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ESAME CLINICA – DOMANDE.

1) Scala Pirgas: approfondisci una delle tre dimensioni.


2) Il colloquio per le capacità genitoriali. (tematiche)
3) Il colloquio di orientamento.
4) I test proiettivi.
5) Il colloquio di ricerca

6) Differenze fra psicoterapia della gestalt e psicoanalisi classica freudiana.


7) Scompenso psicopatologico nel modello sistemico – relazionale.
8) Scompenso psicopatologico del modello cognitivo – costruttivista.

9) Spiega perché Karen era resistente alla terapia.


10) I principi di salienza nel caso di Clara.
11) Caso di Clara. Elaborazione implicita.
12) Parla del principio dei momenti affettivi intensi.
13) Cos'è la riorganizzazione interattiva dell' autoregolazione.
(La prima parte del capitolo spiega di cosa si tratta, nella seconda lo mostra nel
caso di karen.)
14) Percezione transmodale delle corrispondenze.
15) L'orientamento avversivo.
16) Principio di corrispondenza delle specificità.
17) Interazione caccia e fuga.
18) Elaborazione implicita.
19) Ideologia gender. -
20) Genitorialità e implicazioni nell'omogenitorialità. -
21) Differenza tra valori e principi.
22) In cosa consiste la seconda prospettiva?
(dalle slide anche se è sul primo capitolo di dinamiche)
23) Funziona genitoriale -
1) La classificazione 0-3 fa parte dei sistemi diagnostici, la classificazione
della qualità della relazione avviene attraverso l’utilizzo della scala PIR-
GAS, valutazione globale nella relazione genitore-figlio. Va da 0-100,
patologia 40 come cut-off di una patologia relazionale, tre lv
(perturbazione, disturbo, patologia)

-perturbata da 60-79 con problematiche occasionali e transitorie che si


risolvono nel tempo senza intervento e si manifestano con difficoltà
ambiente/ elementi evolutivi, risoluzione tempi medio-brevi esempi
come difficoltà in sonno-veglia o incapacità transitoria nel ruolo
genitoriale

-disturbata da 40 a 59 evidenziano condizioni a rischio con interazioni


ripetute caratterizzate da instabilità, i modelli interattivi sono più rigidi
durata non inferiore ai sei mesi, esse non si diffondono in tutti i campi o
elementi di interazione

-patologica meno di 40 caratterizzata da modelli molto rigidi e una durata


superiore ai 3 mesi i sintomi coinvolgono più contesti, e molto spesso si
estendono a elementi esterni alla relazione madre figlio. Per molti
bambini questi sintomi possono essere considerati parte di un disturbo
della relazione in questo caso sono opportuni colloqui che coinvolgono il
nucleo familiare.

2) Il colloquio sulle capacità genitoriali si occupa di differenti tematiche


che hanno come centro la comprensione del ruolo genitoriale, quindi ha
come obiettivo la sua conoscenza, si utilizza quando si percepisce un
disagio nella funzione genitoriale, per accertamenti di rischi o pericoli per
il figlio, disagi o sintomi che sembrano collegati agli stili genitoriali o per
semplici difficoltà nel ruolo, esso è sempre accompagnato da un
osservazione diretta ed un colloquio che indaga varie aree, le tematiche
indagate sono la storia evolutiva dell’adulto (quindi accudimento
primario, efficacia delle rispettive figure genitoriali e i legami tra pass-
pres-futuro) l’idea di se come genitore (legata ai vissuti legati all’idea di
generare un figlio e all’esperienza di non essere stati accuditi in maniera
adeguata come idea di incapacità di essere un genitore), la qualità della
coppia ( intesa come triade, legata anche a momenti di crisi e i movimenti
di ruolo con rinegoziazioni nel periodo pre-post natale), e la dimensione
legata al bambino (ovvero come il genitore immagina il percorso del figlio
e la sua nascita in un momento particolare della vita). Si valuta la
relazione diretta con il figlio dove non devono essere prevalenti e
persistenti sentimenti di rabbia/odio/invidia/rifiuto e i genitori devono
essere capaci di empatia. Si valuta l’influenza familiare rispetto alla
trasmissione intergenerazionale, a quanto la famiglia sappia rispondere a
condizioni di stress ed eventuali maltrattamenti con rispettive indagini
sulle motivazioni implicite in fine si considera anche l’interazione con il
mondo esterno.

