Sei sulla pagina 1di 71

Letteratura Anglo-Americana

Prof.ssa Elisabetta Marino


a.a. 2021/2022
Appunti di Beatrice Ricci

Lez.1 4/10
La Letteratura Americana nasce prima della scoperta dell’America, perché anche prima che Cristoforo
Colombo la scoprisse, esisteva già una tradizione letteraria, ovvero quella dei nativi americani (che siamo
soliti chiamare erroneamente Indiani d’America in quanto Cristoforo Colombo partì inizialmente alla ricerca
delle Indie). I nativi avevano dei loro racconti di tipo magico e mitologico, una tradizione letteraria che non
sappiamo bene se fosse esclusivamente orale o tramandata per iscritto ma non pervenuta. Alcuni studiosi
pensano che i nativi possano aver scritto qualcosa sulla corteccia degli alberi, che ovviamente non ci è
pervenuto. È sbagliato pensare che prima della scoperta dell’America non ci fosse una tradizione letteraria.
Infatti, alcuni scrittori hanno registrato i racconti dei nativi e li hanno trasferiti all’interno delle loro opere. Si
tratta di un plagio, un plagio funzionale, senza il quale sarebbe stato impossibile conoscere queste storie.
Parliamo di racconti magici-mitologici, diversi dalla nostra tradizione greco-latino, perché attribuisce agli
animali una dimensione magica.
Letteratura Anglo-Americana è scritta con il trattino. Tale forma implica un rapporto di gerarchia tra i due
termini, come se Anglo fosse la madre e Americana fosse una sorta di filiazione. Ciò sminuisce quella che è
la Letteratura Angloamericana, in cui vediamo una fusione culturale che porta alla creazione di un qualcosa
di completamente nuovo.
L’America “nasce” con Cristoforo Colombo. In effetti il diario di bordo di Colombo è il primo documento
scritto che parla dell’America e della sua nascita. L’America, però, come idea era già presente
nell’immaginario collettivo. Anche oggi, se pensiamo all’America ci vengono in mente una serie di immagini
positive, come il sogno americano, la realizzazione dei nostri sogni, un mondo nuovo. L’idea di una terra
promessa, l’idea di un luogo utopico in cui poter realizzare i propri sogni era già presente ai tempi di
Colombo. Nel 1492 (anno della scoperta dell’America) l’Europa era invasa dalla peste e dalle guerre per il
dominio coloniale e per l’affermazione dei singoli stati. L’America era un luogo in cui tutto ciò che affliggeva
la vecchia Europa potesse essere risanato. L’America nasce come doppio rinnovato dell’Europa. Infatti,
troviamo numerose città chiamate con l’espressione “new” e il nome di città già note: New York, New
Orleans, New England. L’ideale era quello di ricreare il mondo europeo, ma rinnovato. Quest’idea si affianca
al progetto di espansione coloniale. L’Europa in questo periodo vuole conquistare il mondo.
Colombo è stato finanziato dagli spagnoli Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Gli unici a credere
nell’impresa di Colombo, tutti gli altri ritenevano che non potesse essere possibile. Con le tre caravelle, la
Nina, la Pinta e la Santa Maria, Colombo ha compiuto la sua impresa, con lo scopo di colonizzare gli abitanti
di questi nuovi territori, i quali erano considerati barbari, ignoranti, infedeli. Quella di Colombo è stata una
missione civilizzatrice per bonificare terreni abitati da popolazioni non credenti, possiamo chiamarla anche
missione religione. Questa era una scusa, per giustificare questa conquista. Lo scopo era commerciale,
mascherata da una scusa religiosa. Colombo compie 4 missioni in America, durante le quali compie dei veri
e propri massacri, addirittura genocidi, prendendo la terra e facendola sua. Già alla seconda missione,
Colombo prende la decisione di non convertirli, per continuare a rimarcare la differenza e istaurare una
gerarchia, piuttosto che diventare fratelli e quindi essere uguali sullo stesso livello. Convertendoli li avrebbe
posti sullo stesso piano dei conquistadores. Il viaggio di Colombo è importante perché pone le basi di quella
che oggi è l’America moderna. Questo perché da Colombo in poi, tutti quelli che vanno in America, con
l’obbiettivo di creare degli avanposti, devono cambiare la percezione dell’America stessa. Ovvio è che nasce
l’idea di una popolazione nativa facile da conquistare, cosa che non era. Ecco che nasce l’idea di un’America
simile a quella che abbiamo noi oggi, quasi un locus amoenus. Tutto questo per invogliare la gente a
tentare un’impresa coloniale in America, per questo nasce l’idea di un’America che non esiste, ma che
corrisponde a quello che si desidera.
Quindi nei diari di Colombo noi troviamo una serie di bugie, l’America si fonda su una grandissima
menzogna, il sogno Americano, che nasce con Colombo. I nativi vengono descritti disarmati, deboli, indifesi,
facili da conquistare. Questa è stata l’invenzione della terra promessa dell’America, per venderla al miglior
offerente. Seguono tentativi di conquista da parte dell’Europa. In Inghilterra Enrico VII nel 1497 manda John
Cabot, Giovanni Capoto. Quest’ultimo compie 3 viaggi verso l’America. Durante il primo tentativo le sue
navi si ancorano, nel secondo tentativo arriva in realtà in Canada. Nel terzo viaggio, invece, a largo
dell’Islanda le sue navi vengono abbattute da una flotta francese o spagnola. La Francia, dal canto suo,
manda Giovanni da Verrazzano, il quale arriva ad Haiti, da dove non fece più ritorno.
la formazione delle prime colonie è molto travagliata, tant’è che il primo tentativo di una colonia stabile
prende il nome di “American Horror Story”, soprannominata poi “The Lost Colony”, la colonia perduta.
Tutto nasce attorno al 1584, quando Raleigh, un malfattore, un pirata, sponsorizzato dalla regina Elisabetta,
la quale credeva che la felicità fosse l’espansione coloniale, incoraggiando quindi le imprese oltremare.
Raleigh parte quindi con un manipolo di uomini, per nome della regina. Si stanziano in un’isoletta,
Romanoky Island a largo della Carolina del Nord, con l’idea di colonizzarla. All’inizio la convivenza con i
nativi sembra pacifica, ma quando Lein, capo della colonia, comincia ad avere qualche dissapore con il capo
dei nativi, Wingina, le cose cambiano. Ad un certo punto Wingina fa una sorta di dispetto a Lein, rubandogli
una coppa d’argento. Lein va su tutte le furie e lo fa uccidere. Oltre a questo accaduto, notano che il
territorio americano non da gli stessi frutti di quello europeo, quindi Lein torna in patria con lo scopo di
portare in America altri uomini e altri sedimenti, lasciando lì 15 uomini. Una volta tornato nota che gli
uomini che vi aveva lasciato erano morti. A quel punto la soluzione migliore era lasciare lì 120 uomini e
partire per l’Inghilterra con 15 uomini. Però il problema è che nessuno li vuole più finanziare per tornare in
America. Ci mettono più di un anno e quando riescono a tornare trovano il nulla. Da qui il nome “The Lost
Colony”. Sono tante le supposizioni, come quella secondo cui questi uomini si siano integrati con i nativi,
oppure quella secondo cui un tornado avesse “spazzato” tutto, eppure le strutture dei coloni e i nativi
c’erano ancora. Ad oggi è ancora un mistero.

Lez.2 5/10

Il primo grande stato che nasce in America è la Virginia. La Virginia era un macro-territorio che corrisponde
in parte alla Virginia attuale, ma che si espande molto di più. La Virginia si chiama Virginia in nome di
Elisabetta I, che era nota per essere “The Virgin Queen”. Nel nome Virginia c’è un duplice significato: da un
lato si voleva omaggiare la regina, dall’altro lato, però, molto sagacemente, i coloni cercano di aggraziarsi i
nativi dicendogli che era in onore a Wingina, capo dei nativi. Questo ci fa capire ancora di più come
l’America delle colonie sia l’America delle bugie e della propaganda.

La vera prima colonia stabile non è Romanoky, la quale ha una fine misteriosa, ma è James Town nel macro-
territorio della Virginia. James Town viene fondata nel 1607 da John Smith (Pocahontas). Si chiama James
Town perché riprende il nome di James I, Giacomo I, il re che succedette Elisabetta I. Assistiamo a un
processo di nominalizzazione, stesso processo che porta tanti di noi ad avere il nome dei nostri nonni. È
come se il re Giacomo, attraverso la fondazione della colonia James Town diventasse il re simbolico di
questi nuovi territori. È come se ci fosse una trasmissione culturale attraverso il processo di
nominalizzazione.
John Smith era un avventuriero in là con gli anni e Pocahontas in realtà aveva 8 anni, tra i due ovviamente
non c’è stata alcuna storia d’amore. Il capitano John Smith era un avventuriero con già tante conquiste alle
spalle. Egli scrive un’opera, nel 1608, dedicata alla sua conquista americana dove descrive l’America come
una terra fantastica, per poi essere pubblicata in Inghilterra l’anno dopo la fondazione di James Town. Il
titolo è “A True Relation of Occurrences and Accidents in Virginia”. Lui arriva in America, fonda James Town
nel 1607, per poi tornare in Inghilterra lasciando lì alcuni dei suoi uomini, stampa quest’opera per cercare
di affascinare e catturare l’attenzione di molti uomini che potessero tornare in America con lui.
Nel titolo dell’opera di John Smith, la parola True, è sospetta, perché se fosse vero non ci sarebbe stata la
necessità di dirlo. In questo periodo, i resoconti di viaggio sono caratterizzati dalla presenza dell’aggettivo
True nel titolo.
Pocahontas rientra nel pacchetto turistico preconfezionato americano. Uno dei problemi più grandi era la
presenza dei nativi che non volevano cedere la terra. John Smith si inventa la storia di Pocahontas per
dimostrare che i nativi non solo erano benevoli nei confronti dei colonizzatori, ma anche che li veneravano
come se fossero delle divinità. Nella sua opera, egli racconta che un giorno lui vagava per la foresta in
esplorazione ed essendo straniero era stato fatto prigioniero dal capo di una tribù nativa. Racconta che
questo capo lo voleva uccidere, ma ad un certo punto, mentre stava per tagliargli la testa arriva
Pocahontas, sua figlia che convince il padre a non ucciderlo in quanto John Smith era un dio. Creando
questa storia assolutamente falsa lui riesce a consolidare l’idea che i nativi appena vedevano un bianco
erano pronti a sottomettersi. Nell’opera di John Smith, alla fine Pocahontas si sposa non con John Smith ma
con un altro bianco proveniente dall’Inghilterra che aveva stabilito una piantagione in Virginia. Ad un certo
punto lui però si stufa di stare in America e decide di tornare in Europa con Pocahontas. Tuttavia,
quest’ultima non viene accettata in Europa, perché diversa per il colore della pelle, per le abitudini e
diventa una delle tante vittime del processo di colonizzazione. Una volta portata in Inghilterra è costretta a
dimenticare la sua identità. Per poter essere accettata deve cambiare nome, viene chiamata Lady Rebecca,
deve cambiare modo di vestire secondo la moda inglese dell’epoca e infine deve cambiare tutte le sue
abitudini. Nelle dispense troviamo immagini di Pocahontas, ritratta come una donna inglese a tutti gli
effetti.
DISPENSE: Diario di Colombo.
Colombo sin da subito mette in evidenza il fatto che non è una sua iniziativa quella di andare in America. I
nomi che cita subito sono quelli del re e della regina. Sin dall’inizio lui vuole andare importanza e sacralità a
questa sua missione. Ci viene detto che nel momento in cui lui avvista per la prima volta la terra, è un
venerdì. (Daniel Defoe, autore di Robinson Crusue ha inserito parti del diario di Colombo nella sua opera,
perché il diario di Colombo è il prototipo della letteratura coloniale, quindi non è un caso che sia arrivato
proprio di venerdì. Inoltre, Man Friday è il nome con cui si denominava il selvaggio). Appena avvista la terra,
Colombo chiama il notaio, ciò significa che si vuole stabilire subito un contratto, vuole subito essere definito
il proprietario di quella terra. Segue la descrizione dei nativi, descritti come amichevoli, facilmente
convertibili alla loro religione, in quanto privi di una religione propria. Colombo ci dice che dà come regalo
ai nativi dei cappellini rossi e delle collanine di perline e loro in cambio gli danno tutto ciò che hanno, come
pappagalli e balle di cotone. Questa è un’iperbole, un’esagerazione. Colombo si sofferma anche sulla loro
nudità, poiché andavano in giro nudi. Proprio per questo li considera poveri, li giudica con le sue lenti,
secondo la sua cultura, non arrivando al fatto che quella era la loro cultura. Viene descritto un nativo che ha
bisogno dell’europeo per essere civilizzato. Non si comprende che i nativi, nella loro cultura e nei loro usi
era già civilizzati, ma ovviamente in modo diverso. Colombo li descrive giovani, sotto i trent’anni, ben fatti,
ben piazzati. Sembra la descrizione di un lavoratore, di uno schiavo. Riguardo ai capelli, avevano una coda
di cavallo. Infine, li descrive disarmati e privi di conoscenza delle armi. La descrizione di Colombo non
corrisponde alla realtà. Questa descrizione serviva per convincere gli europei ad andare in America e
vendere l’esperienza americana. Colombo continua definendoli buoni servi, facili da convertire perché non
hanno una religione e facile da sottomettere.
Nel brano che segue, di Thomas Harriot, anche se di 100 anni dopo, riporta le stesse identiche cose, perché
queste erano le caratteristiche tipiche della letteratura coloniale.
Le immagini presenti nelle dispense sono state fatte da John White, governatore di Romanoky. Sin dalla
prima immagine, i nativi sono sorridenti, un po' ingenui. La donna si copre come se si vergognasse in
quanto nuda, o meglio come se avesse già imparato il pudore. L’immagine dell’anziano è particolare perché
se pur anziano ha un fisico ancora muscoloso e tonico, con l’arco usato come se fosse un bastone e non
un’arma, a testimonianza del fatto che i nativi erano ignari di quello che erano le armi. Sono immagini
rassicuranti. Il giovane con il pappagallo in testa, balla e danza, come se fosse completamente inoffensivo.
RIASSUNTO fino adesso: il primo grande insediamento, James Town, è anglicano e corrisponde al macro
stato della Virginia. L’America, però, è caratterizzata fortemente da un grandissimo impianto religioso.
Dopo James Town gli altri coloni sono i padri pellegrini, i padri fondatori. La cultura popolare moderna
attinge alle radici dell’America. I padri pellegrini erano degli uomini di fede e la fede era quella puritana.
Il puritanesimo è alla base di tutta la letteratura americana e dell’America moderna.

RELIGIONE PURITANA: alla fine del 1500 in Inghilterra c’era la religione anglicana. L’anglicanesimo nasce
dallo scisma avvenuto con la chiesa cattolica, ad opera di Enrico VIII, nel 1534. Enrico VIII fonda la chiesa
anglicana separandosi da Roma, nel 1534 perché voleva essere a capo anche della sfera religiosa
dell’Inghilterra. Essere cattolico significava pagare al papa una serie di tasse. Enrico VIII, pertanto capisce
che anziché pagare il papa, separandosi dalla religione di Roma, avrebbe avuto soldi in più da investire
nell’impresa coloniale. Non essere più cattolico significa confiscare tutte le terre della chiesa. Dietro la
questione del divorzio in realtà Enrico VIII fa una manovra politica. Accusa poi il papato di essere corrotto e
di mischiare potere spirituale con il potere temporale. Così facendo crea una nuova religione che gli
consente di svincolarsi da Roma. In quello che Enrico VIII dice c’è un’enorme contraddizione, perché
essendo lui capo della religione anglicana univa potere temporale e potere spirituale proprio come il Papa. I
puritani sono quelli che vogliono una chiesa anglicana pura, in cui il capo spirituale non coincida con il capo
dello stato. I puritani erano contro le messe cantante, perché non serviva l’organo per rivolgersi a Dio.
Volevano una chiesa povera, pura, priva di cose materiali. Il re al puritanesimo reagisce con le persecuzioni
perché esso voleva anche l’abolizione di tutte le gerarchie ecclesiastiche. La paura era che abolendo le
gerarchie ecclesiastiche si arrivasse a questo ideale di purezza anche in politica, proibendo al re il suo
comando. Il puritanesimo inizia ad essere pericoloso per la stabilità dell’Inghilterra. Il più grande
perseguitore dei puritani è stato l’arcivescovo William Laud che li perseguita, li tortura, li mette in prigione
come nemici della religione e dello stato. I puritani perseguitati scappano in un luogo di diffidenti politici, lo
Yorkshire, che aveva la tradizione di essere luogo di rifugio per i diffidenti politici e religiosi e fondano una
comunità perché riunendosi è più facile difendersi. Fondano quella che è passata alla storia come “Srooby
Community” con a capo un reverendo di nome Robinson. Tuttavia, anche nello Yorkshire vengono
perseguitati, pertanto scappano in Olanda. L’Olanda era un luogo di grande tolleranza religiosa, ma la
religione più importante era il calvinismo. In Olanda loro si insediano in due città: Amsterdam e Leida. I
puritani assorbono alcuni aspetti del calvinismo. Andando in Olanda perdono tutti i diritti dei cittadini
inglesi, ma non guadagnano nessun diritto dei cittadini olandesi, perché l’Olanda li accoglie come ospiti.
Non avevano nessun diritto, non avevano un lavoro e tanto altro, la condizione di questi rifugiati religiosi
era quella di essere apolidi (senza città). A questo punto ciò che conveniva di più era andare in America. In
questo periodo l’Inghilterra mette al primo posto l’impresa coloniale quindi, i puritani negoziano con il re
che cercava gente da mandare in America. I puritani sarebbero andati in America in nome del re, in cambio
delle navi e della libertà di culto. È un patto tra il re e i puritani. Il re ci guadagna perché colonizza nuovi
territori, i puritani ci guadagnano la libertà di culto.

Lez.3 6/10

Fondazione della prima colonia stabile: James Town, fondata nel 1607 da John Smith, con il processo di
nominalizzazione. Quest’ultimo consiste nel chiamare un luogo con il nome della persona alla quale questo
luogo viene intestato (James Town in nome di re Giacomo e Virginia in nome della Virgin Queen). John
Smith non rimane in America per molto perché si rende conto che l’America non era come quella descritta
da Colombo; tuttavia, tornato in Inghilterra incrementa la descrizione di un America utopica come aveva
fatto Colombo, pubblicando il suo trattato. In questo trattato rientra la storia di Pocahontas.
In America ci andavano un po' tutti quelli che avevano esaurito le chances in Inghilterra, persone che
volevano riscattarsi che volevano una rinascita. Da questo momento in poi James Town diventa il primo
avamposto di quello che diventerà il macro stato anglicano dell’America: la Virginia. La religione anglicana
viene fondata nel 1534, con il divorzio dalla chiesa cristiana cattolica. La vera motivazione che aveva spinto
Enrico VIII da divorziare dalla chiesa erano i soldi, i quali dovevano essere utilizzati per l’impresa coloniale,
piuttosto che per le tasse da pagare alla chiesa. La nascita dell’anglicanesimo comporta anche la confisca di
tutti quei territori che erano della chiesa sul territorio inglese. La grande contraddizione sulla quale i
puritani si soffermano era quella secondo cui Enrico VIII accusava il papa di unire lo spirituale con il
temporale e poi lui fa la stessa cosa, perché il re d’Inghilterra è anche il capo della chiesa anglicana. I
puritani erano coloro che volevano una religione pura, svincolata dal potere temporale e dal denaro.
Volendo abolire le gerarchie, il re si sente minacciato dalla presenza dei puritani. In particolare,
l’arcivescovo William Lord inizia a perseguitarli. Le persecuzioni portano ad un movimento di fuga dei
puritani che vanno nello Yorkshire e fondano una comunità la Scrooby Community. Fuggono in Olanda, in
cui il protestantesimo era tollerato. In Olanda fondano due comunità: una ad Amsterdam e l’altra a Leida.
Con il passare del tempo, però, emerge un problema fondamentale: l’appartenenza nazionale. I puritani
avevano perso il diritto di essere cittadini inglesi, ma non avevano conquistato il diritto di essere cittadini
olandesi. La situazione era intollerabile, tanto che iniziano a negoziare con il re, chiedendo al re Giacomo di
andare in America a conquistare in suo nome, in cambio di un finanziamento e in cambio della libertà di
culto. Accade effettivamente questo. Il re da una nave ai puritani (102), la Mayflower. In realtà tra queste
102 persone c’era anche qualche malfattore, non erano tutti puritani. La nave salva dal porto di Plymouth i
primi di settembre del 1620 e arriva in America l’11 novembre del 1620, arriva più a nord rispetto a James
Town. Lì viene fondata un’altra città, con il nome di Plymouth. Il viaggio è molto importante perché assume
una valenza simbolica per i puritani. Diventa un viaggio di redenzione, paragonato alla fuga d’Egitto di
Mosè. Diventa come l’attraversamento del mar Rosso. Il viaggio dei puritani viene da loro interpretato
come un viaggio verso la libertà. I più religioni hanno vissuto questo viaggio come un nuovo battesimo.
L’acqua dell’oceano diventa come un grande fonte battesimale che consente la redenzione delle persone.
Sulla nave, c’erano 102 persone, 41 uomini e il resto erano donne, col fine di procreare e popolare la terra.
Di questi uomini, solo 12 avevano il titolo di gentlemen, titolo che apparteneva alle persone incensurate.
Vuol dire che tutti gli altri erano stati in prigione, erano malfattori ecc. Di conseguenza si volle stabilire delle
regole di comportamento chiare, per tutelarsi da questi malfattori. Su questa nave, la Mayflower, nasce il
primo regolamento giuridico americano. Le prime leggi vengono emanate nella Mayflower, con il nome di
Mayflower Compact – il patto della Mayflower. Tra le regole c’era scritto che lo Stato che si sarebbe
formato era uno stato of the people, for the people, by the people. Una volta arrivati in America, la prima
cosa che costruiscono sono cimiteri e prigioni. Le prigioni erano necessarie per avere un luogo dove
confinare quelle persone che avrebbero potuto creare problemi per la comunità. Plymouth è il primo
insediamento e la prima congregazione. Da Plymouth i puritani piano piano si espandono, creando la
congregazione di Boston e così via fino a creare il macro-stato del New England. L’America ha quindi adesso
un macro-stato anglicano, la Virginia e un macro-stato puritano, il new England. la congregazione non è
democratica, ma si basa su una gerarchia, al cui vertice vi è un capo. Il capo è colui che ha la grazia divina.
La grazia si rifà ad un concetto del calvinismo per cui si poteva ricevere la grazia divina solo se si
raggiungeva un successo economico. Qui sta la grande contraddizione del puritanesimo, perché capo
politico e capo religioso coincidono.
Nel 1636 costruiscono la prima Università Americana, che tre anni dopo viene intitolata a John Harward.
L’università puritana per eccellenza, anche oggi. La prima facoltà che nasce è quella di Teologia. Quindi
basano l’Università su Dio e sulla Chiesa. Gli universitari sono la futura classe dirigente. La classe dirigente si
distingue dal resto per il sapere, per la cultura, che rende in grado di sottomettere gli altri. Chi è colto, chi
sa, è in grado di manipolare. Fondare un’università vuol dire formare una classe dirigente che sia in grado di
fare quello che hanno fatto i puritani, ovvero tenere il popolo nell’ignoranza per poter emergere e
governare. Il sapere rende liberi e anche in grado di schiavizzare gli ignoranti. L’ignoranza è uno strumento
di controllo. Chi è ignorante è facilmente manovrabile. Istruire il popolo significa dargli gli strumenti per
renderlo colto e libero e quindi non manovrabile. Questo per consolidare uno stato forte e fortemente
gerarchizzato e per questo serve che la cultura sia dei pochi e che quei pochi siano orientati tutti nello
stesso modo. L’Università di Harvard serve per formare la classe dirigente che governa secondo i principi
dei puritani e che governa un popolo tenuto nell’ignoranza. L’altro strumento di controllo è la paura. Chi ha
paura non si ribella. I puritani, che avevano paura che il popolo si ribellasse, incombono paura su di essi e lo
tengono ignorante per poterlo controllare. Pensiamo ad una chiesa puritana: buia, priva di ornamenti,
fredda, paurosa. Vi era solo il rosone centrale, la cui luce andava ad illuminare soltanto il predicatore. Il
discorso religioso è fondamentalmente un discorso politico. Le prediche servivano a veicolare contenuti.
Affinché tale comunicazione avvenga, predicatore e uditori devono utilizzare lo stesso linguaggio. le
prediche erano scritte con il così detto plainstyle. Il plan style era preparato tempo prima. Nelle prediche, il
predicatore inseriva un elemento di difficoltà per sottolineare la sua superiorità culturale rispetto al popolo.
Tale elemento di difficoltà poteva essere una citazione latina, un riferimento alla Bibbia ecc. I puritani
creano anche un altro concetto importante: wasp acronimo che indica: white anglo saxon protestant. Chi
non è bianco, angloamericano, sassone e protestante è considerato demonio. Il ku klux klan fa parte del
wasp, la white supremacy esiste ancora oggi in America da cui deriva la paura per il miscegenation, la paura
che la razza venga contaminata. I suprematisti bianchi affermano che i veri e soli americani sono loro,
perché loro discendono dai fondatori. Hanno dovuto costruirsi queste radici così profonde e da queste
radici così profonde è impossibile emanciparsi.
La schiavitù, in America, nasce con l’America stessa.
I puritani vedono i nativi come il demonio. Per giustificare il fatto che il puritano sta invadendo la casa dei
nativi, la spiegazione è che i puritani hanno una missione divina che prevede la liberazione del territorio
americano dalla presenza del demonio. Uccidere un nativo era cosa buona, perché significava uccidere il
demonio. Ecco come cambia la percezione degli indiani da Colombo in poi. Colombo li descrive come
persone buone e ospitali, i puritani invece, considerano il genocidio dei nativi una missione divina.

 DISPENSA: William Bradford. È stato il secondo governatore di Plymouth. È stato il secondo perché il
primo governa un paio di mesi per poi morire; invece, William Bradford diventa governatore dal 1621 al
1657, anno della sua morte. Essendo governatore, è sia capo politico che religioso. Bradford era un
contadino, non aveva un grado culturale altissimo, potremmo definirlo un ignorante. La sua scrittura è
importante, però, innanzitutto perché è stata riscoperta da poco, ma soprattutto perché ripercorre nella
sua opera la tradizione degli Annales latini. Gli Annales erano dei registri nei quali si scriveva tutto ciò che
succedeva in quell’anno. L’opera di Bradford è importante, non perché sia rilevante a livello culturale, ma
perché ci fa capire come vivevano i puritani.
“poor people” non è più riferito ai nativi, ma ai puritani, che dovevano affrontare il male e il demonio.
Inoltre, sottolinea il fatto che i puritani sono riusciti ad attraversare il pericoloso e furioso oceano,
evidenziando quanto Dio abbia favorito i puritani e la loro missione. I nativi vengono descritti come dei
barbari selvaggi.

Lez.4 11/10

I puritani arrivano in America perché volevano la libertà di culto, volevano professare la loro fede senza
essere perseguitati. Dall’essere perseguitati diventano però dei persecutori loro stessi. Le prime cose che
vengono costruite sono i cimiteri e le prigioni. I cimiteri giustificati dall’alto tasso di mortalità del tempo, le
prigioni invece, vengono costruite perché a bordo della nave vi erano molti delinquenti. A bordo della nave
nascono le prime forme di legge, un primo ordinamento politico: “Mayflower Compact”, creando uno stato
of the people, for the people, by the people. La struttura che loro creano in America è fortemente
gerarchizzata e piramidale. Tutto ciò contro il quale loro erano andati, lo riproducono in America, creando
uno stato forte perché deve proteggere innanzitutto sé stesso dagli attacchi nativi, ma anche dalle forze
centrifughe che non mancheranno mai in America. I puritani assolvono anche i principi del calvinismo. Il
calvinismo plasma il puritanesimo, in America e lo differenzia dal puritanesimo del resto d’Europa. Secondo
Calvino c’erano degli eletti e degli non eletti. L’essere eletto è indipendente dalle azioni dell’individuo.
Avere la grazia equivale all’avere il successo economico. Questo è uno stratagemma che vede la religione al
servizio dello Stato perché incoraggia le persone a produrre, ad essere attivi ecc. per poter dimostrare che
si aveva la grazia i puritani iniziano a produrre, a lavorare e a darsi da fare, per guadagnare molto e per
avere la grazia. Inizia il commercio di pellicce di lupo, di bisonte, di coyote, richiestissime in Europa. Un’altra
caratteristica dei puritani è quella di dedicarsi alla cultura o meglio di cercare attraverso la cultura di
consolidare il potere. Nel 1636 viene fondata l’Università che nel 1639 viene dedicata ad Harvard. L’unica
disciplina era teologia (divinity). John Harvard aveva una biblioteca abbastanza grande per il tempo, di circa
400 libri, i quali alla sua morte, vengono donati proprio all’Università, la quale successivamente prende
proprio il nome di Università di Harvard.
Il plainstyle era una predica fondata su un discorso chiaro e semplice, ma con qualche citazione culturale
dal latino o dai grandi filosofi per sottolineare la superiorità del predicatore rispetto ai fedeli.
Chi aveva la grazia poteva ricevere il sacramento dell’eucarestia. Tutti gli altri no. Quindi tutti sapevano chi
aveva la grazia perché il predicatore, sulla base del successo economico delle singole persone, le
ammetteva o meno all’eucarestia. Il predicatore aveva il pieno controllo della popolazione. Tutto questo
fece sì che si creino persone fedeli al predicatore. Chi aveva la grazia era “alleato” del predicatore. Si crea
un sistema clientistico che nulla ha a che fare con la religione, ma con l’economia. Willian Bradford è stato il
secondo predicatore dopo John Cover, che morì poco dopo essere stato eletto. Bradford scrive una
tradizione Annalistica, è molto importante perché ci fornisce informazioni dettagliate dell’America. In
questo lungo trattato, Bradford registra tutto ciò che succede sotto il suo potere.
Nelle prediche del predicatore cambia l’immagine che si aveva dei nativi, essi diventano il demone, il male
da sconfiggere. Prendere il loro territorio non è solo accettabile, ma anzi è doverosa. Da ora in poi
l’aggettivo “poor” viene affiancato ai puritani che, poverini, devono sconfiggere il demonio. Ne consegue
una visione “missionaria” dell’azione dei puritani. L’attraversamento delle acque, paragonato a quello di
Mosè è visto come un secondo battesimo per i puritani. Quest’ultimo danno vita anche al concetto di
WASP, bianco, angloamericano, sassone e protestante, tutto il resto è il male.
Nel 1639 viene creata una stamperia per diffondere l’ideologia che loro professavano. I testi che venivano
stampati erano ovviamente religiosi, il primo libro stampato nel 1640 è il “the salm book”.
Dopo Bradford il più grande e infame puritano fu John Winthrop, colui che perfeziona il puritanesimo in
America. Lo perfeziona come struttura di potere. Winthrop è la figura che plasma l’America puritana. Era un
uomo colto, laureato in legge a Cambridge, era sofisticato e intelligente, era molto astuto. Sono stati
ritrovate le brutte copie dei sermoni che lui pronunciava in chiesa. Ai margini di essi vi erano scritti come
doveva pronunciare il discorso, con l’intonazione e con le gesta. Il sermone diventa una vera e propria
rappresentazione teatrale, capace di catturare l’interesse e l’attenzione del pubblico. Winthrop diventa
governatore un anno prima di arrivare in America nel 1639 perché la gente lo acclama e lo vuole sentire
parlare. A bordo della nave che lo porta in America lui produce un discorso importante: “The model of the
cristian carity”, “il modello della carità cristiana” in cui descrive come doveva effettivamente essere un
brano puritano. Un’altra opera che scrive è “the history of the new England”, scrivere una storia significa
tramandare le cose importanti, gli eventi di importanza rilevante e dare dignità alla storia dell’America
perché scrivere questa storia per essere tramandata le dà importanza e sottolinea il fatto che deve essere
ricordata. Whintrop diventa il capo della seconda chiesa di Boston, la più importante. Diventa governatore
e predicatore della chiesa di Boston della mussassuschet day colony. Durante il potere di Winthrop, che
potremmo considerare una dittatura, c’è chi mette in discussione il potere, le donne, anche chiamate
streghe, le donne cattive. Le donne che sanno, che conoscono, sono pericolose perché possono mettere a
repentaglio il potere. Una delle prime regole che Winthrop introduce è “to know is to sin”: “conoscere è
peccato”, la seconda regole diceva che il rapporto tra uomo e donne doveva essere pari al rapporto che c’è
tra dio e gli uomini. Se la donna dovesse mettere in discussione l’uomo, ella poteva essere punita con le
percosse. Le donne puritani erano interamente coperte, i capelli dovevano essere coperti interamente da
una cuffia perché simboleggiavano la sensualità. Nella lettera scarlatta si legge che i puritani erano vestiti
col colore della tristezza. Metafora bellissima perché il colore della tristezza è diverso per ciascuno di noi,
ma l’importante è ciò che ti evoca. I puritani indossavano la tristezza. In quest’epoca, la prima donna che
mette in discussione il potere di Winthrop è Anne Hutchinson. Di lei sappiamo che in Inghilterra veniva da
una famiglia di diffidenti religiosi, il padre entrava e usciva di prigione perché diceva quello che pensava.
Egli pensava che uomini e donne avessero lo stesso cervello. Fino a quel tempo si pensava che il cervello
femminile fosse meno evoluto. A quel tempo le donne erano educate al canto e al cucito, ma il padre di
Anne, convinto che tutto dipendesse dall’educazione, le impartì un’educazione diversa. Egli istruì sua figlia
come se fosse stata maschio. Anne padroneggiava greco e latino, l’ebraico, il francese, l’italiano e un po' di
spagnolo. Era una donna con una cultura e una conoscenza molto superiore rispetto alla media. Avere una
cultura significa porsi in un certo modo, porsi in maniera critica, di fronte all’altro. Anne si rende
perfettamente conto di quello che i predicatori dicevano e della loro ignoranza. Ricordiamoci che Bradford
erano un contadino, era un’ignorante e gli ignoranti come lui lo ascoltavano e ne rimanevano affascinati,
ma le persone colte come Anne si rendevano conto dell’interpretazione deviata che i puritani hanno fatto
della Bibbia. Il problema del popolo è che non conosce le sacre scritture. Questo permette di
strumentalizzare le sacre scritture, strumentalizzare la religione, per governare e sottomettere il popolo. Ad
un certo punto Anne incontra un predicatore di nome John Cotton, un predicatore puritano molto colto,
che conosceva le sacre scritture, un uomo che aveva viaggiato ecc. sentendo John Cotton, Anne riconosce
in lui un predicatore capace, da seguire. John Cotton e Anne si imbarcano nella stessa nave, alla volta
dell’America. Anne comincia però ad avere delle visioni auditive. Visioni auditive significa sentire cose che
gli altri non sentono. Lei sente la voce di Dio che le parla direttamente. A quel punto, mentre è sulla nave, lo
riferisce a John Cotton. Quest’ultimo le suggerisce di non dirlo a nessuno. Se Dio parlasse a uomini e donne
indifferentemente, se parlasse a tutti, la figura del predicatore non avrebbe più importanza. Ma il
predicatore è anche il capo dello Stato, quindi tutto quello che era stato creato fino a quel momento
sarebbe crollato. Questo passa alla storia come la “DOTTRINA DELLA LUCE INTERIORE”. Inizialmente Anne
segue il consiglio di John Cotton, passano gli anni e nel mentre si sposa, va a vivere con suo marito e
quotidianamente andava ad ascoltare le celebrazioni religiose. Ogni volta, però, ascoltava il falso,
castronerie e comincia a capire che tali predicatori poco ne sapevano. Spinta dal desiderio di diminuire
l’ignoranza delle persone, e per innocente volontà di condividere il suo sapere, comincia a radunare un po'
di donne a casa sua e mentre bevevano il thè lei spiegava e interpretava le sacre scritture. Accade che tutti
vogliono andare da Anne, non solo le donne, ma anche gli uomini e gli stessi predicatori, perché si rendono
conto del grado di cultura di questa donna. Il grande problema di Anne è che lei metteva in discussione
quella piramide gerarchica che i puritani così faticosamente hanno creato. Winthrop, dal canto suo, di
fronte a questa situazione, insinua e diffonde l’idea che Anne, piuttosto che diffondere la Bibbia, faceva ben
altro a casa sua. Tuttavia, le persone non ci hanno creduto. Ciò che più infastidiva Winthrop era il fatto che
1. Anne credeva nella corresponsabilità di Adamo ed Eva. Secondo la Bibbia, colei che coglie la mela è Eva,
quindi la vera colpa del peccato originale è solo di Eva. Anne afferma però che il fatto che anche Adamo ha
mangiato la mela comporta una corresponsabilità di Adamo ed Eva.
2. Anne sosteneva che i nativi non fossero il demonio, ma creature di Dio e che quindi non potessero essere
cacciati dal loro territorio. Secondo lei andava pagata la terra ai nativi.
Anne usando la ragione andava contro tutti i principi sui quali i puritani avevano fondato il loro castello di
carte.
Dal momento il cui l’accusa di prostituzione non va a buon fine, Winthrop l’accusa di andare contro i
comandamenti. “Onora il padre e la madre” diventa “onora i padri pellegrini” e l’ha accusa di eresia
antinomiana: andare contro la regola. Una volta che qualcuno viene accusato di eresia viene processato.
Inizia il processo di Anne, tremendo. Anne durante il processo era al settimo, ottavo mese della sua
quindicesima gravidanza. Ella dovette stare in piedi per giorni senza andare in bagno. In seguito a questa
tortura perse il bambino, con somma felicità di Winthrop che lo interpretò come una punizione divina. Di
conseguenza venne allontanata dalla comunità. Non la uccise perché se così avesse fatto sarebbe diventata
una martire. La condanna si limita quindi ad essere allontanata dalla comunità. Le implicazioni
dell’allontanamento consistevano nell’emarginazione. Tuttavia, Winthrop non calcola che molti hanno
seguito Anne e la sua famiglia, creando una nuova comunità e poi un nuovo Stato, verso New York, che
equivale al Bronx moderno. Qui hanno una brutta fine perché vengono trucidati dai nativi, tutti tranne una
bambina che aveva i capelli rossi e i nativi la considerano come una divinità, chiamandola “foglie
d’autunno”.

