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Il Quartetto di Venezia

AR Intervista a Aldo Bennici


L’arco musicale di Paolo Bozzi

CO Le carte Zanardi-Bisiach

a tutto arco
Tecniche costruttive alternative
attorno alla viola da gamba
Apparecchi per la preparazione
di vernici oleoresinose nei testi antichi

ISBN 88-8359-115-0
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numero 2 - anno I
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possibilità di gestire rapporti diretti con le Direzioni delle Compagnie di Assicurazione e, contemporaneamente,
garantire ai propri clienti un affiancamento costante nella realtà giornaliera. Marine & Aviation ha deciso di crea-
re una apposita sezione esclusivamente dedicata alle problematiche assicurative del mondo della musica.
Nella nostra sede a CREMONA ci occupiamo quindi a 360 gradi esclusivamente dell’assicurazione degli stru-
menti musicali, mettendo a frutto l’importante esperienza, maturata in anni di preparazione e di pratica as-
sicurando strumenti moderni ed antichi ed essendo ormai punto di riferimento per varie realtà del settore.

A chi ci rivolgiamo
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ti professionisti è in grado di rispondere non solo alle esigenze di carattere strettamente assicurativo ma anche
a tutte le domande sulla conservazione degli strumenti, su come e da chi farli restaurare, su chi scegliere per
valutarli, sul come catalogarli e fotografarli.

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alle ore 24 del giorno di entrata degli strumenti ed estensione della garanzia anche quando gli strumenti so-
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Organo ufficiale di ESTA Italia
Il Quartetto di Venezia

Intervista a Aldo Bennici

L’arco musicale di Paolo Bozzi

numero 2 - anno I
Omaggio a Shinichi Suzuki

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al n. 441 in data 21.4.2008
Termini di interesse violinistico
direttore responsabile
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Il Playday continua a crescere
assistente e coordinatrice editoriale
Paola Carlomagno
A Berna il 36° Congresso Internazionale ESTA
comitato di redazione
Barbara Bertoldi
Fausto Cacciatori Intervista a Paolo Bodini
Alberto Campagnano
Paola Carlomagno
Paolo Crispo
Le carte Zanardi-Bisiach
Ennio Francescato
Bruno Giuranna Tecniche costruttive alternative
Satu Jalas attorno alla viola da gamba
Renato Meucci

editore e redazione CREMONABOOKS


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Milano nel Bicentenario del suo Conservatorio
Comitato Direttivo ESTA Italia
Bruno Giuranna presidente Un violino Francesco Ruggeri
Satu Jalas vice-presidente è tornato a Cremona
Ennio Francescato segretario
Marco Andriotti
Barbara Bertoldi Nell’Olimpo della Liuteria
Alberto Campagnano
Paolo Crispo Mondomusica: record di espositori e visitatori
Luca Sanzò
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Soci Onorari
Claudio Abbado
Salvatore Accardo
Piero Farulli
Renato Zanettovich

fotografia in copertina di F. Zovadelli


per gentile concessione de “La Provincia”
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Il Quartetto di Venezia
25 anni di intensa dedizione cameristica
e feconda amicizia

Ennio Francescato mazione originale, e ci siamo fermati a mentale e musicale: Sirio Piovesan. Pio-
conversare con i quattro simpaticissimi vesan, era una figura di assoluta premi-
musicisti prima di una delle pressoché nenza nel mondo veneziano all’epoca, è
quotidiane prove, per cercare di com- stato uno dei maggiori violinisti del pa-
prenderne le esperienze e di carpirne i norama concertistico italiano ed europeo
segreti. Quanto segue tenta di riproporre negli anni ’50 e ’60, esibendosi come so-
ai lettori l’estrema vivacità e ricchezza di lista nelle più prestigiose Istituzioni musi-
Sin dai primissimi anni del Seicento, da questo colloquio. cali del Continente.Veneziano di nascita,
quando vi arrivò il “suonatore di viola” aveva studiato a Budapest con il violinista
Claudio Monteverdi, diventato poi famo- Quali sono stati gli impulsi artistici che hanno ungherese Zathureczky, a sua volta allievo
so soprattutto come compositore, e dai segnato sin dall’epoca degli studi al Conser- del grande Hubay. Nel 1946 aveva vinto il
tempi delle estrose esibizioni di virtuosi vatorio la vostra formazione musicale e stru- secondo premio al concorso di Ginevra
del violino quali Biagio Marini e Dario mentale? In seguito a quali circostanze si è co- e nel 1948 il primo premio al concorso
Castello,Venezia è sempre stata un cen- stituito il Quartetto di Venezia? Bartók, presentando il Secondo Concerto
tro di primaria importanza nella storia de- L.M. C’è stata sicuramente una persona del compositore magiaro. Fu Zóltan Ko-
gli strumenti ad arco. Nell’età barocca più che ha dato un impulso fondamentale a dály a consegnargli il Premio. Poi aveva
matura i musicisti veneziani, fra cui Anto- tutta la nostra formazione sul piano stru- svolto una carriera concertistica straordi-
nio Vivaldi,Tommaso Albinoni, Benedet-
to Marcello, ecc. crearono il “concerto so-
listico”, principalmente dedicato agli stru-
menti ad arco, e scrissero così un capitolo
fondamentale della storia della musica. Ma
anche in epoche successive la grande tra-
dizione veneziana degli strumenti ad arco
non si è mai interrotta, ed ancor oggi è
continuata da un manipolo di artisti di
assoluta levatura. Radicati nel solco di
questa grande tradizione, i quattro com-
ponenti del Quartetto di Venezia, i violi-
nisti Andrea Vio e Alberto Battiston, il
violista Luca Morassutti ed il violoncel-
lista Angelo Zanin, da un quarto di seco-
lo tengono alto il prestigio della cultura
musicale della loro città, contribuendo a
rinnovare costantemente la relativa fama
attraverso le frequenti tournée nei Paesi
di tutto il mondo e le apprezzatissime re-
gistrazioni discografiche. In occasione del-
la ricorrenza del venticinquennale della
fondazione, il Quartetto di Venezia ha ri-
cevuto l’Alto Riconoscimento del Presi-
dente della Repubblica Italiana Giorgio
Napolitano. Siamo andati a trovare il noto
Quartetto, rimasto sempre nella sua for- Il Quartetto di Venezia in Piazza S. Marco

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naria, suonando fra l’altro da solista con i il nostro Quartetto, non in seguito alla bro fondatore del Quintetto Chigiano e
Berliner Philarmoniker, i Wiener frequentazione di un insegnamento spe- del Sestetto Chigiano, all’epoca insegnan-
Symphoniker, l’Orchestra Filarmonica di cifico, ma proprio perché ci piaceva suo- te mio e di Andrea, ci ha seguito da vicino
Budapest ed altre orchestre di primissimo nare il repertorio del quartetto d’archi. agli inizi della nostra attività quartettistica.
piano. Aveva insegnato per molti anni a Provavamo grande soddisfazione ad ese- Ricordo ancora con quanta commozione
Pecs (Ungheria), mantenendo strette rela- guire l’op.18 di Beethoven o il Quartetto ci ha accolto, quando siamo andati ad of-
zioni artistiche con tutto lo straordinario La morte e la fanciulla di Schubert, il nostro frirgli la prima registrazione discografica
mondo musicale magiaro dell’epoca. Poi impegno nasceva proprio da una passione da noi realizzata, appena pubblicata.
era rientrato nella sua città natale, dedi- per la musica. Ritagliavamo tutti gli angoli A.Z. Lavorando assieme assiduamente, so-
candosi con incredibile passione all’istru- di tempo e di spazio nel Conservatorio no venuti in modo quasi naturale i pri-
zione delle nuove generazioni di stru- per poter provare i quartetti. Il suonare mi inviti a presentarci in pubblici concer-
mentisti ad arco. Egli aveva integrato in assieme scaturiva primariamente dal pia- ti. Il successo di queste prime esibizioni
modo straordinario le sue radici venezia- cere di metterci in intima relazione con ci ha indotto a frequentare dei corsi di
ne con la scuola mitteleuropea. Quando questi grandi capolavori. perfezionamento esplicitamente dedicati
eravamo quattordicenni, al IV-V corso di L.M. All’inizio non ci seguiva ufficial- alla formazione del Quartetto.
Conservatorio, ci ha riuniti assieme ad al- mente nessun insegnante.Tuttavia erava-
tri coetanei nell’Orchestra da Camera mo fortemente motivati sul piano perso- Quali celebri quartettisti hanno accompagnato i
“Piccola Symphonia” e ci ha insegnato nale a dedicarci all’attività quartettistica. successivi anni di affinamento come Quartetto?
come si deve suonare. Ci ha plasmato, e In questa nostra iniziativa, eravamo soste- Quali sono stati i suggerimenti e insegnamen-
eravamo così giovani da non renderci nuti da Aldo Pais, altra figura di assoluto ti ricevuti da queste personalità artistiche, che ri-
conto di tutta la ricchezza degli insegna- rilievo nel mondo musicale veneziano di cordate in modo particolare?
menti che ci impartiva. Solo molti, molti allora, violoncellista per moltissimi lustri A.V. Una personalità che ha influito in
anni dopo abbiamo capito l’eredità che nel famoso Quartetto del Vittoriale. Egli modo determinante sulla nostra forma-
ci ha trasmesso. L’orchestra era costituita era insegnante di violoncello di Angelo, zione è stato Sandor Vegh. L’abbiamo se-
inizialmente da giovani allievi del Con- e ci sollecitò a studiare i quartetti di Boc- guito ai corsi di Assisi, Salisburgo, Zuri-
servatorio di Venezia riuniti in ensemble. cherini, di cui stava curando la revisione e go, ecc. a partire dal 1981.
Poi Piovesan è andato in pensione e l’at- la pubblicazione. Ma per noi fu del tutto L.M. La scelta di Vegh è stata una scelta
tività dell’orchestra è continuata in mo- naturale trasferire i suggerimenti di Pais di cuore, perché ci sentivamo molto vi-
do indipendente dal Conservatorio. Al- a tutta la nostra attività, fare tesoro di tut- cini al modo di pensare e interpretare la
l’epoca facevamo le cose in assoluta gra- to quello che ci diceva applicandolo an- musica di questo grandissimo interprete
tuità, perché volevamo investire sulla mu- che ad altri repertori. e leader di uno storico Quartetto.
sica e sul nostro futuro. Attraverso tale A.Z. Pais ci ha introdotto fra l’altro an- A.Z. L’influenza di Vegh sul nostro mo-
esperienza abbiamo appreso la capacità di che al repertorio italiano per quartetto do di far musica è stata enorme. Ha pro-
dedizione, che è divenuta un elemento dell’Ottocento e primo Novecento, con il prio plasmato il nostro modo di suonare.
costitutivo della nostra personalità di mu- quale aveva avuto un’assidua frequenta- La sua idea musicale partiva sempre da un
sicisti, e che abbiamo trasferito più tardi zione nel corso della sua pluriennale atti- punto di riferimento tecnico, che è l’arco,
nel nostro Quartetto. Solo più tardi, nei vità quartettistica. Siamo così stati iniziati messo al sevizio della trasmissione dell’idea
successivi anni di studio, durante il per- ai più celati segreti delle opere quartetti- musicale. Un altro punto molto curato da
fezionamento con grandi maestri abbiamo stiche di Malipiero, Respighi, ecc. Sul pia- Vegh era il tipo di vibrato.
potuto comprendere appieno la profon- no tecnico Pais ci ha sospinto a unifor- L.M.Vegh partiva sempre da un concetto
dità dei suoi insegnamenti. mare al massimo il nostro stile quartetti- di tipo tecnico chiaro, non fraintendibile:
A.V. Come effetto di questo potente im- stico, facendo della nostra formazione un un incredibile artigianato del far musica di
pulso musicale, mentre ancora stavamo insieme veramente omogeneo. straordinaria levatura artistica.Vegh ci ha
studiando al Conservatorio, si è costituito A.B. Anche Mario Benvenuti, già mem- insegnato inoltre la cura minuziosa del

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repertorio per questa formazione? Come si è


evoluta la vostra lettura dei capolavori beetho-
veniani nell’arco di questi 25 anni?
L.M. Beethoven riassume veramente tut-
to il repertorio quartettistico, dopo aver
eseguito ripetutamente molti suoi quar-
tetti, cambia completamente il rapporto
anche con tutto il rimanente repertorio.
Un brindisi con tutti i lettori per festeggiare i 25 anni del Quartetto Farulli aveva una vera e propria venera-
zione per l’opera beethoveniana e Vegh
piccolo dettaglio, che a volte fa la grande siamo andati a lezione da lui anche co- diceva sempre: «I quartetti di Beethoven
differenza. Solo negli anni abbiamo com- me Quartetto. Con Szabo abbiamo lavo- sono la Bibbia del Quartetto». Ci man-
preso fin in fondo l’immenso valore dei rato su un repertorio maggiormente am- cano ancora alcuni quartetti beethovenia-
suoi insegnamenti. pio rispetto a quello affrontato nei corsi ni per completare l’integrale, ma ritenia-
A.Z. Sandor Vegh insisteva molto nello con Vegh. mo che ciascuna opera debba essere ma-
spiegare come fare un certo inciso, un L.M. Di Szabo ricordiamo anche la gran- turata appieno, cogliendone fino in fondo
certo colpo d’arco, un certo ritmo (mi de umanità e dolcezza d’animo, che ci ha la sua peculiare individualità.
viene in mente l’attacco del Kaiserquartett permesso di stringere con lui una pro-
di Haydn, il ritmo dell’ultimo tempo del fonda e sincera amicizia. Con lui abbiamo Qual è il vostro rapporto con i quartetti degli
Quartetto KV. 421 di Mozart, il colpo anche suonato assieme, e ciò ha ulterior- altri grandi compositori dell’età classica, Mo-
d’arco del Quartettsatz in do minore di mente contribuito a rinsaldare forti lega- zart e Haydn?
Schubert, l’inciso dell’ultimo tempo del- mi anche sul piano personale. A.Z.Abbiamo suonato tutti i più impor-
l’op.18 n. 2 di Beethoven, la piccola terzi- A.B. A partire dal 1986 abbiamo invece tanti quartetti di Haydn, ed essi hanno
na che si rincorre fra i quattro strumenti frequentato i corsi di Piero Farulli all’Ac- rappresentato un elemento molto forma-
nel primo tempo del secondo quartetto cademia Chigiana.Tali corsi di perfezio- tivo del nostro repertorio. Fra i primi
di Bartók, ecc.), e su questo si fermava namento sono stati in quegli anni una quartetti da noi eseguiti c’era proprio il
per molto tempo, finché era sicuro che tappa fondamentale per tutti i giovani Kaiserquartett, che poi ha accompagnato
fosse stato ben compreso da tutti quattro. Quartetti italiani. tutta la nostra lunga carriera concertistica.
Questo a volte era molto snervante e fru- L.M. Piero Farulli ci ha dato un impulso A.V. Per quanto riguarda Mozart, spesso
strante, ma alla fine aveva una grande effi- tecnico e musicale molto forte. Ha sempre siamo chiamati all’esecuzione dei suoi
cacia, perché quando ci eravamo impa- avuto uno straordinario desiderio di aiu- quartetti: a Milano, ad esempio, la Gio-
droniti di questo dettaglio esecutivo, po- tare i giovani. Ci ha sottolineato la cen- ventù Musicale Italiana ci invita pratica-
tevamo utilizzare la padronanza acquisita tralità delle composizioni di Beethoven mente ogni anno ai Concerti di Palazzo
anche in altri momenti. Nel far lezione nell’affinamento dei Quartetti di recente Clerici (“Settimana di Mozart”, in colla-
Vegh si riferiva spesso alle sue esperienze costituzione. Ci ha spinto fin da subito a borazione con il Mozarteum di Salisbur-
musicali con Pablo Casals, e a volte il rac- studiare gli ultimi quartetti beethoveniani, go). Mozart è un autore fondamentale e
conto di un episodio suggeriva allo stesso l’op.95 (Quartetto Serioso), l’op. 127, uno dei più difficili da interpretare per
tempo la soluzione di un problema sul l’op.132. Ha assunto quel ruolo di “pa- un quartetto d’archi. La continua ricerca
piano musicale. dre” del Quartetto, che ci era così man- di una esecuzione chiara e cristallina, ne-
Come violoncellista, dopo aver conosciu- cato nei primissimi anni della nostra for- cessita di uno studio a sé stante poiché i
to Vegh, ho cercato un insegnante che se- mazione. colpi d’arco, gli staccati, il vibrato, il fra-
guisse lo stesso indirizzo musicale e tec- seggio, i giusti accenti, la chiarezza delle
nico. Così ho conosciuto Paul Szabo, a Quale importanza ha a vostro giudizio l’o- parti interne, devono necessariamente es-
Locarno, e come conseguenza naturale pus quartettistico beethoveniano all’interno del sere tecnicamente perfetti. I quattro stru-

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mentisti, qui più che in altri autori, de- studiato, eseguito e registrato molti quar- visse a Brescia e Milano.
vono avere un modo di suonare assolu- tetti di Boccherini. Queste musiche han- L.M. Studiando i sei quartetti di Bazzini
tamente preciso ed una tecnica totalmen- no un grande valore: non sono brani leg- abbiamo riscontrato di avere a che fare
te omogenea. geri e basta, anzi la loro esecuzione ri- con un compositore formidabile: la sua
chiede una particolare attenzione.Abbia- musica è spontanea, chiara e immediata,
Quale spazio occupano invece nei vostri inte- mo scoperto molte pagine di notevole gli interpreti possono bensì esaltarla, ma
ressi i quartetti dei grandi compositori romantici qualità, anche se, ovviamente, non tutti i tuttavia essa non lascia spazio a possibili
tedeschi (Schubert, Schumann, Brahms, ecc.)? quartetti si collocano sempre allo stesso fraintendimenti. Bazzini ha una grandissi-
A.V. Nel repertorio romantico tedesco bi- livello qualitativo. Boccherini è stato uno ma capacità nel trattare le quattro parti in
sogna sempre fare i conti con una scrittu- degli autori che abbiamo eseguito di più. un assoluto equilibrio, la sua ispirazione
ra molto densa e ricca di idee: molto spes- Molto spesso si sente un Boccherini trop- musicale è sempre molto elevata e c’è una
so interpretando questa musica non ci si po romantico o esageratamente barocco. grandissima differenziazione fra un quar-
accorge che si eccede nel caricare di Noi abbiamo individuato una strada in- tetto e l’altro: ogni brano presenta temati-
espressione e d’intensità tecnico-musicale, termedia più equilibrata, basata fonda- che completamente differenti dagli altri.
mentre è sufficiente realizzare ciò che è mentalmente sulla cantabilità tipicamente A.Z. Bazzini ha sempre avuto un gran
già abbondantemente scritto dall’autore. italiana. Nelle nostre esecuzioni del re- successo ovunque l’abbiamo suonato nel
Nell’esecuzione dei quartetti di Brahms pertorio antico suoniamo sì su strumenti mondo. È un autore estremamente inte-
o Schumann, noi cerchiamo di “asciuga- montati in maniera moderna, ma tenia- ressante perché si colloca storicamente in
re” l’esecuzione, ad esempio usando colpi mo conto dei più significativi accorgi- un’epoca, a metà Ottocento, nella quale
d’arco molto staccati con poco arco, non menti suggeriti dalla prassi esecutiva filo- non vi sono altri grandi compositori ita-
tenendo eccessivamente le note lunghe, logica. liani che si siano dedicati con pari inten-
concentrando l’arcata attraverso un mag- sità alla musica da camera.
giore contatto con la corda, sottolineando Quali sono le caratteristiche che più vi affasci- A.V. È un vero peccato che manchi com-
la scansione ritmica molto viva nei movi- nano nei quartetti di Cherubini e secondo qua- pletamente un’edizione moderna dei
menti veloci (mi viene in mente l’ultimo le taglio affrontate questo autore? quartetti di Bazzini.Abbiamo dovuto uti-
tempo del Quartetto n. 2 di Brahms), A.Z. Cherubini è stato per noi letteral- lizzare antiche edizioni a stampa ritrovate
marcando gli accenti in conformità all’a- mente una rivelazione: i suoi quartetti so- nelle Biblioteche, e addirittura, nel caso
gogica musicale. L’ascoltatore deve avere no scritti veramente bene, anche se egli del Quartetto n. 6, un manoscritto redat-
una sensazione di chiarezza ma nello stes- coniuga l’adozione di una forma di stam- to da Enrico Polo rintracciato fortunosa-
so tempo di grande incisività musicale. po classico con elementi di libertà com- mente nella Biblioteca di Milano.
Spesso invece, credendo di rendere la mu- positiva tipici della letteratura musicale L.M. Siamo orgogliosi che, in seguito alla
sica più espressiva, si producono sonorità operistica. Con grande impegno abbia- nostra riscoperta dei quartetti di Bazzini,
confuse che non rendono più chiara l’e- mo trovato un equilibrio tra queste di- una formazione da poco costituita di gio-
secuzione. Molto importante è anche la verse componenti ed ora stiamo termi- vani musicisti napoletani abbia deciso di
varietà del vibrato, o il non vibrato, che nando la registrazione integrale dei suoi chiamarsi proprio Quartetto Bazzini.
può offrire una vasta gamma di possibili- quartetti per la Universal, che sarà prossi- A.V. Di Respighi abbiamo inciso il Quar-
tà espressive, a seconda dell’episodio al- mamente pubblicata. tetto dorico e il Quartetto in re maggiore;
l’interno del contesto del brano. altri quartetti, forse addirittura sette, so-
Quale rilievo ha nel vostro lavoro il repertorio no conservati in forma manoscritta a Ve-
Com’è nato il progetto di affrontare e registra- quartettistico italiano dell’Ottocento e del primo nezia e attendono di essere pubblicati ed
re i quartetti di Boccherini? Quali aspetti ca- Novecento (Bazzini, Respighi, ecc.)? eseguiti in concerto.
ratteristici di questo compositore vi sono sembrati A.B.Abbiamo registrato con grande sod-
particolarmente degni di nota? disfazione, e eseguito spesso in concerto i Qual è stata la vostra relazione particolare con
A.Z. Su sollecitazione di Pais abbiamo sei quartetti di Bazzini, compositore che i quartetti di Malipiero?

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L.M. Siamo molto orgogliosi di aver rea- terpretativa da rinomate formazioni quar- scuno di questi grandi artisti ci ha dato
lizzato la prima incisione integrale dei tettistiche odierne. moltissimo. Ricordo qui il Quartetto Bo-
quartetti di Malipiero: possiamo dire di rodin, il Quartetto Prazak, Oscar Ghiglia,
aver ricevuto tantissime indicazioni da un Le opere di quali compositori contemporanei Bruno Giuranna, Michele Campanella,
testimone diretto, Pais, interprete di mol- avete eseguito di più, e quali avete amato mag- Pietro de Maria, Danilo Rossi, ecc.Vorrei
te prime esecuzioni di tali opere sotto la giormente? Quali sono stati i vostri incontri sottolineare fra l’altro la figura di Oscar
diretta supervisione del compositore.Ab- con i compositori? Ghiglia, che ha voluto suonare con noi
biamo registrato l’integrale per la Dyna- A.Z. Abbiamo suonato spesso i quartetti già all’epoca dei corsi all’Accademia Chi-
mic e per questa produzione abbiamo ri- dei compositori contemporanei, in parti- giana, quando lui era un famoso artista e
cevuto il Premio della Critica Italiana colare degli italiani. Abbiamo eseguito le noi eravamo ancora ai primi passi della
quale migliore esecuzione di musica da opere di Sciarrino, Maderna (sovente pre- nostra carriera.
camera. sente nei nostri programmi), Petrassi, Sol- A.V. Ricordo con grande nostalgia i con-
A.Z. Malipiero è l’unico compositore ita- lima (che ha scritto musica di grande ed certi effettuati assieme a Bruno Giuranna.
liano del Novecento che ci abbia lasciato immediato successo presso il pubblico) e Avere avuto la fortuna di suonare con lui
un opus quartettistico così ricco e vario, di tanti altri compositori. è stata un’esperienza unica e meravigliosa.
scritto in un arco di tempo molto ampio A.V. Un’esperienza particolarmente inte- Ci ascoltò per la prima volta al Festival
(tra il 1920 e il 1964). ressante è stata la stretta collaborazione “Musica Riva” e rimase molto contento
A.B. Malipiero descrive nei suoi quartet- con il compositore statunitense Curt Ca- della nostra esecuzione, al punto che ac-
ti le tipiche atmosfere di Venezia, la viva- cioppo, docente a Philadelphia. L’abbia- cettò di suonare con noi: una sorpresa e
cità dei suoi abitanti, la nebbia, e tanti al- mo conosciuto in occasione di un con- una grande gioia. Mi ricordo ancora
tri aspetti caratteristici della città lagunare. certo di sue musiche a Venezia, quando a quando ci recammo la prima volta a casa
Solo dei musicisti radicati in questa città presentarcelo è stato il famoso musicologo sua per una prova: l’emozione era tanta,
così unica al mondo possono rendere ap- ed amico Harvey Sachs, ed abbiamo subi- ma ben presto l’entusiasmo prese il so-
pieno sul piano dell’interpretazione mu- to stretto una fervida amicizia. In seguito pravvento e l’intesa musicale fu incredi-
sicale le immagini da lui evocate: e non ci ha dedicato un suo quartetto intitolato bilmente facile. I suggerimenti, le idee
v’è dubbio che noi abbiamo nel sangue Impressioni veneziane, che abbiamo presen- musicali, il respiro musicale che Giuranna
questo tipo di musica. tato in numerosissimi concerti. Abbiamo ci proponeva: quale indimenticabile le-
messo a punto l’interpretazione di que- zione abbiamo ricevuto da questo artista
Qual è il vostro rapporto con i quartetti di Bar- st’opera assieme a lui, intrecciando in mo- così straordinario! Eseguimmo assieme il
tók? do inestricabile il suo contributo come Quintetto n. 2 di Brahms al Festival di
A.V. Certamente solo chi è nato e cre- autore, al nostro apporto di esecutori. Asolo ed il Sestetto n. 1 al Palau de la
sciuto in terra magiara, riesce a restituire A.Z. Un’altra esperienza molto significa- Musica di Barcellona, il grande Paul Sza-
in modo completo la caratteristica forte- tiva è stata quella con il compositore ame- bo al violoncello! Con Paul Szabo abbia-
mente idiomatica di queste composizioni. ricano Lukas Foss, con il quale abbiamo mo anche eseguito il Quintetto di Schu-
Riteniamo di avere avuto la fortuna di approfondito assieme molti dettagli inter- bert! Mamma mia, che roba! Noi tutti
studiare con tre grandi personalità,Vegh, pretativi e tecnici del suo terzo quartetto. speriamo che prima o poi ci sia nuova-
Szabo e Piovesan, i quali ci hanno tra- mente l’occasione di ripetere simili pre-
smesso la loro profonda conoscenza del Avete collaborato con numerosi grandi inter- ziose esperienze.
linguaggio musicale magiaro, che costi- preti del concertismo internazionale: quale ap-
tuisce l’anima di tutto l’opus bartokiano. porto per la vita del Quartetto avete ricavato da Come interagite fra voi nel lavoro di concerta-
Pertanto amiamo molto questi veri capo- queste collaborazioni? zione? Quale peso ha la lettura dei testi origi-
lavori del repertorio quartettistico e cer- A.Z. Le continue collaborazioni con nali dei compositori? Come procede solitamen-
chiamo di eseguirli rifuggendo dalla mu- grandi musicisti hanno contribuito mol- te il lavoro su una nuova opera quartettistica da
scolarità a volte adottata come linea in- tissimo a forgiare il nostro Quartetto. Cia- studiare e concertare assieme?

