eu by Manu
Alexander
McCall
Smith
LE
LACRIME
DELLA
GIRAFFA
ebook-ita.eu by Manu
1.
La
casa
del
signor
JLB
Matekoni
Il
signor
JLB
Matekoni,
proprietario
dell'officina
meccanica
Speedy
Motors
di
Tlokweng
Road,
trovava
difficile
convincersi
che
la
signora
Ramotswe,
la
distinta
fondatrice
della
Ladies'
Detective
Agency
n.
1,
avesse
accettato
di
sposarlo.
Ciò
era
avvenuto
alla
seconda
proposta;
la
prima
volta
che
si
era
fatto
avanti,
gesto
che
aveva
richiesto
da
parte
sua
un
immenso
coraggio,
era
incorso
in
un
rifiuto
-‐
cortese
e
colmo
di
rammarico—,
ma
cionondimeno
un
rifiuto.
Di
conseguenza,
ne
aveva
dedotto
che
la
signora
Ramotswe
non
si
sarebbe
mai
risposata;
che
la
breve
e
disastrosa
esperienza
coniugale
con
Note
Mokoli,
trombettista
e
appassionato
di
jazz,
l'avesse
indotta
a
ritenere
il
matrimonio
null'altro
che
una
ricetta
del
dolore
e
della
sofferenza.
Dopotutto,
era
una
donna
dal
carattere,
indipendente,
con
un
lavoro
e
una
bella
casa
tutta
sua
in
Zebra
Drive.
Perché
mai,
si
era
chiesto,
una
donna
del
genere
dovrebbe
prendersi
un
uomo,
dato
che
un
uomo
può
rivelarsi
assai
difficile
da
gestire
una
volta
che
i
voti
siano
stati
scambiati
e
lui
le
sia
entrato
in
casa?
No,
se
fosse
stato
nei
panni
della
signora
Ramotswe,
anche
lui
avrebbe
probabilmente
rifiutato
una
proposta
di
matrimonio,
sia
pure
da
un
soggetto
altamente
ragionevole
e
rispettabile
quale
lui
era.
Ma
poi,
in
quella
notte
noumenica,
seduti
insieme
sulla
veranda,
dopo
che
lui
aveva
passato
il
pomeriggio
a
ripararle
il
furgoncino
bianco,
lei
gli
aveva
detto
di
sì.
E
gli
aveva
dato
questa
risposta
in
modo
tanto
semplice
e
gentile,
e
così
privo
della
minima
ambiguità,
da
confermare
la
sua
convinzione
che
la
signora
Ramotswe
fosse
una
delle
migliori
donne
del
Botswana.
Quella
sera,
quando
era
tornato
a
casa
sua,
vicino
al
Defence
Force
Club,
ebook-ita.eu by Manu
trovavano
nel
soggiorno,
su
cui
si
apriva
la
porta
d'ingresso.
I
mobili
erano
pesanti,
di
un
genere
a
suo
tempo
pregiato,
ma
al
momento
apparivano
piuttosto
consunti.
Le
poltrone,
che
avevano
larghi
braccioli
di
legno,
erano
rivestite
di
rosso,
e
c'era
un
tavolo
di
legno
scuro
con
sopra
un
bicchiere
vuoto
e
un
posacenere.
Appesi
al
muro
c'erano
un
quadro
che
raffigurava
una
montagna
dipinta
su
velluto,
una
testa
di
kudù
in
legno,
e
una
piccola
fotografia
di
Nelson
Mandela.
L'effetto
d'insieme
era
molto
gradevole.
,
pensò
.
la
signora
Ramotswe,
anche
se
aveva
la
tipica
aria
desolata
che
caratterizza
le
case
degli
scapoli.
"é
una
splendida
stanza»
affermò
la
signora
Ramotswe.
Il
signor
JLB
Matekoni
si
illuminò.
«Cerco
di
tenerla
in
ordine»
disse.
«È
importante
avere
una
stanza
adatta
alle
visite
importanti.
»
"Ricevi
visite
importanti?»
chiese
la
signora
Ra
motswe.
Il
signor
JLB
Matekoni
aggrottò
la
fronte.
«Finora
non
ne
ho
mai
avute»
rispose.
«Ma
potrebbe
sempre
accadere.
""Certo.
"
Ammise
la
signora
Ramotswe,
«non
si
sa
mai.
"
Si
girò
a
guardare
la
porta
che
dava
sul
resto
della
casa.
"Da
lì
si
va
nelle
altre
stanze?»
chiese
educatamente.
Il
signor
JLB
Matekoni
annuì.
