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I neutralisti..........................................................................................................................................11
Gli interventisti di sinistra....................................................................................................................11
Tecnologia
I catalizzatori nella sintesi dell’𝑵𝑯𝟑
È praticamente impossibile che la sintesi dell'ammoniaca decorra con velocità apprezzabile in
assenza di un catalizzatore. Un urto tetramolecolare tra una molecola di azoto e tre di idrogeno è
statisticamente impossibile. Un urto bimolecolare secondo la seguente reazione:
I primi catalizzatori a base di osmio (raro e poco conveniente) e uranio (poco conveniente) fu
Haber. Successivamente Mittasch, testò una magnetite proveniente dalla Svezia, ottenendo un
catalizzatore di buona attività. Capì che la differenza stava nelle impurezze e, realizzò che gli ossidi
di alluminio, calcio e potassio erano gli additivi migliori. La "ricetta" non ha subito sostanziali
modifiche fin quasi gli anni '90 del secolo scorso.
La magnetite è l'ossido misto di 𝐹𝑒 || e 𝐹𝑒 ||| , di formula 𝐹𝑒3 𝑂4 . Per arrivare al catalizzatore, l'ossido
è ridotto in modo da formare un materiale altamente poroso costituito da aggregati
microcristallini di ferro metallico. La riduzione si effettua con idrogeno, secondo la reazione:
La riduzione può essere effettuata direttamente nel reattore di sintesi, oppure separatamente, da
parte del produttore del catalizzatore. Il catalizzatore preridotto è poi riossidato superficialmente
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per impedire, pericoli di incendio in presenza di ossigeno. Oltre all'ossido di ferro sono presenti nel
catalizzatore altri ossidi, in particolare 𝐴𝑙2 𝑂3 , 𝑀𝑔𝑂, 𝐶𝑎𝑂, 𝐾₂𝑂, privi di attività catalitica di per sé,
ma che svolgono la funzione di promotori.
Promotori
L'azione dei promotori è duplice:
1. I promotori protettori sono 𝐴𝑙2 𝑂3 , 𝑀𝑔𝑂, 𝐶𝑎𝑂 hanno appunto la funzione di proteggere il
catalizzatore dall'invecchiamento. Infatti nel catalizzatore, in assenza dei protettori,
l'attività decade rapidamente in quanto nelle condizioni di reazione si ha una rapida
aggregazione dei cristalliti con accrescimento delle loro dimensioni e conseguente
diminuzione dell'area specifica e dei centri attivi.
2. I promotori attivatori sono gli ossidi alcalini (𝐾₂𝑂) e in una certa misura anche 𝐶𝑎𝑂, in
quanto impartendo una certa alcalinità al catalizzatore facilitano il desorbimento
dell'ammoniaca dalla superficie del catalizzatore man mano che si forma.
Veleni
Nei moderni impianti, la vita del catalizzatore può arrivare anche a 20 anni. Molte sostanze
possono agire da veleno. Con un'accurata preparazione del catalizzatore, i possibili veleni possono
solo entrare nel reattore con il gas di sintesi:
1. Gli idrocarburi possono provenire sia dai lubrificanti delle macchine utilizzate
nell'impianto, sia dal gas di sintesi.
2. Le paraffine leggere, come il metano, si comportano da inerti e non disturbano; quelle
pesanti, come pure gli altri idrocarburi, possono pirolizzare sul catalizzatore lasciando
depositi carboniosi che agiscono da veleni per ricoprimento.
3. L'ossigeno e i composti ossigenati ossidano il catalizzatore che viene poi ridotto di nuovo
dal gas di sintesi, per cui l'avvelenamento è di tipo temporaneo.
4. I composti solforati possono essere presenti principalmente per una cattiva depurazione
del gas di sintesi, ma possono anche derivare dalle tracce di lubrificante. Nelle condizioni
di sintesi si ha una rapida trasformazione del ferro in solfuro in modo irreversibile, per cui i
composti solforati rappresentano i veleni più temibili per il catalizzatore.