Lez.5 12/10

John Winthrop impone il Covenant of Words, un patto con la popolazione. Questo patto altro non era che
un modello di comportamento da adottare. Winthrop imponendo dei modelli di comportamento e
promettendo la grazia, andava contro la stessa religione che professava. Per i puritani la grazia o si aveva o
non si aveva in base al successo economico, e Winthrop promettendo la grazia in cambio del giusto
comportamento adottato, va contro la stessa religione che professava.
La seconda donna che si ribella a Winthrop è Mary Dier, amica di Anne e sua seguace. Mary non era vista di
buon occhio poiché dall’annalistica sappiamo che ebbe un bambino con l’aiuto di Anne che faceva
l’allevatrice. Questo bambino era nato morto. Di conseguenza non venne battezzato e seppellito, non nel
cimitero perché non essendo stato battezzato non era degno di andare nel regno dei cieli, ma nel giardino.
Winthrop per screditare Mary e Anne ordina di diseppellire quel bambino, ormai in via di decomposizione,
e lo descrive come deforme. Tale descrizione lo ritraeva con una testa, ma privo di faccia. Con le orecchie
sulle spalle. Sopra gli occhi aveva 4 corna. Egli si inventa una descrizione assolutamente lontana dalla verità
e questo lo fa con la volontà di associare a Mary la figura del demonio. Mary Dier era una seguace di Anne,
e quando quest’ultima si trasferisce, Mary torna in Inghilterra. Qui conosce un altro dissidente religioso,
John Fox, capo di un’altra religione che ancora esiste, il Quaccherismo: “Society of friends”. Il nome
Quacchero deriva da un termine inglese “to quake” che significa tremare. Questo termine ha valenza
dispregiativa perché si riferisce al fatto che durante le celebrazioni religiose (senza predicatore) essi
tremano di estasi mistica perché entravano in contatto direttamente con Dio. I Quaccheri non
riconoscevano l’eucarestia, lo strumento usato dal predicatore per differenziare chi aveva la grazia e chi no.
I quaccheri non avendo né il predicatore, né riconoscendo l’eucarestia non erano ovviamente apprezzati dai
puritani. Mary Dier viene in contatto con i quaccheri e torna in America con alcuni esponenti del
quaccherismo al fine di poterlo predicare. Per i quaccheri uomini e donne sono posti sullo stesso piano.
Winthrop, dal canto suo, la impicca. Avviene, quindi, questa impiccagione pubblica che però scuote le
coscienze delle persone perché Mary Dier fino all’ultimo, con il cappio al collo e alla domanda “rifiuti la tua
fede” afferma: “Dio accoglimi!”. La maggior parte di noi probabilmente al suo posto, per istinto di
sopravvivenza avrebbe risposto di sì, ma lei rispondendo di no, inizia ad essere vista come una martire.
Questo episodio vede delle crepe nel governo di Winthrop e la creazione, nel 1681, di un grande Stato,
fondato da William Penn: la Pennsylvania. La corona inglese si era indebitata, per costruire navi e per
finanziare le varie imprese oltremare, con il padre di William Penn. Accade che il re non avendo soldi per
ripagare il debito donò a William Penn un grande stato. Però la terra era dei nativi. L’anno dopo nel 1682 si
fonda la capitale: Philadelphia. Chiamata così perché è la città dell’amore fraterno. La Pennsylvania un
tempo era lo stato più liberale creato fino a quel momento, mentre oggi è uno degli stati più conservatori
che esita.
Vedendo l’affermarsi di forze centrifughe che minacciavano la stabilità dello Stato che avevano creato i
puritani, Winthrop indice un sinodo, un conclave, una riunione, in cui tutti i capi religiosi si uniscono e
stilano un elenco che contiene 82 eresie e le relative persecuzioni. Eretico significava deviare anche di poco
da quella che è codificata come ortodossia. L’ortodossia cristiana cattolica dice che il bambino nato morto
non ha diritto ad entrare nel regno dei cieli, in quanto non essendo stato battezzato non ha rifiutato a
Satana, eppure pensiamo che un bambino morto non sia dannato.
Il primo rettore di Harvard, Henry Duster, era un anabattista. Secondo gli anabattisti quando viene
somministrato il battesimo, il bambino non è in grado di capire, ecco perché credevano che il vero
battesimo fosse quello somministrato in un momento in cui l’individuo potesse capire e decidere di
rinunciare a satana. Per i puristi, l’essere un anabattista era un’eresia e quindi il rettore di Harvard viene
allontanato. Un altro esempio è il caso di Mount Wollastone, conosciuto come Marry Mount. Il termine
marry significa felice, mentre happy è la felicità santa. Mentre merry è la felicità derivata dalle cose
materiali, dalla perversione. Merry Mount era il nome dispregiativo con cui i puritani chiamavano la piccola
colonia di Mount Wollastone, fondata dal capitano Wollastone. Il capitano Wollastone era arrivano con la
mayflower, ma non volendo vivere sotto costante censura e sotto costante controllo, decise di fondare un
piccolo insediamento in cima ad una montagna, chiamandolo Mount Wollastone. Secondo loro:
1. I nativi erano tollerati
2. Ogni primo maggio si faceva una festa, e si creava quello che è passato alla storia come il May Pole of
Merry Mount. Tutti allegri danzavano insieme ai nativi intorno ad un palo. Era una sorta di festa della
fertilità.
Naturalmente William Bradford non concepiva questa comunità e ordina di radere al suolo Merry Mount.
Tutto ciò che viene spiegato con motivazioni esclusivamente religiose in realtà nasconde altre motivazioni.
Il motore del mondo sono i soldi, il denaro. Proprio per questo il pericolo che Merry Mount rappresentava
per i puritani era la presa di potere. Ricordiamo che i puritani iniziano un commercio di pellicce in Europa.
Ma dal momento in cui Merry Mount tollera i nativi, i quali cacciano meglio dei puritani, e dal momento in
cui in questa colonia i nativi erano integrati, automaticamente i nativi cacciavano per Merry Mount,
togliendo gran parte del profitto del commercio ai puritani. Era questa la vera motivazione, mentre la
motivazione religiosa serviva per nascondere la vera motivazione economica: distruggere la concorrenza
nel commercio del pellame.
Il genere americano letterario per eccellenza americano è la biografia e l’autobiografia, questo genere
nasce con i puritani, che attraverso il racconto delle loro vite volevano diffondere il modo moralmente
migliore per vivere, attraverso la biografia e l’autobiografia si vuole proporre un modello comportamentale
da seguire. I puritani prediligevano l’Eneide, Enea era pius e aveva fondato Roma e loro si sentivano come
lui. Comincia a sorgere l’esigenza di creare nuovi generi letterari, perché nasce la volontà di forgiare le
menti delle persone. Ultimamente ci sono moltissimi libri distopici, quei libri che hanno un’utopia negativa,
grazie ai quali ci si può immedesimare, è un modo per criticare il presente. I puritani in mancanza di una
letteratura che vada oltre la biografia e l’autobiografia recuperano una serie di testi classici che possano
essere funzionali all’istruzione non solo delle persone, ma anche della figura del ministro di culto. Nel 1636
viene pubblicata un’opera intitolata “Manoductio ad Minesterium” che era un testo di formazione sui testi
da studiare per formare i futuri ministri di culto. Tra questi testi troviamo i testi epici che vengono presi e
fatti propri dai padri pellegrini. L’Eneide, per esempio, parla di una fondazione voluta dagli dèi. I puritani
vedono nell’Eneide lo specchio di quello che loro stessi hanno fatto. L’epica latina viene fatta propria dai
puritani che addirittura inseriscono l’Eneide nell’elenco dei testi da studiare dai futuri ministri di culto. La
poesia che invece assolutamente era da evitare e da vietarne la lettura era la poesia d’amore, amore
carnale, la poesia che parla del piacere del corpo, visto come la sete del demonio.
Michael Wigglesworth e Edward Taylor sono due poeti nati in Inghilterra che arrivano in America da
giovani adulti e continuano a legare il loro discorso creativo ad un discorso di fede religiosa.

Lez.6 13/10

Michael Wigglesworth (1631-1705).


era figlio di famiglia puritana, nato in Inghilterra. Si trasferisce con tutta la famiglia in America, al tempo
delle persecuzioni quindi dopo la Mayflower. Studia in America e si laurea ad Harward. La laurea all’epoca
non era come per noi oggi. Se fossi stato bravo avresti potuto frequentare l’università e laurearti anche a 15
anni. Essendo un puritano gli propongono di insegnare ad Harward, ma rispose di no. La sua risposta
negativa coincide con la sua convinzione di non essere degno. Si trasferisce nelle Barbados perché vuole
cristianizzare e diffondere la vera fede puritana ai nativi del luogo. Era un uomo estremamente tormentata,
si considerava indegno e brutto. Sposa sua cugina. Egli riflette l’ambiguità dei puritani perché aveva una
doppia vita non consumata. Una caratteristica della produzione dell’epoca è che quello che uno scrive
affinché venga letto è totalmente diverso da quello che uno scrive per sé stesso. Michael Wigglesworth
aveva un’omosessualità latente. La vive come una vera e propria tentazione del demonio. In epoca puritana
essere omosessuale era oltraggioso, venivi condannato per questo. Per i puritani l’essere omosessuale era
eretico, perché se fossi stato omosessuale non avresti potuto procreare e quindi andavi contro la volontà di
Dio, lo stesso valeva per le donne che non potevano o non volevano avere figli. Era considerato andare
contro natura. Egli per questo tiene sottochiave la sua scrittura privata, nella quale cerca di spiegare sé
stesso a sé stesso. Ovviamente non ha mai pensato di pubblicare questi scritti perché altrimenti sarebbe
stato cancellato dalla comunità. Invece, quello che lui scrive per poi essere pubblicato è il best seller “The
day of Doom”: il giorno del giudizio. Era un’opera in versi preceduta da un piccolo profilo autobiografico in
cui egli parlava di sé e della sua famiglia come degli eletti da Dio. Era un testo puritano per eccellenza. Ad
un certo punto lui decide di studiare da solo la medicina perché era convinto che il suo compito di puritano
fosse quello di curare l’anima e aveva intuito un qualche cosa che la psicologia ci confermerà alla fine
dell’800 e all’inizio del 900, ovvero il fatto che corpo e psiche sono fortemente collegate. La sua
omosessualità era vista come uno stigma sociale e quindi studiando la medicina vuole in qualche modo
aiutare e capire sé stesso. Nei suoi diari scopriamo infatti che lui si sentiva malato e voleva curarsi, descrive
le sue pulsioni per i ragazzi, per lui era una frattura interiore enorme, per questo studiava medicina, voleva
scoprire un modo per curarsi. Nelle sue orazioni e nei suoi libri non vuole convincere gli altri ma sé stesso a
ripercorrere la retta via, l'omosessualità era infatti vista come un crimine e veniva punita.

DISPENSA: AUTOBIOGRAPHY OF MICHAEL WIGGLESWORTH. “I was born from Godly parents” da


genitori eletti da Dio, “in an ungodly place” cioè l’Inghilterra. Nel 1666 ci fu un grande incendio a Londra. Lo
stesso incendio che distrusse molti teatri. Egli vede l’incendio come una punizione divina. Il fatto che
l’incendio scoppiò dopo che loro si trasferirono in America significa che egli aggiusta la realtà come meglio
si adatta all’ideale puritano. Egli spiega la storia di Londra e dell’Inghilterra a suo piacimento, secondo
quello che era il pensiero puritano. I suoi genitori, eletti da Dio, dopo tutte le persecuzioni decidono di
andarsene in America, solo dopo aver ricevuto l’eucarestia e quindi sottolinea il fatto che avevano la grazia
divina. Successivamente sottolinea la ricchezza della famiglia sempre legata alla grazia divina. In un certo
senso il viaggio che compie lui e la sua famiglia viene visto come un battesimo, attraversano i pericoli del
mare alla conquista della libertà in America, dove non avrebbero potuto non prosperare, essendo eletti da
Dio. Lui parla di un vero e proprio “passage” di un passaggio attraverso l’acqua e l’idea che Dio li ha
traghettati sani e salvi verso il porto, in quanto protetti ed eletti da Dio.

Edward Taylor (1642-1729).


anche lui nasce in Inghilterra, si laurea in Inghilterra. Quando arriva in America studia ad Harward
prendendosi una seconda laurea. Taylor è stato scoperto recentemente, nel 1937. Studia teologia ad
Harward, diventa ministro di culto e governatore e gli viene proposto di insegnare ad Harward ma anche lui
dice di no perché voleva prestare il proprio servizio presso la frontiera. In America il concetto di frontiera è
importantissimo. L’America è il concetto stesso di frontiera. Frontiera vuol dire conquista territoriale.
Questo concetto implica il contrasto con i nativi per il possesso territoriale. La frontiera inizia ad est, i primi
stati il New England, la Pennsylvania, la Virginia sono nella costa ad est. Piano piano che passa il tempo la
frontiera si sposta a nord-est fino ad arrivare alla metà del 1800, ai tempi della guerra civile quando gli
anglicani conquistano l’intero territorio degli Stati Uniti (senza l’Alaska che viene conquistata dopo). Quindi
l’idea della frontiera che si sposta è un’idea americana e l’idea di conquistare la frontiera che si sposta è un
valore una responsabilità di ogni americano. Taylor decide di non prendere l’insegnamento ad Harvard
perché vuole insegnare presso un avamposto di frontiera, territorio pericoloso perché è il confine tra il
territorio americano e il territorio dei nativi. Taylor era convinto che piuttosto che uccidere i nativi, se si
fosse trovato un compromesso, questi avrebbero potuto sottomettersi ai bianchi. In questa sua opera lui
era confortato da un capo della tribù dei Wampanoag, che si chiamava Metacom, noto anche come re
Filippo perché imitava il modo di vestire e di comportarsi del re Filippo di Spagna, nemico dell’Inghilterra.
Facendo così faceva credere di imitare e di ammirare gli europei. Metacom e Taylor parlavano per mezzo di
un interprete appassionato di lingue. Metacom assicurò a Taylor di controllare le tribù del territorio di
Westfield e gli assicurò la sottomissione delle tribù ai bianchi. L’interprete capì che il capo della tribù faceva
il doppio gioco, perché nel mentre incoraggiava le tribù a preparare un attacco a sorpresa. Il traduttore,
avendo scoperto il piano di Metacom, fu ucciso da quest’ultimo. Taylor intuì il motivo dell’assassinio ed
attaccò per primo, vincendo. Questa guerra rappresenta il secondo massacro più grande dei nativi dopo
Colombo. Questa guerra prende il nome di “Guerra di re Filippo”, dura tra gli anni 1675-1676. Per quanto
riguarda i nativi che non furono uccisi, vennero resi schiavi, dovettero rinunciare alla loro religione e
sottomettersi a quella puritana nella consapevolezza che erano visti come dei dannati. Chi rifiutava di
convertirsi veniva ucciso. I convertiti erano soggetti a tasse da pagare, dovendo dare tutti i loro averi e le
loro terre. La guerra di re Filippo si conclude con una disfatta totale dei nativi. Edward Taylor ebbe questo
ruolo storico importante, ma anche un ruolo letterario. Scrive due opere degne di nota, ispirate alla poesia
metafisica inglese e alle Mystery Miracle and Morality Place. Scrive “Preparatory meditation” e “On Gods
determination touching the elect.” Si ispira alla poesia metafisica inglese. La poesia metafisica usava
metafore non consuete, inaudite, per descrivere i rapporti umani. Il più grande esponente era John Donne
e aveva paragonato gli amanti alle aste di un compasso, uno che sta fermo e l'altro che gli gira intorno,
come il corteggiatore e il corteggiato, sembrano separati ma sono sempre uniti, Taylor aggiunge questo tipo
di metafore ai suoi sermoni, ne riprende l’immaginazione per creare qualcosa di nuovo. Le Mystery e
Miracle Place sono delle opere teatrali basate sulla morale. Every Man è il personaggio più importante
perché rincarna una tipologia, non è tratteggiato. Ogni personaggio possiede vizi e virtù, ogni anima è
contesa tra bene e male, ma vince sempre il bene. Vi è l’insieme di elementi mistici, di elementi metaforici
che vengono inseriti nelle opere di Edward Taylor.

Anne Bradstreet è la vera prima scrittrice in America è la prima a svincolare la poesia dalla religione. Scrive
testi che non riguardano la religione. Nasce in Inghilterra e riceve una cultura ricchissima dal padre. Arriva
in America anche lei con l’Arabella insieme a Anne Hutchinson. Non si dedica solo al marito, ai figli e alla
casa, ma anche alla scrittura. Lei in questa sua opera descrittiva fa tante violazioni esempio dedicando una
poesia alla regina Elisabetta. E questa è una violazione perché era una regnante donna e inglese. È anche un
capo di stato che a sua volta ha violato il ruolo di genere. Anne Bradstreet dedica poesie anche al marito,
ma poesie di un contenuto legate alla fisicità e alla sessualità. La sua opera più importante è un poema
epico, si serve quindi della poesia più alta in assoluto per quel tempo. Lei finge di non essere stata lei a
voler pubblicare le sue opere, ma finge che sia stato il cognato ad averle pubblicate in Inghilterra. Lei finge
un’ingenuità che non ha, per ottenere quello che vuole. Così facendo cerca di sfuggire alla persecuzione
puritana.

Lez.7 18/10

Anne Bradstreet era molto colto, aveva ricevuto un’istruzione esemplare, era figlia anche lei di diffidenti
religiosi. Si trasferisce in America. Qui finge un’ingenuità che non ha. Lei così è riuscita ad essere la prima
poetessa americana che svincola il discorso artistico dal discordo religioso, a differenza di Taylor e
Wigglesworth. Lei dedica poesie alla regina Elisabetta e al marito.

DISPENSA – ANNE BRADSTREET (possibile domanda dell’esonero)


Dalle poesie notiamo come lei abbia rivoluzionato il modo di concepire le donne nell’America puritana. Le
donne erano peccatrici, in virtù del peccato originale di Eva, era sottomettibili e potevano essere anche
picchiate per essere ricondotte al giusto comportamento. In tutto questo Anne Bradstreet con l’ironia e con
la capacità di prendere in giro il senso ottuso di superiorità maschile, riesce ad imporsi, scegliendo la forma
più alta di poesia, l’epica. Già dal titolo notiamo una violazione: "The tenth muse lately spring up in
America” = “La decima musa che è spuntata recentemente in America”. Per musa intente sé stessa. Come
sappiamo le muse nell’antichità erano 9 e lei si dichiara la decima. Quindi non solo non si considera
un’ingenua, ma addirittura si paragona ad una divinità della poesia. Sin dall’inizio da un punto di vista
stilistico si nota una rima alternata nei primi quattro versi e poi una rima baciata negli ultimi due.
Nella prima strofa Anne Bradstreet riprende l’Orlando Furioso (“le donne, i cavalieri, le armi, gli amori, le
cortesie e le imprese, io canto”) affermando di non essere in grado di trattare questi argomenti. Costruisce
dei segnali per veicolare un messaggio che è esattamente l’opposto di quello che a primo impatto di evince.
Lei costruisce una storia nella storia basandosi sulla poesia. “Mean pen” è un esempio del gioco polisemico
che fa per tutto il poema. Pen significa penna, che deriva da penna, piuma. Tutto il testo gioca sulla
polisemia di Pen, intesa come penna per scrivere, ma anche come piuma per volare. Lo stesso lo vediamo in
“Obscure lines”, obscure significa oscuro, ma anche l’idea di ciò che è nascosto nell’oscurità. Usa obscure
per far capire al lettore che c’è qualcosa che va al di là della superficie.
Nella seconda strofa troviamo la figura retorica dell’enjambement (Fool I), secondo cui il significato del
verso precedente continua nel verso successivo, dando sfoggio di consapevolezza degli artifici retorici.
Nella seconda stanza sembra chiedersi perché i poeti sono così affascinanti e lei così stupida, in realtà cita
Guillaume Du Bartas, il più grande poeta ugonotto-francese, era un poeta vissuto tra il 1544 – 1590. Il
termine fool all'inizio del verso è grammaticalmente errato, non si può iniziare con un aggettivo ma vuole
metterlo in evidenza per dar importanza alla figura del fool di Shakespeare, sarebbe colui che viene
considerato pazzo e finge di esserlo e proprio per questo, in realtà è l’unico che può dire la verità, proprio
perché tutti lo reputano pazzo, nessuno si oserebbe condannarlo a morte perché ritenuto pazzo. Lei si
considera come un fool, sembra dirti di essere stupida perché donna ma in realtà dimostra che lei è saggia,
colta e intelligente quanto un uomo, o forse di più.
Nella terza strofa è la più importante, anche in questa strofa dice di essere menomata, ripeti fool e muse,
sapendo quindi che cosa sono, la parola “able” non fa rima con “irreparable”, la rima è forzata, tutte le
volte che un autore forza una rima vuole sottolineare la parola forzata, in un primo momento sembra dire
non sono capace, ma facendo quella rima forzata dimostra quanto in realtà lo fosse. Quindi lei d aun lato fa
finta di non essere in grado di comporre una rima, ma in realtà questa rima forzata obbliga il lettore a
leggere due volte “able” che significa capace. È un gioco che lei fa con i versi per sottolineare che dietro
l’apparente incapacità lei in realtà è “able”, capace. La stessa parola “art” non solo significa arte, ma anche
artificio. E con questa parola lei vuole dirci che tutto quello che è stato scritto è stato studiato ed elaborato
con artificiosità a tavolino.
Nella quarta stanza cita Demostene, che all’inizio balbettava ma grazie a dei sassolini che tiene in bocca è
riuscito a parlare bene perché se avesse balbettato li avrebbe ingoiati e si sarebbe strozzato, dimostra
quindi di conoscere anche la filosofia greca. Nell’ultimo verso parla del cervello femminile, debole, più
piccolo rispetto a quello degli uomini, ma ancora una volta citando Demostene in realtà ci fa capire quanto
fosse colta conoscendo la storia greca antica.
Nella quinta strofa dice di essere criticata da ogni mala lingua che dice che alla mia penna in mano si adatta
meglio l’ago. Afferma che se scriverà anche solo un verso giusto, gli uomini diranno che o è stato un caso o
che lo ho rubato. Lei usa l’espressione “carping tongue”, che ritroviamo solo in Shakespeare nell’Enrico IV,
dimostrando ancora una volta di essere molto colta. La metafora dell’ago viene utilizzata in tutta la
letteratura americana. Il quadro delle donne che cuciono la bandiera americana simboleggia tutto ciò che le
donne hanno fatto per costruire la storia dell’America. La metafora dell’ago inizia con Anne Bradstreet e
continua nella Lettera Scarlatta, utilizzato in modo provocatorio per farlo diventare una nuova penna, con la
quale scrivere la storia d’America. Anne Bradstreet scrive con l’ago, non lo usa solo per cucire. In modo
provocatorio, la protagonista della lettera scarlatta, ma anche Anne Bradstreet nelle sue poesie, vogliono
dare un significato diverso a quello stigma che i puritani le hanno cucito addosso. Tutte le volte che
vediamo un’intellettuale che cuce è perché in modo provocatorio sta riscrivendo la storia, cercando di
cambiare quel vestito di inferiorità che gli uomini le hanno cucito addosso.
Nella strofa successiva lei afferma che quando i puritani noteranno che i greci hanno elevato le donne
definendole muse, essi diranno che i greci stavano scherzando. Ma per dire “scherzare” utilizza il termine
“fool”, e sappiamo che fool è chi mente dicendo la verità.
Nell’ultima strofa utilizza “quill” che oltre a piuma significa anche penna utilizzata perla scrittura. Dice: voi
penne che solcate in alto i cieli e sempre prendete l’elogio con la vostra preda (gli uomini vengono
paragonati ad uccelli da preda), se mai vedrete questi versi che volano basso dal vostro sguardo, datemi
una ghirlanda di timo e prezzemolo, non vi chiedo alloro. Questo metallo basso e non raffinato renderà
ancora più luminoso il vostro oro. Quindi lei sta dicendo che i versi prodotti dagli uomini sono di alto livello,
mentre quelli prodotti da lei che è una donna sono di basso livello. Chiede una ghirlanda di timo e
prezzemolo e non di alloro, dichiarando apparentemente la sua inferiorità. In realtà, sempre grazie ad un
artificio, vuole intendere l’opposto: il timo e il prezzemolo sono due spezie usate in cucina, come il bays che
è l’alloro inteso come pianta, usato anche questo in cucina. Mentre l’alloro poetico si dice Laurel. Quindi lei
in realtà sta mettendo uomini e donne sullo stesso piano, perché uno ha prezzemolo e timo, l’altro ha
l’alloro, ma entrambe intese come spezie da cucina.

CONCETTO DI FAMIGLIA
L’idea della famiglia in America è presente sin dalla fondazione e vede la famiglia come un nucleo portante
dell’America. Vediamo gli stessi presidenti circondati sempre dalla loro famiglia perfetta. Quest’idea
affonda le sue radici nella famiglia Mather che dominano l’America per 150 anni (fine 500, inizio 700).
Il progenitore Richard è colui che si trasferisce in America, suo figlio Increase, suo nipote Cotton e il figlio di
quest’ultimo Samuel. Ognuno scrive la biografia del padre, e Increase e Cotton scrivono anche
l’autobiografia. Ricordiamo che il genere biografico e autobiografico serviva per proporre un modello
comportamentale da seguire.
Richard è il più grande fautore del congregazionalismo (struttura costituita da tante congregazioni che non
sono in un rapporto gerarchico, ma tutte sullo stesso piano). Per di più sembra che Richard sia uno dei più
importanti traduttori de “Il libro dei Salmi” stampato nel 1640 in America.
Increase è intrigante perché lui si distingue come scrittore di Ghosts Stories, contraddicendosi, la fonte del
terrore nei racconti sono i puritani, questi racconti sono privati, segreti. Egli era un fautore
dell’irrigidimento del comportamento degli studenti di Harward. Increase è uno dei giudici ai processi alle
streghe di Salem, se ne pente perché si rende conto che vigeva l’ingiustizia, fu rettore di Harvard, anche lui
cade in contraddizione. Quando gli studenti volevano divertirsi leggevano e traducevano i classici permessi,
questo però distoglieva dalla fede, così Increase inasprisce le regole, ne vieta la lettura, inoltre nessuno
studente poteva uscire da Harvard quando invece lui stesso esce da Harvard ogni giorno per tornare a casa.
Increase ha fatto parte della giuria dei processi alle streghe di Salem. Pronuncerà una frase simbolica:
“sarebbe meglio lasciare libere centinaia di streghe piuttosto che condannare un innocente”.

Lez.8 19/10

Cotton Mather, chiamato così perché il nonno materno era John Cotton, autore di Manoductio ad
Ministerium, gli era stato dato questo nome per celebrare John. Dopo l’indipendenza vi è l’abitudine di dare
ai figli il cognome di persone importanti al posto del nome. Cotton era un ragazzino tormentato, con manie
persecutorie. Trattava malissimo gli animali era rancoroso e inoltre balbettava e questo disagio lo
incattivisce sin da bambino, si sposa tre volte, le prime due mogli sembrano essere morte di suicidio,
l’ultima invece muore pazza, questo perché Cotton era convinto che le donne andassero picchiate,
sosteneva l’inferiorità femminile, era sempre solo, però era un genio. Faceva esperimenti medici sui figli, fu
il primo a sperimentare l’inoculazione del vaiolo, inoculava il batterio vivo, infatti dei suoi quindici figli,
tredici sono morti per questi esperimenti. Si laurea a quindici anni e voleva diventare l’erede del padre,
rettore di Harvard, gli viene negato perché balbettava e perché era pericoloso, aveva deliri di onnipotenza.
Proprio a causa della sua balbuzie, aveva un senso di rivalsa nei confronti della vita. Tuttavia, l’essere
balbuziente non gli impediva di fare dei grandi sermoni.
Scrive più di quattrocento opere, alcune delle quali riguardanti la storia dell’America che coincide con la
storia dei puritani.
Lui fonda un’altra università antagonista, Yale, nel 1701 e ne diventa rettore a testimonianza del fatto che
non si arrende mai. Cotton promuove l’apertura delle scuole per i figli di afroamericani, sembrerebbe una
cosa buona ma in questa scuola si insegnava a leggere ma non a scrivere, così che non potevano esprimere
la loro opinione, era solo uno strumento per indottrinarli alla superiorità del bianco e all’ideale puritano,
era un modo per evitare le ribellioni. Tra le sue opere più importanti ricordiamo “Magnalia christi
americana”, 1702, divisa in 7 libri, vuol dire “le grandi azioni americane di Cristo”. Si parlava della
fondazione da parte dei padri pellegrini, dei vari governatori che si sono susseguiti ecc. Riprende la retorica
dei puritani, la terra promessa voluta da Cristo, divide l’opera in sette parti come i sette giorni della
creazione, si parla della storia dei puritani, di Harvard, di Winthrop, visto come campione della fede.
Adotta uno stile simile alle Vite Parallele di Plutarco, mettendo a confronto greci, latini e puritani.
Scrive “Wonders of the invisible world”, pubblicata nello stesso periodo degli accadimenti di Salem e delle
sue streghe. Egli ha raccolto tutti gli atti dei processi delle streghe di Salem, processi ai quali Cotton non
partecipa. Ancora oggi la comunità di Salem tiene vivo il ricordo. Quelli di Salem sono tra i fatti più crudeli.
Salem si trova in Massachusetts, a 17 km da Boston, vicino alla costa, il nome viene da (Jeru)salem cioè
Gerusalemme, o meglio la nuova Gerusalemme. La storia di Salem ha degli aspetti economici, fisici e
psicologici, c'è stata una grandissima autosuggestione. Prima dell’inizio degli eventi di Salem accaduti nel
1692 avviene un antefatto. L’antefatto avviene a Boston prima degli eventi di Salem, nel 1691, quando
Cotton va a Boston e assiste ad un fenomeno strano: vede quattro fratellini che passano dal giocare
allegramente al contorcersi, al dire parolacce e bestemmie. Cotton pensò che i bambini fossero posseduti,
che il diavolo stava riconquistando i territori che faticosamente i puritani avevano ripulito. La prima
persona accusata di aver fatto da tramite per il demonio era una lavandaia cioè Mary Glover, di origini
irlandesi, accusata perché era cattolica. Notiamo come il diverso veniva sempre demonizzato, la lavandaia
venne incarcerata e impiccata. Questo episodio precede di pochi mesi gli episodi di Salem che raggiungono
il loro culmine dal maggio al settembre del 1692. Sono episodi che hanno una durata limitata.
Ci sono cause psicologiche, materiale ed economiche.
A Salem stavano cambiando le cose, troviamo da una parte Salem Village e dall’altra Salem Town, la prima
voleva rimanere più attaccata alle tradizioni mentre la seconda voleva una trasformazione in città
commerciale, una secolarizzazione, cioè sviare il discorso politico da quello religioso. A Salem viene
chiamato un nuovo predicatore che però non si era formato all'università e che in passato faceva il
droghiere alle Barbados, che si trasferì in America con la figlia e la nipote. Viene assunto a Salem e veniva
pagato dalla comunità per le prediche, il suo nome era Samuel Parris. Non era colto e per questo la gente si
allontana dalla chiesa, gli venne fatto un ultimatum, per questo inventa che il demonio stava tornando.
Parris era arrivato a Salem con sua figlia Betty, con sua nipote Abigail e con una serva creola, cioè un misto
etnico, Tituba. I puritani erano terrorizzati dalla commistione del sangue, per di più quando le due
ragazzine, che erano piccole, per gioco si divertivano ad accusare le persone di stregoneria, questa storia gli
sfuggì di mano. Questo è l’aspetto psicologico dell’isteria collettiva. L’aspetto fisico e materiale riguarda il
fatto che tali episodi si sono verificati solo in un determinato periodo di tempo, stesso periodo in cui il pane
era contaminato da un fungo.
All’epoca, il pane era fatto con la segale, quella primavera aveva piovuto tanto e sopra la segale essiccata si
era formato un fungo che l’ha contaminata. La segale avariata viene definita cornuta, il fungo è l’ergot, dal
quale ad oggi si ricava l’LSD. Quindi da maggio a settembre 1692 le persone avevano ingerito allucinogeni
dal pane, il fungo infatti resisteva alla cottura quindi probabilmente le persone vedevano realmente il
demonio attraverso queste allucinazioni.
La causa più importante non coinvolge solo Salem, ma anche tutto il New England, uno stato che si è
sempre basato sulla forza, sulla persecuzione, sul terrore e sulla paura. È uno stato che ha subito delle
crepe interne, tuttavia vi era l’idea che questo potere forte non potesse mutare. Il processo che si verifica
alla fine del 1600 prende il nome di processo di secolarizzazione. Significa che se prima tutto era legato alla
religione, come le cariche politiche, l’appartenenza, la grazia, l’economia, ora già alla fine del 1600 la gente
comincia a vedere le cose distaccate dalla religione. Abbiamo un ammonimento delle regole: per esempio
alcuni predicatori davano l’eucarestia a tutti. C’è la volontà di liberarsi dalla religione. Ed è quello che
succede a Salm. Salem Village era agricola, legata al passato, fatta da tutti coloro che osservavano le
tradizioni ed erano resistenti al cambiamento. Salem Town, invece, era fatta da tutti coloro che volevano
che Salem diventasse una città commerciale, quindi fatta di tolleranza, distaccandosi dalla religione. Salem
Town sfrutta la situazione attuale a suo favore: per eliminare Salem Village che impedisce il cambiamento,
l’ha accuso di stregoneria. Come capro espiatorio viene utilizzata la serva, ma la manovra economica
prevede l’eliminazione progressiva di tutti coloro che si opponevano al cambiamento. E questo riuscivano a
farlo attraverso la lotta al demonio. Una persona era una strega se parlava francese, se aveva biancheria di
pizzo, se aveva nei o voglie sul viso, tutto ciò che ti rendeva facilmente riconoscibile rispetto agli altri. A
questo punto vengono istituiti dei veri e propri processi alle streghe di Salme, con una giuria nominata ad
oc che doveva riconoscere se una persona era una strega o meno. Accanto alle persone di Salem Village
venivano accusate anche le donne single e attempate. Innanzitutto, perché non potevano procreare, ma
soprattutto perché avevano una casa e accusandola di essere una strega, la casa finiva nelle mani dello
Stato. Era quindi anche un modo per riavere in possesso dei territori.
Nel momento dell’accusa se ti fossi professato colpevole saresti stato lasciato libero, allontanato dalla
comunità ed il tuo destino era nelle mani di Dio, se invece ti fossi dichiarato innocente saresti stato
perseguitato finché non parlavi.
Tituba, da furba, quando venne accusata poiché creola, si dichiara colpevole inventandosi storie sul
demonio, a quel punto viene liberata. In tutto questo i cani neri vennero impiccati poiché il cane nero è
simbolo del demonio. Vengono impiccati tra donne e uomini diciotto persone. Tra questi, un uomo
accusato, decise di non rispondere poiché innocente, lo torturarono facendolo sdraiare su un letto di pietra
e più non ammetteva di essere uno stregone più gli mettevano dei massi sopra il corpo per farlo parlare, ma
morì. Gli abitanti di Salem Town hanno approfittato del fatto accusando di stregoneria chi si opponeva al
cambiamento, dopo questo infatti Salem divenne la città più progressista, per migliorare l’economia hanno
approfittato dell’ignoranza delle persone. I fatti si concludono sia perché erano finiti gli oppositori da
accusare sia perché era finita la segale. Le streghe venivano individuate da un segno di riconoscimento sul
viso come una voglia o un neo molto pronunciato. La lingua del diavolo era il francese, i puritani spiavano la
biancheria femminile, se le donne avessero avuto la biancheria con il pizzo sarebbero state considerate
streghe perché il pizzo era segno di frivolezza e promiscuità sessuale. Si credeva che le streghe pregassero
al contrario. Gli episodi di Salem segnano un po' la fine del periodo puritano.
Uno degli incubi dell’America anche contemporanea è la paura della miscegenation, la mescolanza etnica.
O meglio la paura che la propria purezza etnica venga compromessa dalla mescolanza etnica.

Lez.9 20/10

Gli episodi delle streghe di Salem sono un momento di sparti acque nella storia. Vediamo che l’America
comincia a cambiare anche nella scrittura autobiografica, che era la scrittura americana per eccellenza.
Dopo Salem abbiamo scritture nuove che promuovono un senso differente di americanità. Non più
l’autobiografia come modo per proporre una via da seguire, ma autobiografia come apertura ad identità
altre. A questo proposito ci sono tre autori che promuovono questo ideale di ampiamento e cambiamento.
1. Samuel Sewall, che nel 1700 pubblica un’opera intitolata “The selling of Joseph”. In quest’opera, Sewall
che era stato parte della giuria nei processi, auspica un senso di fratellanza al di là delle barriere etniche.
Questo è un concetto che possiamo riconoscere in un quacchero e non in un puritano. Qui lui promuove la
fratellanza tra le razze. Nel racconto, Joseph rappresenta il prototipo dell’afroamericano, è uno schiavo
tramite il quale viene veicolato un messaggio di uguaglianza. Sewall afferma che infondo tutti noi
discendiamo da Adamo ed Eva e quindi siamo tutti fratelli e per questo non si può giustificare la vendita di
un essere umano. L’America ha una storia che va anche veloce, il puritanesimo rappresenta la radice
imprescindibile dell’America che però cambia velocemente. Sewall scrive la biografia di un afroamericano
per eccellenza.
2. William Penn, il fondatore nel 1681 della Pennsylvania. Scrive un testo diaristico intitolato “Some Fruit
of Solitude”. Qui lui auspica una fratellanza non sono con gli afroamericani ma con tutte le etnie in America,
quindi anche con i nativi. Lui era quacchero.
3. William Byrd, anglicano il quale scrive un testo diaristico nel quale propone in modo diverso l’ideale di
uguaglianza e fratellanza. Lui promuove i così detti matrimoni caritatevoli. Secondo lui il matrimonio
caritatevole, tra un uomo bianco e una nativa è un gesto di carità. Questo per evitare di escluderli a priori e
per cercare di consolidarli come veri americani.
Vediamo il tentativo di raggiungere un’America più compatta. All’inizio l’altro era visto come qualcosa da
abbattere, piano piano invece, stiamo arrivando ad un’America apparentemente più inclusiva. Questo
perché si preparavano per la Rivoluzione Americana. Ci si sta preparando all’indipendenza dell’America, che
porta con sé ad una guerra con gli inglesi e per questo c’è bisogno di tutti. Ecco perché nasce la volontà di
raggiungere una pace interna, per poi raggiungere l’indipendenza dagli inglesi. In questo periodo iniziano a
diffondersi due generi letterari all’inizio del 700: i convertion tale, i racconti di conversione, i captivity tale,
i racconti di prigionia. entrambi i testi erano finti, fittizi, scritti con uno scopo di propaganda.
1. I convertion tale, i racconti di conversione, riguardano la conversione degli afroamericani al
puritanesimo. Sono testi scritti dai bianchi facendo finta che sono stati scritti dai neri, resosi conto della
bellezza del puritanesimo. È un modo per promuovere il puritanesimo e per sottolineare quanto ancora il
puritanesimo sia importante in un’America che sta andando verso la laicità.
2. I captivity tale sono scritti dai bianchi che vengono fatti prigionieri dai nativi. Il presupposto è che il nativo
che rende prigioniero il bianco, si rende conto della sua superiorità e gli cede carta e penna per poter
scrivere.
L’ultimo grande puritano è Jonathan Edwards (1703-1758), uno scrittore che cerca disperatamente un po'
con le sue opere e un po' con le sue azioni, di frenare il cambiamento e la tendenza alla laicità. È figlio di
una famiglia che stava promuovendo il cambiamento, suo nonno era Solomon Stoddard, il fautore
dell’arminianesimo, secondo il quale la grazia non è innata, ma va guadagnata oppure si può perdere. Per i
puritani questa concezione comporta la perdita di valore del predicatore, ma di tutta l’impalcatura
puritana. Jonathan Edwards cerca di fermare il nonno, schierandosi contro di lui. Era convinto che l’America
stesse andando a rotoli e quindi dà vita ad un movimento chiamato “The great awakening”: il grande
risveglio religioso. Questo è un movimento che ha molti seguaci. Ha due ondate: 1734/1735 e poi
1739/1740. Per comprendere questo movimento bisogna far riferimento al sermone del 1741 chiamato
“Sinners in the hand of angrygod” (domanda esonero). Peccatori nelle mani di un Dio arrabbiato.
Sinners: parte dal presupposto che tutti noi siamo peccatori e tali rimaniamo.
in the hands: significa che noi dipendiamo completamente da Dio. Pensiero totalmente opposto dal nonno,
che invece riteneva che la grazia potesse essere guadagnata
angry: questo Dio è arrabbiato perché avendo creato gli uomini a immagine e somiglianza sua compiono
dei peccati. Il dio al quale fa riferimento è un po' il dio giudice del vecchio testamento e non al dio che parla
d’Amore, ma al Dio che si scaglia sull’uomo perché peccatore.
Nell’opera lui ci descrive Dio rappresentato come una grande mano che tiene l’uomo paragonato ad un
insetto o a un ragno. La mano di dio è sospesa su un fuoco. Il fuoco rappresenta il peccato, la dannazione.
Ciò significa che se Dio fosse infuriato la fine dell’uomo sarebbe la dannazione eterna. La concezione
divulgata da Edward nei suoi sermoni provocò tanti suicidi. E per lui i vari suicidi erano la prova del
demonio che tentava le persone. Il movimento di Edward non durò molto proprio per la sua durezza,
termina con la sua morte. E con lui finisce sulla carta l’epoca puritana.
Edward contribuisce a fondare l’università di Princeton nel 1757.
Per Edwards la figura di Cristo è l’emanazione più perfetta di Dio, che è protesa verso l’uomo. Cristo è come
se Dio si protendesse verso l’uomo. Cristo è divino, è Dio, si umanizza per essere più comprensibile per
l’uomo. L’emanazione di Dio, che funge da modello per gli uomini è Cristo.
Tappe Puritanesimo: puritani in America, creazione delle congregazioni con a capo governatore e
predicatore, Salem, Edwards.

DISPENSA: COTTON MATHER

“A people of God” sono definiti così gli abitanti del New England, contrapposti a “the devil’s territories”
riferitosi all’America vista come luogo del demonio. L’episodio delle streghe di Salem viene visto come
ultimo attacco sferrato dalle regioni demoniache. Cotton in questo testo sta stabilendo un parallelo tra le
persecuzioni puritane in Inghilterra e le persecuzioni avvenute in America dovute al demonio. Dopo averci
detto che i puritani hanno subito l’attacco del demonio, afferma che lui non visse direttamente questi
episodi. “You are to take the truth, just as it was; and the truth will hurt no good man”. In questa frase che
lui afferma, notiamo che sottolinea la veridicità delle sue parole, cosa che non è necessaria e proprio per
questo capiamo che quella che lui racconta non è la verità, per di più perché lui non visse direttamente
l’esperienza delle persecuzioni di Salem.
Nel secondo testo lui comincia a parlare di Winthrop come se stesse scrivendo una aggiunta alle vite
parallele di Plutarco. Quest’ultime sono biografie parallele di un greco e di un latino. Cotton aggiunge
questa figura puritana, che ovviamente è moralmente migliore delle altre. Della vita di un antico greco,
Cotton condanna alcuni eccessi, come la pari educazione tra uomini e donne e la pari educazione fisica tra
uomo e donna. Perché in antica Grecia anche le donne coltivavano il proprio corpo, cosa che per i puritani
era inammissibile. L’attività fisica, per di più, in Grecia si faceva nudi. Parla poi della figura di Numa
Pompilio, re di Roma. A lui rimprovera il suo essere pagano. Ci dice che le caratteristiche di Winthrop sono
la pazienza e la prudenza. Winthrop non viene descritto per quello che effettivamente era ma viene
descritto in modo totalmente ideale e idealizzato.

