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pendìo piuttosto erto, ma uguale e continuato; a prati in alto; nelle falde a campi, sparsi qua e

là di casucce. II fondo è un letto di ciottoioni, dove scorre un rigagnolo o torrentaccio, secondo


ìa stagione: allora serviva di confine ai due stati. I gioghi opposti, che formano, per dir così,
1'altr;parete della val1e, hanno anch'essi un po' di falda coitivata; il resto è schegge e macigni,
erte ripide, senza strada e nude, meno qualche cespuglio ne' fessi e sui ciglioni.
Dall'alto del castellaccio, come l'aquila dal suo nido insanguinato, il selvagglo signore do-
minava tutto lo spazio dove piede d'uomo potesse posarsi, e non vedeva mai nessuno al di
sopra di sé, né più in alto. Dando un'occhiata in giro, scorreva tutto quel recinto, i pendii, 11
forao, 1e strade praticate là dentro. Quella che, a gomiti e a giravolte, saliva al terribile domi-
cilio, si spiegava davanti a chi guardasse di lassù, come un nastro serpeggiante: dalle finestre,
dal1e feritoie, poteva il signore contare a suo beil'agio i passi di chi veniva, e spianargli I'arme
contro, cento volte. E anche d'una grossa compagnia, avrebbe potuto, con quella guarnigione
di bravi che teneva lassù, stenderne sul sentiero, o farne ruzzolare a1 fondo parecchi, prima
che uno arrivasse a toccar la cima. Del resto, non che lassù, ma neppure nella vaile, e neppur di
passaggio, non ardiva metter piede nessuno che non fosse ben visto da1 padrone del castello.

L'lnnominato
Era grande, bruno, calvo; bianchi i pochi capeÌ1i che g1i rimanevano; rugosa Ìa faccia: a prima
vista, gii si sarebbe dato più de'sessant'anni che aveva; ma il contegno, le mosse,ladt]d.ezza
risentita de' lineamenti, il iampeggiar sinistro. ma vivo degli occhi, indicavano una forza di
corpo e d'animo, che sarebbe stata straordinaria in un giovine.

La peste

!promessi spost .la malattia e I'impotenza dell'uomo


.,a ricerca del capro esoiatorio
[Capìtolo XXXIV]

euando Renzo giunge per la seconda volta a Milano, la città si presenta ai suoi occhi come
un Iuogo infernale, devastato dalla peste (la cui diffusione viene attribuita dalla supersti-
zione popolare agli untori, individui demoniaci che cospargono il contagio per le case),
dominato da una realtà di morte e di desolazione. Padroni della città sconvolta sono ora i
monatti, avanzidi galera preposti al trasporto dei cadaveri, temuti da tutti e a tutti neces-
sari. Ha inizio in questo momento la parte più drammatica del romanzo e dell'esperienza
di Renzo, il quale saprà tuttavia trarne gli insegnamenti più alti: sarà infatti (nel capitolo
successivo) la pietà suscitata in lui dalla vista di don Rodrigo morente a segnare il punto
d'arrivo della sua maturazione interiore, oltre il quale il romanzo può volgere al termine.
Mentre cerca di raggiungere la casa di don Ferrante, dove era ospitata Lucia, Renzo si
imbatte in scene di grande intensità drammatica e allo stesso tempo terribile, come
quella della giovane madre che scende in strada tenendo fra le braccia la propria bam-
bina morta e, accostatasi al carro dei monatti, la sistema con grande cura tra i cadaveri.
Finalmente Renzo giunge davanti atla casa di don Ferrante e, dopo una breve esitazio-
ne, bussa al portone. A rispondere è un'anziana bisbetica, la quale lo tratta molto sgar-
batamente, informandolo però che Lucia è stata condotta al lazzaretto. Renzo vorreb-

