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GEOGRAFIA E PIANIFICAZIONE TURISTICA – Prof.

Brogna
Lezione 1 – Lunedì 17 settembre 2018

Che cos’è il turismo?


L’Italia è il primo paese per beni culturali, artistici e architettonici. Non esiste un altro paese come
il nostro.
Negli ultimi 30 anni quanti sono stati i responsabili delle politiche del turismo in Italia?
Dalle 100 alle 150 persone. Di questi quanti erano in grado di farlo e avevano seguito un percorso
di studi adatto? Zero.
In Italia il turismo non si sa cos’è o si sa ma si pensa che abbia vita propria, ovvero che vada da
sé, infatti non esiste un ministero del turismo che di solito viene accorpato con altri ministeri
(solitamente con quello dei beni culturali). Inoltre, non esiste un assessorato del turismo e viene
anch’esso accorpato ad altri assessorati.
Qual è il problema del turismo in Italia? Il problema del turismo in Italia è la qualità dell’offerta
dovuta alla mancata valorizzazione. Non sappiamo valorizzare ciò che abbiamo o sappiamo farlo
ma non ci importa e non lo facciamo. Un esempio lampante di chi è bravissimo a valorizzare
l’offerta è quello degli Emirati Arabi.
Bisognerebbe capire che il prodotto turistico è un contenitore e come tale ha una serie di elementi
all’interno. Prendiamo come esempio un week-end a Montepulciano. Quali sono gli elementi che
entrano in gioco? Vino, mangiare, albergo, escursioni, trasporti, pulizia, ospitalità… ossia elementi
intangibili. Il principale venditore di una località è il cittadino di quel luogo. Una persona felice di
viverci riesce a trasmetterlo e induce altri a visitarlo.
Per quanto riguarda il prodotto Italia – Roma, ci sono stati grandi passi indietro che stanno
continuando. Prima la domanda da farsi era “chi potrebbe superarci a livello mondiale?” (perché
era una delle prime mete) ora invece la domanda è “da chi dobbiamo difenderci?” (perché siamo
scesi nella lista mondiale e dobbiamo stare attenti a non essere ulteriormente superati).
Lezione 2 – Mercoledì 19 settembre 2018

Che cos’è il TURISMO?


Chi è il TURISTA?
Cos’è necessario affinché una persona possa essere ufficialmente considerata turista?
Dormire fuori casa (non nella propria residenza).
Si può essere turisti nella propria città? No.
L’Istat ci dice che “Il turista è colui che si sposta e che dorme in una città che non è la propria”.
(Dormire in albergo, a casa di un conoscente… basta dormire in una città che non sia la propria).
 
Definizione (1942) di Hunziker: “Il turismo è l’insieme dei rapporti e dei fenomeni che  risultano dal
viaggio e dal soggiorno di persone non residenti purché il loro trasferimento non sia superiore ai 12
mesi e non dia luogo a insediamenti o attività lucrativa principale”. 
Il limite dei 12 mesi è stato stabilito per convenzione, di solito è di meno.
(Già dopo qualche mese non ci si più comporta come turisti).

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Differenza tra escursionista e turista.
L’escursionista è colui che si comporta da turista in una città (la visita, compra cose, usa servizi) ma
non ci dorme.
Il turista è colui che dorme in quella città (anche senza aver fatto l’escursionista).
Per una città è importante sapere se mi trovo dalla parte turista o escursionista perché l’offerta
cambia. Un pianificatore turistico deve sapere queste cose per sapere su cosa investire.
Sicuramente in una città da escursionisti non si investe su alberghi ma si investe, ad esempio, su
un ottimo ristorante. Esempi classici di città da escursionisti: Orvieto, Tivoli.

I principali elementi del turismo:


 Viaggio (spostamento);
 Pernottamento (max 12 mesi) di almeno 1 notte;
 No attività principale (non sono turista se nel posto in cui vado ci vado per motivi
lavorativi).

Esempio: Gianni parte da Roma alle 6:30. Arriva a Napoli alle 8:30. Riparte alle 20:30 e arriva a
Sorrento alle 22:00 (dorme a Sorrento).
A Napoli è escursionista e a Sorrento turista.
Il fatto di essere turista provoca un peso su quella città che da escursionista non c’è, quindi quella
città deve essere pronta a sopportare quel peso. Quindi una città da escursionisti ha meno peso e
quindi meno responsabilità rispetto le città da turista e gestire più semplicemente i servizi da
offrire. La città da turista deve essere in grado di pianificare un’offerta di servizi all’altezza per non
perdere turisti. È importante infatti per una città turistica andare a considerare l’impatto dei turisti
e quello che comportano.
Consideriamo i viaggi di lavoro. Vado in una città 3 giorni per lavoro.
Una località turistica che deve lavorare sulla sua capacità competitiva non può far leva sulla
motivazione lavorativa perché la motivazione lavorativa oggi c’è e domani potrebbe non esserci. 
Se dovessimo tracciare un confine netto tra turisti e non turisti (escursionisti) non ci riusciremmo
perché ci sono tante situazioni in cui si è un po’ turisti e un po’ non turisti. 
Chi è di sicuro turista? Chi arriva in un luogo in cui non risiede, non ha interesse di natura
lavorativo e va in quel luogo per svago.
Una località deve sapere organizzare e pianificare perché se il turismo non lo si fa, non lo si
ottiene.
Il turismo è un concetto diverso dall’escursionismo: in quest’ultimo caso non dormo fuori ma per
esempio può essere una gita fuori porta in cui io in parte utilizzo dei servizi offerti da quella zona
ma non posso essere considerato turista (es. sono escursionista se vado a Napoli tutto il giorno ma
poi torno a Roma). La differenza tra i 2 termini a volte si fa sottile.
Per una località è meglio avere turisti o escursionisti? La risposta è DIPENDE. L’ideale sarebbe
entrambi, però dipende da quello che quella determinata località è in grado di offrire. Se si hanno
sia escursionisti che turisti significa che si ha una somma di persone che esercitano pressioni sugli
stessi servizi offerti. Bisogna chiedersi: si sarà in grado di offrire servizi all’altezza per soddisfare
turisti ed escursionisti? Altrimenti si perderà sia turisti che escursionisti.

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Se vado a Tivoli, per esempio, non sarà per dormire ma per fare una gita fuori porta, quindi Tivoli
vive più di escursionismo. In questo caso bisogna considerare e accettare che avendo Roma nelle
vicinanze lì verranno attratti i turisti e a Tivoli vi saranno gli escursionisti.

Caso ROMA: Roma è assolutamente economica per il pernottamento e per il mangiare. Non è una
città costosa. Di media i turisti restano tra i 2 e 3 giorni e questo non per il costo ma per la
mancanza di qualità dell’offerta dei servizi. Mentre 20 anni fa era tra le prime città visitate (tra le
prime 3 a livello mondiale) ora è al 14esimo/15esimo posto in competizioni con città che a livello
architettonico non hanno niente a che vedere con Roma ma che hanno un’ottima offerta di
servizi. Roma ha sia turisti che escursionisti.
Se vado a Rimini/Riccione non sarà per escursionismo ma per lo più turismo… infatti sono
considerate delle località tipicamente turistiche non adatte all’escursionismo.

Turisti ed escursionisti devono lasciare soldi nelle località dove vanno. Altrimenti utilizzano i servizi
offerti e quindi la località prende il peso ma senza ricevere niente in cambio.
 
Il crocerista è turista? No. Perché? Perché non lascia niente alla località che visita.

Lezione 3 – Venerdì 21 settembre 2018

Il turismo ha aspetti socio-culturali (che ne costituiscono la base) che si combinano con aspetti
economici. Ha quindi due componenti principali, quelli culturali e quelli economici; tuttavia, è
senza dubbio un’attività economica. Come nasce il turismo?

 I primi turisti sono stati gli antichi romani (nobili) perché se lo potevano permettere


economicamente e perché avevano tempo a disposizione. (Turismo di nicchia). Questo
turismo aveva risvolti economici? No, perché non aveva o era bassa la capacità di mettere
in moto il fenomeno moltiplicatore economico.
 1300 – 1400: si sviluppa il fenomeno religioso del pellegrinaggio. (Turismo di nicchia).
Anche questo turismo non aveva risvolti economici.
 1500 – 1600 – 1700 – 1800: nasce il gran tour. (Turismo di nicchia). I rampolli (=figli) delle
buone famiglie erano obbligati a fare un viaggio di mesi per visitare le principali città
culturali europee ed entrare in contatto con le principali scuole di pensiero di gruppi di
artisti perché era un percorso di arricchimento culturale. Questo turismo aveva discreti
risvolti economici. 
 Fine 1800 – inizio 1900: Quando nascono le prime vere forme di turismo? Nascono in
questo periodo e quasi certamente le prime vere forme di turismo nascono in
Italia. Si intende turismo con motivazione principale che è lo svago. Nasce in Italia nelle
località balneari della Versilia e della costa adriatica perché sono località di mare
facilmente raggiungibili da un entroterra interessante. Si inizia ad offrire una tipologia di
turismo alla portata di tutti. Gli elementi di base che hanno portato alla nascita del turismo
attengono principalmente allo sviluppo dei mezzi di trasporto a partire dalla bicicletta fino
al treno, le corriere, ecc. Gli spostamenti nel tempo sono stati favoriti anche dai prezzi
sempre più competitivi. Inoltre, lo sviluppo tecnologico ha diminuito i tempi del trasporto. 

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 Anni ’30 – ’40: Quando nasce il turismo di massa? Il turismo di massa nasce in Italia
durante il fascismo: Mussolini puntò a sviluppare il turismo per essere più vicino al popolo,
incrementando i trasporti e abbassando il loro prezzo in modo che sia accessibile ed
economico raggiungere le località balneari, sviluppando contemporaneamente anche
quest’ultime.
 Periodo del Dopoguerra e problemi economici, anni ’50 – ’60 : Il boom del turismo in Italia
si ebbe nei primi anni ’60, grazie alla grande spinta dei sindacati (tutti devono avere le ferie
pagate in modo che tutti vadano in vacanza), che consentì ad un numero sempre maggiore
di persone di poter andare in vacanza. E tutti cercano una vacanza adatta al proprio tenore
di vita.
 Crisi economica italiana, anni ’70 : cosa succede al turismo? Nonostante ci fosse la crisi
economica, le persone non rinunciarono alla vacanza e il turismo continuò a diffondersi,
ma scegliendo una tipologia di vacanza mediamente a basso costo (pensione o casa al mare
affittata). Questo discorso del turismo di massa va avanti per anni, per tutti gli anni ’80 con
una serie di caratteristiche. Ovviamente il turismo di lusso esisteva, però l’importanza
economica del turismo di massa, anche se basato su tariffe molto più basse del turismo di
lusso, va ben oltre di quello del turismo di lusso (meglio tanti che spendono poco che poco
che spendono tanto). Cosa accade? Nascono le grandi mete turistiche italiane, cioè località
in grado di ospitare numerose migliaia di persone, come Rimini e Riccione (località che
si specializzano sul turismo). 
 Anni ’80: Il fenomeno sociale dell’entrata delle donne nel mondo del lavoro ha portato
conseguenze sul turismo cambiando totalmente il modo di rapportarsi con esso: meno
tempo per fare le vacanze. Le mete turistiche entrano in crisi, cambiano le tipologie di
vacanze, il budget necessario e il periodo (vacanze in modo frammentato). Se cambia il
turismo bisogna cambiare anche l’offerta turistica. Grazie alla globalizzazione, grazie allo
sviluppo dei mezzi di trasporto cambia il tempo e aumentano le mete per fare turismo.

Il modo di fare vacanza è cambiato perché sono cambiate le esigenze: oggi la vacanza deve essere
motivo di una nuova esperienza, emozioni. Per questi motivi la componente socio-culturale si
combina perfettamente con quella economica.
Il concetto di vacanza, il modo di scegliere la vacanza, il modo di vendere la vacanza, come
convincere il consumatore potenziale ad acquistare la tua vacanza sono tutti fenomeni economici
che hanno una fortissima base socio-culturale.  
“Che cosa volete da una vacanza?” La vacanza deve essere una nuova esperienza, una nuova
emozione.
Il PIL del turismo è inferiore solo a quello del petrolio, in Italia è il primo e deve essere gestito.
In Italia 2/3 persone su 10 lavorano nel turismo, a Roma dalle 3/4 su 10.
Bisogna capire quali sono gli elementi che un turista va a ricercare in un territorio e quindi quali
sono gli elementi vincenti che il territorio deve offrire per essere più competitivo. Una località
turistica è in competizione con le altre località e deve riuscire a individuare i punti di forza e
moltiplicarli, deve riuscire a individuare le debolezze e in qualche modo risolverle perché le altre
località staranno facendo lo stesso. Cercheremo di capire quanto e come un territorio debba

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intervenire su i propri fattori e metterli a sistema per poter risultare più competitivo degli altri e
cercheremo di capire che il territorio deve anticipare, per quanto possibile, le tendenze future.
Lezione 4 – Mercoledì 26 settembre 2018

Il fare turismo ha 3 fasi: 
1- Fase attiva;
2- Fase passiva;
3- Fase dello spostamento.
Non necessariamente in quest’ordine.
Il fare turismo parte dal momento in cui si decide di fare una vacanza, ossia da quando si inizia a
pensare di fare una vacanza e si conclude con il ritorno a casa. Da quando mi viene l’idea fino al
rientro.
Questo periodo tra l’idea e il rientro può durare giorni o mesi e comprende le tre succitate
fasi. Queste tre fasi, pure essendo collegate fra di loro, fanno leva su elementi molto differenti.
Perché?
Abbiamo visto che il turismo è un grande contenitore con elementi:
 Territoriali
 Infrastrutturali
 Sociali
 Culturali
 Religiosi
 Storici

Questi elementi, pur nascendo spesso da radici differenti, si combinano tra di loro e quindi il
turismo è il prodotto dell’interagire di un enorme quantità di fattori che hanno la caratteristica di
essere fortemente eterogenei. Su alcuni l’uomo ha la diretta capacità di agire, su altri non è così
(es. zone a rischio tsunami). 
Tutti questi elementi combinati tra loro formano il prodotto turistico. 
Rappresentano, quindi, gli elementi a cui si fa riferimento nel momento in cui si organizza una
vacanza e che alla fine potrebbe rivelarsi diversa da quella di partenza.
Si arriva quindi ad una MAPPA MENTALE della vacanza: è immaginare nel modo più vicino
possibile alla realtà di come sarà la vacanza.
La mappa mentale dipende dalle caratteristiche del viaggiatore e dal suo percorso personale.
Tuttavia, essa potrebbe rivelarsi diversa da quella di partenza, da quella che si aveva in mente nel
momento in cui si organizza una vacanza. Perché? Perché siamo soggetti ad una serie di pressioni
(da parte della famiglia, amici, fidanzato) che potrebbero farci cambiare idea circa una vacanza.
Questi elementi possono combinarsi fra di loro, e il turismo non è altro che il PRODOTTO (turistico)
dell’interagire tra fattori fortemente eterogenei su cui l’uomo non ha molta possibilità di agire.
Il prodotto turistico è quindi quella particolare vacanza che immagino nella fase iniziale in cui mi
costruisco una mappa mentale della vacanza che, ovviamente, dipende dalle caratteristiche e dalle
preferenze del viaggiatore. Tutto questo rientra nella fase iniziale, ovvero quella del momento
attivo.
Infatti, il turismo è possibile dividerlo in 3 fasi dette anche “momenti”:

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1) MOMENTO ATTIVO (o fase attiva): il momento attivo parte dall’IDEA della vacanza che ci si
è costruiti nella mappa mentale fino alla PARTENZA. La fase attiva, come si può intuire, è la
più importante, quella in cui tutto viene deciso. È la fase in cui si mettono a sistema tutti gli
elementi precedentemente elencati, e quella in cui c’è maggior competizione tra
imprenditori e località turistiche. Voglio della vacanza che organizzo il miglior prodotto
possibile e questo si forma per passaggi successivi. In questa fase si pensa di gestire la
propria vacanza ma in realtà si è fortemente condizionati e questo perché ci sono sistemi di
ricerca (tramite algoritmi) che riconoscono determinati interessi e fanno proposte ad hoc
per la persona, sia in quel momento, sia successivamente. Può quindi succedere che con la
propria mappa mentale si parte da un’idea e si arriva a tutt’altra idea di vacanza (ad
esempio, si pensa alla Sicilia ma si decide di andare in un posto simile ma più economico
come la Calabria. In questo caso si ha una tipologia di vacanza simile. Cosa diversa è se si
pensa alla Sicilia ma poi si arriva a Rimini, queste sono due tipologie completamente
diverse di vacanza). La bravura dei professionisti del settore è quella di andare a fare
proposte adatte nel momento della fase attiva. Durante questa fase, L’IDEA e la mappa
mentale ci porta a fare, infine, ad una SCELTA che si conclude quando prenoto (acquisto),
quindi non ha una durata specifica. Può durare da pochi minuti a giorni ed è quindi
variabile). Tra la SCELTA e la PARTENZA intercorre la PREPARAZIONE del viaggio, che
contiene la preparazione dei bagagli ed ulteriori acquisti correlati alla vacanza (in questo
modo rendo noto che sto per partire, quindi sono ancora più vulnerabile. Mi vengono fatte
ulteriori proposte utili legate alla vacanza).
2) SPOSTAMENTO (il viaggio): è la fase in cui avviene il viaggio, ovvero lo spostamento verso
la meta prescelta. È un momento della vacanza, quindi non deve rovinarla. Non deve
necessariamente essere veloce, poiché è possibile fermarsi presso località intermedie (ad
esempio, posso andare a Berlino in macchina e fermarmi strada facendo a visitare altre
città). È una fase molto delicata perché se il viaggio dovesse andare male, questo potrebbe
riflettersi, negativamente, sull’intera vacanza. Molto spesso chi vende il viaggio vende
anche la vacanza. La scelta del viaggio è un fenomeno economico-sociale-culturale poiché,
ad esempio, 40 anni fa si utilizzava poco l’aereo per motivi economici e culturali.
3) MOMENTO PASSIVO (o fase passiva): viene così definito perché ormai tutti i passaggi
fondamentali sono stati fatti. È la fase in cui si arriva sul luogo della vacanza e ci si aspetta
solo che le aspettative vengano soddisfatte (il luogo deve mantenere la promessa fatta,
quello per cui ho pagato). L’ultimo passaggio, che rientra in questo momento, è quello del
rientro che non conclude il viaggio ma ha una serie di risvolti: feedback e passaparola (mi
sono trovato bene o male; lo consiglio. In questo modo si influirà anche sulle decisioni di
altri), il ricordo della vacanza che ci spinge a programmarne una nuova, con una nuova
mappa mentale, anche se non avverrà di lì a poco. Si riparte dagli stessi elementi ma con
alcune variazioni (in base alle proprie esperienze). La mappa mentale non rimane stabile
nel tempo. Si ampliano le possibilità economiche, esperienze, maggiore libertà.
Una volta arrivati all’ultima fase, una volta tornati, quindi, si riparate dalla fase attiva sulla base
degli stessi elementi (ossia, la vacanza mi è piaciuta quindi mi ispiro alla vacanza precedente) o
sulla base di elementi diversi (cambiano delle cose storiche, culturali, economiche) che ci fanno
cambiare il percorso di scelta, la nostra mappa mentale. Ad esempio, 5 anni fa eravamo più piccoli
con diverse perplessità, con tecnologie e possibilità di trasporto diversi e quindi viaggi che prima
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non erano fattibili erano esclusi, oggi crescendo e con l’innovazione tecnologica i viaggi, anche
lontani, sono diventati fattibili. Oppure, prima non c’erano informazioni su determinati luoghi,
quindi non sapevo cosa succedeva in Mongolia ad esempio; ora che ci sono più informazioni non la
escludo più a prescindere come facevo prima. Questo ci porta ad una conclusione importante,
ossia che il contenitore degli elementi cambia in continuazione.
Chi vende turismo deve essere bravo a capire cosa viene richiesto o potrebbe essere adatto per
quella persona e deve cercare di far entrare nel contenitore “prodotto turistico” cose che non ci
sono. È nella prima fase che c’è la competizione tra gli imprenditori e le località turistiche.
Lezione 5 – Venerdì 28 settembre 2018

Il territorio turistico.
Cosa deve fare un amministratore locale per rendere il territorio appetibile a livello turistico?
Deve convincere gli imprenditori ad investire sul territorio, promuovendolo con adeguate
campagne di marketing in base alle aziende che sono interessato ad attrarre.
Deve essere in grado di promuovere al meglio il proprio territorio.
Questo, ovviamente, varia da settore a settore: nel caso del settore chimico mi aspetto di trovare
infrastrutture adeguate, innovazione ecc.; in ambito turistico, la questione è molto più complessa
perché il turismo non è una semplice attività economica.
Si parla per lo più di comparto turistico perché è il risultato di più attività, ognuna delle quali è il
risultato di tanti fattori tra loro collegati che si fondono l’uno con l’altro.
Ci sono tanti fattori da tenere in considerazione quando si pensa all’acquisto di una vacanza da
parte del turista, in modo analogo per una località ci sono tanti fattori da dover promuovere al fine
di rendersi attraente agli occhi dei turisti.
L’amministratore, prima di scegliere una strategia, deve capire cosa è in grado di offrire il
territorio, individuare i suoi punti di forza, gli elementi sui quali posso far leva, ossia cosa è già
presente all’interno di quel territorio.

Così, il primo elemento sul quale soffermarsi è la presenza di risorse naturali, che formano le
REGIONI NATURALI. La regione, in base al principio scelto, può essere suddivisa in più porzioni.
Esempio: ragionando sulle risorse naturali posso trovare 3 porzioni: la parte collinare,
pianeggiante e montana.

Altre caratteristiche che contribuiscono a distinguere un territorio dall’altro sono: elementi


demografici, economici, sociali, il tipo di lingua parlata, la valuta, ecc. Le varie regioni che ottengo,
rifletteranno la presenza/assenza di questi fattori presenti in modo omogeneo. In questo modo,
possiamo individuare la REGIONE OMOGENEA individuata sulla base della caratteristica prevalente
all’interno del territorio considerato.
Le tante informazioni presenti e differenti del medesimo territorio possono essere sovrapposte
per capire se il territorio ha qualche caratteristica specifica (es. il culto praticato potrebbe essere
collegabile alla lingua parlata, alle attività economiche) e cosa ha di diverso rispetto a un altro
territorio. Per ognuna di quelle caratteristiche è possibile ragionare e indagare sul motivo per il
quale si è sviluppata, se è una caratteristica vecchia o recente. Questo ci porta a capire il perché si
sviluppano certi fenomeni sul territorio.

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Il risultato dell’insieme di queste caratteristiche mi permette di fare una riclassificazione del
territorio, e mettendo a sistema più caratteristiche è possibile determinare cosa è quel territorio e
ciò è esprimibile attraverso una funzione matematica.
Nasce così il concetto della REGIONE FUNZIONALE, ossia un concetto di spartizione del territorio
che si ottiene nella condizione che la realtà presente in un singolo punto del territorio non è altro
che y=f ( x ), ovvero l’insieme degli elementi, tangibili e non tangibili, presenti in quel territorio
che vanno ad incidere sul risultato finale.
Es: Da -1 a -0,33 territorio arretrato
da -0,32 a +0,33 territorio bloccato
da 0,34 a 1 territorio sviluppato
In conformità a ciò, suddivido il territorio: le informazioni mi consentono di aggregare più territori
omogenei. Esiste un’agenzia nazionale (DATAR) che si occupa di questo lavoro.

Bisogna considerare però la VARIABILE TEMPORALE: devo ragionare su ciò che è accaduto in
precedenza (da dove arrivo, da dove vengo) al fine di dare un giudizio di qualità e di tendenza sulla
situazione attuale e soprattutto su quella futura. Quindi, l’ultimo elemento importante ai fini di
una corretta strategia di sviluppo del territorio, è andare a capire qual era la situazione precedente
del territorio, così una volta analizzato il presente si può pianificare al meglio il futuro. Questo ci
porta a considerare un ultimo tipo di regione, che raggruppa a sistema tutte le precedenti: la
REGIONE SISTEMICA, in cui tutti gli elementi agiscono, tra di loro, in modo sistemico. Ogni punto
del territorio non è altro che il risultato delle interazioni con i fattori presenti sul territorio.

Il territorio lancia i segnali che devono essere compresi al fine di prevedere come andrà a finire.
Il sistema si dice orientato: leggere le informazioni e capire quali interventi porre in essere.
Inserendo anche i fattori turistici, posso suddividere il territorio in REGIONI TURISTICHE (che
devono essere regioni turistiche sistemiche per comprendere tutto): regioni con differenti
caratteristiche, problematiche e soluzioni, percorsi storici, politiche di sviluppo (adatte ad alcune
regioni rispetto che ad altre).
La regione sistemica è quindi un sistema orientato, noi dobbiamo capire dove sta andando.

Lezione 6 – Lunedì 1° ottobre 2018

La regione è una porzione di territorio che può essere suddiviso in diversi modi a seconda delle
caratteristiche ed il criterio che voglio applicare (quante lingue parlo, quante religioni sono
praticate (ad esempio se sono praticate due religioni suddivido il territorio in due regioni religiose),
quindi uno stesso territorio è suddiviso in una serie di regioni diverse. Se tra i fattori che
caratterizzano le diverse tipologie di regione suppongo ci sia un collegamento, posso esprimere
questo fatto tramite una funzione matematica:
Culto + Lingua
y=f ( x )= ∗Pianura
Sostegno alla Disoccupazione
Il risultato di questa funzione matematica è un numero e per ogni punto del territorio sarò in
grado di calcolarmi y=f(x) e quindi per ogni punto avrò un risultato numerico e dovrò decidere il
significato di questi risultati, li analizzo e mi costruisco delle classi numeriche; ad esempio, se
prendo dei valori tra 0 e 1 faccio:
8
0 → 0,33→ 0,66 → 1
Se il risultato sarà tra 0 e 0,33 quel punto risulterà arretrato; se sarà tra 0,33 e 0,66 si troverà in
una situazione di “dinamica bloccata” e se sarà compreso tra 0,66 e 1 sarà una classe sviluppata. In
base a questa classificazione posso ottenere che il mio territorio sarà così suddiviso ed avrò regioni
arretrate, alcune a dinamica bloccata e altre sviluppate.
Ma questa è la situazione odierna, ciò vuol dire che non so cosa accadrà domani, ma se ho dati a
sufficienza e sono abile ad analizzare i dati, non sarà difficile prevederlo.