Libertà diventa la key words del periodo che va dalla metà del 700 fino all’Indipendenza Americana. Non c’è
più la religione al centro di tutti.
Il fautore del cambiamento e della libertà è Benjamin Franklin (1706/1790).
È stato un grandissimo inventore. Pur avendo ricevuto un’istruzione fortemente religiosa, non fa della
religione il centro della sua esistenza. Si rende conto che fino a quel momento la religione era stata usata
per dividere e non per unire. Viene da una famiglia numerosissima, nativo di Boston ma passa la maggior
parte della sua vita a Philadelphia perché li trova il posto più adatto per promuovere le sue idee
rivoluzionarie. il padre voleva che intraprendesse una vita ecclesiastica, questo però non era il suo volere e
arriva a minacciare il padre di andarsene di casa e allora il padre lo fa lavorare nella sua stamperia insieme
al fratello. Lavorando nella stamperia del fratello prova a scrivere e a pubblicare qualcosa ma il fratello non
glielo ha mai permesso. A questo punto, Benjamin Franklin pubblica sotto falso nome, utilizzando uno
pseudonimo e comincia a scrivere al giornale delle lettere firmandosi misses silence dogood: il silenzio va
bene, è d’oro. Nel 1722, dopo la morte del fratello, prende le redini della stamperia del fratello. A quel
punto si rende conto che i metodi per stampare erano un po' antiquati. Pensa che un viaggio in Inghilterra
possa aiutarlo ad imparare nuove tecniche. Cerca di ottenere un finanziamento e lo ottiene dal governatore
Keith. Egli però gli finanzia solo il viaggio di andata, il viaggio di ritorno se lo sarebbe dovuto pagare da solo.
Lavorando riesce a tornare e una volta tornato apre il suo giornale: Philadelphia Gazzet. Si rende conto che
l’America ha ancora tanto da imparare. Ciò che rende Benjamin Franklin ancora più rivoluzionario è come
lui interpreta il rapporto uomo-donno. Prima di partire si innamora di una ragazza, Deborah Road. La
famiglia di lei però non vuole il matrimonio perché lui non aveva una stabilità economica. Al suo ritorno lei
si era sposata, ma poi fu abbandonata dal marito. Siamo abituati a considerare il rapporto uomo donna
come un rapporto gerarchico. Ma quando B.F. torna in America fa una cosa molto rivoluzionaria, va a
convivere con lei.

Lez.10 25/10

Benjamin Franklin rivoluziona completamente il modo di vedere la realtà. Per lui un qualsiasi fenomeno
umano e naturale può essere spiegato razionalmente. Tutto ciò che noi non sappiamo è perché ancora non
abbiamo trovato una spiegazione, ma tale spiegazione esiste e ci sarà data. Fu un grande inventore, fece
numerosi studi. Egli modifica anche i costumi morali, perché in un mondo in cui fino a quel momento aveva
giudicato il matrimonio come l’unico passo obbligato che avrebbe reso una donna rispettabile, lui di questo
matrimonio ne cambia il valore perché va a convivere con la donna che amava che era sposata con un altro,
ma poi abbandonata. I due avranno anche un figlio. Benjamin Franklin ha scritto vari pezzi per l’uscita di.
Viene utilizzato uno strumento musicale nuovo, la pannonica a bicchieri.
Benjamin Franklin è l’inventore dello spirito americano per eccellenza del self made man. E così è stato lui,
senza raccomandazioni, senza grazia, ma ha fatto tutto da solo. Lo spirito del self made man nasce proprio
in questo periodo perché c’è l’esigenza di promuovere un nuovo spirito americano che non ha più la
religione al centro, ma l’ottimismo. Se puoi fare tutto da solo allora significa che tutto dipende da te.
Questo nuovo spirito, questo ottimismo è necessario per ottenere l’Indipendenza. Far credere alle persone
che ce la possono fare è importantissimo per ottenere quello che si vuole, in questo caso l’indipendenza.
Benjamin Franklin ci insegna che qualsiasi cosa vogliamo riusciremo ad ottenerla, basta non demordere. Lui
inventa una nuova America che invece di riporre tutta la fiducia in Dio e quindi invece di
deresponsabilizzarsi della propria vita, punta tutto sulla volontà dell’individuo. Questo pone le basi per il
raggiungimento dell’Indipendenza, creando una società molto più dinamica. Benjamin Franklin ci insegna
ad avere una direzione nella vita, ogni volta che ci sentiamo persi e ogni volta che il futuro ci spaventa.
Secondo lui tutto dipende da noi e non da Dio. L’importanza di Benjamin Franklin è tale tanto che al suo
funerale c’erano 20 mila persone che hanno riconosciuto in lui un nuovo leader. Egli ha contribuito alla
fondazione dell’università della Pennsylvania, ottenendo delle lauree honoris causa da Yale e Harward,
perché egli non studiò poiché doveva, ma perché voleva. Ha studiato sul campo.
“Poor Richard’s almanack”, 1733. È una raccolta di tutti i termini popolari e di tutti i piccoli accorgimenti,
consacrati dalla tradizione, che ci indicano un modello di comportamento che può essere adottato dalla
popolazione. La saggezza dentro questo poema è che non dobbiamo sperperare i soldi.
Si riesce ad insegnare veramente qualcosa a qualcuno quando tu coinvolgi la persona, quando quello che si
studia cessa di essere una pagina scritta e diventa parte integrante della propria vita. Quando studiamo
autori del passato dobbiamo prenderli e farli propri per costruire al meglio la nostra vita. Ci insegna a non
sperperare il denaro mediante un detto popolare: un penny risparmiato è un penny guadagnato. Il grande
docente è quello che riesce a farsi capire da tutti.
La sua autobiografia viene scritta per tutta la vita. Viene pubblicata dopo la sua morte prima tradotta in
francese e poi nella versione inglese e completa solo nel 1868. Egli era incerto se chiamarla
“autobiography” oppure no, perché se così l’ha avesse chiamata la prima cosa con i quali si sarebbe
collegato sarebbero stato i puritani e lui se ne voleva distaccare totalmente. Pertanto, pensa di chiamarla
Memoir, in quanto riporta solo alcuni episodi di vita e non l’itera vita. Tuttavia, alla fine, decide di intitolarla
comunque Autobiography per provocazione, dimostrando che se i puritani volevano indicare un’unica via,
lui, sempre utilizzando gli stessi mezzi e strumenti, indica una delle possibili vie che ciascuno di noi può
percorrere, non l’unica e sola. La sua scelta del nome è una scelta provocatoria.

DISPENSA: BENJAMIN FRANKILN


Nel primo: “Information to Those Who Would Remove to America” (1782 anno prima della conclusione
dell’Indipendenza). Lui rovescia completamente e totalmente il diario di Colombo. Benjamin Franklin scrive
che ormai sono americani ormai da 4 generazioni e che ormai hanno una cultura, una storia, usi e costumi,
università propri. Con questo testo ci dice e ci sottolinea che l’America ormai ha una sua identità e che
ormai gli inglesi non c’entrano più niente.
Nel secondo: "Remarks Concerning the Savages of North America" (1784). Qui lui cerca di consolidare
l’identità americana, incorporando come americani anche i nativi. La società dei nativi è perfetta e va
imitata perché ognuno ha un suo ruolo. Anziani, donne, giovani hanno ognun o un ruolo. Non esiste più
l’America in cui i nativi erano i selvaggi, i demoni, ora i nativi sono un modello perché tutte le fasce sociali e
di genere hanno un ruolo e un compito.
((PERCEZIONE DEI NATIVI (domanda esonero): Colombo – puritani – Benjamin Franklin))
Nel terzo: “The Autobiography”. Qui vediamo un Benjamin Franklin che viene da una famiglia anglicana,
che nasce a Boston, la roccaforte del puritanesimo e passa tutta la sua vita nella Pennsylvania quacchera,
unendo le tre religioni.
“Io ho avuto un’istruzione religiosa e anche se alcuni dogmi della fede come la grazia e la dannazione mi
sembravano non comprensibili e anche se me ne sono andato presto dalle assemblee perché la domenica
era il mio giorno di studio, io non sono stato mai privo di principi religiosi”. Tra andare a messa e studiare
lui preferiva lo studio perché se andavi a messa ricevevi una forma di indottrinamento, studiando invece
siamo liberi di avvicinarci alle religioni e di cogliere da esse i più importanti principi. Qui lui ci consiglia di
andare al di là dei particolarismi delle singole confessioni. Invece di andare a messa lui studia la domenica,
studia anche i testi sacri, tutti i testi, per capire un principio fondamentale: al di là delle manifestazioni
esteriori, i principi su cui si fondano tutte le religioni sono gli stessi e questo promuove un ideale di pace. Ci
dice che le sue letture lo hanno portato a capire che ci sono degli elementi essenziali in tutte le religioni:
unione, fratellanza e pace. La religione strumentalizzata dall’uomo ha avuto come conseguenza le guerre e
le divisioni. Benjamin franklin ci incoraggia ad aprirci a quello che ci sembra diverso, perché forse non lo è.
(Bibbia e Corano dicono le stesse cose). Ciò che scrive mira a creare il senso di identità americana, che si
può generare solo andando al di là del particolarismo religioso.

Lez.11 26/10

Tutte le religioni per Benjamin Franklin necessitano di rispetto perché l’altro va rispettato, così da imparare
da lui, ma poi anche perché le basi di tutte le religioni sono le stesse. Fino adesso la religione è stato motivo
di divisione e non di unione.

DISPENSA: BENJAMIN FRANKLIN


1. TEMPERANCE. Eat not to dullness; drink not to elevation.
Temperanza: non mangiare fino a sentirti male e non bere fino a non vederci più. Perché perderesti il
controllo e non saresti più produttivo.
2. SILENCE. Speak not but what may benefit others or yourself; avoid trifling conversation.
Silenzio: non parlare se non per dire cose che possono recare beneficio agli altri o a te stesso.
3. ORDER. Let all your things have their places; let each part of your business have its time.
Ordine: fai sì che ogni cosa abbia il suo posto, fai sì che ogni parte della tua attività abbia il suo tempo.
Questo è il concetto del misurare la propria vita. Invita ad una vita equilibrata.
4. RESOLUTION. Resolve to perform what you ought; perform without fail what you resolve.
Risolutezza: avere un senso della direzione, sapere dove la tua vita va. I sogni non sono fatti per stare nel
cassetto, sii risoluto nel fare quello che devi e fai senza tentennamenti quello che hai scelto di fare
5. FRUGALITY. Make no expense but to do good to others or yourself; i.e., waste nothing.
Frugalità, non fare spese che non facciano bene agli altri od a te stesso
6. INDUSTRY. Lose no time; be always employ'd in something useful; cut off all unnecessary actions.
Industria, non perdere tempo, sii sempre impegnato in qualcosa di utile, taglia tutto ciò che non è
necessario.
7. SINCERITY. Use no hurtful deceit; think innocently and justly, and, if you speak, speak accordingly.
Sincerità, non dire bugie che fanno male, pensa innocentemente e giustamente se parli, parla con cura
8. JUSTICE. Wrong none by doing injuries, or omitting the benefits that are your duty.
Giustizia, non ingiuriare nessuno né omettere di fare del bene se è il tuo dovere. Qui precede Martin Luter
King, secondo il quale non è solo il fatto di fare il male, ma anche il non fare il bene quando si potrebbe
fare, il problema.
9. MODERATION. Avoid extreams; forbear resenting injuries so much as you think they deserve.
Moderazione, evita gli estremi, astieniti dal risentirti per qualcosa che è giusto, non pensare sempre di
avere subito ragione ma mettiti in discussione
10. CLEANLINESS. Tolerate no uncleanliness in body, cloaths, or habitation.
Pulizia, non tollerare sporcizia nel corpo, nel vestiario e nell’abitazione, il corpo veniva mortificato in
passato. Se non riesci a tenere una pulizia interiore, per lo meno raggiungila nell’esterno.
11. TRANQUILLITY. Be not disturbed at trifles, or at accidents common or unavoidable.
Tranquillità, non farti disturbare dalle sciocchezze, dalle cose comuni o inevitabili
12. CHASTITY. Rarely use venery but for health or offspring, never to dullness, weakness, or the injury of
your own or another's peace or reputation.
Castità, raramente fai sesso per il bene della tua salute, non intontirti di sesso, si rifà a Seneca e Marco
Aurelio, allo stoicismo e all’epicureismo.
13. HUMILITY. Imitate Jesus and Socrates.
Umiltà, imita Gesù e Socrate, unisce cristianesimo e paganesimo, assurdo per un puritano. Se non si è umili
e si pensa di sapere già tutto, non si impara mai dall’altro. Invece, noi possiamo imparare dal primo fino
all’ultimo giorno della nostra vita.

Le 13 virtù di Benjamin Franklin possono essere considerate il segreto per vivere bene.
Con Benjamin Franklin abbiamo introdotto una nuova America che ha il suo completamento
nell’Indipendenza, che è il culmine di questo rinnovamento e la creazione di un nuovo senso di identità.
Perché l’America sceglie di diventare indipendente? Il grande problema dell’America è che era sottoposta
ad una tassazione da parte degli inglesi, senza una forma di rappresentazione in Parlamento: “No taxation
without rappresentation” era lo slogan dell’Indipendenza.
La guerra in America viene anticipata da una seria di leggi che tendono ad indebolire il mondo americano.
• 1764 lo “Sugar Act” e il “Currency Act”: tassa volta a colpire tutti i beni di lusso, quindi veniva tassato il
consumo dello zucchero, del caffè e del tabacco. Currency invece è la valuta, quindi c’era una tassa sulla
valuta, doveva circolare la sola valuta americana, il pound.
• 1765 lo “Stamp Act” e il “Quartering Act”: tassazione su ciò che veniva stampato, così da limitare la
diffusione di idee. La seconda vede invece il fatto che un inglese in America aveva diritto al vitto e
all’alloggio presso la casa di qualsiasi americano.
• 1765 nascita del movimento dei “Sons of Liberty” e, nell’ottobre, “Stamp Act Congress”. I figli della libertà
era un movimento che porta alla nascita di misure contro la tassazione della madre patria, era una prima
ribellione. Il secondo vede lo stilare una petizione da mandare al re Giorgio III in cui chiedere la revoca di
tutte queste tasse.
• 1766 revoca dello “Stamp Act” ma, nello stesso giorno in cui è revocato, viene emanato il “Declaratory
Act”. Grazie all’intervento di Frankiln che era uno stampatore viene revocato lo stamp act, ma nello stesso
giorno viene emanato il declaratory act, secondo cui il re poteva emanare qualsiasi legge.
• 1767 “Townshend Act”: tassava i beni di lusso come le vernici e il vetro, importanti per rendere
l’abitazione degna di viverci.
• 1770 Boston Massacre. Revoca di quasi tutti i dazi (eccetto “Tea Act”). Accadde che alcune famiglie di
contadini si ribellarono e vennero uccisi dai soldati. Di conseguenza vennero revocati tutti i dazi, tutte le
tassazioni, tranne quello sul thè.
• 1773 Boston tea Party e misure coercitive che ne conseguono. Il thè veniva dall’India. La tassa sul thè
imponeva agli americani di comprare il thè dagli inglesi, che lo mettevano ad un prezzo molto alto. Alcuni
americani travestiti da nativi buttano carichi e carichi di tè in mare, il termine party è usato in modo ironico,
poiché il mare era diventato una grande teiera. Per riuscire a rientrare nelle spese gli inglesi pescano il
pesce in America e impedivano agli americani di pescare nel loro mare. Impediscono di pescare e di
commerciare, bloccando l’economia americana.
• 1774 First Continental Congress a Philadelphia: 12 su 13 colonie si riuniscono (alla Georgia non arriva la
comunicazione in tempo) e dichiarano guerra alla madrepatria, dove George Washinton viene nominato
capo delle truppe. Consideriamo che gli americani rispetto agli inglesi non avevano un vero e proprio
esercito.
• 1775 primi scontri armati a Lexington e Concord. Inizio della Guerra d’Indipendenza.
• 1775 Second Continental Congress a Philadelphia. George Washington comandante delle truppe.
• 4 luglio 1776 Dichiarazione di indipendenza.
• 14 giugno 1777 creazione da parte del Congresso della bandiera degli Stati Uniti.
• 17 ottobre 1777 battaglia di Saratoga, la prima grande vittoria americana.
• 1781 battaglia di Yorktown.
• 1783 trattato di Parigi.
• 1789 George Washington eletto presidente della confederazione.

Lez.12 27/10

Solo dopo l’indipendenza nasce un esercito americano, perché prima non era un vero e proprio esercito,
combattevano donne e uomini con tutto quello che potevano. Gli inglesi per di più non tenevano più di
tanto alle colonie in America, perché non fruttavano più di tanto e preferirono impegnare le loro forze in
India.
DISPENSA: Dichiarazione d’Indipendenza: DECLARATION OF INDEPENDENCE
Tutti gli uomini sono creati allo stesso modo, siamo tutti uguali (ciò nonostante in America ci sarà la
schiavitù ancora per molto tempo). Ogni uomo al diritto alla vita, alla libertà e alla felicità. L’idea che si
possa aspirare alla felicità, o meglio che si debba, è un diritto e un dovere. Questa cosa ci colpisce perché in
realtà nel contesto americano non si badava alla felicità, pensiamo alla paura che suscitavano i puritani
degli uomini. È un diritto e un dovere, ogni volta che il governo va contro i diritti inalienabili della vita, della
libertà e della felicità, ribellarsi.
In questo momento gli americani si sentono un po' spaesati, hanno finalmente la libertà, ma non avendola
mai avuta non sanno come comportarsi, una delle loro preoccupazioni era la gestione e l’organizzazione. La
loro grande paura era, però, l’imbarbarimento. C’era la paura che si sarebbe tornati indietro. All’epoca non
esistevano, ad esempio, le leggi sul copyright (le prime verranno introdotte nella seconda metà dell’800 in
Inghilterra). La maggior parte dei testi letterari che circolavano e la maggior parte della cultura dei coloni si
basava su testi inglesi, perché molti andavano in Inghilterra, prendevano vari romanzi, e li ripubblicavano in
America. Automaticamente, chiudendo i rapporti con la madrepatria non si poteva più andare in
Inghilterra. La paura era quindi quella di tornare indietro e di creare una nazione barbara. La primissima
letteratura che viene prodotta dopo l’indipendenza è una letteratura un po' posticcia, riciclata. Si riciclano
forme antiche e si infondono dei contenuti nuovi.
Esempio, i captivity tales vengono riscritti, dopo l’indipendenza, e un po' cambiati per riadattarli ai
contenuti contemporanei. Questa volta si era prigionieri degli inglesi, durante la guerra d’indipendenza.
Come con i nativi, anche gli inglesi si rendono conto della loro superiorità e gli danno carta e penna per
scrivere.
Vengono poi prodotti dei testi di basso livello. Tra gli autori troviamo Timothy Dwight che scrive “The
conquest of Comoan”: La conquista di Comoan, del 1785. Il tema che ricorre è quello biblico della conquista
della terra promessa. Ora la terra promessa è sempre l’America, che è indipendente, al posto di Mosè c’è
però George Washington. Joel Barlow nel 1807 scrive “The Columbiad” e fa risalire la scoperta dell’America
a Washington, piuttosto che a Colombo. Viene riciclata anche la poesia cimiteriale inglese, i cui esponenti
sono Thomas Gray e Edward Young. La poesia cimiteriale è ambientata nei cimiteri, visto come il punto in
cui si può comunicare con i morti. (“I Sepolcri” di Foscolo si rifanno proprio alla poesia cimiteriale, in cui il
sepolcro è il luogo in cui riesce a mantenere vivo il ricordo del fratello morto). La poesia cimiteriale viene
riciclata e riadattata dal francese Philip Freneau, la sua poesia viene riadattata e si parla del cimitero
indiano, con lo scopo anche di avvicinarsi alla diversità e di inclusione della diversità.

Il primo a fare della scrittura la sua professione in America, e quindi in un certo senso il primo scrittore
americano, è Charles Brockden Brown. È vissuto pochissimo perché nasce nel 1771 e muore nel 1810.
Veniva da una famiglia quacchera antichissima che era arrivata in America insieme a William Penn.
Purtroppo, era malato di tubercolosi, per questo ebbe un’infanzia solitaria, ma non triste. Lui aveva molti
amici immaginari, che coincidevano con i personaggi dei libri che leggeva. Sapeva molto di geografia,
perché non potendo viaggiare fisicamente, lo faceva con la mente, amava la storia e i romanzi. In
particolare, aveva una certa attenzione per i romanzi della madre di Mary Shelly, Mary Walsonecraft,
grande femminista, una delle prime donne che in Inghilterra porta avanti l’emancipazione femminile e
legge anche William Godwin, che era il più grande filosofo radicale inglese, grandissimo pensatore, scrittore
di romanzi. Era quindi molto colto. Lui avrebbe voluto fare tante cose nella vita, la malattia ha generato in
lui un senso di rivalsa. Studia legge perché l’idea del diritto e l’idea della giustizia per le categorie fragili lo
appassiona, sentendo che ne faceva parte. Per gli autori americani aveva una grande passione per
Benjamin Franklin. La sua prima opera è un omaggio a Benjamin Franklin, intitolata: “Address to Benjamin
Franklin”, cioè indirizzato a Benjamin Franklin. Si tratta di un vero e proprio elogio. Per pubblicare questo
manoscritto, lo porta ad un suo amico stampatore, che leggendo il testo, lo pubblicò a suo nome,
cambiando addirittura il titolo: “Address to George Washington”. Diventa un’opera encomiastica ed
elogiativa al primo presidente degli Stati Uniti. Purtroppo, Charles non ha alcun mezzo per difendersi, anche
perché non c’erano le leggi contro il copyright. Dopo questo episodio cambia carriera, lascia la professione
di avvocato e si dedica completamente alla scrittura, diventando il primo scrittore professionista americana.
Scrive tantissime opere tra il 1798/1801-1802. La prima opera è “Dialogue of Alcuin”, 1798, Alcuino,
consigliere di Carlo Magno e pedagoga. È colui che ha riformato la scuola palatina, riformando l’istruzione.
Questo testo è sotto forma di dialogo, in modo da tirare fuori la personalità dell’interlocutore. È un testo
importante perché affronta una tematica molto moderna: il divorzio. Secondo lui il divorzio avviene quando
non c’è più sin tonia da un punto di vista spirituale, ma anche intellettuale e fisica. Il che è un qualcosa di
estremamente rivoluzionario. Questo è un testo che parla di un’America che è cambiata, molto
velocemente, perché riconosce non solo lo spirito dell’uomo, ma anche il fisico. Lui riflette su carta cose che
avrebbe magari anche voluto vivere, ma che non ha potuto. Lui per primo dice che mente, corpo e spirito
sono sullo stesso piano. La novità è l’importanza che lui attribuisce al fisico e al corpo. È il primo scrittore
che riflette sulla teoria della letteratura. Essendo scrittore professionista, riflette su quali possano essere gli
strumenti che rendono un testo più efficace e comunicativo rispetto a tanti altri. Ci dice che se un testo
parla di cose vicine al lettore, della sua quotidianità è in grado di catturare la sua attenzione e la sua
empatia, meglio di un testo che tratta cose lontane dal vissuto del lettore. Potremmo dire che è il primo che
riflette sull’importanza di un testo da un punto di vista commerciale. Lui teorizza questi concetti in due
opere: “Wall stain’s school of history”, “The difference between history and romance.” In queste due opere
spiega i principali temi che toccano tutti gli uomini: amore e morte. L’amore tocca ognuno di noi e a tutte le
età. La morte uguale. Perfeziona questi due temi: l’amore che ci tocca di più è quello adolescenziale, perché
è il primo, è folle, è passionale, è travolgente. La morte che ci colpisce di più è quella di un giovane. Tra
uomini e donne, colpisce di più, secondo la sensibilità dell’epoca, quella di una donna giovane e bella e
innamorata (pensiamo a Giulietta o a Ofelia). Il secondo principio importante per stabilire un contatto con il
lettore è lo stress storico, vivere in un momento di tensione tira fuori quello che realmente le persone
hanno dentro. Infine, l’accento posto sulla storia. Naturalmente, una vicenda che accade nel periodo in cui
vive il lettore permette a quest’ultimo di immedesimarcisi meglio. La vicinanza storica è quindi un altro
elemento fondamentale.

Lez.13 2/11

“Wieland or the transformation”, 1798. È il suo testo più importante. È un romanzo strano, folle,
incoerente perché l’America sta attraversando un periodo di smarrimento e paura di imbarbarimento post
indipendenza. Wieland è un termine che fa riferimento al diavolo. Il sottotitolo è “An American tale”, per
sottolineare l’esemplarità dell’America contemporanea. Il protagonista è sposato e ha due figli, Clara e
Theodor, lui è tedesco e decide di andare in America perché ha fondato una nuova religione e vuole
convertire gli americani. La prima cosa che fa in America è costruire un tempio, prova a convertire i nativi
ma senza successo. Tutti i giorni va al tempio e prega, trascura la famiglia, è ambientato prima
dell’indipendenza, nel 1750 – 1760. Ad un certo punto mentre lui sta pregando nel tempio, va in
autocombustione, cosa che non può accadere realmente e dopo la sua morte tutta l’attenzione del testo si
concentra sui figli, Theodor si sposa e in cinque anni fa quattro figli, Clara si innamora del fratello della
moglie di Theodor, Henry. Clara e Henry sono innamorati l’una dell’altro ma nessuno si dichiara, entra in
scena un personaggio, Carwin, non si sa da dove venga, è brutto e basso, quando c’è lui si sentono delle
voci. Theodor inizia a sentire le voci anche quando lui non c’è. Carwin ha una passione feroce, puramente
sessuale, per Clara, di punto in bianco entra di soppiatto in casa di Clara e si nasconde nell’armadio nella
sua stanza, perché vorrebbe possederla mentre lei è a letto ma non succede nulla perché a Carwin viene un
rimorso di coscienza, quindi esce dall’armadio e chiede scusa a Clara, la quale rimane basita e non capisce il
motivo per cui lui era lì, a questo punto Henry è convinto che tra Clara e Carwin ci sia una tresca, per questo
se la prende e va in Inghilterra. Clara va a trovare Theodor, c’è sempre rumore in casa sua avendo quattro
figli, ma in quel caso c’è uno strano silenzio, trova la moglie di Theodore morta nel letto, cerca i bambini ma
sono morti anche loro, si intuisce che ad ucciderli sia stato Theodore, gliel'avevano detto le voci, Theodor
continua a sentire la voce e vorrebbe uccidere la sorella ma arrivano i poliziotti, che non si capisce chi li
abbia chiamati e, portano Theodor in prigione, tutti pensano che sia colpa di Carwin ma lui nega, ammette
solo che a volte si era divertito a fare le voci perché lui era ventriloquo, però non gli ha mai detto di
uccidere nessuno. Theodor scappa di prigione, va a casa di Clara per ucciderla, si trova con il coltello in
mano pronto per affondarlo tra le scapole di lei, ma entra Carwin di soppiatto e attraverso la ventriloquia gli
dice di non farlo, Theodor si pente e si suicida, la storia continua normalmente finché la casa di Clara non va
fuoco e lei torna in Inghilterra dove incontra magicamente Henry, si chiariscono e finalmente si sposano,
Carwin finisce a fare l’agricoltore. Charles prende in giro il fervore religioso attraverso Wieland, fa
riferimento a “Sinners in the hand of angrygod.” Si diceva inoltre che Anne Hutchinson sentisse le voci e
questo concetto viene ripreso da Charles in Carwin. L’opera prende in giro l’America, il discorso religioso ed
esprime quel senso di desolazione che provano gli americani dopo l'indipendenza. La pazzia di Theodor
invece fa riferimento a “The day of doom”. Theodor che uccide la famiglia perché sente le voci è una presa
in giro verso i coloni che uccidono i nativi per volere di Dio. Carwin rappresenta come i puritani guardano
Mary Mount. Le voci rappresentano cose non chiare come a Salem che accadevano cose inspiegabili. In
quest’opera si ripercorre quindi la storia americana. La storia è narrata da Clara sotto forma di lettera. Il
rapporto tra Clara ed Henry che non parlano, rappresenta l’assurdità del rapporto uomo – donna, Clara è
una vittima inerme, sembra che la coronazione di una donna sia solo sposarsi. Sembra un autore minore ma
il suo romanzo è molto importante. Carwin potrebbe essere il prototipo della creatura di Frankenstein,
poiché entrambi vengono giudicati solo dall’esterno. Tutte queste difficoltà e incoerenze ci fanno capire che
l'America ha perso il senso della realtà e della direzione, e in preda all'esagerazione del discorso religioso;
perciò, Brown offre al lettore un modo per riflettere su se stesso e sulla piega che la sua vita vuole che
prenda. Dopo la fine della religione della libertà, da fine 700 a metà 800 la parola chiave è espansione sotto
tutti i punti di vista: per la frontiera, le università (nasce il primo college femminile, dove in Inghilterra
ancora non c'era), la navigazione transcontinentale che comporta una crescita demografica, nascono gli
ascensori otis, il telegrafo. Cresce sempre di più la consapevolezza sulla propria lingua e sulla propria storia:
nel 1829 nasce il Webster, il primo vocabolario dell'inglese-americano. Nascono le prime storie americane.
È la stagione dei più grandi scrittori, tra cui Mathiessen, che parla di Rinascimento americano per indicare
gli anni dal 1850 al 1355 in cui tutti i piu importanti scrittori dell'Ottocento americano pubblicano le loro
opere. Prima di questo momento ci sono due scrittori che si collocano in una fase di transizione, tesi tra
l'una e l'altra sponda dell'oceano. Il primo è James Fenimore Cooper, Autore di “the last of the mohicans”
Nasce nel 1789 e muore nel 1851, è uno scrittore noto anche in Europa, amico di Mary Shelley. Proviene da
una famiglia leale alla corona britannica, era filomonarchico, anacronistico e conservatore. La sua famiglia
fonda Cooper town. La sua infanzia fu quindi molto agiata, studio a Yale, ma fu un pessimo studente e con
un pessimo comportamento: organizza una rivolta sul cibo della mensa perché si mangiava poco e male, la
rivolta del burro, perché secondo lui era rancido. Rubava dalle dispense. La cosa peggiore che fa la fa ad un
professore: decide insieme ai suoi compagni di portare un asino in classe e lo fa sedere dietro la cattedra,
quando il prof entra era come se la classe fosse intenta a prendere appunti da quello che diceva l'asino. A
quel punto fu cacciato da Yale. Si imbarca come marinaio, ma dopo due mesi lascia perdere.
Successivamente sulla vicina di carica, Susan Augusta. Diventa scrittore per caso: la moglie stava leggendo
un romanzo di Jane Austen e lui convinto di essere più bravo di lei scrive un suo libro intitolato
“Precaution”, in cui descrive i soliti dilemmi incentrati su un amore conteso rifacendosi Jane Austen. Dato
che la moglie lo trovò molto bello decise di pubblicarlo, tant'è che ebbe un discreto successo. Inizia così a
comporre altrettante opere: la prima opera che scrive ha come sfondo la rivoluzione americana, il titolo è
“The Spy”, uno opera ingarbugliata, una storia di doppi giochi. Il protagonista è un venditore ambulante che
in teoria è una spia inglese ma nella pratica è una spia americana. Un'altra opera è “Lionel Lincoln” dove si
parla di un ufficiale britannico che però ha origini americane e che si sente combattuto perché penso di
tradire le sue radici americane. Questi intrecci riflettono l'ambiguità del periodo e la difficoltà di prendere
parte ad una nazione piuttosto che all'altra. Ciò che veramente segna la sua fama è, però, un ciclo di
romanzi che prende il nome di “romanzi dalle calze di cuoio”. Le calze di cuoio erano le scarpe dei nativi. Il
protagonista è Natty cioè Nataniel Bummpo, che non era un nativo. In questo ciclo, egli cerca di
rappresentare i nativi per quello che sono con una visione meno denso di pregiudizi, ma non ci riesce
perché non trova una via di mezzo nella rappresentazione. Il nativo è o buono o cattivo, perciò ci restituisce
una visione stereotipata non autentica la cosa interessante è che inserisce delle note esplicative per
avvicinare le culture facendole conoscere, ma non riesce comunque a restituire al lettore la figura del
nativo per quello che è veramente. Questi romanzi hanno un grandissimo successo perché ruotano tutti
intorno a questo personaggio, come se Cooper offrisse sempre un sequel.
Ad un certo punto però si stufa della carriera di scrittore e si fa mandare a Lione come con sole con tutta la
famiglia girando per tanti anni in Europa. Durante questi anni viaggia molto osservando e scrivendo sul tipo
di vita che si fa in Europa vorrei conoscere agli americani. Descrive gli italiani come violenti, corrotti virgola
che vendono e comprano le persone per niente. Scrive un'opera nello stesso periodo di man zoni,
intitolandola “The Bravo”, facendo riferimento ai bravi di Manzoni. Al suo ritorno in America trova la sua
tenuta occupata, perché all'epoca non esistevano leggi sulla proprietà privata ed è costretto a pagare le
persone per mandarle via. Scrive quindi un saggio intitolato “The americans democrat”, contro gli eccessi
del democratismo americano, sostenendo che si viveva meglio con un regime puritano. L'ultima opera che
scrive è “The Cretor”, nel 1847. si tratta di un'opera distopica, simbolo della disillusione americana. Per lui
l'America nasce come utopia e così è effettivamente stata ma a poco a poco diventa distopia, descrive
l'America come un'isola bellissima al cui centro c'è un vulcano. Quest'isola viene popolata da persone
inizialmente felici poi però arrivano sull'isola i ministri del culto e della legge e tutto quanto diventa
distopico, regna la burocrazia il senso di colpa dato dal peccato. L'unico modo per sfuggire è la morte. Il
testo si conclude con il vulcano che erutta in seguito muoiono tutti. Questo finale triste è tipico di una
persona che vede i limiti dell'America. Da un certo punto di vista si mette sulla stessa sia di Charles, perché
il filone oscuro nasce dalla perdita d'identità dell'America che, proprio come Charles, Cooper, non ha mai
avuto probabilmente e che non ha ancora adesso.
Siamo in un periodo in cui l'America ha perso la sua direzione. La grande innovazione di questo periodo è
che gli scrittori agivano insieme come gruppo, come un club, nascono i gruppi letterari.

Lez.14 3/11

Nel 1800 la religione è accessoria, la parola chiave è espansione. L’America conquista tutto il nord: nascono
molti college e università, destinati anche alle donne, come Mount Holyoak, nel quale studia Emily
Dickinson, viene inventato l’ascensore da Otis, c’è la navigazione transcontinentale, l’invenzione del
telegrafo, viene pubblicato il primo dizionario inglese – americano nel 1828, Webster, che ha il nome
dell’autore, viene pubblicata anche la prima storia degli Stati Uniti di carattere celebrativo, in questo
periodo tutte le storie hanno un carattere esaltativo. È il momento delle grandi utopie: Brookfarm.
Esperimento di carattere utopistico, una serie di intellettuale, tra cui Hawthorne, investono in un progetto
comune che vede un territorio comune in cui donne e uomini coltivano, studiano e vivono tutti insieme e in
cui uomini e donne hanno lo stesso valore e la stessa dignità. Siamo nel 1841 ed è un esperimento
rivoluzionario. In più per superare il problema religioso, si studiavano tutte le religioni, leggendo tutti i testi
sacri. L’utopia sta proprio nel voler creare un mondo ideale in cui tutti sono assolutamente uguali, senza
alcuna gerarchia. L’esperimento finisce perché scoppia un incendio a Brookfarm, nel 1846.
Fruitland è un esperimento ancora più utopistico, che dura solo nove mesi. A Fruitland era fruttariani:
mangiano solo la frutta che cade spontaneamente dall’albero. Non si trattava solo di mettere sullo stesso
piano uomini e donne, ma era un esperimento indirizzato anche verso il rispetto della natura. Come
sappiamo la terra, all’epoca, si coltivava con l’aratro trainato dai buoi. Non essendo giusto sfruttare gli
animali, lo trainavano gli stessi uomini. Gli stessi vestiti, fatti di cotone (raccolto dagli afroamericani), di lana
non potevano essere indossati; pertanto, si vestivano sia d’estate che d’inverno di puro lino. Questi sono
movimenti interessanti che ci fanno capire come il discorso America sia sempre intrecciato con il discorso
utopistico.
James Fenimore Cooper è il primo tra i due autori sospesi tra l’America e l’Europa proprio perché passa
gran parte della sua vita in Europa. Un’altra sua opera molto interessante è “The Bravo”, ambientata a
Venezia, in cui emerge la figura dei bravi che ritroviamo in Manzoni. Lo spessore intellettuale e culturale dei
bravi è pari a zero, sono rozzi, brutali, animaleschi. Ci sono due tipologie di italiano secondo gli stereotipi:
quelli affini ai bravi e gli italiani effemminati. La donna, ugualmente, o era iper-sessuata oppure era una
suora. Non esistono vie di mezzo. L’opera descrive l’ambiente italiano come se fossero uomini primitivi,
uomini pronti a tirare fuori “stiletto”. “Stiletto” è la parola italiana utilizzata per indicare quando qualcuno
era pronto ad accoltellare qualcun’altro con il coltellino che le donne utilizzavano per raccogliere i capelli.

DISPENSA IV:
Quadro: Washington Irving and His Literary Friends at Sunnyside. Christian Schussele, oil on canvas, 1863.
Questo quadro testimonia la nascita di club letterari. Nel quadro compaiono, però, sia Cooper che Irving,
nonostante essi nel ’63 erano morti. Vengono comunque rappresentati per indicare l’idea che vi era un
gruppo di letterari che si muoveva e che agiva insieme.
JAMES FENIMORE COOPER: introduzione a The Last Of The Mohicans. Cooper pone subito l’attenzione sulle
note esplicative, le quali sono la sua più grande innovazione. Queste note servono a scogliere l’oscurità
intorno alle tradizioni, alle regole e ai modelli dei nativi. Le sue note sono frutto di interlocuzioni personali.
Proprio come oggi i sociologi e gli antropologi fanno esperienza sul campo, lui fece lo stesso, interagendo
con i diretti interessati. Lui parla di “antithesis of character”, questa è una semplificazione. È vero che si
avvicina più di tutto alla realtà, ma non lo fece abbastanza e in maniera approfondita, perché
generalizzando e considerando tutto o bianco o nero, svaluta l’altro. Ogni generalizzazione è sbagliata.
Cooper pur desiderando di avvicinarsi all’altro, sbaglia comunque perché generalizza. Un altro errore che fa
è quello di cercare di associare i nativi a qualcosa che lui conosce meglio. Ci dice che “non sono poi come gli
africani” e “non sono poi come i cinesi”. Questo lo fa nel tentativo di spiegare come è fatto un nativo a
qualcuno che non l’ha mai visto, lo fa cercando di prendere ad esempio qualcosa di più noto, sbagliando.
Cooper noi lo apprezziamo per lo sforzo, perché ai tempi era quasi rivoluzionario, ma con la sensibilità che
abbiamo oggi, le sue spiegazioni per noi sono inaccettabili. Gli stereotipi nascono con l’uomo, dall’esigenza
di spiegare il diverso per non esserne spaventati. Una qualsiasi diversità di genere, di etnia o di
orientamento sessuale è legata ad uno stereotipo, che sicuramente ha un’accezione negativa in quanto
generalizzare non è corretto perché si svaluta il singolo individuo, ma in realtà è nato dalla volontà di
spiegare e di descrivere l’altro per non esserne spaventato. Ed è per quest’ultimo motivo che Cooper
associa degli stereotipi ai gruppi di persone, lo fa in buona fede.

L’altro autore a cavallo tra l’America e l’Europa è Washington Irving. Ha una vita molto interessante: fa
della sua arte un ponte. Lo scopo della sua vita era quello di far conoscere l’America agli inglesi e
l’Inghilterra agli americani. Dopo l’indipendenza ristabilisce un canale di comunicazione. Nasce nel 1783
(trattato di Parigi) e muore nel 1859. Viene da una famiglia numerosa. Fu un ragazzino brillante e sveglio sin
da subito, proprio perché si è reso conto che si poteva imparare molto soprattutto da ciò che ci circonda,
non solo dai libri. Per questo frequentava poco le scuole e preferiva andava a vedere le rappresentazioni
teatrali, dalle quali secondo lui si imparava di più. Impara a leggere e a scrivere da solo. Fonda un piccolo
giornale che chiama Salma Gundy nel quale scriveva tutto ciò che accadeva nei quartieri. In tutto questo,
purtroppo si ammala di tubercolosi, anche se in forma lieve. Nel 1804 i genitori decidono di mandarlo in
Europa, in Inghilterra dove ha modo di confrontarsi con una cultura diversa dalla propria e di leggere testi
di autori inglesi così da allargare il suo orizzonte intellettuale e culturale. La cosa che lo appassiona di più
sono i testi dei periodici: “Spectator” di Addison Steel o “Tatler”. Da questi riprenderà la satira e l’ironia
sottile. Tornato in America si innamora di una ragazza che però muore. Per superare il dolore inizia a
scrivere. La scrittura come strumento di compensazione. Inizia a scrivere una storia degli Stati Uniti: “The
history of New York”, 1808 e pubblicata nel 1809. Questo è il suo esordio letterario. Per pubblicare questo
testo si inventa una trovata pubblicitaria. Comincia a pubblicare su un giornale un annuncio di un ipotetico
affittacamere che cercava un certo autore scomparso senza aver pagato l’affitto, minacciandolo di
pubblicare il suo manoscritto inedito che aveva lasciato nella camera. Tutti cominciano ad incuriosirsi e ad
alimentare la fama di questo ipotetico autore. Dopo un po' il manoscritto viene effettivamente pubblicato
con il nome dell’autore ipotetico ed ebbe un successo enorme. Successivamente Irving svela la verità e il
suo testo viene ripubblicato a suo nome. Il testo tratta di una storia non elogiativa, a differenza dei testi
sull’America visti finora, ma è una storia sarcastica, ironica, dove l’autore prende in giro l’ingenuità degli
americani. Descrive tutti i vizi e la stupidità della città e dei suoi abitanti. Definisce New York come “Goat
City” da goat che significa capra, la città dei caproni, degli ignoranti. Da Irving il nome Gotham City di
Batman. Smonta il mito di New York come città cool. Questo testo arriva nelle mani di Walter Scott in
Inghilterra che ne rimane piacevolmente colpito sperando prima o poi di conoscerlo. Durante il secondo
viaggio in Inghilterra di Irving, che dura 17 anni, i due si conoscono. I due stringono amicizia e insieme
progettano il testo più importante di Irving: “The Sketchbook” pubblicato a puntate dal 1819 sia in America
che in Inghilterra contemporaneamente per una questione di copyright. Un album di schizzi e bozze, ci sono
racconti ambientati in Inghilterra e altri in America, in questo modo l’autore fa conoscere l’Inghilterra agli
americani e l’America agli inglesi, ricrea così un collegamento tra Inghilterra e America che si era reciso con
l’indipendenza, pubblica questo libro con uno pseudonimo, Geoffrey Crayon. Crayon vuol dire matita, cioè
lui rappresenta ciò che vede in modo fedele, non in maniera filtrata, il nome Geoffrey invece viene da
Geoffrey Chooser che aveva scritto le “Conterbury tales”, così anche Irving è come se scrivesse le sue storie,
tra cui “Sleepy Holliwood”. Sull’Italia scrive “Tales of a Traveler” in cui c’è una parte ambientata in Italia.
Egli ci presenta un’Italia fatta di malfattori e di “banditti”. Le donne venivano rappresentate sempre
indifese, gli uomini effemminati. Descrive un’Italia pericolosa, fatta di malfattori che rubano, tutto questo in
modo satirico ed ironico. In Spagna, invece, scrive un’opera basata su una raccolta, “The tales of alhambra”,
1832, l’equivalente dello Sketchbook ma ambientato in Spagna. Sempre in Spagna cerca di americanizzarsi,
andando a recuperare il primo americano: Cristofolo Colombo. Riprende quindi “The life and adventures of
Critopher Columbus”. Ciò non è sufficiente e decide quindi di tornare in America. Quando torna in America
viene giudicato come uno che ha ripudiato la sua terra madre e non viene più percepito come un vero
americano; quindi, per recuperare il rapporto con i lettori americani muore scrivendo una biografia su
Washington in cinque volumi.

