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GEOMETRA

DI CANTIERE
Michele Accattoli

GEOMETRA DI CANTIERE
Problem solving e gestione pratica dei lavori

EDITORE ULRICO HOEPLI MILANO


Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A 2017
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ISBN 978-88-203-7605-5

Questa pubblicazione è stata realizzata con la collaborazione dell’agenzia letteraria Bottega


editoriale (www.bottegaeditoriale.it)

Copertina: Sara Taglialegne

Composizione: Fabio De Marco/Bottega editoriale

Realizzazione digitale: Promedia, Torino

Geometra di cantiere

Michele Accattoli

Problem solving e gestione pratica dei lavori


INDICE

CAP. 1: I SEGRETI PER GESTIRE AL MEGLIO IL


CANTIERE
1.01: LA GESTIONE DEL CANTIERE
Una giornata tipo
Il cronoprogramma e il suo utilizzo
Il giornale di cantiere
Il piano controllo qualità
Lavori svolti in economia
L’ordine del cantiere: le regole fondamentali
L’ordine dei materiali: come e quando farlo

1.02: MENTALITÀ DA LEADER


Come trasmettere sicurezza
Trasformare i sogni in obiettivi
Come rafforzare il proprio autocontrollo

1.03: ORGANIZZARE SE STESSI PER ORGANIZZARE GLI ALTRI


I segreti per raggiungere i risultati prefissati
Come rendere migliore il proprio posto di lavoro
Come sviluppare la propria memoria
Consigli per massimizzare i risultati
“Non ho tempo” è solo una scusa
La capacità di risolvere piccoli e grandi problemi

1.04: LA CAPACITÀ DI RISOLVERE I PROBLEMI


Gli ostacoli da superare
Dagli ostacoli alle soluzioni
Come affrontare le paure

1.05: LA GESTIONE DEI RAPPORTI DI LAVORO


Gestione dei rapporti con i subappaltatori
Come superare le divergenze
Sviluppare l’ascolto attivo
Soddisfare il bisogno di auto-realizzazione
Come influenzare eticamente gli altri
La tecnica dei piccoli passi
Usare le parole giuste
Allegati

CAP. 2: CONSIGLI PRATICI PER OGNI LAVORAZIONE


2.01: GLI SCAVI
Il tracciamento e il rilievo
Il wellpoint: piccoli accorgimenti
Tempistiche di scavo
Allegati

2.02: LA CARPENTERIA
Guida alle tecniche di tracciamento più comuni
La posa del ferro
Modalità di tracciamento delle scale in cemento armato
Le quote
Tecniche per il tracciamento delle elevazioni
Cosa predisporre durante l’esecuzione della carpenteria
Tempistiche per organizzare i lavori
Allegati

2.03: LE MURATURE
La gestione: cosa bisogna preparare per organizzarsi al meglio
L’importanza delle legature per una muratura a regola d’arte
I marmi: dalla scelta della quota pavimento finito, fino alla posa
Piani d’appoggio
Copertine alla fine dei balconi
Copertine sopra ai muri
Posa dei controtelai degli infissi: a cosa fare attenzione
Porte scorrevoli
Tempistiche utilizzate per organizzare i lavori
Allegati

2.04: I MASSETTI E I SOTTOFONDI


Scelte tecniche per la preparazione del pavimento industriale
Come si fa a decidere la quota di partenza?
Il giusto posizionamento delle caditoie e dei chiusini
Accortezze per il posizionamento di telo in nylon e rete elettrosaldata
La preparazione dei massetti interni
Come posare la bandella perimetrale e il tappetino acustico
Suggerimenti per i massetti in pendenza
Tempistiche di riposo e di esecuzione
Tempistiche di riposo materiale
Allegati

2.05: IMPERMEABILIZZAZIONI E LATTONERIE


Il giusto metodo per la posa della guaina
Tempi di esecuzione
Allegati

2.06: IMPIANTO IDRICO-SANITARIO ED ELETTRICO


Cosa bisogna aver deciso prima di far entrare gli impiantisti
Cosa controllare e far rispettare
Le colonne montanti
Posizionamento corretto delle colonne di scarico
Posizionamento sanitari
Tempi di esecuzione
Allegati

CAP. 3: LA SICUREZZA NEI CANTIERI


3.01: LE FIGURE CHE PARTECIPANO ALLA SICUREZZA
Il committente privato
Il committente pubblico
Il responsabile unico (Rup)
L’impresa
Il coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione
Il coordinatore per la sicurezza in fase esecutiva
Il datore di lavoro
Il medico competente
Il lavoratore
Il lavoratore autonomo
Gli addetti alle emergenze
Il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (Rspp)
Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls)

3.02: I DOCUMENTI DA TENERE IN CANTIERE


Documenti concernenti gli obblighi a carico del committente
Documenti concernenti gli obblighi a carico dell’impresa
Documenti concernenti gli obblighi a carico del lavoratore autonomo
Elenco degli organi con compiti di controllo, coordinamento e vigilanza che hanno
accesso nei cantieri edili
Allegati

INFORMAZIONI SUL LIBRO

CIRCA L’AUTORE
CAPITOLO 1
I SEGRETI PER GESTIRE AL MEGLIO IL
CANTIERE

1.01: LA GESTIONE DEL CANTIERE


1.02: MENTALITÀ DA LEADER
1.03: ORGANIZZARE SE STESSI PER ORGANIZZARE GLI ALTRI
1.04: LA CAPACITÀ DI RISOLVERE I PROBLEMI
1.05: LA GESTIONE DEI RAPPORTI DI LAVORO
1.01: LA GESTIONE DEL CANTIERE

Voi geometri di cantiere dovete essere senza mezzi termini l’imprenditore in cantiere; la mente
distaccata del vostro titolare, a cui dare sicurezza e serenità affinché nel cantiere da voi
coordinato tutto scorra alla perfezione, nessuno si lamenti, le squadre lavorino senza problemi
e soprattutto i lavori rendano quello che la ditta si era prefissata in fase di preventivazione.
Una volta definito questo, avrete ben chiaro anche il vostro obiettivo: diventare un bravo
geometra di cantiere.
L’importanza di tale figura non è data solo dal coordinamento del cantiere, ma soprattutto
dalla capacità di poter essere un buon interlocutore tra la committenza, il titolare dell’azienda,
la parte amministrativa e gli operatori sul campo.
Le vostre capacità dovranno essere: dinamismo e senso di adattamento. Per questo dovrete
essere aperti nel ricevere consigli e abili nel decidere la scelta migliore che porterà compenso
all’impresa per cui lavorate. Dovrete esser pronti a pianificare le lavorazioni future e
soprattutto decisi e sicuri di voi stessi sul campo. Avere una visione chiara del lavoro da
intraprendere e saperlo programmare in anticipo (almeno 3 mesi), è ciò che deve sempre fare
un buon geometra di cantiere.
Nei prossimi capitoli vi spiegherò i diversi collegamenti tra le lavorazioni, le tempistiche e
le informazioni necessarie per redigere il cronoprogramma; importantissimo strumento che, se
compilato con la dovuta attenzione, sarà uno dei vostri migliori alleati.

Una giornata tipo


Anche se vi sembrerà strano, bastano 30 secondi per far iniziare la giornata nel modo giusto; il
tempo necessario per stimolare la ghiandola pineale (ghiandola che lavora in funzione dei
cicli luce/buio rilasciando due ormoni principali: serotonina e melatonina).
La serotonina viene attivata dalla luce ed ecco alcune delle sue principali attività:
1) Rende attenti e vigili;
2) Stimola l’apprendimento e la memoria;
3) Aumenta coscienza e concentrazione;
4) Regola l’equilibrio emozionale e stimola il buonumore;
5) Stimola la fisiologia del corpo, coordinandone il livello energetico.
Come stimolare dunque la ghiandola pineale?
Basta che fra le primissime cose che fate al mattino ci sia questa: aprire le finestre e far
entrare luce. Non solo dentro la stanza, ma, per una trentina di secondi, anche dentro di voi;
state lì a prendere quella luce (provarci non costa nulla).
Per necessità, nel cantiere ogni giorno si deve pianificare ogni cosa, mettendo sempre tutto
per iscritto; anche il più piccolo pezzo di carta conta, e va conservato nell’archivio di
cantiere. Tali appunti risulteranno molto utili per redigere la contabilità di fine mese.
Come geometri di cantiere dovrete cercare di arrivare sempre in anticipo per fare un giro
del cantiere e controllare che sia tutto come è stato lasciato la sera prima.
Concluso il giro di controllo parlate con le squadre, cercate di organizzarle subito,
impostate la giornata come l’avete pensata, ascoltate le eventuali obiezioni che, se giuste,
possono tornare utili per i lavori futuri, (a volte chi esegue manualmente il lavoro vede meglio
le problematiche e intuisce come risolverle).
Con le squadre raggiungete il posto di lavoro, mai dare indicazioni per telefono o lontano
dallo svolgimento dei lavori.
Dovete essere la figura di riferimento in cantiere e per tale motivo la vostra presenza sarà
fondamentale sia all’inizio (momento dedicato alla spiegazione dei lavori), sia durante
l’esecuzione (momento dedicato alla supervisione e al controllo dei lavori) cercando di dar
sicurezza a chi opera sotto le vostre direttive.
Non date mai troppa confidenza agli operai, ai fornitori e agli acquirenti, perché può
capitare che nel momento in cui vi dovrete imporre su uno di loro, per una lavorazione, vi
sentirete in colpa e giungerete a facili compromessi che non renderanno economicamente
quello che vi eravate prefissati.
In ufficio (la baracca di cantiere), porterete avanti le pratiche di routine che potranno
essere:
1) Compilare il giornale dei lavori;
2) Organizzare e svolgere il lavoro tecnico (telefonate, contabilità, preventivi, offerte,
programmare i lavori, disegnare ecc.);
3) Tenere in ordine il cantiere, anche se siamo dei disordinati, se non altro per dare il buon
esempio. Nel tardo pomeriggio dovrete già sapere cosa fare il giorno seguente e aggiornare
per voi e per gli altri il programma lavorativo, che generalmente viene compilato
mensilmente, ma, giorno per giorno, con molta probabilità occorrerà confermarlo oppure
modificarlo in base ad eventuali ritardi o imprevisti, (magari anche per anticipi sulle
consegne, il che non sarebbe male).
Relativamente ai rapporti con la Direzione dei lavori e con il committente, sarebbe
opportuno essere sempre presenti alle riunioni che si fanno durante i lavori, il che è
fondamentale per risolvere problematiche sia di carattere tecnico, sia economico.
Dovrete cercare sempre una soluzione in tempo reale ai problemi che sorgono in queste
riunioni, se possibile attingendo dalla vostra esperienza, oppure interpellando i vostri
superiori per un benestare sul prosieguo dei lavori, onde evitare lungaggini che farebbero
perdere tempo e denaro.
Il cronoprogramma e il suo utilizzo
Il cronoprogramma potrà essere consultato per:
1) Conoscere i flussi economici di ogni mese dall’inizio alla fine del cantiere;
2) Capire come e quando subappaltare una lavorazione;
3) Ordinare i materiali;
4) Stabilire la cronologia delle lavorazioni, per definizione ed esecuzione;
5) Determinare le scadenze dei subappaltatori per il completamento dei lavori.
Il cronoprogramma è importante che sia redatto in collaborazione con il responsabile della
commessa, con il responsabile economico (colui il quale ha preventivato gli utili dell’impresa
e formulato l’offerta per il cantiere) e con il capo cantiere. Ogni figura elencata vi fornirà le
informazioni necessarie; dalla richiesta della committenza, passando per la necessità
economica e arrivando alle problematiche tecniche realizzative.
Volendo fare un esempio sull’utilizzo di questo strumento pensate solamente a quanto può
essere utile sapere che fra un mese bisognerà iniziare i divisori in muratura all’interno degli
appartamenti. Vorrà dire che quando entreranno i muratori tutto dovrà essere deciso:
1) Disegni quotati ed esecutivi;
2) Autorizzati dalla committenza;
3) Il materiale occorrente già in cantiere, (dando la possibilità quindi ai fornitori di
organizzare il viaggio e non prenderli sempre “per il collo” ordinando qualcosa dall’oggi
al domani. Anche e soprattutto questo vuol dire saper gestire un cantiere, trovarsi pronto e
organizzato nel momento del bisogno).
Chi volesse approfondire, può scrivermi all’indirizzo email
geometradicantiere@gmail.com oppure consultare la pagina www.hoeplieditore.it/7280-4 ;
risponderò volentieri fornendo anche ulteriore documentazione sull’argomento. In particolare
renderò disponibile un apposito cronoprogramma.

Il giornale di cantiere
Il giornale di cantiere è un altro importante strumento, se redatto giornalmente e con la testa.
Un buon giornale di cantiere vi può aiutare alla fine del mese ad essere certi che tutte le
lavorazioni svolte siano state contabilizzate, perché basterà scorrerle e rileggere i lavori
svolti giorno per giorno.
In un buon giornale di cantiere si devono annotare:
1) Tutte le ditte;
2) Il numero di operai presenti in cantiere quel giorno;
3) Tutte le lavorazioni svolte e quelle svolte in economia;
4) Per chi volesse approfondire le eventuali anomalie nell’esecuzione dei lavori può
scrivermi all’indirizzo email geometradicantiere@gmail.com o consultare la pagina
www.hoeplieditore.it/7280-4. Potrò fornire le delucidazioni necessarie e in particolare il
piano di controllo qualità per le lavorazioni che tratteremo.

Il piano controllo qualità


Grazie a questo utile strumento potrete essere guidati nella valutazione del processo
realizzativo. Ad ogni lavorazione, infatti, corrispondono dei controlli e ognuno di essi deve
risultare positivo affinché il lavoro possa essere considerato “a perfetta regola d’arte”.
Redigere un archivio con le segnalazioni delle ditte che hanno svolto una lavorazione in malo
modo può essere di aiuto alla parte amministrativa dell’azienda perché, per i successivi
subappalti, sapranno già se una ditta lavora bene o se è meglio non farla concorrere nemmeno
ad un’offerta.

Lavori svolti in economia


Voglio spendere una parola sui lavori svolti in economia, cioè tutte quelle lavorazioni che non
hanno un prezzo e che vanno contabilizzate annotando le ore che una squadra impiega per
eseguire il lavoro. Queste lavorazioni devono essere eliminate il più possibile, per il
semplice fatto che la squadra quando lavora in economia è sempre meno indotta a rendere e se
la prende più comoda; questo è inevitabile, quindi sarete costretti a controllare più spesso
quella determinata lavorazione per essere più sicuri che non ci siano perdite di denaro,
perché, lo ricordo ancora una volta: bisogna lavorare con senso di responsabilità nei confronti
della ditta ed evitare quindi sprechi di tempo e denaro.

L’ordine del cantiere: le regole fondamentali


Vorrei sottolineare di nuovo l’importanza dell’ordine e della pulizia all’interno del cantiere
perché è una delle cose che maggiormente influisce sulla prima valutazione dello stesso e che
salta subito all’occhio. Per chiarire meglio questo concetto vi consiglio di guardare il video
presente a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=D3RlxUbG8-0di.
Al massimo possiamo aspettare la fine della lavorazione e poi pretendere subito la pulizia
e la rimessa in ordine della zona, perché poi sapete che cosa succede? Quando entra la
squadra seguente e vede che il luogo di lavoro è sporco nella migliore delle ipotesi vi
richiama chiedendo di far pulire (sperando che chi ha lasciato lo sporco sia ancora in
cantiere) e, inoltre, molto probabilmente non verrete rispettati quando chiederete a tale
squadra di pulire a lavoro concluso. Occorre far capire che la pulizia non è una perdita di
tempo ma un guadagno sia economico che temporale e che fa parte della lavorazione stessa!
Quindi il consiglio che vi do è di ricordare quotidianamente alla squadra di mettere in
ordine il cantiere anche perché il loro compenso è sempre comprensivo della pulizia del luogo
di lavoro. Quindi è come se li pagaste per un lavoro che non svolgono e se foste voi a dover
pagare sono sicuro che lo pretendereste. Inoltre, qualora non lo svolgessero potrete rifarvi sul
fattore pagamenti. Come? Tenendo in sospeso la contabilità fino a quando tutto non sarà pulito.
Si arrabbieranno, ma faranno quello che devono fare e vi assicuro che la prossima volta ci
penseranno bene prima di lasciare in disordine, perché per loro ritornare indietro a pulire
significa perdere il doppio del tempo rispetto a quando avevano le attrezzature vicino.
Ordini del genere, così come quelli dovuti al non rispetto della sicurezza sul luogo di
lavoro, vanno sempre messi a verbale e fatti firmare perché comunque vada sono “pezzi di
carta” che rimangono e certificano il fatto.

L’ordine dei materiali: come e quando farlo


Un buon geometra di cantiere sa che deve cercare di ottenere il massimo rendimento da tutti, e
per questo deve anche ordinare il materiale e le attrezzature necessarie per le lavorazioni.
Un buon geometra di cantiere ordina il materiale per tempo, non si riduce mai all’ultimo
giorno, perché anche i fornitori hanno le loro tempistiche; pretendere le consegne immediate
da quest’ultimi non deve diventare un’abitudine.
Certo, potranno esserci delle dimenticanze e in quei casi si deve essere bravi a far arrivare
il prima possibile il materiale. Se ad un fornitore avete mandato sempre gli ordini nei tempi
giusti e gli avete dato modo di organizzare il carico e il viaggio, allora potrà avere un occhio
di riguardo nel momento del bisogno, perché sa come lavorate e come lo fate lavorare e sa
anche che gestendo bene le vostre emergenze “guadagnerà punti” nei vostri confronti
assicurandosi un’altra possibile fornitura futura.
1.02: MENTALITÀ DA LEADER

Immaginate il presidente Obama, sul palco davanti a migliaia di persone... ascoltatelo mentre
pronuncia la sua storica frase: “yes, we can!” (sì, possiamo!). Ora provate ad immaginarlo
sullo stesso palco mentre dice qualcosa tipo: “yes, we can... maybe…” (sì, possiamo...
forse...).
È la stessa cosa?
Non sarebbe mai diventato presidente, questo perché la prima grande differenza tra chi
viene percepito come leader e chi no è la sicurezza in se stesso e sugli obiettivi da
raggiungere.
Acquisite questa sicurezza se volete conquistare la leadership in cantiere.
Riesci a trasmettere sicurezza in cantiere? Sei credibile?
Sto parlando di effetto sicurezza cioè della fiducia che un leader deve avere, anche nei
momenti di difficoltà, nel fatto che una soluzione si troverà e che riuscirà a trasmetterla agli
altri! Questo è importantissimo dal momento che molti lavoratori sono fondamentalmente
indecisi e non hanno bisogno di altri indecisi come loro, ma di leader capaci di trasmettere
loro sicurezza. La fiducia, non si costruisce col tempo, ma è una scelta che può essere fatta
subito; avere una fiducia incrollabile significa credere (fin nella più piccola cellula del tuo
corpo) che, comunque sia, troverai una soluzione al problema (ed è anche per questo che poi
arriva veramente).
Non so come lo farò, ma so che lo farò. Questa è la frase che pensa, dice e poi realizza una
persona carismatica! Il carisma non è legato alle idee, non è legato ai vostri risultati, ma è
legato a qualcosa di più profondo.
Il carisma è la capacità di esercitare una forte influenza su altre persone. Deriva dalla
parola di lingua greca χάρισμα, chárisma, a sua volta derivata dal sostantivo χάρις, cháris,
ovvero grazia. Assume, in entrambi i casi, il significato di dono.
Tra i tanti elementi che determinano il carisma potremmo dire sicuramente che il più
importante è la convinzione nelle proprie idee.

Come trasmettere sicurezza


REGOLA 1: Essere schietti.
Dite sempre ciò che pensate, mostrate integrità e coerenza tra ciò che pensate, dite e fate,
siate sinceri e usate un linguaggio semplice.
REGOLA 2: Mostrare rispetto.
Non fingete di prendervene cura ma rispettate veramente la dignità di ogni lavoratore in
cantiere e fuori, soprattutto il più umile.
REGOLA 3: Essere trasparenti.
Non distorcete i fatti, ma dite sempre la verità in modo che gli altri possano appurarla.
Veri, sinceri e autentici.

Trasformare i sogni in obiettivi


Il desiderio focalizza l’attenzione sul desiderare, l’intenzione è molto più potente, focalizza
l’attenzione sul processo del realizzare quello che si è desiderato.
Molte persone non realizzano i loro desideri, perché rimangono solo dei sognatori.
Desiderare, come dicevo all’inizio, è il primo fondamentale passo (alcuni non raggiungono
i propri obiettivi proprio perché hanno smesso di desiderare).
Per trasformare i propri sogni in obiettivi c’è bisogno di qualcosa di più.
La prima cosa da fare è chiedersi:
• Desidero abbastanza?
Se la risposta è sì passate al punto successivo, altrimenti chiedetevi il perché non
desiderate abbastanza.
• Se desiderate allora non dite più “ho un sogno” ma “ho un’intenzione” e, cosa ancora più
importante, focalizzatevi sull’intenzione stessa (che significa prendete carta e penna e
scrivete quello che volete realizzare).
Non provate ad iniziare a fare le cose e poi ad interromperle, spesso a metà oppure poco
prima di finire, dicendo “ok, terminerò domani”.
Sono le piccole abitudini che fanno la vera differenza!
Il primo passo, come sempre, è la chiarezza.
Come rafforzare il proprio autocontrollo
Prima ancora del duro lavoro bisogna sapere gestire i risultati che otterrete: la stabilità
interiore è il vostro punto di arrivo e anche il punto di partenza indispensabile. Sapendo
questo, nella vostra formazione dovete coltivare l’autocontrollo e ci riuscirete assumendovi
responsabilità importanti.
Per imparare ad assumervi queste responsabilità, per prima cosa, evitate di farvi sostituire,
è indispensabile agire in prima persona ed esporvi al rischio di sbagliare.
Quando vi troverete da soli e dovrete, per senso dell’onore, rispettare gli impegni presi, vi
darete una mossa e accelererete il processo di apprendimento. Quando avrete un impegno da
portare a termine, non sarete semplicemente coinvolti nel vostro compito, ma vi apparirà come
una vera e propria missione.
L’azione vi porta a rafforzare l’autocontrollo, perché vi fa confrontare con i fatti e con la
realtà dove non ci sono scuse; i risultati vanno prodotti, misurati e valutati per quanto di buono
offrono.
Sarà impegnativo, certo, ma l’autocontrollo vi renderà capaci di riuscirci.

Quando vuoi arrivare arrivi. Se non puoi camminare strisci, se non puoi strisciare rotoli.
Ma quando vuoi arrivare arrivi.
Gabriel Guerrero
1.03: ORGANIZZARE SE STESSI PER
ORGANIZZARE GLI ALTRI

Ben vengano creatività e soluzioni alternative e geniali, a condizione che portino risultati
concreti, utilizzabili subito.
Non vi potete “buttare nella mischia” senza un piano, è un grave errore. Un risultato va
preparato con cura, logica, intenzione e tenacia.
L’aiuto più grande ci viene da noi stessi, da nessun altro: fare del proprio meglio, dedicarsi
anima e corpo ad un certo compito, tutto ciò sembra non avere fine e rappresenta un processo
in continua evoluzione.
Dovete darvi disciplina e mettere a fuoco il risultato finale del vostro lavoro: quando lo
vedrete, reale nei vostri pensieri, allora saprete prendere le decisioni giuste per ottenere
risultati concreti, che meritano di esistere.
Il piano per l’organizzazione di un cantiere prevede queste domande:
1) Come potrebbe essere ottimizzato il tempo di ognuno?
2) Ho le persone giuste al posto giusto?

I segreti per raggiungere i risultati prefissati


SEGRETO 1: Il massimo profitto, soprattutto oggi, si raggiunge aggiungendo valore a ciò che
si ha.
Potreste avere molto fra le mani e ancora non lo state utilizzando.
Il segreto non è quanto, ma come.
Siamo spesso portati a vedere il risultato finale ma a sottovalutare l’evoluzione che c’è
dietro, dal concepimento dell’idea fino a ciò che vediamo. Pensate ad esempio a Martin
Cooper, l’inventore del telefono senza fili; secondo voi quel primo cellulare, dal quale venne
effettuata la prima chiamata, corrispondeva veramente all’idea della libertà senza fili e di
comunicazione che aveva in testa?
SEGRETO 2: Meglio mezzo progetto finito interamente che un progetto intero finito a metà.
MOTIVO 1: I progetti interi sono spesso disegnati per il lungo termine e nessuno ha tanta
perseveranza da aspettare un risultato che arriva così lontano nel tempo. Meglio procedere per
livelli.
MOTIVO 2: I grandi progetti, realizzati nel medio-lungo termine, vengono spesso realizzati
male o lasciati a metà per poi essere ridimensionati. Puntando alla perfezione di un grande
progetto si incorre inevitabilmente nell’errore di sottovalutare alcuni punti e di non riuscire a
farne altri. Risulterà un progetto intero realizzato a metà (quindi mediocre).
Tendiamo spesso alla perfezione, per noi e per chi ci sta accanto: peccato che non sia di
questo mondo e che perseguirla con orgoglio sia solo un modo perfetto per alimentare
delusioni e dispiaceri.
SEGRETO 3: Invece della perfezione cercate il miglioramento continuo.
Puntate alla perfezione, ma del minimo indispensabile.
In quale area potete sostituire la ricerca della perfezione con la ricerca del miglioramento?
Suddividete il cantiere in diverse fasi esecutive per renderlo operativo il prima possibile.
Questo vi aiuterà anche ad abbassare il livello di stress, perché non sentirete la pressione
delle cose da fare e vi troverete impegnati soltanto tra le lavorazioni importanti, ma non
ancora urgenti.
Dosate le vostre energie e usatele per salire, progressivamente e costantemente, lungo una
scala ideale che vi porta alla meta.
SEGRETO 4: Chiudere le parentesi aperte.
Sebbene il cervello sia uno strumento potentissimo, ha la capacità di concentrarsi solo su
poche cose alla volta.
Pensando di fare più compiti in realtà ne state facendo di meno. Le parentesi sono tutte
quelle idee, situazioni, progetti e cambiamenti che avete iniziato ma non ancora concluso e che
stanno lì, in testa, e ogni tanto ve ne accorgete e vi dite: “devo fare questo... perché non lo
faccio?”
Sappiate che in quel momento state perdendo energia, focus, capacità e produttività ed è
proprio per questo che vi sembra di andare più lentamente.
Quali sono le parentesi che potreste iniziare a chiudere prima?
Fate una lista e seguitela, chiudete prima le parentesi, tutte possibilmente, poi semmai
apritene di nuove.
Ogni volta che raggiungete una meta intermedia toglietela dalle cose da fare e sostituitela
con quella successiva, solo così terrete il ritmo delle vostre azioni e rimarrete incalzanti e
motivati.
Le cose inizieranno ad accadere con molta più frequenza, con molta più profondità, con
molti più risultati tangibili, veloci e duraturi.

