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MICHELA ALTOVITI

Stai Calma e fagli fare i compiti serenamente


I S B N : 9788897470632

Q uesto libro è stato realizzato con StreetL ib http://write.streetlib.com


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un prodotto di Simplicissimus B ook Farm
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Indice dei contenuti


DISCLAIMER
L'AUTRICE
INTRODUZIONE
FARE ORDINE, FUORI E DENTRO
STABILIRE I TEMPI: IL POMODORINO
MOTIVARE ALLO STUDIO: «PERCHE' DEVO FARE I COMPITI SE PREFERISCO GIOCARE?»
IMPARARE COME SE FOSSE UN GIOCO
FORNIRE UN METODO: MOSTRARE LA STRADA
VALORIZZARE IL RAPPORTO SCUOLA-FAMIGLIA: IL TRENO CORRE SU DUE BINARI
CONCLUSIONI
WIDE EDIZIONI
DISCLAIMER

Questo ebook è protetto da copyright. Non è permessa la riproduzione in alcun modo del presente documento.

L’autore e l’editore negano ogni responsabilità per qualsiasi azione non andata a buon fine intrapresa dal lettore che
si considera unico responsabile delle sue azioni.
L'AUTRICE

Michela Altoviti

Michela Altoviti è insegnante da più di 10 anni e adora il suo lavoro. Laureata in Filosofia e in Teologia, con questo
ebook e con le sue attività sul web con articoli e nei social con Facebook, porta avanti il suo impegno di aiutare altri
insegnanti e i genitori a rendere i bambini e i ragazzi persone autonome e responsabili, non solo nello studio.

Email: fareicompitiserenamente@gmail.com
Facebook: www.facebook.com/fareicompitiserenamente
INTRODUZIONE

Mi chiamo Michela e insegno da oltre 13 anni. Amo insegnare: per me è un privilegio, mi sento uno strumento che
avvicina le persone al sapere e alla cultura.

A volte mi capita di vedere alunni che faticano a cogliere il lato positivo del processo di apprendimento e
“sopportano” lo studio come un peso da portare fino al termine dell‘anno scolastico.

Sono convinta che ciò che manca loro siano gli strumenti giusti per riuscire a scoprire i vantaggi del sapere. Quegli
alunni sono per me come degli scalatori che indossano scarpe inadatte alla scalata: soffrono inutilmente e non si godono
affatto il paesaggio!

In questo ebook ti presenterò le mie strategie ed esperienze. “Sapere” non vuol dire assimilare, magari in vista di
un’interrogazione. Se guardi alla sua etimologia, è interessante notare che la parola “sapere” deriva dal latino “dare
sapore”, come mettere il sale nell’acqua per cucinare la pasta.

Sempre i latini dicevano "cum grano salis" che io traduco ai miei alunni con: "Dai sapore a ciò che fai!" perché se la
cucini senza sale, la pasta la butti. E senza dare sapore agli anni che dedichi allo studio, li sprechi.

Perciò credo che questo ebook possa aiutare te, mamma, non solo a svolgere più serenamente i compiti per casa con i
tuoi bambini, ma anche a dare loro quegli strumenti importantissimi affinché lo studio risulti un piacere e introduca un
processo di autonomia e responsabilità che resterà per la vita.

Forse pensi che io stia esagerando e ti proponga un obiettivo troppo ambizioso. Prosegui nella lettura e vedrai che si
tratta di un progetto realizzabile adottando delle semplici strategie e un nuovo punto di vista.

CHE COSA TI PRESENTERÒ IN QUESTO E-BOOK?


Il mio scopo è fornirti una lista di suggerimenti che, se seguiti uno dopo l'altro, faranno luce e metteranno ordine tra le
tante idee sul modo migliore di fare i compiti e, in generale, di studiare.

1. Per prima cosa vedremo dove sia meglio fare i compiti e con quali tempi.
2. Ti fornirò poi delle indicazioni pratiche sul metodo di studio che ritengo il più efficace.
3. Ti dirò della mia personale esperienza e ti darò delle dritte e dei trucchi per mantenere alta la motivazione e la
concentrazione del tuo bambino.

Parlerò di un bambino o di tuo figlio utilizzando il maschile, ma naturalmente intenderò anche più figli e bambine.
E ora una nota personale, tutto ciò che troverai in questo ebook l'ho imparato alla scuola elementare dalla mia
insegnante: è per questo che lo dedico a lei, la mia cara maestra Virginia che, per prima, mi ha insegnato a studiare ma,
più di tutto, ad amare il sapere.
FARE ORDINE, FUORI E DENTRO

Per mente tranquilla non intendo altro che una mente ordinata.
(Marco Aurelio)

Per svolgere i compiti con i bambini in modo sereno e rilassato è fondamentale iniziare dalle condizioni di base e il
primo requisito non può che essere la creazione di un ambiente ideale e adatto a questo scopo. Vediamo, allora, come
fare per creare un ambiente che garantisca la concentrazione.

SEDERSI ALLA SCRIVANIA


E' stato Einstein ad affermare che «Una scrivania disordinata è indice di una mente disordinata», perciò, ordine è la
tua parola-chiave.

Prima di tutto, può sembrare superfluo dirlo, sarà necessario che il bambino abbia e riconosca come tale un posto da
dedicare allo studio: la sua scrivania, il suo angolo del tavolo della cucina o del salotto. Non tutte le location, infatti, si
prestano allo scopo che ti stai prefiggendo con lui: svolgere i compiti per casa nella massima serenità. Per mia
esperienza quindi voto “no” a divano, tappeto a terra, letto in cameretta.

La postazione dovrà essere in un luogo quanto più possibile silenzioso e illuminato al meglio, preferibilmente dalla
luce naturale. La scrivania dovrà essere sgombra o comunque essenziale, la seduta comoda e della giusta altezza.

ASCOLTARE MUSICA CLASSICA


Uno strumento che ti consiglio di avere a disposizione nella vostra postazione-studio è uno stereo o un lettore cd o
anche un pc... Uno strumento qualunque, insomma, che ti consenta di riempire la stanza di musica classica che, a un
volume medio-basso, accompagnerà il vostro lavoro con una funzione rilassante e sarà un utilissimo mezzo di
estraniamento dai rumori come il traffico, le sirene o semplicemente le voci dei vicini.

Esiste on-line una vasta gamma di proposte in tal senso: raccolte di musiche dei maggiori compositori, da Beethoven
(prova a iniziare con il Primo movimento di sonata al chiaro di luna) a Chopin, da Vivaldi a Mozart. Ma vanno
benissimo anche le musiche rilassanti orientali e pure la musica celtica è perfetta.