«Quella
è
la
parte
meno
ordinata
della
casa.
"
disse,
"Forseè
meglio
se
la
guardiamo
un'altra
volta.
"La
signora
Ramotswe
scosse
la
testa
e
il
signor
JLB
Matekoni
comprese
che
non
c'era
scampo.
Anche
questo,
dunque,
faceva
parte
degli
obblighi
matrimoniali;
non
ci
potevano
essere
segreti,
bisognava
tirare
fuori
tutto.
"Per
di
qua»
disse
incerto,
aprendo
la
porta.
"Devo
proprio
trovarmi
una
cameriera
migliore,
sai.
Questa
non
sa
fare
il
suo
lavoro.
»La
signora
Ramotswe
lo
seguì
lungo
il
corridoio.
La
prima
porta
che
incontrarono
era
socchiusa,
e
lei
si
fermò
a
dare
un'occhiata
dentro.
Si
trattava
evidentemente
di
una
camera
da
letto,
con
il
pavimento
coperto
di
giornali,
ben
distesi
come
fossero
un
ebook-ita.eu by Manu
soltanto
che
lei
fosse
al
sicuro
e
felice,
proprio
come
aveva
sempre
fatto.
Era
fortunata
ad
avere
avuto
un
padre
del
genere,
pensò
la
signora
Ramotswe;
al
giorno
d'oggi
tanti
un
padre
non
ce
l'avevano
affatto,
e
venivano
cresciuti
dalla
mamma
o
dalla
nonna
e
in
molti
casi
non
sapevano
neanche
chi
fosse
il
loro
padre.
Sembravano
comunque
abbastanza
felici,
ma
nella
loro
vita
doveva
esserci
un
vuoto
immenso.
Forse
se
non
sai
che
c'è
questo
vuoto,
non
te
ne
preoccupi.
Se
tu
fossi
un
millepiedi,
uno
tshongololo
che
striscia
in
terra,
guarderesti
gli
uccellini
soffrendo
perché
non
hai
le
ali?
Probabilmente
no.
La
signora
Ramotswe
era
portata
alle
speculazioni
di
ordine
filosofico,
ma
soltanto
fino
a
un
certo
punto.
Domande
di
questo
genere
rappresentavano
senz'altro
uno
stimolo
interessante,
ma
tendevano
a
generare
altre
domande
per
le
quali
proprio
non
c'era
risposta.
E
a
un
certo
punto
si
finiva
inevitabilmente
con
l'accettare
che
le
cose
stavano
così
semplicemente
perché
è
così
che
stavano.
Per
esempio,
tutti
sapevano
che
non
è
bene
che
un
uomo
si
trovi
troppo
vicino
a
un
posto
in
cui
una
donna
sta
partorendo.
Era
una
cosa
tanto
ovvia
che
non
c'era
neanche
bisogno
di
dirlo.
Eppure
in
altri
paesi
circolavano
idee
bizzarre,
tipo
che
gli
uomini
dovessero
addirittura
assistere
alla
nascita
dei
loro
figli.
Quando
la
signora
Ramotswe
aveva
letto
questa
cosa
in
una
rivista,
era
rimasta
addirittura
senza
fiato.
Ma
poi
si
era
chiesta
perché
mai
un
padre
non
dovesse
veder
nascere
suo
figlio,
in
modo
da
dargli
il
benvenuto
in
questo
mondo
e
partecipare
alla
gioia
di
quel
momento,
e
non
era
riuscita
a
trovare
un
buon
motivo.
Questo
non
significava
che
la
cosa
non
fosse
sbagliata
-‐
era
indiscutibile
che
fosse
profondamente
sbagliata
-‐
ma
come
giustificare
questa
proibizione?
Alla
fine,
la
risposta
doveva
essere
che
era
sbagliato
perché
la
morale
tradizionale
del
Botswana
ebook-ita.eu by Manu
signora,
lì
al
margine
del
Kalahari.
A
quell'ora
del
giorno
il
cielo
è
bianco
e
vuoto
e
nell'aria
c'è
un
odore
aspro,
e
viene
voglia
di
riempirsi
i
polmoni
fino
a
scoppiare.
Jack
era
molto
occupato,
tra
l'ufficio
e
gli
incontri
di
lavoro,
con
funzionari
governativi,
gente
dell'ambasciata,
bancari
e
tutto
il
resto.
A
me
non
interessava
niente
di
quella
roba,
e
mi
accontentavo
di
mandare
avanti
la
casa,
leggere
e
ogni
tanto
al
mattino
andare
a
prendere
un
caffè
con
qualcuno.
Poi
aiutavo
un
po'
nella
clinica
metodista.
