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GIOVANNI ANTONIO SCOPOLI, Relazione di Giovanni Scopoli, in «Annali

dell'Istituto storico italo-germanico in Trento» (ISSN: 0392-0011),


21 (1995), pp. 469-587.

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V. Relazione di Giovanni Scapoli

Nota al testo

Per la trascrizione della Relazione di Giovanni Scopoli si è scelto di rispettare fedelmen-


te il testo del manoscritto. Si è riprodotta pertanto la grafia originale, limitando gli
interventi redazionali solo a quei casi in cui la diversità di grafia rispetto all'uso odierno
avrebbe potuto ingenerare confusione nel lettore, il quale l'avrebbe potuta attribuire a
refuso di stampa (in tutti questi casi ci ·siamo limitati ad inserire il classico sic tra
parentesi quadre). Le correzioni originali dell'autore sono state riportate, così come le
parole cancellate, e segnalate le prime tra parentesi angolate in tondo e le seconde tra
due barre semplici, in corsivo. Anche per la punteggiatura, le maiuscole e l'accentazione
si è rispettato il più fedelmente possibile (in molti casi le virgole sono difficilmente
distinguibili nella copia manoscritta) l'originale, così come per l'uso degli apostrofi,
compresi quei casi in cui se ne fa un uso improprio, come.ad esempio per l'articolo
indeterminativo maschile che risulta quasi sempre apostrofato. Solo per quanto concer-
ne le abbreviazioni (ad es. 8bre, 9bre, ecc.) si è scelto, invece, di scioglierle. Anche i
nomi dei professori o degli autori citati da Scopoli e riportati con diversa grafia nel testo
(ad es. Krenzer in luogo di Creuzer, Naegale invece di Niigele, Schrappinger al posto di
Schnappinger, ecc.), così come quelli delle città e dei luoghi menzionati, sono rimasti
inalterati nella trascrizione, ma segnalati, ad eccezione di quei casi del tutto evidenti
(Wasington per Washington, ad esempio), nella grafia corrente in nota.
La numerazione fuori margine che accompagna il testo della Relazione si riferisce alla
numerazione originale delle pagine del manoscritto (le pagine della dedica e dell'indice
sono segnalate differentemente, con numeri romani, in quanto non numerate nell'origi-
nale), e le barre oblique Il all'interno del testo segnalano la variazione di pagina.
Per quanto riguarda le annotazioni redazionali al testo, esse sono state di due tipi,
diversamente segnalate e riportate. Le note di redazione inserite all'interno delle anno-
tazioni al testo redatte dallo stesso Scopoli, segnalate queste ultime come nell'originale
da lettere, con numerazione alfabetica che ricomincia per ogni pagina, sono racchiuse
tra due parentesi quadre e composte in un corpo minore rispetto a quello del testo e delle
note dell'Autore; le note testuali dei curatori sono invece numerate consecutivamente.

Elenco abbreviazioni

ADB Allgemeine Deutsche Biographie, Leipzig 1875-1912; Berlin 1967-


1971, 56 voll.
AKL Allgemeine Kunstler-Lexikon. Die Bildenden Kunstler al!er Zeiten
und Volker, Miinchen-Leipzig 1992-
ASM Archivio di Stato di Milano

469
BCV Biblioteca Civica di Verona
BÉNÉZIT Dictionnaire critique et documentaire des Peintres, Sculpteurs,
Dessinateurs et Graveurs de tous !es temps et de tous !es pays par
un groupe d'écrivains spécialistes français et étrangers, sous la
direction des héritiers de E. BÉNÉZIT, 1911-1913; Paris 1976,
n.e., 10 voli.
BNB Biographie Nationale de Belgique, Bruxelles 1866-1959, 31 voli.
BOEHM Università'ten und Hochschulen in Deutschland, Osterreich und
der Schweiz. Eine Universitatsgeschichte in Einzeldarstellungen,
hrsg. von L. BOEHM-R.A. M0LLER, Diisseldorf 1983
BosL Bosls Bayerische Biographie, hrsg. von K. BosL, Regensburg 1983
BRUNET J.-Ch. BRUNET, Manuel du libraire et de l'amateur de livres,
Paris 1860-1880; Milano 1990, 9 voll.
CORACCINI F. CoRACCINI [Giuseppe Valeriani], Storia dell'amministrazione
del Regno d'Italia durante il dominio francese, Lugano 1823
DE T!PALDO Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del
secolo XVIII, e de' contemporanei compilata da letterati italiani
di ogni provincia e pubblicata per cura del professore Emilio De
Tipa/do, Venezia 1834-1845, 10 voli.
DBF Dictionnaire de Biographie Française, sous la direction de J.
BALTEAU-M. BARROUX-M. PREVOST, Paris 1933-
DBI Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 1960-
DBindex Deutscher Biographischer Index, hrsg. von W GoRZNY, Miinchen-
London-New York-Paris 1986, 4 voll.
DBU Dizionario Biografico Universale, Firenze 1840-1849, 5 voli.
DNB The Dictionary of National Biography, edited by L. STEPHEN-S.
LEE, 1917; Oxford 1973, 22 voll.
DSB Dictionary ofScientific Biography, editor in chief Ch. C. GILLISPIE,
16 voli., New York 1981.
EBEL W. EBEL, Catalogus Professorum Gottingensium 17.34-1962,
Gottingen 1962
GRILLO L. GRILLO, Elogi di liguri illustri, Genova 1846-1873; Bologna
1972, 4 voli.
HAMBERGER-MEUSEL G.Ch. HAMBERGER-J.G. MEUSEL, Das gelehrte Teutschland oder
Lexikon der jetzt lebenden teutschèn Schrt/tsteller, 1796-1834,
23 voli.
!BI Indice Biografico Italiano, a cura di T. NAPPO-P. Noro, Miinchen-
London-New York-Paris 1993, 4 voli.
MEUSEL J.G. MEUSEL, Lexicon der vom Jahr 1750 bis 1800 verstorbenen
Teutschen Schri/tsteller, Leipzig 1802-1816; Hildesheim 1967,
15 voli.
470
NDB Neue Deutsche Biographie, Berlin 1953-
NDI Novissimo Digesto Italiano, Torino 1957-1975, 20 voi!.
POGGENDORFF Biographisch-literarisches Handworterbuch zur Geschichte der
Exacten Wissenscha/ten enthaltend Nachweisungen iiber
Lebensverhà'ltnisse und Leistungen von Mathematikern,
Astronomen, Physikern, Chemikern, Mineralogen, Geologen usw.
aller Volker und Zeiten, gesammelt von J. C. PoGGENDORFF,
Leipzig 1863, 2 voi!.
RODERTI M. RODERTI, Milano capitale napoleonica. La formazione di uno
stato moderno, Milano 1947, 3 voli.
Sç1mmlung Sammlung der Verordnungen und Vorsschrt/ten iiber die
Ver/assung und Einrichtung der Gymnasien, Wien 1812
SCHRADER Biographisch-literarisches Lexicon der Thierà'rzte alter Zeiten und
Là'nder, gesammelt von G. W. SCHRADER, Stuttgart 1863
STODLER E. STODLER, Geschichte der medizinischen Fakultà't der Universitat
Heidelberg 1386-1925, Heidelberg 1926
THIEME Allgemeines Lexikon der bildenden Kiinstler von der Antike bis
zur Gegenwart, hrsg. von U. THIEME-F. BECHER, Leipzig 1907-
1950, 37 voi!.
WURZDACH C. VON WURZDACH, Biographisches Lexicon des Kaiserthums
Oesterreich, Wien 1856-1891, 60 voli.

471
RELAZIONE
DELLA VISITA FATTA DELLE PUBBLICHE SCUOLE
IN PIÙ LUOGHI DI GERMANIA
E RIFLESSIONI SU QUELLE DEL REGNO

presentata a S.A.I. il Principe Eugenio Vice-Rè

[III] Altezza Imperiale!

Gli italiani vi veggono tornar dal campo dopo travagliosa giornata, e dimentico
del necessario riposo, provvedere alle scienze e alle arti loro, come in pacifici
tempi 1•
O Principe generoso! credereste Voi che le anime nostre fossero insensibili alle
pene ed ai periglj onde foste circondato, e che si dileguarono innanzi alla sola
costante virtù? Oh se alcuno fra noi fosse capace di non riconoscere ciò che
operate per la Patria, e freddo vedesse la vostra gloria, cessi di aver nome
italiano, nè più con noi divida l'onore di tutto offrirvi ciò che abbiam di più
caro, se mezzo esser può alla felicità nazionale e alla vostra.//
[IV] Così a me pure fosse concesso di partecipare standomi al vostro fianco d'ogni
vostra fatica; ma poiché mi avete prescritto un più tranquillo dovere, obbedisco
a' cenni Vostri ed ora Vi presento il lavoro del quale Vi piacque incaricarmi, il
rapporto cioè sul mio viaggio in Germania, e prego al mio scritto uno sguardo
Vostro clemente.
Nel limitato tempo che mi fu dato io percorsi i più cospicui stabilimenti di
pubblica istruzione in Germania e nell'Ungheria. La corrispondenza con alcuni
di que' dotti, e la lettura delle più recenti opere sui sistemi scolastici mi hanno
suggerita la maggior p;trte delle cose che io riferisco, avendo cercato in ogni
occasione di far tesoro del meglio ch'io trovai sparso in più luoghi. Me felice,
[V] Altezza Imperiale, me felice// se il mio dire otterrà la Vostra approvazione! ma
ardisco sperarla, se di due sospetti potrò essere preventivamente assolto, l'uno
d'inclinare alle novità, l'altro di troppa libertà ne' giudizj.
L'esperienza ci ha tutti convinti, che meglio è alle antiche cose aggiungere o
torre, anziché cangiarle totalmente, e se non m'inganno, vedrassi, che sono
alieno da tutto ciò che può interrompere l'ordine delle cose presenti, grande-
mente favoreggiando le abitudini stesse, sebbene talvolta erronee, quando sia
imprudente il tentare di sradicarle dalla mente del popolo. Spettatore di rivolu-
zioni reputerò sempre mai saggio il consiglio di fondare sui costumi più che

1
Eugenio Beauharnais aveva fatto da poco ritorno dalla Russia dove aveva partecipato alla disastro-
sa campagna del 1812.

472
sulle leggi, sull'opinione anziché sulla forza, la salvezza e il riposo del Regno. Le
mie proposizioni sono quasi tutte d'ordine, e quelle sugli studj teologici tendo-
no a legare più fortemente gli interessi della Chiesa e del Trono.//
[VI] Non devo nutrire ambizione letteraria, nè a me oscuro in ogni ramo di scienza
può esser permesso di magnificare le proprie osservazioni. Scrivo libero, è vero,
ma così scrivo, perché qualunque sia il mio ingegno, sono obbligato ad indicare
a Vostra Altezza ciò che ne' visitati paesi mi parve ben ordinato ed' applicarsi al
Regno. E per tale obbligazione, che sento nel cuore, ragiono delle straniere
cose col confronto delle nostre, facendo anzi di queste quel più utile esame che
per me si può.
Sono col più profondo rispetto
dell'Altezza Vostra Imperiale
I Aprile 1813. Milano
Umilissimo Devotissimo Riconoscentissimo Servitore
C[onte] G[iovanni] Scopoli Cons[igliere] di Stato
Direttore Generale della pubb[lica] istruzione
stampa e libreria.//

473
[VII] ORDINE DEL LAVORO

Parte Prima
Istruzione popolare, ossia scuole elementari pag. 1

Sez. I. Scuole
Sez. II. Maestri 14

Parte Seconda
Istruzione nelle belle lettere. Ginnasi

Sez. I. Dello studio delle lingue


Art. 1. dello studio delle lingue in genere 21
Art. 2. della lingua nazionale 23
Art. 3. della lingua latina 29
Art. 4. della lingua francese 35
Art. 5. della lingua greca 37
Art. 6. della rettorica 39
Sez. II. Dello studio della Geografia 42
Sez. III. Dello studio della Storia 46
Sez. IV. Dello studio de' principj del Disegno// 49

[VIII] Parte Terza


Istruzione ne' Licei 53

Sez. I. Licei in genere


Prima scuola secondo il decreto 15 nov[embr]e 1811
Art. 1. Logica 54
Art. 2. Metafisica 56
Art. 3. Morale 61
Art. 4. Istituzioni civili 64
Seconda scuola
Art. 1. Geografia e Storia 66
Art. 2. Principj delle belle arti 68
Scuola terza
Geometria, Algebra, Trigonometria 71
Scuola quarta
Art. 1. Fisica colla Chimica 73
Art. 2. Elementi di Storia naturale 75
Scuola quinta
Disegno 79
Sez. II. Licei, Convitti e Collegj 80

474
•·

Parte Quarta
Istruzione nelle Università// 93

[IX] Sez. I. Delle Università tedesche


Art. 1. del sistema loro scientifico 94
Art. 2. dell'amministrazione e della polizia delle Università me-
desime 123
Sez. II. Delle Università del Regno
Art. 1. delle facoltà che costituiscono le nostre Università 139
§ 1. della facoltà fisico-matematica 140
§ 2. della facoltà medica 148
§ 3. della facoltà legale 161
Art. 2. della facoltà teologica che manca nelle nostre Univer-
lM
Art. 3. sull'amministrazione e polizia delle Università stesse 180

Parte Quinta
Scuole di belle arti

Sez. I. Scuole d'Architettura, Pittura e Scultura in Vienna e Mo-


naco 191
Art. 1. Insegnamenti
§ 1. Scuola di paesaggio 192
§ 2. Scuola di Modellatura// 194
[Xl § 3. Scuola di disegni colorati per stoffe ecc. 195
§ 4. Scuola d'incisione a fumo 196
§ 5. Scuola di Mitologia 197
Art. 2. Regolamenti accademici 200
Sez. II. Scuole di Musica e Mimica
Art. 1. Scuola di Musica 203
Art. 2. Scuola di Mimica 209

Parte Sesta
Di alcune scuole speciali separatamente ·

Sez. I. Scuola pei Sordi e Muti 215


Sez. II. Scuola pei Ciechi 227
Sez. III. Scuola di Veterinaria// 233

475
PARTE PRIMA
Dell'istruzione popolare, ossia scuole elementari

Sezione I"

S'insegna nelle nostre scuole elementari a leggere, scrivere, a far conti. Gli esercizi
di lettura e scrittura tendono a imprimere più fortemente nell'animo e nel cuore
de' fanciulli le idee di morale e di religione, che acquistarono dall'istruzione de'
Parrochi, o de' parenti; ma non si può dire che l'insegnamento degli elementi di
morale e religione sia proprio delle nostre scuole minori: in Germania lo è, o per
il minor numero delle Chiese e Preti Cattolici, o per la religione protestante, che
si fece forte (scemando molte pratiche di esterno culto) della educazione nelle
scuole.
Ma basta egli fra' noi che nelle Parrocchie s'insegni ciò èh'è religione e morale
2 nella così detta dottrina cristiana, o giova dare ai fan-//ciulli nelle scuole elemen-
tari qualche maggiore, o più chiara idea dei rapporti di sociale moralità, e sopratutto
di quella che felicita le famiglie, promove l'industria e forma il buon suddito?
Persuaso che ciò convenga farsi, sarà d'uopo di dare maggiore estensione alle
idee, che sono ora appena indicate nel regolamento delle scuole elementari e nel
libro che serve ad esse di guidaa. Io non dirò col Bar. di Montesquieu che il clima
abbia una straordinaria influenza sui Governi2, ma è certo, che in Italia più celere
è lo sviluppo dell'Uomo, e quindi si confà agli italiani un freno d'istituzione
morale più forte che in altri popoli. Altronde tutte le umane discipline tendono
al decadimento e di quando in quando è necessario di rinforzarle; all'imperioso
bisogno che consiglia un delitto gli ostacoli più forti che possano opporsi sono
la coscienza del giusto e dell'ingiusto ed il timore di un'avvenire: si migliorino
dunque le scuole primarie facendo che la prima istruzione sia un' argine a quelle
3 tendenze, che non represse in tempo// turbano dappoi le società.
Ma oltre ciò, che riguarda una maggiore istruzione morale introdurremo noi nelle
nostre scuole minori tutti quegl'insegnamenti che i fanciulli ricevono in Baviera,
e in altre regioni della Germania? Porrò a disamina il piano delle scuole bavare
elementari, poiché è il più esteso ed il più recente3 •

a Abbecedario.
2
Il riferimento è verosimilmente all'Esprit des Lois, la cui prima edizione risale al 1748, ed in
particolare alla parte terza (libri XIV-XVII). Montesquieu torna sulla teoria del clima nella De/ense
de l'Esprit des Lois e negli Eclaircissements pubblicati a Ginevra nel 1750.
3
Scopoli si riferisce al «piano d'istruzione per tutte le regie bavare scuole elementari» (si veda la
traduzione italiana per le scuole del Tirolo stampata a Rovereto nel 1808, conservata presso la
Biblioteca Comunale di Ala), emanato con decreto governiale del 28 agoso 1807 e sottoposto a
revisione molto probabilmente, come accenna lo stesso Scopoli, nel 1811 in attuazione dei principi
posti dalla riforma degli studi (Allgemeine Normativ) di F.I. Niethammer (chiamato a Monaco da
Montgelas) del 1808, che riguardava sopratutto la scuola media e che aveva improntato in senso neo-
umanistico il sistema d'istruzione bavarese.

476
L'istruzione che si comanda con questo piano è divisa in sei grandi oggetti. 1°
Dio. 2° l'Uomo. 3° la Natura. 4° l'Arte. 5° la Lingua. 6° il Numero e la Misura.
1° Dio: L'estensore del piano desidera che i fanciulli abbiano per primaria idea
della Divinità che questa è datrice di ogni gioja, che Dio è il padre comune, e che
il buono così spirituale che fisico è fonte d'ogni bene. Segue quindi l'istruzione
che non deve farsi che ciò che rende paghi e lieti di se medesimi, e che l'amor
di Dio genera il timor di Dio.
È evidente che lo scopo di questa istruzione è di togliere qualunque traccia di
terrore dalla religione de' nostri Padri, e di introdurre un culto di solo amore. Ma
noi lungi dall'alzare il sacro velo onde si coprono le celesti cose non ci faremo
4 autori di pe-//rigliose novità, e agli insegnamenti di religione prescritti in Baviera
preferiremo tuttavia i nostri scevri però da superstizione.
2° L'Uomo: si tratta del corpo, e dell'anima e della storia dell'Uomo colla scorta
della Bibbia e delle tradizioni profane.
Riguardo al corpo è assai dubbio se sia utile il far conoscere ai fanciulli tutte le
parti del corpo umano, e gli usi loro, come si insinua di fare nel detto piano, e
mi sembrano poi fuor di luogo le regole di sanità anche interne, che ivi prescrivonsi.
Alcune regole di sobrietà e di decenza sono lodevoli certamente, e s'insegnano
anche nelle nostre scuole minori, ma è superfluo e forse periglioso il parlare
sovverchiamente di avvertenze mediche ai ragazzi, sicché si guardino dalla rosalia,
dal catarro, e altre malattie. Ciò che concerne la giimastica8 è poi così difficile da
eseguirsi nelle scuole elementari, che sarebbe solo meglio l'ometterne qualunque
cenno. Come avrà un maestro di villaggio e tempo, e mezzi, e cautele necessarie
5 per istruire i fanciulli nel salto, nella corsa, nel salir gli// alberi, nel nuoto e simili?
Intorno ali' anima prescrive il piano che si facciano conoscere ai fanciulli i sensi,
le sensazioni, i pensieri e cosa sono intelletto, memoria, volontà, piacere, passio-
ne, ecc. Chiede ed insegna il Maestro qual parte del corpo pensi, se la mano o
il capo; a che l'uomo si possa veramente forzare; se l'anima senta senza del corpo;
quali prove abbiansi dell'immortalità, ecc. Ora porremo noi tanta logica e tanta
metafisica innanzi a rozzi villani di otto a dodici anni? E chi non temerebbe
effetti del tutto contrari a quelli che il piano si è prefisso? Ove troveransi maestri
abbastanza dotti che non si perdano frà tante idee e così astratte? Della storia e
sacra e profana vuole l'ordinanza bavara che si insegni a fanciulli ciò che con
esempi può indurli ad amare, e seguire i loro doveri, o a provare i progressi delle
umane cognizioni. Dico il vero, che io non so immaginarmi moira perizia di
scuole in chi stese un piano di così vasta istruzione. Nelle scuole popolari la storia
delle umane cognizioni è fuor di luogo e appena ne' Licei può trovarsi chi sia
capace di ben intenderla ed insegnarla: e come poi nelle scuole minori ragionare
sugli errori e sui delitti de' popoli?//

a Se ne parlerà in altro luogo. Appartiene a scuole non pop~lari.

477
6 3° Natura: Richiedesi Maestro che dia ai discepoli in iscuola, ed anche al passeg-
gio un'idea dei varj prodotti della terra, delle piante utili, e delle nocive, dell'aria,
dell'eletricità (per dar ragione de' fulmini), e d'altre cose, che servono a sradicare
inveterati pregiudizj. Questo desiderio è giusto, ma non è combinabile colla
istruzione d'una scuola elementare, nè vi è lusinga di trovare Maestri capaci di
corrispondere a tanto dovere: e circa alle piante utili, e nocive v'è anche pericolo
che l'infanzia, la quale per indole è molto avida di novità, ed altronde è inclinata
all'ira ed alla vendetta, non abusi della cognizione dell'erbe velenose:
4° Arte: Il piano bavaro, di cui rendo conto, impone al Maestro delle scuole
elementari di far conoscere a suoi allievi le produzioni che l'Uomo trae per mezzo
delle arti, dai trè regni della natura, sia per alimentarsi, per vestirsi, e per altri
suoi bisogni o piaceri, e insegna al Maestro medesimo, come egli debba dalle più
semplici manifatture passare alle più composte, come disegnare gli stromenti più
comuni e le machine, e come mostrarne i modelli: ma tali ordini suppongono (e
in tutto il piano regge la stessa supposizione), che s'abbiano per una parte Ma-
7 estri valentissimi e per l'altra fanciulli d'aperto in-//gegno, e tempo sufficiente a
moltiplice studio, e corrispondenti mezzi economici. Che se in Germania non vi
è molta difficoltà a trovare Precettori così istrutti, grandissima è ora nel nostro
Regno, come dirò a suo tempo; non credo poi, che nemeno nelle scuole bavare
trovansi fanciulli, e principalmente in campagna, capaci di così complicati inse-
gnamenti, i quali meglio si confanno all'età, ed alla condizione, che conducono
ai Ginnasj.
5° Lingua: E qui pure l'autore del piano bavaro vuole che i fanciulli non solo
leggano con bel suono di voce ma esige in oltre un regolare movimento di labbri;
vuole che scrivano presto e che sappiano le parti del discorso, e le dottrine della
lingua. Egli dimentica sempre che si tratta d'istruire de' fanciulli zottici, con
molta pazienza, per poche settimane dell'anno e nelle cose più essenziali. È
certamente desiderabile, che anche i villani abbiano decenti maniere, e voce non
forzata od aspra. Ma qual'effetto si può sperare da breve consiglio di Maestro
contro l'esempio continuo e prepotente che i fanciulli hanno nel seno delle loro
famiglie, fatto più forte dall'uso de' dialetti e dalla somma libertà dell'infanzia?
6° Numero e Misura: Ottimo precetto del piano bavaro comune però a tutte le
8 scuole da me visitate in Austria, Sasso-/Inia, e anche in altri Stati, è quello d'in-
segnare l'aritmetica non solo come da noi si fà sulla tavola nera, o sulla carta
scrivendo, ma anche coll'aiuto della sola memoria accostumando i fanciulli a
poco a poco a sommare, sottrare, moltiplicare, ed anche a dividere dietro un dato
esempio a voce componendo e scomponendo il problema da se, senza vedere nè
scrivere numeri. Ma temo che anche un così savio divisamento non possa porsi
facilmente in esecuzione nelle scuole di campagna stante chè, come ho già accen-
nato, durano per l'inverno solo o poco più, e questo metodo richiede speciale
maestria nel Precettore.
Il piano bavaro delle scuole popolari, del quale ho fatto una breve analisi ne' suoi
punti principali, è ora soggetto a qualche correzione per ordine del Governo
478
istesso, che lo approvò nell'anno scorso, e dalle nuove istruzioni a stampa rilevo,
che principalmente in ciò, che riguarda religione si sono fatti de' passi retrogradi
verso le idee antiche, e la religione, che secondo il piano doveva essere una parte
secondaria dell'istruzione, ne sarà ora di nuovo la prima, e la più essenziale. Se
ne' primi anni non si educano per essa il cuore, e l'intelletto, forse ciò non potrà
più farsi quando le passioni abbiano acquistato un predominio e l'impeto del
9 desiderio abbia// già soverchiato il timore. La religione sorprende, occupa, eser-
cita lo spirito più dello studio delle cose materiali, e scosso una volta lo spirito,
e spinto a sublimi concepimenti si trova anche maggiormente disposto alle scien-
ze utili all'industre società.
Il filantropo Pestalozzi4 ha introdotto nelle sue scuole elementari anche i principi
del disegno, che voglionsi dati ed appresi anche prima d'imparare a scrivere. Tali
principi consistono in linee rette e curve, che da' fanciulli, prima su tavole rigate
e poi senza riga, si sovrappongo·no parallele, s'intersecano, si aggiungono ad
angoli diversi, si compongono in mille modi producendo con esseforme bizzarre
ma regolari per avvezzare come egli dice l'occhio alla proporzione, e per dare una
idea incancellabile dell'ordine, della simetria, delle belle figure de' corpi, dell'arte
insomma del disegno. Ma io confesso che non rimasi appagato di questo brillante
concepimento, e nulla vi trovai di utile fuor che una quieta occupazione dell'in-
fanzia negli intervalli delle scuole, sicché i più piccioli allievi impegnati con delle
linee e contenti di accidentali rapporti di eguaglianza, della novità delle figure
10 non turbano i compagni/I educati a maggiori cose, e dopo il loro lavoro sono
anche in grado, o durante il medesimo, di profittare degli insegnamenti che
odono darsi ai più provetti. Avendo osservate le figure composte con tali linee da'
fanciulli, mi parve di vedere dei disegni peruviani, onde sono convinto che invece
di produrre un vantaggio qualunque, devono anzi pregiudicare assai, allontanan-
do dalle forme veramente eleganti; e di questo mio giudizio faranno fede gli uniti
esemplari di lavoro ch'io raccolsi in una scuola pestalozziana a Francfurt. Si può
opporre che i fanciulli colla unione di quelle linee esercitano lo spirito d'inven-
zione, e ne rendono manifesto lo sviluppamento; è però anche vero che se un tale
spirito esiste in qualche fanciullo, si mostra indipendentemente da quegli esercizi,
come si mostra sempre fra noi nel disegno accidentale di figure e nel taglio di
legni in forme diverse che o il mecanico appalesano, o il pittore, o lo scultore.
Forse però l'idea del S.r Pestalozzi di dare un' aiuto al genio ancor segreto d'in-
ventare, potrebbe essere più felice se qualche dotto artista si occupasse di modelli
11 semplici e di buon gusto per intertene-//re [sic!] la prima età non ancor atta allo
studio regolare del disegno; l'impresa però sembra difficile.
4
Alle esperienze e al metodo del famoso educatore e pedagogista svizzero (Zurigo, 17 46-Brugg,
1827), Scopoli dedica grande attenzione nella parte del suo rapporto che riguarda l'istruzione elemen-.
tare. Presso la Biblioteca Civica di Verona è conservato, a riprova dell'interesse di Scopoli per la
pedagogia pestalozziana, un manoscritto dal titolo «Appunti critici sul metodo di Pestalozzi», Verona,
s.d. (BCV, b. 492/2). Da segnalare, inoltre, l'amicizia dello Scopoli con Marc-Antoine Jullien, il
diffusore in Italia delle idee pedagogiche di Pestalozzi, di cui si fa menzione anche nella presente
Relazione.

479
A Vienna, a Lipsia, e a Gottinga l'istruzione elementare mi parve per le cose
esposte, più semplicemente ordinata che in Baviera. Posso però accertare il
Governo che il sistema ivi vigente è press' a poco eguale a quello che fu l'anno
passato adottato per le nostre scuole. 1°. Si pongono sott'occhio de' fanciulli
riuniti sopra una tavola elevata, de' caratteri scritti visibili anche alla distanza di
trenta e più piedi. 2°. Il Maestro declama primo il suono con cui si esprimono
tali caratteri isolatamente. 3°. I fanciulli ora soli, ora in più, ora tutti insieme
ripetono il suono medesimo ed indicano la lettera cui corrisponde. 4°. Collo
stesso ordine si uniscono due suoni, cioè due lettere, tre, quattro, il che dicesi
sillabare. 5°. Finalmente coli' esercizio della voce insieme e dell'occhio si stampa
l'alfabeto nella mente degli allievi finché risulti che sappiano leggere.
Un tale metodo infatti abilita i fanciulli di sei in sette anni a leggere in pochi mesi,
e ciò che è più nel tempo stesso mette a portata ùn centinajo de' fanciulli mede-
12 simi d'imparare da un solo Maestro: ed ecco come sarebbe// sciolto il problema
altre volte proposto d'insegnare a poveri nel più breve tempo possibile, a più
individui insieme col miglior ordine e colla maggior economia.
Ora però il S.r Spendan5 Direttore delle scuole popolari in Vienna mi ha convin-
to che l'esposto metodo non è senza difetti e che si fece ad esso un'importante
cangiamento. Consiste questo nell'avere staccate dalla tavola nera le lettere, che
prima vi si segnavano in bianco o in rosso e le quali ora, fatte di legno o di
cartone, si pongono altrimenti sott'occhio dei fanciulli, per tal modo i fanciulli
medesimi possono unirle insieme a due a tre ordinandole in diversi modi ed
avvezzandosi a riflettere sulle composizioni. Ebbi luogo a persuadermi che il
cangiamento fatto all'antico metodo sia veramente utile per due ragioni e perché
sollecita l'insegnamento, e perché esercita assai più non solo la vista, l'udito e la
voce ma ben anche la riflessione; giova ne' primi elementi delle umane cognizio-
ni, che i fanciulli s'avvezzino a trarre dal loro capo qualche raziocinio; la prima
maniera troppo mecanica non può servire a questo intento.
Se l'esperienza è favorevole al nuovo insegnamento gioverà introdurlo nelle no-
13 stre scuole, e sarà// sommamente utile il risparmio anche di poche settimane,
onde gli abitanti delle campagne che nell'inverno dalle nevi, o dalle paludi e
nell'estate dai lavori della campagna sono sovente impediti dal frequentare con
assiduità le scuole pubbliche, ricevano rapidamente nel breve tempo che vi po-
tranno dedicare la cognizione almeno delle prime lettere.

5
Si tratta di Joseph Spendou (Miischnach, 1757-?, 1813 ), preposito del capitolo metropolitano di
Vienna e vice-direttore dal 1785 del Generai Seminarium della capitale. Si dedicò alla scuola, miglio-
rando il metodo d'insegnamento sia in campo religioso che nelle altre sfere dell'istruzione elementare
ed eliminando le pene corporali dalla pratica scolastica. Nel 1806, allorché le Volksschulen furono
affidate ai concistori vescovili, S. redasse un Codice scolastico pubblicato col titolo di Politische
Ver/assung der deutschen Schulen (Wien), che, raccogliendo tutte le leggi emanate in questo settore,
testimonia dei notevoli risultati raggiunti in Austria nel settore dell'istruzione elementare e popolare.
Per altre informazioni biografiche, cfr. WunzBACII, XXXVI, 135-138.

480
Per ciò che spetta al canto il quale forma parte dell'istruzione elementare in
Germania, parrà ad alcuni che non sia esempio da imitarsi fra noi. Ivi si canta da
tutti nelle preci del servizio Divino, e perciò vi sono scuole di canto; ma frà noi
già da molt' anni il canto nelle Chiese o è affidato a cantori di professione o è
abbandonato alle monotone e poche cantilene che il popolo senza studio riceve
di generazione in generazione. Che se si incontra ancora quà e là qualche legato
per il canto corale, il Governo lo applica alle scuole elementari. È egli però bene
di abolire così tutte le scuole di canto ecclesiastico popolare? Osserverò che
grande influenza può avere sui costumi la musica insegnata nella fanciullezza, ove
accompagnando essa con soavi note i precetti della morale, obbliga gli animi ad
14 unirsi più dolcemen-//te in mutua armonia, e dall'orecchio al cuore scende più
grata la legge che umilia la mente innanzi all'Essere degli esseri, e quindi alle
umane vicende ci fà meno recalcitranti. Ed io penso che avendo la religione
alquanto perduto nell'opinione del popolo, possano ora le scuole di pubblico
canto sacro ne' giusti confini d'elementare insegnamento giovare maggiormente
alla dignità della religione medesima, ed essere accette universalmente a tutti
coloro che bramano di vedere più puro, ma maestoso insieme, e caro al cuore il
Culto de' loro padri.

Sez[io]ne II"

Ma per ottenere un'istruzione, che faciliti il conseguimento di questo scopo, è


necessario il formare migliori Maestri, che ora non si hanno delle scuole popolari.
Ho già esposto come vi sia mancanza frà noi di buoni Maestri, ed aggiungo che
tale mancanza si fà sempre maggiore. I seminari ne somministrano ancora, ma
quali! a Degli Ecclesiastici che si consacrano alle scuole popolari la maggior parte
15 è poco istrutta. I secolari che si presentano ca-//paci d'insegnare sono pochissimi,
e devono essere pagati più degli ecclesiastici. Quindi l'istruzione è affidata a
persone incapaci perché non è soccorsa con mezzi proporzionati. Qualche centinaio
di comunità è ancora senza maestri per deficienza di fondi. Che dirò poi della
mancanza di scuole per le fanciulle? Essa è quasi universale, nè può certamente
supplire l'istesso maestro ecclesiastico che insegna ai maschi, Or come provvede-
re? Mi sia permesso d'accennare alcune mie idee.
Fino dal febbraio 1810 io esposi al Governo con mio riservato rapporto 6 il biso-
gno di una scuola per formare de' Maestri ai quali affidare le scuole elementari;

a Gli Allievi de' Seminari sono tratti quasi tutti da famiglie povere d'agricoltori
ed artigiani ne' quali non si trova una men che volgare educazione.
6
Nelle «Osservazioni» sulla relazione di Scopoli consegnate dal ministro dell'Inter~o al viceré
Eugenio, in data 27 giugno 1813, Vad:ari afferma che tale progetto, di cui non vi è traccia alla BCV,
gli è «ignoto» (ASM, Studi, p.m., cart. 33 ). Dell'esigenza di una scuola ad hoc per la formazione dei
maestri elementari, Scopoli accenna anche nel «Rapporto della Direzione Generale di Pubblica Istru-
zione, col quale si fa conoscere lo stato attuale delle scuole elementari nel regno» del 1811 (BCV, b.
491/8), stralci del quale sono stati pubblicati da C. CAPRA, Uetà rivoluzionaria e napoleonica in Italia
1796-1815, Torino 1978, pp. 283-84. Più in generale sui maestri e l'istruzione elementare, cfr. M.
481
ma il mio progetto sembrando forse immaturo non ebbe una deliberazione. Questo
mio divisamento però che io credeva nuovo lo trovai già in pratica da più anni
a Vienna, e a Dresda, e con successo felicissimo sicché l'esempio mi dà coraggio
a proporne nuovamente l'esecuzione. Dirò anzi, che avendo io parlato coi Diret-
tori di quelle scuole o vivai di Maestri sul modo col quale si era progettato di
farne frà noi, essi lo trovarono utile.
Proposi io cioè coll'indicato rapporto, che ogni Congregazione di Carità mandas-
se a Cremona per es. in una casa disposta come un Convitto, uno de' suoi orfani
16 i più// atti ed inclinati allo r.tudio, e lo mantenesse per trè, o quattro anni finché
ne avesse formato un Maestro per le scuole elementari. Le dette Congregazioni,
secondo il mio piano, avevano il carico soltanto del vitto e del vestito, come se
l'allievo non fosse uscito dal loro seno, ogn'altra spesa doveva essere del Governo
il quale nominava i seguenti Maestri. 1. di lingua italiana e calligrafia (supposi che
gli Orfani sappessero già leggere, scrivere, e far conti). 2. di esercizi d'aritmetica
maggiore, di geometria e di disegno. 3. di storia e morale. 4. di musica da Chiesa".
Uno di tali Maestri doveva anche essere Direttore, stabilivansi delle botteghe nel
locale per occupare in diversi mestieri gli Orfani ed evitare l'ozio.
Qualunque però sia stato il motivo che rese nulla finora la mia proposizione, se
è provata la necessità di avere ovunque de' Maestri. migliori oso rimetterla in
17 campo onde, o qual'è o modificata, possa essere esperi-//mentata. Credo che
prendendo i Maestri tra gli Orfani si scelga meglio poiché gli Orfani non sono
educati a grandi speranze, ma piuttosto ad una continua obbedienza: ed essendo
costume di molte Congregazioni di carità di dare una somma di denaro agli
Orfani che si collocano stabilmente oltre i 18 anni, questa somma servirebbe ai
miei Maestri di più utile scorta per formarsi non uno stato dipendente da un
artigiano presso cui vanno ora a servire ma una condizione nobile e indipenden-
te. Non v'è però obbietto che per generosa cura del Governo possano ammettersi
anche volontarj concorrenti al seminario de' Maestri, od altri allievi non Orfani.
Si potrebbe opporre che essendo gli Orfani tutti a disposizione del Ministro della
Guerra, il mio progetto trovi in ciò un ostacolo: ma si deve anche osservare che
non ogni Orfano dotato d'ingegno è disposto alla vita militare; e che d'altronde
può farsi qualche transazione frà Ministero e Ministero.
Nell'Austria i comuni spediscono a proprie spese alle scuole dette de' Maestri
degli allievi, e mi fù detto che fatto il corso degli studj in dette scuole, ritornati

a I maestri elementari sono in genere assai poco pagati, se però sapranno suo-
nare l'organo potranno avere dal comune anche lo stipendio dell'organista. Al-
cuni de' nostri maestri sono Commessi per i registri degli atti civili, pubblicatoti
delle leggi, ed avvisi, scrittori forse anche del Comune.
RoGGERO, Il mestiere di maestro. Problemi e trasformazioni nell'area italiana fra Settecento e Ottocento,
in Studi di storia per Luigi Ambrosoli, Verona 1993, pp. 123-140 (che parla del rapporto di Scopoli
del 1810).

482
in patria, si maritavano con donne capaci anch'esse d'insegnare qualche cosa, e
18 sopra tutto perite ne' lavori donneschi, le qua-//li dividono poi con essi le cure
dell'educazione per ciò, che riguardava le fanciulle.
Ho verificato io infatti a Mittelberg sopra Crems neff Austria inferiore, che le case
de' Maestri elementari sono fabbricate in modo che vi sono divise da un corri-
dore le fanciulle e i fanciulli in due diverse stanze. Alle prime, quando passano
i dieci al più dodici anni, non insegna che la moglie del Maestro8 • Se le mie idee
sono favorevolmente accolte sarà poi d'uopo di pensare a un regolamento che
assicuri anche ai Maestri comunali un miglior avvenire. Non basta cioè ad un
Maestro il sapere, che sarà pensionato giusta il prescritto della legge 4 settembre
18027, egli brama anche di essere onorato nella carriera che percorre e cerca
19 avanzamenti prima della giubilazione. Ora convieri. dire che ne' Ginnasj// saran-
no preferiti i Maestri comunali i quali con pubblico esame proveranno di essere
capaci d'insegnarvi. Gioverà fors'anche dividere in due classi i Maestri comunali,
distinguendone una con maggiori stipendi; ma per non promovere una frequenza
di traslocamenti, dovrà dirsi che non può un Maestro essere promosso da una
all'altra classe, se non dopo tre anni almeno di occupazione nella prima.//

20 PARTE SECONDA
Dell'istruzione nelle Belle-lettere

Ginnasi
Comprendono questi fra noi lo studio delle lingue italiana, francese, e latina;
della rettorica; della geografia; della storia; e del disegno. Tutti gli insegnamenti
per apprendere tali cose si abbracciano dai così detti Ginnasi nel Regno d'Italia.
Nella Germania allo studio delle lingue francese, latina, e nazionale si aggiunge
quello della greca, e invece dei principi delle Belle arti s'insegna la geometria, la
storia naturale elementare, e si continuano le lezioni di morale e di religione. In
alcune scuole pubbliche si spiegano anche i principi della fisica, poiché in Ger-
mania non si conosce la nostra distinzione fra Ginnasi, e Licei: le nostre scuole
di licei appartengono ivi alle Università.//

a I maestri maritati sono certamente i più convenienti, e per la morale e per


l'esperienza che hanno nell'educazione dei propri figlj, onde sono più benevoli
anche a quelli d'altri. Si avverte, che sostituendo maestri maritati agli ecclesiastici
che già sono in minor numero, si provvede anche al bene generale della società
la quale soffre abbastanza d'altre cagioni di celibato. ·
7
Cfr la legge relativa alla pubblica istruzione del 4 settembre 1802. in «Bollettino delle leggi della
Repubblica Italiana», 1802, pp, 295-308.

483
21 Sez[ion]e I"
Dello studio delle lingue

Art[icol]o 1.
Dello studio delle lingue in genere
In alcune scuole tedesche si vorrebbe a poco a poco introdurre uno studio ragio-
nato delle lingue sì morte che vive, e mettonsi in campo quelle analisi delle lingue
medesime, colle quali compose la sua grammatica il Condillac8 : grande importan-
za vuolsi dare alle lingue siccome studio de' pensieri, e della espressione di essi:
credesi così in un tempo d'esercitare l'intelletto e di sollevare l'immaginazione.
Parmi però, senza detrarre alla parte metafisica delle lingue, che s'ingannino
coloro i quali di tale insegnamento vogliono occupare le scuole de' Ginnasj,
poich,é per tal modo si pretende troppo dalle menti de' giovinetti i quali si
determinano piuttosto secondo le sensazioni che secondo le conseguenze di un
raziocinio di cui non sono ancora capaci.
È sommamente difficile per essi l'indagare l'origine delle prime parole, volano
22 troppo rapidamentè,// e anche senza volerlo, fra mille continui esercizj, e non
possono per così spiegarmi retrocedere per sapere d' onde i primi sostantivi ab-
biano origine nè ad indagare come i nomi degli oggetti derivino dalle qualità che
questi presentarono al primo colpo d'occhio, come i verbi indichino un giudizio
della mente, e come al pari de' pronomi suppliscano al gesto.
Non sembrano tali cose proporzionate all'età di quelli ai quali s'insegnano le
lingue ne' Ginnasi, e mi sono convinto dopo l'esame di molte scuole che le lingue
si apprendono col solo esercizio, il quale per altro deve dividersi in due, mecanico
l'uno, e di intelligenza l'altro. L'esercizio mecanico è quello che dietro alcune
leggi generali e semplici insegna come si usi del dizionario e l'esercizio d'intelli-
genza dalle cose conosciute invita con paragoni a distinguere le ignote, e ad
ordinarle.
Le regole d'ogni lingua soffrono tante eccezioni, che volendosi dare a queste una
classificazione si confondono le deboli menti degli scolari, e si spaventano a
mezzo e talvolta anche al principio dello studio. Ma causa più grande di ritardato
23 sviluppo delle facoltà intellettuali si è l'insegnare a fanciulli// una lingua straniera
non solo prima che conoscano la propria ma ben anche prima che le loro idee
siano ordinate e l'intelletto avvezzatosi ai confronti senta alquanto la propria
forza, mentre il fanciullo chiede immagini e vita egli è oppresso da idee astratte
e condannato all'inerzia.

8 La Grammatica di Étienne Bonnot de Condillac forma il primo volume del Cours d'étude pour
l'instruction du prince de Parme, la cui prima edizione risale al 1775 (Parme, de l'Impr. Royale, 16
voli.).

484
Art[icol]o 2
Dello studio della lingua Nazionale
«Avant d'entreprendre l'etude d'une nouvelle langue, il faut savoir la sienne, et
sur tout avoir assez de connoissances pour n'etre pas arreté par !es mots», così
Condillac al Duca di Parma, e in un progetto scritto da Franklin9 per lo stabi-
limento di un collegio inglese leggesi «le tems qu' on consacre souvent
infructueusement à apprendre les langues mortes, et etrangeres sera employé à
acquerir des connoissances et des talens qui convenablement perfectionnés
mettront les élèves en état de remplir toutes les places de la vie civile».
A Vienna, a Lipsia, e a Dresda si sono separate le scuole latine da quelle nelle
24 quali tutti i cit-//tadini possono instruirsi nelle cose più necessarie a qualunque
condizione, valendosi della sola lingua tedesca e le scuole latine servono esclusi-
vamente a quelli che vogliono correre la carriera delle lettere, del sacerdozio,
della medicina e della giurisprudenza.
Questa divisione potrebbe operarsi fra noi? Io credo che i nostri Ginnasi possano
ordinarsi in modo che essa divenga inutile e si ottenga quindi con maggior eco-
nomia lo stesso effetto. Imperochè non fù mai detto che tutti indistintamente
quelli che frequentano i Ginnasi debbano attendere allo stesso studio, e per es.,
che sia del pari astretto ad apprendere la lingua latina il figlio del mercadante e·
quello del magistrato.
Ma ciò che importa è di stabilire fin dove debba estendersi lo studio della lingua
nazionale prima di dedicarsi alle lingue morte. E quì, io dico primieramente che
alla lingua latina non deve avvicinarsi se non se [sic!] chi è capace di scrivere una
lettera in buon italiano, al che penso richiedersi due anni di studio, compresi ora
frà il Limen così detto e la grammatica, ma che coll'attenzione di buoni Maestri
potrà comprendérsi frà il detto limen, e l'umanità minore. Affermo ciò perché gli
25 animi de' fanciulli non altrimenti che la lingua// e gli orecchi loro rispondono ai
suoni ed ai concetti della lingua materna, e più rapidamente si apprendono anche
le cose meno facili quando sono chiari i precetti ed i metodi.
Anzi v'è chi inclina a consigliare che i primi rudimenti della lingua italiana si
aggirino fra noi esclusi pochi paesi del Regno nel passare in rivista innanzi tutto
le differenze principali de' dialetti i quali ritardàno di tanto l'insegnamento non
solo delle lingue morte ma anche della lingua toscana ch'io intendo essere la
nazionale. V'è anche chi diede suggerimento di piccioli dizionarj provinciali ne'
quali, a fianco de' corrotti dall'uso, siano posti i vocaboli più scelti della armo-
niosa lingua veramente italiana escluso ogni fiorentinismo.
Avrebbe questa contribuito maggiormente alla diffusione delle umane cognizioni
se non avesse ceduto il primato alla lingua della religione e del foro. È indubitato
che l'insegnamento sarebbe stato più facile e più universale in qualunque scienza
9
Le opere di Benjamin Franklin (Boston, 1706-Filadelfìa, 1790), scrittore, scienziato e uomo po-
litico nordamericano, ebbero vasta circolazione in Europ,1 e numerose edizioni.

485
se giovati si fossero i nostri padri della lingua nazionale. Ora dal foro è allonta-
nata la lingua latina, ma rimane ancora in Italia pel Culto religioso 8 . / /
26 Ma ritornando agli elementi della lingua italiana devono questi essere semplicis-
simi, siccome devono insegnarsi a fanciulli. Le definizioni si riservino all' adole-
scenza, e si ommettano le inopportune analisi, come per es. la distinzione delle
lettere gutturali, labbiali ecc. Questa specie di Ginnastica della bocca si risolve
in un giuoco puerile.// ·
27 La pronunzia della nostra soave favella merita speciale attenzione, ma dalla pra-
tica anzi che dalla teoria deve essa ricevere la norma. Inutile è quasi ogni precetto
se il Maestro non ha modi gentili o se per qualche difetto di conformazione non
pronunzia bene egli stesso. In quest'ultimo caso si può supplire esercitando or
l'uno or l'altro degli scolari ora soli ora più insieme nel pronunziare esattamente
le lettere esposte con varii temi sulla tavola nera dando preferenza di lode a quelli
che leggono con miglior suono di voce, e con giusto accento. Temi di poesia
meno difficili possono servire mirabilmente anche per l'armonia naturale della '
lingua italiana e della ortografia6•
Nelle scuole del S.r Pestalozzi a Yverdun si insegnano i primi elementi della
lingua nel seguen!e modo. Sulla tavola nera il Maestro scrive la parola fanciullo
poi volgendosi ad uno scolaro gli dice di dare al fanciullo una qualità: lo scolaro
dice la parola buono ed un' altro la scrive a canto, tutti gli scolari leggono ad alta
28 voce fanciullo buono. Dopo ciò un terzo scolaro aggiunge altro// epiteto, docile
per es., e in giro tutti gli scolari, finché vengono soccorsi dalla memoria, appli-
cano al sostantivo fanciullo tutti gli aggettivi che sanno esprimere, e de' quali
sanno rendere ragione. L' attenzionec in tale esercizio è universale, e piacevole lo

a Dico in Italia, poichè altrove, e in Germania specialmente tutte le pubbliche


preci si fanno in tedesco ed anche nel Sagrifizio dell'Altare, l'epistola, e il Vangelo
ne' stati Austriaci leggonsi in tedesco costantemente onde tutti intendano. Che se
ciò venne fatto son già molti anni da Giuseppe II, credono alcuni, che in oggi
sarebbe più utile l'adottare anche frà noi un tale sistema, poichè se la vera pietà
deve essere promossa con ogni mezzo, reputano assai opportuno quello di avvici-
nare maggiormente il· popolo all'Ente Supremo, facendo che intenda il senso
delle sue preghiere. Così pare ad essi, che sia un nobilitare la nazione togliendola
all'ignoranza de' sacri riti ai quali ora assiste senza intenderli, e l'esempio delle
altre nazioni, che pregano nelle Chiese colla lingua loro comune li persuade, che
la religione nulla perderà della primaria maestà, se le si tolga il velo di una lingua
non intesa.
6 Non si può essere eccellente in alcun genere di eloquenza se non si è buon
lettore. D. Williams, A treatise of education, London 1774. [Si tratta dell'opera di
David WILLIAMS, A Treatise on education].
e «Le grand art d'un Maitre consiste à rendre l'esprit de son ecolier attentif».
Locke. sez. 22., p. 418. [La citazione è tratta da De l'education des en/ans; nella traduzione
francese del 1721 di Coste, Amsterdam, chez Steenhouwcr et Vytwerp, la cit. è a p. 389, sect. XXIII,
4. Du Savoir, § CLXXI].

