La prescrizione
e il farmaco
in medicina generale
© Luglio 2014
Saffi Giustini
medico di medicina generale
1 Modificato in parte tratto da “Il tirocinio in medicina generale” del Dr. G. Rossi medico di MG
La prescrizione e il farmaco in medicina generale -3-
Una “memoria pratica” 2
1. Usare pochi farmaci, ben conosciuti
2. Farmaci nuovi solo se indispensabili
3. Quando devi aggiungere un farmaco in politerapia domandati se gli altri hanno seri
motivi per rimanere
4. Tenere in ordine e aggiornato il data base con farmaci continuativi e intolleranze
5. Rivedere periodicamente le politerapie e le terapie di vecchia data
6. Prevedere per evitare: valutare il rischio di ADR su “quel” paziente
7. Di fronte ai sintomi valutare sempre l’ipotesi iatrogena
8. Anamnesi ed educazione sull’uso di prodotti da banco, fitofarmaci, integratori, medicine
alternative ed eventualmente sospenderli
9. Tenersi informati su indicazioni, tossicità e interazioni farmacologiche
10. Segnalare le reazioni avverse a farmaci e farlo bene
La prescrizione dei farmaci costituisce un atto medico caratterizzato non solo da aspetti
clinici ma anche amministrativi ed etici. La crescente attenzione che le Aziende Sanitarie
rivolgono alla prescrizione, al fine di renderla appropriata, rende l’aspetto amministrativo
particolarmente importante unitamente alla efficacia/ efficienza dei trattamenti.
La prescrizione medica, atto complesso a valenza sia clinica che giuridica, è stata sottoposta
negli ultimi anni a ripetuti interventi legislativi, che hanno sempre più messo in rilievo le
responsabilità in cui incorre il medico nel momento in cui redige la ricetta.
Ad esempio
Sig. X Y
• Motivo della visita [esempio] riferisce da due gg febbre e mal di gola.
• EO faringe iperemica, non linfoadenopatie, EO toracico non rumori patologici, etc etc
• Conclusioni verosimile sdr influenzale.
• Consiglio Viadolor bust. 1 dopo i pasti (nega patologia gastrica e allergie a FANS)
• Astensione dall’attività lavorativa
• (rilasciato certificato INPS prognosi gg XX sc)
• Eventuale controllo a distanza di gg XX
data, timbro (con indirizzo)
Firma
La ricetta “bianca”
Il ricettario personale “bianco”, riportante il timbro identificativo del medico, è utilizzato
sia per scopi prescrittivi, per i farmaci non a carico del SSN (fascia C), che certificativi.
Quando il ricettario personale è usato per scopi certificativi si può utilizzare il seguente
Schema:
Per cognome e nome del paziente.
P. farmaco cp /gtt/f im ev
S. posologia
Luogo, data, timbro
Firma
Malattia (anche a fini “assicurativi”): si certifica che il sig. XY risulta affetto da ……… e
necessita di gg …… s.c. di riposo e delle cure del caso.
Guarigione (anche a fini assicurativi): si certifica che il sig. XY è guarito senza postumi
invalidanti oppure con postumi invalidanti da valutarsi in sede medico-legale.
Certificato di morte per cause naturali: si certifica il decesso di XY, avvenuto presumibilmente
il giorno XY alle ore WZ per cause naturali (se il pz e/o la causa è nota va specificata esempio
per cachessia terminale, per sospetto IMA, per grave politrauma); all’esame necroscopico
midriasi fissa, assenza di attività cardiorespiratoria.
Artrite sinovite
• Metilprednisolone Medrol 16 mg ½ cp dopo colazione per 10 gg poi ¼ cp
• Idrossiclorochina solfato 1 cp dopo cena per 7 gg poi 1 dopo pranzo e cena
• Ibuprofene (brufen o spidifen) 1 bustina dopo i due pasti per 10 gg
BPCO
Terapia vedi tabelle
• Tiotropio Spiriva 1 cp da inalare al giorno.
• Beta stimolante long acting salmeterolo o formoterolo Foradil 1 capsula da aspirare la
mattina ore 8 e 1 ore 21
Terapia combinata
Nei pazienti in cui sono indicati sia i beta-2 agonisti a lunga durata d’azione sia i
corticosteroidi inalatori (BPCO moderata-grave, molto grave), la somministrazione di questi
farmaci in combinazione mostra una migliore efficacia rispetto ai singoli componenti su
diversi parametri clinico- funzionali (sintomi, funzione polmonare, tolleranza allo sforzo e
qualità della vita) e, soprattutto, determina una riduzione del numero e della gravità delle
riacutizzazioni (prova di efficacia A) (Falk 2008).
Bronchite
La bronchite acuta deve essere differenziata fondamentalmente dall’infiammazione acuta
delle piccole vie aeree (bronchiolite, asma); è difficile distinguere le forme virali da quelle
batteriche; fattori che depongono per una forma batterica sono il tempo di incubazione
lungo (2-3 settimane) e l’esordio graduale dei sintomi.
Terapia antibiotica non è indicata nella gran parte dei casi (eziologia virale).
Riduce in modo non significativo la durata della tosse (meno di 1 giorno in meno) e non
riduce l’incidenza delle complicanze.
Cervicalgia
Miorilassanti (come muscoril o sirdalud) 1 cp dopo colazione e prima di coricarsi per 10 gg
Paracetamolo 1 gr cp 1 cp ogni 8 ore per 5 gg.
Cistite – IVU
Chinolonico (Norfloxacina 400 mg 1 cp ore 8 e 1 ore 20 per 7 gg o Ciprofloxacina 500 mg x
2 die) associare eventualmente antispastico (Buscopan 1 supposta mattina e sera per 3 gg)
e se emorragica Tranex fl per os 500 mg x 2/3 die.
Cistite in gravidanza
Amoxicillina 1 gr ½ cp dopo i 3 pasti per 3 gg; dopo 7 gg esame urine e urino coltura.
Depressione
I farmaci più utilizzati sono i SSRI. Tra questi la
Paroxetina (cp 20 mg, dosaggio medio 1 cpr die,
fascia A) è utilizzabile non solo nella cura della
depressione, ma anche nel trattamento dei disturbi
d’ansia (disturbo ossessivo-compulsivo, da attacchi
di panico , d’ansia sociale e generalizzata, disturbo
da stress post-traumatico).
Un miglioramento del tono dell’umore va atteso
dopo circa 4 settimane e il trattamento va protratto
per almeno 2 mesi. L’effetto collaterale più frequente (dose-dipendente) è la nausea.
Nei pazienti anziani, quando alla depressione si associa insonnia e agitazione, si può
prescrivere il trazodone (Trittico cp da 75 e 150 mg a rilascio prolungato, fascia A) in
monosomministrazione serale, 1 cpr prima di coricarsi.
Nella distimia (quadro depressivo minore con ansia e somatizzazioni) trova utilizzo
l’amisulpride (Deniban fascia C), 1 cpr die per 2- 4 settimane.
Dermatite da contatto
Xerial 30 pomata mattina e sera a cicli 20 gg al mese e Nutraplus alfa crema idratante
mattina e sera.
Diabete mellito
Il diabete è una malattia cronica che va curata per tutta la vita. La cura è essenziale non
solo per eliminare i disturbi legati all’iperglicemia, spesso assenti, ma per minimizzare il
rischio di complicanze croniche. Per questa finalità sono stati individuati i seguenti obiettivi
di cura:
• Gli obiettivi di un buon trattamento del diabete sono dunque un’emoglobina glicata
inferiore a 7% in generale; inferiore a 6,5% nel giovane con diabete appena diagnosticato
e senza altre patologie associate; mentre diventa ‘accettabile’ anche un valore di 8-8,5%
nell’anziano fragile, con malattia di lunga durata e altre patologie associate o complicanze
del diabete in fase avanzata.