Accompagnavo
in
macchina
le
persone
dalla
clinica
ai
loro
villaggi,
e
questo,
a
parte
tutto,
era
anche
un
ottimo
sistema
per
conoscere
il
paese.
È
stato
così
che
ho
imparato
a
conoscere
la
sua
gente,
signora
Ramotswe.
Posso
tranquillamente
dire
che
questo
è
stato
il
periodo
più
felice
della
mia
vita.
Avevamo
trovato
un
paese
in
cui
ciascuno
trattava
il
prossimo
con
rispetto,
e
dove
c'erano
valori
diversi
dall'avidità
forsennata
che
prevale
da
noi.
In
un
certo
senso,
mi
sentivo
più
umile.
Il
mio
paese
mi
sembrava
così
superficiale
e
squallido
in
confronto
a
quello
che
vedevo
in
Africa.
Qui
c'è
tanta
sofferenza,
e
ci
sono
persone
che
possiedono
davvero
pochissimo,
ma
tutti
hanno
una
straordinaria
considerazione
per
gli
altri.
La
prima
volta
che
ho
sentito
gli
africani
rivolgersi
a
perfetti
estranei
chiamandoli
«fratello»
o
«sorella»,
mi
era
sembrato
molto
strano.
Ma
dopo
un
po'
ho
cominciato
a
capire
cosa
intendevano
dire
e
a
pensarla
allo
stesso
modo.
Poi,
un
giorno,
una
donna
mi
ha
chiamata
«sorella»
per
la
prima
volta,e
io
mi
sono
messa
a
piangere,
e
lei
non
capiva
perché
dicolpo
mi
fossi
agitata
tanto.
Le
ho
detto:
«Non
è
niente.
Mi
viene
da
piangere.
Tutto
qui».
Mi
sarebbe
piaciuto
chiamare
«sorelle»
le
mie
amiche,
ma
sapevo
che
sarebbe
sembrato
fasullo,
e
non
l'ho
fatto.
Ma
è
così
che
mi
sentivo.
Imparavo
delle
cose.
Ero
venuta
in
Africa
e
imparavo
tante
cose.
Michael
cominciò
a
studiare
il
ebook-ita.eu by Manu
cambiare
le
cose.
E
poi
la
gente
ci
teneva
a
fare
qualcosa
che
dimostrasse
che
esistevano
alternative
reali
a
quello
che
stava
succedendo
in
Sudafrica.
In
quegli
anni
il
Botswana
era
un
faro.
Perciò
Michael
rimase
dov'era
e
naturalmente
quando
arrivò
il
momento
della
partenza
si
rifiutò
di
venire
con
noi.
Aveva
del
lavoro
da
fare,
disse,
al
quale
voleva
dedicare
ancora
alcuni
anni.
La
fattoria
prosperava;
avevano
interrato
parecchie
altre
sonde
e
davano
da
vivere
a
venti
famiglie.
Era
una
cosa
troppo
importante
per
rinunciarvi.
Io
l'avevo
previsto,
credo
che
l'avessimo
previsto
entrambi.
Cercammo
di
convincerlo,
ma
fu
inutile.
Inoltre
si
era
messo
con
la
ragazza
sudafricana,
anche
se
aveva
almeno
sei
o
sette
anni
più
di
lui.
Pensai
che
forse
era
lei
il
vero
elemento
di
attrazione,
e
ci
offrimmo
di
portarla
con
noi
negli
Stati
Uniti,
ma
lui
non
volle
neanche
sentirne
parlare.
Era
l'Africa,
disse,
a
tenerlo
lì;
se
pensavamo
che
si
trattasse
di
una
cosa
banale
come
una
storia
con
una
donna,
allora
non
avevamo
capito
la
situazione.
Partimmo
lasciandogli
una
notevole
somma
di
denaro.
Ho
la
fortuna
di
esserel'intestataria
di
un
fondo
predisposto
per
me
da
mio
padre,
e
lasciargli
dei
soldi
mi
costava
davvero
poco.
Sapevo
che
c'era
il
rischio
che
Hurkhardt
lo
inducesse
a
investirli
nella
fattoria,
o
a
usarli
per
costruire
un
serbatoio
o
qualcosa
del
genere.
Ma
non
mi
importava.
Mi
faceva
sentire
più
sicura
sapere
che
a
Gaborone
c'erano
dei
fondi
per
lui,
se
ne
avesse
avuto
bisogno.
Tornammo
a
Washington.
Stranamente,
fu
allora
che
compresi
alla
perfezione
perché
Michael
non
era
voluto
venire
con
noi.
