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DANTE 2.

0: LA COMEDÌA AL TEMPO DI FACEBOOKAuthor(s): Trifone Gargano


Source: Dante: Rivista internazionale di studi su Dante Alighieri , Vol. 10 (2013), pp. 141-
156
Published by: Fabrizio Serra Editore

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DANTE 2.0 :  

LA COMEDÌA AL TEMPO DI FACEBOOK


Trifone Gargano

0. Premessa

C on l’espressione ‘Dante 2.0’ (analoga, nella estrema sintesi della sua


formulazione, a tante altre oggi in voga, del tipo ‘politica 2.0’ ; ‘eco-
nomia 2.0’ ; ecc) s’allude a un protocollo comunicativo del mondo web, il

così detto « web 2.0 », che avrebbe voltato le spalle in maniera radicale al
   

« web 1.0 », quello, tanto per intenderci, che tutti conosciamo e che tutti
   

utilizziamo correntemente, in termini di potenzialità, tipologia e modalità


comunicative (soprattutto, interattive), e in termini di architettura stessa
del www (acronimo che, com’è noto, sta per World Wide Web, cioè « ragna-  

tela grande quanto il mondo »). 1    

Con tale espressione, dunque, s’intende (e si auspica), in maniera forse


rozza e sbrigativa, ma certamente efficace, un radicale cambiamento nel
modo di intendere il nostro rapporto con i classici, con la cultura, con la
scuola, con la formazione.
Ma una ‘cultura 2.0’ presuppone anche l’esistenza di una ‘società 2.0’,
che faccia cioè da suo naturale contesto ; occorre ipotizzare l’esistenza di

una società della comunicazione sempre più connessa, interattiva, inclusi-


va, democratica e multitasking, che esprima quella stessa (idea di) cultura
(e di rapporto con i classici).
Veniamo al ‘nodo’ che molti indicano (a torto) come dirimente e come
ostacolo a un approdo rapido e efficace verso i lidi (virtuali) di una ‘cultura
2.0’, rappresentato dal così detto gap generazionale ! Tale divario sarebbe  

facilmente colmabile se si limitasse a essere (soltanto) un gap tecnologico


e/o comunicativo. Ma così non è (purtroppo), a nostro modo di vedere.
Il gap è molto più profondo, per essere soltanto di natura tecnologica e
comunicativa ; e non riguarda la (sola) scuola, o l’Università (luoghi isti-

tuzionali nei quali maggiormente si misura la distanza tra le modalità di


interazione comunicativa tra le diverse generazioni), ma l’intera società

1
  L’espressione « web 2.0 » è stata utilizzata, per la prima volta, nel 2005, dallo studioso
   

statunitense Tim O’Reilly, proprio con l’intenzione di mettere in evidenza le novità inter-
venute nel mondo web, tra il così detto « web 1.0 », unidirezionale e statico (con prevalenza
   

di download passivo), e, appunto, il nuovo « web 2.0 », multicentrico, dinamico e partecipa-


   

tivo (grazie alle nuove app e ai nuovi tool), con prevalenza, quest’ultima, di upload.

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contemporanea. Prima della scuola (o dell’Università), infatti, è la società
nel suo complesso che è chiamata a ri-definire una sua idea condivisa di
cultura (e, conseguentemente, una sua idea condivisa di lingua e di lette-
ratura, ‘lingua e letteratura 2.0’ ; di ‘classico 2.0’). Come cittadini e come

intero corpo sociale siamo chiamati, infatti, a esercitare il nostro diritto/


dovere di compiere scelte, di effettuare ‘tagli’, di ri-definire la nostra idea
di presente, di passato, di futuro ; la nostra idea di cultura, di lingua, di let-

teratura, di canone ; la nostra idea di immaginario collettivo ; a ridefinire


   

i nostri sogni, le nostre paure, le nostre ansie, le nostre speranze, i nostri


progetti.
Ci sembra di poter condividere, qui, le parole pronunciate da Eugenio
Montale nel 1965 (in occasione del settimo centenario della nascita di
Dante Alighieri), e cioè che « resta quasi inspiegabile alla nostra moderna

cecità il fatto che quanto più il suo mondo si allontana da noi, di tanto
si accresce la nostra volontà di conoscerlo e di farlo conoscere a chi è
più cieco di noi ». 1 Allora, che ‘distanza’ segniamo, rispetto al passato ?
     

La distanza, infatti, ci consente di elaborare strategie di studio e di tra-


smissione del sistema valoriale del passato ; di quel passato che, oggi,

riteniamo ancora valido, per domani, accettabile, utile e condiviso. Una


‘società 2.0’ deve dunque elaborare e proporre una (sua) idea di ‘passato
2.0’, da indicare a una ‘scuola 2.0’ (a una ‘università 2.0’), come l’insieme
delle cose da traghettare verso un ‘futuro 2.0’, nel quale evidentemente
ci riconosciamo. Questo è, dunque, il ‘nodo’ autentico da sciogliere pre-
liminarmente, non il (solo) gap comunicativo, generazionale, o, peggio
ancora, tecnologico ! Non è (soltanto) questione di mezzi, di strumenti,

o di stili comunicativi. Sul versante dei linguaggi e dei codici espressivi


(fino ad arrivare al gergo vero e proprio), quante volte, la scuola italiana
ha tentato di far propri modi di dire, espressioni e stili dei più giovani,
rischiando di cadere nel comico (se non nel ridicolo), proprio perché
scimmiottava codici comunicativi non propri, nel vano (e fallimentare)
sforzo di accorciare la distanza (il gap) con gli studenti ? Esiste a riguardo

una corposa letteratura didattica, che va dalla poesia « in rap », alla mate-    

matica, alla filosofia a fumetti, 2 che testimonia questo sforzo divulgativo


1
  L’intero intervento di E. Montale, Esposizione sopra Dante, è, oggi, leggibile in Idem,
Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, ii, a cura di G. Zampa, Milano, Mondadori, 1996, pp.
2668-2690.
2
  Senza alcuna pretesa di esaustività, ma solo con l’intenzione di fornire qualche esem-
pio, citiamo, qui, alcuni titoli disciplinari di opere o di saggi critici a fumetti (o, comunque,
con linguaggi transmediali) : R. Osborne, Storia della filosofia a fumetti, Roma, Editori Riu-

niti, 1998 ; A. Ganeri, Brutta Geografia. Trucido tempo, Milano, Salani, 1999 ; E. Orsenna, La
   

grammatica è una canzone dolce, Milano, Salani, 2002 ; A. Landi, Storia parecchio alternativa

della letteratura italiana, Milano, Mondadori, 2008 ; J. Kakalios, La fisica dei supereroi, Tori-

no, Einaudi, 2007 ; L. Novelli, Einsteien e le macchine del tempo, Trieste, Editoriale Scienza,