Si passerà così da una regione funzionale (perché è spiegata da una funzione matematica) ad una
regione sistemica, in cui il territorio è visto come una serie di elementi combinati tra di loro che
caratterizzano l’esistenza stessa di quel territorio. All’interno di esso, dunque, vado ad individuare
la presenza/assenza di sistemi territoriali, ossia elementi connessi tra di loro o simili.
La realtà che sarà più connessa, gli elementi territoriali che più si integrano tra di loro, riuscirà a
creare un sistema maggiore rispetto a realtà territoriali che presentano elementi di connessione
inferiori. Comunque rappresenteranno tutte regioni sistemiche, in cui non interessano il numero di
elementi presenti, ma i collegamenti che riesco a fare tra di loro. Maggiore sarà il numero di
connessioni, maggiore sarà il livello di sistematicità della regione.
In teoria, più la regione è collegata, più importanza dovrebbe avere la regione sistemica in
questione, ma devono esserci anche flussi senza i quali non ottengo nulla. Quindi:
+collegamenti + flussi=+importanza della regione sistemica

Devo inoltre tenere in considerazione che la regione sistemica si trova sempre in una fase
dinamica, nella quale forze interne cercheranno di andare verso l’esterno e forze esterne di
entrare all’interno della regione sistemica. Ad esempio, se in una regione inizia ad arrivare il vino
pugliese (forza esterna che entra), qualche produttore locale verrà inevitabilmente danneggiato se
ho il vino pugliese che arriva dall’esterno, il Brunello di Montalcino (elemento interno) esce dal
sistema e andrà in un’altra parte.
Una regione sistemica ha una sua struttura, il territorio è più o meno strutturato (organizzato) in
base alla connessione tra gli elementi; è diversissimo dal dire che è un territorio sviluppato perché
con il termine strutturato si intende solo la connessione tra gli elementi. Un territorio come il
Burkina Faso può essere estremamente povero, però ha un ottimo equilibrio grazie a queste
connessioni.
Ragioniamo all’inverso: un territorio sviluppato è necessariamente strutturato?
Al 99,9% sì, perché se ho raggiunto certi livelli di sviluppo do per scontato che li abbia raggiunti
con una buona connessione interna.
Quando un sistema territoriale va verso lo sviluppo? Quando i singoli punti sono in grado di
collaborare spontaneamente e riescono a produrre economie esterne, come nel caso del
consorzio delle “Dolomiti Superski”, dove tutti i gestori degli impianti e degli alberghi si sono messi
a sistema collaborando tra di loro e portando la regione ad uno sviluppo esagerato.

Abbiamo quindi sistemi territoriali “sviluppati”, “a dinamica bloccata” e anziché usare il termine di
sistema territoriale arretrato, userò il termine “destrutturato” perché quando accade un fatto che
fa perdere un equilibrio, il sistema territoriale dopo essersi destrutturato necessariamente si
ristrutturerà in un nuovo sistema, basato su altri elementi e tipologie, cosicché un sistema possa
ristrutturarsi anche in meglio (cambiano le regole, cambiano gli equilibri).
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A volte si può anche tornare alla situazione iniziale, ma ci si torna con elementi e regole diverse.
Questo ci fa capire come il sistema sia sempre in movimento.
Ad esempio, Capri è al 100% una regione turistica strutturata, perché:
 È una regione con ottimi collegamenti interni ed esterni (la definizione di regione turistica
dà per scontato che deve essere ben collegata, perché il turista è colui che viaggia quindi
sono fondamentali i collegamenti);
 Ci sono dei flussi;
 Ci sono strutture efficienti di qualità;
 Ma, soprattutto, perché tutti gli elementi presenti tra di loro sono strettamente connessi in
vista del turismo.
Quindi tutti lavorano per il turismo per far sì che il mio posto sia un’ottima meta turistica, ad
esempio, i baristi devono essere gentili per far sì che mi goda una buona pausa, i vigili non devono
fare multe in maniera immotivata e devono essere disponibili a dare informazioni. Ogni elemento
si deve combinare con altri elementi presenti sul territorio, spesso tra loro diversissimi. Gli
elementi turistici di Capri non sono sempre stati gli stessi, simili ma non gli stessi, perché ad
esempio un tempo Capri non offriva così tanti ristoranti, oppure prima per prenotare chiamavo
l’hotel (quindi badavo alla gentilezza di chi mi rispondeva, ci si doveva capire) mentre ora si fa
tramite internet e tutto ciò non conta. Pur lavorando su elementi diversi, la base sistemica della
città di Capri è rimasta la stessa: era una vacanza di lusso e lo è tutt’ora.

Una regione turistica cambia dunque gli elementi per adeguarsi alle esigenze e ai tempi ad
esempio a Roccaraso ci vanno i romani e i napoletani che essendo furbi e capendo che i
supermercati sono carissimi si portano la spesa da casa, questo porta al fatto che i supermercati
che sono nati da qui a qualche anno scompariranno, anche a Cortina.

Lezione 7 – Mercoledì 3 ottobre 2018

L’altro giorno abbiamo chiuso con la Regione Turistica, il sistema territoriale turistico.
È caratterizzato dalla presenza di numerosi fattori eterogenei. Un territorio all’interno del quale è
possibile individuare delle porzioni di territorio che creano un sistema tra di loro.
Con lo stesso ragionamento è possibile individuare le regioni turistiche sulla base delle
caratteristiche specifiche. Uno stesso territorio può essere spartito in più tipologie di regioni
turistiche. È possibile trovare in uno stesso territorio regioni turistiche sistemiche completamente
differenti, a seconda degli elementi che si vogliono far emergere.
Questo vuol dire fare politica di sviluppo del territorio.
Un amministratore locale deve inoltre saper ascoltare le lamentele che provengono dalle porzioni
di territorio. Oltre a lamentele che potrebbero derivare da conflitti tra residenti e turisti, che
riguarda lo sviluppo sostenibile della regione turistica, possono esserci problemi che si espandono
all’interno di tutta la regione e non solo nella singola porzione iniziale.
Bisogna quindi riflettere sulle cause che potrebbero generare i primi problemi in piccole porzioni di
territorio considerando che potrebbero poi espandersi all’intera regione.

I tentativi di regionalizzazione turistica richiedono il collegamento a sistema dei vari elementi


presenti sul territorio. Ad esempio, posso mettere a sistema una porzione di territorio in cui si

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sviluppano vacanze brevi con un’altra porzione di territorio in cui ci sono vacanze medio lunghe.
Ancora, una porzione con stazioni sciistiche e località non sciistiche, ecc.

Succede che diventa possibile classificare le singole località sulla base del turismo e arrivare a
capire quanto una singola località sia in grado di mettersi a sistema con le altre e quanto sia il suo
grado di influenza. Ad esempio, a Roma è presente un turismo culturale, religioso,
enogastronomico, balneare, storico, sportivo, congressuale, ecc.
Sarebbe tutto più facile se dovessimo ragionare su un territorio in cui è presente un solo tipo di
turismo. Mettere a sistema un turismo con altri turismi completamente diversi tra di loro diventa
tutto più complicato. Le politiche di sviluppo turistico devono quindi essere differenti in base alla
principale località che ospita principalmente quel tipo di turismo.

In Italia non è presente una politica di turismo nazionale in quanto sono presenti regioni differenti
che ragionano in modo diverso e quindi ogni territorio avrà una sua offerta turistica che privilegerà
il suo tipo di turismo. Di conseguenza, ogni territorio avrà problemi diversi in base al suo tipo di
turismo. Questo dà vita a politiche turistiche locali che rispecchiano realtà fortemente differenti
all’interno del vasto territorio italiano.
Se un territorio come Roma presenta comunque molteplici tipi di turismo è necessario dare un
peso ad ognuno di essi poiché ognuno si presenta con diverse forze e intensità. Nel caso di Roma,
il turismo enogastronomico è al 1° posto, a differenza di ciò che si possa pensare, poiché i turisti
veramente acculturati che si interessano della cultura del territorio sono molto pochi.
Negli ultimi anni si è investito molto sullo sviluppo del turismo congressuale, tuttavia rappresenta
un tipo di turismo che ha grossi problemi poiché non si mette bene a sistema con il la complessità
che caratterizza l’interno del suo territorio. Questo perché i diversi tipi di turismi devono “parlare”
tra di loro la stessa lingua, poiché il turismo congressuale necessità determinate caratteristiche di
base (es. infrastrutture) che se non presenti è meglio evitare di sviluppare questo tipo di turismo.
A Gallipoli, si è sviluppato negli ultimi anni un turismo sistemico negativo per la località poiché si è
sviluppato un turismo senza freni che ha completamente danneggiato la località (TGSC – Turismo
Giovanile Senza Controllo). Ma questo è stato un territorio che prima di arrivare a questa realtà si
basava sul turismo balneare di alto livello, poiché, ad esempio, chi aveva una barca andava lì.

Il territorio è sempre in movimento in quanto si sviluppano continuamente all’interno di esso


elementi nuovi che si mettono a sistema con quelli vecchi modificando in modo continuo l’intero
sistema.
Una regione sistemica (o regione turistica sistemica) non si crea dalla politica (a meno che non ci
siano veramente tanti soldi che contribuiscano a crearla, es. Dubai), perché gli amministratori
possono solo dare forza agli elementi già presenti all’interno del territorio.
Dubai, tuttavia, comincia ad affrontare una crisi a livello turistico, perché non si riescono a vendere
gli appartamenti, quindi un sistema artificiale costruito rapidamente, inizia ad andare in crisi
altrettanto rapidamente.
Se ho dei soldi da investire tra Parigi e Dubai è ovvio che scelgo Parigi poiché presenta una
molteplicità di elementi che danno forza e valore al territorio rispetto a Dubai nel quale non è
presente nulla, essendo un territorio creato in maniera fortemente esogena, a differenza di Parigi
che presenta al suo interno elementi endogeni in grado di alimentare da soli il turismo.

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Lezione 8 – Venerdì 5 ottobre 2018
Cosa significa per un territorio essere regione turistica e quale tipologie di regione turistica è
possibile trovare?
Sulla base dei ragionamenti fatti, siamo in grado di affermare che esistono più regioni turistiche.
Tradizionalmente, si punta ad individuare e classificare 7 tipologie di turismo:
1- Turismo Climatico. Intendiamo l’offerta turistica basata su elementi climatici particolari.
Una regione turistica offre turismo climatico nel momento in cui le sue caratteristiche dal
punto di vista climatico le consentono di esserlo. Se ragiono in termini climatici, possiamo
trovare diverse fasce climatica e ogni fascia include diverse problematiche da affrontare,
punti di forza, tipologie di turismo. In una fascia fredda, ad esempio, è possibile praticare
sport invernali che attirano turisti. Il clima è in grado di influenzare moltissimo il territorio,
per questo è molto importante.
2- Turismo Naturalistico. È legato agli aspetti naturali di quel territorio, al paesaggio naturale,
alle sue caratteristiche naturali. Ad esempio una foresta particolare, un paesaggio
montano, ecc. È necessaria la presenza di un elemento naturale. Questo tipo di turismo è
legato al turismo climatico perché il paesaggio naturale è un prodotto del clima di quel
territorio.
3- Turismo Balneare. Per esserci turismo balneare abbiamo bisogno innanzitutto del mare.
Quindi la tipologia di turismo offerto deve avere particolari caratteristiche che possano
portare a privilegiare la località sul mare. Ad esempio, per quanto riguarda la città di
Macerata, essa è il prodotto di caratteristiche storiche, economiche, territoriali che hanno
portato a sviluppare una mentalità imprenditoriale tramandata nel tempo e, quindi, a
sviluppare il proprio territorio. Avere turismo balneare non implica che tutto il territorio
avrà le stesse caratteristiche. Ogni località turistica avrà le sue specificità che possono
riguardare e quindi essere classificate in base alla tipologia media di offerta turistica, ad
esempio il litorale laziale e il litorale toscano. Inoltre, le località hanno le loro specificità
climatiche che portano a distinguere territori nei quali è possibile trovare un clima mite
generalmente tutto l’anno e altri frequentabili solo nei mesi estivi. Si possono trovare,
inoltre, territori più o meno attrezzati rispetto ad altri.
4- Turismo Lacuale. Riguarda quei territori che si trovano sul lago. Nel lago di Garda sono
presenti elementi che differenziano ulteriormente il territorio in base alle caratteristiche
specifiche del punto in cui ci si trova, quindi il territorio non sarà uguale. La parte alta del
lago di Garda, ad esempio, si trova in mezzo alle Dolomiti, quindi sarà sicuramente più
freddo rispetto alla parte bassa.
5- Turismo Rurale. Rientrano tutte quelle attività ricettive in ambiente rurale. L’agriturismo è
una delle possibili tipologie, ma non esclusivo, perché il turismo rurale non è sinonimo di
agriturismo. Può riguardare il campeggio in campagna, ecc. Ogni territorio è possibile
classificarlo in base a diverse tipologie di turismo o sovrapporre più tipi di turismo
all’interno del turismo rurale, ossia mettere a sistema più turismi all’interno di quello rurale
e dividere in base ad esso il territorio, sulla base della tipologia preminente di turismo.
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Negli ultimi anni si sta sviluppando una passione per la campagna, perché si caratterizza
per qualcosa di differente rispetto a ciò che è vissuto nella normalità della città.
6- Turismo Sportivo. Si suddivide in attivo e passivo. Quello attivo è quello fatto per praticare
sport, quello passivo è quello fatto per seguire lo sport. All’interno del territorio è possibile
inoltre ragionare sulle infrastrutture presenti. Per essere una località atta ad ospitare le
olimpiadi è necessario avere le infrastrutture adatte. All’interno del territorio, è possibile
suddividerlo inoltre in adatto ad ospitare quello attivo e un’altra porzione quello attivo.
7- Turismo Culturale. L’offerta culturale è legata alla storia di quel territorio, quindi potrebbe
essere anche legato alle caratteristiche paesaggistiche. Inoltre, è legato anche al clima,
perché le città storiche sono nate principalmente all’interno di territori con certe
caratteristiche. Ad esempio, Roma è nata in dove è nata grazie alla presenza di
caratteristiche particolari di quel territorio che ne hanno favorito la nascita. Quindi, Roma
offre turismo climatico, balneare (poco), sportivo, culturale, religioso, congressuale,
enogastronomico. Ma come facciamo ad inserire all’interno di un percorso di
classificazione Roma? Non è possibile affermare univocamente che Roma viva di un
determinato turismo, si può dire che Roma viva ANCHE di quel tipo di turismo. Ci troviamo
quindi davanti ad un’offerta territoriale completa, in cui tutti gli elementi presenti nel
territorio si trovano a sistema. Tuttavia, non necessariamente è tutto turismo: è turismo ciò
che riesce a garantire un’offerta di qualità.
Un amministratore locale non può, quindi, non tenere conto della tipologia o delle tipologie di
turismo che offre.

Lezione 9 – Lunedì 8 ottobre 2018

Dallo sviluppo allo sviluppo turistico.

Richiamiamo l’attenzione su questo passaggio che potrebbe essere sfuggito. Cos’è lo sviluppo?
Un errore che si fa spesso è confondere lo sviluppo con l’aumento del PIL nel tempo.
Generalmente si dice che se nel tempo aumento il PIL il paese si sviluppa e quel territorio si è
sviluppato. Ma non è così.
La crescita economica è un concetto diverso dallo sviluppo. In una regione sistemica nel tempo
cambiano degli equilibri territoriali, economici, ecc., che portano ad un maggior sviluppo.
Che differenza c’è tra un territorio che cresce economicamente e un territorio che si sviluppa?
Cambia il modo in cui le forze all’interno della regione si combinano. Il prodotto del territorio è
differente rispetto a quello di prima. In senso positivo da un punto di vista economico, non si sa da
un punto di vista globale.
La scoperta di un nuovo fattore turistico all’interno del territorio (es. nuovo porto di Napoli), ad
esempio, porterà le forze presenti all’interno del territorio a combinarsi in modo differente così da
spingere e sviluppare un nuovo fattore all’interno del territorio. Questo porterà ad un maggior
sviluppo che cambierà gli equilibri passati.
Cultura ed economia vanno a scontrarsi perché ciò che fa bene all’economia non fa bene alla
cultura e viceversa. Pompei, ad esempio, rischia di scomparire perché è stata costruita con
materiali scadenti in quanto rappresentava una cittadina per poveri. A differenza di Roma, nel
quale erano presenti i migliori architetti e le principali personalità, quindi tutto veniva costruito

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utilizzando materiali di alta qualità e nel modo migliore. Ciò implica una maggiore onerosità nel
tempo per conservare i beni culturali passati posti in diversi luoghi territoriali. E questo ci porta
nuovamente al conflitto tra economia e cultura.
I beni culturali potrebbero essere ristrutturi da privati, tuttavia dovrebbero avere un ritorno
economico atteso, altrimenti non avrebbero convenienza ad investire.
Oggi, quindi, la cultura deve produrre economia e l’economia deve andare incontro alla cultura
perché altrimenti non si va avanti. Per tante persone, i beni culturali rappresentano l’unica fonte di
reddito. Questo a differenza di altri paesi che hanno altri settori in cui sono sviluppati, quali ricerca
e sviluppo, pozzi petroliferi, ecc.; noi abbiamo i beni culturali da valorizzare e quindi abbiamo il
turismo. Se vogliamo continuare ad avere turismo ed essere competitivi, dobbiamo salvaguardare
i nostri beni culturali e per fare ciò abbiamo bisogno che vadano d’accordo con l’economia. Senza
soldi, i beni culturali non sopravvivono.
Il turismo è in grado di far entrare tanti, tanti, ma tanti soldi. Ma pochi di questi soldi ritornano ai
beni culturali.

Tornando al discorso sullo sviluppo, basta un elemento nuovo a creare nuovi equilibri che danno il
giusto input per far partire lo sviluppo. Ad esempio, grazie al vino Montalcino, in toscana, quel
territorio che prima non conosceva turismo ed esportava solo vino, ora è diventato un territorio
turistico poiché tanti vogliono visitare la località dove viene prodotto il vino.
Prima o poi, in ogni caso, un territorio arriverà all’apice dello sviluppo e poi calerà. Tuttavia,
successivamente è possibile che riprenderà il suo sviluppo precedente grazie ad una nuova
combinazione di forze al suo interno che porteranno la località al suo vecchio apice, se non a
superarla. Ogni caso è a sé. Questo perché la regione turistica sistemica vivrà diverse fasi nell’arco
del tempo (la salita, la discesa e di nuovo la salita).
Questo è l’esempio che hanno vissuto i castelli romani. A fino a metà anni ’80, si era soliti andare
ai castelli romani e farsi una fraschetta, bere vino bianco, mangiare porchetta e ciambelline. Ma
dagli anni ‘80 fino ai primi anni 2000, i produttori locali decisero di fare altro e le località dei
castelli subirono un declino. Ora si sta vivendo una nuova crescita in quel territorio in cui si è
ripreso a fare ciò che si faceva prima.

Possono tuttavia esserci altre cause che possono portare al declino di una località, come ad
esempio delle cause ambientali, se quel territorio diventa inquinato (vedi esempio di Rosignano).
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Quindi, le cause possono essere molteplici, poiché un processo di sviluppo impatta sull’economia,
sui rapporti sociali, culturali di quel territorio e quindi bisogna vedere come si relaziona con essi.
Queste cose i politici italiani non è che non le hanno capite: non le sanno proprio.
Lezione 10 – Mercoledì 10 ottobre 2018
Oggi parliamo di turismo e torniamo a riflettere sulle possibili classificazioni all’interno di un
territorio più o meno sviluppato, con più o meno attenzione da parte degli amministratori.
Abbiamo parlato di classificazione territoriale in base alla tipologia di offerta turistica e abbiamo
detto che non necessariamente chi offre più tipologie di turismo è avvantaggiato rispetto a chi
offre solo una tipologia. Ma non è l’unica via per qualificare la regionalizzazione turistica. Ci sono
altri elementi su cui posso riflettere per caratterizzare la mia regione turistica.
Ad esempio, posso riflettere sulla durata della permanenza. Significa che determinati territori,
tipologie di turismo, si caratterizzano per una particolare permanenza media. Roma, e le città
culturali in genere, si caratterizzano per una permanenza media di 3 notti. Per le località balneari,
mediamente la permanenza si attesta sulle 15 notti. Tendenzialmente, le vacanze lunghe tendono
a essere le vacanze principali. Ma questo anche perché la vacanza nella località storico-culturale
generalmente è più costosa e caotica e difficilmente ci si può permettere più di 3 notti.
All’interno del territorio posso quindi andare ad individuare le tipologie di regioni sulla base della
permanenza media. Ma questa permanenza è anch’essa influenzata dalla tipologia di territorio
presente e quindi di turismo offerto. Gli amministratori e gli imprenditori devono sapere se il loro
prodotto è appropriato rispetto alla realtà socio-economica. Chi offre un territorio sciistico non
può non sapere che la vacanza in montagna dura una settimana e non a caso è chiamata
“settimana bianca”. Città come Roma, Firenze, Venezia, Milano, devono sapere se offrono un
prodotto turistico appropriato rispetto alla realtà socio-economica che offrono, alla propensione
media al consumo, ecc.; 2 settimane consecutive in queste città d’arte non le fa nessuno. Ci si può
andare 3 volte per 5 giorni, 5 volte per 3 giorni, ad esempio. Questo perché comunque non è
possibile avere tanti giorni di ferie consecutive ed inoltre la realtà del luogo deve essere
appropriata alla vacanza scelta.
Siamo quindi in grado di individuare un percorso di regionalizzazione turistica sulla base:
- della durata (lunghe, medie e brevi);
- della stagione (invernali, estive);
- del periodo scelto (giorni feriali e festivi);
- ecc…
È fondamentale, quindi, sapere con quale tipologia di turista lavoro, che tipo di vacanza predilige
durante l’anno. Durata e stagionalità dipendono dalle caratteristiche che offre la regione turistica.
Località che lavorano con il turismo di breve durata è bene lavorino con questo tipo di turismo e
devono continuare a lavorare con questo turismo. Posso trasformare la vacanza da breve a lungo,
ma deve necessariamente cambiare il territorio e l’offerta turistica territoriale. Una vacanza alle
Maldive non può essere di 4 giorni perché uno è di viaggio. Allo stesso modo, un agriturismo non
può offrire una vacanza di 15 giorni, perché poi diventerebbe pesante. Avrebbe potenziale per uno
scrittore, che ha bisogno di restare isolato e non deve essere disturbato, ma per altri no.
Dovrebbero cambiare veramente tante cose per cambiare la tipologia di turismo presente. In ogni

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caso, la durata e stagionalità dipendono sempre dalla tipologia principale di turismo che offre. Ad
esempio, una località balneare avrà un turismo fortemente stagionale, questo comporta che le
strutture ricettive chiudono durante il resto dell’anno poiché non conviene stare aperti.
Se ragionassimo sulla tipologia di persone coinvolte, è possibile trovare due tipi di turismo:
turismo individuale e turismo organizzato. Ci sono località adatte ad uno e l’altro turismo, ma
anche località adatte ad entrambi. Che caratteristiche hanno i due turismi?

 Turismo organizzato (di gruppo): dal punto di vista delle strutture ricettive, devono essere
ben collegate, moderne dal punto di vista infrastrutturale; inoltre devono essere strutture
molto grandi, in grado di ospitare molte persone insieme, più gruppi da 50 persone
addirittura; devono avere altri servizi accessori con guide turistiche, ristoranti accoglienti, e
sicure. La sicurezza è molto importante queste località, perché un gruppo deve sentirsi al
sicuro. Chi fa turismo individuale a volta ha seri problemi a visitare certi luoghi perché
possono essere visitati solo mediante gruppi, che hanno più garanzie sulla sicurezza.
Inoltre, dal punto di vista organizzativo, questo tipo di turismo lavora principalmente con i
grandi gruppi turistici (tour operator), che offrono prodotti standardizzati e
tendenzialmente di medio-lungo periodo, questo comporta che tutto è più collegato.
 Turismo individuale: questo tipo di turismo è molto più avventuriero. Non bada molto
all’accoglienza, quindi non sono molto necessari i servizi aggiuntivi quali guide e ristoranti
accoglienti. Il turista individuale sceglie liberamente quanto far durare una vacanza e dove
andare, senza che gli venga imposto un percorso standardizzato.

In ogni caso, ci ricolleghiamo sempre alla tipologia di offerta turistica, perché alcune si prestano
meglio a uno e altre all’altro tipo di turismo. Dal punto di vista della spesa media, abbiamo:
 Turismo ricco: chi ha turisti ricchi, dall’alta propensione alla spesa, deve avere
caratteristiche quali, per esempio, essere ben organizzata, alta qualità di strutture ricettive,
ottima offerta di trasporti e servizi, attrattiva dal punto di vista estetico (curata), deve
essere esclusiva e sicura. Queste caratteristiche non necessariamente si trovano negli altri
due tipi di turismo, perché improntata e organizzata per offrire cose diverse. Il turista ricco
è un turista individuale ma dietro c’è sempre qualcuno che gli ha organizzato il viaggio. Gli
obiettivi che si pone una località che offre un rustico ricco non sono gli stessi della località
che offre gli altri tipi di turismo (povero e medio).
 Turismo medio: è una via di mezzo tra i due.
 Turismo economico: si pone diversi obiettivi, queste caratteristiche sono collegate alla
tipologia di turista e spesso chi vuole fare turismo economico indipendentemente dal suo
stato sociale continua a fare turismo economico (ad esempio se uno è abituato a fare la
strada a piedi pur potendo disporre di una limousine). Ci sono quindi turisti ricchi che
scelgono di fare turismo economico come scelta di vita, perché vogliono fare determinate
cose che non sono possibili con il turismo ricco.
Queste tre tipologie si distinguono in base alla propensione media alla spesa per la vacanza.
Ovviamente ci sono località che si prestano meglio ai tre diversi tipi di propensione alla spesa,
fermo restando che esistono località adatte a tutti o ad alcuni di questi tipi.
Una località deve sapere quale tipo di turismo attrae, perché deve regolare la propria offerta in
base a questo.
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Distinguiamo, inoltre, località oggetto di turismo a breve, medio e lungo raggio. Alle Maldive c’è
turismo a lungo raggio, ma ci sono anche località come Roma che lavorano con tutte e tre le
categorie di turismo.
Un’altra classificazione possibile è quella in base al mezzo di trasporto principale utilizzato per
raggiungere la località turistica. Allora, in base a ciò, devo strutturare la località in base
all’accoglienza dei turisti arrivati via mare con una nave, ad esempio. Questo comporta che i
trasporti locali devono essere molto efficienti e ben organizzati, perché i turisti non avranno il loro
mezzo di trasporto privato.
Gli amministratori locali di una regione turistica sistemica, quindi, devono sapere a cosa vanno
incontro quando offrono determinate tipologie di turismo, devono sovrapporre le varie
informazioni ricevute, metterle a sistema per offrire un prodotto che deve essere vincente.