Non puoi sperare di avere successo se cerchi di cambiare venti cose alla volta!
Mimi Silbert

Come rendere migliore il proprio posto di lavoro


Il posto di lavoro non è qualcosa che trovate, è qualcosa che create.
Voi create la realtà in cui vivete.
Pensateci bene, anche se lavorate per qualcun altro siete voi che create il vostro ambiente
di lavoro, sorridete, siete disponibili, collaborate, oppure non partecipate, non collaborate, vi
lamentate a muso duro.
In ogni caso siete voi gli artefici delle condizioni in cui lavorate. Anche se nel vostro posto
di lavoro occorrono decisioni che non siete autorizzati a prendere, voi potete far capire che
cosa serve per rendere più efficiente e vivibile il mondo in cui lavorate.
Rendete stabile e confortevole lo spazio che amministrate: risolvete, in esso, una cosa alla
volta, rimanete attivi, perché, se vi fermate e ascoltate il caos di oggi, vi spaventate e voi non
meritate di perdere.
Traete spunto da questi quattro concetti:
1) Lavorate facendo ciò che amate: la soddisfazione è il primo stipendio, forse l’unico. Se
non siete soddisfatti vi stressate, anche se portate a casa dei soldi. Scegliete di esprimere
anche nel lavoro ciò che amate, metteteci la vostra impronta! In tutte le cose, è importante
dimenticare la propria “mente” e diventare un tutt’uno con il lavoro che si sta svolgendo.
2) Mettete passione in ciò che fate: non c’è nulla di scontato sulla Terra e nulla è dovuto.
Abbiamo risorse, siamo ingegnosi e voi potete rendere il luogo in cui lavorate un paradiso
o un inferno, a seconda se scegliete di essere sereni, costruttivi ed etici oppure di fare
polemica cattiva e ostruzionista.
3) Rafforzate i vostri punti forti: fate meglio ciò che sapete fare bene: vi serve una
formazione continua, perché l’ambiente evolve e voi dovete stare al passo con le novità,
per poter continuare ad immettere, nel vostro posto di lavoro competenza e passione.
Diventate eccellenti nella vostra professione: se anche chiudesse l’azienda per cui
lavorate, se anche scomparisse il nostro settore, voi sapreste, sempre e comunque, che
avete delle ottime basi, avete carattere, siete addestrati, sapete eccellere e con queste
certezze potreste iniziare una nuova attività, anche in un altro settore, con ottime
prospettive di successo.

L’essenziale è fare le cose, non i risultati di esse. Non esistono attori, solo l’azione, come
non esiste un soggetto che sperimenta, ma solo l’esperienza.
Bruce Lee

4) Prendetevi delle pause: lasciate la vostra postazione almeno ogni 50 minuti per una breve
pausa in cui vi muovete, respirate, fate stretching e vi rilassate a modo vostro; il cervello è
un muscolo e va sciolto ogni tanto!

Come sviluppare la propria memoria


Cosa accadrebbe se aveste la capacità di memorizzare anche a lungo termine le informazioni
vitali (del vostro lavoro o del vostro studio) e quindi vi ritrovaste ad aumentare anche la
capacità di collegamento?
Ve lo dico io: avreste le soluzioni più rapidamente, accesso immediato ad un database di
informazioni molto ampio (provate a pensare a tutte le cose che avete appreso nel tempo),
possibilità di scelta, la capacità di gestire meglio il vostro tempo e aumentereste, di
conseguenza, la vostra produttività; la vostra ora di studio o di lavoro produrrebbe molto di
più di quanto produce ora.
Come si può fare quindi per migliorare la memoria?
Facciamo subito un esperimento pratico.
Leggete questa parola:

Cosa significa?
Non lo sapete vero? È normale, non è nel nostro linguaggio. È scritta in coreano (e significa
ti amo).
Se qualcuno non parla la nostra lingua è difficile comprenderlo vero?
Allora perché per memorizzare ci ostiniamo ad usare una lingua che non è quella del
cervello?
Ma che lingua parla il cervello?
Per il nostro cervello le parole sono qualcosa di completamente astratto.
Il cervello parla la lingua delle immagini e delle emozioni.
Provate a pensare: sareste capaci di ricordare un evento importante che vi è successo da
bambini (riportando alla mente immagini e sensazioni) ma magari non ricordate cosa vi ha
detto il vostro partner ieri mattina, vero?
Ecco un modo per migliorare la memoria (parlando la lingua del cervello):
• Scegliete una persona di cui volete ricordare il numero di telefono;
• Immaginate mentalmente il suo volto (o una sua immagine che vi risulta più familiare);
• Nella stessa immagine sovrapponete visivamente il suo numero di telefono.
Pochi secondi di focus e sapete cosa succede? Che la prossima volta il numero non dovrete
ricordarvelo, vi basterà leggerlo sull’immagine che avete appena creato.
Sì ok, oggi per i numeri di telefono ci sono rubriche, cellulari ecc. e serve a poco la
memoria. Ma quante altre cose potete fare e ricordare con questa semplice tecnica?

Consigli per massimizzare i risultati


Ci sono persone che con le stesse 24 ore, le stesse potenziali opportunità, riescono ad ottenere
risultati migliori di altri.
Ecco alcuni consigli che vi aiuteranno a massimizzare i vostri.
CONSIGLIO 1: 15 minuti.
Nel nostro mestiere sono molte le attività che si possono fare in 15 minuti ma, visto che si
rimandano, continuano a girare nella nostra testa (come per le parentesi aperte). Create subito
un elenco con tutte le cose/attività che potete sbrigare in 15 minuti. Metterle per iscritto
libererà la vostra testa e quando avrete i famosi “15 minuti” saprete già che cosa fare, perché,
ricordate che lasciare delle parentesi aperte in testa vi porterà via, anche inconsapevolmente,
molte energie.
CONSIGLIO 2: O fare o non fare.
Isolarsi, niente telefono, no e-mail, no distrazioni. Se iniziate una cosa la portate a termine.
Le vie di mezzo non funzionano.
CONSIGLIO 3: Procedete organizzati.
Per avere la spinta bisogna sapere cosa succederà, cosa ci aspetta, altrimenti rischiate di
restare bloccati, quindi usate un piano scritto, così si fa quando si progetta una grande opera: è
bene programmare le lavorazioni del cantiere anche annualmente ma dedicatevi soprattutto a
quelle più imminenti.
Fate piani a tre mesi massimo e cercate di farlo il più dettagliatamente possibile. Chi è
efficiente usa questo metodo: la sera programma il giorno dopo, sulla base del piano generale
che aveva predisposto.
CONSIGLIO 4: Fate le cose subito!
Un buon modo per avere più tempo, è fare più cose... sì sembra una contraddizione, eppure,
se dovete fare tre commissioni e ve ne assegnate quattro, con un aumento del 25% dei vostri
impegni, vi date una mossa, vi organizzate meglio e rendete di più.
CONSIGLIO 5: Smettetela di sentirvi sotto pressione!
Lo stress indica almeno due cose:
1) Non siete ancora abbastanza bravi, dovete continuare ad imparare, quindi, dovete
ottimizzare il vostro modo di agire: si tratta di prendere confidenza e controllo con le
vostre mansioni, in modo che non siano un peso;
2) State facendo qualcosa che non corrisponde alla vostra autentica vocazione.
In entrambi i casi il fatto di sentirvi sotto pressione dipende solo ed esclusivamente da voi:
non è una questione di mancanza di tempo ma di come investite il tempo che avete!
CONSIGLIO 6: Stabilite i tempi per l’esecuzione.
Come è importante stabilire cosa fate, per mezzo di obiettivi e sottoobiettivi, allo stesso
modo è importante stabilire quando lo farete, altrimenti rimanderete l’esecuzione a tempo
indeterminato e vi ritroverete bloccati nel caos.
Tenete in considerazione il tempo che occorre per realizzare il vostro obiettivo, non fate
affidamento solo ed esclusivamente sullo slancio iniziale.
Mantenete la parola data, questo è importantissimo, non prendete un impegno se non siete
sicuri di poterlo portare a termine e fate di tutto per terminare quanto vi siete promessi.
CONSIGLIO 7: Cercate di rimanere il più possibile nel quadrante Q1.
Il Q1, come si evince dallo schema sottostante, è dove passate del tempo di qualità.
Anticipate quindi gli impegni importanti prima che diventino urgenti; è inutile che vi dica che
le cose non importanti devono avere poco spazio nella vostra giornata... non avete tempo!
Quadranti tempo/benessere

Sapere non basta: dobbiamo applicare ciò che sappiamo. Volere non basta: dobbiamo
Agire!
Bruce Lee

“Non ho tempo” è solo una scusa


Siete anche voi di quelli che pensano spesso di non avere abbastanza tempo, lo pensavo
anch’io, non vi preoccupate, però ho anche capito questo: cercate almeno di usare quel poco
tempo a disposizione nel modo appropriato, perché se lo si usa addirittura male ecco che
allora hanno origine gli insuccessi.
Per prima cosa dovete iniziare a pensare che ciò che fate lo fate per voi, per la vostra
crescita professionale e non per uno stipendio a fine mese o per avere l’approvazione da parte
di qualcuno.
Abbiamo la stressante sensazione che il tempo non ci basti mai perché mentre facciamo una
cosa pensiamo ad altro, e non raccontatevi il contrario!
Per questo dico, iniziate a pensare che lo fate per voi stessi, così anche le cose più noiose
rientreranno nella realizzazione globale del vostro progetto. Rimanete concentrati su quello
che fate, riconoscete il senso delle vostre azioni, scoprite che è utile e già così vivrete meglio
la giornata.
Arrivate in anticipo a lavoro: vi conviene farlo (anche se rubate tempo al sonno), perché
quando siete in anticipo iniziate la giornata con calma, evitando di correre dietro agli impegni
che vi aspettano. Vi dà un vantaggio che rilassa e ha più valore la calma che mezz’ora di
sonno.
Restate nel qui e ora!
La differenza fra successo e insuccesso è spesso data da piccoli dettagli.
Ecco tre passi che avranno come risultato la realizzazione di più tempo e soprattutto lo
renderanno più produttivo.
(Per ora fatelo così come ve l’ho descritto, poi vedrete che dopo un po’ di tempo vi verrà
tutto più naturale).
PASSO 1: PIANO (5 minuti)
Prima di iniziare la vostra giornata, sedetevi con un pezzo di carta e scrivete le attività che
renderanno la vostra giornata produttiva, (potete iniziare ad immaginarlo già appena svegli),
identificate e scrivete le priorità, pensate la vostra giornata migliore e ricordate di metterci
l’aspetto emotivo per comunicare col cervello!
PASSO 2: REFOCUS (1 minuto ogni ora)
Impostate un allarme sul vostro orologio, quando suona, chiedetevi: nell’ultima ora ho
speso i miei minuti in modo produttivo?
PASSO 3: RECENSIONE (5 minuti)
Alla fine della giornata, rivedete ciò che ha funzionato, dove avete avuto più attenzione e
dove siete stati distratti. “Avete realizzato ciò che volevate ottenere?”, “Se no, cosa potete
fare meglio domani?”.
Prenditi cura del tempo… riconosci l’utilità dei tuoi pensieri e delle tue azioni e agisci di
conseguenza.

La capacità di risolvere piccoli e grandi problemi


Fatti venire una bella idea!
Molte volte capita di ritrovarci davanti ad un problema da risolvere, ma non sappiamo
proprio che cosa fare.
Magari dobbiamo solo fare qualcosa di nuovo, cambiare modo di agire. Il problema infatti
è che continuiamo a pensare con la testa. Non che pensare con la nostra testa non sia giusto, il
problema è che le idee, quelle vere, escono dal normale circolo della razionalità. Si possono
avere idee anche solo con la razionalità, però, spesso, questo richiede tempo, sforzo e,
soprattutto, ne emergono idee confinate al nostro modo di pensare (non qualcosa di totalmente
nuovo).

Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.


Albert Einstein

Ecco un gioco in tre punti per farvi venire una bella idea (di quelle vere!)
Se dovete uscire dal circolo della razionalità per ideare qualcosa di totalmente nuovo
dovete anche essere pronti a giocare, siete d’accordo?
PUNTO 1: Scrivete un problema da risolvere.
Ad esempio: affrontare una riunione, trovare una soluzione ad un errore di lavorazione,
risolvere un problema in azienda, creare un nuovo metodo per ottimizzare i tempi ecc.
PUNTO 2: Analizzate l’approccio e le strategie fino ad ora usate.
Chiedetevi cosa potete fare di diverso? Iniziate ad impersonare nuovi personaggi (i primi
che vi vengono in mente) e fatevi la domanda: come risolverebbe XXX questo problema? Che
idea verrebbe a XXX? (Scrivetevi più personaggi possibili: ad esempio colleghi più esperti,
magari anche molto diversi fra loro, anzi, se sono molto diversi è meglio).
PUNTO 3: Scrivete tutto quello che vi viene in mente.
Lasciate correre la penna sul foglio e scrivete tutto quello che vi viene in mente. Scrivete
senza giudizio (anche le cose che vi sembrano più strane).
Mettete subito in pratica le nuove idee e soprattutto... divertitevi!

Solo chi fa impara, l’esperienza è la maestra più cattiva: prima ti dà la lezione e poi te la
spiega.
Oscar Wilde

Questo gioco serve a stimolare la fantasia. È uno dei metodi più rapidi per cambiare punto
di vista e trovare subito nuove idee.
Prendete ad esempio l’immagine utilizzata in psicologia della percezione che, da come la
guardate, può sembrare una donna o un suonatore di sax. Se continuate a guardare con la vostra
testa continuerete a vedere sempre o l’uno o l’altro.
Usate il gioco (e la testa degli altri) per farvi venire nuove idee, questo significa assumere
nuovi punti di vista.
Siate abili nel creare soluzioni che vi servono!
Publio Scipione aveva un grande problema da risolvere.
Sarà capitato anche a voi di dover risolvere un problema, vero?
Allora ecco, seguitemi, provate ad immedesimarvi per un minuto in Publio Scipione perché
questa storia può darvi delle dritte importanti per risolvere i vostri problemi.
Siamo intorno al 200 a.C. e Scipione doveva fermare Annibale che, marciando dalla
Spagna attraverso i Pirenei, era poi sceso in Italia superando le Alpi e, una volta arrivato,
aveva già sconfitto le legioni romane in quattro battaglie principali.
La sua arma segreta? Oltre all’acutezza militare aveva con sé degli elefanti che, come
potete immaginare, rappresentavano un problema grande, molto grande. Nessuno e con nessun
mezzo era mai riuscito a resistere alla loro forza.
Davanti ad un esercito così forte e affamato, davanti ad un branco di elefanti, voi cosa
avreste fatto?
Scipione poteva continuare a cercare nuove armi per sconfiggere Annibale e i suoi elefanti
(come avevano fatto già in tanti, compreso suo padre, perdendo) oppure cercare di
immaginare nuove soluzioni.
Ecco, dunque, che ebbe due intuizioni.
Invece di difendersi decise di attaccare Cartagine: conquistò così il primo vantaggio
competitivo. Annibale fu costretto in fretta e furia a tornare indietro per difendere la sua città.
E per quanto riguarda gli elefanti? Nessun’arma. Scipione notò che gli elefanti venivano
aizzati contro le truppe e nascevano feroci battaglie. Sapete cosa fece? Istruì le sue truppe ad
aprire dei varchi. Così, quando gli elefanti puntarono, le truppe si aprirono, gli elefanti
continuarono a correre nel vuoto e, semplicemente, si dispersero.
Diciamocelo, i problemi non piacciono a nessuno e nessuno ha la bacchetta magica per
risolverli all’istante. Si possono però fare due cose per trovare la soluzione:
1) Lavorare affinché sorgano il meno possibile;
2) Adottare nuove strategie per trovare nuove soluzioni (come Scipione per l’appunto).
Di quale intuizione, capace di sbloccare una situazione e aprire nuovi sentieri, avreste
bisogno oggi? È questo quello che dovete chiedervi.
Un concetto fondamentale: quali sono le decisioni più importanti?
Sono le piccole decisioni, quelle che prendiamo ogni giorno, le più importanti. È il non
prendere piccole decisioni che le fa accumulare e diventare grandi (allora sì, difficili da
prendere).
Prendere e portare a termine ogni piccola decisione innesca una serie di dinamiche che
spingono verso il successo.
Esercizio: in che modo potete avvicinarvi al vostro obiettivo?
1) Pensate al vostro obiettivo;
2) Quale piccola decisione potete prendere oggi?
Potrebbe essere fare una telefonata, una ricerca su internet. Qualsiasi “piccola” cosa.

Allenati a prendere piccole decisioni. Sono loro che plasmano il nostro destino.
Anthony Robbins
1.04: LA CAPACITÀ DI RISOLVERE I PROBLEMI

Gli ostacoli da superare


Molte volte ci si ritrova in situazioni che richiedono (o richiederebbero) una decisione.
Ma quella decisione tarda ad arrivare e lo fa sostanzialmente per quattro motivi diversi:
- Ostacolo cognitivo: capita quando non tutti gli elementi, che hanno un ruolo nella
situazione creata, si rendono conto che essa è da risolvere subito e lo fanno perché non la
considerano così “grave” e continuano a vivacchiare.
- Ostacolo “politico”: viene così chiamato ed è l’ostacolo che può metterci di fronte chi ha
interesse a non farci uscire da quella situazione (qualcuno che vuole scavalcarci
professionalmente? Invidioso? Un parente?).
- Ostacolo motivazionale: esso compare perché può venire a mancare la forza e la fiducia
in se stessi o in altri elementi del sistema/situazione da risolvere. La decisione è
importante, ma si continua a rimandare per mancanza di coraggio.
- Ostacolo legato alle risorse: quando si intuisce il problema e la sua soluzione, ma non si
hanno le risorse economiche necessarie a metterla in atto.

Il duro lavoro paga in futuro. La pigrizia paga subito.


Steven Wright

La vita è fatta di priorità, si dice. Stabilendo le priorità e lavorando in base ad esse spesso
l’intero castello crolla dopo qualche colpo.
La vita è una domanda, le scelte sono la risposta.

Dagli ostacoli alle soluzioni


1) Smettetela di lamentarvi (quel piagnisteo tipico italiano!). Accettate che la vostra
capacità di ottenere risultati è uguale alla vostra capacità di risolvere problemi.
2) Analizzate attentamente il problema. Questo bisogna comunque farlo. Se Scipione non
lo avesse fatto non avrebbe potuto pensare di attaccare invece di difendersi.
Ma non fermatevi qui, infatti, questo primo passo, comunque importante, ha un bug: ferma
le soluzioni alla vostra capacità di ragionamento (che spesso si trova sullo stesso livello del
problema).
Iniziate a chiedervi: mi preoccupo per un fatto reale o ho solo paura di qualcosa che potrà
accadere?
Dovete partire da qui per mettere chiarezza: i fatti reali sono qualcosa di misurabile che
hanno una collocazione nello spazio e nel tempo e che tutti possono percepire. Una paura
invece è un qualcosa che soltanto voi percepite come grave, ma si tratta di un’opinione,
magari altri la pensano come voi, ma non è per questa vostra opinione collettiva che un fatto è
reale; tipica è la preoccupazione su ciò che potrebbe accadere in futuro.
Le paure mandano un messaggio importante che fa aumentare il livello di attenzione. Le
paure sono un segnale, non tutte le paure sono negative.
Le paure danno l’allerta.
Le paure sono mancanza di chiarezza.
La paura più grande è la paura dell’ignoto (cioè di qualcosa che non conosciamo o non
conosciamo abbastanza bene).
Le paure sono mancanza di strategia.

Non fare è la paura di sbagliare, l’azione genera il successo!


Italo Pentimalli

Come affrontare le paure


Il primo passo è dunque la chiarezza della paura stessa.
1) Identificate la paura: di una situazione? Di una possibile conseguenza? Cosa potrebbe
accadere se?
2) Sviluppate una strategia: per ogni possibile conseguenza. Se avete una strategia sapete
che strada percorrere. Se sapete la strada da percorrere non siete nell’ignoto, se non siete
nel campo dell’ignoto svanisce la paura.

Se rapini una banca fai 20 anni. Se sei imprigionato nelle tue paure fai la vita.
Richard Bandler

Se vi accorgete invece che vi state preoccupando per qualcosa di reale allora domandatevi:
che cosa posso fare io per attivare una soluzione?
Questa domanda è fondamentale perché vi mette subito al centro dell’attenzione: un esperto
può assistervi, un maestro può indicarvi la via, ma poi tocca a voi studiare a fondo gli
insegnamenti ricevuti e applicarli nel lavoro.
La soluzione, quella vera, parte da voi, ecco perché è indispensabile che vi mettiate subito
al centro dell’azione e questa domanda vi aiuta ad esserci, proprio lì, al centro
dell’attenzione, dove succedono le cose e dove si creano le soluzioni.
3) Entrate in uno stato emozionale produttivo: vi è mai capitato di sentirvi in un momento
particolarmente positivo nel quale avreste potuto provare e riuscire a fare qualsiasi cosa?
Sono quei momenti in cui sembra che tutto fluisca, che tutto vada per il verso giusto, perché
siete ispirati e avete fiducia in voi stessi!
Quello è lo stato giusto per prendere delle decisioni, invece, noi continuiamo a lottare,
scendendo in trincea tutti i giorni e poi magari ci chiediamo pure: ma chissà perché continua
ad andare così? È semplice: perché le scelte fatte partendo da uno stato non produttivo
tenderanno a continuare ad andare in quella direzione.
Ci sono sicuramente dieci cose nella vostra vita per le quali potete stare tranquilli, che vi
fanno sentire bene.
Scrivetele subito. Prendete quello stato (fate focus su queste dieci cose per alcuni giorni) e
fatelo diventare vostro.
Partite da lì per le vostre decisioni professionali, di business. Partite da quello stato
produttivo. Il risultato è immediato.
Il punto di partenza è lo stato emotivo a partire dal quale si prendono decisioni; esso è
fondamentale.
E quando le cose interagiscono nel modo giusto...

... allora sì potrai non più chiedere, né pretendere, né lottare. Ma semplicemente andare a
prendere.
Italo Pentimalli

Lasciate scorrere le idee, uscite per una passeggiata, fate passare un paio di notti e,
soprattutto, eliminate il giudizio, mettendo in cima le soluzioni che vi collocano al centro
dell’azione, perché si tratta di soluzioni che create voi, che controllate voi che realizzate…
Voi.
Quanto più una soluzione è sotto il vostro diretto controllo, nella vostra piena autonomia,
tanto più essa deve stare in alto nell’elenco.
Non accontentatevi di aver scritto una bella paginetta e di aspettare che succeda qualcosa,
dovete ottenere risultati validi, siate pratici e agite! La vita è pratica e richiede soluzioni. A
seconda del problema e della strategia che mettete in opera, ci vorrà più o meno tempo per
attivare la soluzione e ottenere dei risultati reali e misurabili: voi perseverate, seguite il
vostro piano scritto e arrivate sino al risultato.

Siate sognatori pratici sostenuti dall’azione.


Bruce Lee

Nella vita come nel cantiere, esiste un solo modo per risolvere i problemi: diventare più
grandi di loro, perseverando con elasticità.
Iniziamo a considerare gli errori come preziosi insegnamenti su come non si risolve un
problema.
Una volta capito qual è il modo per non procedere, basta ampliare la propria conoscenza e
aumentare la fiducia nella propria creatività per trovare modi diversi di affrontare la
situazione. Così facendo vincete comunque, perché anche se dovete ricominciare daccapo,
ogni volta che ci riprovate sarete delle persone migliori e più sagge e il tempo vi darà
ragione.
1.05: LA GESTIONE DEI RAPPORTI DI LAVORO

Gestione dei rapporti con i subappaltatori


A mio avviso, nelle relazioni con i subappaltatori è importante appianare qualsiasi
controversia e stroncarla sul nascere onde evitare ripensamenti o focolai nascosti e affinché
tutto venga svolto in maniera chiara e indiscutibile.
È consigliabile anche dare in subappalto alle squadre un intero pacchetto costituente
una lavorazione, questo perché, nel momento in cui dovesse sorgere un problema legato ad
essa, potrete rifarvi su quella ditta e ordinare il ripristino della lavorazione stessa senza
accollare il problema a qualcun altro.
Per fare un esempio, quando si eseguono i massetti e il pacchetto è costituito dallo stesso
massetto, dall’alleggerito e dal tappetino acustico, è bene che il tutto venga fornito e posato da
una stessa ditta perché, nel momento in cui si verificano dei problemi di cedimento del
massetto o addirittura il pacchetto non supera la verifica alla prova acustica di calpestio, voi
vi potrete permettere di richiamare quella determinata squadra e ordinare il ripristino della
lavorazione senza che la stessa possa dire che il problema è dovuto al materiale scadente o a
chi ha posato l’alleggerito, essendo stati loro gli unici esecutori dell’intero pacchetto. Questo
discorso può essere fatto anche per altre lavorazioni che in seguito vi elencherò.

