di tutta
la vita, un senso innato del Grande Quadro, anche mentre sentivo la
sensazione di misteriosa nostalgia di casa in ogni posto in cui avevo
vissuto. Mi sono sentita sola nel mio insaziabile desiderio di un uni-
verso intangibile e invisibile di cui io e tutti gli altri facevamo parte,

capito che ero incapace di incarnare la mia consapevolezza interiore

rivelato la sensazione che la tempistica per il mio arrivo sul pianeta


non è stata casuale, perché per coloro che sono destinati a intrapren-
dere questa traversata millenaria c’è un lavoro da fare che ha inizio
con il proprio rapporto con se stessi. Un “lavoro interno”, se volete.
Ho ipotizzato che da lì potrebbe emergere un nuovo rapporto con
ogni forma di vita. Come musicista e numerologa, con una laurea in
psicologia, mi trovo ora nella posizione di sostenitrice del principio
-
lezza e integrazione con il tutto.
Da tutti i segni e segnali che emergono, questo momento nel-
la storia dell’universo riguarda l’avvento del vivere energicamente.

13 Candice è numerologa e masterizzanda in Psicologia Transpersonale alla Naro-


pa University di Boulder, Colorado.
l’energia della vita in tutte le sue forme. Questo momento porta
opportunità per una consapevolezza del cambiamento evolutivo
verso un nuovo millennio e ciò che inconsapevolmente sapevamo
e sappiamo a riguardo è come una chiamata alla coscienza più alta.
Questo momento nello spazio riguarda l’intima connessione della
mente individuale con la realtà manifestata: la fuoriuscita del petro-
lio, i terremoti, i tornado e le alluvioni di Dio onnipotente, per non
parlare del collasso economico e tutto ciò che noi, come sensazione,
crediamo che gli esseri umani debbano affrontare. Questo riguarda
il nostro bisogno di collegarci con la nostra umanità come esseri
spirituali nei corpi e nel corpo della Terra, con il nostro pianeta,
-
de, per aprire le nostre percezioni, per notare la bellezza della nostra

polarizzazione e il bisogno di discernimento. Si tratta di integrare


tutte le nostre esperienze con tutte le parti di noi stessi e di ogni
altro; sulla fede cieca e il dominio della paura cieca in un mondo
che è fondamentalmente buono e soggetto a manipolazioni mentali
che alterano non solo la percezione della nostra realtà ma la nostra
relazione con essa e quindi con gli altri.
Questo nuovo momento del millennio è una chiamata alla com-
passione per noi stessi e gli altri, una chiamata a una nuova realtà,
-
stra separazione, in modo che potremo cominciare a sperimentare

pianeta o di altre realtà.

Il fattore paura
Sarebbe giusto dire, soprattutto per gli americani, che il modo in
cui viviamo nel mondo è cambiato dopo l’11 settembre 2001, quan-
do la soglia della percezione della paura, basata sulle reazioni, si è
sostanzialmente abbassata. A ogni modo, l’anno 2000 ha segnato
l’avvento di una nuova era e nel 2001 siamo diventati consapevoli
che il cambiamento era davvero in atto. Anche se sembra che il 2001
sia stato il primo di una serie di campanelli d’allarme, con tutto ciò
che è successo negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti e che ha in-

diretti che le nostre scelte consapevoli e inconsapevoli, sul piano in-


dividuale, hanno e avranno sul mondo in questa nuova era. Noi tut-
ti, spesso, ci focalizziamo sui sistemi automatizzati per l’esclusione
del singolo, mentre, paradossalmente, specialmente qui negli usa, si

ha inaugurato un centro spirituale sulla interconnessione di tutte le


persone e c’è stato un aumento della consapevolezza (ricordo) della
nostra connessione alla natura e al pianeta stesso. Tuttavia, come

tra i nostri giovani, con il moderno livello di grande input sensitivo e

di capacità di discernimento, che viene insegnato nei nostri sistemi


educativi in un momento in cui è più necessario. Buone capacità di

-
va era in cui siamo entrati nel 2000 porta ora all’inizio della consape-
volezza, a livello di massa, della nostra interconnessione con “altri”.
Negli ultimi due o tre decenni sembra che ci siamo svegliati in
un nuovo mondo, che include il manifestarsi di abilità mai immagi-
nate prima, come dimostrato dall’ampia fama di persone come Uri
Geller. Negli ultimi dieci anni c’è stata una maggiore accettazione
dell’esistenza della presenza extraterrestre nei nostri cieli e anche
tra di noi, dovuta all’avvento di apparecchiature video poco costose

psicologica. Stiamo anche godendo di meno disinformazione che ri-


dimensiona l’argomento, con una più seria esplorazione da parte dei
principali mezzi di informazione. Termini come “inter-dimensiona-
le” e “multidimensionale” fanno più parte del linguaggio comune,
e le esperienze di pre-morte o extracorporee fanno più parte delle
conversazioni quotidiane. Tuttavia, con una crescente consapevo-
lezza della grandezza delle nostre abilità che si manifestano, anche
con una comprensione comune di “karma istantaneo”, c’è una ne-
cessità di assumersi la responsabilità per i nostri pensieri come non
mai, eppure c’è ancora molta resistenza, come dimostra il livello di