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(e didattico) compiuto, a più livelli e con esiti differenti (non del tutto o
non completamente negativi), ma che, comunque, complessivamente,
non hanno risolto il problema, perché questi esperimenti, pur generosi e
coraggiosi, eludono la questione di fondo, che è, piuttosto, come abbiamo
già indicato, decidere preliminarmente e condividere (socialmente) una
nostra idea di formazione, di cultura, di classico. 1  

Ma, com’è stato acutamente notato di recente da due studiosi statu-


nitensi, 2 il dramma della società contemporanea è il ‘nichilismo’, cioè la

nostra (comoda e rinunciataria) tendenza a sottrarci alla ‘scelta’. Condi-


zione esistenziale dell’uomo contemporaneo è, infatti, a giudizio di questi
due studiosi (osservatori), la prospettiva nichilista di sottrarsi al peso (e
alle responsabilità) della scelta, in un’età (e in un mondo) senza Dio e
senza dèi : il « tormento della scelta […] in realtà è un prodotto della vita
   

contemporanea. Non è solo perché in passato si sapeva bene su quale base


compiere le proprie scelte fondamentali, il problema è che le domande
esistenziali non avevano alcun senso ». 3 Certo, anche i due studiosi or ora
   

citati indicano nella ‘distanza’ il criterio guida : « Oggi non ci interessa più    

il mondo com’era un tempo. Le vite dei Greci all’epoca di Omero, intense

2001 ; A. Bonino, S. Andreoli, Sempre cara mi fu quest’ernia al colon, Milano, Mondadori,


2007 ; D. Buzzati, Poema a fumetti, Milano, Mondadori, 1969 ; Idem, La famosa invasione
   

degli orsi in Sicilia, Milano, Mondadori, 2000 ; D. Z. Mairowitz, R. Crumb, Kaf ka, Milano,

Feltrinelli, 1994 ; G. Maconi, Il delitto Pasolini, Padova, Becco Giallo, 2005 ; V. Cerami, S.
   

Ziche, Olimpo s.p.a., Torino, Einaudi, 2002 ; M. De Benedittis, Cantami o DJ… Lezioni

parecchio alternative d’italiano, Milano, Kowlaski, 2009 ; ma si veda pure l’intera collana

dei ‘classici’ Disney (a mero titolo esemplificativo, segnaliamo i seguenti titoli : I Promessi  

Paperi ; Topolino all’Inferno ; Paperopoli liberata ; ecc.).


     

1
  Del resto, poco meno di un secolo fa, già Antonio Gramsci aveva fatto notare, in una
delle sue (magistrali) riflessioni linguistiche contenute nei Quaderni del carcere, che, spesso,
quando all’interno di una società si ripropone la ‘questione linguistica’, quasi sempre, al
fondo, si agitano ben altre questioni, di natura non linguistica, ma politiche, culturali,
ideologiche.
2
  H. Dreyfus, S. D. Kelly, Ogni cosa risplende. I classici e il senso dell’esistenza, Torino,
Einaudi, 2011.
3
  Ivi, p. 13. Come non inquadrare, ci permettiamo di aggiungere noi, all’interno di que-
sto problematico universo (di rinuncia nichilista), la sorprendente (e drammatica) rinuncia
al pontificato, pronunciata (tra lo sconcerto e la sorpresa mondiale) da papa Benedetto
XVI l’11 febbraio 2013, se non proprio come (paradossale) cedimento al nichilismo (per
altro, fieramente avversato da Joseph Ratzinger, in molti dei suoi scritti e interventi papali,
non ultima la lettera enciclica Caritas in Veritate, e, prima ancora, da cardinale e fine teolo-
go, qual è sempre stato, come il ‘male’ dell’età contemporanea) ? Per il dibattito (già sorto  

e destinato a durare) intorno alle dimissioni papali, si vedano (almeno) i seguenti (primis-
simi) interventi :, Benedetto XVI. Una scelta profetica, a cura di A. Chiara, R. Parmeggiani, L.

Pitoni, F. Albani, A. Indolenti, F. Gaeta, « I Grandi Speciali di Famiglia Cristiana », allegato


   

al n. del 19 febbraio 2013 ; R. Rusconi, Il gran rifiuto. Perché un papa si dimette, Brescia, Mor-

celliana, 2013 ; La scelta di Benedetto. Indagine sulla grande rinuncia, I libri del « Corriere della
   

sera », con introduzione di F. de Bortoli, Milano, 2013.


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e piene di significato, e la maestosa gerarchia che strutturava l’universo
cristiano medievale di Dante sono radicalmente diverse dalla nostra epoca
secolarizzata ». 1    

A partire dalla ‘distanza’, allora, da ciò che ci separa dai classici, dobbia-
mo cercare le ragioni per accostarci a essi, per studiarli e per tramandarne
memoria e sistema valoriale. Ricerca di senso. Questo è ciò che, come
cittadini e come società, siamo chiamati a fare : elaborare una idea condi-  

visa (di senso) di passato ! Non tutto (dei classici) dovrà essere studiato e

tramandato. Non avrebbe, infatti, senso illudersi di portare con noi (nel
terzo Millennio) tutto ciò che il mondo antico ha elaborato. Non servireb-
be proprio a nulla portare con sé tutto il fardello (completo) delle nozioni,
dei saperi e delle competenze del mondo antico. Occorre ‘selezionare’.
Questo è il primo diritto/dovere cui siamo chiamati, come singoli cittadi-
ni e come intero corpo sociale.

1. Quale Comedìa per il terzo Millennio ?  

Non tutto, oggi, di Dante Alighieri dev’essere letto, studiato e sentito


come trasmissibile nel terzo Millennio.
Negli ultimi anni, il fenomeno del così detto ‘dantismo creativo’ si è
imposto all’attenzione della critica (e del mercato editoriale) come uno dei
più sorprendenti e vitali casi letterari e editoriali. 2 In appena un decennio,  

infatti, già un centinaio di romanzi sono apparsi sul mercato editoriale


internazionale, nei quali il poeta Dante Alighieri e la sua Divina Commedia
vengono assunti a pretesto narrativo per riflettere sull’oggi e sulle proble-
1
  H. Dreyfus, S. Kelly, op. cit., p. xiii.
2
  Per il fenomeno del così detto ‘dantismo creativo’ di terzo Millennio, ci permettiamo
di rinviare alla lettura di tre nostri articoli-rassegna della produzione narrativa più recente :  

Presenze dantesche nella narrativa del terzo millennio, « incroci », vi, 12, dicembre 2005, pp. 137-
   

151 ; Nuove presenze dantesche nella narrativa del terzo millennio, « Dante », v, 2008, pp. 127-144 ;
       

Presenze dantesche nella narrativa. Parte iii, « Dante », ix, 2012, pp. 157-177. Sull’argomento,
   

comunque, esiste già una (eccellente) bibliografia critica, che sta seguendo e indagando
questo fenomeno letterario da differenti punti di vista, tentandone già una sistemazione
critica ; alludo agli studi su Dante ‘multimediale’ di R. Caputo, Il pane orzato. Saggi di lettu-

ra intorno all’opera di Dante Alighieri, Roma, Euroma, 2003 ; alle note critiche di A. Casadei,