Come superare le divergenze


Quante volte vi siete ritrovati davanti ad un vostro collaboratore voi con le vostre idee, lui
con le sue?
Siete lì che discutete sui possibili vantaggi, svantaggi e ognuno porta avanti le proprie idee
cercando di tirare l’acqua al proprio mulino e di ottenere il massimo beneficio. Chi avrà
ragione? C’è un unico problema: ognuno di voi, in base alle proprie idee e al proprio punto di
vista, ha perfettamente ragione ed è lì che sorge la lotta.
In questo tipo di comunicazioni la cosa che più fa arrabbiare è la sensazione di non essere
capiti.
Non vi è mai capitato di stare lì a spiegare un concetto e pensare: perché non capisce?
Essere capiti appaga gli uomini soddisfacendo quel bisogno collocato nei gradini più alti
della piramide di Maslow: il riconoscimento sociale delle proprie abilità e competenze.
C’è una parolina che cambia tutto: TU.
Sapete cosa interessa al vostro interlocutore di voi? Diciamo... poco. Anche lui è nella
trattativa e, ovviamente, gli interessa soltanto di se stesso.
Provate a fargli queste domande: quali sono le tue esigenze? Qual è il tuo punto di vista? Io
ti ascolto, le comprendo, le capisco.
In questo modo il vostro interlocutore si sentirà più compreso, verrà fuori dalla trincea.
Solo dopo aver compreso le sue esigenze potete passare alle vostre, per trovare un punto
d’incontro comune.
Riconoscete gli altri e loro riconosceranno voi.
Se vuoi essere ascoltato prima di tutto ascolta. Se vuoi vincere prima di tutto fai vincere.
Sviluppare l’ascolto attivo
Immaginate marito e moglie a letto, la sera, prima di dormire, lei, con occhi tristi dice: “Io
parlo, ma tu non mi ascolti” e lui, senza neanche guardarla dice: “… anche a te, Pucci, e sogni
d’oro”.
Questa scena si ripete spesso davanti a molte situazioni in molti campi della vita e guarda
caso anche nel cantiere.
Siamo davanti ad una persona con il nostro pensiero, lui parla ma noi pensiamo ad altro e
quando finisce attacchiamo.
Sia che si tratti di una contrattazione o di un qualsiasi altro tipo di comunicazione, state
tranquilli che la persona che avete di fronte se ne accorge.
PRIMO: Non riceve come risposta ciò che vuole veramente.
SECONDO: Non si sente ascoltato (che nella sua testa significa accettato).
Ti ascolto VERAMENTE significa CI TENGO A TE.
L’ascolto attivo è la caratteristica principale di ogni leader.
Ecco due modi per dimostrare ascolto attivo (partite da qui):
1) Presenza fisica: usate il vostro corpo per dimostrare interesse, (rivolgetevi verso chi vi
parla, non dategli solo una parte di voi, ma stategli di fronte);
2) Presenza mentale: significa prestare attenzione a ciò che vi dice il vostro interlocutore.
La presenza mentale si percepisce con il contatto visivo, non esagerate però, potreste
metterlo in imbarazzo.

... la gente ha bisogno di essere ascoltata, quando dopo una chiacchierata di un’ora,
dove io parlo 5 minuti, il mio interlocutore dice che è stata una chiacchierata veramente
entusiasmante… capisci il perché.
Dale Carnegie

Solo quando capisci le persone puoi realizzare i tuoi sogni, perché non esiste un vero
sogno che non coinvolga gli altri.
Viviana Taccione - Leonardo Di Paola

Soddisfare il bisogno di auto-realizzazione


Le persone non vogliono lavorare, vogliono far parte di un progetto, vogliono sentirsi parte
integrante. Questo vale dai più alti vertici fino all’ultimo ingranaggio del cantiere.
Il bisogno di auto-realizzazione rappresenta il livello più alto di bisogno della piramide di
Maslow.
Provate a pensarci, non mettereste più volontà, impegno, intuizione, partecipazione se vi
sentiste parte attiva di un progetto?
Domandatevi: I vostri collaboratori si sentono realizzati? Svolgono solo delle mansioni o
si sentono parte integrante del sistema?
Come potreste farli sentire parte integrante ed essenziale del progetto finale?
Per capire meglio questo concetto vi consiglio di guardare il video tratto dal film Ogni
maledetta domenica disponibile al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/watch?
v=X3kSC9aIefU.

Da soli si vincono le partite, è con una squadra che si vincono i campionati.


Michael Jordan

Come influenzare eticamente gli altri


Le parole non bastano, devono puntare ad un’area particolare: si chiama persuasione emotiva
e va usata nella giusta maniera, in maniera etica. Ricordate cosa abbiamo detto sulla memoria?
Spesso questi meccanismi vengono usati, anche inconsciamente dai grandi leader e dalle
pubblicità. Provate a guardare con occhi diversi il video della Apple disponibile a questo
indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=jZGzXEExZcc.
Apple non ha elencato le caratteristiche dei suoi prodotti, non ha detto quanto costano: ha
fatto molto di più, ha puntato alla persuasione emotiva.
Riuscite a notare la differenza, vero?
Come potete puntare (in modo etico) all’aspetto emotivo?
Quando trattate con qualcuno che fate?

La tecnica dei piccoli passi


Negli anni ’50, ci fu la guerra di Corea durante la quale un numero spropositato di soldati
americani tradì i loro compagni.
Questo perché fu messa in atto una strategia psicologica precisa atta a giustificare questi
tradimenti, niente torture ma leve psicologiche.
Semplificando la tecnica, possiamo dire che si utilizzava il principio dell’accettazione di
piccoli dati di fatto per creare nuove immagini mentali.
Attraverso normali colloqui venivano presentate prove che l’America non fosse perfetta.
Poi veniva messa in correlazione l’America con i paesi comunisti su piccoli particolari sui
quali quest’ultimi risultavano essere migliori.
L’idea, nata dai dettagli, veniva progressivamente allargata per diventare una credenza
generalizzata.
I soldati americani accettavano dunque, a piccoli passi, nuove verità che in breve tempo
venivano naturalmente generalizzate diventando le loro credenze. Il risultato di questa sorta
d’indottrinamento fu che i soldati americani, convinti della supremazia morale dei paesi
comunisti rispetto agli Stati Uniti, cedevano più facilmente al tradimento.
Iniziate a fare delle prove tenendo in considerazione questi due principi:
1) Fatevi fare piccole concessioni dal vostro interlocutore (presentategli piccole idee che
per forza di cose deve psicologicamente accettare);
2) Giocate nel medio termine: c’è un equilibrio in tutto, in questo caso non è dato da due
domande fredde ma da una conversazione serena ed equilibrata, date tempo al tempo.

Usare le parole giuste


Ogni volta che parlate state usando un bisturi che agisce sulla mente di chi avete davanti, ma il
problema è che il suo cervello ne dà un’interpretazione che non sempre coincide con quello
che volevate dire.
Ecco come funzionano le parole nella mente:
1) Le parole vengono interpretate dal cervello che le riceve;
2) Le parole creano immagini mentali;
3) Le immagini mentali creano sensazioni/predisposizioni.
Alcune parole sono più persuasive di altre perché creano le giuste immagini mentali (che
danno vita ad una serie di meccanismi).
Anche se avviene questo tipo di trasformazione a livello cerebrale in chi riceve le parole,
ce ne sono alcune che, statisticamente, sono più convincenti di altre.
Ecco qui sotto le cinque parole statisticamente più convincenti: allo stesso tempo, vi invito
a scrivere una lista delle vostre cinque parole più convincenti (che inizierete ad usare durante
le comunicazioni, nelle relazioni, nel lavoro ecc.):
• Tu o voi
• Perché
• Gratis
• Istantaneamente
• Nuovo
Ora scrivete voi una lista: le cinque parole più convincenti che potete usare durante le
vostre comunicazioni in cantiere.
Poi iniziate ad usarle e notate la differenza.
P.S.: voi lo sapete che questo articolo è importantissimo vero? Perché vi porta
istantaneamente ad un nuovo livello di comunicazione e risultato (ed è pure gratis!).
... Vi ho convinto?! ;-)

Allegati
CRONOPROGRAMMA
GIORNALE DI CANTIERE
MATERIALE A PIÈ DI CANTIERE
PESO RETE ELETTROSALDATA
PESO FERRO
SCHEDA TECNICA APPARTAMENTI
SCHEDA ULTIMAZIONE APPARTAMENTI
PCQ ALLESTIMENTO DI CANTIERE

Tutti gli allegati sono disponibili a chiunque mi scriva all’indirizzo email


geometradicantiere@gmail.com o consultando la pagina www.hoeplieditore.it/7280-4.
CAPITOLO 2
CONSIGLI PRATICI PER OGNI LAVORAZIONE

2.01: GLI SCAVI


2.02: LA CARPENTERIA
2.03: LE MURATURE
2.04: I MASSETTI E I SOTTOFONDI
2.05: IMPERMEABILIZZAZIONI E LATTONERIE
2.06: IMPIANTO IDRICO-SANITARIO ED ELETTRICO
2.01: GLI SCAVI

Il tracciamento e il rilievo
Per prima cosa bisogna dire che nell’organizzazione dei lavori andrebbe tenuto in
considerazione che lo sbancamento deve iniziare nei periodi estivi, sperando in condizioni
meteorologiche favorevoli che non rallentino o sospendano l’esecuzione dei lavori.
Le informazioni necessarie per eseguire lo scavo sono in special modo le quote: quella del
terreno attuale, quella di sbancamento e la quota di riferimento.
Tutte queste quote dovranno essere fornite ed evidenziate sul posto dal progettista e
risulteranno logicamente indispensabili anche in fase di contabilizzazione quando dovrete
calcolare il volume scavato.
Molti subappaltatori quando fanno dei piccoli scavi si regolano con i camion che portano
via, ma questo è sbagliato! Voi fate i vostri conti perché la terra scavata e ributtata sul camion
inevitabilmente subisce un aumento di volume e poi chi vi assicura che il camion venga
caricato sempre pieno? Per capirlo dovreste rimanere sempre lì a verificare come lo
caricano? Assolutamente no!
Una volta trovate tutte le quote, dovete armarvi della vostra stazione totale (o affidarvi ad
un topografo) e posizionare nel terreno i picchetti che delimiteranno lo scavo superiore. Per
unire i diversi picchetti utilizzerete dello spago al di sotto del quale butterete a mano un po’ di
calce che si distinguerà perfettamente dal terreno grazie al suo colore chiaro e che è anche
abbastanza economica, quindi, ideale per essere “sprecata”.
Attenzione: quando si traccia lo scavo superiore bisogna tener conto della pendenza della
scarpata. Una scarpata ideale che non sia troppo ripida va eseguita con il rapporto 2/3 cioè se
scavate 1 m di profondità la scarpata si allarga di 1,5 m. Nel calcolare la scarpata bisogna
fare in modo che quella inferiore lasci dello spazio all’operatore nel caso ci fosse bisogno di
eseguire eventuali casserature o puntellamenti di pareti controterra. Per far lavorare bene e in
sicurezza un operatore dovrete lasciare almeno 1 m tra la scarpata inferiore e l’inizio della
fondazione.
Tracciamento scavi

Importante: quando si dà la quota di fondo scavo bisogna tener presente, in special modo su
terreni soffici, che con il peso del magrone e con il passaggio dei mezzi si verifica
l’abbassamento del piano, comportando, quindi, un inutile spreco di magrone che diventa
difficile farsi pagare dalla committenza perché esso sarà causato solamente da una nostra
mancanza; quindi attenzione a far scavare almeno 5 cm in meno rispetto alla quota di progetto.
Fate attenzione anche, nei limiti del possibile, a far scavare con una leggera pendenza in
maniera tale che, se venisse a piovere nel periodo in cui si sta legando il ferro della
fondazione, l’acqua possa andare via da sola fuori dalla platea senza ristagnare a mo’ di
laghetto proprio dove si deve lavorare. Pensare a questi accorgimenti vi permetterà di
lavorare in sicurezza e in modo ottimale.
In prossimità delle rampe di accesso alla fondazione e comunque intorno a tutto lo scavo, è
bene prevedere un cordolo di terra che abbia la funzione di argine (sempre nel caso in cui
venisse un acquazzone). So benissimo che ciò rappresenta una spesa perché lo scavatore
impiega del tempo ad eseguire questo lavoretto ma vi assicuro, perché ci sono passato, che
pulire l’armatura della fondazione dalla terra franata lungo la scarpata è dieci volte più
costoso.
È meglio prevedere il possibile danno con una piccola spesa aggiuntiva, piuttosto che
risparmiare soldi per poi spenderne di più per sistemare il danno ormai accaduto, oltretutto,
perdendo tempo e senza assicurare al 100% la riuscita dei lavori a regola d’arte.
Sempre per preservare la scarpata da frane, potrete posare del telo in nylon lungo tutta la
scarpata; questa potrebbe risultare una buona soluzione in tutte quelle scarpate che per vari
motivi non possono essere realizzate con la dovuta pendenza, quindi più soggette a frane. Il
terreno in quel caso, quando arriverà la pioggia, rimarrà coperto e quindi più al sicuro.
Ricordate sempre che a fine giornata lo scavo deve essere recintato o almeno si devono
posizionare dei cartelli che indichino il pericolo causa scavi.

Il wellpoint: piccoli accorgimenti


Nei terreni in cui, poco al di sotto del piano campagna, trovate una falda d’acqua, nel caso in
cui dovete scavare per ricavare un piano interrato, potreste essere costretti a chiamare una
ditta che realizzi un impianto wellpoint.
L’impianto wellpoint può essere realizzato sia con degli aghi posti intorno all’area da
scavare per abbassare la falda (come nella foto qui in basso), sia realizzando un vero e
proprio impianto di prosciugamento al di sotto dell’area da scavare.
Nel secondo caso con l’aiuto di una speciale macchina poserete, circa ad 1 m più in basso
dello scavo futuro, una tubazione corrugata e microforata, rivestita con del tessuto-non tessuto
e attaccata alle estremità ad una o più pompe che faranno in modo da aspirare tutta l’acqua
della falda, filtrarla attraverso un tessuto-non tessuto per poi pomparla via dal cantiere.
Il video di questa macchina sarà visionabile scrivendomi all’indirizzo email
geometradicantiere@gmail.com o visitando la pagina www.hoeplieditore.it/7280-4.
Impianto wellpoint su fossa ascensore

Si noterà come tale macchina possiede delle piccole pale che, attraverso un rullo, scavano
nel terreno un tracciato alla profondità desiderata e, mentre le pale lavorano, la macchina
posiziona la tubazione alla base dello scavo stesso realizzando quindi una canalizzazione
forzata sotto terra.
Un consiglio: nell’eseguire tale lavoro fate attenzione a non passare sotto eventuali scavi di
ascensori o fosse di pompaggio o, ancora meglio, fate in modo che in quelle zone passi la
tubazione ma attenzione alle quote. Tenetevi più bassi altrimenti rischierete che nel momento
in cui scaverete la fossa dell’ascensore taglierete la tubazione interrompendo così l’azione
delle pompe che si ritroveranno ad aspirare aria anziché acqua.

Tempistiche di scavo
I tempi di scavo dipendono molto dall’operatore, ma in un lavoro continuativo di profondità
dai 3 ai 4 m, si possono scavare fino a circa 800,00 m3 ma ci vogliono diversi autocarri e che
lo scavatore (300 q) non stia mai fermo.

Allegati
PCQ SCAVI E RINTERRI

Tutti gli allegati sono disponibili a chiunque mi scriva all’indirizzo email


geometradicantiere@gmail.com o consultando la pagina www.hoeplieditore.it/7280-4.
2.02: LA CARPENTERIA

Guida alle tecniche di tracciamento più comuni


Ogni squadra subappaltatrice dovrebbe avere un proprio geometra, o almeno il caposquadra,
che sappia leggere un disegno e lo sappia tracciare adeguatamente sul posto. Che cos’è il
tracciamento? Consiste nel riportare sul posto punti e quote stabilite dal progetto. Per quanto
riguarda la stazione totale potrete trovare tutte le informazioni all’indirizzo:
it.wikipedia.org/wiki/Teodolite.
Per tracciare uso molto la stazione totale; quando il cantiere parte, solitamente, si devono
ricevere dei file in dwg nei quali siano posizionate delle stazioni o punti fissi riscontrabili
anche sul posto, in modo tale da agganciarsi ad essi e riportare qualsiasi punto si voglia.
Molto utile, se non indispensabile, è avere segnati sia sul disegno sia sul sito i punti dei
confini, gli spigoli di case adiacenti al cantiere, le strade, i tralicci dell’Enel; insomma tutto
quello che può essere riscontrabile sul posto e che difficilmente può essere asportabile.
1) Lavoro sul posto
Il primo passo è quello di prendere la vostra stazione totale e creare una stazione: nel
crearla fate in modo che il punto possa rimanere sul posto il più possibile, meglio che rimanga
fino a fine cantiere, perciò non mettetevi dove un mese dopo verrà fatto lo sbancamento. Da
questa stazione iniziate a prendere distanze orizzontali e angoli dei punti fissi come confini,
case, tralicci ecc. Chiunque non si sentisse in grado di registrare i suddetti interventi
direttamente nella stazione e volesse ricevere un apposito file di registrazione, denominato
“Scheda generale picchiettamento”, può scrivermi all’indirizzo email
geometradicantiere@gmail.com o consultare la pagina www.hoeplieditore.it/7280-4.
2) Lavoro in ufficio
Il secondo passo è quello di aprire AutoCAD e impostarlo in questo modo:
Rilievo riportato su AutoCad

Formato – unità di misura – angolo (centesimale) precisione (0,0000°) e spuntare “in senso
orario” perché la stazione totale è destrorsa.
A questo punto, con le impostazioni giuste, iniziate a disegnare il rilievo fatto sul posto: per
ogni punto preso disegnate una linea dritta con angolo pari a 0°, della lunghezza pari alla
distanza orizzontale presa da rilievo.
Col comando “ruota” fate ruotare la linea con angolazione pari a quella presa da rilievo;
praticamente il primo punto della linea, il perno intorno a cui ruota la linea, sarà la stazione e
l’altra estremità vi indicherà il punto battuto.
Dopo aver inserito tutti i punti vi ritroverete una situazione come illustrata nella figura.
Come terzo passo dovete iniziare ad unire i punti che desiderate per disegnare i confini o le
abitazioni prese sul posto e sovrapporre il vostro rilievo con il disegno che vi è stato dato
all’inizio.
Noterete che il più delle volte i due disegni non coincideranno, se la differenza è minima
cercate di mediare il più possibile, altrimenti se le differenze sono enormi meglio avvertire il
direttore dei lavori e metterlo a conoscenza del problema.
Il lavoro fino ad ora descritto vi è servito per verificare l’esattezza del progetto e metterlo
in relazione con ciò che avete in cantiere; ora potete tracciare sul posto qualsiasi punto che
avete da progetto: spigoli di fondazione, pilastri, muri in cemento armato, solai, fognature, fili
fissi ecc.
Riaprite il vostro disegno verificato sul posto, dove avete aggiunto la vostra stazione, che
potete ritrovare lì.
(N.b. Consiglio di gettare un po’ di calcestruzzo intorno alla stazione e di segnalarla per
bene, questo per evitare che qualcuno o qualcosa ve la possa spostare e comunque createne
diverse, sempre per ovviare a questo problema).
Per prima cosa dal punto della stazione tirate una linea che verrà collegata ad un altro
punto che si trova sia sul disegno sia sul posto (i soliti confini o abitazioni); fate attenzione a
questo passaggio, perché con i dati che si tireranno fuori (distanza orizzontale e angolo) ci
imposterete la stazione totale.
Prendete sempre almeno due punti noti, il più possibile distanti tra loro, questo per
diminuire il più possibile gli errori.
Si parte sempre dalla stazione e non viceversa, altrimenti l’angolo sarà maggiorato di 200°,
e bisogna fare sempre attenzione affinché le coordinate della “z” della linea in questione siano
pari a 0,0000, altrimenti non avrete una distanza orizzontale ma una distanza obliqua.
Il secondo step è quello di segnarvi distanze orizzontali e angoli dei nuovi punti da inserire
sul posto (platea, muri, pilastri, ecc.).
3) Lavoro sul posto
A questo punto avrete la vostra scheda con distanze orizzontali e angoli, oltre che la
descrizione del punto; piazzate la vostra stazione totale precisamente sulla stazione creata
qualche giorno prima (come si mette in bolla ve lo insegnano a scuola).
Senza collimare nulla, girate la stazione fino a che non trovate l’angolo del primo punto
noto, lo “fissate” in maniera tale che anche se girate la stazione l’angolo non cambi e poi
collimate il punto noto corrispondente all’angolo e da lì potete sbloccare l’angolo della
stazione totale; mi raccomando, massima precisione in questa fase o ruoterete tutto il rilievo
che vi accingete a fare.
A questo punto avrete la stazione totale con l’angolo impostato, e potete quindi tracciare sul
posto qualsiasi punto, prima però verificate che anche il secondo punto noto corrisponda con
l’angolo impostato preso da disegno.
Per tracciare un punto dovete girare la stazione totale fino a che non trovate l’angolo del
punto che volete tracciare per poi fermare la stazione totale, con le viti di fermo, in maniera
tale che non possa essere girata; a questo punto il vostro collaboratore con il prisma si dovrà
posizionare lungo quella direzione e, a tentativi, andrete a beccare la distanza esatta.
Chiedete sempre al collega di verificare il piombo del prisma prima di battere la distanza
con la stazione totale.
Stazione totale

Nel caso in cui il progetto preveda una scacchiera di pilastri molto ampia occorrerà
tracciare i “fili fissi” lungo i quali essi si dislocano.
Si va ad individuare il filo fisso più lungo (sempre per abbattere il più possibile l’errore) e
con la stazione totale ci si piazza precisamente lungo quella direzione. Questo lavoro può
essere fatto con la stazione totale spenta, perché a tentativi andrete a collimare le due
estremità del filo girando la testa della stazione intorno all’asse x.
Una volta posizionati lungo il filo fisso potete accendere la stazione, impostare l’angolo
0,0000° lungo il filo, per poi ruotare la stazione di 90° e creare un filo in squadro con quello
iniziale.
Questo lavoro va ripetuto tante volte quanti sono i fili fissi del progetto. Per riportare sul
posto i suddetti fili vi potete avvalere di uno steccato di altezza almeno pari al getto della
fondazione.
Ai piedi dello scavo, e comunque fuori dalla futura platea di fondazione, si posiziona uno
steccato in legno. È bene che questo steccato sia il più possibile in squadro con i futuri fili
fissi e che l’altezza della tavola superiore sia maggiore di quella della fondazione gettata, in
questo modo avrete la possibilità di riutilizzare i chiodi anche dopo aver gettato la fondazione
quando sarà ora di posizionare i pilastri e le pareti in cemento armato.
Riquadri colorati serviranno ad individuare la posizione dei futuri pilastri, in questo modo
chi poserà il ferro sarà guidato da questo tracciamento e potrà impostare il lavoro dei diversi
cordoli di fondazione unendo i pilastri segnati a terra; questa è una “sciccheria”, non abituateli
troppo bene, posizionategli i chiodi dei fili fissi e ci penseranno loro ad unirli!
Nello steccato andrete a contrassegnare con un chiodo l’asse perfetto del filo fisso, dove
legherete uno spago con il quale identificherete materialmente sul posto la linea che avete da
progetto, dalla quale poi potrete prendere tutte le misure del caso.
Attenzione però alle lunghe distanze; a causa del vento il filo potrà essere spostato, in quel
caso occorre fissare lo spago riducendo la distanza fra i chiodi a circa 20 m, diminuendo così
l’errore causato dal vento.

Steccati provvisori
Attacchi pilastri e pareti in cemento
II posizionamento dei cordoli

L’allineamento delle palificate

Per il tracciamento e posizionamento di una gabbia per una fossa ascensore il vostro lavoro
sarà:
1) Prendere le misure da computer del getto finito della fossa rispetto ai vostri fili fissi e
riportare il tutto sul posto;
2) Unire con uno spago i chiodi, precedentemente messi sugli steccati, che vi indicano il filo
fisso e spostarvi del quantitativo indicato da disegno;
3) Inchiodare una tavola sul magrone nella quale posizionerete un chiodo distante dal filo
fisso tanto quanto il disegno vi impone. La stessa procedura verrà applicata per
posizionare gli altri tre chiodi, i quali se uniti formeranno il perimetro della fossa
ascensore e ci guideranno nel posizionamento della stessa.
Qui di seguito vi darò due importanti suggerimenti per il tracciamento:
1) Utilizzare sempre il tracciatore col colore rosso perché a differenza di quello blu è
difficilissimo che vada via con l’acqua piovana;
2) Prolungare sempre almeno di 50 cm in più la linea rispetto al getto di un eventuale muro o
pilastro, in questo modo potrete verificare eventuali errori di posizionamento dei casseri.
Tracciamento fossa ascensore

Tracciamento carpenteria pilastro


Tracciamento a pilastro gettato

La posa del ferro


Il tracciamento della prima elevazione avviene sin da quando si sta legando il ferro delle
fondazioni, perché è lì che dovete far attaccare le future elevazioni ed è lì che la squadra dei
ferraioli deve sapere dove posizionare gli attacchi delle stesse.
Sempre avvalendovi del vostro steccato andrete ad unire i chiodi precedentemente
posizionati e da lì prenderete le vostre misure fino all’asse del futuro muro o fino ai lati dei
pilastri.
Con l’ausilio di alcune barre con diametro 8 unirete i diversi punti che voi avrete riportato
sulla maglia della fondazione e da lì, secondo gli spessori delle pareti, andranno posizionate
le chiamate o ferri di ripresa.
Dovete cercare sempre di fare il lavoro più preciso possibile ma in questo caso l’errore di
1,2 cm è ancora ammesso visto e considerato che possiamo ancora “giocare” con i centimetri
a disposizione del copriferro.
Un consiglio: per diminuire la possibilità che gli attacchi dei muri si ritrovino fuori dal
getto della prima elevazione suggerisco di posizionare gli stessi appena un po’ più stretti di
quello che dovrebbero essere.
Riprese pilastro a platea gettata

Riprese muri a platea gettata


Barre in ferro da posare come guida per gli attacchi delle pareti

Modalità di tracciamento delle scale in cemento armato


Per tracciare le scale bisogna preparare bene il disegno, sapere le misure del riempimento che
andrà sopra la scala per formare l’alzata e la pedata ed essere certi anche della quota finita
del piano di partenza e quella di arrivo dei pianerottoli.
Particolare scale: misure in mano potete calcolare il grezzo; vi ritroverete con la prima
alzata più alta rispetto alle altre e l’ultima più bassa.
Quando la scala gira intorno all’ascensore bisogna fare in modo che a scala finita le pedate
coincidano perfettamente con lo spigolo intonacato dell’ascensore, oppure stare attenti che le
due pedate di arrivo e partenza dal pianerottolo di mezzo, una volta finite, risultino
perfettamente in linea. Bisogna cercare di fare il possibile, senza sperare che il posatore dei
marmi faccia dei miracoli anche se è vero che qualcosa riesce a “mangiare”.
Quando vi troverete sul posto con il +100 ben visibile intorno a tutta la scala e col disegno
quotato, iniziate il tracciamento, sperando che tutto risulti come da disegno.
Particolare struttura scala intorno ad ascensore

Particolare arrivo scala

Iniziate col segnare la quota dell’intradosso ed estradosso del pianerottolo di mezzo. Dalla
linea che ci indica l’estradosso individuate la partenza del gradino di arrivo e fate un segno,
da lì e in piano fate un altro segno, quello della lunghezza della scala in piano; dalla quota
+100 e in corrispondenza anche del vostro segno scendete fino a trovare la punta del primo
gradino.
Un consiglio: verificare sempre le altre misure che dipendono dalla scala come ad esempio
la distanza del primo gradino da un eventuale muro che si trova di fronte e che magari delimita
un corridoio.
Unendo i due punti vi troverete con una linea da dover dividere con la misura
dell’ipotenusa del triangolo che forma la pedata e l’alzata (esempio: alzata 15, pedata 30
ipotenusa 33,5 cm) e con l’ausilio di una livella ad ogni segno che uscirà fuori andrete a
disegnare con la matita ogni gradino. Disegnati i gradini bisogna segnare sul muro anche
l’intradosso, o anima della scala, semplicemente distaccandovi dal sotto dei gradini della
misura di progetto; questa stessa procedura utilizzata per la prima rampa può essere utilizzata
benissimo anche per le altre rampe.