Con l’aumento, sia collettivo che individuale, della nostra sensi-


bilità psichica verso energie più sottili, stanno avvenendo dei cam-
biamenti fuori e dentro di noi così diversi e sconosciuti al punto
che ci dissociamo nella paura reazionaria piuttosto che rispondere in
modo sano a nuove possibilità? Stiamo forse ignorando la potenza
della nostra abilità mentale di agire nel mondo e pertanto manife-
stiamo le nostre paure in modi incontrollati e distruttivi?
Sono forse la nostra resistenza e paura inconscia nell’attraversare
questo nuovo millennio – in cui stiamo rilevando e sperimentando
energie nuove e sconosciute in aggiunta alla nostra apprensione ri-

eventi disastrosi, proprio perché siamo strettamente collegati alle


energie della Terra?
La meccanica quantistica dimostra che condividiamo la coscien-
za con il pianeta e con il tutto, che la coscienza cambia la realtà e
tutti noi capiamo che a un certo livello quella negatività può essere
distruttiva, forse perché ancora non riusciamo a collegare i punti-
ni della forza collettiva delle nostre menti individuali. Sembra che

il nostro non voler vedere potrebbe essere la forza che ci spinge


ciecamente al suo interno, con la paura che produce il nostro orrore
perpetuo. Se l’energia della nostra mente negativa sta creando o, per
lo meno, sta contribuendo alla distruzione del pianeta, una nuova
consapevolezza di integrazione con tutta la vita sarebbe di enorme
importanza nel passaggio in una più alta coscienza verso una co-

Non abbiamo bisogno di guardare molto indietro per capire che


-
sica abbiamo continuato ad avere per tutto il tempo pensieri e sen-
sazioni negative che credevamo essere affar nostro. A ogni modo,
l’energia di quei pensieri caricata e alimentata da emozioni negative
è davvero una questione di tutti.
Pensieri come: «Non importa ciò che penso riguardo a come mi
sento o come mi sento riguardo a ciò che penso, è solo tutto nella
mia testa, dove non può fare alcun male» non corrispondono per
nulla a verità. L’energia caricata dei nostri pensieri e le nostre sen-

insaputa e, siccome non stiamo prestando molta attenzione e non ci


stiamo prendendo responsabilità per quello che succede nelle nostre

Ma cosa succede quando la nostra energia collettiva si assembla

fuga e la gran quantità di energia negativa della mente collettiva, che


cresce in modo incontrollato mentre viene soppressa, non è niente
affatto la meno creativa. Non ci vuole molto a immaginare che le
nostre menti generano enormi disastri in varie forme sul pianeta,
una volta che accettiamo il fatto che siamo tutti collegati al pianeta,
o che la nostra paura e resistenza stanno creando o permettendo

con partecipazioni extraterrestri.


The Mothman Prophecies, basato su eventi
realmente accaduti riportati nel libro omonimo di John Keel. Il libro
-
tano gli strani avvenimenti paranormali in una piccola cittadina che
coinvolsero un gran numero di abitanti. La tragedia si consumò una
-
ta persone. Rimasi colpita dalla combinazione degli strani eventi e

l’incidente. Una possibile spiegazione potrebbe essere che la paura


inconscia dell’ignoto tra la gente del paese stesse facilitando psichi-
camente l’accadere degli eventi negativi che, più che un presagio
dell’evento, riguardavano la paura stessa che li circondava. Potrebbe

zona, fosse psichicamente sintonizzata su qualcosa di brutto che


stava per accadere, pur non sapendo cosa. E forse il loro senso di

loro menti individuali, paura che essendo mentalmente soppressa


(probabilmente per la mancanza di spiegazioni), cominciò a manife-
-
do la teoria New Age, si manifestano le paure su cui si rimugina e
una volta che è avvenuta la tragedia, gli strani eventi cessano perché
la paura di essi smette di manifestarsi. Ci sono anche teorie riguardo
al fatto che i cerchi nel grano siano manifestazioni psichiche sulla
Terra di nostri messaggi rivolti a noi stessi circa lo spostamento di

noi può mettere in relazione le strane manifestazioni sincronistiche


delle cose a cui pensiamo: ma cosa succederebbe se queste cose
non fossero così casuali come sembrano? Se il potere della mente
è inconsciamente e creativamente distruttivo, ne consegue che lo
stesso potere può essere utilizzato consciamente e co-creativamente
per la pace e l’armonia? Siamo nel bel mezzo di un cambiamento
della coscienza che vede e comprende non solo le implicazioni e
le possibilità collettive della mente umana individuale ma il livello
di responsabilità personale richiesto per prepararci a un contatto
consapevole con le energie cosmiche e, oserei dire, con gli esseri

-
sistenza abbiano più potere delle emozioni positive. Comunque, è
più una questione di livelli di densità piuttosto che di positivo con-
tro negativo. Senza un corpo denso, non avremmo ragione di aver

è più naturale del livello di densità sperimentato dall’essere in un


corpo. Lo stesso discorso vale per gli esseri che si dirigono ver-
so la Terra. Si consideri che l’intero concetto dell’“oscurità” messo

sostanza corporea tangibile è scura perché la sua luce è rivestita di


forme che sono ben dense rispetto ai regni spiriti/luce senza forma.