A
casa
c'era
un'atmosfera
così
artefatta,
e
aggressiva.
Mi
mancava
il
Botswana,
e
non
c'era
giorno,
non
un
singolo
giorno,
che
non
ci
pensassi.
Era
come
un
dolore.
Avrei
dato
qualunque
cosa
per
poter
uscire
di
casa
e
fermarmi
sotto
un'acacia
o
guardare
il
grande
cielo
bianco.
O
per
ascoltare
ebook-ita.eu by Manu
anche
da
loro,
oltre
che
da
lui.
Lo
avevano
guardato
con
aria
assente,
e
lui
si
era
reso
conto
che
non
capivano
proprio.
Nessuno
aveva
insegnato
loro
cosa
significasse
avere
una
reputazione;
questo
concetto
era
al
di
fuori
della
loro
portata.
Questa
scoperta
lo
aveva
buttato
giù,
e
aveva
pensato
di
scrivere
al
Ministero
dell'istruzione,
suggerendo
di
impartire
alla
gioventù
del
Botswana
anche
un
minimo
di
educazione
morale,
ma,
una
volta
scritta,
la
lettera
gli
era
sembrata
così
pomposa
che
aveva
rinunciato
a
mandarla.
Si
rese
conto
che
il
problema
era
proprio
quello.
Al
giorno
d'oggi,
chiunque
facesse
delle
osservazioni
a
proposito
del
comportamento
sembrava
subito
un
vecchio
parruccone
antiquato.
Pel
essere
moderni,
a
quanto
pareva,
bisognava
per
forza
dire
che
ciascuno
può
fare
quello
che
gli
pare
quando
gli
pare,
e
al
diavolo
cosa
pensano
gli
altri.
Questo
era
un
modo
di
pensare
moderno.
Il
signor
JLB
Matekoni
spostò
lo
sguardo
alla
sua
scrivania
e
alla
pagina
aperta
dell'agenda.
Aveva
segnato
che
quel
giorno
doveva
andare
all'orfanotrofio;
se
partiva
subito,
poteva
farcela
prima
della
pausa
pranzo,
e
tornare
in
tempo
per
controllare
illavoro
degli
apprendisti
prima
che
i
clienti
venissero
a
ritirare
le
Loro
macchine
alle
quattro.
Nessuna
delle
due
macchine
aveva
problemi
seri;
avevano
bisogno
soltanto
di
alcuni
controlli
di
routine,
e
gli
apprendisti
erano
perfettamente
in
grado
di
eseguirli.
Ma
doveva
comunque
verificare;
a
loro
piaceva
truccare
motori
in
modo
che
andassero
al
massimo,
e
spesso
lui
doveva
riabbassarli
prima
di
consegnare
le
macchine.
«Noi
non
dobbiamo
costruire
macchine
da
corsa»
faceva
notare
ai
ragazzi.
«I
proprietari
di
queste
macchine
non
sono
maniaci
della
velocità
come
voi.
Sono
cittadini
rispettabili.
»«Allora
perché
ci
chiamiamo
Speedy
Motors?»
chiese
una
volta
uno
degli
apprendisti.
Il
signor
JLB
Matekoni
aveva
guardato
il
ebook-ita.eu by Manu
ragazzo.
Certe
volte
gli
veniva
proprio
voglia
di
urlare,
con
lui,
e
questa
era
una
di
quelle,
ma
riuscì
a
controllarsi.
«Noi
ci
chiamiamo
Speedy
Motors»
rispose
con
pazienza
«perché
il
nostro
modo
di
lavorare
è
veloce.
Capisci
la
differenza?
Noi
non
facciamo
aspettare
i
nostri
clienti
per
giorni
e
giorni,
come
certi
altri
meccanici.
Noi
eseguiamo
il
lavoro
rapidamente
e
con
cura,
come
vi
ripeto
sempre.
»«A
molti
però
piacciono
le
macchine
veloci»
intervenne
l'altro
apprendista.
«A
certa
gente
piace
correre.
»«Può
darsi»
rispose
il
signor
JLB
Matekoni.
«Ma
non
a
tutti.
C'è
chi
sa
che
non
sempre
il
più
veloce
arriva
prima,
giusto?
E
che
è
meglio
arrivare
in
ritardo
che
non
arrivare
affatto,
vero?»L'apprendista
lo
aveva
fissato
senza
capire,
e
lui
aveva
sospirato;
ancora
una
volta
era
colpa
del
Ministero
dell'Istruzione
e
di
quelle
idee
moderne.
Quei
due
ragazzi
non
sarebbero
mai
stati
in
grado
di
capire
la
metà
di
quello
che
diceva
lui.