Dante nel ventesimo secolo [e oggi], « L’Alighieri », li, 35, n.s., gennaio-giugno 2010, pp. 45-74 ;
     

e al recente e ricchissimo volume di D. M. Pegorari, Il codice Dante. Cruces della ‘Comme-


dia’ e intertestualità novecentesche, Bari, Stilo editrice, 2012 (in particolare, il capitolo x : « Per    

dire » la postmodernità : Dante nella narrativa italiana e straniera del xxi secolo, pp. 279-415) ; agli
     

interventi di A. M. Cotugno : “Dante game” : una irrisolta « questione di geometria », « Dante »,


           

v, 2008, pp. 147-167 ; La riscrittura infernale di Sarah Lovett, « incroci », ix, 18, luglio-dicembre
     

2008, pp. 57-72 ; Dante a fumetti, Foggia, Edizioni del Rosone, 2009 ; Con Dante da New York
   

a San Diego : un’ipotesi di ‘antiteologia’, « Dante », iii, 2006, pp. 115-127 ; Dante, « un uomo che
         

capiva ». Intorno a un romanzo di Matthew Pearl, « Proa Italia », n. 10/11, Foggia, Sentieri Me-
     

ridiani, 2012 ; I delitti della Medusa. Un esempio di riscrittura dantesca in chiave di ‘giallo storico’

(in corso di stampa).

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matiche più stringenti (e drammatiche) del nostro tempo, avviando con il
testo classico un confronto selettivo e d’alto profilo. 1  

Come si può evincere da queste sintetiche note, il così detto ‘dantismo


creativo’ ha finito per coinvolgere sorprendentemente anche altri generi
artistico-letterari (come il fumetto, le riscritture, la musica, il cinema,
il teatro, la pubblicità, ecc.), a dimostrazione di quanto non sia né una
‘moda’ passeggera, né il frutto dell’operato di un singolo artista, bensì
dell’intero corpo sociale contemporaneo, che chiede, pur nella consape-
volezza dell’enorme (e incolmabile) distanza (per cronologia e per ideolo-
gia) che ci divide da Dante (dal suo mondo e dal suo modo di vedere e di
intendere il mondo), di rispondere ai nostri interrogativi, alle nostre ansie,
alle nostre speranze.
La (nostra) società contemporanea, su alcune questioni chiave, come,
per esempio, la questione della indifferenza, l’ignavia dantesca, che coin-
volge la coscienza civile e intellettuale di ciascuno di noi, su questioni
come il rapporto tra Paesi ricchi e Paesi poveri, le risorse ambientali e
naturali in quanto ‘bene comune’, ecc., si confronta (ancora una volta)
con il testo dantesco, per definire e per tracciare il terreno comune (e
condiviso) di quel sistema valoriale, sul quale e a partire dal quale fondare
un’‘idea di senso’ di impegno intellettuale, nell’età della post-modernità,
nella quale, cioè, il dibattito (e lo scontro) tra diritti (negati) e doveri si fa
sempre più drammatico. 2  

Ogni età ha il ‘proprio’ Dante : dopo quello ‘risorgimentale’ e patriottico


dell’Ottocento e del primo Novecento, oggi, molto probabilmente, è il


tempo di un Dante polifonico, liquido e post-moderno, capace, cioè, di agire

1
  Ci permettiamo, ancora una volta (che il Lettore ci perdoni), di rinviare ai tre articoli-
rassegna già citati nella nota precedente, ancorché il sondaggio sia provvisorio, giacché il
fenomeno del ‘dantismo creativo’ è così vitale da proporre almeno un romanzo al mese !  

Alle indicazioni e alle informazioni contenute in queste tre nostre rassegne (e una quarta
è già in fase avanzata di elaborazione), che si occupano di testi quasi esclusivamente in
prosa, occorrerebbe aggiungere (anche) la nutrita produzione fumettistica, musicale,
cinematografica, multimediale, teatrale, pubblicitaria, ecc., per la quale rinviamo a son-
daggi che abbiamo pubblicato online presso il sito santippe.it (url : http ://www.santippe.
   

it), nella sezione dantesca denominata « La bella schola », da noi curata, e in continuo
   

aggiornamento.
2
  Si pensi al recente movimento globale di contestazione denominato degli ‘indignati’,
che ha posto e pone su scala planetaria l’ineludibile questione della indifferenza (o della
‘ignavia’), rispetto alle scelte economiche (affamatrici) della finanza internazionale. In
ambito letterario, per il momento, citiamo, per tutti, il romanzo (giallo) di M. Pearl, Il
circolo Dante, Milano, Rizzoli, 2003, che è stato, forse, il romanzo che ha avviato, dapprima
negli Stati Uniti (The Dante Club), e, successivamente, su scala mondiale, il fenomeno della
presenza dantesca nella narrativa di terzo Millennio ; in esso, infatti, largo spazio trova la

riflessione intorno alla questione della ‘indifferenza’ nel mondo d’oggi, sebbene la vicenda
narrata da Pearl sia ambientata nella seconda metà del xix secolo (ma su questa problema-
tica rinviamo alla lettura del paragrafo successivo).

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(in quanto ‘classico’) come modello e come punto di riferimento verso più
generi espressivi, e di rispondere, evidentemente, a interrogativi differenti. 1  

2. L’ignavia e l’‘impegno’ al tempo di Facebook


La vita quotidiana, con i suoi interrogativi, ci pone dinanzi alla necessità di
compiere scelte, piccole o grandi che siano ; private o pubbliche. Per evi-

tare il peso di tali scelte, abbiamo elaborato strategie che ci sottraggono


all’assolvimento di questo obbligo. Taluni, infatti, ostentando sicurezza,
si buttano a capofitto, con gran fiducia (in se stessi e in ciò che fanno,
fino al fanatismo), in tutte le iniziative che intraprendono, giudicando il
mondo che li circonda come ‘evidente’, da non mettere in discussione, da
non problematizzare. È, questo, l’uomo sicuro di sé (l’uomo montaliano,
ci verrebbe da dire, colui che se ne va sicuro, che non cura se stesso e gli
altri), iperattivo, vincente, coinvolgente. Questa (ostentata) sicurezza lo
sottrae dal peso della scelta. Altri, invece, hanno elaborato autentiche
strategie di distrazione : attraverso ossessioni, infatuazioni, e dipendenze

vere e proprie, si sottraggono, di fatto, al tormento della scelta. 2  

Il testo di Dante, allora, cosa può ancora trasmettere al lettore (nichi-


lista) di oggi ? Segnatamente, il canto iii dell’Inferno, con la (sprezzante)

denuncia dantesca della ignavia che contiene, cosa ha da insegnare all’uo-


mo contemporaneo, che si sottrae al fardello della scelta ?  