Lezione 11 – Venerdì 12 ottobre 2018

Oggi parleremo delle località monotematiche e pluritematiche. Una località pluritematica è in


grado di offrire più tipologie di turismo. Non si può stabilire univocamente chi è più avvantaggiato.
Ognuno presenta pregi e difetti, criticità e vantaggi.
Le località monotematiche (che offrono una sola tipologia di turismo) hanno alcune criticità:
- Stagionalità: ogni tipologia di turismo ha una sua stagionalità, che riesce meglio in una
parte dell’anno, come per le località balneari;
- Specializzazione: un punto di forza può essere anche una debolezza. È l’esempio di una
località caratteristica per la carne che non sarà sicuramente frequentata da vegetariani e
non avrà molto da offrirgli. Ciò dimostra che il prodotto offerto, seppur unico, potrebbe
avere dei limiti. Inoltre, così come per il ciclo di vita della località turistica, anche il singolo
prodotto nel quale è specializzata la località può subire un declino che si porterà dietro
l’intera località molto velocemente, questo tuttavia non impedisce che potrebbe
risollevarsi in futuro. Quindi, questo tipo di località sono molto esposte alla ciclicità.

I punti di forza per le località monotematiche sono:


- Specializzazione: porta a migliorare e rendere unico e migliore il prodotto offerto dalla
località. Significa che tutti quanti sanno qual è il miglior servizio possibile da offrire al
turista presente nel loro territorio turistico, caratteristica unica di quella località. Questo
porta un vantaggio enorme anche dal punto di vista del marketing della località, perché
tutti gli imprenditori presenti avranno interesse a sponsorizzare lo stesso prodotto
unendosi per promuovere tutti insieme la stessa località.

Punti di forza delle località pluritematiche:


- Assenza di stagionalità: la criticità delle località monotematiche diventano dei punti di forza
delle località pluritematiche perché quando si entra in un periodo di bassa stagione per un
tipo di turismo, subentra l’alta stagione per un altro tipo di turismo;
- Assenza di specializzazione: questo comporta che si possono fare tante cose diverse
all’interno della stessa località. Quindi, se un prodotto offerto subirà un periodo di declino

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per qualsiasi motivo, ho la possibilità di offrire anche altri tipi di prodotti che
compenseranno la perdita del primo.

Criticità delle località pluritematiche:


- Assenza di specializzazione: dal punto di vista del marketing questo punto di forza
rappresenta una criticità perché non apparirà una località unita a promuovere un singolo
prodotto specifico. È quindi molto più facile promuovere una località monotematica.
Quindi questo tipo di località sono molto più dispersive dal punto di vista della promozione.

In conclusione, ognuno dei due tipi di località ha caratteristiche a sé che la caratterizzano, i punti di
forza rappresentano spesso anche una debolezza per la località stessa.
Nei panni di un amministratore di una località monotematica mi metterei a disposizione per
sostenere le tematiche della località e amplificarne il successo. Tuttavia, prevederei e organizzerei
anche una via d’uscita, un piano B nel caso qualcosa andasse storto e avessi problemi.
Dal punto di vista di un amministratore di una località pluritematica, devo riuscire a capire,
all’interno della località, qual è il tema principale che guida la realtà economica territoriale della
località, il fattore che deve trainare l’intera economia e spingere su di esso. In una località sciistica,
gli impianti sciistici devono essere perfetti, tutto il resto passa in secondo piano. Nel caso di Roma,
se viene meno la motivazione principale che mi porta in questa località (il Colosseo che crolla), si
porterebbe via il successo anche di tutto il resto.
Per un amministratore è molto più facile gestire una località monotematica, data la complessità di
quella pluritematica, che tuttavia risulta sicuramente la più sicura.

Lezione 12 – Lunedì 15 ottobre 2018

I MODELLI TURISTICI.

Modello di Butler: il ciclo di vita della destinazione.


Vedremo il modello di Butler, lo sviluppo e quindi il ciclo di vita della località turistica.
3 tipi di modelli.
Oggi parliamo del modello di Butler. Si ispira al modello di Vernon che tratta del ciclo di vita del
prodotto. Vuole capire come nasce e si sviluppa e rinnova una destinazione turistica.
Il modello di Venon prende in considerazione due variabili: il tempo e le vendite, quindi come
evolvono le vendite rispetto al tempo. Un’altra variabile che può interessare per capire il ciclo di
vita della destinazione è quindi il tempo. Le vendite possono aumentare in base a diverse curve,
possono aumentare, diminuire e aumentare ancora, ecc.
Butler non parla di presenze e arrivi ma numero di visitatori nel tempo. Gli arrivi sono il numero di
visitatori che arrivano in una località e vengono registrati, le presenze sono il numero di notte
trascorse nella località ricettiva.
Presenze /Arrivi = Permanenza media.
Se 2,8 vuol dire che in media ogni visitatore dorme meno di 3 notti.
In base a ciò, il numero di visitatori indica gli arrivi.
Questo è un modello studiale, ossia una classificazione per stadi dello sviluppo della località.
Vediamo quali sono queste fasi:

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1- SCOPERTA;
2- CONTROLLO LOCALE;
3- ISTITUZIONALIZZAZIONE;
4- STASI, DECLINO E RINNOVAMENTO.

Questi sono i 4 momenti del modello di Butler collegate a delle fasi.


- Nel momento della scoperta c’è la fase dell’esplorazione. Ho un territorio inesplorato. Tutti
i territori sono caratterizzati dalla presenza di risorse. Se andiamo in un paesino del Lazio
all’inizio è un territorio inesplorato. Il ciclo di vita nasce quindi con esplorazione. Questo
perché magari c’è un’attrazione naturale, delle bellezze prima sconosciute.
- Dalla fase dell’esplorazione, nel momento della scoperta, si passa alla fase del
coinvolgimento. Si verifica una consapevolezza da parte della destinazione e la popolazione
del luogo che quella sta diventando forse una destinazione turistica e quindi tutti gli attori
coinvolti (ristoratori, negozi, ecc.) cominciano a maturare l’idea e aumenta
contestualmente il numero di visitatori.
- Si passa così alla fase dello sviluppo che si trova a cavallo tra la fase del controllo locale e
l’istituzionalizzazione. Quest’ultima è la fase di nicchia della destinazione, nella quale la
destinazione ha piena consapevolezza delle proprie potenzialità, aprono nuove strutture e
le stesse amministrazioni locali fanno qualcosa per il turismo. In questa fase si inizia ad
avere un numero di arrivi maggiore di quello dei residenti e il comune deve gestire i flussi
turistici per evitare problemi di congestione;
- Dal momento del consolidamento quindi il numero di arrivi è stabilmente maggiore del
numero dei residenti e quindi non è detto che questa fase faccia bene alla destinazione che
può così trovarsi in una fase critica per la fase successiva. Potrebbero quindi esserci dissidi
tra residenti e turisti, soprattutto se si sfocia in un turismo di massa che non è più
conveniente ai residenti stessi perché non porta più nulla alla destinazione, ad esempio se i
turisti iniziano a non andare più nei ristoranti perché portano il pranzo al sacco, dormono
nelle case abusive e non vanno nelle strutture ricettive, ecc. In questa fase sono
fondamentali le politiche intraprese dal comune e da tutte le figure istituzionali perché

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queste determineranno il successivo sviluppo della destinazione e della sua economia
perché deve essere garantito un certo equilibrio.

Nell’ultimo momento possono esserci tre diversi risvolti per la destinazione, a seconda di come
evolve la situazione: la stasi, quando il numero di arrivi rimane costante e quindi il modello non
finisce qui ma può poi successivamente avere due possibilità, il declino o il rinnovamento, questo a
seconda della bravura di tutti gli attori presenti nella destinazione che hanno un ruolo
fondamentale per il futuro di essa. Queste possono essere attività alternative, attrazioni diverse e
rinnovate che determinano un rinnovato interesse per la località. È necessario quindi un
intervento attivo da parte di tutti.

Dal momento della stasi ci sono quindi due opportunità, declino e rinnovamento, nel quale devo
trovare il modo di rendere nuovamente attraente la località per i turisti, creare qualcosa di
artificiale che possa essere di interesse per gli altri. Il declino può verificarsi, ad esempio, a seguito
di un sovraffollamento.

Lezione 13 – Mercoledì 17 ottobre 2018

I modelli servono per poter inquadrare la situazione e, partendo dalla teoria, arrivare a proporre
una politica di sviluppo completa, condivisibile e accettabile. Quando c’è un problema da risolvere,
bisogna analizzare i dati ed inquadrare la problematica e le criticità. Partendo dalla situazione
attuale, sulla base del passato e dall’analisi dei dati, è possibile tracciare una strada da percorrere
per il futuro. Agendo su questo, accadrà quest’altro. Solo in questo modo è possibile trovare le
soluzioni al problema.

ORIENTAMENTO ATTUALE DELLA DOMANDA TURISTICA

Gli elementi di base sui quali si ragiona per decidere quale vacanza fare oggi sono cambiati.
Fino a trent’anni fa c’era un turismo motivazionale, poi si è passati per un turismo esperienziale
(da vent’anni circa) e ora c’è il turismo emozionale (da circa cinque anni).

TURISMO TURISMO TURISMO


MOTIVAZIONALE ESPERIENZIALE EMOZIONALE

 Turismo motivazionale: si concentra sulle passioni, i desideri, le motivazioni che


influenzano la scelta turistica. Non si riflette sulla scelta montagna, mare, capitale europea,
ma sulla PASSIONE che ha spinto il turista a scegliere una determinata località. La
PASSIONE, ma soprattutto la voglia di condividere questa passione con altri, altrettanto
appassionati, è il motivo che ci spinge verso una determinata tipologia di vacanza. Ad
esempio, sci alpinismo, canoismo, mountain-bike, ma anche Ville Venete, Aree

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Archeologiche, Musei Tematici, o ancora mangiar bene, acquistare dal produttore, vivere la
campagna. In quest’ottica la montagna, ad esempio, non è scelta in quanto tale, ma in
qualità di contenitore di sci, kayak, mountain-bike, mangiar bene, contatto con la natura,
ecc.
 Turismo esperienziale: si viaggia non tanto con l’obiettivo di vedere luoghi più o meno
nuovi, ma si viaggia soprattutto per fare nuove esperienze, per sperimentare nuove
situazioni; situazioni che la routine quotidiana difficilmente concede. Si vuole fare quello
che non si è ancora fatto; sia esso uno sport, un’escursione in montagna, una visita ad una
città, un tour enogastronomico, una cena tipica, un corso di cucina, un corso da sommelier,
ecc. Ancora, partecipare alla vendemmia, alla raccolta delle mele, all’apertura delle botti.
Vivere queste esperienze insieme agli attori diretti, all’agricoltore nel contesto specifico.
Vedere il luogo di nidificazione delle aquile o falchi, vedere luoghi dove furono combattute
le guerre mondiali… È chiaro quanto la ricerca di nuove esperienze sia direttamente
collegata alla voglia, alla necessità di provare nuove emozioni. Si passa quindi al turismo
emozionale.
 Turismo emozionale: Non si parla più di nuove esperienze quanto di nuove emozioni.
L’esperienza nuova va pure bene ma per essere soddisfacente bisogna provare una nuova
emozione. Anche ripetendo qualcosa di già fatto ma devo provare una nuova emozione.
Oggi il turista non è che non ha più motivazione, non è che non ha più esperienze da
ricercare ma oggi soprattutto guarda le nuove emozioni. Provare qualcosa che fino al
giorno prima non avevo provato, voglio emozionarmi in modo che prima non avevo mai
fatto. Chi vende turismo (amministratori locali, imprenditori) devono sapere che devono
essere in grado di dare nuove emozioni per essere competitivo e vincente. Per dare nuove
emozioni devo dare nuove esperienze? Non necessariamente ma si è in grado di offrire
nuove esperienze si ha più possibilità di far provare nuove emozioni.

Lezione 14 – Venerdì 19 ottobre 2018

PREVISIONI 2020 TURISMO (UNWTO).

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Questo grafico rappresenta l’andamento passato e le previsioni future effettuate nel 2010
dall’organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) per quanto riguarda l’andamento dei flussi
turistici nel mondo. Questo rappresenta un ragionamento inedito. È possibile notare l’inserimento
di mercati prima inesistenti. Fin dall’inizio degli anni ‘50 i turisti sono quasi solo europei, in crescita
costante nel corso degli anni. Tuttavia, la crescita diventa esponenziale e questo succede quando
accade qualcosa che cambia il settore e modifica gli equilibri esistenti, come è possibile notare dal
1990 circa in poi, quando la crescita passa dall’essere costante a esponenziale.
In Europa è cresciuto il fenomeno turistico in uscita dall’Europa, e al tempo stesso anche il numero
di vacanze. Tuttavia, l’area gialla (turisti dell’Asia orientale e del Pacifico) risulta essere quella più
interessante. È accaduto qualcosa che ha sconvolto gli equilibri, poiché la crescita è diventata
esponenziale. Negli anni ’90 la vacanza per i cinesi era rappresentata da un viaggio premio
aziendale per i lavoratori più produttivi. Non esisteva il turismo che intendiamo noi oggi poiché era
vietato per legge dal regime. Allo stesso modo, non erano previste ferie (e il riposo settimanale) e i
cinesi vivevano quasi esclusivamente di lavoro. Era un’economica totalmente chiusa. Il risultato
era che non si avevano contatti all’esterno e chi era all’esterno difficilmente entrava all’interno di
certi contesti. L’economia era esclusivamente di sussistenza.
Ma dagli anni ’80-’90, accadono risvolti economici importantissimi. I cinesi cominciano ad avere
rapporti differenti con l’esterno e i paesi occidentali iniziano ad interessarsi verso i cinesi e al
tempo stesso i cinesi si interessano al mondo occidentale. L’economia cinese inizia lentamente ad
aprirsi verso il resto del mondo e viceversa.
Oggi ci sono una serie di elementi che ci colpiscono senza rendercene conto e che ci influenza
nelle scelte che facciamo ogni giorno. Questo si rispecchia anche nella scelta turistica che è
influenzata da tantissimi fattori.
Questo vuol dire che se una persona si trova in una situazione migliore economicamente, deve
dimostrare che è diventato ricco e quindi inizialmente inizia a viaggiare, questo è generalmente
l’animo umano. Ma i cinesi hanno una cultura differente. I cinesi ricci si trovano in numero
superiore ai ricchi italiani ed europei in generale. L’apertura verificatasi negli anni ’80-’90
comporta un cambiamento di abitudine da parte dei cinesi e cominciano a comportarsi come gli
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occidentali ricchi. Ciò è facilmente riscontrabile anche nelle abitudini nel vestirsi dei cinesi: oggi i
cinesi si vestono in maniera molto “occidentalizzata” rispetto a qualche anno fa. Ma questo perché
l’Europa, e l’Italia principalmente è stata un Paese che ha trainato l’intera industria della moda e
questo ha coinvolto anche i cinesi.
I cinesi si stanno quindi avvicinando a una realtà differente. In questa fase accade quindi
un’esplosione dei flussi turistici prima inesistenti da parte dell’Asia orientale alla quale si
aggiungono flussi sempre maggiori dalle Americhe (in particolare brasiliani e argentini). Questi
nuovi flussi sono favoriti, inoltre, dalla spirale evolutiva venutasi a creare grazie all’avvento del low
cost e quindi da maggiori possibilità di raggiungere mete più distanti a prezzi più contenuti rispetto
al passato che apre le porte a vacanze anche alla classe media.
Le previsioni sono state fatte nel 2010, oggi siamo nel 2018 e le previsioni relative al 2020 sono
state superate, quindi tra due anni i flussi saranno ancora maggiori.
Per quanto riguarda l’Italia, il paese non ha colto al meglio l’opportunità di attrarre questo trend.
Gli italiani viaggiano ma non come e quanto vorrebbero, sicuramente meno degli altri paesi e
meno del potenziale. Allo stesso modo, i turisti stranieri non sono stati attratti adeguatamente,
questo perché vendere una vacanza è come vendere un prodotto e quindi i turisti devono essere
convinti.
L’Italia ha il territorio più bello e variegato del mondo, ma non è stata in grado di farsi attrarre.
Vendiamo malissimo ciò che abbiamo a disposizione.
L’Italia non riesce ad attrarre adeguatamente l’aumento esponenziale dei flussi dalle Americhe e
dall’Asia. L’Italia è sempre stata convinta che si sarebbe venduta da sola e per questo non si è fatto
nulla per promuoverla.
Come abbiamo visto ieri, il turismo non è più solo motivazionale ed esperienziale, ma anche
emozionale e quindi l’Italia deve essere in grado di far provare nuove emozioni. L’offerta non è in
grado di promuovere nuove emozioni.
L’Italia è stata conosciuta negli ultimi anni nel mondo principalmente per certe trasmissioni
televisive quali Gomorra, Romanzo Criminale e Montalbano. Tutte queste trasmissioni parlano di
malavita e questo provoca all’esterno un sentimento di pericolosità! I telegiornali stranieri parlano
dell’Italia principalmente per la sua situazione politica instabile, oltre alla sporcizia, rifiuti, scioperi.
Ultimamente la situazione dei ponti italiani è tornata alla ribalta a causa del crollo del ponte
Morandi a Genova. Questo provoca all’estero un sentimento di preoccupazione e molte persone
che magari vorrebbero venire in Italia in macchina rinunciano.
L’Italia non è stata quindi in grado di apparire competitiva agli occhi esterni.

Lezione 15 – Lunedì 22 ottobre 2018

PRIMI 10 PAESI PER ARRIVI E ENTRATE TURISTICHE (FONTE: UNWTO – ONT).

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Ricordiamo innanzitutto la differenza tra arrivi e presenze. Possiamo ragionare in arrivi e presenze.
Uno dei passi avanti è ragionare sulla permanenza media. La legge impone una dichiarazione sulle
persone che sono arrivate in albergo. Il numero degli arrivi ovviamente non può essere maggiore
al numero delle presenze. Presenze/Arrivi= Permanenza media. È il numero medio di notti che
sono i state spese pro capite presso quella città. È importante sapere perché c’è questa
permanenza media, poiché bisogna analizzare l’andamento della destinazione e della struttura per
valutare se la situazione è buona o no.
Ora vediamo perché l’offerta italiana è appetibile o non appetibile nei confronti dell’estero.
Gli stranieri generalmente valutano la qualità del servizio, del prodotto offerto e non il prezzo,
specialmente se quel determinato servizio o prodotto è famoso per la qualità, il rapporto qualità
prezzo, perché si dà per scontato che se una persona compra qualcosa lo sa quanto va a pagare,
quindi si aspetta una qualità adeguata al prezzo pagato. Se qualcuno è disposto a pagare un certo
prezzo, si aspetta la qualità corrispondente al prezzo pagato.
A Roma, il tempo di apertura e chiusura di nuove attività commerciali è continuamente in
diminuzione. Questo perché c’è chi cerca di risparmiare non badando alla qualità, ma questo è
importante. L’italia, in generale, sta andando decisamente male sotto questo punto di vista. Anche
se Roma ha il maggior numero di arrivi, ma è importante capire la tendenza e confrontare con
capitale simili, due numeri messi là non significano nulla. L’attenzione all’accoglienza è un aspetto
fondamentale per una località, ad esempio, perché al ritorno dal viaggio un turista recensisce i
luoghi dove si è trovato e se non si è trovato bene le recensioni negative fanno male alla località.
Chi lavora nel turismo deve essere propenso all’accoglienza. L’Italia era famosa per i modi di fare,
nell’accoglienza, e una volta venivano da ogni paese per formarsi sull’accoglienza chi lavora nel

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settore. Se non si ha una formazione di base decente di qualità non si può lavorare bene. Chi
lavora nel settore ha un ruolo fondamentale nella predisposizione per affrontare le problematiche
che si potessero presentare. È importante essere intelligenti e pertinenti nell’affrontare le diverse
situazioni problematiche che possono presentarsi.

Tornando al grafico, per arrivi nel 2013 l’Italia è al 5° posto. Ma nel 2005 l’Italia era prima.
Nel grafico per entrate da turismo internazionale, prima l’Italia era al primo posto, ora al 6°.
Questo perché l’Italia ha perso nella qualità.
Chi si occupa di pianificazione turistica in Italia, non deve guardare chi sta sopra, ma chi sta sotto,
nella speranza di difendersi e non recuperare, perché ormai non li prenderemo più quelli sopra,
per mancanza di politiche turistiche. L’Italia, rispetto a paesi come la Germania è molto più bella
oggettivamente, tuttavia in queste classifiche si trova sotto ma di poco e ci sta tallonando. Bisogna
riuscire a trovare un incontro tra ciò che si può offrire e ciò che vuole il turista e mantenere il
giusto equilibrio.
L’Italia, per numero di arrivi era al primo posto insieme alla Francia staccata di parecchi milioni di
arrivi rispetto al resto della classifica. Ma cosa è successo?
Ci sono state grosse difficoltà di adattamento dovuta a cambiamenti quali:
a) Cambiamenti della domanda turistica, ad esempio i giovani che oggi viaggiano hanno
possibilità diverse rispetto ai giovani di 30 anni fa: costa meno fare turismo e l’offerta di
conseguenza è cambiata in relazione al cambio della domanda;
b) Nuovi bisogni creati da nuove tipologie di turisti con caratteristiche diverse rispetto a
prima. Nel momento in cui il mercato cambia, cambia tantissimo. La quota di turisti dei
paesi asiatici sta aumentando notevolmente, si prevede quasi il doppio rispetto ad ora e
supereranno quelli europei, quindi gli imprenditori devono ragionare sul come
accogliere in maniera adeguata questa nuova tipologia di turisti;
c) Contesto competitivo allargato: l’Italia, a causa dei due punti sopra, è quindi carente
nell’offerta in grado di soddisfare la nuova domanda, in senso qualitativo. L’offerta non
riesce quindi a sovrapporsi alla domanda, l’Italia non è in grado di offrire quello che il
mercato vuole.

L’Italia è ancora 5° perché regge solo grazie al territorio che si ritrova, ma è destinata a calare
poiché non è in grado di stare al passo con i cambiamenti. I turisti vorrebbero spendere molto di
più oggi, ma l’offerta di qualità è carente e questo incide sulle scelte dei turisti.
Per analizzare e capire quali sono gli elementi più ricercati dal turismo oggi e per il futuro, è
importante sapere quali sono i nuovi turisti oggi e per il futuro.

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Bisogna essere in grado di intercettare i grandi bacìni turistici che stanno provenendo da fuori
l’Europa, specie dai paesi BRIC, devo essere in grado di soddisfare i nuovi bisogni e adeguare
l’offerta alla nuova tipologia di domanda.

Lezione 16 – Mercoledì 24 ottobre 2018

Il modello di Miossec (1977).


Organizza il processo di organizzazione territoriale del turismo. È un modello stadiale. Descrive
l’evoluzione della regione turistica. La regione turistica è per esempio la costiera amalfitana. È

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caratterizzata da determinate caratteristiche. Ci interessa parlare di regione turistica perché
Miossec ci aiuta a individuare le diverse componenti delle aree. Egli considera 5 fasi, partendo da
zero, la 5° viene solo ipotizzata.

Le 5 fasi sono:
 Fase 0. Pre-Turistica: non c’è turismo ed è generalmente una regione di transito, come ad
esempio l’Umbria. Per questo motivo, anche i trasporti non sono particolarmente
sviluppati al suo interno. Il fattore dei trasporti quindi gioca un ruolo fondamentale per
l’accesso alla regione turistica. Per quanto riguarda il comportamento dei turisti, c’è una
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mancanza di interesse perché non c’è ancora un’offerta turistica sul territorio.
L’atteggiamento della popolazione può essere suddiviso in due tipologie: miraggio e rifiuto
(del territorio turistico);
 Fase 1. Stazione pioniera: si crea una stazione turistica indicato dal pallino nell’immagine.
Rappresenta il primo imprenditore disposto ad investire sul territorio. Questo va a
cambiare anche il fattore dei trasporti perché si iniziano a creare dei collegamenti verso la
stazione che fanno uscire la regione dall’isolamento. A questo punto il turista avrà una
percezione sommaria, “a macchia”, del territorio poiché non lo conoscerà tutto. La
popolazione reagirà con curiosità.
 Fase 2. Imitazione: così chiamata perché ci saranno altri imprenditori che imiteranno il
primo aprendo altre stazioni turistiche all’interno del territorio e contribuendo al suo
sviluppo facendolo diventare un territorio di interesse turistico. Da questo momento si
vengono a crearsi una serie di collegamenti tra le diverse strutture e quindi non solo
dall’esterno all’interno, ma anche all’interno della regione stessa. Dopodiché vediamo che i
turisti cominciano ad avere una percezione più dettagliata dei luoghi di interesse. La
popolazione ha una maggiore consapevolezza delle potenzialità del territorio e inizia ad
apprezzare i maggiori collegamenti al suo interno correlati allo sviluppo.
 Fase 3. Organizzazione degli spazi: la località inizia ad avere una sorta di ripartizione
gerarchica al suo interno, distinguendosi e organizzandosi per punti più o meno importanti.
Al livello dei trasporti, si creano veri e propri circuiti al suo interno che collegano secondo
una certa logica le stazioni di offerta del territorio, offrendo dei veri percorsi turistici
(interazione tra punti). A questo punto il turista conoscerà meglio il territorio identificatosi
nella conoscenza approfondita di intere aree della regione.
 Fase 4. Specializzazione: Ognuna delle stazioni all’interno della regione ha una
caratteristica forte che la distingue dalle altre e le permette quindi di specializzarsi e
distinguersi dalle altre in maniera più marcata rispetto a prima. I trasporti raggiungeranno
la massima espansione e connettività all’interno della regione, con una rete molto fitta e
ramificata di collegamenti. A questo punto i turisti passano dallo spostarsi dalle stazioni
principali agli spazi che rimangono ancora incontaminati poiché c’è troppa gente al suo
interno. Tutti i punti sono quindi diventati turistici che ha raggiunto tutta la popolazione.