ALESSANDRO MANZONI
be saperne di più, ma la donna tronca bruscamente il colloquio. AIlora il giovane indu-
gia davantial portone con il battente in mano:tanto basta per farlo scambiare per un
untore da un'altra vecchia deforme. Costei comincia dunque ad urlare e ben presto si
forma una piccola folla, Ia quale tenta di imprigionare Renzo. Questiè allora costretto
a tirare fuori il suo coltello e a farsi Iargo con laf orza. Comincia così a fuggire per le viot-
tole del quartiere, sempre inseguito dalla folla urlante. A salvarlo dal probabile linciag-
gio è I'improvvisa apparizione diun corteo di.carri carichi di appestati: Renzo salta su
uno diessie si mette di fatto sotto la protezione dei monatti. lltragitto prosegue tra
cantisconcie risate volgari. ln queste circostanze i monattidanno sfogo alla loro roz-
zezza, celebrando il contagio, che per loro rappresenta l'occasione per guadagnare.

Entrato nella strada, Renzo allungò ii passo, cercando di non guardar quegl'ingombri,
se non quanto era necessario per iscansarli; quando i1 suo sguardo s'incontrò in un
oggetto singolare di pietà, d'una pietà che invogliava i'animo a contemplarlo; di
maniera che si fermò, quasi senza volerlo.
Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il
cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva
una bellezza veiata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor
mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nei sangue lombar-
do. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma
portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel doiore un non so che di pacato e di
profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era
iÌ solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e
rawivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne'cuori. Portava essa
in collo una bambina di forse nov'annl, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli
t5 divisi sulla fronte, con un vestlto bianchissimo, come se quelle mani 1'avessero ador-
nata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giace-
re, ma sorretta, a sedere sur un bracclo, col petto appoggiato aI petto, come se fosse
stata vlva; se non che una manina bianca a gulsa di cera spenzolava da una parte, con
una certa inanimata gravezza., e ii capo posava sul1'omero della madre, con un
abbandono più forte dei sonno: della madre, ché, se anche ia somiglianza de'voÌti
non n'avesse fatto fede, l'avrebbe detto chiaramente queÌlo de'due ch'esprimeva
ancora un sentimento.

I inun... pietà: in un'immagine parti- pacatezza che esprime un dolore or- lI omero: spalla.
colare che suscita pietà. mai profondamente penetrato nell'a- 12 conun... sonno: l'abbandono della
2 trascorsa: p assata del tutto. nima. Sembra quasi che questa pove- morte.
3 guasta: gua stata,sciup ata. ra madre non abbia più neppure la 13 della madre... sentimento:'anche
4 languor: un senso di sfinimenta. forza di manifestare apertamente ciò trascurando Ia somiglianza, basta os-
5 quella bellezza... maestosa: una che prova, tenendolo in sé. seryare ilvolto della donnaper capire
bellezza delicata («molle>>) e solenne. stracco e ammortitot sfini.to e in- che si tratta di una madre con in brac-
6 gli occhi... sentirlo: tutto, nell'a- torpidito. 11 soggetto è il senso di cio Ia figlia morta. Tale è il dolore che
spetto di questa donna, rimanda pietà. traspare dai lineamenti del viso di chi
all'immagine della mater dolor o s a. È. vestito bianchissimo: segno di pu- è ancora vivo. Solo una madre privata
una donna piegata ma non vinta dal rezza ed elemento che rende ancora della figlia può rappresentare con tale
dolore. I suoi occhi portano impressi i più toccante I'episodio. profondità il sentimento del dolore. Si
segni del pianto. ElIa è cosciente a guisa di: come. completa così un vero e proprio "qua-
(«presente>>)
della sua pena profonda, inanimata gtavezza: pes ante zz a dro" di immensa tristezza, dominato
ne sopporta il peso terribile con una senza vita («inanimata»). da queste due figure tragiche.