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Com’è la vostra relazione umana, sia durante


il lavoro assieme, ma anche nella vostra vita
non lavorativa?
A.Z. Forse siamo fra le poche formazioni
cameristiche in Italia a non avere mai
cambiato i membri dall’inizio dell’attività
fino ad oggi. Stare assieme per tanti anni
non è semplice: non sono mancate le di-
Il Quartetto di Venezia davanti a Palazzo Ducale vergenze, ma ha prevalso sempre la co-
munione d’intenti.
A.Z. Innanzitutto cerchiamo sempre di dalle diverse voci. Così pure, se non si op- A.V. Ciò è dovuto probabilmente al fatto
avere un’attinenza stretta alla partitura, ta per un colpo d’arco brillante, può ac- che prima di nascere come Quartetto, sia-
punto fondamentale di riferimento per le cadere che l’effetto musicale voluto dal mo stati quattro amici che si sono ritrovati
nostre interpretazioni. Cerchiamo poi di compositore non sia adeguatamente mes- assieme in Conservatorio e hanno sco-
eseguire il testo rendendolo il più vivo so in risalto. Dedichiamo grande cura al- perto l’immensa gioia di fare musica as-
possibile e in tutto ciò ci basiamo sul no- l’uniformità nella tecnica dell’arco e nel- sieme.
stro gusto, sulla nostra sensibilità e sulla l’uso del vibrato, in modo da ottenere l’a- A.Z. In questo senso il Quartetto è una
nostra cultura. Tra i molti aspetti tecnici malgama massimo tra le quattro parti nel- grande scuola di democrazia: una forma
che devono essere curati, vorrei sottoli- le nostre esecuzioni. nobile di composizione di tutte le diver-
neare in particolare l’uso appropriato del- A.B. Il nostro obiettivo è che il quartetto genze. Ognuno ha il diritto di dire la sua
l’arco: come e perché scegliere un’arcata, suoni come un unico strumento a sedici opinione, ma alla fine le opinioni devono
come proporla, sciolta o legata, ecc. Per corde. convergere in un unico progetto.
quanto riguarda la mano sinistra, lo studio A.Z. Come effetto della scuola che ab- L.M. Nei primi anni abbiamo dovuto
sull’intonazione è uno degli aspetti tec- biamo ricevuto, siamo portati a curare in chiarire molte cose, e ci siamo resi conto
nici cruciali nel quartetto. Noi privilegia- modo particolare il fraseggio: ogni frase che solamente il dialogo e lo sforzo di
mo un’intonazione non temperata, foca- deve essere condotta in modo espressivo, comprensione delle motivazioni dell’al-
lizzando a volte su una singola nota e sul- secondo una logica della massima elo- tro ci aiutava a trovare le risposte giuste
le sue funzioni all’interno di un accordo. quenza musicale. Le parti secondarie de- per la risoluzione dei problemi. Nel
Succede a volte che la singola nota non vono essere eseguite in modo funzionale Quartetto funziona una forma di demo-
sia intonata di per sé, ma risulti intonata al risalto da dare a questo fraseggio. crazia di livello superiore, che non passa
all’interno di un accordo in relazione alla L.M. Nelle scelte interpretative accade per il potere di decisione della maggio-
sua specifica funzione armonica, per spesso che, nelle discussioni fra differenti ranza, ma attraverso l’indispensabile com-
esempio di terza o di settima. prospettive, le parole dividano. Suonando prensione delle ragioni di ciascun mem-
Nelle frasi cantabili adottiamo un’intona- invece assieme e rinviando la decisione bro della formazione. È una forma bellis-
zione espressiva prendendo determinati definitiva su un determinato punto, av- sima di responsabilizzazione delle persone
semitoni leggermente più stretti per evi- viene che con il tempo la non decisione nei confronti degli altri.
denziare gli aspetti espressivi della melo- porti a ravvicinare le distanze, e ci si trovi
dia. La diteggiatura deve invece tenere in sintonia con l’altro in modo del tutto Quali esperienze avete raccolto suonando nelle
conto non solo della parte di ciascun ese- naturale attraverso la musica. sale da concerto di ogni dove? Quale sensa-
cutore, ma anche del contesto in cui tale A.V. Ovviamente tutto ciò funziona per- zione vi dà l’essere gli “ambasciatori artistici
parte deve essere suonata. Gli strumenti ché venticinque anni di esperienza co- dell’Italia” in tutti i Paesi del mondo?
interni ad esempio devono sempre optare mune ci garantiscono un’intesa immedia- A.V. Suoniamo molto spesso all’estero.
per una diteggiatura che metta in ade- ta, che non ha bisogno di esplicitazioni L’altro anno abbiamo effettuato ben tre
guato risalto il contrappunto risultante sul piano verbale. tournée negli Stati Uniti d’America dove

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siamo rappresentati dall’agenzia di Mel- ta udinese Santo Serafino. Questo stru- Oggigiorno i giovani sono attratti da
vin Kaplan. In questa agenzia siamo in mento è di proprietà della Fondazione molti interessi, allo stesso tempo fanno fa-
compagnia di eccellenti Quartetti: Arte- ProCanale di Milano, di cui è Presidente tica a dedicarsi con totale impegno a cau-
mis, Kuss, Parisii, Borealis, Ebene, Pacifi- Francesca Peterlongo.Vorrei qui ringra- sa delle molte distrazioni. Ma quando
ca,Talich, American. Il contatto con il ziare sentitamente questa istituzione mi- vengono alla classe di musica d’insieme,
pubblico di altri paesi è sempre molto lanese che, essendo proprietaria di una gli allievi scoprono finalmente la grande
speciale: gli artisti italiani all’estero sono preziosa collezione di strumenti ad arco musica, ed allora spesso si appassionano e
trattati con i “guanti bianchi” e vengono (comprendente strumenti fra l’altro di fanno una scelta forte per lo studio musi-
considerati musicisti di prim’ordine. Ad Stradivari, Guadagnini, Bergonzi, Maggi- cale.
esempio, quando abbiamo suonato nella ni, Rogeri, Landolfi, Guarneri del Gesù, L.M.Ai giovani che si accingono a intra-
National Concert Hall di Taipei, al ter- Santo Serafino, ecc.), offre la possibilità ad prendere la difficile strada del Quartetto
mine del concerto c’era la fila di ragazzi (e alcuni dei musicisti di maggior spicco nel consigliamo di avere, oltre alle indispen-
sottolineo ragazzi) che ci aspettavano per panorama musicale italiano di utilizzare sabili brillanti qualità strumentali, soprat-
avere da noi un autografo. La cosa che ci tali strumenti nella loro attività concerti- tutto un grande coraggio e tanta, tanta
ha particolarmente colpito è il fatto che stica. passione.
ognuno di loro aveva in mano un nostro A.Z. Gli strumenti utilizzati da noi tre so-
CD e l’organizzatore del concerto ci dis- no invece quelli di nostra proprietà. Al- In definitiva sapreste indicare un segreto che
se che erano tutti nostri fan: incredibile! In berto suona un violino Eugenio Degani ha permesso al vostro Quartetto di mantenere
Sud America è fantastico suonare. Ulti- del 1897, Luca una viola Roberto Re- intatta nel corso di tutti questi venticinque an-
mamente abbiamo fatto una tournée in gazzi del 1988 e il sottoscritto un violon- ni la vostra mirabile unità di intenti sul piano
Argentina, Brasile e Uruguay: il pubblico cello Marcello Giovanni Battista Marti- artistico?
era quasi tutto di origine italiana e c’era nenghi del 1931. Sono indubbiamente tre A.Z. Come segreto della nostra lunga at-
un entusiasmo meraviglioso durante e do- ottimi strumenti, fra l’altro costruiti da tività concertistica assieme vorrei citare
po i concerti. Sentivi a pelle l’attacca- liutai veneziani, tranne la viola che è di una frase di Paul Szabo: «Quando sei si-
mento di questa gente nei confronti di un liutaio bolognese. Considerando però curo di avere ragione al mille per mille, fai
quella terra che ha dato i natali ai loro il livello internazionale della nostra atti- ancora una concessione!».
genitori o nonni: che emozione! In Eu- vità concertistica e discografica, speriamo
ropa c’è maggiore diversità tra Paese e in futuro di poter avere anche noi la dis-
Paese. Alle volte ciò che colpisce negati- ponibilità di strumenti di qualità superio-
vamente è vedere che il pubblico è sem- re, in modo da poter portare ovunque il
pre più anziano. Questa constatazione ci prestigio della tradizione italiana degli
dà molto da pensare. Speriamo che invece strumenti ad arco al massimo standard sot-
il futuro ci riservi qualche cambiamento e to ogni aspetto.
che i giovani si avvicinino alla musica in
numero sempre crescente. Siete tutti e quattro impegnati anche come in-
segnanti di Conservatorio: quanta ricchezza
I nostri lettori sono amanti della grande liuteria: pensate di poter trasmettere ai vostri allievi?
possiamo rivelare quali sono gli strumenti uti- Quali consigli dareste a dei giovani che volessero
lizzati da voi in questi concerti in tutto il mon- intraprendere la difficile carriera artistica del
do? quartettista?
A.V.A me, come primo violino del Quar- A.Z. Insegnando Quartetto trasmettiamo
tetto di Venezia è stata data l’opportunità ai giovani l’amore e la passione per la mu-
di suonare uno splendido violino costrui- sica, e la serietà e dedizione necessarie al-
to a Venezia nel 1740 dal liutaio di nasci- lo studio dello strumento.

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Quartetto di Venezia Discografia Quintetti per pianoforte ed archi


Ermitage ERM 410
Rigore analitico e passione sono i caratteri di- Bazzini Antonio oppure Aura - AUR 416-2
stintivi dell’ensemble veneziano, qualità ereditate Integrale dei sei quartetti per archi
da due scuole fondamentali dell’interpretazione Dynamic CDS 418/1-3 (3 CDs) Puccini Giacomo, Verdi Giuseppe,
quartettistica: quella del “Quartetto Italiano” “Suonare: Miglior Cd Del Mese 2003” Zandonai Riccardo
sotto la guida del M° Piero Farulli e la Scuola (A.Foletto) I quartetti per archi
Mitteleuropea del “Quartetto Vegh”, tramite i “5 Diapason” Dynamic CDS 461
numerosi incontri avuti con Sandor Vegh e Paul
Szabo. Il “Quartetto di Venezia” ha suonato in Beethoven Ludwig van Respighi Ottorino
alcuni tra i maggiori Festivals Internazionali tra Quartetti op.18 n.3 e op.59 n.3 “Quartetto Dorico” e Quartetto in Re mi-
cui la National Gallery a Washington, Palazzo “Rasumovsky” nore
delle Nazioni Unite a New York, Sala Unesco a UNICEF DC U33 Dynamic CDS 276
Parigi, IUC a Roma, Serate Musicali di Milano, “Scelta CD Classic 2001”
Kissinger Sommer, Ossiach/Villach, Klangbogen Integrale dei quintetti con le due viole
Vienna, Palau de la Musica Barcellona, Tivoli (con Danilo Rossi) “Il Tramonto” per baritono e quartetto d’archi
Copenhagen, Societè Philarmonique a Bruxel- Dynamic CDS 484-1/2 (2 CD) Koch 3-7215-2
les. È stato recentemente invitato dal CIDIM
per una lunga tournée in Sud America:Argen- Boccherini Luigi Saint-Saens Camille
tina, Brasile e Uruguay. Ha avuto l’onore di 6 Quartetti op.8 (vol.I) I due quartetti per archi
suonare per Sua Santità Papa Giovanni Paolo Dynamic - CDS 111 Dynamic CDS 179
II e per il Presidente della Repubblica Italiana. CD Classic “The Best Cd Of The Month
Il repertorio del “Quartetto di Venezia” è estre- 1997” “Quartetti Italiani”:
mamente ricco ed include, oltre al repertorio Boccherini, Bazzini, Malipiero, Puccini,
più noto, opere raramente eseguite come i quar- Quartetti op.39, 41, 64 (vol.II) Respighi,Verdi, Zandonai
tetti di G.F .Malipiero (“Premio della Critica Dynamic CDS 127 CDS 486/1-10 (10 CD)
Italiana” quale migliore incisione cameristica). La
vasta produzione discografica include 19 CD 4 Quartetti op.52 (vol.III) “Fun Time”, raccolta di brani divertenti per
per la Dynamic, Fonit Cetra, Unicef, Aura, Dynamic CDS 154 quartetto d’archi
Koch. Numerose sono anche le registrazioni Dynamic CDS 195
radiofoniche e televisive per la RAI & RAI In- Cherubini Luigi
ternational, Bayerischer Rundfunk, New York Integrale dei sei quartetti per archi
Times (WQXR), ORF1, Schweizer DRS2, Universal (3 CD)
Suisse Romande, Radio Clasica Espanola, MBC (di prossima pubblicazione)
Sudcoreana. Spinto dal piacere del suonare as-
sieme, l’ensemble ha collaborato con artisti di Hartmann Karl Amadeus
fama mondiale tra i quali Bruno Giuranna, Quartetto n.2
“Quartetto Borodin”, Piero Farulli, Paul Sza- Krasa Hans
bo, Oscar Ghiglia, Danilo Rossi, Dieter Flury Passacaglia e Fuga per trio d’archi
(1° Flauto dei Wiener Philarmoniker), Pietro Fonit Cetra - NFCD 2033 ENNIO FRANCESCATO
De Maria, Domenico Nordio, Andrea Bac- oppure Hommage - 7001890-HOM Ennio Francescato violoncellista e docente pres-
chetti,Alberto Nosè. Il primo violino suona un so il Conservatorio Statale di Musica di Udine e
Santo Serafino 1740 della Fondazione Pro Ca- Malipiero Gian Francesco alla Facoltà di Scienze della Formazione del-
nale-Onlus di Milano.Andrea Vio è docente di Integrale degli otto quartetti l’Università degli Studi di Udine, è autore di
violino al Conservatorio di Castelfranco Vene- Dynamic CDS 168/1-2 (2 CDs) numerosi libri e articoli sulla didattica dello
to (TV), Alberto Battiston e Luca Morassutti “Premio Della Critica Italiana 1997” strumento ad arco, tra cui “La rappresentazio-
insegnano Musica d’insieme d’archi ai Conser- “Cd Amadeus”,“5 Diapason” ne mentale della musica e l’istruzione stru-
vatori di Udine e Adria (RO), Angelo Zanin è mentale in età precoce” (L’Autore Libri Firenze
insegnante di violoncello al Conservatorio di Martucci Giuseppe, Respighi Ottorino 1998). È Segretario di ESTA-Italia.
Venezia.

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Intervista a Aldo Bennici

Luca Sanzò mensione, e chissà, forse ora sono anch’io felpato,


per adattamento.
Personalità estremamente poliedrica, come vedremo.
Gli deve molto la musica italiana, e gli dobbiamo
molto soprattutto noi violisti, perché è stato un in-
faticabile esploratore delle possibilità che il Nove-
cento ha generosamente offerto alla nuova musi-
ca, essendo ispiratore e dedicatario della maggior
parte del repertorio italiano per viola degli ultimi
decenni. Ma la sua storia non si ferma qui, Aldo
Bennici ha alle spalle un percorso didattico impor-
tante, svolto in un Conservatorio di musica, cosa
Aldo Bennici
non scontata quando si parla di strumentisti votati al
Siena. Ogni metro che fai scopri una nuova im- concertismo. Inoltre si dedica da anni con vigore
magine avanti a te, non ci sono strade dritte, non ci e serietà all’ideazione e alla gestione di stagioni
sono strade in piano. Si sale e si scende, si gira, si concertistiche di alto livello, ed è proprio nel suo uf-
curva come se si ritornasse sempre al punto di par- ficio di direttore artistico dell’Accademia Chigiana
tenza. In questa città senza spazio la gente cammina, che mi riceve. Ci sediamo alla sua scrivania, lui in
ma mai troppo velocemente da lasciarsi sfuggire Lacoste bordeaux ed io in camicia verde chiaro.
anche il minimo impulso. A Siena la gente sembra Dietro di lui manifesti della Chigiana, un quadro
sempre la stessa, anno dopo anno, perché in questa con motivi floreali, e poi, poggiate ovunque, nu-
città senza tempo i turisti sono tutti uguali a se stes- merose carte, matite, delle forbici, un telefono e un
si. Ecco, Siena è senza spaziotempo. Una città bel- po’ defilata, una foto di qualche anno fa. Ci sono Al-
lissima. Per un musicista Siena è sempre un ritorno, do Bennici e Luciano Berio, sorridenti.
che viene dopo mille altre volte in cui ci si è stati, Cominciamo. Fra violisti ci s’intende e si scherza
senza ricordare bene quale fosse la prima. Siena è un subito, sto al gioco e lo provoco:
pullulare di storie e di tappe, che siano una trattoria
o una gelateria, Nannini o il Museo delle torture. È vero o no che un violista bravo è una persona speciale
Ma soprattutto, Siena è l’Accademia Chigiana. Per perché è sicuramente un musicista migliore di altri?
un musicista la Chigiana è un punto di partenza e Io più che questo direi che un buon violista ha an-
un punto di arrivo, d’altronde è così che si dice che un carattere che lo aiuta perché gli permette di
quando ci si trova a vivere tappe importanti della vedere le cose da varie angolazioni, mentre uno
propria formazione e del proprio percorso. La Chi- strumentista abituato a fare sempre il solista spesso
giana è un privilegio, un sogno, un onere, un’av- vede le cose da una parte sola, non è casuale che la
ventura bellissima e fondamentale. Dopo questo maggior parte dei violisti hanno avuto o hanno dei
pullulare di gente, entrare a palazzo Chigi in una ruoli organizzativi, lo stesso Yuri Bashmet, che in
mattina di agosto significa entrare in un mondo si- questi giorni è qui, poi Bruno Giuranna, Piero Fa-
lenzioso, in una dimensione felpata. Contrariamen- rulli. Si potrebbe continuare con un lungo elenco.
te a ciò che accade in troppi nostri Conservatori Sai, forse il fatto di lavorare dentro l’armonia, que-
di musica, qui le lezioni, da fuori, non si sentono, so- sto stare al centro da dove si vede tutto, in più que-
no lontane, felpate appunto. sta mancanza di divismo, che sarebbe contraria al-
Aldo Bennici mi sorprende a guardare un quadro l’essenza stessa dell’essere violisti, ci rende proba-
del corridoio, anche lui si è avvicinato senza che bilmente così inclini a svolgere anche attività di-
ne avvertissi il passo. Forse è lo stare in questa di- verse. Semmai è questo che ci deve far dire che un

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violista può essere speciale, perché è abituato a un che si hanno nel dirigere un’istituzione come que-
dialogo con gli altri e a vedere le cose sotto un’altra sta. Mai una sola censura, di nessun tipo, sulla mia
ottica. Anche all’estero d’altronde è così, troverai programmazione: ho estrema libertà e ne faccio uso
molti violisti dediti anche a ruoli per così dire or- cercando di dare alle stagioni un equilibrio senza ri-
ganizzativi, tra l’altro in quest’attività ci sono delle nunciare alla sperimentazione. Per esempio da mol-
componenti non musicali, come i contatti con le ti anni qui a Siena programmo un’opera da camera
fondazioni bancarie che sponsorizzano, o con i po- contemporanea, ciò è a poco a poco divenuto un
litici locali. Questa, se vuoi, è anche la cosa affasci- evento molto riconosciuto. Quest’anno ad esem-
nante di questi ruoli, la conoscenza e i contatti con pio a Salisburgo hanno programmato un’opera di
mondi extramusicali, con altri modi di pensare e Salvatore Sciarrino da noi prodotta ben sette anni
di vedere le cose. Anch’io, come vedi, non sono fa, questo ci ha dato molta soddisfazione. Que-
immune da questa grande magia dello spaziare, del st’anno abbiamo prodotto un’opera di Luis Bacalov,
guardare lontano. Comunque ti dico che il mio ve- fra i compositori che abbiamo prodotto in passato,
ro sogno è un desiderio di bambino: avere una car- ci sono stati Giorgio Battistelli o Fabio Vacchi, ma
toleria. Mi hanno sempre affascinato quei luoghi, anche giovani promettenti come Silvia Colasanti, e
dove si è circondati da penne, matite, oggetti per abbiamo sempre goduto di una buona attenzione.
la scrittura o da mettere sullo scrittoio. Insomma Per quello che riguarda il pubblico, è numeroso
prima o poi potresti vedermi gestire una cartoleria, ogni volta che si propongono cose di qualità. Perché
felice e beato in mezzo a tutti quegli oggetti strani ciò accada, occorre siano di qualità anche gli ese-
che vi si potrebbero trovare. cutori. E poi nella musica contemporanea c’è di
tutto, io non faccio selezione neanche fra generi.Ve-
Beh non è male, mi piacciono molto i sogni sorridenti co- di, io ho sempre sostenuto di essere uno strumento
me questo, lasciami l’indirizzo della cartoleria, vorrei essere e non uno strumentista, mi è sempre piaciuto met-
uno tuoi dei primi clienti. termi a disposizione delle nuove idee, questo an-
Contaci, lo farò senz’altro. che grazie alle influenze diverse che, segnando
ognuno di noi, hanno tracciato anche il mio cam-
Scaldate le munizioni, passiamo alle domande vere, ora. mino. Quando ero giovane, avevo nella stanza ac-
Alcune considerazioni sulla tua attività di direzione arti- canto, al Conservatorio di Firenze, uno che si chia-
stica di molte istituzioni, fra cui quella che ci ospita: l’Ac- mava Luigi Dallapiccola; pensa, faceva lezione di
cademia Musicale Chigiana. In una grande istituzione pianoforte complementare. Per la maggior parte
ritengo sia obbligatorio coniugare le esigenze legate alla dei miei colleghi egli era una sorta di pazzo dis-
tradizione, che ad esempio fa della Chigiana un’organiz- adattato, uno di quelli da evitare o da salutare fret-
zazione di livello e di fama mondiale, a quelle legate a un tolosamente, ma io trovavo che avesse un grandissi-
continuo stare al passo con i tempi e alla sperimentazione, mo fascino. Cercavo continuamente il contatto con
infatti, a un esecutore che come te ha dato così ampio spa- lui. Bene, questo denotava già la mia predisposizio-
zio alla nuova musica non può sfuggire il problema del ri- ne, non trovi? E tuttora io penso che in fondo non
schio di esiguità del pubblico, che come sappiamo in mol- abbiamo molta scelta, nella vita e nell’arte dobbiamo
ti luoghi è restio alla frequentazione di concerti con musi- guardare avanti.Ti dirò di più, di fronte ad un con-
che di ascolto più impegnativo. Ha mai avuto difficoltà a certo, che so, di Dittersdorf, preferisco correre il ri-
coniugare le due esigenze? schio di affrontare una cosa magari altrettanto orri-
Mah, innanzitutto bisogna fare le debite differenze bile, che non conosco e che sta per essere scritta, al-
fra città e città, fra associazione e associazione, a meno ho la soddisfazione di aver partecipato, col
Siena ad esempio non ho mai avuto alcun tipo di mio piccolo granello, alla storia del mio strumento
problema, e questo è solo uno dei molti privilegi e più in grande, perché no, alla storia della musica.

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Noi dobbiamo essere grati a persone come Wil- vederli nei documentari, ci appaiono enormi e su-
liam Primrose che ha pagato di tasca sua per avere perati. Cominciammo questo lavoro perché lui vo-
un concerto di Bartók, e a tutti gli strumentisti che leva fare per l’appunto questo concerto, ma fu una
si sono impegnati per far sì che oggi si viva un po’ delle cose che non riuscì a portare a termine perché
meglio col repertorio. Insomma, fermo restando il morì a soli 52 anni.
diritto di ognuno di noi di fare le sue scelte, io pen- Di Luciano Berio avevo già suonato della musica
so che abbiamo il dovere di andare avanti. prima di conoscerlo di persona. Lo conobbi in oc-
casione di una mia esecuzione del Concerto di
Beh, infatti, i violisti di oggi sono sicuramente grati ad Ghedini, che era stato il suo maestro.A lui piacque
Aldo Bennici. Nella tua carriera hai avuto una notevole, molto la mia esecuzione e cominciammo a fre-
e per noi determinante, esperienza legata alla nuova mu- quentarci, a poco a poco la nostra divenne una bel-
sica, stimolando la curiosità e la creatività di molti com- lissima amicizia. Posso dire di essere stato fortunato
positori. Fra questi vorrei che ne ricordassimo due in par- di aver conosciuto uno come lui, che mi ha voluto
ticolare: Luciano Berio e Bruno Maderna. Il primo, un co- bene, e nonostante io non mi sia mai sentito un
losso della musica italiana del Novecento, ti ha dedicato al- uomo di particolare cultura o intelligenza, ma solo
cuni dei suoi capolavori (penso soprattutto a Voci). Del un musicista sensibile, posso dire di essere stato adot-
secondo si parla sempre meno, ma è una figura che a mio tato da Luciano, è proprio il termine giusto, e oggi
avviso ha lasciato dei segni indelebili sul nostro percorso di non voglio parlare di lui come musicista, c’è chi è
musicisti; egli era un ottimo direttore d’orchestra e un più preparato di me a farlo, ma posso dirti che era
grande sperimentatore, infatti, a mio avviso, un pezzo co- un uomo di grandissima generosità e di incredibile
me Viola richiede un rapporto privilegiato con l’esecutore di tenerezza. Ho vissuto quasi 30 anni con lui e credo
riferimento. Cosa ti piace ricordare, oggi, di Berio e di che sia stata la cosa più bella che ho avuto dalla vi-
Maderna? ta, non solo per quello che mi ha dato, che co-
Posso dire che rappresentano la mia vita. Io ho co- munque non è poco, ma anche per avere avuto ac-
nosciuto Maderna un giorno che suonavo un con- canto un uomo così protettivo, così generoso e co-
certo di Paolo Renosto. Musicista notevole, uomo sì affettuoso che mi ha dato quella forza che non
buono nel vero senso della parola.Anche un vero si- avevo in origine. Una persona molto coinvolgente.
gnore, da lui non sentivi mai un giudizio critico su Io non ho nessuna foto della mia vita, questa che
altri musicisti.A Bruno debbo tante cose, per esem- vedi qui è l’unica che ho conservato, noi due che
pio lui mi portò a suonare con l’Orchestra di Mo- sorridiamo. Voci è un pezzo bellissimo a cui lui te-
naco, allora non mi rendevo nemmeno conto che neva molto, oggi è sicuramente diventato uno dei
suonare con l’Orchestra di Monaco fosse una cosa capisaldi della nostra letteratura.
prestigiosa, ero così fuori dai giochi che per me
Monaco o Canicattì non facevano alcuna differen- È coinvolgente anche oggi sentire i tuoi ricordi di questi due
za. Insomma così cominciò e lui mi fece dono del- musicisti così importanti. Di quale altro compositore, fra
la sua grande e incondizionata stima, mi prese a quelli che hanno segnato le tue esperienze, ti piacerebbe
ben volere e mi presentò a degli agenti importanti. parlarmi?
Il pezzo Viola era in realtà uno studio per un con- Un altro musicista che ha contato molto nella mia
certo per due orchestre. Ricordo che poi comin- vita è stato Salvatore Sciarrino. Lo conosco da
ciammo a lavorare allo studio di fonologia della quando era bambino e con lui abbiamo fatto tante
RAI di Milano con Marino Zuccheri. Ero emo- cose, ero il suo violista di riferimento e c’era fra
zionato e incuriosito, quello studio era all’avan- noi un rapporto molto stretto fatto di idee e di
guardia in Europa, sembrava di stare in un film di emozioni. Salvo lo definirei una sorta di musicista
fantascienza con quei macchinoni che oggi, a ri- “ecologico”, infatti, se lo si ascolta bene, è nei suo-

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ni della natura, alcuni suoi temi ricorrenti come il me in un concerto Debussy e Stockhausen pensi
suo soffio, il suo trillo, non sono solo descrittivi, che sia pazzo, ma quando poi li segui e li percorri
ma proprio dentro la natura. C’è un piccolo brano, col tuo ascolto uno dietro l’altro, dici che no, il paz-
per viola sola, Ai limiti della notte, un foglio d’album zo sei stato tu che non avevi capito.
struggente e di straordinaria poesia, dove questo
stare nella natura si sente e si assapora. Poi potrei Torniamo alla curiosità, mi piacerebbe che ci soffermassimo
parlare di altri musicisti con i quali ho lavorato mol- su quest’aspetto del Bennici musicista e insegnante.
to bene che vanno da Gentilucci a Sylvano Bus- Penso che la curiosità sia uno degli elementi fon-
sotti: quest’ultimo era mio compagno di classe al damentali della nostra vita. La curiosità è come una
Conservatorio di Firenze, studiava violino. grande molla, senza di essa non si va molto lontano.
Sai, ho vissuto questo con la contemporaneità come Io sono, ad esempio, incuriosito da tutti i fenomeni
rapporto anche politico, perché ciò voleva dire, nel- musicali, a cominciare dalle canzoni di musica leg-
la mia ottica di diciassettenne, uscire da un ascolto gera. Sicuramente la vicinanza con Luciano Berio
passivo. Era un po’, se vuoi, il desiderio di essere mi ha formato a questa poliedricità anche nell’a-
diversi, allora cominciavano a venire fuori compo- scolto, e tuttora che ho 70 anni cerco di ascoltare il
sitori come Cage o Kagel: davano insegnamenti più possibile, senza chiusure mentali, perché penso
particolari che oggi siamo capaci di decifrare, li ab- che finché rimarrò curioso sarò vivo, il giorno in
biamo digeriti, ma allora erano emozionanti. Oggi cui non dovessi essere più curioso sarei rimbambi-
sono successe tante cose che hanno cambiato e ma- to al punto tale da essere in attesa di una signora
turato il mio modo di pensare, com’è ovvio, ma vestita di nero.
mantengo intatta quella mia curiosità. Nella mia carriera d’insegnante ricordo che c’era
una cosa in particolare che mi offendeva, è la paro-
Sentendoti parlare mi viene in mente una frase che sentii la giusta, avveniva quando scoprivo che davo a un
dire una volta dal clarinettista Ciro Scarponi, prematura- allievo il primo movimento di un concerto da stu-
mente scomparso. Disse «io non solo suono meglio Berio diare e quello non si degnava neppure di vedere
avendo prima studiato le sonate di Brahms, ma suono com’erano fatti il secondo o il terzo movimento.
meglio anche Brahms avendo studiato Berio». Non trovi Aveva studiato la sua lezione e basta. Questo allievo
che questa frase, apparentemente così semplice, da sola de- non sarebbe diventato mai un musicista ma sarebbe
scriva benissimo l’essenza del musicista aperto al futuro? stato un uomo mediocre. Perché gli mancava un
Certo, hai ragione. Mi dispiace che Ciro non ci sia elemento che è quello della curiosità. Ciò secondo
più. Quella che dice è la verità, perché è vedere il mio modo di vedere le cose gli avrebbe creato
Brahms con gli occhi di un musicista di oggi e non dei problemi anche nella vita.
solo con gli occhi di uno studioso di ieri. D’altron-
de quando andiamo a sentire un concerto di Mau- Se è per questo, ci sono allievi che non sanno neanche
rizio Pollini, cos’è che ci colpisce di più? Che quan- che le nostre sonate di Brahms hanno le diverse versioni
do si esce si dice: «mio Dio, sto rimettendo in dis- con i cambi d’ottava.
cussione i preludi di Debussy, li sto rileggendo. Og- A volte non sanno nemmeno che è stata scritta per
gi Maurizio mi ha fatto scoprire un mondo nuovo». clarinetto, se è per questo. Io credo che non saran-
Credo che sia proprio questa la grandezza di un no musicisti, saranno sempre estranei alla musica,
pianista come lui.Tu esci da un suo concerto e sei magari avranno altre doti, ma, lo ripeto, non saran-
più ricco perché non solo hai sentito un grande no musicisti. Nella vita, come nella musica, è bello
solista, ma soprattutto hai scoperto che ti ha fatto ri- cercare di capire, di sapere come si muovono le co-
leggere la musica in maniera diversa. Questo è il se, sapere come funzionano: se uno fa un viaggio di
suo grande fascino. Quando leggi che mette insie- lavoro, come capita a noi musicisti, è anche perché

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vuole vedere. Se uno fa un viaggio e pensa solo davamo a fare i concorsi per le orchestre, capitava
che se va a Vienna mangia quel tipo di torta e si che per cinque posti eravamo in sette/otto, sicché
ferma lì sono affari suoi, ma è poca roba, la sua è non era difficile entrare. Oggi magari sono due-
una vita priva di interessi. cento per un posto sicché diventa una selezione
crudele e sicuramente anche ingiusta, perché quan-
Una domanda a bruciapelo: io, che sono un insegnante, che do, in commissione, ascolti duecento strumentisti,
rischi corro oggi con i miei allievi? In cosa devo stare at- anche facendolo con tutta la buona volontà e l’o-
tento a non sbagliare, secondo te? nestà possibili, qualche volta oggettivamente non
Prima di tutto ho la sensazione che oggi ci sia stato sei più in grado di agire con equità e non sei sicu-
un salto di qualità notevole. Io ricordo le orche- ro di aver fatto bene il tuo dovere. Io comunque
stre, anche di gran nome, dove ho suonato da ra- sono fiducioso nel futuro, mi sembra che vada me-
gazzo e trovo che gli strumentisti da allora abbiano glio di ieri e penso che andrà sempre meglio.
fatto passi da gigante, questo non può non essere
merito anche degli insegnanti. Per quanto riguarda Sei sicuro? Anche dal punto di vista culturale?
i rischi credo che ci possiamo ricollegare al discor- Sì, nonostante tutto penso di sì. Certo nella struttura
so di poco fa, dicendo che un insegnante che non dei nostri programmi di Conservatorio dovremmo
riesca a trasmettere la curiosità avrà degli allievi di- cambiare tante cose; per esempio da noi ci sono
mezzati. Bisogna essere attenti e curiosi verso ciò degli studi mirati solo al solismo e invece dovrem-
che avviene nel mondo. Ricordo che andai da ra- mo sviluppare dei programmi che abbiano delle fi-
gazzo in Israele a fare la prima viola dell’orchestra nalità diverse, come quella di essere un buon pro-
da camera israeliana, diretta da Eliahu Inbal; mi ac- fessore d’orchestra o un buon quartettista, avere an-
corsi che c’era tutto un altro modo di suonare, noi che una buona conoscenza e un gusto diverso del-
eravamo abituati ad usare sempre un pezzettino di la musica da camera. Oggi quando esci da un Con-
arco, il minimo possibile, e in quest’orchestra per servatorio italiano, non sai quasi nulla di musica da
una croma ne usavano qualcosa come sei volte tan- camera e invece negli altri paesi hai masticato al-
to. Fu uno choc per me, ma anche quello fu un ar- meno cinquanta quartetti che, bene o male che tu li
ricchimento culturale notevole. La bellezza di oggi abbia fatti, almeno li conosci. Ecco, questa è una
è che i ragazzi viaggiano molto di più e hanno cosa che dovrebbe cambiare.
molti contatti con altre persone, con altri mondi,
anche Internet indubbiamente li aiuta. Ecco, ri- Con l’autonomia, la possibilità dei singoli Conservatori di
spetto a ieri credo che ci sia un mondo più bello, gestire i nuovi programmi di triennio e biennio fa sì che da
meno chiuso. Ai miei tempi i Conservatori erano qualche parte questo tentativo ci sia, con uno spazio mag-
restii a ogni apertura al di fuori di essi. Non di- giore alla cameristica e l’istituzione di nuove materie da
menticare che c’era l’obbligo di non frequentare parte di alcuni insegnanti e di Consigli Accademici vo-
un’altra scuola insieme al Conservatorio, era come lenterosi, ciò avviene dove il nuovo ordinamento è vissuto
se fossimo destinati all’ignoranza. come una risorsa e non come un impedimento, questo al-
meno è il mio parere.Veniamo a una domanda sugli al-
Beh, per quanto riguarda trienni e bienni, oggi è di nuovo lievi: cosa hai imparato da loro?
così, non si possono frequentare contemporaneamente due Ho imparato sicuramente molto e forse non ho in-
facoltà universitarie. segnato abbastanza. Come in tutte le cose della vi-
Non seguo più queste cose, ma tornando all’innal- ta che riguardano i rapporti fra persone, si dà e si
zamento dei valori nelle nostre orchestre, questo lo prende. Con gli allievi è come con i figli, si matura
dobbiamo anche all’aumento dei nostri Conserva- questo scambio, perché siamo comunque persone e
tori. Quando noi, la mia generazione intendo, an- se si ha voglia di apprendere dagli allievi si appren-

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de molto, anche umanamente. E, come nel rappor- to con Ricordi, avrei dovuto fare tante cose, non so-
to con i figli, qualche volta si sbaglia, magari siamo lo queste due: avrei dovuto seguire una collana di
troppo severi o troppo dolci o troppo teneri, è un lavori, era un lungo elenco, avevo trovato delle co-
rapporto certamente complicato, ma credo che ci sia se carine di Rolla,Veracini e di altri, ma tieni con-
la possibilità di un ottimo scambio di idee e senti- to che essendo molto pigro e nello stesso tempo
menti, e quando c’è, s’impara tutti e due, e non è perfezionista, non riuscivo mai a trovare la parola
retorica.Tanto per farti un esempio, tante volte fai fine, quindi la cosa non ha avuto seguito, e poi ero
delle cose, da strumentista, senza avere pienamente interessato da troppe cose che mi impegnavano
la coscienza del perché tu le faccia. Ebbene, di fron- molto.Ti prometto che quando avrò la cartoleria,
te a un allievo sei costretto a cercarlo, questo perché; mi metterò dietro il bancone a scrivere altre revi-
e allora fai il percorso inverso, e ti domandi le ra- sioni, e utilizzerò le decine di matite in vendita,
gioni che ti hanno fatto scegliere una strada invece tanto non verrà nessuno a comprarle.
di un’altra e così nello spiegare all’allievo spieghi a te
stesso, perché vai a trovare la tua chiave di lettura. È Dimentichi che almeno un cliente lo avrai, te l’ho pro-
un po’ come leggere ad alta voce, ti concentri di- messo. Un’ultima domanda, prima di fare le considerazioni
versamente, la lettura è più lenta e ti consente una finali. Fra le tue esperienze importanti mi piacerebbe che
diversa concentrazione, più attenta a tutti i suoni. mi raccontassi com’è stata quella con i Musici.
Ecco, è come se gli allievi ti obbligassero a rilegge- Oh, è stata una bella esperienza, molto importante,
re ad alta voce una cosa che magari tu hai letto e ri- eravamo un complesso splendido, uniti da una gran-
letto mille volte sempre per te stesso, velocemente. de serietà. Non avrebbe potuto essere altrimenti
perché, guarda, si lavorava proprio tanto. La mia
Parliamo delle tue revisioni, in particolare degli studi di uscita dai Musici, a un certo punto, fu dettata da
Kreutzer e delle sonate e partite di Bach edite da Ricordi. questioni familiari perché quando sono entrato io,
Nell’affrontare Bach ci si trova sempre di fronte ad una se- la media era di cento concerti l’anno più quattro di-
rie di condizionamenti di ordine musicale, tecnico e filolo- schi: praticamente non si era in grado di fare nul-
gico.Vorrei chiederti se a questi condizionamenti si è ag- l’altro, e a questo devi aggiungere che le prove era-
giunto anche il fatto che comunque si trattava di un testo no a Roma e per me che abitavo a Firenze, era del
rivolto a studenti di Conservatorio, hai vissuto questa co- tempo in più da sacrificare alla mia vita familiare.
me una limitazione? Inoltre, io avevo ancora questa voglia di lavorare su
Beh, su Bach ho lavorato molti anni e ti posso di- altri settori, anche perché, nonostante avessi all’in-
re che ero più giovane e presuntuoso. Oggi non terno dei Musici i miei spazi di soddisfazione, visto
so se l’avrei fatto, oggi sarei più guardingo, mi fa- che suonavo abitualmente il Concerto di Telemann
rebbe paura, non so se il concetto è chiaro, prefe- o i concerti per viola d’amore, la viola in questo
rirei magari fare la revisione delle sonate dell’A- tipo di repertorio rischia di fossilizzarsi. In me vi-
riosti, ma oggi Bach non credo che lo farei più, veva quindi sempre quel forte desiderio di inven-
anche se sono contento di averlo fatto perché è tarmi qualcosa che riguardasse il presente, di farmi
servito anche a me. partecipe, come dicevo prima, del futuro. Ma ho
un ricordo bellissimo dei Musici, poi io avevo un
Beh sono contento anch’io allora, meno male che l’hai aspetto minuto, pensa che pesavo quarantacinque
fatto. chili e tutti si sentivano in diritto di proteggermi in
Eh sì, meno male che l’ho fatto [ndr: ride]. Sai ci ho qualche modo, ero una sorta di “cocco” del gruppo.
pensato tanto che non so più dirti quanto sia o non Lo stesso atteggiamento paterno che, d’altronde, ho
sia un’opera didattica, ma, ripeto, è servita molto a trovato in Berio. Forse la mia fortuna è stata na-
me come esperienza, e poi si era creato un rappor- scere piccolo e gracile.