3) Il colloquio di orientamento è indirizzato prevalentemente ad


adolescenti e giovani per il supporto in uno stato di decisione dove si
indaga la progettazione dell’avvenire, quindi in una dimensione
temporale proiettata sul futuro, si analizza la realtà personale e
ambientale, importantissimo è il sostegno emotivo per trasmettere
sicurezze e fornire conferme, Importante è il caso di valutazione rispetto
all’auto invio e all’invio da terzi (approfondisco a voce tanto è una
stronzata). La componente dialogica è fondamentale in questo senso ma
il tutto può essere minacciato da due fattori ovvero: diffidenza e scarsa
motivazione (superamento a voce), l’adozione di stili attribuzionali più
equilibrati aiuta nel processo per favorire una maggiore autovalutazione,
si ricercano a questo punto una volta che l’alleanza è stabilita tratti più
stabili ma magari meno visibili confrontando la realtà ambientale
cercando di fare attenzione a giudizi su cose che si conoscono poco
affondo
4) I test proiettivi sono test che indagano la personalità dell’individuo,
l’obiettivo è quindi la descrizione dimensionale della personalità, non
sempre sono standardizzati e spesso sono definiti metodi per questa
ragione. Sono caratterizzati da stimoli ambigui a cui il soggetto attribuisce
una forma precisa, sono interpretati con modelli teorici differenti e
permettono di analizzare la rappresentazione di sé e delle relazioni
analizzando elementi latenti quali: problematiche tra sogg e ogg,
differenziazione sessuale, elementi trasmessi intergenerazionalmente e
relazioni oggettuali, sono caratterizzati da stimoli ambigui che creano una
situazione paradossale tra realtà percettiva contro immagine prive di
senso, sono appunto chiamati proiettivi perché il soggetto si troverà a
mostrare come si organizza difronte al mondo interno e all’ambiente.
Abbiamo due tipi di test proiettivi: quelli strutturali dove si indaga la
struttura della personalità con stimoli ambigua ida definire e quelli
tematici dove si indagano contenuti significativi della personalità e
tendenzialmente si racconta una storia a partire da immagini con forti
rimandi ad elementi relazionali.

5) Il colloquio di ricerca è utilizzato per la ricerca in questo caso


psicologica, ha come obiettivo l’accrescere la conoscenza dello
sperimentatore e del soggetto. E’ caratterizzato da un assenza di
motivazione intrinseca ed è compito dello sperimentatore cercare di
trasformare questa da esterna ad interna attraverso la curiosità, il
mettersi alla prova e l’interesse e ascolto al momento dell’indagine da
parte del conduttore. Esso ha un momento di pre-ricerca che permette
l’acquisizione di informazioni preliminari per guidare la raccolta dati e uno
di vera e propria indagine, va identificato l’oggetto, le persone, la
modalità di raccolta e la modalità di analisi dei dati. Viene inoltre
costruita quella che è la traccia di ricerca che facilita il processo di
standardizzazione e costituisce un riferimento per l’intervistatore, essa
permette di trovare aree o temi significativi, permette di testare la validità
e la correttezza del lavoro e permette un eventuale revisione. Utili sono le
strategie di facilitazione che consentono una dinamica di interazione più
efficace, da evitare sono errori comuni che si collocano su tre dimensioni:
la formulazione delle domande, errori più tecnici sulle informazioni e
errori nella dinamica relazionale

6) La psicanalisi è una visione materialistica in cui le pulsioni e la


sessualità sono elementi focali, la Gestalt è la cosiddetta psicologia della
forma in cui viene sottolineata la forte interazione tra organismo e
ambiente. Affonda le sue basi nel pensiero orientale, lo Zen e la stessa
psicoanalisi. Le differenze che la Gestalt presenta dalla psicanalisi sono:
un disconoscimento della libido come entità pulsionale a favore di una
molteplicità di bisogni che emergono con varia intensità, i privilegio del
presente rispetto al passato, il superamento della dicotomia Es/super-io
spingendo verso una concezione non contrappositiva tra ambiente e
individuo, il privilegio per lo sviluppo della consapevolezza come
premessa per l’autoregolazione contro una visione legata al concetto di
insight come evento chiarificatore di elementi inconsci, Una
sottovalutazione dell’inconscio come realtà psichica dotata di leggi e
modalità organizzative e infine una valorizzazione della dimensione
intersoggettiva non solo in chiave transferale tra paziente e analista