• Gli obiettivi di glicemia a digiuno e prima dei pasti sono 70-130 mg/dl; quelli della
glicemia 1 e 2 ore dopo un pasto sono <160 mg/dl
• l’HbA1c va misurata di norma 4 volte all’anno ma può essere misurata 2-3 volte in caso
di stabile buon compenso.
• glicemia post-prandiale inferiore a 180 mg/dl, salvo i casi in cui l’obiettivo di HbA1c è
superiore a 7%
Sulfoniluree
Gliclazide 80 mg cpr, farmaco generico, dose/die 80-240 mg, fascia A.
Glimepidirde Amaryl cpr 2-4-6 mg, dose/die 1-8 mg in monosomministrazione.
glibenclamide (Gliboral): le cpr si possono ingerire senza masticarle con un po’ di acqua
durante i pasti. L’azione ipoglicemizzante delle sulfaniluree può essere aumentata
dal dicumarolo e derivati, dagli inibitori delle monoaminossidasi, dai sulfamidici, dal
fenilbutazone e derivati, dal cloramfenicolo, dal probenecid, dal feniramidolo e dai salicilati;
essa può essere invece diminuita dall’adrenalina, dai corticosteroidi, dai contraccettivi orali
e dai diuretici tiazidici. In generale le sulfaniluree se assunte con alcool danno vampate nel
10% dei pz.
Biguanidi
Metformina 500-1000 mg cpr dose/die da 500mg a 3g die. Metforal, Metfonorm,
Glucophage: da assumere durante e dopo i pasti. Se il pz dovrà effettuare un esame con
mezzo di contrasto iodato, interrompere la metformina 48 ore prima e riprendere 48 ore
dopo l’esame controllando funzione renale. Non usare con alcolici.
Glinidi
Repaglinide Novonorm cpr 0.5-1-2 mg; dose /die 3-12 mg in 2-3 somministrazioni: Si
assorbe rapidamente e dopo un’ora raggiunge il picco ematico e ciò rende questo farmaco
indicato nella correzione del picco glicemico post-prandiale.
repaglinide va assunta 20 minuti prima del pasto; non usare con gemfibrozil o trimetropin;
gli induttori del cit p450 modificano la concentrazione, quindi monitorare la glicemia se
è assunta con erba di s giovanni, rifampicina, itro/ketoconazolo, fenitoina, fenobarbital.
L’effetto ipoglicemizzante della repaglinide può essere ridotto inoltre dalle seguenti
sostanze: contraccettivi orali, carbamazepina, tiazidici, corticosteroidi, danazolo, ormoni
tiroidei e simpaticomimetici.
Glitazoni
Migliorano la sensibilità periferica all’insulina, ma possono indurre ritenzione idrica e
comportano un aumentato rischio di scompenso cardiaco nei pz già a rischio per tale
patologia.
Ritirato dal commercio in Francia 10 giugno 2011 Actos pioglitazone cpr 15-30 mg; dose/
die 15-45 mg 1 volta die; Competact pioglitazone 15 mg+metformina 850 mg da 1 a 2 cpr
die.
le compresse di pioglitazone vengono assunte per via orale una volta al giorno con o senza
cibo. Le compresse devono essere inghiottite con un bicchiere d’acqua. Se somministrato
con gemfibrozil e rifampicina controllare attentamente la glicemia (il primo aumenta
l’effetto e il secondo diminuisce l’effetto del pioglitazione). Non influenza digossina,
- 24 - La prescrizione e il farmaco in medicina generale
warfarin e metformina.
Insulina
Il fabbisogno medio di insulina è di 30U/die per le donne e di 42U/die per gli uomini,
per cui il trattamento insulinico può essere iniziato con dosi di 0.6 UI/kg di peso
corporeo ideale. Ad es. in un soggetto di circa 70 kg si potrà iniziare il trattamento
con 5 UI di insulina pronta a colazione, 15 UI a pranzo e 10 UI a cena, aggiungendo
per il fabbisogno notturno 7-8 unità di insulina ad azione ritardata.
Per quanto riguarda l’insulina dei pasti (Actrapid, Humulin R, Humalog, Novorapid):
Eseguire il dosaggio della glicemia prima della somministrazione di insulina ai pasti.
1. Se la glicemia è compresa tra 80 e 120, fare la dose di insulina prevista
2. Se la glicemia è compresa tra 120 e 150, aumentare la dose del 20% (ad es., se la dose
prevista era di 10 U, farne 12)
3. Se la glicemia è compresa tra 150 e 200, aumentare la dose del 30%
4. Se la glicemia è oltre 200, aumentare la dose del 40%
5. Se la glicemia è compresa tra 60 e 80, ridurre la dose del 30%
6. Se la glicemia è inferiore a 60, non fare insulina
Per quanto riguarda l’insulina della sera/notte (Protaphane, Humulin I, Monotard, Lantus):
1. Se la glicemia al mattino a digiuno è compresa tra 90 e 120, mantenere la dose di
insulina notturna
2. Se la glicemia al mattino è tra 120 e 160, aumentare la insulina della notte del 20%
3. Se la glicemia al mattino è tra 160 e 200, aumentare la insulina della notte del 30%
4. Se la glicemia al mattino è tra 60 e 90, diminuire la insulina della notte del 20%
Esempio
Uomo di 60 Kg
Diverticolite
Dolore/fastidio addominale intermittente
Meteorismo e flatulenza
Alvo irregolare (feci caprine e/o diarrea/stipsi)
Nausea, malessere generale, tenesmo
Rettorragia minore
Sintomi urologici (disuria, stranguria)
Febbricola
Paracodina con codeina come Tachidol bustine o cpr o Co Efferalgan: iniziare con mezza ½
dose / se controllo dolore ½ ogni 8 ore; altrimenti salire di ½ bustina la volta fino a 1 dose
ogni 8 ore.
• Morfina Oramorph gocce 10-20 mg ogni 4 ore (pari a 0,5-1 ml oppure a 8 -16 gtt).
• Depalgos 5 – 10 – 20 mg (ossicodone + 325 mg paracetamolo) 1 cp x 2 die
• Ossicontin 5 – 10 – 20 – 40 mg 1 cp 2 2 die
• Fentanil Durogesic sistema transdermico 25 mcg ogni 3 giorni per il dolore di fondo al
quale aggiungere altro oppiaceo. Esiste in cerotti da 50, 75 e 100 mcg
• Tramadolo se in gocce iniziare nei pz anziani con basse dosi esempio 5 gtt x 3 die salendo
in una settimana fino a 30 gtt x 3 die
Attenzione: tutti gli oppiacei possono dare stitichezza; pertanto usare lassativo tipo
Lattulosio 1 / 2 cucchiai die o Movicol 1 bustina due volte al giorno.
Oppioidi
Note sulla prescrizione.- Gli oppiodi “forti” come la Morfina ad
uso orale, la bruprenorfina transdermica, l’Ossicodone cp e il
Fentanil transdermico e per via orale possono ora essere prescritti
sulla normale ricetta rossa non ripetibile, fornendo al pz un
quantitativo che copra fino a 30 gg di terapia in base al fabbisogno
giornaliero, che va specificato in ricetta usando solo lettere come
per il dosaggio e il numero di confezioni.
La ricetta a ricalco in triplice copia rimane in pratica in uso solo per
la formulazione iniettiva della morfina, con le stesse regole prescrittive.
Il dolore durante la gravidanza può essere dovuto a problematiche preesistenti come mal
di testa o lombalgia ma anche essere secondario a altri problemi come artrite reumatoide
o fibromialgia. Il dolore più frequente, che spesso persiste anche dopo il parto, è quello
lombalgico.
In generale, il dolore in gravidanza non è trattato ed i medici aspettano che passi da solo
ma questo atteggiamento nella paziente può provocare l’insorgenza di comorbidità come
ipertensione, ansia e depressione che possono avere effetti
pesanti in gravidanza.