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Ti ringrazio molto di questo colloquio, c’è qualcosa che ALDO BENNICI


vorresti ancora dire? Qualcosa con cui vorresti chiuderlo? Nato a Palermo nel 1938, ha studiato violino a Firenze con
Mi piacerebbe ricordare quello che disse Stoc- Gioacchino Maglione e viola con Piero Farulli. E’ stato per
quattro anni solista de I Musici ed ha suonato per le prin-
khausen, che il nostro mestiere è degno di rispetto,
cipali società concertistiche nel mondo. Oltre ad essere sta-
perché (queste sono parole sue) noi cerchiamo, in
to invitato come solista dalle principali orchestre italia-
qualsiasi modo, di dare serenità, e magari, forse, fe- ne, tra le quali L’Orchestra del Teatro alla Scala, l’Acca-
licità alla gente che ci ascolta. È un bel mestiere, demia di Santa Cecilia, il Maggio Musicale Fiorentino, è
che a volte ci porta dei dolori, delle fatiche, ma sul- stato solista anche con la New York Philharmonic Orche-
la bilancia le gioie sono molte di più. Noi secondo stra, la Philharmonia di Londra, la Israel Philharmonic,
me non dobbiamo mai dimenticare, a qualsiasi li- la Westdeutscher Rundfunk Köln, la Bayerisches Rund-
vello lo facciamo, solismo, camerismo, orchestra, o funk di Monaco, la ORF – Symphonieorchester Wien, la
Rotterdams Philharmonic Orkest, la London Sinfonietta,
anche insegnando, quanto possiamo dare agli altri
l’Orchestre Philarmonique di Radio France, la Basler
facendo questa professione, il messaggio vuole essere
Kammerorchester, la Staatsorchester Stuttgart, la Bam-
di grande ottimismo.Tutta la vita è difficile, piena di berger Symphoniker. Per circa dieci anni è stato Direttore
montagne, ma noi abbiamo un grande privilegio, artistico dell’Orchestra della Toscana, portandola in poco
siamo dentro la musica e questa è una cosa talmen- tempo ad un riconoscimento internazionale. Ha ricoperto
te bella che fa passare in secondo piano tutto il re- la carica di direttore artistico anche dell’Associazione Mu-
sto, anche il discorso economico legato al nostro sicale Giovane Orchestra Genovese (GOG) per quattro an-
lavoro. Ma il privilegio di essere dentro la musica, di ni, con la quale ha vinto il Premio della critica Abbiati. Fra
le pubblicazioni, ricordiamo la collaborazione con le Edi-
produrre dei suoni di cui altri usufruiscono e usu-
zioni Ricordi. Ha scritto su incarico dell’Ater Balletto, al-
fruiranno, pensaci, è impagabile. Io spesso, quando cune composizioni per la danza in diverse formazioni ca-
vado a parlare come direttore artistico, con qual- meristiche. Dal settembre 1996 è direttore artistico del-
cuno che musicista non è, noto molta ammirazione, l’Accademia Musicale Chigiana e dal 1999 è responsa-
forse addirittura invidia per questo nostro mondo. bile delle attività musicali del CIDIM-Unesco, Comitato
Un mondo fantastico, fatto di suoni, un mondo ir- Nazionale Italiano Musica. Ricopre la carica di direttore ar-
reale e sublime. Con tutto quello che comporta, in tistico della Sagra Musicale Umbra dal 2004. E’ stato no-
minato recentemente, membro del “Comitato di Studio
termini di sacrifici, credo che non dovremmo mai
per i problemi della Musica” dal Ministero per i Beni e
dimenticare di essere dei privilegiati. Soprattutto
le Attività Culturali – Direzione generale per lo Spettacolo
noi violisti. dal Vivo. E’ tornato alla direzione artistica dell’Orchestra
Soprattutto noi violisti. della Toscana nel maggio 2005.

Sorridiamo, ma mi congedo con rammarico, mi sa-


rebbe piaciuto parlare ancora con lui. Mentre torno
fra le vie di Siena, mi soffermo ogni tanto a scruta-
re che aspetto hanno le cartolerie, da queste parti.
Odorano di legno e grafite, e sono silenziose. È ve-
ro, dentro ci si sta proprio bene. LUCA SANZÒ
Luca Sanzò, concertista e violista del Quartetto Miche-
langelo, collabora inoltre come prima viola nelle orche-
stre del teatro dell’Opera di Roma e del Teatro Lirico di Ca-
gliari. Molto attivo nel campo della didattica, autore della
revisione dei 41 capricci di Bartolomeo Campagnoli edita
da Ricordi, è docente di viola presso il Conservatorio San-
ta Cecilia di Roma. È componente del Comitato Direttivo di
ESTA-Italia.

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L’arco musicale
di Paolo Bozzi

Luisa Zecchinelli

“ascoltare come”: antropomorfismi, qualità espressive, eventi multistabili


nelle osservazioni musicali di Paolo Bozzi

Paolo Bozzi professore di Metodologia delle scienze del com-


portamento nell’Istituto di Psicologia, poi Facoltà di Psicologia,
dell’Università di Trieste fino al 1999.Alla fine degli anni ‘50 ha
realizzato, in quel laboratorio, i primissimi esperimenti di Naive
Physics, studiando la percezione del moto pendolare e della ca-
duta dei gravi. Nel 1960, assieme al collega Giovanni Bruno Vi-
cario, ha trovato il fenomeno acustico ora noto col nome di au-
ditory streaming che, nella psicologia della percezione musicale,
sta alla base della formazione delle melodie. Nei primi anni ‘60,
inoltre, ha isolato la funzione della direzionalità come fattore di
unificazione tra eventi visivi. Negli anni ‘70 ha proposto il me-
todo dell’interosservazione come strumento metodologico nella
studio della visione. Oltre al lavoro sperimentale in campo acu-
stico e visivo (accanto ai citati sulla fisica ingenua, le ricerche sui
fenomeni di trasparenza, sugli after effects cromatici, sull’inte-
rosservazione) ha dedicato costantemente la sua attenzione ad Paolo Bozzi
un programma teoretico anti-psicofisico, per una fenomenologia Come membro di gruppi strumentali di quelle orchestre, parte-
sperimentale iuxta propria principia. cipa a numerosi concerti cameristici, con programmi spesso de-
Nato a Gorizia il 16 Maggio 1930, ha studiato il violino inizial- dicati al Novecento. Solo nel 1986-87, per incitamento dell’amico
mente a cavallo tra gli anni ’30 e ’40, con Rodolfo Lipizer che da compositore, e compagno di privatissime avventure cameristi-
poco aveva pubblicato la sua “Tecnica superiore del violino”. I ri- che Fabio Nieder, Paolo Bozzi si decide a dare alle stampe alcu-
cordi di questo apprendistato sono narrati nel libro Rodolfo Li- ne composizioni per il violino, la viola, il violoncello (Meta-
pizer nei miei ricordi, scritto da Paolo Bozzi e pubblicato da Kitsch, Der Psychophisische Bogen, Romantika, tutte edite da
Studio Tesi (Pordenone) nel 1997. Nel 1944 ha ottenuto la bor- Pizzicato, Udine, 1987). E da quel momento prosegue nel com-
sa di studio Bruno Bruni nel Conservatorio di Trieste senza pe- porre cicli di brevi idee musicali per quegli stessi strumenti, sen-
rò usufruirne.Terminato il liceo a Gorizia, si iscrive alla Facoltà di za però arrivare alla loro pubblicazione. Queste composizioni
Filosofia a Trieste, e dopo la laurea diviene allievo di Gaetano sono state eseguite in varie occasioni isolatamente o a gruppi: nel
Kanizsa per la Psicologia Sperimentale; riprende però i contatti 1992 all’Accademia Bartolomeo Cristofori - amici del Forte-
con Lipizer e tra il 1955 e il 1957 collabora con lui nell’orga- piano di Firenze, in concerti presso i Conservatori di Bolzano e
nizzazione dei Sabati Musicali della Scuola Comunale di musica di Udine nel 1996, da Ennio Francescato (violoncello), Paolo
di Gorizia. Durante la sua carriera accademica abbanda il violino Rodda (violino) e Giuseppe Miglioli (violino).A cura degli stes-
e coltiva la musica solo dal punto di vista teoretico e musicolo- si esecutori, nel 1999, i brani sono eseguiti a conclusione dei la-
gico. Un improvviso ritorno alla musica e al violino, a metà de- vori congressuali del Bozzi Fest, organizzato dall’Università di
gli anni ’70, lo conduce dapprima nell’Orchestra Pedrollo di Vi- Padova nella sede dell’Archivio Antico del Bo. Nel 1995 il ca-
cenza sotto la direzione del maestro Chiereghin, e negli anni priccio per violino Meta-Kitsch è scelto come pezzo d’obbligo
successivi nelle orchestre da camera “Piccola Orchestra Giuliana” nel concorso “Valentino Bucchi – Città di Roma Capitale”, Fe-
e “Piccola Orchestra Veneta” dirette dal maestro Nino Gardi. stival di concorsi e di incontri internazionali sulla cultura e la

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musica dal XX e XXI secolo, e successivamente diffuso più vol- sperimentatore. La sua riflessione sulla dinamica del suono, non è
te dalla rete radiofonica nazionale con il violinista Dan Costescu. casuale né dissociata dalla ricerca scientifica. Nella sua musica si av-
Nell’autunno del 2000 Paolo Bozzi ha tenuto un ciclo di 16 le- verte l’estrema attenzione alle differenze qualitative, fisiognomiche
zioni sulla filosofia della musica nella Scuola Superiore di For- di ogni combinazione strumentale, la sua scrittura si inserisce nel-
mazione Umanistica, presso l’Università di Bologna, concluden- la tradizione violinistica ma non rimane agganciata al passato.
do il ciclo con l’integrale dei duetti di Bartók per due violini, in Contempla, assimila, metabolizza e trasforma in una sintesi creativa
collaborazione con la violinista Ika Reggiani. Ha tenuto corsi e gli archetipi evocati, trovando lo spazio della rottura linguistica, del-
seminari di Psicologia della musica nei Conservatori di Parma,Ve- la dissonanza perturbante, della frammentazione nella logica com-
rona,Trento e Udine. positiva contemporanea.
Non è semplice né scontato il colore della sua modalità espressi-
Lo spunto dell’elaborazione seguente ha avuto inizio in occa- va, si nasconde nelle pieghe della tonalità, ma germina materiale
sione del Convegno “Musica, ricerca, educazione, in memoria diverso, eterogeneo, incastonato nelle fessure di una feconda am-
di Paolo Bozzi”, XVIII Edizione delle Giornate di diffusione biguità stilistica.
della Cultura svoltosi presso l’Università di Udine nel febbraio Non si può negare che l’imprinting musicale ricevuto fin da bam-
2008, dove ho avuto l’opportunità di raccogliere alcune riflessioni bino alla scuola dell’illustre violinista Rodolfo Lipizer, abbia la-
sul percorso musicale che dalla Filosofia, alla Psicologia della per- sciato una radice profonda nella sua attitudine investigativa, come
cezione, alla Composizione ed Esecuzione strumentale interseca testimoniano i ricordi dedicati al Maestro e alle «gioie caparbie
la ricerca scientifica di Paolo Bozzi, mio Maestro in queste di- del violino, dolce indomabile pezzo di legno».1
scipline. La dimensione dell’ascolto, del contatto con lo strumento musicale,
il carattere primario ineludibile del suono come oggetto di studio
e di scoperta è sempre sottolineata da Bozzi nei suoi scritti:
La sensibilità musicale di Paolo Bozzi (1930-2003) è quella propria
di un musicista raffinato. ...cavavo note lunghe ascoltando sorpreso cosa accadeva nelle
La conoscenza dello strumento ad arco nasce dalla severa e soli- interiora dello strumento. Era un autentico lavoro di scoperta,
dissima scuola del maestro Rodolfo Lipizer, con un’educazione piuttosto una vocazione scientifica.2
non solo allo sviluppo della tecnica strumentale, ma a tutta la cul-
tura acustica del suono e dell’ascolto del violino. Questa radice for- oppure:
te lo porta naturalmente a una cura, un’attenzione, anche se non
esercitata di mestiere, per il fraseggio, il canto strumentale che lo fa “cavare suono” da uno strumento senza pensare alla musica è
innanzitutto interprete colto, attento alle sfumature, capace di leg- un’operazione tipicamente sperimentale, anzi costringe a sco-
gere e assimilare a prima vista una vastità impressionante di re- prire e inventare le regole del metodo sperimentale.3
pertorio violinistico e violistico degna di un professionista.
Il piacere di condividere con gli amici musicisti questo sapere fil- E in riferimento a “come” il Maestro guidava l’attenta osserva-
trato, sedimentato, era quello di coinvolgerli in esplorazioni si- zione dei fenomeni acustici, essenziale per un perfetto ricono-
stematiche del repertorio cameristico, alla ricerca degli interstizi scimento della giusta intonazione e accordatura delle quinte e del
culturali dove musiche poco conosciute potevano rivelare zone fenomeno dei battimenti:
inesplorate, umbratili, intermedie e, in mezzo ai grandi capolavo-
ri, mettere in luce felici momenti compositivi “non ancora” defi- «senti come è ruvido?» e poi, dopo un ulteriore aggiustamen-
niti. to:«Senti adesso come frigge?» Piano piano la granulosità argen-
La sua produzione compositiva per archi nasce quindi da questa tea delle due note si inaspriva ancor di più, poi l’asperità spariva
profonda esperienza del linguaggio violinistico elaborato, assapo- di colpo... «ti spiegherò cosa succede dal punto di vista della fisi-
rato in una continuità quotidiana. ca». Helmholz, quel difficile nome, lo intesi per la prima volta da
Come nella ricerca dedicata alla sua professione di percettologo e Lipizer. E forse anche la parola “fisica” cominciò a prendere cor-
filosofo, anche nella composizione musicale Paolo Bozzi è uno po semantico in quell’occasione.4

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Narratore straordinario, con la sua capacità di far vivere vivaci commento di qualche raccapriccio.7
momenti descrittivi con freschezza icastica, con sagace ironia
“friulana”, Bozzi ci conduce attraverso gli esperimenti della ri- La registrazione live, che presenta l’opera integrale per archi di
cerca teorica con acume e precisione. Paolo Bozzi, eseguita in occasione del Concerto di Macerata, ci
La sua opera di studioso accademico è spesso disseminata di permette di enucleare alcuni di questi aspetti qualitativi analizzati
esempi e commenti musicali oltre quella parte consistente di ri- dall’autore, avendo modo di “percepirli” direttamente dall’ese-
cerca sperimentale che egli specificamente effettua nei confron- cuzione musicale.8
ti dell’esperienza esecutiva musicale ed acustica in generale. Par- Bozzi stesso ci indica come nel lavoro compositivo sia sempre
tendo dalle radici teoriche delle leggi della Gestalt, gli esempi presente una particolare cura del “gesto sonoro”, di quella di-
musicali di organizzazione del campo acustico sono nella de- mensione di ricerca che è naturale nello strumentista; ed è fatta di
scrizione che Paolo ne fa, vivide dimostrazioni dell’unicità delle estrema attenzione alla trasformazione dell’oggetto sonoro, della
regole di percezione. Non è un caso che questi esempi si ritro- sua struttura mobile, della geometria variabile che si mettere in
vino “sperimentati” appunto nell’invenzione creativa musicale. Un gioco e sulla quale si lavora in tempo reale; una trasformazione in
particolare accento della sua riflessione teorica è incentrato sul- atto che fa parte del mestiere proprio del musicista:
l’analisi delle qualità terziarie od espressive. Accanto alle qualità «Lo sguardo guidato dall’invenzione aggancia insieme le struttu-
primarie, che hanno a che fare con la spazialità, grandezza, forma, re e gli elementi, la complicazione e i pezzi da cui essa risulta. Il
peso, moto, quelle terziarie: dominio delle strutture pone problemi diversi da quelli che osta-
colano la penetrazione dell’elemento... piccolo è il numero del-
«sembrano affondare le loro radici nelle più interne casse di ri- le persone che perdono tempo a cercare dentro lo strumento
sonanza del soggetto... sono prepotentemente presenti nei pezzi musicale, quasi tormentandolo, un equilibrio tra pochi eventi
di mondo con cui abbiamo a che fare… sono là dove si trovano sonori elementari affinché dicano quello che devono dire. Si di-
e non sono applicazioni della mente ai fatti direttamente dati».5 ce “ma non è musica”. Chi fa la musica, sa benissimo che “è” mu-
sica ».9
La forza caratteristica dell’osservazione fenomenologica consi-
ste nel mantenere intatto l’oggetto, le cui proprietà espressive Vediamo ad esempio come in Meta-Kitsch riesce a suggerire il
sono gli aspetti vividi ed essenziali dell’esperienza, come il colo- riconoscimento dello stilema violinistico, facendone una cari-
re, la sonorità, il timbro, l’odore, il sapore: catura evocativa. Nel momento in cui il compositore si riferisce
ad un Kitsch, non limitandosi alla citazione ma facendone una ri-
«è il modo di apparire delle qualità primarie che regge le quali- flessione ironica, con quali caratteristiche qualitative riconoscia-
tà terziarie, gli ingredienti elementari visibili delle figure quelli cui mo il cliché?
si appoggia il carattere fisiognomico, dipendono dalla struttura
primaria fenomenicamente esplicita, non dai cosiddetti stimoli. La Es.1
costellazione di ingredienti elementari spiega la natura dell’im-
pressione globale».6

Ed ecco allora chiedersi “come” appare uno stereotipo qual è


diventato, per la semantica musicale, l’accordo di settima diminuita
nell’insieme dei rimandi associativi: Ad esempio all’inizio abbiamo un profilo melodico a cupola
ascendente in terzine accostato ad uno slancio di sesta minore
l’accordo in questione appare proprio così: invece di offrirsi al- molto espressivo e patetico. Bozzi non mantiene l’intervallo nel-
l’ascolto come un “diabolus in musica” (ma guarda che nome la sua formula abituale, come potremmo trovarlo in Kreisler, lo
per la quarta aumentata!) intrecciato più volte tramite le terze smussa e lo trasforma con l’aggiunta di un bicordo di seconda
minori, il grappolo suona in toto come un attrito metallico, que- maggiore, riuscendo a ottenere una smorfia ironica di deforma-
sta caratteristica niente affatto associativa va a pennello come zione momentanea attraverso la dissonanza, che viene percepita

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dall’ascoltatore come qualcosa di “straniante”, senza perdere in scientifica in occasione per un incontro in onore di Valentino
realtà il suo profilo di slancio melodico, ma con l’indicazione Braitenberg al “Max Plank Institute” di Tübingen, Bozzi, invita-
caricata di sforzato-piano, venendo da un pianissimo «dramma- to quale studioso della percezione visiva, inventa sul tema del-
tico», quasi contraddittorio; si aggiunga la triplice ripetizione l’arco psicofisico un racconto programmatico, una “scheggia di
con appoggio su successivi gradini cromatici, l’uscita con un ric- immaginario scientifico” tradotto in musica.
ciolo scattante subito ripiegato: così il compositore riesce ad ot-
tenere qualcosa di molto simile allo stile evocato, di riconoscibi- Es.3
le, ma profondamente diverso nella qualità fisiognomica e sim-
bolica.
Bozzi è un profondo conoscitore del valore espressivo, del “peso”
caratteristico e portante degli intervalli musicali, dei bicordi e
degli accordi nella loro dimensione psicofisica, ne è testimone
un articolo molto interessante dedicato proprio alle combina-
zioni dissonanti e consonanti in relazione alle risposte descrittive
dei soggetti.10
Un altro esempio di utilizzo della forza emotiva data dallo scon-
tro fisico dei bicordi , è nella ricerca della massima tensione dis-
sonante che si sperimenta nel range di evoluzione della cosiddetta
“banda critica” (due suoni che dall’unisono si estendono alla Ecco in questo passo come appare l’oggetto dissonante, che sfri-
terza maggiore); Bozzi utilizza questa sua consapevolezza degli gola, frigge e fa rabbrividire. In questa forma estremamente am-
elementi elementari, formanti della musica, della loro “forza pri- plificata all’ottava ritroviamo la “banda critica” proprio come
maria”, per creare continue tensioni e distensioni strutturali. una voluta descrizione dell’arco psicofisico, cioè quella catena
di eventi che accadono tra un oggetto fisico e la sua percezione;
Es.2 dopo una serie di vicissitudini arpeggiate la nota re si assesta e cal-
ma improvvisamente la risonanza, lo strumento si accorda per
quarte, per quinte, comincia gradualmente la salita cromatica che
carica la molla della tensione; prima il semitono, poi intervalli
di slancio in settime, ancora una salita, ed eccolo l’effetto, adesso
si presenta a distanza di ottava, perciò in forma dilatata e non
compressa di seconda minore (come abbiamo visto in Meta-
In quest’altro passo di Meta-Kitsch, dopo la riproduzione dell’e- kitsch), ma come una nona minore, raggiunta per glissando pro-
lemento portante in terzine di matrice Kleisleriana, il compositore gressivo; questa volta non risolve ma si diparte in un secondo
crea uno “stiramento” estremamente rude per l’orecchio: pro- movimento polifonico, sulla nota ferma, finché avviene un’im-
pone e trasforma un bicordo di semitono (la seconda minore, la provvisa accelerazione.
più dissonante) in movimento ascendente cromatico, dal pianis- La teoria musicale dice che le proprietà degli intervalli, se ri-
simo torcendo sempre più l’intervallo per poi risolvere la tensione portate all’ottava alta o bassa, cioè allargate, acquistano in spa-
armonica in una decima forte (terza maggiore allargata) che è il zializzazione timbrica ma non perdono la loro qualità espressiva;
passaggio di risoluzione della banda critica, il più sensibile per infatti, in un altro articolo, il nostro autore distingue tra qualità to-
l’orecchio, dal massimo di contrazione alla “risonanza consonan- nale, cioè la somiglianza di un accordo composto dalle stesse no-
te” che diventa piacevole, un punto di raggiungimento di stabi- te, e qualità armonica che si ottiene spostando di un’ottava la
lità emotiva acustica. nota superiore dalla posizione stretta a quella lata, e spiega che co-
In forma ancora più dirompente e drammatica, ritroviamo la sa voglia dire “tendenza a risolversi su” rispetto ad accordi stabi-
“banda critica” anche nella composizione Der psychophysische li e instabili, in funzione della posizione degli elementi interni e
Bogen per viola. Scritto in forma di Capriccio come dissertazione la scomposizione degli intervalli.11

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L’esito musicale di questo “stiramento” di banda è straordinario Fra queste due bande, una alta ed una bassa, c’è un contrappun-
per forza evocativa e per virtuosismo tecnico, e costringe l’inter- to di suoni e rumori, parenti dei clarinetti e delle viole, dei cor-
prete a spericolate dissonanze, in un linguaggio moderno di im- ni e dei tromboni, con giochi di sordine e colpi di labbro, o
pervia audacia esecutiva. d’arco, disordinatamente accatastati. Ma questa esecuzione non si
Sempre nello stesso brano abbiamo anche uno splendido esem- estende ininterrotta per tempi lunghissimi: a tratti, come se un di-
pio di stream segregation, (identificato e scoperto negli anni rettore d’orchestra avesse disegnato nell’aria un comando, so-
’60),12 cioè un effetto di polifonia virtuale che non poteva certo pravviene una specie di silenzio, che poi è solo un forte calo di
mancare in una dissertazione psicofisiologica. La doppia stratifi- intensità, una specie di quiete quasi voluta, talvolta così duratura
cazione del registro acustico in due flussi distinti, nonostante le da destare per qualche secondo meraviglia. Il tempo è fermo;
note siano prodotte in successione e non come prima sovrappo- ma subito l’uragano riprende, ancora una volta come obbedendo
ste a formare bicordi, crea una suddivisione dello spazio dove ad un comando.
l’oscillazione della parte superiore fa da perno al movimento Ora veniamo al punto. Ciascun ascoltatore può dirigere la sua at-
frastagliato della nota inferiore e i due flussi si ascoltano con- tenzione a questa massa sonora; e l’espressione ‘dirigere l’atten-
temporaneamente come se fossero prodotti da un dialogo tra zione’ ha qui un senso assai simile a quello che ha quando si
due strumenti. parla del guardare un paesaggio, o un quadro, o una scena movi-
mentata di gente in una piazza. Direzionare l’attenzione è operare
Es.4 nello spazio; posso ascoltare il gioco frenetico delle alte frequen-
ze trascurando un po’ i bassi, o concentrarmi sul rombo eterno di
questi ultimi, o seguire certi guizzi melodici nella banda inter-
media: colpi, scivolii, stridule voci o piccoli gridi dell’acqua o
della roccia percossa, l’improvvisa presenza di una tromba ben
localizzata. Eseguendo questo gioco viene spontaneo guardare
Analizzando stratificazioni più complesse, leggibili come riferi- un poco più in là o in qua, un po’ più in su, o qui sotto dove a
menti alla strutturazione della figura e dello sfondo e degli even- tratti rotolano sassi, negli attimi in cui appare, per sparire subito
ti multistabili nella teoria gestaltista, ecco invece come descrive al- sommersa, una breve spiaggia squallida come una dentiera.
la maniera di un vero “paesaggio sonoro”, l’esperienza di un In questo modo noi realizziamo un gioco come quello della fi-
viaggio in Bretagna: gura e dello sfondo nelle immagini pluristabili inventate da Ru-
bin e dai gestaltisti».13
«Chi scenda da Carnac, in Bretagna, lungo la penisola del Qui-
beron fin quasi alla sua punta protesa verso sud, incontra uno Nelle osservazioni a margine dei testi fondamentali di psicologia
spettacolo visivo e sonoro difficilmente dimenticabile... Ora ascol- e filosofia, a proposito del “vedere come” e del “sentire come”,
tiamo attentamente. In quella foresta di suoni ci sono chiara- Bozzi distingue lo stereotipo culturale da ciò che è effettiva-
mente i ‘bassi’: è udibile un perenne e ben marcato pedale dei mente dentro la musica, il «vedere dall’interpretare»:
contrabbassi; in quel profondo bordone talvolta si sente il tipico
sgranarsi delle basse frequenze degli strumenti ad arco, a volte Dunque, mentre l’“interpretazione” è una attività o un’azione, il
pare di essere accanto ad una grossa canna d’organo. Inutile dis- vedere corrisponde all’aver presente nel campo dell’esperienza di-
togliere l’attenzione: il basso ostinatamente sottolinea il fragore del retta uno stato osservabile.14
mare, per un’eternità; e appunto viene da un’eternità.
Ma in alto, nella regione dei violini, dei flauti e degli ottavini Anche lui, come Wittgenstein, sa usare le qualità terziarie “come
c’è un continuo gioco di alte frequenze, molto variegato ed ine- un’arma da taglio”. Il soggetto deve solo riuscire a cogliere que-
guale, talvolta con distinti stridi, però sfuggenti, a tratti una gra- ste informazioni percettive già esistenti nell’ambiente circostan-
gnuola di piccole perle precipitate su un pavimento di marmo lu- te, con un approccio ecologico, non ha bisogno di elaborarle,
cido; ma altre volte affiorano soffi come quelli di un gatto in al- né integrarle, né imporre la propria elaborazione e organizza-
lerta o fruscii appena udibili di fantasmi sonori. zione.

