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CAPITOLO 12: LA RIVOLUZIONE UMANISTCA TRA CONTINUITA’ E RINNOVAMENTO

1. INTRODUZIONE
Precursori del Rinascimento sono: Brunelleschi, Donatello e Masaccio (grande novità) che operano
a Firenze (prima stagione del Rinascimento).
Perché? Aveva una economia forte basata sulla banca e la produzione di pannilana ed inoltre
aveva precocemente escluso la feudalità.
Poi repubblica, dopo la peste nera del 1348 (la vedono come erede delle virtù e delle libertà della
Roma repubblicana) e successivamente una fase di governo dell’oligarchia mercantile (la fase del
primo rinascimento coincide con queste due).
Dalla fine del 300 fino alla pace di Lodi (1454) conflitti ininterrotti in Italia, dove si fronteggiano i 5
maggiori stati: Venezia, Firenze, Milano, Chiesa e Napoli. Sia Milano con i Visconti che Napoli
tentano di invadere Firenze, ma per una serie di coincidenze Firenze si salva, non solo: si espande.
Chi detiene il potere? L’oligarchia, ovvero il potere comunale è nella mani delle Arti maggiori e
quindi ad un ristretto gruppo di clan famigliari (commistione tra pubblico e privato).
Firenze quindi è una città ricca, politicamente potente e ben governata. I cancellieri hanno il
compito di diffondere l’immagine prestigiosa di Firenze tramite la penna, quindi diretta a pochi.
L’arte invece è una forma di comunicazione sociale che può raggiungere un vasto pubblico.
Se la rinascita giottesca aveva accompagnato l’ascesa del ceto mercantile, le prime esperienze del
Rinascimento (Brunelleschi, Donatello, Masaccio) coincidono con la espansione di una oligarchia
mercantile. Con la differenza che Giotto è stato stimato fin da subito, invece i precursori di questo
periodo sono costretti a lavorare altrove, Brunelleschi tra i tre è colui che ha goduto di più fama tra
i contemporanei (questo perché nella scultura ed architettura gli ideali rinascimentali si diffondono
con più facilità, questo perché i pittori lavorano più spesso con committenze private che
sorvegliano e impongono all’artista. Gli scultori e architetti invece sono impegnati più con il
pubblico e può usare un linguaggio più innovativo.
Il gusto della classe dirigente fiorentina ha due correnti di gusto: chi favoriva lo stile
rinascimentale, chi invece preferivano ostentare il proprio potere aristocratico con l’opulenza del
colore e la pomposità del gotico.
Dopo l’oligarchia mercantile, prende il potere la fazione di Cosimo De Medici.
Formalmente le istituzioni repubblicane furono mantenute ma di fatto Cosimo divenne signore
della città (inoltre grande successo diplomatico, fece avvenire il concilio che avrebbe dovuto
unificare la ciesa di oriente ed occidente proprio a Firenze, ma ciò non avvenne n quanto
Costantinopoli fu assediata e cadde nelle mani dei turchi ottomani; ma l’evento ebbe comunque
un impatto culturale importante aprendo la città al linguaggio greco). Ma non è più un mercante
bensì un aristocratico dai odi e stili cavallereschi.
Se con i precursori del rinascimento, si lavorava soprattutto con il pubblico e le opere
Orsanmichele, Santa Maria del Fiore, erano commissione democratiche che esaltavano l’intera
cittadinanza, ora si percepisce il ton individualistico e classista dei committenti.
Vi sono palazzi di famiglia, ma anche grandiosi monumenti funerari classicheggianti e ritratti
(profani) per un godimento individuale ed esclusivo. Non vi è più freno al lusso come nel
medioevo, l’ideale non è più quello di austerità, ma la ricchezza ora è ben vista. È una virtù.
Quindi l’austero classicismo ripreso dai precursori fu pian piano piegato a recuperare eleganza,
decoratività, cromatismo del tardo-gotico. È proprio in questo momento che la maniera
rinascimentale comincia a diffondersi in tutta Italia e non solo a Firenze.
Cosimo e Piero dei Medici furono fondamentali: favoriscono l’istaurarsi di un regime politico che
diffonde concezioni aristocratiche e direttamente inoltre concorsero a tale scopo con le proprie
commissioni (ma dato che il loro potere non era pienamente legittimato, frenano un’ostentazione
esagerata, ecco perché ad esempio preferiscono il progetto di Michelozzo a quello di Brunelleschi
per il loro palazzo).
La città si trasforma, allargate e rettificate le strade, le piazze ampliate perché valorizzino le
architetture, riflesso di una nuova razionalità e funzionalità, che solo in un secondo momento
verrà teorizzata (Alberti) ma dapprima messa in pratica.

2. LE PRIME MEDIAZIONI TRA TARDO-GOTICO E RINASCIMENTO


Le prime esperienze rinascimentali non si diffondono, perché era ancora radicato il gusto del
gotico internazionale, quello ad esempio di Gentile da Fabriano che al suo tempo ebbe molto
successo. I ricchi magnati fiorentini che poco tempo prima furono ammiratori di Fabriano infatti, di
Masaccio pensano che con la sua austerità, con i suoi colori bruniti, non innalzassero la dignità
delle figure sacre e anche la prospettiva che valore poteva avere per chi voleva esclusivamente
godere di un bel quadro? L’opzione rinascimentale non era affatto scontata.
Le innovazioni rinascimentali infatti si diffusero proprio grazie a quegli artisti che hanno saputo
mediare e smussare gli angoli più esasperati, mediare tra le innovazioni e il gusto tardo-gotico,
recuperando di questo il fascino del colore, ritmo più elegante e fluido, religiosità meno
umanizzata.
Chi? Beato Angelico (sensibile al plasticismo e realismo di Masaccio ma capisce il rischio della
dissacrazione dell’immagine religiosa e mantiene il brillante colorismo) e Ghiberti (se si
confrontano le due porte si vede che nonostante la prospettiva, il Ghiberti non rinuncia al gusto
per il particolare e agli elementi decorativi e che non accetta la novità dello stiacciato
donatelliano) e Jacopo della Quercia.
A questi guarderà la successiva generazione umanistica.

BEATO ANGELICO
1400
Già nelle opere antiche si riflettono le novità masaccesche, ma reagì a queste con originalità
piegandole a diversi fini espressivi.
Due diverse concezioni del mondo e della vita, lui era frate domenicano a Fiesole. C’è uno sfondo
religioso ed etico nel suo lavoro, una casta pittura (Angelica) specchio della sua pia condotta.
Mantenne vivo il dettaglio pittoresco, il colore variegato, mantenne l’iconografia religiosa del
trecento, ma fu un uomo del rinascimento che conobbe il sistema di costruzione dello spazio:
innovando profondamente la tradizionale iconografia della pala d’altare.

3. LA SECONDA GENERAZIONE DELL’UMANESIMO

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