Lez.15 8/11

Una delle storie contenute all’interno di The Sketchbook è quella di “Rip Van Winkle”. Il protagonista è
olandese. La storia è ambientata in New Amsterdam, prima dell’Indipendenza. Il protagonista è un uomo
che litiga in continuazione con sua moglie di fronte al loro bambino. Winkle, dopo l’ennesima litigata, esce
di casa e si addentra nel bosco. Qui incontra dei globin, ma non si sorprende, anzi si siede vicino a loro
bevendo ciò che i globin gli offrono. Si addormenta e al risveglio torna a casa. A casa sua vede un uomo che
gli assomiglia. Si scopre che aveva dormito per 20 anni, e al suo risveglio l’America era diventata
Indipendente e le cose erano cambiate, tant’è che sua moglie era morta. Questa storia riflette il
cambiamento molto veloce dell’America, con una popolazione non sempre consapevole. L’autore vuole
farci capire che gli americani è come se fossero un po' addormentati, perché non si rendono effettivamente
conto di quello che succede. Una persona che non è consapevole di quello che accade intorno a sé rischia di
essere manovrata. Con questa storia si vuole condannare la mancanza di senso di responsabilità degli
americani. Quest’idea viene portata alle estreme conseguenze in altri due racconti: “Wakefield”, un
racconto di Hawthorne. In questo racconto ci sono sempre marito e moglie che litigano e viene
testimoniata la mancanza di responsabilità aggiusta alla cattiveria. Per Hawthorne la sua società
contemporanea non è solo irresponsabile ma anche malvagia. Dopo il litigio il marito esce di casa e non
torna più per 20anni per sua scelta. Questa volta c’è una scelta consapevole del protagonista che fa una
cosa ancora più cattiva: affitta la casa vicina per spiare e per godere del dolore della moglie dalla finestra. In
tutto questo non si rende conto che rinuncia a vivere. In Poe la situazione è ulteriormente complicata
perché il protagonista non ha neanche più una famiglia di riferimento. La storia “The Man of the Crowd”
vede un protagonista che ogni giorno affronta la giornata senza un vero scopo, semplicemente fissandosi su
una persona e seguendola tutto il giorno. Quindi, non c’è responsabilità, non c’è un senso della direzione,
ma c’è un senso di smarrimento totale.

DISPENSA: Washington Irving, Tales of a Traveller (1824)


Part III – The Italian Banditti. THE INN AT TERRACINA.
Il Crack iniziale fa riferimento all’ambiente italiano, simile al Far Wast. Questo Crack è lo schioccare della
frusta del postino che consegna la posta, un rumore simile al colpo di pistola. Descrive il postino vestito di
pizzo dorato, perché uno degli stereotipi degli italiani è quello di essere effeminati. Ha un cappello bordato
di pizzo, un paio di stivali e invece dei calzoni di pelle aveva dei pantaloni simili a delle mutande.
Quest’uomo è stato appena derubato dai così detti “banditti” e subito dopo chiede “a glass of rosolio”, un
bicchiere di rosolio, un liquore da donna, per sottolineare l’essere effemminato. Il proprietario della taverna
risponde: “San Genaro! Dove hai lasciato i pantaloni?” come classica espressione di sorpresa. Tutto ciò
tocca il ridicolo. Il postino risponde che lo hanno derubato perché secondo lui i banditti volevano i
pantaloni, invece volevano le lettere. Ovviamente, i banditti non volevano quei pantaloni, perché se quel
paio gli fossero piaciuti, sarebbero stati effemminati pure loro. Entra in scena la donnina veneziana (ricorda
la Locandiera di Goldoni) che secondo lo stereotipo sono iper-sessuate. Lei è appoggiata al braccio del suo
consorte di turno e dice “Corpo del Bacco” (“Perbacco”) loro “stiletto” tutti gli uomini e alle donne…”
lasciando intendere l’unica cosa che secondo lo stereotipo fanno le donne italiane (sesso). Nella parte finale
abbiamo la summa di tutti gli stereotipi italiani che il protagonista riflette. Viene utilizzato il termine
frontiera, che è un termine americano per indicare l’Italia. È come se Irving non riuscisse a separarsi
dall’America quando viaggia. Terracina viene descritta come un posto i cui abitanti sono assonnati,
effemminati e fannulloni, svogliati sono di poco migliori rispetto ai banditti che li circondano anzi in verità
molti di loro cono connessi o imparentati con loro.

TRASCENDENTALISMO
Il trascendentalismo si incarna nella figura di Ralph Waldo Emerson. È la figura alla quale tutti gli scrittori da
qui in poi hanno sempre fatto riferimento. Non esiste autore americano che non abbia preso in
considerazione Emerson. È un po' come è per noi italiani Dante o Manzoni. Emerson è un po' l’erede di
Benjamin Franklin. Da Benjamin Franklin nasce un filone ottimista che continua con Emerson. I suoi
contemporanei lo vedevano come un uomo con il quale era imprescindibile la comunicazione. Diventa noto
come il saggio di Concorde, perché visse a lungo a Concorde in Massachusetts. Nei confronti di Emerson
c’era ammirazione. Il trascendentalismo nasce dalla fondazione di un club: il trascendental club, ad opera
proprio di Emerson. Da un punto di vista religioso accadde che avvenne una rivoluzione religiosa nel XIX
secolo. La religione è sempre stata importante, all’epoca di Emerson però la religione cambia con un
passaggio sostanziale da trinitarismo (trinità: padre, figlio e spirito santo) a unitarismo, con un predicatore
chiamato William Challing. Dio si incarna per purificare con il suo sacrificio i peccati dell’uomo. Il
presupposto dell’esistenza di Cristo è quindi che l’uomo sia un peccatore. La trinità si fonda sull’idea che
l’uomo è peccatore e che quindi Dio si deve incarnare per la remissione dei peccati. Il passaggio dal
trinitarismo a unitarismo con l’unica figura sacra che è quella di Dio padre implica che l’uomo non nasce più
peccatore. Se io passo da trinità a unità vuol dire che cambia la mia considerazione dell’uomo che non è più
peccatore, ma nasce libero. Perché nell’America di questo periodo c’è questo passaggio? Il grande motore
del mondo sono i soldi. Se l’uomo nasce libero e privo del peccato si approccia in maniera diversa alla vita,
con una strada aperta davanti a sé e con la possibilità di affermarsi nella vita terrena, non nel regno dei
cieli. Questo passaggio ha un effetto fondamentale: l’uomo torna a respirare e vede infinite possibilità di
fronte a lui. Emerson interpreta questo cambiamento dei tempi e lo fa diventare lo strumento attraverso il
quale lui costruisce una società americana libera, capace di espandersi. Il trascendentalismo è una
rinnovata fiducia nell’uomo e nelle sue infinite possibilità.
Emerson ha una vita lunga: 1803-1882. Il padre muore quando lui era molto piccolo e all’epoca anche se le
donne non lavoravano, la madre di Emerson volle dare ai suoi figli la miglior istruzione possibile e quindi
inizia a lavorare andando a servizio presso altre famiglie per poter pagare l’istruzione dei suoi figli. Emerson
va a Harward e studia divinity, teologia e studia per diventare maestro. Si laurea, ma non con un voto alto e
comincia a insegnare. Anche se lui era un bravissimo oratore, non era un gran insegnante. Cambia così
carriera e diventa predicatore unitario. Interpreta la tendenza all’unitarismo tipica dell’epoca. Come
predicatore era molto affascinante però lui stesso comincia a nutrire dei dubbi sulla fede. Emerson ha forti
dubbi quando a pochi mesi dal suo matrimonio, muore la sua compagna e si arrabbia con Dio. Questi dubbi
aumentano quando deve dare ai fedeli la comunione. Questo perché la comunione è il corpo di cristo, ma
secondo l’unitarismo, Cristo non è Dio e quindi la comunione non ha di conseguenza senso. A quel punto
lascia la professione di predicatore e inizia a sentirsi smarrito. Per colmare questo senso di smarrimento
inizia a viaggiare, confrontandosi con altre culture e con altre linee di pensiero nelle quali trova le risposte
alle sue domande. Va in Europa e conosce i due più importanti poeti romantici: Wadsworth e Coleridge, i
quali trovano le risposte nella natura. Per i romantici la natura cura e tutto acquista un senso. Con loro si
immerge nella natura e conosce una pace mai provata prima. A questo proposito scrive “Nature” nel 1836.
Si accosta anche alla filosofia di Burklin il quale insegna a Emerson la centralità dell’uomo come osservatore
e ordinatore del mondo. Come io vedo una cosa è diversa da come la vede l’altro. La realtà esiste negli
occhi di chi guarda e chi guarda è al centro del suo mondo. L’uomo ordina e da un senso al suo mondo.
Emerson capisce che il mondo esiste perché è l’uomo che lo osserva, lo organizza lo interpreta e ogni uomo
lo fa in maniera diversa. Emerson prende questi tre fattori (Burklin, senso della natura per i romantici,
unitarismo) e crea il presupposto fondamentale del trascendentalismo:
 Io, in quanto uomo, dentro di me ho una scintilla divina, quindi io sono divino. Lo scopo della vita è
quello di sviluppare la scintilla divina che io ho dentro. Dio non è solo in me, ma è in tutto il creato, nella
natura quindi io, la natura, Dio e tutto il cosmo siamo la stessa cosa che si manifesta in modo diverso, siamo
tutti partecipi della stessa sostanza. A questo punto Cristo è l’uomo che più di qualsiasi altro è riuscito a
sviluppare la scintilla divina che ognuno di noi ha dentro.
Quando abbiamo parlato di Jonathan Edwards abbiamo detto che Cristo è Dio che scende e si faceva uomo,
qui invece è l’uomo che sale a diventare quasi Dio. Trascendentalismo – trascendere – salire.
Per il trascendentalismo ognuno di noi ha Dio dentro e quindi il nostro compito è quello di progredire e di
dare tutto quello che siamo agli altri, sviluppando la nostra scintilla divina. Di conseguenza nasce l’idea che
tra me e l’altro non c’è differenza perché in me, come nell’altro, c’è Dio, l’altro è me, perché in entrambi c’è
Dio. Fratellanza e solidarietà universale sono alla base.
Emerson oltre a queste fonti era un profondo conoscitore dell’Induismo e della legge della compensazione.
La sua crisi, il suo periodo buio è stato fondamentale per la creazione di un nuovo progetto intellettuale,
religioso e sociale che poi verrà etichettato con il nome di TRASCENDENTALISMO.
In “Nature” - 1836 ci dice che tutti partecipiamo della stessa sostanza.
Il rettore di Harvard lo invitò a fare il discorso di inaugurazione che si sarebbe tenuto il 15 agosto del 1838,
Emerson nel discorso dice che hanno sbagliato tutto, che non serve studiare teologia, per imparare ciò che
realmente serve basta solo guardarsi intorno, il rettore di Harvard caccia Emerson. Nel 1839 scrive il saggio
“The American scholar”, dice quali dovrebbero essere le caratteristiche di uno studioso americano, non
bisognava solo leggere, studiare, frequentare le biblioteche e approfondire le conoscenze del passato, un
vero studioso deve sapere fare tutto, dal tradurre un testo latino al coltivare, riprende quindi l’idea di
Benjamin Franklin. Il vero studioso non lascia la sua conoscenza nella carta ma la mette in pratica.
Lez.16 10/11

Processo di Transustanziazione: passaggio da una sostanza all’altra. Ostia che diventa il corpo di Cristo e il
vino che diventa il sangue di Cristo.
Il nome trascendentalismo viene da “trascendere” che significa oltrepassare, superare la realtà fenomenica.
Si trascende la materialità delle cose. Il saggio “Nature” di Emerson riscopre il collegamento tra Dio, uomo e
natura, sostenendo che la scintilla divina che ognuno di noi ha dentro, la troviamo in Dio e nella natura;
pertanto, non vi è alcuna differenza tra uomo, Dio e natura perché discendiamo tutti dalla stessa cosa. Il 15
luglio del 1838 lui pronuncia il discorso “The divinity school address” in occasione dell’inaugurazione
dell’università di Harvard. In questo discorso Emerson afferma che quello che gli studenti si impegnavano a
fare era totalmente inutile, perché tutto ciò che si doveva conoscere lo si trova guardando dentro di sé,
perché dentro di ognuno di noi c’è Dio. Così facendo lui distrugge tutta l’impalcatura gerarchica sulla quale
si era fondata il mondo puritano, riprendendo in un certo senso Anne Hutchinson.
Nel 1837 pubblica “The American Scolar”, altro saggio importante di Emerson, lo studioso americano. Lo
studioso, per Emerson, è colui che sviluppa pienamente tutte le potenzialità umane, in tutti gli ambiti
possibili ed immaginabili. Lo Scolar è tanto bravo a studiare quanto è capace di coltivare i fagioli. Per lui la
figura di studioso è il conoscitore del mondo. Lo studioso è colui che fa del sapere e della cultura uno
strumento attivo, è colui che sa usare tutto ciò che ha studiato per migliorare il reale proprio e degli altri.
Come per Franklin, che faceva del suo sapere una praticità della vita. Lo Scolar è capace di affermarsi del
mondo reale, con la praticità, è autosufficiente. Oggi diremmo una persona Smart. Per Emerson il compito
della vita è quello di lasciare un segno e migliorare la vita degli altri, lo scopo è quello di avere un’utilità nel
mondo. Lo Scolar è anche colui che sfrutta il proprio corso e la propria fisicità, è importante costruire con le
proprie mani. I puritani, al contrario, il corpo lo mortificavano. Invece, per il trascendentalismo il corpo è
sacro, è quella porzione di anima che noi riusciamo a percepire con i sensi. Non c’è differenza tra anima e
corpo. Il corpo è quello che mi consente di agire nel mondo. Sempre in “The American Scolar”, Emerson ci
dice che un uomo colto non è quello che studia solo sui libri, perché la cultura e la capacità di
apprendimento sono contenute anche nel grande libro della natura (concetto ripreso anche da Rousseau, in
relazione all’educazione del bambino). Non dobbiamo chiuderci nelle biblioteche, perché esclude una parte
importante della conoscenza, che attingiamo dalla natura. “Se Dio avesse voluto che la nostra vita si fosse
basata solo su quello che hanno scritto e detto gli altri, ci avrebbe messo gli occhi dietro la testa per
guardare solo il passato; invece, ce li ha messi davanti per guardare il presente e il futuro”.
“Compensation”, saggio del 1841, nel quale Emerson spiega la cosiddetta legge della compensazione. Lui
matura questa legge in un periodo particolarmente triste della sua vita, quando due dei suoi figli muoiono
in contemporanea con la morte del fratello. Tutti noi abbiamo passato, o stiamo passando un periodo
triste, un periodo nel quale vediamo tutto buio. In questi momenti ci capita di pensare che la vita sia
ingiusta, perché accade proprio a noi che ci siamo comportati sempre bene. Emerson ci dice che nella vita
tutto è una fonte di bellezza e di insegnamento e anche nelle occasioni più tristi, bisogna imparare la
lezione e conoscere l’elemento costruttivo che ci aiuta a superare questo stesso momento di tristezza.
Dobbiamo sempre cercare di vedere il bello, anche nelle cose più brutte. Emerson aggiunge poi che tutto
quello che mettiamo nel mondo, poi ci viene restituito, magari in forma diversa. Ovviamente, se nel mondo
non mettiamo cose buone, esse ci verranno sostituite. Questa è la legge del karma che prende dai testi
induisti e fa proprio. In tutto questo c’è un risvolto sociale: lui mira alla creazione di una società utopistica,
ideale. Emerson mira alla solidarietà e alla gratitudine. La gratitudine è fondamentale perché le persone
infelici sono quelle persone ingrate (poesia Whitman, Il miracolo). La stessa solidarietà tra gli uomini è
importante perché non ci fa sentire soli: c’è qualcuno che ha passato un brutto periodo prima di te, e può
aiutarti a superarlo, altri magari ancora non lo hanno superato, ma possono imparare da te. C’è questa idea
di inter-connection tra gli uomini. Essere generosi significa dare al mando qualcosa di buono. Il momento di
tristezza di Emerson è controbilanciato dal suo momento di massima fama letteraria. Quando l’universo
toglie, l’universo ti dà.
Emerson, è colui che introduce la scintilla divina. In questa sua idea, lo Spirito Santo è quello che fa sì che
tutti noi siamo interconnessi. È come se fosse una grande anima universale nella quale la nostra anima ne è
partecipe. Questo concetto lo riprende dall’Induismo che identifica lo Spirito Santo nel braha man athman
che significa proprio “anima dell’universo”.

DISPENSA: EMERSON
“I am divine. Through me, God acts; through me, speaks. Would you see God, see me; or, see thee, when
thou also thinkest as I now think.” = io sono divino. Attraverso di me, Dio agisce, parla. Vuoi vedere Dio?
Guarda me oppure guarda te stesso quando tu pensi come penso io.

Henry David Thoreau (1817-1862). È l’uomo che ha saputo mettere in pratica gli insegnamenti di Emerson.
Fu un suo grandissimo amico. Passa tutta la sua vita a combattere contro la tubercolosi. Era un grande
amante della solitudine, un misantropo, l’unico suo amico era Emerson, e ne diventa anche suo segretario.
Emerson lo incoraggia a scrivere e a stabilire dei ponti con le persone anche su carta. Era un uomo molto
timido, non era di bell’aspetto, era impacciato e molto timido, per questo non si sposerà mai anche perché
aveva paura dell’altro sesso. Un altro suo amico sarà Withman, con lui stringerà un’amicizia epistolare.
Quando si laurea ad Harvard avrebbe voluto insegnare ma ha dei problemi, aveva paura e lascia
l’insegnamento, uno dei motivi era ad esempio che gli insegnanti erano obbligati a picchiare gli studenti
invece lui sosteneva che era meglio il dialogo, che la violenza fisica e verbale non aiuta. Prima di lasciare
l’università vuole dimostrare l’assurdità del picchiare gli alunni, raduna tutti i suoi studenti, li riempie di
botte senza motivo e se ne va. Da quel momento ha rapporti solo con Emerson, il quale dopo aver letto il
diario di Thoreau lo spinge a scrivere. Thoreau è un uomo che abbraccia le grandi cause, seppur sia timido
non si tira mai indietro di fronte ad una causa importante, non rimane in silenzio di fronte ad un’ingiustizia,
perché significherebbe appoggiarla. È il primo che vede il colore della pelle come un fattore irrilevante.
Emerson riconosce in lui un talento per la scrittura e gli da fiducia, convinto che ce l’avrebbe potuta fare. Gli
fa scrivere 16 volumi di diari che vengono pubblicati postumi. Emerson fa collaborare Thoreau con la rivista
dei trascendentalisti: “The Dialogue”. Ad un certo punto lui riesce ad avere un contatto editoriale, grazie ad
Emerson. Al tempo gli editori compravano i manoscritti a peso. Ogni volume doveva avere un minimo di
400 pagine. Thoreau scrive il resoconto del viaggio che fece con il fratello, intitolandolo “A week on the
concord and marrymack rivers”. Dato che l’editore pretendeva 400 pagine e data la monotonia di questo
viaggio in canoa durato una settimana, Thoreau non avendo molto di cui scrivere decise di riciclare pezzi di
documentari di viaggio di scrittori tardo-antichi latini, come Erodoto. Inserisce anche leggende, miti e storie
sui nativi. Tutto ciò era completamente scollegato con il tema centrale di questo resoconto di viaggio;
infatti, non riesce a vendere nessuna copia di mille che ne aveva stampate. Emerson gli consiglia di non
scoraggiarsi, di riflettere e di prendersi tempo e di capire su cosa avrebbe voluto scrivere.
Dal 45 al 47, Thoreau decide di staccarsi dalla società, vivendo solo seguendo il ritmo naturale. Il territorio
sul quale fa questo esperimento è un territorio di proprietà di Emerson, sul lago di Walden per due anni.
Vive completamente in autosufficienza. Questo esperimento è volto a dimostrare che tante cose che
pensiamo siano necessarie e che non potremmo farne a meno, in realtà è superfluo. Scrive basandosi su
questa esperienza, intitolando il testo “Walden or life in the Woods” e pubblicandolo nel 1854. Questo
testo ebbe un successo immenso e secondo la legge della compensazione di Emerson, se non avesse fallito
la prima volta, non si sarebbe impegnato così tanto e non avrebbe ottenuto poi questo grande successo.
Questo testo viene pubblicato dopo 7 riscritture. Proprio perché lui vede e rivede questo romanzo, cambia
un po' gli accadimenti: dona una valenza simbolica al suo testo. Fa iniziare la sua esperienza il 4 luglio, non
per ricordare l’indipendenza americana, ma per sottolineare l’indipendenza personale. L’esperienza finisce
nella primavera dell’anno successiva. La primavera come simbolo di rinascita e resurrezione.

Lez.17 15/11

Nel 1848 scrive “On the duty of the civil disobedience”. Un testo che influenzerà addirittura Gandhi e
Martin Luter King. “Il dovere della disobbedienza” riprende l’indipendenza americana. Nella dichiarazione
d’indipendenza, c’è un passo che dice che quando lo stato viola i diritti dei cittadini, quest’ultimi hanno il
diritto ma soprattutto il dovere di ribellarsi. Questo testo nasce da un episodio che ha vissuto Thoreau. Nel
1847 gli Stati Uniti avevano dichiarato guerra al Messico perché volevano espandersi prendendo dei
territori nel messico. Per fare ciò avevano imposto delle tasse in più a tutta la popolazione. In questa
circostanza, però, Thoreau decise di non pagare le tasse, proprio in virtù di quello che diceva la
dichiarazione d’indipendenza. Come conseguenza finì in prigione per 24 ore, perché poi la zia pagò la
cauzione. In ogni caso decise di andare in prigione, pur di non far valere i suoi valori e principi.
UN altro testo molto importante è “A plea for capitan John Brown” del 1859. Plea significa difesa, appella,
supplica. John Brown era un abolizionista, voleva abolire la schiavitù. Era un bianco che combatteva per i
diritti dei neri. Credeva nella giusta uguaglianza tra tutti i ceti etnici. Dal momento che gli schiavi erano
passivi, perché subivano violenza qualora si fossero ribellati, John Brown assale un forte dove custodisce
delle armi, in West Virginia. John Brown dà le armi agli schiavi per andare a combattere contro i bianchi, ma
gli schiavi non seguirono John Brown perché non si fidavano. John Brown viene arrestato e poi impiccato,
colpevole di aver creato una sommossa. Thoreau scrive l’opera per evitare che John Brown venga
impiccato, senza riuscirci.

DISPENSA: H.D. Thoreau Walden, or Life in the Woods (1854)


è un testo che parla di risveglio, rigenerazione. Parla di una società libera perché ha divorziato da tutti i beni
materiali che aveva. La data d’inizio di questo suo esperimento è il 4 luglio, che non fa riferimento
all’indipendenza americana, ma alla sua individuale. La fine dell’esperimento coincide con la primavera,
come se lui avesse intrapreso un percorso di purificazione che termina con la primavera, simbolo di
rinascita. Lui descrive sé stesso come uno “chanticleer”, ovvero come un gallo che canta all’alba. Si
identifica con il gallo che ha lo scopo di svegliare le menti addormentate. Comincia tutta una serie di
riflessioni sul fatto che noi viviamo la nostra vita come degli automi. Tutto il nostro tempo è scandito
dall’esterno. La nostra vita è scandita da doveri. La nostra vita non segue dei ritmi naturali. La cosa peggiore
che noi possiamo fare a noi stessi è arrivare alla fine della nostra vita e non aver vissuto. Aver vissuto
significa che i nostri sogni, i nostri progetti, ciò che avremmo voluto fare non lo abbiamo fatto. Thoreau ci
insegna una cosa importantissima: l’unica cosa che noi veramente abbiamo, è il “Now and Here”, è il qui e
ora. Non esiste il passato, perché ormai non c’è più e non esiste il futuro perché ancora deve avvenire e dè
incerto, ma esiste il presente. La nostra unica certezza è il presente. La cosa più doverosa è pertanto vivere
il presente. Tutte le volte che ci lasciamo sfuggire un’opportunità per paura, abbiamo perso un’occasione
per vivere, ci siamo fatti sfuggire la vita. Vivere con consapevolezza e assumere tutta l’essenza della vita e
godere di ciò che essa ci offre, questo è il segreto per vivere la vita.

Wal Whitman è l’apice del trascendentalismo. È colui che porta l’ottimismo americano alle conseguenze
più estreme. Nasce nel 1819 e muore nel 1892. Viene da una famiglia povera, non intellettuale. Lo stesso
Witman fa tutti i lavori possibili per sostenere la sua famiglia economicamente, fino ad approdare alla
professione di giornalista. Scriveva per varie testate, senza farsi condizionare da niente e da nessuno,
scriveva in maniera libera, in un’America, che però, aveva molte problematiche (come quello dello
schiavismo). Quando passa la legge “Fuggitive slave act” lui decide di lasciare la professione del
giornalismo. Gli schiavi che fuggivano andavano in Canada, terra promessa per i dissidenti, per arrivarci gli
abolizionisti li proteggevano e li aiutavano, questo percorso dagli Stati Uniti dal Sud al Canada veniva
chiamato “underground railroad”, era un percorso segreto, fatto di passaparola di luoghi in cui si poteva
andare, fatto di case e di famiglie dove lo schiavo poteva trovare rifugio. L’atto diceva che se avessi dato
riparo ad uno schiavo saresti stato sanzionato con una multa o andavi in galera, se avessi trovato uno
schiavo avresti dovuto restituirlo alla polizia o al padrone. Whitman era a favore dell’abolizione della
schiavitù e non riesce ad accettare questa legge. Dal momento che per lui la cosa più importante era la
coerenza e la lealtà ai propri principi, decide di lasciare la sua professione. Quella che potrebbe essere
interpretata come una sconfitta, un fallimento, in realtà, proprio per la legge della compensazione di
Emerson, si rivela essere la cosa più positiva per Whitman. Gli capita di leggere un saggio del 1845 di
Emerson intitolato “The poet”. In questo saggio Emerson riconosce all’America la mancanza di un poeta
nazionale americano. Quando Whitman legge questo saggio, ebbe un’illuminazione. In una lettera che
manda proprio a Emerson, egli scrive “I was simmering simmering simmering, Emerson brought me to a
boil” = Emerson mi ha portato all’ebollizione, mi ha fatto maturare come poeta. Ispirato dai principi del
trascendentalismo inizia a scrivere poesie. Queste poesie vengono raggruppate in una raccolta intitolata
“Leaves of grass” (Fili d’erba), del 1855. Durante tutta la sua vita incrementa l’opera via via con poesie,
perché la poesia come l’uomo vive e cresce. L’opera cresce fino all’edizione ultima prima di morire, “Death
– bed edition”, esistono circa otto versioni. I fili d’erba sono tutti uguali, indipendentemente da dove
cresce. Lui supera la dimensione di poeta americano e raggiunge una dimensione di poeta globale. Si
rivolge all’uomo e alla donna senza differenza di genere, senza differenza di razza e di colore della pelle. Il
ritratto di Whitman è diverso da qualsiasi altro ritratto di un’intellettuale. Ha un vestiario poco curato.
Questo perché, volendo cantare di uomo e donna senza alcuna differenza, voleva farsi rappresentare come
uno del popolo, vicino al popolo. lui aveva un culto del proprio corpo e della propria fisicità, laddove i
puritani la fisicità l’avevano sempre condannata. Nella prima edizione di “foglie d’erba” con la copertina
verde, lui non firma la raccolta, ma decide di metterci la sua foto, mettendoci la faccia, mettendo tutto sé
stesso all’interno di questa raccolta. Whitman era convinto che le opere d’arte non sono mai complete. La
sua raccolta riflette anche gli accadimenti che avvengono nella storia, infatti, la copertina è quasi sempre
verde ma durante la guerra civile, 1861 – ’65, la copertina era rossa per ricordare la terra macchiata di
sangue. Whitman aggiunge la sezione “calamus” e parla dell’amore omosessuale senza remore,
rivoluzionario, Emerson rimane inorridito e interrompe il rapporto epistolare con Whitman, nonostante lo
avesse molto stimato e avesse previsto la sua fama, a Whitman non importa e pubblica lo stesso.

DISPENSE: WALT WHITMAN, Song of Myself


Lui intitola questa poesia “canto di me stesso” è centrato su sé stesso, non prega Dio, non si affida o si
raccomanda ad una qualche entità superiore, ma si prende le responsabilità della sua vita. Lui con le sue
mani si crea il suo destino. Quello in cui crede lui coincide con quello in cui crede l'altro. Questo perché ogni
atomo che appartiene a me appartiene allo stesso modo all'altro e questa è l'idea di Emerson del fatto che
siamo tutti interconnessi quindi quello che noi diciamo e quello che noi facciamo ha un peso non soltanto
sulla nostra vita ma su tutto l'universo. Vi è la celebrazione della propria americanità, celebra il qui e ora.
Per Whitman è come se tutti noi fossimo radicati in questa terra, con delle radici che non servono a tenerci
ancorati, ma servono a darci il giusto sostegno per spiccare il volo. “Io ora a 37 anni, in perfetta salute,
inizio, sperando di non fermarmi mai fino alla morte”. Questa frase è estremamente provocatoria perché è
come se iniziasse a vivere a 37 anni, perché prima non essendo consapevole della propria vita, non l’aveva
veramente vissuta. Ora, invece, ha preso consapevolezza della sua vita e senza paura inizia a viverla adesso
perché non è mai troppo tardi per vivere. Anche lo stesso accenno alla salute è importante perché è un
accenno alla cura del proprio corpo. C’è l’idea del mens sana in corpore sano. Bisogna prendersi cura del
corpo perché è interconnesso con la mente e con lo spirito. Secondo Whitman lo studio accademico non è
essenziale, perché è più funzionale apprendere da tutto ciò che ci circonda.
Song of the Open Road
La strada aperta è la possibilità di fare quello che vogliamo nella nostra vita. Dobbiamo vivere a cuor
leggero, facendoci scivolare addosso la pesantezza delle difficoltà della vita. Dobbiamo vivere leggeri, liberi
e dobbiamo intraprendere la strada che va dove voglio andare io. Io sono la mia fortuna, il mio destino me
lo creo io. Non sono più spaventato, da questo momento credo in me e nella mia vita. Basta con la cultura
statica e con le critiche lamentevoli, forte e contento io viaggio in cielo per questa strada aperta. La terra mi
basta, non voglio le costellazioni più vicine, ma devo essere felice di ciò che abbiamo. Il mio fardello antico
e prezioso che mi porto dietro è quello di tutte le persone con le quali sono interconnesso, è la
responsabilità delle vite degli altri. Quello che noi facciamo ha delle ripercussioni sulla vita degli altri e
questo per Whitman è un fardello prezioso.
Lez.18 16/11

Sulla corrente del trascendentalismo incontriamo anche una scrittrice. C’era l’ideale diffuso della True
women, ovvero la donna per essere tale doveva essere pia, casta, domestica e sottomessa, l’erede della
donna puritana. Il trascendentalismo dà l’ideale di Real woman, una donna laica, non casta, non domestica,
non sottomessa, la Real women è l’antenata delle suffragette, ai tempi degli anni ’40. C’era un dibattito
sulla figura femminile, non c’è la donna angelo. Questa scrittrice trascendentalista è Margaret Fuller. È la
prima reporter donna in America che attraversa l’oceano più di una volta proprio per documentare quello
che stava succedendo in Europa, come la lotta italiana per l’unità. Si innamora di un mazziniano, il conte
Ossoli. I due hanno un figlio fuori dal vincolo matrimoniale perché non credevano nel matrimonio. I tre
muoiono in un viaggio di ritorno in America perché la nave naufraga. Tutti i trascendentalismi erano
sensibili al fascino di Margaret Fuller. Lei è importante perché scrive il primo trattato femminista in
America, intitolato “Women in the ninteenth century”. Era dell’idea che le donne dovessero avere un ruolo
all’interno della società e non limitarsi a ricoprire il ruolo di moglie e di madre. La donna è sempre stata
associata all’idea di grazia, castità, pia e per questo vengono spesso associate ai fiori. Per questo la Fuller
scrive un trattato in cui paragona la donna a dei fiori spinosi, come i cactus, stimolando l’idea che le donne
non sono solo come fino a quel momento l’immaginario comune le aveva viste. Questa scrittrice compare
spesso nelle opere di Hawthorne.

Herman Melville. Con lui usciamo dal periodo trascendentalismo ed entriamo in un filone oscuro, che inizia
con Charles Brocked Brown, continua con Melville e termina con Hawthorne e Poe. Melville è l’autore di
Moby Dick. Nasce nel 1819 e muore nel 1891. Nasce da una famiglia americana di vecchia generazione,
originaria dell’Olanda. Era una famiglia benestante, agiata. Il padre era commerciante che collezionava cose
eccentriche e di antiquariato fino a quando la famiglia non si indebita. Il padre muore per un eccesso di
pazzia. Dato che il padre di famiglia era morto e dato che si erano indebitati, la madre di Melville inizia a
lavorare, anche per dimostrare che lei da sola ce l’avrebbe fatta. Proprio per questo aggiunge una “e” finale
al cognome, che all’origine era Melvill, soprattutto per distaccarsi dalla famiglia che non l’aveva aiutata in
un momento di difficoltà. Melville ad un certo punto riceve l’opportunità di lavorare su una nave
mercantile, che doveva attraversare l’oceano. Questa è stata un’esperienza importante perché inizia così la
sua passione per il mare. La vita su un mercantile non era però particolarmente esaltante, e lui voleva
vedere il mondo. Decide di andare su una baleniera (scriverà che le baleniere sono state la sua Yale e la sua
Harward). Le baleniere si dirigevano sia a nord ma anche al sud ed è proprio in queste baleniere che si
imbarca Melville. Sulle baleniere vigeva il nonnismo, i più anziani comandavano sulle nuove reclute. Ad un
certo punto quando la baleniera arriva presso Polinesia francese decide di rimanere lì, presso le popolazioni
indigene per un mesetto. Successivamente salirà su un’altra baleniera che però subirà un ammutinamento
che lo costringerà a sbarcare a Tahiti. Infine, raggiungerà le Hawaii. Durante queste esperienze comincia a
scrivere un diario e decide di sottoporre alcune pagine di questo diario ad un editore storico inglese: John
Murray, che ne rimane estasiato. Proprio quando lui inizia a scrivere e a pubblicare comincia la sua vera
vita. La sua prima opera importante viene pubblicata nel 1846: “Typee”. Questo nome deriva da una tribù
che lui aveva conosciuto nelle isole Marquesos. Sempre con lo stesso editore, nell’anno successivo pubblica
il seguito intitolato “Omoo”. Questi testi hanno il titolo di una tribù perché trattano di queste popolazioni
esotiche, mai trattate da nessun’altro scrittore. È un testo che piace al pubblico perché è avventuroso, gli
scenari sono esotici e poi anche per le tematiche che vengono affrontate. Le tematiche affrontate sono
interessanti perché Melville ci parla di una fuga dalla società civile, è come se l’autore proponesse
un’alternativa di vita ai lettori. In realtà questi due romanzi rappresentano una doppia fuga e testimoniano
il fatto che l’uomo non è mai contento pienamente del luogo in cui vive. Melville se ne andò perché era una
tribù cannibale, ma a prescindere da ciò, Melville ci dice che l’uomo tende a rimpiangere ciò che lascia.
Quindi descrive questa doppia fuga dalla società e dalla non società. L’edizione inglese e l’edizione
americana vengono pubblicate contemporaneamente, in parallelo. L’edizione americana è però censurata
rispetto a quella inglese, perché l’America ha ancora un retaggio puritano. Viene tagliata la critica ai
missionari che andavano a diffondere la fede. Lui considera i missionari degli ipocriti perché tante volte loro
stessi sono i primi a non rispettare i precetti della loro stessa religione. Un’altra censura riguarda
l’apprezzamento di Melville sulla libertà sessuale dei componenti della tribù, i quali non si stringevano in un
vincolo matrimoniale. Nonostante ciò, sia in America che in Inghilterra questi testi ebbero un successo
enorme e riesce a riscattarsi economicamente. Continua a scrivere con l’intento di distaccarsi dal cliché che
lo contraddistingueva. Melville voleva distaccarsi dallo stereotipo dello scrittore di viaggi. Scrive un’opera
intitolata “Marvi”, un test psicologico che ebbe un flop enorme. Lui che era ai vertici della fama va in
caduta libera. Pertanto, tutti i romanzi seguenti sono romanzi in cui vi è l’ambientazione marinesca con
degli intrecci più sofisticati. In realtà come ci ha insegnato Emerson, se non avesse avuto il flop di “Marvi”
probabilmente non avremmo mai avuto un romanzo come “Moby Dick”. Altri due testi molto interessanti
sono “Redburn” del 1849. Un testo dickensiano che ci parla dell’evoluzione del protagonista e del suo
viaggio. Il secondo si intitola “The white jacket” del 1851. Questo testo è importante perché ha una
particolare incidenza sul modo di vivere sulle navi. Dopo questo testo tutti gli episodi di nonnismo tendono
a sparire. Lui denuncia tutta una serie di ingiustizie che nessuno aveva mai avuto il coraggio di trattare. Lo
stesso titolo del testo è importante. “White” significa bianco, colore che associamo alla purezza, al bene,
alla luce, all’innocenza. Invece, il bianco per Melville è assolutamente ambiguo. Per il filone oscuro, non è
detto che il bianco sia un colore positivo. Nel romanzo la giacca bianca del protagonista è simbolo di
diversità e per questo è vittima di nonnismo. In America, il diverso è l’uomo di colore, mentre il normale e il
giusto è l’uomo bianco. In Melville è il contrario: il diverso è vestito di bianco. Melville è il primo a
decentrare il punto di vista comune.
“Moby Dick” o “The With Wale”, è forse il romanzo più famoso di Melville. Tratta la storia di un capitano
che parte alla ricerca di una balena che in una spedizione precedente le aveva mangiato una gamba. La
fissazione del capitano mette a repentaglio la vita di tutto l’equipaggio. Alla fine, il capitano riesce a
catturare la balena, ma nel tentativo di ribellarsi la balena uccide il capitano e tutto l’equipaggiamento, ad
eccezione di un marinaio che è il narratore della storia. È difficile capire chi sia il buono e chi sia il cattivo
nella storia, tra la balena e il capitano. In teoria, il cattivo della storia è la balena, per la mentalità dell’800
(oggi penseremmo diversamente). È difficile stabilire dove stia il bene e dove stia il male, ci confonde anche
il fatto che Melville definisce la balena bianca, il colore che nell’immaginario comune attribuiamo al bene.
Con questo, Melville è come se volesse un po' mischiare le carte e lasciare al lettore la possibilità di
ragionare con la sua testa. Con questa storia, Melville invita il lettore a distaccarsi dagli stereotipi e a capire
da per sé chi è il bene e chi il male, o se sia il bene che il male risiedano in entrambi i personaggi, come è
nella vita. Il realismo di Melville è proprio nel saper cogliere la complessità del reale. Nel reale non c’è mai
una cosa che è completamente bianca o completamente nera, non c’è nessuno che sia completamente
buono o completamente cattivo. Melville sta scardinando la polarità bene/male, bianco/nero sulla quale
l’America si era sempre basata e sta invitando il lettore a ragionare con la propria testa, in autonomia,
allontanandosi dagli stereotipi. Si esce con Melville dall’indottrinamento visto fino adesso.
Moby Dick ha diverse fonti: Melville attinge innanzitutto alla sua esperienza personale, ma anche dai
racconti dei marinai, da una baleniera chiamata Essex, affondata da una balena. Attinge all’avvistamento di
una balena albina vicino al Cile, vicino a Mocha e per questo era stata chiamata Mocha Dick. Melville in
questo testo ci dice che la sua opera può essere fruita con due livelli di lettura: un livello superficiale “for
the mob” (il popolo) e un livello più profondo “for the eagle eyed” (per chi ha un occhio da acquila, una
vista da falco). Il popolo ignorante si limiterà a leggere la storia interpretata come una semplice avventura.
Chi invece riesce a leggere tra le righe, riuscirà ad intraprendere una lettura più approfondita, capace di
individuare quelle impalcature raffinate che caratterizzano la scrittura di Melville.
Un’altra fonte importante è un riferimento biblico. Nella Bibbia, Jonah è un predicatore al quale Dio chiede
di andare a predicare a Ninive. Lui, però non si sentiva degno e pertanto si rifiuta. Si imbarca, ma nel viaggio
di ritorno accadono tutta una serie di disgrazie. Il capitano ritiene che sia colpa di Jonah e decide di buttarlo
in mare, dove viene inghiottito da una balena, che però non lo uccide (e da qui la storia di Pinocchio). Jonah
prega Dio, nella pancia della balena, per tre giorni e tre notti, capisce l’errore e la balena lo risputa. Alla
fine, Jonah va a predicare a Ninive. La balena è un nuovo ventre, dal quale Jonah rinasce. Mentre nella
storia di Jonah si parla di una rinascita, in Moby Dick si parla di una dannazione. Anche il narratore è
interessante: il narratore è Ishmael che pronuncia la frase “chiamatemi Ishmael”, come se questo non fosse
il suo vero nome. Anche qui troviamo un riferimento biblico: Ismaele, il figlio di Abramo e della schiava.
Ishmael è il simbolo di un’umanità rifiutata, è il figlio rinnegato dal padre. È interessante che questa figura
venga scelta come narratore del testo. Chi parla, il narratore è il simbolo di un rifiuto, di una persona che è
stata cacciata pur non avendo nessuna colpa. Un altro riferimento biblico lo ritroviamo in Achab, il
capitano. È la fotocopia di Ashab, re d’Israele. Lui si innamora della pagana Jezabel, adoratrice del Dio
dell’Acqua Baal. A quel punto Dio per punirlo manda la siccità. L’acqua che dovrebbe essere simbolo di
salvezza qui non lo è. Dio è indifferente o vendicativo, è ambiguo proprio come Melville.
Melville muore nel 1891, per un eccesso di pazzia proprio come il padre. Nell’ultima parte della sua vita
scrisse un’opera molto ambigua, con una trama complessa, caratterizzata da un doppio innamoramento e
con un finale che vede la morte di tutti i personaggi. Quest’opera, intitolata “Pierre or the ambiguities”
(1860), testimonia i suoi ultimi momenti di follia.
Lez.19 17/11