486
studio, poiché ogni fanciullo ragionando sopra il tema si crede autore o scopritore
di nuove cose: le facoltà mentali de' fanciulli son per tal modo poste in ordinato
movimento e gli errori corretti con dolcezza ora dal Maestro, ora da condiscepoli.
Il movimento è anche progressivo poichè lo stesso esercizio ha luogo con temi
più complicati di nomi, di verbi, e di preposizioni, etc.; per es. scrivesi Leone
feroce ... grotta. gli scolari devono porre fra le parole feroce e grotta i verbi, i casi,
le preposizioni, e gli avverbi convenienti. Così uno dice, è nella grotta, altri stà
fuori della grotta, altri divora nella grotta, altri dorme etc. In questa maniera può
per mia opinione insegnarsi colla pratica ogni regola grammaticale, poiché ne'
dialoghi co' parenti e coi compagni i fanciulli imparano quasi senza saperlo una
grammatica naturale.//

29 Art[icol]o 3
Della lingua latina
«Non posso abbastanza maravigliarmi, dice Locke, di ciò che i padri veggono il
buon esito del metodo impiegato da molti nell'insegnare a fanciulli la lingua
francese e non pensano a profittar dell'esempio per fare insegnare a loro fìglj
nella stessa maniera la lingua latina, facendo cioè che parlino in latino e leggano
a preferenza libri latini» 10 • Se così scrisse un Inglese mentre la sua lingua è molto
diversa dalla latina, perché non eseguirono ancora una tale sentenza gli italiani,
l'idioma de' quali è così analogo al latino? L'uso fù sempre il nemico di ogni
desiderio di riforma.
Quale sarà l'età nella quale convenga ammettere i fanciulli alle scuole latine? Ora
si ricevono troppo bambini, e gran danno ricevono quelle menti leggerissime
dallo studio di una lingua difficile, e dai metodi intralciati e prolissi coi quali si
insegna da uomini spesso d'ogn' altra cosa ignoranti, se si eccettua il loro Poretti 11 •
Le loro anime con tale studio si restringono per così dire in un violento circolo
30 d'idee, ogni libro diviene odioso e gravi disordini// morali possono avere origine
dalla lotta del fanciullo a favore di sua libertà contro uno studio arido e forzato.
Se però si vorrà che i fanciulli non vengano al latino se non dopo che abbiano
imparato l'italiano e sappiano scriverlo con qualche regola, e se alle scuole italia-

IO Libera citazione dalla stessa opera di Locke già indicata in precedenza, ma dalla traduzione
italiana (Della educazione dei fanciulli. in Venezia, presso Francesco Pitteri, 1751). Il passo citato
recita testualmente: « ... io non posso abbastanza maravigliarmi, che i Padri avendo veduto l'esito del
Metodo, che s"adopra per insegnare ai Fanciulli il Francese. non sia mai venuto loro in capo di for
loro insegnare il Latino nella stessa maniera, cioè facendoli parlar Latino. e dando loro da leggere de'
Libri Latini» (p. 346).
11
Ci si riferisce al manuale di Ferdinando Porretti, dottore in teologia e precettore di grammatica
a Padova, per l'insegnamento della lingua latina (Gramatica della lingua latina), il testo grammaticale
più diffuso del Settecento (la ed. 1729; IXa ed., Padova 1758). Si veda, più ampiamente sul tema,
e anche su questo manuale, R. BALLERINI, Alla ricerca di un nuovo metodo: il corso grammaticale nel
secolo dei Lumi, in G.P. Bmzzr (ed), Il catechismo e la grammatica, Bologna, 1985, I, pp. 225-285, in
particolare pp. 279 ss.

487
ne non si riceveranno minori di sette anni, l'età per ammetterli alle scuole latine
sarà per le esposte cose quella dei nove compiuti: la insofferenza e quella specie
di odio contro la lingua latina sarà tolta, poiché l'intelletto de' fanciulli essendo
più esercitato, e più forte, meno arduo parrà loro l'apprendere nuove cose anche
per le relazioni che queste avranno colle già intesea. Così ho veduto praticarsi ne'
Ginnasj d'Austria e di Sassonia e non sono frequenti i casi d'ingegnosi fanciulli,
che prima di quell'età diano una fondata lusinga di rapidi progressi sicché pos-
31 sano riceversi// più teneri nelle scuole.

Le grammatiche che sono in uso in Germania sono pari a quelle che si adoprano
nel Regno d'Italia e sono fatte più pei Maestri che pei scolari, essendo troppo
piene di precetti, di continue avvertenze e di anomalie6.
Come ho accennato che agli elementi della lingua italiana giova passare dopo
avere con quelli spiegato e paragonato il dialetto volgare, così alla lingua latina
deve avvicinarsi lo scolaro dopo che avrà conosciuto l'italiana.
La sola ispezione degli elementi prova questa dichiarazione. In tutti i Limen
veggonsi per es. i verbi in lunga serie di tempi e di modi. Eppure il fanciullo
potrebbe progredire assai innanzi nel detto limen colla sola conoscenza del pre-
sente, del futuro, e di un preterito solo anzi che di trè. Così i modi possono
32 ridursi a quattro, l'indicativo, l'imperativo, il// congiuntivo e l'infinito. Nelle
declinazioni stesse può ommettersi il vocativo.
La grammatica la più semplice a mio dire, ma che non è in uso nelle scuole, è
quella che ha per titolo il Latinista principiante stampata in Milano nel 17 65, essa
è facile ed atta alla intelligenza de' fanciulli, cammina passo passo colla lingua
volgare, presenta all'occhio in alcune tabelle l'ordine e le differenze delle con-
giunzioni de' generi e de' verbi. Tutto, anche negli esempi, è tessuto in guisa che
dalle minori difficoltà si passa alle maggiori, e i temi sono piacevoli e sparsi senza
affettazione di pura morale: l'autore di tale grammatica mostra ne' precetti, coi
quali vuole che il Maestro istruisca gli scolari, una profonda cognizione dell'arte
e grandissimo amore per gli allievi suoi. Poche aggiunte o variazioni basterebbe-
ro, a parer mio, a far anteporre il suo lavoro a que' volgari ed aspri elementi
grammaticali eh' ora sono in uso.

a Milton pensa, che le lingue latina e Greca possano insegnarsi in un anno senza
le difficoltà, che s'incontrano nelle scuole «We spend seven or eight years meerly
in scraping together so much miserable latin and greek, as might be learned other
with easily and delightfully in one year» Prosework, vol. I letter to Hartlib.
6 La grammatica che si usa a Vienna «Lateinische Sprachlehre fur Anfanger»
1812 è però assai semplice, ed ha un'aggiunta di lezioni latine, per esercizio de'
fanciulli, molto istruttive sotto varj rapporti. Merita d'essere presa in esame. [Per
questo libro di testo, così come per gli altri citati da Scopoli, la cui adozione era imposta dal governo
centrale a tutte le scuole austriache, cfr. Sammlung, 25].

488
Il S.r Chimani 12 Direttore della scuola primaria d'industria in Korneburgo ha
composto un libro per facilitare e perfezionare lo studio della lingua latina. Consiste
33 l'opera in una serie ragio-//nata di temi ne' quali stanno in ordine tutte le regole
grammaticali, e questi temi devono per suo consiglio adottarsi dai Maestri in vece
di quegli erronei affatto, che ora danno nelle mani de' giovinetti e che non
procurando loro alcuna idea nuova, ne somministrano invece di sciocche ed
insulse. Convinto io che ciò purtroppo accade frà noi, ho fatto adottare in varie
scuole del Regno la detta opera e ne ho ottenuto de' vantaggi. Non ignoro però
le obbiezioni che vennero fatte all'uso de' temi: ma sono esse fondate sopra vane
teorie, poiché l'esperienza dimostra evidentemente ogni giorno, che molti scolari
non possono educarsi alle lettere colla sola voce del Maestro e i temi altronde
determinano alla meditazione ed anche all'invenzione. Tutto stà nella scelta, e nel
progredire ragionato dall'uno all'altro, sicché non si arresti lo scolaro sopra futili
avvertenze grammaticali, le quali quand'anche possano essere di qualche vantag-
gio si apprendono più coll'uso che con precetti. Altre obbiezioni si sono pur fatte
all'uso delle tabelle per lo studio della lingua latina: ma io citando la grammatica
34 milanese intitolata il latinista principian-//te, non intendo d'aver fatto un elogio
di quei quadri complessivi, che ora sono in pratica e che vogliono abbracciar
tutte le parti e tutte le regole d'ogni scienza: il lavoro del S.r Lamarea deve
spaventare ogni autore di grammatiche ed insegnare come le tabelle possano
giovare alle generali classificazioni, ma non estendersi mai oltre giusti confini.
Per altro, nulla più ritarda lo studio della lingua latina, quanto il pretendere da
giovinetti che facciano anche versi latini. È egli possibile che tale insegnamento
si voglia continuare a nostri giorni! Per intendere le bellezze di Virgilio e di
Orazio fia egli d'uopo saper far versi, che a quelli si avvicinino di que' famosi
Poeti! E il tempo, che si perde ne' labirinti della prosodia, e frà le pagine della
regia parnassi, non dovrebbe piuttosto, siccome preziosissimo, consacrarsi a più
utili cose? E sia pure che giovi accennare a rettorici e varj metri de' poeti latini,
ma perché almeno non si semplificano le regole generali dell'armonia?//

35 Art[icol]o 4
Della lingua francese
Questa lingua, che si fece universale, è anche in Germania insegnata nelle pub-
bliche scuole coi precetti però, che si leggono nel Goudar13 e in simili altre

a L'abbreviateur latin par Alexandre Lamare, Paris 1802.


12
Chimani, Leopold (Langenzendorf, presso Vienna, 20 febbraio 1774-Vienna, 20 aprile 1844),
pedagogista e scrittore per l'istruzione dei giovani, direttore dal 1798 della K.K. Haupt- und-
Industrieschule di Korneuburg, città dove fondò un istituto d'educazione. Il manuale per lo studio
del latino cui si riferisce Scopoli è l'Introduzione alla lingua latina, ovvero duecento temi secondo le
regole della sintassi, tradotto dal tedesco nel 1810 e pubblicato a Bergamo da. Alessandro Natali.
WURZBACII, Il, 342-43.
13
Si fa riferimento alla Grammatica della lingua francese di Ludovico Goudar, di cui era stata
pubblicata una nuova edizione, con aggiunte, a Rovereto da Luigi Marchesani nel 1806 e della quale
si sono avute numerose riedizioni nel corso del XIX secolo.
489
grammatiche: ciò ch'è attribuibile alla niuna somiglianza della lingua tedesca
colla francese; tra noi però che tanta analogia sentiamo fra i vocaboli di nostra
lingua e la francese altri metodi io credo, debbono introdursi, e così facile or
sembra l'intendere il francese anche all'Uomo del volgo che ove i fanciulli si
esercitino nelle scuole anche nel solo tradurre, possono facilmente, e in breve
tempo, non dirò scrivere ma leggere qualunque prosa moderna. Dico leggere
prose, poiché non saprei supporre che si volesse nei nostri Ginnasi spiegare
Corneille e Racine e molto meno insegnare la prosodia francese; che se alcuno dai
Ginnasi passerà a scuole maggiori riceverà in queste con più nobile educazione
eccitamento a studi più elevati, ne' frà questi può ora da un colto italiano trascu-
rarsi la lettura di que' grandi francesi ond'ebbe fama il secolo di Luigi XIV.
36 Aggiungo poi che la poe-//sia francese non presenta grande differenza dalla
prosa, per riguardo ad intendere le parole e gli sforzi d'ingegno coi quali i fran-
cesi nobilitarono i loro versi, e vinsero le difficoltà d'una lingua vincolata a mo-
notone rime, non sono evidenti, e graditi che a coloro soltanto che già penetra-
rono nel santuario delle Muse e che non hanno più l'anima scolastica.
Alcuni italiani mormorarono vedendo introdursi lo studio della lingua francese
anche ne' Ginnasi, comecché la straniera favella debba od escludere la nostra, od
imbrattarne le fonti. Altri ha però cercato di dissipare quest'errore facendo co-
noscere che se fosse possibile d'apprendere tutte le lingue viventi in Europa,
maggiori e più unanimi sarebber i progressi delle nostre cognizioni. Che se la
ricchezza del linguaggio va del pari colla civilizzazionea, e se non v'è esattamente
parlando sinnonimia [sic!] più ricca d'idee e perciò più forte di pensiero sarà
quella Nazione ove studinsi più lingue.//

37 Art[icol]o 5
Della lingua greca
Ma perché nel tempo stesso che il Governo ci è largo di tal benefizio, vedesi
cessar quasi lo studio del greco? Se la mia voce può udirsi, io prego che ritorni
nei nostri ginnasi al primo onore la lingua d'Omero. Era essa coltivata soltanto
nelle Università, ed anzi ivi appariva qual vano ornamento e scuola per esse di
solo nome. Ben fù che si togliesse, poiché nelle nostre Università si apprendono
le scienze esatte, e non si fanno studi di Filologia ed Archeologia. Ma non avran-
no asilo in alcun altro scientifico stabilimento le greche lettere? Tutte le scuole
di Germania, niuna esclusa di quante ne ho visitate, onorano la lingua greca,
onde poi così ricca messe di eruditi commentatori de' Classici. Dovrò io dire, che
frà noi nelle stesse maggiori Biblioteche s'ignora il greco, e che fuori dell'Illiade
del cav. Lamberti 14 , non apparve in molti anni alcun libro di greca origine! Forse

a Condillac, Gram[matica].
14
Luigi Lamberti (Reggio Emilia, 1759-Milano, 1813), ellenista e poeta, aiutò il Monti nella tradu-
zione dell'Iliade. Successore di Parini alla cattedra di eloquenza a Milano, membro dell'Istituto
nazionale napoleonico, conservatore della Biblioteca reale di Brera e ispettore generale della pubblica
istruzione. Cfr. CoRACCINI, p. XCVI.

490
mi trasporta l'amore delle scienze, e delle arti di Grecia, ma si ricordi che a quelle
38 dobbiamo le romane cose 8 , / / che non furono i Signori del Lazio che imitatori de'
Greci 6. Gratitudine quindi mi spinge a desiare che ne' Ginnasi, o almeno ne'
Licei, risorga lo studio della lingua greca, la quale alle belle lettere vuolsi più
utile, come che prima d'ogn'altra e più ricca di sublimi opere della latina. Quali
poeti avremmo se prima non erano Esiodo, il Cantore d'Achille ed Ulisse, Pindaro,
Anacreonte, Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane, e gli altri tnille che ai latini e
a noi furon di specchio, onde poi sorse Virgilio, Orazio, Dante, Ariosto, Racine,
Moliere, Alfieri, e il Parnaso tutto Europeo? Che se i miei voti sono secondati dal
Governo solito a favoreggiare ogni studio, io trassi meco dalle scuole vedute a
Vienna e a Dresda eccellenti libri elementari per apprendere la lingua greca, i
39 quali potran-//no tosto mettersi in uso frà noie, poiché que' libri hanno già il
suffragio di molti anni, e de' più eruditi Uomini. Basta anzi, io credo, il nominare
il S.r Jacobs 15 , Bibliotecario del Duca di Gotha, come autore degli elementi, e
grammatica di lingua greca perchè niun dubbio cada sul merito loro<l.

Art[icolJo 6
Della rettorica
Una non esatta classificazione delle scuole fà credere a taluni, che la dove dicesi
Rettorica ne' Ginnasi, possa anche dirsi scuola d'eloquenza, mentre non è che

a Scientiae quas habemus fere a- graecis fluxere. Quae enim Romani Scriptores,
aut Arabes, aut recentiores addiderunt, non multa, aut magni momenti sunt, et
qualiacumque sint fondata super basim eorum quae inventa sunt a graecis. Bac.
nov. org. lib. I. aph. 71. [La citazione esatta, tratta dalla prima edizione veneta del Novum
Organum Scientiarum di Francesco Bacone, Venetiis, typis Gasparis Girardi, 1757, p. 60 recita:
«Scientiae, quas habemus, fere a Graecis fluxerunt. Quae enim Scriptores Romani, aut Arabes, aut
Recentiores addiderunt; non multa, aut magni momenti sunt: et qualiacumque sint, fondata sunt
super basin eorum guae inventa sunt a Graecis»]. ·
b Egli è particolarmente per questa ragione che D. Williams (Treatise of education)
propone d'insegnar prima il greco ai fanciulli e poi il latino: vuole però che
s'insegni soltanto a intendere gli autori e non a parlare, o scrivere in tali lingue.
e Elementarbuch des Greichschen sprache fur anfange und geiibter von Friedrich
Jacobs, Iena 1812, 3 vol. [Il titolo esatto dell'opera è: Elementarbuch der griechischen Sprache
fiir Anfà'nger und Geiibtere, Jena, Frommann, 1809-1817].
<l Vedi anche «Brevis grammatica graeca». Vind[obonae] 1811. in lib[ris] 5. [Cfr.
Sammlung, 25].
15
Friedrich Jacobs (Gotha, 6 ottobre 1764-ivi, 30 marzo 1847). Filologo formatosi alla scuola di
I-Ieyne a Gottinga e bibliotecario del duca di Gotha, Professore al liceo di Monaco dal 1807 al 1810,
data in cui si allontanò dal capoluogo bavarese, a causa degli aspri contrasti accademici in quanto
protestante, per far ritorno a Gotha. La sua fama è legata sopratutto ai dotti lavori filologici, il più
importante dei quali è senza dubbio la monumentale antologia, in 13 volumi, dei classici greci
completata tra il 1798 e il 1814. Autore anche di un manuale per l'insegnamento della lingua greca
(Tena 1805) cui fa riferimento Scopali. ADB, XIII, 600-612.

491
scuola di più colta lingua, ossia spiegazione de' maggiori classici e preparazione
allo studio dell'eloquenza. E male certamente si pretenderebbe che da' Ginnasj
uscisse un eloquente dicitore, o scrittore per avere ivi appreso come s'imitino gli
antichi autori a forza di traduzioni e di somiglian.ze servili//
40 Se l'eloquenza deve dipendere, come dipende principalmente, dallo studio del
cuore, questo studio non è de' Ginnasj, ne' ivi s'insegnerà come l'arte di sorpren-
dere o di convincere non debba abbandonarsi all'impulsione del sentimento da
un canto, ne' alla fredda pratica di mecanico esercizio dall'altroa.
Ora però nell'insegnare la Rettorica ne' Ginnasj tutti, anche della Germania, si
danno non solo i materiali precetti dello stile, e si fanno conoscere le varietà di
quello con esempj d'ogni sorte, e da questi si traggono le figure delle quali si da
spiegazione, e le diverse maniere si manifestano di ordinare le parole e le frasi;
ma si cerca anche d'inalzare la mente de' fanciulli all'Epopeja e vuolsi che col-
tivino ogni genere di orazione e di favola ora lanciandosi ne' regni dell'immagi-
nazione, ed ora serrandosi ne' cancelli del meditare. Non dirò che ciò sia inutile,
ma è certamente superiore alle forze degli alunni de' Ginnasj, i quali altronde
41 non sono preparati nelle scuole minori all'intelligen-//za de' sublimi scrittori,
ond'è che o materialmente ne apprendono alcuni squarci, o gli intendono di volo,
e presto gli scordanob. Le così dette Chrestomathie, o Antologie sono prova
anch'esse di quanto asserisco, composte tutte di frasi di poemi, o di prose, che
eccedono l'intelligenza della fresca età ed affaticano la virilità stessa. Nè qui dirò
che le nostre antologie sono una unione di pezzi senz'ordine, e senza armonia,
comecché si ponga innanzi ai fanciulli la lingua ancor aspra del 300, e la ri-
dondante del 600, e cose fatte per Maestri si voglian così nelle mani de' fanciulli
medesimi, onde il mele e il veleno bevono ad un tratto nella loro naturale impa-
zienza e avidità; ma non tacerò che alla Rettorica non devonsi presentare gli
scolari de' Ginnasj, se non conoscano gli elementi almeno della geografia e della
storia universale, e la mitologia, poiché altrimenti le antologie saranno anco un
peggior libro, perché non intelligibile, o il Maestro di Rettorica dovrà arrestarsi
42 ad ogni passo, per dare// delle cognizioni ai fanciulli, le quali doveano essere già
ricevute altrove, se pur non vuole, come spesso accade, che materialmente pro-
cedano a traverso mille ignote cose. Il nuovo sistema de' nostri Ginnasj prepara
ora de' scolari più suscettibili di alti insegnamenti, e poiché ne' Licei si è ora
unita l'eloquenza allo studio di tutti i principj del grande e del bello, non si vedrà
più ne' Ginnasj un'istruzione che ecceda le forze di fanciulli di dodici a 15 anni.

a Becaria, Ricerche intorno alla natura dello stile, Milano 1770. [Scritte tra il 1767
e il 1769; la seconda parte delle Ricerche, adombrata nella prolusione del 1769, rimasta inedita, venne
pubblicata postuma a Milano nel 1809. Cfr. DBI, VII, 466].
b Chrestomathia latina, Vindob[onae] 1811. Selecta latinae orationis exemplaria,
vol. 2, Vindob[onae] 1811. [Cfr. Sammlung, 25].

492
Sez[ion]e II•
Dello studio della Geografia

La Geografia deve precedere la storia, o apprendersi con essa. Il metodo col


quale s'insegna in Svizzera è il seguente adottato dal S.r Pestalozzia. Si fa
primieramente conoscere agli allievi il paese ove sono, quindi le vicinanze. Del
paese devono distinguere le città, i Villaggi, i Monti, i Fiumi, i Laghi. De' Monti
e fiumi si hanno carte speciali sulle quali s'impara a concatenare le varie parti
43 d'Europa, e del Mondo, discenden-//do ed ascendendo le catene de' monti
medesimi, anche a traverso i Mari. Poiché quindi gli allievi hanno apprese le linee
prominenti della Terra, collocano lungo le valli, le Città, e le Provincie. Le divi-
sioni politiche della terra, comecché soggette a variazioni, sono le ultime ad
insegnarsi.
Dopo tali principj varie strade si presentano, che più lungi conducono nello
studio della Geografia, ed i Maestri tedeschi non scelsero tutti le medesime. Nelle
scuole Austriache de' Ginnasi trè sono i libri di geografia che vi si usano, l'uno
elementare colla storia, l'altro di geografia moderna, e senza istruzione istorica,
il terzo di geografia anticab.
La geografia moderna è assai simile a quella che frà noi s'insegna, se non che
occupa maggiormente i giovani nelle patrie cose, anziché nelle straniere; la geo-
grafia elementare è lavoro più nuovo, e degno di maggior attenzione, avendo il
gran pregio di unirsi alla storia. L'autore comincia a dare un'idea di Dio, del
Mondo, della Terra, e fà conoscere le acque, i climi, e i più generali prodotti della
44 Natura: segue// un cenno sull'Uomo, origine, specie, e qualità. Poi l'Uomo è
descritto in istato di famiglia e di società colle varie forme di queste, notando i
lenti progressi dell'umana condizione, colle principali invenzioni, e lingue, e re-
ligione. In progresso parla delle mutazioni della terra per natura e per arte. La
terra dopo ciò è divisa come ora si trova in grandi parti, e Regni, e Repubbliche;
e si fa menzione alla fine delle Nazioni che più non esistono o sono disperse.
Credo che un tal libro elementare sia utilissimo per le scuole de' Ginnasi, pre-
parando gli allievi della classe inferiore a quelle maggiori istruzioni, che poi
riceveranno nella classe cui si assegnerà lo studio della geografia moderna e

a Jullien, Esprit de la méthode d'education de M. Pestalozzi, v. 2. 216. [Il titolo


completo dell'opera di Marc-Antoine Jullien è Esprit de la Méthode d'éducation de Pestalow'. suivie
et pratiquée dans l'institut d' éducation d'Yverdun, en Suisse, a Milan, de l'Imprimerie Royale, 1812, 2
voli. Presso la BCV esiste una copia dell'opera, per la pubblicazione della quale si era interessato lo
stesso Scopali presso il ministro dell'Interno, con una dedica autografa di J ullien, datata 15 ottobre
1813, alla Biblioteca di San Sebastiano a Verona, città dove Jullien aveva terminato la stesura del
lavoro. Su quest'opera e sul rapporto di Marc-Antoine Jullien de Paris - per distinguerlo dal padre,
anch'egli Marc-Antoine - con Pestalozzi, si veda ora il volume di C. PANCEHA, Una vita tra politica
e pedagogia. Marc-Antoine ]ullien de Paris (1775-1848), Fasano 1994].
b Elementarbuch des Geographia und Geschichte, Wien 1811. [Il titolo esatto è
Elementar-Buch der Geographie und Geschichte; cfr. Sammlung, 25].

493
dell'antica. Queste due assai raccomandansi, comecché molto trascurate frà noi,
quantunque senza di esse l'intelligenza de' Classici sia spesso impossibile. E se
per la geografia moderna merita preferenza frà noi il Guthry16 , mentre però è
troppo diffuso e costoso a fronte della geografia elementare stampata a Venezia,
io consiglio per la geografia antica la traduzione dell'operetta che serve di testo
45 alle scuole di Vienna a, poiché se troppo non m' af-//fido al mio giudizio, vi sono
indicati tutti i paesi, i mari, i fiumi, i monti, e le città più rinomate coi moderni
nomi ov' è possibile, e a fronte le varie genti, i loro costumi, e vicende, i Re, i
Capitani, gli Uomini grandi ecc. in guisa di dare una sufficiente notizia
dell' antichità6.
Il S.r Pestalozzi insegna anche a suoi allievi la geografia fisica, e la cosmografia:
ma la prima ove seguansi le traccie dell'opera del S.r Kant 17 , non deve entrare
46 molto ne' confini della storia naturale,// poiché non sarebbe più studio de' Ginnasi,
ma di scuole superiori, bastando anzi per i fanciulli, che si educano ne' Ginnasi
medesimi l'avere un'idea generale dell'origine de' Vulcani, de' Terremuoti, delle
Trombe marine, dell'Aurora boreale, etc. senza spingergli [sic!] oltre le loro forze
a meditazioni fisico-matematiche. La cosmografia egualmente non passi i limiti
de' quasi materiali insegnamenti, e non divenga Astronomia.

Sez[ion]e III"
Dello studio della storia

Se lo studio della storia è assolutamente necessario, e se in tutti i Ginnasi e Licei


vedesi ovunque introdotto, perché non si ha ancora un libro elementare che
soddisfaccia al desiderio comune? Io confesso d'avere con grande attenzione
ricercato un tal libro nelle scuole di Germania, ma inutilmente l'ho ricercato.
Tutti i libri di storia universale ne' quali mi avvenni sono scritti o con prevenzione
di patrii pregiudizi, o con soverchia intolleranza di antiche opinioni. Allorché il

a Kurzer Entwurf der alten geographie, 1811. [Sammlung, 25].


b Nell'istituto d'Yverdun si distingue la geografia, in topica, in fisica, politica e
matematica. I commissari della Dieta Elvetica, che hanno esaminato queste quat-
tro distinzioni, hanno manifestato il timore, che ove non si frenasse il desiderio
di invadere con tale geografia tutte le altre scienze, le stesse matematiche, e la
morale medesima sarebbero state escluse dal Collegio del S.r Pestalozzi «On
s' est élevé avec raison contre ces traités, qui sous pretexte d' achever un tableau
geographique nous donnent des compilations universelles, où pour vouloir tout
dire, on finit pour tout confondre». Rapport sur l'institut de M. Pestalozzi presenté
au Landmann, età la haute Diète des 19 Cantons de la Suissè, Freybourg 1810.
16
Si tratta di William Guthrie, scrittore scozzese (Brechin, Forfarshire, 1708-London, 9 marzo 1770)
autore dell'opera Geographical, Historical, and Commercia! Grammar (1770), di cui si ebbero nume-
rose traduzioni e ristampe. DNB; VIII, 826-27.
17
La Phisische Geographie di Immanuel Kant fu stampata nel 1801-1805 a Ki:inigsberg (2 voll.) e
tradotta in italiano nel 1807-1811 (Milano, 6 voli.).

494
47 Governo pubblicò un decreto 18 per stabilire de' libri di testo in ogni scuola on-//de
l'insegnamento fosse in tutte uniforme, niuno mi si presentò più difficile a com-
porsi, per le addotte cose, di quello d'un trattato elementare di storia, se in esso
si devono indicare le cagioni degli eventi, e i giudizj della posterità. E per questa
difficoltà tengo per fermo che non avendo noi, e non trovando ancora forse
neppure oltr'alpi una storia per i Ginnasj e Licei del Regno debbasi per ora
supplire con tavole cronologiche, e lasciare alla prudenza de' Màestri (resi però
aweduti con qualche speciale istruzione) di spiegare gli awenimenti e di far
menzione degli Uomini straordinarj, i nomi de' quali si tramandarono a noi con
elogio.
Frattanto citerò come opere degne d'essere esaminate dalla Commissione de'
testi 19 quelle che si usano per la storia nelle scuole Austriachea; il quadro del-
48 l'isto-//ria universale di Strass 20 Professore di storia a Berlino, esecuzione di
Aubert a Parigi, le Tavole cronologiche di Gh Blaire 21 tradotte da Chantre-

a Lehrbuch der Europeischen staaten geschichte, in trè parti, l'una abbraccia la


storia della Casa d'Austria; la seconda i trè imperi di Francia, Russia e Turchia;
la terza i Regni e le Repubb[lich]e. Vienna 1811. Sono da correggersi le cose che
si dicono dello Stato della Chiesa, delle Isole Ionie, di Poglizza, di Ragusi, del
Vallese, ed altri Governi e paesi che cangiarono forma e dominazione. Lehrbuch
der alten Staaten und Volker geschichte Wien 1811 comprende la storia degli
antichi e nuovi Regni di Babilonia, ed Assiria, i Medi, i Persiani, i Fenici, gli
Egizi, i Cartaginesi, i Greci, i Macedoni a parte, e i Romani. Potrebbe aggiungersi
qualche notizia de' Germani, de' Galli, ed altri antichi popoli contemporanei ai
Romani. [Cfr. Lehrbuch der Europiiischen Staatengeschichte, l, 2, 3 Abteilung, e Lehrbuch der alten
Staaten- und Volkergeschichte: Sammlung, 25].
18
Ci si riferisce all'ultimo decreto sulla pubblica istruzione, molto ampio e minuzioso, emanato il
15 novembre 1811, e che aveva come obiettivo l'uniformità dell'insegnamento nei ginnasi e nei licei;
per quanto concerne i libri di testo si vedano gli artt. 46-47. Cfr. «Bollettino delle leggi del Regno
d'Italia», 1811, parte II, 1112-1124. Per un inquadramento dell'istruzione ginnasiale e liceale in
quest'epoca, si può consultare D. GIGLIO, I ginnasi e i licei lombardi nell'età della restaurazione, in
Problemi scolastici ed educativi nella Lombardia del primo Ottocento, II: I:istruzione superiore, Milano
1978, pp. 87-192, in specie pp. 89-112.
19
Istituita anch'essa dal decreto 15 novembre 1811, art. 46; presieduta dal direttore generale della
pubblica istruzione, lo stesso Scopoli, e nominata nel dicembre dello stesso anno, aveva il compito
di scegliere i libri di testo da adottare nei ginnasi e nei licei. Cfr. anche BCV, ms 2219.
20
StraB, Joh. Gotti. Friedrich (Griineberg 10 marzo 1766-Berlin, 17 marzo 1845), pedagogo e
storico. Professore dal 1795 nel corpo dei cadetti di Berlino e direttore del Pedagogicum al monastero
di Berge presso Magdeburgo dal 1803. Traduttore di C. DENINA, Geschichte Piemonts und der ubrigen
Staaten des Konigs Sardinien (Berlin 1802) e autore di una Geschichte der Teutschen mit besonderer
Rucksicht auf die preuftischen Staaten, in Tabellen /ur Schulen (Berlin 1802). Il volume cui Scopoli si
riferisce è probabilmente Ueberblick der Weltgeschichte, zur Erliiuterung der bildlichen Darstellung
derselben (Berlin 1803), tradotto in molte lingue. ADB, XXXVI, 498-501.
21
Si tratta di John Blair, dotto cronologista scozzese (Edinburgh, ?-1782). La sua opera principale,
The Chronology and History o/ the World, /rom the Creation to the Year o/ Christ 1753, illustrated in
fifty-six Tables, venne pubblicata nel 1754. Di queste Tavole cronologiche, si ebbero numerose edi-
. zioni, sempre rivedute e arricchite. DNB, II, 624-25.
495
au 22 , e le Tavole comparative sì dell'antica storia, che della moderna del S.r C.S.
Le Prevost-de-Fray.
Due recenti operette del S.r Serra23 Ministro Francese a Dresda meritano parti-
colare considerazione, e quelle sono che hanno per titolo: de bello germanico
l'una, l'altra de bello sarmatico, nelle quali l'autore ha descritto con lo stile di
Salustio e di Livio insieme, le grandi imprese del nostro sovrano. Queste operette
si porranno utilmente sott'occhio degli allievi de' Ginnasi, onde siccome dagli
antichi storici apprendono ad onorare gli Uomini illustri delle scorse età, così da
moderni scritti conoscano, ed ammirino le gesta del gran Rè, del gran Capitano
del signor d'Europa cui tanto deve la già afflitta ed ora rediviva Italiaa.//
49 Lo studio della mitologia si unisce in alcune scuole ora con quello della gramma-
tica, ora con quello della storia6. Colla prima per appianare la via al verseggiamento,
colla seconda per avvertire le epoche più remote, ossia le origini delle nazioni.
Nelle scuole tedesche più volontieri si associa lo studio delle favole alla storia, e
ciò è più naturale: ma come accade nella lettura de' Classici ad ogni passo che
si parli degli Dei e Semidei dell'antichità, così è assolutamente necessario che
anche nelle scuole di grammatica si diano le notizie almeno più comuni di mi-
tologia, e si abbia perciò una specie di Dizionario redatto in modo che non
offenda i costumi. Il Padre Soave24 compose un trattato mitologico, il quale è da

a V. Heeren, Handbuch der geschichte der Staaten des Alterthums, Gi:ittingen


1810; Idem, Handbuch der geschichte der Europaischen Staaten systems und
seiner colonien, Gottingen 1811. [I titoli esatti e l'anno di edizione delle opere citate di
Heeren, celebre esponente della scuola storica di Gottinga, sono i seguenti: Handbuch der Geschichte
der Staaten des Alterthums, Géittingen 1799 e Handbuch der Geschichte des europiù'schen Staatensystems
und seiner Kolonien, Géittingen 1809].
6 Soave.
22
Pierre-Nicolas Chantreau (Paris, 1741-Auch, 25 ottobre 1808), letterato e pubblicista. Professore
di francese alla scuola militare di Avila in Spagna (e autore tra l'altro di una grammatica francese in
lingua spagnola di cui si ebbero numerose edizioni) e poi di storia ad Auch e alla scuola militare di
Fontainebleau, trasferita a Saint-Cyr nel 1807. Scrittore e pubblicista molto prolifico, autore tra l'altro
di un Mappemonde chronographique pour l'histoire ancienne et moderne, Paris an XII-1803. Tradut-
tore dall'inglese e continuatore di J. BLAIR, Tables chronologiques qui embrassent toutes !es parties de
l'histoire universelle depuis la création du monde jusqu'en 1768 ... continuées jusqu' en 1795, Paris an
IV-1795. DBF, VIII, 399-400.
23
Si tratta di Giancarlo Serra (Genova, 29 agosto 1760-Dresda, 27 ottobre 1813). Appartenente ad
una delle famiglie più insigni di Genova, fu con il fratello Girolamo e Luigi Corvetto uno dei
protagonisti della Repubblica Ligure del 1798, e si battè contro l'annessione di Genova all'Impero.
Ammiratore di Bonaparte, dal quale fu nominato ministro plenipotenziario presso il re di Sassonia,
narrò in latino classico le sue gesta belliche in Germania e Polonia (Commentarii de Bello Germanico,
libri duo, editi a Parigi da Didot nel 1806 e 1807 e Commentarium de Bello Sarmatico; liber unicus,
Dresdae typis Gaertnerianis edebat L.G. Cotta bibliopola stutgardiensis, s.d.). Morl a Dresda durante
il crollo dell'.Impero. Cfr. GRILLO, Appendice, 62-79 e M. RUINI, Luigi Corvetta, genovese, ministro e
restauratore delle finanze in Francia, Bari 1929, pp. 27-30.
24
Soave, Francesco (Lugano, 10 giugno 1743-Pavia, 17 gennaio 1806), educatore e poligrafo. En-
trato nel 1759 nella congregazione dei padri somaschi, organizzò e diresse le prime scuole elemental'Ì
496
molti tenuto per eccellente, e che fù pubblicato dopo la sua mortea: ma non è in
ordine alfabetico, quindi giova forse meno alle scuole.

Sez[ion]e IV"
Dello studio de' principi del Disegno

50 Ho manifestato altra volta il mio desiderio che nelle scuole// de' Ginnasi s'intro-
ducesse la geometria elementare, come quella che a me parve essere base di molti
studi. Il decreto però del 15 nov[embr]e 1811 nell'accordare a Ginnasi la scuola
de' principi del disegno non ha espressamente indicato se frà tali principi doves-
sero comprendersi i geometrici. Dovrò io congetturare che vi siano? Oso creder-
lo per le seguenti ragioni. 1. I ginnasi non sono fatti soltanto per insegnare le
lingue, e sono comuni a tutte le classi di persone comecchè gratuiti, quindi anche
a coloro che devono professare un giorno o le arti mecaniche o le matematiche
sublimi alle quali è scala la geometria. 2. Il Governo ha voluto che il disegno
servisse all'architettura principalmente la quale non può insegnarsi senza geome-
tria. 3. Lo studio della geometria apre l'intelletto alla meditazione, principalmen-
te quando sia trattata con doppio metodo, ed accostuma la gioventù allo studio.
A Monaco la scuola di geometria è fondamento delle scuole d'industria ottimo
stabilimento per gli artigiani di quella Capitale. Così nell'accademia di Belle-arti
51 in Vienna, prima d'apprendere l'architettura, gli allievi fanno un cor-//so di ge-
ometria, onde poi le leggi della proiezione delle ombre e della stereotomia riesco-
no meno difficili al giovine architetto.
Che se io non m'inganno ritenendo che nelle scuole de' principi del disegno entri
la geometria elementare, molte comunità potranno trarne vantaggio aggiungendo
nel ginnasio all'insegnamento di que' principi anche qualche studio di mecanica
pratica, per la quale mecanica io intendo l'esercizio di copiare, e imitare, e com-
porre, anche in legno, o in altre materie, alcune machine. Si spargerebbero per
tal modo frà gli artigiani utili cognizioni a perfezionamento delle arti6 .
In altre comunità, e specialmente nelle marittime, alla scuola di disegno geome-
trico se si unirà qualche elementare cognizione d'astronomia, e di movimento

a A Vigevano nel 1811 coi tipi del D. Spargella.


6 Nelle scuole d'industria di Monaco ho veduto fare da giovinetti artigiani de'
bei modelli di trombe, d'argini, di molini, di stromenti agrari, e machine anche
più complicate per manifatture. Anzi nella distribuzione de' premi si sono veduti
cte' miglioramenti fatti ad alcune machine con vero merito di lode pubblica.
governative istituite in Lomba~dia (1786-89). All'arrivo dei francesi, temendo rappresaglie per un suo
scritto critico sulla rivoluzione, si rifugiò a Lugano, dove, all'Istituto S. Antonio dei somaschi, ebbe
per scolaro Alessandro Manzoni. Tra i primi trenta membri dell'Istituto nazionale nel 1802, fu no-
minato nel 1803 professore all'Università di Pavia. Scrittore prolifico, si occupò di grammatica,
filosofia, matematica, calligrafia, e alcune sue opere per la scuola ebbero larghissima diffusione. Cfr.
DE TIPALDO, I, 430-436 e C. Rossi IcIIINO, Francesco Soave e le prime scuole elementari tra il '700 e
1'800, in Problemi scolastici ed educativi, cit., I: !.:istruzione elementare, Milano 1977, pp. 93-185.
497
52 d'una nave, qualche cogni-//zione de' Venti, e delle Bussole, gl'insegnamenti
insomma, che occorrono ad un Piloto, si avrà reso un singolar beneficio, con
tenue spesa, alla classe numerosa de' marinai, e allo Stato. Sei scuole di Pilotaggio25
furono da me proposte, in Comacchio, Chioggia, Rimino, Pesaro, Sinigaglia, ed
Ancona. La scuola di Pesaro è in attività, e l'Ispettore generale Brunacci26, che
la visitò, me ne rese un conto assai favorevole. Essa costa altronde assai poco,
poiché essendovi Ginnasio in Pesaro colla scuola di disegno, il comune per le
scuole di Pilotaggio non ebbe, che a stipendiare un Professore, il quale insegna
le accennate cose necessarie ad un Piloto ed a provvedere alcune carte geogra-
fiche e marittime, non che pochi stromenti di Marina e modelletti di due o tre
naviglj diversi.//

53 PARTE TERZA
Istruzione ne' Licei

Sez[ion]e I"
Licei in genere

Siccome le osservazioni da me raccolte nel mio viaggio devono applicarsi alle


discipline degli studj quali ora sono nel Regno, così io continuando a seguire
l'ordine delle nostre scuole, andrò dicendo di ciascuna ciò che mi verrà suggerito
dai confronti che ho potuto fare. Ma poiché ogni scuola de' Licei abbraccia ora
varj insegnamenti, così ne parlerò ripartitamente per maggiore chiarezza d' espo-
sizione e soprattutto per l'oggetto di dimostrare come ogni scuola possa perfet-
tamente abbracciarli. Ecco l'ordine delle dette scuole. La prima unisce la logica,
la morale, le istituzioni civili. La seconda, la geografia, la storia, i principi delle
belle arti. La terza, la geometria, l'algebra e la trigonometria. La quarta, la fisica,
54 la chimica, la mineralogia, la zoologia,// e la phitologia il tutto però elementar-
mente. La quinta, il disegno.
25
Nel maggio 1811, la Direzione generale dell'istruzione pubblica, si rivolse ai prefetti dell'Adria-
tico, Rubicone, Metauro e Basso Po affinché convincessero i comuni di Chioggia, Rimini, Pesaro,
Senigallia, Ancona e Comacchio ad istituire una scuola di pilotaggio, con gli insegnamenti di disegno,
elementi di geografia e matematica elementare applicata al pilotaggio (cfr. BCV, ms 2219: «Rapporto
generale delle principali disposizioni, che furono date per oggetti di pubblica istruzione, dacché il Sig.
Consigliere Conte Scopoli nel novembre 1809 ha assunto l'incarico di Direttore generale, fino al 30
giugno 1813»). Un fascicolo sulle scuole di pilotaggio è conservato, sempre presso la BCV, b. 493/
4 e contiene, oltre ad una lettera di Scopoli dove si dichiara «indispensabile» la éreazione delle
suddette scuole, il progetto di Vincenzo Brunacci per la istituzione delle stesse del novembre 1813
e uno di Simone Stratico dal titolo «Progetto di un piano per la scuola di Marina in Venezia».
26
Brunacci, Vincenzo (Firenze, 3 marzo 1768-Pavia, 18 giugno 1818), matematico e idraulico. Ri-
coprl la cattedra di matematica all'Università di Pisa e di Pavia, e nel 1803 venne chiamato a far parte
della commissione incaricata del progetto del Naviglio di Pavia, i cui lavori diresse, con il grado di
ispettore generale del cotpo degli ingegneri di acque e strade, fino al 1809, epoca in cui si dimise non
potendo conciliare questo impegno gravoso con l'insegnamento universitario. Verso la fine del 1811
(29 novembre) venne nominato ispettore generale straordinario della pubblica istruzione del Regno
d'Italia. Maggiori informazioni biografiche in DBI, XIV, 524-25.

498
Prima scuola
Art[icol]o 1
Logica
L'arte di ragionare venne finora insegnata negli stessi Ginnasi, come base d'ogni
studio. Debellati gli scolastici da Bacone, venne chiarito che non già base, ma fine
ultimo degli insegnamenti doveva ritenersi la logica, se questa è scorta nelle
fisiche e metafisiche a dedurre il vero soltanto dai fatti, e a penetrare con saggio
pironismo ne' misteriosi recessi della natura. Se non che da molti dicesi periglioso
l'insegnare un metodo d'osservazione fisicamente analitica negli esperimenti, e
ne' giudizi, e si vorrebbe annullare una scuola che da secoli fù eretta e si reputa
generalmente necessaria. Ma se ciò è ingiusto quali veri confini si daranno allo
studio della logica? Si comincia nella maggior parte delle dette scuole a dire della
storia della logica, della metafisica e dell'etica confondendo con esami sempre
55 im-//perfetti delle varie sette, le opinioni degli antichi filosofi, e accennando gli
errori loro o non intelligibili o grossolani (per difetto anche di tradizioni) o
perigliosi, s'involgono spesso gli studenti in teologiche questioni, o con potenti
esempi si animano a strane novità, del che il caduto secolo ne' suoi ultimi anni
diede prove luminose. Quindi la logica penetra negli arcani delle umane perce-
zioni e diviene ideologia mal potendo parlare della facoltà di ben ragionare se
non esamina come le idee hanno origine e sviluppano il pensiero, nel quale studio
non può in poco restringersi la dottrina di Locke, e uopo è di Precettore
vigilantissimo, perché il sapere non divenga dannoso, dovendosi procedere all'in-
dagine della certezza e della probabilità, onde il vero e il dubbioso si pesino con
eguale bilancia sopra tutto ove si deve parlare d'oggetti spirituali e corporei,
Venendo poi all'arte critica ove si tratta di raziocinio e di testimonianza nella
incertezza de' monumenti, negli errori della storia scritta, nelle difficoltà e vicen-
de dell'ermeneutica, oggetto diviene di lunga e difficile meditazione il far com-
prendere a giovani allievi come in sublimi cose usar debbano, e non abusare della
56 ra-//gione. Che dirò altronde della dialettica? Valgono forse più le regole che gli
esempi, ed è egli necessario che s'insegni come parlare sensatamente a chi è già
capace di scrivere rettoricamente ed anche di verseggiare? Che importa a questi
già uomo la distinzione delle preposizioni modali esponibili e convertibili? Che
gli giova lo studio del sillogismo, dell'epicherema, del sorite etc.? Dalle esposte
cose parmi apparire che la logica, quale ora s'insegna debba soffrire dei
cangiamenti, ma quali siano i migliori potrà meglio indicarsi dopo che avrò par-
lato della metafisica, quantunque non mentovata nel decreto 15 nov[embr]e 1811 8 ;
e dappoichè avrò anche ragionato della morale che, come si è visto, vi è pure
compresa.

a Perchè fù ommessa? Era evidente, che il Governo voleva evitare, che si occu-
passero i giovani alunni de' Licei in una scienza troppo astratta. Non è però
ch'abbia inteso per logica la sola critica, e abbia intimato di non parlare delle
facoltà dell'animo. Spiegherò più innanzi possibilmente il vero senso del Decreto.

499
Art[icolJo 2
Metafisica
57 Scopertisi alcuni libri d'Aristotele i quali non potevano/I classificarsi nè coi politici,
nè coi fisici, poiché trattavano di oggetti relativi allo studio non per anco ben
conosciuto dell'umano intelletto, lo scopritore li pose presso ai fisici, e tali libri
furono perciò detti con greco vocabolo metafisici. Ora da tale denominazione
totalmente addentale potrebbe scherzevolmente ripetersi l'incertezza nella quale
si fù, e si è ancora, ove collocare ne' Licei, o nelle Università, o se ammettere non
s'abbia ne' pubblici stabilimenti d'istruzione ciò che dicesi scienza metafisica,
anche per ciò, che i suoi limiti non sono ancora determinati, onde altri volle dirla
psicologia, quasi ché non dovesse abbracciare che la cognizione dell'anima, ed
altri la disse ontologia estendendola alla cognizione degli Enti.
Qualunque però sia la diversità delle opinioni, ciò che ora s'insegna sotto la
denominazione di metafisica, si è a conoscere la spiritualità, immortalità, e libertà
dell'anima per sublimarsi all'intelligenza del!' ottimo nel sistema dell'universo sino
58 a Dio. E qui la sola indicazione delle parti della metafisica,// dimostra ad eviden-
za come difficilmente possa e debba insegnarsi ne' Licei: molte parti di essa
essendo superiori a spiegazione e persino a definizionea. Che se vuolsi animare la
gioventù alla indagine in così difficili argomenti, risorgeranno le controversie de'
Platonici e degli Aristotelici; del che abbiamo un esempio in Germania per
Emanuelle Kant, il quale con eccessivo amore delle intellettuali speculazioni, fù
cagione, che di molti errori si riempissero quelle scuole, come ne fanno prova le
opere dei SS.ri Fichte e Schelling. Nè questa mia asserzione sia detta temeraria.
Ecco un'estratta di nuova metafisica nella seguente traduzione di alcune generali
proposizioni del S.r Wagner27 oppositore a Schelling6.
59 «L'assoluto è tale perché di lui non può predirsi nè// Idealità, nè Realità».
«Poiché l'assoluto non può essere raggiunto nè colle generali proprietà del rico-
noscimento (pensare), nè colle generali proprietà dell'essere (espansione) così
non v'ha di lui nè scienza, nè cogntzione».

a And for the usual method of teaching arts, ideem it to bean old error of
universities, not get well recover's from the scholastic grossness of barbarous age,
that instead of beginning with acts most easy (and those be such as the most
obvious to the sense) they present their young unmatriculated novices at first
coming, with the most intellective abstractions of logie and metaphysics. Milton.
Letter Lomaster Hartlib.
6 System der ideal philosophie, Leypzig. [La prima edizione del System der Idealphilosophie
di J.J. Wagner è del 1804].

27
Wagner, Johann Jakob (Ulm, 21 gennaio 1775- Neu-Ulm, 22 novembre 1841). Filosofo idealista,
seguace di Schelling nella prima fase del suo pensiero, al quale si oppose energicamente allorché
l'idealismo schellinghiano deviò verso posizioni neoplatoniche. Professore di filosofia a Wiirzburg dal
1803 al 1834 salvo una parentesi a Heidelberg (1809-1814). ADB, XL, 510-15.