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Bozzi spesso si richiama alla dimensione onomatopeica, simbo- Es.8


lico-fonetica, alle qualità espressive del linguaggio.Analogamen-
te in alcuni passi strumentali possiamo rintracciare la “cifra” fi-
siognomica legata al timbro, proprio della natura fisica di ogni
strumento. I fattori strettamente cinetici si legano talvolta, in de-
terminate condizioni, ad aspetti “antropomorfici” caratterizzati
dall’espressività:

Ess.5, 6, 7 È un declamato di sapore schumanniano, in cui la forza semantica


del ribattuto, ripetuto come una voce profonda che sottolinea
l’andamento espressivo di una sillaba, di un cantabile, è puro fo-
nosimbolismo linguistico, oltre che dotta citazione.

Per contrasto, nel CD alla voce del violino abbiamo voluto uni-
re la voce del soprano, in un binomio concettualmente indisso-
lubile, in un gioco di seduzione tra il suono e le mille sfumature
della parola pronunciata che, per le «delicate allusioni e il soffio di
partecipe nostalgia» sottolineato da lui stesso nell’introduzione a
Meta-kitsch, vuol raccogliere tramite le due composizioni di Ti-
rindelli e Tosti (che avremmo interpretato insieme in un concerto
rimasto ahimè, sospeso...) un omaggio all’estetica decadente co-
sì sensibilmente apprezzata da Bozzi.
Ho avuto la fortuna di condividere con il Maestro momenti
esaltanti di discussione interosservativa, leggendo a prima vista
moltissima musica del primo Novecento cameristico per violino,
o viola e pianoforte, con quella gioia della scoperta, della sorpresa,
Vediamo qui tre esempi, molto simili tra loro, di slancio ritmato nelle imprevedibili modulazioni che improvvisamente si apriva-
in alto, come un salto, il cui carattere fisiognomico è molto evi- no all’occhio ed all’orecchio del nostro dialogo strumentale. Non
dente, legato soprattutto al timbro dei tre strumenti.Ascoltando posso dimenticare con quale acume benevolo riusciva a districa-
l’esecuzione musicale potremo notare come suona il passo: scat- re le ricostruzioni soggettive che talvolta affollavano le mie ipo-
tante, vibrante, leggero nel violino; ammiccante, morbido, sfug- tesi sperimentali, riportando pazientemente l’attenzione al parti-
gente nella viola; più cupo, rauco, pesante nel violoncello. Pur uti- colare sotto osservazione:
lizzando la stessa scrittura musicale, l’uso dell’accurata aggettiva-
zione da parte del compositore induce l’interprete ad una ca- «la discussione tra gli osservatori affina la distinzione tra il ve-
ratterizzazione espressiva ben determinata, la sua “qualità terzia- duto, l’immaginato o pensato (questo affinamento avviene in
ria” appunto.Tutto il discorso musicale si muove tramite l’incastro experientia, non in astratto) gli osservatori diventano sempre più
di simmetrie di richiami interni, sarebbe impossibile dire di com- critici l’uno nei confronti dell’altro, e severi nell’accettare le so-
prendere la musica, senza questa capacità dell’orecchio di strut- luzioni come autentiche… Certe differenze individuali appaiono
turare, cucire, di giocare con le leggi della Gestalt, quel Ludus tra le descrizioni, in un primo momento; ma il bello sta nel ve-
Wertheirmerianus, che Bozzi conosce perfettamente e utilizza derle sparire - dato che spesso si rivelano per quelle che sono, cioè
in maniera straordinaria.15 comunicazioni difettose, cattivo uso del linguaggio».16
Ma è possibile evidenziare un altro aspetto antropomorfico nel-
la sua scrittura musicale, quando richiama la scrittura romantica, Preziosissimo uso del linguaggio letterario il suo, altrettanto pre-
ed è quello della voce cantata: zioso e raffinato quello compositivo. Una struttura musicalmen-

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1 Paolo Bozzi, Rodolfo Lipizer nei miei ricordi, Padova, Studio Tesi,
1997.
2 Ibidem.
3 Paolo Bozzi, Fisica ingenua, Milano, Garzanti, 1990.
4 Bozzi, Rodolfo Lipizer.
5 Bozzi, Fisica ingenua.
6 Ibidem.
7 Ibidem.
8 Il concerto è stato organizzato in occasione del convegno interna-
zionale “Relazioni e struttura. Sviluppi della Teoria della Gestalt in psi-
cologia e campi affini”, tenutosi a Macerata il 25-27 maggio 2007 e
promosso dalla International Society for Gestalt Theory and its Ap-
plications, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’E-
ducazione e della Formazione dell’Università di Macerata e patrocinato
da una decina di Facoltà e Dipartimenti di Psicologia italiani.
9 Bozzi, Fisica ingenua.
10 Paolo Bozzi, La semantica dei bicordi in La psicologia della musica in
te complessa, in equilibrio bistabile, traslucido, uno “spazio acu- Europa e in Italia, a cura di G. Stefani – F. Ferrari, Bologna, CLUEB,
stico” particolare che lui sa valorizzare, così come opera anche 1985.
nelle trasparenze, nelle ombre, nelle riflessioni analitiche sulla 11 Un aspetto della qualità armonica: la tendenza alla risoluzione, «Ri-
percezione visiva. vista di Psicologia», LIV/2 1960.
12 Paolo Bozzi, Experimenta in visu. Ricerche sulla percezione, Milano,
Un repertorio strumentale, questo, che merita di essere inter-
Guerini, 1993.
pretato dai professionisti, essere divulgato e conosciuto ulterior- 13 La figura e lo sfondo negli episodi musicali elementari, in Ambiguità,
mente.E’ certo una cultura inventiva musicalmente ricca che ci a cura di G.O. Longo – C. Magris, Bergamo, Moretti e Vitali, 1996.
avvolge nella rete di rimandi, di citazioni e rifrazioni e ci incan- 14 Paolo Bozzi, Vedere come. Commenti ai § 1-29 delle Osservazioni sul-
ta e commuove ad ogni riascolto. la filosofia della psicologia di Wittgenstein, Milano, Guerini, 1998.
(Per la bibliografia completa delle opere di Paolo Bozzi si veda il 15 Paolo Bozzi, I fattori di unificazione, il mascheramento, il gioco del-
sito “http://psico.univr.it”) l’interprete, in Estetica e Psicologia, a cura di L. Pizzo Russo, Bolo-
gna, Il Mulino, 1982.
16 Paolo Bozzi, Fenomenologia sperimentale, Bologna, Il Mulino, 1989.

LUISA ZECCHINELLI
Luisa Zecchinelli è docente di Pianoforte e Psicologia della Musica pres-
so il Conservatorio “E.F. Dall’Abaco” di Verona. Svolge attività concertistica
in varie formazioni cameristiche e vocali. Ha eseguito prime assolute di au-
tori contemporanei e realizzato incisioni discografiche. Laureata con lode
in Filosofia all’Università di Bologna, con tesi sperimentale sulla perce-
zione musicale, collabora con l’Università di Verona nell’ambito degli
studi fenomenologici.

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Omaggio a Shinichi Suzuki

Enrico Massimino Il Maestro Shinichi Su- ebbe la geniale intuizione che sarà poi alla base del
zuki è nato in Giappone suo metodo: «tutti i bambini giapponesi parlano il
nel 1898, ed è morto nel giapponese». Espressa in questi termini l’afferma-
suo centesimo anno di zione può risultare di una banalità sconvolgente,
vita. Sono dieci anni che ma da questa semplice intuizione è stato elaborato
il Maestro non c’è più, un metodo che ha permesso a migliaia di bambini
ma migliaia di piccoli di tutto il mondo di mettersi alla prova come stru-
musicisti in tutto il mon- mentisti con eccellenti risultati.
do testimoniano ogni Convinto che ogni bambino sia dotato delle stesse
giorno il suo insegna- capacità e che possa esternare il proprio talento se
Shinichi Suzuki mento e la sua fiducia nel educato fin da giovanissimo, il Maestro Suzuki ela-
futuro dell’umanità. Ma che cosa ha reso così co- bora un percorso di studio per il violino destinato a
nosciuto e diffuso il Suo metodo? bambini piccolissimi, tre o quattro anni.
Il Maestro Suzuki ebbe la grande, geniale folgora- Questa “educazione al talento” si basa sul processo
zione che ogni bambino può imparare a suonare di imitazione, sul ripetuto ascolto dei brani in regi-
uno strumento musicale per imitazione, così come strazione e, soprattutto, sulla collaborazione assidua
impara per imitazione a parlare lingue complica- di un genitore che segue il bambino a lezione e
tissime quali il giapponese. Lo chiamò “metodo nello studio a casa.
della madre lingua”. Gli stessi genitori sono invitati a imparare i primi
Suzuki era figlio del proprietario di una fabbrica rudimenti dello strumento in modo che i figli pos-
di violini in Giappone. Manifestata l’intenzione di sano imitarli e imparare a suonare. Come il bambi-
imparare a suonare il violino, dopo alterne vicende no impara anche le lingue più difficili sentendo i
che non gli permettono subito di realizzare que- propri genitori parlare, così è in grado di suonare
sto suo desiderio, parte alla volta dell’Europa per uno strumento se educato per tempo con un me-
coronare finalmente questo sogno. Si ferma a Ber- todo appropriato.
lino dove può approfondire con il Maestro Klin- Il concetto di disciplina, il rispetto dell’insegnante e
gler lo studio del violino, appena iniziato in Giap- del genitore, lo studio quotidiano e la ripetizione, il
pone. Suzuki non è un bambino, ha ben 22 anni. non procedere se non si è assimilato completamente
Viene a contatto con i più illustri musicisti del tem- ciò che si sta studiando sono condizioni assoluta-
po e con scienziati ed intellettuali, primo fra tutti mente necessarie per la riuscita del metodo.
Albert Einstein, che era anche un ottimo violinista. Si parte dalla convinzione che il potenziale è insito
Nonostante tutto Suzuki ha difficoltà a imparare il in ogni bambino, che la forza vitale (Ki) permette
tedesco; si ferma in Europa otto anni, diviene cat- ad ogni essere umano di assimilare gli stimoli ester-
tolico e sposa una donna tedesca.Tornato in Giap- ni e di far germogliare robuste piantine da semi
pone forma un quartetto con i propri fratelli e si ben piantati, che la costanza e la fiducia nel pro-
dedica all’insegnamento presso il Conservatorio prio potenziale possono superare anche i più gran-
Imperiale. di ostacoli.
Un giorno un signore gli portò il figlio di quattro La pratica della ripetizione poi, cardine della filoso-
anni perché potesse prendere delle lezioni. Questa fia zen e comune ad altre discipline giapponesi (ike-
fu l’occasione che gli permise di elaborare il suo bana, il tiro con l’arco), è il percorso sicuro per rag-
metodo. Suzuki non aveva mai avuto allievi così giungere l’obbiettivo e superare gli ostacoli. Se pen-
giovani e non era molto convinto che il metodo so che il Maestro Suzuki diceva ai propri allievi di
tradizionale potesse essere valido in un caso simile. ripetere 10.000 volte il passo difficile da assimilare!
Nel cercare una soluzione a queste sue perplessità Il bambino impara a suonare a memoria, solo suc-

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cessivamente studierà la scrittura musicale; quale plicato il suo insegnamento entusiasti e desiderosi di
usignolo impara a cantare leggendo? imparare ancora.
Ogni bambino è figlio del proprio ambiente; se il
bambino vive in un’atmosfera serena, se riceve sti- Sono ormai più di trent’anni che grazie a Lee e ad
moli positivi e viene incoraggiato nelle proprie at- Antonio Mosca, i quali per primi lo hanno intro-
tività crescerà sano sotto tutti gli aspetti. Se cresce in dotto in Italia, il metodo è applicato in molte scuo-
un ambiente malsano svilupperà cattive abitudini le del nostro paese. In molte città vi sono “laboratori
e potrà essere vittima di deviazioni o di comporta- del talento” in cui con entusiasmo genitori e inse-
menti antisociali. Questo è un concetto comune gnanti trasmettono ai bambini la meraviglia del dis-
alla moderna psicologia infantile che dà estrema corso musicale; insegnanti che, dopo aver concluso
importanza alla formazione dell’individuo fin dai i loro studi accademici, hanno pensato di allargare la
primi mesi e anni di vita. loro visuale in nuove direzioni, genitori che hanno
Attraverso lo studio del violino, il bambino diventa pensato che l’educazione attraverso la musica sia
perseverante, coltiva la propria pazienza, accresce la fondamentale per i loro figli. Da questo connubio
fiducia in sé, impara il rispetto del prossimo lavo- sono nate e nascono di continuo molte iniziative:
rando insieme agli altri bambini in un clima di col- orchestre giovanili che si impegnano a portare
laborazione e non di competitività. Diviene quindi ovunque la bellezza della loro musica, convention di
un essere umano realizzato ed equilibrato ed un centinaia di bambini che parlano lingue diverse, ma
buon cittadino. Anche se nel suo futuro non suo- che comunicano con i loro strumenti musicali,
nerà il suo strumento da professionista i suoi primi campi estivi in cui la natura e la musica tessono
anni passati a studiare la musica con entusiasmo e una trama di serenità e di bellezza attorno a bambini
disciplina avranno fatto di lui un essere educato ai desiderosi di imparare.
valori fondamentali dell’umanità. Tutta questa vivace attività è coordinata dall’Istitu-
Il Maestro Suzuki era violinista, ma nel corso del to Suzuki Italiano (ISI) che ha la facoltà di appro-
tempo, grazie a collaboratori fidati, il metodo è sta- vare i corsi proposti in Italia e di difendere il meto-
to adattato a molti altri strumenti. Oltre al violino do di insegnamento del Maestro Suzuki da even-
c’è il violoncello, la chitarra, il flauto, il pianoforte, il tuali abusi.
contrabbasso, la viola, l’arpa, il mandolino e il canto. Tutti gli insegnanti devono aver seguito i corsi di
In Italia vi è poi il “Music Lullaby” e la ritmica formazione e devono aver superato l’esame per il li-
strumentale Suzuki, importante apporto propedeu- vello raggiunto; essi possono insegnare solamente
tico alla metodologia Suzuki ideata dalla Prof.ssa il livello posseduto, dopo il III livello si è insegnan-
Elena Enrico. ti Suzuki a tutti gli effetti. Molti poi approfondi-
L’uomo di domani, pensava il Maestro, educato at- scono la loro preparazione spingendosi fino al V li-
traverso la musica e abituato a ricercare la bellezza, vello, l’ultimo previsto.
rifuggirà la malvagità, l’invidia e la paura e dedi- Anche i corsi di formazione sono gestiti dall’Istitu-
cherà ogni momento della sua vita al rispetto del to Suzuki attraverso gli insegnanti formatori. Gli
prossimo e alla pace. L’uomo di domani può essere esami si svolgono di fronte a una commissione
già fra di noi, inoltre noi che operiamo nel mondo composta da educatori Suzuki europei, apposita-
musicale tutti i giorni, insegnando e suonando, ci mente convocati. Ogni candidato deve saper ese-
stiamo rendendo conto del grande contributo che il guire a memoria, secondo i dettami tecnici del
suo insegnamento ci ha fornito; molti ottimi musi- Maestro Suzuki, i brani compresi nei volumi corri-
cisti hanno iniziato con il suo metodo e alle porte spondenti al livello e deve conoscere i punti im-
dei nostri Conservatori bussano sempre più spesso portanti di ogni brano (teaching points); dopo l’e-
bambini provenienti dalle scuole in cui viene ap- secuzione vi sarà una prova di lezione con un allie-

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L’Orchestra Suzuki del Piemonte, formata da allievi delle scuole di Asti e dell’Associazione Crescendo,
diretta da Enrico Massimino
vo e il proprio genitore, e poi l’analisi della tesi pro- tistica dell’Istituto ha organizzato una grande ma-
posta su un argomento precedentemente concor- nifestazione che riunirà i bambini delle scuole ita-
dato. liane, i loro genitori e gli insegnanti, e ha invitato
La preparazione dei docenti Suzuki è quindi molto molti concertisti e docenti che con la loro presenza
approfondita e certamente non è frutto di improv- renderanno omaggio alla più grande cultura musi-
visazione; importante è anche la statura morale del cale.
docente: in un processo di imitazione e nell’ambito Un altro piccolissimo tassello del difficile cammino
di un percorso educativo molto preciso questo verso la pace e la comprensione reciproca avrà mo-
aspetto non è certo da sottovalutare. do di essere forgiato, in quella sede, da centinaia di
Il Consiglio Direttivo dell’ISI, la cui Presidente at- bambini che suonando insieme renderanno omag-
tuale è la Prof.ssa Fiorenza Rosi, si riunisce spesso gio al potenziale di bellezza dell’umanità e all’inse-
presso la scuola Suzuki di Bologna per approvare gnamento del loro Maestro.
le molte proposte di attivazione di nuovi corsi in Speriamo quindi di avervi tutti fra di noi.A presto!
Italia, per promuovere nuove iniziative atte a dif-
fondere ancor di più questa metodologia e per ap-
profondire gli aspetti della filosofia e della didattica.
Sul sito dell’Istituto, il cui indirizzo è “www.istitu-
tosuzukiitalia.org” si può trovare l’elenco di tutti i
corsi attivati in Italia, nuove iniziative e attività , e
molti documenti atti ad illustrare il metodo e la sua
filosofia. ENRICO MASSIMINO
Enrico Massimino è docente di viola presso il Conservato-
In questa marea di proposte si profila all’orizzonte
rio “G. Verdi” di Torino ed insegnante di violino abilitato al
un grande evento suzukiano: la Convention Na- metodo Suzuki, oltre che membro del Consiglio Direttivo
zionale che si terrà a Firenze durante il periodo dell’Istituto Suzuki Italiano. Svolge attività artistica in
pasquale 2009.Vi aspettiamo tutti! La direzione ar- qualità di esecutore di viola e di viola d’amore.

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“Wider Opportunities”
Lezioni collettive di strumenti ad arco e relative implicazioni
per la formazione degli insegnanti di strumento

Philippa K. Bunting

Sono stata invitata a parlare al Congresso Interna- tentativo per porre fine all’insegnamento strumen-
zionale ESTA di Berna nel maggio 2008 su un’im- tale comunemente inteso, che all’epoca era impar-
portante iniziativa del governo britannico, poten- tito in larga misura attraverso lezioni individuali o a
zialmente capace di cambiare l’aspetto dell’educa- piccoli gruppi, sia in privato sia presso istituzioni
zione musicale in Inghilterra e in Galles per il me- musicali. I dirigenti di queste istituzioni musicali
glio e definitivamente. erano presi dai sintomi di un leggero panico, poiché
Qualche anno fa, nel 2000, David Blunkett MP, al- si chiedevano come poter utilizzare su obiettivi più
l’epoca Segretario di Stato per l’Educazione, fece estesi le loro risorse già ristrette entro limiti rigo-
un’affermazione che a quel tempo sembrò straor- rosamente definiti, per provvedere al prevedibile
dinariamente ambiziosa: «Nel tempo tutti i bam- nuovo impegno. Era veramente possibile, allo stato
bini di scuola elementare che lo desiderano, avran- delle cose, coinvolgere ogni bambino?
no l’opportunità di apprendere uno strumento mu- Quattro anni più tardi, nel 2004, il governo lanciò il
sicale». I detrattori immediatamente criticarono ta- “Music Manifesto”, un progetto per far partire la
le impegno, definendolo una posizione politica, un collaborazione tra individui, organizzazioni e l’in-
pio desiderio, un’iniziativa simbolica destinata pro- dustria legata alla musica, con l’obiettivo di sostenere
babilmente a concretizzarsi in un deprimente in- e sviluppare il fare musica tra le giovani generazio-
contro con uno xilofono rotto in un piovoso ve- ni.All’epoca del lancio, c’era la sensazione reale che
nerdì pomeriggio, piuttosto che realizzare qualche i tempi fossero maturi per l’educazione musicale
forma di esperienza musicale continuativa e signi- nel Regno Unito, ed il progetto era visto in misura
ficativa. crescente come una spinta importante al cambia-
Alcune persone in posti chiave nella comunità edu- mento.
cativa musicale addirittura videro in ciò un primo Si può rilevare la crescente fiducia dal modo in cui

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l’affermazione succitata sull’impegno a garantire il portunities” si svolgono nella classe quarta, con
diritto all’istruzione strumentale fu alquanto am- bambini di otto o nove anni. Un aspetto caratteri-
pliata, e partendo da una semplice indicazione di stico di tali lezioni è che, quando sono impartite
“opportunità” si pervenne alla seguente formula- con esiti positivi, non sviluppano solo le abilità stru-
zione: «Nel tempo ogni bambino nella scuola pri- mentali, ma parallelamente anche le competenze
maria deve avere l’opportunità di ricevere un’istru- musicali generali.
zione strumentale continuativa e progressiva, offer- Ma fermiamoci un momento: non c’è qualcosa in
ta gratuitamente o a costi contenuti».1 L’enuncia- tutto ciò che comincia ad avere un aspetto piuttosto
zione “istruzione strumentale continuativa e pro- famigliare per noi? Non c’era nel Regno Unito un
gressiva” costituiva un passo in avanti molto positi- insegnante di strumento ad arco che aveva già ten-
vo, che segnalava un’energia e un impegno reale tato qualcosa di molto simile a questo progetto?
da parte del governo nei confronti delle attività Parecchio tempo fa… nell’East End di Londra…
musicali dei giovani, benché l’espressione “nel tem- tra i palazzoni dei quartieri popolari…
po” rimasta nel testo potesse ancora dare adito a Qualcuno può aver dimenticato Sheila Nelson ed il
critiche da parte dei detrattori. suo Progetto di Istruzione negli Strumenti ad Arco
Allo stesso tempo furono organizzati diversi pro- “Tower Hamlet”, nel quale tanti insegnanti furo-
getti pilota per trovare i modi migliori e tradurre in no formati a impartire lezioni strumentali collettive,
atto l’impegno; furono utilizzati a tal fine numero- ma le tecniche e la pedagogia non sono andate per-
si strumenti, dal djembè all’ocarina, e applicati nu- se.2 Indubbiamente una buona parte della compe-
merosi metodi educativi. La valutazione da parte tenza specifica nel settore della didattica degli archi
dell’agenzia nazionale di ispezione “Ofsted” identi- trae origine dalle idee sviluppate all’interno di quel
ficò determinate caratteristiche comuni ai progetti Progetto, e ciò colloca gli insegnanti di strumenti ad
pilota coronati da successo, e queste ultime serviro- arco del Regno Unito in una posizione di assoluto
no da linee guida per la formulazione del pro- vantaggio in vista della prosecuzione su questa stes-
gramma oggigiorno noto come “Wider Opportu- sa strada.
nities”. Ma torniamo al presente. A questo punto i deni-
Il programma “Wider Opportunities” è attualmen- gratori potrebbero sentire il bisogno di afferrare
te in fase attuativa in tutta l’Inghilterra e il Galles, e coltelli e forchette, e potrebbe esserci qualche parola
molti Servizi di Musica di Autorità Locali ne han- da divorare. In larga misura grazie al lavoro del team
no fatto un punto prioritario della propria azione. del progetto “Music Manifesto”, e all’impegno del-
La caratteristica saliente del programma è il coin- le Autorità che hanno sottoscritto tale progetto, il
volgimento collettivo di intere classi nelle lezioni, futuro sembra piuttosto roseo: «Nel 2010 ogni alun-
con l’insegnante titolare della classe che partecipa no del secondo ciclo della scuola primaria dovreb-
accanto agli alunni e offre sostegno all’azione di- be avere la possibilità di fare l’esperienza di almeno
dattica dell’insegnante di strumento nel corso delle un anno di Curricolo Nazionale intensificato in
lezioni, aiutando a mantenere la disciplina, e fra una campo musicale, comprendente un esteso periodo
lezione e l’altra attraverso la ricapitolazione dei con- di istruzione strumentale e vocale impartito per
tenuti appresi. Le lezioni normalmente hanno la classi o per gruppi numerosi».3 Sono state confer-
durata di un’ora e sono programmate regolarmen- mate sino a tutto il 2011 le risorse finanziarie asse-
te per il periodo di un anno. Esse tengono conto gnate ai Servizi di Musica, che solitamente sovrin-
dei requisiti del Curricolo Nazionale del Regno tendono all’applicazione del programma “Wider
Unito per quanto riguarda la musica, poiché il pro- Opportunities”. È stato introdotto un supporto di-
gramma non lo sostituisce, ma piuttosto lo rafforza. dattico agli insegnanti sotto forma di corsi di for-
Solitamente le lezioni del programma “Wider Op- mazione e, inoltre, sono stati destinati dei fondi di-

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rettamente alle scuole per consentire l’acquisto de- al contrario coloro che vogliono insegnare musica
gli strumenti. L’istruzione strumentale non è più alle classi scolastiche devono possedere una qualifi-
solamente un’opportunità, sta diventando rapida- cazione. Al livello della scuola primaria non sono
mente una realtà per migliaia di bambini. previsti ufficialmente degli specialisti del settore
Ma chi è incaricato concretamente della realizza- musicale, e ciò può comportare un problema: gli
zione di questo programma? La maggior parte del- insegnanti possono possedere un’ampia esperienza
le lezioni del programma “Wider Opportunities” didattica, ma non hanno necessariamente la com-
sono impartite da quelli che potremmo definire in- prensione dei complessi aspetti tecnici di ogni sin-
segnanti “tradizionali” di strumento/vocalità. Que- golo strumento.
sti insegnanti, abituati a lavorare all’interno di le- Il terzo gruppo è formato dai musicisti di estrazio-
zioni individuali o a piccoli gruppi, improvvisa- ne popolare, che lavorano soprattutto nel pop e ne-
mente posti di fronte a classi di più di trenta bam- gli altri generi differenti dalla musica classica. Essi
bini, sollevano questioni che si possono facilmente hanno una ricca esperienza musicale, ma non ne-
immaginare. cessariamente possiedono le competenze per ge-
Il secondo gruppo attivo nel programma, una mi- stire un percorso continuativo di istruzione stru-
noranza significativa, è costituito da insegnanti ge- mentale. L’aspetto importante a tal proposito è che
nerici di scuola primaria. Forse deve essere spiega- il programma sia sviluppato in conformità alle esi-
to a tal proposito che nel Regno Unito è tuttora genze delle singole scuole, attraverso il coinvolgi-
possibile proporsi come insegnante di strumento mento delle persone esperte disponibili in ambito
senza una qualificazione didattica specifica (benché locale. Un’unica soluzione non va bene per tutte
la maggior parte dei docenti la possiedano), mentre le situazioni.
Tutti i gruppi sopra descritti hanno ovviamente i
loro punti di forza e di debolezza. In considerazio-
ne a questo tipo di problematiche, il governo è in-
tervenuto ancora una volta a sostegno del pro-
gramma, offrendo questa volta un corso di forma-
zione gratuito per i partecipanti.4 Poggiando su una
efficace combinazione di tutoraggio, moduli di cor-
so da assolvere online e incontri formativi dal vivo,
questo programma di formazione, affrontando te-
matiche come la pianificazione didattica, il lavoro
creativo con i giovani strumentisti, lo sviluppo del-
la comprensione musicale, l’esercizio della voce e
del movimento e l’uso della tecnologia, ha ottenu-
to un notevole successo.
Il corso poggia su determinate idee basilari, deriva-
te da alcune teorie. La prima teoria è opera del
Prof. Keith Swanwick, le cui idee sull’insegnamen-
to musicale della musica, cioè sull’incoraggiamento
di attività che integrino esecuzione, ascolto e com-
posizione musicale, hanno avuto un’influenza de-
terminante sullo sviluppo del Curricolo Nazionale
del Regno Unito in riferimento alla musica.5 Al
centro del suo discorso egli colloca l’importanza

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dell’attribuzione del giusto valore alla musica dei to, usando la voce e il movimento, mentre la nota-
giovani, non solamente alla nostra, trasformando zione sarà usata in modo molto parsimonioso. Lo
così lo studio di uno strumento musicale in un spazio dedicato a improvvisazione e composizio-
viaggio di scoperta della musica, al di là del solo ne, in linea con i requisiti posti dal Curricolo Na-
apprendimento di abilità strumentali e di decodifi- zionale, potrebbe essere più ampio rispetto a quan-
ca della notazione. to avviene nelle lezioni strumentali “tradizionali”; si
La teoria della motivazione intrinseca di Cziks- sottolinea anche l’importanza dell’esecuzione al-
zentmihalyi, che prevede che si debba permettere ai l’interno della lezione, la classe si costituisce come
discenti di fare esperienza del “flusso”,6 e la teoria di un ensemble, all’interno del quale si pratica la mu-
Howard Gardner delle intelligenze multiple,7 fra sica d’insieme.
cui l’intelligenza musicale, sono ben note e non A questo punto della conferenza ho mostrato pa-
hanno bisogno di essere trattate più diffusamente recchie immagini videoregistrate di intere classi di
in questa sede. Forse meno nota è la teoria dello bambini normali, impegnati nel lavoro collettivo
sviluppo della competenza e comprensione estetica come parte usuale della loro giornata scolastica.
di Reid, applicata in questo caso alla musica.8 Se- L’obiettivo fondamentale di tutto questo progetto
condo lui, la competenza musicale è costituita da tre non era di formare dei violinisti, né di perseguire lo
elementi importanti: “sapere in merito a”, “sapere sviluppo musicale generale, ma di suscitare scintille
come” e “sapere di”, una vera introduzione al cuo- di pensiero creativo, comportamento collaborativo e
re di determinati aspetti che talvolta è difficile da incremento di fiducia e autostima, che per molti
realizzare, ma è potente nei suoi effetti. costituiscono i benefici principali di questo tipo di
Ma soprattutto, e in conformità a tutte queste teo- didattica.
rie, l’apprendimento ottiene un pieno successo Nella prima sequenza videoregistrata si vedeva l’u-
quando le abilità strumentali e musicali sono inte- so di un canto a domanda e risposta, con focalizza-
grate. zione dapprima dell’altezza e poi del ritmo.Al ter-
Quindi, tornando dalle alte sfere della riflessione mine di questa attività il gruppo, attraverso il lavoro
teorica alla realtà concreta della situazione in classe, di ascolto e di esecuzione musicale, ha messo a fuo-
e pensando specificatamente agli strumenti ad arco, co la capacità di comportarsi come un collettivo.
quali tipologie di attività possiamo individuare? Pro- La seconda sequenza ha presentato una proposta di
babilmente possiamo proporre alle classi delle com- soluzione ai problemi pratici di gestione di un’intera
binazioni di attività come queste: classe piena di bambini con i loro strumenti ad ar-
– attività di riscaldamento; co, e ciò rappresenta ovviamente una grande diffi-
– lavoro sull’altezza; coltà da non affrontare con timidezza. La videore-
– lavoro sul ritmo; gistrazione ha mostrato una successione ben rodata
– sviluppo delle abilità di mano destra; di azioni, attraverso le quali gli alunni hanno tirato
– sviluppo delle abilità di mano sinistra; fuori gli strumenti, li hanno sistemati e messi in
– improvvisazione e composizione; posizione, pronti a suonare. Il gruppo prosegue con
– esecuzione. gli esercizi di riscaldamento, poi prova un primo
Qui non vi sono sorprese, anche se vale la pena brano musicale utilizzando i movimenti del corpo
spendere qualche parola su un paio di punti. Le at- per rinforzare la percezione dell’altezza.
tività di riscaldamento sono molto importanti e L’improvvisazione, proposta come attività successi-
non contengono solamente movimenti fisici, ma va, non solo permette ai bambini di esplorare le lo-
anche elementi musicali tratti dal repertorio su cui ro capacità creative, ma contribuisce allo stesso tem-
si lavorerà. Una buona parte del lavoro sull’altezza e po al rinforzo delle abilità strumentali già acquisite,
sul ritmo deve essere svolto lontano dallo strumen- e costituisce un elemento importante della didatti-

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ca di “Wider Opportunities”. Il principio cardine di alunni apprendono attraverso il fare, e ciascuno di


tutto il progetto è l’incentivazione del coinvolgi- loro ha conseguito attraverso il coinvolgimento nel
mento attivo nella musica, e ciò significa la mani- programma anche ulteriori abilità. Le lezioni setti-
polazione dei materiali musicali per una loro più manali sono attese con impazienza, ed è una gioia
profonda comprensione. vedere il loro impegno nel sostenersi reciproca-
Quali sono dunque i risultati? In questa fase relati- mente in modo da ottenere successo».
vamente iniziale di applicazione del programma, Un altro dirigente scolastico ha detto: «Il program-
alcuni punti chiave risultano già evidenti. Innanzi- ma “Wider Opportunities” è una via superba per
tutto ora abbiamo bambini che suonano strumenti intensificare il nostro impegno già ampio nei con-
musicali come loro buon diritto e non come ri- fronti dell’attività musicale scolastica. Il fattore mo-
sultato di una scelta da parte dei genitori. Abbia- tivazionale del suonare assieme e la crescita dell’au-
mo anche una varietà di strumenti metodologici tostima negli alunni meno dotati fanno di questo
efficaci per l’istruzione strumentale, che offrono ac- programma un’esperienza veramente valida».
corgimenti didattici adatti ad una diversità di stili di Una cosa è certa. Come educatori del Regno Uni-
apprendimento. Stiamo costruendo delle comunità to dobbiamo ripagare la fiducia che il governo ha
ricche di una forte presenza musicale, dove i bam- posto in noi, ed offrire esperienze di alta qualità ai
bini sono abituati a suonare assieme sin dall’inizio, e giovani. Il progetto deve essere sottoposto a valuta-
insegnanti ed alunni usufruiscono altrettanto dei zione, e parte dell’impegno consiste nel fare di tutto
benefici di un apprendimento collaborativo.Vedia- per pubblicizzare e mostrare il nostro lavoro con la
mo anche un impatto significativo dell’applicazione maggior diffusione possibile. I prossimi tre anni sono
del programma sull’ambiente scolastico, ed per cruciali per noi, non solo per implementare l’appli-
giunta sugli apprendimenti dei bambini in altri set- cazione del programma in tutta la nazione, per con-
tori, quali la comunicazione, la risoluzione dei pro- solidarlo ed ampliarlo, ma anche per trovare modi
blemi, persino le abilità linguistiche e matemati- per renderlo sostenibile. Dobbiamo trovare delle
che. modalità di prosecuzione per l’oltre 60% dei bam-
Ma non dovete accontentarvi delle mie parole. Ec- bini che vogliono continuare a studiare lo strumen-
co la citazione delle affermazioni di uno dei tanti to dopo l’anno iniziale – un cambiamento notevo-
dirigenti scolastici: «Il programma “Wider Oppor- le rispetto all’attuale circa 8% di bambini che passa-
tunities” ha avuto un impatto enorme sulla classe, no a lezioni “tradizionali” di strumento. Dobbiamo
sui genitori e sull’insegnante titolare, creando un anche identificare i nostri insegnanti più bravi, e
maggiore entusiasmo e piacere per la musica. Gli trovare modi per far conoscere il loro lavoro.