Creerai così un ambiente piacevole e accogliente, non solo per mezzo della luce ma anche della melodia. Dando per
scontato che lo spazio attorno sarà pulito, anche il profumo di pulito e fresco renderà gradevole il tutto e i sensi del tuo
bambino saranno soddisfatti e meglio disposti alla calma e all'attenzione.

PREDISPORRE I MATERIALI
Ora siete quasi pronti per cominciare. Sulla scrivania andranno collocati solo ed esclusivamente i materiali
necessari per svolgere i compiti di competenza di quel pomeriggio.
Incomincia con il controllare - e insegna a tuo figlio a farlo - il diario, per valutare quali siano le materie in cui si
deve cimentare e, di conseguenza, quali siano i quaderni e i libri necessari.

Mi permetto qui di darti un suggerimento semplicissimo ma non banale: i quaderni e i libri delle varie materie devono
essere facilmente e immediatamente riconoscibili dal bambino, perciò l'uso di copertine di plastica colorata ti tornerà
utilissimo.

A volte sono gli insegnanti stessi a richiedere un abbinamento colore-disciplina, ma se così non fosse, potete sempre
farlo voi. Assegna lo stesso colore ai quaderni e ai libri della stessa area disciplinare: materie letterarie, materie
scientifiche, materie artistiche, materie tecniche e così via. Ti consiglio di scegliere copertine con le alette in modo che
le pagine siano sempre protette e correttamente stese senza piegature agli angoli.

Come vedi insisto sul garantire ordine e precisione fin dai dettagli ma, credimi, sono davvero questi a fare la
differenza.

Utilizza anche etichette adesive per indicare il nome del bambino per evitare che il libro o il quaderno vadano
confusi con quello del compagno di banco.

Oltre ai testi e ai quaderni, sulla scrivania deve campeggiare l'astuccio. Prima di cominciare a svolgere i compiti,
abitua il bambino a verificare che tutte le matite - il lapis e i pastelli - abbiano la punta temperata e che i pennarelli e le
penne abbiano tutti i loro cappucci.

In caso contrario, fai preparare al bambino adeguatamente questi materiali che saranno fondamentali per lo
svolgimento dei compiti. Non devono mancare, ovviamente, né il temperino né la gomma.

È importante che tutti gli strumenti di lavoro siano pronti prima di iniziare perché il bambino, una volta avviato il
ritmo dello studio, non sia costretto a interruzioni che lo infastidirebbero (magari quando sarà ora di colorare il cielo e
si ritroverà senza il pastello azzurro!).

COMPRENDERE LE CONSEGNE
Dopo avere fatto ordine intorno al bambino e con il bambino, dovrai gestire uno dei momenti più delicati: fare
ordine sulle consegne.

Lo scopo di avere creato un ambiente sereno e confortevole è quello di trasferire calma al bambino che dovrà
dimostrare ora di avere "idee chiare e distinte", non solo sui compiti da svolgere ma anche sulle modalità da utilizzare.

Dovrai porre domande semplici ed essenziali per guidarlo a rielaborare quanto svolto in classe e orientare così il
suo lavoro pomeridiano che dovrà essere fatto dell'applicazione delle regole apprese a scuola.

Ti faccio subito un esempio di guida:

MAMMA: Che cosa hai imparato di bello oggi nelle ore di matematica?
BAMBINO: Le operazioni con il segno più e con il segno meno...
MAMMA: Ma dai! Avete fatto l'addizione e la sottrazione?
BAMBINO: Si! E per casa dobbiamo inventarne di tutti e due i tipi.
MAMMA: La maestra come ha detto di fare?
BAMBINO: Mettendo i numeri in colonna...
MAMMA: Hai degli esempi da mostrarmi?
BAMBINO: Sì, prendo il quaderno e ti spiego.
MAMMA: Bene, facciamo come hai fatto in classe.

INCORNICIARE IL PROPRIO LAVORO


Sì, esatto, intendo proprio “incorniciare” perché una pagina non solo ordinata ma anche decorata dà soddisfazione al
bambino e, inoltre, è di facile memorizzazione perciò, come vedremo, aiuta nella fase di studio.
Le cornicette (ai miei tempi c'erano gli album da cui ricopiarle, oggi si scaricano modelli dalla rete in numerosi siti
dedicati) o un bel disegno esplicativo, abbelliscono la pagina ma, soprattutto, la rendono “indimenticabile”.
Per questo, oltre a guidarlo al rigore e all'armonia nella grafia, affinché sia davvero calligrafia (kalos, in greco,
significa “bello”), gli faremo via via comprendere il valore di alcune regole di base come rispettare i margini o scrivere
il titolo in rosso e incentiveremo in lui il senso del bello.
Come avrai notato, insisto molto sul concetto di ordine. E' importante abituare il bambino a ricercare questa
caratteristica nello spazio esterno, in se stesso e nel proprio operato.

PREPARARE LO ZAINO "IN SCALA"


L'ultimo trucco relativo all'ordine di cui ti voglio parlare, mi è stato insegnato proprio dalla mia maestra della scuola
elementare, e riguarda la preparazione dello zaino.

Mai svolgere quest’attività la mattina all'ultimo minuto! Nel tardo pomeriggio, quindi, o la sera prima di cena, il
bambino collocherà nello zaino tutti i materiali necessari per le lezioni del giorno dopo e lo farà in questo modo,
seguendo una sorta di regola di base.

I materiali più alti, come l'album da disegno o i quadernoni, andranno disposti per primi nella parte più vicina allo
schienale dello zaino, di seguito, sempre in ordine di altezza, saranno posti i libri e/o il tablet, ancora, i quadernini e il
diario. Infine l'astuccio, magari a lato.

Non si tratta di maniacalità, semplicemente di senso di equilibrio e armonia che da "fuori" arriva anche "dentro".

In questa fase sarà utile avere sempre a portata di mano l'orario scolastico con l'indicazione chiara delle materie che
verranno affrontate in classe ogni giorno.

Ti suggerisco di realizzare una tabella schematica da appendere nella postazione-studio così che il bambino possa
consultarla e non affidarsi solo alla sua memoria per evitare di dimenticare materiali importanti che rallenteranno o
impediranno la sua partecipazione completa alla lezione in aula.

In sintesi
In questo capitolo ti ho parlato di ambiente e ordine, in particolare abbiamo visto che:
L’ambiente di studio deve trasmettere armonia e serenità
La concentrazione deve essere agevolata dagli stimoli esterni
L’ordine esteriore aiuta a far ordine dentro
La preparazione dei materiali agevola il mantenimento della giusta concentrazione
L’ordine e la precisione facilitano lo svolgimento dei compiti.
STABILIRE I TEMPI: IL POMODORINO

Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto.
(Seneca)

Una volta preparato l'ambiente dove si svolgono i compiti, bisogna stabilire con il bambino il tempo da dedicare a
quest’attività e organizzarlo al meglio.

