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Respir-ar(t)e

"Driiiin". Il suono acuto e penetrante della sveglia fece sobbalzare Michelangelo, che stava
dormendo beatamente al caldo in quella fredda alba di febbraio. Si alzò con uno scatto fulmineo
e istintivamente portò la mano sul comodino per recuperare il cellulare. Chissà quanti nuovi
messaggi! In quel momento giunsero alle sue orecchie le grida della madre che lo richiamava
all’ordine: “Michelangelo! Muoviti che tra poco devi essere a scuola per la gita”.

Il ragazzo, da poco quindicenne, era introverso e taciturno, poco attento a chi lo circondava e
sempre più critico nei confronti di ciò che gli veniva proposto. Due cose però odiava più di tutte:
il suo nome particolare, scelto dai genitori amanti dell’arte in onore del noto pittore
rinascimentale, e quelle sciocche gite scolastiche in giro per musei. Non capiva perché si
dovevano perdere ore fissando un dipinto appeso al muro o inutili sculture chiusi in una sala,
quando si poteva urlare a pieni polmoni in un parco divertimenti. Si diresse pigramente a
prepararsi, motivato soltanto dall’idea di poter trascorrere una giornata fuori dall’edificio
scolastico.

Così Michelangelo passò l’intera mattinata guardando video di Tik Tok e analizzando i
suggerimenti di Instagram, ignorando completamente tutto ciò che la guida della Gipsoteca di
Possagno stava spiegando.

Quella sera si distese comodamente sul divano e accese la televisione mentre veniva mandato in
onda il telegiornale. La notizia principale era quella di un nuovo virus arrivato in Italia molto
probabilmente dalla Cina, di cui si avevano poche informazioni: era molto contagioso, attaccava
le vie respiratorie e in alcuni casi portava alla morte. Michelangelo spense il televisore
borbottando tra sé e sé “Sicuramente sarà una pagliacciata”, ma la verità era che dentro di lui si
stava facendo largo una paura da togliere il fiato: non poter rivedere le persone a cui teneva.

Passò qualche giorno, le vacanze di carnevale ebbero fine e vennero prolungate da un’estenuante
quarantena. Durante i primi giorni Michelangelo non sentiva particolarmente la mancanza dei
frenetici ritmi della sua vita, anzi: frequentare le lezioni in pigiama e rimanere in casa dal mattino
alla sera gli sembrava davvero fantastico. Col passare del tempo, però, iniziò a sentire la
mancanza delle giornate “normali”: incontrare i suoi nonni, uscire con gli amici, giocare a
calcetto e perfino le domeniche con i suoi genitori, trascorse tra una mostra d’arte e l’altra. Chi
l’avrebbe mai detto che avrebbe potuto rimpiangere quelle monotone giornate, minuziosamente
organizzate dalla madre, in cui ogni attimo era pianificato con cura e approfondito nei minimi
dettagli, studiando le varie opere d’arte che poi lei e papà si perdevano ad ammirare per
interminabili, noiosissimi minuti? Nemmeno durante il viaggio di ritorno a casa c’era pace,
perché al padre di Michelangelo veniva sempre in mente una nuova meta per la domenica
successiva su cui si iniziava a pontificare; e nessuno si curava delle proteste del ragazzo che non
ne poteva più di tutta quell’arte.

Ma tutto questo adesso gli mancava e in uno di quei giorni di tristezza e solitudine Michelangelo
cominciò a riguardare ad una ad una tutte le foto presenti nella galleria del suo I-Phone,
soffermandosi su ciascuna di esse. Non aveva un obiettivo preciso, voleva soltanto impiegare un
po’ di quel tempo che sembrava non passare mai. Fu mentre si dedicava a questo passatempo
che si imbatté in una foto della sua ultima uscita scolastica prima del lockdown. Ritraeva alcuni
dei suoi compagni felici e sorridenti, abbracciati ai piedi di un'enorme scultura. Dovette
concentrarsi molto per ritrovarsi all’interno dell’immagine: era isolato dagli altri in un angolo,
concentratissimo in chissà quali altre attività. Posò il telefono sulla scrivania e si stropicciò gli
occhi lucidi. Avrebbe dato qualsiasi cosa per rivivere quei momenti in maniera diversa, dando ad
ogni istante il valore che meritava.

Passò lentamente il tempo, arrivò settembre e quindi l’inizio della scuola. I professori decisero
che il modo migliore per cominciare l’anno scolastico era portare gli alunni in gita. Quando
Michelangelo lesse la destinazione sulla circolare non ci poteva credere: di nuovo la Gipsoteca!
Gli sembrava l’occasione perfetta per un nuovo inizio…

Il giorno dopo si ritrovò ai piedi della stessa scultura immortalata nella fotografia: aveva cercato
alcune informazioni su di essa e aveva finito per rivalutare la storia dell’arte, dopotutto non era
poi così male. Michelangelo si lasciò affascinare dalle parole della guida, immedesimandosi nel
genio creativo di Antonio Canova, sentendo nelle orecchie il suono di martello e scalpello, nelle
narici l’odore umido della creta. E questa volta, nella foto ricordo che replicava l’immagine
dell’anno precedente, lui era al centro del gruppo con un sorriso bianco quanto il gesso.

La sera, postando l’immagine nelle storie di Instagram, rifletteva su quanto fosse assurdo e
straordinario il modo in cui una semplice foto gli avesse fatto apprezzare la bellezza del mondo
che lo circondava: non era solo la dimensione dell’arte, che respirava fin da piccolo, ma
soprattutto quella del contatto con le persone.

Pseudonimo autrice: Cara Berenice


Istituto Cavanis, Possagno, Via degli impianti sportivi n. 8, TV,
tel. 0423 5444003, fax. 0423 5444003, istituto@cavanis.net
Scuola secondaria di I grado, classe 3^A,
prof.ssa Zarpellon, chiara.zarpellon@cavanis.net

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