La Comedìa dantesca poggia su di una concezione tanto semplice quan-


to evidente : Dio ha creato l’universo a lui ‘somigliante’ (« […] le cose tutte
   

quante / hanno ordine tra loro, e questo è forma / che l’universo a Dio fa
somigliante », Par. I, 103-108). Nell’universo dantesco, infatti, Dio (creatore)

1
  Per una riflessione complessiva sugli aspetti e sul senso del dantismo creativo con-
temporaneo, rinviamo il lettore allo studio già citato di D. M. Pegorari, Il codice Dante,
condividendone la prospettiva critica ; limitandoci, qui, per quanto di nostra competenza,

a indicare sinteticamente le direzioni di quello che abbiamo definito come il ‘polifonismo


liquido e post-moderno’ del dantismo creativo contemporaneo : 1. il giallo ; 2. il pulp ; 3. il
     

noir ; 4. il comico (ludico) ; 5. il filosofico ; 6. lo storico.


     

2
  Tra le ‘dipendenze’ contemporanee, sono certamente da annoverare i comportamen-
ti compulsivi di chi è sempre ‘connesso’, di chi cioè è sempre online, alla ricerca (ossessiva)
dell’ultimo post (che, poi, ovviamente, non si rivela appagante, e finisce per spingerlo
verso una nuova ricerca, in un gioco di rimandi, da un post all’altro, da un sito all’altro,
senza fine, ma che, di fatto, lo distrae e lo sottrae dalla cogenza della scelta). Eternamente
connessi per non decidere, per non scegliere ! Si veda, su questo, almeno, il recente saggio

di J. Freeman, La tirannia dell’e-mail, Torino, Codice, 2010. Ma anche, con un certo grado
di levità e di disponibilità all’ironia e all’autoironia, che caratterizzano tutte le parodie
Disney, l’albo « Paperinik Appgrade », 7, 2013 ; in particolare, la storia Paperinik e la sovrae-
     

sposizione multipiattaforma, alle pp. 7-32, nella quale, gli autori, J. Cirillo per il testo e Valerio
Held per i disegni, invitano, scherzosamente, a riflettere sui rischi connessi alla (compulsi-
va) ricerca di ‘amicizie’ e di ‘visibilità’ online (nella storia, le piattaforme social nelle quali si
smarriscono, dapprima Paperino e, poi, il suo alter-ego, Paperinik, sono, rispettivamente,
« faceduck », « ducktweet », « PapTube », e simili).
           

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1
è punto di convergenza di tutte le cose. Gerarchia e ordine caratterizza-  

no l’universo medievale dantesco ; dunque, un mondo lontanissimo dal  

nostro, antinichilista per definizione ! 2 Eppure, è proprio da questa distan-


   

za che noi, oggi, dobbiamo trarre, sul problema dell’ignavia contempora-


nea, dell’indifferenza, una lezione, un monito, un insegnamento.

2. 1. Inferno iii
Le principiali questioni critiche relative al canto iii dell’Inferno, com’è
noto, sono le seguenti :  

- la porta infernale (con l’iscrizione di « colore oscuro ») ;      

- gli ignavi (tanti), e l’identificazione del dannato (vv. 59-60 : « colui /    

che fece per viltade il gran rifiuto », tra le perifrasi più dibattute di tutta la

Commedia) ;  

- l’annuncio della salvezza di Dante, per bocca di Caronte (vv. 91-93 :  

« disse : “Per altra via, per altri porti / verrai a piaggia, non qui, per passa-
   

re : / più lieve legno convien che ti porti” »).


   

La struttura del canto è organizzata in tre visioni (o sequenze), disomoge-


nee tra loro ; più un ‘congedo’ :
   

Canto iii
1a visione/sequenza
la porta eterna
vv. 01-09
(con l’iscrizione)
(più i vv. 10-21 esplicativi)
2a visione/sequenza gli ignavi
vv. 22-69 (con relativo contrappasso)
3a visione/sequenza l’Acheronte, le anime dannate accalcate (in attesa
vv. 70-129 di essere traghettate) e il nocchiero Caronte
Terremoto, lampo e sonno di Dante
congedo (espediente narrativo per trasportarne il corpo
vv. 130-136 sull’altra riva dell’Acheronte)

1
  Si veda su questo il saggio di F. Tateo, L’ordine delle cose : analogie gerarchiche nell’univer-

so dantesco, in Miscellanea di Studi Danteschi in memoria di Silvio Pasquazi, Napoli, Federico


e Ardia, 1993, pp. 837-850.
2
  Già ne Il fu Mattia Pascal, di Luigi Pirandello (pubblicato a puntate nel 1904, dapprima,
sulla rivista « Nuova Antologia », e poi in volume), è percepita (e razionalizzata) la perdita
   

di ‘gerarchia’ (di ordine) del nostro mondo moderno e delle relative certezze. Anselmo
Paleari, ospite romano di Adriano Meis (Mattia Pascal) esprimerà attraverso la metafora
dello « strappo nel cielo di carta » delle marionette la rivoluzione copernicana avvenuta nel
   

mondo moderno : « Beate le marionette […] su le cui teste di legno il finto cielo si conserva
   

senza strappi ! » (L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal, cap. xii), con la conseguente perdita
   

di ‘ordine universale’.

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A noi, qui, preme ricordare, in maniera sommaria, che gli ignavi sono i
primi dannati che Dante incontra all’Inferno ; in vita, costoro non presero  

mai posizione, evitando di compiere scelte morali. A loro Dante riserva


una punizione piuttosto dura : per contrappasso, infatti, così come in vita

rimasero indifferenti, adesso sono in continuo movimento ! Essi inseguono  

(vanamente) una bandiera senza senso, e vengono punzecchiati da vespe


e da mosconi, fino a sanguinare (con orribili vermi che raccolgono, ai loro
piedi, il sangue versato).
Quello dell’ignavia è peccato non contemplato dalla teologia cristiana ; i  

pusillanimi (o ignavi), infatti, hanno vissuto senza meriti, ma anche senza


demeriti ; dunque, essi non sono, rispettivamente, né degni di un premio,

ma nemmeno meritevoli di una punizione ! Dante, però, li giudica e li  

punisce severamente, perché in vita son venuti meno a una prerogativa


umana : la scelta responsabile e consapevole, che impedisce cioè di restare

indifferenti dinanzi alle questioni della vita. Il suo disprezzo è così profon-
do che non ne nomina nessuno ; accenna solo all’ombra di « colui / che
   

fece per viltade il gran rifiuto » (vv. 59-60), che, secondo un’ipotesi inter-

prativa corrente, egli sarebbe da identificare con papa Celestino V (Pietro


da Morrone), 1 il quale, nel 1294, si dimise dal soglio pontificio, lasciando,

così, campo libero al cardinale Benedetto Caetani, futuro papa Bonifacio


VIII (acerrimo nemico di Dante). Anche Virgilio alimenta l’atteggiamento
sprezzante dantesco nei confronti di questi dannati, invitando il poeta a
‘non ragionar di loro’, ma a limitarsi a guardare e a passare oltre (« non  

ragioniam di lor, ma guarda e passa », v. 51).  