LA TECNICA “DEL POMODORO”


Forse ti sarà capitato di applicare nel tuo lavoro la famosa "tecnica del pomodoro": si tratta di un metodo di gestione
del tempo ideato negli anni '80 da un imprenditore di origini italiane, Francesco Cirillo. Il nome deriva da quei timer
che hanno la forma dell'ortaggio rosso e che si utilizzano in cucina per cronometrare i tempi di cottura.

In sintesi, si carica il timer per un tempo di 25 minuti e ci si impone di lavorare concentrati fino a quando non suona.
A quel punto si fa una pausa di 5 minuti. Dopo "quattro pomodori", ci si concede una pausa più lunga.

Per i compiti a casa io parlo di "pomodorino" perché lo spunto è sicuramente valido, ma va adattato a misura di
bambino e ora cercerò di spiegarti come.

SUDDIVIDERE IL TEMPO PER CIASCUNA MATERIA


Con la lettura del diario e la verifica sulla comprensione delle consegne, è iniziata la fase di valutazione della mole
di lavoro da svolgere. È importante che il bambino individui quale materia lo impegnerà di più, perciò sarà tua cura
fargli osservare in quale disciplina ci sia più da fare per quel giorno. L'impegno va inteso in termini di concentrazione e
attenzione ma anche di tempo.

Ti suggerisco di stilare una lista insieme, a partire dalla materia che sarà più impegnativa fino a quella che quel
giorno richiederà meno impegno. Coinvolgi il bambino in questa fase affinché non senta che si tratta di pura
imposizione, chiedi quindi la sua opinione ma, se necessario, orientala: è probabile che lui tenda a voler cominciare
dall'attività più semplice, magari l'esecuzione di un disegno.

Il mio suggerimento è naturalmente quello di iniziare dalla materia più impegnativa, quella che richiede più
concentrazione come l'analisi di un testo, la soluzione di un problema o la memorizzazione di una poesia.

Fate dunque insieme una tabella di marcia che spunterete via via che i vari passaggi verranno raggiunti e le
varie materie completate.

Sarà utile tenere il foglio sulla scrivania a portata di mano così che il bambino abbia sempre chiaro ciò che deve fare
e in quali tempi, e perché – soprattutto – percepisca la soddisfazione di vedere i risultati che raggiunge passo dopo
passo.

LEGGERE L'OROLOGIO
Per mia esperienza, caricare un timer e farlo suonare dopo 25 minuti non è una soluzione adatta per gestire il tempo di
un bambino perché si sentirebbe sotto pressione. Lo scopo della scansione temporale che ti sto suggerendo non è farlo
andare di fretta ma guidarlo nella gestione del suo tempo.

Potrà essere utile, piuttosto, insegnargli a leggere l'orologio che t’invito a collocare ben in vista appeso ad una parete
o sul tavolo.

Per i bambini più piccoli (di prima e seconda elementare) si tratterà soltanto di stabilire, ad esempio, che il problema
di geometria dovrà essere risolto prima che la lancetta più lunga abbia raggiunto un certo numero o abbia compiuto un
giro intero.

Quando il bambino, dalla terza classe in poi, sarà in grado di leggere l'ora via via autonomamente, potrai allora
invitarlo a scrivere sulla lista l'orario di conclusione previsto per quella materia e a controllare ogni tanto l'orologio per
accertarsi di rispettare i tempi stabiliti.

Ci tengo a ribadire che non si tratta di imporre un ritmo frenetico, ma semplicemente di stimolare il bambino ad avere
la percezione del tempo che passa affinché possa capire che è a suo vantaggio utilizzarlo nel migliore dei modi, e
cioè rimanendo concentrato.

È bene, infatti, che possa dedicarsi non solo allo studio ma anche ad attività extra-curriculari come lo sport, la musica
o, semplicemente, il gioco libero.

È per questo che ti suggerisco di non rimproverarlo se vedi che la sua attenzione si distoglie dal compito che sta
svolgendo ma, piuttosto, di invogliarlo a portare a termine il lavoro che sta eseguendo nei tempi stabiliti perché prima
finirà il suo dovere, prima potrà godersi il piacere (allenamento, passeggiata, tv, PC, videogioco).

STABILIRE PAUSE E MERENDA


Il nostro pomodorino non suona ma possiamo disegnarlo accanto ad ogni punto della lista ogni volta che una materia
viene completata con successo. Penso sia divertente farlo e ti consiglio di abituare il bambino così.

Resta valida l'idea di fondo: ogni 25 minuti – o meglio – ogni volta che il pomodorino viene disegnato, è tempo di
fare una pausa la cui durata sarà stabilita di volta in volta e non necessariamente in maniera rigida.

L'importante è che a metà del pomeriggio sia prevista la pausa più lunga da dedicare alla merenda, momento
imprescindibile per staccare, liberare il pensiero dai numeri e le lettere e recuperare energie con qualche buono
spuntino.

Quando stendete la lista con il piano e l'ordine di lavoro, prevedete la merenda e indicatela per bene come una delle
tappe, probabilmente quella più piacevole!
In sintesi
In questo secondo capitolo, hai compreso come organizzare al meglio il tempo a disposizione per i compiti e in
particolare come potrai:

Stilare con il bambino una lista che faccia da tabella di marcia


Attribuire un tempo stimato ad ogni materia da svolgere
Insegnare a leggere l'orologio al bambino come strumento molto utile alla resa finale
Stabilire pause e merenda, indispensabili!
MOTIVARE ALLO STUDIO: «PERCHE' DEVO FARE I COMPITI SE
PREFERISCO GIOCARE?»

Non si devono insegnare pensieri, si deve insegnare a pensare.


(Immanuel Kant)

Sono sicura che anche tuo figlio ti abbia rivolto almeno una volta questa domanda: «Mamma, ma perché devo studiare
se io preferisco giocare?»

Le domande dei bambini sono importanti e non devono mai essere sottovalutate, anzi, bisogna sempre cercare di dare
loro una risposta che li soddisfi, che tenga conto della loro riflessione senza mettere a tacere troppo facilmente la loro
obiezione o il loro dubbio.

Intendo dire che quando si risponde al bambino, bisogna essere certi che lui abbia compreso davvero quello che gli
volevamo comunicare.

Approfondirò questo aspetto in maniera più analitica nel prossimo capitolo, ora voglio portarti dentro il pensiero e le
parole di Immanuel Kant, un grande filosofo tedesco vissuto tra la fine del 1700 e i primi anni del 1800.

Non spaventarti: vedrai che la filosofia non è affatto un insieme di ragionamenti astrusi e difficili, è invece molto utile
per trovare una soluzione e, nel nostro caso, una risposta alla domanda: «Perché devo fare i compiti?»