Le quote
Riguardo alle quote si può dire che, quando si avvia un cantiere, i progettisti vi indicheranno
un punto altimetrico di riferimento dal quale avranno sviluppato l’intero progetto e al quale
voi dovrete agganciarvi.
Un consiglio che vi do è di riportare tale quota in diversi punti del cantiere, in modo tale
che se salta il punto iniziale per un qualsiasi motivo (e vi assicuro che capita spesso e
volentieri), avrete la possibilità di riagganciarvi ad un altro.
Per riportare la quota in altri punti è bene prendere sempre lo stesso punto iniziale, in modo
da ridurre il più possibile l’errore di reiterazione (questo vi è stato insegnato a scuola, è vero,
ma mi sembrava importante ricordarlo).
Quando avrete riportato la quota in un punto ben visibile nel cantiere, magari inchiodando
una tavola al muro o infiggendo un morale nel terreno e gettando del magrone attorno, vi
toglierete ogni dubbio che quella quota venga modificata o cancellata; non si sa mai, fidarsi è
bene non fidarsi è dovere!
Man mano che si va avanti con le elevazioni vi troverete di fronte al problema di riportare
la quota nei piani superiori, allora il consiglio che vi do è quello di riportare la quota iniziale
all’interno degli ascensori o delle scale condominiali, perché le trombe degli ascensori o
delle scale sono dei fori che rimarranno aperti fino alla fine dei lavori permettendoci così di
agganciarci sempre alla quota iniziale senza impedimento alcuno.
Quando ci riporteremo la quota dal piano di sotto è bene segnare sempre quella +100 dal
piano finito futuro e di impostare la quota dell’intradosso del solaio almeno 1 cm più alto
rispetto al progetto. I solai tendono a calare in fase di maturazione, in questo modo eviterete di
ritrovarvi con 1 cm in meno a disposizione quando eseguirete i massetti, perché se è vero che
dovete rispettare al millimetro l’altezza interna degli appartamenti, il centimetro che vi ruba
l’assestamento del solaio si ripercuote nei centimetri a disposizione per eseguire il massetto.

Tecniche per il tracciamento delle elevazioni


Per il tracciamento delle altre elevazioni i metodi utilizzati possono essere gli stessi, anche se
non avrete più i fili fissi a disposizione perché, mentre voi andate su, lo steccato resta in
fondazione e a quel punto dovete affidarvi al vecchio e caro piombo ed è lì che diventa
importante aver eseguito un buon tracciamento in fondazione perché se è stato fatto qualche
errore ve lo riporterete avanti fino alla fine.
Oltre che dell’utilizzo del piombo vi potete avvalere anche della vostra stazione totale, ma
essendo ai piani superiori potrebbe capitare di non vedere più lo steccato con i fili fissi. Per
ovviare a ciò quando siete ancora in fondazione dovete riportare i fili fissi non solo sullo
steccato ma anche a distanze maggiori, magari fuori dallo scavo. Dovete programmare il
tracciamento con la stazione totale pensando a quando ormai ci sarà la struttura: pensiamo
avanti!
Quando si tracciano le pareti degli ascensori ai livelli superiori è sempre bene utilizzare il
piombo e ripartire dal piano più basso. Per evitare la reiterazione dell’errore, si fanno quindi
dei segni sul tavolato e si verifica lo squadro. Come?
Con lo squadro stesso naturalmente o se non è a portata di mano utilizzando la legge del 3-
4-5 e di tutti i sui multipli e sottomultipli. Infatti, se volete verificare che due linee fatte a terra
siano a squadro potete fare un segno a 1,50 m dell’intersezione e lungo l’altra linea un segno a
2,00 m e se le linee sono in squadro la congiunzione dei due segni deve portare 2,50 m.

Cosa predisporre durante l’esecuzione della carpenteria


Quando salite con le elevazioni, prima di gettare un solaio prevedete una predisposizione per
far passare un tubo dell’acqua, o magari se il tubo deve percorrere delle lunghe tratte gettatelo
dentro al solaio; ciò risulterà utile sin da quando sarà effettuato il getto per bagnare il solaio e
servirà fino alla fine dei lavori evitando inutili perdite di tempo per andare a prendere l’acqua
al piano terra. Questo stesso discorso vale per i quadri di cantiere: è bene predisporne almeno
uno o più per piano per averli vicino durante le successive lavorazioni.

Tempistiche per organizzare i lavori


- Chi posa le barre in acciaio conta di posare al giorno 9-10 q a persona;
- Un carpentiere tra armatura e getto contabilizza 700 m3 di struttura al mese;
- Una squadra formata da 6 persone cassera al giorno 300 m2 di solaio (con casseri
intelligenti) e ne disarma 400 m2 al giorno;
- Una squadra di 5 persone getta al giorno fino a 30 m di muri con h = 3,50 e spessore 40
cm;
- 4 carpentieri gettano al giorno circa 18 pilastri h = 3,00 m;
- 2 carpentieri casserano in 1 giorno 1 scala e, la stessa, si disarma in 2 persone nel giro di
6 ore circa.

Allegati
PARTICOLARE COSTRUTTIVO SCALA
PARTICOLARE COSTRUTTIVO ASCENSORE
GETTO FONDAZIONE
PCQ CARPENTERIA

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2.03: LE MURATURE

La gestione: cosa bisogna preparare per organizzarsi al meglio


Il vostro lavoro per quanto riguarda le murature dovrà consistere nel preparare in maniera
accurata i disegni esecutivi da consegnare al muratore di turno, che si occuperà del
tracciamento sul posto. Voi dovrete “solamente” preoccuparvi di controllare che i lavori
vengano realizzati come da vostri elaborati.
Perché?
Questa non è una scelta dettata dall’idea che noi geometri non ci possiamo chinare e
segnare a terra come un comune operatore di cantiere, ma deriva dal fatto che il nostro
compito di organizzazione inizia molto prima del tracciamento con:
1) Il rilievo effettivo della struttura (quando si fa la carpenteria ci possono essere dei piccoli
errori);
2) L’aggiornamento degli esecutivi secondo le nuove misure prese sul posto;
3) L’impostazione delle nuove quote nei disegni, prendendo come punti di partenza i pilastri o
le testate dei solai già verificati in precedenza; il tutto per garantire un’esecuzione dei
lavori senza errori.
Scegliere di perdere meno tempo nel disegnare e aggiornare il più possibile il disegno,
trascorrendo, invece, più tempo col muratore a tracciare i divisori, a mio avviso è una tecnica
che porta più svantaggi che vantaggi.
Il vantaggio è che vi sentirete più sicuri del tracciamento perché lo farete con le vostre
stesse mani, quindi potrete fare diverse verifiche prima di tracciare la linea; ma gli svantaggi
inizieranno con le probabili “imprecazioni” del muratore nel momento in cui si accorgerà che
qualcosa non coincide con gli esecutivi (perché manca un buon rilievo dello stato attuale).
Inoltre, tracciando voi la muratura ve ne assumerete di conseguenza tutte le responsabilità e il
muratore non perderà occasione di farvi notare che eravate presenti durante il tracciamento e
che l’errore dipende anche da voi.
Date agli operai la responsabilità di tracciare, voi vi siete già presi quella di disegnare in
modo corretto ciò che il progetto vi indicava; una responsabilità ancora maggiore rispetto a
quella di tracciare sul posto, perché se il disegno risulterà sbagliato bisognerà buttare giù tutto
a vostre spese!
Prima di far iniziare un lavoro o tracciamento dovrete precisare che se i muri non
coincideranno con il disegno dovranno essere demoliti e ciò va detto senza mezzi termini fin
da subito. Vedrete che quando il muratore si troverà davanti a qualche discordanza dal disegno
vi chiamerà sicuramente per chiedere dei chiarimenti.
Un consiglio: mai far vedere che cedete o che comunque non mantenete le promesse,
ricordate che da una mano vi chiederanno un braccio.

L’importanza delle legature per una muratura a regola d’arte


Quando sarà il momento di controllare le murature dovrete assicurarvi della perfetta legatura
tra i forati.
In questo modo il muro si eleverà dritto e, per una maggiore resistenza, non dovrete
dimenticare di realizzare almeno tre legature per parte ai muri esistenti.
Cosa sono le legature e come si fanno?
Sono nient’altro che dei rinforzi per il tramezzo che state costruendo.
Si praticano dei fori nel muro esistente con una mazzetta e uno scalpello, quel che basta per
fare entrare mezzo forato al suo interno: il primo andrà realizzato a circa 60 cm dal suolo, il
secondo a circa 1,50 m e l’altro a circa 2,20 m.
In questo modo si rinforza il muro e si annulla la possibilità che si formino crepe
nell’intonaco quando il fabbricato avrà dei movimenti d’assestamento.
Le legature risultano molto importanti e vanno fatte sempre quando due muri si legano tra
loro, qualsiasi sia il materiale utilizzato.
Nel caso in cui dovrete eseguire dei muri più alti di 3 m o che addirittura non sono fermati
all’estremità superiore da un solaio o da una trave, dovrete preoccuparvi di realizzare
all’interno della muratura dei pilastrini e/o delle travi.
Chi volesse approfondire, può scrivermi all’indirizzo email
geometradicantiere@gmail.com oppure può consultare la pagina www.hoeplieditore.it/7280-4
; risponderò volentieri fornendo anche un apposito file denominato “Sezioni orizzontali”
rintracciabile anche alla suddetta pagina.
Potete anche rinforzare le fughe tra mattone e mattone con dei ferri con diametro 6 zincati,
per non avere problemi con la ruggine. I pilastrini possono essere realizzati ogni 4 m gettando
della malta nei fori degli stessi forati e inserendo delle barre con diametro 12 facendo
attenzione ad eseguire delle fiale nel solaio sottostante; utile potrebbe essere anche la
realizzazione di un cordolo di coronamento sopra la muratura che lo renderà sicuramente più
stabile ma solamente nel caso in cui la muratura non sia legata alla parte superiore. Nel caso
di un muro legato al soffitto fate sempre attenzione che tra l’ultimo forato e il soffitto stesso vi
siano almeno 2 cm di malta posta bene e cioè senza foro alcuno, in maniera tale che il muro
risulti ben legato alla struttura dell’edificio.
Un consiglio: quando si realizzano delle murature a faccia vista, magari nei garage, fate
attenzione affinché l’ultimo forato, quello cioè a contatto con il soffitto, venga posato intero e
quindi facendo tagliare la prima fila di forati.
Perché?
Chi va a giudicare il lavoro completato guarda soprattutto verso l’alto e vedere il forato
tagliato non è esteticamente gradevole, anzi… Oltretutto nei garage di solito il pavimento è in
pendenza, (per mandar via l’acqua oleosa delle eventuali auto bagnate); tagliando la prima fila
farete in modo che la seconda abbia un piano di appoggio tutto alla stessa quota e questo
faciliterà l’esecuzione dei successivi corsi di muratura.
Ricordatevi sempre che quando si portano i pacchi nei piani non dovete mai farli
posizionare uno vicino all’altro, cercate invece di distribuirli in modo tale che occupino più
superficie possibile per non andare a caricare troppo il solaio.

I marmi: dalla scelta della quota pavimento finito, fino alla posa

I marmi solitamente vengono posizionati:


1) Sotto i portoncini d’ingresso;
2) Sotto le portefinestre;
3) Come davanzali delle finestre;
4) Come finitura ai bordi dei pavimenti dei balconi;
5) Come copertine sopra i muri che dividono i balconi tra appartamento e appartamento.
Vediamo le possibili problematiche che incontrerete in tutti questi casi nel posare i marmi.
Come prima cosa per tutte le pose sopracitate, vi dovete occupare di segnare, magari con
un livello laser, il piano +100 dal pavimento finito; dovete già avere ben chiaro il particolare
degli infissi (che vi verrà dato dal fornitore dei serramenti) e sapere, quindi, rispetto al piano
finito a che quota posizionare le soglie. Se vi trovate nel caso in cui esistano più soglie nello
stesso prospetto dovete fare in modo di vederle sporgere tutte della stessa distanza dal muro e
tutte alla stessa quota, ciò soprattutto per un fatto estetico. Per questo motivo è bene verificare
che il piano finito sia corretto e uguale in tutti gli appartamenti dello stesso livello.
Un consiglio: quando si traccia il piano finito bisogna tener conto dell’altezza utile finita,
quindi, a pavimento montato e con il soffitto intonacato o controsoffittato in cartongesso,
avendo sempre presente il pacchetto indispensabile per realizzare il massetto (questo lo
spiegherò meglio nel capitolo dedicato ai massetti).
Attenzione a rispettare l’altezza minima per prendere l’abitabilità, meglio rubare un cm in
più al massetto piuttosto che rischiare alla fine del cantiere di non ottenere l’abitabilità.
Una volta deciso il piano finito e studiati tutti i particolari degli infissi potete passare alla
misurazione dei marmi per ordinare il materiale.
Ricordatevi sempre di considerare:
1) Il rompigoccia nelle soglie delle finestre esposte a pioggia per fare in modo che l’acqua
non arrivi a colare lungo le pareti esterne;
2) Di incassare la soglia all’interno della muratura per impedire che l’acqua possa
infiltrarsi tra la soglia e la muratura.
Quando si prendono le larghezze delle soglie, visto e considerato che si posano solitamente
non appena finita la tamponatura esterna, fate attenzione ad eventuali cappotti che andranno a
rivestire il fabbricato e, sempre per un fatto estetico, fatele sporgere di circa 3 cm rispetto ai
cappotti sopracitati.
Per le finestre dei bagni ricordatevi di considerare lo spessore del rivestimento, altrimenti
all’interno vi ritroverete con la soglia a filo del rivestimento, o comunque con qualche
centimetro in meno. Per quanto riguarda le soglie delle finestre e portefinestre ricordatevi di
dar loro una piccola pendenza verso l’esterno, per evitare piccoli ristagni d’acqua.

Piani d’appoggio

Quando andrete a realizzare i piani d’appoggio per le soglie dei portoncini, se ancora non
sono passati gli impianti idrici-termici ed elettrici, lasciate dello spazio al di sotto della
soglia, magari mettendo un forato da 8 cm girato al contrario, o una lastra di polistirolo che
verrà poi tolta facilmente, per il passaggio degli impianti, senza correre il rischio di rompere
la soglia da poco posizionata.

Copertine alla fine dei balconi

Per quanto riguarda le copertine da mettere alla fine dei balconi la cosa più importante da fare
è quella di dare al posatore la quota precisa secondo una pendenza minima rispetto alla soglia
della portafinestra dell’ordine dell’1% o se possibile anche di più.
Un’altra cosa da tenere in considerazione è che la copertina venga posizionata
perfettamente parallela alla soglia della portafinestra, altrimenti, posata la pavimentazione
esterna del balcone, si noteranno i fuori squadri perché le mattonelle non verranno tagliate in
egual modo alle due estremità.
Posizionamento soglia portafinestra

Copertine sopra ai muri

L’unica cosa che voglio suggerire per il posizionamento delle copertine sopra i muri che
dividono o che delimitano le proprietà, è di dare una leggera pendenza verso l’interno del
balcone. In questo modo, se il proprietario non avrà intenzione di pulire queste soglie, si
ritroverà il balcone sporco, ma voi avrete preservato la facciata esterna ed è questo quello a
cui dovete dare più importanza.

Posa dei controtelai degli infissi: a cosa fare attenzione


Quando si disegnano gli appartamenti con i loro divisori e tamponature esterne, bisogna tener
conto delle larghezze da lasciare per dare la possibilità di posizionare i falsi telai degli
infissi.
Anche in questo caso saranno importanti i particolari costruttivi sia per quanto riguarda il
portoncino d’ingresso sia per le finestre e/o portefinestre, mentre per il foro da lasciare per le
porte interne la misura è standard. Per una porta normale da interno da 80x210 cm dovete
lasciare almeno 7 cm per ogni lato quindi vi ritroverete con un foro largo 94 cm e alto 117 cm
rispetto al piano +100 del pavimento finito.
Un consiglio: quando si posizionano i falsi telai delle porte interne, magari lungo un
disimpegno dove si affacciano più porte, bisogna avere l’accortezza di posarli tutti allineati
fra loro, questo perché quando andrete a realizzare l’intonaco su quella parete, gli stessi vi
faranno da guida e la parete risulterà omogenea e non spezzata tra i diversi telai. Come
controllare che i falsi telai siano posati a piombo? Legando uno spago all’inizio e alla fine
della parete e controllando che i falsi telai abbiano tutti lo stesso allineamento.

Porte scorrevoli

Una speciale attenzione dovrà essere riservata al posizionamento delle porte scorrevoli e
soprattutto alla loro quota di imposta. Come sempre dovete avere un particolare del falso
telaio che state posando, ma per non creare problemi futuri assicuratevi sempre la perfetta
messa in quota dello stesso.
Immaginatevi quando avrete finito i massetti e i pavimenti e vi accorgerete che la porta
scorrevole non ci sta dentro perché il controtelaio è stato posato troppo basso, immaginatevi i
problemi per sistemare il lavoro, oppure immaginatevi quanto può essere brutta una porta
scorrevole staccata da terra per più di 1 cm; per sistemare questi lavori perderete un anno di
vita in termini di salute. Meglio accorgersene prima quando li state posizionando, datemi retta.
Anche per il posizionamento dei falsi telai delle finestre, portefinestre o porte basculanti
dei garage, come per qualsiasi altro infisso, i problemi a cui dovrete ovviare saranno sempre
gli stessi: dovrete, quindi, assicurarvi di avere un particolare che vi indichi lo spazio da
lasciare per posizionare i falsi telai e controllare che il piano +100 venga rispettato, in questo
modo non avrete mai problemi futuri.

Tempistiche utilizzate per organizzare i lavori


- Muratura 8x25x25 cm e 12x25x25 cm, una persona ne posa al giorno in media 25,00 m2;
- Muratura in poroton 19x25x30 cm, una persona ne posa al giorno in media 15,00 m2;
- Blocchi rei a faccia vista 12x20x25 cm, una persona ne posa in media al giorno 15,00 m2;
- Intonaco grezzo, una persona ne spruzza al giorno in media 100,00 m2;
- Intonaco finito, una persona ne posa al giorno in media 15,00 m2;
- Mattoni a faccia vista, se ne riesce a posare al giorno 3,00 m2.

Allegati
SEZIONI ORIZZONTALI MURATURA

PCQ MURATURE

Tutti gli allegati sono disponibili a chiunque mi scriva all’indirizzo email


geometradicantiere@gmail.com o consultando la pagina www.hoeplieditore.it/7280-4.
2.04: I MASSETTI E I SOTTOFONDI

Scelte tecniche per la preparazione del pavimento industriale


Sono molti i lavori da svolgere prima che una squadra possa entrare in garage per gettare il
calcestruzzo e creare il cosiddetto pavimento industriale e ancora di più sono le decisioni da
prendere affinché tutto il lavoro venga svolto nel migliore dei modi.
La prima cosa da decidere è la posizione delle caditoie e/o griglie che avranno il compito
di raccogliere tutta l’acqua oleosa (acqua che rimane sulle autovetture di ritorno a casa e che
si parcheggiano in garage).
Caso in cui la fondazione si trova sui cordoli

Caso in cui la fondazione è una platea

La posizione delle componenti per il deflusso dell’acqua dovrebbe essere definita in fase di
carpenteria sia nel caso in cui le fondazioni siano fatte da plinti e quindi cordoli, sia nel caso
in cui la fondazione sia una platea.
In entrambi i casi come si può vedere andranno predisposti i fori che serviranno al
passaggio delle linee fognarie. Il passo successivo sarà lo studio delle pendenze e ricordatevi
di dare almeno una pendenza dell’1% per fare in modo che l’acqua defluisca abbastanza
velocemente nelle apposite caditoie.
Completata la fase di preparazione si inizia a ragionare considerando che lo spessore del
pavimento industriale, in corrispondenza delle caditoie e/o griglie, deve essere di almeno 5
cm per garantire una resistenza adeguata, affinché non si formino delle crepe nel pavimento.
Dalle caditoie, quindi, dovrete iniziare a dare almeno 1 cm ogni metro di stesa fino a che non
arrivate al colmo, che in teoria dovrebbe essere la metà della distanza che intercorre tra una
caditoia e un’altra. Fate bene attenzione alla quota del colmo, non dovrà mai causare la
perdita dell’altezza minima voluta da progetto, in tal caso sarebbe opportuno ridurre
leggermente la pendenza.
Un consiglio: cercate di far capitare il colmo proprio in corrispondenza dei muri divisori,
che siano essi i muri che dividono i vari garage o quelli che dividono i diversi comparti, in
maniera tale che l’acqua inizi la discesa verso la caditoia da lì e il muro non diventi un
ostacolo nel tragitto che l’acqua percorre per arrivare alla caditoia; eviterete così il formarsi
di quelle risalite d’acqua, orrende da vedere anche in un garage.
Terminata la fase di studio arriverà il momento di riportare il tutto sul posto, ed è qui che
inizieranno i guai! Nella fase di restituzione si inizieranno a vedere eventuali errori tralasciati
in fase di esecuzione della carpenteria della fondazione (da disegno ad esempio la platea
risulta essere perfettamente in piano e invece sul posto purtroppo non è così, per questo
dovete fare bene attenzione a garantire uno spessore minimo affinché non si creino crepe sul
pavimento).

Come si fa a decidere la quota di partenza?


Bisogna a tal proposito decidere correttamente la quota di partenza, come si fa?
Dovete cercare di mediare il disegno con quello che avete sul posto. Voi dovrete già aver
segnato sui pilastri e sui muri delle scale il piano +100, che anche in questo caso sarà
indispensabile tenere come riferimento:
1) Perché è anche il piano che userete per impostare la quota del primo gradino delle scale
che vi condurranno al piano terra o al primo piano ed è necessario che le alzate dei gradini
risultino essere tutte uguali;
2) Perché vi indica il piano in cui si fermerà il futuro ascensore, quindi bisogna fare
attenzione affinché questi due particolari vengano rispettati ma occorre anche che in
prossimità delle caditoie vengano rispettati almeno i 4-5 cm di spessore.
Perciò agganciandovi dal piano +100 iniziate a verificare che tutte le caditoie abbiano, alla
quota stabilita, uno spessore minimo di 4-5 cm altrimenti è consigliabile alzare di quei cm
mancanti la quota della caditoia e/o griglia riducendo così la pendenza del pavimento.
Bisogna però fare attenzione anche a non ridurre troppo le pendenza portando quasi in piano il
pavimento; in tali situazioni vi troverete a pensare alla soluzione meno “dolorosa” e sarà
quella che poi probabilmente sceglierete.
Tutte le modifiche decise sul posto è bene che vengano annotate sul disegno e che lo stesso
venga aggiornato.
Dopo aver fatto questo immenso e decisivo lavoro vi renderete conto che gettare bene a
quota la fondazione diventerà uno dei requisiti fondamentali per un buon inizio e la prossima
volta sarete ancora più attenti nel far rispettare il piano di getto.
Perché perdere del tempo e rischiare nelle decisioni, quando avete la possibilità di
chiedere di più agli altri?
Pensateci bene e la prossima volta pretendete di più!

Il giusto posizionamento delle caditoie e dei chiusini


Decisa la quota di partenza sarà l’ora di posizionare le caditoie e/o griglie alla quota
prestabilita.
Un consiglio: sempre per evitare le crepe sul pavimento, è bene posizionare la caditoia con
la malta facendo attenzione che non esca fuori dal perimetro del telaio della stessa; non vi
dovete preoccupare per la tenuta del telaio, tanto verrà fermato dal getto del pavimento e così
facendo non toglierete cm allo spessore del pavimento.
Fate posizionare le caditoie avendo avuto cura (come si può vedere dalla foto) di lasciare
almeno un foro nel riempimento della caditoia o dei pezzi di platon; tale operazione vi tornerà
utile nel caso in cui, prima del getto, arrivi una pioggia. L’acqua che a quel punto dovrà essere
tolta, per permettere un getto a regola d’arte, potrà essere canalizzata facilmente nelle condotte
di scarico precedentemente collegate all’interno della caditoia, garantendo inoltre una
sicurezza in più nel caso in cui ci fossero delle risalite d’acqua da sotto. Grazie a quei pezzi
di platon, l’acqua verrà convogliata nella fognatura, senza che ristagni sotto il getto per poi
vederla ricomparire chissà dove.

