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<p style="text-align: justify;">Le specie aliene sono specie animali e vegetali che si trovano al di fuori del
loro ambiente naturale. Esse si diffondono in altri bacini a causa delle attività umana, intenzionali o non
intenzionali come l'impiego del traffico mercantile come inconsapevole mezzo di trasporto. Altre specie
aliene si sono trasferite in altri mari attraversando canali artificiali aperti dall’Uomo per esigenze
economiche, come le specie lessepsiane, dal nome di <span style="color: #008000;"><strong>Ferdinand de
Lesseps</strong></span>, il diplomatico francese incaricato della costruzione del canale, migrate attraverso
dal Mar Rosso verso il Mar Mediterraneo. Quando il canale di Suez fu completato nel 1869, molti organismi
marini a livello di semi, uova, spore o larvale furono esposti a un contatto tra i due bacini, altrimenti
separati geologicamente. Si ebbe quindi una contaminazione incrociata tra ecosistemi precedentemente
isolati. <strong><span style="color: #008000;">Un fenomeno che è oggi facilitato dal mutare delle
condizioni climatiche che influiscono sulle condizioni fisico-chimiche dei bacini
marini.</span></strong></p>
<p style="text-align: justify;">Un esempio noto sono due caulerpe, <strong><span style="color:
#008000;">C. taxifolia</span></strong> e <strong><span style="color: #008000;">C.
cylindracea,</span></strong> sia per l’estensione dell’area invasa che per gli effetti sulle comunità native.
La <strong><span style="color: #008000;">Caulerpa taxifolia</span></strong> fu osservata per la prima
volta nelle acque del Mediterraneo a pochi metri dall’acquario di Monaco nel 1984, da dove era stata
accidentalmente rilasciata, mentre la <strong><span style="color: #008000;">C.
cylindracea</span></strong> fu scoperta lungo le coste della Libia nel 1990. Recentemente, è stata
rinvenuta in Mediterraneo un’altra Caulerpa, la <strong><span style="color: #008000;">Caulerpa
distichophylla</span></strong>, sia in Turchia nel 2006 che nella Sicilia sud orientale nel 2007, di
provenienza dall’Australia meridionale dove è endemica. Il successo nella diffusione delle caulerpe è dovuto
alla loro elevata capacità di riprodursi per via vegetativa e di dispersione su differenti tipi di substrato
(roccioso, mobile, misto) da o a 40 m di profondità per cui tendono a diventare dominanti nelle aree
colonizzate, causando la regressione delle comunità native. In Mediterraneo sono state capaci di
colonizzare anche aree con presenza di fanerogame (praterie di Posidonia oceanica).</p>
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<tbody>
<tr>
<td><img src="http://www.ocean4future.org/savetheocean/wp-content/uploads/2016/01/map-1.png"
alt="Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è map-1.png"></td>
<td><img src="http://www.ocean4future.org/savetheocean/wp-content/uploads/2016/01/map-21.png"
alt="Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è map-21.png"></td>
</tr>
</tbody>
</table>
<p style="text-align: justify;"> I ricercatori hanno valutato che un singolo pesce scorpione su una
barriera corallina possa ridurre i pesci nativi della barriera corallina del 79%, di fatto rubandoli a dentici,
cernie e altre specie autoctone commercialmente più importanti e, di conseguenza, influendo
negativamente la pesca commerciale e ricreativa.</p>
<p style="text-align: justify;">Misura fino a 40 cm ed è caratterizzato dalla presenza di macchie scure sul
dorso grigio-argenteo. La specie possiede una potente neurotossina (tetrodossina) la stessa dei pesci
scatola e del polpo ad anelli blu) che lo rende altamente tossico al consumo, anche dopo la cottura. La
Tetrodotossina è cento volte più tossica rispetto al cianuro di potassio e bastano 25 milligrammi per
uccidere una persona una persona di 75 kg. La pelle e gli organi (soprattutto il fegato) del pesce palla
possono contenere livelli di tetrodotossina sufficienti a produrre la paralisi del diaframma e morte a
causa di insufficienza respiratoria. Se la tetrodotossina viene accidentalmente assunta consumando il
pesce, la terapia tipica consiste nella lavanda gastrica e somministrazione di carbone attivo che può legare
la tossina. Sottolineo che gli esiti sono legati alla quantità assunta. La prima segnalazione di questo tipo di
avvelenamento risale al diario di bordo di Cook che riportò l’avvelenamento di alcuni suoi marinai che
avevano mangiato il pesce.</p>
<p style="text-align: justify;">Non ultime due specie diverse di pesce coniglio, Il <strong><span style="color:
#008000;">pesce coniglio scuro, Siganus luridus ed il pesce coniglio striato - Siganus
rivulatus</span></strong>. Segnalate in Italia per la prima volta rispettivamente nel 2003 e nel 2015. Sono
specie erbivore particolarmente invasive, ed entrambe commestibili ma bisogna fare attenzione alle spine
che possono causare punture dolorose anche dopo la morte dell’animale.</p>
<p style="text-align: justify;">Questi pesci hanno una sagoma ovale ed un corpo compresso lateralmente.
La bocca è piccola ma con labbra evidenti. Il muso è ottuso e rivolto in basso ed ha una dentatura
importante. La sua pinna dorsale con una lunga parte anteriore a raggi spinosi acuti (di cui il primo
brevissimo, rivolto anteriormente), e una più breve posteriore a raggi molli. Anche la pinna anale ha da 8 a
10 raggi spinosi seguiti da raggi molli. I margini posteriori della pinna dorsale e della pinna anale sono
rotondeggianti. La colorazione è variabile anche su base geografica, in genere piuttosto uniforme, bruna o
verdastra con del giallo sulle pinne. La livrea notturna è marmorizzata</p>
<p style="text-align: justify;">Per la sua importanza si invitano tutti i lettori a prestare molta attenzione e
segnalare quanto richiesto agli organizzatori. Avere un’idea della presenza delle specie potrà portare ad un
controllo della loro diffusione. Si pensi solo che nei Caraibi sono stati dati premi di cattura per i pesci
scorpione al fine di ridurre l’impatto sulle barriere coralline.</p>
<p style="text-align: justify;">Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web,
citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle,
può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione
dell’articolo</p>
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