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L’ERRORE IN EPIGRAFIA
6. Miscellanea Graecolatina IV.
e la Classe di Studi Africani.
7. Miscellanea Graecolatina V.
IN EPIGRAFIA La Classe di Studi Greci e Latini fu ufficialmente
8. Spurii lapides. I falsi nell’epigrafia latina. inaugurata dal cardinale Dionigi Tettamanzi la
a cura di sera di giovedì 25 novembre 2010 con la nomina
9. Theodor Mommsen in Italia settentrionale. degli Accademici Fondatori, studiosi di discipline
Studi in occasione del bicentenario della nascita Antonio Sartori e Federico Gallo filologiche, letterarie e paleografiche in àmbito
(1817-2017). classico, medievale e bizantino, appartenenti al-
10. L’errore in epigrafia. Saggi di l’Università degli Studi e all’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Milano; ad essi ogni anno fu-
Marco Buonocore, Mireille Corbier, José d’Encarnação, rono progressivamente aggregati come Accademici
Sergio Lazzarini, Silvia Orlandi, Mauro Reali, Isabel Rodà, Antonio Sartori, altri studiosi provenienti dall’Italia, dall’Europa e
dagli Stati Uniti d’America. Dal 2011 si tengono
Simonetta Segenni, Ginette Vagenheim, Marina Vavassori, Serena Zoia ogni anno con regolarità un Dies Academicus ed
altre Giornate di Studi.
La Classe di Studi Greci e Latini dell’Accademia
Ambrosiana si propone come luogo di promozione
e di riferimento per gli studi, le ricerche e le pub-
blicazioni che hanno per oggetto principalmente il
AMBROSIANA GRAECOLATINA
ACCADEMIA AMBROSIANA
Antonio Sartori e Federico Gallo collana «Ambrosiana Graecolatina» o nella col-
Per informazioni di carattere scientifico e culturale: lana Fonti e Studi» dell’Accademia Ambrosiana.
Accademia Ambrosiana
Classe di Studi Greci e Latini
Biblioteca Ambrosiana B I B L I OT E C A A M B RO S I A N A
Piazza Pio XI, 2 ISBN 978-88-6894-398-1 CENTRO AMBROSIANO
20123 Milano - Italia In copertina:
A. Alciato, Monumentorum veterumq(ue) inscriptio-
segreteria.grecielatini@ambrosiana.it
num quae cum Mediolani tum in eius agro adhuc extant
www.ambrosiana.eu € 24,00 9 788868 943981
collectanea, Cod. Dresd. F.82.b, f. 194r.
Ambrosiana Graecolatina
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Pagina III
ACCADEMIA AMBROSIANA
L’ERRORE
IN EPIGRAFIA
a cura di
BIBLIOTECA AMBROSIANA
CENTRO AMBROSIANO
Pagina V
ISBN 978-88-6894-398-1
© 2019
Biblioteca Ambrosiana
20123 Milano (Italy) - Piazza Pio XI, 2
Proprietà letteraria e artistica riservata
ITL srl
20124 Milano - Via Antonio da Recanate, 1
tel. 02/6713161
e-mail: libri@chiesadimilano.it
www.itl-libri.com
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SOMMARIO
Sommario
L’ERRORE IN EPIGRAFIA
VII
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Sommario
DOCUMENTI
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MARCO BUONOCORE
1
S. Marchesini, Excursus metodologico sugli errori di scrittura. Analisi di un corpus epi-
grafico dell’Italia antica, «SCO» 50 (2004) [2008], 173-230; non si prescinda, tra gli altri,
anche da M. Schumacher, ‘... ist Menschlich’. Mittelalterliche Variationen einer antiken
Sentenz, «Zeitschrift für deutsches Altertum und deutsche Literatur» 190 (1990), 163-170
e da R. Wachter, Der Informationsgehalt von Schreibfehlern in griechischen und lateini-
schen Inschriften, «WJA» 18 (1992), 17-31. In questi contributi ampia bibliografia.
2
Marchesini, Excursus, 173.