L’ignavia, dunque, come un ‘male sociale’ molto pericoloso : chi si  

macchia di questa ‘colpa’, venendo cioè meno a una specifica prero-


gativa umana, procura un grave danno a se stesso e all’intero corpo
sociale.
Per parte nostra, riteniamo che proprio in questo severo atteggiamento
dantesco sia da rintracciare la ‘modernità’ (la ‘vicinanza’) del suo pensiero
e della sua riflessione, che impegna la coscienza di ciascuno di noi, dinanzi
agli interrogativi della vita quotidiana, per i quali ciascuno di noi è chia-
mato a compiere scelte responsabili etiche e civili.
Dannati senza alcuna speranza (v. 64 : « Questi sciaurati, che mai non
   

fur vivi », nel senso che vissero come bestie, non seguendo la ragione ma

l’istinto) ; la loro condizione è senza scopo (« cieca ») e meschina (« bassa »).


         

Dante precisa di non riconoscere nessuno in quella « lunga tratta / di  

1
  Per un primo ragguaglio sulla figura di papa Celestino V, e sull’identificazione del
peccatore indicato da Dante in questi versi, ci limitiamo a rinviare il lettore almeno
alla relativa scheda, a cura di Arsenio Frugoni, dell’Enciclopedia dantesca (Roma, Istituto
dell’Enci­clopedia Italiana, i, 1970, pp. 905-907).

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gente » (vv. 55-56), con la sola eccezione, come abbiamo già ricordato,

dell’« ombra di colui / che fece per viltade il gran rifiuto » (59-60).
   

Come abbiamo già preannunciato, Matthew Pearl, ne Il Circolo Dante


(“Cantica i”, cap. vi), riscrive e reinterpreta l’episodio degli ignavi dante-
schi. La vicenda narrativa è ambientata in America, a Boston, nel 1865, in
un paese appena uscito dal dramma della guerra civile, e racconta di un
gruppo di intellettuali, animato dal poeta Henry Wadsworth Longfellow
(1807-1882), il quale ha costituito il «Circolo Dante», impegnato, proprio in
quegli anni, a tradurre in anglo-americano il poema dantesco. 1 Contrasti  

e difficoltà, da parte degli ambienti accademici protestanti e conservatori


della città, si frappongono al progetto editoriale di Longfellow (egli por-
terà a termine, nel 1867, soltanto la traduzione della cantica dell’Inferno).
Boston viene scossa da una serie di delitti particolarmente efferati e cru-
deli. Solo gli aderenti al « Circolo Dante » riescono a intravedere in questa
   

serie di delitti un rapporto con la struttura dantesca dell’Inferno, venendo


quindi a capo dell’enigma.
Nel capitolo vi della prima Cantica del libro di Pearl, si registra un
punto di svolta nell’intreccio del romanzo : uno dei componenti del

« Circolo Dante », il medico e poeta Oliver Wendell Holmes, 2 intuisce la


     

presenza di un collegamento tra i delitti bostoniani e l’ordinamento dei


peccati dell’Inferno di Dante, specie per i primi due delitti :  

1. il rinvenimento del cadavere del reverendo Elisha Talbot, a testa in giù, siste-
mato in una fossa e con i piedi bruciati, sarebbe da collegare con la collocazione
infernale dei simoniaci, nel canto xix dell’Inferno (ottavo cerchio, terza bolgia) ;  

2. il rinvenimento del cadavere del giudice Artemus Prescott Healey (scena


con la quale si apre il romanzo), ricoperto di vespe, larve, mosche, lasciato in
prossimità di un fiume e in presenza di una bandiera, sarebbe da collegare con la
condizione infernale degli ignavi, nel canto iii dell’Inferno.

2. 2. Proposta didattica per una ‘costellazione’ sull’ignavia-indifferenza


Piuttosto avvertito e dibattuto, (almeno) negli ultimi decenni, il problema
della definizione e della condivisione di un ‘canone letterario’, attraverso
il quale indicare e trasmettere una lista di opere e di autori da consegna-
re alla posterità, in quanto letture fondamentali. Sono state elaborate e
proposte ‘liste canoniche’, caratterizzate, il più delle volte, da clamorose

1
  Poeta statunitense, fondatore e leader del «Circolo Dante», professore di Lingue
moderne (tra il 1834 e il 1854) presso la Harvard University di Boston. La sua traduzione
dell’Inferno fu pubblicata nel 1867.
2
  Medico e scrittore statunitense (1809-1894), docente di anatomia e fisiologia presso la
Harvard University ; componente del «Circolo Dante». Nel romanzo, per primo ipotizza

il collegamento tra la serie dei delitti che insanguinano la città di Boston e la struttura
dell’Inferno dantesco.

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lacune, ovvero, da altrettante, clamorose, presenze. Tutte scelte, le une
e le altre, che si sono rivelate facili prede dell’arbitrarietà, o, nei casi più
generosi e meno programmaticamente polemici, non soddisfacenti.
Il discorso, ovviamente, è molto più complesso, di quanto non si stia
qui facendo, da parte nostra, riuscendo soltanto, in questa sede, a porre la
questione della definizione e della condivisione di un ‘canone’, lambendo
i soli confini del dibattito, legato, piuttosto, com’è, in tutta verità, a mol-
teplici fattori, che vanno :  

- dalla mutevolezza del gusto di una determinata epoca, rispetto a un’altra


- al valore che, di volta in volta, assume l’oggetto letterario
- alle mode e agli orientamenti di lettura
- agli orientamenti del discorso critico e alle sue stagioni
- alle disposizioni ministeriali (le Indicazioni nazionali)
- ecc.
Già Leopardi, con le sue due Crestomazie italiane (rispettivamente, la Prosa,
del 1827, e la Poesia, del 1828), indicava una scelta di opere « con lo scopo  

di suscitare l’interesse per la lettura e favorire l’accesso all’opera intera ». 1    

Si trattava, dunque, anche nel caso delle due Crestomazie leopardiane, del
suggerimento di un ‘canone’ di autori e, soprattutto, di testi, con la dupli-
ce finalità di ‘educare alla lettura’ e di far accostare lo studente all’opera
integrale !  

A questo punto, nella nostra prospettiva di dar corpo (didattico e scien-


tifico) alla ‘scuola 2.0’ (quella dello studente e del docente prosumer/bri-
coleur), 2 il passo da compiere verso un’idea di costellazione letteraria, strut-

1
  Per la complessa questione del dibattito intorno al canone, qui, ci limitiamo a rinviare
a W. De Nunzio-Schilardi, Le crestomazie didattiche, in Letteratura italiana : esempi di me-

todologia e didattica. 1. Percorsi del testo letterario, a cura di F. Tateo Bari, Graphis, 2002, pp.
17-36 : 17, con relativa bibliografia di settore.