dovremmo lavorare sodo per convincere noi stessi della realtà del
regno spirituale (che non muore), perché è invisibile. A ogni modo,
rimanere legati al fatto di essere all’interno di un corpo denso sulla
terra densa produce, naturalmente, più paura e negatività a causa
dell’illusione della separazione. Quindi, bisogna trovare un equili-
brio con consapevolezza spirituale, che ci riporti alla nostra vera es-
senza facendoci ritrovare la nostra integrità. Ne consegue anche che,
poiché se non stiamo attenti il semplice fatto di essere in un corpo
produce automaticamente paura, dobbiamo coscientemente sceglie-
re di concentrare la nostra consapevolezza nel connetterci con l’es-
senza spirituale per rimanere in equilibrio. Da tutti i segnali, questa
riconnessione è esattamente ciò che questo cambiamento evolutivo
in questo nuovo millennio ha in serbo per noi. Ho scritto in passato
che i modi di essere del vecchio paradigma basato su dominio, paura
e aggressione sono in procinto di morire e che la resistenza a questo
cambiamento, in forma di crescendo di oscurità e violenza nel mon-
do, non è niente di più che l’agonia di questo processo. Il pensiero è
che, come parte del salto evolutivo col passaggio millenario, la luce
sul pianeta sta crescendo. Più aumenta la luce, più è scura l’ombra,
quindi possiamo vedere l’oscurità nel mondo in maniera più chiara,
ma questo non vuol dire in alcun modo che stia effettivamente cre-
scendo in intensità. Quello che già esiste si distingue di più adesso
perché in esso brilla una luce grande. Dopotutto, a differenza della
luce che proviene dal sole o dal cosmo, l’oscurità non ha reale so-
stanza in esso, è semplicemente assenza di luce.
Pensare in questo modo aiuta le menti di chi, tra noi, è pronto per
prenderà il posto. Tuttavia, è opportuno usare cautela visto che que-
sto ricade nel vecchio paradigma del pensiero dualistico polarizzato
in termini di separazione, come “noi” e “loro”, se non riusciamo a
riconoscere che l’oscurità fa parte di ogni persona in modi diversi. Ne-
garlo, però non farà altro che far apparire tutto ancora più irraggiun-
gibile. I buddisti credono che ciò che è in te stesso, ma non riconosci,
ti distruggerà. Ignorare l’esistenza dell’oscurità equivale anche a by-

realtà si è coperti di fango, il che non ci permette di essere integri. La


paura di soccombere alla nostra oscurità ci fa correre in ogni direzione
al di fuori di noi stessi per qualsiasi altra possibilità di vederla. È lo
stesso che negare di avere un corpo. La paura da un lato è affascinan-
te, in quanto estranea alla nostra essenza spirituale (e quindi le restia-
mo attaccati come per cercare di capire le nostre morbosità, si pensi

le nostre vite in modo fortemente limitante e distruttivo, perché ci fa


rimanere nel ciclo della negazione. Il problema più grande, tuttavia, è
che nella nostra animata e cieca preoccupazione di sfuggire all’oscuri-
tà non riusciamo nemmeno a vedere la luce e, tantomeno, la incarnia-
mo. Allo stesso tempo, la strada del vecchio paradigma di separazione
e polarizzazione sta illuminando la strada a un’integrazione armoniosa
tra buio e luce in questo nuovo paradigma.
È il momento giusto per osservare tutti gli individui cambiare
inconsciamente il mondo esterno, mano a mano che la consapevo-
lezza e la coscienza multidimensionali si risvegliano nei loro mon-
di interiori. Discernimento interiore ed esteriore e sentire intuitivo
sono la chiave per questo processo, per la nostra abilità a essere
pienamente “presenti” nella vita in modo equilibrato.
In una discussione su frequenze armoniche e sui cicli numerati
che le rappresentano, il nuovo viaggio verso la costruzione di rela-
zioni e integrazioni con il nostro mondo interno ed esterno è vicino.
La numerologia dello spostamento verso il Nuovo Millennio
Nell’anno 1623, Galileo disse:

– che viene costantemente offerto alla nostra contemplazione, ma che

familiarità con i personaggi che vi sono scritti. È scritto nel linguaggio


della matematica… senza il quale è umanamente impossibile capire una
sola parola di esso; senza il quale si può girare invano attraverso un buio
labirinto.