L’ipotetica quinta fase del modello è solo una fase ipotizzata da Miossec e riguarda il problema
della SOSTENIBILITÀ della regione. Se la regione diventa troppo caotica e piena di gente, tutto il
bello della regione è rovinato dal turismo di massa. Se la regione turistica arriva in questa fase non
avrà più modo di riprendersi, poiché sarà completamente satura. C’è analogia con il modello di
Butler del ciclo di vita della destinazione. Per Miossec, questa è la fine e non c’è possibilità di
rinnovarsi, a differenza di Butler. Il turismo sostenibile, tuttavia, ci permette di preservare il
territorio. Si accetta il turismo ma si pone il vincolo della sostenibilità del territorio, in modo tale
che non ci sia un impatto turistico forte. Mi permette sì di avere il turista ma senza che questo
abbia un impatto tale da distruggere il territorio. Un turismo non controllato, come ipotizzato da
Miossec, non porta a nulla. In questa fase si vuole ridare vita il territorio, portando comportamenti
che rimandano al concetto di equilibrio sostenibile.

Il modello di Toschi (1948)

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Questo non è un vero e proprio modello. È uno schema interpretativo. Toschi viene considerato il
padre della geografia del turismo. È il primo geografo italiano che inizia a produrre
un’interpretazione geografica del turismo. Il turismo deve essere svelato attraverso una
schematizzazione. Per Toschi esistono 3 momenti:
 Momento Attivo;
 Momento del trasporto (di transito);
 Momento Passivo.

Toschi identifica diversi flussi in quello che considera un “centro turistico”, che è identificato in un
luogo e non da una regione. I flussi sono più che altro bidirezionali, quindi sono presenti flussi in
entrata e in uscita. Ma non ci sono solo turisti coinvolti in questi flussi, ma anche una serie di
persone coinvolte all’interno del centro turistico, quali addetti al turismo che magari non vivono
all’interno del centro turistico come i fornitori. I flussi riguardano inoltre merci e servizi. Oltre ai
mezzi di trasporto all’interno del centro.

Lezione 17 – Venerdì 26 ottobre 2018

Abbiamo fatto 3 modelli:

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- Toschi (1948), non è un vero e proprio modello, ma uno schema interpretativo, ci dice chi è
il turista e come si svolgono i 3 momenti del turismo (attivo, di transito e passivo), quali
sono i flussi che entrano ed escono in un centro turistico. Qui non si parla di regione, come
faarà poi Miossec, ma di centro turistico e quindi di un luogo;
- Miossec (1977), ci spiega l’evoluzione della regione turistica;
- Butler (1980), il ciclo di vita della destinazione.
Lo schema di Toschi è uno schema interpretativo iniziale, che ci permette di capire che si deve
iniziare a studiare il turismo attraverso dei modelli e quindi ci dice che ci sono dei flussi,
introducendone il concetto (oggi vediamo i flussi quando si parla di permanenza media, arrivi,
uscite, in questo caso si parla di flussi bilaterali, perché possono esserci anche flussi unilaterali
quando si parla di forniture) e ci spiega che è qualcosa che deve essere considerato.
Dopo Toschi, considerato il padre della Geografia del Turismo, ma che non introduce un vero e
proprio modello, ci concentriamo su Miossec e Butler e quali sono gli elementi considerati.
Miossec parla di regione turistica, e non di destinazione turistica, ma di un’entità geografica che
evolve e va a vedere come quest’area turistica viene influenzata nei suoi settori ed evolve in base
ai flussi turistici. Una regione all’inizio è poco sviluppata e poi diventa satura.
Butler, nel ciclo di vita della destinazione, a differenza di Miossec, prende in considerazione
l’evoluzione del numero degli arrivi nel tempo. In questo modello ad un certo punto si verifica una
stasi e quindi ci sono due possibilità: il declino e il rinnovamento. Se non faccio nulla c’è il declino,
se faccio qualcosa ho rinnovamento. Il caso di Fiuggi, ad esempio, rappresenta l’esempio di una
località che viveva di turismo balneare e che si è rinnovata provando a creare un turismo
congressuale, per poi affiancare altri tipi di turismo, come quello giovanile, proponendo eventi a
loro adatti. Quindi, nel caso del rinnovamento succede che ci sarà di nuovo un’evoluzione e il ciclo
di vita probabilmente si ripeterà dall’inizio. Ma questo avviene solo se la località riesce a
rinnovarsi, riesce a stare sul mercato, altrimenti si verifica il declino.
Butler, quindi, parla di destinazione turistica, con la sua evoluzione in termini di arrivi, Miossec ci
propone lo studio della regione, con la sua evoluzione che va a vedere come cambia la regione in
base ai flussi. Per Miossec non c’è un ciclo di vita (inteso come nascita, crescita e morte), anche se
poi l’evoluzione prevede il passaggio un momento di isolamento turistico si arriva ad una
situazione di saturazione. Miossec non ci dice che attraverso un centro congressi o parco
divertimenti posso recuperare il ciclo di vita e migliorarlo (questo ce lo dice Butler), ma ci dice che
quando si arriva ad una fase di saturazione il modello finisce ma c’è una quinta ed ipotetica fase
che non vado a iscrivere, a modellizzare (includere nel modello), che è quella della sostenibilità.
Quindi, partendo dal presupposto che la regione sia caratterizzata prevalentemente da elementi
naturali, io posso tentare di organizzare il territorio in maniera sostenibile, corretta in base ai flussi
turistici in crescita. Quando c’è la saturazione degli spazi, non si può più fare nulla, quindi quello
che propone Miossec è una organizzazione degli spazi in maniera sostenibile. Questa è una fase da
non inserire in maniera consequenziale ma una modalità di organizzazione alternativa coerente
con le specificità del territorio. Non è da immaginare come una fase interna al modello, ma come
ipotesi di organizzazione degli spazi attraverso la sostenibilità, per far fronte ai flussi turistici
sempre più in crescita e far in modo che il territorio mantenga la sua attrattività. Il modello così
com’è stato concepito da Miossec, quindi, si ferma comunque alla quarta fase.
Il turismo sociale.

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La sostenibilità fa parte del turismo sociale.
Il turismo sociale si suddivide in:
- Turismo responsabile, si preoccupa di agire correttamente nei confronti della popolazione
locale, ad esempio in territori come la Hawaii e le Filippine, territori che hanno tradizioni
molto forti e radicate. Il turismo deve essere rispettoso delle loro tradizioni e della loro
cultura;
- Turismo sostenibile, si preoccupa di preservare il paesaggio e l’attrattività della natura;
- Turismo accessibile, così definisce quel turismo alla portata di tutti, persone con bisogni
speciali. In particolare, emergono i disabili e gli anziani.

Il TURISMO ACCESSIBILE è e sta diventando sempre più importante, perché la destinazione oggi
tende ad affacciarsi a nuovi tipi di turismo di nicchia, per la quale servono specifiche competenze
di cui oggi il personale che si occupa di turismo è carente. In questo modo, attraverso le varie
sfaccettature del turismo sociale, è possibile organizzare la destinazione in modo tale da sopperire
a tali carenze, poiché spesso la destinazione non le tiene in considerazione. Abbiamo diverse
categorie con bisogni speciali, ma le categorie che emergono maggiormente all’interno del
turismo accessibile sono i disabili e gli anziani (oltre alle famiglie con bambini).
Il turismo accessibile fa parte del turismo sociale proprio perché pone particolare attenzione ai
bisogni dell’individuo, di categorie di persone con bisogni che non è detto che siano per forza
soddisfatti: un albergo non è accessibile da parte di tutti se mette dieci gradini all’ingresso
rendendo difficile così l’ingresso agli anziani, alle mamme con il passeggino, ecc.
Oggi è importante parlare di questi tipi di turismo che sono perlopiù di nicchia (ossia fanno
riferimento a determinate aree minori del turismo, nei confronti dei quali non c’è molta
concorrenza, né formazione tra gli addetti al settore o anche interesse) poiché i numeri del
turismo accessibile oggi sono molto ampi, vanno ad influire per il 20% sul turismo totale, pensiamo
ad esempio all’accoglienza degli over 65 che hanno le pensioni ed il tempo per viaggiare quando
vogliono, a differenza dei lavoratori che non possono viaggiare sempre, perché hanno le ferie e
quindi tendenzialmente viaggeranno nei periodi di alta stagione, anche gli studenti che possono
viaggiare una settimana perché non deve render conto al datore di lavoro ma non avrà reddito per
viaggiare come una persona adulta e questo quindi comporta che, oltre ad avere bisogni differenti
rispetto ai giovani, quella degli anziani è l’unica categoria di turista che permette una piena
destagionalizzazione.
Quindi ci ricolleghiamo anche al discorso sulla stagionalità, in quanto in una destinazione con forte
stagionalizzazione, mediante una riorganizzazione della destinazione sulla base dei concetti del
turismo sociale, è possibile eliminare parzialmente la stagionalità, ampliando le possibilità di
ospitare più persone per più periodi, facendo attenzione a dettagli particolari, come appunto il
soddisfacimento dei bisogni di queste di persone che mi permette di ampliare la mia fetta di
mercato. Il mondo del turismo oggi è rappresentato da persone che di fatto non conoscono i
diversi modi di fare turismo.
L’accessibilità di un albergo è importante e necessita di personale preparato per soddisfare
esigenze particolari che possono presentarsi in tutte le sue sfaccettature. Questi investimenti
apporterebbero sicuramente un maggior numero di turisti che tendenzialmente viaggiano in
periodi di bassa stagione, quando la destinazione è meno caotica e più economica.

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Tuttavia, la questione dell’accessibilità delle strutture ricettive non è l’unica, perché anche
l’accessibilità della destinazione ove si trova la struttura è altrettanto rilevante. Ad esempio, il
centro di Roma è pieno di sampietrini, per cui bisogna pensare a delle soluzioni che consentano la
fruibilità e l’accessibilità dei monumenti da parte di tutti: se un disabile deve andare in una città
con strade scomode e monumenti che sono difficili da raggiungere, sceglierà un’altra città.
Pensare a soluzioni che garantiscano la fluidità è un elemento importante per i flussi di persone
con esigenze particolari. Inoltre, garantisce una certa visibilità alla destinazione, poiché una
località accessibile, fruibile da tutti, avrà sicuramente maggiore successo rispetto ad altre.
Roma continua a scendere nella permanenza media (ora siamo a 2,2). Puntando su questi tipi di
turismo può essere possibile migliorare la situazione. Quando si parla di turismo accessibile non si
parla solo di turismo per una nicchia di persone, ma di turismo per tutti, perché con l’accessibilità
si intende la possibilità di raggiungere un territorio attraverso aeroporti, strutture, infrastrutture
quindi si parla di turismo per tutti perché è vero che è una nicchia però è una nicchia che mi da
un’apertura totale, è come se io non escludessi nessuno.
Parliamo di accessibilità territoriale perché esistono delle zone d’Italia che sono bellissime ma si
trovano in posizioni marginali e a causa di ciò c’è poco turismo, perché difficili da raggiungere.
Oggi il turismo si concentra su poche zone principali, tuttavia ovunque può essere fonte di
turismo. L’accessibilità è importante per questo, perché se tutto fosse accessibile allo stesso modo
sicuramente ci potrebbero essere maggiori flussi in località meno conosciute ma altrettanto
attraenti in modo tale da visitare anche le aree marginali rispetto a quelle centrali, così da evitarne
anche lo spopolamento che stanno vivendo in questi anni.
In quest’ultimo periodo si parla molto dei Borghi d’Italia. Visto che la situazione è questa, ossia che
tantissimi arrivi si concentrano in poche zone centrali, e i Borghi vanno verso lo spopolamento, per
combattere questa situazione è stato creato un fondo pubblico per permettere ai territori di
rinascere, sistemando quei luoghi e mettendoli a reddito creando una destinazione turistica. Se ho
una casa in pietra non posso buttarla giù e farci un resort, la ristrutturerò mantenendola in pietra
però la adeguerò e ci metterò l’area condizionata. Il turista che sceglie questa sistemazione è un
turista che non va alla ricerca del grande resort ma vuole davvero sentirsi un cittadino temporaneo
nel luogo dove soggiorna. Questo tuttavia deve partire dai cittadini che devono farsi portatori di
un’iniziativa che mantenga le tipicità e unicità del territorio adeguandole alle nuove esigenze di
oggi. Questi nuovi turisti che popoleranno le zone si immedesimeranno diventando dei veri e
propri cittadini temporanei. Quindi l’accessibilità è un fattore importante per la destinazione.
Lezione 18 – Mercoledì 31 ottobre 2018. (continua dal 19 e 22 ottobre)

Prodotti turistici dei T.O. cinesi (Fonte: ONT - Unioncamere)

Riprendiamo il discorso di come sta evolvendo la domanda mondiale turistica e di cosa oggi chiede
il turista. L’Italia potrebbe essere al primo posto ma non lo è. La slide sopra è del 2013. Alla
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domanda su qual è la loro preferenza per quanto riguarda la meta, la risposta è che il 100% dei
cinesi come prima preferenza vorrebbero andare in Italia e per quanto riguarda la tipologia di
vacanza è la città d’arte. Questo perché, come abbiamo detto, di recente in Cina sono state
introdotte le ferie, cosa che prima non era prevista a causa della chiusura totale del regime. Prima
i cinesi andavano in vacanza solo se vincevano un viaggio premio aziendale.
La vacanza ideale del turista cinese è quindi la città d’arte e la meta preferita è Roma.

Prodotti turistici più venduti sui mercati internazionali (%) (fonte: ONT - Unioncamee)

Quali sono i prodotti turistici più richiesti dai vari mercati? Francia, Germania, Regno Unito e
Spagna richiedono le città d’arte; Austria, Svizzera e Russia il mare. Chi non mette la città d’arte
come prima richiesta, in generale, la mette al secondo posto. Tendenzialmente quindi, tutti
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vogliono la vacanza nella città d’arte. Il luogo più famoso per la cultura è l’Italia. Una volta i turisti
non erano soddisfatti se non avevano fatto un giro nelle principali città europee. Quindi da sempre
l’Italia che possiede il 65% dell’offerta culturale mondiale ha la città d’arte più famosa del mondo,
ossia Roma, che ne detiene da sola il 50%. Tuttavia, in Italia in generale ci sono tantissime città
d’arte di particolare interesse, oltre dal punto di vista architettonico, anche dal punto di vista del
patrimonio che detengono. Tornando a Roma, in qualsiasi chiesa è possibile trovare un affresco o
dipinto di uno degli artisti più famosi del mondo.

Nuove tendenze mercato turistico secondo T.O. internazionali (Fonte: ONT – Unioncamere)

Cosa vuole il turista suddiviso per paese di provenienza?


L’attenzione alla qualità è al primo posto soprattutto per i turisti che vengono da lontano, come
Cina, Giappone e Corea, poiché non si fanno particolari problemi di costo. Perché ci si va una volta
nella vita e nel momento in cui lo fanno, vogliono farlo bene e quindi deve esserci qualità. I
Brasiliani mettono al primo posto la città d’arte e poi vogliono la qualità come prima caratteristica.
L’Italia non è in grado di offrire la qualità per la quale il turista è disposto a pagare.
La maggiore richiesta di vacanze su misura vuol dire che il cliente non si accontenta e vuole vivere
un’emozione e per questo bisogna essere in grado di proporre qualcosa ogni volta differente e che
soddisfi le esigenze del cliente. L’Italia questo non è in grado di farlo ma non sarebbe difficile farlo.
Un’altra caratteristica richiesta è maggior attenzione alla sostenibilità che ultimamente sta
diventando una questione molto sentita. Alcuni addirittura, prima di prenotare un albergo, vanno
a controllare se è dotato di pannelli solare e qual è la sua classificazione energetica.
L’attenzione al prezzo è richiesta dal 7,3% del totale e per niente dai paesi che richiedono un’alta
attenzione alla qualità. Questo perché, come detto prima, quando sono in vacanza in un luogo
lontano, vivere 5 giorni “da signore” lasceranno un ricordo, un’emozione, migliore di 10 giorni
spesi in maniera economica.

Ma ora vediamo quali sono i punti tragici per la difficoltà nella vendita della destinazione Italia.

Difficoltà di vendita destinazione Italia (Fonte: ONT - Unioncamere)

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A livello di mercato europeo, l’Italia non è competitiva con le altre località europee per i prezzi.
Anche i problemi dei mezzi pubblici (in media) sono sentiti, specie dai coreani.
Altissimi sono i problemi per quanto riguarda la sicurezza che è un fattore particolarmente sentito
da chi viene da molto lontano come i cinesi e i coreani. Questo poi si ritorcerà contro al ritorno
dalla vacanza perché ci si “vendicherà” con cattive recensioni.
Tornando sempre al discorso della qualità richiesta da chi viene dai paesi lontani, una difficoltà
parecchio sentita dai cinesi è la scarsa professionalità degli operatori turistici.

TOP 20 ARRIVI INTERNAZIONALI (2016)

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MasterCard riesce a percepire l’utilizzo della carta per finalità turistica. Cioè, le prime 20 città dove
è stata utilizzata la loro carta a fini turistici. Viene fuori che Roma è al 16° posto, sotto Milano (14°)
ed è tallonata da città come Osaka, Vienna e Shanghai. Ovviamente quest’elenco va preso per
quello che è, con tutti i suoi limiti e le sue condizioni (considerando la diffusione di molte altre
carte di credito e l’utilizzo maggiore di contante in Italia rispetto ad altre parti del mondo), però ciò
che viene fuori per Roma non è positivo. I flussi a medio/breve raggio sono solitamente maggiori
rispetto a quelli a lungo raggio. Se togliamo tutto ciò che è Asia (perché non sono in competizione
con noi, hanno il loro mercato), dobbiamo “arrabbiarci” per le città come Barcellona e Amsterdam
o la stessa Milano che sono sopra Roma e questo perché Roma ha oggettivamente di più da offrire
rispetto alle altre città.
È quindi necessario risolvere i problemi e avere nuove idee a livello di sviluppo, considerando che
il turista richiede qualità ed è disposto a pagarla cara. Il turista che viene a Roma è disposto a
mettere in preventivo una spesa importante, ma pretende un prodotto altrettanto importante.

TOP 10 ARRIVI EUROPA E SPESA (2012/16)

Confrontando l’andamento degli arrivi e della spesa con le altre principali capitali europee si nota
che Roma ha avuto sì un aumento per quanto riguarda la spesa dei turisti, ma tale aumento è
stato notevolmente inferiore a quello delle altre capitali.

Lezione 19 – Lunedì 5 novembre 2018

Situazione del turismo romano.

Comunicato stampa di Roma capitale – 26 ottobre 2014.


“Una nuova conferma della buona salute dei numeri del turismo romano arriva dai dati elaborati
dall’Ebti relativi ai flussi turistici fino a settembre 2014” (Marta Leonori, assessore Attività
Produttive Roma Capitale). Sono stati infatti 1.114.067 gli arrivi a Roma registrati a settembre solo
negli hotel della capitale (343.587 turisti italiani e 770.480 stranieri) segnando un +5,69% rispetto
allo stesso mese del 2013.
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Gli stessi dati relativi al periodo gennaio-settembre 2014 registrarono 8.000.408 turisti con un
+5,97% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per gli arrivi e +5,39% per le presenze.
Inoltre, con le associazioni di categoria, stiamo lavorando ad una politica chinese friendly di
accoglienza che riguarda gli alberghi romani, negozi e ristoranti e, più in generale, gli operatori
dell’accoglienza.

Continuiamo ad analizzare la situazione del turismo di Roma. A parlare in questo comunicato è


Marta Leonori, assessore alle attività produttive e non al turismo. A Roma non esiste un
assessorato al turismo. Il turismo è anche economia ma non solo economia, ci rientrano tante
cose: caratteri sociali e culturali, storici, artistici di un popolo, per passare alle caratteristiche
paesaggistiche, climatiche e infine alle tantissime sfumature economiche. Il turismo è qualcosa di
veramente complesso, e per questo motivo un assessore non può occuparsi anche del turismo
perché è un comparto immenso. Oggi, in Italia, una persona su dieci lavora nel turismo e a breve
diventeranno due su dieci. Si dice che 3 giovani su 10 a breve lavoreranno nel comparto turistico
(direttamente o indirettamente).
Per una persona che non si occupa di turismo le dichiarazioni sopra riportate possono essere
buone, ma non dicono completamente nulla, non significano nulla.
Primo, perché bisogna confrontare i dati con i nostri diretti concorrenti (capitali europee): se le
altre crescono del 25% e Roma del 5%, allora qualcosa non va. Anche se è pur vero che poi bisogna
andare a vedere anche i numeri assoluti. Un critico potrebbe dire che dipende dai valori da cui si è
partiti, perché se si parte da valori molto elevati, quello allora sarebbe un buon risultato.
La seconda cosa da tenere in considerazione è che tale incremento degli arrivi e presenze deve
essere confrontato con la spesa effettuata, quindi in termini di incremento di valore economico,
reddito da turismo, PIL generato dall’incremento degli arrivi. Se l’incremento delle presenze non
va di pari passo con l’aumento del PIL generato, potrebbe voler dire che si sono abbassati i prezzi e
quindi generalmente è l’inizio del declino. Il rischio per gli albergatori romani è che arrivino
investitori internazionali pronti a fare offerte allettanti (dato il calo dei prezzi) che si compreranno
tutto e gestiranno una rete di alberghi come catena internazionale. Questo non fa bene
all’economia romana, perché gli imprenditori internazionali preferiranno rifornirsi e utilizzare
prodotti internazionali e non locali, seguendo il miglior rapporto qualità/prezzo e lasciando
pochissimo in termini di redistribuzione di PIL nel territorio romano, a differenza dell’imprenditore
locale che lascia molto di più sul territorio e conserva la tipicità romana.
Roma è l’unica città dove, pur avendo visto un incremento degli arrivi e presenze, ha visto ridursi il
reddito da turismo e questo significa che sono state ridotte le tariffe, non riuscendo ad essere
competitiva.

Offerta Ricettiva Romana (Hotels):

Media Stanze Media Letti % Alberghi % % Letti


Stanze
5 124,3 256,5 3,4 8,3 8,6
Stelle
4 97,1 196,3 28,1 53,7 54,1
Stelle
3 37,6 74,4 38,6 28,6 28,2
37
Stelle
2 18,8 36,5 19,4 7,2 7,0
Stelle
1 Stella 10,9 20,4 10,5 2,3 2,1
Totale 50,8 101,8 100,0 100,0 100,0

L’offerta ricettiva romana si concentra tra i 3 e 4 stelle. Ben venga, perché è un’offerta ricettiva
(sulla carta) di qualità medio-alta, quindi si pone verso una fascia di mercato benestante, o
comunque dichiara a chi vuole venire a Roma che si sta offrendo un certo tipo di prodotto. Ciò
però non vuol dire che nel suo complesso lo standard qualitativo sarà medio-alto. Ora come ora, a
Roma, a novembre (bassa stagione), sono vendute stanze degli alberghi di 3 e 4 stelle a 25€ a
notte. Tuttavia, ci si chiede come sia possibile offrire certi prezzi, poiché i prezzi devono riuscire a
coprire i costi quali manutenzione ordinaria e straordinaria più margini di guadagno. Il tutto ciò,
considerato che a Parigi mediamente è difficile trovare alberghi con lo stesso numero di stelle a
meno di 70-100€ a notte.

Il turismo negli esercizi alberghieri di roma e provincia – rapporto annuale 2013.

A fronte dell’importante offerta ricettiva romana, mediamente, essa risulta occupata per circa il
60%, e a seconda della stagione si arriva solo al 10-15% delle stanze vendute. Ma ciò non può
essere dovuto alla stagionalità perché Roma non è una località soggetta a stagionalità, anche il
clima è generalmente stabile tutto l’anno, ci sono solo mediamente 40 giornate di pioggia l’anno.
Questo è dovuto alla mancata organizzazione della località che non permette ai turisti di essere
informati prima della partenza di ciò che troveranno una volta arrivati. Non sappiamo vendere il
turismo, non sappiamo comunicare che a Roma si sta bene tutto l’anno.

ISTAT – Comunicato Stampa del 10 dicembre 2014


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La crisi pesa anche sul settore del turismo. Nel 2013 calano gli alberghi e i posti letto mentre
aumentano bed and breakfast e ostelli: in contrazione anche le presenze, mentre gli arrivi sono
stabili. “Nel 2013 in Italia si contano più di 157 mila strutture ricettive (+0,2% sul 2012), che offrono
all’incirca 4,7 milioni di posti letto (- 0,7% rispetto al 2012)”. “Nel dettaglio, continua la crescita dei
bed and breakfast (+5,8% gli esercizi e +6,3% i posti letto); prosegue invece il calo degli alberghi,
soprattutto a 1 e 2 stelle (-5,0% gli esercizi e -5,9% i posti letto)”.

