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LEZIONE 5

Oratori nascono come risposta alla beggar s opera, combatte questo genere teatrale non negando sua
natura di operista. Portando oratorio in teatro, senza scene e costumi. Usa la bibbia, testo che tutti
riconoscevano, nuovo e vecchio. Storie bibliche, gli servono per parlare del presente, della politica,
situazioni di guerra, giochi di potere, riflesso della contemporaneità. Scelta di certe storie è dettata dal fatto
che certe storie potessero suscitare richiami alla cronaca.

Messia, oratorio più celebre, insieme ad Israele in Egitto, la maggior parte delle pagine che ci sono lì dentro
non sono di Hândel, utilizzava la pratica dell’in prestito. Comune che un artista, se c’era qualcosa che gli
piaceva degli altri autori poteva impadronirsene, non segno di mancanza di creatività ma omaggio. Israele
in Egitto, Bonuccini maggior parte delle arie. Ha scritto talmente bene che io non potrei far meglio.
Cambiava tonalità, riorchestrava, non proprio copia fedele.

Il Messia totalmente originale, oratorio in 3 parti, Dublino 1742, ha fortuna enorme che non si esaurisce
mai, le opere spariscono quasi subito dalla circolazione, gli oratori rimangono nella tradizione esecutiva per
sempre, è un monumento nazionale il Messia. Sparisce dalla circolazione presto in Europa continentale, ma
rimane eseguito in Gran Bretagna. Succederà ad Haydn, Mendelssohn. Compositori fine 800, primi 900 non
potranno esimersi dal citare o confrontarsi con lui. Caso raro di compositore che resta nel presente
attraverso i secoli anche se in un luogo limitato come l’Inghilterra.

Non ha una vera e propria trama a differenza di altri oratori, pastiche, patchwork di passi biblici, montati da
Haendel o poeta amico. prende at e nt, taglia passaggi e li incolla insieme, facendoli diventare arie, cori,
pezzi d’assieme. Non ci sono personaggi, i cantanti cantano versetti biblici a differenza di Bach.

In questi 3 atti ci sono linee di pensiero. 1 parte passaggi biblici che parlano dell’annuncio del messia, della
salvezza. 2 parte, passaggi che mirano a sottolineare come cristo è arrivato sulla terra e cos’ha fatto, 3 parte
qual è il lascito della presenza di cristo sulla terra.

Flaminioonline → sito per libretti.

È a pezzi chiusi come tutte le opere, cantate e oratori del periodo.

Sinfonia = ouverture, del Messia è una sinfonia alla francese o alla Lully. Adagio e poi c’è l’allegro, è
contrappuntistico, Haendel è compositore tedesco, rincorrersi di voci. Adagio puntato tipicamente
francese. Allegro, risposte tra archi.

Primo numero cantato → recitativo accompagnato e aria. Viene dal libro del profeta Isaia. Recitativo
accompagnato dall’orchestra, non solo cembalo. Parole che Giovanni Battista pronunciava in attesa che
arrivasse cristo.

Recitativo → partitura dice larghetto e piano. Per tenore.

Aria → per tenore. Su exalted, ha l’idea della valle che diventa qualcosa d’altro, come se si gonfiasse, lo
rende Haendel con virtuosismi che vanno verso l’acuto, la valle cresce. Quando dirà straight and plain,
qualcosa di fisso, fa delle note lunghe. Idea quasi madrigalistica della parola, sottolineare in maniera
puntigliosa e pittorica il senso del testo.

Coro → sono il punto forte del Messia. Contrappuntistico, imitativo, a volte omoritmico, sempre polifonia
molto aperta, ariosa, molto differente da polifonia bachiana.
Salto di qualche numero → n. 11, oratorio legato al Natale nella tradizione.

n. 12 Pifa, pezzo soltanto strumentale, nel momento in cui si parla della nascita del bambino. Larghetto e
mezzo piano, 12/8. Imitazione delle zampogne. Topos della musica barocca, imitare le zampogne. Melodia
dei violini va per terze, bordone, basso come nella zampogna. Pifa vuol dire zampogna

parte tre n.21 coro “eppure egli portò le nostre sofferenze”…quando si parla di pecore, la musica mima il
belare delle pecore. Serviva per aiutare la gente a capire. Vuole che non sia aulica come l’opera, vuole che
sia per tutti. Scrittura complessa, contrappuntistica, ma è un contrappunto non così dotto come quello di
Bach, geometrico: suona piacevole, gradevole, naturale. Coro un po’ tragico, si assume le colpe di tutti, fa
minore. Dissonanze, ritardi, dolore, colpa.

2 coro, requiem, ha utilizzato l’incipit del coro nel requiem Mozart.