MASSIME E IMPERATIVI
Kant divide quelle che noi chiamiamo "regole" in massime e imperativi:

Le prime sono indicazioni che qualcuno ci fornisce, pensiamo all'insegnante o al genitore, e che il bambino
accetta e segue perché le comprende e, quindi, le fa proprie.
I secondi sono i comandi e gli ordini che, nel nostro caso, equivalgono alla disciplina che il bambino apprende
(ma non sempre comprende!) e che esegue per timore o per rispetto.

Kant fa questa distinzione parlando del comportamento etico dell'uomo, in generale, ma poi la applica anche
all'ambito educativo ed afferma:

Il fanciullo deve abituarsi ad agire secondo massime di cui egli stesso intuisce la ragionevolezza e non mediante
la disciplina che vale in un primo momento […] ma il fine ultimo è insegnare a pensare e a raggiungere i propri
scopi.
Da queste parole ricaviamo due elementi:

come possiamo rispondere al bambino,


cosa possiamo rispondere al bambino.

COME RISPONDERE
Alla domanda «Perché devo fare i compiti?» prova quindi a rispondere in modo da fornire al bambino una massima,
cioè dagli una risposta che lui non solo capisca ma che anche senta come valida, ragionevole e, soprattutto, piacevole.
Non basterà quindi che tu gli dica che svolgere i compiti è il suo dovere perché in questo caso gli starai rispondendo
con un imperativo.

Ecco un paio di esempi per delle possibili risposte da utilizzare:


MAMMA: Tu dici sempre che da grande vuoi fare il veterinario per curare gli animali come abbiamo fatto quando ci
siamo presi cura di Billy, vero?
FIGLIO: Sì!
MAMMA: E come fai a diventare un bravo medico se non impari la scienza che ci spiega come funziona il mondo
degli uomini e quello degli animali?
FIGLIO: Eh, hai ragione...
MAMMA: Se non sai queste cose rischi di fare male all'animale invece di aiutarlo, giusto?
FIGLIO: È vero e io non voglio! Voglio salvarlo!

Oppure anche:
MAMMA: Ti ricordi quando hai fatto il saggio di danza e hai avuto gli applausi?
BAMBINA: Sì! Ero contenta!
MAMMA: E perché eri contenta?
BAMBINA: Perché ero soddisfatta di me. Ero stata brava dopo tutti quegli allenamenti e le prove...
MAMMA: Ecco, i compiti sono come l'allenamento necessario perché tu domani possa essere felice di te quando la
maestra farà le domande e tu saprai rispondere.

Come puoi capire, rispondendo con le massime e non con gli imperativi facciamo passare lo stesso il messaggio che
il bambino deve fare i compiti ma evitiamo di farlo sentire obbligato, piuttosto lo facciamo sentire responsabile.

COSA RISPONDERE
Se rileggi la citazione di Kant, lui insiste sul fine ultimo che è quello di “insegnare a pensare e a raggiungere i propri
scopi” che ha anche riassunto nell'ammonimento “Non bisogna insegnare pensieri ma a pensare”.
Lo scopo ultimo del sapere e del conoscere quindi vuole essere l’autonomia, che etimologicamente significa “darsi
da sé la legge”, cioè non dipendere più da imposizioni di altri (etero-nomia = legge che viene da fuori).

L'AUTO-NOMIA
Il tuo scopo è che tuo figlio capisca che conoscere e studiare lo metteranno in condizione di comprendere da solo il
mondo, senza dipendere dalle spiegazioni degli altri, in questo caso degli adulti. Questo lo farà sentire fiero di sé e
“grande” ma si diventa veramente “grandi” quando si diventa autonomi.
Ecco perché è importante non imporre mai il momento dei compiti: non vorresti mai che fosse visto come
un’imposizione. Tu vuoi che sia considerato come un’opportunità. L’opportunità di crescere e diventare indipendente
per il tuo bambino come lo sono stati tutti i passi fatti finora verso la sua autonomia: dal pannolino tolto al mangiare da
solo, dall’imparare ad andare in bici al saper nuotare.

Immaginati, quindi, dire a tuo figlio che imparare è scegliere di aumentare le proprie conoscenze e capacità. A me
piace molto usare l'immagine del "bagaglio culturale", e lo ripeto spesso ai miei alunni, perché – davvero – conoscere è
mettere nella propria valigia quanti più oggetti utili per affrontare il viaggio della vita.

Ecco alcuni esempi pratici per come giustificare lo studio come opportunità:

1. Se oggi studi bene le addizioni e le sottrazioni, poi sabato quando andiamo a fare la spesa potrai aiutarmi a
leggere i prezzi e a calcolare il conto finale e controllare se il cassiere ci darà il giusto resto!
2. Più ti eserciti a leggere, più sarai capace di riconoscere i titoli dei cartoni animati in tv senza chiedere alla
mamma o potrai leggere anche da sola il fumetto che ti piace e non avrai bisogno di chiedere a papà ma, anzi, farai
come lui, leggerai il tuo “giornale”.

Attenzione però: educare all'autonomia nello studio non significa che dovrai negare il tuo aiuto con i compiti a casa.
Se c’è bisogno, è corretto e giusto che tuo figlio sappia che può chiedere aiuto: se un bambino non riesce a portare a
termine un compito, rischia di sentirsi incapace e tende ad abbandonare tutto.
La tua presenza gli darà supporto al momento giusto e lo aiuterà a verificare quali siano le vere cause di questa
presunta incapacità:

Le consegne sono davvero chiare?


Ha a disposizione tutti gli strumenti necessari – teorici e pratici – per svolgere il compito?
E' forse solo stanco e ha bisogno di una pausa-pomodorino o, addirittura, della merenda?

Per qualsiasi dubbio sui compiti puoi suggerirgli di chiamare un compagno e chiedere conferma, potete cercare
insieme le nozioni necessarie negli appunti, sui libri o in rete, potete fare la pausa merenda.

La cosa importante è non cedere alla "tirannide" che il bambino attua quando si sente frustrato: ti chiederà di
risolvere il compito per lui e questo, lo vedremo nell'ultimo capitolo, è un errore grave che ti suggerisco naturalmente di
evitare.

In sintesi
In questo terzo capitolo hai capito come invogliare il tuo bambino a svolgere i compiti senza che questi siano
percepiti come un'imposizione e in particolare, grazie a Kant, ora sai:

Come e cosa rispondere alla domanda: «Perché devo fare i compiti?»


Che cosa vuol dire rendere auto-nomo un bambino.
IMPARARE COME SE FOSSE UN GIOCO

I giochi dei bambini non sono solo giochi, bisogna considerarli come le loro azioni più serie.
(Michel De Montaigne)

Il momento dello studio molte volte è rifiutato dal bambino che, come abbiamo visto, preferirebbe potersi dedicare al
gioco invece che sedersi alla scrivania. Ti ho fino a qui mostrato alcune strategie per non far pesare i compiti per casa
al bambino e ti ho fornito alcuni strumenti per invogliarlo allo studio facendogli riconoscere i vantaggi che ne derivano.