RESTAURAZIONE E RISORGIMENTO: ROMANTICISMO E REALISMO


Un turpe monatto andò per Ìevarle la bambina dalle braccia, con una specie però d'in-
solito rispetto, con un'esitazione involontaria. Ma quelia, tirandosi indietro, senza però
mostrare sdegno né disprezzo, <<nol» disse: <<non me la toccate per ora; devo metterla io
su quel carro: prendete>>. Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e Ìa lasciò
cadere in quella che 1l monatto le tese. Poi continuò: «prometteteml di non levarle un f11o
d'intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metteria sotto terra così>>.
Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso,
più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricom-
pensa, s'affaccendò a far un po' di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a
questa un bacio in fronte, la mise 1ì come sur un letto, ce l'accomodò, le stese sopra un
panno bianco, e disse l'ultime parole: .<addio, Cecilial riposa in pacel Stasera verremo
anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch'io pregherò per te e
JJ per gli aÌtri». Poi voltatasi di nuovo al monatto, <<voi>>, disse, <<passando di qui verso
sera, salirete a prendere anche me, e non me sola>>.
Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s'affacciò alla finestra, tenendo in
collo un'altra bambina più piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a con-
templare quelle così indegne esequie del1a prima, finché il carro non si mosse, fin-
ché lo poté vedere; poi dlsparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto I'unica che
le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso
sullo stelo cade insleme col florellino ancora in boccia, al passar de11a falce che pareg-
gia tutte 1'erbe del prato.
«O Signorel>> esclamò Renzo: «esauditela! tiratela a voi, lei e 1a sua creaturina: han-
*q no patito abbastanzal hanno patito abbastanzal>>.
t.l
Con una nuova e più forte ansietà in cuore, il giovine prende da quella parte. È nel-
la strada; distingue subito 1a casa tra l'a1tre, più basse e meschine; s'accosta al portone
che è chiuso, mette la mano sul martelÌo, e ce la tien sospesa, come in un'urna, prima
rn di tirar su 1a polizza dove fosse scritta la sua vita, o la sua morte. Finalmente alzaiI
martello, e dà un picchio risoluto.

14 con una... involontaria: perfino apparente freddezza con cul Ia donna e delle sue figliolette è illustrata con
un monatto scellerato non può fare a chiede al monatto di tornare in serata un paragone che ha illustri prece-
meno di provare un senso di pietà di a prendere lei stessa. La morte sem- denti nella poesia di tanti autori. Il
fronte alia povera madre. bra non farle più paura. I1 dolore la ha fiore maturo (la madre) cade assieme
15 una mano al petto: gesto di giura- così sopraffatta che ella ormai vede al fiorellino appena sbocciato (1a fi-
mento. nella morte stessa il momento della glia) sotto i colpi della falce che fa
16 per i1... soggiogato: Ia pietà è per il liberazione dalla sofferenza. Peraltro adagiare sul terreno tutte le piante
monatto un sentimento del tutto già sa che a morire non sarà soltanto del prato.
nuovo. Da esso è quasi sopraffatto, e lei, ma anche l'altra figliola rimasta martello: battente.
perciò agisce come non ha probabil- nella casa. come in... morte: il paragone illu-
mente mai fatto prima. Owero con 18 indegne esequie: funer ali inde gni. stra perfettamente i sentlmenti di
umanità. 19 E dre... insieme: si inserisce diret- Renzo. I1 suo gesto, con quella mano
17 tamadre... sola: è il momento più tamente ii narratore per trarre Ie sospesa sul battente delia porta, è
straziante della scena. Quello del di- conclusioni della vicenda. A.1la pove- espressione di un'esltazione carica di
stacco dalla figlioletta morta, scandi- ra donna non resta altro che attende- angoscia. Simile a quella di chi do-
to dall'ultimo saluto affettuoso rivol- re la fine assieme alla seconda figiia. vrebbe estrarre da un'urna il fogliet-
to a chi non può più sentire. E ad ac- 2O come il...prato: immagine delica- to («polizza») con una sentenza di vita
crescere il senso di pietà è poi quella ta e commovente. La fine della madre o di morte.

a-c . ^NDoo MANZO\


Dopo qualche momento, s'apre un poco una finestra; una donna fa capolino, guar-
dando chi era, con un viso ombroso che par che dica: monatti? vagabondl? commis-
sari? untori? dlavoli?
rr
JJ «Quella signora>>, disse Renzo guardando in su, e con voce non troppo sicura: <<ci

sta qui a servire una giovine di campagna, che ha nome Lucia?».