3 coro, ehe ehe ehe, imitazione in musica di un belato.

Ultimo ascolto del Messia, fine 2 parte, climax di tutto l’oratorio. Alleluia, momento che racconta quando
cristo dopo la morte risorge e prende possesso del suo regno in gloria, lascia l’aspetto divino e assume le
funzioni di sovrano, Hândel descrive cristo vittorioso, maestoso, sul trono. È diventato quasi secondo inno
nazionale per i britannici, cristo re come se fosse proiezione regalità del re di Inghilterra, è anche capo della
chiesa anglicana il re. Infiltrazioni politiche all’interno degli oratori, nel modo in cui è musicato, ci sono tutti
gli attributi di regalità che il barocco utilizzava per illustrare la sovranità. King of Kings e Lord of lords,
Händel crea situazione musicale in crescendo, come se re stesse salendo sopra tutti, cristo pantocratore
nelle absidi circondato d’oro delle chiese bizantine. Lo fa in questo modo.

Trombe e timpani! → nel barocco c’è sempre idea di qualcosa di magnifico, regale, dio cristo re, re molto
concreto. Progressione ascendente.

Do M → 11 battute, do, basso continuo con fagotto, sol basso, poi fa progressioni. Domenico Zipoli,
pratese, morto giovanissimo, si sta riscoprendo. Composizione preferito del Papa, gesuita. Decise di andare
in sudamerica. Disco su organi di prato, possibilità di fare il bordone. Altro registro ciotolina, cannuccia,
mentre si suona qualcosa di pastorale acqua fa cip cip.

DOMENICO SCARLATTI

Alessandro Scarlatti, mitico creatore dell’aria con daccapo e recitativo accompagnato, padre di Domenico.
Compositore che ha scritto molta musica vocale, sacra, cantate. Lascito maggiore è quello tastieristico.
Nasce a Napoli 1685 stesso anno di Bach e Haendel, muore a Madrid nel 1757. 550 e passa sonate per
tastiera. Figlio di Alessandro, lavora molto a Roma, ad un certo punto della sua vita, 1719 lascia Roma, era
maestro della cappella Giulia, cappella musicale di S. Pietro, non è la sistina, cappella privata del papa era,
se la portava dietro con sé i musicisti. Lascia la cappella per il portogallo, giovanni 5 di braganza, re del
portogallo, lì diventa soprattutto insegnante della figlia del re Maria Barbara, con lei si crea sodalizio
strettissimo, insegnante ma anche amico, lei virtuosa dello strumento, molte cose scritte le scrive per lei, su
suo consiglio. Non solo da sovrano a sottoposto, ma di intimità culturale. Saramago, memoriale del
convento, c’è scarlatti. Diventa regina di spagna, scarlatti se ne va con lei a Madrid e diventa compositore di
corte, sempre legato a Maria Barbara. Intorno a lei, che possedeva collezione ricchissima di strumenti a
tastiera: clavicembali, clavicordi e spinette, ma anche pianoforti, nasce negli anni 10 del 700, lo conosce a
differenza di Bach, scrive sonate nell’arco della sua vita portoghese e spagnola senza pubblicare quasi
niente. Pubblica nel 1738 30 sonate a Londra, che lui chiama essercizi per gravicembalo, non è nemmeno
corretto il nostro termine sonata. Unica cosa che lui pubblica in vita di questo sterminato repertorio. Per il
resto tutto rimane manoscritto, viene copiato da copisti di corte su tanti volumi in doppia copia perché ne
rimanga traccia, non autografi. Scarlatti avrà ricontrollato la bontà delle copie. 2 gruppi uguali di volumi poi
finirono nelle mani di Farinelli, più importante castrato del 700, per un periodo fu compositore di corte a
Madrid, dopo la morte di Farinelli il primo gruppo è finito alla Marciana di Venezia, l’altro alla Biblioteca
Palatina di Parma. 2 copie simili, quasi uguali. Sono rimaste per secoli. Alla fine dell’800 quando cominciano
le riscoperte di Bach e Händel, anche in Italia scoperta di antichi compositori → Scarlatti, fine 800, primi
900, cura Alessandro Longo, pianista, didatta importantissimo, calabrese che ha lavorato a Napoli, pubblica
le sonate di Scarlatti, non fa lavoro filologico, ma di conoscenza, le pensa perché vengano suonate,
aggiunge pedali, legature, dinamiche, che non ci sono nei manoscritti, fa sì che diventino patrimonio dei
pianisti. Dopodichè vengono suonate su pianoforte, quando viene recuperato il clavicembalo vengono
riportate sul clavicembalo, scomparso dopo rivoluzione francese, edizione di Longo viene superata da altre
edizioni, altri che curano stampa più corretta delle sonate. Più importante di questi studiosi è Kirkpatrik,
anche strumentista, prepara anche voluminosa monografia su scarlatti, primo studioso di scarlatti nel 900.
Ultimamente negli ultimi 20 anni, emilia fadini, edizione delle sonate con criteri filologici più moderni, 10
volumi, fino al 9, il 10 da suoi assistenti, uscito qualche mese fa. Fortuna di scarlatti è longo, kirkpatrik e
fadini. Le sonate circolano con sigle, L 132 sta per Longo 132, le ordina a caso, K. 132. Cerca di ordinarle per
quanto possibile in ordine cronologico, molto dubbio. Ha ricreato quest’ordine su base di studio stilistico,
estetico, senza avere documentazione precisa. Nei programmi di concerto, sonata in re maggiore L23/K
251. In genere oggi più il K che la L. F ancora meno usata, K più internazionalmente diffusa. Horowitz,
Rubinstein → L.