500
«La viva forma dell'assoluto è il Mondo, e sotto tal rapporto l'assoluto è la l21llil
vitalità, o anima del Mondo».
«Il Mondo è estensivo, e intensivo: nell'estensività è creatore (natura),
nell'intensività è conoscente (spirito) in e sopra entrambi è l'anima del tutto, la
Divinità».
«L'awicendarsi dell'intensivo, e dell'estensivo, del principio spirituale, e naturale,
è la vita del mondo, e l'animazione di questa vita per opera della Divinità si
manifesta nella vita medesima come equilibrio degli elementi».
«Coll' awicendamento dei detti principj ogni unico è vivo, col fermarsi è morto,
e col suo oscillare (spielen des gleichgewicht) è Divino».
«La tendenza d'un principio produce la totalità, l'universo: la tendenza dell'altro,
il microcosmo nel quale si specchia l'universo».
«La viva anima del mondo congiunta a un microcosmo ne è l'anima, il punto
60 centrale della sua vita. La// sua pura vitalità si palesa nel corpo per un equilibrio
nell'oscillazione degli elementi, e ciò dicesi sanità, e si manifesta con un'eguale
rapporto nello spirito, ciò che dicesi chiarezza del conoscimento. Ma frà lo spi-
rito, e il corpo ove sia un simile equilibrio, l'anima è morale, e la moralità è la
sanità dell'anima stessa».
«Il completamento del microcosmo in una organizzazione nella quale è necessa-
rio l'equilibrio, dicesi genialità, e questa è per se stessa morale. Ove però non è
stabilita intieramente la necessità dell'equilibrio, e non è predisposta nella cono-
scenza, allora la vita si solleva colla conoscenza a quell'altezza, e il prodotto di
questo sollevarsi si determina come carattere».
«Nella moralità stessa è la più pura vita dell'anima, la quale se giunge alla co-
scienza dà la beatitudine. Ove poi il rapporto del mondo microcosmico, ed
espansivo è portato ad eguale armonia, la beatitudine è sempre anche felicità»".//
61 Ma non più: potendo sembrare anche troppo ciò che io ho tradotto per dare
un'idea della confusione che regna in quelle scuole ove il Governo tollera che
s'insegni a delirare, e che si perda così stranamente il tempo: a dir vero però,
credo, che scemi ora di molto ùn così grande abuso, e pare che le accennate
teorie non abbiano difensori che a Berlino, a Monaco, ed a Wi.irztburg. Ma ivi
pure cesseranno io spero, poiché non è possibile di guidare la gioventù a sana
logica-critica, quando i principii del ragionare sono awiluppati in un caos di
nuove forme e parole.

a Itaque hominum intellectui non plumae addendae sed plumbus potius, et


pondera, ut cohibeant omnem saltum, et volatum. Atque hoc factum non est
quum vero factum fuerit melius de scientiis sperare licebit. Baconus, Nov. Org.
Lib. I aph 104. [La citazione dal Novum Organum Scientiarum, cit. si trova a p. 99-100 e recita:
«Itaque hominum Intellectui non plumae addendae, sed plumbum potius, et pondera; ut cohibeant

501
Art[icol]o 3
Morale
Ho detto parlando delle scuole minoria, che più esteso deve essere frà noi lo
studio di quella dolce morale colla quale gli Uomini si uniscono o chiedono
reciprocamente e con alterno soccorso la somma maggiore di possibile felicità. Il
saggio nostro Governo volle che questo studio si compisse ne' Licei prima di
62 passare alle// Università, ed anche prima che si leggessero le istituzioni civili. Mi
lusingo però che ne' Ginnasi stessi possa insegnarsi ne' suoi elementi quella parte
di morale che guida all'esercizio delle sociali virtù 6.
Ne' Licei lo studio della morale forma l'anello delle leggi stabilite dalla natura e
da costumi, colle leggi civili espresse nel Codice Napoleone. Nelle scuole di
Germania, ov'è divisa la Cattedra 'di morale da quella d'istituzioni civili,
quest'annello non esiste e l'insegnamento della prima si estende alla politica.
Quale però dev'essere la catena, che congiunge la logica, la metafisica, e la morale
alle civili istituzioni? Ecco ch'io tento di sciogliere gli obbietti che mi son fatto
ne' due articoli precedenti.
Posto che la logica sia l'arte di ben ragionare, credo che il professore che deve
insegnarla abbia a parlare primieramente dell'umano intelletto, della nobiltà della
nostra destinazione, dell'estensione delle nostre forze. Per il chè deve dire delle
63 facoltà della mente ad una ad una, come vengano sviluppate// e perfezionate
formando l'albero di tutte le umane cognizioni. Quindi poiché avrà nobilitato lo
spirito degli allievi, si porrà a nobilitarne il cuore, e a spiegare l'origine, l'armo-
nia, e i disordini de' sentimenti morali, i piaceri, gli errori, le virtù, e i delitti delle
passioni, così li condurrà dalla cognizione di se stessi a quella della società intera
e li formerà pij, compassionevoli, grati, generosi, e gentili. Nel qual lavoro avrà
sempre di vista con patrio zelo l'amore delle leggi e del Rè, sicchè l'utile univer-
sale sia lo scopo degli insegnamenti.
Secondo questo mio divisamento la logica spogliata d'ogni dialetica [sic!], ed
aliena da analitici confronti coll'antica filosofia, ed anche dalle ipotesi moderne
farà una storia elementare delle umane cognizioni.

omnem saltum et volatum. Atque hoc adhuc factum non est; Quum vero factum fuerit, melius de
Scientiis sperare licebit»].

a Vedi titolo primo pag. 2.


b Un estratto della morale dello Stellini gioverebbe a tal'uopo. [Iacopo Stellini
(Cividale del Friuli, 27 aprile 1699-Padova, 17 gennaio 1770), filosofo e pedagogista, professore di
morale dal 1739 all'università di Padova, noto per i suoi scritti di carattere etico e pedagogico. Cfr.,
più diffusamente, DE TIPALDO, V, 185-195]. Vegansi le lettere compilate dal C. Mabil.
Forse con altro metodo sarebber esse più utili. [Il riferimento è alle Lettere Stelliniane,
. Milano 1811, opera di Luigi Mabil, professore d'eloquenza all'università di Padova, che non sono
altro che un compendio delle lezioni di logica e di morale dello Stellini. Cfr. CoRACCINI, C-CIJ.

502
Sarà anzi in tal' ordine ciò che alcuni intendono per psicologia, ma relativamente
anche ai progressi dell'anima sociale, per così esprimermi, e non soltanto dell'in-
dividuale ed eviterà d'entrare in discussioni perigliose sopra quelle cose che giova
più generalmente il credere che l'esaminare. Ne' Licei deve avvertirsi che non si
formano dei Leibnitz, dei Malebranche, dei Locke, ma che s'insegnano gli ele-
64 menti del sapere,// onde poi gli allievi da se progrediscano dietro la pura luce,
che videro lampeggiare nelle scuole.
La morale stessa giusta il piano ideato si farà più facile e più soave ne' precetti,
ponendosi in mezzo frà l'amor proprio non eccessivamente spinto e la supersti-
ziosa repressione d'ogni impeto anche salutare. Essa guiderà l'Uomo dalla soli-
tudine alla famiglia, e dalla famiglia alla società. E qui vedrà come volgansi a
virtuoso fìne il piacere e l'affanno, la libertà e la legge, onde conosca l'indole e
la necessità de' patti civili.
Le quali cose io ho voluto abbracciare in questo mio rapporto non solo per le
ragioni sopr'indicate, ma anche per rispondere a quelli, che dichiararono incon-
gruente, e ristretta in troppo breve tempo, la concentrazione delle scuole di
Logica e di morale in quella delle civili istituzioni. Vedesi ora come l'unione loro
sia ragionevole ed utile.

Art[icol]o 4
Istituzioni civili
65 Un'altro obbietto che mi fù fatto da quelli che non appro-//varono l'accennata
concentrazione si è quello della mancanza d'un buon libro di testo per l'isti-
tuzioni civili. L'uso del codice intieroa è certamente inopportuno, e male opinò
chi lo ha consigliato. Avviene ora che nei Licei s'insegni appena in un anno una
terza parte (o male s'apprenda il più) del codice Napoleone. In Francia però
comparvero le istituzioni del S.r Delvincourt28 le quali sono stimate da mol-
ti nostri giureconsulti, e che ristrette I però I maggiormente e poste in latino
potrebbero tener luogo dell'Heineccio 29 • Paleserò anzi a questo riguardo
un'altro mio pensiero, che rispettando cioè l'opera di Triboniano30 , Teofì-

a Il codice altronde si spiega sull'Università [sic!].


28
Delvincourt, Claude-Etienne (Paris, 1762-ivi, 1831), professore di diritto civile all'Università di
Parigi. Autore di un Cours de Code Napoléon, in due volumi, il primo dei quali comprendeva gli
Institutes de drot't civil français già editi nel 1808, (Paris 1809), come commento al codice napoleonico,
che ebbe molta fortuna. Cfr. DBF, X, 937.
29
Si tratta di Johann Gottlieb Heinecke - o Heineccius secondo la forma latinizzata - (Eisenberg,
11 maggio 1681-Halle, 31 agosto 1741), filosofo e giurista molto famoso e apprezzato. Tenne il suo
insegnamento prevalentemente all'Università di Halle, e fu autore di molti trattati e manuali di diritto,
notissimi anche fuori della Germania. Cfr. ADB, XI, 361-63; NDB, VIII, 296-97; BRUNE'!', III, 81.
30
Triboniano, giureconsulto del VI secolo, ministro di Giustiniano e coordinatore della grande
opera di codificazione che ha reso celebre l'imperatore. Membro della commissione per la compila-
zione del primo Codice, ebbe successivamente la presidenza delle commissioni per la redazione del
Digesto, delle Istituzioni e della seconda edizione del Codice. NDJ, XIX, 694.

503
ld 1 e Dorotteo32 compilatori delle istituzioni giustm1ane, per quell'onore che
devesi alle classiche cose, venga alcun dotto legale incaricato di compilare il
nuovo testo Napoleoneo per le istituzioni civili conservando tutto ciò che può
salvarsi del prezioso lavoro dei trè antichi sunnominati.//

66 Seconda scuola
Art[icol]o 1
Geografia e Storia
Ho già detto che molti insegnamenti, che si hanno nei nostri Licei, si ottengono
in Germania dalle sole Università, poiché non v'è ivi stabilimento scientifico che
sia nodo di unione frà le Università e i Ginnasj, ed ho aggiunto come ne' Ginnasj
stessi possa utilmente insegnarsi la geografia e la storia. Parmi che se in quelle
scuole si dasse un corso iutiero di geografia e storia moderna e antica elementare,
sulla traccia dei libri indicati, dovrebbe poi lo studio dell'uria e dell'altra portarsi
ne' Licei a più alto grado, per il chè giovandomi di ciò che ho veduto praticarsi
67 nelle Università da me visitate in Germaniaa ardisco proporre che la// geografia
e la storia ne' Licei /andassero/ <vadano> congiunte ad esaminare coi monumenti
che si sono conservati le vicende delle nazioni, e particolarmente delle scienze e
delle arti loro, e questo io propongo per abbracciare con tale esame anche la

a A Lipsia s'insegna l'istoria universale coll'archeologia; si dà specialmente la


storia della filosofia, la storia germanica, quella dei 30 anni sino al presente, e
anche la storia inglese. In Heidelberg leggesi la storia universale con quella della
letteratura, e specialmente con quella della poesia, e v'è studio apposito per le
antichità greche e romane, e la storia persino s'insegna della nobiltà germanica
e delle Università. «Wilbergs Universitaten almanach-catalogus prelectionum
accad[emiae] Georgiae Augustae» 1812. «Anzeige des vorlesungen filr das iahr
1812 an der Universitat zu Heidelberg. Taschenl:ìuch filr die Wiener Universitiit:
dello stesso anno». La geografia poi in Heidelberga, e Gottinga è piuttosto
un'ethnographia; a Freyburgo va di pari passo ·la geografia moderna coll'antica
fin dove si estendono le notizie a noi tramandate. In Erlangen la geografia s'in-
segna colla storia e colla statistica. In Gottinga v'è anche la storia dell'Europa e
delle sue colonie, e la storia delle arti, non che la storia della letteratura francese.
A Pest v'è studio separato della storia d'Ungheria (ingrato studio). Ved. Ratio
educat[ionis] Hungariae 1806, par. 9° e così è a Vienna per la storia Austriaca;
e nell'Università del Gran Ducato di Baden per la storia di quello stato.
31
Teofilo, giureconsulto bizantino e celebre professore della scuola di diritto di Costantinopoli.
Chiamato da Giustiniano a collaborare alla sua grande opera di codificazione, fece parte delle com-
missioni incaricate della compilazione del primo Codice, del Digesto e delle Istituzioni, queste ultime
da lui redatte in collaborazione con Doroteo. NDI, XIX, 4.
32
Doroteo, giureconsulto e professore alla scuola di diritto di Berito; collaborò alla compilazione del
Digesto e fece parte della commissione incaricata di preparare la seconda edizione del Codice.
Redattore, assieme a Teofilo, delle Istituzioni e autore di un prezioso Indice del Digesto redatto dopo
il 542. NDI, VI, 256.

504
scuola dei principi delle arti. Così per es. la storia degli Ebrei e l'Egitto offrono
campo a grandi osservazioni sui progressi dell'umano intelletto, e non men gran-
68 di l'emigrazione di Cadmo e la Grecia maestra d'ogni nobile// disciplina. Quindi
Roma sorge padrona del mondo e poi cade, e ogni bella e italiana cosa con essa,
al venire de' barbari, finché dall'Etruria, e da tutta l'Ausonia spandesi novello
grido d'onore, e tutta Europa si veste d'italiche attrative, e le Muse, e le Grazie
volgonsi anche al nuovo mondo per congiungere le antiche placide genti coi
feroci loro oppressori. Le grandi epoche. tutte si distinguono con nomi illustri, e
Mosè, Sesostri, Omero, Peri'cle, Alessandro, Scipione, Cesare, Costantino,
Teodorico, Carlo Magno, Leone, Colombo, Carlo V, Wasington, Napoleone pre-
sentano lucidissimi quadri di cangiamenti improvvisi nelle leggi, ne' costumi,
negli studj, nel commercio, nella religione stessa de' Popoli, e danno ampia materia
a filosofica verace istruzione.

Art[icol]o 2
Principi delle Belle-Arti
Si devono chiamare arti belle non solo la pittura, la scultura, l'architettura, la
musica e la danza, ma anche le belle lettere in ampio senso, per il ché vedesi,
69 come nell'insegnare la storia nel modo sopra proposto, si// apra un vasto teatro
all'osservazione. Stimo però che debba farsi una separazione d'insegnamenti ri-
guardo alle belle lettere ed alle belle arti per ciò che spetta alle cause politiche
del loro progresso o decadimento da quello che appartiene alle teorie del bello
e del sublime delle quali a mio credere si avrà a dire come per conclusione delle
varie dottrine e del provato successivo perfezionamento dell'umana ragione.
Chiamano estetica i tedeschi quella scienza che spiega le leggi appunto del bello"
e del sublime, ed ho trovato che s'insegna in quasi tutte le Università di Germa-
nia. Ora per il decreto 15 novembre dello scorso anno i precetti di questa scienza
(se dir si voglia tale) si daranno anche ne' Licei, ove le sole lettere avevano seggio
da prima, e se le belle arti venivano chiamate a rassegna da qualche professore,
ciò avveniva solo per effetto d'eloquenza anziché per desiderio o bisogno di
sistematico confronto. Esempio unico frà noi, per quanto io so di chi insegnasse
nelle scuole quelle leggi, che in verace armonia uniscono le belle lettere, e le belle
70 arti, fù il celebre Parini3 3 in Milano di cui si ha un'//opera se non perfetta, assai
pregievole almeno sù questo argomento. Gli elementi dell'estetica sono da altri
autori sviluppati quà, e là in varie opere, ma non formano quel tutto, ch'ora si
vuole dal Governo. Chi imprenderà a formare un lavoro di tal fatta potrà valersi

a V. Dalberg, (Principe Primate) Grundsatze der Aesthetik, Erfurt 1791.


33
!.;opera di Giuseppe Parini, cui si fa riferimento, è «Dei principj generali e particolari delle belle
lettere applicati alle belle arti», opera inedita (composta prima del 1777) ma che circolò ampiamente
attraverso esemplari manoscritti; in essa sono raccolte le lezioni tenute da Parini dalla cattedra di belle
lettere alle Scuole Palatine di Milano.

505
di Longino 34 non solo di Batteux35 , di Burke36, di Hutchinson 37 , ma anche de'
tedeschi Winckclmann38 , Schultze3 9, Lessing40 , Herder41 , ed altri, onde connesse
le varie dottrine s'inalzino le arti tutte, l'eloquenza e la poesia comprese, a quella
dignità cui l'uomo aspira con divino entusiasmo8 . / /

a Vedesi dalle opere de' citati scrittori come nelle arti tutte (comprese come si
è detto la poesia e l'eloquenza) debba cercarsi uno scopo sublime, e grato; come
l'animo in esse, e per esse abbia a compiacersi delle sue forze, ma non a stancarsi;
come possa avvezzarsi a rapidissime analisi del piacere, che a lui tramandono, ma
come giovisi anche di alterno riposo; e come l' arti medesime ora con ordine
progressivo, e convenevolezza produr possano un tranquillo diletto, ed ora con
qual forza, e in qual modo sor_prender debbano, commovere, o atterrire. Dai
quali precetti deriva quell'utile filosofia che ci apre il fonte d'ogni nobile piacere
e infiora il cammino della vita. Ma d' onde ci viene l'idea del bello, e del sublime
34
Longino, Cassio, letterato e filosofo del III secolo d. C., il cui nome è stato per errore legato al
celebre trattato imonimo «Del sublime», uno dei più importanti testi di critica letteraria e estetica
dell'antichità, cui si riferisce molto probabilmente anche Scopoli.
35
Batteux, Charles (Alland'huy, presso Reims, 7 maggio 1713-Paris, 14 luglio 1780), letterato di
temperamento enciclopedico. Professore di filosofia greca e latina al Collège de France, ammesso nel
1754 all'Académie des inscriptions et belles-lettres e nel 1761 all'Académie française, esercitò un
notevole influsso sulle idee estetiche del suo tempo. DBF, V, 817-818.
36
Del celebre uomo di stato e scrittore politico irlandese, Edmund Burke (Dublino, 12 gennaio 1729
?-Beaconsfield, 9 luglio 1797), famoso sopratutto per le sue Ref/ections on the French Revolution, si
ricorda qui molto probabilmente lo scritto A Philosophical Enquiry into the Origin of our Ideas o/ the
Sublime and the Beauttful (1756). Più ampie notizie biografiche in DNB, III, 345-65.
37
Francis Hutcheson (o Hutchinson), (Drumalig, Irlanda settentrionale, 8 agosto 1694-Glasgow,
1746), celebre filosofo considerato il fondatore della cosidetta «scuola scozzese», autore di scritti di
filosofia morale e di alcune opere sull'origine delle idee di bellezza e virtù. DNB, X, 333-34.
38
Winckelmann, Johann Joachim (Stenda!, Altmark Prussia, 9 dicembre 1717-Trieste, 8 giugno
1768), archeologo, storico e teorico dell'arte. Può essere considerato il primo grande storico dell'arte
antica e le sue riflessioni estetiche e filosofiche influenzarono profondamente i contemporanei. ADB,
XLIII, 343-362.
39
Si tratta di Gottlob Ernst Schulze, più noto col nome di Aenesidemus, dal titolo della sua opera
principale, Filosofo tedesco (Schloss Helldrungen, Turingia, 23 agosto 1761-Géittingen, 14 gennaio
1833 ), professore all'università di Helmstedt e poi a quella di Gottinga, dove insegnò, dal 1810 al
1833, filosofia, logica e metafisica. Critico del pensiero filosofico di Kant. Cfr. E1mL, 106; ADB,
XXXII, 776.
40
Lessing, Gotthold Ephraim (Kamenz, Sassonia, 22 gennaio 1729-Braunschweig, 15 febbraio 1781),
drammaturgo e filososo, bibliotecario a Wolfenbiittel negli ultimi dieci anni della sua vita. Esponente
principale dell'illuminismo tedesco al quale seppe trasmettere quella peculiare fisionomia culturale
che lo differenziò dalle esperienze illuministiche degli altri paesi europei, L. si è occupato nelle sue
opere filosofiche e nei suoi scritti letterari e per il teatro del tema, considerato centrale, della verità
e della morale. NDB, XIV, 339-346. .
41
Herder, Johann Gottfried (Mahrungen, Prussia orientale, 25 agosto 1744-Weimar, 18 dicembre
1803 ), letterato, teologo, filosofo e poeta. Nelle sue opere è possibile ritrovare con chiarezza alcuni
segnali anticipatori del romanticismo; Scopoli si richiama, in questo contesto, ai suoi scritti sulla
poesia e la letteratura e alle considerazioni riguardanti la scienza e l'arte del bello, apparse nel 1769.
NDB, VIII, 595-603.
506
71 Terza scuola
Geometria, Algebra, Trigonometria
Poche cose ho potuto osservare nel mio viaggio sulle scuole di matematica nelle
quali ove predomina il sistema analitico ed ove il sintetico. Quasi tutti i matema-
tici tedeschi convengono solo nell'usare d'Euclide per la geometria a preferenza
di qualunque moderno autore, come per l'algebra a tutti antepongono Eulero 42 •
Anche frà noi alcuni avrebbero amato, che si usasse per testo nelle scuole di
geometria l'Euclide, ma i loro voti sono contrastati dall'utile sommo ch'ogni
professore può trarre dalla pubblicazione d'un suo libro di testo, e non è quì il
momento d'esaminare se tal utile il più delle volte si conceda ad un misero
compilatore od a un grande scopritore di nuove cose. Ma passando ad altro
72 ogget-//to, mi farò a parlare d'un non lieve vantaggio, che le scuole di matemati-
ca possono dare ne' Licei, quello cioè d'insegnare a misurare praticamente. Si
obbietterà da taluno che tale misura è oggetto delle scuole, ossia degli esercizi
geodetici nelle Università: al che io però rispondo non essere i Licei stabilimenti
di mera introduzione alle stesse Università, ma istituzioni destinate a compiere
ne' Dipartimenti una specie di generale istruzione anche per coloro che non
cercano i gradi accademici, necessari per l'esercizio della professione di medico,
avvocato, o ingegniere. Ciò posto non solo gli esercizi geodetici saranno utili ne'
Licei, ma dirò pure che dovrebbero introdursi anche gli idraulici, tanto è il
bisogno di diffondere gli elementi d'una scienza pratica che presso noi si associa
pei molti fiumi e per le infinite irrigazioni de' campi colla prosperità dell'agricoltura.
Che s'io medito maggiormente sull'opinione che ho annunziata ardisco dire che,
ammessi delli esercizi ne' Licei, sarebbe più conveniente agli agrimensori il limi-
73 tato studio ne' Licei medesimi che non è l'estesoa// cui si sottopongono nelle
Università. L'eccesso di spese deve ora allontanare dallo studio dell'agrimensura
que' cittadini che, tolti comunemente dalla classe meno agiata, si destinano al
non ricco mestiere del perito. Avrebbero anche un maggior lustro i Licei se
venissero autorizzati a dare il Baccalaureato agli agrimensori.

di cui sì varie sorio le opinioni presso que' valentissimi scrittori? Se la natura di


questo rapporto non lo vietasse, direi come l'estetica possa condurci a vedere
l'origine d'ogni bellezza nella prima nostra educazione religiosa, e nell'amore,
potendo attribuirsi a quella, e a questo congiunti insieme le più dolci, forti, e
grandi speranze della mente, e del cuore, onde vediamo la nostra vita estendersi
oltre i confini della natura; ma il giustificare quest'asserzione colle necessarie
prove, sarebbe quì fuor di luogo.
a Ora si vuole che gli agrimensori studino il calcolo sublime: chi non vede, che
con tale studio diverranno piuttosto ingegnieri. Bastano ad essi gli studi della
geometria, della trigonometria, della fisica, e della storia naturale ne' Licei.
42
Leonhard Euler (Base!, 15 aprile 1707-San Pietroburgo, 18 settembre 1783), uno dei più grandi
matematici del XVIII secolo, famoso anche per gli apporti alla meccanica, fisica e astronomia. La sua
Vollstà'ndige Anleitung zur Algebra pubblicata nel 1770 in tedesco, fu tradotta anche in russo e in
francese. Poc;c;ENDOIU'F, I, 690 e, più ampiamente, DSB, IV, 467-484.
507
Quarta Scuola
Art[ico]]o 1
Fisica colla Chimica
Non mi riusd di trovare per testo delle scuole di fisica e Chimica nelle Università
della Germania un libro che abbracciasse l'una e l'altra, siccome ora devono
essere congiunte ne' Licei pel citato decreto del 15 novembre 1811. Forse i
continui cangiamenti di alcune parti della Chimica, ma più d'ogni altro motivo
la separazione che venne fatta ogni dove della Cattedra di fisica da quella della
chimica possono accagionarsi dalla mancanza di tal libro. È però esso assoluta-
74 mente necessario, poiché ora le ope-//re che servono di testo ne' Licei sono
quelle stesse che per più esteso insegnamento vengono usate nelle Università, e
avviene per naturale orgoglio de' professori de' Licei, che ognuno d'essi voglia
insegnare la Chimica e la Fisica in tutti i suoi rami, e senza economia di esperi-
menti, se il corredo delle machine e degli altri utensili il consente; così il chimico
ed il fisico vogliono dare entrambi il trattato sul calorico e sulle arie; ognun d'essi
vuole scomporre gli alkali colla. pila di Volta43, ed occuparsi delle affinità. Il
tempo frattanto che doveva consacrarsi a più regolare, e graduato insegnamento,
è impiegato fuor di luogo in teorie, e minuti esperimenti che ai Licei non devono
appartenere, poiché a questi si conviene l'indicar soltanto le parti più essenziali
delle scienze, e deve lasciarsi alle università il perfezionamento dell'istruzione.
Ma se è difficile assai l'unire la fisica e la chimica in modo che facciano una
scienza sola in un sol libro di testo, che non deve essere voluminoso, dovrà
ammettersi nel parlare della fisica ogni matematica dimostrazione per lasciarla
alle scuole di fisica nelle Università? Io inclinerei a rispondere affermativamente,
poiché la spiegazione matematica de' fenomeni fisici esige maggiori studj che ne'
75 Licei// non si hanno e perché il Professore che deve ora unire alla fisica e chimica
anche la storia naturale, non ha tempo per dare quello sviluppo alla fisica, che
si esigerebbe colle matematiche. Ma un'altra quesito può farsi, ed è, se ne' Licei
debba la chimica applicarsi alle arti, poiché si vuol sempre credere che il Go-
verno ami l'istruzione ne' Dipartimenti anche per coloro che non vanno alle
Università: ma sù di ciò conviene riflettere, che se da un canto vantaggiosa sa-
rebbe quell'applicazione, dall'altro è assai costosa, e si estende oltre i confini
dello studio de' Licei, sicché permettendola si verrebbe a trascendere il confine
di quegli elementi che sono dati ai Licei medesimi. Se però, ove esistono ga-
binetti, potrà dall'esperienza dimostrarsi, che nell'annuo corso del Professore di
fisica, chimica e storia naturale possa includersi qualche dimostrazione di chi-
mica technica, potrà allora applaudirsi alla diffusione maggiore di lumi utilissimi
alla società.

43
La scoperta della pila (1800) ad opera di Alessandro Volta, il cui funzionamento venne illustrato
nel 1801 davanti all'Institut National di Parigi, alla presenza di Napoleone, è tra gli eventi scientifici
di maggior rilievo internazionale verificatisi in Lombardia durante l'età francese.

508
Art[icol]o 2
Elementi di Storia Naturale//
76 Consistono tali elementi in estratti di zoologia, phitologia, e mineralogia. Della
zoologia i tedeschi ci hanno dati i libri più utili nelle scuole, e li dobbiamo cioè
ai SS.ri Leske44 e Blumenbach45 (quest'ultimo Professore vivente a Gottinga vede
la sua opera adottata in tutte le scuole austriache e merita certamente quest' ono-
re). Per la phitologia non ricercai in Germania, nè è d'uopo citare alcun esem-
plare per gli elementi, essendo tutti estratti di Linneo 46 , e men semplice sembra
ai tedeschi, ed a noi il sistema diJussien47 • Riguardo poi alla mineralogia esce ora
soltanto alla luce in Freyburg48 il sistema del celebre Werner49 per opera del

44
Leske, Nathanael Gottfried (Muskau, Lusazia nella Slesia prussiana, 22 ottobre 1752-Kassel, 25
novembre 1786). Celebre naturalista e mineralogo, legato da amicizia a Werner, professore di economia
a Leipzig, chiamato alla cattedra di Kameralwissenschaft a Marburg poco prima della morte. Autore
di un fortunato manuale di storia naturale, An/angsgriinde der Naturgeschichte, Leipzig 1784, tradotto
anche in italiano da Ermenegildo Pini e edito a Pavia l'anno successivo. Maggiori informazioni biogra-
fiche su Leske, la cui figura è stata molto trascurata dopo la sua morte, in PoGGENDORFF, I, 1435;
MEUSEL, VIII, 161-64; e da ultimo, in italiano, E. VACCAR!-N.T. MONAGI-IAN, I minerali di Giovanni
Arduino nella collezione geo-mineralogica di Nathanael Gott/ried Leske: verifica di un caso di comuni-
cazione scientifica nell'Europa del tardo Settecento, in «Geologica Romana», 29, 1993, pp. 547-565.
45
Blumenbach, Johann Friedrich (Gotha, 11 maggio 1752-Gottingen, 22 gennaio 1840) professore
ordinario di medicina a Gi:ittingen dal 1778, può essere a ragione considerato il padre della moderna
scienza naturale e storia naturale: fu lui a coniare, sulla scia di Kant, le moderne categorie di genere
e specie. Autore di un Handbuch der Naturgeschichte, Gi:ittingen 1779, che gli valse il soprannome
di «Buffon di Gottinga», di cui nel 1830 apparve la tredicesima edizione. ADB, II, 748-51; NDB, II,
329-30; EBEL, p. 75; POGGENDORF, I, 214.
46
Linneo, Carlo (Rashult, Svezia, 23 maggio 1707-Uppsala, 10 gennaio 1778), celebre botanico,
naturalista e medico. Tra le sue opere va ricordato sopratutto il Systema naturae, pubblicato a Leida
nel 1735; famoso sopratutto come padre della classificazione e della nomenclatura. Cfr. DSB, VIII,
374-81.
47
L'esponente di questa importante famiglia di naturalisti cui si riferisce Scapoli è Antoine-Laurent
de Jussieu (Lyons, 12 aprile 1748-Paris, 17 settembre 1836), figlio di Christofle e nipote di Antoine,
Bernard eJoseph. Addottoratosi in medicina a Parigi nel 1770 con una tesi comparativa sulla fisiologia
vegetale e animale, sviluppò le sue idee sulla classificazione delle piante (Genera plantarum, 1789). Nel
1793, con la creazione del Museum national d'histoire naturelle (ex Jardin du Roi), fu chiamato alla
cattedra di botanica. Autore di un Dictionnaire des sciences naturelles (1816-1830), DSB, VII, 198-199.
48
In realtà Freyberg, luogo di edizione dell'Handbuch der Mineralogie, opera cui si riferisce Scopali,
la cui pubblicazione in 4 volumi (Craz und Gerland, 1811-1818) iniziata da Hoffmann fu portata a
termine da Breithaupt.
49
Abraham Gottlob Werner (Thomendorf-Wehrau, 1749 [per altri 1750] Dresden, 30 giugno ·1817),
forse il più famoso mineralogo del suo tempo, fondatore di quella branca della scienza che va sotto
il nome di Geognosia. Studente e poi ispettore e professore alla Bergakademie di Freiberg in Sassonia,
la prima accademia mineraria d'Europa, formò nella cittadina sassone, dove giunsero a frequentare
le sue lezioni studenti da tutta Europa, una vera e propria scuola. ADB, XLII, 33-39; DSB, XIV, 256-
264. Ma si veda anche, per l'influenza di Werner sulla scienza italiana, nonché per ulteriori indicazioni
bibliografiche, E. VACCARI, Geologia e attività mineraria in Italia settentrionale tra Settecento e Otto-
cento: l'influenza della «scuola di Freiberg» su alcuni scienziati italiani, in «Nuncius» VII, 1992, n. 1,
pp. 93-107.

509
professo re Hoffmann50 suo discepolo, onde non posso indicare se, e come possa
influire nelle nostre scuole. Per quanto però mi fu dato di giudicare, il lavoro del
S.r Hoffmann è più per le Università, che pei Licei, cosicché sarà forse da pre-
ferirsi frà noi per i Licei il manuale del S.r Catullo51 professore d'istoria naturale
a Belluno, Ma taluno osserverà che se per testo de' Licei si forma un libro
composto 1. di fisica colla chimica 2. di zoologia 3. di phitologia 4. di mineralogia
52
77 facendo un estratto di Poli , d'Henry5 3, di Blumenbach,// di Linneo (philosophia
botanica) e di Catullo, per quanto si stia ne' limiti di notizie elementari, un tal
libro diverrà voluminoso e si proporrà forse invece che a un lavoro di questa fatta
venga preferita l'opera del S.r Dumeril54 aggiungendovi la fisica. Io però non
alieno dall'accogliere questa proposizione dirò solo che la mineralogia d'Hauy 55
adottata dal Dumeril è difficile non solo, ma imperfetta al dire de' naturalisti, i
quali tutti vogliono, che stiasi al sistema piuttosto di Werner per quanto concerne
le esterne forme, e dirò anche, che l'aggiungere la fisica non è lieve impresa, e
tale, che il Dumeril diverrà anch'egli voluminoso. Ma si lasci alla Commissione
de' testi la cura di proporre il miglior libro per le scuole di fisica e storia naturale
ne' Licei, io feci cenno soltanto delle difficoltà e dei fonti dai quali ho cercato in
50
Hoffmann, Christian August Siegfried (Freiberg, 3 luglio 1760- ivi, 15 marzo 1813 ), allievo di
Werner all'Accademia mineraria di Freiberg, prosegul l'opera del maestro ed iniziò la pubblicazione
degli scritti di quest'ultimo, dopo la sua morte. ADB, XII, 575.
51
Catullo, Tomaso Antonio (Belluno, 9 luglio 1782-Padova, 13 aprile 1869), professore di storia
naturale e chimica nel liceo di Belluno e poi in quelli di Verona e Vicenza; nel 1829 chiamato, per
meriti scientifici, alla cattedra di storia naturale dell'Università di Padova, dove rimase fino al 1851
insegnando mineralogia, geologia e zoologia. Il libro di testo cui si riferisce Scopoli è il Manuale
mineralogico, appena Hpparso nel 1812 a Belluno. DBI, XXII, 531-33.
52
Poli, Giuseppe Saverio (Molfetta, 1746-Napoli, 7 aprile 1825), celebre fisico e naturalista; professo-
re di geografia all'Accademia militare cli Napoli nel 1776 e socio corrispondente cli numerose accademie
scientifiche europee. Scopoli fa riferimento molto probabilmente agli Elementi di fisica sperimentale,
pubblicati da Poli a Napoli nel 1787, in 5 volumi. PoGGENI.JORFF, II, 494; DE TIPALIJO, III, 193-95.
53
Scopoli si riferisce molto probabilmente a William Henry (Manchester, 12 dicembre 177 4-ivi, 2
settembre 1836), famoso chimico e membro della Royal Society dal 1808, autore di The Elements o/
Experimental Chemistry - opera apparsa inizialmente col titolo An Epitome o/ Chemistry -, London
1801, 2 voll., testo molto popolare, di cui si ebbero undici edizioni (l'ultima nel 1829). PoGGENIJORF,
I, 1069; DSB, VI, 284-86; DNB, IX, 580.
54
Dumeril, André-Marie-Constant (Amiens, 1 gennaio 1774-Paris, 14 agosto 1860). Nominato nel
1801 professore di anatomia a Parigi, abbandonò l'insegnamento, che aveva riscosso molto successo,
per passare il concorso di professore aggiunto di zoologia nel 1812 e sostituire Cuvier l'anno succes-
sivo al Jardin des plantes. I.:opera cui fa riferimento Scopoli nel testo è molto probabilmente il Traité
élémentaire d'histoire nature/le, 1804, il manuale ufficiale per i licei. DBF, XII, 163; DSB, XV, 126-27,
55
Haiiy, René-Just (Saint-Just-en-Chaussée, Oise, 28 febbraio 1743-Paris, 3 giugno 1822), famoso
scienziato francese, si appassionò alla mineralogia seguendo le lezioni di Daubenton al Jardin du Roi.
Associato all'Académie des sciences nel 1783, membro della Commissione di pesi e misure nel 1793
e conservatore del gabinetto di mineralogia dell'Ecole des Mines l'anno successivo, nel 1795 tenne
il corso di fisica all'Ecole Normale di nuova istituzione, e dal 1802 professore di mineralogia al
Museum d'histoire naturelle, come successore di Dolomieu. Considerato il fondatore della cristallografia
e mineralogia moderne, la sua opera fondamentale è il Traité de Minéralogie edito in 5 voli. nel 1801.
DSB, VI, 178-83; DBF, XVII, 775-76.

510
Germania di trarre il meglio per noi. Il come trarlo veramente deve essere indi-
cato da dotti più capaci, ch'io nol sono, di decidere in simili cose.
Or qui aggiungerò soltanto, che nacque il dubbio frà noi, se col decreto 15
novembre 1811 non parlandosi più di botanica nè di agraria debba una tale
78 scuola intendersi esclusa da Licei o far parte della storia naturale. N I me pare
riguardo alla botanica, senza esitare, che non possa mai torsi tal parte d'insegna-
menti da Licei, poichè per ogni titolo la botanica è unita alla storia naturale.
Circa poi ali' agraria farò osservare che giovando il propagarne lo studio convenga
lasciare la cura al Professore di storia naturale di fare qualche lezione anche
d'agraria nel suo corso annuo. E tanto più volontieri io penso a favore della
botanica e dell'agraria quanto che vi sono già gli orti completi pei seguenti Licei:
dell'Agogna, dell'Adriatico, del Brenta, del Basso Pò, del Crostalo, del Lario, del
Mella, del Mincio, del Metauro, dell'Olona, del Panaro, del Reno, del Serio, e del
Tagliamento; sono ben disposti non mancando che le serre, gli orti dell'Alto
Adige, Adige, Bacchiglione, Passeriano, e Piave; mancano _solo gli orti ne' Dipar-
timenti dell'Adda, Alto Pò, Musone, Rubicone, e Tronto. Ognuno che ami di
vedere sparso in tutte le provincie lo studio dell'agricoltura desidererà meco che
si conservi ne' Licei qualche studio d'agraria, anche per appoggio delle società,
ossia degli atenei; la botanica poi giova non solo a coloro, che poi passano alle
Università, ma serve anche a mantenere ne' medici, e ne' farmaceuti lo studio dei
semplici utili alla medicina.//

79 Quinta Scuola
Disegno
Per le cose dette sulla scuola di disegno nei ginnasi, conviene esaminare quali
insegnamenti debbano nell'arte del disegno appartenere ai Licei, e la visita che
ho fatto delle scuole di disegno nel Regno, e fuori, mi suggerisce la lusinga che
possa farsi un'utile separazione de' primi elementi affatto del disegno, da quelli
che possono guidare all'esercizio delle belle arti. Parmi, doè, che ne' Ginnasi
debbano insegnarsi gli elementi dell'ornato e, come ho detto, gli elementi della
geometria. Ne' Licei quindi l'architettura, e l'ornato ad essa applicato, ed anche
quella parte del disegno di figura che giova all'ornato medesimo, senza però
trascendere la parte elementare. Unitamente poi all'una e all'altra scuola sono di
parere, che convenga insegnarsi a modellare gli ornati in cera, o creta, a far
mobili eleganti, vasi, else da spada, candelieri, ecc. dando premio annuo a quegli
allievi che meglio in ciò riescano; così le arti avranno sede in ogni Dipartimento,
e si vedranno anche nelle cose di minor prezzo e persino nelle volgari quelle
80 eleganze di forme che distinguono con nostra ammi-//razione le greche opere.

Sez [ion]e Il"


Licei Convitti e Collegi

Tanto ne' Licei convitti, quanto ne' Collegi si hanno le stesse scuole che sono ne'
Ginnasi e ne' Licei non convitti, e delle quali ho già parlato; resta ch'io ora
511
rammemori le cose viste oltr' Alpi, onde trarne il possibile vantaggio per l'educa-
zione fisica e morale della gioventù, che si raccoglie in que' stabilimenti.
E qui dirò primieramente, che il gran segreto per cui ottenne fama e non senza
qualche ragione in Europa l'istituto del S.r Pestalozzi a Yverdun, consiste a mio
parere nell'occupare continuamente gli allievi in modo che non s'aweggano del-
1'occupazione, e la amino anzi vieppiù crescendo in cognizioni ed in forze. Il S.r
Pestalozzi ottenne quest'effetto formando nell'istituto egli medesimo i Maestri di
tutte le cose che v'insegnano, e facendo sì che tali maestri siano nel tempo stesso
prefetti di camerata. Che avviene da questo suo sistema? 1. Che i Maestri a lui tutto
81 dovendo,// e sperando ancor più dal credito dell'istituto (d' onde sortono a più
elevata condizione) si consacrino sinceramente e indefessamente al loro dovere.
2. Che gli allievi non mai disgiunti dai Maestri nè di giorno, nè di notte, nè in iscuola,
nè al passeggio, nè al pranzo, amino i precetti, i consigli, gli esempi di quelle amorose
guide, più fratelli per essi che Maestri: ogni curiosità è presto appagata, ogni
errore corretto, ogni difficoltà appianata, lo studio è grato, perché reso facile
dal pronto ajuto, e l'anima del giovinetto credendo facilmente d'alzarsi coli' ali sue
prende coraggio a voli più alti, e più rapido move alla prefissa meta.
Non così è nei nostri Convitti e Collegi, nè quindi celere è come a Yverdun il
perfezionamento degli allievi nè così breve lo studio. Non trovano gli allievi nei
prefetti di Camerata alcun soccorso d'ingegno. Poveri Preti stranieri spesso ed
incolti almeno i più pongonsi per poco denaro a far da guida ai fanciulli ne'
passeggi e da vigilanti ne' dormitorj. Nelle ore di studio sono essi quindi inutili
e ne' passeggi lo sono ancor più, nulla essi vedendo nè in cielo nè in terra che
d'armonia parli, di bellezza, d'immortalità.//
82 Per riparare però a tanto difetto io non saprei proporre di educare ne' medesimi
Licei convitti i precettori ed i prefetti, come fà il S.r Pestalozzi, poiché questo
metodo ci spingerebbe troppo fuori dei confini dell'economia, e fors'anche del-
l'ordine; ma pare piuttosto, che convenga 1. di stipendiare meglio i nostri prefetti
da camerata 2. di offrire ad essi la sicurezza di avanzamento. Così parmi e non
altrimenti potranno aversi de' buoni prefetti, abbastanza istrutti perché servano
non solo di guardiani ma anche di ripetitori agli allievi, e possano divenire essi
medesimi professori coi relativi emolumenti ed onorificenze. Così potrà preten-
dersi più ragionevolmente che i concorrenti al posto di prefetto in un convitto o
collegio abbiano fatto un corso regolare di studj o in una Università, o in un
seminario, e siano di modi gentili e di severi costumi.
Lo stabilimento d'educazione a Schnepfenthal56 presso Gotha si distingue spe-
cialmente per la ginnastica, che ivi si unisce agli studja.

a Gutsmuths, Gymnastik fiir die Jugend, Schnepfenthal, 1804. [La prima edizione
di questo scritto, che ebbe poi molte traduzioni, è del 1793; nuova ed. recente 1957).

56
Località nei pressi di Gotha (comune di Waltershausen), sede del celebre istituto d'educazione
fondato, con l'aiuto del duca di Gotha, nel 1784 da Christian Gotthilf Salzmann, nel cui programma
educativo un ruolo centrale era affidato alla educazione fisica.

512
Il S.r Pestalozzi copiò da Gutsmuths 57 tutto ciò che ha introdotto nel suo istituto
83 di fisica educazione. È// però prezzo dell'opera l' / arrestarmi/ <arrestarsi> alquan-
to su questo argomento. La ginnastica è senza dubbio pel corpo ciò che è lo
studio per l'anima, ed anzi la prima giova sempre alle forze dell'intelletto, mentre
l'applicazione alle scienze debilita spesso e deprime talvolta la naturale vigoria
del corpo: devesi alla ginnastica la bellezza stessa in gran parte, ed è vero asso-
lutamente che un corpo esercitato ad ogni sorta di movimenti albergar suole uno
spirito pronto. La forza ed il coraggio rade volte si disgiungono, e uniti guidano
alle grandi azioni frà pericoli onde ha spavento il debole. La ginnastica influisce
potentemente non solo nella salute del corpo, ma sulla nobiltà de' pensieri e sulla
bontà del cuore.
Così pensando gli antichi (e veggasi per tutti Platone) aveano per base d'ogni
educazione la ginnastica, la quale ora invece frà noi trovasi o dimenticata, o così
imperfetta che non ne merita il nome. Diremo noi ginnastica il giuoco solo della
palla, o delle boccie, e il correre in ristretta area? In qual Convitto o Collegio evvi
scuola di nuoto? Ove la cavallerizza, il ballo, la scherma per tutti gli allievi? Ove
le danze, e i salti, e gli equilibri, e tutti quegli altri movimenti così utili alla salute,
e così importanti in tante vicende della vita?//
84 Io andrò con il S.r di Gutsmuths epilogando le principali obbiezioni che si fanno
all'instituzione frà noi di una ginnastica, e sono 1. La mancanza di fabbricati
convenienti. 2. La difficoltà d'avere intelligenti, e sicuri istruttori. 3. Scarsità di
tempo, già occupato in altri studi. 4. Il periglio d'offendersi. 5. Quello d'abbrutire
lo spirito sotto atletiche membra. Tali obbiezioni però cadono facilmente quando
si risponde 1. Che non vuolsi intendere a nostri tempi per ginnastica nè il pugi-
lato, nè il cesto, nè gli altri giuochi cruenti d'Ercole, e d'Ifito; ma quegli esercizi
di movimento dai quali ogni parte del corpo agilità ottenga, e robustezza 8 • 2. Che
non occorre perciò un istruttore atleta, ma uno che vegliando con paterna cura
85 impedisca solo l'eccesso del moto,// e freni la sovverchia emulazione. 3. Che non
si deve impiegare in tale ginnastica che un dato tempo intermedio allo studio,

a Gymnastica porro duplex est, saltatio, et lucta. Saltationis autem altera species,
musae dictionem imitatur, et magnificentiam, libertatemgue observat, altera bonae
valetudinis expeditae levitatis, et pulcritudinis rationem habet, ut ita et universum
corpus, et singula membra informentur, qua omnibus suum constat decorum,
idest congruentur et inflectantur, et extendantur singula membra, et decore
moveantur, ac proinde in omnes saltationis partes, illa concinnitas, et congruentia
maneat atque difundatur. Plat. de Leg. 7. [Nell'edizione latina del 1785 del De Legibus sive
de Legum Institutione, voi. VIII delle opere di Platone, questo passo, sia pure in una versione
differente, si trova a p. 335-336 -lib. VII-).
57
Guts Muths, Johann Christoph Friedrich (Quedlinburg, 9 agosto 1759-Ibenhaim, presso
Schnepfenthal, 21 maggio 1839). Pedagogo e' maestro privato, dopo la morte del padre, del geografo
Cari Ritter, assieme al quale entrò nello Schnepfenthaler Philanthropinum, dove vi rimase come
professore di geografia, «tecnologia» e ginnastica. Il primo risultato delle sue riflessioni sugli esercizi
fisici fu il già citato volume Gymnastik fiir die Jugend, Schnepfenthal 1793, che ebbe numerose
riedizioni e molte traduzioni in altre lingue. ADB, X, 224-25; NDB, VII, 350-51.

513
onde temperare i movimenti dell'anima con quelli del corpo. 4. Che può aversi
ginnastica senza che si educhino i fanciulli a saltare sulla corda o sui cavalli. A
Schnepfenthal, e a Yverdun ove ho veduto molti esercizi di ginnastica de' quali
è ivi introdotto l'uso da più e più anni, non si è mai udito che alcun fanciullo ne
rimanesse offeso. 5. Che non può predominare la ginnastica sovra la coltura
dell'ingegno, se non ove manchi di questo il direttore dell'educazione, e che per
le esposte cose lo spirito anzi otterrà dai movimenti vari ed ordinati del corpo
alacrità maggiore, e maggior vita 8 •
Fatta risposta alle premesse obbiezioni sono persuaso che la ginnastica possa
avere più distinto luogo frà noi, che ora non ha quando di tutte le dichiarazioni
quella si dimostri più verace, e certa del niun pericolo dei movimenti ai quali
voglionsi accostumare i fanciulli; per il che senza tutti accettare indistintamente
86 i consigli de' Maestri ginnastici, e non osando introdurre// il nuoto, se non dov'è
assolutamente improbabile l'annegare, indicherò quegli esercizi che sono utili
senza alcun fallo, e introducibili in qualunque Collegio.
1. Il salto semplice, per forza dare al petto, alle cosce, alle gambe, e al piede.
Gutsmuths distingue il salto a un piede, a due, il salto a corsa, e senza corsa,
dall'alto al basso, dal basso all'alto, con filo intermedio, con fossa piena di paglia,
e sempre sù terreno erboso.
2. Il volteggiare sù d'un finto cavallo d'altezza proporzionata ai fanciulli, tolti gli
angoli accuti in ogni parte della machina. Esercizio anche di braccia e di reni.
3. Il salto col palo, esercizio di tutte le parti superiori del corpo.
4. L'alzare e il portare, il tirare qualunque peso, quantunque inferiore sempre
alle forze de' fanciulli, non deve permettersi che alla presenza di più d'un veglian-
te, e con pesi già prima segnati. Il correre e la lotta. ·
5. La scherma, la bandiera.
6. L'arampicarsi sulla corda, sul palo, l'una e l'altro dell'altezza di otto braccia
al· più, e in modo, che se il fanciullo cada, cada sull'erba sepza farsi mai danno
come ho veduto coi miei propri occhi, Esercizio per le braccia e le mani, e per
le cosce, e pei piedi.// ·
87 7. Il tenersi sospesi in alto, e moversi sospesi da un punto estremo all'altro della
trave d'onde si pende (cinque, o sei braccia d'altezza). Esercizio per le braccia,
e per il petto, per le sole mani anche pei gomiti stessi.
8. Il salto col cerchio, e col cordino mobile, e che il fanciullo saltando porta con se.
9. Lo star fermo sù d'una trave orizontale oscillante. Esercizio per le ginocchia
principalmente.

a Infirmam vero imbellemque naturam, neque bonorum, neque malorum


magnorum causam unquam futuram. Plato. de Rep. lib. 6. [Cfr. De Republica sive de
iusto, volume VII delle opere di Platone nell'edizione citata in precedenza].