Posizionamento caditoie

Accortezze per il posizionamento di telo in nylon e rete


elettrosaldata
Dopo il posizionamento delle caditoie sarà poi l’ora di posizionare il telo di nylon e la rete
elettrosaldata tipo 20x20 cm diametro ferro 6 mm, che fungerà da armatura al getto di
calcestruzzo.
L’unica accortezza in questa fase della lavorazione è il controllo delle sovrapposizioni, un
minimo di 10 cm per il nylon e uno scacco di maglia per la rete elettrosaldata, o meglio 40
volte il diametro della maglia.
In corrispondenza dei tagli strutturali, nel caso in cui il pavimento industriale abbia una
superficie maggiore di 1000 m2 (superficie massima di getto come dirò più avanti), la rete
dovrà essere tagliata così da permettere il movimento strutturale tra un pavimento e l’altro
senza che i due siano legati tra loro, mentre il telo dovrà proseguire per formare un intero
strato impermeabilizzante contro le risalite di umidità.
Un particolare: in corrispondenza degli spigoli di eventuali pilastri e muri, di vani scala o
di qualsiasi altra struttura spunti fuori dalla fondazione, è consigliabile posizionare delle barre
con diametro 12 mm, girate di 45° rispetto agli angoli.
Nei giorni antecedenti al getto i posatori lavoreranno per posizionare dei picchetti
perfettamente a quota, precisamente lungo il colmo, e altri a distanza di circa 4 m uno
dall’altro.
I picchetti hanno il compito di guidare i posatori durante la gettata nell’intento di eseguire
come da progetto le pendenze.
In tali occasioni bisognerà essere molto presenti e controllare per bene le quote dei
picchetti di ferro e le quote che verranno riportate sui muri.
Nel caso in cui la pavimentazione da realizzare debba essere divisa in più getti, i posatori
posizioneranno dei rigoni in ferro che daranno la possibilità di dividere in modo perfetto e
lineare il getto, inoltre mettendoli a quota potranno esser presi dai posatori come punto di
riferimento per gettare il pavimento in quota. Prima del getto date sempre un’ultima controllata
alle quote delle caditoie e delle griglie. La prudenza non è mai troppa e la posta in gioco è
molto alta.
Dove andrà l’acqua se la caditoia risulta essere troppo alta? Facile, ristagnerà formando
una pozza.
Il giorno antecedente il getto bisognerà chiamare l’impianto per la fornitura del
calcestruzzo, che sarà stato comunque avvisato almeno cinque giorni prima: fate lavorare tutti
nel migliore dei modi.
La sua presenza anticipata in cantiere permetterà di posizionare un’eventuale linea di
tubazioni necessaria per poter gettare anche nei punti in cui la carrata non potrà arrivare. Non
riducetevi a fare questo lavoro la mattina stessa, ci sarà già abbastanza lavoro per tutti, mi
raccomando!
Un consiglio: nei giorni in cui starete preparando il getto fate attenzione ad eventuali fori o
fessure del solaio sovrastante dai quali potrebbe entrare dell’acqua. Cercate di chiuderli o
mettete un telo che possa impedire all’acqua di rovinare il getto del pavimento; fateci
attenzione altrimenti dovrete correre ai ripari la mattina stessa del getto.
Programmate di gettare nei giorni in cui si prevede bel tempo per evitare ogni problema.
Non siamo veggenti, ma possiamo consultare le previsioni meteo: per organizzare i miei
cantieri mi connetto alla pagina di ilmeteo.it; vi posso assicurare che sbaglia molto di rado!

La preparazione dei massetti interni


Le lavorazioni che voi dovrete eseguire prima che i massettisti entrino nei locali per il getto,
che sia esso alleggerito, sabbia e cemento o autolivellante, sono sempre le stesse. La cosa più
importante per loro è sapere quale sia la quota +100, la quota cioè, come abbiamo più volte
detto, che indica il metro rispetto al piano finito; da lì infatti potrete fare tutti i calcoli che di
seguito vi elencherò.
Per pretendere un buon pacchetto di riempimento formato da alleggerito, impianti, massetto
e pavimento bisogna prevedere almeno 20 cm tra struttura e pavimento finito; inoltre, se è
incluso anche il riscaldamento a pavimento, anche questo spessore può essere insufficiente.
Ecco un paio di esempi:
1) Nel caso in cui il pacchetto sia formato da solaio (quota -20 cm);
7 cm di alleggerito (quota -13 cm);
5 mm di tappetino acustico (quota -12,5 cm);
11 cm tra impianto di riscaldamento a pavimento e sovrastante massetto (quota -1,5 cm);
1,50 cm per pavimentazione (quota -0,00 cm).
2) Senza riscaldamento a pavimento avrete a disposizione almeno 5 cm in più, da sfruttare per
aumentare lo spessore del getto dell’alleggerito.
Così facendo potrete stendere gli impianti con più facilità, visto che non avrete più il
problema dei sormonti tra le varie tubazioni; i 7 cm che avevate a disposizione nel caso
precedente, invece, vi costringevano ad eseguire degli scassi nel solaio proprio nel punto in
cui si sarebbero creati i sormonti.
Nel decidere lo spessore dei pavimenti vi consiglio di lasciare almeno 1,5 cm e di
mantenere costante questa misura per tutto l’appartamento senza complicare la situazione con
salti di quota strani, difficili anche da realizzare. Se un cliente vuole dei pavimenti diversi
nelle varie stanze, dovrà richiedere per lo meno lo stesso spessore, o comunque se deciderà di
acquistarne uno più sottile bisognerà mettere in conto un maggior compenso per il rialzo con la
colla.
Oltre alla scelta della quota, prima che venga eseguito l’alleggerito, controllate che
qualsiasi eventuale buco sia stato chiuso, o vi ritroverete l’alleggerito al piano di sotto
considerata la sua consistenza fluida.

Come posare la bandella perimetrale e il tappetino acustico


Dopo aver gettato l’alleggerito vi ritroverete senza tutti quegli impianti sparsi per
l’appartamento perché avrete avuto cura di tenerli al di sotto della quota di getto
dell’alleggerito.
Quest’accortezza è importante per la posa del tappetino acustico perché, come
suggeriscono tutti i fornitori di tappetini, è importante ritrovarsi con un piano preciso e pulito,
per fare in modo che non perda di efficacia. Per tale motivo è importante che gli scarichi o le
guaine dell’impianto elettrico non spuntino fuori dal getto.
Se magari vi capita che gli scarichi restino fuori 1-2 cm dal piano di getto dell’alleggerito,
potete sempre fare in modo che il tappetino li sormonti dolcemente, avendo cura di posare
accanto allo scarico un po’ di sabbia e realizzando una sorta di scivolo che accompagni la
stesa del tappetino, evitando pieghe eccessive.
Nella posa del tappetino bisogna fare attenzione ai sormonti, tutti devono essere fatti nella
stessa direzione e devono essere perfettamente sigillati (in special modo se sopra verrà gettato
l’autolivellante che a causa della sua consistenza si infila in ogni intercapedine).
Appena posato il tappetino si dovrà stendere la bandella perimetrale; essa avrà il compito
di rompere il rumore generato dal calpestio, il quale, viaggiando attraverso il massetto,
cercherà di sfogare lateralmente, attraverso le murature e i pilastri, propagandosi in tutta la
struttura.
La bandella dovrà avere un’altezza pari almeno a quella del pavimento finito e dovrà
essere ben sigillata col tappetino sottostante per fare in modo di isolare completamente il
massetto che verrà gettato successivamente, creando quindi una specie di vasca dalla quale il
rumore non potrà uscire.
Fate attenzione affinché la bandella venga accostata perfettamente a tutti gli spigoli
dell’appartamento; non tanto per una questione di acustica, bensì per evitare che il massetto,
magari appesantito da un mobile, con il tempo possa spaccarsi o abbassarsi.

Suggerimenti per i massetti in pendenza


Un paragrafo a parte lo voglio dedicare ad alcune situazioni particolari che si possono
presentare nell’esecuzione dei massetti esterni in pendenza. A differenza di quelli interni,
questi ultimi hanno il compito di convogliare l’acqua verso un canale di gronda o un
discendente che la condurranno fino alla fognatura.
Per raccogliere l’acqua di un balcone solitamente si utilizzano i canali di gronda per tutta la
larghezza del balcone stesso, ma quante volte vi è capitato di vedere accumulo d’acqua alla
fine del balcone? Vi siete mai chiesti il perché? È quello che succede quando non si ha
l’accortezza di realizzare un piccolo scasso in corrispondenza della zona in cui poi andrete a
posare la scossalina, che condurrà l’acqua dentro il canale di gronda.
Come si può notare dall’immagine sovrastante, nell’esecuzione del massetto si è tenuto
conto dello spessore della scossalina e per gli ultimi 10 cm abbiamo abbassato il massetto per
fare in modo tale che ci sia complanarità tra quest’ultimo e la scossalina stessa e che quindi
non si formino dei ristagni d’acqua fastidiosi.
Lo stesso metodo dovrà essere adottato nel caso in cui l’acqua venga convogliata in un
discendente; in questo caso bisogna realizzare lo scasso per far sì che il messicano, sopra il
quale andrà applicata la guaina, non funga da barriera ma piuttosto inviti l’acqua a scorrere
più rapidamente verso il discendente.
Seguendo alla lettera le suddette indicazioni, si avrà la certezza che l’acqua non entri sotto
la guaina e, di conseguenza, di aver svolto un lavoro a regola d’arte.

Giusto posizionamento della scossalina ai bordi di un solaio

Tempistiche di riposo e di esecuzione


- Una squadra di 3 persone esegue al giorno circa 200 m2 di massetto sabbia e cemento;
- 2 persone gettano al giorno 200 m2 di massetto autolivellante, nel caso in cui il
riscaldamento sia di tipo a pavimento;
- 2 persone gettano al giorno 80 m3 di alleggerito;
- 2 persone posano al giorno circa 200 m2 di tappetino acustico.

Tempistiche di riposo materiale


- Il massetto sabbia e cemento ha bisogno di 4 settimane di tempo per asciugarsi
definitivamente, (temperature permettendo);
- Occorre tenere l’autolivellante fermo e magari al chiuso per almeno 10 giorni;
- Dopo 3-4 giorni l’alleggerito è già pronto per lavorarci sopra.

Giusto posizionamento del messicano

Allegati
PARTICOLARE MASSETTI
FILE CAD CON SEZIONI ESPLICATIVE
PCQ MASSETTI E SOTTOFONDI

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2.05: IMPERMEABILIZZAZIONI E LATTONERIE

Il giusto metodo per la posa della guaina


Per le lavorazioni di impermeabilizzazione non vi è un grosso lavoro da svolgere, se non
quello di assicurarsi che il massetto sottostante sia stato eseguito correttamente senza crepe,
lisciato perfettamente e che non sia stato lasciato in disordine.
Una particolare attenzione va data ai risvolti verticali, che sono di solito il punto debole
della guaina.
In fase di muratura o durante l’esecuzione di un eventuale cappotto, bisogna ricordarsi di
lasciare un piccolo scasso o sulla muratura o sul cappotto stesso, per permettere un miglior
riparo alla guaina che in questo caso si ritroverà coperta e al sicuro da eventuali infiltrazioni
d’acqua.
Scasso per risvolto guaina
Sistemazione scasso per risvolto guaina

Un consiglio: nel progettare i passaggi degli impianti che dall’interno dell’appartamento


escono fuori in balcone, cercate sempre di prevederli al di sopra del risvolto della guaina e di
non farli mai passare attraverso il massetto. Perché, forando la guaina e permettendo il
passaggio degli impianti da sotto il massetto fino all’esterno, c’è sempre il pericolo di
lasciare eventuali fori dove sicuramente l’acqua riuscirà ad entrare. Occorre sempre ragionar
bene “a monte” delle lavorazioni per evitare problemi “a valle”.
Giusta posa della guaina

Quando si posiziona la guaina a fiamma bisogna fare particolare attenzione alle


sovrapposizioni perché è soprattutto in quei punti che essa deve essere “saldata”
perfettamente.
Il relativo video “Posa guaina”, per chi volesse approfondire, sarà visionabile alla pagina
www.hoeplieditore.it/7280-4 oppure richiedendolo all’indirizzo email
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Per fare in modo che l’acqua possa andar via più velocemente bisogna far sì che i sormonti
abbiano la stessa direzione della pendenza dell’acqua stessa.
Posa errata della guaina

Nelle figure a confronto si nota chiaramente come ci sia un maggiore ristagno d’acqua nel
caso in cui la posa sia perpendicolare alla direzione della pendenza.
Fate sempre attenzione che nel sormonto il lato sfiammato della guaina superiore non sia
mai rivolto verso monte ma sempre verso valle, come si fa per il posizionamento delle tegole
di una copertura. Questo per evitare che l’acqua, incontrando una barriera, riesca a trovare
anche un piccolo foro nel quale infilarsi.

Tempi di esecuzione
In media una persona posa al giorno 100 m2 di guaina al netto di sprechi e sormonti. Al
massimo, quindi, quando si ha un piazzale tutto libero e senza tanti risvolti si può arrivare a
posare fino a 250 m2 al giorno di guaina.

Allegati
FILE CAD CON PARTICOLARE COSTRUTTIVO DELLA REALIZZAZIONE RISVOLTI
PARTICOLARI LATTONERIE
PARTICOLARE IMPERMEABILIZZAZIONE GIUNTO STRUTTURALE
IMPERMEABILIZZAZIONE SOGLIA PORTAFINESTRA
PCQ IMPERMEABILIZZAZIONI E LATTONERIE

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2.06: IMPIANTO IDRICO-SANITARIO ED
ELETTRICO

Cosa bisogna aver deciso prima di far entrare gli impiantisti


Prima che un impiantista metta piede negli appartamenti bisogna aver deciso:
1) Le posizioni di tutti i sanitari da comunicare all’idraulico: quindi doccia e/o vasca, bidet,
vaso, lavabo e lavandino cucina; la posizione della lavastoviglie e della lavatrice; quella
di un eventuale condizionatore (sia l’unità interna sia l’unità esterna), e quella del
collettore per l’impianto termico e per quello idrico;
2) Tutte le posizioni dei punti di comando da comunicare all’elettricista: prese, punti luce,
termostato ambiente, posizione del centralino e delle scatole di derivazione, oltre che del
citofono.

Cosa controllare e far rispettare


Queste informazioni dovrebbero già essere tutte indicate nel progetto: uso il condizionale
perché può capitare o che le posizioni scelte non siano l’ideale per la messa in opera da parte
dell’impiantista, o che addirittura non siano nemmeno indicate. In tal caso insieme alla
committenza si dovranno decidere tutte le posizioni facendo attenzione ad alcune cose:
Il collettore dell’impianto idrico è bene che sia posizionato al centro dell’appartamento, o
comunque vicino al bagno dove si diramano la maggior parte delle tubazioni, evitando in
questo modo di diramare troppi tubi in giro per l’appartamento;
Fate nascondere dietro le porte, o all’interno di ripostigli, i collettori dell’impianto di
riscaldamento o le scatole di derivazione, in questo modo accontenterete “la signora Maria”
che non vuol vedere gli sportelli in giro per casa.

Le colonne montanti
Molto importante sarà lo studio per il posizionamento delle colonne montanti; per un buono
lavoro (se le posizioni non sono indicate da progetto) avrete bisogno di conoscere la precisa
disposizione interna dei bagni e delle cucine, questo per evitare di posizionare le colonne
troppo lontane dai sanitari rischiando così di andare incontro a frequenti otturazioni delle
tubazioni di scarico.
Il vaso non dovrebbe essere posizionato più lontano di 3,50 m dalla colonna di scarico, a
meno che non abbiate a disposizione 40 cm di massetto (cosa che negli appartamenti è
pressoché impossibile) per dare una bella pendenza per arrivare alla colonna.
Fate attenzione anche alle lavastoviglie altrimenti dovrete sorbirvi le lamentele della solita
“signora Maria”, la quale si ritroverà con la tubazione piena di calcare.
Nel posizionare le colonne montanti:
Bionde per le acque dei lavabi, bidet, doccia, lavastoviglie e lavatrice;
Nere per le acque che vengono dal vaso;
Bianche per le acque piovane;
pensate anche ai percorsi che dovranno fare le tubazioni di scarico in piano, cercate di
evitare le sovrapposizioni che sono sempre difficili da sistemare, o comunque fate in maniera
tale che il vaso vada diretto alla colonna di scarico: le bionde si adattano meglio alle
situazioni critiche (lascio a voi intendere il perché).
Un consiglio: dopo aver posizionato le colonne montanti fate chiudere, magari con del
nylon, le braghe dove poi si attaccheranno gli scarichi. Può sempre capitare che qualcuno, per
caso o per dispetto, ci butti qualcosa: malta, sporcizia, intonaco ecc. Evitate ogni possibilità
che questo accada!
Assicuratevi che il solaio, in corrispondenza della colonna di scarico, sia stato gettato ad
una quota più bassa rispetto alla media del solaio.
Facendo ciò vi ritroverete con l’attacco della braga ad una quota inferiore, (circa 2 cm più
in basso rispetto alla quota media del solaio) e avrete meno problemi nel restare con le vostre
tubazioni all’interno dello spessore del massetto.
Inoltre, avendo l’attacco più alto rispetto alla quota media del solaio e dovendo percorrere
con la vostra tubazione 4,00 m di distanza, con la pendenza del 1%, andrete sicuramente a
finire sopra allo spessore del vostro primo massetto (che serve appunto per ricoprire tutti gli
impianti) mettendo a repentaglio il perfetto funzionamento del tappetino acustico, il quale ha
bisogno di avere una superficie il più possibile piana per lavorare in modo perfetto, anche se
per questo c’è un rimedio e ne abbiamo già parlato nel capitolo dedicato ai massetti.

Posizionamento corretto delle colonne di scarico


Quando si è nella fase della distribuzione a piano delle tubazioni si deve aver deciso, la
posizione dei sanitari e il modello degli stessi.
A dire il vero, se si ha intenzione di eseguire i divisori in cartongesso, in questa fase
basterebbe anche solamente sapere la posizione dei sanitari e al massimo se il vaso è sospeso
o a terra.
Questo perché i divisori in cartongesso vi danno la possibilità di muovervi dentro la parete
abbastanza agevolmente rispetto ai divisori in muratura, quindi basterà avvicinarvi il più
possibile alla posizione futura del sanitario (comunque più si è precisi e più il lavoro verrà
bene) perché nella prima fase delle lavorazioni occorre solamente uscire fuori dal primo
massetto con gli scarichi e gli impianti. Nel caso in cui invece si opterà per l’esecuzione di
divisori in forati, nella fase della distribuzione degli impianti in piano, si dovrà aver deciso
tutto: la posizione dei sanitari, dei punti luce, dei punti di comando, della lavastoviglie, della
caldaia e tutto quello che concerne l’impiantistica, perfino i modelli dei sanitari.
Il motivo è semplice: le tracce nei divisori hanno un loro costo e sarebbe un peccato
sprecare tempo nell’eseguirne di sbagliate.
È importante quindi farsi trovare pronti e avere già tutte le schede tecniche dei sanitari, che
consegnerete di persona all’idraulico. Ciò vuol dire che vi sarete già messi d’accordo con
l’eventuale acquirente sulla posizione esatta dei sanitari (fatevela firmare) e, così, ogni
appartamento avrà la sua piantina quotata per il posizionamento di tutti gli impianti e tutti
avranno il materiale per andare avanti “senza problemi”.
Eventualmente potrete anche segnare direttamente sul posto, con una bomboletta, le tracce, i
centri dei sanitari, la posizione dei punti luce, delle prese e dei punti di comando.
Tracciamento impianti

Un consiglio: nel posizionare i sanitari fate in modo tale che tra il bidet e qualsiasi altro
sanitario o parete, vi siano almeno 20 cm, mentre per il vaso, nel caso in cui abbiate poco
spazio, vi potete accontentare di 10 cm.
Comunque il rapporto ideale sarebbe 20-45-20-45-20 dove i 45 cm indicano la larghezza
dei sanitari e i 20 cm la distanza con gli altri sanitari.
Assicuratevi che tutti gli impianti, anche quando si sovrappongono, rimangano sempre al di
sotto della quota del primo massetto; certo non è grave se una guaina dell’elettricista esce
fuori di 1 cm, però il lavoro perfetto sarebbe quello di ritrovare tutti gli impianti sotto al
primo massetto. Nel caso in cui molti degli impianti rimangano fuori, fate eseguire degli
scavetti nel calcestruzzo del solaio, proprio nei punti in cui gli impianti si accavallano;
assicuratevi anche che le guaine degli elettricisti siano state fissate bene al solaio in maniera
tale che l’alleggerito non le sollevi. Date anche uno sguardo alla pendenza degli scarichi, lo
scarico potrebbe pendere al contrario e non è bene!

Posizionamento sanitari
In questa fase non ci rimane altro che ordinare in tempo tutte le componenti per terminare
l’appartamento. Quando l’idraulico entrerà dovrà montare tutti i sanitari, eventualmente i
radiatori (se ancora se ne posano) e uscire senza dover più rientrare. Così si lavora: si entra,
si finiscono i lavori e si passa all’appartamento accanto senza saltare da una parte all’altra, in
questo modo il cantiere si può definire organizzato alla perfezione.
Nel caso in cui i divisori vengano eseguiti con forati da 8 cm, fate eseguire, in
corrispondenza del divisorio dove sarà appoggiato il vaso, un muro almeno da 12 cm perché,
quando andrà posizionato, la cassetta di scarico potrà essere messa senza problemi o senza
demolire metà parete.
Appartamento finito prima del getto del massetto

Nel caso in cui i divisori vengano fatti in cartongesso dovete fare attenzione che tutte le
tubazioni escano fuori dal futuro massetto precisamente nel punto in cui poi verrà realizzato il
divisorio. Anche in questo caso fate un buon disegno tecnico, con tutte le quote e facile da
capire, e date la responsabilità del tracciamento al subappaltatore: ci penserà lui a segnare a
terra i divisori e sarà sua la responsabilità nel caso in cui abbia posizionato male uno scarico
o un tubo dell’acqua. Certamente dovete verificare, in fondo tutti operano affinché il lavoro
venga fatto nel migliore dei modi e si deve remare nella stessa direzione.
Tempi di esecuzione
- In 2 idraulici si riesce a posare al giorno circa 100 m2 di riscaldamento a pavimento, in più
bisogna aggiungere 2 ore per la posa dei pannelli;
- Posa in opera di colonne di scarico cioè 30 minuti per due persone per ogni metro di tubo;
I seguenti lavori sono da considerare per appartamenti da 60 m2 circa:
- Esecuzione di punto idrico 1 ora e mezza per 2 persone;
- Esecuzione di punto di scarico 1 ora e mezza per 2 persone;
- Esecuzione di punto di condizionamento 2 ore per 2 persone;
- Collegamento e posizionamento collettore 2 ore per 2 persone;
- Posa di tubazione (10 m) e infilaggio (30 m) per esecuzione punto luce 45 minuti;
- Posa di tubazione (8 m) e infilaggio (25 m) per esecuzione di punto di comando e/o punto
presa, comprensivo di posizionamento scatola a muro, supporto, frutti e placca, 1 ora;
- Posa punto di comando deviato 1 ora e 20 minuti;
- Posa punto di comando invertito aggiungere 1ora e 30 minuti.