I nuovi catalizzatori
Fin dalle ricerche di Haber era noto che l'osmio e il rutenio erano degli ottimi catalizzatori per la
sintesi dell'ammoniaca. L'osmio, molto raro, mentre il rutenio non ha i problemi di tossicità ed è
meno raro dell'osmio. Sul rutenio si è a lungo concentrata la ricerca, soprattutto per individuare
un supporto idoneo. Attualmente si utilizza come supporto grafite con un’elevata superficie
specifica su cui il rutenio è disperso. Con i catalizzatori al rutenio, ad elevata attività, è possibile
operare a pressioni inferiori ai 100 bar con un notevole risparmio nei costi energetici.
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La ricerca ha continuato a innovare anche i catalizzatori al ferro da magneti do te. L'introduzione
dell'ossido di cobalto (𝐶𝑎𝑂) come promotore-attivatore è stata una delle migliorie più significative
che ha innalzato notevolmente l'attività catalitica, rendendo possibile operare a pressioni più
basse.
Quindi, i catalizzatori in uso attualmente sono quelli al ferro da magnetite con i promotori
tradizionali, quelli promossi anche con COO, quelli al ferro da wustite e quelli al rutenio. La durata
dei catalizzatori tradizionali supera i 20 anni, la tipologia del catalizzatore è strettamente connessa
con quella del reattore e del sistema di scambio termico, per cui, il cambio di catalizzatore è un
investimento che richiede modifiche più o meno importanti i cui costi debbono essere giustificati
dal miglioramento delle prestazioni.
Organica
Enzimi
Gli enzimi costituiscono una numerosa classe di proteine sono specializzate per la funzione
catalitica e agiscono accelerando le reazioni chimiche. La maggior parte delle reazioni che
avvengono nelle cellule sono infatti così lente da non potersi svolgere se non in presenza di un
enzima.
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La IUBMB ha definito sei classi di enzimi sulla base della reazione catalizzata:
Il nome corrente di un enzima è costituito dal nome della molecola che deve essere trasformata e
da un secondo termine con suffisso -asi, che specifica il tipo di reazione catalizzata (talvolta con
qualche variante rispetto al nome della classe di appartenenza). Per esempio, l'enzima che porta
alla sintesi del citrato prende il nome di citrato sintasi. Altri esempi sono la fosfoglucosioisomerasi,
la lattato deidrogenasi ecc.
Qualche volta il suffisso -asi è aggiunto solo al nome della molecola che va incontro alla reazione di
trasformazione: ne sono un esempio gli enzimi ureasi e fumarasi. Altre volte il nome rispecchia la
funzione in cui l'enzima stesso è coinvolto; questi nomi sono stati in genere attribuiti prima di
scoprire quale fosse la reazione specifica catalizzata; è questo il caso del lisozima, un enzima
presente nelle lacrime, e della pepsina presente nei succhi gastrici.
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La concentrazione del substrato influisce sull'attività enzimatica in
modo più complesso. La velocità della reazione (attività enzimatica)
aumenta all'aumentare della concentrazione del substrato e tende a
un valore massimo (Vmax) che viene raggiunto a concentrazioni di
substrato tali da saturare i siti attivi delle molecole di enzima presenti.
In queste condizioni non esistono molecole di enzima libere, cioè non
legate al substrato, e la velocità di catalisi è massima.
Analisi
Determinazione del numero di perossidi
Il numero di perossidi nell’olio d’oliva indicano l’alterazione di tipo ossidativo (con o senza azione
enzimatica) che indica la degradazione e l’invecchiamento del prodotto, nonché la sua tendenza a
irrancidire che si percepisce sensorialmente con odori e aromi sgradevoli identificabili con il
difetto di rancido. È espressa in Milli equivalenti di ossigeno per chilo di olio (meq 𝑂2 /kg). In base
all’attuale normativa, per gli oli vergini commestibili (sia extravergini che vergini) il limite massimo
del numero di perossidi è fissato a 20 meq 𝑂 2 attivo/kg di olio, al di sopra del quale l’olio è
classificato come “lampante”.