Nathaniel Hawthorne nasce a Salem il 4 Luglio del 1804 e muore nel 1864. Nascere a Salem significa essere
vittima del pregiudizio. La famiglia è stata implicata nell’episodio perché uno degli antenati, John
Hawthorne era uno dei giudici dei processi di Salem. Dato che questa era considerata una pagina un po'
infame della storia americana i parenti di Nathaniel per segnare la differenza tra loro e il loro antenato
hanno deciso di inserire nel cognome una “W”. Inizialmente ebbe un’infanzia felice, ma all’età di 4 anni gli
muore il padre e da lì in poi vivrà in un ambiente prettamente femminile. Durante il periodo in cui si ruppe
una gamba passò tantissimo tempo a leggere. Fu un adolescente cupo, triste, poco socievole proprio per il
fatto di aver passato molto tempo a casa da solo. Passa tutta la sua adolescenza a Salem, mentre per
studiare al college si trasferì al Bowdoin college. Per i suoi compagni di università c’era anche Franklin
Pierce, con il quale si trovò più di una volta in contrasto sul filo politico e culturale perché Hawthorne era
razzista, credeva nella superiorità dei bianchi e anche nella superiorità del genere maschile su quello
femminile. Era un conservatore, anche perché con il “diverso” non si era mai confrontato quindi ne aveva
timore. Dal 1825 al 1837 torna a Salem e si isola in casa. Si costruisce un personaggio. Il suo sogno era
quello di diventare un’artista famoso, sognava una fama intellettuale, credendo molto nelle sue capacità. Si
vestiva sempre tutto di nero ed indossava un mantello, uscendo solo di notte. Lui ci dice che in questi anni
non uscì mai di casa, ma non era vero, anzi, viaggiò molto e ebbe anche i suoi amori. In questa fase lui
comincia a scrivere, non solo un diario segreto che teneva nel cassetto, grazie al quale conosciamo il
personaggio che si costruì, ma scrisse anche un romanzo: Fanshome, ambientato nella sua università. Una
storia che vede amori intrecciati, corruzioni e misteri della sua università. Questo testo fu un fiasco totale,
pubblicato a sue spese. Dopo il fallimento prese tutte le copie, eccetto una e gli diede fuoco. Questo
fallimento non lo fa demordere perché la fame di fama intellettuale lo sprona a scrivere ancora. Comincia
infatti a comporre dei racconti, non più romanzi perché i racconti sono più facili da governare, l’intreccio è
meno sviluppato. Comincia a scrivere una serie di racconti, che pubblica anche. Il problema era che le
riviste li pubblicavano anonimi e non ottiene quello che lui desiderava, la fama intellettuale. Così decide di
prendere più racconti e li racchiude in una raccolta. Pubblica una raccolta di racconti intitolata Twice told
tales “racconti raccontati due volte” nel 1837. Questa in realtà è una citazione da King John di Shakespeare.
Questo titolo ha dietro un significato profondo: come ci dice Shakespeare, la vita altro non è che una noiosa
storia narrata due volte. Noi spesso facciamo più di una volta lo stesso errore. Hawthorne ci dice che nella
vita ognuno di noi non esce mai dallo schema a cui è destinato. Ognuno di noi rifarà gli stessi errori che
hanno fatto i nostri genitori, perché essendoci cresciuti, e anche se li abbiamo contestati, sono l’unico
modello che abbiamo avuto. Per Hawthorne non si esce dal passato. Dal contesto puritano dal quale lui
nasce, dal peccato non si esce. Se hai peccato, se i tuoi genitori hanno peccato, peccherai anche tu e i tuoi
figli commetteranno gli stessi errori commessi da te. Il pessimismo di Hawthorne non vede alcuna via
d’uscita. Col passare del tempo lui raffinerà questa sua posizione. Il 1837, anno di pubblicazione della
raccolta, segna un anno importante nella sua vita perché si innamora. Lui incontra un’intellettuale:
Elizabeth Timoty, era del circolo di trascendentalisti, emancipata e di bell’aspetto. Si innamora della sorella,
Sophia che soffriva di malattie psico-somatiche, di paralisi temporanee, era molto meno emancipata. Di lei
abbiamo i diari nei quali si legge che solo sacrificando completamente sé stessa, riusciva a compiacerlo.
Ebbe dovuto aspettare la morte di Hawthorne per poter pubblicare le sue note di viaggio. Hawthorne,
pronto a sposarla e a mettere su famiglia, tramite agli agganci che aveva, riesce ad ottenere un posto alla
dogana di Salem come misuratore di sale e di carbone. Fece un investimento su Brookfarm, che, come
sappiamo fu, un esperimento che fallì, come l’investimento di Hawthorne. Sophia correggeva tutte le bozze
del marito, gli dava consigli su come migliorare i suoi testi e quindi molto probabilmente se non ci fosse
stata Sophia, Hawthorne non sarebbe riuscito a pubblicare nella forma attuale il suo romanzo del 1850 “La
lettera Scarlatta”. The Scarlett Lettre nasce come racconto, ma Sophia gli consiglia di ampliarlo a romanzo.
Sembra scritto a 4 mani. La lettera scarlatta è ambientata all’epoca dei puritani, parla di Ester, appena
arrivata in America, sposata in Inghilterra con un vecchio medico, e l’ha sposata perché così poteva
succhiarle il calore e la giovinezza. Ester arriva in America da sola, in attesa che il marito la raggiunga, ma
dato che il marito non l’ha raggiunta si risposa con un predicatore, così da non esporsi. Da questa relazione
nasce una bambina, Pearl. Arriva però il marito che l’ha accusa di adulterio, va in prigione e sul petto le
viene cucita la A di Adultera. Lei con questa lettera, con ago e filo, che era l’emblema della sua vergogna,
l’ha decora e la rende bellissima. Con ago e fila riscrive la sua storia. Uscita di prigione rincontra il
predicatore, il quale morirà in seguito e la figlia Pearl erediterà tutti i soldi. Pearl, ovvero perla si chiama
così perché la perla nasce dall’ostrica. La perla è un’impurità che entra nell’ostrica e per proteggersi
l’ostrica la ricopre di strati di perla. La perla è l’emblema del peccato per Hawthorne. Essendo un’impurità è
un qualcosa di brutto, ma essendo ricoperta di strati di perla, il peccato può essere funzionale a qualcosa di
bello. Quindi, già con La Lettera Scarlatta, ci si allontana da Twice told tale perché se lì c’era l’assenza di una
via d’uscita, qui invece una cosa negativa può portare un qualcosa di bello, c’è uno spiraglio di via d’uscita.
L’idea è che se noi non sapessimo che cosa sia il male, non potremmo neanche scegliere il bene. L’uomo
non segue l’istinto come l’animale, ma ragiona per opposti, conoscendo il male sceglie il bene. Pearl ha la
funzione di ricordare il male e il peccato che è stato compiuto.
Lui scrive anche un romanzo dedicato all’esperimento fallimentare di Brookfarm, “The Blithdale romance”.
Poi scrive un ultimo romanzo che risale al suo periodo europeo. Hawthorne viene mandato in Inghilterra
come ambasciatore e lui nel 1860 va in Italia con la moglie e i tre figli. Era il periodo dell’Unità d’Italia,
eppure nel suo scritto non c’è alcun riferimento a questo straordinario evento, perché per Hawthorne
l’Italia è un paese di un passato opprimente, perché lui vede l’Italia soltanto per quello che era in passato e
cioè guerra e morte, quando visita il Colosseo vede solo la croce nera dell’impalcato e pensa alle morti
avvenute in quel luogo e alle morti in tutta Italia a causa della chiesa cattolica che lui odia, vede Roma che è
diventata grande grazie alle morti. Vede gli italiani come stereotipi, pittoreschi, quadri viventi. In Italia
scrive forse la sua opera più importante “Il fauno di marmo”. Il fauno di Hawthorne è un fauno che pensa, il
protagonista è come se attraversa un processo di crescita dall’innocenza alla maturità, compiendo
un’azione drammatica uccidendo un uomo; quindi, arriva alla maturità grazie al peccato. Il peccato è
funzionale a vivere una vita più consapevole. Qui c’è un punto di contatto tra Hawthorne e il
trascendentalismo, che diceva di vivere consapevolmente. Di Hawthorne ci sono dei racconti utili per
affrontare la lettura di “The house of the seven gables”.
1. Racconto sull’ambiguità, sull’incertezza. L’ambiguità è la caratteristica fondamentale di Hawthorne.
“Young Goodman brown”. È la storia di un uomo che si sposa con una donna di nome Faith, “fede”. Il
gentiluomo puritano, il protagonista si sposa con Faith cioè “fede”, non è soddisfatto perché si è sempre
comportato bene e vuole conoscere il male, vuole andare nella foresta per conoscere i riti di Sabat, la
moglie cerca di fargli cambiare idea ma a lui non cede, nel momento in cui si sta recando verso la foresta
vede molte persone del villaggio recarsi lì e vede anche sua moglie che però non si accorge della presenza
del marito, preso dallo sconforto sviene, si risveglia il giorno dopo e tornando a casa la moglie lo saluta
come se niente fosse, lui rimane tutta la vita nel dubbio, se realmente ha visto ciò che ha visto oppure se lo
ha solo immaginato. Con questo racconto Hawthorne vuole mettere in dubbio l'unicità del reale, tutto può
essere sia bene che male, dobbiamo stare in guardia perché noi non vediamo la realtà oggettiva ma
vediamo il mondo con i filtri del passato. In un passo di “The house of the seven gables” dice che
dovremmo distruggere la generazione passata altrimenti siamo costretti a ripetere gli stessi errori.
2. Racconto legato all’arte. Per Hawthorne l’arte è rivelatrice. L’arte non si sa se sia celestiale o demoniaca,
ma comunque anticipa la vita. Il racconto in questione si chiama “The protective Pictures”. Una coppia
appena sposata va da un artista famose per farsi ritrarre. L’artista fa una prima scelta strana, invece di
raffigurarli nella stessa tela decide di raffigurarli separatamente. Poi man mano che passa il tempo, il volto
dipinto di lei è sempre più spaventato e quello di lui è sempre più cattivo. Quando il pittore finisce il quadro
e glieli porta a casa vede il marito che stava uccidendo la moglie. L’arte esprime quello che nessuno ha il
coraggio di dire o di immaginare. L’arte è rivelatrice della vita.
3. “The devil in the manoscript”. Questo racconto ha come protagonista uno scrittore, che fallisce e brucia
la sua opera, nel mentre vede nel camino i personaggi della sua storia che si contorcono come se fossero
dannati nell’inferno. Le ceneri per di più si spargono per tutta la città e danno fuoco a tutto.
4. Ci sono anche dei racconti che parlano delle donne che ci fanno capire la considerazione di Hawthorne
della donna. “La voglia”. Parla di una coppia appena sposata, lei bellissima con una piccola voglia a forma di
manina sul viso. Per il marito la manina è l’emblema del peccato, come se qualcuno l’avesse toccata prima
di lui. Cerca di trovare un modo per togliere la voglia dal volto della moglie. Piano piano lui le inietta un
liquido che fa sbiadire la voglia, ma porta la moglie a morire. Questo significa che se non c’è peccato non
c’è l’uomo. L’uomo senza peccato non esiste.
5. Racconto ambientato in Italia nel 1600, intitolato “Rappoccini’s dougther”. Il protagonista è un giovane
che va a studiare medicina a Padova. Fuori dalla finestra della sua casa vede uno splendido giardino con dei
fiori e una bellissima ragazza, di cui si innamora. C’è però qualcosa di strano, perché ogni animale che le si
avvicina muore e cade a terra. Tutto ciò che questa ragazza toccava moriva. Quindi lui capisce che il padre
di lei per preservare la sua purezza l’aveva avvelenata, per restare sempre casta, pura e innocente. Lui non
si arrende e va da un medico che gli prepara una pozione da somministrarle. Lei però sa che se la dovesse
bere sarebbe morta, ma tanto è l’amore e la sottomissione femminile all’uomo che lei non esita a morire
per amore di lui. Questo ci fa capire il rapporto uomo-donna così come lo interpretava Hawthorne.

Lez.20 22/11

Considerazioni sulla donna: abbiamo parlato di Margaret Fuller, scrittrice trascendentalista. Lei inventa un
nuovo modo di vivere la femminilità. Lei era emancipata ed indipendente. Lei va contro la visione della
donna intesa come la “true women” la donna per eccellenza puritana che doveva essere pia, casta,
domestica e sottomessa. Margaret Fuller inventa un nuovo modello di donna, che è completamente
l’opposto. Di contro alla “true women”, con Margaret Fuller abbiamo la Real Women. Vi è una sfumatura
diversa di significato. Delle due sorelle Timothy, Elisabeth è la Real mentre Sophia è la True Women.
Hawthorne sceglie Sophia e non Elisabeth della quale era addirittura innamorato, perché è coerente con il
suo pensiero tipico del contesto storico in cui si trova.

DISPENSE HAWTHORNE
Ritratto dei figli di Hawthorne. Julian diventerà scrittore anche lui e sarà l’autore della biografia di
Hawthorne. L’altra è Una (leggi iuna). I nomi delle due figlie Rose e Una sono significativi. La rosa è simbolo
della Madonna, della femminilità tradizionale. Una è invece un personaggio di un romanzo in versi del 1600
“Faere Queen” e Una rappresenta la purezza che sottomette la forza bruta. Una è una gentile donzella che
si perde nel bosco e arriva un leone. Il leone normalmente, per la sua natura felina, l’avrebbe dovuta
sbranare. Invece, vedendo Una, la riconosce pura, sacra e innocente e quindi si sottomette. Quindi sia Rose
che Una sono dei nomi che Hawthorne sceglie per simboleggiare una femminilità tradizionale: pia, casta,
domestica e sottomessa. Tra gli affetti di Hawthorne troviamo anche Sophia Timothy e Margaret Fuller,
perché era attratto da quest’ultima.
Segue un Dagherrotipo e un ritratto di Hawthorne. Il dagherrotipo è l’antenato della fotografia. Il ritratto
non cambia, mentre il dagherrotipo si corrode con il tempo, come se seguisse il decorso che aspetta ad ogni
uomo. Il dagherrotipo si faceva con una lastra di rame che aveva un sottile strato di argento sopra con un
procedimento che implicava l’uso di ioni di iodio e la luce solare e si rifletteva l’immagine su una lastrina. Il
dagherrotipo presentava poi un positivo e un negativo. È capace di mostrare tutti gli aspetti della vita del
soggetto fotografato. Il dagherrotipo è come se fosse un qualcosa di vivo, affine alla convinzione di
Hawthorne secondo cui l’arte rivela la vita, che anticipa la vita. Ecco perché era affascinato dal
dagherrotipo.

The House of the seven gables. Questa storia ha un doppio piano temporale: inizia nel passato e continua
nel presenta, dove troviamo spesso dei rimandi al passato. Questo perché secondo Hawthorne dal passato
non si esce.
PREFAZIONE: è interessante perché racchiude tutto quello che Hawthorne pensava fosse la scrittura di un
romanzo.
- Egli ci dice che il suo è un romance non un novel. Inserisce il concetto della latitude (distanza) perché vuole
una partecipazione più attiva del lettore. Nel novel l’autore dice tutto. Nel romance è come se tu guardassi
da lontano, pertanto quello che non riesci a capire lo devi immaginare sulla base delle tue conoscenze.
Rispetto al novel, il romance, implica una partecipazione attiva del lettore. È importante che il lettore
partecipi attivamente perché tutti i romanzi di Hawthorne sono da interpretare come se fossero dei testi
teatrali, ai quali il lettore partecipa con un senso catartico. Tutto quello che succede nel romanzo, il lettore
ci si proietta dentro, contribuendo a creare quello che nel romanzo è solo accennato. Ogni romance di
Hawthorne è carico di ambiguità che solo il lettore può sciogliere con la sua immaginazione.
- Hawthorne è ossessionato dal discorso giuridico, dal concetto del possesso perché l’America stessa nasce
su un discorso giuridico di possesso. Molti dei problemi in America, infatti, sono stati generati
dall’espropriazione delle terre dei nativi. L’idea del possesso territoriale è l’idea sulla quale l’America si è
fondata. Il discorso economico è alla base della storia americana.
- Il dagherrotipo è ciò che permette all’arte di rivelare la verità e la realtà. Il testo è pieno di riferimenti alle
nuove scienze e alle pseudo scienze in un periodo in cui queste si stavano sviluppando. C’è una pseudo
scienza che è molto citata nell’opera: il mesmerismo, l’antenato dell’ipnosi. Si pensava che alcune persone
fossero capaci di emanare dei fluidi magnetici attraverso i quali riuscivano ad entrare in possesso dell’anima
di una persona, riuscendo addirittura a manipolarla. Un’altra scienza che è citata è il galvanismo. Galvani
era convinto che nel corpo c’è una forma di elettricità. Quindi nel momento in cui si muore, con una scarica
elettrica si può tornare in vita.
- L’idea del peccato è tipica di Hawthorne. L’idea che le colpe dei padri ricadono sui figli. Noi continuiamo a
pagare per i nostri padri e antenati.
- Il discorso sulla classe sociale è legato ad un discorso economico. C’è sempre la consapevolezza che anche
se l’America si professa la terra dell’uguaglianza, l’uguaglianza non c’è. Il colonnello riesce ad accusare di
stregoneria perché era più ricco e più potente. C’è tutto un sottotesto dove Hawthorne fa notare che
l’America è contraddizione e bugia.
Hawthorne alla fine della prefazione si appella direttamente al lettore. I trascendentalisti scrivevano per
cambiare la situazione in America, secondo Hawthorne e Poe non può esserci un didatticismo in letteratura.
Secondo loro la letteratura non può insegnare perché altrimenti il lettore non sarebbe più libero. Secondo
Hawthorne l’arte serve per farti tirar fuori quello che tu sei. L’arte rivela quello che la persona ancora non
sa. Un romanzo può portare fuori quelle tendenze ancora ignote a te stesso che però si ha dentro. Se lo
scopo è didascalico automaticamente il lettore non può più interpretare e quindi non si concentra su
quell’indole che ha dentro perché segue quello che l’autore gli vuole insegnare. Per questo, secondo
Hawthorne, la letteratura non dovrebbe avere uno scopo didascalico perché altrimenti il lettore non cresce
e non si rivela per quello che è.

Parametri interpretativi del testo.


1. L’architettura del romanzo:
Hawthorne crea il romanzo come se costruisse una casa. Studia a tavolino il suo testo per poi crearlo. Si
chiama “The house of the seven gables” perché il romanzo parte dalle fondamenta (la storia del 1600, lui
non parte dalla contemporaneità, ma dal passato, dalle fondamenta). I personaggi principali sono 7, 7
abbaini. Gli abbaini sono quelle finestrelle che si vedono in alto nelle case coloniali. Lui ci tiene a specificare
che ci sono 7 abbaini come 7 personaggi. Gli abbaini servono a guardare fuori, da ogni finestra si vede
qualcosa di diverso. Quindi è come se ogni finestra e ogni personaggio vedesse una cosa diversa rispetto a
quell’oggetto. Ognuno di noi ha una percezione diversa, come un passato diverso e un’esperienza diversa. Il
vissuto della persona che osserva e il punto di osservazione diversa fanno si che ognuno ha una propria
visione di un qualcosa.
All’interno dell’opera noi abbiamo quelli che potrebbero essere paragonati a dei passaggi segreti. Sono
storie nelle storie che ci forniscono delle scorciatoie per arrivare a dove ti vuole portare la storia principale.
Esempio, un piccolo passaggio segreto è la storia di Alice: era la figlia dei pitch, del rango superiore che
però viene mesmerizzata e quindi diventa una schiava fin quando non sia ammala e muore. Questa piccola
storia nella storia è come se svelasse il passato che ancora si ignora. È come se fosse un passaggio segreto.
L’alternanza interno/esterno e l’importanza della soglia. Ci sono molti punti in cui i personaggi si trovano
sulla soglia, oppure sulla finestra restando in bilico tra l’interno e l’esterno. La soglia, la finestra,
rappresenta un luogo di scelta. Se si è su una soglia si è lì per lì se scegliere di uscire o rientrare. La maggior
parte dei personaggi di questo testo sono legati al passato e difficilmente escono di casa. Chi invece è
proiettato nella dimensione presente/futuro, escono. La casa è come se presentasse ad ogni personaggio
una scelta: resti dentro o esci? La presenza di soglie o finestre mette al bivio ogni personaggio, se rimaner
nel passato o se andare avanti verso il futuro.
Il romanzo è tutto basato sul doppio. Il numero due e la doppiezza sono presenti ovunque nel testo. Ci sono
varie opposizioni: apparenza/realtà. Clifford sembra una donna ma in realtà è un uomo. Il giudice sembra
buono, ma in realtà è cattivo e così via. L’unica che è uguale a sé stessa è Fiby. Questo positivo /negativo
ricorda il dagherrotipo, che si imprime con la luce del sole. Fiby ha una funzione nel testo, vicino a lei tutte
le persone tirano fuori il lato nascosto.
La casa dei pitchon è come se fosse maledetta. Anche gli animali seguono le dinamiche della casa.
Corrispondenze e rispecchiamenti. Tutto il romanzo è un gioco di specchi. La casa riflette quello che
succede ai personaggi, lo stesso giardino quando c’è Fiby è bellissimo quando non c’è è brutto e poco
curato e così via. È tutto rispecchiato. Hawthorne ha studiato a tavolino la storia tra ambiguità, dualismo e
corrispondenze.

2. l’importanza del passato, legato all’idea del sangue, razza e classe sociale:
il passato è importantissimo nel testo, tutto deriva dal passato. La casa è l’emblema della tradizione
puritana e di questo passato dal quale non ci si libera. Il peccato originale, la colpa dia ver ucciso
ingiustamente una persona, te lo porti sempre dietro. La casa è sempre legata alla storia del passato del
peccato. L’idea del “nominare” è importante perché dare un nome rimanda al processo di nominalizzazione
delle prime colonie. Come vediamo quest’opera è come se fosse un condensato di tutta la storia americana.
Clifford insiste sul discorso del nomadismo perché la casa rappresenta il peccato e il passato. Quindi il
nomade è libero, senza essere legato ad una casa ovvero al passato e al peccato. Hawthorne però lo fa
sedere sul treno nella posizione opposta rispetto alla direzione del treno. Quindi viaggia verso il futuro, ma
guarda costantemente al passato e infatti non riesce ad emanciparsi dal passato (Capitolo sui gufi).
La malattia legata al sangue. Fiby è l’unica che è sana perché la sua famiglia è aperta alla realtà esterna.

Lez.21 23/11

Il mondo umano e il mondo animale corrispondono, ma il mondo umano corrisponde alla struttura della
casa.
Il sangue rappresenta anche la chiusura all’interno della propria famiglia. Ci si sposava all’interno della
famiglia. L’unico personaggio sano è Fiby perché è l’unica che viene da una famiglia che si era unita con
persone non consanguinee. In tutto questo c’è anche uno studio scientifico dietro, secondo cui sposarsi con
chi è consanguineo comporta una serie di malattie genetiche.
Alice Pyncheon muore quando il suo “sangue” è contaminato dal diventare serva di un uomo dalla
condizione sociale inferiore. In realtà sembra che muoia di broncopolmonite perché prende freddo e
muore. Quello che capiamo tra le righe del testo, però muore dal momento in cui viene contaminata.
Questa è una paura americana per eccellenza. La paura della miscengenation la paura del sangue
contaminato.
Il discorso razziale contemporaneo ad Hawthorne: lui era un po' razzista, misogino. Jim Crow era il nome
che davano ai neri. C’è lo stereotipo dell’afroamericano. Il bambino che mangia i biscotti rappresenta il
consumismo americano, la voracità con cui il bambino mangia i biscotti rappresenta quello che i bianchi
hanno fatto ai neri. L’idea della mappa è connessa al colonialismo. Se sei un nativo con una terra, non hai
bisogno di fare una mappa. La mappa ti serve per rintracciare un qualcosa che non è tuo. La mappa è legata
alla scissione dei territori dei nativi, che dovevano essere presi.

3. il discorso economico:
Questo romanzo è leggibile come testo economico, è un trattato di economia, è un trattato di
compravendita. È tutto un testo basato sulla proprietà. Il romanzo inizia con il possesso della terra. Il
protagonista vede la terra, la vuole, e si inventa che il proprietario è uno stregone. Il romanzo si apre con il
tema della proprietà e dell’avidità. Il motore del mondo sono i soldi.
Il discorso economico legato al gender: nell’800 la donna domina solo nell’ambiente domestico, e quando
Hepzibath apre il negozio di biscotti è come una lady degradata. Si unisce all’ambiente esterno che non è di
pertinenza con la true woman. Per una donna dell’800, commerciare era visto come una degradazione di
sé.
Si parla di “happy ending” perché qualcuno non so il nome sposa Fiby ed eredita la casa di lei e suo marito
diventa uno della sua famiglia. Ma non è veramente un happy ending perché lui non si sposa per amore, ma
proprio per appropriarsi di quel territorio. Tramite il matrimonio vi è una trasmissione di proprietà.
Ned Higging è visto come caricatura del consumismo e del crescente imperialismo americano.

4. l’esaltazione della true woman e del true gentlman:


le true woman sono celebrate perché fanno evolvere gli altri personaggi, loro non hanno uno sviluppo.
Esistono perché donano agli altri, come Fiby. Stessa cosa per il prototipo maschile. Il true gentlman è forte,
autoritario, attivo politicamente. Così viene esaltata la true woman così viene esaltato il true gentlmen.
Clifford è l’anti true gentlmen.

5. l’arte rivelatrice:
il ritratto del colonnello Pyncheon con la bibbia da una parte e la spada dall’altra. La bibbia è stata utilizzata
molte volte nella storia d’America per uccidere. Il dagherrotipo del giudice compare all’interno del testo e
tutti pensano che il giudice sia buono, ma in realtà è cattivo.

6. la nuova scienza e tecnologia: mesmerismo, galvinismo, ferrovie

7. la teatralità del romanzo: in tutto il romanzo vi è un linguaggio teatrale, perché questo romanzo è
catartico, utilizzando un linguaggio teatrale si coinvolge di più il lettore e lo si fa partecipare.

8. il collegamento con il genere gotico: streghe, fantasmi, arredi tetri sono ricorrenti nel romanzo. In realtà
anche se sembra un romanzo gotico, con elementi sovrannaturale, tutto è spiegabile razionalmente. Come
del resto anche nei romanzi di Poe. Quello che Hawthorne e Poe studiano è quello che noi oggi chiamiamo
il gotico della mente. Es. quando si ha paura del buio, in realtà non si ha paura del buio, ma di quello che
immaginiamo ci sia nel buio. Se avessi paura dei ragni e mi trovassi al buio, avrei paura di essere circondata
da ragni. La paura non viene dalla razionalità, ma da quello che abbiamo dentro. Noi investiamo nella realtà
esterna in base alla nostra interiorità.

9. gli italiani e l’Italia: l’Italia è anche in questo testo vista come grottesca, c’è un italiano che suona con
una scimmietta sulla spalla chiedendo l’elemosina. Anche per Hawthorne non si esce dagli stereotipi del
passato.

Edgar Allan Poe


1809-1849. In alcuni testi c’è scritto che era nato nel 1813 perché si toglieva gli anni. la sua vita l’ha vissuta
recitando, recitando anche la parte dell’intellettuale. Poe non era di grande fama all’inizio, egli fu scoperto
da Baudelaire. In Italia, un gruppo di poeti, gli scapigliati, adoravano Poe. Poe ha una vita che fin dall’inizio è
estremamente travagliata. Era figlio di attori girovaghi, la peggiore e la più bassa categoria sociale. Il padre
lascia la madre perché convinto che la terza figlia non fosse sua. Quindi la madre rimane da sola, ma si
ammala di tubercolosi e muore quando Poe aveva 4 anni. Poe con i suoi fratelli vengono separati: uno va
con la zia, Poe viene affiliato dalla famiglia Allan e la sorella viene adottata da un’altra famiglia. La
differenza tra affiliazione e l’adozione è che la persona che viene affiliata non è al pari degli altri figlio, è
come se fosse in prestito, senza lo stesso coinvolgimento economico dei figli veri e propri. Si affiliava un
bambino per non avere responsabilità economiche. Poe sceglie di chiamarsi Edgard Allan Poe, ma non è
stato mai ufficialmente adottato dalla famiglia Allan. Il signor Allan era un commerciante ricco e nel 1815
decide di spostarsi in Inghilterra per affari e Poe passa un paio di anni tra Londra e la Scozia. Poe a 6 anni la
prima cosa che chiede ai genitori era di andare in biblioteca. L’autore del quale lui si innamora è Byron.
Proprio Byron perché anche lui aveva delle storie di abbandono familiare, ma soprattutto perché aveva
delle deformità al piede. Aveva questo senso di rivalsa dalla vita e come se dovesse riscattare un peccato
originale del quale era completamente innocente. Byron e Poe si rispecchiavano perché entrambi
caratterizzati da ferite delle quali non erano responsabili. Verso i 7 anni comincia a comporre i primi versi in
imitazione byroniana. Poe che conosciamo come scrittore di racconti, in realtà nasce come scrittore di
poesia. Quando il padre decide di tornare in America, Poe cerca di ricostruire una rete di affetti come
meglio può. Poe a 9 anni si innamora perdutamente della mamma di un suo compagno di scuola. Poe si
innamora degli eccessi, o di donne più grandi o di bambine. Sicuramente l’innamoramento verso donne più
grandi o verso bambine ricorda la sua ricerca di figure genitoriali. Nei confronti delle donne più grandi
rivede la madre, nelle bambine si rivede lui padre. Non si esce dalla ricerca della figura genitoriale. Si
innamora anche della sua vicina di casa che fortunatamente era una sua coetanea, Sarah Elmira Royster.
Era un amore contrastato perché il padre di lei non appoggiava la relazione in quanto voleva che lei
sposasse un uomo ricco; infatti, sposa un commerciante molto più ricco di lei e vivrà una vita infelice,
rimanendo anche vedova. Nel 1824 si iscrive all’università, ma lascerà dopo un anno. Poe nella sua vita
diventa dipendente dal laudano (oppio sciolto nell’alcol). Così intraprende la carriera militare. Le autorità
che lo arruolano decidono di mandarlo in un’isoletta al largo della Carolina del sud. In questo periodo scrive
diverse poesie tra cui “Al Aaraal” (stella chiama così dal filosofo Tycho Brahe). questa stella era
luminosissima che era spuntata dal niente per poi scomparire poco dopo. Scrive questa poesia per
simboleggiare l’ispirazione poetica, che è come la stella, in un momento c’è e il momento dopo non c’è più.
Poe si vuole congedare dalla professione di soldato, ma a quel tempo, dal momento in cui lo Stato aveva
riposto fiducia su di te, avresti dovuto ripagare lo Stato. Un altro modo per congedarsi era trovare un
sostituto. Poe approfitta di un momento di debolezza del padre, perché gli era morta la moglie, gli chiede i
soldi e si congeda. Nel 1927 pubblica la sua prima raccolta di poesie intitolata “Tamerlane and other
poems by a bostionen”. Tamerlano era un condottiero tartaro che dal niente era diventato conquistatore
del mondo. È una figura che da sempre ha affascinato gli scrittori. Poe si sentiva che avrebbe fatto la stessa
cosa, conquistando l’orizzonte poetico.

Lez.22 24/11

Dopo aver pubblicato questa raccolta si congeda come soldato semplice e si arruola come ufficiale. Si
arruola nell’accademia militare di Westpoint, dopo un’estate sabbatica. In quest’estate va a trovare sua zia
Mary Clamm e suo fratello. Sua zia è una figura strana, Baudelaire la considera una seconda madre per Poe,
secondo i critici invece la zia ha sfruttato i soldi di Poe dopo che egli diventò famoso. Sembra anche che
Mary Clamm abbia avuto un ruolo in un altro innamoramento di Poe. Lui nell’età adulta si innamora di sua
cugina, figlia di Mary Clamm. Sembra che la zia abbia spinto Virginia, sua figlia tra le braccia di Poe, forse
perché voleva che lei sposasse un uomo con i soldi. A 14 anni era legale sposarsi quindi Poe la sposa. La loro
vita non era una vita matrimoniale normale, ma egli voleva che lei restasse pura e casta, quindi la vede
come una musa. In questi anni viene anche congedato perché era sempre ubriaco e non era affidabile. Lo
stesso accadde quando iniziò a lavorare come giornalista. Lui si distingue anche come scrittore di racconti.
Lui credeva nella professione di artista, per lui scrivere non era un’arte, era un mestiere, era un qualcosa di
scientifico. Per Poe l’arte è scienza. In quanto mestiere, lo scrittore produce opere da vendere. Inizia a farsi
pagare nei salotti. Virginia muore intorno al 1847, ma Poe si riprende in fretta perché era sempre alla
ricerca di una figura che gli stesse vicino. Recupera i rapporti con Sarah e avevano programmato di sposarsi
nel mese di ottobre del 1849, ma qualche tempo prima Poe muore. La morte di Poe è un po' un mistero,
non si sa come sia morto. Quando muore si trovava a New York. Ci sono varie congetture, la più accreditata
collega la morte di Poe all’elezione del sindaco di New York. Le elezioni all’epoca funzionavano che
chiunque si trovasse su quel territorio poteva votare per il sindaco di quella città. Al tempo si usava drogare
e ubriacare le persone per estorcergli il voto. Probabilmente si pensa che Poe sia andato in overdose.
LA PRODUZIONE COME POETA: l’arte poetica era una professione. Lui scrive due saggi importanti “The
philosophy of conversation” pubblicato nel 1847 e “The poetic principal” pubblicato postumo. Poe si scaglia
contro quella che lui chiama “l’eresia del didatticismo”. Secondo lui l’arte non deve inculcare un principio
didattico o morale. L’arte deve suscitare soprattutto un sentimento, il sentimento che tutti noi almeno una
volta al giorno proviamo, la malinconia. La malinconia a sua volta ti stimola tanti altri pensieri. La
malinconia può essere sia bella che brutta, molte volte ci abbandoniamo alla bellezza della malinconia. Poe
vuole suscitare malinconia, perché la malinconia ha una complessità che corrisponde a quella della poesia.
La cosa più malinconica di tutte è la morte di una persona giovane, una ragazza di bell’aspetto. Poe ci dà le
regole per comporre una poesia (Charles Brocked Brown). Poe fissa la lunghezza della poesia in 100 versi,
che puoi leggere nello spazio di mezz’ora, partendo dal climax e poi sviluppando tutta la poesia. Per lui la
poesia non può essere breve perché altrimenti non imprime niente nel lettore, allo stesso modo se è
troppo lunga. Secondo Poe ciò che ricordiamo di più in una poesia è il reframe, un ritornello, un uso dei
suoni che fa si che il lettore si ricordi meglio la poesia. I suoni stessi devono rievocare la sensazione che vuoi
trasmettere al lettore. Per spiegare la sua concezione di poesia, Poe fa riferimento alla sua poesia più
famosa: “The raven”. Questa poesia parla di uno studente universitario che in una notte di novembre
ripensa alla sua amata morta. Ad un certo punto sente bussare, ma si accorge che è un corvo che bussa alla
finestra. Il ragazzo apre la finestra e il corvo si posa sul busto bianco di una dea. Il ragazzo pensa sia un
messaggio, un segno. Comincia così a fargli delle domande a cui il corvo risponde solo “never more”. Così il
ragazzo gli chiede se rivedrà mai la ragazza amata e il corvo gli risponde mai più. La poesia coinvolge sia il
corpo che la mente. La poesia deve coinvolgere cerebralmente e sensorialmente.

Parametri dei racconti di Poe


1. Ideale americano della frontiera. Per lui la frontiera è tra vivi e morti. La frontiera è interpretata da Poe
come travalicamento del limite (limite della conoscenza, nei rapporti umani, nella barriera tra vita e morte,
nelle passioni, nelle fissazioni o monomanie. Per poe la frontiera non è fisica, ma una frontiera quasi
metaforica, di conoscenza. Per lui la frontiera può essere tra vivi e morti. Oppure la violazione di un taboo.
Un taboo che Poe viola frequentemente è quello della morte. Per Poe anche per il suo vissuto, per la morte
della madre ecc, le donne difficilmente muoiono. Le donne nei racconti di Poe vanno spesso in catalessi
(sembri morto ma poi respiri). La frontiera è quindi tra vita e morte, tra vivi e morti, comunque tutto ha una
spiegazione razionale. Quando leggi i racconti, non c’è niente di irrazionale. Es. storia “Monella”. Una donna
muore dando alla luce sua figlia. L’uomo non riesce a dargli nessun nome, la bambina cresce fino a quando
l’uomo non decide di darle il nome “monella”, subito dopo lei muore. In Poe, c’è sempre un doppio piano, il
piano della follia del narratore, all’interno del quale il lettore si perde, ma anche il piano della razionalità.

2. Legato allo spostamento della frontiera è la perdita del centro, quindi la mancanza di un rapporto con
Dio. La metafisica viene vista come legata alla conoscenza, è oggetto di indagine scientifica, di esperienza
del limite. Allo spostamento di questa frontiera (tra reale e irreale, vita e morte) corrisponde la perdita
della centralità della religione. Poe non è interessato alla trascendenza.

3. legato alla perdita del centro e implicitamente, come critica alla società capitalista che valuta l’uomo
nella sua produttività (società delle mani), è lo smembramento dell’uomo e l’ossessione che gli individui
provano nei confronti di una parte del corpo dell’altro. L’individuo non è più unico. Se tolgo l’anima e il
rapporto con Dio, il corpo umano cos’è? Solo organi, membra assembrate. Quest’idea dello
smembramento la vediamo quando vengono descritte le donne fisicamente, come se le donne fossero solo
questo. Le donne sono descritte a pezzi, e vengono anche fatte a pezzi. Es. storia di una cugina e di un
cugino che si sposano, lui è malato e invidia la vitalità della moglie. Si fissa sui denti, vuole quei denti.
Proprio i denti, perché servono oltre che a mangiare a parlare. Volere i denti della donna vuol dire volersi
impossessare delle sue idee e delle sue capacità di espressione. Ad un certo punto lei va in catalessi e il
cugino svegliatosi dalla poltrona fa cadere una scatola con dentro 32 denti insanguinati. Quindi lui le aveva
strappato i denti. Altro racconto di Poe: “The man who was used up”. Parla di un capitano di nome ABC
Smith. Il narratore è ossessionato dal capitano perché è bellissimo, peccato che…il capitano vuole capire
peccato cosa, così va in camera si scompone per capire cosa avesse di male e si ricompone. Pertanto,
questo capitano era l’uomo sfruttato contro i nativi americani, fino a farlo a pezzi, tanto che lui tutte le
mattine doveva ricomporsi. Qui c’è anche una riflessione da parte di Poe, sul fatto che gli uomini durante la
rivoluzione industriale sono considerati degli ingranaggi all’interno delle fabbriche.

4. Reinterpretazione del concetto di “self” dell’asse Emerson-Thoreau-Whitman. Il self interessa non nella
sua ottimistica esaltazione, ma come colui che gestisce e ordina il mondo. Ogni presentazione, ogni
racconto, ogni poesia, è la proiezione della mente dell’io narrante, non c’è oggettività. Il lettore è calato
nella prospettiva del narratore. Di conseguenza, anche l’orrore non è oggettivo, ma è proiezione della
mente di chi parla. Quante volte noi ci aggiustiamo la realtà secondo quello che vorremmo vedere. Ognuno
di noi interpreta la realtà, la crea. Noi proiettiamo costantemente all’esterno il nostro desiderio e le nostre
paure.