Gli autori del presente lavoro sono tutti ricercatori e
professori universitari appartenenti ad Istituti specializzati
nella medicina del dolore, tra cui la Prof.ssa Flaminia Coluzzi
del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche e
Biotecnologie della Sapienza di Roma nonché Coordinatore
del Gruppo Italiano di Studio sul dolore acuto e cronico
(SIAARTI).
La loro puntuale trattazione nel presente lavoro è cominciata
col considerare l’effetto dei farmaci, in generale, sullo
sviluppo dell’embrione nelle varie fasi della sua maturazione
ed è poi proseguita con un attenta analisi dell’effetto delle
singole classi farmacologiche sullo sviluppo del feto e del
neonato allattato con latte materno.
Gli autori hanno però evidenziato che molti farmaci non
sono stati valutati in studi appositi per il loro utilizzo in gravidanza e l’indicazione di non
usarli riportata nel foglietto illustrativo deriva da prove accumulate nel primo anno di uso
clinico del farmaco.
Gli effetti più dannosi sull’embrione si esplicano durante il primo utilizzo di un determinato
farmaco, quando molte donne non sanno ancora di essere incinte, quindi, bisognerebbe
porre attenzione anche alle donne che stanno pianificando una gravidanza.
All’inizio della gravidanza e precisamente nella prima settimana di gestazione il danno
dovuto a farmaci, se davvero consistente, può risultare nella perdita dello zigote/blastocisti;
in questa settimana l’effetto del farmaco è di tipo tutto (interruzione della gravidanza) o
nulla.
Per quanto riguarda i difetti del nascituro, i farmaci sono responsabili solo del 2-3% di
questi. Prima della terza settimana di gestazione molti composti tossici comportano
In Italia, nel 2005 l’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato la prima linea guida Europea
sull’uso di farmaci in gravidanza con valutazioni fondate sulle evidenze di rischio teratogeno
di ogni farmaco disponibile sul territorio nazionale. Non si tratta però di una classificazione
standard e non è, quindi, utile nella pratica clinica.
Quindi, in questo lavoro di revisione della letteratura gli autori hanno utilizzato l’unica
classificazione internazionale disponibile che deriva dalla prima normativa dell’ Fda per
valutare le varie classi farmacologiche..
La cosa cambia nell’allattamento perché i FANS diffondono poco nel latte materno.
L’aspirina è l’antinfiammatorio più studiato ed è stato collegato a anomalie congenite e
basso peso alla nascita; comunque a dosi basse (60-80 mg/al giorno) tale molecola non è
associata a complicazioni nella madre e neanche nel neonato.
L’ indometacina è considerata sicura nei trattamenti di breve durata e non sembra produrre
malformazioni fetali nel primo trimestre; dopo la 32 esima settimana potrebbero però
generare ipertensione polmonare nel neonato ma anche problemi renali, sanguinamento
intracranico etc. anche se si tratta di complicazioni non comuni. Nell’allattamento è
considerata sicura.
L’utilizzo dell’ibuprofene nel primo trimestre è considerato sicuro anche se recentemente
il suo utilizzo ad alte dosi è stato associato a una riduzione della mineralizzazione delle
vertebre lombari. E’ considerato sicuro nell’allattamento.
Il ketorolac non ma mostrato collegamento con difetti alla nascita in modelli animali; è
stato poco studiato e potrebbe aumentare il rischio di sanguinamento. E’ considerato
compatibile con l’allattamento anche se esistono pochi studi in merito. Anche il diclofenac è
considerato abbastanza sicuro nel primo trimestre con pochi casi di nefrotossicità riportati.
Paracetamolo
Il paracetamolo è uno dei farmaci più usati al mondo per il controllo del dolore anche se
ha un meccanismo d’azione ancora sconosciuto. Alcuni studi hanno collegato il suo utilizzo
nella madre a aumentato rischio di asma nel nascituro quindi andrebbe evitato un suo
uso eccessivo in gravidanza. Per l’allattamento ci sono dati meno certi ma è considerato
compatibile.
Oppioidi
Per quanto riguarda l’utilizzo di oppioidi in gravidanza è stato visto un uso eccessivo anche
se risultano tossici sul feto. Il loro uso è stato associato, infatti, a difetti cardiaci, difetti del
La prescrizione e il farmaco in medicina generale - 33 -
tubo neurale, spina bifida.
Possono insorgere anche problemi di depressione respiratoria neonatale e nella velocità
cardiaca quando usati come analgesici nel travaglio anche se il fentanyl, la morfina,
il tramadolo e l’idromorfone sono sicuri. Inoltre, l’anestesia spinale riduce le loro
concentrazioni nel plasma materna e quindi nel feto e nel latte.
Altro discorso riguarda gli oppiacei d’abuso, il loro rimpiazzo con metadone e buprenorfina
in gravidanza può comportare ipereccitabilità del SNC, problemi gastrointestinali e
respiratori del neonato che sono i tipico “Sintomi da astinenza neonatale” (NAS). Livelli
fino a 20mg/al giorno di metadone sono considerati compatibili con l’allattamento come
anche la somministrazione di fentanyl, per un periodo breve. Il cerotto a base di fentanyl
sembra sicuro in gravidanza ed allattamento.
L’uso di tramadolo in gravidanza va limitato se per periodi lunghi mentre passa poco nel
latte materno.
L’uso della codeina non sembra collegata a malformazioni nel neonato ma dopo un caso
di morte in allattamento non è considerata sicura per problemi legati ad enzimi che la
metabolizzano.
Benzodiazepine
Le benzodiazepine (BDZ) sono, invece, collegate a aborto spontaneo e nel feto possono
comportare deformazioni del palato e labbro leporino come nel caso del diazepam.
Non tutti questi farmaci comportano malformazioni, ma in generale il loro uso è
controindicato fino al quarto mese.
Gli effetti sull’allattamento sono meno noti anche se il diazepam è stato ritrovato nel siero
del neonato.
Antidepressivi
Il loro uso è , in generale, consentito in gravidanza anche se ci sono poche evidenze a
supporto del loro uso. Alcuni studi hanno evidenziato anomalie cardiovascolari dopo
l’utilizzo materno di imipramina; anche la venlafaxina è stata associata ad alcuni difetti alla
nascita in un recente studio caso-controllo.
Gli SSRI (inibitori selettivi del reuptake della serotonina) hanno mostrato un aumento di 6
volte nel rischio di ipertensione polmonare persistente nel neonato soprattutto nell’uso
prolungato.
Bisogna inoltre valutare bene l’interruzione del trattamento con SSRI nella madre in
gravidanza per il rischio di ricadute di depressione nella madre e che possono essere
davvero dannose.
Nel caso dell’allattamento se le percentuali che si ritrovano nel latte sono davvero
basse è raccomandato non interrompere il trattamento come nel caso dell’amitriptilina,
nortriptilina, desipramina, clomipraminina e sertralina.
Antiepilettici
La prima generazione di antiepilettici mostrava effetti avversi fetali mentre quelli della
seconda generazione dovrebbero essere più sicuri; l’unico però studiato e approvato è la
lamotrigina anche se è necessario un monitoraggio continuo ed a volte un aggiustamento
- 34 - La prescrizione e il farmaco in medicina generale
della dose. Sugli altri antiepilettici ci sono pochi dati e contrastanti che non portano a
decisioni conclusivi. Bisogna comunque considerare con cautela farmaci metabolizzati dalle
uridin-difosfato glucuronosiltransferasi (UGT) per la bassa capacità metabolica nell’infante.
Corticosteroidi
I corticosteroidi usati per trattare l’asma come beta2-agonisti a breve durata d’azione,
corticosteroidi inalatori, teofillina e inibitori dei leucotrieni non hanno effetti sulla crescita
fetale e anche le complicazioni nel neonato sono ridotte se l’asma materna è controllata.
Il loro collegamento alla nascita pretermine non è stato confermato da nuovi studi su
grandi numeri. Non ci sono studi sull’uso nel dolore cronico quindi bisogna valutare bene
in questo caso il rapporto rischio/beneficio.