514
10. Il caminare sulla stessa trave per apprendere a passare de' ponti stretti sù
precipizi (il caminare sul ghiaccio non si usa frà noi, che in alcuni inverni, ed in
alcune provincie non abbiamo ghiaccio).
11. Gli esercizi militari, che anche ne' nostri Licei si praticano.
12. Il gç':ttar dell'asta, del disco, del dardo a un dato segno 8 •
Tutti questi esercizi vanno però misurati coll'età e colle forze degli allievi; sono
altronde suscettibili di gradi, ed hanno vario tempo, e spazio.
88 Un altro celebre stabilimento d'educazione in Germa-//nia è quello di Pforte58 ,
frà Lipsia e Weimar: ivi fù educato il celebre Klopstok59 , ed è fama che tali siano
ora i metodi che vi si osservano per l'istruzione, quali erano nella sua origine,
della quale tenacità d'ordini e discipline tutta la Sassonia offre frequenti ammirabili
esempi. Io fui a vedere il collegio di PEorte, che a dir vero non mi sorprese nel
complesso delle cose; ma che si distingue assai per lo studio de' Classici, e per
la distribuzione degli allievi. Di questa anzi feci apposita annotazione, e or qui
giova il parlarne. Non sono cioè divisi a PE01te i convittori per età come frà noi;
ma si uniscono nello stesso dormitorio 10 di grandi per es., 10 di mezzani, e 10
di piccoli. Così nelle sale di studio, ogni scrittorio è capace di tre Convittori un
grande, un mezzano, ed un piccolo. Questa unione vuolsi fatta per dare emulazione,
e soccorso insieme reciproco nello studio, e nella buona condotta. I grandi de-
vono consigliare i piccoli, e reggere i primi loro passi nella carriera.
89 Nuovo affatto è per me questo metodo di polizia// interna degli allievi, e contro
di esso può dirsi 1. Che i grandi profitteranno in più occasioni della debolezza
de' piccioli, o si faranno a celarne i difetti, correggendo gli scritti. 2. Che i piccioli
potranno esser corrotti dai grandib, e viziarsi anche fisicamente, ciò che più
difficilmente avviene frà eguali d'età. Merita nulla meno che più attentamente si
esamini il detto metodo, il quale se non sembra plausibile per l'unione de' Con-

a Ommetto molti altri minori esercizi per piegar il corpo, e per rinforzare la
voce e i sensi. Basti ciò che ho qui accennato per far conoscere l'utilità di una
maggior ginnastica ov'è senza pericoli. Ogni novità altrimenti sarebbe ingrata, e
da condannarsi immediatamente, ma lo ripeto, ho veduto io stesso tutti li mentovati
esercizi senza il menomo danno, neppur sospetto di danno pei fanciulli.
b Possibilità che fu riconosciuta anche a Pforte, quantunque una sol volta.
58
Si tratta di Pforta (o Pforte), attualmente quartiere di Bad Kosen, sede del più antico monastero
della Sassonia, trasformato nel 1543, dopo l'introduzione della Riforma, da Maurizio di Sassonia in
un collegio divenuto celebre nella storia della cultura tedesca per il fatto che vi studiarono, tra gli
altri, personaggi come Fichte, Klopstock, Nietzsche, Ranke.
59
Klopstock, Friedrich Gottlieb (Quedlinburg, 2 luglio 1724-Hamburg, 14 marzo 1803), celebre
poeta tedesco. Nel 1739 ottenne un posto (libero) nella celebre Schulpforta, e successivamente studiò
teologia a Jena, prima di trasferirsi a Lipsia dove divenne amico di Schlegel. Autore di una sorta di
«rivoluzione copernicana» nella lirica tedesca, senza il suo contributo sarebbe impensabile lo Sturm
und Drang. Più ampie notizie in ADB, XVI, 211-26; NDB, XII, 116-121.

515
vittori di diversa età ne' dormitori, potrebbe esser utile nelle scuole. Più celere
è al certo lo sviluppo della mente de' fanciulli se hanno innanzi a se dei modelli
superiori d'età, e di studio anzi che de' coetanei, o degli inferiori; se non che frà
gli eguali v'è maggior emulazione, e nulla con quelli che già di molto avvanzano
nello studio. Ma la stessa emulazione deve ella spingersi troppo oltre? Approvasi
forse il sistema di alcuni Maestri che nelle scuole d'Umanità e grammatica fanno
correggere gli errori delle composizioni degli scolari da quelli frà essi che sono
i migliori, dando anzi a questi non solo titoli, ma ispezioni personali con che
promovono persino l'invidia e l'insolenza?//
90 Ma parlando di emulazione ritornerò al S.r Pestalozzi, il quale m'assicurò ch'egli
cercava sempre di velarla, e di avere perciò banditi dalle scuole i premi che
potessero promoverla; sù di che cadono le osservazioni 1. l'emulazione essere
naturale nella società; ove si volesse toglierla, si torrebbe il fomite d'ogni indu-
stria e d'ogni virtù. 2. Che, se conviene sempre distinguere nelle scuole quelli che
avanzano, da quelli che stanno, o retrogradano, qualunque distinzione genera
l'emulazione, e sia pure il distintivo un nastro, una cartuccia, una voce anche
momentanea. Il che dunque essendo parmi che penda piuttosto la bilancia a
favorire l'emulazione anziché a nasconderla semprecché sia nobile, e promossa
con severa giustizia. Ma i nostri premj? Ve n'ha di due sorta frà noi, ordinari in
ogni scuola, e grandi premi nazionali limitati a sette soli individui allievi de' Licei.
Alcuni credono che i premi distribuiti a fìn d'anno in tutti i Licej, Ginnasi, e
scuole elementari come un segno di lode non promovano lo studio così efficace-
mente come se fossero dati dopo la prima terzieria, e ciò per il riflesso, che se uno
scolaro per ottenere il premio si occupa con fervore ne' primi mesi dell'anno,
91 divo-/ Ira senza avvedersi tutto il rimanente della carriera: <quando> che ottenuto
il premio !per capacità/, il premiato o s'addormenta, o si fà eccessivamente pre-
suntuoso. Quanto ai grandi premi poi, si osserva ch'essi sono forse troppo ma-
gnifici pei Licei, ne' quali lo studio delle scienze si è ora limitato agli elementi,
e che molto sempre si suppone farsi ne' scioglimenti de' temi dai Maestri inte-
.ressati per la gloria del Liceo, infine che la fama non può essere favorevole ai
giovani premiati, i quali altronde in facili argomenti possono fare assai colla sola
memoria delle cose lette ne' libri di testo. Ma senza andare troppo innanzi in
questo argomento, dirò solo, poiché l'occasione si presenta, che al decreto 15
novembre 1811 potrebbe aggiungersi un'articolo sui premiati ne'ginnasi, i miglio-
ri de' quali si collocano dal Governo gratuitamente ne' Licei convitti, e quest' ar-
ticolo sarebbe, che se l'età non consenta tale collocamento que' premiati, i quali
meritino il posto nel Regio convitto abbiano una pensione per mantenersi alle
scuole de' Licei come alunni esterni. Spetterà poi agli Ispettori generali nell'in-
dicare i .meritevoli di tanto favore, lo specificare le qualità loro, l'età, come ho
avvertito, ed anche la professione alla quale intendono di addestrarsi.//
92 Porrò fine a queste osservazioni sui Licei convitti e Collegi colla preghiera di dare
a tutti i Professori di scienze ne' medesimi una più fondata speranza di avanza-
mento nelle Università, e trovo assai utile che tale speranza retroceda anche ai
Maestri ne' ginnasi per essere promossi ne' Licei; sono di parere che un regola-

516
mento per tali successivi avanzamenti darebbe all'istruzione pubblica e più nu-
merosi professori e più dotti.//

93 PARTE QUARTA
Istruzione nelle Università

Prima del mio viaggio in Germania ho presentato al Ministero dell'Interno in via


di memoria un piano di studj per le Università 60 , il quale poteva servir di base a
quelle riforme governative che le Università stesse richiedono: ma non tralasciai
d'avvertire che il mio scritto era imperfetto, e non si offriva che come lavoro
preliminare a più maturo progetto di decreto. E son ben lieto d'avere ciò avver-
tito avendo dovuto modificare alcune parti del piano meglio istruito da Uomini
peritissimi e dal paragone de' sistemi scolastici in varj paesi. Ecco frattanto una
descrizione succinta di ciò che trovai più notabile nelle Università principali di
Germaniaa, dirò poi delle nostre onde rendere più utile per quanto da me si potrà
i confronti medesimi.//

94 Sez[ion]e l"
Delle Università Tedesche

Art[icol]o 1
Loro sistema scientifico
Doppio è il fine cui tendono le Università da me visitate di Lipsia 61 e Gottinga 62 ,
quello cioè di educare la gioventù nelle scienze non solo, ma ben anche nelle

a La moltiplicità degli oggetti m'impedisce di seguire, riguardo alle Università,


lo stesso metodo ch'ho adottato in questo scritto parlando delle scuole elemen-
tari, ginnasj, e Licei. Devo far precedere ciò che ho veduto nelle Università
tedesche, e poi verrò analizzando gl'insegnamenti che si hanno nelle nostre.
60
Il progetto di riforma del Piano degli studi e di disciplina per le università venne presentato da
Scopoli al ministro dell'Interno il 28 marzo 1812, prima della partenza per il viaggio in Germania,
e successivamente inviato agli ispettori generali della pubblica istruzione per le relative osservazioni.
Progetto molto ampio e interessante, offre anche un quadro della situazione universitaria nel regno
alla fine dell'età napoleonica. Il progetto è conservato in ASM, Studi, p.m,, cart. 941; per maggiori
notizie cfr. l'introduzione di PEPE in questa stessa Sezione, nonchè RoBERTI, 336-37.
61
Fondata nel 1409, in seguito all'esodo della nazione tedesca dall'univeisità di Praga, l'università
di Leipzig fu la roccaforte della teologia neoscolastica-luterana nel XVII secolo e soffrl molto la nuova
creazione della quarta università prussiana, quella di Halle. Scarsamente ricettiva nei confronti
dell'illuminismo e del pietismo, nonostante la cosmopolita Lipsia fosse il centro dell'editoria e del
commercio librario tedeschi, dall'università si allontanarono nel corso del Settecento gli innovatori
Ch. Thomasius, il padre dell'illuminismo tedesco, il suo allievo Ch. Wolff, e A.H. Francke, che poi
ebbero parte attiva nella fondazione dell'università di Halle. BoEIIM, 240-43.
62
Il vero creatore ed organizzatore della nuova Università di Gottinga fu il ministro Gerlach Adolph
von Mi.inchausen (1688-1770), ex studente di 1-Ialle. La Georgia Augusta ottenne nel 1733 il diploma
imperiale e nel 1736 il diploma di fondazione del signore territoriale, il principe elettore di Hannover-

517
belle artia e negli esercizi cavallereschi. Imperfetto però è l'insegnamento delle
arti belle in quegli istituti poiché non v'hanno che collezioni di quadri, di gessi,
di stampe, e di medaglie senza professori che insegnino a cavarne profitto coll'in-
gegno e colla mano insieme: non sembra altronde che sia utile alle scienze lo
studio promiscuo delle belle arti, ove non si voglia distrarre la mente de' scolari
in più oggetti che non abbiano stretta relazione tra loro, e collo scopo al quale
mirano gli studj per una determinata professione. Nè il Teologo, nè il Medico, nè
il Legale, nè il Matematico assoderebbero con vantaggio ai gravi loro studj il
95 maneggio del penello o dello scalpello. Giudico dun-//que, che quelle raccolte
che ho vedute in varj gabinetti, e che si riferiscono alle belle arti nelle Università
tedesche non possano ivi servire che di confronto e di sussidio per gli studj
archeologici, e per le teorie generali del bello.
Gli esercizi cavallereschi non fanno parte rigidamente parlando d'alcun piano di
studi scientifici; ma non posso a meno di non desiderare che anche presso le
nostre Università si stabilisca l'esercizio d'equitazione, poiché non solo è utile alla
salute, ed in mille circostanze alla vita sociale, ma diviene necessario in un paese
che ha preso e prende ognor più un'aspetto militare.
L'educazione scientifica è affidata nelle due Università sopra indicate ad Uomini
d'alto pregio e noti al mondo letterario, ma non v'è alcun piano di studj, ed è
opinione di molti scrittori che sia meglio il non averne. Dicono essi che le Uni-
versità non devono essere scuole di fanciulli, o di soli paesani, ma istituzioni nelle
scienze più sublimi ed aperte anche agli stranieri. Perciò non deve esistere una
determinata successione d'insegnamenti, che può solo comandarsi da un Gover-
no a proprj sudditi. Dicono pure che le scienze progrediscono, e che i limiti
anche i più giusti in apparenza inceppano i professori, e deprimono l'entusiasmo
96 della mobile gioventù.// Aggiungono finalmente, che non v'è motivo di stabilire
i gradi onde salire da una all'altra scienza questa attribuendo arbitrariamente ai
primi anni, quella agli ultimi del corso scolastico, mentre o sono sorelle, od
estranee l'una all'altra. Ma di queste opinioni io non sò trovare una ragione
plausibile se non se [sic!] nella moldplicità de' professori, e nel sistema delle

a Ober den gegenwartingen zustand der Universitat, Von Brandes, p. 17. [I.:opera
Ober den gegenwiirtigen Zustand der Universitiit Gottingen fu pubblicata a Gottinga nel 1802. I.:au-
tore, Ernst Brandes (Hannover, 3 ottobre 1758-ivi, 13 maggio 1810), noto per l'amicizia con il
riformatore prussiano barone vom Stein e con l'inglese E. Burke, successe al padre Georg nel 1791
come «Geheimes kabinettssekretar fi.ir Universitiitssachen» di Gottinga, università che difese strenua-
mente dai francesi. Cfr. ADB, III, 241-242; NDB, II, 518-519).

Braunschweig nonché re d'Inghilterra - che a causa di ciò visitava raramente il principato -. I.:Uni-
versità di Gottinga ebbe fama europea come università moderna (per la prima volta si istitul un
«seminario» filologico, abolendo la lezione cattedratica, diretto daJ.M. Gesner) e centro dell'illuminismo
tedesco. Gesner fu anche il fondatore della famosa biblioteca universitaria di Gottinga, diretta poi dal
suo successore Ch.G. Heyne, che nel 1812 contava circa 250.000 volumi. Senza rimandare alle molte
e vaste storie dell'Università di Gottinga, si può consultare agilmente BoEIIM, 159-165 e, con riferi-
mento al periodo che interessa più da vicino il viaggio di Scopali, L. MARINO, I maestri della Germa-
nia. Gottingen 1770-1820, Torino 1975.
518
lezioni eh' essi danno privatamente, e con maggior lucro di quello che loro pro-
duce lo stipendio; poiché io lodo assai che si onorino quegli illustri scienziati che
compongono il corpo insegnante nelle Università, e che sono destinati a conser-
vare, accrescere e propagare le umane cognizioni, ma quel corpo è ivi radunato
per formare principalmente degli allievi, e questi devono conoscere la via più
breve che guida alla meta de' loro voti. Or questa via è chiara per tutti coloro che
vogliono darsi ad una professione, e quindi è evidente l'utilità d'un piano di studj
che stabilisca i corsi accademici, la qualità delle lezioni, e il tempo nel quale si
debbano frequentare. Sia pur libero, com'è frà noi allo straniero di studiare ciò
che gli aggrada, ma i nazionali abbiano una guida nella carriera. I limiti fissati dal
nostro piano di studi non sono dannosi al progresso delle scienze, perché dipen-
97 de dai// Professori l'indicare le nuove scoperte, e il piano stesso può essere
riformato qual'ora lo prescrivano le scoperte medesime: un Governo illuminato
coglie ogni occasione per i cambiamenti che si manifestano vantaggiosia.
In Gottinga può uno studente applicarsi prima alla clinica, e poi all'anatomia,
frequentare le lezioni di chimica nel primo anno, e nel secondo quelle di storia
naturale: ma chi frà noi seguirebbe così fatto esempio, e non piuttosto vorrebbe
passare in revista tutte le parti separatamente della medicina pria di presentarsi
al letto d'un'ammalato, e conoscere previamente la mineralogia, e la geologia
prima di affacciarsi ai forni docimastici?//
98 Distinguonsi i professori in tutte le Università della Germania in due classi,
ordinari e straordinari, ai quali si aggiungono i così detti docentes 63 • I professori
ordinari sono i veterani con maggiori stipendj ed esclusivamente elegibili alle
cariche delle Università stesse. Gli straordinarj sono i professori di recente nomi-
na. Docentes diconsi que' giovani laureati, i quali insegnano, senza stipendio
pubblico, agli studenti che vogliono frequentare le loro lezioni, mercè di una data
retribuzione applicandosi a qualche parte delle scienze, che i professori sì ordinari,
che straordinari non possono insegnare essi medesimi. Giova l'arrestarsi un
momento sull'istituzione de' professori straordinarj, e dei docentes. Noi non
abbiamo, che Professori ordinarj, e ripetitori ciò che produce uno stato di mag-
gior armonia frà i primi, siccome eguali, e di rispettosa subbordinazione dei

a L'amore dell'ordine, cui si devono i regolamenti delle nostre Università, non


ci farà mai dimenticare l'affarismo di Bacone. Novum Organum lib. 1
«doctrinarum administratio, et politia scientiarum augmenta durius fremere
consuevit». Le scienze e le arti non sono schiave nel Regno d'Italia nè de potere,
nè dell'opinione. Le lagnanze di Bacone riferivansi all'impero principalmente,
che questa esercitava a suoi tempi sù tutte le scuole.
63
Scapoli si riferisce ai Privatdozenten, figura tipica del sistema universitario tedesco. Il Privatdozent,
la cui denominazione non è corrente nel corso del XVIII secolo, è il diretto successore del Doctor
o Magister regens di origine medievale, ed indica colui che ha acquisito la facoltà di tenere lezioni
presso l'università su un tema di propria scelta. I.:istituzionalizzazione vera e propria della figura dei
liberi docenti avverrà solo agli inizi del XIX secolo, con la sistemazione giuridica dell'istituto
dell'Habilitation, avvenuta per la prima volta a Berlino (1816) dopo la fondazione dell'università. Il
conseguimento dell'abilitazione divenne la condicio sine qua non per l'esercizio della libera docenza.
519
secondi, siccome molto distanti da quelli. Poiché però l'armonia è spesso più
apparente, che sincera, ed ogni professore stima se stesso più che i suoi colleghi
nel proprio ramo, e poiché utile riesce all'istruzione generale lo stabilire dei gradi
per risvegliare l'emulazione, così parebbe che il metodo di Germania riguardo al
99 corpo insegnan-//te fosse da preferirsi al nostro. I laureati che vogliono aspirare
ad una cattedra tanto più cercheranno distinguersi, quanto maggior desiderio
avranno avuto di giungere al grado di Professori ordinarj. Nè agli straordinari
può recare affanno il ritardo a toccare l'ultima meta, quando veggano preferito
il merito e sappiano di poter giungervi certamente. Gli uni e gli altri faranno
vedere colle opere loroa essere dovuto a sè il maggior grado, e ne verrà quel
salutare eccitamento che si produce da una nobile invidia. Niuno però può essere
docente in Germania, se non abbia dopo la laurea pubblicato qualche scritto, e
prima di essere eletto docente legge una sua prolusione latina nella Università:
ciò che potrebbe adottarsi anche pei nostri ripetitori6 .//
100 I professori in Germania insegnano come loro aggrada le scienze nelle quali sono
versati. A Gottinga il professore Heeren64 mentre io era colà dava le seguenti
lezioni 1. di geografia, ed ethnografia universale. 2. d'istoria moderna d'Europa,
e delle sue colonie nelle Indie. 3. d'istoria antica. 4. delle rivoluzioni del medio
evo, e specialmente delle crociate. Il celebre Heyne65 oltre l'ottantesimo anno

a Non è certamente il numero delle opere, che forma l'elogio d'un dotto, ma lo
scriver poco, o nulla è prova spesso di sua debolezza. Il confronto delle Univer-
sità di Germania colle nostre dà a quelle un'assoluta preponderanza quanto alla
diligenza dei professori, nel raccogliere, e pubblicare cose utili all'istruzione
pubblica. Il sonno d'Omero è alquanto prolungato frà nostri.
6 Sarei perciò d'opinione, che i doèentes e straordinari non dovessero se non di
rado collocarsi nelle Università delle quali furono allievi; piuttosto in altre, e ciò
per evitare una certa quale trepidanza, o superbia da un canto, ed il pericolo di
una eccessiva famigliarità dall'altro. Le Università costituiscono delle repubbliche
favorevoli, per così esprimermi, ai loro cittadini, ma pronte a severa critica contro
gli stranieri. Questa critica giova a dare ai nuovi professori quella forza maggiore
ch'è necessaria a domare l'invidia altrui.
64
Heeren, Arnold Hermann Ludwig (Arbergen, presso Brema, 25 ottobre 1760-Gottingen, 6 marzo
1842). Studente prima e docente poi all'Università di Gottinga, dove fu professore straordinario nel
1787 e ordinario nel 1794 alla facoltà filosofica -ma senza precisazione della disciplina-; solo nel 1799,
alla morte di Gatterer, divenne professore ordinario di storia, materia cui si dedicò quasi esclusiva-
mente fino alla morte. Celebre storico e antichista, tra i maggiori esponenti della «scuola storica» di
Gottinga, si è occupato sopratutto della formazione del sistema degli stati in Europa. Cfr. ADB, XI,
244-46; NDB, VIII, 195-96; ma si veda anche L. MARINO, I maestri, cit. e G. VALEl{A (ed), Scienza dello
Stato e metodo storiografico nella Scuola storica di Gottinga, Napoli 1980.
65
Heyne, Christian Gottlob (Chemnitz, 25 settembre 1729-Gottingen, 14 luglio 1812). Celebre
filologo classico e bibliotecario, professore all'Università di Gottinga dal 1763, allorché sostituì lo
scomparso J.M. Gesner alla cattedra di eloql)enza e come direttore del seminario filologico, fino alla
morte avvenuta, come ricorda lo stesso Scopoli, pochi giorni prima dell'arrivo del nostro a Gottinga.
Il suo insegnamento e la sua attività di organizzatore culturale influenzarono notevolmente l'ambiente
accademico di Gottinga. ADB, XII, 375-78; NDB, IX, 93-95.

520
continuò ancora a dare lezioni; nella 1• ora spiegava Eschine e Demostene; nella
2" Plinio; nella 3" Pindaro; quest'Uomo mancò a vivi pochi giorni prima ch'io
entrassi in Gottinga.
Il S.r F. Stromeyer66 professore di chimica, oltre gli esercizi del laboratorio con-
sacrava trè ore alle lezioni, nella 1• parlava delle affinità; nella 2" della chimica
teorica; nella 3" della chimica agraria. Il professore di Teologia P.re Pott67 spiegava
101 nella 1" ora le epistole di S. Paolo; nella 2" la grammatica ebraica; nella// 3" l'arte
omelitica. Il S.r Gauss 68 insegnava prima gli elementi d'astronomia, in seguito la
teoria dei movimenti delle comete, poi l'astronomia pratica.
In Lipsia il P.re Beck69 dava lezioni sugli studj e sulle discipline accademiche, poi
sulla storia generale, poi sulle arti degli antichi, sui proprj monogrammi, poi sulle
lettere di S. Paolo in alcuni giorni, e sopra varj classici greci, finalmente esercitava
anche nella lingua latina con orazioni improvise sopra varj temi.
Il professore Erhard70 esponeva l'enciclopedia e metodologia legale, il diritto
delle genti, il diritto criminale, l'arte di riferire, e decretare negli atti legali,
separatamente la storia e la letteratura del diritto criminale, più esercitava a
disputare in pubblico.
Il Professore Leonardi7 1 leggeva sulla pastorizia, sull'agraria, sulla coltivazione, e
conservazione de' boschi, sugli scavi delle miniere, e sulla statistica Europea.

66
Stromeyer, Friedrich (Gi:ittingen, 2 agosto 1776-ivi, 18 agosto 1835), professore alla facoltà di
medicina (straordinario nel 1805 e ordinario nel 1810) dell'Università di Gottinga e direttore del
Laboratorio chimico dal 1806. Cfr. EnEL, 75; PoGGENDORFF, II, 1031.
67
Pott, DavidJulius (Rettelrede, Hannover, 10 ottobre 1760-Gi:ittingen, 18 ottobre 1838), teologo.
Professore straordinario nel 1787 e ordinario l'anno successivo di teologia all'Università di Helmstedt;
quindi all'Università di Gottinga, dove aveva conseguito la libera docenza e dove insegnò, dal 1810
fino alla morte, teologia ed esegesi (fu più volte rettore). ADB, XXVI, 485-86; EBEL, 36. ·
68
Gauss, Cari Friedrich (Braunschweig, 30 aprile 1777-Gi:ittingen, 23 febbraio 1855). Studente al
Collegium Carolinum prima e a Gottinga poi, si addottorò a Helmstedt con una dissertazione sul-
!' algebra ed iniziò i suoi studi di astronomia. Dal 1807 professore ordinario di astronomia all'Univer-
sità di Gottinga, dove rimase fino alla morte nonostante le molte offerte ricevute da altre università
e dalla progettata scuola politecnica di Berlino. Gauss è il più grande cultore tedesco di scienze
matematiche pure e applicate del periodo; il vero «princeps mathematicorum» come si legge su una
medaglia commemorativa coniata alla sua morte. ADB, VIII, 430-45; NDB, VI, 101-107; EBEL, 106.
69
Beck, Christian Daniel (Leipzig, 22 gennaio 1757-ivi, 13 dicembre 1832). Dopo aver rifiutato una
chiamata da Gottinga come professore strordinario di diritto, divenne nel 1783 professore ordinario
di lettere latine e greche all'Università di Lipsia (nel 1819 assunse la cattedra di storia, ma alcuni anni
dopo tornò alla sua originaria cattedra). In Beck l'interesse filologico non fu mai disgiunto dagli studi
teologici e dall'approccio storico. ADB, II, 210-212.
70
Erhard, Christian Daniel (Dresden, 6 febbraio 1759-Leipzig, 17 febbraio 1813), professore ordi-
nario di diritto a Lipsia dal 1793. ADB, VI, 197.
71
Leonhardi, Friedrich Gottlieb (1757-Leipzig, 1814), cameralista e agronomo tedesco, professor~
all'Università di Lipsia. DBU, ad vocem; DBindex.

521
In Heidelberg il P.re Paulus72 dava la storia ecclesiastica, spiegava Isaja, e gli atti
degli apostoli, l'Evangelio di S. Giovanni, e l'apocalisse.
Il professore Krenzer73 si occupava della storia di Erodoto, della mitologia degli
102 antichi popoli, della teo-//ria e storia delle arti antiche, e delle antichità greche,
e romane, spiegava in oltre i classici greci e dava esercizi d'eloquenza.
Il S.r Eschenmeyer74 dettava il diritto forestale, e di caccia, il diritto politico,
economico, la scienza statistica, e l'enciclopedia dell'economia pubblica.
In Freyburg il P.re Schrappinger75 leggeva la storia de' dogmi, dava l'introduzio-
ne al vecchio testamento, insegnava il greco, l'ebraico, l'arabo, spiegando Isaja,
ed il compendio d'[ ... ]7 6•
Il P.re Schmiederer77 dava la patologia e terapia generale umana, poi la patologia
degli animali, ed insegnava le operazioni chirurgiche sopra di essi, poi trattava dei
contagi degli animali domestici, e in genere di tutte _le parti della veterinaria.

72
Paulus, Heinrich Eberhard Gottlob (Leonberg, Wiirttemberg, 1 settembre 1761-Heidelberg, 10
agosto 1851). Professore di lingue orientali a Jena nel 1789 al posto di J.G. Eichhorn, chiamato a
Gottinga, e nel 1793 ordinario di esegesi del Nuovo Testamento alla fi>coltà teologica della stessa
università. Quindi professore di teologia a Wiirzburg, da dove si allontanò in seguito alla pace di
Presburgo che assegnava Wiirzburg al Granducato di Toscana, e dal 1810 professore di filosofia e
teologia a Heidelberg, dove si fermerà per più di trent'anni. Scrittore molto prolifico di testi teologici
e di libelli politici sul Wiirttemberg. ADB, XXV, 287-95.
73
Si tratta di Georg Friedrich Creuzer (Marburg, 10 marzo 1771-Heidelberg, 16 febbraio 1858),
filologo ed archeologo. Dopo aver studiato teologia a Marburgo e a J ena, si orientò allo studio
dell' antichistica e nel 1799 divenne libero docente a Marburgo sotto lo stimolante influsso di Savigny.
Professore ordinario di lingua greca ed eloquenza nel 1802, nel 1804 fu chiamato ad Heidelberg alla
cattedra di filologia e storia antica. Dall'università di Heidelberg non si mosse più, tranne che per una
breve e deludente parentesi a Leida (1808), dopo la morte della moglie. Si dedicò allo studio della
storia antica romana e delle religioni dell'antichità in connessione con lo sviluppo del cristianesimo.
Può essere considerato il fondatore della mitologia come scienza; la sua opera più importante, Symbolik
und Mythologir; der alten Volker, besonders der Griechen (1810-12), lo rese famoso in tutta Europa.
ADB, IV, 593-96; NDB, III, 414-15.
74
Eschenmayer, Heinrich (1763-1820), professore di Staatswirtscha/t all'Università di Heidelberg.
HAMBERGER-MEUSEL, XIII, ad vocem.
75
Si tratta di Schnappinger, Bonifaz Martin (Neuburg a.d. Donau, 5 ottobre 1762-Freiburg i.B., 6
novembre 1832), teologo cattolico. Professore di dogmatica ed esegesi nel 1792 ad I-Ieidelberg, si
trasferl nel 1807 a Friburgo dove insegnò fino al 1821 dogmatica alla facoltà teologica. ADB, XXXII,
82-83.
76
Grafia indecifrabile: forse Adloltatifo.
77
Schmiederer, Johann Ignaz (Freìburg im Breisgau, 22 giugno 1755-ivi, 15 febbraio 1830). Dopo
gli studi compiuti a Friburgo e a Vienna, dove seguì le lezioni di Wolstein alla scuola di veterinaria,
insegnò quest'ultima materia dal 1783 alla Freiburger Hochschule. Nel 1792 venne nominato profes-
sore di fisiologia e medicina; al servizio del Granduca del Baden dal 1805 e dal 1807 professore
ordinario di medicina pratica, patologia e terapia, con il titolo di consigliere medico, elevato nel 1828
in quello di Geheimer Hofrat. WuRZBACII, XXX, 324-25.

522
Il P.re Weisseneck78 spiegava la numismatica, poi la diplomatica, quindi l'araldica.
Esaminando questa serie di liberi, quasi arbitrari insegnamenti, se reca stupore
l'attività di que' professori, non può non nascere il sospetto che tanta divisione
di studj tormenti l'intelletto de' scolari e lo confonda invece di illuminarlo, molto
103 più che i Professori medesimi possono variare ogni anno; nè appare da// quanto
viddi ch'esista una vigilante autorità per assicurare agli studenti nel giro triennale
de' loro studj, l'insegnamento delle necessarie dottrine, per il ché può avvenire,
che mentre vi sia un· ricco, e quasi superfluo insegnamento in una scienza, vi sia
aridità o nullità in un'altra.
Accade pure, che non tutti i professori usino del medesimo libro di testo, onde
manca ai giovani una bussola nel loro viaggio scientifico".
Ma i difensori di que' sistemi fanno osservare che per quella libertà e moltiplicità
di studj, i professori sono costretti a distinguersi e a produrre pubbliche prove
dell'attitudine loro a tanti insegnamenti, onde ne viene ubertosa messe per le
scienze tutte e grande decoro alle Università. Nè a quel bisogno di distinguersi
sprona meno l'invidia de' colleghi, i quali tutti cercano d'acquistar fama, e con
104 essa un maggior numero di frequentatori delle loro scuole private, che// tali sono
la maggior parte di quelle ch'ho accennato, e che loro danno larghe mercedi 6.

a A Freyburg vi sono due professori di logica uno (il prof.e Schmitt) Uacob
Schmitt insegnò probabilmente dal 1807 alla facoltà filosofica di Friburgo ed abbandonò questa
università nel 1817·, come risulta dai documenti dell'archivio dell'università, che non forniscono
indicazioni circa le date di nascita e di morte -B 38/47 e B 38/214-] l'insegna secondo l'opera
di Zache, l'altro (il prof.e Felner) [Ignaz Andreas Anton o Ignaz Anfon Adam Felner
(Freiburg i. B., 17 agosto 1754-?), professore di retorica al ginnasio accademico di Freiburg i. B. dal
1777 al 1792 e successivamente di logica, metafisica, filosofia morale, pedagogia e didattica. (HAMBERGER-
MEUSEL, ad vocem)] l'insegna secondo l'opera di Kieseweter. [Kiesewetter, Johann Gottfried
Karl Christian (Berlin, 4 novembre 1766-ivi, 9 luglio 1819). Dopo aver studiato ad I-Ialle teologia,
matematica, filologia e filosofia, si avvicinò al trascendentalismo di Kant, che andò a trovare a
Koenigsberg e di cui divenne uno dei più zelanti allievi. Professore di filosofia a Berlino nel 1793 e
nel 1798 professore ordinario di logica con l'incarico dell'insegnamento di filosofia e matematica
presso l'Accademia militare, dove ebbe come allievo Karl von Clausewitz. Noto per la diffusione della
filosofia kantiana. ADB, xv, 730; NDB, XI, 597]. Ordinariamente però i Professori vanno
d'accordo nel non insegnare nel tempo stesso la medesima cosa.
6 In genere può dirsi, che una lezione al giorno è pubblica, le altre sono private,
e a tutto lucro de' Professori. Alcuni de' più rinomati frà questi traggono da tali
lezioni private i 400 e anche 500 luigi all'anno.
78
Si tratta di Joseph Maria Weissegger (Rieggersburg, 12 luglio 1755-?, 14 marzo 1817), nobilitato
con il predicato von Weisseneck nel 1804. Addottoratosi a Vienna, insegnò per lungo tempo priva-
tamente, finché venne chiamato a Friburgo nel 1784 come professore di storia universale. A Friburgo
rimase fino alla morte, insegnando tra l'altro diritto pubblico generale, diritto delle genti e diritto
penale, ma anche scienze ausiliarie della storia (diplomatica, araldica e numismatica). Firmò molte sue
opere con lo pseudonimo di Neuberger. WuRZBACII, LIV, 165-66.

523
Io temo che per tali argomenti si sacrifichi l'ordine a poco nobili motivi, e che
per arricchire i professori si voglia cangiare le Università in Accademie, dimen-
ticando che a quelle vanno coloro che vogliono dedicarsi ad una professione, e
non semplici filologi. L'invidia quando è mossa dall'avarizia è altronde una cagio-
ne di continue discordie, ed è esempio pessimo alla gioventù. La moltiplicità poi
de' libri spremuti del bisogno corrisponde ben di rado al voto pubblico; nè alle
nostre Università dirette con altri sistemi mancarono Uomini grandi, i quali le
scienze nobilitassero ed arricchissero di opere se non copiose, degne certamente
di lode. Non è poi nel variare che le scienze stesse progrediscano, ma nel perfe-
zionamento per così esprimermi, di quelle verità sulle quali si fondano. ColoFo
che in varie fogge le adornano, e travestono recano danno infinito alla gioventù,
105 la quale per l'avi-//dità delle nuove cose tutto d'un salto abbandona le antiche
sebbene migliori. Noi abbiamo veduto un'esempio luminoso di ciò nell'Univer-
sità di Pa~ia, nella quale allorché si scoprì l'opera di Brown79 fù dato bando per
qualche tempo ad ogni altro Maestro di medicina e ad Ipocrate [sic!] medesimo.
Un professore rimane avvilito quando si vede intorno de' giovani, che non più
aspettano ma pretendono insegnamento, pronti a mormorare, ed a ripetere il loro
denaro, o a disertare dalla scuola, se il professore è malaticcio o men accetto per
teorie non brillanti; nel primo caso si sono veduti de' professori precipitare la
loro salute, e nel secondo correr dietro a chimere per non perdere ascoltatori".
Si dividono in quattro facoltà gli insegnamenti delle Università germaniche, e
sono la Teologica, la Medica, la Legale, la Filosofica. Noi non abbiamo la prima,
e vennero sostituiti alla Filosofica gli studj fisico-matematici, dai quali ha nome
106 la terza facoltà// delle Università italiane. Si chiamava anche frà noi filosofica quando
erano riuniti nelle Università gli studi di quelle scienze eh' ora s'insegnano ne' Licei.
La facoltà teologica abbraccia nell'Università di Landshut6 80 i seguenti studj. 1.
L'enciclopedia, e metodologia dello studio teologico. 2. L'introduzione al vecchio

a Professori educati a lucrare sulle lezioni ivi si volgono ove il lucro è maggiore.
Perciò le frequenti emigrazioni de' Professori, che veggonsi correre le Università,
come i mercanti.
6 Riguardo agli studi teologici non citerò che le Università di Landshut, e quelle
di Vienna e di Pest. La somma libertà ch'ho notata negli insegnamenti delle
Università di Sassonia, Vestfalia, Wirtemberga, Baden mi ha tolto d'avere una
chiara idea degli studj di teologia che in quelle si fanno.
79
Brown, John (Buncle, Berwickshire, 1735-London, 17 ottobre 1788), celebre medico scozzese.
Fondatore del sistema che da lui prese il nome, e che ebbe molto influsso sulla scienza medica
sopratutto in Italia e in Germania nel corso del Settecento, ed in particolare, per quanto riguarda
l'Italia, all'Università di Pavia. DNB, III, 14-17.
8
° Città della Baviera meridionale, posta sull'Isar, dove venne trasferita, nel 1800, per volontà del
principe elettore Massimiliano IV Giuseppe che non la voleva a Monaco, la vecchia università bavarese
che aveva sede dal XV secolo a lngolstadt, nel quadro della politica di centralizzazione e secolarizzazione
dello Stato portata avanti dal ministro Montgelas. Solo nel 1826 l'Università bavarese si trasferì
definitivamente a Monaco. BOEIIM, 266-273.

524
testamento. 3. L'introduzione al nuovo. 4. L'exegesi del nuovo. 5. La patrologia.
6. La storia ecclesiastica. 7. La dogmatica colla storia de' dogmi. 8. La morale
cristiana. 9. Il diritto ecclesiastico. 10. La pastorale, e liturgia. 11. La catechetica
ed omelitica teorica e pratica. 12. La filosofia della religione. 13. La filologia. 14.
La storia della filosofia. 15. La pedagogica e didattica. 16. L'antropologia psico-
logica. 17. L'estetica. 18. L'economia rurale. Oltre questi studi indispensabili
vengono i non obbligatori, e sono 1. L'ermeneutica. 2. I dialetti che hanno rela~
zione colla lingua ebraica. 3. La storia letteraria della teologia. 4. La matematica
sublime. 5. La geografia fisica. 6. La storia politica d'Europa. 7. La statistica.//
107 8. L'antropologia medica e dietetica 8 •

Tutti questi studi eccedono ad evidenza le forze degli allievi, nè possono aver
luogo in un corso triennale, e nè meno in un quadriennale. Sembra senza dubbio
superfluo il trattare da apposita cattedra de' sistemi e metodi d'insegnare la
teologia. Le introduzioni al vecchio e nuovo testamento possono unirsi all' exegesi
dell'uno e dell'altro. La dottrina de' santi Padri non richiede scuola speciale
applicandosi ad ogni genere di studio cui possono giovare le citazioni prese dalle
loro opere. La storia de' dogmi appartiene alla storia generale della Chiesa. La
pastorale, la liturgia, la catechetica, l'omelitica possono unirsi in una sola scuola
colle pedagogia e didattica. L'ermeneutica o stà colla spiegazione del vecchio e
del nuovo testamento, o colle lingue orientali. La filosofia della religione, la
filologia, e la storia della filosofia, l'estetica, e l'antropologia sì psicologica, che
medica, hanno lontane relazioni cogli studi teologici, troppo importanti per se
stessi, perchè si abbiano a confondere con altri, che utili in astratto, cessano
108 d'esserlo quando non giovano direttamente allo scopo cui// si destina quegli, che
deve farli. Così pure eccellenti sono gli insegnamenti statistici, politici, geografi-
1co-fisici, e di matematica sublime, ma non devono essere preliminari alla facoltà
teologica, e non appartenervi come essenziali.
Una sì grande abbondanza di scuole non può tollerarsi anche colle riduzioni da
me indicate, se non dove mancano i Seminari, ma se v'è tale mancanza, incom-
pleta sarà l'educazione degli ecclesiastici coi soli precetti della facoltà teologica di
Landshut, poichè molti altri studi si richiedono prima di ammettere gli allievi alla
facoltà medesima, e tali studi appartengono ai Licei.
Più ragionato è l'ordine della facoltà teologica a Vienna: ivi nel primo anno
s'insegna la storia ecclesiastica, e la lingua ebraica, si esaminano i libri biblici, e
si ragiona sulla autenticità de' medesimi, nel secondo anno si danno lezioni di
lingua greca, s'interpreta il nuovo testamento facendosene apologia, e leggesi il
diritto canonico; nel terzo anno s'insegna la teologia morale, e dogmatica; nel
quarto anno s'insegna la pastorale, la catechetica, e l'economia agraria.

a Così prescrive l'ordinanza bavara del 15 dicembre 1807 sottos[critt]a dal C.


Morawizky. [Morawitzky Topoi-, Johann Theodor Heinrich, Graf (1735-1810), ministro della giu-
stizia bavarese dal 1806 al 1810; cfr. BosL, 532]. L'esperienza deve aver cagionato de'
cangiamenti in questo piano.

525
109 Nell'Università di Pest 8 la facoltà// teologica comprende gli studi 1. della sacra
scrittura unita all'ermeneutica, e perciò accompagnata dalla conoscenza delle
lingue greca, ed ebraica, nelle quali voglionsi ivi leggere i due testamenti. 2. la
storia ecclesiastica. 3. le instituzioni teologiche colla patrologia, per dimostrare la
necessità della rivelazione, e per combattere gli atei, ed i deisti. 4. la teologia
dogmatica colla polemica. 5. la teologia morale colla pastorale. 6. il diritto eccle-
siastico secondo le leggi ungariche. Il corso di questi studj è quadriennale come
quello dell'Università di Vienna.
Sì l'una, che l'altra Università deve sembrare ricca di scuole teologiche più che
non conviene, ove con esse si confronti la facoltà di teologia che si è stabilita nelle
Accademie di Francia col decreto che fonda e regola l'Università Imperiale81 • In
quelle Accademie, che sono sì saggiamente ordinate tre sole scuole, si ammettono
come necessarie, l'una di teologia dogmatica, l'altra di teologia morale, la terza
di storia ecclesiastica. Qual diferenza!
Dovendosi però stringere anche ne' limiti della più severa economia ogni lusso
110 letterario, e consideran-//do che non fanno parte necessaria degli studj teolo-
gici, nè la catechetica, nè l'agraria, niuno frà noi dubiterà, che gli insegnamenti
di queste debbano escludersi dalla facoltà teologica, e converrà pure ciascuno,
ch'è cessato il bisogno d'una Cattedra speciale di diritto canonico: ma non è
chiaramente utile che si escluda dalla detta facoltà l'esame de' libri sacri
coll'ermeneutica, e quindi lo studio della lingua greca, e dell'ebraica cò suoi
dialetti. La religione chiede spesso di rivolgersi a fonti suoi, ed è poi vantaggioso
ad ogni genere di letteratura che si coltivino le lingue orientali. Esporrò in altro
luogo co_me io credo che debba organizzarsi nelle nostre Università la facoltà
teologica.
La facoltà medica è composta più o meno nelle Università da me visitate delle
seguenti cattedre 1. di enciclopediab, e metodologia dello studio medico. 2. di

a Ratio educationis publicae: totiusque rei literariae per regnu Hung[ariae], Budae
1800.
b Heidelberg il P.re Naegale [Si tratta di Franz Karl Nagele (Diisseldorf, 12 luglio 1778-
Heidelberg, 21 gennaio 1851), addottoratosi in medicina a Bamberga, dopo aver studiato a Strasburgo
e Friburgo, nel 1807 venne chiamato, come professore straordinario di fisiologia e patologia, all'Uni-
versità di Heidelberg grazie all'interessamento dell'anziano suocero Franz Anton Mai. Professore
81
Il decreto di creazione dell'università imperiale, del 17 marzo 1808, a capo della quale Napoleone
tra la sorpresa generale nominò Louis de Fontanes, aveva reintrodotto lo studio della teologia. Nel-
l'aprile 1810, Scopali aveva presentato al ministro dell'Interno un progetto per l'istituzione della
facoltà teologica nell'organizzazione universitaria del regno, second~ quanto avveniva nell'impero
francese; dopo molti colloqui con Bavara, che riteneva «intempestiva» l'introduzione delle cattedre
teologiche nelle università del regno, il progetto venne abbandonato (cfr. ASM, Studi, p.g., cart. 684;
RonEim, 334-35; e PEPE in questa stessa Sezione). Presso la BCV, b. 485/3 è conservato un manoscrit-
to molto interessante di Scopali, dal titolo «Osservazioni sul decreto d'istituzione dell'università
imperiale (17 marzo 1808) applicato al Regno d'Italia», nel quale il direttore generale sviluppa inte-
ressanti paragoni tra la situazione dell'impero e quella del regno.

526

-
anatomia. 3. di fisiologia. 4. di Patologia, generale, parziale, anatomica. 5. di
semiotica. 6. di terapia. 7. di farmacia. 8. materia medica colla toxicologia. 9. di
chirurgia terapeutica e patologica colle operazioni. 10. di ostetricia. 11. clinica
111 medica e chirurgica. 12. di polizia medica. 13.// &medicina legale. 14. di vete-
rinaria. 15. anatomia comparata. 16. di zoologia. 17. di botanica. 18. di minera-
logia. 19. di chimica generale, e farmaceutica. 20. di meteorologia. 21. di antro-
pologia psychologica 8 • A queste cattedre come se non bastassero si aggiungono
in varie Università delle lezioni a parte sulle malattie degli occhj 6 e delle orecchie,
sù quelle delle donneC, e de' fanciulli; sulle malattie veneree, e sulle malattie delle
ossad; sulla dietetica e igiene; sulla perizia nel distinguere le droghe medicinali,

ordinario nel 1810, successe al suocero nello stesso anno come direttore della clinica ostetrica di
Heidelberg. Autore di un manuale di ostetricia molto conosciuto e tradotto in numerose lingue, il suo
insegnamento venne continuato dal figlio, Hermann Franz. ADB, XXIII, 218-19; STOBLER, 242-247]
col libro di Conradi. Uohann Wilhelm Heinrich C. (Marburg, 22 settembre 1780-Gottingen, 17
giugno 1861), professore ordinario di medicina a Marburgo nel 1805, a soli 25 anni; nel 1809 gli
venne affidata la direzione del policlinico della stessa università e nel 1814 venne chiamato ad Hcidel-
berg come professore e direttore della clinica medica. Fu questo il periodo più intenso e glorioso della
sua attività; nel 1823 chiamato a Gottinga come direttore della clinica universitaria, vi rimase fino al
termine della carriera universitaria, ricoprendo anche per due volte la carica di rettore. Autore
di alcuni manuali per lo studio della medicina, della patologia -generale e speciale- e della terapia,
molto noti e utilizzati, di cui si ebbero più edizioni. ADB, IV, 445; NDB, III, 340; STOllLER, 239-42;
EBEL, 75].
a Heidelberg il Professore Haindorf. [Alexander H. (Seehausen, Westfalia, 2 maggio 1782-
Hamm, 16 ottobre 1862), si addottorò in medicina ad Heidelberg nel 1810, dove divenne Privatdozent
e tenne lezioni di psicologia e psichiatria; ma si fermò molto poco in questa università perché gli
venne respinta la richiesta di Habilitation, forse anche a causa della sua religione israelitica. Dopo un
viaggio di specializzazione a Parigi, si trasferl prima all'università di Gottinga e nel 1815-16 a quella
di Miinster dove insegnò chirurgia, ostetricia e psichiatria. Nel 1825 fondò un Verein per la creazione
di una scuola per la formazione di insegnanti e la promozione dell'artigianato e delle belle arti tra gli
ebrei; fu anche noto collezionista d'arte. ADB, X, 392-93; EBEL, 92].
b Gottinga il Professore Heimly. [Si tratta di Karl Gustav Himly (Braunschweig, 30 aprile
1772-?, 22 marzo 1837), professore di medicina e oftalmologia a Gottinga dal 1803 fino alla morte,
avvenuta in circostanze drammatiche e poco chiare per suicidio. La sua opera più importante
Ophthalmologische Beobachtungen und Untersuchungen oder Beitriige zur Kenntnifl und Behandlung
der Augen im gesunden und Kranken Zustande, costituì un arricchimento fondamentale nella diagno-
stica delle malattie dell'occhio. ADB, XII, 435; EBEL, 75].
e Gottinga il Professore Osiander. [Friedrich Benjamin O. (Zeli, Wiirttemberg, 9 febbraio
1759-Gottingen, 25 marzo 1822), dopo essersi addottorato in medicina a Tubinga nel 1779, si spe-
cializzò in ostetricia a Strasburgo e a Kassel, e nel 1792 divenne professore ordinario di ostetricia
all'università di Gottinga, dove fondò anche una Società ostetrica e un Museo anatomico situato
presso il Gottinger Gebaranstalt. ADB, XXIV, 486-87; EBEL, 75].
d Lipsia il Professore Kiihn. [Karl Gottlob K. (Spergau, presso Merseburg, 12 luglio 1754-
Leipzig, 19 giugno 1840), si addottorò in medicina a Lipsia, con una dissertazione dal titolo De
/orcipibus obstetricti's, recens inventt's, dove divenne nel 1801 professore ordinario, insegnando anato-

527
sulla critica delle ricette"; sulle malattie degli artigiani, ed altre classi; sulle malat-
tie ne' diversi climi6. Prescrivonsi esercizi anatomici e chirurgici sui cadaveri;
esercizi di fasciatura, ed esercizi d'esplorazione, e di soccorsi ostetrici, Si vuole in
oltre che il medico, o il chirurgo conoscano la geografia fisica, la storia naturale,
la chimica metallurgica, le matematiche sublimi, l'estetica, e l'economia rurale,
scienze però che si ascrivono alla facoltà filosofica.//
112 Così anche in questa facoltà vedesi una farragine d'insegnamenti divisi, e suddi-
visi in modo che non basterebbe la vita d'un Uomo per attendervi con profitto.
Per altro frà tanto caos vi può essere qualche idea da coltivare a vantaggio delle
nostre scuole; poiché ritenendo dannosa la separazione della semiotica dalla
patologia, superflue quasi la metodologia, non necessarie le matematiche sublimi
all'esercizio dell'arte salutare, e concentrabili nelle scuole di patologia e clinica
molte di quelle che trattano delle malattie speciali, vuol giustizia che si lodi e si
adotti anche frà noi lo studio della polizia medica, che si dia maggior attenzione
alla psicologia, e che si comandino tutti quegli esercizi che più d'ogni precetto
vocale valgono a formare il buon medico e il buon chirurgo.
La polizia medica è quasi divenuta parte dell'amministrazione d'ogni stato, e se
non deve dirsi che molte malattie hanno origine negli errori, o nelle negligenze
de' Governi, molte però è certo che da buone leggi possono togliersi, del che
abbiamo felicissimi esempi. Lo studio poi dell'antropologia psicologica ha fatto
grandi progressi in questi ultimi tempi per opere specialmente de' francesi e de'
tedeschi nell'applicazione soprattutto alle malattie della mente./I

mia e chirurgia (dal 1810) e fisiologia e patologia (dal 1819). Sempre della stessa università fu più
volte rettore; svolse un'intensa attività di traduttore, curatore e scrittore di opere di medicina. ADB,
XVII, 342; NDB, XIII, 196-97].
8 Heidelberg i Prof[essor]i Zipf [Stefan Zipf (Klingenmiinster, presso Germersheim, 16
maggio 1761-Heidelberg, 11 dicembre 1813), medico veterinario. Addottoratosi in filosofia ad
Heidelberg nel 1780 e in medicina ad Ingolstadt nel 1784, divenne medico provinciale a Germersheim
prima e ad Heidelberg poi. Dal 1804 professore ordinario all'università di Heidelberg di veterinaria
e medicina legale. HAMBERGER-MEUSEL, ad vocem; STOBLER, 233-35], e Moser [Franz Xaver Moser
(Rottweil, 22 novembre 1755-Heidelberg, 8 settembre 1833 ), professore straordinario di chirurgia ad
Heidelberg nel 1794 e ordinario di anatomia e chirurgia, nonostante l'opposizione della facoltà, nel
1799, a condizione che scrivesse e difendesse pubblicamente una dissertazione medica in latino,
acquisendo con ciò il dottorato. Con l'arrivo di Ackermann nel 1805 ad Heidelberg, a Moser fu
affidato solo l'insegnamento di chirurgia. STOBLER, 159-62].
6 In Heidelberg il Professore Mai [Si tratta di Franz Anton Mai (Heidelberg, 16 dicembre
1742-ivi, 21 aprile 1814), dottore in filosofia prima (1762) e medicina poi (1765), professore straor-
dinario dal 1773 e ordinario dal 1787 alla facoltà medica di Heidelberg, dove svolse un ruolo di primo
piano, Nella sua opera più nota, Stolpertus ein }unger Arzt am Krankenbett, apparsa anonima in
cinque parti dal 1778 al 1807, illustrò pregi e difetti del sistema browniano, in linea con le osserva-
zioni già espresse da J.P. Franck, suo compagno di studi ad Heidelberg. STOBLER, 165-180] insegna
la terapia speciale con osservaz[ion]i sull'utilità e sui danni del sistema Browniano.