La scienza dei numeri, ora nota come Numerologia, veniva insegnata


intorno al 550 a.C. nelle antiche scuole dei misteri pitagorici, dove i
numeri venivano usati come essenza, per dimostrare l’ordine divino
dell’universo e come è relativo all’ordine di sviluppo in ognuno di noi
come individuo. Pitagora, riconosciuto oggi come il “padre” della ma-
tematica, disse: «Tutto è numero», e ha insegnato che i numeri erano
il linguaggio simbolico dell’energia – il principio universale di tutte le
forme di materia – e gli archetipi con personalità distinte rappresen-
tanti le qualità energetiche di tutto in forma evidente.
Per esempio, consideriamo i numeri 1 e 2 come simboli archeti-
pici delle energie maschili e femminili, così come rappresentativi dei
paradigmi vecchi e nuovi che stiamo vivendo. Guardando la qualità
energetica del ciclo di mille anni, che abbiamo completato solo un de-
cennio fa, ogni giorno dell’anno per l’intero ciclo è iniziato col nume-
ro 1, quindi possiamo dire che è stato rappresentato archetipicamente
dall’energia maschile del numero 1. Considerando il secondo ciclo
di mille anni, che è cominciato con l’anno 2000, in cui ogni giorno
dell’anno inizia e inizierà con il numero femminile 2 per il resto del
millennio, possiamo vedere che non potrebbero essere più diversi l’u-
no dall’altro. In realtà, sono diversi tanto quanto maschio e femmina
in tutte le manifestazioni archetipiche di ciascuno, eppure associabili.
L’energia del numero 1 rappresenta l’unità come inclusione di tut-
te le singolarità. È considerato maschile perché rappresenta le quali-
tà pionieristiche dell’andare avanti, del cominciare, primo, originale
e individuale, come in un tutto singolare. La naturale evoluzione
di questa energia in un essere umano riesce ad affermarsi e a dare
impulso a un’azione creativa per la perpetrazione della vita, aprendo
continuamente la strada come per penetrarla. Riconosciamo queste
qualità negli uomini e meno nelle donne (anche se tutte le donne
possiedono delle qualità maschili).
Con la creazione del corpo umano è arrivato anche l’ego necessario
-
volezza della connessione con l’unità, accompagnata dalla percezio-
ne illusoria dell’individuo come sé singolare, separato dal Sé intero e,
quindi, bisognoso della protezione che può dare una consapevolezza
timorosa. Entro l’anno 1000 il ciclo dell’energia 1 è diventato stabile e
dominante e per i successivi mille anni queste caratteristiche, con l’au-

punto di distorsione. Nel tempo le qualità positive, senza una forza


di bilanciamento, hanno oscillato verso il lato negativo dell’1, manife-
standosi sotto forma di paura, lussuria e avidità per il potere, egoismo,
autocoscienza, tirannia egocentrica e antagonismo, perpetrazione del
perfezionismo, monomania e iconoclastia. Qualcuno potrebbe dire
che tutto ciò descrive proprio la natura umana, che esiste da molto
prima dell’anno 1000. In parte è vero, perché l’uomo è in un corpo e
a causa della presenza dell’ego così poco evoluto, ma dall’anno 1000 il
mondo è diventato chiaramente più “1”.
È l’arroganza orgogliosa dell’energia negativa 1 all’estremo a crea-
re il dittatore dominante e menefreghista, coloro che nello spirito di
competizione cercano di battere gli altri attraverso l’aggressione ine-
sorabile per obiettivi rigorosamente egocentrici, insensibili ai danni
e al dolore che potrebbero causare. Questo descrive il paradigma
che abbiamo attualmente completato, anche se dobbiamo ancora
riconoscere e cogliere appieno questo fatto, per cui i comportamenti
abituali continuano, anche se stanno gradualmente scomparendo.
-

e il nostro senso di connessione col Tutto molto tempo fa, troppe


persone sono legate alla paura abituale di perdere se stessi, la propria
vera identità nel nuovo ignoto.
La natura egocentrica sia degli uomini che delle donne, coltivata
per oltre un millennio, fa fatica a rinunciare a ciò che conosciamo
-
pravvivere e prosperare. Tuttavia, come George Monbiot afferma
in un brillante articolo intitolato I valori del Tutto, lo squilibrio che
stiamo sperimentando riguarda i valori estrinseci contro quelli in-
trinseci, in cui il dominio sopprime gli altri. Valori della società, in
tutto il mondo, ma in particolare negli Stati Uniti, sono diventati
sempre più estrinseci. Esteriormente, le nostre priorità hanno ri-
guardato sempre più la posizione e l’auto-promozione, il successo
-
mento egocentrico di obiettivi dell’energia maschile 1 egoista e

un condizionamento sociale, nei vari media? Non siamo, in sostan-


za, qualcosa di diverso quando rallentiamo abbastanza da notare
qualcosa?
Uno spostamento verso i valori intrinseci, rappresentati dal nu-

una preoccupazione maggiore per diritti umani, giustizia sociale e


ambiente», è un passo verso il collegamento con ciò che è essenzial-
mente reale e quindi è in linea con il pianeta e oltre. Riconoscere e
incarnare le qualità insite in questo nuovo millennio di energia 2 può
portare equilibrio attraverso una esistenza co-creativa.
E che dire di questo nuovo ignoto, il millennio 2000, in cui siamo

col numero 2? L’energia del numero 2, come nell’1+1, è equivalente


alla relazione poiché rappresenta le qualità relazionali-emozionali di
accordo, considerazione e cooperazione. Invece della guerra, porta
opportunità di pace; invece di competizione, offre associazione e
collaborazione; al posto di predominio, porta diplomazia.
Il 2 è di natura femminile: rappresenta equilibrio nello sviluppo