Allegati
PCQ IMPIANTI

Tutti gli allegati sono disponibili a chiunque mi scriva all’indirizzo email


geometradicantiere@gmail.com o consultando la pagina www.hoeplieditore.it/7280-4.
CAPITOLO 3
LA SICUREZZA NEI CANTIERI

3.01: LE FIGURE CHE PARTECIPANO ALLA SICUREZZA


3.02: I DOCUMENTI DA TENERE IN CANTIERE
3.01: LE FIGURE CHE PARTECIPANO ALLA
SICUREZZA

È risaputo che sul luogo di lavoro, principalmente dove si svolgono attività faticose, e talvolta
pericolose, la sicurezza è un parametro imprescindibile a garanzia del successo. A mantenerla
concorrono, nel caso specifico di un cantiere, varie figure professionali, ciascuna delle quali
ha compiti e responsabilità che, se svolti e assunti con coscienza e raziocinio, riducono i
rischi ai minimi termini.
In quest’ultimo capitolo non mi rivolgerò, come ho fatto finora, agli aspiranti geometri di
cantiere, ma a tutti i soggetti che partecipano alla sicurezza, illustrando a ciascuno i dettagli
del proprio ruolo e i doveri nei confronti degli altri protagonisti.
È importante, tuttavia, che voi cari geometri, quali lettori ideali di questo manuale,
dedichiate tempo e attenzione all’apprendimento degli aspetti, degli obblighi e delle mansioni
che, sebbene vengano espletati dai funzionari sotto indicati, vi riguardano indirettamente in
qualità di coordinatori.
Il committente privato
Come immobiliare, amministrazione condominiale o soggetto giuridico singolare, se ricopri il
ruolo del committente privato, sappi che sei il soggetto per conto del quale l’opera viene
realizzata indipendentemente da eventuali frazionamenti.
Rappresenti l’ente o l’individuo fisico legittimato alla firma dei contratti di appalto per
l’esecuzione dei lavori.
Sei tenuto a garantire le misure generali di tutela per la sicurezza.
Per assolvere alla funzione di coordinatore è necessario che tu sia in possesso, a norma di
legge, di un’attestazione, redatta dai datori di lavoro o dai committenti, comprovante
l’espletamento di un’attività lavorativa nel settore delle costruzioni per un periodo di tempo
consono al tuo titolo di studi; vale a dire:
1) Almeno un anno se hai conseguito una laurea in Ingegneria, Architettura, Geologia, Scienze
agrarie o Scienze forestali;
2) Almeno due anni se hai conseguito un diploma universitario in Ingegneria o Architettura;
3) Almeno tre anni se sei in possesso di un diploma come geometra, perito industriale, perito
agrario o agrotecnico; a patto che non ti identifichi nel datore di lavoro di un’impresa
appaltatrice.
A tua discrezione, puoi designare un responsabile dei lavori per l’adempimento degli
obblighi richiesti dagli artt. 3 e 11 del Decreto Legislativo n. 494/96, e quindi delegargli le tue
competenze nelle seguenti modalità:
1) In toto, se deleghi anche la capacità di spesa;
2) In parte, se deleghi solo le funzioni, imponendo il suo intervento a livello decisionale.
In entrambi i casi sei tu il vero responsabile per la verifica e l’applicazione del piano per
la sicurezza e del coordinamento tra le imprese.
Quale committente privato, sei chiamato a svolgere una serie di compiti importanti, quali:
1) Valutare l’entità del cantiere insieme al progettista, per stabilire se occorre o meno un
coordinatore. Per prendere questa decisione dovrai tenere conto dei seguenti parametri:
a) Se si tratta di un cantiere con un’unica impresa, anche se sono presenti rischi particolari
(allegato II del Decreto Legislativo n.528), non occorre un coordinatore. Se, nel prosieguo
dei lavori, dovesse ricorrere la necessità di eventuali altre imprese subappaltatrici,
nominerai un coordinatore in fase esecutiva che assuma anche il ruolo di coordinatore in
fase di progettazione, provvedendo quindi alla stesura del Psc (il Piano di sicurezza e
coordinamento, quindi il documento fondamentale nel quale vengono indicate tutte le
procedure pianificate che saranno applicate per garantire la sicurezza nel cantiere) e del
fascicolo tecnico (il documento allegato al Psc che indica, nel dettaglio, le modalità di
intervento relative alla manutenzione futura dell’opera, realizzabili in condizioni di
sicurezza predeterminate);
b) Se si tratta di un cantiere con più imprese di entità inferiore a 200 uomini al giorno e senza
rischi particolari, non occorre un coordinatore;
c) Se si tratta di un cantiere con più imprese di entità inferiore a 200 uomini al giorno e con
rischi particolari, occorre un coordinatore;
d) Se si tratta di un cantiere con più imprese di entità superiore a 200 uomini al giorno,
occorre un coordinatore;
2) Scegliere il coordinatore in fase di progettazione e nominarlo in relazione ai requisiti;
3) Stendere il disciplinare di incarico;
4) Individuare le fasi di lavoro;
5) Determinare la durata delle stesse;
6) Evidenziare la contemporaneità o la successione;
7) Valutare gli aspetti critici della simultaneità delle fasi di lavoro;
8) Gestire il processo costruttivo attraverso un’attenta pianificazione delle fasi di lavoro in
condizioni di sicurezza;
9) Valutare il Piano di sicurezza e di coordinamento e il fascicolo tecnico. A questo
proposito, devi valutare prima di tutto il Piano di sicurezza e di coordinamento affinché i
documenti allegati siano esaustivi delle situazioni eventualmente riscontrabili: interazione
con attività esterne, circolazione interna ed esterna, logistica, operatività
macchine/conformità e manutenzione; modalità esecutive, cooperazione e coordinamento
tra imprese e lavoratori autonomi, costi di sicurezza.
Subito dopo devi verificare che il fascicolo tecnico sia compatibile con il progetto affinché
la futura manutenzione periodica dell’opera sia resa agevole e realizzabile in condizioni di
sicurezza predeterminate. Infine, dopo le valutazioni e le verifiche, hai il dovere di
trasmettere alle imprese invitate alla gara d’appalto, oltre agli allegati contrattuali, anche il
Piano di sicurezza e di coordinamento;
10) Prima dell’affidamento dei lavori devi: designare il coordinatore in fase esecutiva e
verificarne i requisiti, trasmettere al coordinatore in fase esecutiva gli elaborati di progetto
e la descrizione dei lavori e del Piano di sicurezza e coordinamento, mettere a punto le
modalità dello svolgimento d’incarico professionale;
11) Verificare l’idoneità tecnico-professionale delle imprese e dei lavoratori autonomi
controllando l’iscrizione alla Camera di Commercio, la regolarità contributiva,
contrattuale e assicurativa (Inps, Cassa Edile, Inail) la dichiarazione relativa all’organico
medio annuo distinto per qualifica dei lavoratori, l’elenco dei lavori realizzati negli ultimi
anni e gli adempimenti;
12) Attuare comunicazioni essenziali: dopo aver affidato i lavori a un’impresa, ed
eventualmente a lavoratori autonomi, devi comunicare loro il nome del coordinatore in fase
di progettazione e del coordinatore in fase esecutiva per la sicurezza, inserendoli sul
cartello di cantiere insieme a quelli del committente dell’impresa appaltatrice, del
progettista, del direttore lavori, del calcolatore c.a. (cemento armato) e del responsabile
dell’impresa;
13) Inviare la notifica preliminare: prima dell’inizio dei lavori, dopo aver compilato la
modulistica fornita dal coordinatore per la sicurezza, devi inviare la notifica preliminare
all’Asl territorialmente competente e alla Direzione provinciale del lavoro.
La notifica, indipendentemente dai casi previsti in cui c’è necessità di dotarsi di un
coordinatore e del conseguente Piano di sicurezza e di coordinamento, deve sempre essere
inviata per qualsiasi tipologia o entità di lavoro, tranne quando, al di sotto di 200 uomini al
giorno, non ci siano rischi particolari. Una copia, inoltre, deve essere affissa in cantiere;
14) Fungere da referente per segnalazioni di inadempienze; sei tu, infatti, il referente a cui il
coordinatore per la sicurezza in fase esecutiva comunica eventuali inadempienze da parte
delle imprese o dei lavoratori autonomi.
L’articolo 90 del Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro 81/2008 in materia di
sicurezza riporta gli obblighi del committente o del responsabile dei lavori. La nomina dei
coordinatori in fase di progettazione e di esecuzione è un obbligo che ti riguarda, quale
soggetto per conto del quale viene realizzata l’opera o, nel campo degli appalti pubblici,
soggetto titolare di potere decisionale o di spesa relativo alla gestione dell’appalto. Qualora
tu decida di delegare al responsabile dei lavori i compiti stabiliti, lo svolgimento di quelli
compresi nel titolo IV del Testo unico 81/08 è demandato al progettista in fase di
progettazione e al direttore lavori in fase di esecuzione.
Di seguito, parte del testo dell’art. 90:

1. Il committente o il responsabile dei lavori, nelle fasi di progettazione dell’opera,


si attiene ai principi e alle misure generali di tutela di cui all’articolo 15, in
particolare: a) al momento delle scelte architettoniche, tecniche ed organizzative,
onde pianificare i vari lavori o fasi di lavoro che si svolgeranno simultaneamente o
successivamente; b) all’atto della previsione della durata di realizzazione di questi
vari lavori o fasi di lavoro.
1-bis. Per i lavori pubblici l’attuazione di quanto previsto al comma 1 avviene nel
rispetto dei compiti attribuiti al responsabile del procedimento e al progettista.
[…]
3. Nei cantieri in cui è prevista la presenza di più imprese esecutrici, anche non
contemporanea, il committente, anche nei casi di coincidenza con l’impresa
esecutrice, o il responsabile dei lavori, contestualmente all’affidamento
dell’incarico di progettazione, designa il coordinatore per la progettazione.
(Arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 euro il committente o
il responsabile dei lavori).
4. Nei cantieri in cui è prevista la presenza di più imprese esecutrici, anche non
contemporanea, il committente o il responsabile dei lavori, prima dell’affidamento
dei lavori, designa il coordinatore per l’esecuzione dei lavori, in possesso dei
requisiti di cui all’articolo 98. (Arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da
2.500 a 6.400 euro il committente o il responsabile dei lavori).
5. La disposizione di cui al comma 4 si applica anche nel caso in cui, dopo
l’affidamento dei lavori a un’unica impresa, l’esecuzione dei lavori o di parte di
essi sia affidata a una o più imprese.
(Arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 euro il committente o
il responsabile dei lavori). […]
11. La disposizione di cui al comma 3 non si applica ai lavori privati non soggetti a
permesso di costruire in base alla normativa vigente e comunque di importo
inferiore ad euro 100.000. In tal caso, le funzioni del coordinatore per la
progettazione sono svolte dal coordinatore per la esecuzione dei lavori.

Per riassumere: l’entità che determina la nomina o meno del coordinatore è effettivamente
la compresenza di più imprese in cantiere; questo significa che non è prevista la designazione
del coordinatore della sicurezza nella fase di progettazione (Csp) o del coordinatore della
sicurezza in fase esecutiva (Cse) qualora i lavori siano svolti da un’unica impresa.
Dove sono programmati interventi che coinvolgono più di un’impresa, invece, è d’obbligo
nominare in qualsiasi caso il coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione.
Per la fase progettuale, l’art. 90 al comma 11 stabilisce la discriminante dei lavori privati
non soggetti a permesso di costruire: la nomina del coordinatore per la sicurezza in fase di
progettazione non è imposta qualora i lavori non siano soggetti a titolo abilitativo alla
costruzione, oppure siano caratterizzati da un importo inferiore ai 100. 000 euro.
Si ricorda che il comma 11 è introdotto dalla Legge 88 del 7 luglio 2009 relativa alle
Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione
europea.
Al contrario di quanto era stato definito nei precedenti decreti legislativi in materia di
sicurezza, quali il Decreto Legislativo n. 494/96 e successive modifiche, non è più imposto il
numero di risorse presenti in cantiere, quantificate in uomini al giorno: la soglia dei 200 non è
più quella minima per l’effettiva designazione dei coordinatori.

Il committente pubblico
Il committente pubblico è considerato “soggetto titolare” del potere decisionale e di spesa
relativo alla gestione dell’appalto.
Per esempio in un Comune, il committente pubblico è il sindaco con la sua giunta.
Una volta che la realizzazione dell’opera viene deliberata, spetta al Rup (il responsabile
unico del procedimento), che è generalmente il capo dell’ufficio tecnico comunale, ma può
anche essere un altro soggetto delegato scelto fra i dipendenti dell’amministrazione, procedere
allo svolgimento dell’incarico interno all’ufficio tecnico comunale o all’affidamento dello
stesso attraverso un bando per l’individuazione del progettista, del direttore lavori, del
coordinatore alla sicurezza e delle altre figure professionali che intervengono nella
progettazione ed esecuzione dell’opera.
In caso di affidamento esterno all’ufficio tecnico comunale, se la spesa per questi
professionisti non supera i 100.000 euro, la committenza pubblica può nominare direttamente
dei referenti con un incarico fiduciario; diversamente questi professionisti vengono scelti sulla
base di una graduatoria.

Il responsabile unico (Rup)


Se ti è stato affidato l’incarico del responsabile unico, sei il soggetto deputato a curare e
vigilare sulle fasi di progettazione, affidamento ed esecuzione dell’opera. Devi stilare la
graduatoria dei professionisti incaricati e predisporre il bando relativo alla gara d’appalto per
la realizzazione.
Ti spetta l’onere di coadiuvare il processo di concretizzazione dell’intervento in modo
unitario, in relazione ai tempi e ai costi preventivati.
Nella maggioranza dei casi, soprattutto nelle piccole realtà amministrative, ti verrà affidato
anche il ruolo di responsabile dei lavori con la conseguente funzione di garantire le misure
generali di tutela per la sicurezza.
La legge sui lavori pubblici impone che nel bando di gara venga indicato l’importo
necessario a mettere in atto quanto previsto dal Piano di sicurezza e di coordinamento. Tale
importo si dovrà desumere dal Psc oppure, se non è necessario nominare un coordinatore,
verrà definito in base alle specificità del lavoro.
Una questione fondamentale, a proposito della gara d’appalto, è che l’importo stimato per
la sicurezza non può essere sottoposto a ribassi d’asta.

L’impresa
Durante la fase di partecipazione alla gara d’appalto di opere rientranti nel campo applicativo
del Decreto Legislativo n. 494, riceverai dal Rup, oltre alla documentazione afferente al
bando, anche il Piano di sicurezza e di coordinamento.
Devi trasmettere al coordinatore per l’esecuzione, entro 30 giorni dall’aggiudicazione, o
comunque prima della consegna dei lavori, i seguenti documenti:
1) Eventuali proposte integrative del Psc miranti ad adeguare i contenuti alle tecnologie
proprie dell’impresa e a migliorare gli aspetti di tutela della salute e della sicurezza;
2) Il tuo Pos (Piano operativo di sicurezza), cioè il documento di valutazione dei rischi che il
datore di lavoro di un’impresa esecutrice redige in riferimento a ogni singolo cantiere.
Questo, che contiene le scelte autonome e le relative responsabilità nell’organizzazione del
cantiere e nell’esecuzione dei lavori, deve essere considerato come un piano
complementare di dettaglio del Piano di sicurezza e di coordinamento.
Qualora non ricorra l’ambito di applicazione del Decreto Legislativo n. 494/96, sei tenuta
a trasmettere alla committenza, entro i termini di cui sopra, oltre al Pos anche il Pss (Piano di
sicurezza sostitutivo), che diviene parte integrante del contratto di appalto, pena la nullità
dell’atto.
Gravi o ripetute violazioni delle indicazioni contenute nei piani, costituiscono causa di
risoluzione del contratto.

Il coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione


Come coordinatore della progettazione, devi essere designato dal committente contestualmente
al progettista dell’opera, nel caso in cui quest’ultimo possieda i requisiti professionali
previsti dalla legge.
Hai potere decisionale nelle scelte progettuali, puoi persino imporre l’adozione di
accorgimenti opportuni a rendere l’opera “sicura” nelle successive fasi di manutenzione.
Sei responsabile in prima persona della redazione del Psc e del fascicolo tecnico, a
prescindere da chi realmente lo compili, e soggetto a sanzione in caso di inadempienza.
Rappresenti una figura professionale importantissima, che riguarda nel dettaglio la
sicurezza sul lavoro e la regolarità dei cantieri temporanei e mobili. Per meglio definire le
espressioni “cantieri temporanei” e “cantieri mobili”, trascriviamo la definizione, valida per
entrambi, del Testo unico 81/08, allegato X:

Lavori di costruzione, manutenzione, riparazione, demolizione, conservazione,


risanamento, ristrutturazione o equipaggiamento, la trasformazione, il rinnovamento o
lo smantellamento di opere fisse, permanenti o temporanee, in muratura, in cemento
armato, in metallo, in legno o in altri materiali.

Occupi una posizione intermedia, di ponte, tra i committenti e i progettisti, ai quali spetta la
prima e indispensabile pianificazione e organizzazione della sicurezza in cantiere, le ditte sul
campo e gli operai. Fungi contemporaneamente da coordinatore per la sicurezza in fase di
progettazione e da coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione. Si ritiene che detti
incarichi non debbano essere necessariamente affidati a un unico impiegato.
Ma da dove nasce il ruolo del coordinatore?
Esistono tre testi di legge a cui riferirsi per rispondere a questa domanda. In ordine
cronologico, si presentano: il Decreto Legislativo n. 626/94 noto a tutti come 626; il Decreto
Legislativo n. 494/96 (Attuazione della direttiva 92/57/Cee concernente le prescrizioni
minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili) e il Testo unico
sulla sicurezza 81/08.
In questa breve descrizione utilizzeremo come riferimento normativo, e citeremo
maggiormente, il Testo unico (in particolare il Titolo IV Cantieri temporanei e mobile – Capo I
Misure per la salute e sicurezza nei cantieri temporanei e mobili), che sappiamo essere quello
in vigore emesso dal legislatore in materia di sicurezza sul lavoro, e anche il primo
riferimento, in ordine temporale, per ogni provvedimento e per ciascuna regola da seguire
attualmente. Tuttavia, non rinunceremo a fornire, per completezza di informazioni, altri
riferimenti utili.
Che cosa significa, quindi, essere un coordinatore della sicurezza e quali requisiti devi
possedere per ricoprire questo ruolo?
Nel tentativo di offrire un contributo che possa essere chiaro ed esaustivo delle “cause” e
degli “effetti” che ti riguardano, riportiamo un frammento del Decreto Legislativo n. 494 del
14 agosto 1996 (Attuazione della direttiva 92/57/Cee concernente le prescrizioni minime di
sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili). In base alla normativa
vigente, come accennato nel paragrafo “Il committente privato”, il coordinatore della
sicurezza deve dimostrare con attestazione le proprie capacità e competenze:

- Diploma di laurea in Ingegneria, Architettura, Geologia, Scienze agrarie o


Scienze forestali, nonché attestazione da parte di datori di lavoro o committenti
comprovante l’espletamento di attività lavorativa nel settore delle costruzioni per
almeno un anno; diploma universitario in ingegneria o architettura nonché
attestazione da parte di datori di lavoro o committenti comprovante
l’espletamento di attività lavorative nel settore delle costruzioni per almeno due
anni;
- Diploma di geometra o perito industriale o perito agrario o agrotecnico nonché
attestazione da parte di datori di lavoro o committenti comprovante
l’espletamento di attività lavorativa nel settore delle costruzioni per almeno tre
anni;
- Essere in possesso di attestato di frequenza a specifico corso in materia di
sicurezza organizzato dalle regioni, mediante le strutture tecniche operanti nel
settore della prevenzione e della formazione professionale, o, in via alternativa,
dall’Ispesl, dall’Inail, dall’Istituto italiano di medicina sociale, dai rispettivi
ordini o collegi professionali, dalle università, dalle associazioni sindacali dei
datori di lavoro e dei lavoratori o dagli organismi paritetici istituiti nel settore
dell’edilizia.

In fase di progettazione, i tuoi compiti sono:


1) Verificare e pianificare le fasi di lavoro con il progettista e il committente. In tal senso
devi individuare le fasi di lavoro, determinarne la durata, evidenziarne la contemporaneità
o la successione, valutare gli aspetti critici di quelle che avvengono in simultaneità; gestire
il processo costruttivo, pianificando le fasi di lavoro in condizioni di sicurezza, e
richiedere al progettista modifiche al progetto se ritieni che questo, per eventuali difficoltà
esecutive, possa determinare una scarsa efficacia delle misure di sicurezza;
2) Redigere il Piano di sicurezza e coordinamento. A tal fine devi prima: individuare,
analizzare e valutare i rischi; stabilire le procedure, gli apprestamenti e le attrezzature atti
a garantire il rispetto delle norme per la prevenzione degli infortuni e la tutela della salute
dei lavoratori; stimare i costi della sicurezza; individuare le prescrizioni da correlare alle
criticità delle singole fasi di lavoro; individuare le misure per ovviare alla presenza
simultanea di più imprese o lavoratori autonomi;
3) Predisporre il fascicolo tecnico. Esso contiene informazioni utili ai fini della prevenzione
e della protezione dai rischi, da prendere in considerazione all’atto di eventuali lavori
successivi sull’opera. Devi pertanto occuparti della stesura e della sua verifica insieme al
progettista, consultando il committente, per poi attivare le procedure di aggiornamento.
In altre parole, non ti occupi soltanto dell’organizzazione, del raccordo o del collegamento
tra le eventuali varie imprese che collaborano per la realizzazione dell’opera, ma devi altresì
vigilare sulla corretta osservanza, da parte delle imprese, delle prescrizioni del Piano di
sicurezza, con lo scopo di garantire l’incolumità dei lavoratori.
È già accaduto, purtroppo, che un coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione sia
stato ritenuto responsabile della caduta di un operaio impegnato nella posa in opera di un
solaio in laterizio, per non aver correttamente vigilato sull’effettiva realizzazione degli
interventi atti a evitare gli infortuni.
La tua presenza è fondamentale nei cantieri in cui sono presenti diverse ditte esecutrici. Nel
Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, in particolare nell’art. 89, in apertura del
“Titolo IV Cantieri temporanei o mobili – Capo I misure per la salute e sicurezza nei cantieri
temporanei o mobili”, si legge al proposito:

Agli effetti delle disposizioni di cui al presente capo si intende per: e)


coordinatore in materia di sicurezza e di salute durante la progettazione dell’opera,
di seguito denominato coordinatore per la progettazione: soggetto incaricato, dal
committente o dal responsabile dei lavori, dell’esecuzione dei compiti di cui
all’articolo 91.

Il coordinatore per la sicurezza in fase esecutiva


In qualità di coordinatore in materia di sicurezza e di salute durante la realizzazione
dell’opera, o coordinatore per l’esecuzione dei lavori (Cse), sei il soggetto incaricato, dal
committente o dal responsabile dei lavori, dell’esecuzione dei compiti di cui all’art. 92
(Obblighi del coordinatore per l’esecuzione dei lavori) del Decreto Legislativo n. 81/2008.
Hai il dovere di controllare il rispetto del Piano di sicurezza da parte delle imprese e dei
lavoratori autonomi e di proporre al committente o al responsabile dei lavori (che negli
appalti pubblici è il responsabile del procedimento) la sospensione degli stessi in caso di
pericolo grave e imminente.
L’art. 89 comma 1 lettera f) del Decreto Legislativo n. 81/2008 definisce così la figura del
coordinatore per la sicurezza durante la realizzazione dell’opera:

soggetto incaricato, dal committente o dal responsabile dei lavori, dell’esecuzione


dei compiti di cui all’articolo 92, che non può essere il datore di lavoro delle
imprese affidatarie ed esecutrici o un suo dipendente o il responsabile del servizio di
prevenzione e protezione (Rspp) da lui designato.

La norma, ancora, stabilisce che:

le incompatibilità di cui al precedente periodo non operano in caso di coincidenza


fra committente e impresa esecutrice.

Dunque sussiste una incompatibilità legale assoluta tra lo svolgimento del compito di
coordinatore per l’esecuzione dei lavori e il rivestire la carica di datore di lavoro
dell’impresa esecutrice o comunque di dipendente o consulente responsabile del servizio
prevenzione e protezione (R.S.P.P.) di tale datore di lavoro.
Durante la realizzazione dell’opera sei tenuto a garantire e mantenere l’applicazione delle
disposizioni e delle procedure di lavoro contenute nel Piano di sicurezza e coordinamento,
con opportune azioni in questa direzione, adeguando il Piano e il fascicolo di informazioni
utili per la prevenzione dei rischi all’evoluzione dei lavori e alle eventuali modifiche che
possono rendersi inevitabili successivamente.
In fase esecutiva, devi:
1) Verificare la corretta applicazione delle disposizioni contenute nel Piano di sicurezza e
coordinamento e delle procedure per mantenerli;
2) Verificare l’idoneità e la coerenza del Piano operativo di sicurezza di ciascuna impresa,
confrontandolo col Piano di sicurezza e coordinamento;
3) Adeguare il Piano di sicurezza e di coordinamento nel caso in cui siano intervenute delle
modifiche successive ai lavori e verificare che le imprese esecutrici adeguino, se
necessario, i rispettivi Piani operativi di sicurezza;
4) Organizzare la cooperazione e il coordinamento delle attività insieme a tutte le maestranze;
5) Verificare l’attuazione di quanto è stato previsto, avendo sempre come obiettivo principale
il miglioramento della sicurezza del cantiere;
6) Segnalare alla committenza, o al responsabile dei lavori, se ci sono lavoratori che non
rispettano le norme, proponendo addirittura la sospensione dei lavori o la risoluzione del
contratto delle imprese inadempienti. Puoi segnalare il tutto anche alla Asl e alla Direzione
provinciale del lavoro territoriale competente, sospendendo qualsiasi ordine di processo
in caso di pericolo grave e imminente.

