superiore anche alla fondazione dell’etica materiale dei valori di Scheler: criticare e superare non soltanto il
formalismo dell’Etica trascendentale kantiana, ma anche liberare il terreno dell’azione morale dai concetti-
cardine dell’Etica lungo tutta la storia della filosofia.
Nel secondo manoscritto dell’Etica, L’etica come conformazione la materia teologica si unisce alla dialettica
filosofica in un’intervento di radicale demolizione dell’etica, che trova un equivalente, sul versante di quello
che Bonhoeffer chiamava il nichilismo, soltanto in Nietzsche.I criteri etici sono dichiarati fuori gioco e messi
in scacco dalle condizioni storiche operanti.
Neppure la coscienza come principio si salva da questa distruzione e gli atteggiamenti fondamentali
dell’uomo ripetto al bene da fare sono oggetto di una disamina critica implacabile.
E’ l’etica concreta che mette in ginocchio i sistemi etici, le costruzioni di filosofia morale e di morale su base
biblica e religiosa. In un certo senso l’età contemporanea (la generazione di cui dice Bonhoeffer) viene
smascherata, in modo analogo alla genealogia nietzscheana.
Nella condotta degli uomini è presente la possibilità della compromissione, del patto con il male e che siano
uomini che amano il prossimo a cadere è ancora più grave.
Il tono dello scritto è profetico, la prosa di una purezza cristallina. Grava su di esso la consapevolezza del
dramma in corso, che ha un nome e un volto: il nazionalsocialismo come acerrimo nemico del
cristianesimo, gnosticismo trionfante sul secolo.
Gli intelligenti soccombono, in una situazione straordinaria, mentre osservano l’irrazionalità del mondo
temono, si ritirano dalla contesa o cadono nelle mani dei più forti (espressione biblica per chi si perde…)
Il fanatismo morale non riesce meglio. Il fanatico, dice Bonhoeffer “crede che con la purezza della sua
volontà e del suo principio possa misurarsi con il potere del male” e così fallisce il suo obiettivo, perché
perde di vista la totalità del male. La coscienza, il principio di tutte le filosofie spiritualistiche e di molte
confessioni religiose finisce per perdere la sua purezza in cambio della sua sicurezza ed è oggetto di una
fenomenologia di difesa rispetto ad un male che si presenta e si avicina in mille maschere. Insomma
anziché assumersi il compito di combattere il male nella sua configurazione storica, la coscienza si
preoccupa infine di garantire la sua sicurezza. Con il principio di coscienza cade quindi quello di
intenzionalità e interiorità tanto cari all’etica di Kant. Questo crollo trascina con sé quello dell’idea di
dovere, il Sollen kantiano e il costume prussiano dell’obbedienza al Gesetz. Ma per Bonhoeffer bisogna
contrapporre all’obbedienza cieca (un fraintendimento dell’adempimento del dovere) l’azione che trova il
suo centro e fondamento nella responsabilità. La vera azione libera è “realizzata secondo la propria
responsabilità” ed è l’unica azione che può “arrivare al centro del male e vincerlo”. Neppure la alibertà
personale e la virtù privata riescono meglio: la prima cede al male per evitare il peggio e risulta sprovvista,
come continuatrice dell’individualismo borghese (coscienza, libertà e virtù ricevono un trattamento analogo
da parte del teologo tedesco , che considera l’individualismo borghese, di cui sono una emanazione o,
almeno, una espressione, incapace di affrontare una situazione storica straordinaria che richiede mezzi e
soluzioni radicali.