<<La non c'è più; andate>>, rispose quella donna, facendo atto di chiudere.
<<Un momento, per caritàl La non c'è più? Dov'è?>>.
<<Al lazzeretto>>; e di nuovo voieva chiudere.
<<Ma un momento, per l'amor del cielol Con la peste?».
«Già. Cosa nuova, eh? Andate».
«Oh povero melAspetti: era ammalata molto? Quanto tempo è...?».
Ma intanto la finestra fu chlusa dawero.
«Quella signoral quella signoraluna parola, per carità!per i suoi poveri mortl! Non
le chiedo niente del suo: ohe!». Ma era come dire al muro.
Afflitto del1a nuova, e arrabbiato de11a maniera, Renzo afferrò ancora il martello, e,
così appoggiato alia porta, andava stringendolo e storcendolo, I'alzava per picchiar di nuo-
vo alla disperata, poi Ìo teneva sospeso. In quest'agitazione, si voltò per vedere se mai ci
fosse d'iniorno qualche vicino, da cui potesse forse aver qualche lnformazione più preci-
sa, qualche indizio, qualche lume. Ma la prima, l'unlca persona che vide, fu un'altra donna,
distante forse un venti passi; la quaÌe, con un viso ch'esprimeva terrore, odio, impazienza
e maiizia, con cert'occhi stravolti che volevano insieme guardar lui, e guardar lontano,
spalancando la bocca come in atto di gridare a più non posso, ma rattenendo anche i1
resplro, alzando due braccia scarne, allungando e ritirando due mani grinzose e piegate a
guisa d'artigli, come se cercasse d'acchiappar qualcosa, si vedeva che voieva chiamar
gente, in modo che qualcheduno non se n'accorgesse. Quando s'incontlarono a guar-
darsi, colei, fattasi ancor più brutta, si riscosse come persona sorpresa.
«Che diamine...?>> cominciar.a Renzo, alzando anche lui le mani verso la donna; ma
questa, perduta la speranza di poterlo far cogliere alf improwiso, lasciò scappare il
grido che aveva rattenuto fin allora: <<l'untore! daglil daglil dagÌi a1l'untore!>>.
«Chi? iol ah strega bugiarda! sta' zitta>>, gridò Renzo; e fece un salto verso di lei, per
impaurirla e faria chetare. Ma s'awide subito, che aveva bisogno piuttosto di pensare ai
casi suoi. Allo strlilar deila vecchia, accorreva gente dl qua e di 1à; non la folÌa che, in un

23 ombroso: sospettoso. Laggettivo, menti ostlli nei confronti dl Renzo. Si ta bestiale. Sono mani alterate da cor-
posto in posizione di riiievo, già vale a direbbe ii volto della ferocia alimen- rugamenti e piegate come se fossero
definire il carattere di questo perso- tata dalla superstizione. Unvolto de- artigli.
naggio. formato dall'odio, inmezzo aì quale 3O qualcheduno: in realtà Io stesso
24 nuova: notizia. Quella del trasfe- stanno quegli occhi sgranati e mobi- Renzo.
rimento di Lucia al lazzaretto. iissimi. 3f il grido... untore: ecco la conse-
25 Renzo afferrò... sospeso: un gesto 27 spalancando posso: ia donna
1a... Buenza tragica del gesto di Renzo. È
fatale. Indugiare dietro il portone con non apre ia bocca, Ia "spa1anca". C'è bastato indugiare davanti al portone
in mano il battente non può che appa- qualcosa di bestiale in questo gesto, della casa di don Ferrante per essere
rire cosa sospetta in quei tempi. Ren- che arricchisce ancora di più la con- scambiato per un untore.
zo se ne pentirà subito. notazione di questo personaggio dal- 32 clretare: a cquietare, tacere.
26 la quale... lontano: di questo per- Ia fisionomia sconciata dall'odio. 33 strillar dellavecdria: Ia donna di-
sonaggio si tace il nome. Ma il ritrat- 28 rattenendo: trattenendo. venta adesso "Ia vecchia". Non ha co-
to che ne fa 1'autore è straordinaria- 29 due mani... d'artigli: altri partico- munque un'identità. È solo I'embiema
mente preciso. La sua espressione lari fisici grotteschi del personaggio. tipicizzato della follia superstiziosa
facciale esprime un insieme di senti- Le mani hanno anch'esse un'impron- del suo tempo.