7) All’interno delle teorie sistemiche per molto tempo il soggetto è stato


definito spesso come paziente designato come a sottintendere che fosse
la famiglia nel suo complesso a indicare proprio lui come sintomatico,
intorno agli ani 90 ci si è spostati su una prospettiva più strettamente
relazionale, da considerare in terapia sono infatti la dimensione familiare
ma anche la dimensione scolastica, prendere in carico una famiglia
significa incontrare gli attori della vicenda, quindi la “squadra primaria”
ovvero genitori e bambino, ma in seguito vanno presi in considerazione
anche attori sociali come la scuola, i servizi psicologici e anche momenti
di interazione tra pari. Passo importante è in seguito “sposare” il sintomo,
per il suo valore simbolico, in questo modo l’handicap di una famiglia può
essere trasformato in una risorsa, la famiglia si sentirà più sicura di
mostrare contraddizioni o paure spesso trasmesse tra generazioni.
L’utilizzo del modello trigenerazionale permette di superare una crisi
trasmessa per generazioni, congelata. Introdurre la generazione dei nonni
permette di osservare il rapporto genitori figli e permette di capire meglio
l’individuo. L’indagine terapeutica dovrà quindi osservare interazione tra
più generazioni in modo da entrare meglio nel modello dell’individuo.

8) La funzione fondamentale di ogni sistema di conoscenza è quindi


definibile nei termini della sua capacità di costruire anticipazioni rispetto
a ciò che può accadere nel mondo interno ed esterno. Le anticipazioni
costruite possono essere più o meno vere rispetto alla realtà ontologica
ma ciò che conta è la realtà “interna”, possiamo quindi dire che
l’efficienza, l’adattamento e l’equilibrio di un sistema sono strettamente
collegati con la sua capacità di costruire modelli del mondo, formulando
anticipazioni su vari eventi. Un processo di crisi o di scompenso può
verificarsi quando nella costruzione della realtà alcune strutture vanno
incontro a un processo di invalidazione, questa situazione è definibile in
termini di blocco delle capacità di movimento. Viene a questo punto
utilizzato il termine scompenso al livello terminologico che permette vari
vantaggi: come l’abbandono della concezione sano/malato, rifiuto
dell’ottica medico-psichiatrica, nell’assunzione che è soltanto la persona a
poter sentire e quindi sottolinea in maniera eccessiva la soggettività. Il
sintomo in questa prospettiva viene considerato nella sua componente
funzionale perché rappresenta la modalità migliore che la persona è
riuscita a mettere in atto per mantenere integro il proprio equilibrio e la
propria identità personale.

9) Karen era caratterizzata da un sistema di autoregolazione estremo,


avendo sviluppato un modello di regolazione interattiva disturbata
evidenziato dalle varie scene modello, l’indipendenza per lei era
assimilabile alla perdità di sostegno, quindi l’abbandono. Questo modello
viene direttamente portato anche in terapia, quindi la sua forte spinta
all’autoregolazione rendeva la creazione di un alleanza e anche il lavoro
terapeutico notevolmente difficoltoso.
10) I principi di salienza sono principi organizzativi che stabiliscono quali
elementi siano importanti per il bambino e guidino le sue aspettative. Il
primo è quello della regolazione attesa, un sistema che crea appunto un
aspettativa e regola il comportamento del partner secondo una
regolazione reciproca in cui è possibile prevedere il comportamento di
ciascuno in base a quello dell’altro, il secondo è quello della rottura e
riparazione, esso è caratterizzato da unna organizzazione di modelli di
interazione in base a violazioni di aspettative tipiche e rispettivi sforzi di
risolvere queste rotture, nella normalità abbiamo la disgiunzione
normativa e in fine in terzo è quello dei momenti affettivi intensi, questo
fa riferimento al fatto che singoli eventi abbiamo una funzione
amplificante dell’affetto rendendo più negativi gli eventi negativi e più
positivi quelli positivi. Essi hanno una rilevanza notevole
nell’organizzazione al livello celebrale. Per quanto riguarda Clara, la
regolazione attesa riguardava una sequenza di disagio, tentativo di
riparazione con aumento del disagio. Il terapeuta si mantiene ottimista
nonostante il pessimismo di Clara e questo genera una rottura nella
sequenza, generando una comprensione in Clara diventa così possibile
una riparazione. Il terapeuta questo punto riesce ad “indovinare” il suo
stato e questo rievoca nella paziente il ricordo della sua governante,
accetta i suoi sentimenti e non la abbandona, non colludendo ristabilisce
la regolazione interattiva più bilanciata