I perossidi si formano per opera dell’ossigeno che è nell’aria e per l’azione catalitica di alcuni
specifici enzimi che sono presenti nel frutto (le lipossidasi) in grado di legare l’ossigeno agli acidi
grassi che costituiscono i trigliceridi. Questo tipo di ossidazione, definita enzimatica, è favorita da
una cattiva gestione della materia prima, degradata a causa della presenza nel frutto di lesioni di
vario genere e origine che favoriscono il contatto fra la frazione lipidica e i suddetti enzimi (è il
caso di una raccolta e di uno stoccaggio che hanno danneggiato le olive).
Anche in fase di conservazione dell’olio (gestione del prodotto finito) si possono verificare
fenomeni di ossidazione chimica senza l’azione degli enzimi di cui sopra. In tal caso, i catalizzatori
dell’ossidazione chimica sono la luce, l’ossigeno e la temperatura elevata oltre i limiti ritenuti
ottimali per un corretto stoccaggio del prodotto (che si attestano sui 14°/15°). La semplice
presenza di ossigeno nell’olio, infatti, può portare alla formazione di idroperossidi che hanno
origine dalla formazione dei radicali liberi. Una volta cominciata, la reazione procede a catena
formando altri radicali liberi e altri idroperossidi. Questi ultimi, essendo molto instabili, si
decompongono facilmente in sostanze volatili dagli odori sgradevoli (aldeidi e chetoni) e sono
responsabili dell’irrancidimento, nonché marcatori del difetto del rancido.
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Oli d’oliva raffinati (privati dei perossidi) Inferiore a 5
Oli d’oliva rancidi Superiore a 20
Procedimento
Prendere una beuta da 250ml e pesare 5g di olio;
Aggiungere alla beuta 25ml di una miscela di acido acetico e cloroformio nel rapporto 3:2 e
1ml di soluzione satura di ioduro di potassio (KI), prelevare il tutto con una pipetta
graduata annessa ad una palla di peleo;
Principio di Le Chatelier
principio di Le Chatelier è anche chiamato principio dell’equilibrio mobile. Si tratta di uno dei
principi fondamentali della termodinamica. Secondo la più diffusa definizione del principio di Le
Chatelier:
Data una reazione in equilibrio, se intervengono dei fattori esterni che ne alterano l’equilibrio
chimico, il sistema reagisce cercando di minimizzare o annullare gli effetti di queste azioni esterne
e ristabilire l’equilibrio.
Costante di equilibrio
La costante di equilibrio, 𝐾𝑒𝑞, è la relazione che intercorre tra i reagenti e i prodotti di una
reazione. Più esattamente, la costante di equilibrio è il rapporto tra le concentrazioni dei prodotti
e le concentrazioni dei reagenti, ciascuno elevato al proprio coefficiente stechiometrico,
moltiplicate tra di loro.
Quando il valore di 𝑲𝒆𝒒 è alto, significa che il numeratore è di molto maggiore al denominatore.
Ciò si verifica quando la concentrazione dei prodotti è superiore a quella dei reagenti. Quindi, il
sistema è spostato verso i prodotti e la reazione si sposterà verso i reagenti per raggiungere
l’equilibrio.
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Al contrario, quando il valore di 𝑲𝒆𝒒 è basso, significa che il numeratore è di molto inferiore al
denominatore. Ciò si verifica quando la concentrazione dei reagenti è superiore a quella dei
prodotti. In tal caso, il sistema è spostato verso questi ultimi e si sposterà verso i prodotti per
ristabilire l’equilibrio.
Concentrazione
La variazione di concentrazione si riferisce al caso in cui si verifichi una modifica nella
concentrazione di un prodotto o di un reagente, ossia un aumento o una diminuzione.
Se si registra un aumento dei prodotti, l’equilibrio cambia per ridurne l’incremento e quindi si
sposta verso i reagenti. Se ad aumentare sono i reagenti, si sposta verso i prodotti.
Se la pressione esterna aumenta, per minimizzare gli effetti di questa variazione, il sistema riduce
il numero delle moli per unità di volume delle molecole. In questo modo, riducendo il volume,
aumenta la pressione. L’equilibrio si sposta verso il lato in cui il numero di molecole è inferiore.
Se la pressione esterna diminuisce, il sistema aumenta il numero delle moli per unità di volume
delle molecole. In questo modo, aumentando il volume, diminuisce la pressione.
