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Le tecniche narrative

La trama

Che cos’è la trama?


La successione cronologica dei fatti in una vicenda, in narratologia, è chiamata fabula. Ma
essi possono essere raccontati in modo non lineare, cioè montati dal narratore raccontando
alcuni eventi che sono già avvenuti o anticipandone altri che accadranno in seguito. In
questo caso si parla di intreccio o trama.
In altre parole, l’autore sceglie la successione in cui esporre la storia e ha quindi la
possibilità di organizzare il materiale narrativo sovvertendo l'ordine logico e cronologico dei
fatti.

Dunque:
Fabula: è l'ordine logico e cronologico di un insieme di fatti narrati. (ordo naturalis)
Intreccio o trama (in inglese plot): è l'organizzazione dei fatti narrati così come è stata
strutturata dall'autore e costituisce l'ordine narrativo. (ordo artificialis)
Quando l'intreccio segue l'ordine logico e cronologico la fabula e l'intreccio coincidono.

La ripresa di eventi cronologicamente anteriori si definisce analessi o flashback;


l’anticipazione di eventi futuri si definisce prolessi. [anacronie]

Esempi:
La favola di Cappuccetto rosso (come di solito le fiabe, per essere comprese più facilmente
dai bambini) è narrata secondo la fabula.
L’Odissea inizia “in medias res”: naufragato nell’isola dei Feaci, Odisseo racconta in un
lungo flashback le sue peripezie dalla distruzione di Troia fino a quel momento. E poi
riprende il viaggio.
L’Iliade inizia al decimo anno di guerra, riassume gli avvenimenti precedenti in pochi versi,
quindi racconta quelli del decimo anno, fino alla distruzione di Troia.
In questi casi l’intreccio non coincide con la fabula.

Le fasi narrative

1. Esposizione: la situazione iniziale


2. Esordio: la rottura dell’equilibrio, l’avvenimento che mette in moto l'azione
3. Evoluzione: gli avvenimenti successivi, le peripezie dell’eroe
4. Spannung: Il momento di massima tensione (a seguito del climax)

Il climax (dal greco, scala) è il procedimento narrativo mediante il quale la tensione (o


suspense) sale fino ad arrivare al culmine: spannung.
L'adrenalina sale, la suspense è al massimo, i protagonisti si giocano il tutto per tutto: è il
momento più importante in una storia.
Si può utilizzare un cliffhanger (sospensione, gancio di fine capitolo) per dare più
drammaticità e tensione. La scena va sospesa brevemente per dedicarsi agli sviluppi di
un subplot per poi riprenderla.

Un’altra tecnica usata dagli scrittori per rendere intriganti le storie è quella di sviare
l’attenzione e le conclusioni del lettore: si chiama in gergo red herring (aringa rossa).
Esempio Nel Codice da Vinci di Brown il vescovo Aringarosa.

5. Scioglimento: Il ristabilimento dell'equilibrio


6. Conclusione: Informazioni sugli avvenimenti successivi l’epilogo.

Il finale, o explicit, è un momento di grande importanza. il momento in cui tutta la


tensione accumulata durante la lettura trova il suo scioglimento.

Hemingway scrisse 47 finali diversi per Addio alle armi, tra cui scelse: Dopo un po’
uscii, lasciai l’ospedale e tornai all’albergo nella pioggia.

Ricordate come finisce I promessi sposi? Con un’ultima intrusione dell’autore nella
storia: Ma se fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta.

Explicit più commovente: quello di Furore di Steinbeck. (Donna che allatta l’uomo
morente).

Nel finale dunque si portano a soluzione tutte le questioni aperte nel racconto, le
trame principali e le sottotrame. Il protagonista riesce o fallisce miseramente? Ha
trovato quel che cercava? È riuscito a risolvere i suoi problemi, a redimersi agli occhi dei
suoi amici, parenti, conoscenti e della società? Ha trovato l’amore? Recupera il
malloppo? Si allontana in tempo, su una navetta di salvataggio, prima che il pianeta
esploda?
Chiediamoci se è cambiato il personaggio nel corso della storia. Cosa gli è
accaduto? Quali prove ha superato?

Se manca lo scioglimento il testo narrativo ha un finale aperto.

Nell’800 le storie erano più lineari, più chiuse, più imposte dallo scrittore. Con il
modernismo e soprattutto il postmoderno, le storie sono frammentate, aperte, viene
maggiormente lasciato al lettore il ruolo di interpretazione.
Nell’Ottocento il positivismo pensava di dare conto della realtà, col Novecento questo
concetto va in crisi. [Approfondiremo questi aspetti]

Esercizio
Applichiamo le fasi narratologiche a Cappuccetto Rosso, ai Promessi Sposi, (al romanzo che
abbiamo appena finito di leggere)

Le sequenze narrative
L’intreccio è suddiviso in (macro)sequenze, ovvero in unità di testo dotate di autonomia
contenutistica. La narratologia propone come strumento di analisi della struttura del testo
narrativo uno schema logico (o struttura tipo) che sviluppa sei fasi.
Le sequenze inoltre possono essere di vario tipo:
1. narrative: costituiscono la trama delle vicende
2. descrittive: tratteggiano personaggi, luoghi, o cose
3. riflessive: espongono commenti, giudizi, considerazioni dell'autore
4. dialogate: riportano le parole dei personaggi
5. miste: contengono elementi diversi.

