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SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO

Spesso il male di vivere ho incontrato:


era il ruscello che gorgoglia come un lamento,
era l’accartocciarsi della foglia inaridita,
era il cavallo sofferente.

Non ho conosciuto alcun bene al di fuori del miracolo


consentito dalla divina Indifferenza:
era una statua nella sonnolenza
del mezzogiorno, una la nuvola e un falco che vola alto.

FIGURE RETORICHE
ALLITERAZIONE: prima strofa(all. in S)
ANAFORA: era(vv.2-7)
ANTITESI: Stramazzato/levato(vv.4-8)
CLIMAX: strozzato/incartocciarsi/stramazzato(vv.2-3-4)
ENJAMBEMENTS: (vv.3-4, 5-6, 7-8)

LEGAMI CON VITA E POETICA


Questa poesia fa parte della sezione centrale della raccolta Ossi di seppia, Montale la scrisse nei primi anni
venti quando frequentava poeti e scrittori liguri. L’uomo avvertendo una profonda inadeguatezza e una
sensazione di disarmonia si rifugia nel male di vivere poiché consapevole di un’esistenza priva di senso e
finalità. Ogni aspetto della vita viene rappresentato in comuni oggetti fisici della realtà: il ruscello, la
foglia…ecc. L’unica soluzione a questa condizione è la divina Indifferenza, una resistenza passiva che
rappresenta l’accettazione di questa realtà. Soltanto nel meriggio si individua un momento positivo che
allude all’esperienza del distacco del male di vivere.

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