Prima parlavamo di arrivi e presenze, ora si parla di numero di strutture. Cosa sta accadendo in
Italia e a Roma in particolare? Sta accadendo che molte offerte ricettive extra alberghiere (B&B,
affittacamere, casa vacanze, agriturismi, ecc.) sono diventate non solo competitive, ma anche
superiori come rapporto qualità/prezzo e vanno a competere con le strutture alberghiere
risultando molto più competitive. Questo accade per molti motivi. Una struttura nuova,
ovviamente, si presenta meglio e funziona meglio di un albergo vecchio. In genere il turismo
guarda al rapporto qualità/prezzo, ma il prezzo è l’elemento a cui dà meno importanza rispetto
alla qualità. Si è disposti a pagare di più a fronte di una struttura di gran lunga superiore. Questo
fenomeno extra-alberghiero sta crescendo in maniera esponenziale a fronte di un declino degli
alberghi. Significa che il panorama ricettivo romano sta cambiando per tanti motivi “spontanei” e
sta assumendo una forma “pericolosa” per un motivo molto semplice: tutto ciò che è extra-
alberghiero potrebbe non essere del tutto legale e quindi facilitato. Questo perché nel momento
in cui si verifica un fenomeno nuovo le normative non sono aggiornate e inoltre nell’extra
alberghiero si nasconde un’enorme fetta di economia sommersa. La polizia non può farci tanto
perché non può andare a controllare ogni singola struttura e verificare chi ci sta dormendo. Nel
momento in cui la struttura ricettiva nel settore extra-alberghiero è più competitiva e le strutture
alberghiere non garantiscono la stessa qualità, accade che l’extra-alberghiero ha tutto ciò che
serve per andare oltre e superare il settore alberghiero tradizionale, in particolare le strutture da 1
e 2 stelle verranno annientate dall’offerta extra-alberghiera.
Per combattere ciò, il settore alberghiero deve tornare ad investire pesantemente sulla qualità
delle proprie strutture, consci del fatto che le persone sono disposte a spendere ma solo per avere
a disposizione una struttura di qualità dove stare.

Il Sole 24 Ore – 12 dicembre 2014


Sono state messe a confronto le strutture censite dall’Istat al 10 dicembre nelle quattro principali
città italiane (Roma, Firenze, Milano e Napoli) e il vasto mondo di offerte di ospitalità su
TripAdvisor. L’Istat complessivamente rileva 7.606 esercizi tra alberghi, pensioni, B&B, alloggi in
affitto e case vacanza, su TripAdvisor ne risultano ben 15.396. Il saldo è di ben 7.790 esercizi non
censiti.
Dall’esame delle singole realtà emerge che a Roma, a fronte delle 5.518 strutture note all’Istat, ben
9.740 compaiono su TripAdvisor. Ossia, 4222 strutture non censite.
Il Ricettivo extra alberghiero è per il 50% Sommerso ed è in diretta concorrenza (sleale) con le
strutture medio - piccole romane.

In questa situazione, l’extra-alberghiero è destinato a calpestare l’alberghiero. Una casa vacanze la


posso gestire in modo non imprenditoriale, ma se ne ho 10 le devo necessariamente gestire in
modo imprenditoriale. L’extra-alberghiero manda i propri clienti a fare colazione con i ticket, le

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strutture alberghiere devono avere sale per la colazione predisposte, ma questo per risparmiare
spesso non succede. Bisogna tornare a investire sulla qualità, su strutture che permettano a chi
viene da lontano di tornare a vivere un’emozione come quella che potrebbe essere fare colazione
al 6° piano di un’hotel in una sala adibita con vista panoramica su Roma, altrimenti il cliente
preferirà strutture extra-alberghiere che non possono offrire le stesse cose neanche volendolo.
Comunicato stampa Federalberghi Italia: Fermare il sommerso nel turismo – 13 novembre 2016.
B. Bocca (Presidente Federalberghi Italia, imprenditore e albergatore): è allarme sommerso e
sicurezza. Urgente intervento per fermare il pericoloso proliferare del fenomeno. “Il sommerso nel
turismo è giunto a livelli di guardia, che generano una minor sicurezza sociale e il dilagare
indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero.”
In barba alle leggi che obbligano il gestore di risiedere all’interno dei B&B, la stragrande
maggioranza degli annunci presenti su Airbnb è riferito all’affitto dell’intera proprietà (72,5% dei
casi) ed è pubblicata da inserzionisti che gestiscono più di un alloggio (57%).

Il sommerso nel turismo si presta a favorire tutti quei fenomeni che portano alla creazione di un
senso di insicurezza sociale. Se le strutture sono in nero, il personale che ci lavora dentro è pagato
in nero. Il fornitore che si occupa di quella struttura è in nero. Il fenomeno ricettivo sommerso è
molto pericoloso, oltre a problemi di sicurezza e sociali, ci sono grossi problemi economici che
rischiano di danneggiare ulteriormente l’offerta ricettiva romana che già di suo è messa male.

Le uniche strutture che a Roma stanno andando bene sono quelle di livello elevatissimo (4 e 5
stelle di altissima qualità), perché hanno continuato a mantenere l’obiettivo di uno standard
qualitativo elevato. Ovviamente il prezzo a notte è altrettanto elevato, ma i clienti lo sanno e sono
disposti a pagare per questo, soprattutto quelli che vengono da lontano.
Quando, anni fa, per combattere la crisi, gli albergatori decisero di abbassare le tariffe delle
proprie strutture, essi commisero un grosso errore perché rappresentò l’inizio della spirale
involutiva e di lì a poco sarebbero stati costretti ad abbassare anche la qualità offerta, che per i
clienti è un fattore fondamentale. Chi non commise questo errore lasciò invariate le tariffe ma
aumentò la qualità offerta e questo atteggiamento alla fine pagò.

Lezione 20 – Mercoledì 7 novembre 2018

Canali di commercializzazione del turismo (Fonte: Unioncamere)


Tra i canali di commercializzazione cresce rispetto allo scorso anno la quota di vendite su web per
le vacanze proposte in Italia (31% nel 2012, 52% nel 2013) tra i portali e siti di proprietà
(rispettivamente il 14% e il 37% delle vendite realizzate 2013).
In Europa il 58% dei pacchetti venduti per la destinazione Italia passa attraverso Internet (35% nel
2012). Francia e Germania sono i paesi dove si contano le quote vendute on line più consistenti
(87% per i viaggi dalla Germania e 75% per quelli dalla Francia). Nel dettaglio: il 15% del venduto
dai T.O. europei per le vacanze in Italia passa sui portali (32% in Germania, 23% nella Repubblica
Ceca, 22% in Francia) ed il 43% sui siti booking diretto online (73% in Danimarca, 55% in Germania,
54% in Olanda, 53% in Francia).
Sugli altri mercati la quota di vendite su Internet per la destinazione Italia varia da un minimo del
10% per il Brasile (solo siti web) e del 18% per l’Argentina (4% sui portali, 14% sui siti) ad un

40
massimo del 58% per la Corea (26% sui portali, 32% sui siti) e del 55% per il Giappone (21% portali,
34% siti web).

Oggi il turismo tende ad essere venduto sempre più da internet. Questo, oggi, ricopre quindi un
ruolo importantissimo nel distribuire i flussi turistici, mentre in passato tale ruolo era ricoperto
dalle agenzie di viaggio, che si prestavano a diretto contatto con le strutture alberghiere.
Un albergo può appartenere ad una catena o perché è di sua proprietà, o perché un privato chiede
di far parte di quella catena o perché si è creato un franchising, in base alla quale la catena mette a
disposizione alcuni posti che vengono presi dall’hotel. All’interno del gruppo, inoltre, è possibile
che si vengano a creare una serie di servizi accessori prima mancanti all’interno del singolo albergo
privato, come la possibilità di mangiare nella catena di ristoranti, la possibilità di noleggiare
un’auto, pacchetti per tour nella città, ecc. Più il gruppo si sviluppa e si espande, meno è
necessaria la presenza dell’intermediario che lo mette in comunicazione con il cliente, perché il
gruppo può fare tutto da solo, decidendo di mettere insieme un gruppo di lavoro per
sponsorizzare/pubblicizzare le proprie strutture. Un tempo non c’era molta spinta a viaggiare, a
girare il mondo, si avevano dei pregiudizi o anche paura verso certe destinazioni. Ma quando si
crea la tendenza a viaggiare, c’è una spinta fortissima ad acquistare un viaggio. Con lo sviluppo
delle tecnologie informatiche, inoltre, questo processo ha subito un’accelerazione. La
disintermediazione comincia oramai ad essere una regola e il contatto con le strutture inizia ad
essere più diretto. Questo permette di acquistare a prezzi competitivi su internet (nei siti c’è
comunque un’intermediazione, quindi c’è una commissione per l’intermediario, ma vengono
mantenuti prezzi altamente competitivi). Chi riesce a dare massima attuazione alla
disintermediazione sono appunto i gruppi che sono riusciti ad espandersi al massimo
pubblicizzandosi e organizzano tutto internamente. Quando all’interno del gruppo questi
cambiamenti raggiungono un certo livello, la maggior parte (80%) del venduto avviene su internet
e chi non riesce a stare e promuoversi su internet (i piccoli e medi alberghi che non hanno la forza
per apparire sul mercato e quindi rischiano di essere tagliati fuori) oggi non riuscirà più a vendere.
Nei portali di ricerca oggi i primi risultati che appaiono sono le strutture dei grandi gruppi, perché
sono disposti a sponsorizzare l’inserzione per essere sempre il risultato più visibile e quindi
riusciranno a vendere di più di chi non può permettersi di farlo.

In conclusione, le CRITICITÀ sono rappresentate da:


 Il sistema turistico globale viaggia su un binario parallelo al nostro e viaggia ad una velocità
di gran lunga superiore alla nostra. Sopravviviamo, ma rischiamo un lento ed inesorabile
declino. Questo è dimostrato dal confronto con gli altri, perché se è vero che abbiamo un
incremento del 5%, esso va contestualizzato con i nostri principali competitors storici che
segnano un incremento a due cifre, quindi vuol dire che non sto messo bene e mi devo
preoccupare se mi accorgo che città nuove mi hanno scavalcato nelle principali classifiche.
Roma per ora sopravvive, ma se ad esempio vado a vedere la permanenza media mi rendo
conto che a Roma si dorme tra le due e le tre notti perché non è in grado di trattenere il
turista, in un periodo in cui il turismo sta aumentando a livelli enormi (oggi, ad esempio,
l’impatto dei cinesi sui flussi turistici è grandissimo, ma solo un decimo di loro viaggia).
Questo ci fa capire le potenzialità del turismo e Roma (e l’Italia) dovrebbe tenere molto di
più il passo, ma in realtà riesce solo a sopravvivere, anche se è destinata a questo declino;

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 Neanche troppo lento nella misura in cui i fenomeni economici globali riescono ad
anticipare studi e previsioni. Ad esempio, infatti, gli arabi dopo essersi occupati del
petrolio, stanno cercando di creare delle località turistiche in grado di offrire emozioni e
nuove esperienze. L’offerta turistica mondiale sta cambiando, sia come tipologia di
prodotto offerto, sia come luoghi (basta vedere quello che è successo a Dubai, dove hanno
costruito dal nulla in mezzo al mare un’isola a forma di palma, un qualcosa del tutto
artificiale che però viene apprezzato dal turista perché è una cosa nuova che prima in
questo territorio che era pessimo non c’era);
 Siamo piccoli o piccolissimi di fronte ai colossi mondiali: le imprese romane sono
microscopiche se confrontate ai colossi mondiali e non hanno possibilità di investire (in
qualità e tecnologia). Ci sono infatti determinati albergatori che gestiscono il loro hotel
tutto a mano, in maniera tradizionale e non hanno né la voglia, né i soldi per modernizzarsi.
Ormai esistono software che gestiscono l’intero hotel, vedendo addirittura quante lenzuola
vanno cambiate. Ma la maggior parte delle strutture hanno 25 stanze e questo comporta
un piccolissimo margine di guadagno per la maggior parte delle strutture romane. Chi
investe ogni anno in qualità e tecnologia sono i grossi gruppi che hanno milioni di stanze.
Anche una spesa piccola per un piccolo albergatore diventa importante se confrontata con
margini di guadagno risicati
 Siamo deboli o debolissimi di fronte i grandi intermediari e ai rapporti con essi . I grandi
gruppi hanno un potere enorme, da permettersi di ingaggiare personale competente,
sociologhi con un potere talmente elevato che potrebbero decidere di indirizzare l’offerta
turistica e non vendere più la destinazione Italia da un momento all’altro, a vantaggio di
altre località. Se un albergo vuole stare affiliato ad un certo gruppo gli viene fatta un’offerta
ridicola poiché il gruppo è cosciente del fatto che come quello ce ne sono centinaia di
alberghi a Roma e quindi i piccoli albergatori hanno un potere contrattuale pari a zero.
Addirittura, sono capitati casi che gli albergatori assorbissero le tasse di soggiorno imposte
dalla normativa per non aumentare il prezzo di vendita imposto dal gruppo. In termini di
vendita, quindi, l’albergatore si deve accontentare di quello che gli propone il gruppo;
 Siamo scarsamente visibili (poco tecnologici);
 Non abbiamo potere contrattuale con i fornitori . I fornitori preferiscono fornire ad un
prezzo più basso i grandi gruppi poiché sanno che avranno una mole di lavoro enorme (e
anche ritorni in termini di immagine nei confronti degli altri gruppi) rispetto al piccolo
albergatore che magari ha solo 25 stanze, a cui preferirà chiedere un prezzo molto più alto
poiché ovviamente avrà anche costi più alti produrre poche unità di prodotto per il singolo
albergo piuttosto che decine di migliaia (se non milioni) per la grande catena, anche ad un
prezzo notevolmente inferiore;
 Il sistema normativo amministrativo non ci tutela.

Lezione 21 – Venerdì 9 novembre 2018

Abbiamo visto le criticità del sistema turistico italiano e romano in particolare.


Richiamiamo ciò che è stato detto l’altra volta, in particolare la debolezza del sistema
imprenditoriale che porta il sistema ricettivo italiano a basarsi su strutture medio-piccole. La legge
permette di creare un albergo su un condominio possedendo tutti gli appartamenti in 1 o 2 piani.

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Ovviamente, non è attrattivo come l’albergo a sé stante appartenente alla catena, sia a livello
organizzativo che a livello qualitativo. Confrontando Roma con il resto del mondo, un albergo
grande di 100 stanze a Roma diventa piccolo confrontandolo con le altre strutture nelle grandi
capitali da 500 stanze. Colui che dispone di 13 piccoli alberghi a Roma è definito imprenditore
turistico perché inizia ad affrontare spese e problemi di certe dimensioni.
Un imprenditore turistico che adotta un modello vincente avrà un ruolo sempre maggiore e quindi
maggior potere contrattuale con le sue controparti con le quali deve confrontarsi. L’albergatore
romano ha un bassissimo potere contrattuale con tutti, anche nei confronti dell’amministrazione
locale, ma se tutti gli imprenditori turistici riuscissero a trovare un accordo tra di loro e riunirsi
creando un’associazione, avrebbero un grandissimo potere.
Offrire una struttura con un panorama caratteristico fa vivere la vacanza con un’emozione
sicuramente maggiore rispetto alla struttura ricettiva localizzata in un condominio. E i turisti oggi
vogliono vivere un’emozione e sono disposti a pagare per questa.
Un bell’albergo che si trova a due passi da piazza Navona in una brutta via deve necessariamente
sistemare quella via. Ma questo si scontra con la disponibilità dell’amministrazione locale che vuoi
per mancanza di fondi, interessi e tempi non sono d’accordo. Per risolvere questa cosa spesso si
creano associazioni di commercianti di quella via e in questo modo acquisiranno sicuramente
maggior potere contrattuale per risolvere da soli il problema in modo tale da averne un beneficio
sicuro e in breve tempo.
Gli albergatori romani sono chiamati, all’interno del settore, tutti bottegai, perché non
programmano investimenti, qualità, la maggior parte di essi vivono alla giornata, proprio come i
vecchi bottegai di un tempo. La mentalità del bottegaio di certo non è idonea oggi a gestire una
struttura analizzando criticità e pianificando investimenti per il futuro. Un bottegaio una volta
credeva di poter avere vantaggi enormi dalla chiusura del suo diretto concorrente, cosicché tutti i
suoi clienti venissero da lui. Tuttavia, questo oggi non può essere il pensiero dell’albergatore (che
ne ha uno simile), perché se l’albergo diretto concorrente dell’altro fallisce allora vuol dire che c’è
qualche problema nel settore e prima o poi toccherà anche al secondo.
È necessario creare sinergie che possano dare beneficio a tutti per risolvere i problemi che
affliggono il settore, senza soffermarsi troppo su questioni di poco conto.
L’albergo di qualità dà la nutella e risparmiare pochissimi centesimi per offrire una marca
equivalente crea un danno di immagine pazzesco che porta ad un inferiore livello di qualità. Un
buon albergo dà al personale le divise tutte uguali e di qualità, cura i tendaggi perché sa che è il
primo biglietto da visita ancor prima di mettere piede nelle stanze.
Sono i piccoli dettagli che fanno la differenza che sommati ad altri danno come risultato un albergo
di alta o bassa qualità.
Tornando al ragionamento da bottegaio che “il fallimento di qualcuno è la mia gioia” avuto dagli
albergatori, questi non capiscono che bisognerebbe soffermarsi a capire cosa è successo ed
analizzare i motivi per i quali una struttura identica alla mia e vicina alla mia (magari nella stessa
via) è fallita cosicché non faccio la stessa fine. Se un turista si trova in un albergo pieno,
l’albergatore deve avere tutto l’interesse ad occuparsi comunque di lui aiutandolo a trovare un
altro posto in cui stare, magari alla stessa tariffa che avrebbe voluto pagare, perché ha un ritorno
di immagine enorme, per lui e per tutta la destinazione. Questa rappresenta una mentalità
imprenditoriale vincente, perché un albergo pieno dona clientela ad un altro albergo e
probabilmente in futuro il secondo albergo ricambierà il favore. A guadagnarci saranno tutti, il

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turista, gli albergatori e il territorio che sarà definito accogliente e visto positivamente dal turista.
Avere una mentalità di chiusura rispetto a queste situazioni, non porta benefici a nessuno, ma si
avranno solo danni perché un turista insoddisfatto non ritornerà nel territorio ed effettuerà
passaparola, recensione negativa della sua esperienza. Questa è una cosa importante perché un
turista insoddisfatto per un episodio, non massacrerà di recensioni negative quell’albergo, ma
l’intera località. Questo tuttavia non accade solo a Roma.
Vale anche per tutte le professioni, o si fanno bene o non si fanno.
A Roma stanno chiudendo molti McDonald’s. Questo perché stanno aprendo molti altri negozi o
catene che offrono una qualità maggiore. Per mantenere costanti i prezzi nei McDonald’s è stato
necessario abbassare la qualità e questo ha portato il mercato a “condannarli” preferendo negozi
che offrivano una qualità superiore. Il cliente spesso da più peso alla qualità davanti ad una piccola
differenza di prezzo.
Non si può risparmiare sui dettagli perché spesso e volentieri sono quelli che fanno la differenza.
La qualità la giudica il cliente. Il cliente non punta alla qualità assoluta perché è cosciente di
doversi porre in mezzo ad un rapporto prezzo/qualità. Tuttavia, è importante il rispetto di uno
standard minimo che risponda alle aspettative del cliente nel momento in cui decide di andare in
un albergo a 5 o a 2 stelle: se andrà nel primo si aspetterà che tutto funzioni alla perfezione, se
sceglierà il secondo non pretenderà che tutto andrà bene.
In conclusione, un albergatore da solo non conta nulla, ma se cambia modo di ragionare e riesce
ad avere una mentalità vincente ponendosi a sistema con un territorio di qualità, allora sarà
sicuramente apprezzato.

Lezione 22 – Lunedì 12 novembre 2018

Per riassumere.
C’è una debolezza strutturale e cronica di fronte all’offerta turistica italiana e romana in
particolare. Esiste una corresponsabilità tra imprenditori e amministratori locali. Il paradosso è che
l’imprenditore deve puntare al margine di profitto ed essere il primo a richiedere politiche e
accorgimenti migliori che favoriscano il settore, l’amministratore locale deve puntare ad essere
rieletto e quindi ha tutto l’interesse a mettere in atto certe politiche che migliorino la qualità della
vita della collettività nell’interesse pubblico, anche per farsi una buona fama se dovesse andare in
altri posti.
Gli indicatori che misurano la qualità della vita sono i soldi, la qualità ambientale, il giusto tempo
libero disponibile e la società nella quale posso investire il mio tempo libero (il giusto tempo libero
da impiegare nel miglior modo possibile nella mia società). Un buon amministratore deve puntare
a migliorare questi aspetti. Questi indicatori non necessariamente vanno d’accordo, perché per
avere più soldi si tende a rinunciare spesso al tempo libero. Fra i tre elementi, quello più “pesante”
(importante) sono i soldi, perché con i soldi ho la possibilità di lavorare bene anche sugli altri
obiettivi, conseguendo tempo libero da impiegare nel miglior modo possibile.
L’imprenditore turistico dovrebbe puntare alla massima performance possibile, l’amministratore
sulla qualità della vita dal punto di vista ambientale, ma soprattutto economico, ed è vero che il
turismo è quello che contribuisce maggiormente ad entrambi ma questo non è tenuto in
considerazione da nessuno dei due come mezzo per raggiungere il loro scopo.

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Il terzo elemento fondamentale della catena capace di rendere vincente o perdente un territorio,
sono i residenti. Il loro ruolo è quello di principali attori del marketing del territorio. Se il residente
è contento del territorio in cui vive, allora lo saranno anche i turisti che, arrivando in quel luogo,
percepiranno l’entusiasmo di vivere quel territorio. Se i residenti sono disponibili e mostrano
apertura verso i turisti essi saranno felici. Un residente vale tantissimo per una destinazione a
livello di marketing. Se il residente non è contento di vivere un quel luogo, allora il turista capirà
che non è il posto giusto per passarci un weekend, se esistono conflitti all’interno della
popolazione locale, essa giudicherà male il proprio territorio.
Non bisogna essere economisti per capire che c’è una crisi del turismo in Italia, e questo fatto è
percepito da tutti i settori. Il problema è che lo Stato deve tornare ad investire su di esso, ma
invece preferisce farlo su altri settori, trascurando il turismo.
Eppure, il made in Italy è molto apprezzato all’estero e chi viene da fuori lo sa. Ciò che viene
ricercato dal made in Italy è la qualità, la tradizione italiana, il vino (altra cosa che stiamo perdendo
lentamente nei confronti di altri paesi), tutti fattori che devono essere espressione chiara dei valori
indiscutibili di quel territorio. E questo deve essere offerto dalle strutture ricettive turistiche di
quel territorio.
Il settore turistico è la massima espressione del made in Italy, perché attraverso il turismo posso
offrire nel miglior modo possibile un territorio con tutte le sue peculiarità, quindi il turismo riesce a
dare anche una spinta al made in Italy industriale, perché quando un turista viene in Italia e torna
nel suo paese con buste intere di vestiti comprati in Italia, contribuisce a rimettere in moto il
settore del made in Italy. Il turismo non è solo ciò che entra nelle casse dei ristoratori e
albergatori, ma anche le grandi firme di lusso che hanno bisogno di vendere soprattutto all’estero
per sopravvivere. Esiste una branca del turismo legato allo shopping, ossia quanto riesce a far
acquistare il turismo con lo shopping.

Nel momento in cui imprenditori, amministratori e residenti dovrebbero avere lo stesso obiettivo,
cioè lo sviluppo della località turistica, subentra un problema se non ci si riesce ad incontrare, se
non si riesce a fare sistema, coordinarsi e muoversi tutti insieme verso una stessa direzione.

Lezione 23 – Mercoledì 14 novembre 2018

Oggi chiudiamo questa parte sul turismo in Italia e le sue criticità in termini di limiti allo sviluppo.
Sappiamo che il turismo in Italia è un Ferrari, ma noi la trattiamo come se fosse una 500. Abbiamo
un potenziale gigantesco, l’Italia detiene non meno del 60% del patrimonio storico e culturale
mondiale, del quale riusciamo a sfruttare solo il 20%. Il 50% di questo patrimonio sta a Roma.
Le colpe sono suddivise tra imprenditori, che svolgono un ruolo importante all’interno del sistema
e sicuramente hanno il potere di portare le decisioni di sviluppo da una parte o dall’altra; gli
amministratori locali, che dovrebbero essere uno strumento di sostegno all’impresa, devono
prendere decisioni, intraprendere politiche di sviluppo, quindi imporre regole e controllare che
vengano rispettate in accordo con il territorio che si ritrovano, per permettere la massima qualità
possibile all’interno di quel territorio. In ultimo, abbiamo i residenti, che ora più che mai sono un
importantissimo ago della bilancia: se il residente è contento di vivere in quel territorio vuol dire
che quel territorio è ospitale e il turista lo percepirà. I residenti il primo fattore di marketing del
territorio. Se il residente è contento di quel territorio lo promuoverà e il turista se ne accorgerà. Se

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il turismo porta ricchezza in quel territorio e una piccola parte arriva anche al residente, egli sarà
contento e continuerà a promuovere il suo territorio, creando un circolo virtuoso dal quale
beneficeranno tutti.
L’Italia detiene non meno del 60% dei beni culturali mondiali perché fin dall’antica Roma, tutti i
grandi artisti che nei tempi hanno prodotto il meglio o erano italiani, o lavoravano in Italia;
possiede anche bellissimi paesaggi tra cui le Alpi, che sono la catena montuosa più bella d’Europa
e forse del mondo. Questa rappresenta l’offerta turistica italiana.
All’offerta deve andare a sovrapporsi la domanda turistica. Il problema è che spesso non tutti i
territori offrono ciò che la domanda chiede.
La domanda è in continua evoluzione e l’offerta deve in qualche modo riuscire ad anticipare la
domanda e i gusti del consumatore, non seguirla. Devo capire cosa accadrà domani e se sarò tra i
primi a capirlo ne avrò più benefici, sarò vincente. Per farlo occorre che chi contribuisce ad offrire
turismo sul territorio, deve condividerne il massimo degli obiettivi con tutti gli altri soggetti
coinvolti, si deve creare un sistema tra i vari elementi dell’offerta turistica territoriale, altrimenti
tutto il sistema non funzionerà. Se gli imprenditori sono eccellenti e gli amministratori locali
efficienti che appoggia iniziative dei primi e quindi lavorano bene insieme ma i residenti non sono
contenti, vorrebbero andare via e quindi rappresentano un ostacolo all’interno del sistema, allora
vuol dire che c’è qualcosa che non va bene. Il punto d’incontro tra le tre parti deve riuscire a fare
sistema dal punto di vista territoriale, altrimenti difficilmente sarà apprezzato dal turista.
Il turista è un soggetto debole, aggredito continuamente dal marketing che gli fa spesso cambiare
idea (ad esempio, servizi sulle malattie che si rischia di prendere in Africa spingono il turista ad
evitare quel territorio).