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Infine dobbiamo mettere in atto qualche forma di Informazioni e strumenti telematici generali in:
valutazione a lungo termine, che dia dimostrazione www.musicmanifesto.co.uk
dei tipi di benefici musicali ed extramusicali deri- www.youthmusic.org.uk
vanti dall’apprendimento di uno strumento musi- www.abrsm.org
cale: benefici quali la disciplina, il lavoro collabo- www.trinityguildhall.co.uk
rativo, la comunicazione, la crescita nella fiducia e
autostima, e il semplice piacere dell’apprendimento, Ulteriori informazioni su “Wider Opportunities”
come i dirigenti scolastici citati sopra hanno sot- in:
tolineato. http://www.youthmusic.org.uk/news/News_Ar-
Vi è un aspetto per il quale non sembra che dob- chive/WOPPs_Creating_Chances.jsp
biamo combattere con troppa fatica, ed è il coin- http://www.musicmanifesto.co.uk/assets/x/50816
volgimento degli stessi giovani. La mia conferenza si http://www.oldham.gov.uk/wider-opportuni-
è conclusa con le immagini di alcuni degli alunni ties.pdf
partecipanti al programma, che hanno affermato http://www.devon.gov.uk/dms-wideropps.pdf
«sento di aver guadagnato qualcosa», «se ne avessi
l’occasione, suonerei qualsiasi strumento al mon-
do», «sentivo di voler piangere per quanto ero feli- 1 Si veda il sito www.musicmanifesto.co.uk.
ce», «mi sembrava che stessero applaudendo pro- 2 K. Swanwick – C. Jarvis, The Tower Hamlets String
Teaching Project, London, Institute of Education, Lon-
prio me», «mi piace perché è divertente», «è vera-
don University, 1990.
mente una bella esperienza», «mi fa sentire di aver
3 Music Manifesto Report 2006/2.
raggiunto qualcosa», «è bello suonare uno strumento 4 Si veda il sito www.ks2music.org.uk.
a scuola, così tutti siamo coinvolti in qualche cosa», 5 Si vedano K. Swanwick, Music, Mind and Education,
«vorrei suonare il violino da grande, perché mi pia- London, Routledge, 1988 e K. Swanwick, Teaching
ce moltissimo», … Music Musically, London, Routledge, 1999.
Tenendo presente che tali affermazioni sono quasi 6 M. Csikszentmihalyi, Creativity: Flow and the Psycho-
tutte di bambini che non avrebbero mai avuto l’op- logy of Discovery and Invention, Harper Collins, 1996.
7 H. Gardner, Frames of Mind, Oxford, Heinemann,
portunità di suonare uno strumento senza questa
1983.
iniziativa, è facile constatare quanto sia importante 8 L.A. Reid, Ways of Understanding and Education,
questo programma e quanto impatto abbia. London, Heinemann, 1986.
Uno degli argomenti principali del Congresso di
Berna riguardava l’incoraggiamento della coesione
sociale attraverso l’insegnamento degli strumenti
ad arco. Un arduo compito, ma il programma “Wi-
der Opportunities”, che incoraggia intere classi a PHILIPPA BUNTING
suonare assieme, collaborando in uno spirito di ac- Philippa Bunting è vicedirettrice del Centre for Young Mu-
cessibilità e partecipazione, potrebbe per l’appunto sicians al Royal Northern College of Music di Manchester.
essere visto come un primo passo concreto in que- È didatta di grande esperienza, avendo lavorato fra l’altro
sta direzione. nel settore della didattica strumentale a intere classi,
Traduzione di Ennio Francescato avendo insegnato agli studenti avanzati dei “junior de-
partments” di tre Conservatori del Regno Unito. Ha inoltre
diretto lo String teaching programme alla Guildhall School
of Music and Drama di Londra. È pubblicato qui il testo
della conferenza presentata da Philippa Bunting al 36°
Congresso Internazionale ESTA di Berna, 30 aprile – 5
maggio 2008.

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Termini di interesse violinistico nel
“Lessico della letteratura musicale
italiana 1490-1950”
(parte II)

Luca Aversano La terminologia violinistica, si diceva nella prima sulla corda (per ciò che concerne l’analogia tremo-
parte di questo articolo [ndr: «A Tutto Arco», lo/vibrato si veda anche più avanti). Attestato in
2008/1, pp. ???], perviene a una sua “classicità” sol- Franceso Rognoni, “tremolo” ricorre successiva-
tanto nel corso del XVIII secolo, in conseguenza mente nel metodo di Campagnoli e, prima ancora,
di una maggiore circolazione della manualistica da in Tartini e in Galeazzi, che (con buon gusto uni-
un lato, dall’altro in ragione del progressivo conso- versalmente perduto e con ogni probabilità irrecu-
lidamento delle scuole strumentali italiane. Si ri- perabile) bandisce il tremolo del dito, di cui oggi ve-
scontrano tuttavia elementi di continuità con i co- ramente si abusa, con il risultato di un persistente,
stumi linguistici cinque-seicenteschi. Numerose statico e noioso effetto, incollato uniformemente
espressioni permangono in uso, come ad esempio la al suono della maggior parte dei violinisti.5 Leg-
locuzione “calcare l’arco”. Nel senso di “sviluppare giamo i rispettivi passi:
la pressione dell’arco sulla corda”, essa è attestata Le Viole da brazzo, particolarmente il violino, è in-
già nel 1542 nella Regola Rubertina per la viola da strumento in se stesso, crudo & aspro, se dalla soave
gamba di Silvestro Ganassi: archata non vien temprato, e radolcito: da quì im-
[...] Hai da calcar l’arco forte: e pian e tal volta né parino coloro, i quali [...] van saltando con l’arco so-
forte, né pian, cioé mediocramente.1 pra la viola, che par divorano le note, non facendo
È Giuseppe Tartini, circa due secoli dopo, a ripren- sentirle tutte con l’arco eguale, ben serrato alla vio-
dere l’espressione sul piano didattico: la, come fanno i buoni sonatori; ancora fano certi
Per cavare dall’istromento buona voce, bisogn’ap- tremoli, con quel ditto che fà la voce istessa, tocan-
poggiare l’Arco con delicatezza prima, e poi cal- do sempre falso [...].6
carlo, altrimenti appoggiandolo subito con forza si Questo è moto, che per natura appartiene più al
cavarebbe voce cruda e stridula.2 suono, che al canto; sebbene nelle voci umane si
Francesco Galeazzi la riutilizza nel 1791, con in- trova alle volte questo tremolo dato dalla natura.
tenzione pedagogica simile, ma dotata di lumi ra- [...] Ad imitazion di questo effetto si fa artificial-
zionalistici che rischiarano l’empirismo precedente: mente sopra il violino, viola, violoncello, etc. questo
Quando si calca assai l’arco tutto ad un tratto nel tremolio con il dito, che sta sopra la corda: impri-
cominciar l’arcata, e si tira sempre con egual forza, mendo il tremore al dito colla forza del polso senza
come fan quelli, che tutta la bravura consister fanno che il dito abbandoni la corda, alzando però un po-
nel suonare più forte che possano, succede, che for- co il dito dalla corda.7
ma la corda da principio violentissime oscillazio- Non manca chi a’ suaccennati artificj ne aggiunge
ni, le quali dalla forza sempre uguale, e veemente un altro detto tremolo: fan questo consistere, nel
dell’arco vengono anzi impedite, che eccitate, onde calcare bene il dito sopra la corda per fare la tenuta,
esce allora dalla corda un suono asprissimo, rauco, e e poi imprimendo alla mano un certo moto parali-
che da vicino fa grandissimo rumore invero, ma tico, e tremolante, fan sì che il dito si pieghi or da
che da lontano alcuni passi più non si sente [...].3 questa or da quella parte, e ne risulti un’intonazio-
Ancora nel primo Ottocento, la traduzione italiana ne vacillante, ed un certo tremolio per costoro non
del metodo di Spohr attesta l’impiego della locu- ingrato, ma queste sono vere verissime stonature,
zione: che non possono piacere se non a chi vi è avvezzo,
Nelle note doppie devesi calcare l’arco coll’istessa e che devono affatto dalla Musica proscriversi pres-
forza su l’una e l’altra corda per produrre l’egua- so chiunque di buon gusto è fornito.8
glianza nei due suoni.4 Tremulamento, o tremolo, è un abbellimento che
Un ulteriore esempio di usi lessicali permanenti lo deriva dalla natura stessa di cui se ne serve per or-
può offrire il termine “tremolo”, nel senso del mo- nare una nota finale, o una tenuta. Per produrre il
derno “vibrato”, prodotto dall’oscillazione del dito tremulamento sul violino bisogna appoggiare con

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forza il dito sulla corda e fare colla mano dei piccoli primo luogo a evitare errori di interpretazione in
movimenti in avanti verso il ponticello ed indietro fase didattica e di esecuzione. La parola “vibrato”,
contro la tastiera.9 per citare un esempio di particolare interesse, è fre-
Altra fattispecie linguistica interessante è quella dei quente nei secoli XVIII e XIX in un senso total-
termini che, attestati già nel primo Seicento in re- mente diverso da quello oggi comune di “oscilla-
lazione ad altri strumenti, si ripresentano successi- zione dell’altezza del suono ottenuta con un on-
vamente in veste violinistica, ma con accezione di deggiamento regolare del dito che preme la cor-
poco mutata. Significativo il caso di “botta”, voce da”. Come si è già visto, in luogo di “vibrato” si
impiegata comunemente nella terminologia liuti- impiegava il termine “tremolo” (oppure “tremo-
stica per indicare l’atto di pizzicare le corde, come si lìo”). L’espressione era vigente ancora verso la fine
legge in Scipione Cerreto: dell’Ottocento, a testimonianza del perdurare di
Nell’Intavolatura si usano i punti appresso de i nu- questo uso linguistico. Si veda in proposito l’atte-
meri che altro non denotano, che dov’è il punto, stazione in uno scritto che nel 1883 il primo violi-
quella Corda si tocca con il dito di sotto, che sarà il no della Società del Quartetto di Napoli, Dwor-
Dito appresso il Dito grosso detto da Latini indice, zak von Walden, dedicò allo strumento e alla sua
quale botta si dice alzare, & dove non è il punto, tecnica:
quella botta si dà col Dito grosso, e si dice calare. E Il tremolio viene adoperato eccezionalmente, per
quando trovarà una botta di più corde, non deve impartire al suono una grande analogia con una
partirse con le dita da quella botta infino à tanto, voce umana, profondamente commossa. L’esecu-
che non habbia finito di toccare il passaggio, ò altra zione è la seguente: si applica un dito sulla corda
botta sola [...].10 per formare il suono, in quel che le altre tre dita si
L’impiego posteriore di Galeazzi testimonia l’in- sollevano, e la mano mediante un tremolio (la cui
gresso del termine in area violinistica, sebbene con direzione è dal capotasto al ponticello) trasmesso
differenti modalità esecutive: al dito, rende il suono ondeggiante, per così dire,
Distinguonsi principalmente due specie d’Arpeggi. giacché esso subisce alternativamente elevazioni e
La più semplice dicesi Botta, o strappata da’ pratici, abbassamenti.12
e da alcuni con miglior titolo Tricordo, e l’arpeggio “Vibrato” era invece usato, in forma aggettivale e
così propriamente detto [...]. Il modo di fare la Bot- non di sostantivo, con un significato vicino a quel-
ta, o Tricordo, è di appoggiar forte l’arco sopra la lo di “marcato”,“vigoroso”, in riferimento alla tec-
corda più bassa, e quindi tirando pochissimo arco, nica dell’arco e non a quella della mano sinistra. Si
abbassarlo tutto ad un tratto, e percuoter le tre o veda in merito ancora il Galeazzi (1791):
quattro corde con colpo forte, vibrato, staccato, e Si deve tirar l’arco vibrato, e staccato; vibrato, cioè,
risoluto.11 che i suoni che ne risultano, siano ben terminati, e
Problematiche simili si riscontrano nel passaggio risoluti; staccato acciò i suoni non restino melensi,
dalla vecchia lingua violinistica alla terminologia ma finiscano tutti ad un tratto.13
modernamente in uso. Non sono affatto rari i casi Numerose sono le ricorrenze ottocentesche di “vi-
di parole o espressioni che, per ragioni diverse, mu- brato” in tale accezione, tra cui, per brevità, segnalo
tano radicalmente significato rispetto alla tradizione soltanto questa del 1859.
da cui provenivano. Nella letteratura musicale e nel- Nel “Coro degli Ambasciatori”, che apre il secondo
le partiture antiche ci troviamo pertanto di fronte a atto [de I Lombardi alla prima crociata], si nota una
termini che non possono essere letti secondo la certa crudezza di modulazioni [...]. Il suo ritmo è
contemporanea sensibilità linguistica. Essi vanno ri- “staccato” siffattamente, che pochi esempj ne tro-
condotti, tramite adeguate conoscenze storiche, al vano di altri maestri. Dopo alquante battute entra
loro originario significato, il che contribuisce in un altro “motivo” con diverso ritmo, foggiato eco-

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nomicamente, tutto «vibrato» e cantato “fortissi- 1 Regola Rubertina, parte I e II, Venezia, Presso l’Autore,
mo” [...].14 Sul successivo mutamento semantico del 1542-1543; rist. anast. Bologna, Forni, 1974, p. VI.
termine, con l’acquisizione del moderno significa- 2 Regole per arrivare a saper ben suonar il Violino [1740
to, sembra abbia influito il francese vibration (vi- ca.], ms.; facsimile in Tartini, Traité des Agréments de
la Musique, a cura di E.R. Jacobi, Celle-New York,
brazione), penetrato in Italia nel Novecento attra-
Moeck, 1961, p. 2.
verso le diverse traduzioni di metodi provenienti
3 Elementi teorico-pratici di musica con un saggio sopra
da Parigi.15 Altri casi rilevanti di parole oggi usate in l’arte di suonare il violino, Roma, Pilucchi Cracas, I,
senso diverso rispetto all’accezione originaria so- 1791, pp. 151-152.
no quelli di “spiccato” e “liscio”. Nel Settecento, 4 Ludwig Spohr, Violinschule (Vienna, 1832), trad. it.
come attestano, tra l’altro, varie indicazioni in par- anon. Metodo per violino, Napoli, Girard, 1837, p. 17.
titura di Vivaldi (cfr. ad es. il Concerto op. IX n. 9), 5 Mi si perdoni la tirata antichizzante, ma non se ne può
“spiccato” vale semplicemente per “staccato”, “se- più di sentir vibrare per tutti gli angoli del sonoro uni-
verso...
parato”, mentre oggi denomina spesso un partico-
6 Francesco Rognoni, Selva de varii passaggi secondo
lare tipo di staccato, ottenuto con un colpo d’arco l’uso moderno per cantare et suonare divisa in due
consistente nel far rimbalzare velocemente l’arco parti, Milano, Lomazzo, 1620; rist. anast. Bologna,
sulla corda.Analogamente, il termine “liscio” veni- Forni, 1970, [p. 3].
va impiegato nel Settecento e nell’Ottocento per 7 Tartini, Regole, p. 15.
designare un’esecuzione priva di ornamentazioni. 8 Galeazzi, Elementi, p. 171.
Niente di più facile che l’infiorare il canto, perché 9 Bartolomeo Campagnoli, Nuovo Metodo della mecca-
nica progressiva per suonare il violino, Milano, Ricordi-
questo è un mezzo materiale, meccanico, che può
Pozzi [1827 ca.], p. 28.
impararsi da chiunque abbia sortito un organo vo-
10 Della Prattica Musica, Napoli, Carlino, 1601; rist.
cale pieghevole, ben costrutto, che abbia insomma anast. Bologna, Forni, 1969, p. 314.
una felice disposizione fisica al canto, con larga do- 11 Galeazzi, Elementi, p. 182.
se di buona volontà, di pazienza nello studio degli 12 Eusebio Dworzak von Walden, Il Violino ossia Analisi del
appositi esercizi, solfeggi, vocalizzi, gorgheggi. Ma il suo meccanismo, parte I, Napoli, Furchheim-Hoepli,
canto liscio, spianato, perché produca i maggiori 1883, p. 23.
suoi effetti, bisogna che sia tutto anima; i di lui pre- 13 Galeazzi, Elementi, p. 151. Cfr. anche il contesto citato
in corrispondenza della nota 11.
gi sono la vera espressione imitativa, drammatica;
14 Abramo Basevi, Studio sulle opere di Giuseppe Verdi,
questo insomma sta più nell’intelletto, ed ancor più
Firenze, Tofani, 1859, p. 26.
nel cuore, che non nella gola.16 15 Cfr. per esempio l’edizione Racca del metodo di Char-
Nell’odierno gergo violinistico “suonare liscio” si- les Dancla (Méthode de violon élémentaire et progres-
gnifica invece adoperare arcate ben aderenti alla sive, op. 52, Colombier, Paris, 1860 ca.) e la ristampa
corda, su note non legate, senza separazioni o in- Ricordi, rivista da Girolamo De Angelis, della tradu-
terruzioni di suono. Per concludere, l’intenzione di zione di Stefano Tempia dello stesso metodo di Dancla
queste brevi spigolature terminologiche, lungi dal (1942).
16 Nicolò Eustachio Cattaneo, Frusta musicale ossia Let-
pretendere esaustività, è stata quella di stimolare la
tere sugli abusi introdotti nella musica, Milano, Pirola,
curiosità e interesse nei confronti del tema “lingua 1836, p. 170. Si veda anche il “suonare liscio” di
del violino”, e di far riflettere sull’opportunità di Galeazzi, sempre nel senso di eseguire senza abbelli-
documentarsi. Una maggiore consapevolezza sto- menti o fioriture (Elementi, p. 209).
rico-lessicologica, acquisibile anche tramite stru-
menti di ricerca e di informazione quali il Lessico
della letteratura musicale italiana, potrà certamente
giovare alla qualità dell’insegnamento e dell’inter-
pretazione musicale.

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SCHEDA PERSONALE D’ISCRIZIONE
(Scrivere in stampatello)

E.S.T.A. – ITALIA
Presidente: Bruno Giuranna

Il sottoscritto,
titolo: " M° " Prof. /(ssa) " Dott. /(ssa) " Sig./(ra)
cognome: nome:
nato a: il:
residente a: provincia di: C.A.P.:
in via/piazza: n.
telefono: fax:
e-mail: @
eventuale altro indirizzo a cui inviare la posta ESTA:
via: n. Città o località: C.A.P.:
strumento: " Violino " Viola " Violoncello " Contrabbasso " Altro (specificare )
professione (barrare una o più categorie): " Concertista " Direttore " Insegnante
" Formatore di insegnanti " Compositore " Ricercatore/Musicologo
" Studente " Altro (specificare)
presso:
(è possibile allegare il proprio Curriculum Vitae)
se studente (per gli allievi di insegnanti privati, fornire i dati sul docente di seguito richiesti, è facoltativo),
allievo della classe del Prof..:

CHIEDE di iscriversi a codesta Associazione in qualità di (barrare la voce che interessa):

" Socio Studente Euro 20,00 " Socio Ordinario Euro 30,00
" Socio Sostenitore contributo annuo superiore a Euro 50,00

La quota associativa può essere versata a mezzo Bollettino Postale sul C/C N. 31129505 intestato a: ESTA-Italia, c/o Camera di
Commercio di Cremona, Piazza Stradivari 5, 26100 – Cremona, oppure tramite Bonifico Bancario sul C/C n. 000000180098
intestato a ESTA-Italia presso la BANCA CREMONESE DI CREDITO COOPERATIVO, via Roma 14, 26100 Cremona,
ABI: 8454, CAB: 11403, CIN: E, CODICE PAESE: IT,
IBAN: IT43E0845411403 000000180098, BIC: ICRA IT MMC M0, con causale:“Quota associativa annuale 20 ”

TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI (Legge 675/96)


I dati personali sono ad uso esclusivo del Consiglio Direttivo e servono alla compilazione dell’elenco dei Soci, di cui va inviata an-
nualmente copia all’ESTA Centrale.Vi preghiamo di compilare il quadro sottostante, qualora ESTA-ITALIA decidesse di rendere dis-
ponibile, ai soli Soci, l’elenco.

" Consento, oppure " Non consento, ad ESTA ITALIA di disporre dei miei dati personali, nominativo, indirizzo completo, e-mail,
telefono, fax, scuola presso la quale insegno (per i docenti interessati), sopra indicati, per la pubblicazione nell’elenco dei Soci ESTA.

Data: Firma:
Per i minorenni va indicato il nome e la firma di uno dei genitori o di chi ne fa le veci:

Inviare questa pagina per posta elettronica oppure per posta ordinaria a:
ESTA-Italia, c/o Camera di Commercio di Cremona, Piazza Stradivari 5, 26100 Cremona - segreteria@estaitalia.org
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Il Playday continua
a crescere

Barbara Bertoldi L’iniziativa, nata qualche anno fa ha sempre ottenuto per le prove cinque diverse formazioni orchestrali:
Elisabetta Betti notevole successo e consentito a molti strumentisti gli alunni del progetto “Orchestra a Scuola / Scuo-
Ursula Schaa giovani e giovanissimi di suonare per la prima vol- la in Orchestra” di Trento, diretti da Barbara Ber-
ta in un’orchestra. toldi e Alexander Monteverde; le due formazioni
Quest’anno ESTA Italia, contando sulla preziosa della Scuola di Musica di Feldkirch (Austria), i Mi-
collaborazione di Associazioni amiche e soci vo- nistrings composti da giovanissimi e i Streicherföe,
lenterosi, è riuscita a realizzarne ben quattro in di- entrambi guidati da Ingrid Ellenshon; ancora i vir-
verse città e con requisiti differenti: uno per orche- tuosi del Gruppo d’archi Versus, di Zoran Milen-
stre d’archi a Trento, due (uno a Milano e l’altro a kovich, provenienti da Brentonico di Trento; e per
Bologna) per le SMIM (le Scuole medie a indiriz- concludere una grande orchestra formata da ben
zo musicale) e infine uno per formare due orchestre 80 archi diretti da Klaus Manfrini, con studenti del-
di diverso livello a Firenze. le Scuole di musica del Trentino provenienti dai
Per ognuno abbiamo riportato grande successo di comuni di Borgo,Villa Lagarina, Cles,Trento, Per-
partecipazione (con un totale di oltre 360 ragazzi) e gine, Giudicare e Ala.
di gradimento generali. Il concerto è stato lungo, ma a detta di un folto
Il 2 febbraio a Trento, presso il Teatro Demattè di pubblico è stata una serata varia e interessante per la
Ravina, si è tenuto il “Primo Playday delle orchestre differenza di “qualità” delle varie formazioni e del
d’archi” dedicato alle orchestre già costituite. La programma che andava da Dall’Abaco a pezzi della
realizzazione è stata possibile grazie all’Associazione tradizione Irlandese, da Sibelius a Vivaldi, dalla Ciar-
“Laboratorio Musicale” e alla Scuola di Musica dei da di Monti al Jazz di Osborne.
Minipolifonici, entrambe di Trento. A Milano l’1 marzo presso il Teatro Pavoni si è svol-
Nel pomeriggio si sono alternate sul palcoscenico to il “Secondo Playday per le SMIM”. Dopo una

Klaud Manfrini e l’Orchestra delle Scuole di Musica del Trentino, 2 febbraio 2008

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L’Orchestra Ministrings di Feldkirch, 2 febbraio 2008 a Trento

giornata di intenso lavoro, ben 117 ragazzi prove- nizzate: il ripensare all’energia e all’entusiasmo che
nienti dalle Scuole Medie di Alba, Torino, Como usciva dagli strumenti e dagli sguardi di tutti quei
e Milano, hanno dato vita a un vivace concerto di- ragazzi che suonavano si trasforma in “carburante
retti da Roberto Favilla jr. e Barbara Bertoldi, ese- naturale” per cercare altre sedi, collaboratori e di-
guendo musiche di James “Red ” McLeod, di rettori disponibili a organizzare i prossimi Playday.
Brahms e un brano tradizionale basco. Nello stesso Arrivederci al 2009!
concerto gruppi più piccoli di alcune scuole parte-
cipanti hanno presentato alcuni pezzi preparati per
l’occasione. L’altro Playday dedicato alle SMIM, si è
tenuto il giorno 8 marzo presso il Teatro Bellinzo-
na di Bologna. Una quarantina di studenti delle
scuole medie di Bologna e del Cemi, diretti questa
volta da Ursula Schaa e Michela Tintoni, hanno
eseguito musiche dalla tradizione popolare: Sun
Down Song (Trad. indiano) Melodia Basca (Trad.), BARBARA BERTOLDI
Barbara Bertoldi, violoncellista, si dedica con passione
Harvest Home (Hornpipe, trad.) e Allegretto pizzi-
all’insegnamento, in Conservatorio,in Scuole Musicali e
cato (Trad.). come maestro preparatore in Orchestra giovanili. È do-
Per concludere questo ricco elenco di Playday ci- cente di violoncello e cura gli ensemble d’archi di due li-
tiamo l’ultimo, dedicato a due orchestre di livello velli (principianti ed intermedi) presso la Scuola di Musica
differente, principianti e intermedi, costituite da un “I Minipolifonici” di Trento. È membro del Direttivo di
totale di 39 strumentisti provenienti da ben 18 na- ESTA Italia.
zioni diverse,“Il primo Playday Internazionale” ap-
punto, che si è tenuto a Firenze il 9 marzo presso ELISABETTA BETTI
l’Istituto Salesiano dell’Immacolata. Janet Zadow e Elisabetta Betti è docente di violino presso la SMIM “Sa-
Paolo Crispo si sono alternati sul podio, il pro- bin” di Segrate (MI). Si occupa della supervisione al tiro-
cinio didattico nel biennio di didattica strumentale. È at-
gramma comprendeva la Suite celtica di Colledge
tualmente membro del Direttivo di ESTA Italia.
per i più giovani e Eine Kleine Streichmusik di
Kummel per i più grandi. Impossibile in questa se-
de citare i nomi di tutti gli studenti, gli insegnanti e URSULA SCHAA
Ursula Schaa insegna attualmente violino sia in una scuo-
gli accompagnatori che hanno reso possibili questi
la media ad indirizzo musicale a Bologna sia il metodo
quattro appuntamenti dedicati al suonare insieme. Suzuki nella scuola CEMI a Bologna. Ha scritto “Labora-
Siamo certi che a loro basta il ricordo della giorna- torio di Violino”, in tre volumi, per l’insegnamento del vio-
ta alla quale hanno preso parte, così come d’altron- lino nelle scuole medie ad indirizzo musicale. È compo-
de lo stesso ricordo basta anche a chi le ha orga- nente del Comitato Direttivo di ESTA-Italia.

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A Berna il 36° Congresso


Internazionale ESTA

La città di Berna

Ennio Francescato Dal 30 aprile al 4 maggio 2008 si è svolto a Berna da Peter Gülke ha accompagnato il violoncellista
(Svizzera) il 36° Congresso Internazionale ESTA. Il Thomas Demenga nel Concerto di Elgar. Il con-
Congresso è stato ospitato nel Conservatorio, anti- certo dell’Ensemble Paul Klee si è svolto nell’Au-
ca Istituzione che ha sede sulla via principale del ditorium dell’omonimo Museo, interamente dedi-
centro cittadino, la Kramgasse, a pochi passi dalla cato al famoso pittore per molti anni dalla Seconda
Torre dell’Orologio, simbolo della capitale federale. Guerra mondiale alla morte residente a Berna. No-
Il denso programma delle giornate congressuali è tevoli anche il recital di violino/viola e pianoforte
stato molto ricco e stimolante, alternando come di del duo Barbara Doll e Cristina Marton, e la serata
consueto i concerti di affermati solisti alle esibizio- che ha visto l’interpretazione dei Pezzi brevi di
ni di formazioni studentesche, le conferenze sui te- Fritz Kreisler da parte del violinista Thomas Füri,
mi più diversi alle masterclass pubbliche. accompagnato al pianoforte da James Alexander.
Tra i concerti, di rilievo la serata di gala inaugurale, Una mirabile esecuzione del Quartetto “Black An-
nella quale l’Orchestra Sinfonica di Berna diretta gels” (1970) di George Crumb è stata offerta da

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Alexis Vincent e Julia Prinsen-Feneberg (violini), fascinanti immagini di una sua esperienza di inse-
Tom Morrison (viola) e Walter Mengler (violon- gnamento del violino in una regione povera del
cello). Nord dell’India. Paul Jacobs (Belgio) ha presentato
Molte le conferenze, tra le quali ricorderemo qui l’Associazione “Luthiers sans frontiers”, che diffon-
solo le più significative. Käthi Gohl (Svizzera) si è de nei Paesi in sviluppo la cura, la riparazione e la
soffermata sulla didattica della musica contempo- conservazione degli strumenti ad arco. Merit Palas
ranea per violoncello. Beatrix Borchard (Germa- (Finlandia) ha esaminato le caratteristiche retori-
nia) ha ricordato il famoso violinista ottocentesco che delle singole variazioni della Ciaccona per vio-
Joseph Joachim, fra l’altro grande amico di Brahms. lino solo di Johann Sebastian Bach, e le conse-
Edith Peinemann, Presidente Internazionale di guenze che se ne dovrebbero trarre sul piano in-
ESTA, ha tenuto una conversazione sul Doppio terpretativo.
Concerto per violino, violoncello ed orchestra di La tradizionale escursione ha portato i congressisti a
Brahms, ripercorrendo con tocco vivace ed umo- Thun, pittoresca cittadina sulle rive dell’omonimo
ristico le vicende delle sue interpretazioni di questo lago, incorniciato dalle vette dello Jungfrau e del-
capolavoro assieme fra l’altro a violoncellisti del ca- l’Eiger svettanti su poderosi ghiacciai: abbiamo ri-
libro di Enrico Mainardi e Gaspar Cassadó. Tho- percorso i luoghi nei quali venne ripetutamente a
mas Füri ha analizzato i Pezzi brevi di Kreisler, il- soggiornare in estate Johannes Brahms, trovando
lustrandone anche le potenzialità nella prospettiva qui ispirazione per celebri composizioni come la
della didattica violinistica. Philippa Bunting (Re- Sonata per violoncello e pianoforte in fa maggiore
gno Unito) ha presentato una documentata rela- Op.99 e la Sonata per violino e pianoforte in la
zione corredata di accattivanti immagini videore- maggiore Op.100.
gistrate delle esperienze di insegnamento collettivo Un momento particolarmente significativo del
dello strumento ad arco in Gran Bretagna. Romeo Congresso è stata l’esecuzione sulla Bundesplatz di
Alavi Kia (Austria) si è soffermato sulla relazione Berna da parte di oltre 550 giovani studenti di vio-
tra respirazione e qualità del suono prodotta agli lino, viola, violoncello e contrabbasso delle Scuole
strumenti ad arco, esemplificando successivamente le musicali di tutti i cantoni più vicini, sotto la bac-
applicazioni delle sue teorie in un workshop, nel chetta di Iwan Wassilevski, della composizione ap-
quale i congressisti erano direttamente coinvolti. positamente commissionata “Orage d’oiseaux” di
Corinne Bara Zurfluh (Svizzera) ha mostrato le af- Isabel Wullschleger, basata su canti popolari delle
quattro regioni linguistiche della Svizzera.Tale ma-
nifestazione, ripresa in diretta dalla televisione el-
vetica, ha coinvolto il foltissimo pubblico ed anche
numerosissimi passanti casuali, per la passione mu-
sicale e l’impegno dimostrati da tanti giovani ri-
uniti in un così numeroso ensemble.
Il prossimo appuntamento per i soci ESTA di tutti
i Paesi d’Europa è a Vienna dal 3 all’8 aprile 2009.

