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Libano Una seconda rivoluzione dei cedri?

Di Marco Di Donato per Osservatorio Iraq Centinaia di migliaia, forse un milione, secondo alcuni addirittura oltre il mil ione. La manifestazione indetta dall'ex premier Saah Hariri e dalle forze a lui fedeli (per inciso quelle del 14 Marzo) stata un successo, almeno a guardare que sti numeri. Il leader sunnita dimostra di avere un seguito ancora importante, ri uscendo a mobilitare quasi un milione di libanesi. Non male per un paese con poc o pi di 4 milioni di abitanti. Tuttavia sono ancora molte ed importanti le incognite che gravano sulla figura d i Hariri e del suo movimento. L'emotivit del ricordo della Rivoluzione dei Cedri del 2005 sicuramente un catalizzatore emotivo di insostituibile valore. Sembra p er che il movimento fatichi proprio a superare questa logica rimanendole ancorato a scapito di una nuova progettualit politica. Non a caso uno dei pi anziani parlamentari libanese, Adnan Arakhji, ha definito l a manifestazione un fallimento poich priva di nuovi connotati ideologici ed esclu sivamente tesa alla provocazione. Andando oltre queste dure dichiarazioni, bisog na tuttavia sottolineare come i temi politici proposti dalle forze del 14 marzo siano rimasti gli stessi di 6 anni fa. Manca solo Walid Jumblatt, ma gli attori ed i protagonisti sono ancora loro: il leader del Partito Falangista Amin Gemayel, le Forze libanesi capeggiate da Sami r Geagea, il Vice Presidente Farid Makkari, il Ministro del Lavoro Butros Harb, il Ministro di Stato per gli affari parlamentari Michel Pharaon, ed altri parlam entari come Ghazi Youssef e Sebouh Kalpakian appartenenti alla formazione politi ca Blocco Futuro di Hariri. In particolare la richiesta del disarmo da parte di Hezbollah resta un punto car dine nelle rivendicazioni di quanti sono scesi in piazza e dei leader cristiani che li rappresentano. Un punto per molto debole, secondo il prof. Hilal Khashan a ddirittura privo delle condizioni di base affinch si trasformi da slogan politico in realt. Una tesi rafforzata, dalle colonne del Daily Star Lebanon, anche dal G enerale Elias Hanna il quale ha ricordato come le Forze del 14 Marzo semplicemen te mancano degli strumenti materiali per mettere in atto il disarmo di Hezbollah . Una richiesta quella di disarmare Hezbollah che diviene ancora pi debole, dal pun to di vista ideologico, quando alcuni parlamentari ricordano come il Partito di Dio non abbia mai usato le armi contro i libanesi ma sempre e solo per difendere il Libano da Israele. Un'affermazione in parte certamente discutibile, ma che e videnzia come il Partito di Dio non abbia comunque fatto ricorso al suo enorme p otenziale militare per risolvere crisi interne al paese. Pi che una seconda rivoluzione dunque sembra che si assista alla continuazione de lla prima, quella di sei anni fa. L'elemento in pi certamente rappresentato dal T SL che indaga attualmente proprio sulla morte del padre si Hariri, il defunto pr emier Rafiq Hariri. Ma anche in questo caso il paese spaccato sul tema. Profonda mente spaccato. Certo le pressioni dell'Arabia Saudita, ieri un enorme drappo de l re Abdullah campeggiava sulla tomba di Rafiq Hariri, potrebbero avere qualche successo ma attualmente, vista anche la presenza del nuovo premier Najib Mikati ed il nuovo governo che andr formandosi a breve nel paese, anche questa richiesta sembra essere praticamente inattuabile. Slogan politici che rimarranno, giocoforza, solo parole urlate in piazza. Leader sempre uguali a se stessi e che in 14 mesi di governo Hariri non sono riusciti a progettare un disegno di legge che effettivamente implementasse proprio il dis armo di Hezbollah. Difficile, quasi impossibile, farlo ora dall'esterno e senza una reale forza parlamentare in grado di sovvertire gli equilibri.

Difficile anche che le accuse del TSL vengano tradotte in capi di accusa formali contro, per quanto ci informano le indiscrezioni, Hezbollah ed i suoi alleati ( vedi alla voce Siria). Il nuovo governo Mikati sar quasi certamente ostile ad acc ogliere le richieste d'imputazione del Tribunale Speciale dell'Onu. Del resto il governo Hariri caduto, o meglio stato messo in crisi da Hezbollah, proprio su q uesto spinoso punto. Difficile allora che la manifestazione del 13 marzo 2011 segni l'inizio di una s econda rivoluzione dei cedri, seconda rivoluzione della quale si possono evidenz iare solo gli elementi di continuit con la prima e che appunto sembra priva di nu ova linfa vitale politica.

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