EXCURSUS ZIPOLI

Pieve di san giusto in piazzanese. Primi anni del 700, post communio, pezzo che doveva sonorizzare in
chiesa dopo la comunione, non c’era mai silenzio. È il gusto dell’organista che li mette, espedienti preziosi
da aggiungere.

La pastorale, molto simile, esiste un topos di pastorali barocche. Bordone basso. Organo della cattedrale di
Prato. Qui ci sono le dissonanze, messe apposta da Zipoli, vuole imitare suonatori popolari, che stonano,
non hanno fiato. Volutamente grezzo

Piccolo frammento conferenza Fadini del 2009, massima conoscitrice dopo Kirkpatrik delle sonate di
scarlatti. Ritornello, modificando delle cose, pratica che non risale a Scarlatti specificatamente, ma molti
secoli prima. La musica si adattava alle situazioni, funzionalità precisa. Stessa pagina letta in modi diversi. Se
la sonata viene utilizzata come base di una danza si suona in modo molto più rigoroso dal punto di vista del
tempo, se invece si suona solisticamente, evidenziare contrasti interni alla scrittura, questa frase cantabile
merita, richiede un freno nel tempo per dare spazio al canto e poi riprendere la vivacità del ritmo a cui è
ispirata tutta la sonata. Caratteristica che scarlatti ha integrato nel suo linguaggio mutuandolo dal cante
jondo, era comune, canto si alternava alla danza, accompagnamento taceva o solamente sosteneva. Questa
alternanza creava contrasto di momenti più declamati e momenti di ritmo molto più rigoroso. Scarlatti
vivendo prima nel sud e poi a Madrid, dai primi anni del 700 fino a morte ha assorbito tantissimo dalla
musica popolare, ha assorbito i modi di vivere la musica con questa varietà ispirata all’espressione dei
sentimenti, passioni umane. In gran parte della sua opera si riflette questo modo di concepire la
composizione anche di breve struttura come un assemblamento di situazioni emotive contrastanti,
richiedono che l’interprete osi cambiare tempo, accenti, variare gli ornamenti…grande scuola che si
rifletterà nelle epoche successive, avrà un’influenza enorme su scuola pianistica tardo 700 e 800.
1 → elemento popolare in scarlatti, idea della danza, flamenco.

2 → la libertà che l’interprete si può prendere quando suona le sonate come pezzi strumentali, se pezzi
d’uso devono stare in una griglia. Fa vedere come la musica barocca abbia aperture ampie, che travalicano
il segno scritto sulla pagina.

Più o meno hanno tutte la stessa struttura, pezzi unici. Sonate a un movimento solo, non sono spartite
come sonate di Corelli e Bach, è bizzarro chiamarle sonate, significa semplicemente cose da suonare. Divisi
in due parti come le danze delle suite, tonica dominante dominante tonica, struttura è quella di bourree,
allemanda, corrente. 99 per cento delle sonate è fatto così.

K 141 sul cembalo, cembalista molto fantasioso Jean Rondeau, fa quello che dice la Fadini, utilizzando
massima espressività possibile nel ritmo e nel fraseggio, fa vedere come in questa sonata ci sia virtuosismo
e tragicità, indiavolata quasi.

L 171 / K 386 → questa è la versione Longo con forte, piano, legature e crescendi.

La maggior parte è virtuosistica. Non c’è quasi contrappunto, una mano che risponde all’altra, non c’è
intreccio, scrittura italiana di stampo vocale, qualcosa che accompagna e qualcosa che emerge, una voce
fuori e una sottomessa. Ci sono sonate più contrappuntistiche, più fugate.

Con Scarlatti si chiude il Barocco. Andiamo verso il classicismo, Haydn, Mozart, Beethoven, periodo di
cuscinetto tra barocco e classicismo.

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