Il lago e la cittadina di Thun

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Intervista a Paolo Bodini


Presidente della Fondazione Antonio Stradivari - La Triennale di Cremona

Giovanni Battista Cremona e la liuteria, una relazione altalenante nel che per oltre 30 anni ha portato avanti le attività
Magnoli corso della storia. Come sono i rapporti oggi? culturali legate alla liuteria, in particolare il Con-
Credo che negli ultimi decenni i rapporti siano an- corso Internazionale che si è regolarmente svolto
dati costantemente migliorando nella consapevo- ogni tre anni. Dalla nascita della Fondazione ci sia-
lezza reciproca che Cremona può trarre tanto dalla mo particolarmente dedicati ad estendere le nostre
liuteria, che l’ha da secoli caratterizzata a livello relazioni internazionali, cercando soprattutto di far
mondiale, e la liuteria può trovare nuova e continua conoscere le tante iniziative positive che vengono
linfa grazie all’aiuto delle Istituzioni e all’humus svolte, ma non sono sufficientemente conosciute e
della città stessa. soprattutto non lo sono state nel passato.
L’avvio di progetti di studio, l’organizzazione di
Lei è stato sindaco della cit- convegni internazionali in occasione delle mostre
tà, quanto incide la liuteria storiche, il coinvolgimento dei massimi esperti
oggi nella vita di Cremo- mondiali nei nostri comitati scientifici credo abbia
na? portato nuovo interesse e nuove convergenze su
Certamente la mia espe- Cremona.
rienza di sindaco, specie
nel secondo mandato, Quali sono gli ostacoli maggiori che avete trovato sulla
mi ha portato a cono- vostra strada?
scere da vicino questa L’ostacolo maggiore è certamente quello delle ri-
realtà e quindi ad ap- sorse economiche, che condizionano anche una
prezzarla. Io credo che struttura operativa della Fondazione piuttosto fra-
la liuteria incida davvero gile rispetto agli obbiettivi che ci siamo posti.
tanto sulla vita della cit- In questo senso sarebbe auspicabile una maggiore
tà, più di quanto può concentrazione di energie della città su questo ob-
sembrare. Se non è faci- biettivo, che dovrebbe essere strategico, in quanto è
le quantificare questa in- dalla liuteria che passa la internazionalizzazione del-
cidenza dal punto di vi- la nostra città. Molte lodevoli iniziative sono nate in
Paolo Bodini sta economico per la questi anni in ambito culturale a Cremona, forse un
difficoltà a raccogliere dati realmente attendibili sul- po’ troppe per le nostre dimensioni: io auspicherei
la produzione e vendita degli strumenti, anche per una maggiore focalizzazione sul settore della liuteria,
l’estrema frammentazione della produzione stessa, il più spendibile sul piano internazionale.
dobbiamo però pensare che i circa 250-300 addet-
ti a questo settore costituiscono una sorta di “azien- Esiste ancora un “modello Cremona” per la liuteria ita-
da diffusa”, certamente non delle più piccole del liana?
nostro territorio. Ma al dato meramente econo- Certamente si. La realtà di Cremona è assoluta-
mico va aggiunto l’indotto soprattutto di tipo turi- mente unica nel panorama italiano e mondiale. La
stico, ed ancor di più il prestigio internazionale che forte tradizione basata sulla scuola classica, la ele-
questa attività porta alla città. Dunque un’inciden- vatissima concentrazione di botteghe e la presenza
za di grande rilievo. della Scuola Internazionale fanno di Cremona un
modello del tutto particolare, “non esportabile”,
Che ruolo ha la neonata Fondazione Stradivari nel pa- con cui tutti in qualche modo debbono confron-
norama della Liuteria internazionale? tarsi. Questo non vuol dire che non vi siano altre
Debbo innanzitutto dire che la neonata Fondazio- scuole di grande valore che giustamente affermano
ne si innesta sul solido tronco dell’Ente Triennale, e sottolineano le proprie peculiarità e che vanno

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assolutamente valorizzate e sostenute nel loro sfor- E’ una questione di trasparenza e rispetto dell’ac-
zo, ma Cremona resta comunque il paradigma im- quirente che alla lunga, ma credo anche nel medio
prescindibile da cui partire. periodo, paga. Ed è una buona regola di mercato
cui anche la liuteria dovrebbe adeguarsi.
Come vi impegnate per far conoscere il marchio Cremona
nel mondo? Quali sarebbero i punti di forza della liuteria su cui in-
Se per marchio Cremona intendiamo un marchio vestire?
commerciale, questo non rientra negli scopi statutari Credo che, in un mercato sempre più competitivo,
della Fondazione. Se invece si intende “marchio” Cremona debba fare ogni sforzo per collocarsi nel-
come riconoscibilità immediata di Cremona come la fascia dell’eccellenza, investendo quindi sulla qua-
“città della liuteria” allora le iniziative sono davve- lità del prodotto più che sull’aspetto quantitativo. E’
ro molteplici. Produciamo un periodico bilingue anche molto importante affermare un primato di
(italiano-inglese) che viene inviato gratuitamente tipo culturale, che vuol dire garantire la migliore
ad oltre 10.000 indirizzi selezionati nel mondo, ab- formazione, avere corsi e seminari di specializza-
biamo un sito internet costantemente aggiornato zione nei vari settori, a cominciare dal restauro, or-
e sempre più visitato, organizziamo mostre di liu- ganizzare corsi residenziali per la formazione per-
teria storica assolutamente ineguagliate a livello manente, essere insomma centro vivo della liuteria
mondiale, organizziamo, in collaborazione con Cre- mondiale. L’arrivo del Centro di Restauro di li-
monafiere, il Salone Mondomusica, che vede un vello internazionale a Cremona è un tassello indi-
crescendo di partecipazione internazionale sia tra spensabile in questo quadro ed il mio augurio è
gli espositori che i visitatori e cerchiamo di essere che avvenga al più presto.
presenti, compatibilmente con i problemi di bilan-
cio, nelle principali fiere di settore in giro per il Cremona è nota anche per i suoi corsi di musica e le sue
mondo. Uno sforzo insomma “a tutto campo” con attività culturali. Si riesce a rompere la barriera ideale che
tutte le energie di cui disponiamo. di solito distingue i liutai dai musicisti?
Qualcosa in questo senso si è fatto, specie negli ul-
Come si distingue l’eccellenza dalle produzioni di massa? timi anni. A Cremona è nato il Conservatorio con
E’ ovvio che l’intenditore riconosce al primo sguar- anche corsi di specializzazione, è attiva da molti
do uno strumento seriale da uno di alto artigianato. l’Accademia Stauffer, la Scuola Civica di musica è
Il problema sta nel garantire il “consumatore me- assai frequentata e vi sono molte altre realtà attive in
dio”, che cerca un buon prodotto ad un costo ra- città e sul territorio. Liuteria in Festival, la manife-
gionevole. Da questo punto di vista ritengo che stazione autunnale che da vari anni proponiamo
l’idea valida sia quella di marchi di garanzia o di con un crescente successo, rappresenta proprio il
certificazioni tipo DOC. tentativo, credo riuscito, per fare incontrare il mon-
Il Consorzio nato a Cremona ha proprio questo do della liuteria con quello della musica, chi co-
scopo. Bisogna però che sia la stessa categoria dei struisce e chi utilizza gli strumenti.
produttori che si dà regole ben precise e poi fa ri- Sono convinto che l’incontro di questi due mondi
spettare, con opportuni controlli, le regole che si è sia utile e necessario per creare stimoli reciproci,
date. così come è stato nel glorioso passato che vedeva a
Non mi scandalizzo che si producano anche nelle Cremona i grandi maestri della liuteria come Ama-
botteghe liutaie strumenti partendo da parti semi- ti, Stradivari e Guarneri insieme a musicisti di altis-
lavorate, ma è giusto che questo sia certificato ed il simo livello quali Marcantonio Ingegneri e Claudio
prodotto venduto in una fascia diversa da quello Monteverdi. L’auspicio è che Cremona continui
dello strumento interamente artigianale. ad essere punto di riferimento di questi due mondi.

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Le carte Zanardi - Bisiach

Ugo Ravasio Con il titolo Carte Zanardi – Bisiach si riassume neanche troppo cospicua se si fosse trattato di ma-
una curiosa vicenda di falsificazione di documenti teriale originale.
Stradivariani. All’epoca vi fu molto scalpore nel- Altri documenti attribuibili all’archivio di bottega di
l’ambiente liutario, vi fu anche un processo che Antonio Stradivari furono venduti all’antiquario
condannò l’ideatore della falsificazione, con grande bresciano Osvaldo Vitali. Fu proprio il Vitali a pro-
sollievo di chi aveva denunciato la mistificazione. porre al comm. Tomaso Gnoli, Reale Sovrainten-
Il titolo apparso su un giornale dell’epoca, Per la dente alle Biblioteche e Direttore della Braidense di
difesa della pura gloria di Antonio Stradivari, fa ben ca- Milano «una cinquantina di documenti di Antonio
pire quali sentimenti vi fossero in gioco. Tuttavia Stradivari».
sullo sfondo rimase uno strascico che intravedeva tra La prima preoccupazione del conte Gnoli fu quel-
i moltissimi documenti falsi altri di notevole inte- la di impedire che questi emigrassero all’estero, ri-
resse per la comprensione della tecnica liutaria. tenendoli probabilmente autentici. Segnalò la do-
L’idea della falsificazione può essere nata dall’effet- cumentazione al prof. Illemo Camelli, direttore dei
tivo ritrovamento di alcuni disegni di un’antica bot- Musei Civici di Cremona. Il prof. Camelli fu in-
tega liutaria, non necessariamente di Stradivari. formato che i documenti consistevano in fatture e
Questo apre una riflessione sulla grande quantità fogli di paghe della bottega Stradivari, disegni di
di materiale e perciò di lavoro liutario, che è an- strumenti, lettere di famigliari e di clienti e alcune
data dispersa nei secoli.Tuttavia, seppur molti am- disposizioni testamentarie.
birebbero poter verificare in dettaglio il lavoro dei Tutto per un prezzo di diecimila lire. Poiché il Mu-
liutai precedenti, non si può negare che per il liutaio seo aveva in corso numerose spese per il riordino, il
trovare autonomamente la propria strada è condi- Camelli cercò finanziamenti alla Deputazione Pro-
zione assoluta per giustificare tanta passione. vinciale, somma che con l’interessamento dell’avv.
Anche il rinnovamento della liuteria si alimenta di Bellomi e del Presidente Stefano Foletti gli fu mes-
questo. Se tutto fosse perfettamente codificato ba- sa a disposizione.
sterebbero gli strumenti di fabbrica. Il Camelli prese come “campione” un documento
Dalle cronache dell’epoca: al principio del 1927 un stradivariano autentico, proveniente dalla collezione
restauratore di mobili di Bergamo, offriva in vendi- ex Cozio di Salabue, ex Fiorini, ora Museo Stra-
ta ad una rispettabile ditta di fabbricanti di violini in divariano. L’incontro con l’antiquario bresciano av-
Milano un manoscritto dal titolo Lo violino et sua fa- venne a Brera, il confronto dei documenti convin-
bricatione, secondo li istudi e segreti fatti per lo mio conto se il prof. Camelli che i documenti propostigli era-
nell’anno 1715. Et per fede Antonio Stradivari in Cre- no falsi.
mona, per la cifra di 250 lire. Una somma bassa per Sebbene il giudizio fosse decisamente negativo il
un simile tesoro. Dopo alcuni mesi i Bisiach, liutai Camelli cercò di indagare sul ritrovamento dei do-
milanesi, vennero in possesso del manoscritto con cumenti, ma anche verificare l’esistenza o meno di
altri 90 fogli sciolti per la somma di lire 2000. altri documenti. Il Vitali svelò che i documenti era-
Ogni tre o quattro mesi lo Zanardi offriva altri do- no stati ritrovati da un antiquario bergamasco che
cumenti lasciando intendere che ne esistevano altri nel restauro di un mobile aveva rintracciato una se-
di cui non voleva distaccarsi. Offrì un altro mano- greta contenente questo materiale. Dapprima non si
scritto intitolato Storia della vita di A. Stradivari scrit- diede eccessiva importanza, ma successivamente,
ta dal suo confessore e amico padre T. Bonaventi di C. d. quando il mobile passò di mano si pervenne a una
G. da Cremona, nel 1745. I documenti comprende- valutazione più pertinente. I documenti in mano
vano anche lettere di committenti nobili, carte con al Vitali erano solo una piccola parte della raccolta
schizzi di violini e altro materiale della bottega. che era stata venduta a una ditta liutaria milanese, i
Circa trecento pezzi pagati 10000 lire, una cifra Bisiach.

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Alle richieste del Museo e delle autorità di lasciare


analizzare i documenti, i Bisiach mostrarono solo
piccole parti marginali dell’insieme, impedendo
ogni analisi approfondita. Con l’acquisto dei docu-
menti i Bisiach avevano progettato di redigere la
più grande biografia del liutaio cremonese.
Concedere l’analisi dei documenti significava sfi-
lacciare e perciò rendere meno appetibile un pro-
getto tanto agognato e di grande rilievo. Poteva vo-
ler dire farsi battere sul tempo da qualche opportu-
nista. Tuttavia le ragioni dei Bisiach non furono
comprese, furono attaccati dai giornali e definiti
«gelosi, ansiosi e fanatici». Come spesso avviene i
commenti si divisero tra valorizzatori e detrattori.
Questi ultimi li accusarono che con il loro com-
portamento teso ad accaparrarsi quasi tutti i docu-
menti avevano indotto lo Zanardi ad ampliare la
falsificazione.
Nel frattempo la notizia dei documenti Stradivari si
era sparsa in tutta Europa, il Vitali aveva offerto al-
l’antiquario parigino Arthur Lauria sei lettere au-
tografe di Antonio Stradivari, offerta che il Lauria
non aveva accettato, attendendo che venisse chiari-
ta la faccenda. Su numerosi giornali italiani si ri-
portarono commenti e i più svariati punti di vista.
Di un certo rilievo fu l’intervista a Nicola da Ca-
stelbolognese, al secolo Nicola Utili, liutaio ritenu-
to tra i migliori del momento.
L’Utili aveva realizzato un suo modello di violino
senza punte, di eccellente fattura e ne aveva donato
un esemplare a Sua Eccellenza il cav. Benito Mus-
solini, violinista dilettante.
A Firenze il prof.Arnaldo Bonaventura aveva avva-
lorato l’importanza della scoperta. I Bisiach trova-
rono altri sostenitori, in particolare il «Giornale del-
l’Arte» che cercava di portare l’interesse sulla docu-
mentazione tecnica, ritenuta dai Bisiach di parti-
colare rilievo.
Giacomo e Leandro jr. Bisiach, quando erano in
attività, menzionavano la «vernice Stradivari» che
consigliavano ai numerosi allievi. La ricetta fu pub-
blicata anche da Hans Weisshaar e Margaret Ship-
man nel loro raro e preziosissimo libro sul restauro
Cartone Bisiach Violin Restoration.

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La ricetta denominata “1704” fu data al Sacconi dai


Bisiach, che a sua volta la passò al Weisshaar.
Poiché a Bergamo sia il mobile, sia i documenti
passarono in più mani, la notizia del valore dei do-
cumenti fece insorgere i vecchi proprietari che
chiedevano di partecipare agli utili della vendita. Il
comm. Pierantonio Pesenti sollecitato da tal Fenili
che lo riteneva l’originario proprietario del mobi-
le, per non essere coinvolto in future e oscure vi-
cende presentò denuncia alla Procura del Re.
Per chiarire l’ingarbugliata matassa furono seque-
strati tutti i documenti e imputati lo Zanardi ed al-
tri di “furto qualificato”.
Il magistrato, cav.Antonucci svolse un’accurata in-
dagine sia sul materiale cartaceo dei documenti sia
sul contenuto. I Bisiach scambiarono il più assoluto
riserbo per il materiale tecnico con qualche con-
cessione sul materiale storico. Buona parte della
storia del Bonaventi fu confrontata con le notizie
già consolidate sulla vita di Stradivari.
Il Camelli attivò Carlo Bonetti, personaggio di spic-
co della ricerca cremonese, fondatore del «Bolletti-
no Storico Cremonese». Com’è noto alcuni anni
più tardi il Bonetti, con Agostino Cavalcabò e Ugo
Gualazzini pubblicarono una monografia su Anto-
nio Stradivari.
Le numerose contraddizioni cronologiche e storiche
della storia stradivariana riportate nel manoscritto
dello sconosciuto padre Bonaventi, furono deter-
minanti per stabilire la falsità del manoscritto.Altre
analisi scientifiche sui materiali provarono l’esisten-
za di una truffa organizzata dallo Zanardi.
Lo Zanardi non era ignoto all’autorità per una pre-
cedente condanna. In particolare si scoprì che la
carta usata in parte era realmente antica, ma altra
era stata trattata con la tecnica della spugnatura di
sepia, un invecchiamento artificiale.
In molti documenti si intravide l’operato del pen-
nino metallico, che non esisteva all’epoca di Stradi-
vari.Anche l’inchiostro non fu giudicato dell’epoca.
Lo Zanardi ammise che molti documenti storici
erano in realtà copie conformi all’originale e che le
aveva vendute ai Bisiach perché sembravano più
interessati alle questioni tecniche. Infatti Andrea Bi-

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siach, costituitosi parte civile, dichiarò: «Il conte- UGO RAVASIO


nuto tecnico dei documenti ha il suo completo va- Ha avviato l’attività liutaria a Brescia nel 1976 sotto la
lore ancor oggi, anche se i documenti sono una guida del maestro Giuseppe Stefanini e Giacomo e Lean-
dro jr. Bisiach. Lo studio della storia della liuteria bre-
copia: ciò, in tal caso, è soltanto il valore storico
sciana, ma non solo, ha portato a numerose pubblicazioni
che muterà, scemando di molto, mentre il valore
e collaborazioni con riviste ed enti. Ha partecipato come or-
tecnico rimane indiscutibilmente inalterato». ganizzatore a mostre sulla liuteria a Brescia e Cremona. Ha
La polemica non si placò facilmente: da una parte i scritto le voci di liutai bresciani per alcune note enciclo-
Bisiach a sostenere qualche validità tecnica della pedie.
documentazione, dall’altra le parti istituzionali che
avevano, oltre alla ragione sull’autenticità, il dente
avvelenato per non essere state coinvolte subito.
Certamente l’accesa polemica impedì poi una va-
lutazione più serena dei contenuti tecnici.Va ricor-
dato in particolare il «cartone Bisiach» (fig. 1).
È difficile dire se questo disegno sia effettivamente
uno schema di costruzione del violino dato da
Amati a Stradivari. Quel che parrebbe certo è che i
tre cerchi concentrici che appaiono, alla fine del
Settecento erano conosciuti nell’ambito liutario.
Nella memoria di Antonio Bagatella, presentata al-
l’Accademia di Padova nel 1786, questi tre cerchi
concentrici vengono identificati e descritti come
linee di spessore uniforme.
Nel «cartone Bisiach» i tre cerchi servono princi-
palmente a posizionare elementi di grande rilievo
acustico come le effe, la catena e l’anima.
Per gli spessori, o meglio la degradazione degli spes-
sori, vi sono altre indicazioni. La falsificazione di
questo «cartone» avrebbe richiesto ben altre cono-
scenze liutarie che quelle dello Zanardi.
L’analisi di questo interessante disegno fa riflettere su
un concetto costruttivo già rilevato da Ferdinando
Sacconi: gli antichi liutai progettavano il violino
dall’interno verso l’esterno, mentre oggi si fa l’in-
verso.

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Tecniche costruttive alternative


attorno alla viola da gamba

Federico Lowenberger Metodo e Trasgressione La mancanza di standardizzazione potrebbe essere


Pierre Bohr La storia è scritta dai vincitori: questo è un modo di una delle cause che hanno spinto i liutai specializzati
dire un po’ semplicistico, di solito usato per de- in questo strumento a non fare sempre uso della
scrivere grandi scenari storici; in qualche misura forma; abbiamo testimonianza di questa consuetu-
può però essere esteso anche ad ambiti di ordine dine dall’esame dei molti strumenti sopravvissuti,
un poco più ristretto come ad esempio alle tecniche che presentano differenze molto rilevanti di forma
usate nella liuteria; ci sono infatti molte proce- e dimensioni tra fondo e tavola armonica; simili
dure costruttive, spesso considerate “segreto del- differenze si possono riscontrare perfino tra l’an-
l’Arte” che, dopo essere state di uso corrente per damento del contorno destro e sinistro, specie nel-
centinaia di anni per vari motivi sono state abban- la tavola armonica. Le incongruenze, che possono
donate e dimenticate. I motivi della caduta in disuso essere anche dell’ordine di un centimetro, spesso
possono essere molti: il bisogno di standardizzazio- non sono notate dall’occhio; vengono integrate nel-
ne, il cambiamento del gusto estetico, la necessità di l’immagine percepita e finiscono per dare un’im-
preservare un segreto dell’arte o talvolta semplice- pressione di vitalità. Una prova “indiziaria” del si-
mente la moda. Negli ultimi anni molti liutai che stema di costruzione “libera” viene da un impor-
costruiscono copie di strumenti storici hanno stu- tante documento pubblicato a metà ‘700, l’Enci-
diato un gran numero di strumenti originali e pro- clopédie di Diderot. Nella sezione dedicata alla liu-
pongono una loro interpretazione di quelle che teria, alla tavola XII possiamo vedere una grande
avrebbero potuto essere alcune tecniche dimenti- quantità di forme per violino, ma le uniche attrez-
cate; questa indagine non è fatta soltanto per sod- zature dedicate alla costruzione della viola da gam-
disfare una legittima curiosità storica, ma talvolta ba sono un “falso fondo” e una “falsa tavola”.
può offrire risultati sonori diversi da quelli usuali.

Uso della forma


La necessità di una certa standardizzazione dei mo-
delli ha spinto i liutai a trovare dei metodi che
permettessero un buon grado di ripetibilità di ri-
sultati costruttivi; l’uso della forma, interna o ester-
na che sia, è stata una delle risposte a questa neces-
sità. L’uso della forma interna è una tecnica che
permette di avere un ragionevole grado di standar-
dizzazione del contorno dello strumento; sembra
abbia avuto origine a Cremona o comunque nel
nord Italia e viene associata di solito alla costruzio-
ne della famiglia del violino; è però opinione di al-
cuni studiosi che l’uso della forma non fosse sempre
la regola. A differenza del violino, che ha trovato il
suo modello in epoca molto precoce, la viola da
gamba ha sempre mostrato una notevole varietà di
forme. Questo può essere dovuto, almeno in parte,
alla differente utenza dei due strumenti: più con-
notata professionalmente quella del violino e più
marcatamente “di diletto” quella della la viola da
gamba. Diderot, Enciclopédie tav. XII

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Vi sottoponiamo la nostra proposta per l’assem-


blaggio di fondo e fasce, usando solamente le at-
trezzature mostrate nell’Enciclopedie.
Partiamo dal fondo già finito, con la tracciatura del
margine dello strumento.

Inserisco lo zocchetto inferiore nella apposito in-


castro praticato nel falso fondo e lo metto “in squa-
dra” aiutandomi con un blocco di legno.

Dopo aver piegato le “CC” le incolliamo al fondo e


rinforziamo la giunta con una striscia di stoffa o
pergamena.
Piego anche le fasce superiori e inferiori; è sem-
plice intuire che gran parte del risultato finale di-
pende dalla precisione con cui effettuo la piegatura,
Incollo le fasce, allo zocchetto inferiore tenendo
ma questo dovrebbe essere vero anche con l’uso
come riferimento il falso fondo e un piano di ap-
della forma.
poggio.

Incollo le fasce inferiori portandole a coincidere


con la tracciatura fatta sul fondo.

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Metodi di fissaggio del manico


alle fasce
Nella costruzione della viola da gamba venivano
usate diverse tecniche per fissare il manico alla cas-
sa; il primo che vi mostriamo prevede l’uso di chio-
di. Per prima cosa si incolla lo zocchetto alle fasce
superiori.

Servendomi del falso fondo e di una matita traccio


il margine inferiore delle fasce superiori dopo aver-
le adattate, incollo le fasce superiori al fondo.

Con un ferro caldo incollo le punte.

Il manico viene fissato allo zocchetto con due chio-


di; questo tipo di tecnica è stata preferita dai liutai
inglesi.

Rinforzo le incollature con una fettuccia di tela,


anche all’interno delle punte.

Un altro modo di fissare il manico era quello di


incollare direttamente le fasce superiori al manico
stesso; questo si prolungava all’interno della cassa
facendo anche le funzioni di zocchetto superiore.

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Prima si modella lo zocchetto.

Come potete vedere dalle foto, il manico che ho


realizzato ha due scanalature nella parte che for-
merà lo zocchetto .
Si incollano alle fasce i due semi-zocchetti supe-
riori; questi poi verranno spinti contro il manico
mediante due cunei, che fisseranno definitivamen-
te le fasce.

Poi si incolla alle fasce superiori, aiutandosi con un


ferro caldo.

Questo sistema era usato dai liutai francesi ma anche


nell’area “tedesca”; Jakob Stainer ad esempio si ser-
viva di una variante che prevedeva l’uso di cunei.
Sono state di grande aiuto per capire questa tecni-
ca le fotografie sul secondo volume del libro di
Walter Hamma, Violin makers of the German
School.
A pagina 340 si possono vedere i particolari co-
struttivi della tavola armonica e del fondo di una
viola da gamba apparentemente non modificata co-
struita da Stainer.
In questo strumento del 1673 si nota che lo zoc-
chetto superiore e’ parte integrante del manico; le
fasce, incollate a due “semi zocchetti”, sono fissate
mediante cunei.

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Tecniche per costruire la tavola


armonica alternativi alla scolpitura
Oggi la tavola armonica si ricava dalla scolpitura di
un blocco di legno; in passato venivano usate an-
che altre strategie.Ve ne propongo due, anche se
potevano esserci altri sistemi che prevedevano la lo- La seconda è più complessa e prevede linee di pie-
ro combinazione.Tutti e due i sistemi prevedono di gatura sia interne che esterne; l’andamento longi-
ottenere la bombature per deformazione usando il tudinale del suo lato interno dovrà corrispondere a
calore; nel primo caso si piegano sottili assicelle che quello della prima striscia, mentre dall’altro lato do-
vengono piegate e incollate assieme in modo simile vrà scendere in corrispondenza delle CC sulle fasce
a quanto si fa per ottenere il guscio del liuto; nel ma rialzarsi nella parte centrale delle curve inferio-
secondo due piani resi plastici con una esposizione al ri e superiori. Questo è possibile con una piegatu-
vapore d’acqua bollente vengono deformati me- ra inclinata, seguita da un’altra simile fatta in modo
diante l’uso di cunei. Potrebbe venire il sospetto che da disegnare una specie di “V”; la “punta“ della V
i sistemi proposti abbiano lo scopo prevalente di ri- determina un punto di quota massima o minima. Se
sparmiare legno, ma il vero motivo è quello di pre- la piegatura è fatta dalla parte interna della striscia
servare inalterate le fibre legnose, che nella scolpitu- abbiamo un innalzamento del suo margine e in
ra sono invece interrotte; in questo modo a parità di senso contrario se è fatta dall’esterno.
spessori si ottengono elasticità e resistenza superiori.

Costruzione in più strisce


piegate e poi scolpite
L’esempio che vi sottoponiamo era usato spesso dai
liutai inglesi nel seicento; questi piegavano oppor-
tunamente alcune assicelle sottili (di solito cinque) Non ci si deve preoccupare degli eventuali segni
e le incollavano assieme. In questo modo si ottiene di bruciatura, che spariranno con la successiva scol-
una struttura piuttosto solida, di resistenza maggiore pitura. Una volta piegate le strisce sono incollate
a quella ottenuta dal semplice scavo; le fibre del legno con dei comuni morsetti per la chiusura delle fen-
piegate e non tagliate hanno infatti una maggiore diture della tavola armonica.
continuità. Una volta incollate le strisce, si continua la
scolpitura come nel metodo “classico”. Questa tec- Piegatura e incollatura della terza striscia sono fatte
nica permette di avere una tavola con spessori minori nello stesso modo appena descritto, ovviamente con
di una semplicemente scolpita; il risultato sonoro è un una simmetria speculare.
timbro più ricco di armonici acuti.

La prima striscia è di piegatura semplice ed intuiti-


va; segue in pratica l’andamento della bombatura
longitudinale (sesta) con una serie di piegature per-
pendicolari all’asse longitudinale della striscia.

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La tavola è finita. nalati. Uno di questi è molto più lungo degli altri e
viene opportunamente sagomato dall’interno con la
forma della bombatura trasversale dello strumento e
viene disposto in corrispondenza della “vita” dello
strumento.

Le tavole così “immorsate” assieme vengono messe


in una vasca contenente acqua bollente, ma sospese
in modo da non essere “a bagno”; la vasca viene
chiusa e riscaldata in modo da far penetrare bene il
vapore nel legno per renderlo plastico.