' RES-AURAZ ONE E RISORG lt4ENTO: ROÀ1ANIIC SMO E REAL|SMO


caso simile, sarebbe stata, tre mesi prima; ma più che abbastanza per poter fare d'un uomo
solo quel che volessero. Nello stesso tempo, s'aprì di nuovo la finestra, e quella medesima
sgarbata di prima ci s'affacciò questa volta, e gridava anche lei: «pigliatelo, pigliatelo; che
dev'essere uno di que' birboni che vanno in giro a unger le porte de' galantuominb>.3a
Renzo non istette Ii a pensare: gli parve subito miglior partito sbrigarsi3s da coloro,
che rimanere a dir le sue ragioni: diede un'occhiata a destra e a sinistra, da che parte ci
fosse men gente, e svignò35 di là. Rispinse conun urtone uno che gli parava la strada;
con un gran punzone3T nel petto, fece dare indietro otto o dieci passi un altro che gli
correva incontro; e via di galoppo, col pugno in aria, stretto, nocchiuto, pronto per
qualunque altro gli fosse venuto tra'piedi.38 La strada davanti era sempre libera; ma
dietro le spalle sentiva il calpestìo e, più forti del calpestìo, quelle grida amare:3e <<daglil
dagli! all'untore!» Non sapeva quando fossero per fermarsi;ao non vedeva dove si
potrebbe mettere in salvo. L'ira divenne rabbia,l'angoscia si cangiò in disperazione; e,
perso il lume degli occhi, mise mano al suo coltellaccio,lo sfoderò, si fermò su due pie-
di, voltò indietro il viso più torvo e più cagnesco che avesse fatto a' suoi giorni;4l e, col
braccio teso, brandendo in aria Ia lama luccicante, gridò: «chi ha cuore, venga avanti,
10§ canaglialche I'ungerò io dawero con questo>>.a2
Ma, con maraviglia, e con un sentimento confuso di consolazione, vide che i suoi
persecutori s'eran già fermati, e stavan lì come titubanti, e che, seguitando a urlare,
facevan, con le mani per aria, certi cenni da spiritati,a3 come a gente che venisse di lon-
tano dietro a lui. Si voltò di nuovo, e vide (ché il gran turbamento non gliel aveva lascia-
1&5 to vedere un momento prima)un carro che s'avanzava, anzi una fila di que' soliti car-
ri funebri, col solito accompagnamento;aa e dietro, a qualche distanza, un altro muc-
chietto di gente che awebbero voluto anche loro dare addosso all'untore, e prenderlo
inmezzo; ma eran trattenuti dall'impedimento medesimo.as Vistosi così tra due fuo-
chi, gli venne in mente che ciò che era di terrore a coloro, poteva essere a lui di salvez-
I10 za; pensò che non era tempo di far lo schizzinoso; rimise il coltellaccio nel fodero, si
tirò da una parte, prese Ia rincorsa verso i carri, passòa6 il primo, e adocchiò nel secon-
do un buono spazio voto. Prende la mira, spicca un salto; è su, piantato sul piede destro,
col sinistro in aria, e con Ie braccia alzate.aT
<<Bravo! bravo!>> esclamarono, a una voce, i monatti, alcuni de' quali seguivano il
1I§ convoglio a piedi, altri eran seduti sui carri, altri, per dire I'orribil cosa com'era, sui
cadaveri, trincandoas da un gran fiasco che andava in giro. <<Bravo! bel colpol».

