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MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO

Riposarsi nel pomeriggio pallidi e immersi dal calore


vicino al muro caldo di un orto,
ascoltare tra i cespugli selvatici, spinosi e sterili
i versi dei merli e il frusciare dei serpenti.

Spiare le file di formiche rosse che,


nelle crepe della terra o sulle piante erbacee,
che si rompono e si intrecciano di nuovo
in cima ai mucchietti di terra.

Osservare tra le fronde il tremolio


lontano delle scaglie di mare
mentre si sente il frinire secco e stridulo delle cicale
dalle cime scoscese e brulle.

E camminando nel sole che abbaglia


sentire con triste stupore
che la vita e le sofferenze che porta con sé
rappresentano una muraglia
che ha in cima cocci appuntiti di vetro.

FIGURE RETORICHE
ALLITERAZIONE: prima strofa(all. in R), seconda strofa(all. in S),
ASSONANZA: sterpi-serpi(vv.3-4)
ONOMATOPEE: schiocchi(vv.4), frusci(vv.4), scricchi(vv.11)
SINESTESIA: osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare(vv.9-10)
ANALOGIA: calvi picchi(vv.12)
METAFORA: muraglia per indicare la prigione della vita umana(vv.16)
ENJAMBEMENTS: (vv.5-6, 7-8, 9-10, 11-12, 13-14, 15-16, 16-17)

LEGAME CON LA VITA E POETICA


Questa è una delle prime poesie di Montale, scritta durante il periodo di giovinezza, contenuta nella
raccolta Ossi di seppia. Il paesaggio di cui parla è la costa ligure nelle ore più calde della giornata(di cui
osserva l’arida e desolata natura). Lui si sente in disarmonia rispetto alla sua vita come d’altronde
nell’intera raccolta. Montale è distaccato dall’esistenza umana dove vede e trova muri e confini invalicabili
che portano solo a sofferenze e difficoltà.

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