Adesso penso sia utile soffermarsi su un aspetto molto interessante: l'attività del gioco e quella dello studio non
sono poi così lontane tra loro, anzi, presentano delle affinità. Credo che questo concetto debba essere chiaro prima di
tutto a te così da sfruttarlo e poterlo poi trasmettere al bambino.

Non sto dicendo che gioco e studio siano intercambiabili ma che ci sono dei modi per fare sì che il bambino non li
percepisca come due poli opposti finendo con l'amare il primo e detestare il secondo.

CHE COSA VUOL DIRE GIOCARE?


Seguimi nel seguente ragionamento: che cosa fa il bambino di età scolare (dai 6 anni) quando gioca da solo e in
gruppo?

Esplora e scopre il mondo


Sperimenta le proprie capacità intellettive, affettive, relazionali
Immagina, inventa e crea
Riconosce e rispetta delle regole.

Il momento del gioco è quindi fatto di un apprendimento che potremmo definire "spontaneo" perché il bambino non si
sente costretto ad assimilare delle nozioni ma, di fatto, lo fa: mediante il gioco immette nuovi "oggetti di pensiero"
nel bagaglio culturale che lo accompagnerà nel cammino della vita.

Fin dal 1940, numerosi studi di psicologia infantile sostengono che il gioco svolge un ruolo centrale nel processo di
sviluppo infantile: quando gioca, il bambino sorprende se stesso e nella sorpresa acquisisce nuove modalità per entrare
in relazione con il mondo esterno.

In particolare è il più famoso cognitivista, il francese Jean Piaget, a mettere in relazione lo sviluppo del gioco con
quello mentale sostenendo che "il gioco è lo strumento primario per lo studio del processo cognitivo del bambino e la
più spontanea abitudine del pensiero infantile."
Quanto detto fin qui significa una cosa soltanto: quando gioca il bambino apprende, sviluppa la sua capacità di
pensare e lo fa con piacere.

CHE COSA VUOL DIRE STUDIARE?


Quando, a partire dai 6 anni, il bambino è chiamato ad eseguire la pratica dei compiti pomeridiani rischia di sentirsi
privato della sua libertà di giocare quando vuole. Se nel gioco provava piacere, allo studio rischia di associare
sentimenti come la noia, la costrizione – o peggio – l’ansia.

Eppure, sia nel gioco, sia nello studio, il bambino attiva la curiosità, le emozioni e la fantasia. Quindi l'unica cosa
che cambia è soltanto la modalità di attivazione, ma quando studia e quando gioca il bambino compie esattamente lo
stesso processo cognitivo. Non pensi che se tuo figlio capisse questo sarebbe più ben disposto nei confronti dello
studio? Ecco perché vorrei aiutarti dandoti degli strumenti così che tu possa fargli capire che studiare è stimolante tanto
quanto giocare e che a cambiare sono solo i modi. Addentriamoci.

LE REGOLE
Un proverbio cinese dice «Se si deve giocare, bisogna decidere tre cose in partenza: le regole del gioco, la posta in
gioco e la durata».

Se sei d'accordo con me nel sostenere che il processo cognitivo che si attua nel gioco è il medesimo che si attua nello
studio, allora potremmo liberamente riscrivere il proverbio così, :«Se si deve studiare, bisogna decidere tre cose in
partenza: le regole dello studio, la posta in palio e la durata».

Della posta in palio (il bagaglio culturale) e della durata (il pomodorino) ti ho già parlato nei capitoli precedenti, non
resta che ragionare assieme sulle regole. E “regola” non è da intendersi come norma o legge, piuttosto come sinonimo di
quella etero-nomia (o disciplina) che abbiamo capito di dover fornire al bambino almeno in un primo momento per poi
condurlo verso l'auto-nomia.

Cioè, è molto importante che il bambino comprenda che, così come nel gioco esistono delle regole che vanno
rispettate, lo stesso accade nello studio. Ecco perché, ad esempio, deve scrivere le lettere in bella grafia o deve
mettere i numeri ben in colonna, pena un brutto voto, tanto quanto deve battere un calcio d'angolo solo dopo il fischio
dell'arbitro, pena l'espulsione.

Il bambino deve capire, in sintesi, che quello che gli appare l'elemento negativo nello studio e che vive come
costrizione (la disciplina) c'è anche nel gioco. Quando gioca non se ne rende nemmeno conto e agisce automaticamente:
accetta e rispetta le regole senza accorgersene.

LE TUE ALLEATE: CURIOSITÀ, EMOZIONI, FANTASIA


Sicuramente assimilare il concetto di regola dello studio come sorella gemella della regola del gioco non sarà così
automatico per il bambino e ti capiterà più volte di sentirlo obiettare che è più facile rispettare quest'ultima.

Naturalmente, ti suggerisco di non disperare perché tra gioco e studio abbiamo individuato 4 fondamentali elementi in
comune: le regole, certo, ma anche il gusto per la scoperta, la componente emotiva e l'esigenza creativa. Ti rimangono
cioè altre tre carte da giocarti... è proprio il caso di dirlo! Puoi sempre puntare sulla curiosità, le emozioni e la
fantasia.

Sulla base della mia esperienza, posso dirti che la tecnica migliore per stimolare queste tre componenti, fondamentali
nel processo di apprendimento, è dare al bambino occasioni sempre nuove e diverse per provare il sentimento della
meraviglia, quello che lo porta, per sua natura, a stupirsi e a porsi domande.

T’invito quindi a provare a cambiare prospettiva e a vedere il punto di arrivo del processo di apprendimento non
tanto nel trovare tutte le risposte ma nel saper formulare correttamente le domande e nel mantenere sempre acceso il
desiderio di conoscenza.

Ci vorrebbe un ebook a parte per scrivere dell'importanza del formulare bene le domande e del ruolo che i punti
interrogativi hanno nello sviluppo del pensiero.
Mi limito qui a darti qualche semplice suggerimento:

1. Lascialo libero di manifestare dubbi e perplessità


2. Non rispondere in modo netto e definitivo alla sua domanda
3. Controbatti e lascia che sia lui ad argomentare
4. Leggi molto con il bambino
5. Portalo in biblioteca spesso
6. Compera delle riviste a tema per guidarlo nelle sue passioni.

Sono certa che la tua lista degli escamotage per stimolare la sua curiosità si arricchirà con il tempo e la pratica. Ti
riporto qui una citazione dal romanzo filosofico C’è Nessuno? dello scrittore norvegese Jostein Gaarder che riassume
molto bene quello che intendo dirti:

«Una risposta non merita mai un inchino: per quanto intelligente e giusta ci possa sembrare, non dobbiamo mai
inchinarci a una risposta. [...] Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può
puntare oltre».