5. Rapporto con l’oriente, come doppio, come strano, come misterioso, come fonte di orrore, come campo
privilegiato della proiezione della propria diversità. L’oriente è il sinonimo di quello che ci attrae e nello
stesso tempo ci respinge. L’oriente è affascinante, ma allo stesso tempo ci spaventa, in quanto ignoto.

6. Rapporto gerarchico uomo/donna nei testi di Poe. Gli uomini sono sempre coloro che danno voce alle
donne, le donne non si esprimono mai. Questo riflette il modo in cui le donne erano interpretate all’epoca

7. Coinvolgimento sensoriale. La composizione, mirando alla bellezza a ell’esaltazione dell’animo, non può
essere cerebrale, ma deve passare attraverso il coinvolgimento dei sensi.

8. Importanza dell’arte per l’arte, senza fini didattici. Ruolo del poeta nella società, come tramite tra la
dimensione umana e l’elevazione sovraumana della potenzialità dell’individuo. L’arte, per poe, è un’arte
che non si sa se sia infernale o celestiale, maligna o benigna, in ogni caso qualche volta si sostituisce alla
vita. Nel “ritratto ovale” è raffigurata una donna che sembra viva per quanto è bella. La donna era la moglie
del pittore, tanto ossessionato dall’arte che aveva fatto delle sedute di posa lunghissime, e ogni pennellata
sulla tele è come se l’avesse tolta dal viso di lei. Un po' come per Hawthorne, l’arte ogni tanto si sostituisce
alla vita.

Lez.23 29/11

Un evento importante che segna la seconda metà dell’800 è la guerra civile. La guerra più sanguinosa mai
combattuta sul suolo americano. Durante la guerra civile persero la vita molte persone, soprattutto giovani.
Perdere molti giovani comporta la mancanza della forza lavoro. Dopo la guerra civile le donne prenderanno
il posto dei giovani morti in guerra. Come scoppia la guerra civile? Il nord più sviluppato avrebbe voluto fare
a meno della schiavitù, mentre il sud meno sviluppato non voleva assolutamente abolire la schiavitù. La
differenza tra nord e sud c’è sempre stata, ed ha come fondamenta la vocazione del sud agricolo e del nord
industrializzato. A sud la schiavitù faceva parte dell’agricoltura, mentre per il nord gli schiavi non servivano.
La differenza tra nord e sud era stabilita tramite quella che è passata alla storia come “Maison Dixon Line”.
Era una linea di demarcazione che separava gli stati del nord e gli stati del sud. Questa linea era stata
segnata nel 1763-1767. Le tensioni tra nord e sud aumentano quando comincia a diffondersi l’idea che
l’uno o l’altro sistema (abolizionisti e non abolizionisti) avrebbero prevalso sugli Stati Uniti sulla base della
scelta operata dagli Stati di nuova formazione. L’idea comune era che alla fine questi nuovi Stati avrebbero
decretato il destino di tutti. Es. se fossero stati schiavisti avrebbe prevalso lo schiavismo e se fossero stati
abolizionisti, avrebbe prevalso l’abolizionismo. Per di più al nord la schiavitù era stata abolita
completamente nel 1804 e a partire dal 1808 questi stessi stati avevano abolito anche il commercio con
l’Africa (la tratta degli schiavi finisce solo nel 1808). In questo momento di grande tensione succede quello
che succede anche adesso quando ci troviamo in uno stato di confusione politica. Quando c’è instabilità
politica, il numero dei partiti sale. Ed è quello che succede in questo periodo. Prima c’era solo l’antenato del
partito democratico. Nasce il partito del “Free Soir”: aboliamo la schiavitù, aboliamo la proprietà privata,
viviamo condividendo tutto. Diritto di coltivare la stessa terra. Poi il partito “Costitutional union party”
erano quelli per cui la schiavitù non era un problema. Proprio con questa politica di totale menefreghismo
hanno raccolto parecchi voti. Poi c’era il partito del “Know Nothing” secondo cui gli afroamericani erano
inferiori da sottomettere, quindi era inutile curarsene, da qui parte il ku kux klan. In questi anni si determina
quello che succederà in seguito in America. Poi nascerà anche il partito repubblicano, abolizionista
apparentemente. In tutto questo la problematica era ancora più grande perché non coinvolgeva solo gli
afroamericani, ma a partire dalla seconda metà dell’800 l’America è soggetta alla penetrazione di tante
altre etnie, non bianche che aumentavano le tensioni interne. Queste etnie erano gli italiani (non
considerati bianchi perché la maggior parte degli italiani erano del sud e contadini, abbronzati, paragonati
agli africani), gli italiani presentavano anche un’altra problematica: il cattolicesimo. L’ebraismo invece era
più accettato perché si tramanda di generazione in generazione, quindi meno invadente. Il cattolicesimo
invece cerca di convertire, quindi gli italiani erano una minaccia. Oltre agli italiani, anche gli irlandesi
migravano in America. Anche gli stessi cinesi, chiamati dagli americani, ma impedendo alle donne di andare
in America così da non procreare. Stiamo parlando di un America piena di tensioni e la guerra civile scoppia
proprio per il fatto che nord e sud e i vari partiti proponevano modi diversi di gestire tali problematiche.
Che cosa sarebbe successo se la schiavitù fosse stata abolita nel sud senza sfociare nella guerra civile?
Sicuramente sarebbe diminuita la forza lavoro, ma soprattutto lo schiavo che fino a quel momento non ha
mai conosciuto la libertà, non sarebbe in grado di gestire la libertà e non ha gli strumenti per saperla
gestire. Il pericolo per il quale il sud era così ostile all’abolizione degli schiavi era innanzitutto che gli schiavi
non erano istruiti, liberi, senza un mestiere da saper praticare, poveri e persi.
Le tensioni diventano ancora più forti quando si arriva al momento delle elezioni nel 1861, bisognava
scegliere il nuovo presidente degli Stati Uniti. I repubblicani hanno un candidato: Abraham Lincoln. I
democratici fanno la peggiore stupidaggine del secolo, presentano tre candidati. Così da non riuscire ad
ottenere la maggioranza. Così Lincoln diventa presidente degli Stati Uniti, perché i voti dei democratici si
sono divisi in tre candidati. Il partito repubblicano vince per un problema di cattiva gestione del partito
democratico. Apparentemente Lincoln ha abolito la schiavitù, ma questa è una favola. Lincoln voleva
prendere tutti gli afroamericani e mulatti e portarli in Africa. Nasce la Liberia in questo periodo anche per
questo scopo. Lui non voleva liberare gli afroamericani ed emanciparli, voleva allontanarli per far si che gli
Stati uniti restassero bianchi. Il progetto di Lincoln non è stato mai messo in atto perché gli hanno sparato.
Lincoln viene ucciso nell’aprile del 1865 e gli schiavi vengono liberati a dicembre del 1865. Noi non
sappiamo cosa sarebbe successo se lui non fosse stato ucciso. Lincoln prende possesso della Casa Bianca
dopo essere stato eletto in incognito e lì comincia la guerra civile, perché la Caroline del Sud, che comincia
la guerra civile, si appella alla dichiarazione di indipendenza: “Quando lo Stato va contro l’individuo, è un
diritto ribellarsi”. Gli stati del sud, capeggiati dalla Carolina creano uno Stato antagonista: la confederazione
d’America contro il nord, ed eleggono un loro presidente, Jefferson Davis. Dal 1861 al 1865 gli Stati Uniti
hanno due presidenti. Il nord vince sul sud perché erano meglio equipaggiati, e il nord mette in atto il
“piano anaconda”. L’anaconda strangola, e come l’anaconda, il nord distrugge l’economia del sud, non
facendogli arrivare più niente dall’estero. Così il nord vince la guerra civile. Tuttavia, è una vittoria che non è
proprio una vittoria per il numero elevato di vittime. Lincoln adottò una politica motivazionale per
invogliare i giovani ad andare a combattere. Fu così che molti giocavano carte false, dichiarando più anni di
quelli che si avevano per andare a combattere.
DISCORSO DI LINCOLN: (lui utilizza la stessa retorica dei puritani, il plainstyle).
The Gettysburg Address – Abraham Lincoln. 19 Novembre, 1863.
utilizza un linguaggio elevato, così l’ignorante non capisce. Cita la dichiarazione d’indipendenza, parlando
dei padri fondatori. Usa l’aggettivo “great”: tale aggettivo è un aggettivo semplice, che ti dà l’idea
dell’efficienza, ma che nella tua mente non assoceresti mai ad una guerra. Lui già con quell’aggettivo sta
trasformando la guerra in un’opportunità per diventare un martire della patria e un eroe. La guerra è un
test per vedere quanto è forte la nazione. Associa l’aggettivo great anche al campo di battaglia. Lincoln
inaugura i cimiteri di guerra, e lancia il messaggio che è una cosa positiva, come se fossero i campi elisi del
mondo classico. Il sangue di chi muore per la patria è sacro. Dice che il mondo non si ricorderà mai di quello
che stiamo dicendo adesso, ma non potrà mai dimenticare quello che loro hanno fatto qui. Sta spostando
l’attenzione. Da questi morti onorevoli noi possiamo aumentare la nostra devozione alla causa per la quale
loro hanno versato il sangue, così noi decidiamo che questi morti non sono morti invano. Finisce con un
richiamo al Mayflower compact, collegando l’America attuale alle radici, alla volontà di Dio e alla retorica
dei padri pellegrini.

La guerra civile in un certo senso viene strumentalizzata da Lincoln per ottenere fama e prestigio personale.
Lincoln non esita a strumentalizzare anche la letteratura per sostenere la guerra. La letteratura da sempre
indaga i fenomeni sociali, è sempre legata a quello che noi viviamo. Lincoln utilizza a sostegno della guerra
civile, un’opera, ma che però è stata scritta e pubblicata 15 anni prima. Lui manipola talmente tanto le
menti e i dati che addirittura dice che la guerra civile è stata innescata da quest’opera: “La capanna dello zio
Tom”  “Uncle Tom’s Cabin” (1852) di Harriet Beecher Stown, scrittrice abolizionista. La sua famiglia era
di stampo calvinista. La madre muore quando lei aveva 5 anni e così lei viene affidata alle cure della sorella
più grande, che aveva studiato per diventare un’insegnate. Quando Harriet cresce diventa abolizionista,
prendendo parte alle Underground Railroad (strade segrete per far raggiungere il Canada agli schiavi).
Nasce il semicolon club come gruppo di sostegno a chi è sopravvissuto a un trauma. Proprio qui lei conosce
quello che sarebbe diventato il suo futuro marito. Lui la incoraggia alla scrittura, dimostrando di essere un
uomo dalla mentalità molto diversa rispetto al tempo. Avere un marito che ti incoraggiasse a scrivere era
qualcosa di inedito. Harriet comincia a scrivere sulla tematica della schiavitù. Produce e pubblica su un
giornale National Era, in 40 puntate, la Capanna dello Zio Tom. Quello che molti ignorano è che questo
racconto non è inventato. Lei era entrata in possesso di autobiografia di un afroamericano che non ebbe
per niente successo e ci costruisce sopra la sua storia. L’afroamericano ripubblica la sua opera e fa pagare il
biglietto per visitare la sua casa. Così fa un’azione di marketing. Questo romanzo è passato alla storia come
il romanzo abolizionista per eccellenza, ma sappiamo che l’apparenza inganna.

Lez.24 30/11

Il sottotitolo di “La capanna di zio Tom” era “The man that was a thing” questo rese l’idea dello stato di
oggettivazione degli afroamericani, considerati come merce da riutilizzare, non erano considerato delle
persone. Tuttavia, questo sottotitolo viene scartato da Harriet perché se avesse scritto effettivamente un
sottotitolo del genere, si sarebbe pensato che si trattasse di un trattato politico. se avesse scelto questo
sottotitolo avrebbe incassato molti meno soldi, perché gli stati del sud non lo avrebbero mai comprato.
Cambia sottotitolo con “Life among the lowly”, la vita tra i poveri. Questo romanzo parla di: ci troviamo nel
sud, una famiglia del sud ha una serie di schiavi che vengono però trattati bene, sentendosi parte della
famiglia. Ad un certo punto però la famiglia ha un tracollo economico, così decide di vendere gli schiavi. Tra
gli schiavi ci sono Tom e il figlio della schiava personale della signora. Tom reagisce benissimo, pensando di
stare aiutando la famiglia. Invece, la madre e il figlio schiavi scappano e raggiungono il Canada. Tom viene
portato al mercato degli schiavi, su una barca del Mississippi, fa amicizia con una bambina di nome Eva. ad
un certo punto la bambina cade dalla barca e viene salvata da Tom, così Tom viene acquistato dal padre
della bambina. Tom è un uomo di fede, grato a Dio per avergli dato questa missione così da aiutare la sua
famiglia. Col passare del tempo la bambina si ammala e muore. Il padre della bambina, così promette di
liberare Tom, ma prima di farlo muore in una taverna. La moglie rimasta vedova e senza lavoro decide di
vendere Tom. Tom ancora una volta è felice di essere utile nell’aiutare la sua famiglia. Questa volta viene
venduto ad una persona molto più cattiva, che lo frusta addirittura, ma comunque rimane grato a Dio. Nel
mentre vede i suoi compagni tentare la fuga verso il Canada, lui non ci proverà mai. Alla fine, viene
mandato a morte perché non ha rivelato come sono fuggiti i suoi compagni e per altri motivi.

In questo romanzo, il protagonista accetta la sua condizione di schiavo, anche ne è grato perché non sa che
potrebbe vivere una vita totalmente diversa e perché non sa cosa sia la libertà. Soprattutto la sua fede è
una questione che non convince. Non sembra veritiero che gli afroamericani siano cristiani e che non
abbiano una propria religione. Questo testo è il primo romanzo ad avere come protagonista un
afroamericano; quindi, da questo punto di vista è un romanzo innovativo. La cosa assurda è che per poter
essere apprezzato e considerato, l’afroamericano lo devono un po' “sbiancare”, facendolo diventare più
simile culturalmente ad un bianco, perché altrimenti, se il protagonista fosse stato un “vero”
afroamericano, con le sue tradizioni e con la sua cultura, non sarebbe stato accettato. Nella scena finale, in
cui viene mandato a morte, i suoi carnefici si convertono, proprio come è successo con Gesù quando venne
messo in croce. Per accettare un afroamericano io lo devo snaturare.
Nella prefazione la scrittrice non esce mai dalla convinzione di una razza dominante e da una razza
dominata. L’africa è definita con il pronome “she” come se fosse femminilizzata e di conseguenza inferiore
ad un’America che è “he”. Ci sono tutti una serie di stereotipi e di correlazioni tra uomo e donna e tra razza
bianca e razza nera, tra superiorità e inferiorità, tra razzismo di genere e di colore della pelle. Lei non lo fa
volontariamente, questa è la sua concezione del mondo, è condizionata da una visione che predomina in
America da anni. Se Harriet avesse scritto il suo romanzo dopo il tredicesimo emendamento, probabilmente
avrebbe adottato un linguaggio molto diverso.
Il post-guerra civile crea molti problemi all’America: perdita economica, mancanza di forza lavoro, il fatto
che le donne sono dovute subentrare nelle fabbriche. Lo stato ha dovuto pensare a delle forme di sostegno
economico per i sopravvissuti di guerra, che erano rimasti feriti fisicamente, ma anche mentalmente. I
sopravvissuti di guerra hanno perso il senso di vivere. È un’America molto travagliata e traumatizzata. Nella
seconda metà dell’800, per di più ci sono tutta una serie di migrazioni, allo stesso tempo vi è molto
progresso a livello industriale. L’America di fine 800 è un America ricca, ma allo stesso tempo ricca di
tensioni. Si parla in America “guilted age” e anche di “america nervousess”. Si parla di un’età “guilted”,
ovvero dorata (patina d’oro), è solo apparenza. È un’età apparentemente ricca e perfetta, ma in realtà è un
periodo di forte “nervousess”. Da un punto di vista letterario, nella seconda metà dell’800 è ancora vivo
Emerson, Whitman quindi il trascendentalismo e il romanticismo americano ci sono ancora, ma si fanno
avanti altri due movimenti: il realismo e il naturalismo.
Il realismo racconta la realtà (Zolà, Balzac in Francia). La definizione di realismo è stata data dal più
importante autore realista americano, William Dean Howells. Lui afferma che: “realism is nothing more
and nothing less than the truthful treatmen of materials”. Il realismo è niente di più e niente di meno che
del trattamento realistico della materia, è una fotografia del reale. Nel realismo abbiamo una prevalenza
del personaggio sulla trama, il personaggio è più importante dell’intreccio. Tutto è concentrato sulla
persona. Il personaggio è sempre posto di fronte ad una scelta morale. Nei romanzi realisti c’è sempre un
grande desiderio di istruire il popolo; quindi, il personaggio fa sempre la scelta giusta. È il personaggio ad
agire e a creare gli eventi. Il naturalismo è un po' diverso, pensando al naturalismo americano, dobbiamo
prendere in considerazione verga e il verismo in cui i personaggi sono travolti dagli eventi, non riescono ad
emanciparsi dal passato e dalla loro condizione originale. Per il romanzo naturalista americano c’è
un’inclinazione genetica, come dice Hawthorne, non possiamo sfuggire dal peccato dei nostri padri,
esattamente come per i Malavoglia e per mastro Don Gesualdo, il tentativo di allontanarsi dal sentiero
battuto dai propri genitori è impossibile. Dentro di me io ho un’inclinazione a ripetere esattamente quello
che è successo ai miei genitori. Altra caratteristica del naturalismo è quella di indagare i bassi fondi, gli strati
più bassi della società, le ambientazioni naturaliste sono sempre legate ai bassi fondi della società. Infatti,
un altro nome del naturalismo è “il realismo sordo”, perché si occupa dei lati oscuri della società.
William Dean Howells all’epoca era uno degli autori più famosi, ebbe successo di vendite, di pubblico e di
critica. Nasce nel 1837 e muore nel 1920. Era figlio di una famiglia dia rtisti, una famiglia quacchera,
liberale, il padre era un pittore e incoraggia il figlio a scrivere, rendendosi conto del suo talento. William da
piccolo era solitario, non molto socievole e quindi è propenso alla lettura e alla scrittura. Compensa a quello
che manca nella sua vita reale su carta. Da adolescente scopre l’amore incondizionato per Shakespeare
Cervantes e Dickens. Questi tre autori erano accomunati dalla rappresentazione del reale. Howells non
partecipa alla guerra civile perché si fa mandare come console in Europa. Si sposa a Parigi, vivrà molto
tempo in Italia anche se non l’amerà particolarmente. Una cosa che apprezza è la letteratura italiana. Parla
italiano correttamente e traduce due autori che lo affascinano, Dante e Goldoni.
Quest’ultimo autore si ricollega all’aspetto del local color. In America il local color è la resistenza alla
standardizzazione e il desiderio di affermare la propria individualità. Nell’America post-guerra civile si
afferma orgogliosamente la propria identità linguistica utilizzando i dialetti nella letteratura.
Howells scrive due opere importanti, una con protagonista una donna e l’altra con protagonista un uomo.
In entrambe il focus è sul personaggio. La prima è “Doctor breens practice” del 1881, la seconda è “The rise
of silas lapham”. Della prima opera una donna ne è protagonista e questo è un aspetto innovativo. La
donna vuole affermarsi come medico. Il secondo romanzo ha invece un intreccio più articolato. Il
protagonista ha combattuto la guerra civile, viene dal Vermont, e riesce a guadagnare tanti soldi con il
commercio della vernice, è riuscito ad arricchirsi. Questo comporta una mancata educazione che possa
mantenere questa sua ricchezza. Quindi decide di andare a Boston. Gli abitanti di boston, impoveriti dopo
la guerra civile, cercano di farselo amico per approfittarsi di lui. A furia di prestare soldi, rimane povero. a
questo punto gli si presenta una scelta. Ha un barattolo di vernice avariata e ha un potenziale acquirente,
deve scegliere se vendergliela e fare i soldi oppure non venderla e non fare i soldi così da essere costretto
ad andare via da Boston. Il romanzo realista è un romanzo morale, quindi il protagonista non vende la
vernice e torna nel Vermont. Il titolo non è ironico, ma questa ascesa non si riferisce all’ascesa economica,
ma a quella morale.

Lez.25 1/12

Il secondo autore realista importante è Mark Twain. Interpreta il realismo in un modo meno drammatico e
più giocoso rispetto a Howells. La letteratura per l’infanzia fino a Mark Twain vedeva i bambini come dei
mini-adulti. Esse bambini era visto come una pecca dell’individuo. I bambini dovevano comportarsi da
adulti. Mark Twain è il primo scrittore a restituire l’infanzia ai bambini. Egli ci rappresenta i bambini come
quelli che effettivamente sono, è il primo a presentarci bambini veri, autentici, per questo è realista. Il
bambino visto come un mini-adulto, non esiste in natura.
Nasce nel 1835 e muore nel 1910. Nasce in una cittadina del Missuri, Hannibal. È la classica cittadina del
sud, razzista piena di pregiudizi, formale e Hannibal diventa lo sfondo di tutti i suoi testi letterali. Aveva
tanti fratelli e sorelli, suo padre muore quando aveva 11 anni. questo comporta che la sua istruzione
formale si ferma, a 11 anni diventa adulto, perché le donne lavoravano poco e quindi lui inizia a lavorare. La
sua istruzione informale non finisce qui, perché in America vi è la regola civile di tenere le biblioteche
aperte 24h su 24. Così fece Mark Twain. Anche se non ha frequentato l’università, lui ha una cultura molto
vasta. Si documenta molto sulla contemporaneità, infatti il suo esordio è come giornalista. Comincia a
scrivere degli articoli. Una cosa importante di lui è che non si chiamava Mark Twain, ma si chiamava Samuel
Langorhn Clames. Sceglie di cambiare nome perché Mark Twain significa “segna due tese”. Due tese era la
distanza di sicurezza sotto la quale una nave si incagliava in un fiume. L’idea della navigazione fluviale è
presente nel nome stesso che Samuel sceglie. Il mestiere che lui vuole imparare è il capitano dei battelli a
vapore. Convince il fratello Henry per partecipare ad un corso per diventare capitano. Durante la prova
Samuel la passa tranquillamente, mentre il fratello purtroppo muore. Samuel sarà pervaso dal senso di
colpa per tutta la vita. Decide poi di continuare la carriera di giornalista, tanto che viene mandato in
Europa, in Cuba, ma, in uno di questi viaggi accade un evento importante. Mentre era su un treno in
Europa, diretto verso l’Impero Ottomano, inizia a chiacchierare con un altro americano. A questo americano
gli cade il portafogli dove dentro vi era la foto di una donna. Lui si innamora immediatamente della ragazza
in foto, che scopre essere la sorella dell’altro americano. Tornati in America organizzano questo incontro.
La ragazza si chiamava Olivia, si sposeranno e avranno dei figli, che però moriranno di meningite. A lei,
però, lui non piace perché è un uomo del sud e perché Mark Twain aveva delle posizioni schiaviste, contro
l’uguaglianza di razza e di genere. La causa degli afroamericani e la causa dell’emancipazione femminile
vanno di pari passo, se sei abolizionista sostieni anche l’uguaglianza di genere e viceversa. Ad Olivia, per
questo motivo Mark non piace, così quest’ultimo, per amore cambia. All’inizio Mark Twain fa quasi finta di
cambiare posizione, ma con il passare del tempo comincia a cambiare linea di pensiero, convincendosi che
fosse importante anche mettere la scrittura a servizio di queste cause. Lui attribuisce alla sua opera
creativa, uno spessore sociale. Tramite la sua scrittura avrebbe potuto cambiare il pensiero della società. La
lettura è per il cervello quello che il cibo è per il nostro stomaco. Mark Twain si rende conto dell’importanza
sociale di quello che uno scrive, soprattutto la letteratura dell’infanzia può avere un ruolo importante per
plasmare la generazione del futuro. Fino a quel momento la letteratura d’infanzia era vista come un
sottogenere, con Mark Twain invece l’infanzia diventa il seme che deve essere coltivato per avere una
società del domani migliore, e la letteratura dell’infanzia altro non è che il nutrimento per questo seme.
Mark Twain costruisce una letteratura dell’Infanzia, non mortificando il bambino, tutto del bambino è visto
in maniera realista. Ad esempio, come un bambino si approccia ad una bambina, viene descritto in maniera
realista senza mortificare il bambino. Es. Tom chiede a Becky: “Ti piacciono i topi morti?”.
Nel 1876 pubblica Tom Sawyer e nel 1885 Adventures of Huckleberry Finn. Nell’introduzione ci dice che si
è inventato molto poco. C’è semplicemente l’aver ricordato quello che lui stesso da bambino ha fatto. Ci
dice che quello che lui descrive è tratto da una vita reale, la sua. Lo stesso Tom è modellato sul suo
compagno di classe delle elementari. Ribadisce che il testo è reale e autentico, privo di invenzione. Altra
cosa importante è il fatto che il testo è realista perché c’è la scelta etica, la quale è sempre rivolta verso il
bene. Il testo è quindi reale e morale, ma che ci parla anche di diversità. Una diversità che non è sempre
demonizzato, il diverso non è considerato un pericolo che può contaminare, anzi il diverso ogni tanto può
essere anche meglio. Le avventure di Tom Sawyer hanno una natura episodica, non c’è proprio un intreccio
lineare, è come se fossero una serie di storia cucite insieme per creare un romanzo. L’incipit di quest’opera
ci fa capire che tipo di America, Mark Twain sta promuovendo attraverso la sua scrittura. Tom è orfano.
Normalmente si pensa che un orfano del 1800 non potrà mai avere un brillante futuro. Tom viene affidato
alla zia che ha anche un figlio, perfetto e anti-Tom Sawyer, Tom, invece, ne combina una dietro l’altro e per
questo viene punito. La punizione consiste nel dipingere una staccionata. Mark Twain, accogliendo la
tradizione del trascendentalismo americano, vuole dimostrare che, tu, qualsiasi cosa la puoi trasformare in
tuo favore, in una grande opportunità. Basta adottare il corretto modo di comportarsi. Tom è il prototipo
del futuro uomo d’affari americano, del futuro businessman, della futura America commerciale che
trasforma qualsiasi evento in un’opportunità. Tom riesce a farsi dipingere la staccionata dagli altri,
ottenendo qualcosa dai suoi compagni. Trasforma la punizione in uno strumento di guadagno, in uno
strumento di vincita. Questo è lo spirito che Mark Twain pensa che l’America debba avere per trasformarsi
una potenza colonizzatrice mondiale.
Ci sono vari momenti di scelta etica, il primo è quando lui assiste ad un omicidio. Insieme ad un suo amico,
si trova in un cimitero di notte e vedono l’indiano Jo (ancora una volta i nativi sono negativi) che ha ucciso
una persona e la sta seppellendo. Jo si è accorto di essere stato visto. La scelta etica sarebbe quella di
andare dalla polizia mentre quella non etica è di fare finta di niente. I due scelgono di andare dalla polizia,
pur consapevoli di tutti i rischi.
La seconda scelta etica: Tom sta con la sua fidanzatina Becky e vanno ad esplorare una caverna. Ad un certo
punto vedono l’indiano Jo che sta seppellendo una cassa piena di soldi e di gioielli. Ad un certo punto
l’entrata della caverna crolla, ma Tom e Becky essendo piccoli riescono ad uscire. Nel decidere se aiutare
l’indiano Jo ad uscire o no, i due scelgono di aiutarlo. Tuttavia, quando Tom torna con i soccorsi l’indiano
era già morto e tutti i soldi vengono divisi tra Tom e il suo amico Huck.

Per Mark Twain, interprete di un’America che sta diventando colonizzatrice, la ricompensa è in questa vita,
ed è materiale. Nelle opere degli autori passati, invece, abbiamo visto come la ricompensa stesse non in
questo mondo, ma in quello ultraterreno. Questo perché la letteratura è sempre specchio dei tempi, ma
anche anticipazione del futuro che vogliamo. È un’America morale, dinamica ma artefice del suo destino,
che gode di beni materiali.
L’altro romanzo, invece, è un romanzo incentrato su Huck, l’amico di Tom. All’inizio del romanzo, Huck
viene adottato da una vedova che era stata salvata proprio da Tom e da Huck dall’indiano Jo che voleva
ucciderla. Huck ha vissuto quindi i primi anni della sua vita solo e libero, ma poi si trova improvvisamente
ricco a casa di una vedova. Entrerà in possesso di queste sue ricchezze appena diventerà maggiorenne.
Spunta dal nulla il padre di Huck, ovviamente venuto a conoscenza della sua improvvisa ricchezza. Huck
giustamente è diffidente e lo vuole allontanare, così il padre lo rapisce e lo rinchiude in una capanna. Huck
riesce a fuggire, ma se fosse tornato dalla signora vedova, il padre lo avrebbe ritrovato facilmente, l’altra
alternativa era di rinunciare alla possibilità di avere denaro, pur di riguadagnare la sua libertà. Huck, così
esce dalla capanna e inscena la propria morte con il sangue di un maiale, lasciando intendere che il corpo
era stato portato via dal fiume. Huck così fugge, lungo il corso del fiume. Il fiume in Mark Twain
metaforicamente rappresenta lo scorrere del tempo e il cambiamento dell’America. Su questo fiume a
bordo di una zattera si imbatte in un’altra zattera, quella di uno schiavo fuggitivo, Jim. È evidente la distanza
tra Mark Twain e Harriett Beeches Stown, in cui lo zio Tom dal momento in cui deve essere venduto è
contento, in Mark Twain, Jim sentendo che probabilmente l’avrebbero venduto, scappa. La cosa
interessante del rapporto tra Huck e Jim è che è un rapporto come quello che c’è tra padre e figlio. Jim si
occupa di Huck come il padre biologico non aveva mai fatto. Il messaggio che Mark manda è che la famiglia
è fatta di persone che si prendono cura gli uni degli altri, la famiglia non è solo fatta di consanguinei e di
stesso colore della pelle. Un afroamericano può essere molto migliore di un bianco, anzi che il colore della
pelle non ha niente a che vedere con l’animo di una persona. Il romanzo finisce con Jim che torna libero e
con Huck che ha la possibilità di godere in futuro dei propri soldi.

Lez.26 6/12

Il rapporto che c’è tra bambini e bambine è assolutamente paritario, entrambi amano fare le stesse cose,
senza discriminazione di genere. Anche gli adulti, le vedove per esempio, non hanno un ruolo subordinato.
Jim non parla l’inglese come lo parlano Tom, Huck e gli altri. Parla l’inglese degli afroamericani, con tutta
una serie di digressioni dialettali ed è scritto come è pronunciato. Anche in questo, Mark Twain è avanti
rispetto al periodo in cui si trova. Li accetta, li descrive e li rappresenta per quello che sono.

DISPENSE di William Dean Howells – A traveler from Altruria.


si parla di un testo un po' satirico che lui scrive per criticare l’America. Un viaggiatore proveniente da un
altro mondo chiamato Altruria, va a visitare l’America perché convinto che sia migliore, dato che vi è la
libertà, l’uguaglianza e i diritti. L’autore descrive lo stupore del viaggiatore che quando arriva in America
scopre che la realtà è completamente diversa: non c’è l’uguaglianza, non ci sono pari opportunità. È un
testo un po' satirico che ci descrive l’America per quello che effettivamente è.

STEVEN CRANE
nasce nel 1871 e muore nel 1900, solo 29 anni. ha vissuto con un’intensità e con una drammaticità che
pochi hanno conosciuto. Lui viene da una famiglia metodista, la frangia estrema dei puritani. I metodisti
considerano la vita di una persona come l’unico passaporto per il regno dei cieli. Un comportamento santo
poteva assicurarti un posto nel regno dei cieli. Ebbe 14 figli.
Un bambino metodista, solitario, introverso e che a 4 anni aveva imparato da autodidatta a leggere,
scrivere e a far di conto. A 8 anni compone il suo primo componimento poetico. L’argomento affrontato era
il fatto che egli voleva un cane. Scrive una poesia per convincere i genitori a prendergli un cane. A 14 anni
compone un racconto. Nel frattempo, la situazione familiare peggiora perché la madre cade in depressione
quando muore uno dei suoi figli. Il fratello di Steven, Luther, lavorava nelle ferrovie e all’epoca non c’erano
gli scambi automatici di binari, ma una persona, in questo caso il fratello di Luther, indicava la direzione con
delle bandiere e muore in un incidente sul lavoro. La madre inizia a diventare protettiva nei confronti degli
altri figli; quindi, lui chiede di andare a studiare fuori, è il suo modo di uscire da un ambiente domestico non
sano. L’abitudine di Crane era quella di scrutare le persone per cercare quello che lui chiamava materiale
umano. Lui si fa mandare nella scuola più lontana perché voleva accumulare materiale umano che
altrimenti non avrebbe mai potuto conoscere. Va al Clever-art College, un’accademia militare. Non gli
piacevano le materie da studiare, ma gli piaceva molto marciare, perché gli dava un senso di ordine e
disciplina. Amava giocare a baseball, o meglio, preferiva guardare. Le persone che più lo affascinano sono i
veterani di guerra che tante volte andavano ad insegnare nelle scuole. Nella sua mente cominciava a
tessere delle trame. Conclusa questa esperienza del college militare, prima va ad una scuola dove si
studiavano materie umanistiche, e poi va a studiare ingegneria, sempre per trovare nuovo materiale
umano. Ha una formazione assolutamente eterogenea, perché a lui non importava conoscere le materie,
ma voleva trovare il materiale umano da poter inserire nei suoi testi. Ad un certo punto finisce lo studio, o
meglio lui non si laurea e decide di andare a vivere con suo fratello che si era sposato e viveva in New
Jersey. Lui tutti i giorni andava a New York, una città che ospita tutti gli strati sociali. Alcune volte
addirittura spariva, anche per settimane, per poter trovare questo materiale umano che gli serviva, doveva
vivere come vivevano quelle persone. Tante volte quindi andava nella Bowery, a Manhattan. In questa zona
di Manhattan c’erano tantissimi nightclub, con molti bordelli. Dormiva nelle flop house per sperimentare il
modo di vita dei barboni, dei senza tetto. Le flop house erano dei dormitori con 50, 60 letti in una stanza. Si
affittava il letto per tot notti. Le condizioni igieniche sanitarie erano pessime per non parlare della
pericolosità di questi posti. Lui aveva il desiderio di fuggire da sé stesso e di vivere la vita di qualcun altro.
Lui si mantiene facendo il giornalista, scriveva per varie testate. Ma nello stesso tempo, coltivava di notte la
sua passione per la scrittura. Non aveva una macchina da scrivere, scriveva tutto a mano. Se avesse fatto un
errore, sarebbe riscritto tutta la pagina. Nel 1891 conosce l’amore. Si innamora di una donna dell’alta
società, sposata. Lui per 6 anni della sua vita è schiavo di questa donna. Lei gli prometteva che avrebbe
prima o poi lasciato il marito, ma non lo fece mai. Non aveva la minima intenzione di lasciare suo marito,
benestante, per un ragazzo come Crane. Lui soffrirà molto per questa storia, nel mentre scrive il suo primo
testo importante “A girl of the streets”. Questo testo lo pubblica a proprie spese, perché tutte le case
editrici lo avevano giudicato troppo crudo e volgare, essendo lui uno scrittore naturalista. Lo pubblica con
un espediente, sotto falso nome: Johnson Smith. Aveva un sottotitolo: “A story of New York”. Poi aggiunge
un nome a questo titolo: “Maggy, a girl of the street”. Il sottotitolo voleva far intuire che quello che lui sta
descrivendo non è un caso specifico, la storia di questa ragazza di strada è simile a quelle di tante altre che
accadono. Venne criticato tantissimo per questo, così lui aggiunse il nome della ragazza, che contribuisce a
circoscrivere l’episodio, sminuendo il fatto che è una storia di New York. Vuole dire che non succede
sempre, ma che è successo solo a Maggy. Aggiunge il nome altrimenti la storia avrebbe avuto tutte le
caratteristiche di una generalizzazione. Questa storia inizia con dei bambini che litigano, ad un certo punto
arriva un ragazzino un po' più grande che cessa la litigata. La scena si sposta poi a casa di uno dei bambini,
Jimmy, fratello di Maggy. La situazione a casa è drastica, i genitori sono sempre ubriachi e picchiano i figli.
Questi bambini molto probabilmente faranno in futuro quello che facevano i genitori. Maggy, però, prova a
cambiare il suo destino familiare, impara un mestiere, impara a cucire, si compra la macchina da cucina e
cuce a casa. Cerca di trovare un uomo buono che le possa stare accanto. È innamorata di quest’uomo, Pitt,
proprietario di un bar, un nightclub. Un bar un po' ambiguo, con traffico di droga e alcolici. Pitt, abituato a
frequentare donne poco di buono, la sfrutta e basta. Lei ne è innamorata e spera in un suo cambiamento
che non avverrà mai. Lei rimane incinta e quando lo comunica a Pitt, lui l’abbandona. Maggy a quel punto,
viene cacciata di casa dai genitori. Maggy nel testo è paragonata ad un fiore cresciuta nel fango, si ritrova
abbandonata sia dalla famiglia che da Pitt. Inizia una vita di prostituzione. La storia finisce con Maggy che
barcollando, perché ubriacona, si suicida nel fiume. Il romanzo si conclude con la madre che rammaricata
afferma di averla perdonata. Questo romanzo riporta l’ipocrisia della società, i rapporti umani sono rapporti
basati sull’usa e getta, senza interesse per i sentimenti dell’altro. Crane vuole rappresentare crudelmente
che New York è una città che si mangia le persone. Questo romanzo vende pochissime copie, perché
spiattellava in faccia una verità che molti volevano ignorare, con indifferenza.
Il testo che lui scrive subito dopo è intitolato: “The red badge of courage”, pubblicato nel 1893. Questo
testo affronta un tema che Crane non conosceva direttamente, perché parla della guerra civile, finita nel
1875. Lui aveva frequentato quel college militare. Lui descrive la guerra civile come nessuno mai l’aveva
descritta. La guerra civile era vissuta come un momento eroico della storia d’America, lui invece fa vedere
un altro lato della guerra, il lato oscuro. In questo testo lui parla di un ragazzino di nome Henry che non
aveva neanche l’età per andare a combattere, ma che aveva falsificato la sua età per andare in guerra.
Durante la prima battaglia, Henry è spaventato, terrorizzato. Crane rappresenta la psicologia del terrore,
della paura. Henry preso dalla paura scappa, perché non vuole né morire, né uccidere. Il lettore vede la
guerra attraverso gli occhi di Henry, vediamo un nostro compagno che sta morendo, un altro che ha perso
la gamba, un altro ancora che scoppia e muore. C’è la descrizione dell’orrore della guerra, mai vista in
letteratura. Henry riesce a nascondersi per poi ricongiungersi con il suo esercito, che vedendolo ferito, lo
considerano un eroe che ha combattuto ed è sopravvissuto. Viene considerato un eroe di guerra, così
Henry si sente in colpa perché sa che mentre lui è scappato, sono gli altri che sono morti da eroi. Anche qui
Crane ci descrive la difficoltà di Henry ad accettare la sua debolezza. Vorrebbe quasi autodenunciarsi. Così
Henry per non dover uccidere e per morire con gloria decide, nella battaglia successiva di fare il porta
bandiera. Nel finale lui riesce a sopravvivere e finalmente sente di meritare quel segno rosso del coraggio
che aveva avuto ingiustamente all’inizio. A Crane non importava di capire chi avrebbe vinto e chi perso, a
lui importava un’altra cosa, una cosa grazie alla quale segna uno spaccato con la letteratura precedente e
con il trascendentalismo. Il trascendentalismo vede l’uomo, Dio e la natura come la stessa cosa. Per Crane
non è così, perché dopo aver descritto la guerra, si sofferma sulla natura e nota un contrasto, ma
soprattutto un’indifferenza della natura nei confronti del destino dell’uomo. Secondo lui non siamo tutti
parte della stessa sostanza, perché se l’uomo muore, la natura si rigenera. Essa è indifferente al destino
dell’uomo. Questo testo ebbe un grande successo, lui ha finalmente i riconoscimenti che meritava. Si
dedica ancora al giornalismo, facendo delle inchieste sulla corruzione della polizia. Continuando a far
vedere come l’apparenza sia lontana dalla realtà. Se pensiamo che la polizia è quell’ente che ci difende e
che fa rispettare i diritti, invece Crane ci mostra come sia corrotta. Lui vuole far vedere che dietro l’età
dorata c’è una malattia dell’America, non è sana, lui vuole far vedere tutto il marcio dell’America. Crane da
giornalista viene inviato a Cuba, che in quel momento era in una situazione tesa con gli Stati Uniti. Per
arrivare a Cuba avrebbe dovuto prendere una barca e mentre aspettava la barca va in Florida e si prende
una camera in un albergo. Conosce la proprietaria di questo hotel che si chiamava Cor Taylor. L’albergo
veniva utilizzato a ore, per incontri occasionali. Lui si innamora della proprietaria, colei che gestiva tutto il
business. Lui la lascia per andare a Cuba, ma la nave in cui si trovava esplode. Lui riesce a sopravvivere
salendo su una scialuppa di salvataggio che imbarcava acqua, riesce a raggiungere a nuoto la riva e viene
salvato dalla proprietaria dell’hotel. Lei lascerà l’hotel e accompagna Stephen in tutte le sue spedizioni,
come quella in Turchia a documentare episodi di guerra tra turchi e greci. Lui si trovava a lì e ad un certo
punto passa un cane randagio, così Stephen lo prende. Finalmente riesce ad avere un cane. Morirà perché
molto malato sia di tubercolosi che di epatite, ma anche di altro. Passa gli ultimi giorni della sua vita in una
clinica nella foresta nera, in Germania, con la sua compagna Cora e il suo cane. Non c’è un episodio così
straordinario della sua vita che non sia diventato un episodio di un romanzo, un articolo di giornale o una
bozza. Stephen Crave è colui che ha interpretato in modo molto profondo il naturalismo americano.