stesso. Con sensibilità e intuizione, attraverso le sensazioni corporee

prosperano. Queste qualità presentano un ambiente differente per


-
monio ideale, la natura del 2 è spirituale e inclusiva, differente dai
dogmi religiosi o patriarcali, che propugnano sistemi di credo legati
al dogma e all’esclusività. Attraverso la ricettività, il 2 rappresenta
l’unità spirituale tramite l’illuminazione, l’ispirazione e la connessio-
ne, nel rispetto della diversità nella vita planetaria.
È grazie alla presenza dei 2 che siamo ancora, in sostanza, parte
di qualcosa, e che esistono anche la cooperazione e la cura. Come
dimostra la storia, il riconoscimento del valore e della potenza dell’e-
nergia 2, che ci permette di vedere noi stessi negli altri, è aumentata
man mano che ci siamo avvicinati all’anno 2000. Allo stesso tempo,
dopo aver attraversato la soglia millenaria, le qualità dell’energia 2
sono diventate minacciose proprio nei confronti di coloro che han-
no investito profondamente nella loro individualità come mezzo di
separazione dagli altri. Quelli tra noi che la temono, la paragonano
-
mo tutti parassiti che sostengono l’élite. Naturalmente, temono di
essere costretti a condividere le loro aziende o a perderle del tutto. Il

suffragio delle donne e, mentre ci avvicinavamo agli ultimi decenni


che conducevano al 2000, il predominio maschile e i suoi distorti
adulatori hanno cominciato a torcere il muso, concentrandosi per
assicurarsi la sopravvivenza: hanno raggiunto attualmente propor-
zioni spaventose nei governi di tutto il mondo, ma soprattutto negli
Stati Uniti hanno prodotto realtà insostenibili, auto-distruttive.
Piuttosto del vecchio detto “ogni uomo per se stesso”, il 2 sta
portando l’integrazione dello spirito con la materia, come in cielo
così in terra. Come la donna è nell’uomo e l’uomo è nella donna, vi
è qui l’opportunità di un equilibrato rapporto con se stessi e gli altri
che è incarnato da tutti. L’energia 2 non riguarda le “donne amazzo-
ni” che conquistano il mondo, che sarebbe una prospettiva distorta
maschile, tenuta sia da uomini che da donne, che possono solo im-
maginare le donne come uomini inferiori con un ruolo di leader-
ship. Questo mutamento non riguarda il cambiamento da maschio
a femmina, in cui tutte le donne saranno in grado di relazionarsi

di rispondere in modo maschile, oppure gli uomini che diventano

in una nuova specie della razza umana in relazione cosciente con il

E, diciamo la verità, stiamo parlando del 2 nella coppia, cioè oppo-


sto, così come nella dualità, cioè diviso.
-
piano per perpetuare la vita umana, la dualità esisterà. La differenza
tra il concetto di dualità come separazione e divisione che crea forze

nella nostra percezione di entrambi; a partire dal fatto che la dualità


esiste in modo falsato nell’unità, l’armonia e l’integrazione possono
esistere nella relazione.
In qualsiasi modo lo si guardi, il numero 2 – nelle qualità di co-
operazione, relazione e pace attraverso l’integrazione – ha iniziato
la sua ascesa millenaria come energia che regna sovrana e le donne
spiritualmente sane e gli uomini che sono armoniosamente in sin-
tonia con questo nuovo movimento avranno possibilità migliori di
sopravvivere. Il compito di adeguarsi a un passaggio da mille anni
al suo estremo opposto apparente (anche se non ancora estremo) è
enorme, ed è praticamente inconcepibile. Anche se la memoria del
drammatico cambiamento è cellulare e ci siamo preparati a questo su
un livello intrinseco come in generazioni di uccelli migratori, la dif-
ferenza tra noi e gli uccelli sta nel fatto che il nostro ego ci permette
di dimenticare consapevolmente la nostra intrinseca connessione
con l’ambiente, per motivi di convenienza. Per coloro che l’hanno
sperimentato, pensate a quello che avete passato mentre lasciavate il
vostro lavoro, la vostra casa, le relazioni o forse tutto questo messo
insieme dopo appena dieci anni che eravate lì. Ora immaginate la
devastazione che potrebbe causare nella vostra vita dopo una vita
intera, o dopo un millennio, specialmente se il cambio corrisponde
a uno spostamento all’opposto di dove si stava prima. Dopo un
millennio di energia 1, il cambio in energia 2 può, da scelta collettiva
consapevole, equivalere a un incremento della polarizzazione degli
opposti, o all’integrazione armoniosa di ciò che ci divide. A ogni
modo, un corpo denso + un ego squilibrato = resistenza al cam-
biamento, che verosimilmente produce più devastazione nel nostro
mondo, mentre ciò a cui si resiste continua a persistere. Allo stesso
tempo, è ugualmente vero che ciò che si rivela ci guarirà.

cambiamenti drammatici è la chiave per sopravvivere a essi. La buo-

separazione e dominio, l’energia positiva 2 è emergenza spirituale


attraverso il collegamento al nostro essere superiore che trascende
-
to dell’essere nel concetto di umanità all’interno di un corpo sulla
Terra, per il fatto che incarniamo completamente la nostra natura
spirituale nella preparazione a un’esistenza multidimensionale. Nel

Noi siamo il mondo


Gli esseri umani sono rappresentazioni microcosmiche del macro-
mondo e quindi i tempi universali per i cambiamenti evolutivi sul
pianeta ci coinvolgono anche individualmente. Tuttavia, come la
Mente universale è vista dall’ego limitato dell’insediamento umano,
percepiamo la nostra abilità di fare scelte individuali come qualco-
sa di separato dall’intera umanità – e ciò ci rende ciechi di fronte
al collegamento col pianeta stesso, e non solo. Eppure, da qualche
parte siamo consapevoli di questo legame e in tutta la nostra storia
abbiamo fatto degli sforzi per ricordarlo, per riconciliare il dolo-
re della separazione con la nostra esperienza nell’apprendere che
siamo entità separate dentro dei corpi, che conducono tutti verso
questo momento di ri-connessione nella nostra storia. Allo stesso
tempo, mentre siamo consapevoli di noi stessi, chi in un modo, chi
-
lezza con un mondo più grande.