Proposte conclusive:
 L’unica strategia fino ad oggi adottata è di prezzo, e il mercato ci ha giudicato perdenti .
Quando c’è crisi, la prima cosa rischia di cambiare è il turismo, perché per risparmiare
vengono tagliate per prime le spese non strettamente necessarie, come le vacanze. Dal
2004 circa, il turismo vive molto più di altri settori la crisi. Questo ha portato gli albergatori
ad effettuare un taglio di prezzi con conseguente abbassamento di ricavi e perdita di
qualità. Non è l’abbassamento di prezzo che fa cambiare le decisioni al turista (ad esempio
si scelgono vacanze dai parenti), poiché le determinanti principali sono altre e questo è
confermato dal mancato aumento dei flussi. Il mercato non voleva che i prezzi scendessero
sempre di più. La strategia giusta è stata quella adottata dalle strutture di qualità medio
alta, che hanno lasciato invariati i prezzi ma hanno alzato la qualità della propria offerta,
creando qualcosa di unico che restasse impresso per sempre nel turista;
 Doveva essere una politica di brevissimo periodo ed invece ci siamo infilati in una spirale
involutiva. Abbassando i prezzi, sono diminuiti contemporaneamente i margini di profitto
per gli albergatori, rendendo difficoltoso coprire anche i costi fissi, abbassando
continuamente la qualità;
 Occorre puntare su altre strategie;
 Maggiore visibilità e soprattutto maggiore potere contrattuale . La prima problematica
importante da risolvere è la maggior visibilità e il maggior potere contrattuale, fattori che in
questo momento mancano, anche a causa del fatto che la maggioranza degli alberghi sono
venduti online. Il territorio turistico attuale non ha più molte possibilità, il mercato è

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dominato dai grandi gruppi che hanno un potere gigantesco e se qualcuno vuole lavorare
con loro propongono offerte da “prendere o lasciare”, perché sanno che ci sono tantissime
strutture disposte a lavorare con loro. Da quando sono nate le OTA (Online Travel Agency)
appartenenti a questi grandi intermediari globali, è vero che gli albergatori affiliati hanno
riempito le loro strutture di turisti, ma dopo qualche tempo hanno chiuso perché hanno
dovuto abbassare i prezzi ed è mancato il margine necessario per reintegrare la qualità. È
stato licenziato del personale che si occupava degli aspetti commerciali risparmiando sugli
stipendi ma poi hanno dovuto chiudere cedendo gli alberghi alle grandi multinazionali che
venderà ad un prezzo leggermente inferiore a quanto vendeva l’albergatore prima di
essere affiliato all’OTA, ottenendo grossi margini di guadagno. È necessario combattere
questo potere contrastando la forza dei gruppi di dettare le condizioni;
 È vano sperare in politiche di intervento pubblico… ma si può pretendere il controllo ed il
rispetto delle leggi. Questo perché manca un ministero del turismo, con le persone e le
competenze per farlo. Manca una cultura di economia turistica, bisogna capire che il
turismo è un qualcosa di estremamente complesso in grado di generare un indotto
enorme, specialmente con il patrimonio di cui siamo dotati. Ma possiamo e dobbiamo però
pretendere che le regole vadano rispettate, perché già ce ne sono tantissime ma ora non
tutte vengono rispettate. Anche la semplificazione burocratica deve essere un obiettivo
perché fare un qualsiasi intervento per un albergatore, ad esempio, può essere molto
complesso dal punto di vista burocratico;
 Anche se si è piccoli occorre agire da grandi, occorre intervenire con nuove politiche
imprenditoriali. Quindi è dagli imprenditori che devono venire le nuove iniziative e
politiche di intervento, perché nel momento in cui non si è più in grado di essere innovativi
vuol dire che non si è più in grado di produrre;
 Esistono tecnologie e strumenti che lo permettono . Anche perché le nuove tecnologie
esistono e possono permettere l’innovazione necessaria. Sono i giovani che devono farlo,
perché hanno maggior maneggevolezza con le nuove tecnologie, essendo cresciuti nell’era
degli sviluppi tecnologici, ed è su di essi che si deve investire, perché oggi le nuove
competenze e tecnologie sono strategiche per il successo. Esistono software in grado di
creare un matching pazzesco tra domanda e offerta, ma bisogna saperli usare;
 Occorre ragionare da grande impresa (associazionismo) e costringere i grandi operatori
internazionali a contrarre. Un piccolo albergatore che offre 45 stanze non può nulla contro
un grattacielo di una grande catena che offre 1000 stanze. Ma se esistono associazioni di
albergatori con, per esempio, 1000 associati da 45 stanze, diventerebbero una forza
enorme poiché disporrebbero di 45.000 stanze e si passerebbe a contrattare direttamente
con l’associazione per qualsiasi nuovo accordo. Le associazioni potrebbero “vendersi”
direttamente sul mercato con contratti vantaggiosi per forniture, ad esempio, e
combattere ad armi pari con i grandi gruppi internazionali;
 Esistono le associazioni di categoria;
 Facciamo gruppo – facciamo massa critica;
 I grandi intermediari devono contrattare e non imporre e l’associazionismo è l’unica via per
farlo.

Lezione 24 – Venerdì 16 novembre 2018. (Continua dalla lezione del 26 ottobre)

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Oggi ci focalizzeremo sull’accessibilità, in particolare sull’accessibilità del turismo. Ci dobbiamo
ricordare che parlare di accessibilità nell’ambito del turismo vuol dire apertura del turismo a
persone con bisogni speciali, un turismo che permette di fruire dei servizi del turismo in
autonomia e comfort per tutti, senza grandi ostacoli. Avevamo detto che i soggetti a cui è riferita
l’accessibilità sono persone over 65, mamme con passeggini, persone con allergie, non vedenti o
non udenti, però nonostante siano persone con bisogni speciali, non devi essere un turismo che va
ad emarginarli, E privarmi della possibilità di viaggiare, ma si parla di turismo per tutti:
l’accessibilità e la possibilità di ampliare il turismo a tutti. L’accessibilità dà anche un contributo
all’economia per lo sviluppo delle economie locali.
Perché devo essere un albergo accessibile?
Per favorire la destagionalizzazione, ad esempio. A volte siamo obbligati per legge ad effettuare
certi interventi, ma esistono comunque dei gap legislativi, ossia delle lacune alle quali dobbiamo
porre un rimedio noi. La legge non garantisce un’accessibilità completa. È l’albergatore che deve
mettere in moto tutte quelle accortezze per favorire l’accessibilità. Se dispone di una stanza a
norma di legge, ma la pone all’ultimo piano e l’ascensore è stretto, allora avrò anche rispettato la
legge, ma la camera non resta facilmente fruibile per il turista. Vengono quindi spesi soldi
inutilmente perché poi non ne trarrò un grande beneficio. La legge spesso non basta, ed è
l’imprenditore che deve capire il valore del turismo accessibile.
Le opportunità per l’imprenditore sono molteplici. Il target principale, oltre alle persone disabili,
sono anche gli anziani. Quindi, gli over 65 tendono a viaggiare di più, anche 3-4 volte l’anno in
periodi di bassa stagione, meno caotici, e quindi il turismo accessibile è utile per destagionalizzare.
È importante quindi garantire l’accoglienza di qualsiasi tipo di persona in qualsiasi periodo
dell’anno, poiché queste persone non viaggeranno quando le strutture sono piene, in alta
stagione. Se un over 65 vuole venire a Roma e vedere i Musei Vaticani, per un anziano sarà più
conveniente non andarci a luglio, quando è pieno di gente, ma in altro periodo.
Questo tipo di turismo, inoltre, favorisce anche lo sviluppo delle economie locali, quindi si parla
del turismo domestico, perché una persona anziana o un disabile, tendono a viaggiare in un
territorio conosciuto, dove si parla la stessa lingua, quindi un miglioramento dell’accessibilità
sicuramente va a beneficio anche della qualità della vita delle persone che ci vivono, dei residenti
che spesso sono anziani.

Il turista accessibile prima di tutto è turista. Quindi deve poter usufruire di tutte le strutture e
attività quali sciare, fare immersioni, tour enogastronomici, ecc. Oggi, grazie alle tecnologie di cui
disponiamo, tutte queste barriere possono essere abbattute. Quello che è molto più difficile
abbattere sono le barriere culturali. Intendiamo la volontà per gli albergatori di favorire questi tipi
di turismi, formandosi adeguatamente, magari perché non vogliono avere problemi. Ma questo
ragionamento porta solo ad una perdita di clienti! Se ho due alberghi uguali, uno vicino all’altro,
ma uno accessibile e uno no, sceglierò quello più accessibile e si verificherà un passaparola tra i
turisti che porterà a scegliere quello accessibile. Di conseguenza, l’albergo non accessibile verrà
spazzato via dalla concorrenza. La fetta di clienti è enorme, si parla di un impatto pari a circa il 30%
per il turismo accessibile rispetto al turismo totale, quindi è importantissimo favorire questo tipo
di turismo. Inoltre, considerato l’aumento continuo di anziani dovuto all’invecchiamento
demografico, questa percentuale sarà destinata a salire. Chi lo capisce prima avrà maggiori

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possibilità di successo. Questo è un turismo su cui puntare, chi non fa un albergo accessibile a tutti
il primo che ci rimette è l’albergatore perché perde una fetta importante di clienti. Inoltre, quando
si parla di turismo accessibile, si considera un numero potenzialmente doppio di clienti perché
vengono considerati anche gli accompagnatori di tutti questi soggetti con bisogni particolari. In
ultima analisi, è importante tenere presente che il turismo accessibile genera molti posti di lavoro.
Alla luce di questo, vediamo quali sono le criticità di Roma.
Si considerano principalmente 4 elementi:
- La mobilità nel territorio (la situazione delle strade, ad esempio);
- L’informazione (sono molto importanti, spesso non aggiornate);
- Le barriere architettoniche;
- Le barriere culturali.
Parliamo della mobilità. Iniziamo dall’aeroporto. È molto buono da questo punto di vista, esiste
un’assistenza ad hoc per chi ha bisogno, assenza di barriere architettoniche. Il problema è quando
si esce dall’aeroporto. Roma è una città antica, ma spesso basta la volontà di fare le cose.
Dall’aeroporto al centro della città come faccio a spostarmi? Come reperisco l’informazione?
Spesso il turista stesso si serve dell’esperienza sui forum ricavata da altri turisti passati. Ma in
realtà questo è sintomo del fatto che l’informazione è molto carente. Per quanto riguarda l’arrivo
in albergo, è possibile che la realtà si discosti dal ciò che mi è stato presentato nel momento in cui
ho prenotato, impostando i giusti filtri di ricerca. Ad esempio, se sono in carrozzina, mi potrebbero
dare una camera al 5° piano e l’ascensore è rotto. Nei musei la situazione non è gravissima, ma c’è
tanto lavoro da fare. È vero che Roma ha tanti vincoli architettonici, non posso buttare giù un
palazzo storico e fare una strada dove possano passare tutti, ma potrebbe essere fatto tanto altro
con piccoli accorgimenti. Dentro Castel Sant’Angelo, ad esempio, non posso fare un ascensore,
quindi questa zona non può offrire molto dal punto di vista dell’accessibilità; il Colosseo, invece, ha
un ascensore, quindi un disabile con la sedia a rotelle può visitarlo, seppur nelle strade limitrofe
sia pieno di sanpietrini. Nel foro romano sono stati fatti percorsi di accessibilità, e i Musei Vaticani
sono quasi totalmente accessibili a chiunque eccetto che per una parte nella quale sono presenti
statue bellissime che sono state riprodotte in fedeli imitazioni facili da raggiungere. Non posso
andare ovunque, ma posso comunque fare tante cose. Quindi diciamo che ci si sta muovendo in
qualche modo. Se ci sono delle zone particolari veramente impossibili da visitare, la soluzione
trovata è stata riprodurre in altra location quella statua particolare. E ora parliamo solo di chi si
trova in sedia a rotelle, ma c’è ancora tantissimo da fare per una platea di persone molto
numerosa. Esistono non vedenti e non udenti, ad esempio.
Il trasporto pubblico romano lascia molto a desiderare, le tre linee metropolitane presenti spesso
non funzionano come dovrebbero, inoltre, nonostante in segnaletica sia indicata l’accessibilità,
può capire che spesso siano guasti e ciò viene scoperto solo una volta che sono lì. Quindi, anche
l’informazione diventa fondamentale in questi casi.
Per quanto riguarda l’interno del centro storico di Roma, il primo problema è che non ho i mezzi di
trasporto che permettano di trasportare velocemente da una parte all’altra chi ha difficoltà di
mobilità in generale, non solo i soggetti in carrozzina, ma anche gli anziani. Il centro storico è pieno
di sanpietrini, ma questi sono parte della città, quindi la percorribilità non è agevole ed essendo
pedonali molte strade non possono essere attraversate da una macchina apposita come quelle per
il golf. Risolvere questi problemi stradali e di mezzi pubblici diventa quindi una cosa buona per

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tutti, anche per chi, ad esempio, cammina con i tacchi, quindi i benefici del lavoro non saranno
solo per i disabili, ma anche per tutti i cittadini.
A Bordeaux, alla presenza di ogni monumento, in ogni piazza principale, c’è un modellino di quella
piazza che può essere toccato dai non vedenti per rendersi conto della bellezza, così da poterne
provare anche loro le sensazioni e vivere un’esperienza. Queste cose potrebbero essere fatte
molto semplicemente anche a Roma, ma serve collaborazione tra imprenditori e amministratori.
Questo ci fa capire l’importanza dell’accessibilità, a Roma ci sono tante criticità, ma non tutto è
perduto e si può fare molto. Ci sono tantissime possibilità per superare le barriere di qualsiasi tipo.
Tuttavia, questi sono problemi che vanno a coinvolgere tutti e non solo le persone con disabilità,
perché prima di tutto ne vanno a beneficiare i residenti di qualsiasi tipo.
Roma per numero di turisti al 5° posto, l’obiettivo non è tanto cercare di aumentare il numero di
turisti, perché già ce ne stanno tante, ma di migliorare ciò che è presente all’interno per far in
modo che il numero non cali perché già siamo dietro a tante città. Il turismo accessibile può essere
una leva per raggiungere questo obiettivo.
Ora parliamo delle barriere culturali. Principalmente riguardano l’ambito della formazione di chi
lavora nel settore, ma anche dei cittadini che vivono la città.

L’informazione è altrettanto importante, perché io che voglio trovare un albergo accessibile, un


museo accessibile dove lo trovo? L’informazione è un punto critico per quanto riguarda il turismo
accessibile perché le informazioni spesso sono poco aggiornate o inesatte, non c’è una cultura del
turismo accessibile, io mi improvviso albergo accessibile perché ho messo un bagno per disabili ma
in realtà non lo sono per una serie di altri motivi. Una volta arrivati a Roma ad esempio, usciti
dall’aeroporto iniziano i problemi. Ad esempio, per raggiungere il centro della città vediamo che
non c’è un punto informazioni per turisti con disabilità ma le informazioni le vado a ricavare dai
forum (passaparola digitale), sono risposte che mi vengono da altri turisti con le stesse esigenze
mie quindi è come se io decidessi la mia vacanza il mio itinerario in base alle recensioni date da alti
turisti ma sono piccoli forum quindi in realtà l’informazione è molto carente. Inoltre, se vado su
booking e metto il filtro camere accessibili mi escono una serie di alberghi che sono accessibili e se
poi vado a controllare mi ritrovo che la maggior parte degli alberghi accessibili sono gli alberghi a 5
stelle dove devi pagare molto ma al turista accessibile non sempre va di pagare molto per fare
turismo, questo va a creare una differenza tra turista disabile ricco e turista disabile povero. Per
quanto riguarda l’informazione fornita dai comuni ed altri enti vedo che spesso essa non è corretta
perché ad esempio dalla cartina della metro risulta che ho un ascensore, un montacarichi che però
spesso non sono funzionanti quindi non si tratta di informazioni aggiornate mentre ad esempio nei
bagni c’è solo il simbolo di bagni adatti a persone con la sedia a rotelle non considerando che i
disabili sono anche i non vedenti o non udenti ecc. Si verifica carenza di informazioni anche nella
consultazione del sito della struttura alberghiera che spesso è confusionario, difficile da consultare
e molto spesso non ha l’opzione di essere letto tramite lettore vocale consentendo quindi la sua
consultazione anche a non vedenti.
L’aspetto delle barriere architettoniche. I principali problemi di abbattimento delle barriere
architettoniche sono i vincoli delle residenze ascensore storiche che non possono essere
modificate, non ci possono fare l’ascensore ma ci sono altri modi che mi permettono di superare
queste barriere, Si parla di design for all cioè creare una struttura accessibile a 360 gradi per tutti a

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partire dalla struttura alberghiera con rampe ascensori ecc., ma anche con un sito facilmente
consultabile da tutti compresi non vedenti e non udenti.
Aspetto delle barriere culturali. Oltre a quanto visto sopra (si pensa “io non voglio avere problemi
e quindi non mi rendo accessibile”) la carenza di informazioni influisce sull’accessibilità di un hotel.
Anche se l’albergatore però ha capito l’importanza ed i vantaggi che può trarre dall’accessibilità
spesso non conosce realmente le esigenze del turista con disabilità, vuole diventare accessibile ma
non se come si fa e non ci sono persone che riescono a spiegarmi cosa posso fare per raggiungere
questo obiettivo. Si è a tal fine creata un’app per permettere la valutazione dell’albergo da parte
dei disabili cosi da migliorare gli aspetti necessari ma non c’è un certificato ufficiale che certifica la
validità della struttura dal punto di vista accessibile o in grado di indirizzare gli albergatori verso
determinati accorgimenti e migliorie.
È importante, infine, inoltre creare uniformità di interventi a livello internazionale.

Lezione 25 – Lunedì 19 novembre 2018 (SEMINARIO HOTELS)

Nulla di che. 

Lezione 26 – Mercoledì 21 novembre 2018

L’imposta di soggiorno in Italia: un vano strumento di sviluppo.

Iniziamo dall’importanza economica del turismo.


Nel Mondo - 2017
 Il turismo ha influito per il 10,4% sul PIL mondiale;
 1 occupato su 11 è impiegato nel comparto turistico;
 25 milioni di viaggiatori nel 1950 e 1,32 miliardi nel 2017 (+ 6,8% rispetto al 2016).
In Italia - 2017
 Il turismo ha influito per il 13% sul PIL italiano portando circa 223,2 miliardi di euro;
 Il 14,7% degli italiani è impiegato nel comparto turistico (3.400.000 unità);
 Gli arrivi in Italia sono stati 58,7 milioni + 11,8% rispetto al 2016;
 I consumi turistici degli stranieri in Italia ammontano a quasi 40 miliardi di euro.
Pertanto, l’economia turistica italiana dà un contributo fondamentale alla produzione della
ricchezza nazionale, allo sviluppo dell’occupazione ed all’attivo della bilancia valutaria. Questo è il
quadro dell’influenza che ha il turismo sull’economia, settore terzo per esportazioni solo al
petrolio ed alle sostanze chimiche.

Passiamo all’imposta di soggiorno.


L’imposta di soggiorno è un prelievo fiscale di carattere locale che possono istituire i comuni nel
cui territorio si trovano città d’arte, stabilimenti balneari, stazioni climatiche o località di interesse
turistico.
In questa realtà economica, l’introduzione di un’imposta di soggiorno fatta pagare a chi visita una
qualunque città, se da un lato potrebbe frenare il turismo stesso, dall’altro potrebbe essere un
valido strumento di sviluppo; se i suoi proventi fossero reinvestiti per accrescere la qualità

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dell’offerta turistica stessa, attraverso una politica di riposizionamento del prodotto, di
ristrutturazione e di ammodernamento dei servizi connessi al turismo.
Istituita in Italia nel 1910 e presente in numerose località turistiche: stazioni termali, balneari e
montane. Si pensò per coprire le spese necessarie per lo sviluppo delle città con maggior afflusso
turistico ai fini di effettuare opere di miglioramento, organizzazione e ampliamento dell’offerta
turistica. Non doveva essere superiore a Lire 10. Al tempo non era una cifra molto bassa.
Fu abolita nel 1989 in previsione dei Mondiali di Calcio del 1990, quando contribuiva a circa l’1%
delle entrate tributarie comunali.

La “tassa” di soggiorno oggi in Italia è stata reintrodotta per mezzo di due provvedimenti.
In base al D.L. n. 67 del 29 luglio 2010:
Contributo di soggiorno: “Per garantire l’equilibrio economico-finanziario della gestione ordinaria,
il Comune di Roma può adottare le seguenti apposite misure: [...] a carico di coloro che alloggiano
nelle strutture ricettive della città, da applicare secondo criteri di gradualità in proporzione alla loro
classificazione fino all'importo massimo di 10,00 euro per notte di soggiorno”.
Fu così reintrodotta a Roma a fine 2010 dalla giunta Alemanno.
Da un lato può scoraggiare il turismo, dall’altro può essere un grande aiuto per la stessa.
Chi viene a Roma con l’intenzione di andare poi fuori deve comunque pagarla.

Comuni d’Italia, D. Lgs. n. 23 del 14 marzo 2011:


Imposta di soggiorno: “I comuni capoluogo di provincia, le unioni di comuni [...] o città d’arte
possono istituire, un’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive
situate sul proprio territorio, da applicare, secondo criteri di gradualità in proporzione al prezzo,
sino a 5 euro per notte di soggiorno. Il relativo gettito è destinato a finanziare interventi in materia
di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di
manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi
pubblici locali”.
Nel 2011, quindi, viene reintrodotta con il fine di destinarla ad interventi per favorire il turismo.

Ma è importante tenere presente che c’è un’importante differenza tra contributo e imposta:
• Contributo: In Scienza delle Finanze, l’entrata di parte corrente che lo Stato percepisce per
avere realizzato opere di pubblica utilità da tutti coloro che possano ricavarne vantaggio o
particolari benefici economici. L’ammontare del contributo è normalmente inferiore al costo
totale effettivo del servizio reso.
• Imposta: Nell’ambito della più ampia nozione di tributo, la prestazione patrimoniale coattiva
acausale, dovuta da un soggetto in base ad un presupposto dimostrativo di forza economica,
che escluda qualunque relazione specifica con un’attività dell’ente pubblico riferita al soggetto
o da cui quest’ultimo possa trarre un vantaggio.

Caso Bologna. È l’unica città che applica correttamente la tassa di soggiorno.


Fascia Tariffa a persona per singolo pernottamento
1-30,99 € 1,50 €
31-70,99 € 2,00 €
71-120,99 € 3,00 €
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121-200,99 € 5,00 €
oltre 201 € 5,00 €
campeggi ed ostelli 0,50 €

Bologna risulta essere l’unica città italiana ad aver interpretato correttamente il decreto istitutivo
dell’imposta di soggiorno. Le città italiane, ad esclusione di Roma, dovrebbero rispettare il vincolo
di tariffa sulla base del prezzo della camera venuta.

Ai sensi del comma 3 dell’art. 4 del D. Lgs. 14 marzo 2011 n. 23 «I comuni hanno la facoltà [...] di
prevedere esenzioni e riduzioni per particolari fattispecie o determinati periodi di tempo».
Le categorie esenti sono quindi specificate nel seguente elenco:

Persone iscritte nell’anagrafe dei residenti nel comune di riferimento.


Lavoratori dipendenti dalle strutture ricettive.
Autisti di pullman ed accompagnatori turistici che prestano attività di assistenza a gruppi organizzati dalle
agenzie di viaggi e turismo.
Persone che praticano terapie presso strutture sanitarie site nel territorio comunale ed eventuali loro
accompagnatori.
Portatori di handicap non autosufficienti, con idonea certificazione medica e loro accompagnatori.
Studenti in viaggio di istruzione o che soggiornano per ragioni di studio o per periodi di formazione professionale
attestati dalle università, scuole o enti di formazione.
Persone appartenenti alle forze di Polizia statali e locali, nonché al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco che
pernottano nel comune per esigenze di servizio.
Volontari che offrono il proprio servizio in occasione di eventi e manifestazioni o per emergenze ambientali.
Artisti e loro accompagnatori in occasione di manifestazioni culturali organizzate dall’amministrazione.
Persone che effettuano permanenze prolungate (una settimana o più).
Minori (cambia in base alla fascia d’età).
Strutture ricettive di tipo economico o destinate al turismo giovanile, come gli ostelli della gioventù e i campeggi.
Ospiti di eventi organizzati da una istituzione locale.

Ma ora passiamo ai reali obiettivi dell’imposta di soggiorno.


«Il relativo gettito è destinato a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a
sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni
culturali ed ambienti locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali riguardanti gli interventi
innanzi visti». D. Lgs. 23/2011
Il gettito è quindi soggetto ad un vincolo di destinazione: le risorse derivanti dai turisti che visitano
la zona e che soggiornano nelle strutture ubicate nel territorio comunale, dovrebbero essere
impiegate in favore delle risorse che alimentano – direttamente o indirettamente - tali flussi,
attraverso interventi mirati a sostegno delle strutture ricettive e degli operatori economici dei
comuni interessati dall’applicazione del tributo.