L’obbligo numero 6 è particolarmente importante, perché individua la posizione di garanzia


del Cse nel potere/dovere di intervenire direttamente sulle singole lavorazioni pericolose; il
che implica anche la necessità legale di frequentare il cantiere nei periodi in cui è possibile
rilevare pericoli eventuali.
In considerazione di tale potere, la Cassazione penale Sez. IV sentenza del 26 maggio 2004,
a Cunial, ha confermato la condanna di un coordinatore per la sicurezza in fase d’esecuzione
ritenuto responsabile di omicidio colposo, commesso con la violazione degli obblighi in
esame, per non avere prontamente modificato il Piano di sicurezza e coordinamento, e di non
aver sospeso subito i lavori di scanalatura, nonostante l’imminenza evidente di un crollo di un
muro privo di puntellatura o ancoraggio.
Per motivare al meglio la condanna, la Sez. IV ha aggiunto che la legge ha introdotto la
figura del coordinatore per la sicurezza in fase esecutiva proprio per assicurare, durante il
corso dei lavori, un collegamento tra l’impresa appaltatrice e il committente, per garantire una
maggiore organizzazione e tutela della sicurezza all’interno del cantiere. Più nel dettaglio, la
norma prescrive che il coordinatore per la sicurezza ha il compito di adeguare il Piano in base
all’evoluzione dei lavori e delle possibili modifiche che possono effettuarsi in corso d’opera.
Particolarmente inquietante appare il pieno di responsabilità penali del Cse, evidenziato dalla
Cassazione Penale Sez. IV sentenza n. 6219 del 12 febbraio 2009, la quale, dichiarando
inammissibile il ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello proposto da un Cse
condannato per il delitto di lesioni personali colpose ai danni di un lavoratore caduto dal tetto
di un edificio di proprietà comunale, ha messo in evidenza la circostanza legata alla mancata
informazione al Cse medesimo.
Egli, infatti, si era recato in cantiere il giorno stesso dell’infortunio prima che questo si
verificasse, ed aveva consentito che i lavori in elevazione si svolgessero senza adottare
alcuna precauzione, sebbene i lavoratori fossero sprovvisti degli agganci di sicurezza. Avendo
agito in netto contrasto con le regole di prevenzione previste dalla legge, il Cse è stato
dichiarato colpevole.
Un’altra sentenza della Cassazione Penale (Sez. IV n. 38002 sentenza del 3 ottobre 2008),
invece, ha messo in evidenza che tra i compiti del coordinatore c’è quello di far rispettare le
prescrizioni di sicurezza da parte dei soggetti interessati tramite controlli costanti e continui
delle fasi di lavorazione e non con semplici sopralluoghi occasionali; i controlli infatti,
servono a evitare quei vuoti di vigilanza che spesso anticipano un evento funesto. La
responsabilità del coordinatore per la sicurezza, in casi come questo, è duplice: quella
relativa alla mancata verifica delle misure minime di sicurezza nel lavoro di posa in opera di
lastre di marmo (ciò riguarda l’incidente a causa del quale il Cse è stato chiamato in giudizio),
e quella della mancata e immediata sospensione dei lavori dopo la presa di coscienza del
rischio.
Nei casi in cui, dopo l’affidamento dei lavori a un’unica impresa, l’esecuzione di questi
ultimi, o di parte di essi, sia affidata a un’altra o più altre imprese, devi impegnarti, oltre a
svolgere i compiti di cui sopra, a redigere il Piano di sicurezza e di coordinamento e
predisporre il fascicolo per i lavori successivi (art. 92 comma 1 bis Decreto Legislativo n.
81/2008).
Occorre sottolineare che il tuo compito prioritario e fondamentale è quello di raccogliere
gli elementi utili relativamente alla sicurezza e alla prevenzione, quindi, alla qualità della/e
impresa/e aggiudicataria/e dell’appalto. Infatti, l’idoneità tecnico-professionale non è data una
volta per tutte, ma è soggetta a variazioni eventuali, correlate all’andamento dei lavori e può
anche venir meno in circostanze che il Cse dovrà prontamente verificare.
Come è noto, le imprese, come anche i lavoratori autonomi che partecipano alle gare di
subappalto, devono dimostrare la propria idoneità tecnica e professionale, anche attraverso la
produzione dei documenti contenuti nel seguente elenco, da considerarsi indicativo e non
esaustivo:
1) Certificato di iscrizione alla Camera di Commercio;
2) Dichiarazione sul tipo di contratto di lavoro applicato;
3) Dichiarazione sul rispetto degli obblighi assicurativi e previdenziali;
4) Piano operativo di sicurezza (Pos) per i soggetti obbligati, che contenga quantomeno:
a) L’elenco delle macchine, degli impianti e degli apprestamenti che verranno utilizzati in
quel cantiere con descrizione, per ognuno, del livello di sicurezza raggiunto (marchio
Ce, verifica di rispondenza alle norme tecniche di sicurezza, libretto del ponteggio,
libretto degli impianti di sollevamento per il controllo periodico delle funi, dei
ponteggi, degli apparecchi a pressione ecc.). Per quanto riguarda il rischio elettrico,
invece, verrà richiesto all’impresa di fornire copia delle denunce e delle certificazioni
obbligatorie;
b) L’elenco delle sostanze e dei preparati pericolosi che verranno utilizzati in quel
cantiere, con fornitura, per ognuno, delle schede di sicurezza;
c) L’analisi e la valutazione dei rischi specifici per quel cantiere con individuazione delle
soluzioni preventive da adottare;
d) Il rapporto di valutazione del rumore;
e) La documentazione riguardante la formazione e l’informazione dei lavoratori;
f) La documentazione inerente l’idoneità lavorativa specifica dei lavoratori impiegati;
g) La copia del registro degli infortuni;
h) L’eventuale altra documentazione di sicurezza richiesta dalla norma (es. disegno
esecutivo e progetto del ponteggio, programma delle demolizioni, piano dei lavori di
demolizione o di rimozione dell’amianto, ecc.).
Devi valutare la documentazione fornita sia per meglio conoscere il livello di affidabilità
delle imprese, e su questo eventualmente relazionare al committente, o al responsabile dei
lavori, sia per avallare, facendolo eventualmente modificare, il Piano operativo di sicurezza.
Sei autorizzato a richiedere integrazioni sui vari punti o intervenire su particolari aspetti al
fine di assicurare la coerenza dei Piani seguendo quanto ribadito nelle linee guida del 1
gennaio 2000 del Coordinamento delle Regioni e delle Province autonome di Trento e
Bolzano.
Rientrano nelle mansioni a te riconducibili in fase esecutiva, secondo l’articolo 92 del
Decreto Legislativo n. 81/2008:
1) Stabilire e comunicare alle imprese esecutrici e ai lavoratori autonomi: le modalità di
coordinamento previste (ad esempio la periodicità delle riunioni a cui partecipano le
imprese e i lavoratori autonomi interessati), le modalità di verifica del rispetto del Piano
(con verbale auspicabilmente corredato di fotografie delle visite in cantiere);
2) Far rispettare alle imprese e ai lavoratori autonomi il Piano come parte integrante del
contratto di appalto;
3) In caso di pericolo grave ed imminente, sospendere immediatamente le lavorazioni
interessate fino all’avvenuta messa in sicurezza;
4) In caso di varianti in corso d’opera o di variazioni alle procedure operative, adeguare le
parti del Psc relative portandole a conoscenza delle imprese e dei lavoratori autonomi
interessati;
5) Verificare che il Pos di ogni impresa sia congruente con il lavoro da svolgere;
6) Verificare che il Pos sia nella sostanza rispettato;
7) Coordinare i diversi Pos delle imprese operanti in cantiere;
8) Chiedere l’adeguamento del Pos qualora non risultasse congruente.
Dipendono da te la cooperazione, il coordinamento e la reciproca informazione tra i
diversi datori di lavoro (che invece predispongono una programmazione delle misure di
sicurezza) e i lavoratori autonomi che operano nel cantiere.
Con riguardo agli obblighi elencati dalla legge (artt. 90 e 91 del Decreto Legislativo n.
81/2008) rispettivamente a carico del coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e
di colui che si occupa della sicurezza in fase esecutiva, la Cassazione (sentenza del 7 luglio
2003 della III Sezione penale) precisa che non vige quello relativo al controllo e alla
manutenzione degli impianti e dei dispositivi di sicurezza; tale obbligo, insieme a quello di
eliminare i difetti riscontrati, è di competenza del datore di lavoro delle imprese esecutrici.
Resta fermo, beninteso, che spetta sempre a te, nel ruolo di Cse, controllare con attenzione
l’applicazione, da parte delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi, delle disposizioni
loro pertinenti inserite nel Piano di sicurezza e di coordinamento (di cui all’articolo 12 del
Decreto Legislativo n. 494/96) e la corretta applicazione delle relative procedure di lavoro
(secondo quanto recita l’art. 91, comma 1, lettera a) del Decreto Legislativo n. 81/2008).

Il datore di lavoro
Come datore di lavoro di un’impresa esecutrice, sei chiamato a impartire e a far mettere in
pratica le misure generali di tutela.
I principali compiti che devi svolgere sono:
1) Mantenere il cantiere in condizioni di ordine e sufficiente salubrità;
2) Individuare l’ubicazione dei posti di lavoro e dei percorsi pedonali e carrai;
3) Verificare le condizioni di movimentazione dei materiali;
4) Controllare la manutenzione dei macchinari e degli impianti prima e dopo l’entrata in
servizio;
5) Localizzare e confinare i materiali e le sostanze pericolose;
6) Adeguare la durata delle fasi di lavoro all’evoluzione del cantiere;
7) Organizzare la collaborazione tra i datori di lavoro delle imprese subappaltatrici e i
lavoratori autonomi;
8) Verificare l’interazione delle attività nel cantiere e in prossimità dello stesso;
9) Stendere un programma attuativo di prevenzione e protezione;
10) Nominare figure di responsabilità: il responsabile del Servizio prevenzione e protezione
(Rspp) gli addetti del Servizio di protezione e prevenzione (Aspp), il medico competente,
gli addetti alle emergenze;
11) Provvedere alla formazione e all’informazione dei lavoratori, qualora si assuma nuovo
personale, si cambino le mansioni, si introducano nuove tecnologie, si utilizzino sostanze o
preparati diversi e in funzione dei nuovi rischi rilevati;
12) Fornire ai lavoratori i mezzi di protezione adeguati individuali o collettivi;
13) Consentire ai Rls/Rlst di verificare l’applicazione delle misure di sicurezza e di accedere
alle informazioni;
14) Tenere aggiornato il registro degli infortuni;
15) Verificare, in caso di subappalto, l’idoneità tecnico-professionale delle imprese o dei
lavoratori autonomi;
16) Organizzare il cantiere: devi adottare misure opportune per concentrare il lavoro nei
locali di cui disponi, rendendo conformi i luoghi al servizio del cantiere, curando le
condizioni di rimozione dei materiali pericolosi, disponendo per il corretto stoccaggio e
per l’evacuazione delle macerie;
17) Ricevere dal committente il Psc e poi procedere con ordine ad analizzarne i contenuti,
accettarlo e passare alla stesura del Pos, trasmettere il Psc alle imprese subappaltatrici,
presentare eventuali proposte di integrazione al coordinatore in fase esecutiva;
18) Redigere o far redigere il Pos, verificando che sia coerente con le richieste negli allegati
contrattuali (capitolato, descrizione lavori, Psc);
19) Mettere a disposizione degli Rls/Rlst, almeno 10 giorni prima dell’inizio dei lavori, una
copia del Psc e del Pos e consultarli in merito ai contenuti dei Piani presentandoli in
riunione;
20) Raccogliere il Pos delle imprese subappaltatrici e metterli a disposizione del
coordinatore in fase esecutiva, dopodiché, qualora lo richieda il coordinatore, aggiornare
il proprio Pos così come sono tenute a farlo le imprese subappaltatrici;
21) Attenersi a quanto indicato nel Psc e nel Pos e dare applicazione alle prescrizioni degli
stessi, in stretta collaborazione con il coordinatore in fase esecutiva. In caso di negligenza
o grave inadempienza rispetto a quanto previsto dal Psc e dal Pos, previa contestazione
scritta da parte del coordinatore in fase esecutiva, è possibile che tu venga allontanato dal
cantiere con risoluzione del contratto oppure sospeso con interruzione dei lavori;
22) Cooperare per il coordinamento delle attività di cantiere, partecipando al reciproco
scambio di informazioni, anche verso le imprese subappaltatrici e i lavoratori autonomi.
In quanto datore di lavoro, sei soggetto a sanzione nei seguenti casi:
1) Quando non ti preoccupi di consultare gli Rls/Rlst prima dell’accettazione del Psc;
2) Quando non metti a disposizione degli Rls/Rlst una copia del Psc e del Pos almeno 10
giorni prima dell’inizio lavori;
3) Quando non metti in atto quanto è previsto nel Psc e nel Pos;
4) Quando non trasmetti il Psc alle imprese in subappalto e ai lavoratori autonomi;
5) Quando non trasmetti i Pos delle imprese in subappalto al coordinatore in fase esecutiva;
6) Quando non adotti misure conformi alle prescrizioni dell’allegato IV.
Il medico competente
Il medico è incaricato della stesura del Programma di sicurezza sanitaria.
Deve disporre accertamenti preventivi, volti alla valutazione dell’idoneità alle mansioni
specifiche dei lavoratori, e accertamenti periodici per controllare il loro stato di salute. Si
occupa di redigere una cartella sanitaria personale per ogni operaio, che aggiorna di continuo.
È necessario che sia in possesso di un’adeguata specializzazione.
Il più delle volte, chi ricopre questo ruolo, può identificarsi in una delle seguenti figure:
docente di Medicina del lavoro, igienista, medico legale, dipendente di una struttura pubblica
o privata, libero professionista. Se dipendente di una struttura pubblica, non può svolgere
l’attività di medico competente nel caso in cui questa comprenda anche la vigilanza.
La sorveglianza sanitaria è obbligatoria nei seguenti casi:
1) Quando c’è un’esposizione a sostanze nocive e cancerogene;
2) Quando c’è un’esposizione ad agenti fisici quali rumore e vibrazioni;
3) Quando c’è movimentazione manuale dei carichi;
4) Quando si utilizzano attrezzature munite di videoterminali;
5) Quando c’è un’esposizione ad agenti chimici;
6) Quando c’è un’esposizione a silice e polveri inerti;
7) Quando c’è un’esposizione ad amianto;
8) Quando c’è un’esposizione ad agenti biologici (tetano, leptospirosi, ecc.);
9) Quando c’è un’esposizione a radiazioni Uv e/o Ir;
10) Quando ci sono dei lavori notturni.
I suoi compiti principali sono:
1) Effettuare sopralluoghi conoscitivi negli ambienti di lavoro in presenza del Rspp, dei
Rls/Rlst e del datore di lavoro, o del preposto, prendendo visione del Psc e del Pos di
imprese;
2) Sviluppare il Programma di sicurezza sanitaria e portarlo a conoscenza di tutte le figure
aziendali della prevenzione (datore di lavoro, Rspp ed Rls) nel corso delle riunioni
periodiche (ex art. 11 del Decreto Legislativo n. 626/94) e con altre forme di
comunicazione;
3) Informare i lavoratori sul significato della valutazione medica, riassumendo sinteticamente
e in forma anonima i risultati degli accertamenti sanitari effettuati e riportando i casi di
idoneità o idoneità limitata e di malattia professionale riscontrati. Nella relazione bisogna
indicare le eventuali misure di prevenzione da adottare durante l’attività lavorativa;
4) Provvedere alla verifica dell’effettiva compatibilità tra le condizioni psico-fisiche del
lavoratore e gli specifici rischi individuali, connessi alla sua destinazione lavorativa e alle
sue mansioni, dopo aver verificato l’idoneità delle condizioni di lavoro;
5) Rilasciare una certificazione, attraverso la quale si possa evincere in maniera chiara
l’idoneità e le eventuali limitazioni rispetto alla specifica attività lavorativa. Di
conseguenza, deve collaborare con il datore di lavoro nella gestione dell’idoneità in
funzione di un’adeguata assegnazione dei compiti al lavoratore.
È importante che collabori con il datore di lavoro all’elaborazione del documento di
valutazione dei rischi.
Con questo scopo, deve svolgere una serie di attività collegate:
1) Collaborare con il Rspp all’individuazione di misure di tutela per garantire l’integrità
psico-fisica dei lavoratori;
2) Partecipare alla stesura dei provvedimenti di primo soccorso sui luoghi di lavoro;
3) Collaborare nell’attività di informazione e formazione dei lavoratori e di addestramento
all’uso dei dispositivi di protezione individuale (Dpi);
4) Contribuire all’elaborazione di specifiche procedure di lavoro;
5) Consultare eventuali medici specialisti.

Il lavoratore
Se operi in un cantiere in qualità di lavoratore, il tuo compito è quello di facilitare il più
possibile la messa in atto delle norme per la sicurezza; infatti esse sono destinate
principalmente a salvaguardare la tua salute e la tua persona.
In un cantiere, la sicurezza è un obbligo di legge per tutti i soggetti coinvolti. Per questo
quando agisci con negligenza, non rispettando le disposizioni, vieni sanzionato.
Devi sapere, preliminarmente, che i soci lavoratori di cooperative e società sono
equiparati a te.
Per invogliarti a imparare e rispettare le norme riguardanti la sicurezza, e a tenere un
comportamento idoneo alla prevenzione di incidenti e infortuni, la legge prevede che tu riceva
un’adeguata formazione in materia con riferimento al posto in cui lavori e alle mansioni che
svolgi.
La formazione è imprescindibile nei casi di assunzione, cambiamento di mansione e
introduzione di nuove attrezzature o sostanze potenzialmente dannose. Inoltre, essa deve essere
ripetuta periodicamente perché i rischi si evolvono e ne possono comparire di nuovi. La
formazione deve avvenire durante l’orario di lavoro e non può comportare oneri economici a
tuo carico.
È importante che tu conosca a memoria:
1) I rischi per la sicurezza e la salute connessi all’attività dell’impresa in generale;
2) Le misure e le attività di protezione e prevenzione adottate;
3) I rischi specifici per l’attività svolta;
4) Le normative e le disposizioni contrattuali;
5) I pericoli connessi all’uso di sostanze e di preparati pericolosi;
6) Le procedure di pronto soccorso, antincendio ed evacuazione;
7) I nomi dei lavoratori addetti alle emergenze e al pronto soccorso;
8) I nomi degli Rspp, addetti al servizio di protezione e prevenzione, e del medico
competente.
Se, in caso di pericolo grave e immediato, nell’impossibilità di contattare il tuo superiore,
abbandoni il posto di lavoro, la legge è dalla tua parte. Allo stesso modo, sei autorizzato a
prendere qualsiasi iniziativa necessaria, quando il pericolo incombe all’insaputa dei capi.
I tuoi compiti principali sono:
1) Osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro ai fini della
protezione collettiva e individuale;
2) Utilizzare correttamente i macchinari, le apparecchiature, gli utensili, le sostanze e i
preparati pericolosi, i mezzi di trasporto, le attrezzature e i dispositivi di sicurezza;
3) Utilizzare in modo appropriato i Dpi;
4) Segnalare al datore di lavoro le deficienze di mezzi e dispositivi o eventuali condizioni di
pericolo di cui sei a conoscenza;
5) Non manomettere, senza autorizzazione, i dispositivi di sicurezza, segnalazione e controllo;
6) Non compiere di propria iniziativa operazioni che non ti competono o che possano
compromettere la sicurezza generale;
7) Sottoporti ai controlli sanitari;
8) Contribuire, insieme al datore di lavoro e agli Rls/Rlst, all’adempimento di tutti gli
obblighi imposti dalle autorità competenti.

ll lavoratore autonomo
Come lavoratore autonomo devi possedere i requisiti di idoneità tecnico-professionale
verificabili attraverso l’iscrizione alla Camera di Commercio. In materia di sicurezza è tua
premura utilizzare attrezzature di lavoro conformi alla normativa, così come idonei dispositivi
di protezione individuale relativi ai rischi specifici di ogni attività.
Inoltre, devi adeguarti a quanto indicato dal coordinatore in fase esecutiva.
Vai incontro a sanzioni di tipo penale per l’inosservanza delle disposizioni che ti
riguardano.
Devi prendere visione del Psc prima dell’inizio dei lavori, e attuare quanto previsto in
esso e nel Pos fornito dall’impresa.
Devi svolgere le tue mansioni in tempi paralleli alle attività delle altre imprese o
lavoratori autonomi coinvolti.
Fa parte dei tuoi compiti il reciproco scambio di informazioni sui temi della sicurezza.

Gli addetti alle emergenze


Se ricoprite il ruolo di addetti alle emergenze, è necessario che voi interveniate direttamente
nei casi di pericolo grave e immediato sul cantiere. Per la particolare importanza del vostro
compito, non vi è concesso il diritto di rifiutare l’incarico, neanche a priori, tranne per validi
e comprovabili motivi.
Siete sottoposti a una formazione rigida e dura, nonché muniti di attrezzature adeguate. La
formazione deve avvenire durante l’orario di lavoro e siete esenti da responsabilità soggette a
sanzione.
È compito del datore di lavoro, lo ribadiamo, in collaborazione con il servizio di
prevenzione, prevedere procedure per la gestione delle emergenze, vale a dire opportune per
interventi di evacuazione in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di pronto
soccorso, di prevenzione di incendi e di lotta antincendio.

Il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (Rspp)


Quale responsabile del servizio di prevenzione e protezione devi essere nominato dal datore
di lavoro, previa consultazione degli Rls/Rlst. Non è importante che tu sia interno o esterno
all’unità produttiva. Le tue capacità, in annessione a specifici requisiti professionali, devono
essere adeguate all’entità dei rischi presenti sul luogo di lavoro e relativi all’attività stessa.
È necessario tu sia in possesso di un pertinente titolo di studio (almeno di un diploma di
istruzione secondaria superiore), con attestati di frequenza a specifici corsi di formazione.
Sei tenuto a frequentare continui corsi di aggiornamento.
Nelle società con meno di 30 dipendenti, questo ruolo può essere rivestito anche dal datore
di lavoro, previo specifico corso di formazione. Le attitudini e le capacità adeguate derivano
da compiti svolti in precedenza in materia di prevenzione e protezione.
Il nominativo del responsabile deve essere segnalato all’Asl e alla Direzione provinciale
del lavoro, allegando curriculum professionale e requisiti, considerando che il tuo incarico
può essere affidato anche a una persona esterna, la quale non è sanzionabile per lo
svolgimento dei relativi compiti.
I tuoi compiti principali sono:
1) Collaborare all’individuazione e alla valutazione dei rischi;
2) Elaborare misure di prevenzione e protezione in relazione alla specificità dei luoghi di
lavoro;
3) Definire procedure di sicurezza per le varie fasi lavorative;
4) Proporre programmi di formazione e informazione dei lavoratori;
5) Partecipare alle riunioni periodiche di prevenzione e protezione indette dal datore di
lavoro in società che occupino più di 15 dipendenti;
6) Fornire ai lavoratori le informazioni relative ai rischi individuati, alle misure da adottare e
alle procedure di gestione delle emergenze.
Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls)
Se ricopri il ruolo di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, devi ricevere una
adeguata formazione e seguire uno specifico corso presso l’Organismo paritetico, che
rilascerà un attestato di frequenza.
Nel considerare il profilo, il ruolo e le mansioni che devi assolvere, tieni conto dei
seguenti punti fermi che ti riguardano:
1) Sei esente da responsabilità sanzionabili;
2) Non puoi “subire” pregiudizi per l’espletamento delle tue funzioni;
3) Hai libertà di accesso ai luoghi di lavoro;
4) Ricevi il documento di valutazione dei rischi e accedi al Registro infortuni;
5) Promuovi iniziative idonee a tutelare la salute dei lavoratori;
6) Formuli osservazioni in caso di visite delle autorità competenti;
7) Segnali al responsabile dell’azienda i rischi individuati;
8) Partecipi alla riunione periodica di prevenzione e puoi richiederne la convocazione;
9) Disponi del tempo e dei mezzi necessari per l’esercizio delle tue funzioni come previsto
dal contratto collettivo di lavoro.
I tuoi compiti principali sono:
1) Fungere da riferimento per la consultazione degli adempimenti 626/94 e, in tal senso,
operare nei seguenti modi:
a) Premurarti di essere preventivamente consultato sul documento di valutazione dei
rischi;
b) Partecipare all’individuazione, alla programmazione e alla realizzazione della
prevenzione sul luogo di lavoro;
c) Preoccuparti di essere preventivamente consultato in merito alla designazione degli
addetti al servizio di prevenzione incendi, di pronto soccorso e di evacuazione dei
lavoratori;
d) Venire informato sugli esiti della Sorveglianza sanitaria;
e) Rivolgerti alle autorità competenti qualora rilevi gravi inadempienze nell’applicazione
delle normative;
2) Fungere da riferimento per la consultazione dei Psc/Pos e, a tal fine, almeno 10 giorni
prima dell’inizio dei lavori, questi Piani devono essere messi a tua disposizione, da parte
dell’impresa appaltatrice. Subito dopo, svolgerai nell’ordine le seguenti azioni:
a) Partecipare alla riunione per la presentazione dei Psc/Pos;
b) Raccogliere indicazioni e proposte per l’adeguamento dei Piani, che previa
verbalizzazione, saranno inviate al coordinatore in fase esecutiva;
c) Interessarti alle consultazioni sulla adeguatezza dei dispositivi di protezione
individuale;
d) Collaborare con il coordinatore in fase esecutiva attraverso procedure di consultazione
predeterminate durante il corso dei lavori;
e) Verificare gli adempimenti sul rumore.
A quest’ultimo proposito gli Rls/Rlst devono essere informati, insieme ai lavoratori, sui
livelli di rumorosità esistenti sui posti di lavoro in modo da poter verificare l’idoneità e
l’applicazione delle misure di prevenzione o protezione adottate. Inoltre i datori di lavoro, in
collaborazione con il medico competente, devono fornire agli Rls/Rlst informazioni anonime
collettive contenute anche nel Registro degli esposti.
3.02: I DOCUMENTI DA TENERE IN CANTIERE

Documenti concernenti gli obblighi a carico del committente


Elenco aggiornato con le disposizioni del Decreto Legislativo del 9 aprile 2008 n. 81:
1) Concessione edilizia: prima dell’inizio dei lavori l’impresa deve verificare la presenza
della concessione/autorizzazione rilasciata dalle autorità preposte. Di tale documento deve
essere tenuta copia in cantiere;
2) Contratto di appalto e subappalto: l’appalto è il contratto con il quale una parte assume,
con organizzazione dei mezzi necessari e con assunzione di proprio rischio, l’obbligo di
fornire un servizio a fronte di un corrispettivo economico. All’interno dell’appalto diventa
importante, ai fini prevenzionistici, definire le linee su cui gestire la sicurezza prima e
durante l’esecuzione delle lavorazioni; si tratta cioè di definire la documentazione da
richiedere, contrattualmente, e le informazioni da fornire all’appaltatore (o al
subappaltatore). Le informazioni devono essere in sostanza e quantità tali da permettere
all’appaltatore di valutare i rischi relativi all’ambiente di lavoro, quelli legati alle
lavorazioni che sono in atto all’interno del cantiere o del luogo di lavoro (tutto ciò ai fini
dell’art. 26 comma 2 del Decreto Legislativo del 9 aprile 2008 n. 81) e le informazioni
necessarie all’organizzazione aziendale della sicurezza;
3) Richiesta di autorizzazione in deroga ai limiti di rumore: in base alla normativa, ogni
qualvolta si presume che le attività lavorative realizzino livelli di esposizione al rumore,
negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno alla sede delle lavorazioni superiori a
quanto stabilito dalle normative di riferimento, deve essere richiesta specifica deroga alle
autorità competenti sul territorio (sindaco o uffici comunali preposti e delegati);
4) Notifica preliminare: il committente o il responsabile dei lavori, prima dell’inizio dei
lavori, trasmette alla Asl e alla Direzione provinciale del lavoro, territorialmente
competenti, un documento con il quale li informa dell’inizio dei lavori. I contenuti della
notifica preliminare devono essere conformi all’allegato XII del Decreto Legislativo del 9
aprile 2008 n. 81;
5) Psc Piano di sicurezza e coordinamento: è il documento attraverso cui il coordinatore in
fase di progettazione (e quello in fase di esecuzione per gli adeguamenti) individuano,
analizzano e valutano i rischi legati all’esecuzione delle lavorazioni definendo le
corrispettive misure di prevenzione e protezione, le procedure da adottare e la stima dei
costi. Esso va aggiornato in relazione all’evoluzione dei lavori e alle eventuali modifiche
intervenute;
6) Designazione del coordinatore per la sicurezza in progettazione e del coordinatore per la
sicurezza in esecuzione;
7) Documentazione attestante il possesso dei requisiti da parte del coordinatore per la
sicurezza in esecuzione;
8) Lettera di comunicazione all’impresa esecutrice del nominativo del coordinatore per la
sicurezza in esecuzione.