STIMOLARE LA SANA COMPETIZIONE


Chiudo questo capitolo proponendoti un ultimo spunto che possiamo prendere dal gioco e applicare allo studio: la
sana competizione.

Ovviamente, il ruolo fondamentale è quello dell'aggettivo “sana”: lo stimolo a vincere e a voler primeggiare può
portare a sopraffare l'avversario. In questo caso, il gioco non è regolare e non è quindi da questo tipo di pratica che
vogliamo prendere esempio.

Nel gioco, però, si attua anche una rivalità giusta, quella che spinge a dare il meglio e a misurarsi con i propri limiti
per superarli. In questo caso possiamo prendere spunto dal gioco per applicare tale categoria allo studio.

Quintiliano, autore romano del I secolo d.C., scrive nella sua opera più famosa, l'I nstitutio Oratoria (La formazione
dell'oratore) che è da preferire la formazione in una scuola pubblica a quella privata in casa, perché il bambino,
entrando in relazione con i compagni, è sottoposto a "stimolanti forme di competizione".
Ricordo molto bene le gare di tabelline che la mia insegnante della scuola elementare ci faceva sostenere negli ultimi
minuti della giornata, quando già pronti per uscire aspettavamo solo il suono della campanella: ci divideva in due
squadre e con ritmo incalzante ci sottoponeva quesiti sulle moltiplicazioni. Non ricordo litigi ma solo frenesia,
divertimento e risate. Eppure, divertendoci e dibattendo, stavamo studiando!

In sintesi
In questo quarto capitolo ti ho proposto spunti e strategie per avvicinare allo studio con l'entusiasmo innato che i
bambini manifestano per il gioco e in particolare abbiamo evidenziato:

Le affinità tra il gioco e lo studio e la comunanza di obiettivi


Il valore delle regole
L'importanza della curiosità e del formulare correttamente domande
La funzione positiva della competizione.
FORNIRE UN METODO: MOSTRARE LA STRADA

Due cose contribuiscono ad avanzare: andare più rapidamente degli altri o andare per la buona strada.
(dal "Discorso sul metodo" di Cartesio)

Come ho cercato di mostrarti nei capitoli precedenti, lo studio e la pratica dei compiti a casa sono lo strumento che il
bambino ha per assimilare quei contenuti che gli saranno utili nel cammino scolastico e della vita. Ho parlato, non a
caso, di bagaglio culturale.

Ogni singolo pomeriggio passato alla scrivania è un tratto del lungo cammino che ha intrapreso e quando si viaggia,
se non ci si vuole perdere, è necessario orientarsi, cioè sapere dove andare e quale strada percorrere per arrivare.

Occorre quindi un "metodo": hodòs in greco significa "strada" per questo possiamo dire che il metodo è l'indicazione
della strada da seguire per raggiungere un traguardo o un obiettivo.

E un metodo di studio è, nello specifico, l'insieme di quelle indicazioni necessarie per ottenere il risultato che
individuiamo nella conoscenza e, poi, nell'auto-nomia.

Ti fornirò quelle che considero le basi di un buon metodo di studio e alcune strategie che ho personalmente testato
con i miei alunni e che si sono rivelate efficaci. Ti farò degli esempi pratici così da essere il più esaustiva possibile.

UNO SGUARDO D'INSIEME


Supponiamo che il bambino debba studiare le origini del mito nell'antica Grecia e che l'insegnante gli abbia assegnato
la pagina che segue.

Il mito in Grecia
I protagonisti dei miti greci sono divinità ed eroi. Gli antichi Greci erano politeisti e adoravano molti dei. Essi
venivano immaginati con sembianze umane perfette perciò si dice che erano antropomorfi: nella maggior parte dei
casi, erano bellissimi ed eternamente giovani; tutti avevano poteri straordinari e si nutrivano solo di nettare e
ambrosia, alimenti divini proibiti ai mortali.
Oltre all’aspetto, gli dei assomigliavano agli uomini anche per il carattere: potevano essere, infatti, saggi e
generosi, ma anche litigiosi e vendicativi. Talvolta litigi e vendette si consumavano solo tra divinità, ma in altri casi
coinvolgevano gli uomini, con tremende conseguenze per questi ultimi.
Gli dei incarnavano elementi e forze della Natura, come il mare, il fulmine e il terremoto; sentimenti, come
l’amore o la discordia; virtù, come l’intelligenza e l’astuzia; abilità, come la lavorazione dei metalli e la medicina.
Le divinità più importanti erano dodici e risiedevano sull’Olimpo, un monte della Tessaglia dove, secondo il mito,
si trovava la loro dimora. Tra questi dei maggiori vi erano Zeus, re dell’Olimpo, padrone del fulmine e supremo
giudice; Era, sua sorella e moglie, protettrice dei matrimoni e della maternità; Apollo, dio del Sole, delle arti e della
medicina; sua sorella Artemide, dea della Luna, della caccia e dei boschi; Ares, dio della guerra; Afrodite, dea della
bellezza e della fertilità; Atena, dea dell’intelligenza, della strategia bellica e dei mestieri.
Oltre agli dei dell’Olimpo, ve ne erano molti altri, come ad esempio Poseidone, fratello di Zeus, dio del mare e dei
terremoti, e Ade, anch’egli fratello di Zeus, padrone dell’Oltretomba.
Gli dei erano variamente imparentati tra loro; molti erano figli che Zeus aveva concepito con altre dee,
suscitando la gelosia di Era. Ad esempio, Apollo e Artemide erano figli di Zeus e della dea Latona, che Era
perseguitò durante la gravidanza e il parto.
Quando invece Zeus si univa con donne mortali, nascevano eroi o donne dal destino grandioso e tragico, come ad
esempio Eracle, Perseo e la bellissima Elena.
Nonostante i loro grandi poteri, anche gli dei erano sottomessi a una forza superiore: il Fato, o destino, a cui
nessuno, mortale o immortale, poteva sottrarsi.

La prima cosa da fare sarà leggere il testo dall'inizio alla fine per farsi un'idea generale dell'argomento trattato.
Durante questa prima fase di lettura il bambino dovrà sottolineare con la matita le parole che non conosce e, una volta
terminato tutto il brano, cercherà il loro significato sul vocabolario o nell'enciclopedia (strumenti preziosi che non
possono mancare quando si studia!) annotandolo o a margine della pagina o sul quaderno apposito.

Un'ottima strategia, che ti posso garantire dà ottimi risultati, è quella di comperare una rubrica e abituare il
bambino a ricopiare nelle pagine già suddivise in ordine alfabetico le parole nuove che scopre e il loro significato.

