Eppure quegli occhi gelidi non si discostano da me. Non si ferisce, non cade prono a terra, non ansima per
la fatica, continua a fissarmi. <<Cosa sei?!>> gli grido nel panico. Non risponde, continua a fissarmi, il suo
viso non ha espressione, ha due occhi di color ghiaccio che brillano in quella notte ghiacciata. Il tempo
sembra fermarsi, conto i secondi, i minuti, le ore mi sembra solo di aver perso tempo. Non riesco a
controllare il respiro, ho paura, sto tremando? Io sto tremando? Sono sicuro di aver passato di peggio,
perché dovrei aver paura di qualcosa di simile?
Trattengo il fiato stringo i denti e inizio a caricarlo a testa bassa. Le orme che lascio dietro di me pian piano
spariscono nella tormenta di neve. Sento le mani bruciare e prendere fuoco, lo colpisco, una volta, due
volte, tre volte; niente, non si muove. Alza la mano con calma, senza fretta poi la avvicina al mio viso, con
l’altra mi prende per il fianco, io resto lì fermo, impietrito, a stento ho sentito l’impatto di quando mi ha
sollevato e scaraventato a terra con violenza. Sono stanco morto, non riesco a muovermi ormai, mi sento
debole, le mie mani smettono di bruciare e il mio cuore sembra rallentare i battiti. Lui continua a
guardarmi, quegli occhi li sto detestando, non si smuovono da me, sembra quasi non abbia bisogno di
battere le palpebre.
Perché sono qui? In mezzo ad una tormenta di neve a combattere contro qualcosa che non conosco? O
meglio, perché mi trovo qui a combattere con qualcosa che mi sembra così familiare ma che allo stesso
tempo sembra così distante da me? Forse dovrei solo rimanere a terra, sono messo male, non sento più le
gambe, i muscoli si sono completamente intorpiditi, i denti non smettono di battere, ho freddo, la neve
attorno a me sembra quasi mi stia trascinando sotto terra. Ma se davvero ho così tanta voglia di
arrendermi, allora perché sono già tornato in piedi? Perché non riesco a smettere?
Ancora una volta gli carico senza pensare a un modo per fargli male, lui sta fermo come al solito. Il mio
pugno si infrange contro il suo petto. Uno, due, tre e quattro, al quinto giurerei di averlo scalfito. Cos’è?
Speranza? Forse finalmente posso fare qualcosa. Sono stanco di questa neve, sono stanco di questa
battaglia, eppure non voglio essere io quello a perdere. Riesco a buttarlo a terra improvvisamente dalla sua
bocca escono delle parole <<tu non puoi uccidermi, puoi farmi male, molto male, puoi ferirmi molto
profondamente, puoi nascondermi eppure non puoi uccidermi>>
Io lo guardo, non capisco <<Io voglio devi perché non ne posso più di te>> gli dissi di fretta
<<Tu devi o vuoi? Qualsiasi cosa tu faccia, non puoi fare niente, se vuoi puoi solo farmi male, ma tutto quel
male poi saresti tu. Io sono inarrivabile, io sono più forte di un dio, perché non è stato dio a crearmi>> dice
tranquillo, non si sta sbeffeggiando, sembra quasi lo dico come fosse un dato di fatto
Io sono stanco, un ultimo colpo, io avanzo, senza fermarmi affondando i piedi nella neve e correndo il più
possibile, lui aspetta un po’ e fa lo stesso. Ci avviciniamo sempre di più l’uno all’altro, manca sempre meno
eppure, man mano che mi avvicino mi sento come se in realtà mi stessi solo allontanando. Ma ora basta,
non ho più tempo per pensare, devo solo correre, più veloce che posso, mettere tutta la mia forza in questo
colpo, non ho più voglia di sentire voci nella mia testa, voglio solo sentire i battiti del mio cuore, che
sovrastano il silenzio assordante che verrà da qui a poco. Ecco, ci siamo il colpo è andato, abbiamo
entrambi colpito al massimo della forza. Sono ancora qua, barcollante, riesco a respirare. Sono ancora qua,
sto bene, eppure, chi dei due è morto?