Emicrania
L’emicrania cronica è una condizione neurologica disabilitante che
colpisce il 2% della popolazione generale; i pazienti con tale disturbo
lamentano mal di testa per più di 15 giorni al mese e presentano
almeno 8 giorni al mese in cui il loro mal di testa è associato a
sintomi che rientrano nei criteri diagnostici dell’emicrania. In
questo caso l’emicrania è definita cronica, mentre se si verifica per
meno di 15 giorni al mese è definita episodica.
Emorroidi
Dieta ricca di fibre e acqua
Diosmina 450 mg e flavonoidi espressi in esperidina 50 mg arvenum o daflon 500 mg 2 cp
x 33 die x 7 gg poi 1 cnf dopo i 3 pasti per 15 gg, Proctosedyl crema al bisogno.
Erisipela
Amoxicillina 1 gr 1 cp x 3 die per 10 gg o Amocillina/clavulanato 1 g x 2 x 10 gg.
Impacchi tiepido umidi con:una busta di Steridrolo in 1 litro di acqua - due impacchi di 20
minuti al giorno; dopo l’impacco applicare Eritromicicina crema
Faringite
Jodosan colluttorio 20 gocce in ½ bicchiere di acqua: ogni 8 ore sciacqui e gargarismi
• Se tosse secca insistente: Paracodina 20 gtt ogni 8 ore.
• Se raffreddore con scolo denso: Rinovit gtt nasali ½ contagocce per narice ogni 8 ore
per 5 gg.
• Per febbre e dolore: Paracetamolo 1000 mg ogni 8 ore (attenzione al peso)
• Se febbre persistente oltre 48 ore con eventuale dolorosa linfoadenopatia assumere:
Amoxicillina 1 gr 1 cp x 3 x 6 gg oppure nei soggetti allergici a betalattamine -
Fibromialgia
Farmaci miorilassanti: tra i tanti miorilassanti esistenti, due sono quelli che hanno
dimostrato azione più specifica nella FM, la ciclobenzaprina (Flexiban) e la tizanidina
(Sirdalud).
Farmaci che potenziano l’attività della serotonina: la maggior parte di questi farmaci sono
classificati tra gli antidepressivi, questo perché la serotonina è implicata nella genesi di
alcune forme di depressione.
I primi farmaci ad azione sulla serotonina utilizzati già da molti anni sono i triciclici (es.
amitriptilina: Laroxyl; trazodone: Trittico), attualmente si preferiscono i nuovi inibitori
della ricaptazione della serotonina (es. fluoxetina: Fluoxeren, Prozac; paroxetina: Seroxat,
Sereupin; sertralina: Zoloft; citalopram: Elopram, Seropram).
Flebite- tromboflebite
Analgesici e bendaggio compressivo. Talora utile Eparina 0.2 ml in siringa PU 1 puntura
sottocute ogni 8 ore per 10 gg
Circa il 75% delle trombosi venose profonde sono asintomatiche o presentano sintomi
aspecifici, e possono pertanto esordire con un’ EP. In caso di un quadro clinico suggestivo
per TVP di un arto (edema, dolore e dolorabilità in sede di decorso venoso, segni di flogosi)
associato alla presenza di uno o più fattori di rischio tromboembolico, inviare il pz in
ospedale per eseguire un eco-doppler venoso.
Il trattamento e la prevenzione delle TVP si effettua con le eparine a basso peso molecolare
(EBPM) come ad es. l’enoxaparina sodica (Clexane f s.c., fascia A), utilizzabile come segue:
Profilassi: 1 f 4000 UI die fino alla mobilizzazione del pz.
Trattamento: 100 UI/kg x 2 die per 10 gg e fino a quando non si instaura inadeguata terapia
con anticoagulanti orali (Warfarin o acenocumarolo, INR tra 2 e 3); disponibili fiale da 6000,
8000, 10000 UI.
Tracheite
Suffumigi o fomenta caldo umidi con Fomentil 1 cp per uso esterno. 1-2 compresse in
mezzo litro circa di acqua bollente e respirare i vapori raccogliendoli o per mezzo di un
imbuto di cartone, o con le mani, per 3-4 minuti, 3-4 volte al giorno. Per bambini al di sopra
30 mesi mettere vicino al letto dei pazienti un catino con l’acqua bollente e sciogliervi 3-4
pastiglie, una alla volta. Il trattamento non deve essere prolungato per più di 3 giorni per i
rischi associati all’accumulo di derivati terpenici, quali ad esempio canfora, cineolo, niaouli,
timo selvatico, terpineolo, terpina, citrale, mentolo e oli essenziali di aghi di pino, eucalipto
e trementina (a causa delle loro proprietà lipofiliche non è nota la velocità di metabolismo
e smaltimento) nei tessuti e nel cervello, in particolare disturbi neuropsicologici
oppure con Calyptol inalante 1 fiala, da respirarne i vapori per almeno 10 minuti per volta
Gastroenterite
Domperidone 1 supposta ogni 12 ore o 1 cp ogni 8 ore se forte nausea e se vomito
metoclorpropamide Plasil f im 1 ogni 12 ore.
Per Diarrea Yovis buste o Codex buste 1 x 2 x 5 gg.
Dieta idrica per 48 ore escludendo bevande gassate, caffè, latte.
Eradicazione dell’Helicobacter.
L’Helicobacter Pylori è la principale causa di gastrite cronica e ulcera peptica; tale
batterio è collegato all’insorgenza del linfoma gastrico della zona marginale extranodale
e dell’adenocarcinoma gastrico. La sua presenza nell’organismo è anche associato
all’insorgenza di anemia ferropriva, trombocitopenia purpura idiopatica e alla deficienza
di vitamina B.
In pz con infezione da Hp accertata tramite sierologia,
breath test, esame istologico il più comune schema di
terapia eradicante (“triplice terapia”) prevede: IPP x 2
die + Claritromicina 500 mg x 2 die + Amoxicillina 1 gr
x 2 die (o Metronidazolo 250 mg x 2 die).
NB- 1 i farmaci vanno assunti ½ ora prima di colazione
e cena; in caso di fallimento della triplice terapia
standard, per il ri-trattamento dell’infezione da Hp
ricorrere all’associazione IPP x 2 + Levoxacina 250mg
x 2+Amoxacillina 1gr x 2 per 10 gg.
Herpes Simplex
Aciclovir cpr 200 mg x 5 die
Iperidrosi plantare
Permanganato di potassio 0.25 x 1000 soluzione acquosa 1 litro e Travocort crema
Inizialmente conviene imparare ad usare una molecola per ciascuna classe farmacologia;
la scelta dell’antipertensivo con il quale cominciare una terapia viene fatta tenendo conto
delle sue controindicazioni e di una eventuale patologia concomitante.
In un paziente giovane adulto, iperteso senza problemi particolari, si può iniziare il
trattamento con il dosaggio efficace di un farmaco di qualsiasi classe terapeutica.
Valutare in prima battuta se possibile somministrare diuretici a bassa dose e/o ACEI e/o
betabloccanti
• Igroton 25 mg ½ o 1 cp ore 8 e/o
• Ramipril 5 o 10 mg (Triatec, Unipril) 1 cp ore 8 (se non tollerati usare ARBs Valsatartan,
Telmisartan) e/o
• Nebivololo 5 mg ½ cp poi 1 cp o Carvedilolo25 mg ½ cp poi 1 – 2 die o Metoprololo.
Nell’anziano
• Escludere ipotensione posturale e pseudoipertensione
• Iniziare con basse dosi di un farmaco o di un’associazione di 2 farmaci
• Ridurre lentamente (settimane) la PA
Lombalgia
Paracetamolo 1000 mg 1 cp ogni 8 ore per il dolore (ed eventualmente miorilassante tipo
Muscoril o simili 1 capsula dopo i tre pasti) per 5 – 7 gg.