11)

12) Il principio dei momenti affettivi intensi fa parte dei tre principi di
salienza, esso riguarda eventi che assumono in significato rilevante dal
punto di vista affettivo, ha un effetto amplificante rendendo migliori
eventi postivi e peggiori eventi negativi, ha un ruolo fondamentale
nell’organizzazione della psiche. Alcune esperienze sono capaci di
produrre cambiamenti al livello celebrale, esso fa riferimento ad
interazioni in ambito terapeutico ad un potente stato trasformativo che
permette di sperimentare nuove esperienze e rielaborare traumi e affetti
antichi, esso promuove il cambiamento terapeutico, lavora direttamente
al livello di autoregolazione e regolazione interattiva.

13) Karen era fortemente orientata ad un’autoregolazione estrema, le


varie esperienze passate l’avevano portata ad associare all’idea di
indipendenza quella di perdita di sostegno con possibile abbandono, si
sforza per questo motivo di sopprimere ogni stimolo, esprimendo un
bassissimo livello di attivazione fisiologica, il terapeuta però riesce a
stabilire un legame comunicandole implicitamente di non voler seguire il
suo modello relazionale, non trasmettendole un idea di perdita sostegno,
questo gradualmente porta allora ad una riorganizzazione degli elementi
della regolazione interattiva di karen che inizia a non fare più affidamento
solo ad una drastica forma di autoregolazione.

14) La percezione trasmodale delle corrispondenze è un meccanismo


percettivo che permette di stabilire un collegamente tra i comportamenti
percepito del partner e la nostra propiocezione

15) L’orientamento avversivo è uno sforzo autoregolatorio che


rappresenta una forma di regolazione interattiva disturbata, un esempio è
legato all’interazione “caccia fuga” che rivela uno schema di
avvicinamento della madre e diretto ritiro del bambino, spesso questo è
accompagnato da elementi non verbali e posturali molto netti

16) Il principio di corrispondenza delle specificità è un principio legato al


modello sistemico- diadico ed è un meccanismo legato al fatto che
entrando in corrispondenza con l’espressione del partner si crea uno
stato fisiologico simile

17) L’interazione caccia fuga è un modello non verbale in cui il ritiro del
bambino influenza l’intrusione della madre e viceversa, la difesa del
bambino consiste nella continua vigilanza, l’aspettativa del bambino è di
una regolazione distrubata senza possibilità di riparazione, il bambino ha
una posizione di ritiro e fugge, l’interazione è mamma da la caccia al
bambino e il bambino fugge.

18)L’elaborazione implicita è un opera che avviene al di fuori della


consapevolezza e al livello non verbale si basa sulla memoria implicita che
è emotiva ed inconsapevole, coinvolge processi che organizzano
comportamenti che all’inizio sono intenzionali e poi poco per volta si
automatizzano. Il modo implicito di comunicazione si rivela più efficace di
quello esplicito e anche più pervasivo, il comportamento sociale è
regolato in modo inconsapevole perché non è possibile il controllo
cognitivo.

22)La seconda prospettiva fa parte di una delle tre prospettive riguardanti


l’oggetto della psicologia clinica, essa considera la psicologia clinica come
tecnica e teoria riabilitativa e psicoterapeutica.

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