2
  Si definisce studente prosumer/bricoleur lo studente che frequenta il web 2.0 e che
utilizza (con intelligenza e con creatività) tool e app del nuovo web : sono i così detti new

millennial generation o digital native o, ancora, google generation ; costoro posseggono com-

petenze e abilità per ricercare e, soprattutto, per assemblare materiali e contenuti digitali
differenti tra loro (in quanto a codici espressivi utilizzati), e per ‘remixare’ i contenuti,
ricorrendo proprio ai tool e alle app della nuova rete (mindtools : applicazioni, sistemi esper-

ti, software, programmi semantici di rete, ecc., grazie ai quali organizzare, condividere,
riflettere e ri-creare conoscenza). È proprio la natura ‘sociale’, collaborativa di questi tool e
di queste app (alludiamo ai social network, ai software wiki, ai blog, ecc.), tutti gratuitamente
disponibili in rete, che spinge questi studenti a farsi bricoleur, a cercare materiali, informa-
zioni, dati, per poi ri-scriverli, ‘remixarli’, e quindi produrre nuovi testi (multimediali e
socialmente condivisi). Già l’antropologo Lévi-Strauss aveva fatto notare quanto l’attività
del bricoleur fosse un’attività molto complessa, perché svolta da persone dedite al riuso
creativo (e ecologico) di materiali e oggetti destinati a utilizzi differenti. Pertanto, bricoleur
e prosumer identificano meglio questa nuova competenza che caratterizza lo stare ‘cre-
attivamente’ nel web 2.0. Lo ‘studente 2.0’, quindi, sempre connesso, sottoposto com’è
a continui flussi di informazioni, seleziona e ri-organizza tali informazioni, seguendo

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dante 2.0: la comedìa al tempo di facebook 151
turata in maniera ‘ipertestuale’, è davvero breve. Il ricorso alla tecnologia
informatica, per sua natura digitale e ipertestuale, può ben soccorrere. La
tecnologia informatica, in abbinamento (e non in competizione) con il
tradizionale libro cartaceo, consentirebbe al lettore/studente di accedere
alla rete Internet, e quindi di espandere il ‘gioco della lettura’, attingendo
a tutti quei testi e a tutti quegli autori non presenti nel manuale carta-
ceo, ma disponibili nel ‘cyberspazio’, in appositi data-base (o ‘biblioteche’
virtuali). Questa è l’idea del così detto ‘libro playstation’, grazie al quale
ciascun gruppo classe (di natura 2.0) potrà (se lo vorrà) ‘disegnare’ una
propria costellazione di letture, una crestomazia di testi e di autori.
A differenza del libro tradizionale, cartaceo e lineare, caratterizzato da
un ‘sistema chiuso’ di percorsi, il ‘libro playstation’ dilata e amplifica le
potenzialità di lettura e di interazione dello studente/lettore (prosumer/
bricoleur), che trova nella rete internet del web 2.0 tutti gli altri testi, tutti
gli altri autori possibili (rispetto all’offerta limitata di un libro cartaceo),
e, soprattutto, tutti i tool e le app del (nuovo) web dinamico. Il manuale
scolastico così concepito è composto da una parte (minima) cartacea,
agile e modulare, e da un’altra digitale (e ipertestuale), che è online, nella
‘nuvola’ del web 2.0. 1 La playstation, dunque, come metafora del libro che

si fa strumento di collegamento tra il lettore e le biblioteche virtuali del


‘cyberspazio’, per ampliare e per arricchire, potenzialmente all’infinito, il
‘gioco della lettura’.

A partire, quindi, dal testo del canto iii dell’Inferno, offriamo qui di segui-
to un ‘nudo’ elenco di risorse (a mo’ di esempio di costellazione), reperite
in rete secondo la logica del web 2.0, intorno al problema etico, storico,
letterario, sociale della indifferenza (o dell’ignavia), di ieri e di oggi. Lo stu-

modalità comunicative, cognitive e relazionali inedite, rispetto al recente passato, dando


vita a nuovi oggetti digitali, nuove forme espressive e narrative. La ‘scuola 2.0’ deve
accompagnare, favorire e disciplinare tali nuove competenze, e, non, invece, limitarsi,
come già miserevolmente è accaduto in passato, a rinviare passivamente gli studenti a
fotocopiare pagine e pagine di enciclopedie (oggi diremmo, a copiare e incollare, cioè,
nella vecchia e sterile logica del web 1.0, a effettuare passivi download) ; ovvero, a spin-

gere gli studenti a farsi soltanto ‘cacciatori’ e ‘raccoglitori’ della nostra era informatica.
Lo studente pro-sumer è, dunque, uno studente che produce e che consuma gli oggetti
che trova nel web 2.0, nel senso che li ri-utilizza, li ri-scrive, li remixa e li ri-carica online.
La bibliografia di settore è, ovviamente, già sterminata ; per parte nostra, ci limitiamo

a citare soltanto alcuni recenti titoli : A. Lih, La rivoluzione di Wikipedia, Torino, Codice,

2010 ; Network effect. Quando la rete diventa pop, a cura di L. Mazzoli, Torino, Codice, 2009 ;
   

J. Freeman, La tirannia dell’e-mail, cit.


1
  Alludiamo all’opportunità che determinati software multipiattaforma cloud based offro-
no, fornendo un servizio di file hosting, cioè di ‘depositare’ (e di elaborare) testi, immagini,
filmati e altri dati non sul proprio personal computer, ma su uno spazio virtuale remoto,
accessibile a molti (e, soprattutto, socialmente condiviso).

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152 trifone gargano
dente 2.0/prosumer-bricoleur (o il docente 2.0/prosumer-bricoleur) parte da
queste risorse (e dalla lettura/analisi del canto dantesco), per elaborare,
ri-scrivere e condividere socialmente (nel web 2.0) un ‘proprio’ testo sulla
indifferenza-ignavia :  

http ://www.youtube.com/watch ?v=PYSLdJWmJTs [file audio-video della lectu-


   

ra Dantis a cura di V. Sermonti]


http ://www.youtube.com/watch ?v=jBxzBE_U55g&feature=related [file audio-
   

video della lectura Dantis a cura di R. Benigni]


http ://www.youtube.com/watch ?v=cdNGHXs27mQ&feature=related [file au-
   

dio-video della lectura Dantis del canto iii dell’Inferno]


http ://www.italica.rai.it/scheda.php ?scheda=dante_riassunti_inferno_iii [rias-
   

sunto del canto iii dell’Inferno, e link a ulteriori risorse web]


Topolino all’Inferno, canto iii :  

http ://it.paperpedia.wikia.com/wiki/L’Inferno_di_Topolino

L’Inferno di Paperino :  

http ://it.wikipedia.org/wiki/L’inferno_di_Paperino [questa seconda parodia


dell’Inferno dantesco, a cura della Disney, risale al 1987]


M. Toninelli, La “Divina Commedia” a fumetti, Inf. iii :  

http ://www.fumodichina.com/marcello.htm

http ://ioedante.blogspot.it/ [blog « Io e Dante », di e a cura di Marcello Toninel-