Mononucleosi
Non usare aspirina e penicillina e derivati
Non esiste terapia specifica
Si associa spesso tonsillite streptococcica (10 gg di macrolidi)
Colluttorio come Antoral o Jodosan
Per febbre e dolore: Paracetamolo 1000 mg 1 cp ogni 8 ore
In caso di necessità prednisone – Deltacortene forte 25 mg x 2 die per 3 gg poi 25 mg per
2 gg poi 10 mg per 2 gg poi 5 mg per 2 gg.
Oculorinite allergica
Cetirizina 10 mg cp 1 cp la sera per 30 gg
CorticoSteroidi in spray come Turbinal spray nasale mattina e sera per via nasale
DSCG come Tilavist collirio mattina e sera da iniziare prima della stagione
In caso di disturbi molto fastidiosi steroidi per breve periodo Urbason 4 mg 1 cp ore 8 e ore
20 per 3 gg poi 1 cp ore 8 per 4 – 7 gg.
Ossigenoterapia
La prescrizione di ossigenoterapia a lungo termine con ossigeno liquido o da concentratore
è di pertinenza dello specialista pneumologo, che l’effettuerà in presenza di un’ipossia
stabile (PO2<55mmHg) non correggibile con le comuni terapie farmacologiche (tale limite
viene innalzato a 60 mmHg in presenza di policitemia stabile o di segni clinico strumentali
di cuor polmonare cronico o cardiopatia ischemica).
Il Medico MG può prescrivere esclusivamente l’ossigeno gassoso a scopo di sollievo o
palliativo quando deve trattare a domicilio paziente con insufficienza respiratoria legata ad
es. a malattia neoplastica avanzata, a patologie neurodegenerative, a flogosi delle basse
vie respiratorie.
Ossiuriasi
Pirantel pamoato Combantrim negli adulti 4 cp insieme la sera per un volta da ripetere
dopo 20 gg. Il trattamento deve riguardare necessariamente tutti i membri della famiglia.
Osteoporosi: sì o no
Quali esami?
99 VES
99 Emocromo completo
99 Protidemia frazionata
99 Calcemia
99 Fosforemia
99 Fosfatasi alcalina totale
99 Creatininemia
99 Calciuria 24 h
Osteoporosi terapia
Calcio + vitamina D3 tipo Eurocal vitamina D3 1 busta il pomeriggio per mesi (controllare
periodicamente calcemia e funzione renale).
Acido clodronico Difosfonal o Clasteon fiale im 1 puntura al giorno per 20 gg poi 1 ogni 3
gg per mesi oppure
Alendronato 70 g 1 cp ore 7 una volta la settimana restando in piedi per almeno mezz’ora
e non assumere cibi solidi né latte per almeno 60 minuti.
Se dolore Tramadolo iniziando da 10 gocce ogni 8 ore poi al bisogno o cpr da 50 mg x 3 die.
Otite
Otalgia (50-75%, soprattutto >2 anni), ipoacusia (in media 25 dB), Febbre (<50%), Otorrea
purulenta da perforazione timpanica, Dolorabilità alla pressione dell’antitrago.
Otite cronica
Aureomix gocce : 3 gtt ogni 8 ore per 10 gg; Acqua di Sirmione flac – 4-5 nebulizzazioni per
narice 4 volte al giorno per 10 gg.
Deflan 6 mg cp 1 cp dopo colazione, pranzo e cena per 4 gg Poi 1 cp dopo colazione e
pranzo per 2 gg gr cp 1 cp dopo colazione e 1 dopo cena per 10 gg.
Parotite
Incubazione: 13-21 gg.
Infettività: da 7 gg prima a 10 gg dopo la scomparsa della tumefazione.
Non esiste terapia specifica ma solo sintomatica (idratazione, analgesici, ecc.).
Riposo a letto finché presente febbre e isolamento fino a riduzione del gonfiore.
Antibiotici non giustificati.
Cortisonici da limitare ai casi più impegnati.
Periartrite di spalla
Medrol 16 mg ½ cp dopo colazione e cena per 2 gg poi ½ cp
dopo colazione per 3 gg poi ¼ dopo colazione per 4 gg
Oppioidi deboli per il dolore
Applicazione di ghiaccio 5 – 10 minuti ogni ora
Eseguire Rx ed ecografia controllo ortopedico
Polimialgia reumatica
Aumento VES e PCR – attenzione a pazienti con diabete e glaucoma.
Medrol 16 mg cp 1 cp colazione, 1 cp dopo cena per 10 gg poi calare di ¼ cp ogni 10 gg.
Se bruciore o dolore di stomaco Riopan gel 1 misurino ogni 8 ore o Gaviscon buste x 3 die
oppure “in bianco” Lansoprazolo 15 mg 1 cp ore 7
Polmonite
Per il patologo la polmonite è un’infezione degli alveoli e/o delle vie bronchiali distali e/o
dell’interstizio polmonare. Per il clinico essa è definita da un insieme di sintomi e segni
(febbre, brividi, tosse, dolore toracico, espettorato, iper o ipotermia, tachipnea, ottusità
alla percussione, soffio bronchiale, crepitii e sibili, sfregamenti pleurici) in associazione con
un’opacità alla radiografia del torace.
La specificità della diagnosi non è assoluta poiché alcune malattie non infettive possono
presentare lo stesso quadro sintomatologico e radiologico.
E’ utile suddividere i casi di CAP in quelli che possono essere trattati ambulatorialmente
(out-patients) da quelli che, potenzialmente più gravi, richiedo il ricovero ospedaliero.
I seguenti obiettivi rappresentano lo scopo del trattamento:
• Ridurre la mortalità; Ridurre le ospedalizzazioni
• ridurre la gravità della malattia e le sue complicanze
• Evitare i trattamenti inefficaci
• ridurre la tossicità farmacologia e gli eventi avversi
• Evitare la comparsa di resistenza antibiotica nei patogeni in causa
• Ridurre la lunghezza della ospedalizzazione
• Recuperare la integrità fisica e le normali attività quotidiane
• Ottenere la soddisfazione del paziente
• Limitare i costi del trattamento
Terapia antibiotica
La precocità della terapia è considerata fattore preminente nella prognosi della malattia.
Nel trattamento della CAP domiciliare la terapia di combinazione fra β lattamico e macrolide
è considerata più efficace rispetto alle singole monoterapie. Fra i fluorochinolonici, la
Levofloxacina in monoterapia è considerata equivalente alla terapia di combinazione.
Scabbia - pediculosi
Nix crema 1% permetrina
Adulti e bambini al di sopra di 6 mesi di età: lavare i capelli con uno shampoo adeguato,
secondo le istruzioni. Dopo il risciacquo finale, asciugarli in modo che rimangano umidi. -
applicare il Nix alla pelle e ai capelli in quantità sufficiente a far sì che entrambi ne siano
ben ricoperti. Prestare particolare cura alla zona dietro alle orecchie ed alla nuca. La
quantità di crema necessaria per il trattamento varia ovviamente in relazione allo spessore
ed alla lunghezza dei capelli. In genere, nei soggetti con capigliatura normale, un flacone
di Nix è sufficiente per un trattamento individuale nella maggior parte dei soggetti. E’
La prescrizione e il farmaco in medicina generale - 47 -
consigliabile eseguire un accurato controllo anche al resto dei componenti della famiglia
ed a coloro che sono stati in stretto contatto con il paziente colpito ed eventualmente
estendere il trattamento anche a questi. Lasciar agire il Nix sui capelli per 10 minuti, poi
risciacquarli bene ed asciugarli. - nella maggioranza dei casi è di norma sufficiente una
singola applicazione per eliminare i pidocchi dal capo.
Le uova dei parassiti rimangono aderenti ai capelli anche dopo essere state distrutte e ciò,
per tanto, non costituisce un segno di inefficacia del trattamento.
Pettinare i capelli al fine di rimuovere le uova e i parassiti morti, non è necessario per
l’efficacia terapeutica ma può essere fatto per ragioni estetiche.