528
113 Pinel82 in Francia e il ,S.r Reil83 in Germania hanno pubblicato utilissime opere
sù questi morbi, ed ho veduto con somma mia maraviglia a Sonnenstein presso
Pirna in Sassonia, l'effetto evidente della medicina psicologica nell'ospitale de'
pazzi, che ivi fù eretto dalla reale. beneficenza. Curati quegli infelici con mezzi più
morali che fisici, o cogli uni e gli altri insieme insegnano a nostri medici come
estender si possa un metodo così salutare. Che se non propongo di erigere una
cattedra separata perciò nelle Università d'Italia, raccomando però ai clinici
maggiore attenzione alla medicina psicologica, e desidero che i giovani medici
veggano almeno per sei mesi nelle case de' pazzi come questi possano essere
ridonati alle loro famiglie nella primiera salute.
Alcuno vedrà forse nella serie delle scuole componenti la facoltà medica nelle
Università delle quali ragiono, che alcune parti della chirurgia potrebbero inse·
gnarsi da uno speciale professore anche frà noi, come per es. le malattie degli
occhj, e le veneree; ma se. si pensa che i nostri corsi chirurgici durano quattro
anni, e che i clinici hanno tempo trè anni per dare tutti gli insegnamenti. che si
114 richiedono dall'arte// giunta ora ad alto grado di splendore, cessar deve il deside-
rio di dividere in parti ciò che unito meglio ~empre s'insegna per la comunanza
di rapporti che le malattie hanno frà loro. E altronde impossibile che si com-
binino in un' anno tali casi pratici per l'oculista, che tutte dimostrino le malattie
degli ocçhj e le operazioni relative, né il trattato sui mali degli occhj potrebbe durare
più d'un anno. Lo stesso dicasi de' mali venerei, e molto più di quelli delle ossa.
La facoltà legale è anch'essa doviziosa di scuole, le quali sono 1. di enciclopedia,
e metodologia dello studio legale. 2. della filosofia del diritto. 3. del.le istituzioni.
4. delle pandette. 5. del diritto privato germanico. 6. del diritto commerciale. 7.
del diritto camerale. 8. del diritto di polizia. 9. del diritto penale. 10. del diritto
feudale. 11. del diritto ecclesiastico cattolico e protestante. 12. del diritto pubbli-
co. 13. del diritto regale, e civile locale. 14. delle antichità romane. 15. della storia
115 politica Europea 8 • 16. della storia germanica. 17. della medi-//cina legale, e po-

a Le scuole di storia appartengono veramente alla facoltà filosofica, ma si voglio-


no anche frequentate dai legali, ai quali si prescrive in oltre di studiare la medi-
cina politica, la scienza delle finanze, il diritto ecclesiastico, entrando così a parte
di tutte le facoltà.
82
Pinel, Philippe (Saint-André, Tam, 1745-Paris, 1826), medico psichiatra francese. Si può conside-
rare, assieme al suo allievo Esquirol, uno dei fondatori della moderna psichiatria e un profondo
rinnovatore dello studio scientifico dell'essere umano. Spostò lo studio della malattia mentale dalle
vecchie discussioni metafisiche alle scienze della fisiologia, neurologia e psicologia; la sua opera
scientifica è strettamente connessa anche a pratiche terapeutiche. DSB, X, 611-14.
83
Rei!, Johann Christian (Rhaude, Ostfriesland, 28 febbraio 1759-Halle, 22 novembre 1813 ). Dopo
gli studi compiuti a Gottinga e ad Halle, divenne nel 1787 professore straordinario di medicina in
quest'ultima università e l'anno successivo ordinario di terapia e direttore della clinica universitaria.
Accettò la chiamata all'Università di Berlino all'epoca della sua istituzione. R. aprì una nuova fase
nello studio della psichiatria, criticando la terapia dei manicomi, e fondò la prima rivista psichiatrica
tedesca, il «Magazin fiir psychische Heilkunde», assieme al filosofo naturale Raysler. ADB, XXVII,
700-701.

529
litica. 18. dell'economia rurale. 19. dell'economia politica. 20. di polizia. 21. di
finanza. 22. di statistica. 23. diplomatica. 24. estetica. 25. di scienza forestale con
varii esercizj per formare un'impiegato pubblico, un awocato, o un Giudice.
Se io mi fossi trattenuto in Germania più a lungo, potrei render ragione del modo
col quale in quelle Università si sostengano tante scuole; ma posso nulla meno
congetturare dal poco ch'ho veduto, che non è possibile in un triennio studiare
tutte quelle scienze che si vogliono apprese dai giovani giureconsulti. Una sola
cattedra frà noi abbraccia o potrebbe abbracciare il diritto camerale e quello di
polizia sotto il titolo di scuola di diritto interno del Regno; siccome però la teoria
di tal diritto non è stabile, ma dipende da mille spesso istantanee ragioni di
pubblica utilità, così in questi ultimi tempi nacque il pensiero di sopprimere la
Cattedra del diritto interno, e di ciò parlerò in seguito. La scuola d'economia
politica si unisce a quelle di finanza e di statistica. Il diritto feudale è inutile frà
noi. Il diritto ecclesiastico non appartiene più alla serie de' nostri insegnamenti.
Il diritto poi locale sia civico sia regale non s'ammette ove esiste un codice
completo come è quello ch'ora abbiamo, e l'esistenza d'un tale diritto diverso dal
116 comune devesi// in Germania alla diversità delle leggi colle quali si regolavano
le varie frazioni del corpo germanico, mentre il corpo intiero aveva la sua speciale
costituzione, per l'esame della quale s'è stabilita la Cattedra di diritto germanico.
Il diritto così detto forestale dipende anch'esso ne' Principati dell'Impero dai
privilegi de' Nobili, e si vuole che un giurisperito. ne abbia conoscenza per le
varie sanzioni penali che difendono i boschi da usurpazioni e danni; noi però non
abbiamo mestieri di tale conoscenza, poiché i codici civili e penali prowedono
a tutto, e per ciò che riguarda l'agraria, per il codice rurale, anche la difesa de'
campi, entra nella massa delle ordinanze contenute ne'. due codici principali, dai
quali hanno tutela le proprietà. Non è poi nè assolutamente, nè direttamente
necessaria agli studenti delle leggi la cognizione della diplomatica, se tende a
formare degli ambasciatori, e a pochissimi può essere proficua se spiega le cifre
e gli antichi caratteri de' diplomi. Quest'ultimo studio è più conveniente agli
archivisti pubblici e ai Bibliotecarj. Finalmente le scuole di storia politica, di
estetica, di metodologia, ed altre simili, o non hanno rapporto immediato cogli
insegnamenti delle parti della giurisprudenza, o sono studi de' Licei. Facendo
117 quindi una maggiore economia delle// scuole sovra indicate, resterebbero per
comporre la facoltà legale le seguenti, cioè, d'istituzioni di diritto civile, di diritto
penale, di diritto commerciale, d'economia politica, di medicina legale e politica,
e d'una settima scuola la quale abbracciasse le teorie del diritto naturale e pub-
blico, non che la filosofia delle leggi, e le antichità sì greche che romane relative
alla giurisprudenza.
Resterebbero anche gli esercizi forensi, q4ali io amerei pure nelle nostre Univer-
sità, per accostumare gli awocati ad arringare nelle cause civili, e nelle criminali;
anzi prima del mio viaggio in Germania ho scritto ai Reggenti delle nostre Uni-
versità perché consigliassero i professori che spiegano i codici civile e penale di
fare co' loro scolari degli esercizi accademici nella stessa forma colla quale si
trattano le cause innanzi ai Tribunali, proponendo soggetti di disputa sì per

530
l'istruzione de' giovani, che per l'eloquenza. Le mie insinuazioni ebbero nell'Uni-
versità di Padova un esito avventuroso, ed io insisto perché il provvedimento
divenga comurie anche alle altre Università.
La facoltà filosofica esisteva, come si è detto, anche nelle Università del Regno,
ma poi tolti ad esse molti insegnamenti e affidati ai Licei si lasciarono a quelle
118 i// soli studi che convengono agli Ingegneri e agrimensori, onde ebbe nuova
forma la facoltà fisica matematica. Le scuole filosofiche in Germaniaa sono quelle
di bibliografia, d'architettura greca e romana, di letteratura francese, e di
numismatica, che trovansi escluse dai nostri Licei e dalle nostre Università, e che
esistono nelle Università germaniche.
La bibliografia spetta ai Direttori delle Biblioteche; l'architettura greca e romana
s'insegna coi confronti nelle Accademie di belle arti e nelle scuole de' Licei; la
letteratura francese s'abbraccia da chi tratta ne' Licei medesemi d'ogni letteratu-
ra; non resta quindi che di parlare della Numismatica. Una scuola di questa
scienza della quale si giovano la storia e le arti tutte, si ha nell'Università di
119 Bologna, ed è l'unica nel Regno; ed è unica// per il solo motivo che un Gabinetto
di medaglie esiste in quella sola /Città/ <Università>, per il che parve certamente
improprio il creare altre cattedre di numismatica a Pavia e a Padova ove non
trovasi medagliere. Ora però che nella Capitale, grazie alla beneficienza del
Governo, si è formato un Gabinetto numismatico84 de' più scelti d'Europa, che
provveduto anche d'una Biblioteca archeologica, alla quale poche possono para-
gonarsi, offre largo campo agli studi degli artisti e dei dotti d'ogni classe, parmi
che possa ed anzi debba instituirsi una seconda Cattedra di numismatica nel
regno, e questa in Milano come scuola unita all'Accademia di belle arti, alle quali,
come accennai la numismatica è validissimo sostegno. Dico che questa scuola
dovrebbe stabilirsi ad esempio di Vienna, di Pest, di Lipsia, di Gotha, di Mona-
co, di Heidelberga ove esistendo un medagliere, si trovò necessario, che il Custo-
de ne fosse l'interprete, e coll'assegno stabilito <lasse pubblicamente le spiegazio-
ni di que' tesori, che alle sue cure affidati, ricevono dal suo zelo e lustro ed
accrescimento. Fortunatamente noi possediamo nel S.r Cattaneo85 Conservatore
120 del Gabinetto numismatico della Regia Zecca, un// letterato coltissimo in ogni

Non è d'uopo ragionar qui delle varie specie di storia universale, e parziale,
della diplomazia, dell'araldica, dell'estetica e dei vari studi economici e statistici.
Furono già sopra indicati, ed è facile il decidere se convengono alle nostre Uni-
versità. Ommetto pure di dire delle scuole di pedagogia, ossia dell'arte di edu-
care, e della ancor più nuova scuola che esiste in Freyburg: delle regole del viver
civile, ossia della comune prudenza. Qual smania d'insègnar molte cose!
84
Fondato con decreto del 20 dicembre 1803, grazie alla sensibilità e alla disponibilità del ministro
delle finanze Giuseppe Prina, al quale si era rivolto Gaetano Cattaneo per chiedere, tramite il sovrin-
tendente generale della Zecca, che venisse vietata la fusione delle monete di un qualche interesse
storico, come era invece prassi fino a quel momento. Venne creato in tal modo l'embrione del futuro
gabinetto numismatico.
85
Cattaneo, Gaetano (Soncino di Rognano, Pavia, 20 settembre 1771-Milano, 10 settembre 1841),
compagno di viaggio di Scopoli, intimo di Carlo Porta e di Giuseppe Bossi e forse zio del pii1 famoso
531
genere di arti e in moltissime lingue, il di cui nome suona già oltremonti (com'eb-
bi prove nel viaggio del quale mi fù compagno) in modo superiore agli eloggi,
che di buon grado, e ovunque m'onorerò di fare al valor suo. La nuova Cattedra
da lui coperta sarebbe di sommo vantaggio alla pubblica istruzione e di decoro
al Regno.
Non posso finire questo articolo sul sistema scientifico delle Università di Ger-
mania, senza parlare d'una nuova organizzazione degli studj nel Gran Ducato di
Frankfurt86 , molto più, che la novità diviene imponente, perché s'attribuisce ad
un Principe, ch'è anche esimio letterato, come ne fanno fede le opere sue sul-
!' estetica il Pericle, ed altre. Non sono riunite in un solo corpo le facoltà nel Gran
Ducato, ma divise in varie Città, per es. la facoltà medica in Frankfurt, la facoltà
legale in Wettzlar, la teologia in Fulda se non erro, e la filosofia in Ascaftenburg87 •
Esaminerò le ragioni che possono militare a favore di questo piano di studi, e
parmi ch'a due sole si riducano una proveniente dal desiderio di dividere gli
121 stabilimenti in più luoghi, per compensarli dalle perdite sofferte coi cangia-//
menti di Governo; l'altra derivante dall'utilità di concentrare maggiormente l' at-
tenzione degli studenti, non allettati a distogliersi dallo studio della scelta profes-
sione per applicarsi a quello di scienze utili sì, non però relative a· quelle che
devono procacciare ad essi uno stabile collocamento. Ma contro tali ragioni molte
altre si producono, eh' a me sembrano prevalere, e sono 1. Tutte le scienze sono
connesse frà loro, l'una soccorrendo ali' altra. 2. Alcune scienze sono necessarie
a più facoltà, e perciò dovrebbero nominarsi più professori. 3. I professori quan-
do le facoltà sono unite, ricevono reciprocq eccitamento a maggiori cose, e
l'emulazione si anima pei confronti. 4. Gli studenti hanno più mezzi per erudirsi

Carlo. Letterato e celebre numismatico, conservatore nel 1808 del neo istituito R. Gabinetto di
medaglie e monete presso la Zecca, gabinetto che C. tese a staccare e a rendere autonomo dalla Zecca.
Dal 1818 direttore dell'I. R. Gabinetto numismatico di Mil,mo. Ulteriori notizie biografiche in DBI,
XXII, 458-61, e da ultimo, nel saggio, molto più completo e attendibile, di A. SAVIO-G. DELLA
FERRERA, Il poliedrico Gaetano Cattaneo, fondatore del gabinetto numismatico di Brera, in «Archivio
storico lombardo» CXVI, 1990; pp. 347-374.
86
Dopo l'occupazione del principato vescovile di Magonza da parte delle truppe francesi e la
paralisi dell'università (già nel 1798 la facoltà di medicina era stata trasformata dai francesi in una
école speciale), l'arcivescovo Cari Theodor von Dalberg tentò di salvare l'organizzazione degli studi
trasferendo ad Aschaffenburg, residenza vescovile secondaria, ciò che restava dell'Università. La
Karls-Universitat comprendeva un istituto filosofico, uno teologico e uno giuridico. Con l'acquisizione
della città di Francoforte (1806) e la costituzione del Granducato di Francoforte (1810), Dalberg
decentrò l'organizzazione degli studi universitari, creando una facoltà medico-chirurgica a Francoforte,
una teologica a Fulda (ma l'istruzione avveniva in parallelo ad Aschaffenburg) e una giuridica divisa
tra Aschaffenburg e Wetzlar. Quando nel 1813, con la fuga di Dalberg, il principato di Aschaffenburg
venne ceduto (trattati di Ried -1813- e di Parigi -1814-) dall'imperatore d'Austria a Massimiliano
Giuseppe di Baviera, il ministro per il culto e l'istruzione pose fine alla Karls-Universitat, che divenne
un regio liceo bavarese. Cfr. BOEIIM, 38 e, più ampiamente su tutto ciò, Th. J. ScIIERG, Das Schulwesen
unter Kart Theodor von Dalberg besonders im Furstentum Ascha//enburg 1803-1813 und im Gross-
herzogtum Frank/urt 1810-1813, Miinchen 1939, 2 voli., in specie II, pp. 449 ss.
87
Si tratta di Aschaffenburg, città a poca distanza da Francoforte e prossima al confine bavarese, su
cui vedi la nota precedente.

532
e più sproni in mezzo a maggior numero di colleghi. Possono altronde cangiar
carriera, se scopronsi inetti alla prima, quando per es. intervenendo a qualche
lezione di fisica o d'anatomia sentansi nascere un deciso amore per le matema-
tiche o per la medicina. 5. L'economia è maggiore se unite le facoltà in sol locale,
una sola sia la Biblioteca, una sola la Cancelleria.//
122 Ma queste obbiezioni assai forti contro il sistema adottato dal Principe Primate88 ,
sarebbero esse deboli ove si volesse nel nostro Regno che le trè Università dive-
nissero trè grandi facoltà? Io nol credo, quantunque possa aggiungersi per soste-
nere la divisione Dalbergiana, che le nostre Università presentando per ogni
scienza il bisogno di nominare trè individui capaci in lato grado d'insegnarle, è
più facile che si trovino Uomini mediocri anzi che delle necessarie cognizioni
forniti: ove in vece uno solo dovesse sciegliersi probabilmente si avrebbe di
grandissima fama.
Osservando però che non mancarono mai finora persone capaci di ben insegnare
nelle Università, quando trovarono di che sostenere se stessi e le loro famiglie nel
grado onorevole di Professore, ed osservando pure che sarebbe dannosa la divisio-
ne delle facoltà non solo al nome delle Università, frà noi antichissime, e tali che
l'Europa intiera deve ad esse l'istruzione sua, ma ben anche agli studenti che da
lontani paesi dovrebbero con gravissimo dispendio recarsi alle Università, come
sarebbe il caso dei Permani, e degli Udinesi per recarsi a Pavia, credo che l'econo-
mia sola potrebbe consigliare di fare una sola Università nel Regno divisa in trè//
123 facoltà, e penso che anche questa causa di novità ingratissima non darebbe in
fatto gran risultamento, poiché come ho detto, le facoltà frà di loro si sussidiano
e converrebbe accrescere il numero de' Professori d'ogni facoltà, come si può
vedere chiaramente esaminando i corsi scientifici degli Ingegneri, de' Medici, ed
anche de' Legali. Aggiungo che mancherebbe per la restrizione delle cattedre l' ec-
citamento che ora hanno a ben fare i Professori de' Licei. L'economia di 100/m
franchia a fronte di tanti inconvenienti non parmi degna d'un Governo liberale.

a Dico 100 /m f[ranchi] e non sarebbe di più. Può farsi economia in altro modo,
e ne parlerò trattando delle nostre Università, senza fare così gran ferita all'istruzion
pubblica del Regno. Quale aspetto avrebbero le facoltà ridotte a poche cattedre?
Chi non sa che anche la dignità delle scuole si accresce col numero de' Profes-
sori? L'Italia mostrò in ogni tempo essere proficua alle scienze la gara reciproca
delle sue Università; nè l'utilità di questa stà sempre in proporzione del numero
de'scolari. Io desidero, ch'ogni Università abbia 400 allievi soltanto, ma che gli
istruisca profondamente, e sono sempre meglio istrutti da un Professore 30 sco-
lari che cento.
88
Dalberg, Cari Theodor Anton Maria, von (I-Ierrnsheim, presso Worms, 8 febbraio 1744-Regensburg,
10 febbraio 1817). Principe elettore e arcivescovo di Magonza, arcivescovo di Regensburg e granduca
di Francoforte, elevato al ruolo di principe primate della Confederazione renana. Personalità di
indiscusso spessore politico e di elevato livello spirituale, in rapporti con Goethe, Schiller, Herder,
il suo impegno per le scienze, le arti e l'organizzazione degli studi ha lasciato tracce visibili nelle
diverse tappe della sua carriera politica, a Erfurt, Mainz, Frankfurt, Aschaffenburg, Regensburg. Cfr.
più ampiamente NDB, III, 489-90, e Th. J. Sc1IERG, Das Schulwesen, cit., II, pp. 449 ss.

533
Art[icolJo 2.
Dell'amministrazione e della polizia delle Università di Germania
124 Alcune Università in Germania e specialmente quelle di Sas-//sonia hanno de'
fondia I'amministrazione de' quali appartiene di diritto ai professori, che ne trag-
gono i loro stipendj. Quest'amministrazione però non può essere grata ai mede-
simi, i quali pel loro carattere non sono fatti ordinariamente per l'impiego di
ragioniere e di fattore. Non hanno neppur tempo per queste cure, e volere che
si occupino di revisione di conti, di riscossioni, e anche di atti legali contro i
debitori, è anche volere che sacrifichino all'interesse i doveri della Cattedra, o le
ore che consacrerebbero a privati studj.
Le Università di Sassonia hanno una rappresentanza negli Stati del Regno, e
quest'onore, e potere può essere oggetto d'invidia ad altre Università. Le nostre
però non hanno motivo di desiderare alcuna onorificenza, poiché i dotti che le
compongono veggono innanzi a loro ogni via aperta alle più cospicue distinzioni.
125 Trè professori seggono nel Senato, e due nel Consiglio di// Stato, molti sono
membri del Collegio de' dotti, non pochi sono insigniti dell'ordine della Corona
Ferrea. Sotto il regno di Napoleone la verace dottrina trova e troverà sempre
splendidi premj, mentre i professori sassoni sedenti nella Dieta degli Stati veggonsi
in altre occasioni posposti sempre alla nobiltà, ed è raro il vederne 'alcuno deco-
rato della croce di cavaliere6.
Il reggente è annuo in quasi tutte le Università e semestrale in quella di Gottinga.
Ora s'ebbe timore che il reggente divenisse tiranno, ora si consigliò di prorogare
a più anni la sua influenza, e questa diversità d'opinioni sentita anche frà noi
divise sempre gli animi pel dubbio ch'una carica di troppo breve durata non
avesse forze per operare il bene; di lunga durata, stabilisse sotto l'aspetto dell'uti-
le pubblico una dannosa parzialità. Mi ricordo che fù proposto per le Università
126 del Regno, di non nominare il reggente frà i professori,// ma di cercarlo frà i
dotti, indipendenti per agio famigliare da ogni bisogno di Cattedra o di stipendio
qualsiasi governativo. Si disse che i professori fatti reggenti per un sol anno, non
avrebbero accusati i colleghi d'alcun errore per tema di ripercussione nel giro
delle reggenze, e dichiarati reggenti stabili o avrebbero dormito sugli allori rac-
colti, o difficilmente alieni da favore e da interesse avrebbero divisi, ed accesi,
non mai estinti i partiti, che l'amor proprio risveglia con grandissima facilità ne'

a La munificenza del Rè di Sassonia accrebbe ultim[amen]te l'assegno de' fondi


alle Università di Lipsia e Wittemberga colle terre dell'Ord[in]e Teutonico poi-
ché le possidenze loro non bastavano.
6 Il reggente di Gottinga ha rango di Generai maggiore; i Professori di maggiori.
Proporrei, che ai reggenti delle Università si dasse ancora il titolo di Magnifici,
per distinguerli da quelli de' Licei. Quando il corpo de' Professori è in costume
potrebbero le guardie presentar l'armi. Il reggente potrebbe aver l'accesso a
Corte nell'occasione delle grandi cerimonie.

534
corpi letterarj. Parve che un dotto d'anima nobile, ed estraneo ad un tal genere
d'amor proprio avrebbe in sè riunito e l'ardore di ben servire alle leggi, e l'amore
verso i componenti l'Università. Queste osservazioni non sono a dir vero senza
peso ma soffrono nulla meno gravi obbiezioni. Il dotto indipendente, e signore
libero, e forte d'animo per sostenere un'impresa di così alta importanza non è
facile a trovarsi. Senza stipendio, egli richiederà riguardi sommi dal Governo, che
dovrà cedere tal volta all'opinione sua quantunque dubbia: che se si vorrà fissargli
un assegno, ed ei lo accetti questo dovrà essere non mediocre, ed ecco un pre-
giudizio ali' economia.
Nè, egli pure, sia saggio quanto si voglia, potrà esser totalmente alieno da partiti
127 e troppa pazienza si// richiede nel reggente, riguardo agli scolari, perché colui
che non abbisogna d'impiego sopporti lungo tempo e noje, e disagi senza stan-
carsi: che se tali reggenti rinunziassero con frequenza, crescerebbe per la rinunzia
loro la difficoltà di trovarne altri, e taccio che i molti intermedj frà il Governo ed
i corpi letterarj ritardano spesso più che non accelerano i buoni studj. Deve poi
dirsi che i difetti delle brevi magistrature furon comuni ai Governi repubblicani,
e non noquero perciò. Non istà nelle nomine il vantaggio dell'amministrazione,
ma nella vigilanza di chi ha nominato. Per le quali cose, delle due opinioni, credo
che ottenga preferenza quella delle reggenze annue, e dell'elezione d'un profes-
sore a reggente, come ora avviene. Essendo questa elezione una ricompensa
pubblica al merito, è giusto che ciascuno possa aspirarvi, ed è poi provato dal-
1' esperienza che cadendo le nomine de' reggenti per giro in tutte le facoltà e
ciascuno de' nominati cercando finché dura la sua reggenza, di giovare alla facol-
tà cui appartiene, s'ottiene nel triennio un equo, proporzionato incremento di
tutti gli stabilimenti onde s'adorna e sostiene l'Università.
A Gottinga il reggente è capo di più complicata amministrazione che non è la
128 nostra presiedendo anche il// Consiglio, che in molti casi giudica di cause civili,
le quali si riferiscono a studenti, ed anche in cause criminali per delitti commessi
nell'Università. Era dunque ragionevole che una carica così importante fosse ivi
più periodica che altrove, e il Governo provvide ai danni della periodicità col
porgli al fianco un assessore perpetuo preso frà i giureconsulti, e non professore.
Questo assessorato è inutile per noi.
In qualche Università di Germania i professori propongono al Governo quelli
che devono succedere alle Cattedre vacanti, e dicesi che a Basilea le Cattedre
passino di padre in figlio. Non è così a Gottinga ove il Governo nomina diret·
tamente i professori, e sarà sempre così ove si vorrà l'ordine e il decoro de' primi
stabilimenti di pubblica istruzione.
Ho notato che i Professori delle Università germaniche danno molte lezioni pri-
vate a loro profitto, ma devo notare un'altra sorgente di vantaggio per alcuni di
essi.
La facoltà legale costituisce a Gottinga, e in altre Università, un corpo di
Giurisperiti al quale possono ricorrere per parere gli Avvocati e che il Governo

535
129 consulta in tutte le occasioni. Formasi ivi perciò un Tribu-//nale 8 , o per dir
meglio quelle facoltà legali sono ciò che la regia Commission legale è frà noi. Io
ardisco dire che quel sistema possa anche frà noi felicemente adottarsi. Le storie
]?arlano dei consulti richiesti da Principi ed Imperatori all'Università di Bologna.
E da supporsi che uomini capaci d'insegnare la giurisprudenza lo siano anche di
praticarla; l'occuparli delle sole Cattedre è quasi un perder la metà delle forze
che possono impiegare a vantaggio del Governo6. E qui ciò ch'io espongo par-
lando delle facoltà legali si appoggia all'utilità che il Governo stesso sa trarre
dalla facoltà medica per gli oggetti di sanità, e per accordare la ·libera pratica ai
medici. E perché la facoltà fisica-matematica non può essere consultata come il
fù altre volte per gli oggetti d'acqueC, e per qualunque altro di fisica? La facoltà//
130 medica forma già Tribunale, diasi il titolo di consulta anche all'altre facoltà, ed
avrassi ragione d'accrescere gli stipendi de' Professori, i quali mal saprebbero
desiderarli se non fossero associati a serviggio più assiduo del Governo.
È massima nelle Università di Germania, che gli studenti non debbano sottoporsi
alle leggi comuni, ma soggiacere alle leggi delle stesse Università, e quindi ai
giudizi de' Professori. Questa massima fù sempre, ed è tuttavia cagione in più
luoghi di Germania dell'insolenza de' studenti, ch'osano affrontare la stessa
soldatesca, e sprezzano costantemente i Cittadini.
Nell'Università di Landshut, questo privilegio è cessato da qualche anno<l. Nelle
Università Austriache egualmente da lungo tempo. Pare anche in quella di Berlinoc.
131 Rimane ancora, ma non sò// come, nelle Università di Sassonia, Westfalia e
Baden. È vero che le Università non devono tenersi come case d'educazione e
che la gioventù non va trattata con eccessivo rigore: ma chi può dare ad uno
studente la facoltà di oltraggiare un Cittadino senza che sia punito colle leggi
comuni? Perché uno studente avrà un Giudice diverso dagli altri? Perché in un

a Ogn'anno la facoltà legale di Gottinga conta circa 400 referati.


b Le Università in tal modo potrebbero somministrare de' Giudici alle Corti
superiori. Anzi a questo riguardo osserverò, che non solo non devono mai esclu-
dersi dagli avanzamenti nella carriera giudiziaria i professori legali delle Univer-
sità, ma che deve invece cercarsi, eh' esse servano come di scala a maggiori onori
nel foro, e nelle Corti. Se la facoltà legale sarà più distinta la vedremo sempre
formata da Uomini di alto merito.
e I fisici-matematici possono servire non solo come ispettori idraulici, ma riferire
anche sulle arti, sulle miniere, e molti altri oggetti di pubblico interesse.
<l Ogni Accademico è soggetto come qualunque altro suddito alle leggi civili e
criminali dell'Elettorato. Leggi accademiche del 1804.
e «Studiosi non Universitatis tantum statutis et rectoris senatusque accademicis
decretis tenentur, verum etiam pubblicis Imperii legibus subiecti sunt, iis maxime
quibus certamine singularia (duello) et arcanae societates vetantur. Praeterea edictis
et mandatis severitatem publicam (in jus civitate) prestantibus parent».
Costitutiones accademiae Berolinensis, 1809.

536
luogo eretto dalla munificenza del Sovrano a suo prò si permetterà di offendere
le leggi dello stato, coprendosi d'ingratitudine? Non deve egli anzi essere più
sommesso alle leggi di qualunque altro, che non sia com' egli beneficato? Dicesi
che a Gottinga vi sono molti stranieri. Ebbene costoro mancheranno ai doveri
dell'ospitalità? Partendo dalla loro patria assunsero forse l'impegno d'insultare ai
Governi che instituirono Università?
L'indecenza, e l'insolenza de' studenti in alcune Università trova appoggio prin-
cipalmente nel sistema di pagare le lezioni. Non può essere giudice delle colpe
commesse da studenti colui, eh' è stipendiato da studenti medesimi. Ho già de-
132 clamato contro que-//sto sistema, il quale da alcuni si sostiene ad onta della
prodotte eccezioni dichiarando che il toglierlo sarebbe lo stesso che scemare ed
estinguere anche la diligenza de' scolari, giacché l'esperienza ha provato che gli
studenti paganti profittano assai più che i non pagantia. La qual cosa però io non
m'induco facilmente a credere; volendo attribuire il poco profitto de' non paganti
alla condizion loro, quasi sempre altrettanto ineducata quanto povera: ma sup-
posto anche il fatto invece d'irritare l'attenzione de' giovani col far loro pagare
le lezioni ai Professori, non potrassi esigere da loro una somma al cominciare
dell'anno scolastico e dividerla frà i Professori e la cassa dell'Università?
Gli studj nelle Università di Germania sono animati da molte pensioni delle quali
possono godere gli studenti. Nella sola Gottinga vi sono 62 pensioni, oltre 82
133 tavole franche6. Ogni anno quattro// studenti nella stessa Università sono eccitati
a pubblicare una dissertazione all'atto che ottengono la Laurea, e se la disserta-
zione è applaudita ricevono dal Governo una medaglia d'oro del valore di 25
zecchini. Simili premjc vorrei io pure nelle nostre Università, trè per ciascuna,
onde non fosser premiati i soli allievi de' Licei, e oltre le medaglie proporrei
volontieri che ai decorati si accordasse la preminenza nell'occasione di pubblici
impieghi, come per es. gli Ingegneri sarebbero aspiranti di diritto presso la Di-
rezione generale delle acque e strade; i medici avrebbero il grado di primarj nei
distretti, ossia di consulenti della Commissione di sanità, distinzione che li por-
terebbe alle migliori condotte; i legali sarebbero distinti dal Gran Giudice e
promossi quindi più facilmente nella carriera giudiziaria.
Trà le pene che si incorrono dai studenti nelle Università Tedesche sono da
notarsi le due seguenti nel regolamento dell'Università di Berlino «De quo maleficii

a Devo dire a lode della verità che molti professori in Germania nulla ricevono
da studenti poveri. Talvolta però è difficile il determinare il grado di povertà, e
se un Professore è troppo generoso spiace agli altri.
6 La pensione è una somma annua della quale il giovine dispone; la tavola franca
è un diritto, che lo studente ha di essere nutrito una sol volta al giorno. Anche
le tavole franche nelle trattorie sono cagione di disordini almeno di poca educa-
zione.
e Agli allievi de' Licei basterebbero le medaglie d'argento.

537
134 cau-//sa anquisitum publico judicio fuerit, aut qui morum probro in censuram
incurrerit is loco et dignitate civis accademici statuentibus Universitatis
Magistratibus ad tempus excluditur, neve nisi justa et plena absolutione a judice
pronunciata hac exclusione liberatur. Qui ab instantia modo fuerit absolutus is
nisi consentiente senatu accademico, et suspicione absque ipsius culpa remanente
immunitates et privilegia studiosorum ne recuperato». «Qui litteras relati in al-
bum nominis testes (matricula) non instauratas exolescere passus fuerit, vel
Universitate decedens testimonio morum et studiorum necessaria impetrare
neglexerit ejus nomen in propatulo exponitur».
Uno studente in alcuna delle nostre Università può per qualche mancanza ai
regolamenti essere escluso da quella in cui la commise e tollerarsi in un'altra.
Non deve escludersi da tutte se non per colpe che richiedano un pubblico esem-
pio; ben inteso, che quegli il quale fù colpito da sentenza de' Tribunali Criminali
non può aver accesso nelle Università. La prudenza sola può dettar legge in
proposito, nè conviene spinger troppo oltre la massima che le Università hanno
ad essere corpi purissimi da ogni censura. La severità eccessiva può togliere dalla
135 via degli studj un giovine di grande spe-//ranza per una colpa non grave, e porlo
alla disperazione per non sapere come più presentarsi in patria e ritrovar pane.
Quelli, che amano prevenire i gastighi anzi che punirli, esaminando le cagioni
principali che movono gli studenti all'indisciplina, la trovano nella somma loro
gioventù e libertà. Ma quali mezzi propongono per ostare a queste cagioni così
naturali di disordini, e dalle quali hanno anche origine molti beni? Riguardo alla
gioventù essi propongono che non siano accettati nell'Università i giovani minori
di 20 anni, e frenarebbero volontieri la libertà col formare de' Collegi in tutte le
Università, al pari di quelli che esistono a Pavia di diritto patronale Borromei e
Caccia. Ma il primo progetto ritarda gli studi" e la gioventù a 20 anni non è più
saggia che a 18. Il secondo è d'un dispendio così grande che vano è il parlarne.
136 Egli è sui debiti che fanno gli studenti nelle Uni-//versità che i Tedeschi hanno
pubblicato speciali ordinanze. Noi sottoponiamo tali materie ai Tribunali civili,
e non abbiamo reclami. A Landshut è stabilita la tabella del maximum cui deve
giungere la persona che fà credito ad uno studente, per es. non deve il mercante
far credito per più di 22. fiorini in oggetti di vestiario; il calzolaio e il sarto per
più di 12., il libraio per più di 20. Se il debito dello scolaro eccede questa somma
l'Università non lo forza a pagarlo. Non v'è però tabella di maximum nè per il
pagamento della pigione, nè pel vitto, nè per le spese incontrate in caso di
malattia, nè pel salario ai. domestici6.

a Forse i giovani escono troppo presto dai Licei, durando ivi il corso de' studii
due anni soli. Si aggiunga un terzo, e più maturi passeranno gli allievi all'Univer-
sità. Un'ordinanza sassone del 1793 stabilisce che niuno sia impiegato ne' pub-
blici dicasteri prima di 21 anni.
6 Niuno è ricevuto frà gli studenti dell'Università a Landshut, se non prova di
potervisi sostenere. Accad. gesetze zu Landshut. 1804, p. '4 § 5.

538
Mi sono informato sul sistema delle pensioni nelle Università di Germania, ed ho
verificato che vi hanno parte anche le vedove e i figli. E perché ciò non sarà
egualmente per le nostre Università? lo mi maraviglio che la legge 4 settembre
1802 non abbia avuto in vista che il beneficio del Professore scordandosi della
possibilità ch'egli sia ammogliato e con prole. Si direbbe che allora tutti i profes-
137 sori erano celibi e soffocava-I/no i voti de' pochi padri di famiglia. Questo vuoto
della legge contrario a tutte le altre disposizioni del paterno nostro regime deve
togliersi, ed è giusto per ogni titolo, che i professori siano trattati come tutti gli
altri impiegati. Penso anzi che ne' stipendi de' Professori medesimia debba farsi
una distinzione se sono, o non sono celibi, e che agli ammogliati diasi un com-
penso maggiore sotto qualunque titolo. Che se egli è vero, che l'aver famiglia non
accresce il merito dell'ingegno, nullameno la differenza della condizione esige
naturalmente uno speciale provvedimento. Ove il padre di famiglia non possa
soccorrere ai proprii bisogni, difficilmente può darsi allo studio, nè vi si consa-
crerà lietamente se può prevedere, che alla sua morte i suoi figli mancheranno di
sostegno.
138 Sulle spese che sono a carico de' Governi per le Univer-//sità germaniche non ho
potuto tutte avere quelle notizie eh' avrei desiderate. Mi fù detto soltanto a Gottinga
che l'Università costerà annualmente 160/m. franchi, comprese le spese di clinica
e dello stabilimento d'ostetricia.
La sola biblioteca importa un dispendio pari a quello, che a noi cagionano le
nostre cinque. Ogn'anno si acquistano a Gottinga 2200 volumi circa 6. Quella
biblioteca può dirsi realmente la prima d'Europa, e in ciò soprattutto si distingue
ch'essa non contiene d'antico che le opere classiche senza il menomo lusso, e
raccoglie invece tutti i libri nuovi di qualche merito che appaiano sotto qualun-
que cielo in ogni ramo di utili studi,
Le ferie non durano che due mesi circa nelle Università di Germania, e da noi
quasi cinque. Sarà d'uopo in ciò di riforma almeno nel togliere o scemare molte
vacanze intermedie per le quali ora i cinque mesi d'ozio divengono sette.//

a Gli stipendi de' professori sì ne' Licei che nelle Università devono essere
prororzionati all'incremento dei prezzi di tutte le cose. Ottimo divisamento è
quello d'accrescere ogni quinquennio una somma nuova agli stipendi medesimi
(e anche ciò adatterei, ma in minor grado ai Licei stessi), non tacendo però che
converebbe per i trè primi quinquenni non accordarsi l'aumento, che a coloro
che avessero prodotto alla pubblica luce qualche letterario lavoro.
6 Ogni giorno si danno e ricevono dai lettori in biblioteca e fuori 200 libri
almeno: ogni studente può avere libri in casa, se un professore guarantisce per
lui. Si escludono i libri di gran valore che devono leggersi in biblioteca.

539
139 Sez[ion]e II"
Delle Università del Regno

Art[icolJo 1
Delle facoltà che costituiscono le nostre Università
Sono trè'1. 1. La fisica-matematica. 2. La medica. 3. La legale. Alla prima appar-
tengono le scuole d'architettura civile e militare, di storia naturale, d'agraria, di
fisica generale, di fisica sperimentale, d'introduzione al calcolo sublime, di mate-
matica applicata, di matematica sublime e di astronomia. Alla seconda si ascrivono
le scuole di botanica, di materia medica, di chimica generale, di chimica farma-
ceutica, di fisiologia coll'anatomia comparata, d'anatomia umana, di patologia, di
clinica medica, d'istituzioni chirurgiche coll'ostetricia e di clinica chirurgica. Della
terza facoltà sono le scuole di codice Napoleone, di procedura civile cogli atti
autentici di diritto e procedura penale, di diritto naturale e sociale, d'economia//
140 pubblica e diritto commerciale, e di diritto pubblico interno del Regno. Per
ciascuna di queste scuole in ogni facoltà vi è un Professore ordinario con regio
soldo, e un ripetitore senza stipendio pubblico.

§ 1.
Osservazioni sulla facoltà fisico-matematica
Secondo il piano del 31 ottobre 1803 89 il professore di matematica applicata, e
i professori di fisica generale e di sperimentale ripetono ciascuno una parte d'eguale
insegnamento; mentre nel § 4 è detto per es. che la matematica applicata si limita
alla dinamica, all'idrodinamica con applicazioni alla statica, alla meccanica, al-
l'idraulica; vedesi al § 6 che la fisica generale deve abbracciare le teorie del moto,
dell'attrazione, della gravità, delle machine, delle pressioni, delle projezioni, ecc.
e notasi nel § 7 che la fisica sperimentale si estende a spiegare le leggi della natura
che riguardano l'equilibrio e il moto delle masse solide e fluide; quelle della luce
e de' colori; quelle de' suoni che i professori di matematica applicata e di fisica
generale insegnano teoricamente. Tali prescrizioni non fanno fede di un piano
141 ben ordinato e appalesano poi a mio credere un difetto considera-I/bile, allorché
dividono l'insegnamento teorico e il pratico frà due Professori. Se mai è vero il
canone oraziano «segnius iritant animum demissa per aures quamque sunt oculis
subjecta fidelibus» lo è certamente nello studio della fisica matematica. Le teorie
del calèolo devono andar del pari più eh' è possibile coll'esperimento fisico, la

a L'ordine vorrebbe che le classi fossero cinque 1. di fisica. 2. di matematica. 3.


di medicina. 4. di giurisprudenza. 5. di teologia. Alla fisica apparterebbero le
scuole comuni agli Ingegneri e medici come la fisica esperimentale, la zoologia,
mineralogia, chimica, e botanica.
89
Si riferisce al «Piano di studi ·e di disciplina per le Università nazionali», 31 ottobre 1803, in
«Foglio officiale della Repubblica Italiana», 1803, pp. 155-216; su cui cfr. il saggio introduttivo di L.
PEPE in questa stessa Sezione.

540
mente deve convincersi col fatto della verità di sue astrazioni. Vuolsi dunque uno
stesso precettore per la teoria e la pratica, ove non vogliano suddividersi troppo
le scienze, moltiplicarsi i professori e rendere più lungo il tempo degli studii fatti
troppo analitici, offendendo così le leggi dell'ordine e dell'economia.
Perciò più conveniente appare, che rimanendo intatto il § 4 del piano, cioè
l'insegnamento della matematica applicata, si dichiari, che le sue teorie saranno
anche dallo stesso professore comprovate cogli esperimenti, e si torrà dal numero
delle scuole della facoltà fisico-matematica la fìsica generale, potendosi anche
attribuire all'astronomia qualche parte, che si dava alla fìsica medesima.
Rimane però alla fìsica sperimentale col titolo semplice di fìsica (cessando la
142 divisione di sperimentale e generale) l'insegnamento di ciò che riguarda la luce,// il
calorico, i gaz, il suono, i venti, l' eletricità, il magnetismo, e il galvanismo.
Dopo il § 8 del piano mentovato leggesi un'annotazione sugli esercizi geodetici
ed idraulici, la direzione de' quali si affida ad uno de' professori senza fissare
quale debba essere, e si aggiunge in fìne, che da uno di essi si daranno anche a
studenti con appositi esemplari delle idee pratiche sul taglio delle pietre a varie
regolari fìgure. Quest'annotazione mi conduce a supporre utile una dichiarazione
riguardo ai detti esercizi, quella cioè, che debba esserne incaricato decisamente
il Professore di matematica applicata, o quello di calcolo sublime con qualche
straordinario emolumento8, e che della stereotomia si diano i precetti dal Profes-
sore d'architettura civile e militare. Mi sostiene nell'idea del proposto emolumento
la certezza di sempre imperfetto insegnamento quando non sia affidato a profes-
sore che ne sia garante, e rendo ragione dell'unione della stereotomia all'archi-
143 tettura coll'//esempio della scuola di- Modena 90 ed.ella politecnica di Francia91 •

a Se si crede di adottare l'esempio delle Università di Germania nel fare de'


Professori straordinari, potrà nomi[na]rsene uno per tali esercizi, che sarà anche
ispettore del Gabinetto fìsico, nel quale si riuniscono tutte le machine necessarie
alla scuola non solo di fisica-matematica, ma anche a quella di chimica.
90
Istituita dal Direttorio esecutivo della Repubblica Cisalpina nel 1797, la Scuola militare del Genio
e del!' Artiglieria di Modena (inizialmente la sede avrebbe dovuto essere Bologna) era finalizzata alla
formazione degli ingegneri per i due corpi dell'Artiglieria e del Genio. Organizzata sul modello del
Collegio militare di Verona, da dçwe proveniva anche il primo direttore Leonardo Salimbeni, e
tenendo conto dell'esperienza dell'Ecole Polytechnique, dall'organizzazione della quale però si diffe-
renziava, la Scuola militare preparava mediante una formazione teorica e pratica al servizio attivo nei
corpi tecnici. Inaugurata nel 1798, venne chiusa l'anno successivo in seguito all'entrata degli austro-
russi in Modena e riaprì alla fine del 1801. Con la fine del Regno d'Italia e la restaurazione del
governo estense a Modena, dopo un iniziale ed effimero trasferimento a Cremona, la scuola venne
chiusa nel luglio 1815. Notizie più diffuse su questa scuola in G. CANEVAZZI, La Scuola Militare di
Modena (1756-1914), I: 1756-1814, Modena 1914.
91
Tra le più celebri istituzioni scolastiche francesi, modello per tutto il corso dell'Ottocento delle
grandes écoles che caratterizzano l'istruzione superiore francese; creata nel 1794 grazie all'apporto
fondamentale di Gaspard Monge, col nome di Ecole centrale des Travaux publics, modificato poi
l'anno successivo, essa doveva servir<; alla formazione degli ingegneri che sarebbero stati reclutati nei
grands corps cieli' amministrazione statale. Sulle origini dell'Ecole si veda da ultimo l'ottimo contributo
541
Per i decreti governativi sui Licei nissuno scolaro si presenta alle Università senza
conoscere l'architettura ne' suoi vari ordini, per il ché nelle Università stesse lo
studio dell'architetto deve maggiormente, e quasi intieramente, dedicarsi alla
parte militare, ciò che lascia anche intendere lo stesso § 5 del piano nel secondo
membro, ed ove dice che il Professore si occupa altresì della prospettiva lineare
ed aerea. Meglio è quindi che la scuola di cui si tratta assuma il titolo di geome-
tria descrittiva e di architettura militare (veggasi per la prima, la recente e bella
opera del Professore Tramontini92 di Modena).
Ho asserito ch'una parte delle cose insegnate finora dal Professore di fisica ge-
nerale possono spiegarsi dal professore d'astronomia. Queste sono la fisica cele-
ste e le leggi del flusso e riflusso. Le meteore o fanno parte de' fenomeni elettrici
o devono applicarsi al calore, alla luce, ed ai venti oggetti tutti della fisica quale
è conservata come si è detto. Si osservino però due cose intorno alle scuole
d'astronomia, la prima, che per gli interessi del Regno non deve limitarsi quella
scienza a passeggiare frà le distanze e nell' orbite or fisse or volubili degli astri, ma
144 applicarla alla nautica principalmente. La seconda,// che mancando Pavia d'un
osservatorio, il quale trovasi invece in Milano co' suoi professori, deve in quella
Università rimanere un vuoto per la massa degli studenti nella facoltà matema-
tica, venendo a mancare l'astronomia. Il che non essendo giusto, è forza l'inca-
ricare dell'insegnamento di quella scienza il professore di fisica, se pure non amisi
meglio d'inviare a Pavia per l'anno scolastico uno degli allievi della specola mi-
lanese con apposito stipendioa per la spiegazione almeno delle teorie astronomi-
che e per le osservazioni per così dire elementari del Cielo.
La storia naturale nel piano del 31 ottobre 1803 fà parte della facoltà fisica-
matematica e col fatto fà parte anche della facoltà medica, essendo i medici
obbligati allo studio della storia naturale nell'anno terzo. Sù questa scienza è
necessaria qualche riflessione dopo il decreto 15 novembre 1811. Per lo spirito
145 di questo decreto deve apprendersi ne' Licei una cognizione generale del// siste-
ma della natura ed alle Università si lascia il penetrare più addentro nell'ordina-
zione delle specie, e nell'esame delle loro qualità ed usi. Ma questo più minuto

a Preferisco questo secondo partito perché converebbe sempre dare un'assegno


parziale anche a quel Professore di fisica per la maggior occupazione a confronto
dei Professori di fisica in Bologna e Padova ove sono specole unite all'Università.

di B. BELI !OSTE, Les origin es de l'Eco/e Polytechnique. Des anciennes écoles d'ingénieurs à l'Eco/e
centrale des Travaux publics, in «I-Iistoire de l'édùcation», 1989, n. 42, pp. 13-53.
92
Tramontini, Giuseppe (Verorn1, 12 marzo 1768-Modena, 25 febbraio 1852). Tra i primi docenti
della Scuola del Genio e dell'Artiglieria di Modena, incaricato dell'insegnamento di disegno e archi-
tettura civile. Dal 1804 supplente di P. Cassiani alla cattedra di màtematica applicata, titolare di
geometria descrittiva nella stessa scuola nel 1810. L'insegnamento di T. è stato di notevole importanza
per la diffusione della geometria descrittiva in Italia; l'opera cui fa riferimento Scapoli è molto
probabilmente Delle proiezioni grafiche e delle loro principali applicazioni; trattato teorico-pratico ad
uso della R. Scuola Militare del Genio e dell'Artiglieria come ancora di tutti i giovani architetti ed
ingegneri civili, Modena 1811. Per ulteriori notizie biografiche, cfr. G. CANEVAZZI, La scuola, cit., I,
pp. 221-24.