“Dio”, ha dato l’esempio di come ogni atomo del corpo sia consa-
pevole di se stesso ma non cosciente del tutto. Egli ha spiegato che
quando c’è un dolore a un dito del piede, il dito della mano non lo
percepisce e se c’è un dolore nell’orecchio, il naso non lo sente, ma
in entrambi i casi la persona lo percepisce perché lui/lei possiede il
corpo intero. La profondità e l’intensità dello stato caotico del mondo,
al momento, è direttamente proporzionale alla profondità della con-
sapevolezza della nostra connessione individuale al tutto. Si parla non
solo al presente, per l’urgente bisogno di crescita trasformazionale che
migliora la qualità e il rispetto per tutti gli esseri viventi sul pianeta, ma
anche al livello della resistenza degli individui ad assumersi la respon-
sabilità personale per realizzare tutto ciò. Potremmo semplicemente
biasimare i materialisti per il loro attaccamento al denaro e ai beni ma-
teriali, favoriti da atteggiamenti separatisti e avidità basata sulla paura e
sperare che cambieranno nel momento in cui prenderemo le distanze
da loro; ma, ancora una volta, stiamo polarizzando la situazione, che
non sarebbe completa senza esplorare l’aspetto spirituale della cie-
ca fede religiosa – potremmo biasimare i cercatori smarriti nonché i
predicatori della verità virtuosa in questo quadro, che o esplodono in
violenza o stanno seduti a guardare.
Quelli che hanno compiuto un cammino spirituale sono stati
esposti a molte idee su come apportare miglioramenti nelle loro vite
e, come risultato dell’attuazione dei modi e dei mezzi scelti, molti di
loro sono stati assistiti nel loro processo. Tuttavia, nel capire che ciò
che c’è prima di noi è un nuovo, sconosciuto territorio, ci si presenta
un’opportunità per aprire noi stessi in modi nuovi, per scoprire cosa

loro pura vulnerabilità, pur accettando la possibilità, che tutti noi


sappiamo essere vera, riguardo alla vita, all’universo e a tutto. Tutte
le credenze a noi care e su cui basiamo le nostre vite potrebbero
collassare e la modalità di sopravvivenza tende a evocare non solo la
paura, ma la lotta o le risposte al volo, ma come si può sorvolare o

Quando il tessuto “spirituale” delle nostre matrici individuali che


-
parsi a qualcosa per sostenerlo. Chi percepisce una disconnessione col
mondo materiale desidera di lasciarsi andare, cercando di fondersi con
qualcosa a cui siamo legati sempre meno; allo stesso tempo, avendo

abituati, può sentirsi abbattuto e disperato nel sentirsi sospeso tra due
mondi: non più in grado di tornare alla sicurezza del vecchio e ancora
incapace di cogliere il nuovo. Tuttavia, mentre ci basiamo sulla nostra
vecchia concezione di esseri spirituali – partecipando a riti di massa
con altri, impegnandoci in gruppi di pensiero spirituale o seguendo
dogmi di ogni tipo (che potrebbero offrire un sollievo temporaneo
al nostro stress esistenziale) – torniamo sempre alla relazione perso-
nale con noi stessi e a capire il nostro modo individuale di affrontare
l’incertezza, la separazione, la dualità o riempire lo spazio vuoto, in
cui sperimentiamo una disconnessione con il nostro essere superiore
e quindi perdiamo il collegamento autentico con gli altri. Ironia della
sorte, nel nostro sforzo convinto per l’individualità, è la nostra stessa
mancanza di connessione autentica con il nostro essere individuale a
creare il senso di separazione dagli altri e perpetuare la nostra paura.
Nella ricerca di risposte sulle nostre origini celesti nell’universo
maggiore, consci che non siamo soli nell’universo e di aver più volte
reagito in modo ostile e ignorante alla presenza di “altri”, è facile ca-
pire perché non abbiamo ancora trovato, ricevuto e non siamo ancora
stati in grado di ricevere risposte per le quali siamo ancora immaturi.
Sono immensamente grata a Paola Harris per aver scritto questo
libro e per le sue appassionate e oggettive indagini sul campo e per
i contributi eccellenti nel mondo di questa nuova, emergente realtà,
che per molti pionieri è stato un lavoro arduo e ingrato, e per averci
condotto, volentieri e instancabilmente, dritti nella direzione giusta.
Per questo sforzo il viaggio interiore deve essere ora sottolineato in
misura maggiore rispetto al passato.
Forse solo quando saremo capaci di ammettere che, in quanto in-
dividui, evitiamo il collegamento con la nostra essenza più profonda,
con le altre persone della nostra famiglia e comunità, e quindi con
tutti gli abitanti del pianeta, riusciremo a guarire questa frammenta-
zione dell’anima mettendo tutte le parti insieme: allora la manifesta-
zione di questa guarigione collettiva nel mondo e per il pianeta sarà
possibile. Forse allora saremo pronti a concepire la connessione con
ciò che aspetta di emergere oltre la nostra comprensione.
Vi lascio parole appropriate e pertinenti, scritte da Michael
Jackson:
We are the world, we are the children,
We are the ones who make a brighter day,
So let’s start giving
There’s a choice we’re making,
We’re saving our own lives,
It’s true we’ll make a better life,
Just you and me.