Scompenso cardiaco
Diuretici: Furosemide 25 mg fino 125 mg (1/4 cp da 500)
Acei: Ramipril triatec iniziando da 2.5 titolando a salire 5 mg cp
Betabloccanti a basso dosaggio: Carvedilolo 6,25 mg ½ cp inizio poi salire
Spironolattone: Aldactone 25 mg die
Controllo frequente elettroliti e funzione renale, peso.
Sinusite
No allergia alle β-lattamine Allergia alle β-lattamine
No recente uso di Amoxicillina Cotrimossazolo
antibiotici Amoxicillina/clavulanato (2 gr/ Macrolide
die) Doxiciclina*
Cefalosporina orale di II-III
generazione
Recente (<6 settimane) Amoxicillina/clavulanato (3 gr/ Cotrimossazolo**
uso di antibiotici die) Macrolide**
Ceftriaxone i.m. Clindamicina+rifampicina
Fluorochinoloni respiratori* Fluorochinoloni
respiratori*
Efficacia clinica prevedibile degli antibiotici nella terapia della sinusite batterica acuta
Adulti Bambini
Amoxicillina/clavulanato, Ceftriaxone, Fluorochinoloni 90 - 92% 91 - 92%
respiratori*
Amoxicillina, Cefuroxime Axetil, Cefixime, Cefpodoxime 83 - 88% 82 - 87%
Proxetil, Cotrimossazolo
Clindamicina, Doxiciclina, Azitromicina, Claritromicina 77 - 81% 78 - 80%
Cefaclor 65 - 66% 67 - 68%
Nessuna terapia 62% 63%
- 48 - La prescrizione e il farmaco in medicina generale
Stipsi
Bere molta acqua (circa 2 litri al giorno), poco alla volta, spesso, anche a piccoli sorsi.
Mangiare 200 gr di verdure e 200 gr di frutta ai pasti
Lattulosio sciroppo 2 cucchiai la sera prima di andare a letto per 2 settimane o Pergidal o
Movicol o Fibrolax buste 1 / 2 die, eventualmente Domperidone 10 mg 1 cp 15’ avanti i 3
pasti x 20 gg. Ogni tre gg tenere l’intestino libero o con glicerina supposta o con clisteri già
pronti acquistabili in farmacia.
Statine
Prevenzione secondaria in pazienti non diabetici
In pazienti con pregresso evento cardiovascolare (infarto o ictus) la terapia iniziale
raccomandata è: simvastatina (non superare i 40 mg die).
Il target è rappresentato da C-LDL <100 mg/dL, se non raggiunto passare ad atorvastatina
20 poi 40 mg die.
Una riduzione del C-LDL del 40% è un obiettivo accettabile per tutti e, specialmente, per
coloro che, a causa dei livelli basali molto alti e/o della scarsa tollerabilità verso dosi elevate
o massimali di statina, non riescono a raggiungere goal lipidici più bassi.
Statine e diabetici
Attuare le misure non farmacologiche per abbassare la colesterolemia (dieta, esercizio
fisico, perdita di peso e controllo rigoroso della glicemia):
la statina è raccomandata, indipendentemente dal valore di C-LDL basale, in tutti i diabetici
di età > 40 anni senza complicanze cardiovascolari, nei diabetici con pregresso evento
cardiovascolare (infarto o ictus) e nei portatori di malattia coronarica o di arteriopatia
periferica.
La statina da usare in prima scelta: simvastatina 40 mg/die. Target C-LDL <100 mg/dL.
Una riduzione del C-LDL 30 - 40% è accettabile se dosi standard o massimali di statina, non
riescono a raggiungere i goal lipidici più bassi
Tinea
Fare doccia con acqua tiepida poi applicare econazolo Pevaryl schiuma una busta su una
spugna inumidita e passarla sul corpo insieme a fluconazolo Diflucan 100 mg 1 cp die per
20 gg.
Trigemino Nevralgia
Carbamazepina 200 mg 1 cp sera per 3 gg poi 1 cp ore 8 e 1 ore 21
per 6 giorni poi 1 cp ore 8 – 15 – 22 insieme ad un antidolorifico
puro vedi “dolore oppioidi”.
Oppure
Gabapentin 300 mg 1 cp ore 21 per 3 gg poi 1 cp x 2 per 4 gg poi 1
cp x 3 die per 30 – 40 gg.
Ustione
Impacchi tiepido umidi due volte al giorno con:una busta di Steridrolo in 1 litro di acqua
per due impacchi di 30 minuti al giorno dopo l’impacco applicare sulfadiazina Sofargen
crema sulla lesione
Amocillina clavulanato 1 g x 2 – 3 die x 10 gg
Varicella
Aciclovir 800 mg 1 cp ore 7 – 11 – 15 – 19 – 23 per 7 gg
Per prurito talco mentolato e Polaramin sciroppo 1 misurino ogni 8 ore
Per la febbre Paracetamolo 1000 mg 1 cp ogni 8 ore
Vertigine
La capacità di mantenere l’orientamento del corpo rispetto al mondo esterno deriva da una
serie d’informazioni “periferiche” provenienti dalla vista, dal labirinto e dai propriocettori
che vengono integrate a livello “centrale” nel cervelletto e nel cervello.
Vertigine periferica:
• Vertigine posizionale parossistica benigna
• Labirintite (virale)
• Malattia di Meniere
• Neurinoma dell’acustico
• Spondiloartrosi cervicale
• Traumi cranici
• Tossicità da farmaci (macrolidi, diuretici dell’ansa, FANS, chemioterapici)
• Chinetosi
NOTE. La VPPB dura pochi secondi ed è scatenata dai cambiamenti posturali; la malattia
di Meniere si accompagna a sintomi vegetativi (nausea e vomito) e disturbi dell’udito
(diminuzione dell’udito, orecchio pieno, ovattato, tinniti);il neurinoma dell’acustico
provoca una sintomatologia più sfumata con una progressiva diminuzione dell’udito)
Vertigine centrale:
• Lesioni cerebellari
• Lesioni ischemiche /emorragiche del tronco cerebrale
• Sclerosi multipla
Integratori alimentari
fonte http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=1267&area=Ali
menti particolari e integratori&menu=integratori
Consulta:
1. registro nazionale
2. servizi online
• nuova notifica di integratore alimentare
• variazione di integratore alimentare già notificato
• accordo Repubblica San Marino
• Nuova notifica dei prodotti alimentari provenienti da San Marino
• Variazione dei prodotti alimentari provenienti da San Marino già notificati
• certificato libera vendita
Per effetto dell’articolo 10 del decreto legislativo 21 maggio 2004 n. 169 gli integratori
alimentari, una volta conclusa favorevolmente la procedura di notifica, vengono inclusi in
un Registro, che il Ministero della salute pubblica e aggiorna periodicamente.
Si precisa che il codice attualmente attribuito è di tipo numerico (esempio: “2031”).
Il codice precedente di tipo alfa numerico (esempio: “ N 07 2031-Y”) potrà essere utilizzato
fino allo smaltimento delle etichette già stampate.
E’ facoltà dell’impresa interessata citare gli estremi dell’inclusione nel Registro con un
frase del tipo: “Prodotto incluso nel Registro degli integratori del Ministero della salute,
codice….. “
Il Registro è presentato in due parti:
Parte A - Elenco in ordine alfabetico per prodotto (.pdf, 3 Mb)
Parte B - Elenco in ordine alfabetico per impresa (.pdf, 3 Mb).
L’uso di integratori alimentari aumenta nella popolazione ma lo stesso non può dirsi per
dello stato di salute generale E’ quanto sostiene una ricerca che definisce “asimmetrico”
il rapporto tra il consumo di integratori e l’effettivo benessere dei loro consumatori, che si
comportano in modo più indulgente verso scelte non salutari.
