Le reazioni avverse agli alimenti possono essere tossiche e non tossiche. Quelle non tossiche si dividono in
immunomediate allergia alimentare e non immunomediate intolleranza alimentare. Le prime a loro volta
sono suddivise in IgE mediate e NON. Le seconde sono divise in enzimatica, farmacologica, meccanismo
sconosciuto.
ALLERGIE IMMUNOMEDIATE
Sono reazione di ipersensibilità dell’organismo a una sostanza non considerata “pericolosa”. C’è una
risposta da parte del sistema immunitario tramite sintesi di IgE (esempio).
IgE mediate:
I sintomi sono acuti. Può essere causata da alimenti anche se in piccola quantità riconosciuti facilmente, ha
una rapida remissione. Ha una durata lunga.
Esempio clinica.
La manifestazione più tipica è caratterizzata dal malessere del bambino, che dopo pochi minuti vomita il
latte appena ingerito. Compare l’orticaria diffusa a tutto l’ambito cutaneo, particolarmente nelle parti di
cute venute a contatto con il latte vomitato. Può seguire l’angioedema al volto, associato ad importante ed
improvvisa rinorrea. (Il test cutaneo (prick test) con il latte intero o con le tre proteine maggiori del latte ci
darà la certezza della diagnosi. All’episodio fa seguito giocoforza una attenta eliminazione del latte dalla
dieta.)
I sintomi sono cronici ed è una condizione che può essere causata dall'assunzione di grandi quantità di
alimenti che però sono difficili da riconoscere, la remissione e lenta. Durata breve.
Le intolleranze alimentari fanno parte di un più vasto gruppo di disturbi definiti come reazioni avverse al
cibo: si parla di intolleranza alimentare, piuttosto che di allergia, quando la reazione non è provocata dal
sistema immunitario.
Proctite/colite, enterocolite, vomito, stipsi, coliche del lattante, dermatite atopica, orticaria/angioedema,
anafilassi grave, sindrome allergica orale.
NOTA BENE
- il 92% dei bambini che soffre di allergia alle proteine del latte vaccino, presenta almeno due sintomi
(es.orticaria, vomito)
- il 49% ha all’anamnesi una storia familiare di atopia e nel 23% dei casi la familiarità atopica
riguarda entrambi i genitori.
- fattori esogeni come il fumo materno in gravidanza facilita lo sviluppo di allergie alimentari in
bambini a rischio.
ANAFILASSI
Orticaria Angioedema
Sede Derma Sottocute
Prurito Intenso Assente
Diffusione tutta la cute tessuti molli
Evoluzione rimane per uno o due giorni rapida scomparsa
Il Test di Provocazione
Il test di provocazione viene considerato il solo test che permette di formalizzare la diagnosi di allergia
alimentare. Negli adulti e nei bambini più grandi il test dovrebbe essere sempre fatto con la metodica del
doppio cieco contro placebo che rappresenta il “gold standard” per questa diagnosi.
Condizioni in cui il test di scatenamento non può essere evitato nel bambino:
- Quando il prick test o il RAST è positivo, ma il bambino non ha “mai mangiato il latte” (es. il
bambino allattato al seno con dermatite atopica).
- Quando si vuol sapere se, dopo un lungo periodo di dieta, questo bambino ha superato o meno la
sua allergia.
Nel primo caso si tratta di fare la diagnosi di allergia “clinica”, poiché allo svezzamento, soltanto una parte
(circa 50%) di questi lattanti cutipositivi avrà una reazione allergica.
Nel secondo caso il bambino ha già ben sperimentato la sua “allergia”, e il challenge viene fatto per sapere
se ha raggiunto o meno la tolleranza (ancora allergico?).
DIFFICOLTA’ E RISCHIO DELLA DIETA DI ELIMINAZIONE