Lez.27 7/12

Theodore Dreiser, di origine tedesca. È il primo autore cattolico che vediamo. Nasce nel 1871 e muore nel
1945. Suo padre si era sposato una donna che non era cattolica e che poi si è dovuta convertire, così da
essere ripudiata dalla sua famiglia puritana. La famiglia Dreiser è nuova in America, non erano americani da
tante generazioni. Dreiser comincia la sua carriera come giornalista. Scrive interviste di uomini importanti e
poi dei testi che sono a metà tra il biografico e la critica letteraria. Non è solo politica e attualità di cui si
occupa, ma anche di letteratura. Lui si sposa con una donna meno culturalmente elevata di lui, compiendo
quindi una scelta precisa, perché così poteva esercitare una certa potenza su di lei. Tuttavia, questa donna
poi lo lascerà, senza divorziare perché ancora il divorzio non era visto di buon occhio. Lo lascia perché
Dreiser per tutta la sua vita ha avuto relazioni parallele con altre donne. Più invecchiava più aveva donne
giovani. Dreiser si distingue per due romanzi molto notevoli, il primo pubblicato nel 1900 e si chiama
“Sister Carrey” e il secondo pubblicato nel 1925: “An American Tragedy”.
Dreiser sosteneva che la vita è fortemente ingiusta e che se tu sei corretto e buono nei confronti degli altri
ci rimettevi sempre. Chi ha successo nella vita, non è chi il successo se l’è guadagnato, ma è chi ha usato
strategie per arrampicarsi socialmente. Dreiser era convinto che lo squallore e l’assoluta mancanza di etica
dominassero il mondo. Sisiter Carrey è l’emblema dell’antieroina. L’eroina di un romanzo dovrebbe essere
coraggiosa, giusta, altruista, moralmente corretta. Invece di essere punita in questa vita, lei è l’unica che
pur nella sua insoddisfazione, riesce a rimanere in superficie, mentre gli altri affondano.
la chiama “Sister” perché vuole dare un’immagine di un personaggio caro al lettore. Il lettore così resta
coinvolto emotivamente, essendo proiettato verso il protagonista. Tuttavia, questo non si verifica perché
Dreiser rompe le aspettative del lettore, prendendo un po' in giro il lettore. Sister Carrey ha 18 anni, è bella
e giovane è spensierata con tanta voglia di vivere. Lei ha la bellezza della giovinezza, quella bellezza ancora
acerba, immatura. Sister Carrey ha deciso di andarsene dal Wisconsin. Lei ha una sorella che si è trasferita a
Chicago e quindi la vuole raggiungere. Prende il treno diretta per Chicago con il sogno di fare la corista.
Chicago era al tempo, come oggi, una delle città più grandi degli Stati uniti. Sul treno incontra un
viaggiatore, Drueth e prima di scendere dal treno lui gli dà il suo biglietto da visita. Lei raggiunge sua sorella
Minny che l’avverte che lei avrebbe dovuto contribuire alle spese della casa. Iniziano a cadere un po' di
aspettative di Sister Carrey che pensava di fare la bella vita. Inizia a cercare lavoro, va a finire a lavorare in
fabbrica, dove lavoravano tutte donne. Accade che lei si ammala e quindi è costretta a lasciare il lavoro. Qui
c’è una riflessione anche amare di Dreiser sulla condizione dei lavoratori del tempo. Perso il lavoro lei non
ha il coraggio di dirlo alla sorella. Quindi lei tutti i giorni continua ad uscire di casa, facendo finta di andare
al lavoro. Nel mentre continuava a cercare lavoro, ma non lo trova. Gira per le strade di Chicago, fino a
quando non rincontra Drueth che la invita a pranzo fuori. Lui se la compra con una bistecca e degli asparagi,
segue la descrizione del piacere di Carrey di mangiare questi cibi costosi. Lei diventa la sua amante. Il giorno
dopo lui le regala degli abiti per farla sua. Carrey è attratta dai beni materiali, è fredda, calcolatrice, non le
importa di Drueth che è sinceramente affezionato a lei, mentre lei è interessata solo a ciò che riceve da lui.
Lei ha trovato una soluzione alla sua condizione di partenza. Lascerà anche la casa della sorella per andare a
vivere con lui. Accade però che lei non si reputa veramente felice di quello che stava vivendo, perché aspira
ancora più in alto. Si fa presentare ad un uomo, Hurst Wood, amico di Drueth. Carrey e Hurst iniziano una
relazione, nonostante lui fosse sposato. Anche in questo caso, però, lei non è contenta perché Hurst non si
sbilancia troppo, essendo sposato. Non solo Hurst Wood lascia la moglie, ma per soddisfare tutti i desideri
di Carrey ruba nel suo stesso night club e scappa con lei in Canada, dove ricomincia una nuova vita. Ancora
una volta Carrey non è felice, in quanto il Canada non le presentava le stesse opportunità che le avrebbe
offerto una città negli Stati Uniti. Così ricatta Hurst, divorato dai sensi di colpa per aver tradito la moglie e il
suo amico, dicendogli che o si sarebbero trasferiti a New York o lo avrebbe lasciato. Si trasferiscono a New
York e aprono un bar, che però non va troppo bene, si indebita, diventa sempre più povero, mentre lei si fa
strada a New York. Comincia a lavorare nei club, comincia ad essere famosa e avendo fatto i soldi, lascia
Hurst, che sempre più povero drogato e alcolista va a finire nelle flop house. Hurst muore e il romanzo
finisce con lei che finalmente ha coronato il suo sogno di essere corista, ma tutto sommato non è ancora
contenta. Questo romanzo rappresenta proprio il lato più crudo del naturalismo e del realismo americano
perché è totalmente assente la morale. Il lettore, per di più, vedendo l’egoismo di Carrey si aspetta una
“punizione”, cosa che non accade, anzi il brutto accade a tutti quelli che Carrey ha schiacciato per arrivare
dove è arrivata. Alla base vi è l’idea che nel mondo non vige la giustizia.

Il secondo romanzo si sofferma su un’altra tematica: l’autoinganno e l’autoconvinzione. Tante volte nella
nostra vita ci capita di autoconvincerci di qualche cosa. Molte volte interpretiamo il comportamento di una
persona, non in base a quello che la persona ci dice, ma in base a quello che pensiamo noi dell’altra
persona. Molte volte noi ci raccontiamo delle bugie, per poi crederci. Questa auto manipolazione era un
qualcosa che interessa molto Dreiser. Anche a livello di cronaca. Lui si era appassionato ad una storia di
Chester Gillette che aveva ucciso la moglie dichiarandosi innocente. Venne condannato a morte, ma lui ha
sempre continuato a dichiararsi innocente. Si era talmente tanto convinto della propria innocenza che alla
fine aveva quasi convinto tutti. Questa cosa di avere un dialogo interiore con noi stessi affascina molto
Dreiser e inserisce alcuni elementi della storia di Gillette nel suo romanzo “An American tragedy”. Testo
considerato crudo e crudele e per questo non ebbe molto successo. Il romanzo si apre a Kansas City con un
ragazzo, Clyde Griffiths, che fa il portiere in un albergo mal frequentato. I suoi amici, una sera, lo esortano a
lasciare il posto di lavoro per andare con loro, quella sera rubano una macchina e investono un ragazzino,
per poi scappare. Lui sparisce e va a Chicago e a New York andando a lavorare in fabbrica. La classe sociale
che Dreiser esplora è quella bassa, non l’alta società. Va in fabbrica e nota una ragazza di nome Roberta,
iniziando a sedurla. Lei si innamora. Questa fabbrica in realtà appartiene allo zio di una donna giovane bella
e affascinante di nome Sondra, che ogni tanto va in fabbrica a trovare lo zio. Clyde vedendola ogni tanto
comincia a farsi avanti, facendole complimenti e cercando di sedurla. Sondra, d’altra parte, risponde alle
avance. Clyde è convinto che piano piano sarebbe riuscito a fare innamorare Sondra di lui e a sposarla,
sposandola sarebbe cresciuto di classe sociale perché lei è ricca. Accade che Roberta rimane incinta. Clyde
sapeva molto bene che Roberta non sapeva nuotare, così la porta a fare una passeggiata per poi andare in
un lago con una barchetta. Arrivando abbastanza a largo le dice chiaramente che l’avrebbe voluta lasciare
perché non voleva stare con lei, e tirandogli una macchinetta fotografica in fronte, la fa cadere dalla barca e
la fa annegare. Lui capovolge la barca facendo finta di essere caduto anche lui, gridando aiuto e a nuoto
arriva a riva. Arriva la polizia e lui racconta la sua versione dei fatti dicendo che lei è caduta che lui ha
cercato di salvarla ma che non c’è riuscito. La polizia non gli crede, anche perché ritrovano il corpo e notano
la ferita inflitta dalla macchina fotografica. Lui si dichiara innocente fino alla fine, ma comunque viene
condannato a morte, sulla sedia elettrica.

Rispetto a Sister Carrey questo romanzo è più crudo e più duro. Carrey è una superficiale e non è artefice di
nessun omicidio. Clyde invece è un assassino, arriva ad uccidere per il suo obbiettivo personale. Per di più
tra i due romanzi cambia la visione del mondo di Dreiser. Mentre in Sister Carrey l’immoralità domina, in
An American Tragedy c’è una morale, perché Clyde non la passa liscia, viene condannato per ciò che ha
commesso. Dreiser si sta uniformando ad un modello, forse più cattolico, alla fine del quale i buoni saranno
premiati e i cattivi saranno puniti.
Il titolo fa riferimento ad un argomento universale, tratta di uno dei tanti casi tragici che accadono in
America.
Negli ultimi anni della sua vita Dreiser abbraccia varie cause, continuando pur a scrivere. Si dedica al
sociale. Abbraccia la causa di Sacco e Vanzetti e quella di Emma Goldeman.
Sacco e Vanzetti erano due italiani, emigrati. Accusati di essere responsabili di un omicidio di una guardia.
Tutti sapevano che erano innocenti (poi decenni dopo è stato chiesto pubblicamente scusa alle rispettive
famiglie), sono stati mandati a morte. Sono l’esempio dell’ingiustizia americana che si abbatte contro i più
deboli. Dreiser consapevoli della loro innocenza li aveva difesi. Con il tempo Dreiser riscopre e da
importanza ad una moralità che era assente nelle sue opere giovanili.
L’altro caso è quello di Emma Goldeman, intellettuale lituana che verrà esclusa ed espulsa dagli Stati Uniti
con il così detto Anarchist Exlusion Act, nel 1918. Emma viene cacciata come anarchica. Lei era una
scrittrice, un’intellettuale che scriveva a favore della libertà sessuale delle donne, sulla libera scelta di una
donna se essere madre o meno. Scriveva anche sul diritto di aborto di una donna. È interessante notare
come Dreiser anche qui ha cercato di coltivare una sua morale quando prima in lui era del tutto assente.

Lez.28 13/12

Sister Carrey viene definita come un “a waif”, come un rametto, come una cosa inconsistente e molto
leggere che viene scaraventato dal vento. Questa è Sister Carrey in una società priva di scupoli, di morale e
di peso. In An American Tragedy, al contrario, una morale c’è, perché il protagonista viene comunque
punito, paga per quello che ha commesso.

Louisa May Alcott. Autrice di “Little Women”. Questo titolo, pensando a Mark Twain è sbagliato. Perché i
bambini e le bambine non sono piccoli uomini o piccole donne, sono bambini.
Louisa May Alcott è nata nel 1832 e muore nel 1888. La sua famiglia è la famiglia Alcott, inventori di
Fruitland. Dalla patre della madre invece, erano imparentati con la famiglia di Samuel Sewall. Quindi lei è
figlia d’arte, era prevedibile che avrebbe intrapreso la carriera da scrittrice. La sua istruzione è stata
impartita non solo dai maestri, ma anche dallo stesso Emerson, Truhoe ecc. ha avuto un’istruzione
eccezionale. Lei era fervente abolizionista e inizia a sostenere i primi movimenti femministi. Questi iniziano
a svilupparsi intorno alla metà dell’800. Lei partecipa mentalmente e a distanza, con lettere a quella che
passerà alla storia come la “Seneca Falls Conference” è il primo convegno femminista, in America. Il 19 e 20
luglio del 1848, si è svolto questo convegno, dove si sono susseguite una serie di oratrice, per sostenere
l’uguaglianza uomo donna. Le voci più forti erano quelle di Lucretia Mott e Elizabeth Cady Stantot. La
differenza tra le due è che Mott era una quacchera e molto più moderata (diritti civili si, ma diritti politici
no), mentre Stantot era molto più pretenziosa e agguerrita, lei voleva che le donne avessero tutti i diritti
sociali, politici, civili. La Seneca Falls conference è importante perché da inizio ad una collaborazione che noi
ritroveremo fino agli anni 60 del 900, una collaborazione che nasce tra donne e afroamericani. Fino agli
anni 60 del 900 il destino dell’emancipazione femminile è unito all’emancipazione dell’afroamericano. Al
Seneca Falls Conference parla anche il più importante afroamericano libero Frederick Douglass.

Dispensa: The Declaration of Sentiments, Seneca Falls Conference (1848). La declaration of sentiments va
a colmare, in modo provocatorio, una lacuna presente nella Dichiarazione d’Indipendenza. “We hold these
truths to be self-evident: that all men AND WOMEN are created equal”. Si inizia con una riformulazione
della dichiarazione d’indipendenza.

Louisa May Alcott sin da giovane, matura l’idea di non sposarsi. Per andare contro alla convinzione sociale
secondo cui la donna era creata esclusivamente per sposarsi e per procreare. Questa è una posizione
rivoluzionaria ai limiti dell’ostracismo sociale. Da questo momento in poi vedremo altre scrittrici che
scelgono di vivere la propria vita, di non sposarsi e di non avere figli, se non era quello che volevano. Se tu
scegli di non sposarti, la conseguenza è quella di non essere indipendente economicamente. Alcune donne
andavano a lavorare in fabbrica, posti pericolosi perché potevi essere stuprata. Louisa May Alcott ha fatto
tutti i lavori possibili permessi alle donne, come lavorare in fabbrica o fare la badante. È stata una donna
anche molto avventurosa perché non avendo un marito che la manteneva fece ogni lavoro possibile. Si
dedica anche alla scrittura a metà dell’800, professione che inizia proprio in questo periodo ad essere
tollerata per le donne. Il tipo di scrittura accettabile per le donne erano: romanzi rosa, o romanzi per
bambini. Quel tipo di scrittura destinata ad un pubblico femminile o ad un pubblico infante. Lei scrive
Piccole Donne, seguito da Good Wifes, Little Man e Jo’s Boys (gli alunni di Jo). Le 4 sorelle March sono 4
tipologie diverse di donna. Meg, la primogenita è la classica donna che si sposa, che ha dei figli, però Meg
non è mai soddisfatta, ogni tanto fa qualche riflessione sulla società. Jo, è un nome maschile. Lei è la
tipologia di donna maschiaccio, quella in cui l’autrice si rispecchia. È volitiva, è istruita, è determinata, è
quella che si taglia i capelli e li vende per aiutare la famiglia (all’epoca i capelli della donna erano considerati
l’emblema della femminilità). Compiendo questo gesto compie una violazione del canone femminile e di
quello che ci si aspettava dalle donne. Tuttavia, se fosse stata l’immagine speculare dell’autrice, Jo non si
sarebbe dovuta sposare. Louisa May Alcott non voleva sposarsi e avere figli per non essere dipendente di
un uomo, ma essendo una scrittrice e dovendo vendere è costretta ad adeguarsi; quindi, nel libro Jo si
sposa e addirittura diventa insegnate, avendo a che fare comunque con i bambini, con ciò a cui le donne
erano stato destinare, ovvero a prendersi cura dei bambini. Ciò rientra in un canone accettabile di
femminilità. Beth è una donna spirituale, riflessiva, dedita alla musica, infatti muore. È la così detta donna-
angelo. Anche qui c’è una punta di veleno per la società: donne spirituali, che non hanno un corpo con il
quale procreare, che sono dedite all’amore di Dio e all’arte “non servono” e infatti nel romanzo Beth
muore. Infine, vi è Amy che rappresenta la donna moderna, arrampicatrice sociale. Amy si sposa il vicino di
casa, ricco, anche se non era poi così tanto innamorata di lui. Qui vi è una critica sociale, dove si sottolinea
come le donne tante volte si sposavano non per vero amore, ma per ricercare una situazione economica e
un rango sociale più elevato.
Louisa May Alcott aveva tutta una produzione segreta, emersa nel 900. Una produzione sotto pseudonimo
di A. M. Barnard. Questa produzione sotto pseudonimo è priva di filtri, tutto ciò che non avrebbe potuto
scrivere con il suo nome, lo scrive con questo senal. Sceglie poi di non dare un genere a questo
pseudonimo, non sappiamo se intendesse un uomo o una donna. In questa produzione troviamo per
esempio:
1. “Behind the mask”. Nella vita reale la maggior parte delle donne indossa una maschera. Le donne
dell’800 erano obbligate a seguire delle tappe di vita imposte da una società prettamente maschilista, le
donne dovevano sposarsi e avere figli, altrimenti si faceva la fame o si andava a lavorare in fabbrica. Quindi
seguire quello che la società imponeva era più che conveniente, per avere uno stile di vita più agiato, grazie
al marito. Lei smaschera tutto questo. La protagonista è una donna, non tanto giovane per l’epoca, di 40
anni che però di agghinda talmente tanto da sembrare più giovane. Facendo la governante riesce a farsi
sposare da un uomo ricco, che non sa la sua età e che non sa del suo passato.
2. “A Long Fatal Love Chase”1866, contemporaneo di Little Women. Il sottotitolo è “The modern
Mephistopheles”. È ambientato in un’isoletta a nord della Scozia, dove vi è una sola casa abitata da una
ragazza di 18 anni e dal nonno e dalla servitù. Lei pronuncia una frase “venderei la mia anima al diavolo pur
di avere un anno eccitante”. Nell’immediato bussano alla porta. Entra Philip Tempest, un giovane con una
bellezza un po' dannata, il moderno Mefistofele. Lei scappa con lui, convinta di volerlo sposare. Passano un
anno meraviglioso, viaggiando per l’Europa. Lei lo voleva sposare ma lui aveva una vita parallela con
un’altra donna e dei figli. Lei scopre di essere l’amante. Così scappa e si nasconde in un convento dato che
lui la rincorre e nel convento cattolico incontra un prete e si innamora del prete. Non potendolo sposare, il
prete l’aiuta a tornare in Scozia. Nel momento in cui avrebbero dovuto prendere la barca per arrivare
all’isoletta, il prete ha un’idea: siccome Philiph Tempest li stava inseguendo, il prete dice alla ragazza di
prendere una barca da sola e il prete avrebbe fatto finta che invece fossero insieme nella barca così da farsi
inseguire lui da Philiph Tempest. Ma Philiph Tempest capisce l’inganno e va dietro all’altra barca, convinto
di stare inseguendo il prete che voleva uccidere.
Alla fine, il prete sano e salvo mentre aspettava che la ragazza arrivasse all’isola vede arrivare dei marinai
che portano il corpo della ragazza. Arriva poi Philiph Tempest che vedendo che il corpo era di lei e non del
prete, si uccide con un pugnale.
Questa è la vera produzione di Alcott, mentre le restanti opere sono il frutto di un compromesso che lei
aveva dovuto accettare per poter pubblicare.
Lei morirà di lupus, scegliendo fino alla fine di non sposarsi nonostante le avessero proposto dei matrimoni
anche molto vantaggiosi.

Silas Weir Mitchell. Nato nel 1828 e morto nel 1914. Lui era il medico più importante della seconda metà
dell’800 in America. Questo medico è anche uno scrittore di romanzi, molto famosi. Lui veniva da una
famiglia puritana, di medici. Si laurea a 15 anni. si specializza e diventa un medico sul campo durante la
guerra civile. Studia due cose: il fenomeno delle phantom limbs (senti qualcosa, come il dolore, su un arto
che ti hanno amputato), studia quindi i collegamenti tra corpo e psiche: una malattia fisica ha delle
ripercussioni sulla mente. Studia poi anche la cura della nevrastemia. Questo termine racchiudeva tutte le
deviazioni dallo stereotipo di genere. Una donna che non voleva avere figli o che non voleva sposarsi era
nevrastenica, un uomo che non amava la guerra era nevrastenico. L’omosessualità anche.

Lui studia la nevrastenia maschile, prima sul campo di battaglia, studiando quei ragazzi che avevano paura
di combattere. Lui inventa prima per questi soldati quello che passerà alla storia come rest cure, la cura del
riposo. Tale cura consisteva nell’essere immobilizzati per settimane, per poi liberarti e di conseguenza si
preferiva andare a combattere. Col passare del tempo si perfeziona, interessandosi alla nevrastenia
femminile. Riconosce la nevrastenia femminile come un dramma sociale, perché se tutte le donne avessero
voluto “sfruttare la loro energia” per studiare anziché per procreare allora a quel punto non sarebbe stata
una madre capace. Nei suoi trattati indica di limitare gli studi alle donne a prima dell’età puberale. Perché
dopo l’arrivo delle mestruazioni tutte le energie delle donne devono essere investite nel ruolo di moglie e
madre. Così lui diventa un medico famosissimo, i suoi trattati più importanti sono due: “Wear and tear” e
“Fat and blood”. Tutte le donne che non volevano sposarsi e fare figli e basta erano nevrasteniche. Le
donne dedite all’arte venivano curate in un determinato modo. La donna intellettuale molto spesso aveva
l’anoressia, cosa che le impediva di avere un figlio, oggi sappiamo che è una malattia per cui non vi è colpa;
invece, al tempo era considerata una colpa. Al tempo queste donne venivano legate al letto, venivano
nutrite forzatamente, come se fossero delle bambine quindi prima le davano il latte per poi essere svezzate.
Dopo 8 settimane, la donna ingrassava e per tutta una serie di motivi, la donna moriva, poiché si suicidava.
È un processo di espropriazione del corpo. Tutto ciò ruota intorno alla volontà delle donne di emanciparsi.
Mitchell scrive anche 27 romanzi, romanzi per le donne. Romanzi in cui vi è sempre un binomio tra donna
buona, che si sposa e fa i figli e la donna cattiva, magra che finge di essere malata per non procreare. In
questi romanzi, la donna cattiva è malata perché non segue quello che la società le chiede e cerca di
contaminare le donne sane, vengono quindi descritte come nemiche della società.

Lez.29 14/12

Charlotte Perkins Gilman. Nata nel 1860 e morta nel 1935. Grande sostenitrice dell’eutanasia. Lascerà un
bigliettino con su scritto “Ho scelto il cloroformio al cancro”. Lei era malata terminale e quindi piuttosto che
infliggere altro dolore a lei stessa e alle persone a lei vicine ha scelto come morire. Lei viene da una famiglia
piccola, aveva solo un fratello, contrariamente alla media di figli delle famiglie del tempo. La madre aveva
problemi di salute, per questo ebbe solo due figli. Il padre di Charlotte, pur essendo un uomo colto decide
di lasciare la moglie, per questo suo problema fisico. Divorzia e si rifà una vita. La società dell’800 reputava
una colpa il fatto che alcune donne non riuscissero ad avere figli. Con il passare del tempo Charlotte
assorbe la colpa della madre. Continuerà ad apprezzare il padre. La madre nei confronti dei figli ha un senso
di repulsione. Dopo il divorzio dal marito, non abbraccia più i figli. Sceglie di assumere nei confronti dei figli
un atteggiamento distaccato, perché non voleva che i figli si affezionassero a qualcun altro perché
avrebbero sofferto se questa persona si sarebbe allontanata. Charlotte ci racconta che la madre la
abbracciava mentre lei dormiva e lei faceva finta di dormire per godersi quell’affetto che la madre si
imponeva di non donare ai figli. La sua autobiografia è intitolata “The living of Charlotte Perkins Gilman”.
Usa living piuttosto che life per dare l’idea di qualcosa in movimento, di dinamico, qualcosa che fosse
caratterizzato dalla trasformazione, dal suo non aderire a canoni tradizionali.
essendo cresciuta in questo ambiente, lei studia poco. Le piaceva dipingere quindi la madre la manda in
una scuola di pittura piuttosto che in una scuola normale. Questo perché dipingere, piuttosto che studiare,
implicava un minor sforzo e per la convinzione dell’epoca, così facendo, Charlotte si sarebbe potuta
dedicare meglio a procreare. A 16 anni si sposa con il primo interessato a lei per fare dei figli. Dopo un
anno, nasce la prima figlia e lei va incontro alla depressione post-parto, vista come nevrastenia. Lei smette
di mangiare, ha un rapporto non affettuoso nei confronti della figlia, la vede come un qualcosa che le ha
impedito di essere ciò che avrebbe voluto essere. Sentiva che aveva rinunciato a parti importanti della sua
vita. Il marito decide di mandarla dal dottor Mitchell. Tuttavia, andandola a trovare perché incapace di
starle distante per due mesi si rende conto di quello che effettivamente era la rest cure e decide quindi di
portarla via. Da qui nascerà una vera e propria amicizia con il marito e anche la loro separazione perché
tutti e due si rendono conto che era stato prematuro sposarsi. Charlotte non si dimentica di avere una figlia,
trova una madre/moglie surrogata, innamorata di suo marito. Lei trova questa forma di sostituzione per il
marito e soprattutto per la figlia, in quanto evidentemente aveva molto più istinto materno di lei.
Riprenderà i rapporti con la figlia quando lei sarà cresciuta, nascerà un rapporto madre-figlia basato
sull’amicizia e sul rispetto. Lei andrà in California dove frequenterà i circoli femministi. Andrà in California
perché nell’800 era particolarmente accogliente con le donne, questo perché era uno stato nuovo che
necessitava di donne, vi erano le così dette “donne ridondanti”: la California chiamava le donne perché gli
uomini erano alla frontiera e per farle venire garantivano una libertà che altrove non c’era. In California lei
inizia la sua carriera da scrittrice. Nel 1898 scrive “Women and economics”, un testo provocatorio perché
normalmente si credeva che il cervello femminile non potesse affrontare materie che richiedevano un
lungo pensiero. In questo testo lei presenta un parallelo interessante. In natura i ruoli di genere non sono
così codificati così come lo sono per gli esseri umani. La leonessa è colei che va a caccia, i pinguini maschi
covano l’uovo mentre la femmina va a caccia, i cavallucci marini maschi partoriscono, i piccioni come i falchi
sono coppie a vita. Lei dice che quello che succede all’uomo e alla donna non è naturale perché non è
naturale che alla donna sia vietato di muoversi come sia vietato di fare tanto altro. Non sono l’uomo sta
andando contro natura, ma sta alterando la natura stessa. Se è sempre stata tenuta in cattività non sarà
mai in grado di vivere diversamente se lasciata vivere. La donna ormai è trattata come una mucca in una
stalla. In natura, il trattamento che c’è nei confronti delle femmine, non è come quelle che subiscono le
donne. “È inutile parlare di cervello femminile perché sarebbe come parlare di un fegato femminile” = non
esiste né un fegato femminile né un fegato maschile, di conseguenza non dovrebbe esserci distinzione tra il
cervello maschile e il cervello femminile”.
Lei si occupa anche di educazione escrive due opere, una “Concerning children” del 1900, l’altra intitolata
“The Home: its works and influence”, del 1903. Nella prima opera lei parla dei condizionamenti sui bambini
operati sin dall’infanzia. La bambina viene sin da piccola proiettata verso una figura di donna che dovrà poi
essere da adulta. La stessa cosa per il maschio. Le bambine giocano con le bambole, con il servizio da thè,
con la cucinina. Il bambino gioca con le macchinine, con il soldatino, con le costruzioni. Lei riflette anche sui
vestiti fatti indossare dai bambini. Secondo lei i bambini e le bambine dovrebbero vestirsi con dei vestiti
pratici per giocare. Lei riflette come il condizionamento di genere passi attraverso l’educazione che ci viene
impartita sin da piccoli, ma anche sul vestiario. Anche sul discorso riguardante la casa è innovativa. Lei dice
che dal momento in cui anche la donna lavora, e che quando torna deve occuparsi dei figli, non ha tempo
per se stessa. Cosa che invece è consentita al marito una volta tornato dal lavoro. Secondo lei, per
consentire ad entrambi di lavorare, ma anche per giocare con i bambini lei inventa figure professionali che
si occupano della casa e degli aspetti pratici della vita. Lei si inventa un modo diverso di gestire la vita. Deve
esserci una figura che si prenda cura della casa, mentre i genitori si dedicano ai figli. È un sistema che
garantisce una libertà anche di vivere la dimensione familiare. Lei era una visionaria.
Col tempo si risposerà di un uomo di cui era veramente innamorata. Houghton era più giovane di lei di 7
anni. Con lui fonda una casa editrice chiamata “Chalton”. La loro forma di creatività non è legata alla
biologia, al fare figli, ma alla creatività mentale. Il giornale che loro producono si chiama “The fore runner”
e il simbolo delle copertine è molto interessante. Vi è un bambino sopra il mondo tenuto da una donna che
a sua volta è abbracciata da un uomo ed entrambi con l’altra mano tengono il mondo. Vi è l’idea di una
creazione di una nuova umanità. Su questo giornale pubblicano tante delle opere di Charlotte, per un
pubblico variegato.
Oltre a questo giornale lei scrive una trilogia utopico-distopica. È controversa questa utopia-distopia.
L’eugenetica è una teoria che si diffonde molto rapidamente negli Stati uniti alla fine dell’800. Teoria
secondo cui è dovere selezionare le persone che avevano il diritto di procreare. Se si avesse avuto una
forma di deviazione da ciò che è bello e buono allora non avresti potuto procreare. Charlotte abbraccia
queste teorie eugenetiche come fecero i suoi contemporanei. Nel primo libro di questa trilogia “Moving
the mountains” (1911), si parla di una società del futuro, un futuro non molto lontano, in cui il mondo è
perfetto, non ci sono più malattie, né povertà, né prostituzione, è un’utopia. Eliminando la diversità, però,
non ci si evolve ed è facilmente manovrabile. Il risvolto del romanzo è che tutti sono perfetti perché i diversi
sono stati eliminati. La società è bianca. Ritorna la paura del diverso, la paura della contaminazione razziale
e della miscegenation. Il secondo libro si chiama “Herland” (1915). In questo romanzo vi è un’isola che è
rimasta separata dal resto del mondo per secoli. A seguito di una guerra tutti gli uomini sono morti e sono
rimaste solo donne che si riproducono per partenogenesi (riproduzione senza fecondazione) e producono
solo donne. È una società razionale, civile, dove ogni figlia è figlia di tutta la comunità, non ci sono classi
sociali ma solo funzioni diverse. Accade che un uomo, avendo sentito parlare di Herland arriva sull’isola con
altri due uomini. Uno si impone fisicamente sulle donne, violentandole, un altro cerca di insegnare loro
l’uso delle armi ecc. è come se importassero tutto ciò che caratterizza il resto del mondo in quest’isola che
ne era rimasta priva fino a quel momento. Una di queste donne si innamora di uno dei tre e quindi se ne va
con loro. Questa donna, nel terzo romanzo, intitolato “With Her in our land” (1917), lei rimane incredula di
fronte alla violenza del mondo. Alla fine del romanzo decidono di ritornare in Herland, ma lei è incinta e
nascerà un maschio. Probabilmente andando a contaminare quell’isola di sole donne. Non stiamo più
parlando del problema uomo-Dio-natura, ma ora si tratta di problematiche legate al genere, al rapporto
uomo-donna e al rapporto uomo bianco-uomo nero.
Un altro racconto molto interessante è un racconto destinato al dottor Mitchell, le ci vorranno due anni per
pubblicarlo perché nessuna casa editrice glielo voleva pubblicare. Si intitola “The Yellow Wallpaper”
(1892). È raccontato dal punto di vista della narratrice, una donna senza nome. Il marito di questa donna è
un medico. Si capisce sin da subito che stanno ristrutturando casa e che sono andati a vivere in un’altra
casa temporaneamente. Lei descrive la sua camera, perché lei non vuole che i due abbiano la camera
insieme. La sua camera ha le sbarre alla finestra, il letto inchiodato al suolo e una carta da parati gialla con
degli arabeschi. Quella stanza era la stanza dei bambini, dalla quale non può uscire, né tantomeno scrivere.
Dopo un po' di pagine scopriamo che lei ha anche un figlio. La scrittura si fa sempre più frammentata nella
misura in cui la sua mente si perde. Lei comincia a vedere nella carta da parati delle donne che vogliono
uscire. Ragionando in termini moderni, quell’arabesco, quel disegno, ci riporta alle macchie speculari di
Rorschach. In una macchia ogni individuo vede un qualcosa. L’arabesco sulla parete diventa l’equivalente di
una macchia in cui lei legge la sofferenza di donne intrappolate che vogliono uscire dalla carta. È
interessante come lei si soffermi sulla carta, quella carta che le donne non possono usare per scrivere.
Questo racconto finisce che lei strappa tutta la carta da parati per liberare le donne e il marito che entra
nella stanza la vede che striscia tutto intorno alle pareti perché anche se lei ha liberato queste donne, lei è
stata ridotta a uno stato di animale (Kaska, nelle Metamosfosi si ispira a lei). Lei privata della sua umanità,
viene ridotta ad un animale strisciante. Il marito sviene e lei gli striscia sopra. Questo racconto mostra il
danno psichico che la rest cure di Mitchell provocava nelle donne. Lei manderà questo racconto al dottor
Mitchell, il quale ovviamente non risponderà. Lei sostiene che lui abbia modificato la sua rest cure dopo
aver letto il suo racconto.

Lez.30 17/12

Henry James è un autore che appartiene a quello che la critica ha definito “il ritorno alla mayflower”.
Appartiene a quel gruppo di scrittori che decidono di passare un determinato periodo di tempo in Europa, è
come se la Mayflower partita dall’Europa alla volta dell’America, ritornasse con tutti questi scrittori in
Europa. Nasce nel 1843 e muore nel 1916 e proprio in armonia con il discorso di ritorno della Mayflower lui
muore dopo aver preso la cittadinanza britannica. È un newyorchese, caratteristica che lo accumuna ad una
delle sue più grandi amiche: Edith Wharton. Vive in un ambiente familiare molto sofisticato, di intellettuali.
Il padre era un cultore di spiritismo, amico di Emerson, entrato in contatto con il circolo dei
trascendentalismi. Anche il fratello è importante, William James, perché è il filosofo che postula l’esistenza
dell’associazionismo: l’idea che i nostri pensieri non seguano una logica lineare ma delle associazioni.
Infatti, l’associazionismo di William James è alla base del flusso di coscienza. Con il fratello aveva un
rapporto di amore e odio, perché da un lato lo amava, da un altro lato lo vedeva una figura più affermata
rispetto a lui. Anche per il suo carattere più estroverso, laddove James per tutta la vita ha coltivato
l’attitudine di un eremita osservatore. Eremita perché lui si mantiene lontano dalla società e osservatore
perché anche se da lontano la osserva e la trascrive in tutte le sue manie, all’interno dei suoi numerosi
romanzi. James era anche convinto del fatto che o si vive la vita o la si scrive. Questa forse era anche un po'
la giustificazione che si dava per il fatto di non aver avuto una vita al di là della letteratura. Di James
sappiamo poco della sua vita privata. Sappiamo che era innamorato della cugina, Minny Tampolt, che
compare all’interno di molti suoi testi. C’è chi parla di omosessualità, e questo è anche possibile. È possibile
perché nella sua vita dopo aver trascorso già un’infanzia e un’adolescenza particolari perché ebbe modo di
viaggiare e di studiare in diverse città, studia legge ad Harward. Non si capisce cosa sia successo, ma nei
suoi diari sappiamo che si procura una orrenda ferita. Questa ferita si pensa che abbia causato l’impotenza
di James e quindi anche una sua propensione per il genere maschile. Lui lascerà l’università perché lo studio
della giurisprudenza non faceva per lui e comincerà a dedicarsi alla scrittura. Se volessimo sintetizzare la
scrittura di James potremmo dire che è divisa in tre grandi fasi:
1. La prima fase va dal primo libro del 1871, che lui stesso ripudia come non particolarmente esaltante, fino
al 1890. Questa prima fase è caratterizzata da testi che potremmo avvicinare al Bildungsroman, quindi al
romanzo di formazione. I personaggi sono americani, James spesso adotta la prospettiva femminile,
facendo delle donne le protagoniste principali. In questi testi è presente quasi sempre lo scontro tra
un’America ingenua e provinciale, ricca economicamente ma sguarnita di strumenti e sofisticatezza
intellettuali (rappresentata dalla protagonista femminile) e un’Europa corrotta e corruttrice che determina
la fine e la morte delle protagoniste.
2. Nella seconda fase James si interessa al teatro, che gli serve, ma che non rappresenta il miglior
strumento di espressione per lui. Questa fase dura circa 7 anni.
3. La terza fase che dura fino al 1904 abbiamo la fase più importante, in cui i suoi romanzi acquistano
maggior spessore. Sono romanzi in cui si riflette, con disincanto, sull’America contemporanea. Un’America
che è caratterizzata dai compromessi, dove l’onestà non viene mai premiata.
La sua tecnica: il suo stile è articolato, elaborato e barocco, contorta. Questo anche perché non scriveva in
prima persona, ma dettava a una segretaria.