I ricercatori della National University di Kaohsiung, a Taiwan hanno condotto due
esperimenti sul tema. I volontari arruolati sono stati divisi in due gruppi: nel primo, i
partecipanti sono stati invitati a prendere un multivitaminico mentre quelli del gruppo di
controllo hanno assunto un placebo.
In verità, a tutti i partecipanti sono stati somministrati dei placebo ma i risultati hanno
mostrato come coloro che credevano di aver preso integratori alimentari si sentivano
“invulnerabili rispetto ai rischi per la salute”.
Si sono impegnati meno in attività fisiche e hanno preferito alimenti non sani rispetto al
gruppo di controllo.
I ricercatori hanno concluso che l’assunzione di integratori alimentari è come se autorizzasse
una sorta di “auto-indulgenza” rispetto ai comportamenti salutari
Le parole d’ordine: prudenza e tradizione. Almeno nella scelta dei farmaci il consumismo
viene messo al bando: al posto di quantità e novità (newer and more is better), “meno
farmaci, e che siano da molto tempo sul mercato”.
Applicare una strategia efficace: rimandare i trattamenti farmacologici non urgenti; evitare
di cambiare farmaci senza solidi motivi; cautela rispetto a usi non verificati; introdurre nei
trattamenti un solo farmaco alla volta.
Massima sorveglianza degli effetti avversi: sospettare reazioni ai farmaci; essere consapevoli
della possibilità di sindromi da deprivazione.
Prendere in considerazione più ampi effetti a lungo termine: valutare gli esiti a lungo termine
e essere consapevoli che una più attenta impostazione generale della terapia può produrre
risultati migliori di quelli che si possono ottenere introducendo nuovi affascinanti farmaci.
2) La equivalenza dei medicinali generici ai farmaci di marca viene stabilita dalle Agenzie
nazionali dei farmaci (per l’Italia l’AIFA) sulla base di Linee guida e di procedure definite
da normative uniformi in tutti i Paesi europei. I farmaci generici sono registrati per la
stragrande maggioranza con procedura di mutuo riconoscimento.
Ciò significa che lo stesso generico-equivalente è presente, poichè registrato sulla base
dello stesso dossier di bioequivalenza, in tutti i Paesi europei. L’equivalenza è valutata caso
per caso dopo attenta analisi di un dossier presentato da ogni singola Azienda farmaceutica
contenente dati relativi alla purezza del medicinale e alla sua equivalenza terapeutica in
termini di biodisponibilità, vale a dire in relazione alla quantità, alle concentrazioni e al
tempo di permanenza del farmaco nel plasma.
3) In biologia, ma anche in chimica, in fisica e in ogni attività umana, non può esserci
qualcosa perfettamente uguale (identico) a qualcos’altro, perché i fenomeni naturali sono
soggetti a variabilità più o meno ampia per cui, in un qualsiasi soggetto, l’orecchio destro
non è – e non può essere – uguale al sinistro, ma ne è essenzialmente simile.
Tralasciando le problematiche concettuali, quella da risolvere, con metodologia statistico-
matematica, è definire i limiti entro i quali due “oggetti” (cellule, farmaci, concentrazioni
4) Due specialità medicinali, per essere perfettamente uguali, devono essere licenziate
dallo stesso impianto di produzione; avere un’identica composizione in princìpi attivi (i
quali devono avere la stessa granulometria e non devono presentare significative differenze
percentuali in termini di eventuali polimorfi) ed in eccipienti; essere state sottoposte alla
stessa lavorazione tecnologica.
Questo significa che il medicinale definito equivalente (ex generico) non è mai perfettamente
uguale al prodotto imitato, ma “essenzialmente simile”.
Tuttavia, le differenze non sono tali da comportare risultati terapeutici significativamente
differenti nella popolazione. In altri termini, il medicinale equivalente è, per definizione,
terapeuticamente equivalente al prodotto imitato.
5) Anche i prodotti in co-marketing soggiacciono allo stesso problema. Non è detto che
la simvastatina commercializzata in Italia sotto vari nomi commerciali sia prodotta nello
stesso stabilimento, per cui anche tra Sivastin e Sinvacor (ad esempio) deve essere stabilita
la bioequivalenza (a meno che non provengano dalla stessa linea di produzione). Così
come tra Aulin, Nimenol, Ledoren, Sulidamor ecc. che sono sì prodotti brand ma fatti da
aziende diverse e quindi con bioequivalenza da verificare.
Per questi prodotti copia, in commercio prima della normativa del 1995, non doveva
essere dimostrata la bioequivalenza – che nessuno ha mai studiato - ma sono stati
abbondantemente prescritti dai medici in modo interscambiabile senza eccepire alcuna
problematica.
Il problema non è quindi, come molto semplicisticamente viene posto, tra Nimesulide
Teva, Dorom Doc etc verso l’Aulin, ma fra tutte le nimesulidi tra loro. E se l’Aulin fosse
prodotto in due stabilimenti diversi, anche tra Aulin e Aulin.
6) L’equivalenza terapeutica tra due prodotti può essere dimostrata mediante ricerche
cliniche comparative, effettuate su gruppi di pazienti con precisi disegni sperimentali. Nel
caso di prodotti generici, la loro equivalenza terapeutica con i prodotti brand imitati può
essere dimostrata in modo indiretto (senza una nuova sperimentazione clinica) mediante
studi di bioequivalenza. Due prodotti farmaceutici sono considerati bioequivalenti quando
i loro profili concentrazione-tempo, ottenuti con la stessa dose somministrata, sono così
simili che è improbabile producano differenze rilevanti negli effetti terapeutici e/o avversi.
Il problema è, appunto, simili quanto. Se lancio una moneta 100 volte, mi aspetto che esca
50 volte testa e 50 volte croce; ma se mi esce 49 volte testa e 51 volte croce, la moneta è
truccata? Il buon senso ci dice di no e che la differenza è dovuta al caso. Ma se il rapporto
fosse 40 a 60 o 45 a 55? Insomma quanto deve essere al massimo una differenza per essere
dovuta al caso? Di questo si occupa la statistica, con media, errore standard e intervallo di
confidenza.
9) Con un accordo internazionale (non l’AIFA o il Ministero della Salute ma anche EMA,
AFPASS, FDA etc etc), si è individuato l’intervallo di confidenza accettabile di bioequivalenza
adeguato a confrontare la biodisponibilità del prodotto test con quella del prodotto
standard.
Tale intervallo di confidenza è fissato nel range 0,80-1,25, quando si considera la media
dei rapporti individuali tra la AUC della formulazione assoggettata a test e quella della
formulazione di riferimento; oppure è fissato entro il range ± 0,20 quando si utilizza la
differenza tra parametri normalizzata per il parametro della formulazione standard; il livello
di confidenza è generalmente fissato al 90%. Come possiamo ben capire è molto diverso
dalla ruota equivalente della favola, con un diametro di 80 cm contro quello di 100 della
ruota brand. Il valore ± 20% è stato scelto perché i fenomeni biologici (come il lancio delle
monete) sono variabili, infatti, due unità posologiche dello stesso farmaco, somministrate
a due differenti soggetti o in diversi momenti, danno curve di biodisponibilità differenti
entro un range del ± 20% (anche Aulin contro Aulin in persone diverse!).
Insomma, se somministro Aulin a 10 persone diverse la variabilità dell’AUC deve essere,
nelle 10 persone, entro il limite del 20% in più o in meno, perché – per fortuna – siamo
individui biologicamente ciascuno diverso dall’altro e quel che vale per le nostre cellule
non è detto che valga anche per le cellule di un altro.
Nella realtà la variabilità è molto minore ma – come dice la saggezza popolare - nel più ci
sta il meno.
10) Un problema serio (stranamente fuori da ogni discussione e considerazione sul tema)
consiste nel fatto che i test di bioequivalenza sono fatti tra il singolo prodotto generico ed il
prodotto brand. Questa situazione non garantisce che due o più generici dello stesso brand
siano tra loro bioequivalenti.