34 e quella... galantuomini: non nacciose (<<nocchiuto»). 43 da spiritatizposseduti dagli spiri-


moltodiversadalladonnaincontrata 39 amare: paurose alle orecchie di ti
per strada. Anche per lei Renzo è Renzo. 44 col solito accompagnamento:
senz'altro un untore. 4O Non sapeva... fermarsi: Renzo quello dei temuti e odiati monatti.
35 sbrigarsi: liberarsi. non sa quando si sarebbero fermati i 45 impedimento medesimo: lo stes-
36 svignò:scappò. suoi inseguitori. so ostacolo rappresentato dai carri
37 punzone:pugno. 4I fira divenne... giorni: le circo- pieni di cadaveri.
38 e via... piedi: è sempre 1o stesso stanze in cui si trova spingono anche 46 passò: scartò.
destino di Renzo a Milano. Anche il mite Renzo a subire una metamor- 47 Prende 1a... alzate: Renzo balza
questa volta è costretto a fuggire co- fosi.. La rabbia e I'angoscia gli fanno dentro un carro che trasporta gli ap-
me in occasione del tumulto di San fare ciò che non ha mai fatto in vita pestati. Può farlo perché, a differenza
Martino. Solo che questavolta la fol- sua (<<suoi giornil>): sfoderare il col- dei suoi inseguitori, non teme il con-
Ia non Io aiuta, ma al contrario è alla tello e guardare minaccioso (<<cagne- tagio.
sua furia che egli deve sottrarsi esi- sco>>) isuoiinseguitori. lt8 trincando:bevendoinmod.oscon-
bendo i suoi pugni con le nocche mi- 42 conquesto: conil coltello. cio.
<<Sei venuto a metterti sotto la protezione de' monatti; fa' conto d'essere in chiesa»,
gli disse uno de' due che stavano sul carro dov'era montato.
i nemici, al1'ar,,'vicinarsi del treno, avevano, i più, voltate le spalle, e se n'andava-
:2* no, non lasciando di gridare: «daglil daglil all'untorel>> Qualcheduno si ritirava più
adagio. fermandosi ogni tanto, e voltandosi, con versacci e con gesti di minaccia, a
Renzo; il quale, dal carro, rispondeva loro dibattendo i pugni in aria.
<<Lascia fare a me>>, gli disse un monatto; e strappato d'addosso a un cadavere un
Iaido cencio, l'annodò in fretta, e, presolo per una delle cocche, 1'a1zò come una
1:§ fionda verso quegll ostinati, e fece le viste di buttarglielo, gridando: <<aspetta, cana-
glial». A queÌl'atto, fuggiron tutti, inorriditi; e Renzo non vide più che schiene di nemi-
ci, e caicagni che ballavano rapidamente per arla, a guisa di gualchiere.
Tra i monatti s'alzò un urlo di trionfo, uno scroscio procelloso di risa, un <<uhl>>
prolungato, come per accompagnar quella fuga.
«Ah ah! vedi se noi sappiamo proteggere I galantuomini?» disse a Renzo quel
monatto: «valpiù uno di noi che cento di que'poltroni».
<<Certo, posso dire che vi devo Ia vita>>, rispose Renzo: <<e vi ringrazio con tutto il
cuore>>.
«Di che cosa?>> disse il monatto: «tu lo meriti: si vede che sei un bravo giovine. Fai
13§ bene a ungere questa canaglia: ungili, estirpali costoro, che non vaglion qualcosa,
se non quando son morti; che, per ricompensa della vita che facciamo, ci maledicono,
e vanno dicendo che, finita la morìa, ci voglion fare impiccar tutti. Hanno a finir pri-
ma loro che la morìa, e i monatti hanno a restar soli, a cantar vittoria, e a sguazzar per
Mllano».
148 <<Viva lamorìa, e moia la marmaglia!>> esclamò l'altro; e, con questo bel brindisi, si
mise il fiasco alla bocca, e, tenendolo con tutt'e due le mani, tra Ie scosse del carro, die-
de una buona ber,rrta, poi 1o porse a Renzo, dicendo: «bevi alla nostra salute>>.
da A. Manzon i, I promessi sposi, cit.