I suoi primi romanzi. Un testo che viene da lui rifiutato, del 1875 “Watch and ward”. È una storia un po'
strana ed eccentrica perché non è concentrata su una donna. Il protagonista è un uomo ricco. È filantropo e
presta soldi ai suoi amici. In particolare, ad un suo amico che si suicida perché impossibilitato a restituirgli i
soldi. Il senso di colpa del protagonista fa si che lui si prenda cura della figlia del suo amico. Questa figlia
viene descritta un po' bruttina all’inizio, ma nel crescere diventa sempre più bella. Pur di evitare che questa
ragazza si sposi, il protagonista la sposa. È un rapporto torbido quello che viene rappresentato, perché il
padre affidatario diventa poi il marito della ragazza.
Qualche anno più tardi, nel 1876 scrive “Roderick Huddson”. Uno studente di legge che, come hobby, fa lo
sculture, decide di lasciare lo studio giuridico per dedicarsi l’arte (come James). Accade che per studiare
arte lui va in Europa, dove si perde perché fa incontri sbagliati fino a quando lui si corrompe e muore. Inizia
questo cliché della parabola dell’americano in Europa che ripercorre anche nel romanzo successivo. Il titolo
è “Daisy Miller”, 1878. La storia è concentrata su Daisy, una giovane donne americana ricca, che decide di
andare in Europa. Lei va in Svizzera, dove incontra Fredrick. Lei flirta con lui non rendendosi conto di come
potesse essere interpretato il suo atteggiamento. Lei si sente libera ed assume un comportamento
sconveniente per l’epoca. Va a visitare un castello con Fredrick poco dopo averlo conosciuto. Lei viene
quindi giudicata, la madre di Fredrick gli impedisce di frequentarla. Lei non si accorge nemmeno. Lascerà la
svizzera e raggiunge l’Italia. A Roma incontra un italiano dal passato dubbio e ambiguo. Non si rende conto
di come la situazione possa essere compromettente per lei, viene messa l margine dai suoi stessi
compatrioti in Italia, che la reputano una poco di buono. Alla fine, lei morirà a causa della malaria.
Rappresenta quindi l’americana ingenua che si confronta con il mondo, che poi la schiaccia.
Un altro testo che lui compine subito dopo è “Washington Square” del 1880. Qui lui cambia un po' la
protagonista femminile, che è meno sciocca. La protagonista è Katrin, l’unica erede di un uomo vedovo. Lei
è descritta come bruttina, un po' anonima, non particolarmente colta, simpatica e bella.
Ma profondamente buona, leale e aperta verso il prossimo, il che la rende una vittima potenziale del
mondo. Incontra un uomo che comincia a corteggiarla, che sa benissimo che lei è l’unica erede di un grande
patrimonio. Il padre capisce l’inganno e quindi la disereda, ma lei ribatte convinta che quest’uomo fosse
veramente innamorato di lei. Al che il padre le propone un compromesso: passiamo un anno in Europa, io ti
diseredo comunque, quando torniamo s elui è veramente innamorato di te allora ti sposerà. Naturalmente
quando lei torna l’uomo sparisce. Lei mortificata, umiliata, ferita si chiude in sé stessa e decide di non
accettare la corte di nessun altro uomo. La storia si sposta in avanti nel tempo, passano gli anni, lei è
invecchiata, e un giorno bussa alla porta quell’uomo dichiarandole amore. Lei, con grande dignità gli chiude
la porta in faccia. Ciò testimonia che la protagonista ha finalmente guadagnato la stima di sé. In questo
romanzo vi è un’eroina che trionfa, pur non essendo una donna accettabile per i canoni del tempo.
Nel 1881 scrive “A portrait of a lady”. Isabel è la protagonista, erediteria anche lei, che viaggia. Decide di
andare in Inghilterra a trovare la zia e il cugino Ralf che è invalido. Sembra che in questo rapporto tra Isabel
e il cugino, James abbia rispecchiato il suo rapporto con sua cugina. In Inghilterra Isabel è molto
corteggiata, sia da nobili che da uomini di estrazione sociale inferiore, lei però rifiuta tutti perché crede
molto nell’autoaffermazione, nella necessità di conquistare prima il proprio spazio per poi condividerlo con
qualcun altro. Va in Italia e conosce un uomo dal passato ambiguo, è affascinante e lei se ne innamora.
Quest’uomo ha anche un figlio e vi è anche la figura di una governante dal comportamento ossessivo nei
confronti di quest’uomo. Desidera però che i due si sposino. Isabel viene trascinata in questo strano
triangolo e decide di sposare Gilbert. Il matrimonio è un inferno, lui è crudele, la tratta male, si intuisce che
la figlia è della governante che aveva spinto per il matrimonio per avere i soldi di Isabel, la quale viene
sempre più allontanata dalla sfera familiare, ma non del tutto proprio perché volevano i suoi soldi. Le viene
data la possibilità di scappare perché il cugino Ralf sul letto di morte la chiama. Lei va, però poi torna. Non si
sa bene se lei lo faccia perché si sia abituata ad essere trattata male, o perché si sia affezionata alla
bambina. Continuerà a condurre questa vita triste e solitaria.
“The Bostonians” del 1886. Si parla di emancipazione femminile, di donne che combattono per i loro diritti,
cose in cui James non credeva e questo traspare, perché poi le donne lasciano le lotte per i diritti dal
momento in cui hanno l’opportunità di sposarsi.
Tra questa fase e la fase del teatro vi è una pubblicazione importante, una sorta di trattato “The heart of
fiction” del 1884. In questo testo lui formula una teoria rivoluzionaria del romanzo. Per lui il romanzo deve
essere come un dipinto, con un focus centrale, tanti personaggi, una prospettiva, la possibilità di osservare
da diversi punti di vista, dev’essere organico. Prende in esame un altro elemento che un romanzo dovrebbe
avere: il punto di vista, che non necessariamente dev’essere quello del narratore onnisciente. Lui ci dice
che osservare un romanzo dev’essere come osservare un oggetto da vari livelli di osservazione. A seconda
del piano in cui io mi trovo mi soffermerò su una cosa piuttosto che su un’altra.
La fase teatrale gli da modo di perfezionare questo studio sul punto di vista, adottando la prospettiva dei
diversi personaggi. Il teatro di James è un fiasco, non piace. Lui non si demorde perché era consapevole che
il teatro sarebbe stato funzionale alla sua Major face, alla sua fase più importante.
“The turn of the screw” è un romanzo che funge da cerniera tra la fase teatrale e la terza fase. È un testo
nel testo. C’è una cornice, ambientato nel periodo di Natale dove si raccontano storie di fantasmi. Uno dei
protagonisti racconta una storia incentrata su una governante che si deve prendere cura di due bambini. I
bambini di James sono tutto tranne che naturali, autentici, sono impostati, piccoli adulti in miniatura. Si
insinua nella mente della governante che il giardiniere abbia corrotto i due bambini, Miles e Flora. La
governante inizia a veder ei fantasmi che si avvicinano alla casa, addirittura dentro casa. Il romanzo finisce
con Miles che muore, Flora viene portata via imprecando e la governante è la narratrice della storia. Questo
ci porta a grandi interrogativi perché la stranezza della storia ricorda la stranezza dei racconti di Poe. Noi
non sappiamo la verità, ma solo quello che ci dice la governante. Alcuni critici pensano che i bambini
fossero cattivi e che tramassero contro la governante, altri invece vedono in questa storia una proiezione
delle frustrazioni sessuali della governante che vedeva la corruzione dei bambini, che al contrario
dovrebbero essere innocenti, tirando fuori questo suo paesaggio interiore turbato. È un romanzo in cui lui
si nutre delle suggestioni del fratello, William James che ha teorizzato la percezione. Infatti, c’è un punto in
cui lo stesso oggetto osservato dalla finestra viene visto in modo diverso, a seconda del piano dal quale lo si
guarda. Nel romanzo, c’è la manifestazione grafica di quello che lui aveva postulato all’interno di “Art of
fiction”. È un romanzo che ci conduce alla major face.
Il primo romanzo che lui pubblica nella major face, in realtà non è il primo che scrive, perché scrive prima
“The Abasciator” e poi scrive “The wings of the dove”, pubblicato nel 1902. Qui la protagonista è Milly, una
donna americana, ricca, ereditiera che va a trovare una sua amica in Inghilterra. Entra in contatto con la
nipote di quest’ultima, Kate. Kate è una giovane arrivista, segretamente unita a un giovane, Marton che
però non lo può sposare perché entrambi non hanno soldi. Tengono segreta la loro relazione perché era
impensabili sposarsi per amore. Si scopre che Marton aveva avuto modo di incontrare già in passato Milly
in America. Milly si era innamorata di lui. Un giorno, Milly non si sente bene e quindi chiede a Kate di
accompagnarla dal medico e si scopre che Milly sta morendo perché è malata. A questa notizia lei risponde
con un gesto di ottimismo cercando di vivere al meglio il poco tempo che le rimane. Così, paga un viaggio a
Venezia per lei, per l’amica, per Kate e Marton. Venezia è una città simbolica per James, avendo intuito la
duplicità di Venezia che è bellissima, ma che muore perché è una città che nasce per confinare le persone
ammalate di peste. Kate a questo punto ha un’idea, suggerisce a Merton di far finta di essere innamorato di
Milly e di volerla sposare. Merton che ha un minimo di etica inizialmente non è d’accordo, ma Kate lo
convince dicendo che essendo Milly molto malata e sul punto di morire avrebbero così ereditato tutti i suoi
soldi e dopo la sua morte si sarebbero finalmente potuti sposare. Merton stava quasi per cedere, ma un ex
fidanzato di Kate, avendo capito il suo piano, lo comunica a Milly. Milly viene a conoscenza del fatto che
Merton la vuole sposare solo per i denari. Milly, essendo molto nobile, decide di lasciare tutto a Kate e
Merton indipendentemente. Nel momento in cui Milly muore, Merton viene a sapere che Milly aveva
saputo tutto. Merton, pertanto, va da Kate e gli dice di sposarsi comunque ma di rinunciare ai soldi perché
non sarebbe stato etico e morale. Kate di fronte alla scelta se sposare Merton rinunciando ai soldi, o non
sposarlo ma tenendo il denaro, sceglie quest’ultima opzione. Rinuncia al matrimonio con Merton, l’uomo
che aveva sempre amato, ma la cosa che più le importava era vivere nel lusso e nella ricchezza.
James critica una società americana che è sempre più materialista. James critica il suo mondo
contemporaneo che è disposto a fare qualsiasi cosa pur di poter avere del denaro.
“The Abasciator”. Anche qui troviamo il confronto tra Europa e America. Vi è una famiglia basata sul
secondo matrimonio di una donna che ha due figli. Il figlio Chad va in Francia e si perde, non ha più notizie
di lui. La madre non avendo più notizie del figlio, manda il suo secondo marito, il patrigno, a cercarlo, ma
anche lui si perde. A questo punto manda la sua seconda figlia che ritrova i due e li riporta in America. Loro
tornano in America, ma con nostalgia della Francia perché hanno assaggiato una libertà diversa, una cultura
diversa. Ancora una volta l’Europa cattura e corrompe, ma soprattutto attrae gli americani.
“The golden bowl”. 1904. Già questo titolo riprende la golden age, l’età dorata. Anche qui siamo in Italia. La
protagonista, Maggy è un’americana ricca che sta per convolare a nozze con un principe italiano, Amerigo.
Maggy chiama dall’America l’amica del cuore Charlotte. Ma si scopre sin da subito che Charlotte e Amerigo
erano stati amanti. In prossimità delle nozze, Charlotte esce con Amerigo per fare un regalo a Maggy. Da un
antiquario vedono una splendida coppa d’oro, stavano per comprarla, ma si rendono conto che c’era una
crepa. Quindi anche quando è d’oro e non dorata c’è comunque una crepa, questa è la società americana.
Quindi non la comprano. Passano gli anni loro si sposano e Maggy passa molto tempo con suo padre
anziano. Amerigo dal canto suo si consola con Charlotte. Un giorno Maggy va a fare compere, entra nel
negozio di antiquario e vede la stessa coppa d’oro e la compra. Torna a casa e sistema la coppa.
L’antiquario però è preso da rimorsi di coscienza perché le ha venduto una coppa con una crepa. Così
l’antiquario la va a trovare a casa per restituirle almeno la metà del denaro. Entra in casa e gli cade l’occhio
su una fotografia di Amerigo e Charlotte. L’antiquario riconosce i due e le racconta di quando i due
andarono nel suo negozio. Sottolinea di averli visti molto intimi e molto complici. A quel punto Maggy
capisce tutto dopo molti anni. James ci parla di un’America dove conta molto l’estetica e di un’America in
cui il divorzio era considerato un fallimento, così Maggy convince Charlotte a sposare suo padre così
quando lui morirà lei riceverà una discreta fortuna, facendoli tornare entrambi in America. Liberandosi del
padre e di Charlotte, può viversi liberamente il suo matrimonio. Questa coppa d’oro con una crepa,
rappresenta quindi sia il suo matrimonio, ma soprattutto la società americana.

Lez.31 20/12

Edith Wharton. Grande amica di Henry James che conosce nel 1903. Anche lei fa parte di quello che
abbiamo denominato “Il ritorno della Mayflower”, quel bisogno degli autori americani di ritornare in
Europa. Nasce nel 1862 e muore nel 1937. Viene da una famiglia newyorkese, ricca che da subito a lei e ai
suoi fratelli maggiori la possibilità di viaggiare e di andare in Europa. Anche Edith, come Henry James si
forma viaggiando. Essendo donna non ci si aspettava che studiasse più di tanto, perché le energie dovevano
essere incanalate solo nella procreazione e nel matrimonio. Lei studia filosofia, dedicandosi anche un po'
alle scienze, ma sempre da dilettante proprio perché alle donne non era richiesta una formazione formale.
Inizia a scrivere fin da piccola, ma senza ambizione a pubblicare. Il padre muore e per Edith sarà un
momento di grande cambiamento. Dopo la morte del padre, a 18 anni, Edith è costretta a sposarsi.
Effettivamente accade questo, nel 1885 sposa il signor Edward Worthon che era molto più grande di lei, è
una figura quasi paterna per lei, che poteva sostituire in un certo senso la figura del padre. Vivono nell’alta
società, nei circoli intellettuali più ristretti. Cade in depressione lei e di conseguenza cade in depressione
anche lui. La sua depressione deriva da vicende riguardanti il matrimonio, perché anche se apparentemente
vivevano una vita privilegiata, lui aveva diverse amanti, cosa che Edith scopre non perché fosse gelosa, ma
perché si rende conto che il suo conto in banca scendeva, perché lui stava usando i soldi di lei per comprare
regali e case alle sue amanti. Lei decise di lasciarlo fisicamente, non divorziando perché il divorzio arriverà
anni dopo. Decide di prendersi una pausa di riflessione e di tornare a Parigi, dove da piccola era state
parecchie volte. A Parigi entra conosce un giornalista che si chiamava Morthon Fullerton. Una relazione che
però non le porta felicità perché lui aveva tante amanti e tanti amanti. A questo punto inizia a concentrarsi
totalmente sulla scrittura. Un po' come per Henry James, per cui la scrittura si configura come alternativa
alla vita, così è anche per Edith. Scrive dei testi che riflettono la sua opinione sulla società newyorkese, sul
perbenismo e sui compromessi, sull’ipocrisia. Scrive anche per elaborare i suoi traumi personali.
“The house of Mirth”, 1905. Mirth in inglese significa allegria, gioia. Il titolo è una citazione biblica. Il
versetto recita: “il cuore del saggio è la casa del dolore, il cuore del folle è la casa della gioia”. la vera felicità
non fa parte di questo mondo, perché solo se sei inconsapevole allora puoi sperare di essere felice in
questa terra, perché la vera felicità è nel regno dei cieli. La protagonista si chiama Lily Bath che si trova al
confine, ad una posizione limite: ha 29 anni e ancora non è sposata. Non si è sposata fino a questo
momento perché non vuole cedere all’idea che il matrimonio sia legato all’interesse. Per lei il matrimonio
dev’essere d’amore e fino a questo momento non si è mai innamorata. Incontra un uomo affascinante si
chiama Lorence Selden. Ha un passato con tante donne e lei fa una cosa terribile, che non avrebbe mai
dovuto fare per la società: va a casa sua da soli a prendere un thè. Da questo momento in pii, per quello
che è un atto di leggerezza per Lily che quasi si dimentica delle convinzioni sociali, lei viene considerata una
poco di buono e una persona dalla quale stare lontani. A quel punto decise di andarsene. Una sua cara
amica la invita in crociera con lei e il marito. La sua amica utilizza Lily per spostare l’attenzione pubblica su
di lei per abbandonarsi a ripetute infedeltà. La situazione peggiora quando lei torna a casa e la zia la
disereda. E lei è costretta ad andare a lavorare. Viene trattata male da tutti, perde i pochi soldi che le erano
rimasti. In più dal momento che doveva lavorare non riusciva più a dormire, va dal medico che le prescrive
il cloralio. Questa ragazza con tanti soldi, aspettative e desideri che piano piano invecchia, perdendo le
speranze nella vita. Lo stesso Lorence che lei amava sembra essere distante da lei. Il romanzo ha un finale
tragico perché non si capisce bene se in modo cosciente o inconsapevole, Lily prende una dose troppo
grande di cloralio e quindi lei muore con questo sogno che fa prima di morire, di avere una famiglia e un
bambino. L’ironia della sorte è che Lily muore poco prima che Lorence arrivasse a casa sua deciso a
chiederle la mano. In più la zia pentita sembra decisa a lasciarle l’eredità. Lei muore in un momento in cui la
sua vita stava per avere una svolta. Il romanzo ha un finale estremamente amaro, che riflette il disincanto
che l’autrice provava per la società, considerata una giungla priva di affetti e di possibilità per le persone.
Tra Henry James e Edith Wharton ci sono dei punti di contatto: c’è sempre una figura femminile ingenua,
che poi viene tradita dalla società. Ci sono sempre dei sogni che non riescono ad essere realizzati e alla fine
muore perché la vita è troppo crudele.
L’altro romanzo, che le è valso il premio Pulitizer nel 1923, è “The age of the innocence”. Ci troviamo a New
York. (L’alta società e New York sono quasi sempre lo sfondo di Edith). Protagonisti sono una coppia che sta
per sposarsi: Newland Archer e May Welland. Li ha chiamati in questo modo, con nomi che rimandano alla
terra e al possedimento perché la proprietà è molto importante in questa società di fine 800 e inizio 900.
Quando stanno progettando il matrimonio pensano anche agli invitati. Tra gli invitati c’è anche la cugina di
May che ha sposato un conte polacco, il conte Olenski e lei prende il nome di contessa Olenska. Lei è una
donna bella, consapevole di sé, è sposata, ha lasciato il marito non divorziando, ma si sente una donna
libera. Newland vedendola ne rimane affascinato, ma ormai stava per sposarsi con May. Si sposano, ma
passano i mesi e lui non riesce a togliersi la contessa dalla testa, tant’è che intrecciano una relazione. Sono
entrambi divorati dai sensi di colpa. La situazione raggiunge vari momenti di tensione, in alcuni momenti i
due amanti si stanno per lasciare, ma poi ci ricadono sempre, fino a quando la contessa non dice che se ne
sarebbe andata. In questa occasione viene organizzata una festa d’addio per Oleska. Durante questa festa
May annuncia di essere incinta, quindi noi capiamo che Oleska aveva detto che se ne sarebbe andata
perché sapeva che May era incinta. Gia se il romanzo finisse qui, noi vedremmo il compromesso trionfare
su tutto, perché Newland rimane con una donna che non ama incinta e la donna che ama torna dal marito.
Ma il romanzo non finisce qui. 20 anni dopo May è morta e il figlio è cresciuto e insieme al padre decide di
fare un viaggio a Parigi. Il figlio, sapendo dell’esistenza di una cugina della madre che si era trasferita a
Parigi, propone al padre di andarla a trovare. Edith vuole dire che la vita ci pone davanti tantissime
opportunità, ma l’essere umano non le coglie. Newland dice al figlio “vai tu, io me ne torno in albergo”. Il
padre ha paura del cambiamento, e ha paura che perfino l’illusione di quel rapporto bellissimo che aveva
avuto con la contessa possa finire. Lui preferisce mantenere l’illusione e l’idea dell’illusione che si
sostituisce alla realtà e alla vita è una cifra distintiva di Edith Wharton.
“Ethan Frome”: è ambientato in un luogo che non esiste, che si chiama Starkfield. Già capiamo che in
questa “terra sterile” i rapporti umani non sono normali. La storia è narrata da un narratore di cui sappiamo
molto poco. È un ingegnere che ha lavorato a Florida e che si trova a Starkfield per fare un lavoro e che a
causa della neve ha conosciuto un uomo che si chiama Ethan Frome che lo sta scarrozzando un po' per
tutta Starkfield con i suoi cavalli malati. A Starkfield è tutto malato, non c’è niente di sano. Un giorno Ethan
non può portarlo in giro perché c’è una bufera di neve allora lo invita ad entrare in casa e quando il
narratore entra nella casa di Ethan comincia il vero corpo del testo. L’entrata nella casa corrisponde ad
un’entrata nel passato. La struttura dell’opera è formata da una cornice e da un lungo flashback all’indietro.
L’Ethan della cornice ci viene descritto come la rovina di un uomo perché è tutto sfregiato, storto. La storia
che è il corpo del testo va a raccontare quello che è successo parecchi anni prima e perché lui è ridotto così.
Ethan è sposato con una donna, Zina. Questa donna anche se non è vecchia è sdentata, ha pochi capelli ed
è malata. Si capisce che la sua malattia è un po' finta, è come se fosse quella che guariva Mitchell, e questa
malattia si attacca perché Zina era la cugina di Ethan e lui l’aveva sposata per gratitudine perché Zina aveva
curato la madre malata di Ethan. È tutto un flashback. Si parte da Zina, giovane e bella, che cura la madre di
Ethan, per poi ammalarsi lei. Zina e Ethan si sposano. È uno di quei rapporti di convenienza per cui
continuano a stare insieme per inerzia.

Ciò che infrange questa situazione familiare è l’arrivo di una cugina di Zina. Lei è allegra, solare, balla, è
vivace. È esattamente come era Zina prima di curare la madre. Accade che Ethan viene attratto dalla cugina
Mattie. C’è una scena, quella centrale, in cui Ethan progetta il tradimento. Zina sta andando in città per
sperimentare una nuova cura, quindi sarebbe stata via per giorni, mentre lei sarebbe rimasto a casa da solo
con Mattie. Lui comincia a fantasticare. Vi è il trionfo dell’inettitudine, dell’incapacità di esprimere i
sentimenti da parte dei due, Ethan e Mattie. Fanno una cena insieme, Mattie prepara la tavola con grande
cura e prende uno degli oggetti simbolici del testo: un piatto regalato a Zina e Ethan al matrimonio e che
non era mai stato usato. Un piatto per cetriolini. Questo piatto rappresenta simbolicamente quell’intimità
fisica che non c’è mai stata tra Zina e Ethan. Mattie pone sulla tavola il piatto. Edith ci descrive lo scambio di
sguardi e il momento in cui le loro mani si sfiorano perché tutte e due si muovono per prendere la brocca
dell’acqua. Questo è tutto quello che succede perché arriva il gatto nero (simbolo e alter ego di Zina:
quando lei non c’è si mette sulla sedia a dondolo di lei, che sta sempre in mezzo alle gambe di Mattie per
farla cadere) che fa cadere il piatto e quindi infrange simbolicamente ogni possibilità di relazione tra i due.
Non succede assolutamente niente tra i due, se non un momento di frustrazione per entrambi. Zina quando
torna a casa trova il piatto rotto. Pensa subito che i due abbiamo rotto il piatto e che abbiano avuto un
momento di intimità e l’unico momento in cui Zina ride nel romanzo è quando Mattie le dice che era stato il
gatto e che lei non c’entrava niente. Zina da quel momento dice a Ethan che Mattie se ne sarebbe dovuta
andare da casa loro. Ethan pensa addirittura di fuggire con lei, ma non ha soldi. Ad un certo punto Ethan
capisce che mattie se ne sarebbe dovuta andare e la accompagna nel treno. Finisce una storia d’amore che
del resto non è stata mai consumata. Edith Wharton non ci parla mai apertamente di quello che accade
direttamente, ma sempre attraverso simboli. Ci dice che Mattie prima di essere portata alla stazione vede
una slitta e propone a Ethan di farsi una discesa sulla slitta e lui accetta. Poi gli dice che dal momento in cui i
due non si sarebbero mai più rivisti, potevano morire insieme. Salgono sulla slitta a tutta velocità pronti a
morire insieme, se non fosse che a pochi metri dall’albero con il quale si sarebbero dovuti schiantare, Ethan
ha una visione della moglie, così sterza e prendono di striscio l’albero. Quello che ci viene detto è che lui
dopo lo schianto sente uno squittio come di un animale ferito, era Mattie che rimane invalida mentre Ethan
rimane con una cicatrice e tutto storto. La storia finisce qui, ma in realtà continua la cornice perché il
narratore ritorna sulla scena in cui attraversa la porta della casa di Ethan e vede due donne, una lo specchio
dell’altra. Una sana che si prende cura dell’altra che invece è invalida. Erano Zina e Mattie.
È un romanzo drammatico, in cui entriamo nella mente dei protagonisti. È ironico con tutto il sottotesto dei
cetrioli. C’è anche un punto ironico in cui ci viene detto che Zina riceve per posta una batteria che la
renderà molto felice. Edith Wharton ha voluto esorcizzare il taboo del sesso, di fatti non ne parla mai,
allude al sesso tramite il cetriolo, la slitta e la batteria. È un romanzo che è servito alla scrittrice per
elaborare su carta il proprio complesso di Elettra. Il complesso di Elettra è come il complesso di Edipo, in cui
Elettra è innamorata del padre. Le lettere di Edith Wharton hanno portato alla luce deglia spetti della sua
vita che lei in un certo senso ricompone e sublima all’interno di Ethan Frome.
La madre di Edith era tremenda, iper-perfetta che vogliono la perfezione anche per i figli. Questo
atteggiamento censorio ce lo aveva anche nei confronti del marito che voleva suonar il volino ma lei glielo
impediva. L’immobilità era sinonimo di perfezione formale. Sin da piccola Edith intreccia un rapporto molto
intenso con il padre, che sfocia in un vero e proprio innamoramento. Quando il padre morirà nel 1880, lei
scrive nel suo diario “mio padre è morto, adesso posso innamorarmi di qualcun altro”. Sono delle
espressioni forti che testimoniano un rapporto asimmetrico. Ethan Frome è il frutto dell’elaborazione di
questo complesso di Elettra. In realtà lei aveva cominciato a scriverlo nel 1907 come esercizio di francese.
Era un racconto che si chiamava “Invern”. Questo racconto parlava di Mattie, Hart (Ethan) e Ann (Zina). In
Invern però il racconto finisce con Hart accompagna Mattie alla stazione e basta. Nel 1911 quando lei
matura dentro di sé la consapevolezza di questo amore proibito per il padre, riscrive questo romanzo e
proietta in questo romanzo il triangolo amoroso che infondo c’era a casa sua. Zina è la madre, Ethan è il
padre e lei è Mattie. Nel finale del romanzo è come se lei volesse punirsi. Mattie alla fine è invalida, è quella
che sta peggio di tutti e tre, è quella che ha ricevuto una punizione per la sua violazione.
Questo romanzo può essere letto come il modo attraverso il quale Edith è riuscita a superare questo senso
di colpa per un amore illecito che provava per il padre.
Il romanzo oltre ad avere delle fonti autobiografiche, è un romanzo che ha tante fonti riconosciute e non
riconosciute dall’autrice. Fonte riconosciuta è Balzac e Robert Browning. Lei dichiara di aver attinto a
queste fonti. Un’altra fonte è un incidente realmente accaduto nel 1904, un incidente con una slitta molto
simile a quello descritto da Edith. Nel 1904 questi ragazzi si erano schiantati contro un albero e Edith si era
fatta raccontare la storia. Ci sono però poi anche fonti non riconosciute, ma ovvie. Una fonte chiarissima è
Cime tempestose, in cui vi è un amore proibito, quasi consanguineo e anche qui la tentazione è sempre la
neve. Seconda fonte è Hawthorne per la struttura dell’opera che è come quella della Lettera Scarlatta. I
romanzi di Hawthorne sono romance, stessa cosa Ethan Frome. Ci viene detto infatti che il narratore non
sta effettivamente raccontando delle cose vere, ma una ricostruzione, quella che lui chiama vision. Tant’è
che tra la cornice e il testo, Edith inserisce una tripla fila di puntini di sospensione che rappresenta la
distanza tra la cornice reale e la storia ricostruita. I nomi: Ethan viene da Hawthorne. Lui aveva scritto un
racconto che in teoria avrebbe potuto sviluppare in romanzo ma poi non c’era riuscito e si chiama Ethan
Brand. Qui si parla di un uomo che è alla ricerca del peccato più orrendo. Alla fine, lo trova dentro di sé,
perché il peccato per Hawthorne è dentro di noi. Ethan è un nome che viene da Hawthorne come Zina che
compare in due suoi romanzi: “The Blithdale romance” e “Il fauno di marmo”.

PARAMETRI:
1. Tutti sono malati, sia le persone, che gli animali, che il terreno che è sterile. I rapporti tra le persone sono
glaciali, è tutto freddo, secco e morto. Ci sono dei punti nel testo in cui noi capiamo che la malattia della
madre di Ethan era passata a Zina
2. “ruin” perché sia fisicamente che moralmente è peccatore. Il suo peccato inconfessabile è la passione
incestuosa e illecita per la cugina.
3. Zina è una donna che simula la malattia, si identifica con la malattia stessa e invecchia prematuramente.
4. Mattie e la sua parabola. Dal che era una donna bella e vivace dopo diventa il doppio di Zina, invecchiata.
5. Oggetti simbolici
6. La casa è mutilata. Casa è sinonimo di famiglia. Anche la famiglia è mutilata
7. Il piatto
8. Il gatto è il simbolo di Zina.
9. La slitta. La discesa diventa sostituto simbolico del tradimento che viene simbolicamente punito
10. Le tombe. A casa di Ethan ci sono delle tombe che riportano il nominativo di chi vive nella casa. Questo
perché non c’è differenza tra chi è morto e tra chi si impedisce di vivere la vita.
11. Ethan è il dramma dell’inespresso, incapace di esprimere sentimenti ed emozioni
12. Ambiguità. Tutto è ricostruito, si parla di “a vision”. Non c’è realtà ma ambiguità che ci riporta a
Hawthorne
13. Il doppio
14. Personaggi principali
15. Origine dei nomi dei personaggi.

Lez.32 21/12

Kate Chopin. Non è il suo nome, Chopin è il cognome del marito. Ci troviamo in un contesto del sud, gli stati
del sud sono a prevalenza creola. Creolo vuol dire che c’è una mescolanza di sangue. È un luogo in cui più
etnie entrano in contatto. Questo spiega il cognome del marito: Chopin. Il suo cognome è irlandese:
O’flahety. Nasce nel 1850 e muore nel 1904. La sua famiglia è quasi interamente composta da donne. Il
padre muore quando lei era molto piccola, quindi lei passa gran parte della sua infanzia e adolescenza in
un’ambiente totalmente femminile. Ciò comportò il fatto che lei vede questo ambiente familiare come una
grande sorellanza, non c’è un rapporto familiare tra madre, nonna e figlie. Kate comincia a scrivere molto
giovane un testo che fa abbastanza sorridere perché l’oggetto del trattato era come flirtare con successo.
Lei si sposa e dal matrimonio nascono 7 figli, fino a quando il marito non muore. È una donna che è in grado
di vivere la femminilità in tutte le sue sfaccettature, non è la donna puritana per eccellenza, ma fa quello
che vuole, è libera. Libera come figlia e come moglie. Il marito aveva una piccola azienda, una piantagione,
di famiglia e quando lui muore lei ne prende le redini. La morte del marito non ostacola in alcun modo il suo
modo di vivere. Kate è in grado di superare il lutto senza problemi, anche perché l’ambiente del sud,
essendo esposto a più influssi, è un ambiente molto più libero rispetto al nord. Lei venduta la piantagione
torna a vivere con la madre, ma si ammala di depressione, perché solo dopo diverso tempo elabora il lutto
del marito di cui era veramente innamorata. Decide di andare da un medico, il quale le suggerisce di
scrivere, così da elaborare i suoi traumi della vita. Lei comincia a scrivere racconti perché il racconto è più
corto rispetto al romanzo e di conseguenza è più facile da portare a termine. Sono racconti che poi riesce
anche a pubblicare, ottenendo un successo né sperato né voluto. I racconti, che sono molti, costituiscono
una base importante per il suo romanzo: “The Awakening” pubblicato nel 1899. Questo romanzo che ebbe
molto successo tra le lettrici venne proibito perché per l’epoca non era consueto scrivere, né tanto meno
leggere di una donna che scopre la propria libertà sotto tutti i punti di vista. Una libertà intellettuale,
emotiva, artistica e perfino sessuale. Questo romanzo venne poi riscoperto negli anni 60 dalle femministe,
costituendo una tappa fondamentale per l’emancipazione della donna.
I RACCONTI: 4 sono i più importanti. Anticipano delle tematiche presenti anche nel romanzo.
1. “Desiree’s baby”. Questo racconto inizialmente soddisfa le aspettative del lettore, dal momento in cui
legge il titolo, parlando quindi dell’insegnamento da dare ad un bambino, della maternità e così via, per poi
svilupparsi in maniera completamente diversa. La caratteristica dell’attrice è quella di avere dei colpi di
scena che sovvertono le percezioni iniziali. Una coppia appena sposata, entrambi vengono da una famiglia
benestante, ma lei è stata adottata. Lei era stata abbandonata. Desirèe la ragazzina adottata e poi cresciuta
si sposa con quest’uomo e poi rimane incinta. Inizialmente la coppia si prepara all’arrivo del neonato, poi il
racconto continua con il momento del parto. Il bambino nasce ma il suo colore della pelle non riflette
quello del padre. Il marito, tuttavia, non pensa minimante al fatto che lei lo possa aver tradito, perché
compiere un tradimento da parte di una donna all’epoca era impensabile, al contrario lo era per l’uomo.
Così lui pensa che lei sia una quadrun. Una persona che aveva un quarto di sangue africano. Questo è ancor
più grave di un tradimento, perché lui che era bianco da generazioni si era mischiato con un sangue
africano. Così lui la caccia di casa con il bambino. Comincia con un moto d’ira a distruggere tutto. Nel
distruggere tutto gli capita in mano una lettera di sua madre. Apre la lettera e la legge. Dalla lettera si
capiva che la madre di lui era una quadrun. Quindi alla fine il bambino era di lui ed era di colore perché lui
era un quadrun. Alla fine, si capisce che Desiree e il bambino si sono suicidati per essere stati cacciati.
Seppur è crudo questo è un racconto anche ironico.
2. “The story of an hour”. Anche qui i protagonisti sono un uomo e una donna sposati. Apparentemente il
matrimonio va benissimo. Lui tutti i giorni prende il treno per andare a lavorare mentre lei resta a casa. Un
giorno, il marito esce e ad un certo punto dopo una ventina di minuti entra nella casa di lei la cognata. Lei le
dà la triste notizia della morte del marito a causa di un incidente del treno. Lei si chiude nelle sue stanze,
accusando il dolore della perdita del marito. ma passa dal piangere al ridere urlando di essere finalmente
libera, libera da un matrimonio che fondamentalmente non era così perfetto come volevano mostrare.
Dopo 5 minuti, la porta si apre ed entra il marito, che aveva perso il treno quel giorno. Lei vedendo il
marito, ed essendo anche debole di cuore muore. Il medico certifica la morte per eccesso di felicità.
3. “The Storm”. Questo racconto è molto legato ad “The Akakening” tanto che uno dei personaggi di questo
racconto ha lo stesso nome di un altro personaggio del romanzo. La situazione è un’altra volta quella di una
famiglia con un bambino. La moglie chiede al marito di andare a fare la spesa e così lui fa portandosi dietro
il figlio. Per fare una sorpresa alla moglie le compra una scatoletta di gamberetti. Mentre fa la spesa
comincia una tempesta fortissima. Lui per proteggere il bambino rimane dentro il negozio. Lei invece, corre
fuori a ritirare i panni che aveva appena steso. Mentre ritira i panni vede un uomo a cavallo, un suo vecchio
amore: Alcee (che troviamo anche in The Awakening). Lo invita ad entrare in casa per ripararsi dalla
tempesta. Lei tradisce il marito. Da quella volta il suo rapporto matrimoniale migliora. Il tradimento è
funzionale per far rinvenire la situazione matrimoniale.
4. “A pair of silk stockings”. Questo racconto affronta il tema della donna che riscopre la propria
individualità. Molte volte le nostre madri non hanno tempo per loro stesse per via del lavoro, delle
faccende domestiche e per la cura dei figli. La protagonista è una donna un po' stanca per le varie faccende
che deve svolgere. Un giorno ritira fuori una giacca che non metteva da molto e dentro la tasca trova dei
soldi. Così decide di andare ai grandi magazzini per comprare dei vestiti ai suoi figli. Lei va per comprare i
vestiti per i bambini, ma vede un paio di calze da sete che tanto le piacevano da tempo e che non comprò
mai perché c’era sempre qualcosa di più importante da comprare. Capisce che lei esiste non solo perché
moglie e madre, ma esiste in quanto persona. Comincia così a comprarsi tutti quegli oggetti, anche futili e
non indispensabili che lei aveva sempre desiderato. Conclude la giornata andando a teatro e a cena fuori.
Fa finalmente qualcosa per se stessa.
Lei anticipa in questo racconto quella presa di consapevolezza di sé che ha la protagonista di The
Awakening.
TRAMA: c’è una coppia composta da Edna e Leons. Vanno in vacanza con una coppia di amici. La coppia è
composta da un marito e da Adele, la quale è identificata come “Mather woman”, descritta come una
mamma chioccia. L’intero romanzo ha la durata della gestazione dell’ultimo figlio di Adele che combacia
con la nuova gestazione di Edna che rinasce. Durante la vacanza, nei primi giorni vi è tensione tra la coppia.
Decidono di fare le cose separate e Edna comincia ad intrecciare una relazione con Robert, il figlio della
padrona del resort. Robert ogni estate intrattiene le signore. Lei impara a nuotare, fa un’escursione sola
con Robert. Finita la vacanza il rapporto con il marito è insopportabile. Lei non vuole più che il marito le
dica come vestirsi, come comportarsi, chi incontrare ecc. I due non sono in grado di fare un litigio
costruttivo sul reale problema della coppia, ma spostano ogni volta l’attenzione su cose futili: litigando per
esempio su ciò che si deve mangiare piuttosto che su come apparecchiare la tavola o sui fiori. Quando non
c’è comunicazione all’interno di una coppia si trovano sempre altri pretesti per potersi sfogare. Ad un certo
punto lei prende la fede e la calpesta: segno del suo desiderio di volersi emancipare dal marito. Il marito va
dal medico che gli consiglia di lasciarle spazio. Così porta i figli dai nonni e parte per lavoro. Da questo
momento inizia un risveglio di Edna. Lei cambia casa, va nella “casa del piccione” e comincia a coltivare
l’arte, diventa una pittrice e organizza feste. Conosce gente, tra cui anche Alcee, del quale non si innamora,
ma per il quale prova una semplice passione. Ad un certo punto rincontra Robert e pensando di essere
cresciuta nel tempo e di aver compiuto una trasformazione spera di instaurare una relazione più seria con
lui. In questo esatto momento però Adele la chiama e le dice di avere bisogno di aiuto. Al suo ritorno
Robert non c’è più con su scritto “I LOVE YOU, GOODBYE BECAUSE I LOVE YUO”. Ciò che ha determinato il
suo addio è il fatto che Robert si rende conto che se fosse rimasto con Edna avrebbe subito la critica
sociale, perché lei era sposata. Lui capisce che proprio per l’amore che ha per lei è meglio che lei torni alla
sua vita di prima. Lei a quel punto torna nel posto in cui era stata in vacanza, ritrova il costume che aveva
lasciato lì, va verso la spiaggia, si toglie il costume, entra nell’acqua e il romanzo finisce che lei nuota,
perdendo le forze e sentendosi stanca. Non si sa se si suicida o se è un semplice bagno. Torna a
quell’elemento dell’acqua dal quale era nata la sua rinascita, il suo risveglio. Perché tutto era iniziato in
vacanza, quando conobbe Robert e quando imparò a nuotare.

PARAMENTRI:
1. Spazio, tempo e circolarità del testo: gli spazi sono diversi all’interno del romanzo e una caratteristica
che Kate Chopin è quello di non fornire solo spazi chiusi, ma che aperti. Rispetto ad altri romanzi, le donne
sono sempre in casa, qui non è così. Edna rappresenta più di ogni altra Kate e il fatto che lei aveva declinato
la sua femminilità in tutti i modi. Il tempo è di 9 mesi, che corrisponde alla gestazione dell’ultimo figlio di
Adele e corrisponde al tempo in cui Edna si riscopre, si risveglia. Circolarità perché inizia con il fatto che lei
impara a nuotare in vacanza e finisce con lei che nuota, la protagonista alla fine è completamente diversa
rispetto alla fine del romanzo.
2. L’idea del risveglio: Kate Chopin all’inizio lo voleva chiamare “A solitary soul” perché di fatto il cammino
che Edna compie è da sola, poi però ironicamente lo aveva chiamato “The Awakening” perché voleva
richiamare il romanzo di Edwards “the great awakening”, però in quest’ultimo parliamo di un risveglio
religioso. Lei intende invece il risveglio di una donna che scopre finalmente sé stessa.
3. Personaggi femminili: Edna, la quale si sposa come per un accidente, non era il coronamento dei suoi
sogni, ma si sposa il primo che l’aveva desiderata. Lei ama i suoi figli, ma ci dice che “darei la mia vita per i
miei figli, ma non rinuncerei mai a me stessa”. Lei scinde la cura materiale che ha per i figli dalla
compromissione di questo suo percorso di emancipazione che aveva intrapreso. Lei non rinuncia a se stessa
anche se ama i suoi figli. Di contro Adele è la mamma chioccia, ha sempre ago e filo in mano, che non
servono per scrivere, ma per cucire gli abiti dei figli. L’altra donna è colei che vive per l’arte. Una figura
femminile menomata, piccola, bassa, secca, una creatura ridicola. C’è lo stereotipo della donna non
sposata, una zitella. Kate Chopin ci presenta varie tipologie di donna. Vuole che i suoi lettori siano in grado
di contemplare tutte le possibilità dell’essere delle persone.
4. Personaggi maschili. Il marito di Edna che è attaccato alle convenzioni sociali talmente tanto che quando
Edna cambia casa lui pubblica un articolo sul giornale per giustificare questa scelta, tiene al giudizio degli
altri. Robert è il vero amore di Edna. Alsee invece rappresenta la fisicità maschile. Il medico che è illuminato
che capisce che le donne hanno anche altre prerogative. Poi vi è il Colonnello, il padre di Edna. È un uomo
tutto di un pezzo, militare, duro e tratta la moglie come se fosse una schiava. È autoritario non autorevole.
5. Personaggi femminili secondari. Rappresentano altre sfaccettature della femminilità. Ci sono due figure:
la vedova, senza nome che si identifica con la sua funzione di vedova, cupa, vestita di nero, che piange. Le
twins sono due gemelle destinate a farsi suore, sono vestite di bianco e di azzurro. Kate vuole far vedere
che le donne vengono incanalate in degli stampi sociali. Edna è l’unica in grado di trascendere ogni tipo di
confine e che riesce ad essere tutto quello che vuole.
6. Importanza dell’arte: nel romanzo l’arte ha un ruolo importantisismo. L’arte è l’erede dell’arte di
hawthorne. In lui l’arte è rivelatrice e lo è anche in Kate Chopin, l’arte ti permette di sviluppare
caratteristiche che non avevi mai sviluppato.
7. Gli uccelli: il testo si apre con due uccelli, si chiude con un gabbiano e al centro c’è la casa del piccione. Il
romanzo si apre con il marito di Edna che guarda una gabbia dove sono rinchiusi due uccelli, li guarda e poi
se ne va. Gli uccelli all’interno della gabbia sono le donne. Il pappagallo ripete quello che gli viene detto,
come le donne che non riescono a ragionare. Il tordo è un uccello che non ha un suo verso ma ripete il
verso dell’uccello che sente. È privo di una sua voce. Quando Edna cambia casa va nella Pigeon House. Kate
sceglie il piccione perché il piccione sceglie il compagno di vita, il piccione non è libero è stanziato, è
abituato a stare in un determinato posto, non migra. Questa condizione semi stanziale riflette i primi
tentativi di autonomia di Edna. Alla fine, vi è un gabbiano con un’ala spezzata e questo gabbiano è lo
specchio di Edna alla fine. Lei ha imparato a volare, però ha un’ala spezzata. Il gabbiano ci viene
rappresentato mentre vola e si immerge nell’acqua. Così Edna si immerge nell’acqua, nuota, e non si sa se
muore o se torna indietro. Gli uccelli riproducono le donne e anche la loro nudità.
8. Il mare. Il mare diventa l’emblema della libertà, della creazione, dell’essere sé stessi. Lei alla fine rinasce.
Il mare è simbolo di purificazione e di rinascita.
9. The Awakening come nuova liturgia. La religione è sempre stata importante per la letteratura
americana. Con th awakening noi abbiamo una separazione del discorso intellettuale e del discorso
religioso. Edna nel corso del romanzo diventa quasi una divinità pagana. Viene paragonata a Venere che
rinasce dalla schiuma delle acque. Edna all’inizio del romanzo, dopo la gita con Robert fa colazione con
pane e vino. Pane e vino ricorda l’ultima cena, ma al contrario è il primo pasto della sua rinascita. Non
indicano la morte e il perdono dei peccati, ma una rinascita.

Potrebbero piacerti anche