     

li]
http ://www.santippe.it/nel-mezzo-del-cammin-di-una-vignetta-2/ [Nel mezzo

del cammin di… una vignetta !, a cura di T. Gargano]


- Per la figura di Celestino V :  

- Francesco Petrarca, dal De vita solitaria :  

- http ://www.youtube.com/watch ?v=ro27Xp-lNXE [file audio-video su


   

Arquà (Padova)]
- http ://www.italica.rai.it/scheda.php ?scheda=rinascimento_saggi_pe-
   

trarca_capitoli_lezione14 [scheda sull’opera]


- http ://www.sanfrancescopatronoditalia.it/articolo_archivio.php ?id_ar-
   

ticolo=21808 [“Quando si rinuncia per servire”, articolo tratto dalla redazio-


ne online dell’« Osservatore romano », nel quale, tra l’altro viene riportato
   

il giudizio petrarchesco sulla rinuncia di Celestino V (dal De vita solitaria) :  

« chi mai però rifiutò con spirito così nobile ed elevato come Celestino il papato » ?,
     

II , 8]
- Ignazio Silone, Avventura di un povero cristiano (1968) :  

- http ://www.youtube.com/watch ?v=c7kFXAqWLA0 [file audio-video


   

del film del 1974 L’avventura di un povero cristiano – Ia parte]


- http ://www.youtube.com/watch ?v=Tg6nx87Fiz0 [file audio-video del
   

film del 1974 L’avventura di un povero cristiano – IIa parte]


- Francesco De Gregori, Vai in Africa, Celestino, in Pezzi (album del 2005) :  

- http ://www.youtube.com/watch ?v=gWlZnd5hWCg [file audio del


   

brano Vai in Africa, Celestino !]  

- http ://www.santippe.it/francesco-de-gregori-dante-alighieri-e-la-pizzica-

salentina/ [articolo interpretativo del brano musicale dantesco di De


Gregori, a cura di T. Gargano]

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dante 2.0: la comedìa al tempo di facebook 153
- Pier Paolo Pasolini :  

- La ricotta [http ://www.youtube.com/watch ?v=_1-YsnH3KSY] [Io sono


   

una forza del passato, Orson Welles, ne La ricotta di Pasolini – intervista


sulla borghesia e sull’indifferenza]
- Divina Mimesis, canto iii (riscrittura pasoliniana dei primi sette canti
dell’Inferno dantesco, pubblicata postuma, nel 1975, per le edizioni Einau-
di) :

- http ://www.youtube.com/watch ?v=mjcpdvhr7kk


   

- http ://zecchinellistefano.blogspot.it/2012/05/meditando-sullinferno-di-

bertolt-brecht.html (testo completo di una poesia di B. Brecht, citata da


Pasolini nel canto iii della sua Divina Mimesis) 1  

Detective Dante, fumetto : http ://it.wikipedia.org/wiki/Detective_Dante [scheda


   

wiki sul mensile a fumetti « Detective Dante »]


   

- Matthew Pearl, Il circolo Dante (2003)


- http ://it.wikipedia.org/wiki/Il_Circolo_Dante [scheda wiki sul roman-

zo]
- http ://leggiamo.altervista.org/thriller_ilcircolodante.htm [recensione

sul romanzo di Pearl, con mini antologia della critica]


- Antonio Gramsci, Odio gli indifferenti (stampato nel 2011 per le edizioni
Chiarelettere) :  

- http ://www.youtube.com/watch ?v=uBig0xl6kl4 [file audio-video sul


   

testo gramsciano contro l’indifferenza : « Odio gli indifferenti. Credo che vive-
   

re voglia dire essere partigiani »]  

- http ://www.youtube.com/watch ?v=_lOkicoMRcU [file audio-video sul


   

testo gramsciano contro l’indifferenza : Odio gli indifferenti. Credo che vivere

voglia dire essere partigiani, a cura di Fiorella Mannoia]


- Alberto Moravia, Gli indifferenti :  

- http ://it.wikipedia.org/wiki/Gli_indifferenti [scheda wiki sul romanzo


d’esordio di Alberto Moravia (1929)]


- http ://it.wikipedia.org/wiki/Gli_indifferenti_(film) [scheda wiki sul film

Gli indifferenti, del 1964, con regia di Francesco Maselli, ispirato all’omoni-
mo romanzo di A. Moravia]
- http ://www.italica.rai.it/argomenti/grandi_narratori_900/moravia/in-

differenti.htm [scheda recensione sul romanzo]


1
  B. Brecht, Meditando sull’Inferno, una delle Elegie di Hollywood, scritte nel 1941 (proprio
negli Stati Uniti d’America, dove Brecht si era rifugiato, in fuga dalla Germania nazi-
sta) : « Meditando, mi dicono, sull’inferno / il fratel mio Shelley trovò ch’era un luogo /
   

pressappoco simile alla città di Londra. Io / che non vivo a Londra, ma a Los Angeles, /
trovo, meditando sull’inferno, che deve / ancor più assomigliare a Los Angeles. // Anche
all’inferno / ci sono, non ne dubito, questi giardini lussureggianti / con fiori grandi come
alberi, che però appassiscono / senza indugio se non si innaffiano con acqua carissima. E
/ mercati / con carrettate di frutta, che però / non ha odore né sapore. E interminabili
file di auto / più leggere della loro ombra, più veloci / di stolti pensieri, veicoli luccicanti
in cui / gente rosea, che non viene da nessuna parte, non va da nessuna / parte. / E case,
costruite per uomini felici, quindi vuote / anche se abitate. // Anche all’inferno le case
non sono tutte brutte. / Ma la paura di essere gettati per strada / divora gli abitanti delle
ville non meno / di quelli delle baracche ».  

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154 trifone gargano
- don Lorenzo Milani, A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca
(stampato nel 2011 per Chiarelettere) :  

- http ://www.youtube.com/watch ?v=gbwGM6FYEdA [scheda audio-


   

video di presentazione redazionale del libro di don Lorenzo Milani A che


serve avere le mani pulite se si tengono in tasca]
- Paolo Di Paolo, Dove eravate tutti (Milano, Feltrinelli, 2011) :  

- http ://www.youtube.com/watch ?v=Gr7oGewhCmc [booktrailer del


   

libro di Paolo Di Paolo]


- Salvatore Quasimodo, Come potevamo noi cantare … (1945) :  

- http ://www.youtube.com/watch ?v=3VzcB321ZyU&feature=fvwrel [file


   

audio-video con il testo della poesia]


- Cesare Pavese, La casa in collina (1949) :  

- http ://web.tiscalinet.it/mattacchione/1sito/coppia/libri/casaincollina.

htm [scheda sul romanzo di Pavese, con trama, commento, personaggi]


- http ://it.wikipedia.org/wiki/La_casa_in_collina [scheda wiki sul roman-

zo]
- Roberto Saviano, Gomorra (2006) e la docu-fiction dell’ultima narrativa
giovanile : 