I nemici: coioro che inseguivano cocche: angoli. addirittura per gli scellerati monatti
Renzo. fece le viste:fe ce capire. un motivo di merito.
treno: il corteo dei carrl. a guisa di gualchieret come le 6O che non... qualcosan che non val-
lasciando: finendo. macch[ne usate per battere la stof f a. gono nulla.
il quale... aria: si chiude in modo procelloso: te mp e stoso, fragoroso. 61 morìa: mortalità..
grottesco una scena che poteva avere poltroni: vigliacchi. 62 Hanno a... Milano: Ia filosofia dei
esiti tragici. Renzo è ormai al sicuro, Eai bene... canaglia: anche i mo, monatti, condensata nel breve inter-
ma lancia segnali minacciosi a quei natti, che 1o hanno salvato, sono con- vento di questo personaggio, non po-
popolani che ormai si stanno disper- vinti che Renzo sla un untore. Lironia teva concludersi che in questo modo
dendo di fronte all'avanzare dei carri. deli'autore esplode in questo caso in blasfemo. Meglio che tutti gli abitan-
in un altro contesto, 1a si direbbe una aperta comicità. I1 povero Renzo, in- ti di Milano muoiano, affinché i mo-
scena farsesca. fatti, è condannato sempre e comun- natti restino padroni assoluti della
laido cencio: u n panno sporco . que. E i1 fatto di essere un untore è città.

Iterni
rappresenta il dolore materno piegato dalla scia-
fragile condizione degli uomini quando infuriano gura più grande: la morte dei figli. La bambina che
flagelli come la peste è il celebre episodio della ha in braccio, Cecilia, rappresenta a sua volta la
madre diCecilia. Si tratta di un personaggio che fragilità della condizione umana. Vittima inno-

I RESTAURAZIONE E RISORGIMENIO: ROMANT C SMO E REA!SMO


cente del flagello, resta awinghiata fino all'ultimo che conduce ad un altro tema fondamentale del
alla madre. Dopo la sua fine per la donna la vita capitolo: quello della follia superstiziosa. L'umani-
non ha più senso. La morte, perciò, diventa l'unica tà qui rappresentata è ormai quasi priva di ogni
liberazione possibile dalle sofferenze provate in capacità diraziocinio. È un'umanità piegata dalla
terra. Una terra in cui si sovvertono tutte Ie rego- malattia, che da elemento fisico si è trasformato
le morali quando trionfa la morte e l'uomo prende rapidamente in dato metafisico: in una malattia
pienamente coscienza della sua precarietà. dell'anima, ihe si manifesta come degradazione
assoluta, come incapacità di coltivare sentimenti
:.:'.rl ir. .'l :r il :',:'::...,.',.,: ': RenZOèilfOfgstie- positivi nei confronti del prossimo. Scaturisce da
ro che non può essere accettato in città; il "dlver- qui una nuova rappresentazione fosca della
so" guardato con ostilità dai cittadini. ln questo società del tempo, rappresentata dalla folla super-
ambiente il giovane non ha reali interlocutori. È stiziosa, pronta a massacrare un innocente sol-
bollato come untore perfino dai suoi salvatori. ll tanto perché sospettato di essere un untore.