Si costruirà così, nel tempo, un piccolo dizionario del lessico e potrà consultarlo ogni volta che avrà un dubbio o
quando dovrà comporre liberamente dei pensierini o un tema.

SEZIONARE IL TESTO
Dopo la prima lettura globale, il bambino dovrà:

1. Leggere soltanto il primo paragrafo


2. Sottolineare i contenuti principali del paragrafo con un evidenziatore
3. Ripetere ad alta voce quello che ha compreso del paragrafo.

È importante che non ripeta a pappagallo perché studiare non è imparare a memoria! Il bambino dovrà quindi
dimostrare di avere fatti suoi i contenuti del paragrafo e dovrà essere in grado di rielaborarli a parole proprie. Riporto
qui sotto il primo paragrafo in immagine con evidenziati i contenuti principali.

Una volta che si sentirà sicuro nell'esposizione del primo paragrafo, leggerà il secondo e si comporterà come indicato
prima: evidenzierà i contenuti principali e ripeterà ad alta voce quanto ha compreso. Ma c’è di più, a questo punto,
prima di procedere con la lettura del terzo paragrafo, ripeterà i contenuti assimilati sia del primo sia del secondo
insieme. Solo allora procederà alla lettura del paragrafo successivo.

Quindi la regola-base che ti suggerisco di fargli apprendere è: prima di procedere con un nuovo paragrafo, ripeto
tutti insieme, uno in seguito all'altro, i paragrafi precedenti. In questo modo, una volta arrivato alla fine, il bambino
sarà pronto per fare un'esposizione completa dell'intero testo.

Una strategia utilissima e che ti consiglio vivamente di utilizzare con tuo figlio è quella di registrarlo una volta che
sarà pronto ad esporre la sintesi dell'intero testo. In questo modo potrà riascoltarsi e auto-valutarsi (ricorda che
miriamo alla auto-nomia!) e capire da solo se è pronto per una interrogazione. Non spetterà così a te esprimere un
giudizio: tu avrai il compito positivo di incoraggiarlo nel caso in cui il bambino dovesse dimostrarsi insoddisfatto della
sua prestazione.

FARE UNA SCALETTA


Ora che i paragrafi sono stati assimilati è importante realizzare una scaletta e cioè prova a guidare il bambino ad
annotare in modo schematico i contenuti principali inserendo anche delle note per ricordare il significato delle parole
nuove scoperte e da non dimenticare.

Una strategia utile è quella di utilizzare delle parole-chiave che facciano da promemoria e che siano da stimolo per
aprire al ragionamento e all'articolazione completa del discorso. Ecco un esempio sul testo dei Miti Greci.
RIPASSARE
Quando riterrai che i contenuti siano stati non solo letti ma anche assimilati, ripetuti e schematizzati in modo
adeguato, sarai pronta per guidare il bambino nel momento importante del ripasso. Lo potrete fare proprio utilizzando lo
schema che il bambino avrà realizzato.

Il momento ideale per il ripasso è la sera, prima di andare a dormire: prova a fare qualche domanda con assoluta
serenità mentre rimbocchi le coperte! Un ulteriore ripasso può essere fatto la mattina seguente dopo la colazione.

Tutte queste indicazioni sono valide per una preparazione orale in vista quindi di un'interrogazione.
Per quanto riguarda l'esecuzione dei compiti scritti, siano essi di materie letterarie, artistiche, scientifiche o tecniche,
sarà comunque applicabile questa metodologia perché prima di procedere alla soluzione di un problema o alla stesura
di un riassunto o di un tema è fondamentale riprendere i contenuti teorici e assicurarsi di averli ben compresi e
assimilati.

In sintesi
In questo quinto capitolo ti ho presentato i passaggi fondamentali di un efficace metodo di studio. In particolare hai
compreso che per raggiungere il traguardo è indispensabile seguire una strada e che le tappe intermedie consistono:
Nella lettura globale del testo
Nella successiva frammentazione del testo in paragrafi
Nella ricerca dei termini che non sono noti al bambino e che vanno annotati
Nella ripetizione ad alta voce
Nella realizzazione di schemi chiari con l'uso di parole-chiave per fissare meglio i contenuti.
VALORIZZARE IL RAPPORTO SCUOLA-FAMIGLIA: IL TRENO CORRE
DUE BINARI

Unirsi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo.


(Henry Ford)

Arrivata a questo punto credo ti sia ormai chiaro che svolgere i compiti per casa non è un'operazione meccanica, ma
un processo (etimologicamente un "progresso", un "avanzamento") di cui il bambino è il solo protagonista.

Mediante questa pratica, per niente routinaria, egli rinforza e assimila in modo definitivo quelle nozioni che ha
appreso a scuola. Per questo motivo è importante comprendere che deve essere garantito al bambino il carattere della
continuità tra le lezioni svolte in aula e i compiti eseguiti a casa.

LA CONTINUITÀ DIDATTICA
Nella scienza educativa, il concetto di continuità didattica fa riferimento a uno sviluppo e a una crescita del bambino
da realizzarsi in modo armonico, "senza macroscopici salti o incidenti": ogni momento formativo deve essere
legittimato dal precedente e legato al successivo.

In particolare il decreto ministeriale del 4.03.1991 sostiene che «La continuità educativa nasce dall’esigenza di
garantire il diritto dell’alunno a un percorso formativo organico e completo, che mira a promuovere uno sviluppo
articolato e multidimensionale del soggetto…».

LA CONTINUITÀ DIDATTICA "SCUOLA-FAMIGLIA"


Le informazioni qui sopra riportate ci dicono che il bambino non può e non deve ricevere messaggi confusi ma,
piuttosto, indicazioni uniformi e omogenee. È quindi auspicabile che tra te e gli insegnanti ci sia un dialogo frequente e
autentico. Intendo dire che sebbene tu sia libera di suggerire al bambino il metodo che ritieni più utile ed efficace per
svolgere i compiti, non puoi non tenere conto delle istruzioni e delle indicazioni che gli sono state fornite
dall'insegnante.

Seguire e sostenere le direttive che l’insegnante ha dato per procedere nell’apprendimento dei temi trattati a scuola, ti
permetterà di garantire uniformità al processo di apprendimento, garantendo l’autorevolezza dell’insegnante, così da
facilitare anche i ritmi di apprendimento in classe. Fattelo dire con il cuore da un’insegnante che apprezza molto quando
vede che i genitori si dimostrano attenti al dialogo e alla collaborazione.