- http ://www.youtube.com/watch ?v=xLtoFrbMkT8 [file audio-video,


   

Roberto Saviano legge, nella puntata di AnnoZero del 24 aprile 2008, le


ultime righe di Gomorra]
- http ://it.wikipedia.org/wiki/Gomorra_(romanzo) [scheda wiki sul libro

di Saviano]
- http ://it.wikipedia.org/wiki/Gomorra_(film) [scheda wiki sul film Go-

morra, del 2008, con regia di Matteo Garrone, ispirato al libro di R. Savia-
no]
- Michela Murgia, Il mondo deve sapere (2006) :  

- http ://www.youtube.com/watch ?v=49RxE9RYGbE [file audio-video nel


   

quale Michela Murgia parla del suo libro]


- http ://it.wikipedia.org/wiki/Il_mondo_deve_sapere [scheda wiki sul

libro di M. Murgia]
- Eugenio Montale, Il male di vivere (in Ossi di seppia) :  

- http ://www.youtube.com/watch ?v=rarHKCjsdkI [file audio-video sul


   

testo della poesia montaliana]


- http ://www.youtube.com/watch ?v=4SgoKaAf3oQ [file audio-video :
     

Ornella Vanoni, Il male di vivere, 1974]


- http ://www.youtube.com/watch ?v=_Kg689xBa-g [file audio-video, con
   

la recitazione della poesia montaliana]


- http ://it.wikipedia.org/wiki/Spesso_il_male_di_vivere_ho_incontrato

[scheda wiki sul testo montaliano]


- Giovanni Pascoli, X agosto (1896) :  

- http ://www.fareletteratura.it/2013/01/18/analisi-del-testo-x-agosto-di-

giovanni-pascoli/ [scheda di analisi del testo]


- http ://www.youtube.com/watch ?v=t1H3KUtLlcQ [file audio-video con
   

la recitazione del testo della poesia pascoliana]


- http ://www.youtube.com/watch ?v=tegYSQjbDI4 [file audio con il testo
   

della poesia pascoliana]

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dante 2.0: la comedìa al tempo di facebook 155
- gli indignados :  

- http ://it.wikipedia.org/wiki/Movimiento_15-M [scheda wiki sugli indi-


gnados]
- http ://www.gqitalia.it/viral-news/articles/2011/9/gli-indignados-italia-

ni-2-chi-sono-e-cosa-vogliono [blog sugli indignados]


- http ://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2012/9/6/26013-lalterna-

tiva-e-possibile-gli-indignados-stasera-ricevono/ [risorsa web sugli indigna-


dos]
- …

3. La Comedìa e le ‘competenze chiave’ dell’Unione Europea


Già nel 2006, il Parlamento europeo e il Consiglio approvavano una ‘Rac-
comandazione’ relativa a « competenze chiave per l’apprendimento per-

manente », 1 in modo che – secondo l’auspicio dei legislatori dell’Unione


   

Europea – ciascun cittadino, dinanzi alle sfide della globalizzazione, possa


disporre di « un’ampia gamma di competenze chiave per adattarsi in modo

flessibile a un mondo in rapido mutamento e caratterizzato da forte inter-


connessione », ribadendo, in maniera solenne e ufficiale, il duplice ruolo,

« sociale ed economico », dell’istruzione. Ebbene, all’interno del quadro di


   

riferimento delle otto competenze chiave, spiccano quelle « sociali e civi-  

che ». Tali competenze sociali e civiche (di cittadinanza) riguardano « tutte


   

le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in


modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa […], come anche
a risolvere i conflitti ove ciò sia necessario », sollecitando un impegno « a    

una partecipazione attiva e democratica » alla vita civile.  

Inutile, forse, sottolineare quanto il perseguimento di tale competenza


sociale e civica (nelle diverse sedi formative, dai primissimi anni della
formazione primaria, fino agli anni della formazione specialistica uni-
versitaria) si sposi perfettamente con il monito dantesco, contenuto nel
testo del canto iii dell’Inferno, a non venir meno alla prerogativa umana
dell’impegno, della scelta e della partecipazione, rifuggendo ignavia e
indifferenza. 2  

In questo senso, dunque, il canto iii dell’Inferno (« Dante 2.0 ») ha anco-    

ra, oggi, qualcosa da dire e da dare al cittadino di terzo Millennio, per


scongiurare i rischi del ricorrente atteggiamento « indifferente ». L’ignavia    

assume, infatti, di volta in volta, il comodo volto del disimpegno ; ma,  

anche quello subdolo dell’impegno qualunquista ! Come interpretare,  

1
  Si veda l’intero documento, che è facilmente reperibile online, presso il seguente sito
istituzionale : http ://europa.eu/legislation_summaries/education_training_youth/life-
   

long_learning/c11090_it.htm.
2
  Riecheggia, qui il motto « I care » che si leggeva nell’aula della Scuola di Barbiana di
   

don Lorenzo Milani, ovvero « Mi interessa ».    

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156 trifone gargano
per esempio, nell’Italia di oggi il ‘grillismo’, 1 che rischia, francamente, di

diventare (magari anche suo malgrado) esempio di ‘non-scelta’, di fuga, di


nichilismo vile (di « gran rifiuto »), da parte di quell’elettore, che, pur espri-
   

mendo, con il proprio voto, disagio e malessere (diffusi), di fatto, abdica al


proprio diritto-dovere di scelta ?  

Analoghi atteggiamenti (di « gran rifiuto ») sono (purtroppo) registrabili


   

anche nell’impegno per la difesa dell’ambiente. 2 Ma si potrebbe anche


citare il caso della drammatica vicenda dell’impianto siderurgico di Taran-


to (ilva), e delle opposte – quanto reciprocamente legittime – ragioni di
chi, da un lato, difende il diritto alla vita, e di chi invece, dall’altro, difende
il diritto al lavoro (e alla vita). 3  

1
  Alludiamo al Movimento politico Cinque Stelle (M5S), fondato nel 2009 da Beppe
Grillo e da Gianroberto Casaleggio, che, nelle elezioni politiche nazionali del 2013, ha
raccolto alla Camera quasi nove milioni di voti, e al Senato quasi otto milioni.
2
  Si veda, a titolo d’esempio, tutta la questione legata alla realizzazione della linea
ferroviaria ad alta velocità (tav) nella Val di Susa, per il collegamento Torino Lione, e del
movimento No-tav.
3
  Si veda, come riflessione-denuncia civica sulla questione dell’ilva a Taranto, almeno,
di C. De Gregorio, Io vi maledico, Torino, Einaudi, 2013, un viaggio nell’Italia del ma-
lessere, nel quale viene raccontata, nel dettaglio, la tragedia di Taranto, che non è solo,
purtroppo, tragedia di un megaimpianto industriale, ma di un’intera città, con la polvere
di ferro piena di diossina che si sparge ovunque, e che ricopre ogni cosa.

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