Temperatura
Il caso della variazione di temperatura è l’unico in cui si verifica anche una modifica della costante
di equilibrio. Per capire cosa succede a una reazione in equilibrio al variare della temperatura,
bisogna distinguere tra reazioni endotermiche ed esotermiche:
Enzimi
Gli esseri viventi hanno molte reazioni chimiche diverse in corso al loro interno. Queste reazioni
devono essere attentamente controllate per ottenere le corrette quantità di sostanze. Gli enzimi
sono catalizzatori, sostanze che accelerano le reazioni chimiche. Queste reazioni non cambiano il
catalizzatore. Ogni enzima ha una forma unica che si adatta alle sostanze coinvolte nella reazione.
Gli enzimi nel corpo umano funzionano normalmente a una temperatura corporea di circa 37°C.
Gli enzimi necessitano della giusta temperatura e pH. Cambiando la temperatura cambia la
velocità della reazione. Una temperatura più alta inizialmente aumenta la velocità. Ma se diventa
troppo caldo, alcuni dei legami che tengono insieme l'enzima si rompono. Questo distrugge
l'enzima. Il pH influisce anche sugli enzimi. Tutti gli enzimi hanno un pH ottimale al quale
funzionano meglio. È spesso neutro a pH 7, ma non sempre, ad esempio la pepsina è un enzima
utilizzato per scomporre le proteine nello stomaco. Funziona a pH 2, il che significa che è adatto
per condizioni acide.
Italiano
Il futurismo
Il Futurismo nacque a Parigi nel 1909 con la pubblicazione del Manifesto del Futurismo di
Marinetti. In Russia ebbe successo subito, riscuotendo larghi consensi.
Il successo del Futurismo derivò anche dall'intensa attività promozionale dei suoi membri: stesura
di manifesti e "serate futuriste" desti nate a scandalizzare il pubblico. I futuristi celebravano la
civiltà delle macchine e i loro temi erano l'esaltazione, della velocità e del dinamismo. Tipiche dei
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futuristi furono anche le proposte provocatorie, come distruggere le biblioteche e i musei. Inoltre,
amavano sperimentare le nuove tecnologie della loro epoca, come il cinema e la fotografia.
Un altro carattere del Futurismo era l'aspirazione a un'“arte totale”, o alla poliespressività.
Questo approccio era alla base degli esperimenti di paroliberismo figurativo condotti da alcuni
futuristi e dallo stesso Marinetti, che compose arditi collage tipografi e tavole parolibere.
Storia
Neutralisti ed interventisti
L’Italia neutrale
Le Tensioni in Atto in Europa facevano presagire che la guerra stesse presagiamo una dimensione
continentale. In Italia, Il Capo di Stato Maggiore dell'esercito Cadorna sollecitò il re affinché le
truppe italiane scendessero in campo a fianco dell'Austria-Ungheria e della Germania, con le quali
era legata dalla Triplice Alleanza. Tale alleanza aveva carattere difensivo, obbligava all'intervento
solo nel caso in cui uno dei paesi avesse subito un attacco. Nei giorni decisivi della crisi, sia la
Germania sia l'Austria-Ungheria avevano presentato la loro decisione di aprire le ostilità come
un'inevitabile risposta alla mobilitazione russa. Tale argomentazione non parve convincente al
governo italiano. Di conseguenza, gli impegni assunti con la stipulazione della Triplice Alleanza non
dovevano, essere onorati. Pertanto, il governo italiano assunse una posizione di neutralità.
I nemici della Germania, cominciarono ben presto a sollecitare l'Italia a schierarsi dalla loro parte.
Questo invito nasceva dall'ovvia constatazione dell'esaurimento delle ragioni che avevano
portato l'Italia a firmare la Triplice Alleanza. Nel 1882, il legame politico e militare con la
Germania era nato dal desiderio italiano di frenare l'espansionismo francese nel Mediterraneo.
Ma, erano avvenute in modo consensuale l'occupazione francese del Marocco e la conquista
ufficialmente confermata italiana della Libia: si era trattato di un'equilibrata spartizione.
