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industria e ambiente
Le risorse non mancano. Ma l'attività mineraria non cresce. E, cessata l'estrazione dei metalli, il
settore viaggia con pochi materiali capaci comunque di soddisfare una parte del mercato interno e quello delle
esportazioni. Si tratta dei cosiddetti “materiali industriali” giacché la stagione del piombo e dello zinco,
nonostante le richieste, sembra essere tramontata, almeno per ora.
Nel panorama nazionale i siti minerari, come emerge anche dal censimento dell'Ispra, sono
un'ottantina. Miniere da cui si ricavano minerali industriali poi lavorati e trattati per essere presenti nella
maggior parte degli oggetti utilizzati quotidianamente. Ossia marna da cemento, minerali ceramici (feldspati,
caolino, refrattari), minerali ad uso industriale (bentonite, terre da sbianca) e salgemma. Il settore impiega
complessivamente poco più di tremila minatori distribuiti nei siti produttivi presenti in 14 regioni con un’alta
percentuale in Piemonte, Sardegna, Toscana e Sicilia. Benché i numeri degli addetti ai lavori siano bassi c’è un
collegamento stretto i beni di consumo utilizzati nella quotidianità e l’attività mineraria.
A evidenziare questo legame, con tanto di esempi, è uno studio realizzato da Assorisorse (già
assomineraria). Nel dossier dell'associazione che rappresenta le aziende impegnate nell'estrazione di materie
prime dal sottosuolo italiano, nonché la filiera ad esse correlata (da quelle energetiche a ciò che rientra nei
processi industriali per la creazione di prodotti o in qualità di additivi) si disegna lo scenario nazionale.
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13/02/22, 16:53 L’Italia delle miniere “dimenticate”: dove sono e i tesori che si estraggono - Il Sole 24 ORE
Quanto agli esempi: «Un'automobile può contenere fino a 150 kg di minerali industriali», mentre
per costruire una casa ne possono servire sino a «150 tonnellate». Ci sono poi la ceramica e il vetro «settori
principali di applicazione, potendo contenere fino al 100% di minerali industriali». E il feldspato e il quarzo,
che «insieme alle sabbie, sono i principali protagonisti nella realizzazione di vetro di tutti i tipi (cavo, piano,
illuminotecnico) e di materiali ceramici (sanitari, piastrelle, smalti)».
Per la direttrice il settore è «cruciale per l'industria manifatturiera presente sul territorio in quanto
rappresenta quello delle materie prime essenziali per numerosi altri settori come quelli delle vernici,
dell'elettronica, delle fusioni di metalli e delle fonderie, della carta, delle plastiche, del vetro, delle ceramiche,
della detergenza, dei prodotti farmaceutici, della cosmesi, dei materiali da costruzione e dell'agricoltura».
Non è comunque tutto. «Per l'Italia purtroppo, pur essendoci disponibilità di materie prime, non
sembrano esserci le condizioni per il loro sviluppo: per vincoli ambientali e burocrazia lenta e farraginosa -
continua la responsabile -. L'Italia rischia di essere un Paese destinato a dipendere dall'estero con la perdita di
una grande parte delle ricadute economiche».Non è certo un caso che le miniere di galena e blenda (da cui si
ricava piombo e zinco) del Sulcis Iglesiente si ritrovino con la produzione ferma da anni e si preparino a vivere
una nuova vita fatta di turismo e ricerca scientifica.
Poi la svolta negli anni 90 e i cambiamenti, con l'attività turistica a partire dal 2000. «Attualmente -
argomenta ancora Martini che è stato amministratore unico dell'ultima miniera di carbone a Nuraxi Figus -
operano ancora molte miniere a cielo aperto per l'estrazione di minerali industriali mentre le ultime attive in
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13/02/22, 16:53 L’Italia delle miniere “dimenticate”: dove sono e i tesori che si estraggono - Il Sole 24 ORE
sotterraneo sono quelle di talco nell'arco alpino (due) e quelle di salgemma in Sicilia (tre), dopo la chiusura
dell'ultima miniera di carbone in Sardegna avvenuta nel 2018».
A Gorno, in provincia di Bergamo, il gruppo italo australiano di Alta zinc porta avanti da qualche
anno il progetto per il rilancio della miniera di piombo e zinco chiusa negli anni 80 dall'Eni. I progetti sono in
fase avanzata, gli investimenti e i tenori di minerali positivi, e si attende l'avvio della produzione.
Per Franco Manca, geologo di lungo corso e per anni dirigente e manager minerario, il futuro passa
per quello che viene definito il processo di sostenibilità. «Dobbiamo premettere che oggi non si può fare più
quello che si faceva ieri in tema di utilizzo di risorse naturali e materie prime - dice -. Oggi c'è una parola tanto
cara anche alle istituzioni europee che si chiama sostenibilità. E questo concetto lo si deve dimostrare anche
nelle attività che si vogliono portare avanti in ambito estrattivo». Un esempio? «Pensiamo al cobalto, in
Europa (uno degli ultimi casi è in Spagna) c'è quasi una corsa a recuperare vecchi siti minerari di questo
materiale che serve nell'utilizzo degli accumulatori di energia - argomenta -. È chiaro che le produzioni
dovranno essere fatte all'interno di un ragionamento di sostenibilità che parte dalle condizioni di lavoro per
arrivare all'utilità del prodotto lavorato».
Eppoi un altro aspetto. «Al futuro delle miniere deve essere legato quello delle bonifiche e
risanamento delle vecchie discariche che, in molti casi, si rivelano vere e proprie miniere d'oro».
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