Facciamo un esempio con una macrosequenza famosa e diffusamente studiata. Si tratta di


un brano de “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni che descrive il tentativo di matrimonio
tra Renzo e Lucia. Comincia con la celebre frase “Carneade, chi era costui?” e termina con la
spropositata richiesta di aiuto di don Abbondio e le campane suonate a martello dal
sagrestano Ambrogio.
Ecco di seguito le microsequenze attraverso le quali essa si sviluppa:

La notte degli imbrogli


• La presentazione di don Abbondio.
• L’annuncio da parte di Perpetua della visita di Tonio.
• La comparsa di Agnese, con lo scopo di “distrarre” Perpetua, cercare di farla allontanare, e
dare nel contempo il segnale di “via libera” a Renzo e Lucia.
• L’entrata di Tonio e Gervaso.
• L’ingresso di Renzo e Lucia, mentre don Abbondio è distratto perché scrive una ricevuta
per Tonio.
• Il tentativo di matrimonio.
• La reazione di don Abbondio.
• Le ripercussioni sul paese, quando la gente sente le campane a martello.

La terza e l’ottava scena sono esterne, tutte le altre si svolgono in un interno. Le più
importanti, la sesta e la settima, sono particolarmente concitate nel ritmo, le frasi brevi e
rapide. In tutta la macrosequenza prevalgono la caratterizzazione dei personaggi e l’effetto
comico.

Pensiamo quale approfondita riflessione strutturale deve aver fatto Manzoni per creare scene
così vive, con quei rapidi passaggi interno-esterno, l’alternarsi di dialogo e di narrazione, che
nel caso particolare è fatta da un narratore esterno e onnisciente, che tira i fili come un abile
burattinaio!.
L’analisi accurata della struttura di un’opera, quindi, è utile al lettore, perché ne rivela i
meccanismi e permette di valutare le scelte dell’autore, al fine di comprenderne meglio
gli intenti.

L’idea narrativa di una storia deve essere sintetizzabile in pochissime parole (quello che
gli americani chiamano concept) il dispositivo drammaturgico.
Per es. “I dinosauri tornano a vivere” (Jurassic Park, Michael Crichton), “un cyborg torna dal
futuro per cambiare le sorti di una guerra” (Terminator), “un uomo viaggia tra inferno e
paradiso per raggiungere la salvezza spirituale” (La Divina Commedia).
Può concretizzarsi in una domanda (la domanda drammaturgica principale): Riusciranno
Renzo e Lucia a sposarsi malgrado le manovre di don Rodrigo? Nel Vecchio e il mare: il
protagonista riuscirà a vincere la sua sfida? Cappuccetto Rosso riuscirà a fare visita alla
nonna?
La domanda drammaturgica principale stimola il lettore a proseguire nella lettura, per vedere
come va a finire, per trovare la risposta. Essa è collegata all’intero universo narrativo e
scaturisce dalla combinazione di tre elementi: il protagonista, il suo obiettivo e l’ostacolo al
raggiungimento del suo obiettivo. La risposta che il narratore darà alla domanda
drammaturgica principale potrà essere di tre tipi: sì, no, forse. L’importante è che la risposta ci
sia e che giustifichi la storia.

L’obiettivo risponde al desiderio del protagonista. Il desiderio è il motore della storia. Il


personaggio ha un desiderio, la cui realizzazione risponde alla domanda drammaturgica
principale. Jane Eyre di Charlotte Brontë ama mister Rochester, il suo padrone; obiettivo:
coronare il suo sogno d’amore; ostacolo la moglie pazza, la diversa condizione sociale ecc.
Il conte Attilio desidera primeggiare su Don Rodrigo e lo sfida a sedurre Lucia; Don Rodrigo
desidera Lucia (e desidera vincere la scommessa con Attilio); Lucia desidera Renzo (e
viceversa); don Abbondio desidera essere lasciato in pace ecc.

I desideri possono essere di vario tipo, consci o inconsci, astratti o concreti ,


l’importante è che si intreccino tra di loro in maniera tale da poter avviare una storia, in altre
parole gli obiettivi astratti devono essere legati a qualcosa di concreto, ad esempio la libertà ,
ad una causa, al potere, ai soldi e così via.

Quando l’obiettivo è messo in pericolo da un ostacolo si crea conflitto. I conflitti possono


essere sia di natura interiore sia legati a ostacoli esterni al personaggio. I conflitti interiori
sono quelli che generalmente creano maggiore coinvolgimento, si pensi ad esempio a
Raskol'nikov, protagonista di Delitto e Castigo di Dostoievskij, e agli effetti emotivi, mentali e
fisici che seguono il duplice omicidio. Più duro è il conflitto, maggiore risulta il coinvolgimento
del lettore.

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