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Marco Buonocore
no così a me non poche volte capita, delle necessarie coordinate per in-
terloquire serenamente con l’esecutore materiale del testo e con il suo
eventuale errore grafico. Mi soffermerò, pertanto, su casi certi e sicuri,
attingendo sia dalla ricchissima documentazione che ci consegna l’epi-
grafia ‘classica’ sia da quella di altre realtà geografiche e temporali, non
disdegnando una fugace incursione nella tradizione manoscritta, al fine
di confermare, ça va sans dire, che le tipologie scrittorie di simili accadi-
menti seguono, a dispetto del materiale di supporto e del tempo, una me-
desima genesi formale. Tutto ciò costituisce, insomma, il risultato anche
di una idea, di un pensiero, di una moda, la cui genesi non può essere
staccata dal momento storico e culturale che ha prodotto il fatto grafico.
Casi interessanti sono quelli che solo apparentemente possono essere
ascritti a errori dello scalpellino, dal momento che l’inserzione ritenuta
allotria di un grafema in realtà sottende ben diverse funzionalità e finali-
tà comunicative. Faccio due esempi.
A Druso Maggiore, figliastro di Augusto (era nato tra marzo-aprile
del 38 a.C. – forse l’11 aprile – da Ti. Claudius Nero e Livia Drusilla,
quando quest’ultima già dal 17 gennaio dello stesso anno era andata in
sposa ad Augusto3) i Sepinati dedicarono la seguente base rinvenuta lun-
go il lato Sud-Ovest del foro (Fig. 1):
3
PIR2 C 857; D. Kienast, Römische Kaisertabelle. Grundzüge einer römischen Kaiserchro-
nologie, Darmstadt 19962, 68-69, 83-84; vd. anche S. Panciera, Il corredo epigrafico, in H.
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Neroni Claudio
Ti(beri) f(ilio) Druso Germ(anico),
__ _
auguri, co(n)s(uli), imp(eratori) II‘I’ 4.
Sappiamo che Druso nel 9 a.C., l’anno della sua morte, era augure (già
dal 195), console (a partire dal 1o gennaio) e imperator per la seconda
volta (forse già dal 10), ma il cognomen Germanicus compare nei docu-
menti dopo la sua morte6. Come si sa, agli anni 2-1 va ascritta la ristrut-
turazione locale delle mura, delle porte e delle torri voluta da Tiberio,
che non volle mancare di ricordare il fratello, già defunto, nell’iscrizione
relativa7: nulla vieta di pensare, quindi, che il monumento onorario pos-
sa risalire anche a quest’epoca. Da segnalare – ed è questo che mi preme
sottolineare – che la dedica fu in seguito nel 57 d.C. reimpiegata in ono-
re di Nerone, senza tuttavia intervenire in modo massiccio sul precedente
dettato epigrafico: lasciata immutata l’onomastica, venne infatti solamen-
te aggiornato di un’unità il riferimento alla salutazione imperiale, omet-
tendo di integrare la titolatura con il computo delle tribuniciae potestates
(che sarebbe dovuta essere la terza, ricoperta nei mesi ottobre-dicembre
del 56/57) e con l’appellativo di pater patriae (già presente dal 55 - inizio
56)8. Pertanto non si tratta di un errore del numerale nel riferimento alla
salutazione imperiale di Druso, ma di una aggiunta posteriore per la ne-
cessaria ascrizione del titolo a Nerone.
Si sa che a Saepinum Tiberio e suo fratello Druso avevano riversato
particolare attenzione con indiscussi atti di evergetismo tesi al riassetto
non solo urbanistico della città, che venne coinvolta, negli anni a cavallo
tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I d.C., in una operazione di più
ampio respiro, di tipo «pseudo-coloniale», che comportò tra l’altro la
catastazione del territorio e, in cospicua entità, assegnazioni agrarie viri-
tane a beneficio di ex militari9. Questo spiega, così, la seguente dedica re-
lativa a un monumento equestre a Tiberio voluta da L. (?) Naevius Pansa
posto nella platea forense10 (Fig. 2):
von Hesberg - S. Panciera, Das Mausoleum des Augustus. Der Bau und seine Inschriften,
München 1994 (Bayer. Akad. d. Wiss., Phil.-hist. Kl., Abh., N. F. 108), 72-76.
4
CIL IX, 6574.
5
Cfr. commento apud CIL VI, 40327.
6
Discussione e bibliografia apud CIL VI, 40329-40330.
7
CIL IX, 2443 (add. pagg. 954-955).
8
Kienast, Römische Kaisertabelle, 96-98.
9
M. Gaggiotti, Nota sulla classe dirigente sepinate di età augustea, «Athenaeum» 79 (1991),
497-498.
10
CIL IX, 6576.