27 settembre 2010
Di seguito i siti nei quali è possibile reperire ulteriori informazioni
sui casi citati dall’autrice.

www.exopolitics.org
www.paolaharris.com
www.earthstationroswell.com

www.roswellinvestigator.com
www.philadelphia-experiment.com.
www.eaglesdisobey.net
www.easywebdesignsolutions.com/phellyer
http://euroclippers.typepad.fr/exopolitique
www.millennialhospitality.com
www.stanromanek.com
www.doctorkoontz.com
www.colinandrews.net
www.edmitchellapollo14.com
Paola Leopizzi Harris (Italia, Europa, Vaticano, www.paolaharris.
com) è una fotogiornalista e reporter investigativa italo-americana
nel campo della ricerca sui fenomeni extraterrestri. È inoltre una
scrittrice freelance che vanta numerose pubblicazioni, soprattutto in
Europa. Studia i fenomeni collegati agli extraterrestri dal 1979 ed è
in contatto personale con molti ricercatori di alto livello nel campo.
Dal 1980 al 1986 ha assistito il dottor J. Allen Hynek nelle sue inda-
gini sugli ufo e ha intervistato molti testimoni militari di massimo
livello circa il loro coinvolgimento nell’embargo della verità da parte
del Governo. Indaga il fenomeno ufo da trent’anni.
Nel 1997 ha incontrato e intervistato il colonnello Philip Corso

Ha dato un contributo decisivo al suo libro , per


il quale ha scritto la prefazione tradotta in italiano. Inoltre ha appena
scritto la prefazione per l’edizione italiana del libro del dottor Edgar
Mitchell, astronauta dell’Apollo 14, (La via
dell’esploratore, pubblicato in Italia per i tipi di Verdechiaro Edizioni).
È tornata a Roswell, nel New Mexico, nell’estate del 2003, in oc-
casione dell’uscita negli Stati Uniti del suo libro
ufo Phenomena. Ha debuttato con il suo secondo
libro a Roswell in occasione del sessantesimo anniversario. Il volu-
me -
lenges and Protocols for Future Contact parla del fenomeno degli orb e
STS-75. Il suo terzo libro Exopolitics: All the Above, dedicato a Ge-
orge Noory, ospite della trasmissione radiofonica Coast to Coast, è
diventato un bestseller. Il suo ultimo libro,
, è ricco di interviste e testimonianze credibili, nonché di
soluzioni spirituali per trasformare il pianeta Terra.
È stata intervistata nel video della Safespace, prodotto
da Robert Miles, e compare nel documentario sugli ufo e et
della New Paradigm Film. La sua intervista all’ex mi-
nistro della Difesa canadese Paul Hellyer è stata tradotta in sei lingue
ed è attualmente reperibile su YouTube.
Ha parlato in tutta Europa (Irlanda, Inghilterra, Svizzera, Spagna,
Francia, Germania, Italia e Belgio) dell’importanza del disclosure. La
-
vere il disclosure e il dialogo esopolitico nel mondo.
Scrive regolarmente sulle riviste ufo X-Times e e, tra le
altre, ha scritto anche per Nexus (Australia) e Explora, Open Minds
Magazine.
Paola vive tra Roma e Boulder, in Colorado, e ha conseguito un
Master in Pedagogia. Insegna Storia e Fotogiornalismo, oltre Eso-
politica, in alcune classi online per l’Exopolitic Insitute del dottor
Michael Salla.
Verdechiaro nasce dalla fusione del verde e del giallo e rappresenta
la realizzazione nel concreto di un progetto individuato attraverso
l’intuizione: poter contribuire alla circolazione delle idee in cui cre-
diamo. Le nostre proposte editoriali sono libri che portano il seme
di un messaggio evolutivo che sentiamo in modo particolare. Sono
opere indirizzate alla mente e al cuore dell’uomo, che pensiamo non
debbano mai essere disgiunti per il raggiungimento di una più pro-
fonda consapevolezza.
Che questi libri possano essere un faro per colui che desidera ad-
dentrarsi nel viaggio interiore.

Verdechiaro Edizioni
via Montecchio, 29
42031 Baiso (Reggio Emilia)
tel. 0522/598264 - fax 0522/993017
email info@verdechiaro.com
www.verdechiaro.com
Esopolitica

L’Esopolitica è lo studio della pre-


senza extraterrestre sulla Terra e
delle sue implicazioni.
Il libro di Paola Leopizzi Harris,
giornalista investigativa, contiene
interviste, foto e scritti dei più im-
portanti ricercatori al mondo sul fe-
nomeno ufo. Gli archivi top secret
stanno iniziando ad aprirsi.