542-
studio sarà esso possibile coll'antico piano? Dovrà il professore di storia naturale
nell'Università far conoscere tutti i mammanti, gli anfibi, i pesci, gli uccelli, le
farfalle, i mollusci, i vermi, i minerali? Esaminando lo scopo cui mirano gli
Ingegneri e i medici sarebbe ciò utile a loro? Non lo è per mancanza di tempo
necessario a tutto conoscere. Ed è superfluo l'insegnamento di cose delle quali
non si deve fare alcun uso dopo che sono apprese; quando il tempo stringe, e
giova imparare ciò, che è più analogo alla professione che vuolsi esercitare. Per-
ché però quello studio possa farsi, e farsi utilmente conviene cangiare il piano,
e dividere la storia naturale in Zoologiaa e in mineralogia. Quindi, .di questa
prescrivere agli studenti quella sola parte di studio, che possa essere vantaggiosa
146 alla professione cui si consacrano. Il primo cangiamen-//to al piano deve avvenire
anche per meglio regolare lo studio della fisiologia ch'ora è unito all'anatomia
comparata, mentre quest'ultima non ha una relazione così stt:etta colla fisiologia,
come ne ha colla zoologia, di che si parlerà in appresso, ed il medesimo cambia-
mento gioverà fare anche per lo studio maggiore della geologia, che ora si unisce
alla mineralogia. Il secondo de' cangiamenti consiste nel dividere le lezioni in
quadrimestri di modo che nel primo quadrimestre si abbia la geologia, nel secon-
do l'arte di estrarre dalle viscere della terra i metalli, e gli altri fossili utili alla
società6 . Così gli Ingegneri si obbligheranno al primo quadrimestre, e non al secon-
do, poiché già conobbero ne' Licei quali sono le pietre costituenti i monti, e quali
i metalli. I medici invece sarebbero obbligati a tutti i quadrimestri indistintamente.
La geologia fà parte, da non molto tempo, degli studj italiani: essa però non si
perda troppo in teorie sulla formazione del globo, e de' suoi monti, delle pietre
147 di prima e seconda cpmposizione, della soluzione uni-//versale nell'acqua, o della
cristallizzazione col fuoco; ma celermente passi all'applicazione delle teorie all'ar-
te di scavare le miniere, ali' esame de' loro strati, gallerie, pozzi, ma chine, forni,
ecc. facendo conoscere agli studenti tutto ciò, ch'è la mineralogia nello stretto
suo senso. Così nel secondo quadrimestre esporrà i varj processi per cavare i
metalli, il solfo, il carbon fosile, il salgemma dai monti, e trà i metalli dirà a
preferenza dei più noti in Italia come del ferro, del rame, della giallamina, poi
dell'oro, e dell'argento, del manganese, e del mercurio di cui si sono vedute delle
striscie, per così esprimermi, annaberine nel Tirolo. Se fossimo più ricchi di
miniere sarebbe qui il luogo di parlare delle scuole speciali di Schemnitz93 , e di

" La Zoologia non dev'essere studio necessario degli Ingegneri, ne ebbero già
idea, come ho indicato, ne' Licei. Non conviene occuparli in troppi oggetti nelle
Università. Giova loro piuttosto il conoscere la chimica tecnica, la geologia, la
docimasia e l'agraria.
6 Si dividerà pure in quadrimestri la Botanica e l'agraria come si dirà in appresso.
93
Città natale del nostro, posta in Bassa Ungheria, attualmente Slovacchia (Banska Stiavnica), sede
di una Accademia mineraria montanistica presso la quale il padre del nostro, Giovanni Antonio,
insegnò chimica e botanica per sette anni, dal 1769 al 1776, prima di accettare l'incarico d'insegna-
mento all'università di Pavia, Si veda, per ulteriori notizie, il saggio introduttivo di L. BLANCO, in
questa stessa Sezione.

543
Freyberg94 ch'ho visitate, e di ragionare sulla convenienza di erigerne anche nel
Regno. Tenue però essendo il prodotto de' nostri minerali è inutile il dissertare
sù ciò. Le scuole sopranominate sono composte de' seguenti insegnamenti 1.
dell'arte di scavare le miniere. 2. della chimica. 3. della matematica applicata
all'idraulica, ed altre parti della mineralogia. Vi sono esercizj di disegno, e di
livellazione delle miniere, s'insegna anche l'amministrazione delle miniere stesse.
148 L'arte di scavare le miniere abbraccia anche gli assaggi de' metalli;// la chimica
si applica specialmente alla metallurgia. A Freyberg la chimica è preceduta dalla
geologia e mineralogia in genere. È il celebre Werner che l'insegna, e io colgo
quest'occasione per rammentare i molti obblighi miei, non solo per l'amoroso
accoglimento da esso fattomi e la spontanea assistenza sua finché mi trattenni a
Freyberg, ma ben'anche per le cognizioni procuratemi sul processo dell'arralgama
[sic!], e per la bontà colla quale volle egli stesso classificare le 2.1 collezioni di
minerali, che acquistai sono due anni pei Licei del Regno.

§ 2.
Osservazioni sulla facoltà medica
Lo studio della botanica, che appartiene alla facoltà medica nel piano del 31
ottobre è comune, come fù indicato, anche agli Jngegneri pei quali però è total-
mente inutile ciò che riguarda l'esame delle piante officinali, superflua poi al
certo, e per essi e pei medici medesimi è la cognizione delle erbe straniere, le
quali non senza lusso coltivansi in tutti gli orti botanici, quando non servono nè
alla farmacia, nè alle arti.
149 E ciò che dico del lusso della botanica, dicasi anche// dell' ;graria, che è trattata
sulle [sic!] Università con insegnamenti teoretici desunti dalla stessa chimica, in
modo sempre imperfetto, ove si paragoni la coltura delle campagne in grande, coi
piccioli saggi di coltivazione che dar si possono dai Professori.
Senza però togliere alcuna cosa allo studio della bottanica e dell'agraria, parmi
che possano almeno riunirsi di nuovo insieme, ed insegnarsi da un solo precet-
tore per economia dell'erario ed anche di tempo, nuocendo assolutamente allo
studio il divider troppo le scienze, e l'obbligare perciò gli scolari ad essere ascol-
tatori da molte cattedre. Tale unione non può far danno alle scienze, le quali
trattate separatamente vedansi anzi in una luce più ampia, ma più divisa. La
cognizione de' due sistemi di Linneo e Tournefort 95 nei quali si compenetrano

94
Città sassone, sede della famosa Bergakademie, la prima scuola mineraria d'Europa istituita nel
1765 dal principe elettore di Sassonia, alla quale si ispirarono le successive istituzioni scolastiche in
campo minerario, compresa l'École des mines francese, creata a Parigi solo nel 1783.
95
, Tournefort, Joseph Pitton De (Aix en Provence, 3 giugno 1656-Paris, 28 novembre 1708), famoso
medico e botanico, la cui opera ha esercitato una grande influenza lungo tutto il XVIII secolo.
Entrato al Jardin du Roi nel 1683, iniziò le sue ricerche e l'insegnamento nel campo della botanica,
che deve al suo magistero e alla sua opera la creazione del moderno concetto di genere. Le opere
scientifiche di T. ebbero una larga risonanza nell'ambiente scientifico europeo settecentesco. DSB,
XIII, 442-444.

544
tutti gli altri, si deve avere ne' Licei, e brevemente quindi devono richiamarsi alla
memoria degli studenti gli elementi della filosofia della botanica, e della fisiologia,
sicché tutti insieme non debbano occupare più d'un bimestre; un altro diasi alle
principali piante officinali; il rimanente dell'anno scolastico può dedicarsi all' ap-
plicazione della botanica alle arti, e specialmente alla prima di tutte, l' agricol-
150 tu// ra. Quindi l'esame delle piante da bosco, delle oleifere, delle tintorie, delle
cereali, delle leguminose, delle viti, e d'ogni altro prodotto vegetabile, che serva
direttamente ai bisogni dell'Uomo. Non deve credersi che nelle Università vogliasi
formare un perfetto agronomo, o far conoscere le erbe tutte della Nuova Ollanda,
o della Groenlandia. Siccome il Governo lascia intatti gli orti botanici ed agrari,
come ora si trovano, siano essi pascolo anche ad una più minuta curiosità di chi
per genio brama di seguire a passo a passo le più recenti scoperte, ma gli inse-
gnamenti de' professori devono essere più generali, e versare sulle cose più es-
senziali, ossia sulle più utili a sapersi. L'esperienza m'assicura che possono acqui-
starsi le cognizioni più importanti di botanica e d'agraria nello spazio d'un anno,
poiché gli orti parlano da se, e chi non sà studiarvi da se solo non merita che il
professore dopo d'avergli indicate le prime classificazioni s'affanni per lui in
commenti.
Che se venisse osservato che ad onta di quanto vado adducendo per unire la
botanica ali' agraria, dalla unione ne verrà sempre un' ostacolo ai progressi del-
l'una e dell'altra, perché il professore troppo occupato non avrà tempo per nuovi
151 esperimenti, io ricorderò che quand'anche ciò// fosse vero esistono gli Atenei,
che abbracciano le società d'agricoltura, e che devono essere proweduti di mezzi
per esperimentare. Non è però possibile, che ad uno zelante professore, trattan-
dosi di predisporre di anno in anno gli esperimenti, manchi l'occasione di con-
frontare le altrui scoperte e di aggiungervene anche delle sue 8 •

a Da un amatore d'agraria ebbi rimprovero perché in ogni dipartimento non


si fanno delle esperienze alla Fehlenberg. [Philipp Emanuel von Fellenberg (1771-1844),
patrizio bernese, figlio di un protettore di Pestalozzi durante gli anni al Neuhof, aveva ereditato una
ingente fortuna economica alla morte del padre, che impiegò per fondare sulla tenuta di Wylhof, oggi
Hofwil, varie istituzioni educative collegate tra di loro: una scuola pratica di agricoltura per allievi
poveri, un istituto agronomico per la formazione di tecnici rurali, un seminario pedagogico per
istitutori. Al progetto si associò, ma solo per pochi mesi, anche Pestalozzi. Si veda, per ulteriori
notizie, C. PANCERA, Una vita, cit., pp. 248 ss.J. Io ho visitato lo stabilimento di Hoffwill,
e devo credere che se le teorie di quell'agronomo non sono approvate che in
parte nella patria sua, lo sarebbero ancor meno frà noi. Quanti generi abbiamo
in Italia, che non si coltivano in Svizzera per la diferenza del clima? guanto più
rapida rotazione? Alcuno de' suoi stromenti merita attenzione, e mi farò debito
a suo tempo di parlarne con speciale rapporto; per fare degli esperimenti come
fà il S.r di Fehlenberg, conviene avere un podere ben unito, e tutto dedicato allo
stesso scopo cui egli mira, e appartiene ai proprietari di verificare la realtà di que'
vantaggi, che l'agronomo svizzero dice d'aver ottenuti colla sua economia rurale:
ripeto però, che a Hoffwill non si coltiva nè il riso, nè la canapa, nè il lino, nè
il granoturco, nè la vite, nè il gelso, nè altri utili piante, che usiamo noi da
coltivare. Vedi Rapport à la Diete Helvetique.
545
152 Ma un obbietto più grande alla proposta concen-//trazione della botanica ed
agraria può venire dal desiderio manifestato dal Governo di rendere più generale
e più esatte le cognizioni necessarie alla propagazione e conservazione de' boschi,
per il che non sembrano bastare poche lezioni nelle Università; si può per altro
combinare questo divisamento eccellente (e tanto più eccellente qualora si ordini
che i sotto ispettori, ispettori, e conservatori de' boschi siano ingegneri laureati,
e che i custodi siano agrimensori) collo studio di ciò che ai boschi appartiene,
rendendo biennale il ·corso di botanica unita all'agraria, onde salvare ne' due anni
un intiero quadrimestre allo studio solo de' boschi.
Questo studio ha il titolo di scienza forestale in più Università di Germania, e fù
sempre magnificato e a segno tale che si sono vedute delle scuole speciali espres-
samente erette. Noi però non siamo in circostanze d'imitare un tale esempio, e
altronde se allo studio de' boschi torremo i superflui ornamenti, come a dire
153 quello della storia della scienza e della sua letteratura", se consi-//dereremo po-
tersi insegnare nelle Università le sole teorie, e pochi elementi di pratica, se
finalmente faremo che la misura de' boschi s'insegni nella scuola cui s'uniscono
gli esercizj di geodesia, avremo ridotto l'insegnamento della scienza forestale a
più giusti confini, cioè a ciò che riguarda 1. la seminazione, e custodia de' semi-
nati, e boschi novelli. 2. gli innesti e trappiantaggioni. 3. i tagli de' boschi, curazioni,
e trasporti. 4. la polizia de' boschi, carboniere, estrazione di pece, potasse, pasco-
li, ecc. Ciò che spetta all'amministrazione, alla contabilità, ai doveri degli impie-
gati de' boschi, alla corrispondenza colla marina etc. si apprende più da regola-
menti, e coll'esercizio, che non dalla bocca d'un professore. In una Università lo
ripeto, devono gli studj essere semplici, e quanto più è possibile brevi, senza però
che siano oscuri, nè mai deve pretendersi che un Laureato al sortire dall'Univer-
sità, abbia fatto tesoro di tutto lo scibile. La pratica, e lo studio domestico gli
daranno la vera istruzione, della quale le Università non mostrano che l'immagi-
ne, e la via di ottenerla più bella e più compita.//
154 Quando il botanico insegni a distinguere le piante officinali indicandone l'uso, e
quando il chimico faccia conoscere le quantità mediche de' preparati farmaceu-
tici, la scuola di materia medica non è più strettamente necessaria, come è ora
nelle Università, e la necessità cessa sempre più ove il clinico nelle sue lezioni
terapeutiche ed al letto dell'ammalato tratti frequentemente, com'è dover suo,
dell'azione de' medicinali. Se l'arte medica dopo tanti secoli deve pur confessare

a Sono anche da togliersi da questa scuola le teorie chimiche-patologiche, e


anatomiche (bastando di darne un cenno nella fisiologia botanica), e ancor più
paragoni degli alberi cogli animali, e i corpi non organizzati, e le cose relative ai
diritti di proprietà, e alla caccia. Ved. Hausmann Grundlinien der forstwissenschaft,
Goettingen 1811. IJohann Friedrich Ludwig Hausmann (Hannover, 22 febbraio 1782-Gottingen,
26 dicembre 1859), segretario camerale del Dipartimento minerario e metallurgico di Braunschweig
e fondatore della scuola mineraria di Clausthal, successore, dopo la morte di Johann Beckmann, alla
cattedra di tecnologia e scienza mineraria presso l'Università di Gottinga, cattedra che ricòprl dal
1811 fino alla morte (1859). ADB, Xl, 94-97; NDB, VIII, 123-25; EBEL, 106].

546
ch'uno de' suoi canoni principali è il giudicare delle malattie da ciò che giova o
nuoce nelle medesime, fondando le sue operazioni assai più sulla esperienza, che
sulle nude teorie, e sulle speculazioni, la materia medica va richiamata da suoi
diversi errori a più retto cammino, in un tempo principalmente che senza guida
essa corre a capriccio frà mille tentativi ognor più perigliosi alla vita degli uominia.
155 Io forse mi permetto un linguag-// gio troppo severo e che ricorda i primi miei
studj; ma più d'uno che prenderà ad esaminare lo stato attuale della materia
medica dirà forse con me che frà le teorie della decomposizione e composizione
de' farmaci nel corpo umano, dell'azione loro mecanica chimica composta, della
reazione delle fibre de' vasi, de' nervi, del sangue, dell'aria, e frà mille affezioni
locali, e cause oscuramente ingenite, e anomalie d'ogni genere, la scienza non ha
fatto grandi progressi, ma piuttosto si è involuta spontaneamente di densa oscurità.
La chimica sull'Università [sic!], dopo che lo studente n'ha avuto i principi ne'
Licei, si può ridurre, come già si è accennato, a più utili esercizj. Lasciate cioè
le teorie del calorico e dei gaz alla scuola di fisica, il chimico deve dedicarsi
nell'Università a far conoscere i vantaggi della scienza applicata alle arti, e sopra
tutto alla farmaceutica. Dividasi però l'insegnamento in quadrimestre, come si è
fatto d'altri rami di studio, acciò gli ingegneri non siano obbligati a frequentare
le lezioni di farmacia, ma a quelle con più profitto attendano per le quali sapran-
no come i metalli, e le materie combustibili si preparino in nuove forme, come
156 si ottengano i// sali i più utili ai bisogni della vita, e a quegli anche della guerra;
come i colori si compongano, o si tolgano, come si formino i vetri, e i saponi, e
mille altri oggetti di comodo, e di piacere.
I farmaceuti ne' mesi a loro dedicati imparino a preparare essi medesimi, e siano
tutti in giro esercitati nelle preparazioni degli acidi, degli alkali, e de' sali terrei,
e metallici usati dai medici. Così non avverrà che si comperino dallo straniero
farmaci che possiamo noi stessi fabbricarci 6.
La fisiologia è ora separata dall'anatomia umana nelle nostre scuole, ed unita in
vece all'anatomia comparata. Dopo l'opera del celebre Haller96 , la fisiologia fù.

" Horum primus error est immodicum studium duorum extremorum antiquitatis
et novitatis. Qua in re temporis filiae male patrissant: ut enim tempus prolem
devorat, sic haec se invicem, dum antiquitas invideat augmentis, et novitas non
sit contenta recentiora adjicere, nisi vetera prorsus eliminet, et rejiciat. Baconus
de augmentis scientiarum lib. I. [Nell'edizione del 1763 (Lugani, Expellsis Gasparis Girardi
Bibliopolae Veneti), il passo tratto dal De Dignitate et Augmentis Scientiarum di Bacone si trova, con
qualche variazione, a p. 44-45 -pars prima, liber I-].
6 In Lombardia i farmaceuti sono più istrutti che nelle altre parti del Regno.
Ogn'anno però si rende generale collo studio della chimica la capacità di com-
porre quelle sostanze, che pria si acquistavano dai fabbricatori in grande, spesso
forastieri.
96
Haller, Albrecht von (Berna, 1708-ivi, 1777), medico e naturalista svizzero. Laureatosi in medicina
a Leida (1727), studiò a Londra, Parigi e Basilea, dove si perfezionò in botanica. Professore di
anatomia, chirurgia e botanica a Gottinga dal 1736 e poi a Berna dal 1743. Fisiologo insigne intrat-

547
creduta così importante, che se ne fece in tutte le Università una parte d'insegna-
mento separato da ogn'altro. Portando io però contro questa separazione una
diversa opinione, farò in appoggio di essa alcune osservazioni. Non nego 1. che
157 la fisio-/ /logia sia per sè importantissima, ma parmi che gli studenti della medi-
cina, dovendo passare dalle cose più facili alle più difficili, sempre partendo dalle
più certe e senza involgersi in alcuna dubbiezza, o perdersi in un mare d'erudizione
debbano a parer mio riservare a studj maggiori e solitarj, fuori dell'Università,
tutto ciò che riguarda la cognizione delle teorie sulla generazione nelle diverse
ipotesi de' feti geniti, o de' germi preesistenti; la questione sull'irritabilità, e sulla
sensibilità; le altre sulla circolazione, e sulla composizione degli umori, e simili.
2. che semplificato lo studio della fisiologia, essa va passo passo coll'anatomia, nè
può staccarsene senza danno. Così, per es., allorché l'anatomico parla del polmo-
ne, indica senza dubbio, e il fà ora e sempre, tutto ciò che spetta alla respirazione
ed alla voce; fà cenno del sangue venoso e dell'arterioso coll'effetto dell' ossigene
che dall'aria si sviluppa nel petto, confronta la fabbrica della trachea cogli stromenti
a corda e fiato; mostrando l'occhio, mostra anche i fenomeni della luce sulla
convessità del bulbo sulla forma convessa della lente cristallina sul fondo nero
158 dell'uvea, presèntando nudo allo sguardo degli studenti il// cervello e cervelletto
dà pure un'idea per quanto si può di quella oscillazione o circolazione di vita, che
pei nervi diffondesi a tutto il corpo, e del consenso universale delle parti; in una
parola l'anatomia umana non fù mai frà noi una sezione chirurgica di cadaveri,
ma uno studio esatto del corpo morto a confronto del vivo, una vera fisiologia.
Ora se appare evidente potersi unire la fisiologia coll'anatomia umana, resterà a
dirsi a che debba associarsi l'anatomia comparata, che nelle nostre Università è
congiunta colla fisiologia. Ma qui non parmi dubbio che l'anatomia comparata
appartenga alla zoologia, giacché questa non deve insegnarsi soltanto colla dimo-
strazione delle parti esterne degli animali, ma anche delle interne, se queste sono
così diversamente costruite, che se ne formino diverse classi. Il professore d'ana-
tomia umana e di fisiologia saprà anch'egli profittare di alcuni confronti, come
per es. avviene ora nella dimostrazione delle forze digerenti del ventricolo uma-
no, paragonandolo a quello più fibroso degli uccelli: ma l'estendersi maggiormen-
te sull'anatomia de' bruti, non può appartenere che al zoologo, nè deve mai
un'insegnamento dividersi troppo e suddividersi, poiché l'ho già asserito, le sud-
159 divisioni// sono più di nocumento che di vantaggio all'istruzione de' giovani pei
quali il tempo è prezioso e non può occuparsi in dottrine meno necessarie alla
professione che intendono di esercitare.
La patologia è insegnata frà noi da una Cattedra separata da quelle· di clinica
medica, ciò che produce spesso un grave inconveniente, ed è di affidare l'inse-
gnamento della medicina interna a due Professori discordanti frà loro nel modo
di vedere le cose, cosicché gli scolari apprendono per es. dall'uno la teoria
dell'eccitabilità, o del controstimolo, e dall'altro le dottrine ippocratiche. Questa

tenne rapporti con i più eminenti scienziati dell'epoca e rifiutò prestigiose cattedre nelle più impor-
tanti università d'Europa. DSB, VI, 61-67.

548
contradizione è così frequente, e naturale, o per la smania di novità, o per gelosia
di mestiere che non può togliersi se non se [sic!] dichiarando che un sol Profes-
sore insegni la teoria e la pratica della medicina interna. E a dir vero ciò è tanto
più giusto ed utile in quanto che il Professore di clinica deve in parte ripetere
tutto ciò che il patologo ha detto sulle cause de' mali, sui sintomi, sulle prognosi,
e sulla terapia generale. Spero ch'ogni esperto in cose di pubblica istruzione
approverà il mio pensiero di non permettere a più Professori lo stesso insegna-
160 mento. La scienza e l'economia guadagnano del pari// per la maggiore semplicità
delle scuole.
Ma poiché il clinico, quantunque il corso di sue lezioni duri un biennio troverassi
maggiormente occupato colla soppressione della Cattedra di patologia, io pro-
pongo che si renda utile l'assistente addetto alla clinica, il quale ora è quasi
ozioso ed oserei dire inutilmente stipendiato. Abbia però questo assistente il
titolo di professore straordinario, legga la storia della medicina, raccolga le rela-
zioni de' studenti delle varie malattie da essi osservate sotto la direzione del
clinico, prepari e custodisca i così detti pezzi patologici, faccia finalmente le veci
del clinico in caso di malattia, per il che lo accompagnerà sempre al letto de'
malati nell'istituto di clinica. ·
Ciò che ho qui detto della unione della patologia colla clinica medica, e dell'assi-
stente a questa, vale anche per la concentrazione dell'insegnamento delle istituzioni
chirurgiche nella scuola di clinica chirurgica. Come può il chirurgo separare la
teoria dalla pratica? Perché separarla, se dopo avere parlato della suppurazione
può immediatamente mostrarsi un'ascesso e curarlo? L'arte chirurgica non è
161 inviluppata in teorie come la medicina, parla agli// occhj e immediatamente
consiglia e convince; che se si teme di raddoppiare le fatiche del chirurgo clinico,
può egli pure essere coadjuvato come il medico dall'assistente, che gli è concesso
dal Governo, quando questo assistente, col titolo anch'esso di professore straor-
dinario, sia incaricato dell'insegnamento dell'ostetricia, dia lezioni di fasciature,
raccolga i casi chirurgici più importanti, come apparvero nell'istituto clinico,
prepari e custodisca i pezzi patologici, eserciti gli allievi nelle operazioni sui
cadaveri, e faccia le veci del clinico in caso di sua giustificata assenza.

§ 3.
Osservazioni sulla facoltà legale
Le osservazioni, ch'io andrò quì brevemente facendo in questo articolo dopo ciò
ch'ho scritto sulle Cattedre legali nelle Università di Germania riguarderanno le
sole Cattedre di diritto naturale e sociale, e di diritto pubblico interno del Regno.
La Cattedra di diritto naturale e sociale non suole corrispondere ordinariamente
al fine cui sarebbe diretta, ora vagando frà teorie innapplicabili alla società attua-
162 _le, ed ora facendo servire le circostanze momenta-//nee a ingiusti paragoni. Una
sola ragione deve guidare l'intelletto di chi cerca conoscere i comuni diritti, ed
è la felicità pubblica, ottenuta la quale cessa ogni dubbio ed è vana ogni

549
disputazione. Può assai talvolta l'ingratitudine, ma deve prevenirsi: mal poi s1
conforma agli animi nostri quella severità talor crudele de' bisogni sociali, pei
quali si sacrificano a vicenda i Regni, ciascuno sè agli altri preferendo, e lodando
le colpe stesse per fatale necessità. Le quali cose attentamente considerate m'in-
ducono a credere che possa la Cattedra di diritto naturale e sociale cangiarsi in
altra che più giovi all'istruzione de' giovani giurisperiti, e serva d'anello allo
studio de' codici. Io sono anzi di sentimento che seguire si debba il consiglio di
coloro che tal nuova Cattedra dedicarebbero alla storia delle leggi, e penso che
questa storia facendo conoscere l'origine, e i progressi delle varie legislazioni sì
delle antiche che delle nuove nazioni, verrebbe indirettamente a dare un'idea del
diritto delle genti senza gli inconvenienti accennati dissopra, e nobilitarebbe non
poco l'ingegno degli alunni giurisperiti conducendoli per mano frà le parlanti
163 antichità, che ci convincono tuttavia della grandezza de' popoli estinti, e// della
loro sapienza nell'ordinare le civili e le pubbliche costituzioni. Così meno ingrata,
ed anzi più amena sarebbe la via or troppo arida de' studj legali, ed anzi la nuova
Cattedra potrebbe avere ascoltatori d'altre facoltà. Che se il Professore, a cui
s'affiderà la scuola di storia delle leggi, paragonerà le varie epoche della storia
medesima coi temi presenti, potrà in tal guisa avvalorare colle antiche le nuove
cose, cosicché rendasi inutile l'altra Cattedra di diritto pubblico interno del Regno,
e possa a lui pure attribuirsene l'insegnamento. Sono ignaro dei motivi che indus-
sero a stabilire la scuola di diritto pubblico interno, come se più diritti interni
esistessero e più codici. Ma è probabile che si avesse allora in vista di far cono-
scere agli studenti giurisperiti l'eccellenza della nostra costituzione, e i principj
d'amministrazione pubblica, la quale conoscenza se ora si ottenga, e come otte-
nersi possa, lascio ch'ogni Uomo giudichi da se. Alcuni punti cardinali d'ammi-
nistrazione politica sono così sacri, che non van tocchi, se non da mano somma-
mente perita, nè saran mai oggetto di studio giovanile, ed altri poi più comuni
di economia mal si assoggettano a regole fisse essendo il prodotto di circostanze
164 passeggiere anziché di perenne// statistica. Chi vorrà per es., che i regolamenti
di polizia e di finanza siano discussi sulle Università, divenendo materie o d'elo-
gio non necessario, o di critica inopportuna? Formansi forse frà giovani studen-
ti de' regitori, o de' moderatori della pubblica cosa? Le discussioni sul!' economia
interna del Regno apparterebbero alla Cattedra d'economia pubblica e di diritto
commerciale; ma anche tal sorta d'economia e di diritto prende diversi aspetti a
norma delle vicende d'Europa, e ricusa il freno d'un sistema scientifico. Noi
abbiamo veduto coll'esperienza, che alcune massime di Stuart97 , e di Smith98 ,
97
Si tratta dell'economista James Steuart (Edinburgh, 21 ottobre 1712-ivi, 26 novembre 1780), il
quale assunse il cognome Denham nel 1773, in seguito .al decesso di un suo parente, sir Archibald
Denham, e ali' acquisizione della tenuta di Westshields. La sua opera più importante, lnquiry into the
Principles o/ Politica! Economy (1767, 2 voli.), fu la prima esposizione sistematica, in lingua inglese,
delle teorie mercantilistiche. DNB, V, 793-94.
98
Smith, Adam (Kirkcaldy, 5 giugno 1723-Edinburgh, 17 luglio 1790), filosofo ed economista scoz-
zese. Professore di logica all'università di Glasgow, ricoprl successivamente la cattedra di filosofia
morale, occupando il posto che era stato del suo maestro Hutcheson. Dopo un viaggio in Francia,
come precettore del duca di Buccleugh, nel corso del quale conobbe, grazie a I-lume, gli economisti

550
sono state contradette da opposti e pur felici regolamenti del Regno. Sia però car-
dine fondamentale di qualunque pubblico studio, ma sopra tutto nella facoltà legale,
eh' ogni precetto miri al bene presente del Regno inspiri alla gioventù continue
fidanza in colui che lo regge, ed abbia come inutile o secondario ogn' altro scopo.

Art[icol]o 2.
Della facoltà teologica che manca alle nostre Università
165 Allorché voglia farsi awertenza all'utilità grandissima che/I da una pura e paci-
fica religione deriva a qualsiasi Governo, e quando si volga il pensiero allo scorso
secolo, facendo dell'ultime sue epoche un paragone coi tempi presenti, ogn'italiano
che ami caldamente la patria sua dovrà far voti, perché spenta ogni scintilla di
discordia in ogni opinione una sola e semplice, quindi più augusta, e tranquilla
religione unisca gli animi tutti degli abitatori dell' Alpi e dell'ultimo Appennino.
A troncare però ogni radice la più segreta di quelle divisioni che confusero i
diritti dell'Altare e del Trono miglior mezzo non sarà mai di quello che si può
ottenere da una saggia educazione del clero, e quindi gli studj ecclesiastici richiedo-
no special favore dal Governo. Non bastano i Seminarj, come or sono, a tale
educazione, e quantunque i Vescovi siano animati da zelo di pubblico bene, ora
le ristrette rendite, ed ora la scarsità de' maestri teologi rendono spesso frustranee
le loro cure. Appoggiato all'esempio delle Università Imperiali io chiedo per la
terza volta l'instituzione delle facoltà teologiche99 , e presento gli articoli del re-
lativo decreto.
1°. Ai gradi accademici che si conferis.cono attualmente nelle Regie Università si
166 aggiungerà anche la Laurea in Teo-I/logia.
2°. Vi sarà una facoltà teologica nell'Università di ...
3°. La facoltà teologica sarà composta di quattro professoria.
1. di ermeneutica sacra, e lingue orientali.
2. di teologia dogmatica.
3. di teologia morale.
4. di pastorale.

a Ne proposi altra volta cinque. Ma vedesi da quanto ho scritto sulle Università


tedesche, ove tratto della facoltà teologica, la ragione della restrizione eh' ora
faccio delle scuole a quattro sole.
più importanti dell'epoca, Quesnay, Morellet, Mirabeau, Turgot, si dedicò alla stesura della sua opera
più importante la «Ricchezza delle Nazioni»; dopo la pubblicazione si trasferl ad Edimburgo, dove
rimase fino alla morte, con l'incarico di commissario alle dogane per la Scozia. Celebre sopratutto per
la storia del pensiero e delle teorie economiche, Smith è considerato il fondatore della «scuola
classica»; la sua opern An lnquiry into the Nature and Causes o/ the Wealth o/ Nations (1776) ha fatto
dell'economia politica una disciplina scientifica autonoma. Cfr. più ampiamente, DNB, XVIII, 411-18,
99
Cfr. nota 81.
551
4°. Questi professori avranno gli stessi doveri, lo stesso grado, e le stesse pre-
rogative che i veglianti regolamenti attribuiscono ai professori delle altre facoltà.
5°. La facoltà teologica avrà il suo decano il cui uffizio sarà annuale e passerà
in giro come nelle altre facoltà.
6°. Gli esami si faranno cogli stessi metodi, e le Lauree" si conferiranno colle
stesse cerimonie.
7°. Il corso teologico sarà di trè anni.
167 8°. Le lauree non potranno essere conferite a nessun can-//didato se non dopo
che abbia terminato un tal corso in una delle Università.
9°. Chi frequenterà le scuole teologiche coll'intenzione d'ottenere la Laurea,
dovrà subire oltre l'esame finale al termine del triennio anche un primo esame al
termine del primo anno.
10°. Il Patriarca di Venezia e gli arcivescovi del Regno, consultati i Vescovi
suffraganei, propongono al Direttore generale di pub[blic]a istruzione una lista
tripla di soggetti corredati delle notizie occorrenti sul merito, sulla dottrina, e
sulla moralità de' proposti. Il Direttore Generale presenta la lista al Ministro
dell'Interno colle sue osservazioni, e il Ministro la sottopone al Rè per la scelta
definitiva.
11 °. I Vescovi e gli Arcivescovi continuano ad eleggere e dimettere i Professori
ne' Seminari delle rispettive diocesi. Cominciando però coll'anno 1817 nessuno
potrà essere eletto professore ne' Seminari medesimi, di ermeneutica, lingue
orientali, storia della Chiesa, e teologia morale, e dogmatica se non sarà laureato.
12°. I laureati in teologia saranno in parità di merito preferiti agli altri concorren-
ti nella collazione de' benefici di nomina del Governo e de' comuni.
13°. Nessuno sarà ammesso al corso teologico nell'Università, se non avrà pro-
168 vato cogli opportuni documenti d'aver// compiuto un corso regolare di disegno
(come ne'Licei), di lingua italiana, latina, e francese, di belle lettere, di geografia,
e storia antica e moderna, d'analisi delle idee, e filosofia morale, di matematica,
e fisica elementare coi principi di storia naturale.
14°. Questi studi potranno conservarsi o introdursi anche ne' Seminari Vescovili.
15°. Ciascun Seminario Vescovile manterrà di triennio in triennio agli studi teo-
logici nell'Università un cherico almeno 6 frà i migliori allievi del seminario me-
desimo. I Seminari di vaste diocesi ne manterranno due e anche trè.

a È chiaro che non sono necessari per un Dott.e in teologia nè il baccalaureato,


nè la licenza, a meno che non si vogliano come titoli d'onore.
6 Altra volta desiderai che questi cherici fossero trè: ma spaventando la spesa
può ridursi per i Seminari poveri ad uno. Non v'è seminario che per un allievo
di più possa soffrire assai nella sua economia.
552
16°. Tutti questi cherici saranno raccolti nel seminario della Città dove risiede la
Regia Università, e saranno affidati alla vigilanza di quell'Ordinario, e assoggettati
come gli altri alunni, alle regole dello stesso Seminario.
Nel compilare questi 16 articoli di decreto io ebbi in vista di conciliare tutti i
riguardi dovuti a Vescovi, e di sciogliere gli obbietti, che s'affacciavano sulla
convenienza di stabilire nel Regno presso le Università la facoltà teologica.//
169 Gli obbietti erano 1. Che non sembrava applicabile al Regno d'Italia il sistema
dell'Università Imperiale, giacché l'Italia è provveduta di Seminari in ogni dioce-
si, e la Francia al contrario ha dovuto provvedere colle àccademie ai danni de-
rivati dallo scioglimento di tutte le case d'educazione ecclesiastica. 2. Che le
circostanze attuali (quelle probabilmente del concordato) devono limitare i supe-
riori provvedimenti sull'insegnamento teologico ad una semplice sorveglianza. 3.
Che molti pregiudizi antichi e recenti si opporranno al buon successo della nuova
istituzione, e che i Vescovi stessi non saranno propensi ad eleggere professori nei
loro Seminari laureati nelle Università. 4. Che mancano i mezzi per abilitare i
cherici a subire le spese d'una educazione triennale nelle Università, e che i
giovani sacerdoti studenti nelle facoltà teologiche non avranno tutti un facile
prospetto di certo collocamento divenendo i benefizi ecclesiastici ognor più rari,
e di poco profitto.
Alle quali obbiezioni io non trovai e non trovo difficili le risposte, ed eccole:
1°. Ch'è mente già spiegata in ogni occasione da S.M.I. che le instituzioni sue
nell'Impero si applichino tutte possibilmente anche al Regno d'Italia, e l'introdu-
170 zione// ch'ora si propone delle facoltà teologiche non cangia ma perfeziona l'in-
segnamento ne' Seminari, È superfluo il provare la necessità che per ogni motivo
di politica e di morale pubblica non si permette ulteriormente di affidare l'inse-
gnamento delle dottrine teologiche ne' Seminari a persone pei loro studi ignote
al Governo, ed a metodi non meno ignoti. È inutile egualmente di provare ch'è
indispensabile il provvedere alla diffusione uniforme di quelle massime ecclesia-
stiche, che furono sanzionate dal clero gallicano, e dai Vescovi d'Italia.
2°. Il concordato non è leso, onde sono fuor di luogo i timori. Rimangono a
Vescovi le nomine de' professori, ed essi ci devono esser grati, se cerchiamo di
dar loro con pubblica istruzione a carico dello stato teologi veramente colti nelle
discipline tutte e scienze ecclesiastiche. Coll'art. 16 del proposto decreto si affida
a Vescovi stessi la sorveglianza di tali teologi, accioché siano sicuri anche de' loro
costumi, poiché se abitassero fuori de' Seminari potrebbero facilmente essere
distratti da severi studi e abbandonarsi a vizi,
171 3°. Nè può, nè deve farsi caso dell'opinione che insorger// potesse contraria alle
facoltà teologiche, quando si pensi che tale opinione appunto come opposta agli
interessi dello Stato deve esser vinta e dissipata. Il dubbio che i Vescovi non
abbiano a distinguere il merito de' nuovi laureati, è a quelli ingiurioso, comecché
non sappiano amare le scienze; l'esempio di molti Vescovi, che si sottoposero di

553
buon grado alla riforma negli studj teologici fatta da Giuseppe II, e molto più a
quella che stabilì un solo Seminario generale a Pavia, prova l'insussistenza di
siffatto dubbio.
4°. Riguardo poi ai mezzi economici per sostenere i cherici nelle Università, è da
osservarsi che per alleviare a Seminari la spesa, i laureati teologi possono esentarsi
dalle tasse de' gradi accademici, e che ove i Seminari medesimi si sottopongano
a qualche vigilanza maggiore, eh' assicuri il Governo con pubblici esperimenti del
profitto vero de' Seminaristi, non sarà alieno il Governo medesimo dal premiare
alcuni de' migliori, e stabilire per essi qualche pensione colla quale sostenerli
sulle [sic!] Università. Possono anche i Seminari ricchi soccorrere ai poveri. Le
spese del convitto ecclesiastico non sono grandi, ed è altronde da sperarsi che alle
172 facoltà teologiche vi sia concorso anche di non seminaristi per le lusin-// ghe che
deve inspirar il decreto proposto all'art. 12.
Se non m'inganno, io spero d'aver sciolto le obbiezioni, e che apparisca evidente
l'utilità del progetto, del quale però resta ancora ch'io esamini alcune cose 1. sul
numero delle facoltà. 2. sulla qualità delle scuole. 3. sul corso triennale. 4. sugli
studi de' Seminari.
Sul numero delle facoltà teologiche può dirsi che almeno pei primi tempi non
occorre di stabilirne una per ciascuna Università, nella quale osservazione io
stesso convengo 8 • Il mio dovere per uniformità dei metodi, e per seguire l'esem-
pio francese, era quello di proporre da principio l'instituzione della facoltà teo-
logica in ogni Università: ma non potendo credere che ne' primordi di tale facoltà
debba aversi gran numero di studenti, e riflettendo anche alla grave spesa, che
173 nel dubbio di poco concorso, importerà alla pub-//blica cassa la nomina di dodici
professori coi necessari inservienti, reputo più saggio divisamento quello di sta-
bilire frattanto una sola facoltà teologica nel Regno in quella delle trè Università
che più atta sia all'uopo, e questa parmi l'Università di Padova.
Padova è Città centrale, e più di Pavia e Bologna favorevole agli studi per non
so qual silenzio che vi regna, e mancanza di distrazioni. Bologna è centrale an-
ch'essa riguardo ai Dipartimenti del Regno, se si giudica dalla carta geografica,
ma dovendosi sottoporre gli studenti di teologia alla vigilanza del Vescovo nel
seminario, ho dovuto convincermi che il Seminario di Bologna non è capace di
quel numero di nuovi convittori, che deriverà dalla facoltà teologica, mentre è
ampio e opportunissimo il Seminario di Padova. E giusto elogio farò altronde a
quel seminario dichiarandolo il migliore del Regno per la coltivazione d'ogni

a La facoltà teologica fù concessa primieramente, e sembra quasi esclusivamen-


te, all'Università di Parigi con diritto di laureare. Clemente VI la diede all'Uni-
versità di Firenze nel 1348, Innnocenzo VI l'accordò a Bologna nel 1362 e Ur-
bano V nel 1363 a Padova. Molte altre Università di que' tempi non l'ebbero, e
nemmeno quella di Roma. Veggasi il Tiraboschi Stor. Lett. vol. IV. V. VI. VIII.
[Storia della letteratura italiana, di Girolamo TmABOSCIII, Modena 1772-1782, 14 voli.; ripubblicata
con aggiunte e correzioni dal 1787 al 1794 in 16 volumi].

554
studio, avendo conservato per lunga serie d'anni un celebre nome nelle scienze
e nelle lettere, e dati non solo al clero, ma anche ad altre classi di Cittadini, ottimi
allievi e valentissimi Maestri.
Intorno alla qualità delle scuole delle quali composi la facoltà teologica, varie
174 sono le opinioni. Ve// n'ha certamente un maggior numero nelle Università
germaniche, come ho già notato, e trè sole invece sono quelle stabilite nelle
facoltà teologiche in Francia. È bene ch'io giustifichi maggiormente il perché mi
tenga a quattro scuole, e a quelle' indicate nel progetto di decreto.
Ho già manifestato il mio parere riguardo all'ermeneutica e alle lingue orientali,
la prima siccome studio che fa conoscere i libri biblici, scoprendo le sorgenti
primitive della teologia, e le seconde come soccorso grandissimo per giungere
all'intelligenza esatta e certa di que' libri medesimi. Fù sempre detto, ed è vero,
e sostenuto anche coll'ultima riforma dell'Università di Francia, non essere mai
abbastanza coltivato lo studio de' Classici nelle belle lettere, e lo stesso si creda
riguardo a libri biblici nella teologia. Oltre ciò un altro motivo m'induce a favo-
rire lo studio coll'ermeneutica delle lingue orientali, ed è l'utilità di conservare
degli anelli di comunicazione colle nazioni orientali, eh' a noi vicine possono
presto o tardi meritare maggior attenzione. Non ci diedero gli Arabi dopo la
caduta della Grecia e dell'Impero romano le salvate reliquie di molti tesori in più
175 scienze?// E d'ora innanzi avremo degli oltremarini soli le notizie della letteratura
araba e persa?"
Ma a taluno parrà audacia ch'io voglia introdurre l'ermeneutica, e le lingue orien-
tali nella facoltà teologica, mentre ne escludo la storia ecclesiastica, e devo quindi
aggiungere a mia discolpa che m'appoggio anche all'esempio dell'Università di
Pavia, nella quale l'anno 1795 per ordine del Governo Austriaco fù stabilita la
scuola d'ermeneutica colla lingua ebraica 6. E dell'istoria ecclesiastica non intendo

a Nel Seminario di Padova vi devon essere due Professori, uno di lingua ebraica,
siriaca, e caldea; l'altro di lingua araba, persa, e turca. Institutionum ad universum
Seminarii patavini regimen pertinentium epitome. Patavii, 1769.
6 Piano per la stabile sistemazione della facoltà teologica nell'Università di Pavia
1795. Sottoscritto Bovara [Giovanni Bovara (Malgrate, Como, 30 settembre 1734-Milano, 12
ottobre 1812), studiò nel seminario milanese e venne ordinato sacerdote nel 1758, accolto nella
Congregazione degli oblati, Professore di istituzioni canoniche all'Università di Pavia nel 1769, e di
istituzioni ecclesiastiche alle Scuole palatine nel 1772, Segretario di governo, lavorò alla riforma
scolastica fino al 1796; convinto sostenitore dell,i politica giurisdizionalista giuseppina, ottenne una
delle prime investiture beneficiali di collazione imperiale. Membro nel 1786 della' Commissione ec-
clesiastica istituita da Giuseppe II, gli vennero affidate, tra le altre, le competenze di sovrintendente
agli studi universitari e ginnasiali, appartenenti un tempo al Magistrato agli studi; nello stesso anno,
in quest'ufficio, redasse il Piano di studi teologici per il Seminario generale di Pavia. Cfr. DBI, XIII,
537-38; e anche M. BERNUZZI, La Facoltà teologica dell'Università di Pavia nel periodo delle riforme
(1767-1797), Milano 1982, passim] e vedi memorie della facoltà teologica dello stesso
anno. Segnati ... [Grafia indecifrabile, Potrebbe trattarsi dell'oblato Antonio Mussi, milanese,
professore nel 1788 alla facoltà teologica pavese, che unl dal 1792 al 1796 l'incarico di dogmatica e

555
di proscrivere l'insegnamento, che sarebbe ridicolo assunto, ma di dividerlo piut-
tosto frà le trè Cattedre di ermeneutica, e di teologia dogmatica, e morale, e di
attribuirlo principalmente alle due prime. È naturale che il professore il quale
spiega i libri sacri dia la storia dell'antica Chiesa, e della Cristiana sino a//
176 Costantino, quindi tratti de' progressi maggiori della Chiesa cristiana, e delle
eresie combattute, quel professore che deve dire dei dogmi sui quali si fonda la
Chiesa stessa. Esaminando io le instituzioni di storia ecclesiastica del P.e
Dannenmayra colle instituzioni di teologia dogmatica del P.e Kliipfelb trovo evi-
dentemente che entrambi danno la storia di tutte le principali vicende della
Chiesa, e indicano le più importanti deliberazioni de' Concili, e gli atti de' Pon-
tefici, e i decreti dei Principi, così che nella stessa Università que' due Professori
ripetono gli stessi insegnamenti. Nè è possibile che il dogmatico si astenga dal
parlare della storia de' dogmi nello stesso modo che il professore della storia

di ebraico; dopo la soppressione della facoltà, continuò l'insegnamento presso la facoltà di filosofia
come docente di belle arti e lingua greca. Cfr. BERNUZZI, La facoltà, cit., passim], Alpruni, [Fran-
cesco Antonio Alpruni (Borgo Valsugana, 1732-?, 30 novembre 1814), barnabita trentino, insegnò
teologia al Collegio di S. Carlo ai Catinari di Roma e fu dal 1768 consultore alla Sacra Congregazione
dei Riti, prima di accogliere l'invito di recarsi a Milano rivoltogli dal ministro plenipotenziario per la
Lombardia austriaca, conte di Firmian. Dal ginnasio di Brera passò alla facoltà teologica pavese, dove
successe al Tamburini alla cattedra di teologia morale. Con l'arrivo dei francesi divenne attivo soste-
nitore delle idee giacobine, ricoprendo incarichi di governo. Soppresse le cattedre di teologia, passò
ad insegnare diritto costituzionale (1797-98), giurisprudenza naturale (1798-99), diritto della natura
e delle genti e filosofia morale (1800-02). DBI, II, 531-33) Lanigan, [John Lanigan, nativo di Case!
in Irlanda, dopo aver compiuto i suoi studi al Collegio irlandese di Roma, fu scelto giovanissimo come
ripetitore di Ermeneutica e S. Scrittura al Collegio Germanico-Ungarico di Pavia, e nel 1788 nomi-
nato alla cattedra di Ermeneutica sacra dell'Università. Autore di importanti scritti sull'insegnamento
e lo studio biblico. Cfr. BERNUZZI, La facoltà, cit., p. 120) e Palmieri [Vincenzo Palmieri (1753.
1820), oratoriano genovese, successe al Natali all'Università di Pavia, insegnò dogmatica fino al 1794
e storia ecclesiastica dal 1794 al 1796, disciplina quest'ultima che aveva già insegnato all'Università
di Pisa e ali' Accademia ecclesiastica di Pistoia. Profondamente legato ali' Austria, si dimise dall'inse-
gnamento all'arrivo dei francesi e si ritirò nella natia Genova, dove morì. Cfr. BERNUZZI, La facoltà,
cit., p. 126).
a Matthiae Dannenmayr institutiones historiae ecclesiasticae N. T., Viennae. 1806.
[Le lnstitutiones historiae ecclesiasticae Navi Testamenti di Matthias Dannenmayer (Òpfingen, 13
febbraio 1741-Wien, 8 luglio 1805), professore di storia ecclesiastica alla Facoltà teologica viennese,
edite a Vienna in due volumi nel 1783-88, furono adottate da Giuseppe II come libro di testo per
i seminari austriaci. L'adozione di questo manuale, secondo H. Jedin «modernamente illuministico,
ma decisamente antiromano» (Introduzione alla storia della Chiesa, in Storia della Chiesa, diretta da
H. JEDIN, Milano 1976, I, pp. 47-48), alla facoltà pavese venne decisa solo nel 1796, sette anni dopo
che a Pavia era stata pubblicata una edizione per i tipi di Baldassarre Comini. Cfr. BERNUZZI, La
facoltà, cit., p. 128; ulteriori notizie biografiche su Dannenmayer in ADB, IV, 745; WuRZBACH, III,
160-61).
b Engelberti Kliipfel Institutiones theologiae dogmaticae, Viennae 1807. [La pri-
ma edizione delle Institutiones theologiae dogmaticae, è del 1789 (quella che cita Scopoli è la terza).
Andreas Kliipfel (nome da religioso Engelbert), teologo e dogmatico nacque a Wipfeld am Main il
18 gennaio 1733 e si spense a Freiburg i. B. 1'8 luglio 1811. ADB, XVI, 258-59; NDB, XII, 136).