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Vd. I. Di Stefano Manzella, Mestiere di epigrafista. Guida alla schedatura del materiale
epigrafico lapideo, Roma 1987 (Vetera. Ricerche di storia, epigrafia e antichità, 1), 139.
12
Kienast, Kaisertabelle, 78.
13
Cfr. anche CIL VI, 40339.
14
PIR2 S 961.
15
PIR2 O 61.
16
PIR2 O 25; cfr. anche CIL VI, 41993.
17
CIL IX, 6725.
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Recente discussione e bibliografia aggiornata sul documento in M. Buonocore - O. Di-
liberto, L’album e la lex della familia Silvani di Trebula Mutuesca. Nuove considerazioni,
«RPAA» 75 (2002-2003), 327-393 (AE 2002, 397); M. Buonocore - O. Diliberto, Appro-
fondimenti sull’album e la lex familiae Silvani da Trebula Mutuesca, «Minima epigraphica
et papyrologica» 9 (2006), 210-254. Sarà CIL IX, 8877.
19
R. Paribeni, Monteleone Sabino. Iscrizione di un santuario di Silvano, «NSA» (1928),
388-396 (AE 1929, 161-164); vd. anche, inter alios, E.C. Evans, The Cults of the Sabine
Territory, Roma 1939 (Papers and Monographs of the American Academy in Rome, 11),
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59-65; E. Vetter, Die familia Silvani in Trebula Mutuesca und die sectores materiarum in
Aquileia, in Studi aquileiesi offerti a Giovanni Brusin nel suo 70o compleanno, Aquileia
1953, 93-119; FIRA2, III, nr. 37; F.M. Ausbüttel, Untersuchungen zu den Vereinen im We-
sten des römischen Reiches, Kallmünz 1982 (Frankfurter Althistorische Studien, 11), 27,
34, 38-39, 43, 44, 46, 47-48, 52, 53-54, 57, 60-61, 63, 64, 66-67, 69, 70, 72, 84, 86, 103 (AE
1983, 317); M. Flambard, Éléments pour une approche financière de la mort dans les clas-
ses populaires du Haut-Empire. Analyse du budget de quelques collèges funéraires de Ro-
me e d’Italie, in La mort, les morts et l’au-delà dans le monde romain, Actes du Colloques
de Caen, 20-21 Novembre 1985 (Da l’archéologie à l’histoire), ed. P. Hinard, Caen 1987,
221-223; P.F. Dorcey, The Cult of Silvanus. A Study in Roman Folk Religion, Leiden -
New York - Köln 1992 (Columbia Studies in the Classical Tradition, 20), 85-86; R. Frig-
geri, La collezione epigrafica del Museo Nazionale Romano, Roma 2001 (rist. 2003), 173-
174.
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Cic. Att. 13, 44, 3.
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Cic. Fam. 6, 7, 1.
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I. Di Stefano Manzella, Volusius L. f. Celer qui et Ancharius e la famiglia senatoria dei
Volusii Saturnini. Nota sull’iscrizione CIL, XIV, 178 (Ostia), «BMMP» 26, (2007-2008),
63-83.
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Rinnovo il grazie alla dott.ssa Alessia Amenta, curatrice del Reparto Antichità Egizie e
del Vicino Oriente dei Musei Vaticani, per il permesso accordatomi di visionare l’iscri-
zione.
24
M. Lanci, Trattato delle sepolcrali iscrizioni in cufica tamurea e nischia lettera da’ Mao-
mettani operate, Lucca, dalla Tipografia di Giuseppe Giusti, 1840, 115-117, tav. X.
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G.M. Annoscia, Lazio - Roma. Rioni V-VI-VII-VIII, Spoleto (PG) [Inscriptiones Medii
Aevi Italiae (saec. VI-XII), 4], 34-42 n. 2. Alla dott.ssa Annoscia vada il mio grazie per la
disponibilità e la competenza.
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Fonti e discussione in Annoscia, Lazio - Roma, 40.
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Ivi, 41.
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Ivi, 55-60 n. 8.
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chium, fatto precedere dal richiesto segno di richiamo (obelus) che ri-
manda al punto preciso della riga successiva, tra le parole ossibus e atque,
dove I brachium sarebbe dovuto essere stato correttamente inciso.