Documenti concernenti gli obblighi a carico dell’impresa


1) Attestati di formazione degli addetti alla gestione del primo soccorso;
2) Attestati di formazione degli addetti alla gestione delle emergenze degli incendi e delle
evacuazioni;
3) Attestato del Corso di formazione del Rls (se è stato eletto);
4) Cartelle sanitarie personali (sigillate dal medico competente. Possono essere aperte solo
da un altro medico e vengono mantenute dall’azienda e una copia deve essere consegnata al
lavoratore);
5) Certificati di conformità degli impianti elettrici e ricevuta della comunicazione all’Istituto
superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro della installazione dell’impianto di
messa a terra e dell’impianto di protezione contro le scariche atmosferiche;
6) Certificati di conformità dei Dpi consegnati ai lavoratori;
7) Certificati medici di idoneità (rilasciati dal medico competente dopo la visita preventiva o
periodica che devono essere conservati da parte dell’impresa). All’atto dell’assunzione, o
comunque prima dell’ammissione al lavoro, l’impresa deve fare sottoporre il dipendente a
visita medica, eseguita dal medico competente che abbia accettato l’incarico da parte del
datore di lavoro; questo per verificare l’idoneità del lavoratore alla mansione prevista.
Tali visite devono essere ripetute periodicamente, in base ai contenuti normativi, tranne nei
casi in cui ci siano state variazioni dello stato di salute del dipendente o delle condizioni
di lavoro. Dal risultato della visita deve essere redatto specifico documento (un certificato
di idoneità alla mansione) con indicazioni sulla idoneità totale o con limitazioni, o sulla
non idoneità allo svolgimento di una determinata mansione affidata al dipendente. Il
medico è tenuto a compilare anche una cartella medica per i dipendenti visitati che deve
essere custodita dal datore di lavoro o dal medico competente stesso e consegnata al
dipendente all’atto delle dimissioni, ma non può essere per nessun motivo aperta e
consultata; mentre il certificato di idoneità alla mansione è un documento a disposizione
del datore di lavoro, il quale deve tenerne conto nella gestione del personale. Sarà cura del
medico competente, poi, accertare l’assenza di sostanze alcoliche, psicotrope e
stupefacenti a carico di tutti i soggetti esposti a rischio ovvero gli addetti alla conduzione
di macchine adibite al sollevamento e trasporto di merci (autocarri con patente a partire
dalla cat. C), di mezzi d’opera (escavatore, terna, pala ecc.), o addetti all’uso di
apparecchi di sollevamento quali gru a torre, gru su autocarro, autogru, carrello elevatore
ecc.
La vaccinazione antitetanica è obbligatoria per gli addetti al settore edilizia ed è compito
del datore di lavoro la verifica del rispetto di tale obbligo da parte dei lavoratori;
8) Certificato di iscrizione alla Camera di Commercio: l’iscrizione alla Camera di
Commercio garantisce che un ente di controllo vigili sull’idoneità dei requisiti tecnico-
professionali dell’impresa. Questo certificato va aggiornato ogni qual volta si modifichi la
struttura o l’attività aziendale;
9) Contratto di appalto e subappalto: l’appalto è il contratto con il quale una parte assume,
con organizzazione dei mezzi necessari e con assunzione di proprio rischio, l’obbligo di
fornire un servizio a fronte di un corrispettivo economico. All’interno dell’appalto diventa
importante, ai fini prevenzionistici, definire le linee su cui gestire la sicurezza prima e
durante l’esecuzione delle lavorazioni: si tratta cioè di definire la documentazione da
richiedere contrattualmente e le informazioni da fornire all’appaltatore (o al
subappaltatore). Le informazioni devono essere in sostanza e quantità tali da permettere
all’appaltatore di valutare i rischi relativi all’ambiente di lavoro e quelli legati alle
lavorazioni che sono in atto all’interno del cantiere o del luogo di lavoro (tutto ciò ai fini
dell’art. 26 comma 2 del Decreto Legislativo n. 81/2008). Il contratto di appalto o
subappalto va aggiornato al modificarsi delle condizioni di appalto o della struttura
organizzativa dei contraenti;
10) Copia del libro denuncia infortuni: il datore di lavoro è tenuto a denunciare all’Inail o
all’Ipsema (l’Istituto di previdenza per il settore marittimo, in caso di cantieri navali) i dati
relativi agli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza di almeno un giorno, escluso
quello in cui è avvenuto l’infortunio e, ai fini assicurativi, egli deve comunicare anche le
informazioni relative agli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza superiore a tre
giorni.
La denuncia deve essere fatta entro due giorni da quello in cui il datore di lavoro ne ha
avuto notizia (l’obbligo decorre dalla ricezione del certificato medico di primo infortunio)
e deve essere corredata del certificato di primo infortunio rilasciato da un medico
autorizzato (medico di pronto soccorso, medico specialistico, medico di base);
11) Designazione degli addetti alla gestione del primo soccorso: l’azienda deve designare
almeno un addetto, per ciascun luogo di lavoro, tra i lavoratori presenti;
12) Designazione degli addetti alla lotta antincendi, gestione incendi ed evacuazione di
emergenza: l’azienda deve designare almeno un addetto, per ciascun luogo di lavoro, tra i
lavoratori presenti;
13) Designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione (Rspp): non è più
necessaria la lettera di comunicazione alla Asl e alla Direzione provinciale del lavoro,
prevista dalla precedente norma 626, ma è sufficiente la lettera di incarico firmata per
accettazione dal designato;
14) Dichiarazione di non essere oggetto di provvedimenti di sospensione o di interdizione di
cui all’articolo 14 del Decreto Legislativo n. 81/08;
15) Dichiarazione prevista dall’art. 90 comma 9 lettera b) del Decreto Legislativo n. 81/08
concernente l’organico medio annuo, gli estremi delle denunce all’Inps, all’Inail e alla
Cassa Edile, nonché una dichiarazione relativa al contratto collettivo applicato (obbligo a
carico di ciascuna impresa affidataria e di imprese esecutrici/subappaltatrici);
16) Documentazione attestante il possesso dei requisiti per svolgere la funzione di
responsabile del servizio di prevenzione e protezione (Rspp): titolo di studio e attestato di
formazione per soggetti diversi dal datore di lavoro e attestato di formazione per il datore
di lavoro che si autonomina;
17) Documentazione attestante la conformità di macchine, attrezzature e opere provvisionali:
libretti di uso e manutenzione delle macchine e attrezzature e progettazione delle opere
provvisionali;
18) Documentazione con la quale l’azienda dimostra che ha informato i lavoratori del loro
diritto ad eleggere il Rls (nel caso non sia stato eletto) e nel caso di non elezione lettera di
comunicazione all’Inail;
19) Documentazione relativa agli apparecchi di sollevamento con capacità superiore a 200
Kg: gli apparecchi di sollevamento con questa portata devono essere accompagnati da
libretto di omologazione effettuato dall’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e
sicurezza del lavoro), oltre alla documentazione per la messa in esercizio e la
manutenzione.
Nel caso in cui sia stata presentata all’Ispesl la richiesta di collaudo (prima installazione),
in cantiere deve essere tenuta copia di tale richiesta e della documentazione allegata;
20) Documentazione relativa alla attuazione degli obblighi di cui all’articolo 97 del Decreto
Legislativo n. 81/08 a carico dell’impresa affidataria: questi obblighi consistono nella
verifica della idoneità tecnico professionale delle imprese esecutrici/subappaltatrici
secondo l’allegato XVII del Decreto Legislativo n. 81/08 (relativo alla vigilanza sulla
sicurezza dei lavori affidati e sull’applicazione del Psc) e nel coordinamento delle misure
di cui agli articoli 95 e 96, del suddetto decreto, a carico delle imprese esecutrici;
21) Documentazione relativa all’attuazione degli obblighi di cui all’articolo 97 del Decreto
Legislativo n. 81/08 a carico dell’impresa affidataria: questi obblighi consistono nella
verifica della idoneità tecnico-professionale dei lavoratori autonomi secondo l’allegato
XVII del Decreto Legislativo n. 81/08;
22) Documentazione relativa all’installazione delle gru a torre fisse e su rotaie:
a) Richiesta di verifica da parte dell’Asl dell’apparecchio di sollevamento: gli
apparecchi di sollevamento con portata superiore ai 200 kg, che l’impresa intende
utilizzare, devono essere visionati dai tecnici dell’Asl competenti per territorio (e
quindi quelli del territorio dove è depositato l’apparecchio) con la seguente scadenza:
Per gli apparecchi con peso > 200 kg per materiali di tipo mobile o fisso, operanti nelle
costruzioni, nel settore siderurgico, portuale ed estrattivo o altri settori è obbligatorio
un controllo annuale;
b) Registro di controllo trimestrale delle funi e delle catene: trimestralmente l’impresa,
tramite personale specializzato, dipendente o meno, deve verificare l’efficienza delle
funi e delle catene degli apparecchi di sollevamento; di tale verifica deve rimanere
traccia attraverso la compilazione dell’apposito verbale presente nel libretto di
omologazione o nella documentazione che accompagna l’apparecchio nel caso di
macchine Ce non ancora omologate;
c) Ordine di servizio per gru interferenti quando si utilizza una gru a torre: nel caso di
interferenza tra due o più apparecchi di sollevamento (gru) devono essere date precise
istruzioni e informazioni agli operatori, per iscritto, sulle zone di interferenza, sulle
priorità delle manovre, sulle modalità di comunicazione e sul posizionamento del
mezzo (comprensivo di braccio e carico) sia nelle fasi di riposo che nelle pause di
lavoro. Questa attività deve essere svolta sia per apparecchi installati nello stesso
cantiere sia per apparecchi installati in cantieri confinanti.
d) Certificazione funi e ganci: le funi metalliche, le catene a maglie in tondino di acciaio e
i ganci destinati a operazioni di sollevamento o di trasporto possono essere acquistati
solo se corredati di attestazione e contrassegno del costruttore conformi ai requisiti di
legge;
e) Certificato di conformità acustica quando si utilizza una gru a torre: il fabbricante, per
ogni gru a torre, costruita conformemente al tipo munito di certificato Ce, rilascia il
certificato di conformità e vi precisa, sotto la propria responsabilità, i dati
identificativi del tipo, i livelli di potenza acustica e di pressione acustica ponderata
nonché l’ubicazione delle targhette identificative. Il documento entra a far parte, di
solito, delle istruzioni d’uso e manutenzione che accompagna l’apparecchio;
f) Certificato di omologazione del radiocomando quando si utilizza una gru a torre: nel
caso in cui l’impresa decida di dotare di radiocomando una gru, deve richiedere
l’omologazione dell’installazione del radiocomando all’Ispesl e all’Asl stessa e
prevedere una verifica periodica annuale;
g) Verbale di avvenuta formazione e istruzione al gruista;
23) Documento unico di valutazione dei rischi da interferenze (Duvri): secondo l’articolo 26
comma 3 del Decreto Legislativo 81/08 il datore di lavoro ha il compito di valutare, nelle
scelte delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati,
nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, in relazione alla natura dell’attività
dell’azienda, i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, compresi quelli riguardanti
i gruppi degli stessi esposti a rischi particolari.
Il documento deve valutare tutti i rischi connessi all’esercizio dell’attività ovvero il
rischio di incendio, rumore, vibrazioni, di tipo chimico, relativo ad atmosfera esplosiva, a
radiazioni ionizzanti ecc. nonché quelli riguardanti i gruppi di lavoro esposti a rischi
particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro correlato, o alle lavoratrici in
stato di gravidanza, o a quelli dovuti alle differenze di età e genere dei lavoratori o alla
provenienza da altri paesi;
24) Documento di valutazione dei rischi (Dvr): questo documento deve essere redatto da tutte
le aziende e deve essere aggiornato con i rischi indicati nel Decreto Legislativo n. 81/08
articolo 28 comma 1;
25) Eventuali verbali di ispezione e prescrizione degli organi di vigilanza;
26) Libro unico: sostituisce il libro paga e il libro matricola ed è obbligatorio per tutte le
imprese;
27) Nomina del medico competente: essa è obbligatoria per tutte le aziende che hanno
dipendenti esposti a rischi specifici e in edilizia è sempre obbligatoria;
28) Nomina del preposto e attestato di formazione: essa è obbligatoria e a carico di ciascuna
impresa affidataria, esecutrice o subappaltatrice;
29) Piano per la gestione delle emergenze: esso deve essere redatto dalle aziende per ciascun
luogo di lavoro dove operano almeno 33 persone e più di 10 addetti. Ciò e valido anche
per i cantieri;
30) Documentazione relativa ai ponteggi:
a) Autorizzazione ministeriale all’uso per quanto riguarda i ponteggi metallici: l’utilizzo
di ponteggio metallico è subordinato alla presenza, sul luogo di installazione, di
autorizzazione ministeriale all’uso (richiesta dal fabbricante e in dotazione al ponteggio
e quindi all’utilizzatore) corredata di relazione tecnica contenente tra le altre cose la
descrizione degli elementi di ponteggio, la resistenza dei materiali, il calcolo del
ponteggio, le istruzioni per il montaggio, lo smontaggio e l’impiego, gli schemi tipo di
ponteggio con indicazione dei sovraccarichi massimi ammessi e dell’altezza e
larghezza massimi consentiti al di sotto dei valori che impongono la presenza di calcolo
del ponteggio per ogni singola applicazione;
b) Progetto per le opere provvisionali di notevoli dimensioni in proporzione ai carichi
sopportati per quanto riguarda i ponteggi metallici: i ponteggi metallici, di altezza
superiore a 20 metri, e quelli difformi dagli schemi tipo e le altre opere provvisionali
costituite da elementi metallici, di notevole importanza e complessità in rapporto alle
dimensioni e ai sovraccarichi, devono essere eretti in base a un progetto redatto da un
tecnico qualificato (ingegnere o architetto abilitato all’esercizio della professione).
Tale progetto deve essere presente sul luogo di utilizzo dell’opera provvisionale;
c) Piano di montaggio, uso e smontaggio del ponteggio (Pimus): oltre all’autorizzazione
ministeriale all’uso, deve essere redatto un disegno Pimus del ponteggio (pianta e
prospetto) contenente l’indicazione del tipo usato, i sovraccarichi, le indicazioni degli
appoggi e degli ancoraggi e gli ingombri dimensionali. Tale disegno deve essere
firmato dal responsabile di cantiere;
d) Progetto più relazione tecnica e disegni per i ponti a sbalzo: la norma prevede che, nei
casi in cui particolari esigenze non permettano l’impiego di ponti normali, può essere
consentito l’uso di ponti a sbalzo purché la loro costruzione risponda a idonei
procedimenti di calcolo e ne garantisca la solidità e la stabilità. Al fine, quindi, di
rispondere al requisito normativo è necessario far redigere specifico progetto corredato
di relazione tecnica e disegni esplicativi del ponte, firmato da tecnico qualificato
(ingegnere o architetto abilitato alla professione);
e) Libretto di omologazione dei ponti sviluppabili a funi su carro e scale aeree ad
inclinazione variabile: i ponti sviluppabili a funi su carro devono essere collaudati, e
quindi dotati di libretto di omologazione, e sottoposti a verifiche annuali per accertarne
lo stato di efficienza; a differenza degli apparecchi di sollevamento tale collaudo è
posto a carico del costruttore dell’attrezzatura e non dell’utilizzatore. L’omologazione e
la prima verifica sono di competenza dell’Ispesl mentre le verifiche annuali sono di
competenza dell’Asl competente per territorio dove è installato il ponte sviluppabile;
f) Autorizzazione ministeriale all’uso di ponti a innesto su ruote (trabattello): il decreto
richiama la norma Uni facendola quindi divenire norma di legge oltre che di buona
tecnica; in particolare essa specifica che il fabbricante deve fornire certificazione di
superamento delle prove di carico e rigidità previste dalla norma tecnica e deve fornire
le istruzioni per l’installazione, l’uso e la manutenzione dell’attrezzatura redatte in
conformità alla citata norma tecnica;
g) Piano operativo di sicurezza (Pos): deve essere redatto per ogni cantiere da parte di
ciascuna impresa sia essa affidataria o esecutrice/subappaltatrice. La valutazione dei
rischi in cantiere rappresenta l’adattamento della valutazione omogenea aziendale allo
specifico ambiente di lavoro. Il Pos è il documento che il datore di lavoro dell’impresa
esecutrice redige in riferimento al singolo cantiere interessato ai sensi dell’art. 28 del
Decreto Legislativo n. 81/2008 ed allegato XV. Ricordiamo che il P.O.S. è il piano
complementare di dettaglio del Piano di sicurezza e coordinamento redatto dal
coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e va aggiornato al modificarsi
delle situazioni di rischio;
31) Registro infortuni: è sufficiente l’originale in sede e una fotocopia in ciascun cantiere
presente nella stessa provincia;
32) Registro presenze per le imprese con meno di 10 dipendenti (obbligo connesso
all’adozione del badge di riconoscimento);
33) Ricevuta della consegna della tessera di riconoscimento (badge) nei cantieri con più di
10 dipendenti;
34) Ricevute della consegna dei Dispositivi di protezione individuale (Dpi), firmate da
ciascun lavoratore e riportanti la marca e la tipologia di ciascun Dpi;
35) Schede di manutenzione periodica delle macchine, attrezzature e opere provvisionali;
36) Valutazione del rischio chimico: l’impresa ha l’obbligo di redigere il rapporto per
ciascun cantiere anche in caso di autocertificazione della valutazione dei rischi;
37) Valutazione del rischio rumore e redazione del relativo rapporto: l’impresa attua una
valutazione dell’esposizione personale dei lavoratori al rischio rumore ai sensi e con le
modalità indicate dalla normativa vigente; sulla base di tale valutazione deve essere
redatta apposita documentazione e i dipendenti devono essere informati del livello di
esposizione personale;
38) Valutazione del rischio vibrazioni: l’impresa attua una valutazione dell’esposizione
personale dei lavoratori al rischio rumore ai sensi e con le modalità indicate dalla
normativa vigente; sulla base di tale valutazione deve essere redatta apposita
documentazione e i dipendenti devono essere informati del livello di esposizione
personale;
39) Verbale della riunione periodica: redatto in seguito alla riunione annuale che è
obbligatoria nelle aziende con più di 15 addetti;
40) Verbale di elezione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls): questo
documento è richiesto solo per le aziende dove i lavoratori hanno provveduto ad eleggerlo,
considerato che l’elezione del Rls è un diritto dei lavoratori;
41) Documentazione relativa agli impianti elettrici:
a) Dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico di cantiere: al termine dei lavori,
l’impresa installatrice è tenuta a rilasciare al committente la dichiarazione di
conformità degli impianti realizzati nel rispetto delle norme di legge e delle norme
tecniche di riferimento (Uni e Cei);
b) Denuncia dell’impianto di messa a terra del cantiere: entro 30 giorni dalla messa in
esercizio dell’impianto, l’impresa deve denunciare all’Ispesl e all’Arpa (Agenzia
regionale per la protezione ambientale), per territorio competente, tale evento. Alla
comunicazione deve essere allegata la prima verifica, prima della messa in servizio,
eseguita dall’installatore; la richiesta di omologazione dell’impianto; il progetto di
massima, comprendente la planimetria generale dell’impianto; lo schema elettrico
generale; lo schema dei quadri elettrici principali e la copia della dichiarazione di
conformità. Inoltre una copia della denuncia deve essere tenuta agli atti del cantiere;
c) Verifica della prima installazione e di quelle successive svolte periodicamente:
effettuata la denuncia all’autorità competente, essa effettua il sopralluogo. Copia della
documentazione di questo sopralluogo deve essere tenuta tra gli atti del cantiere;
d) Denuncia dell’impianto di cantiere contro le scariche atmosferiche: nel caso in cui non
sia necessaria l’installazione dell’impianto in base a calcoli effettuati in conformità alle
specifiche norme Cei, è necessario che un progettista abilitato, quindi iscritto a ordine
professionale, produca i relativi calcoli di autoprotezione. Tali documenti devono
essere mantenuti presso il cantiere;
42) Verbali di avvenuta consultazione del Rls o del Rlst;
43) Verbali di avvenuta informazione, formazione specifica e addestramento dei lavoratori
riguardanti i rischi relativi alla mansione svolta nel singolo cantiere e all’uso delle
attrezzature. La formazione deve essere effettuata in collaborazione con gli organismi
paritetici;
44) Verbali di avvenuta istruzione degli operatori all’uso di macchine e attrezzature. Questi
documenti, concernenti obblighi a carico del committente, devono essere conservati in
cantiere da parte dell’impresa affidataria;
45) Piano di sicurezza sostitutivo: deve essere redatto dall’impresa esecutrice principale
negli appalti pubblici dove opera un’unica impresa e dove non si svolgono lavori
particolarmente pericolosi;
46) Documentazione relativa alle lavorazioni particolari, alle demolizioni e alle escavazioni:
a) Programma (piano) delle demolizioni: quando si devono eseguire importanti ed estese
demolizioni deve essere redatto un programma (piano) delle demolizioni, nel quale
viene descritta la successione dei lavori. Tale programma deve essere firmato
dall’imprenditore e dal direttore di cantiere dell’impresa ed eseguito sotto la
sorveglianza del preposto;
b) Piano di lavoro rimozione amianto: quando si devono rimuovere lastre e manufatti
contenenti amianto deve essere redatto un piano nel quale viene descritta la successione
dei lavori. In particolare, in esso, devono essere descritti: la modalità di rimozione, la
fornitura di Dpi ai lavoratori, le misure per la protezione e la decontaminazione dei
lavoratori, le misure per la protezione dei terzi, le misure per la raccolta e lo
smaltimento dei materiali e altre informazioni previste dalla legge. Tale piano deve
essere firmato dal legale rappresentante dell’impresa e dal responsabile alla
sorveglianza del piano. Esso, inoltre, deve essere consegnato alla locale Asl per la
verifica di congruità. Ottenuto parere positivo dalla Asl, alla rimozione dell’amianto, si
dovrà comunicare alla stessa l’esatto inizio (e presunta fine) dei lavori;
c) Istruzioni scritte per il montaggio di elementi prefabbricati: nel caso in cui l’esecuzione
dell’opera sia affidata a un’unica impresa (fornitura e posa in opera) il piano
antinfortunistico è costituito da istruzioni scritte corredate da relativi disegni illustrativi
sulle modalità di esecuzione del montaggio e di impiego dei vari mezzi e dispositivi
antinfortunistici;
d) Piano antinfortunistico montaggio di elementi prefabbricati: in generale il montaggio di
elementi prefabbricati richiede la predisposizione di un piano antinfortunistico redatto
prima dell’inizio delle lavorazioni; tale piano deve contenere almeno: un piano di
lavoro, sottoscritto dalla o dalle imprese addette e dai loro responsabili tecnici, nel
quale vengano descritte chiaramente le modalità di esecuzione delle operazioni di
montaggio e la loro successione, le procedure di sicurezza e la cronologia degli
interventi delle diverse ditte addette al montaggio.

Documenti concernenti gli obblighi a carico del lavoratore


autonomo
1) Attestati inerenti la propria formazione;
2) Certificati di idoneità sanitaria;
3) Documento unico di regolarità contributiva (Durc);
4) Elenco dei dispositivi di protezione individuale in dotazione;
5) Iscrizione alla Camera di Commercio con oggetto sociale inerente alla tipologia
dell’appalto;
6) Specifica documentazione attestante la conformità all’uso di macchine, attrezzature e opere
provvisionali.
Elenco degli organi con compiti di controllo, coordinamento e
vigilanza che hanno accesso nei cantieri edili
Elenco aggiornato con le disposizioni del Decreto Legislativo del 9 aprile 2008 n. 81:
1) Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa);
2) Azienda Asl;
3) Capitaneria di porto;
4) Carabinieri;
5) Direzione provinciale del lavoro (Dpl);
6) Guardia di finanza;
7) Guardia forestale;
8) Inail;
9) Inps;
10) Ispesl;
11) Ispettorato ferrovie (quando il cantiere riguarda lavori ferroviari);
12) Ispettorato minerario (quando il cantiere riguarda delle cave);
14) Polizia di Stato;
15) Ufficiali di polizia giudiziaria;
16) Vigili del fuoco (su richiesta);
17) Vigili urbani;
18) Coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione (Cse);
19) Medico competente (Mc);
20) Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls);
21) Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale (Rlst) Questo vale solo nelle
imprese dove il Rls non è stato eletto;
22) Responsabile del servizio di prevenzione e protezione (Rspp).

Allegati
MODELLO DVR
MODELLO POS
MODELLO PSS
MODELLO PIMUS
ELENCO NUMERI DA TENERE IN CANTIERE

Tutti gli allegati sono disponibili a chiunque mi scriva all’indirizzo email


geometradicantiere@gmail.com o consultando la pagina www.hoeplieditore.it/7280-4.
NOTE
INFORMAZIONI SUL LIBRO

PROFESSIONE: GEOMETRA DI CANTIERE


Un manuale operativo che si inserisce nel genere delle pubblicazioni formative. Adatto sia
come pratico vademecum, sia come libro di testo per gli Istituti tecnici per Geometri.
Geometra di cantiere contiene indicazioni chiare sul ruolo della figura professionale, sulle
modalità di svolgimento dei lavori nelle aziende di costruzione e offre suggerimenti utili per
pianificare al meglio obiettivi ed elaborare strategie mentali.
Il lettore viene guidato passo passo alla corretta impostazione del metodo di lavoro, dagli
scavi alle rifiniture degli appartamenti.
Lo stile diretto e lineare lo rende un prontuario di facile consultazione. Il taglio pratico,
arricchito da immagini dimostrative e materiali di approfondimento, fa sì che possa essere uno
strumento prezioso per i giovani che si apprestano a svolgere questo mestiere.
CIRCA L’AUTORE

Michele Accattoli ha conseguito il diploma nel 2002 presso l’Istituto tecnico per Geometri
“A. D. Bramante” di Macerata. Portato a termine il praticantato, ha iniziato a lavorare come
geometra di cantiere presso una delle principali ditte edili marchigiane. Dopo anni di lavoro
sul campo ha deciso di condensare la sua esperienza in un manuale che fornisce consigli e
suggerimenti pratici per la professione di geometra.

Geometra di cantiere

Problem solving e gestione pratica dei lavori

Michele Accattoli

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