Il gettito raccolto in Italia derivante dalle imposte di soggiorno e di sbarco nel 2016 è stato di circa
437 milioni di euro in 649 comuni, nel 2017 invece è stato di circa 463 milioni di euro, nel 2018 si
prevedono 507 milioni che potrebbero diventare 660 con l’introduzione dell’imposta automatica
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tramite Airbnb e Homeaway. L’imposta di soggiorno viene versata direttamente dal sito o alberghi
al comune, senza che venga trattenuto nulla. Dopo un lungo “braccio di ferro”, anche i siti come
Airbnb hanno automatizzato il versamento.
Durante la crisi economica, a dispetto del vincolo di destinazione previsto, l’imposta è risultata
indispensabile per risanare i bilanci comunali e far fronte a spese di routine.
Tuttavia, c’è chi li ha spesi davvero per ristrutturare le cittadine in favore del turismo:
 San Gimignano (SI): con i 675 mila euro raccolti ogni anno ha ristrutturato le mura
medievali che circondano da città;
 Melendugno (LE): ha ideato l’apposita card per poter girare le spiagge in navetta e
permette ai turisti di avere riduzioni sugli acquisti;
 Bologna: ha potuto condurre campagne pubblicitarie estere per sponsorizzare la città.
 Trapani e dintorni: hanno permesso che Ryanair continuasse ad atterrare nell’aeroporto
limitrofo con oltre 7 milioni di euro raccolti.
L’evasione dell’imposta di soggiorno è un problema non indifferente:
• Milano: un terzo delle strutture controllate non aveva versato nelle casse comunali l’importo
dovuto, la somma pagata dagli ospiti giungeva alle strutture ma l’importo non veniva versato
al municipio;
• Roma: l’evasione dell’imposta è stimata intorno ai 10 milioni di euro;
• Venezia: il comandante generale della polizia Luciani Marini, sosteneva che il 70% degli alloggi
non rispettava la delibera;
• Alberobello: dei 141 mila pernottamenti registrati in un anno all’ufficio di ragioneria del
comune sono stati incassati solo 30 mila euro.
Tutte le principali città italiane hanno un’imposta fissa, solo Venezia discrimina in base all’alta o
bassa stagione. Roma ha l’imposta più alta al mondo. In generale, in Italia abbiamo imposte
elevate rispetto al resto del mondo.
Sarebbe molto più logico pagare un’imposta proporzionale al prezzo pagato piuttosto che
un’imposta fissa. Questo perché un’imposta fissa incide in maniera molto forte (7%) sulle strutture
con poche stelle, che hanno un costo basso per camera. Mentre l’incidenza è pressoché nulla (2%)
negli alberghi stellati di alta qualità, dove il costo delle camere arriva a centinaia di euro a notte.

Il caso Roma.
Sono stati identificati 7 principali problemi:
1- Permanenza media;
2- Territorio;
3- Degrado urbano e rifiuti;
4- Servizi pubblici;
5- Accessibilità;
6- Ristorazione;
7- Illegalità e abusivismo ricettivo.

Utilizzo del contributo di soggiorno e possibili soluzioni.


Il 94% del contributo di soggiorno nel 2014 NON è stato destinato al turismo.
Possibili utilizzi del contributo di soggiorno:
• Promozione turistica: partecipazione a fiere internazionali;

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• Turismo legato agli eventi: destagionalizzazione dei flussi turistici, stimolare la ripetizione
della visita e rilanciare l’immagine della città.

Contributo di soggiorno a Roma – Zone non centrali


Il contributo di soggiorno a Roma viene chiesto in egual misura in tutta l’area metropolitana,
quindi anche nell’hinterland.
Se si sceglie di pagare 200€ a notte per un albergo 4 stelle al centro di Roma, si presuppone che si
abbiano le possibilità di pagare 6€ a notte di contributo.
Se si scegli di pagarne 40€ a notte per un albergo 4 stelle a Casal Palocco (Roma), si deduce che le
possibilità economiche possono essere differenti.
«Non è pensabile che a fronte di una spesa nettamente minore si debbano pagare comunque 6€ di
contributo, soprattutto perché a pochi chilometri vi è il Comune di Pomezia, dove il prezzo è circa la
metà di quello di Roma e questo potrebbe comportare il rischio di incentivare l’uscita dal Comune
di Roma».

Lezione 27 – Venerdì 23 novembre 2018

Dall’imposta di soggiorno all’accessibilità.


La ragione dell’imposta di soggiorno si basa sul fatto che il turista usufruisce di servizi offerti dalla
città. L’amministrazione locale, come abbiamo visto, se tramite le risorse che entrano grazie
all’imposta pensasse anche soltanto a raggiungere un decoro urbano di livello, sarebbe un
risultato importante per la città.
Il concetto sul quale si basa l’imposta di soggiorno è antico, poiché storicamente esisteva il
pensiero di far pagare un’imposta al turista anche per il semplice attraversamento della strada.
Gran parte delle località turistiche negli anni ’60 prevedevano il pagamento di tale imposta, ma
solo i fessi la pagavano realmente, poiché non c’era alcuna forma di controllo, poiché le
dichiarazioni venivano effettuate su pezzi di carta che nessuno controllava, quindi l’evasione era
pressoché totale. Oggi, invece, non dovrebbe scappare un solo euro grazie alle tecnologie di cui
siamo dotati. In ogni caso, con i pochi soldi che entravano, veniva curato il decoro urbano e si
avviarono iniziative utili per il turista nelle principali località turistiche, non a Roma.
Da fine anni ’70, inizi anni ’80 in poi, tale imposta venne giudicata immorale, perché
un’amministrazione locale non poteva chiedere soldi in più al turista, poiché comunque doveva
essere in grado di offrire un servizio di qualità, avendo in ogni caso il margine necessario per offrire
determinati di servizi.
Ma chi era contro non si era mai soffermato sulla differenza tra turismo ed escursionismo. Al
turista chiedo la tassa di soggiorno, all’escursionista no. Ma il turista ha un punto d’appoggio in
città, come un albergo, l’escursionista no. Tuttavia, anche l’escursionismo usufruisce di tantissimi
servizi della città in pochissimo tempo, ma non si riesce a far pagare anche a loro, sarebbe
impossibile. L’escursionista, quindi, impatta molto di più sul territorio, è un mordi e fuggi (mangia
il panino e butta la carta, la bottiglietta di plastica, utilizza nel poco tempo che ha a disposizione un
gran numero di mezzi pubblici nel tentativo di vedere più monumenti possibili.
Quindi, con l’imposta di soggiorno non si riescono a prende gli escursionisti, ma riusciamo a
“prendere” i turisti, e dato che oggi la tassa è aumentata vertiginosamente, entrano tanti soldi
nelle casse della località con l’idea di reinvestirli nel settore turistico, ossia nel miglioramento della

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città, inteso come servizi offerti al turista. Ad esempio, la sicurezza della città, il decoro urbano, la
manutenzione delle strade, dei musei, ecc.
Tuttavia, i soldi ricavati dalle imposte di soggiorno sono sempre meno impiegati nel miglioramento
dei servizi turistici! Andrebbe molto meglio e sarebbe sicuramente più corretto se il ricavato
venisse dedicato interamente al miglioramento dei servizi turistici, alla manutenzione della città.
Il turista, a fronte di un miglioramento percepito della qualità della città, sarà disposto a rimanere
di più nella località. Muoversi in una città pulita e curata invoglia il turista a rimanerci di più,
spendendo più soldi, poiché percepisce un servizio di qualità.
Il turista di oggi è molto più “evoluto” rispetto ad un tempo e ha delle aspettative che devono
essere rispettate. Se una città non restituisce al turista quello per cui spende, perché il turista
dovrebbe restare ancora in quella località? Spesso questi soldi vengono utilizzati per coprire dei
buchi di bilancio.

C’è poi un altro fenomeno da tenere in considerazione.


Almeno il 70% dei turisti stranieri si muove tramite i grandi intermediari (OTA) che acquistano ad
un certo prezzo la stanza all’albergatore e ci caricano la percentuale sopra. Il grande intermediario
dice all’albergo di non far pagare un solo euro in più di quello che il turista spende tramite l’OTA. Il
turista quindi, paga all’intermediario e l’intermediario paga l’albergo. Ma se l’intermediario dice
all’albergo di non far pagare nulla in più al turista (pena la cancellazione del suo albergo dal sito
dell’OTA), l’albergatore dovrà farsi carico della tassa di soggiorno, poiché esso sarà messo alle
strette. Il risultato è che ci sono albergatori che pagano la tassa di soggiorno per i loro turisti. È
vero che questo sistema contribuisce a favorire la destagionalizzazione, ossia l’intermediario
permette all’albergo di riempirlo anche in bassa stagione, ma questo rimane in ogni caso un
problema, perché se i prezzi di partenza già sono bassi, internalizzare la tassa di soggiorno fa
erodere ulteriormente i margini e non permette all’albergo di migliorarsi, fare manutenzione
ordinaria e straordinaria quando necessaria. A questo vanno aggiunti anche i costi per il personale
(che hanno un minimo sindacale). L’albergatore, in conclusione, offre un servizio importante per il
quale ottiene un ritorno veramente ridicolo.
Bossi ha voluto fortemente reintrodurre la tassa di soggiorno per Roma, poiché rappresentava un
forte indotto per le casse dello Stato.
L’imposta di soggiorno ha senso, ha una base culturale, sociale ed economica veramente valida,
ma è portata avanti in una maniera scorretta e diversa da quella per la quale è nata. Non deve
andare a coprire i buchi presenti nelle casse dei comuni che la chiedono. Comportandosi in questo
modo le località perderanno turisti, perché non vedranno alcun beneficio quando vanno a
spendere soldi nelle città che visitano.
I turisti restano a Roma in media 2-3 giorni, ma i residenti ci vivono, quindi tutti i problemi presenti
per i turisti risultano amplificati per loro. Ricordiamo che un residente soddisfatto della propria
città è importantissimo, perché rappresenta il primo attore del marketing di una località.
I soldi che entrano dal turismo, dovrebbero essere reinvestiti nel turismo. Perché oltre a migliorare
la permanenza dei turisti e far in modo che torneranno, migliori anche la qualità della vita dei
residenti, soggetti importantissimi ai fini del turismo.
Se solo il 10% del ricavato della tassa di soggiorno di Roma fosse destinato ad investimenti sul
territorio, rappresenterebbe un fattore di sviluppo enorme perché alla fine quello che faccio per
migliorare la permanenza del turista lo faccio anche (e soprattutto) per migliorare la permanenza

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del residente, poiché è quest’ultimo che usa tutti i giorni i servizi offerti dalla città, e se è più
contento e più soddisfatto torna a trasmettere al turista il suo entusiasmo di vivere a Roma.

Passiamo all’accessibilità (ossia la facilità con la quale viene raggiunta una località).
Si parla di accessibilità fisica (la facilità con la quale fisicamente riesco a raggiungere quella
determinata località), culturale (l’aspettativa di accessibilità di una località in base alla mia cultura)
ed economica (la facilità di permettersi di soggiornare presso quella località).
L’accessibilità culturale è molto importante, perché spesso si vedono certe località come distanti
perché a noi sconosciute a livello culturale. Ad esempio, vediamo le città dell’ex unione sovietica
poco accessibili per motivazioni culturali, sia per ciò che abbiamo studiato finora, sia per ciò che
viene spesso riportato dagli organi di informazione. Soffermiamoci sul Montenegro. Finita la
guerra civile dell’ex Jugoslavia, questo paese era un paese da tenere distante, poiché si pensava
fosse frequentato da violentatori e assassini, tuttavia è un paese molto bello, ma che la gente
preferisce evitare per paura.
Parliamo di accessibilità in senso fisico.
Ci sono località per le quali è strategico essere non facilmente raggiungibili. Dipende dalle strategie
di sviluppo turistico che hanno in mente quelle località. Si può favorire o meno l’accessibilità. Due
isole uguali possono scegliere percorsi completamente differenti. Una può scegliere di costruire
porti, alberghi capienti e strutture all’avanguardia per accogliere il maggior numero di turisti.
Nell’altra, invece, si rispetta tutto ciò che la natura offre, integrando qualche struttura nel pieno
rispetto dell’ecosistema presente. Ovviamente l’accessibilità della prima sarà di gran lunga
superiore alla seconda. Ma la seconda sarà una conquista per il turista che la sceglierà, sarà scelta
di chi predilige un prodotto di nicchia, di alta qualità e quindi più costoso, che farà vivere emozioni
sicuramente più intense. Inoltre, nella prima poco a poco la domanda aumenterà, quindi
necessariamente dovrà aggiustarsi l’offerta per soddisfarla, con il rischio di sfociare
nell’insostenibilità. A seconda del tipo di realità, una maggiore o minore accessibilità può essere
vantaggioso o meno.

Parliamo delle città italiane ora. Qual è il livello di accessibilità più appropriato?
Dipende dal target, dall’obiettivo che si pone la località. Il turismo, anche sulla base della città che
lo ospita, deve essere sostenibile. Quindi, il livello di accessibilità più appropriato deve andare di
pari passo con la sostenibilità della città. Aumentare a sproposito l’accessibilità senza poter
garantire un’offerta adeguata è un errore. Allo stesso modo vale il contrario: aumentare l’offerta
senza avere un’adeguata accessibilità è controproducente.
Sono tutti elementi di una catena in grado di indirizzare la località turistica verso lo sviluppo.
La crescita dell’accessibilità, se non controllata e gestita con sapienza, può essere causa di
insostenibilità per la località e lo sviluppo turistico di quel territorio. È importante capire che la
maggior accessibilità del territorio è un servizio aggiuntivo per il residente a patto che non si superi
il limite della sostenibilità.

Lezione 28 – Lunedì 26 novembre 2018

Sviluppo turistico sostenibile.

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Lo sviluppo sostenibile è quella tipologia di sviluppo che rispetta ciò che oggi offre il nostro pianeta
e permette alle generazioni future di poter fare altrettanto.
All’inizio del corso abbiamo parlato delle differenze di sviluppo, in particolare tra crescita e
sviluppo. Immaginando due assi cartesiani, sulle quali ascisse troviamo il tempo in entrambi,
dobbiamo decidere cosa mettere alle ordinate. Quando si parla di crescita mettiamo il PIL, inteso
come PIL pro-capite. Ma questo non è un indicatore attendibile di sostenibilità, di sviluppo
sostenibile. Questo perché il PIL pro-capite non tiene conto del benessere della popolazione.
Lo sviluppo sostenibile e sviluppo in generale vuol dire migliore qualità della vita. Rispetto all’anno
prima io come mi sento di vivere? Meglio, per questo e quest’altro motivo. Questo intendiamo per
sviluppo e il PIL non è indicatore della qualità della vita. Questo miglioramento deve essere
condiviso dalla maggioranza della popolazione per poter registrare uno sviluppo.

Questo ragionamento ci serve nel turismo.


La crescita economica potrebbe avvenire in maniera costante in un territorio. Possiamo quindi
affermare in maniera certa che in quel territorio si è verificata una crescita. Ma crescita non vuol
dire miglioramento della qualità della vita di quel territorio, non possiamo saperlo considerando
solo ed esclusivamente il PIL.
Consideriamo invece, un altro territorio nello stesso arco temporale. Dopo un certo periodo di
tempo in cui l’indicatore aumenta in maniera costante, in modo simile al primo, subirà poi un
aumento esponenziale. Può voler dire che gli equilibri presenti che hanno condotto alla crescita tra
le forze presenti nel territorio sono saltate. Possono essere cambiate le forze, possono essere
cambiate le combinazioni tra queste forze, fatto sta che gli equilibri in gioco nel territorio sono
cambiati. La crescita di tanti elementi ha fatto accadere cose che prima non sarebbero state
possibili. Si sono rotti gli equilibri e quel territorio, quel sistema territorio, quella regione sistemica
che era organizzato in un certo modo ha visto cambiare (positivamente) gli equilibri presenti tra
singoli elementi. Il riorganizzarsi in modo differente di elementi precedenti ha permesso di
svilupparsi dal punto di vista economico. Nessuno mi dice che quel percorso di sviluppo sia
sostenibile.
Come facciamo a capire se quello che sta accadendo sia uno sviluppo sostenibile? Ci si rifà alla
definizione di sostenibilità, che prevede lo sfruttamento di risorse oggi senza precluderlo alle
generazioni future, garantendo una maggiore qualità della vita. Nessuno mi dice che questo
sviluppo economico è sostenibile, (accade spesso che si parli anche di crescita sostenibile, non solo
sviluppo). Quello che sta accadendo è sostenibile o no? È sostenibile se, per percorrere questa
linea di sviluppo, utilizziamo tutto quello che il pianeta ci mette a disposizione con la certezza che
le generazioni future potranno fare altrettanto. Ad esempio: vinco 1 milione di euro, ho cambiato
la mia vita? Dipende, in linea di massima si compra una casa, macchina, viaggi, regali, spendendo
tutto, quindi in questo caso non mi sono comportato in ottica sostenibile.

Il primo indicatore, segnale di un percorso di crescita che porti ad uno sviluppo di quel territorio, è
il maggior indotto a livello economico, ovvero una maggior ricchezza disponibile. I dati economici
sono i più facili da avere e più facili da leggere. In linea di massima, dove c’è un fenomeno
economico di questa tipologia, c’è anche un percorso di sviluppo che garantisce un maggiore
qualità della vita. Una maggiore disponibilità economica permette, perlomeno in una prima fase,
di migliorare la nostra qualità della vita. Il problema viene subito dopo: a cosa abbiamo dovuto

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rinunciare per raggiungere questa crescita economica? La sostenibilità ambientale è una piccola
sfumatura del concetto di sviluppo sostenibile, seppur ne rappresenti la tematica centrale e per
questo bisogna darle attenzione. La sostenibilità è intesa anche dal punto di vista sociale, politico.
Bisogna riflettere anche su altre tematiche di sviluppo sostenibile oltre a quelle ambientali. Nel
momento in cui si afferma che lo sviluppo è maggiore qualità della vita, ci rifacciamo a tematiche
in grado di migliorare la qualità della vita in senso stretto come quelle ambientali, economiche, ma
esistono anche altre variabili quali la possibilità di esprimere liberamente la propria idea politica,
disporre del proprio tempo libero come meglio si crede, ecc. Se ho più soldi ma meno tempo
libero non miglioro la qualità della mia vita, ad esempio.

In ambito turistico abbiamo la nostra isola al cui interno il turismo in termini di arrivi e presenze
aumenta a livello esponenziale. Cosa significa questo tipo di sviluppo? Che all’interno dell’isola
qualche cosa è cambiata, ad esempio le strutture ricettive. Qualche cosa di importante è cambiato
all’interno del territorio e va a combinarsi in modo nuovo e diverso rispetto a prima. Magari prima
queste strutture erano piccole e ora è arrivato un villaggio turistico che accoglie più turisti:
abbiamo un elemento nuovo che va a combinarsi con gli elementi presenti nell’isola con nuove
regole e andiamo a far incrementare le presenze. L’esistenza di una nuova realtà turistica con un
numero più che raddoppiato di arrivi al giorno, necessariamente interviene con forza sulle
relazioni preesistenti tra gli elementi territoriali, ad esempio pescatori e allevatori dovranno
cambiare le proprie abitudini. Cambiano le regole, cambia il modo in cui i vari elementi si
combinano all’interno di quell’isola; di sicuro questo porterà ad uno sviluppo economico, quello
che sta accadendo vuol dire tanta ricchezza in più. Ciò che accade significa enormi possibilità in più
per i produttori locali. Ma tra 5 anni, cosa accadrà? Le nuove leggi, i nuovi equilibri che questo
sistema territoriale sta ricercando, a cosa porteranno? La presenza di un villaggio turistico con
tantissimi arrivi all’interno del sistema territoriale esistente sarà sostenibile finché l’intero sistema
riuscirà a sostenere quegli arrivi. Ma cosa accadrà quando non sarà più garantito cibo per tutti dai
produttori locali? Se non riesco a sostenere questi arrivi magari verranno importati prodotti che
distruggeranno l’economica locale perché lasceranno senza lavoro i produttori locali. Ovviamente
non è sempre così, alcune volte riesco a capire che rispettando la cultura del luogo e la tipicità di
quel territorio ho dei vantaggi, ma quando il sistema turistico impatta sul territorio lasciando a
piedi i produttori locali e stravolgendo completamente la tipicità locale, il sistema diventa
insostenibile. L’impatto sociale e culturale è importantissimo.
Il principale problema di insostenibilità è quindi di etica morale.

Lezione 29 – Venerdì 30 novembre 2018

Il processo di sviluppo turistico.

Avviamo un ragionamento complessivo che mette insieme tutti i pezzi del programma fatto finora.
Riflettiamo su come si ragiona in termini di processo di sviluppo turistico. Significa che abbiamo un
territorio più o meno ampio con degli amministratori locali (provincia, comune, più comuni, alcuni
comuni di una provincia e altri comuni di altri, una regione, una regione e un pezzo di un’altra
regione, ecc.)

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Quando parliamo di regione dal punto di vista economico la problematica principale è che i confini
della regione territoriale turistica possono essere completamente differenti dai confini della
regione costituzionale.
Il processo di regionalizzazione ragiona sul territorio, su un concetto più evoluto di regione
sistemica, all’interno della quale vado ad individuare non solo gli elementi presenti in quel
territorio, ma anche le connessioni all’interno di esso tra gli elementi tangibili ed intangibili che ne
fanno parte.
Se in una regione delimitata da un confine costituzionale c’è un problema, lo stesso problema
inevitabilmente si presenterà anche nella regione confinante.
Ad esempio, se sulla costa abruzzese c’è un problema di inquinamento delle acque, lo stesso
problema si riversa anche nelle Marche che confinano con l’Abruzzo; se nelle marche si fa un
impianto per la pulizia delle acque ma non lo fanno anche i territori ad esso confinanti non si
ottengono miglioramenti e quindi questo implica che i confini amministrativi nel nostro
ragionamento non hanno senso, anche se purtroppo un senso glielo devo dare perché tutte le
politiche che devono esser fatte all’interno di un territorio devono passare per gli amministratori
locali che sono separati e ben distinti di territorio in territorio. Allo stesso tempo, una regione
costituzionale altamente eterogenea come il Lazio, non potrà mai rappresentare una regione
sistemica perché al suo interno sono presenti elementi differenti che tra di loro non c’entrano
nulla. Rieti non gravita su Roma, ma verso nord-est, ad esempio. Rieti si mette a sistema con la
parte alta confinante con l’Abruzzo e non con Roma, nel Lazio.
Qual è il problema di uno sviluppo turistico su scala comunale?
La prima problematica è che il comune spesso non può essere la scala giusta per avviare uno
sviluppo turistico, perché non può rendersi conto dei problemi che ha di fronte e deve affrontare.
Ad esempio, date le dimensioni ridotte, può essere già parte di una regione turistica sistemica e se
invece di ragionare come tale ragiona da semplice comune senza riorganizzarsi in base al territorio
di cui già fa parte, il passo è sbagliato; la scala per promuoversi potrebbe, quindi, non essere
quella giusta.
La seconda problematica è quella dello sviluppo dei collegamenti con i comuni confinanti. Non si
può ragionare solo sul territorio comunale, perché bisogna sapere cosa accade intorno in quanto
per raggiungere quel comune devi attraversarne anche altri. L’importanza di sapere cosa accade
nei comuni confinanti, inoltre, ha importanza nel momento in cui vengono organizzati eventi: se
un comune organizza un determinato evento e un altro vicino ne organizza uno simile i due si
danneggeranno a vicenda, questo accade quando non si tiene in considerazione ciò che accade
intorno al comune.

Una regione territoriale sistemica può essere suddivisa in più province, le quali possono essere
suddivise in molteplici comuni. È difficile mettersi d’accordo e confluire in un’unico modello di
sviluppo turistico quando ci si trova in una situazione del genere. Il turismo è ricettività,
ristorazione, ambiente, cultura e tantissime altre cose. Allora qual è la problematica enorme che la
coinvolge?
La prima è CHI deve fare qualcosa? Chi è il responsabile per lo sviluppo di una regione messa già a
sistema ma che non corrisponde a nessun sistema turistico? Se una regione è in grado di dar vita
ad una realtà sistemica di qualsiasi tipo (es. imprenditoriale) allora le basi per dar vita ad una

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regione sistemica turistica ci sono. Ma serve una persona che deve condurre i giochi all’interno di
una regione, che prenderà le decisioni e che si prenderà le responsabilità di quelle decisioni.
Se abbiamo un territorio da promuovere e vogliamo promuovere un sistema di sviluppo turistico al
suo interno, di solito ci si affida ad un esterno. Gli amministratori locali in genere non sono esperti,
quindi di solito si rivolgono a qualcun altro, uno studioso o una società di consulenza esterna,
chiedendo che venga attuato un processo di sviluppo che li porti a ciò che vogliono diventare. Cosa
deve fare lo studioso?
Deve fare, innanzitutto, un’analisi storica per capire cos’è stato in passato quel territorio, qual è la
sua storia. Deve vedere qual era la situazione ieri e capire cosa c’è in quel territorio oggi.
Torniamo, quindi, al discorso delle regioni prima naturale e poi omogenea. Dobbiamo riuscire a
scomporre il territorio nel modo più dettagliato possibile per capire cosa può tornare utile nel
processo di sviluppo, poiché non tutto può servire, anche se si trova all’interno della regione. Ad
esempio, se una parte non può rendersi utile per fare sistema con il territorio, deve essere
ignorata perché potrebbe rischiare di danneggiare il sistema. Dopodiché devo andare ad analizzare
tutte le forme di connessioni possibili all’interno del territorio, guardando agli elementi presenti e
cercando ci capire su quali elementi tangibili e intangibili sono connessi. In questo modo si riesce a
capire quali sono le porzioni di territorio più connesse e con quali elementi. Verrà fuori una
connessione molto più industriale o molto più basata sul terziario a seconda del tipo di elementi
presenti al suo interno. In base a ciò, si deciderà di utilizzare gli elementi in una certa maniera. Una
volta capito tutto quello che c’è nel territorio, cosa devo fare? Devo vedere quello che può essere
messo a sistema, le connessioni deboli e quelle forti. Sto ragionando in termini di regione
funzionale e quindi devo vedere quale forma di connessione ed elementi mi consentono di
raggiungere il mio obiettivo, cosa mi conviene fare, quali sono le azioni che mi consentono di
ottenere questa forma di sviluppo. Tra tutte queste situazioni, quali sono quelle che con il minor
sforzo mi assicurano il miglior risultato? Dove mi conviene agire? Quali sono le azioni che mi
garantiscono il maggior margine di successo?
Gli obiettivi possono inoltre essere distinti a breve (12-24 mesi), medio (5 anni) e lungo (10 anni)
termine. Il bravo studioso deve essere in grado di consigliare l’amministratore locale in breve e
medio termine, anche per questioni di consenso elettorale. Un amministratore locale ha interesse
ad avere risultati in breve tempo. Lo studioso punta allo sviluppo di medio-lungo termine ma si
contrappone con la visione di breve termine dell’amministratore locale, che se dopo poco tempo
non ottiene qualche risultato non viene ben visto dalla popolazione locale. Bisogna fare in modo di
avere qualche risultato a breve e medio termine per far felice l’amministratore e quindi, agendo
nel breve termine, bisogna assicurarsi che siano raggiunti gli obiettivi a lungo termine per mettere
d’accordo tutti.
Nel momento in cui si conoscono gli elementi e le connessioni nel territorio, bisogna trovare il
modo di far saltare gli equilibri esistenti per farne creare di nuovi che siano migliori rispetto a
quelli preesistenti per ottenere grandi risultati in termini di sviluppo. Inoltre, dove non erano
presenti connessioni se ne possono creare. Ad esempio, abbiamo un offerta turistica che sarebbe
perfetta per i cinesi ma non abbiamo la connessione con la Cina? La possiamo creare, iniziando a
lavorare su scala internazionale.
Un amministratore locale gradirebbe ovviamente il minor impegno economico possibile e il
massimo risultato, ottenuto da una miglior organizzazione degli elementi esistenti, e questa è una
filosofia perfetta per i 12-24 mesi nel quale si hanno tutti gli strumenti e basta saperli utilizzare.