Costruzione in due piani


piegati mediante il vapore
Questo metodo è stato usato sicuramente in area Dopo circa venti minuti di riscaldamento le tavole
francese, tedesca e forse italiana; si parte da due ta- vengono estratte dalla vasca e divaricate mediante
vole piane di abete, simili a quelle per fare il piano due cunei di legno, opportunamente sagomati con
armonico della chitarra ma di spessore più consi- la forma della bombatura e riimmersi nella vasca
stente, circa 6 mm. Le dimensioni dovranno essere per una seconda “scaldata” dello stesso tempo per
più abbondanti del contorno della tavola armonica fissare la piegatura ottenuta.
di circa 3-4 centimetri. Si traccia sulle due semita- Le tavole a questo punto vengono lasciate riposare
vole il contorno dello strumento e poi si ritaglia per circa 24 ore in ambiente moderatamente asciut-
tenendo un margine di sicurezza di circa 2 centi- to; trascorso questo tempo si può giuntare le due se-
metri dalla tracciatura. Le due semitavole vengono mitavole con i soliti morsetti per chiudere le fendi-
disposte una sull’altra e strette da robusti tacchi sca- ture nella tavola del violoncello, correggere eventuali

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piccoli errori con la scolpitura e portare agli spessori


desiderati. I due metodi descritti (costruzione “a
doghe” e in due pezzi) possono essere usati in com-
binazione tra loro; il liutaio tedesco Karpp realizza-
va tavole in tre pezzi, uno centrale abbastanza stret-
to e due laterali molto larghi; probabilmente piega-
va il centrale con il riscaldamento diretto e il resto
con l’uso dei cunei.

Conclusioni
Abbiamo iniziato in modo un po’ scherzoso con
un titolo che evocava la “trasgressione” e in effetti di
FEDERICO LOWENBERGER
trasgressione al “metodo classico” ne abbiamo vista
Nato a Genova nel 1948, inizia a costruire strumenti da
finchè se ne vuole... autodidatta nel 1979; dal 1996 fa parte del Gruppo Liu-
Ma trasgredire non è stato certo il motivo che ha tai Professionisti ALI. E’ specializzato nella costruzione
spinto molti colleghi a impiegare tempo prezioso in storicamente informata della viola da gamba.
lunghi tentativi per ricostruire tecniche ormai di- Collabora con istituzioni sia italiane che straniere alla ca-
menticate, a spingere nella ricerca è stata piuttosto la talogazione ed allo studio delle collezioni di strumenti an-
genuina curiosità e la convinzione che lo strumen- tichi e svolge attività di divulgazione e letture in corsi di ap-
profondimento sulla musica antica.
to musicale sia una “macchina” al cui suono con-
corrono tutte le sue singole parti e il modo in cui
sono fatte: se si desidera ricostruire in modo com-
pleto il suono di un’epoca lontana bisogna usare i PIERRE BOHR
materiali e le tecniche usate allora. Liutaio a Milano dal 1981, è specializzato in strumenti
Trasgressiva è oggi l’idea che non c’è una sola stra- ad arco per la musica antica.
Nel 2008 è stato docente del corso post-diploma di spe-
da per ottenere dei risultati in musica come in liu-
cializzazione in liuteria barocca (viola da gamba) presso la
teria, interessante è la diversità di timbro, di attacco scuola di liuteria di Cremona. Basa la sua ricerca sullo lo
del suono e di risonanza di ciascuno strumento, studio degli strumenti nei musei, attraverso la sperimen-
che si adatta al repertorio secondo la sensibilità di tazione di laboratorio e attraverso il confronto e scambio
ciascun musicista. con altri liutai interessati alla ricerca.

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Atti del 35° Congresso Internazionale ESTA • Il violino danzante
Proceedings of the 35th International ESTA Conference The Dancing Violin
Cremona 27.4 – 2.5.2007 Tina Strinning
a cura di / edited by Ennio Francescato • Il rovescio del mancino
The “Backward” View of a Left-Hander
Martial Gauthier
• Lo sviluppo della tecnica violinistica italiana fino a
“Il Maestro delle Nazioni”, Giuseppe Tartini
The Development of the Italian Violin-Technique up
to “Il Maestro delle Nazioni”, Giuseppe Tartini
di/by Marianne Rônez
• Musica da camera fin dall’inizio con Octotunes
Chamber Music from the Start with Octotunes
di/by Sheila Nelson
• Nascita e sviluppo della collezione “Gli archi del
Palazzo Comunale di Cremona”
Creation and Expansion of the Collection “Cremona
Town Hall Stringed Instrument Collection”
Andrea Mosconi
• L’applicazione alla didattica degli strumenti ad arco
dei risultati della ricerca scientifica
The Application of Scientific Research into the
Didactics of String Instruments
Anna Modesti
• Il metodo Colourstrings: un cambiamento
rivoluzionario nell’insegnamento del contrabbasso
e un nuovo punto di vista nello studio iniziale del
contrabbasso
Colourstring Method as a Revolutionary Change in
the Double Bass Teaching
New Point of View in Starting the Double Bass
Lasse Lagercrantz
• I capolavori della liuteria Cremonese
The Masterpieces of Cremonese Violin Making
Charles Beare
• Francesco Sfilio e la tradizione Paganiniana
Il volume contiene / The volume contains: Francesco Sfilio and the Paganini Tradition
Giulio Franzetti
- Il testo completo delle seguenti relazioni • Gioconda De Vito: un mito dimenticato
The full text of the following lectures: Gioconda De Vito: a forgotten Myth
Corrado Roselli
• Alle origini della liuteria classica italiana
On the Origins of Italian Violin-Making
Renato Meucci
• Il mio insegnante, Enrico Mainardi 336 pagine / italiano e inglese
Concerning my Teacher, Enrico Mainardi 20,00 euro
Donna Magendanz ISBN 88-8359-106-8
• L’influenza di Enrico Mainardi sulla scuola
violoncellistica belga
The Influence of Enrico Mainardi on the Belgian Per informazioni e prenotazioni
Cello School
Mark Lambrecht Edizioni Cremonabooks s.r.l.
• L’intonazione Corso Garibaldi 215
Intonation 26100 Cremona, Italia
Gerhard Mantel tel. +39 0372 31743
• Una vita di gioia con il violino fax +39 0372 537269
A Lifetime of Joy with your Violin www.cremonabooks.com
Lenneke Willems editoria@cremonabooks.com
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Apparecchi per la preparazione


di vernici oleoresinose nei testi
antichi
Claudio Canevari La tecnologia delle vernici nei suoi svariati utilizzi disposizione, effettuando misure, analisi e confron-
(finiture per manufatti lignei, vernici per strumen- ti, arrivando a comprendere quali fossero le carat-
ti musicali o per dipinti) è stata oggetto di appro- teristiche finali dei materiali che venivano impiegati
fondite trattazioni fin da tempi a noi lontanissimi, e nelle varie discipline artistiche e tecnologiche.
molto materiale documentario è pervenuto fino a La sperimentazione fornisce inoltre suggerimenti
oggi. Il lavoro dello sperimentatore consiste nel va- su tutto quello che non veniva esplicitamente de-
gliare i testi, analizzarli, identificare i materiali ci- scritto: talvolta le ricette contengono solo le infor-
tati e reperirne di simili, ricostruire le apparecchia- mazioni di base, lasciando il resto a conoscenze tec-
ture impiegate e soprattutto verificare le condizio- niche anticamente ben note ma non tramandate
ni chimico-fisiche nelle quali avvenivano i proce- fino a noi. In alcuni casi, invece, vengono voluta-
dimenti di preparazione. mente omesse alcune informazioni per tutelare i
La ricostruzione di tecniche storiche per il tratta- segreti professionali.
mento dei materiali spesso è un punto imprescin- Due aspetti particolarmente interessanti in questo ti-
dibile della ricerca sulla cultura materiale in tutti i po di approccio riguardano proprio le modalità di
campi; oggi è possibile riprodurre antichi procedi- preparazione degli oli siccativi e delle vernici oleo-
menti ricavati da trattati e ricettari, seguendoli pas- resinose. In particolare, si esamineranno i metodi
so per passo con gli strumenti scientifici a nostra per il controllo delle condizioni di temperatura e
l’utilizzo di recipienti più o meno ermeticamente
Konrad Gesner chiusi entro i quali far avvenire i processi che por-
“Thesaurus de remedis tano alla formazione di una vernice oleoresinosa, in
secretis” Lione 1557 pratica dei veri e propri reattori.Accenneremo bre-
vemente alla prima questione, ricordando come
molti problemi tecnologici quotidiani che al giorno
d’oggi possono apparire addirittura banali fossero
di difficile soluzione, e richiedessero un bagaglio di
conoscenze che non tutti possedevano.
Mantenere una miscela di resine ed olio alla tem-
peratura desiderata senza fiamme libere, se si fa uso
di un comunissimo fornello elettrico è - per così
dire – un gioco da ragazzi, e chiunque si sia ci-
mentato in operazioni di questo tipo sa quanto sia
cruciale il fattore temperatura per un buon risulta-
to finale. Ma anticamente le cose non erano così
semplici.
Per indagare su come venisse affrontata anticamen-
te la questione del controllo della temperatura si
può fare ricorso allo studio di numerosi trattati di
alchimia, in particolare quelli a carattere pratico e ia-
trochimico pubblicati dal XVI secolo in poi, che a
volte contengono nelle parti introduttive veri e
propri manuali sulle ingegnose tecniche di labora-
torio impiegate. Si può pensare che queste tecniche,
lungi dall’essere appannaggio esclusivo dell’alchi-
mia, fossero diffuse anche in altri ambiti scientifico-

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Gesner balneum solis zioni di esposizione; infine per temperature attorno


ai 35-40 gradi i recipienti venivano immersi nel le-
tame di cavallo, in feccia di spremitura delle olive o
in altri materiali la cui fermentazione assicurava un
lungo e costante riscaldamento.
I recipienti erano di terracotta, di metallo o di vetro;
quest’ultimo non era resistente al calore diretto co-
me i moderni vetri da laboratorio e quindi i reci-
pienti destinati a un intenso riscaldamento veniva-
no protetti rivestendoli esternamente con strati di
composti a base di argilla come il lutum sapientiae,
utilizzato anche per sigillarli. Molti procedimenti
di preparazione duravano a lungo, per settimane o
mesi; in tal caso appositi recipienti di vetro poteva-
no essere chiusi con il sigillum hermetis: il loro
lungo collo veniva rammollito al fuoco e saldato
tecnologici, e quindi anche quello dei fabbricanti di con una tenaglia rovente.
vernici, sebbene le vernici fossero considerate «co- Tra le più antiche testimonianze sulla preparazione
se non alchimistiche: cioè non stillate né soblimate di una vernice composta da olio di lino e una resi-
ma preparate in altro modo»; così riporta il Tesauro na è opportuno ricordare la Schedula Diversarum Ar-
di Evonomo Filiatro di Konrad Gesner. Naturalista tium del monaco Teophilus Presbyter. Lo pseudoni-
e teologo svizzero, Gesner (1516-1565) pubblicò a mo è stato recentemente attribuito a Rogerus von
Lione il Thesaurus de remediis secretis nel 1557, tra- Helmarshausen, monaco artista di origine francese
dotto poi in italiano da Pietro Lauro e stampato in che fu probabilmente attivo presso la chiesa di San
varie edizioni. Pantaleone a Francoforte verso il 1100 e si ritirò
Un capitolo importante del Thesaurus è dedicato nel 1107 nel monastero benedettino di Helmars-
alle fornaci e alle tecniche di riscaldamento e con- hausen, a nord di Kassel; lì installò il suo laboratorio.
trollo della temperatura: le fornaci, di varie dimen- La Schedula è un vero e proprio trattato su alcune
sioni secondo l’utilizzo, sono per lo più alimentate a arti medievali applicate: pittura, arte vetraria, arti
carbone, che assieme alla legna era il combustibile della lavorazione dei metalli. Esso è una raccolta di
principale, dotate di elaborati sistemi di controllo scritti databili tra il 1100 e il 1120; le più antiche
della ventilazione e dello scarico dei fumi, e di so- versioni manoscritte si trovano a Vienna (Österrei-
stegni per vari tipi di recipienti. chische Nationalbibliothek, Codex 2527) e a Wol-
Il riscaldamento uniforme dei recipienti era otte- fenbüttel (Herzog-August-Bibliothek, Codex Guelf
nuto attraverso metodi di riscaldamento indiretto, 69). Fu il letterato Gotthold Ephraim Lessing a sco-
come i bagni di sabbia. prire per primo questo testo a Wolfenbüttel, dove
Per procedimenti che richiedessero temperature lavorò dal 1770 come bibliotecario. Esistono diver-
medio-basse si poteva usare il balneum mariae, il se trascrizioni e traduzioni moderne in varie lin-
bagnomaria ancor oggi utilizzato per mantenere la gue dell’opera di Teophilus Presbyter.
temperatura al di sotto di quella di ebollizione del- Nei capitoli 21 e 22 della prima parte, dedicata alla
l’acqua, o il balneum cineris, cioè il riscaldamento pittura,Teophilus descrive minuziosamente due me-
con cenere tiepida presa dal focolare.Temperature todi di preparazione per una vernice oleoresinosa.
ancora più basse si ottenevano col balneum solis, Nel secondo di questi metodi, la resina viene mes-
mettendo i recipienti al sole in opportune condi- sa in un recipiente di terracotta posto sul fuoco e

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l’apertura va chiusa con un secondo recipiente co- ambiti, oltre che in gioielleria, e numerosi testi ri-
me coperchio, munito di un forellino sul fondo; la portano note assai circostanziate sulla sua origine
commessura tra i due recipienti va sigillata con cu- geografica e sulle modalità di estrazione. Nel 1677
ra da argilla, in modo che non possa uscire alcun va- fu dato alle stampe addirittura un intero trattato
pore. Un ferro sottile, munito di manico, serve ad dedicato all’ambra: la Succini prussici physica et civilis
agitare la resina mentre fonde attraverso il forellino historia di Philip Jacob Hartmann.
della chiusura. In un ulteriore recipiente viene mes- Nel 1685 viene pubblicato Oculus Artificialis Tele-
so a cuocere l’olio di lino e quando la resina è sciol- dioptricus di Johann Zahn (1631-1707). Si tratta
ta, cosa che si può controllare immergendovi il fer- di un monumentale manuale sulla costruzione di
ro dal forellino per verificarne anche la consistenza, apparecchi ottici, in particolare telescopi e cannoc-
si aggiunge l’olio poco a poco attraverso il foro. Si chiali. Una cospicua sezione è dedicata alla prepa-
lascia poi bollire, e si controlla l’avanzamento della razione di vernici di vario tipo, coloranti e pig-
preparazione attraverso la consistenza della vernice menti, il tutto destinato a finiture interne ed ester-
prelevata con il ferro agitatore attraverso il forellino ne sia dei tubi ottici sia delle parti accessorie.
e spalmandone un po’ su un pezzetto di legno e Nella parte denominata Fundamentum III practico-
una pietra. La vernice deve contenere due parti di mecanicum, syntagma III, caput X si trova la se-
olio e una di resina; quest’ultima, indicata nel te- zione Vernices varias oleagineas preparandi praxes
sto come gummi fornis e glassa, è probabilmente variae indicantur. La Praxis II contiene una ricetta di
sandracca. vernice all’ambra denominata Vernicis valde candi-
Incuriosisce il fatto che tutta la preparazione si svol- cantis, eximiae et preclarae ex oleolini et succino al-
ga in un recipiente accuratamente chiuso, specie se bo preparatio.
la si confronta con i metodi solitamente seguiti da Questa ricetta, che è arrivata indirettamente a Zahn
chi oggi si prepara artigianalmente vernici ad olio. da “un certo famoso scultore di Würzburg” («insi-
Di fatto le tecniche di preparazione non cambiano gnis quidam statuarius Erbipolensis»), prevede l’uti-
per secoli; nel manoscritto di Jehan Le Begue, risa- lizzo di una apparecchiatura che potrebbe ricorda-
lente alla prima metà del XV secolo e conservato re in qualche modo la descrizione di Teophilus e
alla Bibliothèque Nationale di Parigi (Ms. lat. 6741)1 che viene accuratamente rappresentata in una inci-
è riportata una ricetta sostanzialmente identica. sione posta di seguito alla ricetta.
La vernice ad ambra è tradizionalmente conside- L’apparecchio è costituito da un recipiente per l’o-
rata una delle vernici più resistenti alla manipola- lio, posto direttamente sul fuoco; su di esso viene
zione, tanto che in numerose fonti si trovano vernici collocata una piastra di rame o di ferro, nella quale
simili esplicitamente consigliate per liuti, violini e è ricavato un foro centrale. Nel foro viene inserito
strumenti musicali in genere.Watin, in L’art du do- un secondo recipiente conico con interno in me-
reur, peintre, vernisseur, rammenta che le vernici ad tallo nel quale si trova un setto dotato di piccoli
olio vengono fatte principalmente con ambra op- fori. Il recipiente a imbuto è chiuso con un coper-
pure con coppale, perché queste sostanze riunisco- chio, e tutte le commessure vanno chiuse e sigillate
no le proprietà fondamentali di una buona vernice: con argilla, «ut nihil expirare queat». Nel recipiente
solidità e trasparenza. Ricordiamo che l’ambra ve- inferiore si mettono 8 oncie di olio di lino chiari-
niva sottoposta a un trattamento termico di piroli- ficato al sole («olei lini optime ad solem destillati
si per renderla meglio solubile in olio. uncias octo»); in quello superiore 4 oncie di ambra
Si è discusso se gli antichi fossero ben consci di co- chiara:2 Le proporzioni sono ancora quelle che con-
sa fosse l’ambra da punto di vista strettamente mer- sigliava Theophilus 600 anni prima! Il tutto viene
ceologico: in realtà essa ed alcuni suoi derivati fu- messo su un fuoco di carboni ardenti, e una certa
rono correntemente impiegati per secoli in vari quantità di essi viene posta anche sulla piastra me-

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Apparecchio di Zahn spar Wolf; l’epistola dedicatoria è datata 1569.A pa-


gina 176v e seguenti è descritto un apparecchio
utilizzato dagli alchimisti per ottenere un olio es-
senziale dall’ambra, costituito da due recipienti in
rame stagnato sovrapposti; quello superiore, a forma
di zucca, viene riscaldato a fuoco vivo per fondere
l’ambra, che cola fusa e filtrata dalle impurità attra-
verso un diaframma forato nel recipiente inferiore
dove ricade in acqua che entra lentamente attra-
verso un tubo di mandata ed esce per gravità at-
traverso un tubo sfioratore.

tallica che chiude il recipiente inferiore e sulla qua-


le è infilato quello superiore.
Il calore dei carboni ardenti non solo riscalda l’olio,
ma fa sciogliere l’ambra posta nella parte superiore
dell’apparecchio, in modo che fonda e sgoccioli
gradualmente nell’olio caldo. Il setto forato ha la
funzione di filtro e fa scendere gradualmente l’am-
bra fusa nella parte inferiore. Zahn non fornisce al-
cuna altra indicazione tecnica, come se il processo
fosse tutto sommato di semplice realizzazione, a
patto di disporre di tutto quanto è necessario.
Circa 20 anni dopo Filippo Bonanni, nel suo Trat-
tato sopra la vernice detta comunemente cinese,
pubblicato nel 1720 a Roma, descrive lo stesso ap-
parato e riporta un’illustrazione evidentemente ri-
presa da quella di Zahn.Tra una miriade di infor-
mazioni, nel Trattato si trova anche la descrizione di
un interessante fornello a carbone munito di un si-
stema di alimentazione automatica, corredata da
una illustrazione che lo raffigura.
Da dove viene l’idea del curioso apparecchio per la
fusione dell’ambra descritto da Zahn e Bonanni?
Una possibile risposta arriva di nuovo dall’esame
di un testo di Konrad Gesner, De remediis secretis li-
Apparecchio di Gesner
ber secundus, pubblicato a Zurigo senza data da Ca-

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Apparecchio di Tingry

La parte resinosa cade sul fondo, mentre l’olio es- peratore possa usare il fornello per raccogliere la
senziale (olio d’ambra o magisterium succini, che resina fusa, oppure per farla sgocciolare nell’olio al
aveva applicazioni in campo medico) forma un ve- quale deve essere miscelata. Nel primo caso, sotto il
lo superficiale sull’acqua e viene trascinato via as- crogiolo viene posta una coppetta (fig.2, F) con un
sieme all’acqua per finire in un recipiente di rac- po’ d’acqua, nella quale la resina fusa cade. La de-
colta, per essere infine separato. In fondo al reci- scrizione di Tingry è assai accurata e contiene det-
piente inferiore si raccolgono «scorias picem refe- tagliate indicazioni sulle misure che il fornello deve
rentes», particelle di ambra fusa simili a colofonia. avere e su come usarlo.
Nel 1805 viene pubblicato a Ginevra l’opera di P.F. L’apparecchio è ripreso successivamente anche da
Tingry, Traité theorique et pratique sur l’art de faire et ap- Tripier-Deveaux in Traité theorique et pratique sur
pliquer les vernis; vi si trova la descrizione di un for- l’art de faire les vernis, Parigi 1845; il titolo è quasi
nello, questa volta destinato esclusivamente al pro- identico a quello del trattato di Tingry, che Tripier-
cesso di fusione delle resine, utilizzabile per le cop- Deveaux cita frequentemente. Come i suoi prede-
pali ed ambra. cessori, Tingry sottolinea che una buona vernice
Di nuovo, un’incisione è di grande aiuto per il let- deve essere trasparente. Probabilmente il trattamen-
tore. to delle resine da incorporare è un passaggio cru-
Anche qui le resine sono tenute al chiuso (parzial- ciale per una buona riuscita; gli accorgimenti de-
mente, in questo caso) durante la fusione, che av- scritti dai vari autori, e in particolare il far avvenire
viene quando la parte superiore del fornello è ri- la fusione in un recipiente chiuso e sigillato nel
empita di carboni ardenti. Il coperchio, indicato quale le resine allo stato fuso colano nel recipiente
con “E”, è a perfetta tenuta e viene coperto an- inferiore (con l’olio di lino, o in acqua) man mano
ch’esso dai carboni quando il fornello viene cari- che fondono e prima di subire un eccessivo riscal-
cato; la resina viene messa nel colino metallico in- damento, potrebbero avere lo scopo di evitare una
dicato con la sigla “fig. 2”, posto all’interno del cro- parziale carbonizzazione delle resine che determi-
giolo “C”. La parte inferiore viene volutamente nerebbe sia un loro inscurimento, sia la presenza di
costruita con sostegni poco ampi, in modo che l’o- particelle di materiale carbonizzato che rendereb-

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bero la vernice torbida, oltre che di colore scuro. BIBLIOGRAFIA


Le notizie sui metodi per realizzare processi di que- Theophilus Presbyter, Schedula diversarum artium, a cura
sto tipo partono da Teophilus ed arrivano a Tripier- di C. Dodwell, Oxford, Clarendon Press, 1986.
Konrad Gesner [Evonymus Philiatrus], Thesaurus Evonymi
Deveaux: è una tecnologia che sopravvive con po-
Philiatri de remediis secretis, Lione,Antonium Vincentium,
che varianti per almeno settecento anni. 1557.
Il prossimo capitolo di questo progetto di ricerca Konrad Gesner [Evonymus Phyliatrus], Thesauro di Evo-
prevede la sperimentazione diretta di qualcuno dei nomo Filatro de rimedi secreti… tradotto di latino in volga-
metodi e degli apparecchi descritti. Ma questo sarà re per M. Pietro Lauro,Venezia, Giovanbattista Bonfa-
argomento di un successivo articolo. dio, 1588.
Konrad Gesner [Evonymus Phlyliatrus], Conradi Gesneri
medici et philosophi tigurini de remediis secretis liber secundus,
1 La trascrizione è in: Mary P. Merrifield, Medieval and
Zurigo, Caspar Wolf, s.d.
Renaissance Treatises on the Arts of Painting, Lon-
Philip Jacob Hartmann, Succini prussici physica et civilis hi-
dra, Murray, 1849, ristampa anastatica New York, Do-
storia, Francoforte, Martin Hallervord, 1677.
ver, 1999.
Johann Zahn, Oculus Artificialis Teledioptricus…, Norim-
2 Un’oncia equivale a circa 30 grammi.
berga, Johannis Christophori Lochneri, 1685.
Filippo Bonanni, Trattato sopra la vernice detta comunemente
cinese, Roma, Giorgio Placho, 1720.
Jean Felix Watin, L’art du peintre, doreur et vernisseur, Parigi,
Grangé - Durand -Watin, 1773.
Pierre François Tingry, Traité theorique et pratique sur l’art de
faire et appliquer les vernis, Ginevra, Manget, 1803.
A.M.Tripier Deveaux, Traité theorique et pratique sur l’art de
faire les vernis, Parigi, Mathias, 1845.
Mary P. Merrifield, Medieval and Renaissance Treatises on
the Arts of Painting, Londra, Murray, 1849, ristampa ana-
statica New York, Dover, 1999.
Charles L. Eastlake, Material for a history of oil panting, Lon-
dra, Green and Longmans, 1847.
Vernici e segreti curiosissimi, Cremona 1747, Il manoscritto
4[H 113] della Biblioteca Trivulziana di Milano, a cura di
Vincenzo Gheroldi, Cremona, Cremonabooks, 1999.
Teofilo monaco. La varie arti. De diversis artibus. Manuale di
tecnica artistica medievale, a cura di Adriano Caffaro, Salerno,
Palladio, 2000.
CLAUDIO CANEVARI Robert Halleux, Les vernis dans la littérature des recettes du Ier
Ha seguito parallelamente studi ad indirizzo sia scientifi- au XVIe siècle. De la peinture de chevalet à l’instruments de
co che musicale. Dal 1984 si è dedicato allo studio e alla musique: vernis, liants, couleurs, Actes du colloque des 6 et 7
ricerca su aspetti scientifico-tecnologici del restauro e Mars 2007, Paris, la Cité de la Musique, 2008 (Cahiers du
della conservazione di strumenti musicali storici, colla- Musée).
borando alla parte tecnologica e diagnostica di importan-
ti interventi di restauro. Ha tenuto conferenze e lezioni in
varie sedi, ha partecipato a convegni e dibattiti sul tema
della conservazione e del restauro di strumenti musicali e
su problemi didattico-organizzativi nelle scuole di liute-
ria e restauro liutario. È docente di Elementi di chimica,
Acustica musicale e Tecniche per la diagnostica e la do-
cumentazione del restauro presso la Civica Scuola di Liu-
teria di Milano dal 1978, anno in cui venne istituita.

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Le aste internazionali degli strumenti ad arco

Le quotazioni degli strumenti

Claudio Amighetti Molte le sedute di vendita nell’estate e nell’autunno


appena trascorsi, tanto che, per brevità, sarà neces-
sario toccare i soli lotti salienti di ognuna di queste.
La prima è stata Christie’s di New York, che il 4
aprile scorso ha svolto una seduta d’asta veramente
notevole e che posso, senza ombra di smentita, ca-
talogare come la migliore degli ultimi mesi.
In Rockefeller Plaza, sede statunitense di Christie’s,
sono stati presentati solamente 195 lotti, compren-
denti però pezzi d’alto livello.
Il primo tra questi era il violino di Giovanni Batti-
sta Guadagnini, costruito a Milano nel 1755, co-
nosciuto come il Wollgandt e pubblicato su The
Guadagnini Family of Violin Makers di E. N. Do-
ring (Chicago 1949, pp. 131-133, fig. 131).
Il primo proprietario conosciuto di questo stru-
mento fu Edgar Wollgandt, un allievo di Hugo
Heermann. Wollgandt fu primo violino del Ge-
wandhaus String Quartet e primo violino della Ge-
wandhaus Orchestra di Lipsia.
In seguito, il commerciante berlinese Emil Herr-
mann acquistò lo strumento e lo rivendette nel
1925 ad Iso Briselli, allievo di Carl Flesch e di Sa-
muel Barber al Curtis Institute (per il quale lo stes-
so Barber successivamente scrisse il suo celebre Ada-
gio for Strings). L’opera in seguito ritornò ad E.
Herrmann che la rivendette al banchiere collezio-
nista Alfred O. Corbin, già proprietario di due Stra-
divari (compreso il Piatti del 1717), due rari stru-
menti di Matteo Goffriller, un Giuseppe Guarneri
del Gesù del 1743 e almeno tre altre opere di G.B.
Guadagnini.Alla morte di Corbin, lo strumento fu
venduto, nel 1935, a John Corigliano sr., per lungo
tempo celebre primo violino della New York Phi-
larmonic Orchestra. Questi lo suonò per diciotto
anni prima di venderlo, nel 1953, ad Albert A. Mell,
per la somma di $7,500, il quale tenne lo strumen-
to sino al 2007, anno della sua morte.
Da una stima iniziale di $300,000-400,000 è stato
aggiudicato (diritti d’asta compresi) a $589,000 (ri-
spetto al cambio del giorno pari a €370.000).
Dunque, escludendo i diritti d’asta, l’investimento di
quest’opera, nei 55 anni della proprietà Mell, ha Violino “Wollgandt” di Giovanni Battista
consentito un guadagno di circa il 6.500%. Guadagnini, Milano 1755

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A seguire è stato venduto un violino di Ferdinando


Gagliano, costruito a Napoli nel 1781 e garantito da
ben tre certificazioni d’autenticità. Nonostante una
valutazione di partenza di $100,000-120,000, lo
strumento è stato battuto a $181,000 (€115.000,
nuovo record dell’autore).
Un violino di Matteo Goffriller, costruito a Venezia
nel 1705c. ed accompagnato da un certificato di
W.E, Hill & Sons, si è piazzato alla ragguardevole ci-
fra di $265,000 (€170.000), a seguito di una stima
iniziale di $120,000-160,000.
Lo strumento, di proprietà della violinista inglese
Barbara Penny (1929-2007) di cui scriverò più
avanti, ha ottenuto un prezzo considerevolmente
elevato (che comunque non ha battuto il record
dell’autore) per la qualità e la rarità delle opere di
questo maestro.
Matteo Goffriller era originario di Bressanone e si
trasferì a Venezia nel 1685. Fu allievo e collaborato-
re di Martin Kaiser, il primo grande liutaio vene-
ziano che diede inizio alla stagione più prolifica ed
elevata della grande liuteria lagunare. Goffriller spo-
sò la figlia del suo maestro e ne rilevò la bottega
nel 1690.
La lavorazione è precisa e morbida, anche se la
bombatura ricorda leggermente i lavori tirolesi. I
fori armonici sono larghi e posizionati vertical-
mente. La scelta del legno è molto accurata e l’a-
spetto generale degli strumenti è stupefacente. Con-
tribuisce a questo effetto la bellissima vernice, spes-
sa e di colore rosso accesso. Le sue opere sono ca-
ratterizzate da una considerevole potenza e un buon
equilibrio sulle corde.
In particolare questo autore è famoso per i suoi
violoncelli che appartengono alla migliore catego-
ria di strumenti per solisti. In origine furono tutti
costruiti su un formato esageratamente grande, co-
m’era prassi all’epoca, e nella quasi totalità sono sta-
ti ridotti senza, per fortuna, perdere le loro qualità
acustiche. Per queste caratteristiche, Goffriller viene
considerato tra i capostipiti della liuteria veneziana
e quindi particolarmente appetito da collezionisti e
Violino “Wollgandt” di Giovanni Battista
musicisti, disposti a pagare a caro prezzo le rare ope-
Guadagnini, Milano 1755
re rimaste.