Pagine 264 - € 18,00


isbn 978-88-88285-50-4

Il mistero svelato

Paola Leopizzi Harris ha intervi-


stato scienziati, militari e professori
che hanno lavorato nei servizi di in-
telligence e in programmi di ricerca
top secret: svelano ciò che viene co-
perto da tempo dalle autorità ame-
ricane in materia di ufo, tecnologia
aliena e contatti. Il libro è corredato
da numerose foto degli intervistati.

Pagine 320 - € 18,00


isbn 978-88-88285-39-9
Galassia X-9

Attraverso la storia di Ivanka, l’au-


tore narra ciò che lui stesso ha visto
sugli schermi del tempo delle astro-
navi apuniane. Apu è un pianeta
abitato da esseri che hanno supe-
rato l’egoismo e vivono nella pace
e nella solidarietà, valori che hanno
cercato più volte di insegnare ai ter-
restri nel corso dei millenni. Questa
“tecnologia spirituale” è descritta
con semplicità e chiarezza.

Pagine 336 - € 18,00


isbn 978-88-88285-37-5

170 ore con extraterrestri

Un ingegnere europeo emigrato in


Perù incontra un gruppo di naviga-
tori cosmici, con i quali sperimenta
la guarigione e altri insegnamenti
che lo costringono a superare il suo

re radicalmente la sua concezione


dell’esistenza. Non si tratta né di
angeli né di invasori, ma di esseri al-
tamente evoluti che hanno fatto del
Servizio la loro missione.

Pagine 136 - € 16,00


isbn 978-88-88285-13-X
Gli alieni mi hanno salvato la vita
Maurizio Baiata
Giornalista investigativo e ricercatore del mistero,
Maurizio Baiata è cresciuto con il rock nel sangue.
Altrove, assoluto e alieni sono per lui lo specchio este-
riore di uno stesso mondo, al quale a volte abbiamo
accesso, e offrono una via di uscita dal buio dell’ani-
ma, verso il risveglio, sul piano individuale, collettivo
e cosmico della coscienza.

Pagine 256 - € 18,00 - isbn 978-88-6623-058-8

2013. L’alba della nuova era


Enzo Braschi, Giorgio Boccaccio (a cura di)
Un libro per una comprensione d’insieme del feno-
meno 2012. Gli autori hanno volutamente tralasciato
gli scenari apocalittici per concentrarsi sull’idea che il
2012 sia l’emblema del grande cambiamento energeti-
co legato alla nuova frequenza vibrazionale del pianeta
Terra. Perché non importa tanto cosa potrebbe acca-
dere nel 2012, quanto come potrebbe essere la vita di
tutti noi dal 2013 in poi.

Pagine 208 - € 17,30 - isbn 978-88-88285-52-8

Apu-An- Il ritorno del Sole alato


Maurizio Martinelli
Le Alpi Apuane, l’Ansedonia, Marcahuasi, Tiahuana-
co, Agarthi, Atlantide, l’origine degli Etruschi, le città
sommerse, le città sotterranee, le faglie, le radiazioni
secche, l’energia elettromagnetica, le macchie solari, le
sculture rupestri, un nuovo pianeta nel nostro sistema
solare, l’origine della vita, Daniel Ruzo, George Hunt
Williamson, i dischi volanti, i Fratelli dello spazio... La
storia di due instancabili “cercatori di verità”.
Pagine 232 - € 18,00 - isbn 978-88-6623-053-3
La via dell’esploratore
Edgar Mitchell
Il primo libro di uno dei pochissimi uomini ad aver
calpestato il suolo lunare. Edgar Mitchell, astronauta
dell’Apollo 14, racconta il viaggio spaziale e quello,
più intimo, che ne è seguito. E la costruzione di un
modello diadico di realtà, grazie al quale scienza e re-
ligione si integrano, indicando all’uomo la strada per
l’evoluzione.

Pagine 288 - € 18,70 - isbn 978-88-88285-79-5

Fulgori dall’abisso
Maurizio Cavallo - Jhlos
Altre vicende d’interazione con la civiltà di Clarion:
l’incontro con l’operatore extradimensionale Suell nel-
la base sottomarina al largo del mar Ligure e il viag-
gio a bordo di un velivolo anfibio, fino ad uno degli
avamposti sommersi in Antartide. L’autore riporta le
informazioni ricevute e le meraviglie vedute nelle città
sotterranee.

Pagine 216 - € 18,00 - isbn 978-88-6623-056-4

Oltre il cielo
Maurizio Cavallo - Jhlos
La vera storia dell’abduction dell’autore da parte di es-
seri provenienti dal pianeta Clarion, narrata con chia-
rezza di linguaggio e profondità di contenuti. Maurizio
Cavallo viene condotto nelle astronavi e reso partecipe
dei misteri della vita, del tempo e dello spazio. Un libro
intenso, da leggere con attenzione, corredato da nume-
rose foto degli incontri ravvicinati.

Pagine 200 - € 16,50 - isbn 978-88-88285-40-5

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