Per esempio, supponendo che un generico abbia una biodisponibilità (AUC)+15% ed un
secondo generico una biodisponibilità –15%; entrambi sono bioequivalenti rispetto allo
La prescrizione e il farmaco in medicina generale - 61 -
standard che imitano, ma non sono tra loro bioequivalenti.
Questo problema non è stato ancora affrontato in Italia ed Europa, a differenza degli Stati
Uniti, dove un Orange Book periodicamente aggiornato, riporta tutte le bioequivalenze
studiate, indicando per ogni generico quali altri prodotti possa sostituire.
Questa variabilità “interna” tra farmaci generici non permette un diretto confronto tra di
loro in quanto essi vengono confrontati esclusivamente con la specialità di riferimento e
non è facile estrapolare una equivalenza tra di loro.
Il concetto di bioequivalenza non gode della proprietà transitiva: non è possibile concludere,
senza una verifica diretta, che due prodotti, ciascuno bioequivalente con lo stesso standard
di riferimento, siano bioequivalenti tra di loro. Questo problema ovviamente è uno dei
maggiori ostacoli alla libera sostituibilità del prodotto da parte dei farmacisti con prodotti
equivalenti. Data questa situazione ci chiediamo come sia possibile dare al farmacista
la possibilità si sostituire un prodotto generico di una marca con quello di un’altra ma
soprattutto ci chiediamo come sia possibile che l’antitrust lo proponga come obbligo e che
alcuni medici siano entusiasti della prescrizione per principio attivo.
Esempio: ieri il farmacista ha consegnato a quel paziente citalopram xxx che ha una
bioequivalenza di +15% rispetto al “modello” brand elopram (quindi accettabile) tra 20
giorni consegnerà citalopram yyy che ha una bioequivalenza di -15% rispetto al modello
(quindi accettabile), ma i due farmaci non sono accettabili tra loro perché la differenza
diventa 30%!
In quest’ottica va l’iniziativa della Regione Toscana del 2006 (Circolare 08/06/2006 del
settore farmaceutico del dipartimento diritti di cittadinanza) sulla sostituibilità dei farmaci
da parte dei farmacisti, che precisa che solo nel caso il medico non indichi l’azienda
produttrice del generico o prescriva un farmaco avente prezzo superiore a quello di
riferimento, il farmacista può consegnare il farmaco disponibile, diversamente è tenuto
a consegnare il farmaco prescritto. Purtroppo questa circolare è troppo spesso disattesa.
Quando l’ideologia mette il cappello alla scienza, può fare solo danno.
Si dirà che in Gran Bretagna il medico prescrive per principio attivo e il farmacista dispensa
quel che vuole.
È vero, ma si tace sul fatto che in quel paese il farmacista è un professionista che fa
farmacovigilanza, ha una scheda paziente sulla quale annota il farmaco che ha venduto
in precedenza e consegna tutte le volte quello della stessa marca. In questo contesto ben
venga la prescrizione per principio attivo.
11) Diversi studiosi hanno sottolineato il fatto che, almeno per alcuni farmaci aventi un
indice terapeutico modesto, l’intervallo convenzionale di bioequivalenza potrebbe essere
troppo ampio e quindi inadeguato a garantire con sufficiente affidabilità che due prodotti
bioequivalenti siano anche terapeuticamente equivalenti. E’ possibile quindi affermare che
la metodologia utilizzata attualmente negli studi di bioequivalenza, consente di stimare la
“bioequivalenza media” e la “bioequivalenza di popolazione” ma non consente di valutare
la “bioequivalenza individuale”. In base a questa considerazione il medico e il paziente
che utilizzino un farmaco “bioequivalente” possono aspettarsi un risultato terapeutico
“mediamente equivalente” nella popolazione complessiva degli utilizzatori, ma non è
possibile fornire informazioni circa la probabilità che la risposta del singolo paziente alle
- 62 - La prescrizione e il farmaco in medicina generale
due formulazioni diverse (farmaco di riferimento e generico bioequivalente) sia la stessa.
Il problema è particolarmente rilevante per i farmaci destinati ad uso continuativo e
caratterizzati da un modesto indice terapeutico.
Pur rimanendo quindi valido genericamente, il concetto di sostituibilità tra il farmaco di
riferimento e un farmaco generico bioequivalente è evidente come possa essere importante
per il medico conoscere, per i singoli prodotti alternativi, il range di scostamento dei
parametri di confronto onde poter eventualmente scegliere il prodotto che più si avvicina
a quello di riferimento.
12) Il problema degli eccipienti. La normativa vigente, basata sul DL 323 del 1996 stabilisce
che i generici debbano avere “la stessa composizione quali-quantitativa in principi attivi, la
stessa forma farmaceutica e le stesse indicazioni terapeutiche.”. La normativa non prevede
la composizione degli eccipienti.
Gli eccipienti sono gli ingredienti “neutri” (farmacologicamente non attivi) di un farmaco.
Essi vengono aggiunti per diversi motivi: rendere maneggevole un farmaco prescritto a
dosi molto basse, sciogliere il principio attivo quando lo stesso deve essere somministrato
per iniezione, migliorare il sapore per farmaci ad uso orale e così via. Alcuni eccipienti
possono interferire con la fase di assorbimento del farmaco, rallentandola (sostanze grasse
o polimeri), accelerandola (ciclodestrine o salificazioni del principio attivo), inibendola
nello stomaco e consentendola solo a livello intestinale (polimeri gastroresistenti). Di
questi mezzi si avvale il formulatore per modificare la velocità di assorbimento e quindi
in qualche misura la durata d’azione di un farmaco. I medicinali equivalenti non devono
necessariamente contenere gli stessi eccipienti del medicinale originatore. Ciò che
deve essere garantito è che il profilo di rilascio del principio attivo dall’originatore e dal
medicinale equivalente sia il medesimo. Tale garanzia si ottiene tramite la dimostrazione
della bioequivalenza.
Indipendentemente dalla composizione in eccipienti, se il principio attivo è rilasciato alla
stessa velocità e nella stessa quantità dal medicinale originatore e dal farmaco equivalente
(ossia i due farmaci sono, appunto, bioequivalenti) anche l’azione terapeutica sarà la stessa.
Tuttavia ci sono eccipienti, sia nei farmaci originatori che nei rispettivi medicinali
equivalenti, che richiedono cautela nell’uso da parte di alcune particolari categorie di
pazienti. La presenza di questi eccipienti in ciascun medicinale, indipendentemente dal
fatto che si tratti di un farmaco originatore o di un equivalente, è segnalata nel foglio
illustrativo con apposite avvertenze. L’elenco di questi eccipienti è stilato dalla commissione
dell’Unione Europea ed è reperibile sul sito internet dell’agenzia regolatoria europea,
al quale rimandiamo per approfondimenti:http://www.emea.europa.eu/pdfs/human/
productinfo/3bc7a_200307en.
La considerazione: le norme e le regole sono le stesse in tutta Europa (ed anche in Canada
ed USA), le aziende produttrici idem (la Teva o la Sandoz quando fanno la pasticchina, la fan
per tutti; la Teva è un multinazionale israeliana che produce oncologici per tutto il mondo,
quando fa la compressina di citalopram non pensiamo che la faccia diversa per i medici
italiani!)
La domanda: quale sarà allora - date le premesse - la causa dell’accanimento dei medici
italiani contro i farmaci equivalenti?
Docente in oltre 200 eventi formativi per medici di MG, farmacisti e tirocinanti
molti dei quali commissionati da ASL delle Regioni Toscana, Emilia Romagna
e Sicilia; inoltre è docente al corso di Formazione Complementare in Medicina
Generale della Regione Toscana.
E’ stato Membro del Consiglio Sanitario della Regione Toscana fino al 2005;
“Referee” della Commissione Nazionale per la Formazione Continua MINSAL
(2003 – 2005); della Commissione Tecnico Scientifica A.USL N. 3 Pistoia, della
Commissione Terapeutica Regione Toscana (2004 – 2012).