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RECENSIONE “I MONOLOGHI DELLA VAGINA”

Hanno sempre insegnato che un uomo deve essere orgoglioso del proprio gingillo, che deve
vantarsene e seguire i propri istinti, mentre la donna, per essere ritenuta tale, deve mantenersi,
conservarsi, rispettare l’uomo e non fare e non farsi tante domande: come mai?

Con il suo spettacolo “I monologhi della vagina”, Eve Ensler (New York, maggio 1953), una
drammaturga statunitense da sempre votata alla difesa della donna, raccoglie le testimonianze
autentiche di donne, ragazze e bambine provenienti da svariati intorni culturali, e lo fa mostrando
con irriverenza la parte più intima di ognuna di loro: la loro vagina. Per la prima volta, la vagina
femminile viene analizzata non solo come parte anatomica, ma come parte primaria e
imprescindibile dell’essenza di ognuna di noi.

Se ne analizza l’aspetto, la funzionalità, le emozioni e le sensazioni di questo strano “oggetto”


misterioso: si racconta di prime esperienze saffiche, di scoperte anatomiche (sia del mondo etero
che LGBT+) e di considerazioni personali legate e appesantite dal pensiero patriarcale diffuso, di
donne che vedono la propria vagina come un’amica e di donne che la vedono solo come uno
strumento, o ancora di donne che non sono abituate a considerarla affatto, perché pensata come
appartenente a degli uomini pretenziosi. Per questo, l’autrice non tralascia affatto gli aspetti negativi
della faccenda, come la prostituzione, l’infibulazione e tutte le forme di sottomissione a cui
numerosissime moltitudini di donne sono state da sempre costrette, e racconta tutto questo
rafforzando i concetti attraverso l’uso abbondante della parola «vagina», che costringe chi legge a
non distogliere lo sguardo dalla parola chiave di una questione che abbiamo sempre saputo esistere
ma abbiamo comunque evitato di considerare: il fatto di essere donne, e in quanto tali portatrici di
dolori ancestrali taciuti perché considerati parte della normalità quotidiana, qualcuno più pesante,
altri più sopportabili perché abituate. La piena consapevolezza della perenne situazione di
disuguaglianza che ha da sempre interessato la figura della donna, soprattutto per quanto riguarda
quel mondo di tabù (solo rivolti alle legittime proprietarie) del sesso, dagli arbori dei tempi fino ad
arrivare ad oggi, riporta queste realtà di stupri, di violenze e di soprusi senza veli, per far capire una
volta e per tutte che dette condizioni non dovrebbero, in prima istanza, essere mai nate, ma possono
pur tuttavia essere combattute e sconfitte, se cominciamo a considerare la nostra vagina come parte
di noi e orgogliose di essa.

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