556
generale della Chiesa non potrebbe non ragionare teologicamente sui dogmi
allorché esponesse l'origine e le vicende de' scismi.
Che se alcuno per sostenere la Cattedra separata di storia ecclesiastica dicesse
ch'è necessario per l'istruzione de' teologi il conoscere minutamente quella storia
anche colla face dell'antichità, io risponderò che al pari d'ogn'altro studio non
deve troppo dividersi quello della teologia nè ingombrare d' erudizioni gli allievi
177 dell'Università. Quando avranno profittato de' buoni// principi teologici nelle
scuole da me indicate, corrano se il bramano più lungo stadio, tocchino da se
stessi le più sublimi mete, il genio sollevisi a suo grado, e ottenga applauso: ma
nelle Università gli insegnamenti non devono essere sovrabbondanti, nè difficili.
Per ciò che concerne la scuola di Pastorale, io intendo per essa l'istruzione de'
Parrochi in tutto ciò eh' è pratica. Le altre trè scuole erudirono i sacerdoti nella
parte speculativa e storica della nostra religione, la pastorale deve esercitarli nelle
varie funzioni per le quali sono chiamati a giovare con consiglio, e coll' opere
nella società. Perciò la pastorale abbraccierà la dottrina dei doveri d'un buon
parroco nell'amministrazione de' sacramenti, nell'assistenza agli infermi, prigioni
[sic!], e condannati, nelle cerimonie pubbliche, e nella cooperazione sua alla
tranquillità pubblica, all'esecuzione delle leggi, e all'istruzione nelle scuole
178 elementari a. Verrà in seguito agli// esercizi de' casi di coscienza, a quelli di
catechetica, ossia dell'arte d'instruire il popolo spiegando il catechismo, e a quelle
d' omelitica, ossia del predicare.
Il corso degli studi teologici richiede un triennio 6 per la moltiplicità delle materie,
che si comprendono nelle scuole mentovate. Le lingue orientali, e la spiegazione
dei due testamenti non si hanno in un anno, meno la dogmatica unita alla pole-
mica, e alla patrologia, meno ancora la pastorale. Il seguente prospetto d'un
corso teologico può essere materia d'esame.
Anno primo. Lingue orientali: la greca s'apprese nelle scuole minori
[Anno]secondo. Ermeneutica, teologia dogmatica, e Morale
[Anno]terzo. Ermeneutica, teologia dogmatica, pastorale
Dico che questo prospetto richiede esame, poiché qualche Uomo più versato
ch'io nol sono nelle scienze teologiche potrebbe convincermi dell'opportunità di
qualche cangiamento, e propongo per ciò che ove si adotti il decreto sulle facoltà
teologiche, abbia a formarsi una commissione di ecclesiastici capaci di suggerire

a Un buon parroco dev'essere un cittadino amante in sommo grado della patria


sua, e del Rè, e tale può essere difficilmente se non è meglio educato nella
cognizione, e pratica degli obblighi de' cittadini verso le leggi e il sovrano. Giova
anche ch'egli giudichi cautamente degli errori stessi della società, e si creda sem-
pre, e viva quel ministro di pace in ogni tempo, e circostanza, diversamente
facendo l'irto teologo può nuocere a se, a suoi parrochiani e allo stato medesimo.
6 Col piano austriaco del 1795 il corso teologico a Pavia era quadriennale.

557
179 le disci-//pline necessarie per l'esecuzione del decreto medesimo. Io pongo un'anno
solo di studio della teologia morale perchè in forza delle cose esposte penso
doversi togliere da essa tutto ciò che appartiene alla dogmatica, e che può spet·
tare meglio alla pastorale, quindi senza sottigliezze metafisiche può restringersi in
più angusti confini che non suole avere•.
Ma perché il triennio basti, conviene assolutamente che gli aspiranti alla laurea
in teologia vengano più istruiti da seminari nelle cose necessarie a sapersi pria
d'entrare nell'Università. L'art. 13 del proposto decreto prescrive quali siano tali
cose, e ad esse aggiungo anche lo studio della lingua greca per leggere in essa i
due testamenti, per inspirare negli ecclesiastici anche l'amore de' Classici greci
profani. Nè sembrino in troppo numero gli insegnamenti prescritti a Seminari, nè
si dica, che alcuni di questi mal reggeranno alle spese pei necessari maestri. Gli
insegnamenti imposti sono quelli de' Ginnasi e Licei. Questi sono aperti anche
a seminaristi, e possono quindi i Vescovi economizzare le rendite de' seminari
180 usandoh dei professori de' Licei, e l'economia// fatta per tal cagione servirà a
sostenere più facilmente le spese degli alunni teologi sull'Università.
Non cesserò mai di perorare per la migliore istruzione degli ecclesiastici, e per
l'interesse dello Stato e pel loro proprio. Quanto più felici sarebbero molti Parrochi
se avessero coltivato lo studio della storia naturale! Quanto meno ingrate appa•
rirebbero ad essi i monti o le paludi, fra le quali devono chiudersi! Quante
occupazioni maggiori, e capaci di rendere lieta ed utile la solitudine, non offre
l'agraria principalmente!

Art[icol]o 3
Sull'amministrazione e polizia delle' nostre Università
L'esperienza ha dimostrato doversi fare alcune modificazioni nei regolamenti che
diconsi disciplinari nelle Università, ed io andrò quì notando quegli articoli che
sembrano richiedere qualche cangiamento.//
181 Primieramente deve essere più severa la controlleria delle scuole, e il metodo
d'insegnare prescritto ne' licei và applicato alle Cattedre nelle Università. Deve
cioè il reggente visitare ogni due mesi almeno le scuole tutte e darne conto alla
Direzione generale di pubblica istruzione. I professori che mancano alle lezioni
si assoggettino a pubblica censura. Le loro lezioni siano fatte in modo che gli
studenti diano tutti in giro una prova d'averne profittato, ossia che debbano
presentare degli estratti delle lezioni stesse o qualche argomento analogo svilup-

" Si aggiungerà forse al corso teologico lo studio della storia delle leggi civili
appartenente alla facoltà legale. .
b Così fanno i due Vescovi d'Udine e di Urbino, i quali comandarono a loro
Cherici di frequentare le scuole di fisica, di chimica, di storia naturale, di bota·
nica e agraria nel Liceo. Perchè non anche quella di disegno? Forse per mancan•
za di tempo.

558
pato con ingegno. Avviene ora che i Professori dopo aver fatta la lezione non si
curino, come se fossero predicatori, di verificare se i dati insegnamenti abbiano
fatto l'effetto che pur dovevano fare. Un Ispettore generale due volte l'anno, o
il Direttore generale istesso, avranno a verificare i progressi de' studenti e le
diligenze de' professori, facendone rapporto al Ministro dell'Interno.
L'ammissione degli scolari nelle diverse facoltà sia preceduta da scrupolose inda-
gini sugli studj fatti, e sui buoni costumi degli aspiranti. Le patenti de' Licei
devono essere sottoscritte dal Prefetto Dipartimentale, prima di passare nelle
182 mani de' reggenti. Così// questi saranno più tranquilli. L'esame altronde d' am-
missione si farà alla presenza del Cancelliere, che noterà in processo verbale
l'esito delle interrogazioni fatte agli studenti, e il processo verbale è trasmesso alla
Direzione generale di pubblica istruzione unitamente alla deliberazione segreta
dei professori riuniti sugli ammessi o rigettati. Perché poi le intenzioni del Go-
verno siano secondate in ogni rapporto, gli esami d'ammissione devono farsi in
lingua latina, e così gli studenti saranno costretti d'apprenderla.
Un utile disciplina nelle Università sarà anche quella di ordinare che i ripetitori
assistano sempre alla scuola de' Professori, si servano dello stesso libro di testo
e non ve ne sia più d'uno per Cattedra. Non si deve permettere che i ripetitori
insegnino in senso contrario ai professori, ed è giusto che conoscano lo spirito
per così dire d'insegnamento che ne dirigge le lezioni. Finché poi si decida se
vogliasi adottare il sistema de' professori straordinari e dei docentes, parmi che
si otterrà un maggior lustro alle Università se si obbligheranno i ripetitori (allorché
sono proposti dalla facoltà ed approvati dalla Direzione generale di pubblica
183 istruzione) a fare una prolusione// pubblica da stamparsi, manifestando per tal
modo pubblicamente la loro capacità.
Con quel coraggio che nasce dall'amore del vero io mi dichiaro contrario alle
propine, e ripeto doversi assegnare ai professori uno stipendio onorevole senza
metterli nel contrastò, o d'accrescere le dette propine, ricevendo nelle facoltà de'
giovani imperiti, o di scemare il proprio reddito coll'esclusione.
Per lo stesso principio trovo vantaggioso il fissare un soldo maggiore a tutti gli
impiegati nelle Università. Siano in minor numero ma meglio provveduti. L'eco-
nomo e il cassiere sia una stessa persona, questi abbia per es. lo stipendio di f..
1500. Il cancelliere ne abbia 2500. Lo scrittore del cancelliere, che sarà anche
ragioniere, goda lo stipendio di f.. 1000; quello dell'economato anch'egli computista
l'abbia di f.. 800. I custodi siano provveduti di f.. 600 sino a 2000. Gli inservienti
di f.. 300 sino alle 600 ..
Il numero de' custodi può essere ridotto a otto, cioè:
Per la specola.
Per il gabinetto fisico, osservatorio meteorologico.
Per l'orto botanico e agrario.

559
Per il gabinetto mineralogico.//
184 Per il gabinetto zoologico (con quello d'anatomia comparata).
Per il gabinetto chimico.
Per il gabinetto anatomico, coll'armamentario, apparato d'ostetricia, e di fasciature.
Per il museo d'antichità, e gabinetto numismaticoa.
I custodi della specola e del gabinetto fisico sono anche mecanici. Quello del-
l'anatomico è anche incisore. Tutti i custodi rispondono delle cose loro affidate,
e tengono i registri degli aumenti, e de' cambj di tutto ciò che riguarda le col-
lezioni. Assistono sempre alle lezioni de' professori. I cattaloghi de' gabinetti
sono stampati ogni cinque anni.
I custodi possono essere anche ripetitori, e il loro soldo dalle f,, 600 alle 2000
come ho detto, verrà regolato secondo trè categorie, cioè della prima sono custo-
di i machinisti, l'incisore d'anatomia, e il botanico-agrario; della seconda il custo-
de del gabinetto zoologico anch'egli incisore, e quello del gabinetto numismatico;
della terza gli altri due.
185 Anche la gradazione degli stipendi per gli inser-//vienti può essere utile, e perciò
ritengo della prima categoria per l'assegno di f,, 600, i due inservienti della bo-
tanica, e anatomia; per l'assegno di f,. 400 quello della cancelleria, e della specola,
ed economato; per f,. 300 gli altri.
Gli orti botanici nelle nostre Università devono essere divisi come fù stabilito con
ordinanza della Direzione generale di pubblica istruzione nel modo seguente:
1. Piante da calidario, e tepidario. 2. da bosco. 3. da monte. 4. officinali. 5.
piante disposte col sistema Linneano. 6. di Tournefort. 7. diJussien. 8. seminario.
9. collezione d'erbe, corteccie, gomme, resine, e per gli usi di farmacia.
Seguendo però l'esempio dell'orto di Vienna affidato al P.reJaquin 100 , potrebbero
dividersi le piante annue e biennali dalle perenni, nella classificazione Linneana,
acciò i lavoratori non si scordino d'averne cura. Potrebber anche le piante officinali
disporsi in quadrato a parte con ordine alfabetico. Gioverebbe anche avervi a
parte gli alberi officinali, e dar luogo nelle nostre serre alle piante parassite, quelle
cioè le quali possono crescere sui tronchi di piante maggiori.

a Ommetto il gabinetto di materia medica, perché si divide frà la botanica e la


chimica, giusta le nuove cose da me proposte.
100
Jacquin, Nikolaus Joseph von (Leida, 16 febbraio 1727-Vienna, 26 ottobre 1817). Stabilitosi a
Vienna, dove aveva terminato gli studi, dopo una serie di viaggi e missioni scientifiche, assunse
l'incarico di professore di chimica ali' accademia mineraria di Schemnitz, dove rimase cinque anni
prima di assumere la cattedra di botanica e chimica a Vienna e la direzione dell'Orto botanico
dell'Università (a Schemnitz lo sostituì Giovanni Antonio Scopoli, padre del nostro). Godette di
ampia fama in tutta Europa e fu in contatto con i più famosi botanici del suo tempo, tra cui Linneo.
ADB, XIII, 631-32; WURZBACII, X, 26-32;

560
Anche gli orti agrari devono presentare le seguenti divisioni per ordine della
Direzione generale degli studi, e le ritengo tuttavia vantaggiose. 1. cereali. 2. le-
186 gu-//mi. 3. oleracee. 4. foraggi. 5. tintorie. 6. oleifere. 7. frutteto. 8. piante fila-
mentose. 9. bosco, e vivaio. 10. cella apiaria. 11. gabinetto pei modelli agrari. 12.
e per l'entomologia agraria.
Le biblioteche delle Università devono necessariamente limitarsi a raccogliere
libri relativi agli studi delle diverse facoltà, ne' limiti della pura utilità, senz'ombra
di lusso. Deve poi aversi maggior cura nella nomina de' custodi e dei distributori
di libri. Ora il Bibliotecario custode è perpetuo, ed è scelto frà i professori, il che
io trovo bene riguardo a che il Bibliotecario sia uno de' professori, ma non
approvo la perpetuità. Considerando io che tutti i professori sono uomini dotti,
e devon credersi di pressoché egual merito, propongo piuttosto che il vantaggio
d'essere Bibliotecario venga diviso frà tutti appunto i professori di facoltà in
facoltà, e di biennio in biennio. Gli assistenti poi ai Bibliotecari devono prendersi .
frà i ripetitori, che conoscano le lingue straniere e le morte, onde eccitare lo
studio delle une, e delle altre, nè più di due assistenti assegnarei alle biblioteche,
vorrei che fossero anche scrittori per non moltiplicare gli uffizi.
187 I distributori finalmente de' libri possono anch'es-//si dividersi in trè classi ri-
guardo al soldo, per impegnarli a meglio servire. La tabella degli assegni per le
biblioteche sarebbe la seguente:
Al Bibliotecario Professo rea ... f,. 1000
Agli assistenti non custodi d'altri gabinetti, o musei .. . f,. 1500
Al primo distributore di libri . . . f,. 800
Al secondo ... f,. 700
Al terzo, e quarto s'occorre ... f,. 600
Per provviste di libri etc. . .. f,, 6000
essendo tenue l' attual assegno massime ove s'introduca la facoltà teologica.
Nel presente rapporto ho fatto in più luoghi un cenno della somma importanza
di non occupare gli studenti nelle pubbliche scuole di sole speculazioni, ma che
in tutte quelle scuole nelle quali si può parlare anche ai sensi, debbansi gli
studenti esercitare praticamente nelle scienze che apprendono, e ciò posto andrò
qui epilogando gli esercizi necessari in una Università.
188 Tali esercizi sono6 1. di disegno, d'architettura mi-//litare, e stereotomia. 2. di
geodesia e idraulica. 3. di chimica. 4. di botanica. 5. d'anatomia. 6. di clinica
medica e chirurgica.

a Spetta al bibliotecario il compilare la storia dell'Università.


/ 6 Ho già parlato degli esercizi a voce nelle scuole, e di quelli de' legali; qui parlo
di esercizi veramente pratici, e per così esprimermi, di mano.

561
Senza questi esercizi non è possibile che possano le facoltà convincersi dell'abilità
evidente de' candidati, nè perciò io ammetterei alla laurea chi non provasse
d'averli fatti. Come può dirsi ingegnere chi non sà fare un disegno di propria
mano, e misurare le distanze e le masse? Come sarà farmaceuta colui che non
compone da se gli acidi, i sali, le calci metalliche, i cerotti, gli elettuarj, e non ha
appreso, erborizzando col professore, a conoscere le erbe officinali? Come essere
chirurgo e medico senza avete per più anni aperti cadaveri e fatte preparazioni
anatomiche, e operazioni chirurgiche anche sui vivi? Chi affiderà la sua salute ad
un uomo che non abbia al letto dell'ammalato nelle cliniche delle Università
osservato colla propria esperienza, come si applichino le teorie mediche alla
pratica? Innanzi dunque ottenere la licenza, e prima anche della laurea, gl'inge-
gneri presenteranno un disegno da essi fatto nella scuola d'architettura militare
189 o geometria descrittiva, più esibiranno un'attestato/I d'aver praticato la geodesia
e idraulica sotto l'apposito professore. Gli speziali e i medici giustificheranno
d'avere composti de' medicinali, e li presenteranno. I medici e chirurghi offriran-
no pure delle preparazioni anatomiche, oltre gli attestati delle sezioni, ed opera-
zioni fatte sui cadaveri. I clinici daranno le storie delle malattie da essi curate
nelle cliniche.
E perché questi esercizi producano emulazione frà gli studenti propongo eh' ogni
professore abbia negli esercizi medesimi come coadiutore il più diligente frà i
studenti medesimi e si faccia menzione di tal carattere nelle patenti, allorché
s' attribuiscono le dichiarazioni di Laureati con lode, e a pieni voti. Potrebbe anzi
questo coadiutore nominarsi nella scuola da suoi compagni di studio alla fine del
primo bimestre, alla presenza del reggente, e del cancelliere dell'Università.
Meritano gli esercizi militari sulle [sic!] Università una speciale considerazione.
Sua Maestà volle, che anche frà pacifici studi la gioventù italiana non dimenticas-
se mai che deve accorrere alla difesa della Patria e del Trono ogni volta che il
bisogno lo comandi. È quindi per corrispondere a così nobile scopo che i Reg-
190 genti delle Università devono vegliare sugli eserci-//zi militari e sull'obbligazione
di vestire l'uniforme. Nè possono escludersi dal dovere d'esercitarsi sotto l'armi
se non que' studenti che hanno titoli eguali a quelli che s'addurrebbero per
dispensarsi dalla coscrizione•. L'uniforme poi, poiché non piace quello, ch'ora è
adottato, assomigliando alla divisa delle guardie di finanza, potrebbe divenir più
grato con alcune strisce di panno sulla spalla destra a modo de' Paggi. Comunque
però si cangi l'uniforme, ogni studente quantunque esente dagli esercizi, deve
vestirlo almeno in tutte le cerimonie, e ali' atto della sua presentazione all'Univer-
sità. I soli stranieri possono essere dispensati.//

a I non dispensati se mancano agli esercizi, non hanno le sottoscrizioni della


matricola, e quindi non ottengono i gradi accademici.

562
191 PAITTE QUINTA
Scuole di Belle arti

Sez[ion]e I".
Scuole di Architettura, Pittura, e Scultura

Art[icol]o 1.
Insegnamenti
Otto professori in ciascuna delle nostre Accademie di Milano, Bologna e Venezia
sono incaricati d'insegnare con pratici esercizi ciò che deve sapersi da chi vuol
essere o architetto, o pittore, o scultore. Dieci ne ha invece l'Accademia di Monaco,
e un maggior numero quella di Vienna.
Noi abbiamo professori d'ornato, di prospettiva, d'architettura, di principj di
figura d'anatomia, di pittura, di scultura, e d'incisione; oltre questi l'Accademia
Bavara ne ha uno di paesaggio, ed uno di mitologiaa, e nell'Accademia Austriaca
192 v'è oltre la scuola// di paesaggio la scuola di modellatura per artisti, ed artigiani;
quella di disegno colorato per le stoffe, e l'incisione è affidata a due professori,
uno d'incisione a fumo, l'altra a taglio. Parlerò d'ognuna delle scuole accennate
che mancano alle nostre Accademie.

§ 1.
Scuola di paesaggio
Considerando che v'è molta diversità frà i paesaggi accessori ad un quadro di
figura, e quelli che rappresentano vere scene campestri o marittime come soggetti
principali della pittura, siano essi senza figure o con figure divenute viceversa
accessorie, pare ch'una scuola in cui s'insegni come il pittore può divenire paesista
meriti luogo in un'Accademia. Altri però osservando che un quadro di paese è
l'effetto di varj generi d'arte riuniti, reputa inutile una scuola apposita di paesag-
gio, ed a questo principio teoretico si appoggiarono forse quelli che propo-
nendo il piano dell'Accademia di Milano, esclusero dalle scuole ivi stabilite quelle
di cui si parla. Sono però ancora oscillanti le opinioni in fatto di pratica, poiché
ciò che dicesi dei molti Maestri che bisognano per formare un paesista può
193 applicarsi// anche agli studj necessari ad un incisore. I quadri di paesaggio
richiedono una particolare abilità, e i Claudi 101 sono rarissimi come gli Ede-

a Vedi Constitution der Koeniglichen akademie der bildenden Kiinste. Miinchen


1808.

lOl Scopoli si riferisce molto probabilmente a Claude Gellée, detto Lorrain o Le Lorrain, in quanto
originario della Lorena (Chamagne, 1600-Roma, 23 novembre 1682), pittore e incisore tra i più
importanti e originali del XVII secolo, Giunto a Roma nel 1627, nella capitale dello Stato pontificio
fu molto attivo e apprezzato come pittore paesaggista, anche se non mancano nella sua arte riferimen-
ti alla tradizione classica. BÉNÉZIT, VI, 745-48.

563
linck 102 • Se è difficile dipingere oggetti animati, non è pur lieve impresa il dare
una specie di vita agli innanimati, grazia cioè e verità insieme alla copia delle cose
materiali.
Si sa che alcuni frà i pittori celebri dovettero affidare ad altri la parte del paesag-
gio introdotta nei loro quadri, e noterò pure che anche oggidì, mentre in Milano
la prospettiva è portata nelle tele teatrali all'apice della perfezione, le scene meno
perfette ne' teatri sono appunto le campestri. Per altro a tali osservazioni deve
opporsi l'esercizio di que' pittori paesisti, che mostransi di quando in quando,
solo imitatori della natura, senza avere frequentata alcuna scuola di paesaggio.
Ma questo esempio condurrebbe ad affidarsi troppo alla natura anzicché all'arte,
nè può dubitarsi che s'arrivano ad avere approvazione coloro che la stessa natura
copiano senza maestri, giunger possano nel dipingerla, a meritare più alti encomj
qual' ora abbiano anche una guida, la quale accenni loro come la natura non si
194 copia, ma si imiti, e con certi metodi, e colla scelta de' soggetti// principalmente.

§ 2,
Scuola di Plastica (Modellatura)
Nell'Accademia di Vienna ho veduto più di 100 artigiani occupati in fare de'
modelli in gesso, creta, o cera di varj oggetti di uso, ed insieme di ornamento,
come casse grandi d'orologio, scattole, diademi, collane etc.; alcuni de' lavoratori
copiavano dal vero, altri dal disegno, altri inventavano, alcuni anche si esercita-
vano nell'incidere medaglie e çamei. A quell'Accademia io devo il pensiero già
esposto, ove parlai della scuola di disegno ne' Licei, d'esercitare anche ivi gli
allievi non solo a delineare, ed ombreggiare varj esemplari d'ornato, ma anche a
formarli colla lor mano di qualunque molle sostanza sotto l'occhio del Maestro,
e sempre coll'intento di propagare il gusto delle belle forme negli adornamenti
non solo, ma negli utensilj stessi i più semplici e più comuni.
Ma contro questo pensiero possono insorgere delle obbjezioni, e primieramente
si può dire che vi sono già esercizj di plastica nelle nostre Accademie per copiare
195 in rilievo i più bei pezzi d'antico/ I ornato, si aggiungerà che appreso il disegno
delle più belle forme, è facile l'applicarle ai diversi lavori degli orefici, de' vasai
etc., e che finalmente la suddivisione delle scuole è così nociva nelle Accademie
di belle arti, come fù detto delle Università; le quali obbiezioni io trovo assai forti
contro lo stabilimento d'una nuova scuola; ma credo però che gli esercizi delle
nostre Accademie bastino a fare migliori artigiani, e penso tuttavia, che debbano
aumentarsi ad esempio dell'accademia Viennese. Più rapido è l'insegnamento, se
ha per iscopo oggetti d'immediata utilità e facilmente intesi. Ogni allievo renduto
nella scuola capace di modellare, credesi creatore, e dal primo non infelice suo
102
Edelinck, Gérard (Antwerpen, 20 ottobre 1640-Paris, 2 aprile 1707), pittore e incisore belga.
Trasferitosi in Francia, a Parigi, verso il 1666, ottenne da Luigi XIV lettere di naturalizzazione nel
1675 e l'anno successivo entrò a far parte dell'Académie royale de peinture et de sculpture. A Parigi,
dove visse e morl, entrò in contatto con i più famosi artisti del suo tempo e incise tra l'altro, su
incarico di Colbert, la Sacra Famiglia di Raffaello. BNB, VI, 453-461.

564
lavoro si anima ad intraprenderne maggiori. Un modello è più parlante di un
disegno, trasportasi in giro con maggiore vanità, desta critica, ed invidia più
animata, così la face delle arti splende più viva anche nelle ultime officine e
traluce agli occhi dell'idiota.

§ 3.
Scuola di disegni colorati per stoffe
In questa sc~ola a Vienna si occupano presso che 300 allievi parte de' quali è
196 intesa a colorar fiori, e l'altra a copiare,// o comporre disegni variati e a colori
per abiti ricamati, per scialli, per stoffe disegnate d'ogni genere. Un saggio dei
prodotti di tale scuola può vedersi dagli uniti lavori di trè allievi, dai quali li ho
acquistati (senza idea di scelta) allorché visitai la scuola medesima. Il Governo
austriaco fà gran conto di quel vivajo di pittori per ·gareggiare in buon gusto dei
disegni, e dei colori colle stoffe straniere: io però dubito che frà noi possa ora
riuscire di eguale vantaggio l'introdurre quella scuola, poiché non potendo le
nostre fabbriche avere una grande estensione di commercio, giova più a noi
l'imitare che il creare nuove mode per l'uso delle stoffe nel Regno, e dalle nostre
Accademie altronde quali esistono, escono in numero per ora sufficiente disegna-
tori capaci di somministrare ai fabbricatori delle forme leggiadre in ogni aspetto
ove occorrano per qualche lavoro complicato e dispendioso che si voglia dal
Governo, o da privato amatore. L'instituzione di tal scuola sarebbe egli più utile
per le fanciulle? Ne ho veduta una a Weimar che è certamente di somma utilità.

§ 4.
Scuola d'incisione a fumo
197 L'incisione a fumo, che i francesi dicono «maniere noire» reca in// Germania non
piccolo lucro a quelli che vi si dedicano, e perciò, ed anche perché quel!' arte è
d'origine tedesca, vi è sempre coltivata e s'insegna da un apposito professore
nell'Accademia di Vienna. Non crederei utile l'introdurre nelle nostre accademie
una scuola separata per questa specie meno commendevole d'incisione, poiché
mancando la concorrenza di compratori, gli incisori non sarebbero animati a
frequentarla, ed avendo tuttora gli italiani gran fama nell'incisione a taglio, me-
glio è che pongano tutta la loro industria nel conservare questa comecché più atta
a prestarsi alla diversa natura degli oggetti eh' essa imprende a trattare.

§ 5.
Scuola di mitologia
Posso dichiarare senza timore di parer temerario nel mio giudizio che una tale
scuola è pressoché inutile in un'Accademia di belle arti, poiché la mitologia è una
picciolissima parte soltanto di ciò che deve sapere un artista quando voglia uscire
dalla sfera della materiale imitazione. Quando si pensi che le Accademie di belle
arti sono così organizzate, eh' ogni artigiano anche il meno colto, purché abbia
198 attitudine a ben copiare i grandi model-//li, può conoscere le principali regole,

565
ed effetti delle arti stesse, per usarne poi nelle officine, si vedrà essere superflua
generalmente parlando, un'erudizione alla quale l'artigiano stesso non sia prepa-
rato. Che se vuolsi erudire, allora non basta lo studio d'una nuda mitologia, ma
convien confrontare la favola colla storia medesima, e specialmente nell'antichità;
or io non negherò che tale studio non sia bello in un'Accademia, e vantaggioso,
ma dovrà appartenere a que' soli allievi, che s'accingono a ritrarre il vero e ad
inventare.
Fù eretta non a' guari in Milano una scuola speciale nella quale possono appren-
dersi i sublimi principi della pittura, e in genere delle arti belle, ed è mia opinione
che quella scuola possa far parte dell'Accademia, ed anzi, credo che debba sta-
bilirsi in tutte trè le Accademie del Regno come ne' Licei s'insegna, e la teoria
e la pratica del disegno: ma d'uopo è che si spieghi cosa deve intendersi per
scuola di sublimi principi di belle arti.
A me sembra che non abbiasi a ripetere in quella scuola soltanto ciò che già si
disse ne' Licei, ove gli esercizi della mano si limitano al disegno d'ornato e
199 d'architettura, ma che si debba oltrepassare i confini// della filosofia delle arti,
della quale ho parlato nel § 2 della terza parte di questo mio lavoro. Credo cioè
che si abbia a mostrare con oggetti anche dipinti, e scolpiti, come debbano
campeggiare le idee principali, moderarsi le accessorie, distribuire, ed evitare i
contrasti, variare la simetria, e senza offender le grazie ritrar la natura, ed espri-
mere fin dove si può, le umane passioni. Così verrassi ad insegnare colla storia
delle arti come le leggi loro furono abbozzate, e quindi perfezionate o sopra tele,
o in metallo, o in marmo, e come deviando dagli esempi classici il buon gusto si
altera e si guasta. In tal modo quegli allievi accademici, che non hanno potuto
fare un corso di studi ne' Licei, e che pure per nobil'indole son vaghi di penetrare
nella metafisica delle arti riceveranno eccitamento a grandi pensieri, e ad opere
degne del genio italiano.
Nè io propongo una nuova scuola nelle Accademie perché si dubiti che i profess9ri
200 delle arti non ne diano anche la teoria a, ma perché occupati maggiormente// nel
guidare l'occhio e la mano degli allievi, serviranno meglio all'istruzione, quando
possano affidare ad altra persona la cura di sviluppare tutto ciò, che non è
pratica: riguardo poi alla scuola speciale di Milano osserverò che unendola all'ac-
cademia s'avrà il vantaggio non solo di procurare a più gran numero d'artisti un
nuovo insegnamento col corredo di più ricche collezioni in ogni genere d'arti, ma
si potrà profittare della maggiore libertà, ch'avrà il professore (ora aggravato di
più scuole in una) per incaricarlo dell'ispezione de' Licei, posti nel circondario
accademico, e fors'anche di tutti, con sommo suo decoro e utile dell'istruzione
pubblica per ciò che spetta alle arti.

a Vi sono valorosi artisti, eccellenti per insegnare la pratica, incapaci di dettare


la metafisica delle arti: vi sono invece amatori delle arti, che senza saper dipin-
gere, o scolpire, od incidere (almeno tolerabilmente) conoscono però i sublimi
principi di quella metafisica.

566
Art[icol]o 2.
Regolamenti Accademici
Frà le cose notate nei regolamenti da me esaminati, due sole meritano d'essere
riferite, una sull'uso delle gallerie, l'altra sull'impiego degli artisti.
La bella galleria del Rè di Sassonia, che è una delle più pregievoli d'Europa, è
non solo aperta presso che ogni giorno a pubblico commodo, ma le tele più
201 pre-//ziose sono staccate dalle pareti e date a chiunque è in grado di copiarle 8 •
Io stesso ho veduto una giovine pittrice far copia di grandezza naturale della tela
di Raffaello rappresentante la Vergine, il Bambino, San Sisto, e S.ta Barbara. Altri
facea lo stesso della famosa notte del Coreggio: altri della Maddalena di Battoni 103 ,
e così di molti frà migliori quadri. Due ispettori passeggiando osservavano, che
niun danno fosse fatto alle tele. Io reputo giusto, ch'un eguale generosità si usi
anche nelle nostre gallerie.
Per l'impiego degli artisti il Rè di Baviera ha decretato che le fabbriche pubbliche
saranno sacre ai progressi dell'Accademia di belle arti, preferendo i progetti e i
lavori de' Professori architetti, pittori, e scultori suoi. Questo decreto però po-
202 trebbe con eccessiva predilezione verso l'Accademia, nuocere a quel-I/le arti
stesse, che pur tende a favorire, poiché toglie la concorrenza degli artisti non
accademici, e senza gara le arti non si perfezionano e non si diffondono. Il nostro
Governo favorisce certamente le accademie, ma veggonsi distinti artisti che ad
esse non appartengono come professori, occuparsi di pubblici lavori, ed essere
anche preferiti a' professori medesimi, o impiegati del· pari, e alternamente. Per·
ciò risulta varietà maggiore, ed eleganza, e maestà negli edifizi, e monumenti,
ch'ogni giorno si erigono nel Regno e principalmente nella Capitale. E qui non

a Quella di Monaco è ricca anch'essa, e specialmente di quadri della scuola


tedesca, dei quali mancano quasi totalmente le nostre gallerie. Mi fù mostrato
desiderio di cangiare con qualche Luini [Bernardino Luini (Luino, 1480-90 circa-Milano,
1532), pittore di scuola lombarda; cfr. BÉNÉZIT, VII, 14-15], G. C. Porcaccini [Giulio Cesare, il
più noto e vero grande artista della famiglia Procaccini (Bologna, 1570 circa-Milano, 11 novembre
1625). Prima alla scuola di Annibale Carracci e poi del Correggio e del Parmigianino, approdò infine
a Milano, dove raggiunse la famiglia, e subl l'influenza della scuola lombarda; BÉNÉZIT, VIII, 500],
od altro autore della scuola Lombarda, dei quadri di Wohlgemuth [o Wolgemuth,
Michael o Miche! (Niirnberg, 1434-ivi, 30 novembre 1519), pittore di soggetti religiosi e di ritratti e
disegnatore molto famoso nel suo tempo. Maestro di Albrecht Diirer dal 1486 al 1490. TI!IEME,
XXXVI, 175-181; BÉNÉzrr, X, 778-79] di Alberto Den, di Luca Cranach, di Martin
Schoen [Martin Schongauer, detto Schèin, pittore e incisore, nativo di Colmar tra il 1430 e il 1450,
morto a Brisach il 2 febbraio 1491; BÉNÉZIT, IX, 425-26], e Holbein: io proporrò il cambio
tostocché sarà fatta la scelta di tutte le pitture raccolte dalle Chiese soppresse.
103
Batoni, Pompeo Girolamo (Lucca, 25 gennaio 1708-Roma, 4 febbraio 1787). Dopo gli esordi nella
bottega di orefice del padre, come cesellatore, si dedicò alla pittura con ottimi risultati. Nel 1.7 40
dipinse per il conte Merenda di Forlì la Maddalena, cui fa riferimento Scopoli, conservata a Dresda;
fu squisito ritrattista ed effigiò pontefici e imperatori. AKL, VII, 470-474.

567
posso a meno [sic!] di non ricordare, che mentre frà noi tutte le arti circondano
ed abbeliscono il nuovo Trono, onde l'Italia è lieta, grande, e sicura, le Città
germaniche stanno inoperose, ed appena comminciano le Capitali più recenti di
Regni e Principati a spogliarsi di quelle rozze e barbare forme di architettura,
onde prima si cingevano. Grazie a Napoleone e ad Eugenio noi abbiamo veduto
in pochi anni compiersi il Duomo, e sorgere un Circo, ed Archi, e Porte marmoree,
e novelle Caserme in Milano; un Ponte di granito sul Ticino, e sull'Adda; Colon-
ne, e Trofei militari a Tivoli, e Lodi; un Arsenale a Pavia e Brescia; un Palazzo
203 Reale a Venezia; e Statue di bronzo, e mar-//mo attestano la munificenza del
Governo in favorire l'architettura e la scultura. Nè la pittura può lagnarsi d'esser
negletta se si contemplino le volte recentemente dipinte nelle Regie sale104 , e la
rediviva cena di Leonardo, che si riproduce anche in mosaico. Così l'arte dell'in-
cisione è del pari onorata, e i dipinti di Raffaello, d' Albano 105 , e di Tiziano
conservano sotto il bollino [sic!] di Lunghi 106, Rosaspina 107 , e Cipriani 108 gran
parte, o il rutto quasi della bellezza, e grazia loro primitiva.

Sez[ion]e n•
Scuole di Musica e Mimica

Art[icol]o 1.
Scuola di Musica
In quella parte della Germania ch'io visitai, non ho trovato scuole apposite di
Musica, poiché dall'Italia si recano ivi i cantori, e le accademie libere, e l'istru-
zione privata de' Maestri tedeschi tengono abbastanza in onore la musica
104
Andrea Appiani (Milano, 23 maggio 1754-ivi, 8 novembre 1817) aveva dipinto nel Palazzo Reale
di Milano, su incarico di Beauharnais, i Fasti di Napoleone. Il ciclo pittorico è andato poi comple-
tamente distrutto durante il secondo conflitto mondiale.
105
Si tratta di Francesco Albani (Bologna, 17 marzo 1578-ivi, 4 ottobre 1660), celebre pittore forma-
tosi alla scuola bolognese dei Carracci, dove incontrò anche Guido Reni. Molto attivo oltre che a
Bologna anche a Roma, dove collaborò col Reni negli affreschi della cappella del Quirinale; collabo-
razione interrotta ben presto a causa della rivalità tra i due artisti. AKL, II, 21-24.
106
Si tratta verosimilmente di Giuseppe Longhi, incisore e scrittore (Monza, 13 ottobre 1766-Milano,
2 gennaio 1831). Giunto alla direzione della Scuola d'incisione ebbe numerosi incarichi di pittore
aulico nel Regno d'Italia, grazie al ritratto di N apoi eone Bonaparte. In occasione dell'arrivo a Milano
dell'imperatore per l'incoronazione a re d'Italia, L. incise i Fasti napoleonici che Appiani intanto
dipingeva a chiaroscuro nel palazzo reale di Milano. BÉNÉZIT, VI, 725.
107
Rosaspina, Francesco (Rimini, 2 gennaio 1762-Bologna, 2 settembre 1841). Valente incisore, trattò
il bulino, l'acquaforte e la puntasecca. Professore di incisione alla Regia Accademia di Bologna, lavorò
alla incisione dei Fasti di Napoleone di A. Appiani. Nel 1801 fece parte del Collegio dei dotti della
Repubblica Cisalpina, e venne inviato a Lione come membro della Consulta straordinaria cisalpina,
da dove si recò in viaggio a Parigi in compagnia di Giuseppe Longhi. BÉNÉZIT, IX, 87.
108
Cipriani, Giovanni Battista (Firenze, 1727-London, 1785), pittore, disegnatore e incisore, allievo
e collaboratore di Bartolozzi. Molto attivo a Londra dal 1755, periodo durante il quale si dedicò
sopratutto all'incisione; disegnò tra l'altro il diploma di ammissione alla Royal Academy, di cui eni
membro, poi superbamente inciso da Bartolozzi. BÉNÉZIT, III, 39.

568
istromentale. È altronde evidente che le lingue d'oltremonte sono meno proprie
204 e qua-//si awerse a dolce canto, se si paragonano colla sonora, armonica, e
soavissima nostra favella. Quindi maggiore studio diedero gli oltremontani a
quella musica che supplisce al canto, e vogliono alcuni, che ad essi si debba il
primato in quella, come a noi devesi nella musica vocale, nè sperano di poterlo
disputare, e ricuperare, se non se [sic!] colla frequenza de' Conservatorj.
Sono elleno però le scuole di musica veramente utili ai progressi dell'arte? E se
può dirsi che noi siamo inferiori a tedeschi nella musica stromentale, varranno le
scuole stesse a renderci superiori?
Avendo io presentato prima del mio viaggio un rapporto sullo stato attuale della
musica in Italia 109 , ed avendo potuto meditare in Germania sù alcune delle cose in
quel rapporto accennate, mi permetterò qui di rispondere ai due proposti quesiti.
Le scuole di musica difficilmente saranno creatrici di nuova musica, sia perché
l'arte ebbe già i suoi classici, ed ai moderni appena è dato di spigolare ove gli
antichi hanno mietuto, sia perché ove non è libertà d'emulazione, ivi ne prende
il luogo l'imitazione servile, ed esclude ogni novità o per invidia o per ostinazione";
205 ma se le scuole non creano, conservano al-I/meno, e possono diffondere i miglio-
ri precetti dell'arte medesima, sicché poi frà gli allievi sorga chi, sciolto ogni freno
di magistrale esempio, si affidi alle proprie forze, ed osi, conservate le leggi
fondamentali della musica, abbandonarsi alla propria fantasia e scoprire un bello
ignoto prima ad umano ardimento.
E le scuole di musica sono tanto più necessarie colà dove per le vicende de' tempi
sono scemati alcuni di que' mezzi, che pria la propagavano maggiormente. Frà
noi, per es., è decaduta dal suo primo splendore la musica di Chiesa coll'aboli-
zione delle corporazioni, e di altri stabilimenti religiosi capaci di stipendiare de'
maestri di capella, e il minor numero di questi fà sì che nelle Chiese non si abbia
che rare volte musica nuova, e minacci di non esser più quella ch'era altre volte
maestosa, e degna della Divinità, alla quale accompagnava i voti de' popoli.//
206 Nè la sola musica di chiesa ha perduto de' suoi pregi; anche quella de' teatri,
deviando da semplici canoni d'ogni arte aggradevole, diventò difficile, schiava
spesso della moda, preda di pessimi istrioni, e accompagnata quasi mai dallo
studio delle belle lettere. Ora nelle sole scuole di musica può unirsi ogni insegna-
mento necessario a chi vuol esercitarla, o scrivere d'essa, sia per l'intelligenza, sia

a Si farebbero forse minori rimproveri alle scuole di musica, se la Direzione


delle medesime non fosse perpetua, ma annua, oppure se fosse affidata ad un
Direttore la supremazia perpetua sull'amministrazione, e disciplina, ma quella
dell'insegnamento si desse per turno ai professori d'anno in anno, o di biennio
in biennio.
109
Cfr. BCV, b. 493/1, nella quale sono conservati tre rapporti sullo «stato attuale della musica» cli
Scopoli, due del 1810 ed un terzo, senza data e firmato dal direttore generale, che reca il titolo
«Rapporto della Direzione generale di pubblica istruzione col quale dietro l'esame sulle scuole di
musica in Bologna e Bergamo dà conto dello stato attuale della musica nel Regno»,
569
per l'espressione di quegli affetti e di quelle passioni, che avrà a manifestare; e
sotto l'occhio d'un Governo protettore d'ogn'arte, può la musica svincolarsi da
lacci, eh' ora la stringono sui Teatri, e tutti apprendersi i modi coi quali diminuire,
o togliere le difficoltà nell'esecuzione.
Ma molte certamente delle difficoltà sono grandi, quelle cioè che derivano dal-
l'amore eccessivo di varietà, dalla predilezione de' contrasti, e dal desiderio d'unire
in uno spettacolo tutte le sorgenti di diletto, e dal pretendere piaceri nella con-
fusione d'ogni ordine; l'intemperanza è comune; la modesta semplicità annoja; la
luce placida non basta, vuolsi il difficile, il vibrato, si vuol'essere ora scossi, or
abbagliati; il soave, e il forte disgiungonsi, e tutto è pindarico.
Quanto però maggiore è il contrasto del cattivo gusto colle leggi dell'arte (le quali
207 presto o tardi riprendono pu-//re il loro impero), tanto più sono utili le scuole,
ove i veri elementi s'insegnano del bello, e si resiste alla corruzione comune,
volgendo a beneficio dell'arte medesima le inclinazioni popolari, e dalle 'domate
difficoltà applauso ottenendo, e trionfo.
Io non ammetterò, che l'Italia sia inferiore alla Germania nella musica istromentale,
poiché non usi noi a stampare tanto come i maestri tedeschi, ignoriamo le com-
posizioni de' nostri italiani non solo della Toscana o delle due Sicilie, ma persino
delle Città del Regno. Supposto però, che gli Italiani dopo aver fatto prodigi in
ogni genere di musica non esclusa l'istfomentale, avesser questa negletta negli
ultimi tempi, sperasi forse, che cogli esempi tedeschi nelle nostre scuole possa
ricondursi all'antica perfezione? Ben diversa idea di ciò hanno i tedeschi mede-
simi, che avidamente raccolgono ogni suono che d'Italia venga, e di noi hanno
più alta opinione che noi medesimi. È errore de' nostri Conservatori il porre
innanzi agli allievi come modelli sublimi dell'arte le composizioni straniere, edu-
candoli a sentire meno il valore della musica italiana ed a temere il confronto di
altre nazioni. Cos'è altronde la musica istromentale se non se [sic!] un'imitazione
208 di canto, e l'immagine d'un// movimento d'oggetti che si concatenano piacevol-
mente colle nostre reminiscenze. È però secondaria quella musica, che tien luogo
di coro, per così dire all'attore principale, e risvegliata la ricordanza d'un forte
affetto, ne rende grata la violenza. Ed è per questo suo scopo, che merita lode
la musica istromentale, e per l'artificio col quale tenta d'illuderci; ma comuni,
come si è detto, sono le leggi di tutte le arti rappresentative, e trovansi frà noi
compositori di musica istromentale, che non hanno d'uopo di forastiera istruzio-
ne; anzi alcuni de' nostri più egregi maestri si lagnano, che le bellezze semplici
della musica italiana si nascondàno, e si perdano frà mille ornamenti peregrini,
e si dolgono essere avvenuto della musica ciò che accadde dopo le invasioni dei
barbari riguardo all'architettura, nella quale il gusto gottico, ed arabo succedette
al greco ed al toscano. È giusto che la semplicità non divenga agreste e selvaggia,
e si ama che le composizioni musicali si compongano di più modi, secondo che
imitar vogliono, o l'epico, o il lirico, o con più soave stile, e meno sublime. Ma
chi può amare l'eccessiva rapidità delle note, i salti di toni, e l'irregolare
affastellamento d'ogni genere di musica eloquenza? Anche nella musica la moltitu-

570
209 dine delle immagini deve fondersi// nell'unità, or con sensibile, ed or con insensibile,
e nascosto, ma non interrotto legame. Sono grati gli awicendamenti e le ripetizioni,
se una severa economia le regola; sorprende l'audacia, e la forza, ma cagiona con-
fusione, e noja, se non distinguesi l'idea principale con chiarezza e vigore, o soavità.
Qualparte hann poi nella mimica musica i trilli frequenti, e i pieni, che non
indicano alcun naturale accompagnamento? Non è concesso alla musica
istromentale di protrarre a lungo l'illusione come la poesia, e l'immaginazione
inquieta dopo d'avere acconsentito all'oscillazione fisica prodotta dai suoni, s'ir-
rita d'essere interrotta nella creazione de' suoi proprj fantasmi, e rompe essa
medesima gli anelli del componimento musicale.

Art[icol]o 2.
Scuola di Mimica
Ma coloro pei quali io posi in dubbio i vantaggi che si hanno dalle scuole di
musica, che diranno sentendo indicarsi una scuola di Mimica? Devesi ai tedeschi
210 la più bell' opera a// che sia uscita in luce sull'eloquenza del corpo, ed avendo
osservato in Germania, che la mimica hà fatto maggiori progressi che frà noi,
stimo opportuno prima di por termine alle mie osservazioni sulle belle arti, di
ragionare anche della mimica e dell'utilità d'una scuola nella quale se ne svilup- .
pino i precetti.
D_a molto tempo si fanno lagnanze sul cattivo stato de' nostri Teatri, ne' quali la
Comedia e la Tragedia sono rappresentate da persone che all'improwiso si get-
tano sulle scene, e vi si movono per solo stimolo di fame, senza avere avuta
alcuna educazione nella mimica, o quella sola procacciandosi che deriva da falsi
applausi d'ignoranti spettatori; ma niuno pensò ancora frà noi a scemare con
pubblici insegnamenti la cagione di quelle lagnanze, le quali sono pure fortissime
contro i Balli de' teatri medesimi.
Si crede d' alcuni che l'imperfezione della mimica debba attribuirsi spesso alla
poesia e alla musica, ne incolpano anche il desiderio comune di spettacoli coi
quali è inconciliabile una rigorosa illusione, ed altri dichiarano che essendo infi-
nite le varietà e le combinazioni degli affetti, che la mimica deve rappresentare
a nostri sguardi, ne riesce impossibile la dottrina.
211 Ma se dalle difficoltà che circondano un'arte, dovesse// conchiudersi che non
possa sperarsene l'insegnamento, nemeno in parte, che sarebbe d'ogni studio
umano! Convengo che per la mimica drammatica vuolsi in genere la prosa anzicché

a Ideen zu einer mimik van I. J. Engel, Berlin 1804. [La prima edizione è del 1785-
86. Johann Jakob Engel (Parchim, Meclenburgo, 11 settembre 1741-ivi, 28 giugno 1802), scrittore,
poeta e critico letterario, tra i più significativi rappresentanti dell'illuminismo berlinese. Professore al
Joachimsthal di Berlino nel 1776, fu maestro dei fratelli Humboldt ed educatore di Federico Guglielmo
III. Nel 1787 gli fu affidata la direzione del teatro regio di Berlino. ADB, VI, 113-15; NDB, IV, 504-
05].

571
la poesia, ma poiché questa per altri motivi non deve bandirsi dai teatri italiani",
rinunzieranno i mimi all'arte d'accompagnarla coi movimenti nel miglior modo
possibile? Ignorano essi, che se dall'unione della poesia colla mimica può ritar-
darsi l'illusione, può anche talvolta ricevere maggior forza e grazia?
Il gusto cattivo de' spettatori plaudenti alle maschere anzi ché a gentili comici,
avrà fors'anche influenza nel corromper questi, e nell'avvilirli, ma l'influenza si
sente, perché i comici gentili sono rarissimi, e i più sono tolti da quella plebe
medesima di cui amano le lodi, e accarezzano gli errori. L'esperienza ha dimostra-
to, che il popolo qual'è preferisce gli spettacoli di riso, e di confusione alle
delicate immagini de' costumi, e alle grandi pitture delle umane passioni; se può ·
212 scegliere frà le// une, e le altre, e a minor prezzo: ma se con perseveranza di chi
regola i teatri non sarà condotto, che a belle rappresentazioni, darà ad esse la
preferenza, e giungerà ad abborire ogni sozzura teatrale, facendosi più che non
si crede severo giudice degli attori.
Che poi sia innumerevole la serie degli affetti, che la mimica si propone d'espri-
mere, ciò è vero, ma è vero altresì che lo spettatore non esige che nei movimenti
dei mimi tutti siano manifestati quegli affetti, e qui è dove lo studio dell'arte
viene in loro soccorso.
Da una buona scuola devon essi meglio instruirsi di ciò, che è pittura ne' gesti,
e sentimento, distinguendo cioè l'immagine sensibile della cosa che l'anima pen-
sa, dall'altra immagine egualmente sensibile del modo col quale l'anima pensa, e
della condizione in cui è posta pensando, sicché siano quindi solleciti di volgere
più a sè che agli oggetti esterni l'attenzione dello spettatore, ne occupino la
fantasia, e i sensi insieme, e con una costante armonia delle azioni cogli affetti lo
trasportino per così dire nella situazione in cui trovan se stessi. Il solo studio può
far loro conoscere come non vi sia sinonimia nella mimica, e come convenga
213 distinguere con varietà di movimenti, ma con precisione// sempre, e senza oziosa
interruzione, la or rapida e or lenta gradazione e fusione degli affetti. Lo studio
apprenderà loro ad esprimere in diverso modo lo stesso sentimento secondo l'età
e la condizione delle persone; insegnerà pure lo studio a separare non solo le
passioni che avvicinano a vicenda gli uomini da quelle che li allontanano, e li
distruggono, ma ad esprimerle differentemente se isolate, o se composte, ed
aventi per la loro unione una forza maggiore, e come dicono i tedeschi una
sinergia; lo studio medesimo fìnalmente dirà ad essi quali affetti assorbir debbano
l'azione, siccome principali, e da staccarsi da ogni accessorio, e quali sensazioni
passino rapidamente l'una nell'altra, o niuna abbiano analogia frà se, o ne abbia-
no solo una lontana. La natura fà assai da se stessa nella mimica, e veggonsi
prodigi d'imitazione, ma sempre con molti diffetti, ne' migliori attori, anche per

a Alfìeri, quantunque con stile talvolta aspro, ha scritto in una poesia così scevra
da ogni inutile ornamento, che il mimo non può avere diffìcoltà nel pronunciarla
e nell'accompagnarla coi gesti: mentre ne ha una grandissima se deve esprimere
la poesia francese massime per la rima.