r-11try!tur1"Y.ir:
L
: Dal punto di vista strut- vicenda sisvolge nell'arco di poche ore), la spazia-
turale ilcapitolo presenta una notevole comples- lità descritta in questo capitolo ha un'importanza
sità. Nel senso che le diverse sequenze narrative rilevante. Di fatto in questo capitolo mancano gli
si susseguono rapidamente all'interno di più "interni". La spazialità è infatti sempre quella
ampie "macrosequ enze", dando vita ad un corso esterna rappresentata dalle vie e dalle piazze
narrativo che procede per "stacchi" saldati I'uno milanesi. Protagonista indiscusso del capitolo è
all'altro. ln effetti, i vari "incontri" di Renzo costi* stato sempre considerato Renzo. Ma intorno a lui
tuiscono vere e proprie micro-sequenze: si si muovono numerosi personaggi che, anche
comincia con quello con il gabelliere; quindi si quando non sembrano nettamente delineati, gio-
passa a quello con il passante; poi, a seguire, quel- cano comunque un ruolo importante. ll ritratto
lo con la donna reclusa, con il prete, con la donna che di questi personaggi l'autore fa è dunque
di casa Ferrante, con la folla, con i monatti, con la totalmente negativo. Nel caso della vecchia
folla degli appestati del lazzaretto. Tra queste megera che chiama a raccolta i persecutori di
sequenze si incuneano brevi inserti descrittivi, Renzo la deformità dell'anima viene addirittura
dedicati alle pietose condizioni in cui si trova la somatizzata: la donna ha i tratti sconci di una fie-
città o al comportamento dei cittadini. Il movi- ra dotata di "artigli". Tratti bestiali, insomma,
mento narrativo segue comunque in generale un degni di un'umanità degradata ad una condizione
andamento consequenziale: nella prima parte c'è belluina. Non migliori sono poi i monatti, ritrattl
un susseguirsi di situazioni che, procedendo in nel loro lugubre mestiere esercitato con cinica
modo ascendente, culminano con il tentativo di ferocia. Sono anch'esse creature semibestiali,
Iinciaggio. Ad esso segue la fuga precipitosa e I'al- dediti alvino e alla baldoria mentre tutto intorno è
lentamento della tensione. Se la temporalità si morte e desolazione. Eppure la prowidenza si ser-
snoda in modo piuttosto semplice e lineare (la ve di loro per salvare Renzo inseguito dalla folla.

Le tecniche es pressrve i,
E,

j ..r':..,: , .1 : :-.r::::' , Nel CapitOlO Si fegiStfa


-,'::
cessionialla retorica (nelle analogie). Il resocon-
u n'alternanza piuttosto eq uil ibrata di parti dia- to dei fatti è d u nq ue essenziale, adeguato al tono
logate e di partidescrittive. Lo stile procede sem- generalmente tragico della narrazione. I dialoghi
pre limpido ed essenziale, con pochissime con- stessi presentano una certa tensione nei loro svi-

UiIITA 3 a-c. a\D\O\4\N ON


luppo, specie quando a confrontarsi sono perso- desolazione della città. La descrizione dei perso-
naggi che entrano in conflitto tra loro. [oggetti- naggi è decisamente dettagliata: mentre la
vità della narrazione cede però talvolta il passo madre e Cecilia sono qualificate con termini che
agli interventi diretti del narratore. Ma non suscitano la compassione del lettore, i monatti
quando balzano in primo piano le reazioni emoti- vengono rappresentati in termini grotteschi, con
ve di Renzo, a testimonianza della perfetta auto- u n'aggettivazione violenta e accesa, con l'acco-

nomia raggiunta dal personaggio. ll ritmo narra- stafnento di ossimori e termini antitetici, espres-
tivo subisce inoltre evidenti accelerazioniin par- sione del radicale sowertimento di tutti i valori.
ticolari momenti della narrazione. Come quando ll lessico oscilla quindi tra descrizioni cupe di
appaiono i monatti con i loro carri. Salvo rallenta- morte e devastazione, profondamente tragiche,
re, per contrasto, quando è in primo piano la e im pennate grottesche.

Comprensione
Spiega il significato dell'episodio di Cecilia.
Spiega in che modo Renzo si pone difronte allo spettacolo della peste. Qualisono isuoisentimenti?

Analisi
Spiega l'atteggiamento dell'autore rispetto ai fatti narrati.
lndividua i personaggi presenti neltesto e illustrane la funzione.

xra e i::t*ipretazi*r:*
reTipresentiamoun,immagineincuivienepresentatalascenadellamadrediCecilia.
Descrivila prima oggettivamente poisoggettivamente esprimendo ituoistatid'animo e iltuo
punto divista.

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