LA CRITICA E LA DENIGRAZIONE
Ti sarà capitato, e ti capiterà ancora, di essere in disaccordo con l'insegnante di tuo figlio. È umano. Ti suggerisco di
evitare reazioni di critica immediata o, peggio, di denigrazione, soprattutto in presenza del bambino. La via del dialogo
e confronto tra adulti si rivela sempre, dico sempre, la migliore e la più rispettosa di tutte le figure chiamate in causa:
genitori, insegnante e bambino.
È importante che il bambino mantenga vive la fiducia e la stima che ha, o inizia ad avere, nei confronti del suo
insegnante. Non c’è rivalità tra il docente e il genitore, dovrebbero esserci, piuttosto, complicità e alleanza in vista di un
obiettivo condiviso: garantire l'istruzione a tuo figlio e condurlo all'auto-nomia. Ciascuno di voi ha sfere e ambiti di
competenza distinti ed è quindi utile riconoscere e cogliere il senso – reciproco – del limite da non superare.

AUTONOMIA E RESPONSABILITÀ
Scuola e famiglia operano quindi in vista di un traguardo comune e sono i due binari, entrambi fondamentali e
necessari, per far sfrecciare il treno verso la meta che, come ho voluto sottolineare più volte, è l'auto-nomia del
bambino.

Fatta questa precisazione, credo ti appaia chiara l'importanza della responsabilità che il bambino deve assumersi
nel processo di apprendimento, in classe, mantenendo l'attenzione e la concentrazione, e a casa, svolgendo al meglio i
compiti assegnati.

Responsabile significa, etimologicamente, "che risponde per sé". Responsabile è quindi chi non scarica su altre
persone ciò che gli compete e si assume le proprie incombenze.

Non favorisci quindi né l'autonomia né la responsabilità del bambino se e quando pensi di svolgere tu i compiti al
posto suo. Qualunque possa essere il motivo per cui ritieni di doverlo/poterlo fare (stanchezza del bambino, fretta,
necessità di ultimare i compiti in vista di altri impegni più urgenti...) ricorda che, a lungo termine, non stai facendo
l'interesse del bambino, anche se ti sembra di aiutarlo nell'immediato.

Ecco qui un regalo per te da parte mia, la lettera di Abramo Lincoln al maestro di suo figlio. Buona lettura!

Caro insegnante,
insegni al mio ragazzo che non tutti gli uomini sono giusti, non tutti dicono la verità; ma la prego di dirgli pure
che per ogni malvagio c'è un eroe, per ogni egoista c'è un leader generoso. Gli insegni, per favore, che per ogni
nemico ci sarà anche un amico e gli faccia capire che vale molto più una moneta guadagnata con il lavoro che una
moneta trovata.
Gli insegni a perdere, ma anche a saper godere della vittoria, lo allontani dall'invidia e gli faccia riconoscere
l'allegria profonda di un sorriso silenzioso. Lo lasci meravigliare del contenuto dei suoi libri, ma gli conceda anche
il tempo per distrarsi con gli uccelli nel cielo, i fiori nei campi, le colline e le valli.
Nel gioco con gli amici, gli spieghi che è meglio una sconfitta onorevole di una vergognosa vittoria, gli insegni a
credere in se stesso, anche se si ritrova solo contro tutti. Gli insegni ad essere gentile con i gentili e duro con i duri
e gli faccia imparare a non accettare le cose solamente perché le hanno accettate anche gli altri.
Gli insegni ad ascoltare tutti ma, nel momento della verità, a decidere da solo.
Gli insegni a ridere quando è triste e gli spieghi che qualche volta anche i veri uomini piangono. Gli insegni ad
ignorare le folle che chiedono sangue e lo esorti a combattere anche da solo contro tutti, quando è convinto di aver
ragione. Lo tratti bene, ma non da bambino, perché solo con il fuoco si tempra l'acciaio.
Gli faccia conoscere il coraggio di essere impaziente e la pazienza di essere coraggioso.
Gli trasmetta una fede sublime nel Creatore e gli insegni ad avere fiducia anche in se stesso, perché solo così può
avere fiducia negli uomini.
So che le chiedo molto, ma veda cosa può fare, caro maestro.

Abramo Lincoln, 1830

In sintesi
In questo ultimo capitolo hai compreso che:

La pratica dei compiti per casa è un processo, non una routine


Ci deve essere continuità didattica e continuità educativa tra la scuola e la famiglia
Gli insegnanti e i genitori hanno un obiettivo comune: l'autonomia del bambino
Affinché il bambino sia auto-nomo è necessario che sia responsabile.
CONCLUSIONI

E così siamo arrivate alla fine di questo percorso. E adesso?

Spero che tu abbia voglia di mettere presto in pratica i miei suggerimenti e spero che vorrai raccontarmi di come
vivrà d'ora in avanti il momento dei compiti il tuo bambino.

Sono certa che noterai dei cambiamenti fin dai primi giorni: incomincia con piccoli passi, ad esempio dalla
preparazione dell'ambiente dove studierai con il tuo bambino:

Procurati della buona musica classica per favorire armonia e serenità


Appendi un orologio alla parete per gestire al meglio il tempo e organizzare il pomeriggio di studio ma anche di
gioco, sport ed energiche merende!

Un giorno dopo l'altro le novità diventeranno delle abitudini che daranno i primi risultati: maggiore concentrazione e
motivazione.

Abitua il tuo bambino ad essere costante nell'applicazione del metodo. Aiutalo a capire il valore delle regole da
seguire per ottenere un apprendimento piacevole, fatto di curiosità e domande a cui sarà bello trovare risposta.

Procurati pennarelli ed evidenziatori e post-it colorati per sottolineare i concetti più importanti sul libro e poterli poi
fissare su foglietti appesi per casa per un ripasso informale ma efficace e divertente.

Ricorda che il primo obiettivo è rendere lo studio un piacere!

Usa quindi la fantasia e personalizza le mie indicazioni a misura del tuo bambino. Ricorda, però, di non trascurare le
direttive fornite dai suoi insegnanti che ti invito a vedere sempre come tuoi alleati nel processo di studio e, più
importante, di crescita del tuo bambino.

Perché non scrivere una tua personale lettera, o email, prendendo a modello le bellissime parole di Abramo Lincoln
con le quali ho voluto chiudere questo mio cammino fatto in tua compagnia?

Ti ringrazio fin d'ora se vorrai farlo continuare, condividendo i suggerimenti di questo ebook con amiche mamme ma
anche ponendomi domande o sottoponendomi problemi che si dovessero verificare nell'applicazione del metodo.

Ringrazio poi Wide Edizioni per la fiducia e l'opportunità.


Ringrazio di cuore, naturalmente, tutti i miei insegnanti e i miei alunni che hanno ispirato questo lavoro.
Ti auguro buono studio con il tuo bambino,
Michela
Email: fareicompitiserenamente@gmail.com
Facebook: www.facebook.com/fareicompitiserenamente
WIDE EDIZIONI

Questo ebook è parte della collana "Stai calma e..."


Pubblicato ad Agosto 2016
ISBN Epub: 9788897470632
Kindle Mobi: 9788897470687
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