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Ma ciò che non viene capito, ed è importante farlo e rendersene conto, è che è in atto un
investimento pesante in un’ottica di lungo termine che potrebbe strutturare meglio il territorio e
ottenere risultati migliori. Bisogna essere in grado di capire che il turista il gusto del turista sta
cambiando, vuole cose nuove, e se non si ragiona in quest’ottica le strutture esistenti di successo
oggi, in un’ottima di lungo termine diventeranno inutili, andando in crisi.

Tornando al processo di sviluppo, ammettendo che l’amministratore locale abbia accettato le


proposte dello studioso, cosa accadrà da lì a breve? Perché potrebbero esserci difficoltà? I
residenti possono non essere d’accordo. Lo studioso deve continuare ad organizzare lo sviluppo
indirizzandolo secondo criteri di sostenibilità. L’offerta deve essere congrua alla domanda, se
arriveranno troppe persone essa non sarà sostenibile. Il territorio può avere un’enorme crescita
ma deve essere sostenibile. Bisogna capire come si comportano questi nuovi flussi immessi nel
sistema territoriale, considerando anche che possono nascere spontaneamente nuovi elementi
che si legheranno autonomamente al sistema esistente. È possibile anche che entrino elementi
esistenti dall’esterno che innescano nuovi collegamenti con il sistema esistente e porterà fuori
quell’elemento all’interno. È importate quindi controllare e capire come sta evolvendo l’intero
sistema rivedendo continuamente gli interventi in atto, rileggendo i fattori che entrano in gioco nel
sistema, capendo e assecondando questi cambiamenti per conseguire gli obiettivi di lungo periodo
che mi sono prefissato e stare attento che essi non divergano troppo dagli obiettivi iniziali da
portare a termine. In ogni caso, ogni elemento del sistema deve darsi da fare e capire che fa parte
di un sistema più grande, altrimenti verrà tagliato fuori da esso.

Lezione 30 – Lunedì 3 dicembre 2018

“Sistemi Turistici e Sviluppo Locale: un Confronto Regionale”

Oggi parliamo del sistema turistico locale. Sono stati fatti enormi passi avanti a livello normativo.
Con questa legge sono stati dati maggiori poteri turistici in termini di programmazione di sviluppo
turistico locale. Sono stati dati maggiori poteri alle regioni. A livello costituzionale del turismo se
ne devono occupare le regioni. Tuttavia, devono rispettare delle regole, limiti operativi, nel
rispetto di questi possono fare ciò che vogliono. Alle regioni viene dato il potere, ma
l’amministrazione di livello superiore può ulteriormente delegare i poteri a livello inferiore.
L’articolo 5 di questa legge introduce qualcosa di molto interessante, il sistema turistico locale. Ma
prima cosa c’era? Erano presenti solo alcune iniziative di carattere locale, che non erano regolate.
Non c’era una legge che dettava i principi fondamentali. La legge chiarisce cosa è il sistema
turistico locale e cosa non è. È un’ulteriore forma di amministrazione locale, in questo caso del
turismo. Un’altra entità territoriale con dei poteri riconosciuti per legge. Non è banale che lo Stato
sia finalmente arrivato nel 2001 ad accettare l’idea che ci fosse bisogno di un ente locale in grado
di amministrare lo sviluppo turistico locale.

In base all’art. 5 della Legge 135/2001 (Legge Quadro sul Turismo): “Si definiscono sistemi turistici
locali i contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti territoriali appartenenti anche a

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regioni diverse, caratterizzati dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni
turistiche, (...), o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate.”

Ovviamente parliamo di territorio di tipo omogeneo o integrato. Il riconoscimento di regioni


diverse è importantissimo. Se la costituzione ha il potere di delegare la materia turistica alle
regioni, il riconoscimento di ambiti territoriali appartenenti a regioni diverse impone il fatto che
non può essere il confine amministrativo ad interrompere questo importante processo di sviluppo.
Se io voglio puntare ad avere un mare pulito e faccio tutto quello che serve per pulire l’acqua e a
300 metri in un’altra regione nella quale non c’è questo interesse, al 90% la mia acqua sarà sporca,
ma non c’è bisogno di parlare con tutta la regione ma solo con la parte di regione interessata a
quel fenomeno.
Al turista che si trova in un confine non se ne rende neanche conto quando attraversa il confine.
Questo vuol dire che se c’è un percorso di sviluppo che punta ad una tipologia di turismo non può
essere un confine a fermare tale processo. Tuttavia, questo processo può non riguardare tutta la
regione ma anche solo una parte di essa. Il vantaggio di ragionare come un sistema in ambito
territoriale senza considerare confini amministrativi è importantissimo.
Due possibilità, quindi: i sistemi territoriali devono essere caratterizzati dall’offerta integrata di
beni culturali, ambientali e attrazioni turistiche o la presenza diffusa di imprese turistiche.

Ed ancora: “Gli enti locali o soggetti privati, singoli o associati, promuovono (!!!) i sistemi turistici
locali attraverso forme di concertazione con gli enti funzionali e con le associazioni di categoria che
concorrono alla formazione dell'offerta turistica, nonché con i soggetti pubblici e privati
interessati.”

Ed infine: “Nell'ambito delle proprie funzioni di programmazione e per favorire l'integrazione tra
politiche del turismo e politiche di governo del territorio e di sviluppo economico, le Regioni
provvedono (...) a riconoscere (!!!) i sistemi turistici locali e (...) definiscono le modalità e la misura
del finanziamento dei progetti di sviluppo dei sistemi turistici locali...”.

Che significa? La legge dice che se abbiamo un qualsiasi territorio caratterizzato dalla presenza
diffusa di strutture ricettive o caratterizzato dalla presenza diffusa di motivi di interesse turistico, la
legge chiede al territorio se ritiene di essere una regione turistica sistemica e di agire come tale.
Perché se secondo le piccole amministrazioni locali questi requisiti ci sono, il territorio si deve
proporre all’amministrazione regionale, perché per legge è l’unica a poter dire se quel territorio è
o no una regione turistica locale, e nel momento in cui risponde affermativamente, hai privilegi
soprattutto interni ed economici e cosi si ha la possibilità di accedere a una serie di strumenti che
altrimenti non si avrebbero a disposizione.
Ci sono più tipi di problematiche: innanzitutto la prima è che l’amministrazione può rispondere no.
La speranza è che il rispondere di no sia basato su motivi oggettivi, di riflessioni economiche-
scientifiche e non su antipatie; dall’altra parte possono esserci problemi anche quando
un’amministrazione risponde di si, nel caso si riconoscesse in qualcosa che non è. Se un territorio è
a sistema, indipendentemente dal riconoscimento o meno questo resterà sempre tale. Un sistema
è il prodotto a livello storico di elementi che si combinano. O esiste o non esiste. Il riconoscimento
ufficiale porta all’intero sistema degli strumenti di sviluppo in più. La regione ha un ruolo

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fondamentale di analizzare e poi dare risposte che devono essere giuste, perché se è un sistema e
non li riconosco sto facendo un danno a quel territorio e all’economica italiana, idem se riconosco
un sistema turistico locale e non è cosi. Il riconoscimento locale da una possibilità in più:
finanziamenti, possibilità di partecipare ai bandi, notorietà.
Al sistema turistico locale a cui appartiene Cortina, Dolomiti Super Sky, fanno parte altri comuni
più piccoli che vengono promossi grazie al riconoscimento del fatto di essere parte un sistema
turistico. Quindi il semplice fatto di farne parte rappresenta un vantaggio grandissimo per il
territorio. Perché comunque le persone si spostano.

La Legge Quadro sul Turismo, costituisce di sicuro un valido punto di partenza, riconoscendo
l’importanza del concetto di “Sistema” ed accogliendo pienamente il principio di sussidiarietà
introdotto dalla normativa europea con il Trattato di Maastricht responsabilizzando gli Enti Locali e
riconoscendone il ruolo primario per le politiche di governo locale del territorio.

Con questa legge l’enorme passo avanti è stato quello di capire la necessità di passare a ragionare
da una tipologia di sviluppo dall’alto verso il basso (Top Down) ad una tipologia di ragionamento
dal basso verso l’alto (noi piccoli comuni appartenenti al sistema turistico proponiamo alla regione
e poi la regione decide cosa fare). Ossia, i piccoli comuni che conoscono bene il loro territorio
hanno il vantaggio di promuovere proposte verso l’alto che poi dovranno accettarle o meno, dopo
aver analizzato la situazione nel suo complesso.

Si passa da un sistema di promozione ed amministrazione accentrato, che aveva nella Regione la


principale unità di riferimento politico-amministrativa ad una nuova struttura organizzativa, in cui
è demandato a tutte le componenti locali il compito di individuare i Sistemi Turistici Locali
attraverso iniziative spontanee, che nascano sul territorio.
Se dal basso non si muove nessuno, la legge prevede che in casi estremi la regione può imporre
dall’alto verso il basso una politica. Ma non ha senso, perché il sistema territoriale o esiste o non
esiste. La bravura degli studiosi che devono consigliare i politici sta nel capire se esistono o non
esistono, non ha senso imporlo. Tutto ciò che è imposto dall’alto non ha senso se non è recepito
dal basso, e così viceversa. Serve collaborazione e volontà di lavorare che possa creare sinergie
utili allo sviluppo del territorio.
Allo stesso modo, se i comuni propongono certe politiche, ma la regione rifiuta, può essere anche
perché i comuni non sanno di essere parte di un altro sistema territoriale o di essere parte di un
sistema territoriale più ampio di loro del quale non possono rendersene conto proprio perché
sono comuni piccoli per poter ragionare in grande e solo la regione possiede questa “visuale” più
ampia. Esistono comunque regioni sistemiche piccolissime e regioni sistemiche grandissime.
All’interno del sistema locale gigantesco possono esistere sistemi locali più piccoli, quindi può
accadere che si siano situazioni di vario genere che vanno a sovrapporsi, anche in questo caso è
importante il ruolo di chi deve riconoscere queste situazioni. Questo sistema permetterebbe,
dunque, di evitare la sovrapposizione dei ruoli, di chi deve fare cosa, che è un problema gigantesco
in Italia.

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Si è in presenza di un nuovo modo di concepire e gestire il territorio, che valorizza l’approccio
sistemico e di rete al fine di innescare quei processi di integrazione utili per acquisire il necessario
livello di competitività.

La ratio della legge risulta innovativa anche nel riconoscere il ruolo del marketing territoriale come
fattore decisivo di sviluppo, in cui il territorio messo a sistema si trasforma da oggetto a soggetto
delle politiche di sviluppo e valorizzazione delle sue risorse naturali e umane.

Il sistema turistico locale omogeneo

I sistemi turistici locali possono essere di due tipologie: omogenei e integrati.


La differenza di base è importantissima.
Nel primo caso, ci si riferisce ad una filiera turistica all’interno della quale agiscono imprese e
destinazioni collocate non necessariamente in territori contigui, ma che operano in
prodotti/segmenti di mercato specifici (mare, arte, montagna, ecc.), secondo un’ottica di
integrazione orizzontale di prodotto. mirando ad un unico target di riferimento, hanno un comune
interesse a partecipare a reti che possano amplificare l’efficacia di azioni di promozione e di
commercializzazione. Si parla di campagne pubblicitarie, creazione di cataloghi, presenza a fiere,
contatti con i Tour Operators, ecc.
Ma anche e soprattutto di scambi di informazioni, clienti, fornitori, know-how...
Il sistema turistico locale omogeneo, quindi, concentra in sé una sola tipologia di turismo.
Il Veneto è la regione che meglio di tutte si è
mossa in termini di creazione di un sistema
omogeneo. I singoli territori erano già a
sistema con singole tipologie di turismo.
Prima dell’arrivo della legge del 2001, si era
fatta una legge regionale in termini di
aziende di promozione turistiche e quindi
nel territorio si era creato già un sistema per
singole tipologie di turismo, quindi Cortina,
Venezia, Lago di Garda, ad esempio. Quindi
il Veneto ha detto bisogna riconoscere il
sistema turistici locali le precedenti aree
date alle aziende di promozione turistica.
Quindi piuttosto che aspettare le vostre
proposte, perché non trasformiamo le
singole aziende di promozione turistica in
sistemi turistici locali? Allora questo è un
esempio di decisioni di sviluppo dall’alto
verso il basso. Lo hanno fatto tempo fa e questo processo sta andando avanti.
Il sistema turistico locale Venezia, ad esempio, non comprende solo la città di Venezia, perché
pochissimi dormono lì, perché è costosissimo. La maggior parte dei turisti alloggia nelle vicinanze e
questo crea un sistema turistico locale.
Il Veneto, quindi, aveva già suddiviso la sua regione in base a quella che era la sua
caratterizzazione locale. È bastato poco mettere a sistema le località presenti e integrarle tra di
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loro grazie a questa legge. È un esempio perfetto di sinergie create attraverso la collaborazione
dall’alto verso il basso perché la realtà sistemica era già esistente.

Il sistema turistico locale integrato

Il sistema turistico locale integrato risponde, invece, ad una logica più accentuata di valorizzazione
del territorio, all’interno del quale il sistema è in grado di produrre, sviluppare e promuovere
diversi prodotti turistici, così da realizzare un’offerta integrata.
In questo tipo di sistema si assiste ad una maggiore integrazione tra imprese con l’obiettivo di
rafforzare la filiera turistica con una partecipazione estesa, oltre alle imprese del settore e agli enti
di governo locale, anche a quelle dei settori “a monte” e “a valle” della catena del valore
(Integrazione Verticale).
Il modello di sistema turistico locale
integrato, adottato recentemente dalla
Regione Marche, oltre ad offrire una
maggiore diversificazione del prodotto
turistico, mira spesso ad inserire nel
sistema di offerta territoriale le aree
meno conosciute e più marginali, rispetto
alle quali i prodotti e le destinazioni
principali possono fare da traino,
contribuendo a inserirle nei circuiti
turistici e distribuendo sul territorio i
benefici economici prodotti dal turismo.
La Regione Marche, recependo forse in
modo più fedele la normativa nazionale,
fissati alcuni requisiti minimi (presenza di
un “sistema di rete” tra soggetti pubblici
e privati, l’esistenza di più tipologie di offerta e una capacità minima di 1500 posti letto nelle
strutture turistico-ricettive del territorio compreso nel sistema turistico locale), ha lasciato l’attività
propositiva nelle mani dei locali, limitandosi a riconoscere i sistemi turistici locali Integrati così
proposti.
L’esempio delle Marche è quindi diverso rispetto al Veneto. La regione ha detto ai comuni
“proponetevi”. Nelle Marche era già presente una fortissima mentalità imprenditoriale e questo
ha creato grandi regioni sistemiche territoriali che partivano dalla costa e arrivavano fino al centro
regione, ad esempio. E questo all’amministrazione regionale è piaciuto tantissimo. Hanno creato
sistemi molto vasti che racchiudevano al loro interno tanti altri sottosistemi più piccoli.
Ad oggi le Marche hanno riconosciuto 10 sistemi turistici locali, il Veneto 14.
I risultati, in termini di sviluppo turistico sono interessanti per le due Regioni, ed in particolare la
Regione Marche è riuscita a valorizzare il suo patrimonio storico-culturale, le risorse termali, il
turismo enogastronomico e l’artigianato, i Prodotti Tipici.
Le Marche hanno inoltre dimostrato che per raggiungere obiettivi concreti in termini di sviluppo
locale occorre un progetto di base forte sul quale lavorare, un “Progetto Marche”, che al suo
interno contenga numerosi sub - progetti locali.

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Quante possibilità di successo di sviluppo turistico garantisce un sistema del genere rispetto al
Veneto? Ha maggiori possibilità di successo un sistema omogeneo o integrato? L’omogeneo ha
una sola tipologia di turismo (monotematico), quello integrato più tipologie (pluritematico).
Dipende. Tuttavia, il processo di sviluppo integrato è in via di sviluppo poiché più recente, quindi
ha più possibilità di fallire, mentre il sistema Veneto, omogeneo, già funziona ed è collaudato,
quindi ha più possibilità di successo, ci sarà una crescita, ma sviluppo forse si, forse no, perché gli
equilibri sono quelli che conosciamo. Nel caso delle Marche, invece, se funzionasse la realtà
marchigiana che rappresenta un qualcosa di nuovo rispetto al passato, rappresenterebbe uno
strumento di sviluppo per il sistema territoriale importantissimo a livello socio-economico.
Il Veneto è una certezza, ma anch’essa molto rischiosa, perché si incentra su una sola tipologia di
prodotto: se di colpo passasse la moda dello sciare? Se i territori diventassero molto inquinati?
Pensiamo ad una regione dello champagne e di colpo diventano tutti astemi. È un rischio molto
grande. Una realtà integrata, di contro, rappresenta una diversificazione maggiore del rischio.

Lezione 31 – Mercoledì 5 dicembre 2018

Per concludere la parte dell’altra volta.


Alcune regioni hanno agito in maniera totalmente differente rispetto a ciò che la legge preponeva
per quanto riguarda la formazione dei sistemi turistici locali. Abbiamo visto il modello omogeneo
adottato dalla regione Veneto da una parte. Il modello integrato adottato dalla regione Marche
dall’altra. C’è poi chi ha fatto un mix delle due cose. E chi inizialmente non ha fatto nulla, come
l’Emilia-Romagna e la Toscana che all’inizio non si sono mostrate interessate per poi ripensarci in
un secondo momento. Ad esempio, in Toscana è presente la strada del vino, che rappresentava un
sistema turistico ed è a sistema con il territorio, già esistente e per questo la regione non ha voluto
modificare intervenendo direttamente. Ma, come tutte le cose che funzionano, prima o poi
potrebbero non funzionare, quindi il fatto di poter utilizzare ulteriori strumenti per integrare e
migliorare lo sviluppo di un sistema territoriale già esistente può essere utile e questo è stato
capito successivamente.
Un nuovo strumento di innovazione: il Contratto di Rete (Legge 9 aprile 2009 n. 33).

Il governo italiano ha introdotto una nuova forma di modalità di mettersi a sistema chiamato
contratto di rete. È una legge che prevede una forma sistemica del territorio
Il contratto di rete è un accordo con il quale più imprenditori si impegnano a collaborare al fine di
accrescere, sia individualmente che collettivamente, le proprie performance.
Quindi abbiamo un gruppo di imprenditori che raggiunge un accorto, una rete di imprenditori che
firma un contratto, più persone che decidono di collaborare al fine del raggiungimento di un
obiettivo comune.
Il Contratto di Rete mira quindi al conseguimento di obiettivi strategici condivisi che permettano,
sia alla singola impresa, sia alla rete nel suo insieme, di crescere e svilupparsi nel tempo.
Sulla base della normativa è possibile individuare due tipologie di crescita:
- La crescita della capacità innovativa;
- La crescita della competitività.

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La crescita della capacità innovativa viene intesa, in termini generali, come la possibilità che
l’impresa possa, in virtù dell’appartenenza ad una rete, sviluppare le proprie tecnologie, oppure
accedere a nuove opportunità tecnologiche presenti nella rete.
Mentre, per quanto concerne la crescita della competitività questa si intende volta ad
incrementare la capacità concorrenziale dei membri della rete o della rete stessa, sia nel mercato
nazionale sia e soprattutto in ambito internazionale.
Perché si arriva a formalizzare l’idea di sviluppo locale sulla base di questo nuovo strumento che
sfrutta due tipologie di crescita?
Non manca la capacità artigianale e imprenditoriale in Italia, tuttavia manca la capacità tecnologica
di innovare e c’è una mancanza di brevetti che prima dovevano essere pagati per poter essere
utilizzati. Questo nuovo strumento mira a ricucire e superare queste lacune, permettendo alle
società di sviluppare innovazione mettendo insieme le forze per creare nuove sinergie impossibili
da raggiungere dal punto di vista del singolo imprenditore.
In questo modo lo Stato mira ad incentivare nuove forme di collaborazione che permettano alle
imprese di innovare per essere competitivi. Bisogna essere in grado di gestire una serie di
strumenti per raggiungere questi obiettivi. Un piccolo imprenditore non può riuscire a fare questo,
magari riuscire a vendere un paio di scarpe innovative in Cina. A meno che non costituisca un
contratto di rete.
La norma precisa che il contratto di rete può essere stipulato esclusivamente tra imprenditori,
indipendentemente dalla loro natura.
Possono, pertanto, far parte del contratto di rete anche enti pubblici che abbiano per oggetto
un’attività di impresa ed aziende senza scopo di lucro.
Il Contratto di Rete è per sua natura una struttura aperta, e pertanto si dovranno prevedere i criteri
per l’adesione di nuovi soggetti, con la possibilità di indicare specifiche caratteristiche che i nuovi
aderenti dovranno avere, ed è possibile prevedere un sistema di voto per accettare i nuovi ingressi.
Sotto il profilo del soggetto del contratto il testo legislativo propone una semplice tripartizione:
- Collaborare in forme ed ambiti predeterminati attinenti all’esercizio delle proprie imprese;
- Scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o
tecnologica;
- Esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa.
Il contratto di rete dice quindi che se quelle società vendono un certo prodotto, non si può fare un
contratto di rete ed unirsi per mettere in vendita un altro prodotto. Questo perché il contratto
mira a promuovere le realtà territoriali già esistenti, non lanciarne di nuove. Grazie a questo
strumento le realtà territoriali devono poter essere in grado di competere a livello nazionale e
internazionale.
Se una società si occupa di un certo settore ed entra in un contratto di rete che si occupa nello
stesso settore, il contratto di rete può dar vita ad una realtà imprenditoriale vera e propria. Il
vantaggio è che in questo caso sono responsabile non come imprenditore, ma per ciò che metto in
questa nuova realtà. Se resto come singolo imprenditore, invece, rischio a livello di soggetto.
Si può decidere di dar forma ad una nuova specie di baratto tra imprese all’interno della stessa
rete, perché una società può mettere a disposizione la propria capacità produttiva nella nuova
realtà imprenditoriale per aiutare dall’interno la nuova realtà a beneficio di tutti e di sé stessa, al
fine di accrescere le potenzialità dell’intera rete.

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A livello turistico, un contratto di rete può essere formato dagli albergatori che in questo modo
avrebbero una forza contrattuale elevatissima nei confronti delle OTA. Ma anche i ristoratori, i
trasportatori, fornitori di alberghi e ristoranti, negozianti, tour operator e tante altre categorie
potrebbero beneficiarne.
Il salto di qualità enorme che riuscirebbe a creare il contratto di rete a livello turistico sarebbe
quello di dar vita a un equivalente degli OTA ma di proprietà di chi ne fa parte. Può sembrare una
cosa banale, ma si tratterebbe di riuscire a contrastare l’enorme potenza delle OTA. Per il
management, ad esempio sarebbe un passo avanti enorme perché l’aggregazione di più imprese
può creare un sistema che aiuti i singoli albergatori, ad esempio, a fornire il prezzo giusto al
singolo cliente dell’albergo grazie ai sistemi informatici messi a disposizione da un’impresa che si
occupa di servizi informatici facente parte del contratto. Ogni partecipante alla rete deve cercare
di funzionare nel miglior modo possibile così da poterne beneficiarne tutti. Soprattutto, sarebbe
importante riuscire a portare all’interno della rete quelle società che forniscono servizi innovativi
che altrimenti non sarebbe possibile utilizzare; sarebbe un vantaggio enorme sia per la singola
impresa che li offre, sia per l’intera rete che ne usufruisce.
Perché le regioni più interessate da questo strumento sono quelle del centro e del nord? Perché,
come tutte le novità, è necessaria una mentalità imprenditoriale per recepire queste novità ed è
altrettanto importante la capacità di essere capita. Può incontrare la resistenza degli imprenditori
perché possono pensare che non hanno motivo a mettere a disposizione le proprie informazioni
alle altre imprese, magari concorrenti, ed unirsi con loro. Ma un’impresa, anche se più grande e
migliore delle altre, se messa insieme può creare innovazione e beneficiarne molto di più rispetto
al lavoro singolo. Per riuscire è importante superare questi problemi, infatti il contratto ha
successo se sono presenti determinate precondizioni sul territorio, quali la mentalità giusta.
L’importanza della rete è soprattutto quella di creare le basi per poter fare ricerca, cosa che il
singolo imprenditore non può permettersi di fare per mancanza di risorse.
Se un’impresa della rete sviluppa un brevetto, quell’impresa avrà potenzialmente come clienti
tutte le altre imprese facenti parte della rete. Inoltre, potrebbero consigliarle eventuali
miglioramenti al prodotto realizzato con quel brevetto grazie al fatto di far parte di quella rete.
L’innovazione tecnologica è importantissima e se è carente deve essere acquistata, per questo è
importante crearla all’interno di un gruppo. Allo stesso modo la comunicazione, il marketing sono
tutti fattori fondamentali, per questo motivo altrettanto fondamentali nel gruppo sarà la presenza
di tutte quelle imprese che si occupano di comunicazione e marketing. Lo scopo del contratto di
rete è portare al suo interno tutte le imprese utili a fornire un valore aggiunto al resto della rete,
per conseguire il suo obiettivo e creare il miglior prodotto possibile al minor prezzo possibile.
Per il turismo sarebbe strategico per poter riuscire a fornire il miglior prodotto di qualità del
territorio locale al prezzo più competitivo possibile.
Anche le imprese costituite da enti pubblici possono essere utili alla rete, poiché a livello
amministrativo, e quindi burocratico, possono dare un contribuito enorme a tutte le altre.

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