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Nel 1914, tra Francia e Italia non era più attivo alcun serio motivo di contrasto. Se teniamo
presente, invece, che l'Austria-Ungheria non aveva alcuna intenzione di rivedere i propri confini
con l'Italia, l'eventuale intervento dell'Italia nel conflitto sarebbe potuto avvenire solo a fianco
dell'Inghilterra, della Francia e della Russia.
In Italia, lo scoppio della guerra non suscito i sentimenti di coesione nazionale e di solidarietà che
invece erano sorti negli altri Paesi coinvolti. La popolazione italiana non visse nulla di equivalente
all'atmosfera di intensa emotività che caratterizzò le altre capitali europee. Al contrario, il
dibattito fu acceso e l'opinione pubblica si divise: da una parte stavano i neutralisti, che
osteggiavano un coinvolgimento italiano; dall'altra vi erano gli interventisti.
I neutralisti
Fra i sostenitori della neutralità, la voce più autorevole era quella di Giolitti, non era contrario alla
guerra in sé, tuttavia, aveva intuito, che dopo l'arresto dell'avanzata tedesca sulla Marna la guerra
sarebbe stata lunga ed estenuante, capace di logorare eserciti, economie e sistemi sociali. A suo
giudizio, l'Italia doveva stare fuori dallo scontro il più a lungo possibile, e trarre a livello
internazionale, dalla sua posizione di neutralità, tutti i vantaggi possibili.
Anche la Chiesa riteneva che per l'Italia fosse opportuno restare al di sopra delle parti in lotta. La
motivazione era di natura morale, nasceva dal fatto che il conflitto si stava rivelando un massacro,
coerente con tale impostazione, papa Benedetto XV arrivò a dichiarare che la guerra era solo
un'”inutile strage”. Non vanno poi dimenticate altre motivazioni, più strettamente politiche:
l'intervento italiano avrebbe potuto contribuire alla sconfitta dell'Austria-Ungheria, l'ultima grande
potenza europea dichiaratamente cattolica.
A favore della neutralità, si schierarono anche i socialisti riformisti. Dal loro punto di vista, le
grandi potenze capitaliste erano ormai giunte alla completa spartizione della Terra; poiché non
c'erano più terre senza padrone, bisognava strapparle con la forza ai rivali. Anche in caso di vittoria
del proprio Paese, il proletariato non avrebbe ottenuto alcun beneficio da questa guerra,
vantaggiosa solo per i capitalisti: viceversa, sui campi di battaglia, sarebbero stati proprio gli
operai e i contadini a dover morire. Nelle loro dichiarazioni pubbliche, i socialisti italiani
minacciavano che avrebbero bloccato con ogni mezzo la mobilitazione dell'esercito, in caso di
intervento italiano in guerra. Nel medesimo tempo, però, nessun progetto di protesta sociale
organizzata venne mai effettivamente elaborato: quando si arrivò al momento critico, i socialisti si
trovarono incapaci di ostacolare le decisioni del governo. Essi si trincerarono dietro la formula: “né
aderire, né sabotare”.
Ancora più a sinistra dei democratici, si collocò un gruppo di socialisti rivoluzionari. Richiamandosi
a una celebre profezia di Engels, intuirono che la partecipazione a un conflitto di dimensioni così
vaste avrebbe logorato le strutture sociali e politiche del Paese, generando condizioni ideali per
una sollevazione di tipo rivoluzionario. Essi ammettevano che, nell'immediato, la guerra avrebbe
provocato terribili sofferenze; ma la carneficina, era il prezzo da pagare per il trionfo e la vittoria
finale del proletariato. Su posizioni simili si schierò anche Mussolini; convinto che quella della
neutralità fosse la causa dei moderati e dei conservatori il 15 novembre 1914 diede vita a un
nuovo quotidiano, "Il Popolo d'Italia". Era finanziato da alcuni gruppi industriali italiani che, erano
disponibili ad appoggiare economicamente quei settori del movimento socialista che si fossero
schierati dalla parte dell'interventismo. Dopo alcuni mesi, anche dall'ambasciata francese giunsero
fondi al nuovo giornale di Mussolini, che, dopo essere stato espulso dal Partito socialista, era in
cerca di una linea politica propria
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