572
la facilissima contagione degli esempi. Il figlio della natura diasi a nutrire alla
filosofia in ogn'arte, e questa gli aprirà le sorgenti del vero e del bello.
Io non saprei decidere se possano i nostri balli teatrali risalire a quella celebrità che
214 aveano i balli// descritti da Luciano e da Apulejo: ma è egli impossibile lo staccare
la parte mimica, cioè il dramma espresso coi gesti dalla leggiadria della danza, o
dall'audacia del salto? saremo sempre costretti a veder Rè, e Sacerdoti ballanti?
Ma il parlare di tutte le inconvenienze della mimica mi porterebbe tropp' oltre,
nè il soffre l'oggetto principale di questo mio scritto, nel quale parlai dell'arte de'
gesti soltanto per dimostrare il vantaggio che ne verrebbe ai Teatri da una scuola
nella quale quest'arte s'insegnasse.//

215 PARTE SESTA


Di alcune scuole speciali

Le scuole speciali da me visitate in Germania, e delle quali reputo dovere di far


menzione in questo mio rapporto, sono le scuole pei sordi e muti, quelle pei
ciechi, e quelle di veterinaria.

Sez[ion]e I"
Scuole pei sordi e muti

Le scuole che sono destinate all'istruzione de' sordi e muti in Vienna, Freysing,
e Lipsia hanno egualmente tutte la stessa base, posando cioè l'istruzione intiera,
che in esse si riceve, sull'uso maggiore della vista, e degli altri sensi che riman-
gono a sordi e muti, per apprendere quelle cose, la cognizione delle quali vien
216 loro tolta o ritardata dalla mancanza dell'udito e/ I della loquela. Sembra però che
quelle scuole vogliano il vanto di superiorità" sulle francesi, le quali sono da
tedeschi riguardate come troppo grammaticali, secondo il sistema del S.r L'Epée 110 ,

a La scuola di Lipsia fondata dal S.r Hanicke [Si tratta di Samuel Heinicke, pedagogo
(Nautschiitz, WeiEenfels, 10 aprile 1727-Leipzig, 30 aprile 1790). Dopo aver compiuto i suoi studi
a Jena, svolse attività di professore privato ad Altona e ad Amburgo, impartendo anche lezioni a
sordomuti. Quest'ultima attività divenne la missione della sua vita, e nel 1778 fondò a Lipsia il primo
istituto per sordomuti della Germania, che diresse fino alla sua morte, Dimostrò a tutti la capacità
di apprendimento dei sordomuti, e introdusse l'insegnamento del linguaggio articolato nel suo pro-
gramma pedagogico-formativo, in contrasto col metodo mimetico dell'abate dè I:Epée e della scuola
francese. ADB, XI, 369-70; NDB, VIII, 303-04] vuolsi anteriore a quella del S.r L'Epée.
Vedi ... Historische Nachricht von dem Unterricht der Taubstummen und Blinden
in Leipzig. 1793. [Il titolo completo recita: Historische Nachricht van dem Unterrichte der Taub-
stummen und Blinden: oder Beobachtungen uber die Bildung Beider uberhaupt und uber die Ersteren
zu Leipzig insbesondere, Leipzig, Breitkopf, 1793].
110
I:Epée, Charles Miche! abbé de (Versailles, 1712-1789). Dedicatosi per tutta la vita alla educazio-
ne dei sordomuti, fondò, senza aiuti, e sostenne con i suoi mezzi il primo istituto di questo genere
in Europa. Pubblicò importanti scritti sul modo d'istruire i sordomuti attraverso i segni. DBU, II,
599-600.
573
o come troppo metafisiche secondo quello del S.r Sicard 111 • Io che non ho avuto
occasione di vedere lo stabilimento diretto da quest'ultimo rinomato istitutore
de' sordi e muti, mi farò ora senza paragoni ad esporre soltanto le osservazioni
che ho raccolte nel mio viaggio, percorrendo le sopraindicate scuole in Austria,
in Baviera e in Sassonia.
Grandissima lode è dovuta a coloro che si dedicarono, e che tuttavia si dedicano
a soccorrere quelli infelici che sono privi d'udito, e che per tale sventura diven-
gono quasi sempre stupidi e brutali. La pietà con cui si ricovrano ed alimentano
onora in alto grado il loro cuore, e gli sforzi coi quali essi tentano di diradare la
nebbia che ingombra l'intelletto di que' sventurati, appalesano ed invitano a
venerare il sommo loro ingegno.// ·
217 Quelli però soltanto che sono versati nelle cose metafisiche, possono conoscere
le difficoltà che s'incontrano nell'istruire a dovere uno sordo-muto, e .tante sono
che per confessione de' Maestri tedeschi più volte spaventano e allontanano dalla
speranza di riuscire; poiché se si esamina solo con quale rapidità per mezzo della
loquela unita ai cinque sensi si sviluppano fin dall'infanzia le facoltà tutte mentali
nell'uomo, e come al contrario il sordo-muto rimanga anche in provetta età
confuso, inerte, ignorante qual era nel terzo anno di vita vedesi facilmente quante
e immense fatiche esiga egli dal precettore suo per esser posto a livello degli altri
uomini a dispetto della mancanza di due mezzi grandissimi per facilitare la per-
cezione, l'unione, il giudizio, e la ricordanza delle idee.
Dubitano anzi alcuni, che ad onta della teoria de' cenni del S.r Sicard, i sordi-
muti non possano mai chiaramente conoscere ed esercitare quelle operazioni
dell'anima che sono necessarie alla concezione di idee generali ed astratte, cosicchè
reputano mecanica l'istruzione che ad essi vien data, e vogliono privarli non solo
di immaginazione, ma persino d'intelligenza. Come però rifiutar questa ad indi-
218 vidui che nelle cose sensibili/I che loro sono utili, così celeremente e con tanta
facilità manifestano coi gesti le sensazioni e il voler loro, principalmente se sordi-
muti con sordi-muti? E perchè confondono il pronome col nome, il sostantivo
coll'aggettivo, de' verbi non indicano che l'infinito, e tutto hanno in numero
singolare, si dirà che sono senza intendimento?
Parve piuttosto ad altri che il sordo e muto fosse capace d'esprimere ogni idea
la più astratta coll'indicazione anche della sola qualità dell'oggetto cui l'idea si
riferisce, purchè col gesto indicasse il luogo, la distanza, il tempo, e le altre
circostanze accompagnanti l'oggetto stesso per il che credettero anzi d' argomen-
tare, che l'esclusione delle idee intermedie colla convenzione d'una neces-
saria economia di movimenti sensibili potesse dirsi una prova d'evidente intelli-
genza.

111
Sicard, Roch Ambroise Cucurron, <lit (Le Fousseret, 1742-Paris, 1822), pedagogo francese. No-
minato dall'arcivescovo di Bordeaux a capo dell'istituto per i sordomuti della città, dopo essere stato
a Parigi ad apprendere il metodo di L'Epée, al quale successe alla direzione dell'istituto parigino. A
lui si devono alcuni importanti scritti sull'istruzione dei sordomuti. DBU, V, 68-69.

574
Chi può negare a sordi e muti ch'abbiano un'idea giusta del timore, della pietà,
della gratitudine e d'altri affetti? Come dunque non credere, che da molte cose
divise apprender possano a formare un tutto, a comporre da molti singolari un
plurale, e a paragonare il semplice col composto, il diminutivo col superlativo, e
219 il presente col passato? Delle quali cose re-//putandoli capaci si può giudicare,
che possano esserlo ancor di maggiori per mezzo di quegli insegnamenti, che si
hanno da uomini periti nella teoria non solo della parola, ma in quella maggior-
mente delle umane sensazioni, onde osservatori attentissimi di tutti i movimenti
e-sterni, che le sensazioni stesse pongono in luce sanno abbassare se medesimi, e
mettersi in luogo di quel sordo e muto che vogliono sollevare a più felice stato.
Se non chè insorge un nuovo dubbio appena uno è sciolto, ed è che posta la
possibilità d'istruire un sordo e muto a produrre delle idee generali ed astratte
può egli anzi che felice divenire più misero, che alcun'altra uomo 11 perchè tolto
all'ignoranza nella quale era sepolto, è chiamato a vedere la propria sventura, e
a sentirne maggiormente il peso col progredire nello studio. Nè io nego che grave
sia un tal dubbio riferendolo particolarmente alla religione; ma non v'è obbietto
220 il quale resista alla filantropica considerazione che il presente// infortunio de'
sordi e muti richiede ajta, che il futuro è nelle mani d'una benefica provvidenza,
e che la teoria dell'istruzione di sordi e muti può essere portata a maggior grado
di perfezione, e frattanto ottenersi per essa qual'è la coscienza del bene, e del
male in esseri ignari d'ogni sociale virtù, l'abitudine in loro di venerare oggetti
non intelligibili, l'immagine d'un celeste premio, e l'amore d'un'industria che li
sottragga dal crudo bisogno, e dal pubblico disprezzo.
Sono quindi le scuole de' sordi e muti stabilimenti più e oltre ogni dire onorevoli
ai Governi che li sostengono e promovono, e se anche in esse non si vedessero
maggiori progressi di quelli che devonsi all'unione di più fanciulli nello stesso
luogo e all'affetto d'un Maestro che amorosamente li educhi e mostri loro colle
suè paterne cure la differenza del nuovo loro stato a fronte di quello di quasi
totale isolamento donde furono tratti, gran beneficio ne avranno le dirozzate
anime de' sordi e muti ai quali l'amore e la pietà tanto più pareranno soavissima
e divina cosa, quanto meno aveano esperienza dell'uno e d_ell'altra.
Ho veduto insegnare ai sordi e muti nelle mentovate scuole in Germania non solo
221 a leggere e scrivere, ma// anche a parlare, il disegno, l'aritmetica, gli elementi di
storia naturale, la geografia, la religione, e la costituzione dello Stato; de' quali
insegnamenti il metodo è di due sorta, l'uno cioè è soltanto mimico descrittivo,
l'altro mimico e intellettuale insieme.

a Veggasi il rapporto della Direzione generale di pub[blic]a ist[ruzio]ne sullo


stabilimento privato de' sordi e muti in Milano diretto dal S.r Eyraud [Si tratta di
Antoine Eyraud, cittadino francese che aveva fondato in Milano una scuola per sordomuti alla quale
il governo aveva concesso nel 1806, dopo aver esaminato metodi d'istruzione e risultati, un assegno
di IL 600, salite nel 1810 a 6.000 in cambio dell'obbligo di istruire gratuitamente 12 sordomuti poveri.
Si veda BCV, ms 2219; e il rapporto di Scopoli al governatore Saurau del 3 novembre 1815 su questa

575
Ciò ch'è mera mimica descrittiva senza soccorso di fatica intellettuale per parte
del sordo e muto comprende que' precetti medesimi de' quali ho detto, scrivendo
sulle belle arti, e piuttosto si derivano i precetti medesimi dagli stessi sordi e
muti, i quali tutti manifestano egualmente i primarj bisogni loro, e in genere le
idee tutte sensibili dalle quali sono scossi i loro sensi. Uno studio diligentissimo
di quella loquela mimica convenzionale, che si stabilisce frà i sordi e muti è guida
ai maestri nelle scuole tedesche per istruire maggiormente i loro allievi. Segue
quindi l'alfabeto dello spagnolo Bonnet 112 (di cui si servì il S.r L'Epée e tutti si
servono i suoi seguaci) col quale i sordi e muti possono esprimere con diversi
movimenti delle dita ciò che sentono in se, od hanno appreso, onde si è creduto
che potesse nascere da quell'alfabeto la lingua universale ricercata da Lcibnitz.
222 La mimica intellettuale consiste nell'associare ai movimenti del cor-//po e delle
mani, e principalmente alla vista, e copia materiale (colla penna o colla matita)
di varj oggetti, la cognizione della similitudine e differenza delle cose, l'intelligen-
za dell'armonia e de' contrasti, il giudizio e l'immaginazione.
Rapida è la prima specie di mimica; lenta e tardisima la seconda, e spesso s'uni-
scono insieme, e si sottraggono ad ogni analisi: tutto ciò però ch'è mimica descrit-
tiva non è che mezzo per giungere all'intellettuale. Dalle immagini si deducono
i confronti degli oggetti reali, e la mente del sordo e muto è mossa naturalmente
a riferire a se le cose insieme paragonate; poichè non è proprio dell'umana natura
il separarsi dalle cose che agiscono sopra di lei; l'idea di sostanza senza qualità
impossibile, e le azioni confondonsi coll'agente, e col corpo messo in azione.
E la frequenza de' confronti, che a poco a poco separa, e quindi pare, che anche
nel sordo, e muto l'idea de' costumi, delle leggi, e della religione stessa poichè
fù espressa lungamente con mezzi sensibili, possa esser chiara, e distinta come in
ogn'altr'uomo, cui non manchi l'udito.
Ma chi non vede la presso che sovrumana pazienza che si richiede in un istruttore
dc' sordi e muti per giungere a questo punto! Nè sola pazienza si richiede in
223 esso,// ma un profondo sapere, acciò, laddove egli deve cominciare dal rendere
sensibili le più sacre idee per poi spiegarle, e affidarle alla ragione rediviva del
sordo e muto, non faccia nascere qualche dubbio, o contraria immagine, che
deturpi il suo lavoro. E'gli deve essere continuamente avvertito di non prendere
per intelligenza il primo assenso dell'allievo, che afferrando un' anello del razio-
cinio esulta fuor di proposito, come se tutto avesse inteso. Soffrir deve l'intoppo
d'una labile memoria, la quale non si fortifica se non se [sic!] col tempo e al pari
procede del raziocinio.
Riguardo all'insegnare a formare voci come quelle de' non sordi e muti, io dirò
ch'è incerto ancora presso i tedeschi medesimi se utile opera sia. Ho veduto il S.r

scuola, BCV,. b. 485/9], cui il Governo accorda per l'educazione ed istruzione loro il
sussidio di f:, 6000 annue oltre il locale gratuito.
112
Si tratta di Bonet, Gio. Paolo, aragonese, segretario di Carlo Il, il quale si dedicò a risolvere il
problema dell'espressione dei sordomuti.

576
Mai istitutore de' sordi e muti a Vienna far che un'allievo gli tenesse una mano
sulla gola, e l'altra ponesse sulla propria perchè sentisse i movimenti degli organi
della voce•, quindi esigendo dall'allievo stesso la più immota attenzione vibrar la
224 voce prima in vocali poi in consonanti, e comandare che il sordo e muto// facesse
altrettanto: questi a poco a poco venia esprimendo suoni confusi e finalmente
parole. L'udii pronunziarne alcune con qualche chiarezza, e delle aspre, ma len-
tamente come stifel e strumpf. Non si può dubitare che un sordo e muto non
giunga a dire così tutte le parole che vorrà. Ma le dirà egli da solo senza maestro,
vincendo il timore d'esser ridicolo, o il dispiacere d'una innoportuna compassio-
ne, perchè alle sue parole non può rispondersi se non se [sic!] con gesti o in
iscritto? Io temo che preferirà di farsi intendere a gesti, confessando la sua di-
sgrazia, o di scrivere ciò, che brama, e per ciò non è forse conveniente di perdere
un tempo prezioso nell'istruzione del sordo e inuto per volergli comunicare una
quasi inutile loquela6 .//
225 Ciò che più importa, dopo ch'un sordo e muto avrà conosciuto d'esser ragio~e-
vole, e quali sono i principali suoi doveri verso Dio e gli uomini, si è di provve:
dere alla sua sussistenza, allorchè uscirà dal luogo d'istruzione, perciò dev'egli
apprendere un mestiere, unendo nella sua educazione gli esercizj che lo rendono
industrioso, a quelli, che gli aprono l'intelletto, ed il cuore. E a me sembra che
nell'arte del disegno possano divenire eccellenti, e riuscire anche scultori, e pit-
tori, e incisori. Il bisogno d'imitare si fà sentire vivissimo ne' sordi e muti, e lo
studio del disegno forma evidentemente una delle più care occupazioni de' sordi,
e muti in tutte le scuole da me viste; ma non giovando però di sublimar le idee
di fanciulli poveri spesso ed abbandonati, col dar ad essi un'educazione conve-
niente ad artisti, restringasi l'industria loro in più angusto circolo (d'onde non
sorta che il genio), e siano i sordi-muti educati in qualche più comune mestiere
di fabbro, di falegname, calzolajo, e simili, poichè qualunque sia la generosità
d'un Governo che ad essi voglia provvedere, pare che a 18 anni possano, e
debbano, cercarsi un collocamento certo, e indipendente dalla pietosa cura del
Governo medesimo.
226 A quale età però si dovrà dar principio all'educazio-//ne d'un sordo e muto,
perchè sia compiuta ai 18? Io rispondo, che non più tardi deve intraprendersi del

a Vedi Pfìngster Vieljahrige Beobachtungen und Erfahrungen iiber die


Gehoerfehler der Taubstummen. Kiel 1802. Parla d'una fanciulla sorda e muta
che intendeva le parole di una sua amica tenendole una mano sul cuore!
b Supponendo che un sordo e muto arrivi a parlare con tutta chiarezza, ciò che
di raro avverrà pel lungo ozio in cui fù la lingua, potrà di notte tempo in un
pericolo chiedere ajuto, e salvamento; ma senza negar ciò, osservo che potrà
ottenere lo stesso effetto con strida, con gemiti, e con quegli altri segni naturali,
che indicano il pericolo. Se però l'istruzione de' sordi, e muti farà progressi, e
diverrà più facile, sia pure parte di essa lo studio della loquela, e crescano così
i mezzi di soccorso ai sordi, e muti, ch'io non oso dichiarare assolutamente inutile
il detto studio.
577
settimo anno, e quanto più s'avvicinerà all'infanzia l'allievo, tanto meglio sarà per
l'istruttore. Noi vediamo che là dove v'è qualche difetto corporale in un fanciul-
lo, si svolge anche l'intelletto se non difettosamente, con minore alacrità almeno,
e vigoria: cosicché non riesce oscuro a comprendersi come siano restii all'istru-
zione i sordi e muti, i quali sono afflitti da un difetto eh' è corporeo insieme, e
intellettuale per le sue rapide conseguenze. Queste anzi sono talvolta non meno
fatali all'ingegno de' sordi e muti, che al loro cuore, ed ho sentito lagnarsi un'istrut-
tore di tali infelici, che siano essi più disposti all'odio, che all'amore verso coloro
coi quali s'insegna loro ad avere rapporti, sia perché s'offendono delle frequenti
umiliazioni alle quali soggiacciono, ossia per non esser intesi ne' loro moti. Quindi
è necessario al Maestro l'avere allievi di questa classe meno guasti che sia possi-
bile, dagli esempj, e dalle consuetudini onde l'istruzione delle loro menti sia
parallela a quella de' loro cuori, e ciò tanto più, che se mai in alcuna educazione
devonsi economizzare i gastighi si è con quegli alunni i quali vi si presentano
227 come og-//getti di pietà per il grave infortunio del quale sono colpiti, e che
maggiore può farsi anziché scemare col progredire dell'etàa.

Sez[ion]e II•
Scuola dei Ciechi

Non avendo veduto alcun'altra scuola per l'istruzione de' ciechi prima del mio
viaggio in Germania, ho visitato con sommo piacere in Vienna quella del S.r
Klein113 , al quale io mi dichiaro debitore di tutte le cognizioni, che ho acquistate
sui varj insegnamenti che si convengono a fanciulli privi della vista.
Se l'occhio e i gesti sono per i sordi-muti gli organi soli dell'intelligenza, l'udito
e il tatto lo sono pei ciechi, e sull'esercizio maggiore di questi due sensi ha
fondamento ogni istruzione che loro si procaccia6 .//
228 I ciechi imparano a leggere le lettere dell'alfabeto col toccare spesso le lettere
medesime fatte in gran rilievo di cera, e le quali imparano ad imitare. La forma
delle lettere si và per gradi impicciolendo sino a che col tatto possano distinguer-
ne di grandezza ordinaria senza confusione tanto separate, ché! unite insieme.

a Taubstummen institut zu Berlin nebst einer Abhandlung von der Zeichen-


sprache, Berlin 1811.
b Per conoscere i metodi e il buon esito degli insegnamenti del S.r Klein, veggasi
il suo rapporto, che porta il titolo «Bildungs- geschichte eines blinden Knaben»,
Wien 1811. Le discipline della scuola trovansi descritte in altro libretto «Nachricht
von dem K.K. lnstitute fiir blinde Kinder, gedr: bey Strauss». Io non do in questo
mio scritto che cenni delle cose principali riguardanti la scuola.
113
Klein, Johann Wilhelm (Alerheim, presso Nordlingen, 11 aprile 1765-Wien, 12 maggio 1848). Nel
1804 si cimentò con l'istruzione di un allievo cieco; fondatore e direttore di un istituto di educazione
e di assistenza per ciechi a Vienna (1804), cercò di realizzare le concezioni pedagogiche di Pestalozzi,
di cui era grande ammiratore, nell'insegnamento per i non vedenti. Autore di testi importanti, e di
larga circoluzione, sull'argomento. ADB, XVI, 97-98; NDB, XI, 742-43; Wunzn11c11, XII, 51-54.

578
Per scrivere usano due metodi, cioè:
1. Uniscono delle lettere fatte in rilievo sopra una tabella interseccata da linee pa-
rallele sporgenti, ognuna delle quali linee ha un anelletto mobile. Pongono le lettere
frà due di dette linee, e quando l'interstizio è pieno, fanno scorrere l'anelletto, onde
conoscere, che la riga è finita, quindi scendono all'altra. Gli anelletti al principiar
della scrittura sono tutti alla sinistra, finito lo scritto sono alla destra.
2. Sopra un'altra tabella (con eguali anelletti), la quale sotto le linee sporgenti
229 riceve una carta nera, e sotto questa// una bianca, i ciechi scrivono le lettere con
uno stilo d'avorio, premendo nel descrivere le lettere la carta nera, sicché lasci il
colore alla carta bianca.
Frà le linee sporgenti della tabella può scriversi anche con penna tinta nell'in-
chiostro, ma v'è sempre pericolo di macchiare la carta, il tavolino, e lo scrivente
medesimo.
Per imparare quell'aritmetica ch'è la più necessaria, usano della tavola russa, ch'è
difficile il descrivere, e della quale ho preso un modello. Servonsi anche i ciechi
d'un'altro mezzo più semplice ancora della tavola russa, ed è quello d'un rosario
del quale i pater noster sono segnati con uno, due trè, e più punto d'ottone. Il
cieco attacca il principio del rosario ad un chiodo, e se per es. deve cercare il
prodotto di 3 per 12 corre alla fine della prima decina di avemarie, ossia al primo
pater noster, e conta due ave marie dopo di lui, dicendo 12, poi piega tanto del
rosario che rimane (ed è lungo perciò varie braccia) sicché abbia tre volte attac-
cato allo stesso chiodo la stessa lunghezza, che formava il 12, onde poi toccando
quanti pater noster stanno nelle trè lunghezze, e trovandone 3, e oltre il terzo
pater noster, ossia l'ultimo, contando sei altre avemarie dice 36, ch'è il prodotto
230 cercato di 3 per 12. La divisio-//ne è col metodo inverso.

S'apprende a ciechi la geografia con carte nelle quali le Città sono sporgenti in
forma di piccioli quadrati, le catene de' monti distinguonsi con linee aspre al
tatto, semplici o doppie secondo l'altezza, i confini de' paesi con punti divisi, i
vulcani con triangoli ecc., le acque non hanno rilievo.
Possono i ciechi leggere da se stessi alcuni libri con caratteri a rilievo, ed ho meco
un calendarioa del quale conosconsi tutte le parti col tatto. Anche la musica vien
loro insegnata con note sensibili alle dita, ma l'insegnamento di quest'arte è quasi
tutt'opra del solo udito per imitazione.
Io non m'arresterò a parlare della perizia de' ciechi da me visitati in Vienna nel
conoscere varj animali de' quali maneggiavano i modelli; nel separare nominan-
231 doli, molti e diversi semi di piante, stoffe, monete ecc. 6 nè credo// di far menzio-

a Hanno anche l'orologio colle ore e minuti a rilievo.


6 L'avidità colla quale un cieco vuol toccar tutto, può a mio avviso nuocere o per
infortunio, o col lungo uso delle dita, alla finezza del tatto su cui si fonda gran
parte di sua istruzione; onde converrebbe forse economizzare maggiormente il
579
ne dell' artifizio col quale lavorano vari mobili in legno, e cartone, nè come si occu-
pino di lavori in maglia, e sappiano con molti diversi giuochi, anche di carte, ralle-
grare la loro vita, e coltivare la terra, educare augelli, ecc.; vuolsi piuttosto dalla
natura di questo mio rapporto ch'io dica dell'educazione non mecanica de' ciechi.
Ora sù ciò ragionando, ho osservato che volendosi istruire un cieco devono
vincersi in lui due vizi, uno d'inerzia, e l'altro d'ostinazione. L'inerzia viene dal-
1' abitudine di non moversi per non urtare ne' corpi offendenti, ed è tanto mag-
giore quel vizio quanto meno fù il cieco soccorso da parenti suoi; il suo corpo
meno sviluppato ordinariamente per mancanza di moto, direbbesi oppresso da
maggior massa, o men pura d'umori, e perciò crederebbesi impedite anche le
funzioni intellettuali pel consenso che ha il corpo medesimo coli' anima. Ma ciò
non è vero, poichè nell'ozio cui è costretto il cieco d'abbandonarsi, ha maggior
campo di analizzare le sensazioni ricevute, e l'attenzione sua è meno distratta. È
quindi da questa attenzione, che deriva poi l'altro vizio cioè l'ostinazione, perchè
232 l'anima affaticata maggiormente// per la mancanza della vista, nell'esame, e pa-
ragone delle dette sensazioni è più tenace de' giudizi suoi, e siccome si vede, che
un cieco è spesse volte negletto da chi dovrebbe averne cura, così egli è forzato
ad agire assai da se stesso, e ad abbandonarsi perciò alle prime esperienze che gli
servono di guida e gli sembrano necessarie. Facendosi però avvertenza da un'istrut-
tore di ciechi alle cause onde vengono l'inerzia in essi, e l'ostinazione, vedrà egli
quanta pazienza abbisogni per render l'istruzione sua veramente utile, e cara;
come débba retrocedere alla prima condizione, nella quale si trovavano i ciechi
nelle loro famiglie; come accompagnarli lentamente nello studio soprattutto delle
cose morali, e raddolcire con animo paterno la loro sorte animandoli al travaglio,
e quindi all'indipendenza dall'altrui elemosina.
Una ben regolata successione a nuove idee potrà dare alle loro facoltà mentali un
grado di forza superiore anche all'ordinaria d'uomini veggenti, stantecché il loro
spirito non è distratto, ed anzi i ciechi sono proclivi alla meditazione. Perciò io
credo, eh' oltre lo studio della geometria, e di quella fisica, che può insegnarsi col
tatto, saranno, se vuolsi, capacissimi di ben distinguere le più sublimi cose della
metafisica, della morale, e della religione.//

233 Sez[ion]e III"


Scuola di Veterinaria

La scuola di zooiatria in Vienna frà quelle ch'ho sinora veduto, richiede partico-
lare attenzione. Essa conta più di 100 alunni, i quali dopo aver appreso l'arte,
prendono serviggio ne' corpi di Cavalleria, o si offrono per veterinari ai molti
possessori di razze negli Stati ereditari Austriaci".

tatto medesimo col far sì che alcuni lavori si facessero a preferenza colla mano
sinistra, ed altri piuttosto col dito medio, anulare, e mignolo anzicché coll'indice.
a Non v'è altra scuola di veterinaria pratica che in Vienna per tutto l'Impero.

580
Bourgelas 114 e La Fosse 115 educarono i primi istitutori di quella scuola, Scotti 11 6,
e Wolstein 117 ; ma il Pessina 118 fù quegli, che più la illustrò e la condusse a quello
stato in cui si trova.
Veramente la scuola di veterinaria a Vienna si limita ancora alla sola Hippoiatria,
ma questa parte della medicina degli animali v'è assai coltivata, e poiché l'oggetto
principale de' Principi che la crearono fù quello di provvedere alla salute de'
cavalli per l'armata, così è da perdonarsi che in tempi di continua guerra gli altri
· animali ne siano stati esclusi molto più, che sino al principio dello scorso anno
234 la direzione dello stabilimento fù tutta// affatto militare; è altronde da notarsi che
se i soli cavalli occupano ordinariamente anche frà noi gli ospedali degli istituti
di veterinaria, ciò viene dalla difficoltà d'avere altri animali, i quali volontaria-
mente non si portano in un pubblico Regio luogo, ed anzi d'essi si ascondono i
malori, quanto più si può dai proprietari, imperocché appena un bue, per es., è
minacciato da malattia, ove non s'uccida a tempo innocente, sottoporrà facilmen-
te l'intiera stalla in cui si trova infermo alle rigorose discipline di sanità per
prevenire le epizoozie.
114
Bourgelat, Claude (Lyon, 27 marzo 1712-Paris, 3 gennaio 1779), celebre veterinario francese,
fondatore e direttore della prima scuola veterinaria d'Europa, quella di Lione nel 1762, sostenuta
finanziariamente dal governo e alla quale si formarono giovani provenienti da tutta Europa. Direttore
successivamente della scuola veterinaria di Alfort, dalla sua fondazione nel 1765. Autore di trattati
scientifici tradotti in molte lingue e di manuali adottati ancora nel XIX secolo nelle scuole francesi
di veterinaria. DBF, VI, 1467-68; ScrmADER, 53-54.
115
Lafosse, Phil. Etienne (Montaterre, 1739-Villeneuve sur Yonne, 1820), Figlio del maniscalco Etienne
Guillaume, ebbe inizfalmente una formazione pratica, come tutti coloro che si destinarono all'inizio
alla cura degli animali e dei cavalli anzitutto, e successivamente studiò medicina ed entrò nell'esercito
come veterinario. Awersario di Bourgelat, si oppose con veemenza alla scuola di Alfort, considerata
inutile e della quale giunse a chiedere all'Assemblea Nazionale la soppressione e il trasferimento a
Parigi. Fervente rivoluzionario (partecipò tra i primi alla presa della Bastiglia e si segnalò come
organizzatore della Guardia nazionale), fu più famoso e onorato all'estero che in patria, distinguen-
dosi tra l'altro come istruttore dei professori della scuola di veterinaria viennese. ScrmADER, 234-38.
116
Scotti, Ludwig (nato in Italia e spentosi a Vienna nel 1806). Quando il governo progettò la
creazione di una scuola di veterinaria a Vienna, S. si recò a Lione (1764-65), in compagnia di
Mengmann ed I-Ieller, a formarsi presso quella che era la prima scuola di veterinaria europea, tenendo
al suo ritorno lezioni sull'arte veterinaria nella capitale asburgica. Sc:rmADER, 393.
117
Wolstein, Johann Gottlieb (Flinsberg, Slesia, 14 marzo 1738-Altona, 3 luglio 1820). Famoso ve-
terinario del XVIII secolo, studiò medicina a Vienna e si formò ad Alfort sotto la guida di Bourgelat
e Chabert. In Francia frequentò inoltre le lezioni di Lafosse a Parigi (1772-73). Al ritorno a Vienna,
dopo vari viaggi e soggiorni di studio (durante i quali si addottorò, tra l'altro, in medicina e chirurgia
a Jena nel 1775), progettò la creazione del Thierspital, allo scopo di formare maniscalchi e veterinari
per l'esercito, di cui gli venne affidata la direzione (1777). Per oscuri motivi di natura politica o
religiosa (protestante al servizio della casa d'Austria), venne arrestato nel 1794 o 1795 ed espulso
dall'Austria; rifugiatosi ad Altana divenne membro del Collegio sanitario dello Schleswig-I-Iolstein.
Autore di numerosi trattati, tradotti in molte lingue, W. può essere considerato il fondatore della
veterinaria scientifica in Germania. ADB, XLIV, 166; Sc:11HADER, 476-77.
118
Pessina, van Czechorod Ignaz Joseph (Kosteletz, Boemia, 1 aprile 1766-Wien, 24 febbraio 1808).
Dimostratore anatomico prima e professore poi (1798) all'Istituto veterinario di Vienna. Istituto che

581
Eccellente è il metodo col quale gli allievi delle scuole veterinarie di Vienna si
esercitano nella pratica8 , e l'uso di tessere le istorie delle malattie diverse, dalle
quali gli animali sono colpiti è molto antico, e regolato da ottimi modelli, de'
quali uno fù da me dato al direttore della nostra scuola, acciò sia imitato. Imposi
io pure, son due anni, agli allievi della scuola veterinaria di Milano 119 , di compi-
235 lare le dette storie, ma gioverà meglio il mostrar loro coll' -//indicato modello
come abbiano quelle ad esser più utili, e conformi, sicché poi unite, e conservate
dal Professore di pratica, che n'agevola il lavoro, servano alla fine di ogni anno
per verificare e manifestare pubblicamente i vantaggi dell'arte e i progressi della
medesima.
Altro uso nella scuola veterinaria di Vienna, il quale desidero introdurre anche
nella nostra, si è di preparare nel laboratorio que' soli medicinali che non richie-
dono operazioni chimiche, come decotti, impiastri, e simili; ove voglionsi sali, o
altre preparazioni chimicp.e, si comperano fuori dello stabilimento, e si tengono
in serbo per l'occasione. E utile il sapere·anche come si preparano gli antimoniali
e mercuriali, ma un veterinario non deve abbandonarsi a studi troppo estesi, e
rivolger invece le sue cure primarie _alla medicatura interna, ed esterna degli
animali.
Molto proficuo è anche per la cura de' cavalli l'avere provveduto lo stabilimento
di Vienna d' acque correnti, di prato e di bosco. La prima giova anche ai bagni,
e i due ultimi servono per passeggio e pastura de' cavalli nella convalescenza
specialmente. La nostra scuola manca di tali cose e perciò è molto difettosa: ma
236 tostocché si potrà (e in questi anni devono volgersi altrove i fondi// dati alla
pubblica istruzione), si proporrà certamente di acquistare un terreno vicino alla
·scuola medesima, sicché in essa si abbia, e acqua, e pascolo, ed ombra.
Gli studenti di medicina nell'Università di Vienna sono obbligati, prima d'eser-
citare la così detta libera pratica, di frequentare per un'anno almeno la scuola di
veterinaria: e questo è pure un saggio prowedimento, poiché i medici, e special-
mente i condotti ne' comuni forensi, saranno così in grado di dare un voto più
ragionato nelle malattie epidemiche, e contagiose, ch'affliggono gli animali, e così
giovare sommamente alla società, che trae sì grandi vantaggi dalle varie specie

a Ho veduto nella scuola veterinaria a Vienna qualche pompa di scienza ipote-


tica, e vi si parla di malattie alcaline ( !!), ipersteniche ecc. Spero che la scuola di
Milano si fonderà sempre più sulla sola esperienza, guardandosi persino dai
nuovi nomi.
di fatto diresse, ancor prima di diventarne ufficialmente direttore, alla morte cli Knobloch. Alla sua
scuola si formarono i più abili veterinari austriaci dell'epoca. Famoso per aver applicato l'acido
muriatico alla cura della peste bovina. WunzBACII, XXII, 53-54; ScIIHADER, 319.
119
Istituita nel 1805 (decreto 1 agosto 1805, in «Bollettino delle Leggi ciel Regno d'Italia», 1805,
parte II, pp. 464-67 ), la scuola veterinaria cominciò a funzionare solo nel 1807, sulla base del decreto
25 maggio 1807 con il quale venne pubblicato il regolamento organico della scuola e nominati il
direttore e i professori (cfr. «ibidem», 1807, parte I, pp. 278-81). La scuola ebbe vita e vicende molto
travagliate, come si deduce dal resoconto dell'attività della direzione generale (BCV, ms 2219).

582
degli animali stessi. Che se frà noi non può ottenersi, che i medici frequentino
la scuola veterinaria, poiché questa non esiste, che nella Capitale, e quelli studia-
no in altre Città, convien diffondere maggiormente con altro mezzo le cognizioni
di medicina animale, e il migliore è quello di rendere più desiderato, che or non
è, siccome veramente proficuo, lo studio della veterinaria, il che si può avere
coll'assicurare agli allievi della Regia scuola un pronto e lucroso collocamento
nelle provincie. Dice il decreto 25 maggio 1807 120 , che niuno potrà essere vete-
237 rinario se non è allievo della scuola Reale, ma ciò non// basta e conviene aggiun-
gere, se non erro, che vi sarà un veterinario in ogni Dipartimento, più un'aggiun-
to per ogni comune di 15/m. abitanti, e che gli allievi aspireranno di diritto ad
essere nominati a tali posti. Nè è necessario lo stabilire grandi mercedi ai veterinari
nei Dipartimenti, ma vuolsi dar loro uno stipendio per l'obbligo di residenza, per
es. di f,. 1200, onde gli aggiunti poi ne avranno 800 sole. Così facendo sarà
maggiore il concorso alla scuola, e le più sane cognizioni dell'arte veterinaria
succederanno più rapidamente ai pregiudizi ed errori pei quali si deturpano e
scemano le mandre e gli armenti.

120
Art. 7 del già citato decreto.

583
Indice dei nomi

Ackermann, Jacob Fidelis, 528 n Capra, Carlo, 481 n


Albani, Francesco, 568 e n Carlo Magno, 505
Alessandro Magno, 505 Carlo V, 505
Alfieri, Vittorio, 491, 572 Carracci, famiglia, 568 n
Alpruni, Francesco Antonio, 556 e n Carracci, Annibale, 567 n
Anacreonte, 491 Cassiani, Paolo, 542 n
Appiani, Andrea, 568 n Cattaneo, Carlo, 532 n
Apuleio, 573 Cattaneo, Gaetano, 531 e n, 532 n
Arduino, Giovanni, 509 n Catullo, Tomaso Antonio, 510 e n
Ariosto, Lodovico, 491 Cesare, Imperatore, 505
Aristofane, 491 Chabert, Philibert, 581 n
Aristotele, 500 Chantreau, Pierre-Nicolas, 495, 496 n
Chimani, Leopold, 489 e n
Bacone, Francesco, 491 e n, 499,501,519, Cipriani, Giovanni Battista, 568 e n
547 e n Clausewitz, Karl von, 523 n
Ballerini, Roberto, 487 n Clemente VI, 554
Bartolozzi, Francesco, 568 n Colbert, Jean-Baptiste, 564 n
Batoni, Pompeo Girolamo, 567 e n Colombo, Cristoforo, 505
Batteux, Charles, 506 e n Comini, Baldassarre, 556 n
Beauharnais, Eugenio de, 472 e n, 481 11, Condillac, Étienne Bonnot de, 484 e n, 485,
568 e n 490
Beccaria, Cesare, 492 Conradi, J ohann Wilhelm Heinrich, 527 e n
Beck, Christian Daniel, 521 e n Coraccini, Federico [Giuseppe Valeria11i],
Beckmann, Johan11, 546 n 490 n, 502 n
Belhoste, Bruno, 542 n Corneille, Pierre, 490
Bénézit, Emmanuel, 563 n, 567 n, 568 n Correggio, Antonio Allegri detto il, 567 e n
Bernuzzi, Marco, 555 n, 556 n Corvetta, Luigi, 496 n
Blair, John, 495 e n Costantino, Imperatore, 505, 556
Bianco, Luigi, 543 n Cranach, Lucas, 567
Blumenbach,Johann Friedrich, 509 e n, 510 Creuzer, Georg Friedrich, 522 e n
Boehm, Laetitia, 517 n, 518 n, 524 n, 532 n Cuvier, Georges, 510 n
Bonet, Gio. Paolo, 576 e n
Bosl, Karl, 525 n Dalberg, Cari Theodor Anton Maria von,
Bossi, Giuseppe, 531 n 505, 532 n, 533 n
Bourgelat, Claude, 581 e n Dannenmayer, Matthias, 556 e n
Bovara, Giovanni, 526 n, 555 e n Dante Alighieri, 491
Brandes, Ernst, 518 e n Daubenton, Louis J ean Marie d' Aubenton,
Brandes, Georg, 518 n dit, 510 n
Breithaupt, August, 509 n De Tipaldo, Emilio, 502 n, 510 n
Brizzi, Gian Paolo, 487 n Della Ferrera, Gisella, 532 n
Brown, John, 524 e n Delvincourt, Claude-Etienne, 503 e n
Brunacci, Vincenzo, 498 e n Demostene, 521
Brunet, Jacques Charles, 503 n Den, Alberto, 567
Buffon, Georges Louis Ledere, comte de, Denham, Archibald, 550 n
509 n Denham, James, vedi Steuart
Burke, Edmund, 506 e n Denina, Carlo, 495 n
Dolomieu, Déodat de Gratet de, 510 n
Canevazzi, Giovanni, 541 n, 542 11 Doroteo, 504 e n
584
Dumeril, André-Marie-Constant, 510 e n Hartlib, Samuel, 488, 500
Diirer, Albrecht, 567 n Hausmann, Johann Friedrich Ludwig,
546 e n ·
Ebel, Wilhelm, 506 n, 509 n, 521 n, 527 n, Haiiy, René-Just, 510 e n
546 n Heeren, Arnold Hermann Ludwig, 496 e
Edelinck, Gérard, 564 e n n, 520 e n
Eichhorn, J ohann Gottfried, 522 n Heinecke, Johann Gottlieb, 503 e n
Engel, Johann Jakob, 571 e n Heinicke, Samuel, 573 e n
Erhard, Christian Daniel, 521 e n Heller, 581 n
Erodoto, 522 Henry, William, 510 e n
Eschenmayer, Heinrich, 522 e n Herder, Johann Gottfried, 506 e n, 533 n
Eschilo, 491 Heyne, Christian Gottlob, 491 n, 518 n,
Eschine, 521 520 e n
Esiodo, 491 Himly, Karl Gustav, 527 e n
Esquirol, Jean Etienne Dominique, 529 n Hoffmann, Christian August Siegfried, 509
Euclide, 507 n, 510 e n
Euler, Leonhard, 507 e n Holbein, Hans, 567
Euripide, 491 Humboldt, Alexander von, 571 n
Eyraud, Antoine, 575 e n Humboldt, Wilhelm von, 571 n
Federico Guglielmo III, 571 n Hume, David, 550 n
Fellenberg, Philipp Emanuel von, 545 e n Hutcheson, Francis, 506 e n, 550 n
Felner, lgnaz Andreas Anton [o lgnaz Innocenzo VI, 554
Anton Adam], 523 e n Ippocrate, 524
Fichte, Johann Gottlieb, 500, 515 n
Firmian, Carlo conte di, 556 n Jacobs, Friedrich, 491 e n
Fontanes, Louis de, 526 n Jacquin, Nikolaus Joseph von, 560 e n
Franck, Johann Peter, 528 n Jedin, Hubert, 556 n
Francke, August Hermann, 517 n Jullien, Marc-Antoine, 479 n, 493 e n
Franklin, Benjamin, 485 e n Jussieu, Antoine de, 509 n
Jussieu, Antoine-Laurent de, 509 e n
Gatterer, Johann Christoph, 520 n Jussieu, Bernard de, 509 n
Gauss, Carl Friedrich, 521 e n Jussieu, Christofle de, 509 n
Gellée, Claude [Lorrain o Le Lorrain], Jussieu, Joseph de, 509 n
563 e n
Gesner, J ohann Matthias, 518 n, 520 n Kant, Immanuel, 494 e n, 500, 506 n, 509
Giglio, Donatella, 495 n n, 523 n
Girardi, Gasparis, 491 n Kiesewetter, Johann Gottfried, 523 e n
Giuseppe II, 486, 555 n, 556 n Klein, Johann Wilhelm, 578 e n
Giustiniano, Imperatore, 503 n, 504 n Klopstock, Friedrich Gott!ieb, 515 e n
Goethe, Johann Wolfgang von, 533 n Kliipfel, Andreas, 556 e n
Goudar, Ludovico, 489 e n Knobloch, Johann, 582 n
Grillo, Luigi, 496 n Kiihn, Karl Gottlob, 527 e n
Guthrie, William, 494 e n
Guts Muths, Johann Christoph Friedrich, L'Epée, Charles Miche! abbé de, 573 e n,
512, 513 e n, 514 574 n, 576
Lafosse, Etienne Guillaume, 581 n
Haindorf, Alexander, 527 e n Lafosse, Phil. Etienne, 581 e n
Haller, Albrecht von, 547 e n Lamare, Alexandre, 489
Hamberger, Georg Christoph, 522 n, 523 Lamberti, Luigi, 490 e n
n, 528 n Lanigan, John, 556 e n

585
Leibniz, Gottfried Wilhelm, 503, 576 Omero, 490, 505, 520
Leonardo da Vinci, 568 Orazio Fiacco, Quinto, 489, 491
Leone I, Magno, 505 Osiander, Friedrich Benjamin, 527 e n
Leonhardi, Friedrich Gottlieb, 521 e n
Leske, Nathanael; 509 e n Palmieri, Vincenzo, 556 e n
Lessing, Gotthold Ephraim, 506 e n Pancera, Carlo, 493 n, 545 n
Linneo, Carlo, 509 e n, 510, 544, 560 n Parini, Giuseppe, 490 n, 505 e n
Livio, Tito, 496 Parmigianino, Francesco Mazzola detto il,
Locke, John, 486, 487 e n, 499, 503 567 n
Longhi, Giuseppe, 568 e n Paulus, Heinrich Eberhard, 522 e n
Longino, Cassio, 506 e n Pepe, Luigi, 517 n, 526 n, 540 n
Luciano, 573 Pericle, 505, 532
Luigi XIV, 490, 564 n Pessina, Ignaz J oseph von Czechorod,
Luini, Bernardino, 567 e n 581 e n
Pestalozzi, Johann Heinrich, 479 e n, 486,
Mabil, Luigi, 502 e n 493 e n, 494,512,513,516,545 n, 578 n
Mai, Franz Anton, 526 n, 528 e n Pindaro, 491, 521
Malebranche, Nicolas de, 503 Pinel, Philippe, 529 e n
Manzoni, Alessandro, 497 n Pini, Ermenegildo, 509 n
Marchesani, Luigi, 489 n Platone, 513 e n, 514 n
Marino, Luigi, 518 n, 520 n Plinio, 521
Massimiliano IV di Baviera, 524 n, 532 n Poggendorff, Johann Christian, 507 n, 509
Maurizio di Sassonia, 515 n n, 510 n, 521 n
Mengmann, 581 n Poli, Giuseppe Saverio, 510 e n
Meusel, Johann Georg, 509 n, 522 n, 523 Porretti, Ferdinando, 487 e n
n, 528 n Porta, Carlo, 531 n
Milton, John, 488, 500 Pott, David Julius, 521 e n
Mirabeau, Victor Riqueti, marquis de, 551 n Prina, Giuseppe, 531 n
Molière, Jean-Baptiste Poquelin, 491 Procaccini, Giulio Cesare, 567 e n
Monaghan, Nigel T., 509 n
Monge, Gaspard, 541 n Quesnay, François, 551 n
Montesquieu, Charles de Secondat, baron Racine, Jean, 490, 491
de La Brède et de, 476 e n Raffaello Sanzio, 567, 568
Montgelas, Maximilian Joseph, Graf von, Ranke, Leopold von, 515 n
476 n, 524 n Raysler, 529 n
Monti, Vincenzo, 490 n Rei!, Johann Christian, 529 e n
Morawitzky Topor, J oha.nn Theodor Reni, Guido, 568 n
Heinrich, Graf, 525 e n Ritter, Cari, 513 n
Morellet, André, 551 n Roberti, Melchiorre, 517 n, 526 n
Moser, Franz Xaver, 528 e n Roggero, Marina, 482 n
Miinchausen, Gerlach Adolph von, 517 n Rosaspina, Francesco, 568 e n
Mussi, Antonio, 555 n Rossi !chino, Costanza, 497 n
Ruini, Meuccio, 496 n
Nagele, Franz Karl, 526 e n
Nagele, Hermann Franz, 527 n Salimbeni, Leonardo, 541 n
Napoleone I, 496 n, 505,508 n, 526 n, 534, Sallustio Crispo, Gaio, 496
· 568 e n Salzmann, Christian Gotthilf, 512 n
Natali, Alessandro, 489 n Saurau, Franz conte, 575 n
Niethammer, Friedrich Immanuel, 476 n Savigny, Friedrich Karl von, 522 n
Nietzsche, Friedrich Wilhelm, 515 n Savio, Adriano, 532 n

586
Schelling, Friedrich Wilhelm J oseph, Stiibler, Eberhard, 527 n, 528 n
500 e n
Scherg, Theodor Jos., 532 n, 533 n Tamburini, Pietro, 556 n
Schiller,Johann Christoph Friedrich, 533 n Teodorico, Imperatore, 505
Schlegel, Friedrich von, 515 n Teofilo, 503, 504 n
Schmiederer, Johann lgnaz, 522 e n Thieme, Ulrich, 567 n
Schmitt, Jacob, 523 e n Thomasius, Christian, 517 n
Schnappinger, Bonifaz Martin, 522 e n Tiraboschi, Girolamo, 554 e n
Schongauer, Martin (Schon), 567 e n Tiziano Vecellio, 568
Schrader, Georg Wilhelm, 581 n, 582 n Tournefort, Joseph Pitton de, 544 e n
Schulze, Gottlob Ernst, 506 e n Tramontini, Giuseppe, 542 e n
Scipione Africano, 505 Triboniano, 503 e n
Scopoli, Giovanni Antonio, 543 n, 560 n Turgot, Anne-Robert-Jacques, 551 n
Scopoli, Giovanni, 473, 479 n, 481 n, 482
n, 489 n, 491 n, 493 n, 495 n, 506 n, 509 Urbano V, 554
n, 510 n, 517 n, 518 n, 519 n, 520 n, 526
Vaccari, Ezio, 509 n
n, 531 n, 542 n, 556 n, 563 n, 567 n, 569
Vaccari, Luigi, 481 n
n, 575 n
Valera, Gabriella, 520 n
Scotti, Ludwig, 581 e n
Valeriani, Giuseppe, vedi Coraccini
Serra, Giancarlo, 496 e n
Virgilio, 489, 491
Serra, Girolamo, 496 n
Volta, Alessandro, 508 e n
Sesostri, 505
Sicard, Roch Ambroise Cucurron dit, Wagner, Johann Jakob, 500 e n
574 e n Washington, George, 505
Smith, Adam, 550 e n, 551 n Weissegger von Weisseneck, Joseph Maria,
Soave, Francesco, 496 e n 523 e n
Sofocle, 491 Werner, Abraham Gottlob, 509 e n, 510 e
Spendou, Joseph, 480 e n n, 544
Stein, Heinrich Friedrich Karl vom und Williams, David, 486 e n, 491
zum, 518 n Winckelmann, Johann Joachim, 506 e n
Stellini, Iacopo, 502 e n Wohlgemuth, Michael, 567 e n
Steuart, James [Denham], 550 e n Wolff, Christian, 517 n
StraB, Joh. Gotti. Friedrich, 495 e n Wolstein, Johann Gottlieb, 522 n, 581 e n
Stratico, Simone, 498 n
Stromeyer, Friedrich, 521 e n Zipf, Stefan, 528 e n

587

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