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Violino “Penny” di Antonio Stradivari, Cremona Infine l’ultimo lotto di questa seduta d’asta era il
1700c. violino di Antonio Stradivari, costruito a Cremona
nel 1700 circa e conosciuto come Penny.
In una lettera indirizzata a Robert A. Bowers e da-
tata 5 febbraio 1918, Alfred E. Hill scrive che lo
strumento «was originally purchased by my Father,
a good many years ago, from a well-known English
family of the name Capel-Cure» (originariamente fu
acquistato da mio padre, parecchi anni fa, da una
celebre famiglia inglese di nome Capel-Cure).
Lo stesso anno della lettera, Hart & Son vendettero
l’opera al famoso esperto R. Bower e, sempre nel
1918, la John & Arthur Beare l’acquistò e la riven-
dette a Miss Jessie Snow, una allieva di W. Reed.
Miss Snow suonò il violino per quasi dieci anni
prima di cederlo nel 1927 a Frederick Holding, al-
lievo di Carl Flesch e allora conosciuto come il se-
condo (e successivamente primo) violino del Phi-
larmonic String Quartet. Holding suonò lo stru-
mento sino al 1965, quando lo vendette a Miss Bar-
bara Penny, già proprietaria del violino di Goffriller
di cui ho scritto poc’anzi.
Allieva al Royal College of Music, si specializzò nel
repertorio moderno del XX secolo. Iniziò ben pre-
sto una carriera da solista attraverso l’Europa, suo-
nando a fianco di talenti musicali come Tom Jen-
kins, Frederick Grinke, Sascha Lasserson e Jack
Rothstein. Fece apparizioni alla BBC e fu per mol-
ti anni membro degli acclamati London Mozart
Players. Fu anche la prima donna ad entrare nella
sezione archi della Royal Philarmonic Orchestra.
Garantito da ben cinque documenti d’autenticità, lo
strumento è arrivato a $1,273,000 (€810.000).
Da segnalare anche la tornata di Guy Laurent, svol-
tasi a Vichy (Francia) dal 3 al 5 giugno scorsi.
È questo un tour de force per gli operatori del set-
tore, in quanto in tre giorni vengono generalmen-
te messi all’incanto circa 1.500 lotti (è la casa d’aste
che normalmente riesce a raccogliere il maggior
numero di pezzi), principalmente di livello medio
basso, adatti alla categoria degli studenti.
Nel settore degli archi però questa organizzazione
riesce sempre a scovare qualche lotto di qualità. In
questo caso si trattava di un arco da violino di Do-

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Violino “Penny” di Antonio Stradivari, Cremona minique Peccatte, montato in ebano e argento e
1700c. con il bottone non originale, che ha raggiunto
€ 30.240.
Fermo il mercato per la pausa estiva, si è ricomin-
ciato in autunno con le aste più attese dell’anno.
La prima che segnalo è la seduta di Sotheby’s, svol-
tasi a Londra il 7 ottobre, dove tra gli altri pezzi è
stato presentato un bellissimo violoncello di Gen-
naro Gagliano, costruito a Napoli nel 1770c., ac-
compagnato da due certificati di autenticità.
Lo strumento manteneva ancora molta della sua
vernice originale, di un colore rosso vivo, ma pre-
sentava anche molte rotture, in particolare sulla ta-
vola e sul fondo; nonostante ciò ha totalizzato
£85,250 (€110.000).
Il 10 ottobre è ritornata la casa Christie’s con la sua
tornata autunnale. Di questa seduta segnalo sola-
mente un violino attribuito da due certificati (Ham-
ma e Möckel) ad una collaborazione tra Antonio
e Omobono Stradivari. Gli estensori del catalogo,
che hanno sollevato qualche dubbio su questa at-
tribuzione, gli hanno assegnato una stima di
$150,000-250,000. In battuta è stato aggiudicato a
$338,500 (€250.000). È stato poi il turno dell’asta
on-line di Tarisio svoltasi in ottobre e suddivisa in
vari segmenti e giorni differenziati.
Tra i molti lotti presentati, solo degno di nota, nel-
la seduta (virtuale) del 23 ottobre, un violino di
Giuseppe Rocca, costruito a Torino nel 1850c., che
è stato pagato £145,000 (€185.000).
Pochi giorni dopo si è presentata Brompton’s, una
giovane, ma già alquanto attiva, casa d’aste, con la
sua tornata del 3 novembre a Londra.
Tra i vari pezzi, alcuni anche di buon livello, è
emerso un violino di Giovanni Rota, un liutaio di
origine mantovana, ma operante sempre in Cre-
mona come braccio destro di Lorenzo Storioni (so-
vente infatti i lavori di questi due autori si confon-
dono). Partito da una valutazione di £50,000-
70,000, lo strumento è stato battuto a £90,000
(€115.000, record dell’autore). Il giorno seguente,
sempre sulle rive del Tamigi, si è svolta la seduta
della Casa Bonhams.Tra le molte opere presentate,
una ha attirato l’attenzione degli operatori.

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Il lotto n. 276 era un violino con un’etichetta di


Stradivari, con molti restauri, in particolare sulla ta-
vola e sul fondo, e una bellissima vernice di color
rosso bruno, che veniva attribuito alla scuola di Stra-
divari stesso e datato intorno al 1720c.
Evidentemente, qualche fine osservatore è riuscito a
cogliere qualche particolare in più rispetto agli
estensori del catalogo, sicché da una valutazione
iniziale di £30,000-40,000 lo strumento si è piaz-
zato a £80,400 (€100.000).
Gli appuntamenti successivi del settore sono le tre
giornate d’asta di Guy Laurent programmate a
Vichy (Francia) per il 2, il 3 e il 4 dicembre, dove
saranno presentati più di 1.500 lotti.
Tra questi un violino di Giovanni Battista Gabriel-
li del 1760 (€35.000-40.000), un interessante vio-
loncello di scuola napoletana della fine del XVIII°
secolo (€55.000-60.000) e un arco da violino di
Dominique Peccatte, montato in argento e in con-
dizioni molto buone (€20.000-30.000).
Il 5 dicembre si svolgerà un’asta di Gardiner, a Bath
(Inghilterra), presentando tra le altre cose un con-
trabbasso francese con il fondo piatto del 1880c.
(£2,000-3,000) e un violino di George Wulme
Hudson del 1900 (£4,500-6,500).
Di entrambe darò dettagliate informazioni sul pros-
simo numero di «A Tutto Arco».

Violino “Penny” di Antonio Stradivari, Cremona


1700c.

CLAUDIO AMIGHETTI
Da più di 30 anni insegna restauro e stilistica presso la
Scuola Internazionale di Liuteria a Cremona. Ha scritto
libri (ben 12 volumi solo sulle quotazioni degli strumenti
ad arco), è perito per le valutazioni di varie orchestre ita-
liane e ha svolto lavori di catalogazione per molte collezioni
di strumenti. Ha fatto parte di comitati per l’organizza-
zione di mostre di liuteria e ha tenuto conferenze e semi-
nari in molte parti del mondo.

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Claude Lebet,
Roma & i suoi leutari
Storia della liuteria romana dal secolo XVI al secolo XVIII

Antonio Moccia documenti d’archivio, testimonianze, dati e, nella


fattispecie liutaria, dalla giustapposizione, confronto
e analisi degli strumenti musicali riprodotti.
Roma & i suoi leutari, storia della liuteria romana
dal secolo XVI al secolo XVIII è una pubblicazio-
ne che da un certo punto di vista si inserisce nella
letteratura liutaria che si è appena descritta, ma che
allo stesso tempo si differenzia per altre caratteristi-
che. Il lavoro è anzitutto un grande e affascinante af-
fresco storico, frutto della passione e delle tenaci
ricerche di Claude Lebet, liutaio svizzero trapianto
a Roma ormai da diversi anni, nonché noto colle-
zionista e bibliofilo. Nell’opera si condensano lun-
ghe indagini archivistiche, un’ampia ed esaustiva
ricerca bibliografica, l’esperienza maturata tramite
l’osservazione diretta di numerosissimi strumenti
musicali. Pubblicato nel 2007 per i tipi della casa
editrice dell’autore con una veste grafica molto ele-
gante e raffinata, il ponderoso volume è organiz-
zato in tre parti. La prima è una lunga sezione in-
troduttiva (La città, la musica, i protagonisti e gli
Negli ultimi anni si è sviluppata intorno alla liute- artigiani). La seconda invece è quella che più entra
ria italiana un’intensa attività editoriale. Se tra Ot- nello specifico della liuteria: divisa in due parti di-
tocento e Novecento molto si è scritto nei paesi stinte cronologicamente e organizzate per schede
anglosassoni sulla liuteria classica, in particolare cre- individuali, questa parte accoglie e descrive quanto
monese, in tempi più recenti e soprattutto in Italia, è noto di ciascuno dei principali liutai attivi tra la fi-
l’interesse si è concentrato principalmente sulle liu- ne del Cinquecento e la prima metà circa dell’Ot-
terie regionali italiane degli ultimi due secoli e sul- tocento. Completa il volume la terza parte che con-
l’opera di singoli costruttori. Il frutto di questa in- tiene: un’appendice dedicata alla descrizione topo-
tensa attività editoriale è un’accresciuta conoscenza grafica delle zone (le cosiddette Isole) in cui i liutai
della liuteria italiana, una conoscenza consolidatasi romani furono attivi nel lungo lasso di tempo pre-
attraverso due contributi sostanziali apportati da ta- so in esame; un elenco dei liutai organizzato ad “al-
li pubblicazioni. Da una parte esse sono concepite bero”, in pratica un raggruppamento per legami di
quali repertori iconografici, mezzi di lavoro indi- parentela o professionali; un ultimo elenco gene-
spensabili per l’attività degli addetti al settore (esper- rale di liutai dove poter leggere di tutti coloro che
ti, liutai, commercianti e musicisti). Dall’altra, cer- non sono considerati sufficientemente importanti da
cano di offrire una ricostruzione storica dell’am- essere presenti nella seconda parte con una scheda
bito cronologico e locale preso in esame attraverso individuale; ed infine una esaustiva e dettagliata bi-
lunghe e certosine ricerche archivistiche e biblio- bliografia.
grafiche. Nei casi migliori, tali sforzi hanno pro- Entrando nel merito dei contenuti, è utile ricor-
dotto lavori che vanno ben oltre la semplice pre- dare che la prima parte, articolata in sette capitoli, il-
sentazione ed elencazione di informazioni inedite, lustra la storia dei luoghi e dei costumi sociali, pre-
ma si configurano quali veri e propri saggi storici in senta i protagonisti della scena musicale (istituzioni
cui una o più tesi vengono formulate e provate da e mecenati, oltre ad altri attori non meno impor-

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tanti del settore, quali eruditi e inventori) e i saperi Gigli. Queste sono le pagine di certo più interes-
delle categorie artigiane più vicine alla liuteria, qua- santi per gli amanti degli strumenti ad arco. Lebet
li i cembalari, gli organari e i cordai. La trattazione ricostruisce minuziosamente i rapporti intercorsi
è condotta con brio ed eleganza, ma se è vero che tra questi importanti costruttori collocandoli nella
l’autore scrive per un lettore colto e curioso, tal- loro giusta posizione. Mette a fuoco le relazioni tra
volta il gusto per la citazione fine a se stessa e per i due Platner,Tanningard e Gigli. Purtroppo la for-
l’aneddoto prendono il sopravvento a scapito del tuna, che nelle ricerche d’archivio riveste un ruolo
quadro generale che si vuole rappresentare. non secondario nella riuscita delle stesse, non ha
Nell’ultimo capitolo della prima parte Lebet ini- assistito l’autore nel contestualizzare con più preci-
zia a entrare nel merito della liuteria e della sua sione la figura di Tecchler: si continua infatti a igno-
storia. In queste poche pagine, oltre a evidenziare rare tutto del suo apprendistato e dei suoi legami
tramite un denso elenco di nomi, la complicata e con l’ambiente professionale agli inizi della sua at-
fitta rete di legami che si venne a creare tra famiglie, tività romana.
botteghe e singoli operatori nel corso dei secoli, Dal punto di vista iconografico, la parte del libro
l’autore ricorda il grande flusso migratorio di liutai di cui stiamo parlando è la più interessante. Cospi-
tedeschi e l’importanza (in termini qualitativi e cuo è il numero di strumenti di Tecchler reperiti
quantitativi) degli strumenti a pizzico nella liute- e presentati, ma per gli altri protagonisti il volume è
ria romana del Cinque-Seicento. Evita però di en- un po’ troppo asciutto. Infatti vengono offerti pochi
trare in problemi che seppur accennati tra le righe, esemplari di autori il cui interesse avrebbe merita-
non vengono posti in modo adeguato alla loro im- to una presenza maggiore: ad esempio dei Platner
portanza: la possibilità di definire con più precisio- viene pubblicato un solo violoncello, di Tanningard
ne l’ambito cronologico di tale flusso migratorio; il due violoncelli. Buona invece la presenza di Gigli,
genere di liuteria che i liutai tedeschi trovano al lo- Emiliani, Horil e Amici.
ro arrivo; se e quanto le due tradizioni, quella au- Per concludere ci piace aggiungere che il volume è
toctona e la nuova hanno interagito, o se più sem- impreziosito sia dalle prefazioni di due “romani”
plicemente l’una ha soppiantato l’altra; la circostan- d’eccezione, l’ex sindaco Walter Veltroni e il violi-
za che la produzione romana di strumenti ad arco nista Felix Ayo, sia da un pregevole CD. In esso il
sembri prendere le mosse solo nel tardo Seicento, gruppo Musica Antiqua Roma propone musiche
data la rarità di esemplari di sicura provenienza ro- di Corelli (la Sonata n. 9 dell’Op.V abbellita da Ge-
mana, a fronte invece di una cospicua attività musi- miniani, 1740) e di alcuni suoi allievi attivi tra il
cale. Come abbiamo già accennato, nella seconda 1730 e il 1750. Degna di nota la circostanza che
parte dell’opera vengono presentate le schede de- vengano impiegati nella registrazione un violino e
dicate ai singoli liutai, divise in due gruppi (le prime un violoncello Tecchler.
dal XVI al XVII secolo, le seconde dal XVII al
XIX secolo) e ordinate per famiglie e collaborato-
ri. Qui la trattazione si fa precisa e accurata. Di ogni ANTONIO MOCCIA
artigiano viene presentato quanto è emerso dalle Nato a Cagliari nel 1965, si è diplomato in Violoncello a
precedenti ricerche pubblicate, puntualmente cita- Piacenza e laureato in Musicologia a Cremona, la città
dove attualmente vive. Lavora come redattore in una nota
te in nota, insieme a quanto le ricerche personali di
casa editrice musicale milanese. Ha curato nuove edizio-
Lebet e dei suoi collaboratori hanno portato alla
ni di musiche del passato (Martucci, G.B. degli Antonii).
luce. Nel primo gruppo cronologico prevalgono i Appassionato di storia della liuteria, ha curato l’edizione
costruttori di strumenti a pizzico, mentre al secon- italiana di una importante monografia su Antonio Stradivari
do gruppo appartengono i nomi più celebri della e ha prestato consulenze editoriali ad alcuni autori che
liuteria romana, i Platner, Tanningard, Tecchler e hanno pubblicato studi e monografie di argomento liutario.

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Milano nel Bicentenario


del suo Conservatorio (-)

Paola Carlomagno di esibizioni realizzate contemporaneamente in spa-


zi diversi del Conservatorio hanno dato il benve-
nuto al pubblico presente rendendo virtualmente
omaggio a quei 18 allievi che esattamente duecen-
to anni prima varcarono le soglie di quelle stesse
sale. Il sabato successivo, 11 ottobre, ha visto salire sul
palco l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di-
retta da Daniele Gatti nell’esecuzione delle Sinfonie
n. 1 e n. 5 di Ludwig van Beethoven.
Il primo incontro a carattere prettamente culturale
è stato rappresentato dalla III sessione del “Conve-
gno internazionale G. Puccini” che, in collabora-
zione con il Comitato internazionale per le cele-
brazioni dei 150 anni dalla nascita dell’operista, è
stato ospitato presso il Conservatorio di Milano il
21-23 novembre. Durante queste giornate si sono
svolti altri momenti musicali e non, tra i quali il
concerto del Quartetto Petrassi con musiche di
Giacomo Puccini e la proiezione del film di Paolo
Benvenuti Puccini e la fanciulla.
Il fine settimana successivo è stato invece dedicato
all’evento cruciale delle celebrazioni milanesi, il
Convegno Internazionale di studi indetto dallo stes-
so Conservatorio in collaborazione con la Società
Italiana di Musicologia e dedicato all’Insegnamen-
to nei Conservatori, la composizione e la vita mu-
sicale nell’Europa dell’Ottocento. Si è svolto dal 28
al 30 novembre offrendo una riflessione sulle di-
verse realtà dei conservatori e delle scuole di musi-
Il 3 settembre 1808 il Conservatorio di Milano, in ca nel XIX secolo: relatori italiani e stranieri, rap-
seguito intitolato alla memoria di Giuseppe Verdi, presentanti delle principali istituzioni musicali di
apriva per la prima volta i battenti a 18 convittori varie città italiane e diversi paesi europei (Bianca
interni, 12 studenti maschi e 6 femmine che saran-
no i suoi primi “diplomati”. A duecento anni da
tale evento lo stesso Conservatorio diventa prota-
gonista di se stesso ospitando una serie di manife-
stazioni che, da ottobre 2008 a ottobre 2009, si sus-
seguiranno quasi senza sosta per festeggiare il Bi-
centenario dalla sua fondazione.
La conferenza stampa del 30 settembre 2008 ha uf-
ficialmente aperto le celebrazioni. Il saluto d’aper-
tura è stato affidato agli studenti dell’istituzione mi-
lanese che sabato 4 ottobre sono stati protagonisti di
una vera e propria “Maratona musicale”: una serie

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Maria Antolini, Pinuccia Carrer, Giovannipaolo Scala” che vedrà protagonisti gli orchestrali del pri-
Maione, Francesco Passadore, Guido Salvetti, Fran- mo teatro milanese formatisi presso lo stesso Con-
cesca Seller, Licia Sirch, Claudio Toscani, Otto Biba, servatorio. Da febbraio ad aprile 2009, inoltre, nu-
Michael Fend, Laura de Miguel Fuertes, Rosemary merosi saranno gli interventi di altri gruppi orche-
Golding, Philipp Gossett, Adrienne Kaczmarczyk, strali provenienti dalle principali accademie europee
Roberta Montemorra Marvin e altri) si sono con- (Salisburgo, Parigi, Mosca e altre).
frontati su temi quali il tradizionalismo, l’innova- Un mese particolarmente intenso sarà poi quello
zione, i nazionalismi e gli internazionalismi degli di maggio, con l’avvio del “Concorso Internazionale
insegnamenti musicali, sull’accademismo e lo spe- di Composizione e di Esecuzione per gruppi ca-
rimentalismo negli insegnamenti di composizione, meristici” che terminerà nell’ottobre successivo a
sull’influenza dei sistemi economici e produttivi chiusura dei festeggiamenti per il Bicentenario.
esterni agli studi musicali, sulla cultura del musicista Contemporaneamente verrà anche inaugurata la
e altri interessanti argomenti di attualità didattico- rassegna intitolata “La storia del Conservatorio di
musicale. Milano attraverso i suoi musicisti”: quattro serate
Una particolare sessione è stata dedicata alla colle- (8, 15, 22 e 29 maggio) in cui docenti e allievi si
zione degli strumenti storici dello stesso Conser- confronteranno nell’esecuzione di celebri autori
vatorio. Gli interventi, a cura degli incaricati alla legati, in quanto ex-allievi o docenti, alla storia an-
schedatura e catalogazione di tali strumenti (Gra- tica e recente dell’istituzione musicale milanese.
ziano Beluffi, Paola Carlomagno, Renato Meucci (Per ulteriori informazioni e aggiornamenti si ri-
ed Elena Previdi), hanno trattato la storia e il futu- manda al sito “www.consmilano.it”).
ro della collezione, soffermandosi sulla descrizione
di alcuni dei suoi prestigiosi esemplari (tra cui un
violino Cerruti del 1808 da poco restaurato, una
viola Grancino databile 1692 e altri strumenti di
Antoniazzi, Guadagnini, Landolfi, Mantegazza), ma
anche su alcune problematiche e relative urgenze in
merito alla loro conservazione, nonché sulla figura
di Eugenio de’ Guarinoni cui si darà doveroso ri-
lievo: emblematico bibliotecario dell’istituzione mi-
lanese, Guarinoni fu anche autore del primo e per
ora unico catalogo della collezione degli strumenti
storici ad essa appartenenti, di cui nel 2008 ricorre
il centenario dell’edizione a stampa.
Durante il Convegno, inoltre, ci sono state altre oc-
casioni per “straordinari” ascolti, come a conclu-
sione della prima giornata (venerdì 28 novembre),
quando Bruno Canino e alcuni allievi del Conser-
vatorio si sono prodotti nella musica da camera di
Prokof ’ev, Brahms e Beethoven, oppure al termine
della seconda (sabato 29 novembre) quando il
Quartetto Tarenzi ha proposto musiche di Rolla,
Donizetti e Verdi.
Eugenio de’ Guarinoni primo bibliotecario e
Gli incontri musicali continueranno a dicembre direttore del Museo degli strumenti del
con il “Concerto degli strumentisti del Teatro alla Conservatorio

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Un violino Francesco Ruggeri


è tornato a Cremona

Fausto Cacciatori «Comprò Tommaso Vitali… per prezzo di doppie Nicolò Amati, anche se non abbiamo testimonian-
dodici… un violino improntato col nome di Ni- za dell’apprendistato di Ruggeri presso la bottega di
colò Amati artefice molto accreditato in tal profes- quest’ultimo.
sione. Ha ritrovato di poi che detto violino ha fal- Ricordiamolo. Correva l’anno 1685, Nicolò era
samente il detto impronto, essendo visi scoperto morto l’anno precedente. Poco o altro si conosce di
l’impronto di Francesco Ruggeri detto il Pero».1 Francesco capostipite dei liutai della famiglia Rug-
Questo è quanto si legge in una petizione rivolta geri e dei suoi quattro figli.
l’anno 1685 al Duca di Modena. Un documento conferma quel legame che traspare
La vicenda è assai nota fra gli studiosi di vicende dallo studio degli strumenti, un documento che
liutarie e viene spesso citata come esempio di una manifesta l’amicizia fra i due liutai cremonesi: il 19
prassi, quella di inserire false etichette, che si svi- novembre 1658 Nicolò fu padrino al battesimo di
luppò precocemente. Gli Hill2 vedono in questo Giacinto figlio di Francesco.
una conferma rispetto ad una loro intuizione: alcu- Tornando al nostro secolo, da pochi giorni un vio-
ni allievi o seguaci di liutai più celebri copiarono il lino di Francesco Ruggeri detto Il Per arricchisce la
lavoro dei maestri inserendo nello strumento an- collezione storica di strumenti ad arco del Palazzo
che una falsa etichetta. Comunale della Città di Cremona.
Al di là delle ipotesi degli studiosi inglesi il docu- Un violino, datato 1675, potrà quindi essere am-
mento testimonia, oltre l’infelice prassi di falsificare mirato grazie alla disponibilità del proprietario che
gli strumenti, un legame fra il lavoro di Francesco e accettando la proposta di comodato del comune di

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Cremona, rende possibile la fruizione di un’altra percorso, attraverso lo studio degli strumenti rea-
magistrale opera della tradizione cremonese. lizzati in un periodo così importante della liuteria
Con Ruggeri abbiamo quindi testimonianza di cremonese.
un’altra famiglia di liutai cremonesi, una famiglia Fra questi l’ultimo arrivato colpisce per l’eleganza,
protagonista di un’epoca, l’ultimo scorcio del XVII la cura del dettaglio e l’armoniosità delle linee che
secolo che vide all’opera contemporaneamente in definiscono il modello e che lo rendono a pieno
città il già ricordato Nicolò Amati e suo figlio Gi- titolo un’opera significativa della produzione cre-
rolamo II,Andrea - capostipite della famiglia Guar- monese di questi anni.
neri – e naturalmente il giovane Antonio Stradi- La scultura della chiocciola, il cui modello si pre-
vari. La presenza di così tanti artefici non ha certa- senta maschio e robusto, così come il taglio dei fo-
mente eguali nella storia della liuteria cremonese ri di risonanza mostrano la personalità dell’autore
se si esclude naturalmente l’età a noi contempora- e la libera ricerca di soluzioni stilistiche.
nea. La vista laterale del violino colpisce per l’altezza
La collezione di Palazzo Comunale, grazie alla pre- delle bombature della tavola e del fondo, conferen-
senza di strumenti come l’Hammerle di Niccolò do un aspetto forte e lasciando intravedere forza e
Amati datato 1566, il Clisbee di Antonio Stradivari carattere acustico. L’essenza lignea del fondo dello
del 1669, il Quarestani di Giuseppe Guarneri fi- strumento (acero campestre) è poi la stessa del vio-
glio di Andrea del 1689, e il violino di Francesco lino Clisbee 1669, costruito pochi anni prima.
Ruggeri del 1675, consente oggi un interessante La ditta John e Arthur Beare di Londra ha redatto

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recentemente il certificato che accompagna lo stru-


mento, definendo questo violino come un caratte-
ristico esempio del lavoro di Francesco Ruggeri.
Il violino allo stesso tempo è accompagnato dal-
l’attestato rilasciato a Cremona in occasione delle
manifestazioni del Bicentenario Stradivariano. Oltre
all’attestato è possibile esaminare il verbale rilascia-
to il 16 giugno 1937.
La commissione tecnica presieduta dall’esperto Fri-
dolin Hamma, con la presenza fra gli altri di Simo-
ne Fernando Sacconi, Leandro Bisiach senior e Max
Moller Jr. dichiarò lo strumento un bellissimo
esemplare di Francesco Ruggeri detto Il Per, valu-
tandolo allora 60/70 mila lire e riconoscendo, al
tempo stesso, l’originalità dell’etichetta.
Chissà se un tempo anche questa etichetta fu na-
scosta da un’altra di Nicolò Amati, come accadde al
violino dello sfortunato compratore modenese To-
maso Antonio Vitali che nel 1685, proprio in ra-
gione di quell’etichetta, si trovò a pagare un prezzo
decisamente più alto: Ruggeri, all’epoca, era consi-
derato artefice di minor credito rispetto all’Amati.

1 Conte Valdrighi di Modena, Nomocheliurgografia.


2 W.Henry Hill, Arthur F. Hill, Alfred E. Hill Antonio
Stradivari la vita e l’opera, trad. ital. a cura di Antonio
Moccia, Cremonabooks, Cremona 2006.

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Nell’Olimpo della Liuteria


Nel prestigioso catalogo tutti gli strumenti della mostra cremonese

Il catalogo Cremona 1730-1750 nell’Olimpo della liuteria presenta i 25 strumenti che ri-
percorrono le prime tappe di questo periodo storico, dagli ultimi modelli prodotti nella
bottega di Stradivari a quelli più rinomati di Guarneri e di Bergonzi.Anche quest’anno il ca-
talogo si presenta corredato da alcuni saggi introduttivi, inerenti il contesto storico-com-
merciale della Cremona di metà Settecento e alcune informazioni biografiche e tecnico-
costruttive dei liutai storici menzionati; fanno seguito le schede descrittive che accompa-
gnano le foto dei 25 strumenti in esso presentati, le cui misure sono consultabili nelle tabel-
le comparative conclusive.
The catalogue Cremona 1730-1750 in the Olympian era of violin making presents the 25 instruments
tracing, the first decades of this historic period, from the last models produced in the workshop of Stradi-
varius to the most renowned works of Guarneri and Bergonzi.As in previous years, the catalogue contains
several introductory essays on the historical-commercial situation in Cremona in the mid-eighteenth
century and biographical and technical/construction information on the major violinmakers mentioned.Then
there are descriptive details accompanying the photographs of the 25 instruments, whose measurements can
be found in comparative tables at the end.

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Record di espositori e visitatori


L’ultima edizione di Mondomusica conferma il trend di crescita della manifestazione.

• Il 45% degli espositori proveniva da 21 Paesi stre- A doppia cifra anche l’aumento dei visitatori e dei
nieri; giornalisti stranieri, quest’ultimo un segno chiaro
• +43% di espositori esteri rispetto al 2007; della sempre maggiore attenzione che i media in-
• Giornalisti arrivati a Cremona da Giappone, Cina, ternazionali dedicano a Mondomusica. Magazine
Francia e Germania apposta per seguire la Manife- giapponesi, cinesi, francesi e tedeschi hanno man-
stazione. dato a Cremona degli inviati per seguire la Mani-
• Tra i pezzi forti che si potevano trovare tra gli stand, festazione, e i commenti sono stati decisamente lu-
anche un violoncello del 1717 di Antonio Stradivari singhieri.
valutato oltre 1 milione e mezzo di euro. Senza contare la visita, per la prima volta, di Joseph
Cremona, 5 ottobre 2008 - Le basi per un’edizione Regh, vice presidente della Violin Society of Ame-
di Mondomusica come non si era mai vista sotto rica, la più importante istituzione statunitense per la
l’aspetto dell’internazionalizzazione c’erano tutte, promozione della liuteria, arrivato a Mondomusica
e i tre giorni di Fiera appena conclusi hanno con- per studiare insieme a CremonaFiere le diverse pos-
fermato le attese. sibilità di collaborazione per fare crescere ancora
Mondomusica è ormai una delle manifestazioni fie- di più la Manifestazione e, perché no, qualche nuo-
ristiche in Italia con la più alta percentuale di espo- va iniziativa internazionale sugli strumenti artigia-
sitori e visitatori stranieri, ma quest’anno ha supe- nali.
rato tutte le aspettative: +43% di espositori esteri «Una grossa spinta verso questa sempre crescente
e, su un totale di 234 ditte presenti, il 45% proveni- internazionalizzazione di Mondomusica - ha di-
va da 21 Paesi diversi, tra cui Stati Uniti, Cina, India, chiarato Antonio Piva, presidente di CremonaFiere
Israele e, naturalmente, tutta Europa. - è in parte arrivata anche grazie alla nostra scelta di

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proporre non solo un appuntamento importantis-


simo dal punto di vista commerciale, ma anche un
cartellone di eventi che ha elevato Mondomusica ad
un vero e proprio festival, con oltre 170 artisti che si
sono esibiti in più di 36 ore di grandissima musica».
Molto apprezzata, sia dagli espositori che dai visita-
tori anche la nuova sezione NotAntica, che ha aper-
to la strada verso nuove categorie espositive e nuo-
vi eventi dedicati alla musica barocca.
«Questa edizione di Mondomusica - ha concluso
Piva - ci ha dato molte soddisfazioni anche dal pun-
to di vista del numero dei visitatori: in un periodo
di grande crisi generale il pubblico di Mondomusica
ha risposto bene, confermandosi sopra le 10.000
presenze (10.107 i biglietti staccati nei tre giorni) e
anzi incrementando del 10% le presenze dall’estero».

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26100 Cremona - Corso Garibaldi 215
tel. +39 0372 31743 - fax +39 0372 537269
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In libreria il catalogo pubblicato in occasione della mostra promossa


dalla Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona
70 anni di storia nell’opera dei maestri liutai”
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Chi siamo
Assimusica è la divisione musica di Marine & Aviation, broker di assicurazioni, che con varie sedi in Italia ha la
possibilità di gestire rapporti diretti con le Direzioni delle Compagnie di Assicurazione e, contemporaneamente,
garantire ai propri clienti un affiancamento costante nella realtà giornaliera. Marine & Aviation ha deciso di crea-
re una apposita sezione esclusivamente dedicata alle problematiche assicurative del mondo della musica.
Nella nostra sede a CREMONA ci occupiamo quindi a 360 gradi esclusivamente dell’assicurazione degli stru-
menti musicali, mettendo a frutto l’importante esperienza, maturata in anni di preparazione e di pratica as-
sicurando strumenti moderni ed antichi ed essendo ormai punto di riferimento per varie realtà del settore.

A chi ci rivolgiamo
- Musicisti ed Orchestre
- Conservatori
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- Collezioni Private e Pubbliche
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I nostri servizi
Nel cuore di Cremona, culla italiana della liuteria, la Divisione Musica grazie allo stretto rapporto con esper-
ti professionisti è in grado di rispondere non solo alle esigenze di carattere strettamente assicurativo ma anche
a tutte le domande sulla conservazione degli strumenti, su come e da chi farli restaurare, su chi scegliere per
valutarli, sul come catalogarli e fotografarli.

Principali coperture
Exhibitions: copertura all risks per mostre di strumenti musicali
Musical Instruments: copertura all risks dedicate agli strumenti musicali e modulata in base alle caratteri-
stiche dei fruitori e degli oggetti assicurati.
Musical Instruments for Dealers: copertura all risks dedicate ai laboratori di liuteria con possibilità di copertura
alle ore 24 del giorno di entrata degli strumenti ed estensione della garanzia anche quando gli strumenti so-
no presso terzi.
Orchestras, Conservatories And Music Schools: copertura all risks dedicate a conservatori, orchestre e
scuole di musica.

Dove siamo
Cremona - Viale Po 52/b
Tel. 0372/25437 - 0372/457885 - Fax 0372/569829
E-mail: assimusica@marineaviation.com
Web Site : www.assimusica.it

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A cura di Carlo Chiesa, Pierre Barthel, 20121 Milano


Via della Moscova, 12
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