L’esecutore del testo inciso spesso si accorgeva che stava commetten-
do errori di scrittura e cercava di riparare per come poteva. Un chiaro
esempio ci viene dalla iscrizione (Fig. 12) che veicola la memoria della
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Ivi, 123-130 n. 40.
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Ringrazio la collega dott.ssa Isabella Aurora per i suoi consigli. Ad un suo studio di
prossima pubblicazione rimando per approfondimenti sul documento.
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Fra i tanti che tutti noi potremmo portare nella discussione, segnalo
almeno il cosiddetto Dante Urbinate (BAV, Urb. lat. 365), un codice rea-
lizzato per Federico di Montefeltro, duca di Urbino, tra gli anni 1474-
1482, impreziosito da centodieci grandi miniature eseguite da vari arti-
sti, tra i quali Guglielmo e Alessandro Giraldi e Franco de’ Russi31. Il
testo tuttavia, ospitato su ampi fogli membranacei e ampia marginatura,
a fronte della sontuosità del programma iconografico, presenta, nono-
stante la cura calligrafica della sua esecuzione, numerose tipologie di er-
rori commessi dal copista, il quale poi è dovuto intervenire per corregge-
re le sue oscitationes (Fig. 13).
L’espunzione è segnalata da un puntino infrascritto e l’eventuale let-
tera o il gruppo di lettere corrette sono eseguite per lo più di seguito a
quella espunta (senza caratteri depennati): a f. 26v [r. 26], rossao, con
puntino infrascritto alla a; a f. 25v [r. 9], fece corretto in face, con a so-
prascritta alla e, espunta da puntino infrascritto; a f. 30r [r. 14]: gsu, con
puntino realizzato all’interno dell’occhiello della g. Lettera saltata ag-
giunta nell’interlineo: a f. 82v [r. 1]: rigida con id aggiunti. L’aggiunta è
segnalata da un segno simile ad un accento circonflesso, posto in basso,
a filo del rigo di scrittura, in corrispondenza del punto in cui è stata sal-
tata la lettera (o il gruppo di lettere): a f. 16r [r. 1]: se, aggiunto nell’in-
terlineo tra che e per.
Per errori relativi alla sequenza delle parole all’interno del verso, lo spo-
stamento di posizione può essere segnalato tramite il segno simile ad un
accento circonflesso (ripetuto due volte – una volta in basso, a filo del ri-
go, e un’altra in alto, sopra la parola) o le lettere a/b: a f. 35r [r. 1]: Alhor
soffiò lo tronchoet poi forte; a f. 212r [r. 24]: et chi’l s ’apropria et a lui chi
s ’oppone 32. Tutti gli exempla del cosiddetto Dante Urbinate (ne avrei po-
tuto presentare altri), sono sovrapponibili nella metodologia scrittoria
agli exempla che ci consegna l’epigrafia.
Il pensiero di Cicerone33, posto in epigrafe al titolo della mia comuni-
cazione, riassume in modo netto e chiaro come la trasmissione testuale,
qualunque essa sia, qualunque sia il supporto utilizzato, qualunque sia il
periodo cronologico, risenta inevitabilmente del suo esecutore materiale.
31
Ancora fondamentale è Il Dante Urbinate della Biblioteca Vaticana (Codice Urbinate
latino 365). Introduzione di Luigi Michelini Tocci, con una premessa di Mario Salmi e una
nota filologica di Giorgio Petrocchi, Città del Vaticano 1965 (Codices e Vaticanis selecti,
29).
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Alla collega dott.ssa Maria Gabriella Critelli il grazie per la cortese segnalazione di que-
ste particolarità scrittorie.
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Cic. Phil. XII, 5.
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A. Petrucci, Letteratura italiana: una storia attraverso la scrittura, Roma 2017, 95.
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AE 1937, 119-120; 1984, 280; 1992, 385. Sarà CIL IX, 8222.
36
Naturalmente non si prescinda mai dalle posizioni di Jean Mallon, Robert Marichal,
Giancarlo Susini, Silvio Panciera e tanti altri, riassunte, ad esempio, da G. Paci, Epitafio
urbano con fraitendimenti della minuta, in Homenaje a José María Blázquez, edd. J. Man-
gas - J. Alvar, III, Madrid 1996, 254-256.
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A. Campana, Scritti. II: Biblioteche, codici, epigrafi, edd. R. Avesani - M. Feo - E. Pruc-
coli, Roma 2017 (Storia e Letteratura. Raccolta di Studi e testi, 241), 490.
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