E
prima
o
poi
avrebbero
avuto
un
brutto
incidente.
Quando
arrivò
al
cancello
della
fattoria
degli
orfani,
come
al
solito
suonò
vigorosamente
il
clacson.
Ci
andava
sempre
volentieri,
per
parecchi
motivi.
Gli
piacevano
i
bambini,
naturalmente,
e
portava
sempre
una
manciata
di
caramelle,
che
distribuiva
quando
gli
si
affollavano
tutti
intorno.
Ma
gli
piaceva
tanto
anche
la
signora
Silvia
Potokwane,
la
direttrice.
Era
stata
un'amica
di
sua
madre,
e
la
conosceva
da
una
vita.
Per
questo
motivo,
era
naturale
che
lui
si
fosse
assunto
il
compito
di
aggiustare
qualunque
macchinario
ne
avesseavuto
bisogno,
oltre
a
occuparsi
dei
due
camion
e
del
vecchio
minibus
che
usavano
per
i
loro
trasporti.
Non
era
pagato
per
lavori
del
genere,
ma
anche
questo
era
naturale.
Tutti
aiutavano
come
potevano
l'orfanotrofio,
e
lui
non
avrebbe
mai
accettato
di
essere
pagato,
neanche
se
avessero
insistito.
Quando
arrivò
la
signora
Potokwane
era
nel
suo
ufficio.
Si
affacciò
alla
ebook-ita.eu by Manu
signora
Tsbago
spiegò
il
motivo
della
loro
visita
e
la
signora
Potsane
l'ascoltò
attentamente.
Gli
occhi
dovevano
darle
molto
fastidio,
e
ogni
tanto
se
li
asciugava
con
una
manica
del
vestito.
Mentre
la
signora
Tsbago
parlava,
annuiva
incoraggiante.
«Sì»
disse,
«abbiamo
vissuto
lì
per
un
certo
periodo.
Mio
marito
lavorava
lì.
Tutti
e
due,
anzi.
Speravamo
di
riuscire
a
fare
qualche
soldo
con
le
verdure,
e
per
un
po'
ha
funzionato.
Poi.
.
.
»
si
interruppe
e
alzò
le
spalle.
«È
andata
male?»
chiese
la
signora
Ramotswe.
«Colpa
della
siccità?»La
signora
Potsane
sospirò.
«Sì,
c'è
stata
la
siccità.
Ma
quella
arriva
sempre,
giusto?
No,
è
che
non
ci
credevano
più.
Erano
brave
persone,
quelle
che
stavano
lì,
ma
poi
se
ne
sono
andate.
»«Il
bianco
che
veniva
dalla
Namibia?
Il
tedesco?»
chiese
la
signora
Ramotswe.
«Sì,
quello.
Era
una
brava
persona,
ma
se
n'è
andato.
E
ce
n'erano
anche
degli
altri,
dei
nostri,
che
hanno
deciso
che
ne
avevano
abbastanza
e
se
ne
sono
andati.
»«E
un
americano?»
insistette
la
signora
Ramotswe.
«C'era
un
ragazzo
americano?»La
signora
Potsane
si
sfregò
gli
occhi.
«Il
ragazzo
è
svanito
nel
nulla.
Una
notte
è
sparito.
È
venuta
la
polizia
e
l'hanno
cercato
dappertutto.
È
venuta
anche
sua
madre,
parecchie
volte.
Ha
portato
un
Mosarwa,
un
battitore,
un
ometto
minuscolo
che
sembrava
un
cane,
sempre
con
il
naso
a
terra.
Aveva
un
sedere
molto
grosso,
come
tutti
i
Basarwa.
»«Non
ha
trovato
niente?»
la
signora
Ramotswe
conosceva
la
risposta,
ma
voleva
che
l'altra
continuasse
a
parlare.
Fino
ad
allora
aveva
sentito
la
storia
soltanto
dal
punto
di
vista
della
signora
Curtin;
era
possibile
che
gli
altri
avessero
visto
cose
di
cui
lei
non
sapeva
niente.
«Andava
in
giro
dappertutto
come
un
cane»
disse
la
signora
Potsane,
ridendo.
«Guardava
sotto
le
pietre
e
annusava
e
borbottava
in
quel
loro
strano
linguaggio,
sapete
com'è,
fanno
quei
rumori
come
alberi
che
frusciano
ebook-ita.eu by Manu
dieta
bilanciata
sia
la
chiave
per
la
buona
salute.
»Seguì
un
attimo
di
silenzio,
mentre
riflettevano
su
questa
osservazione.
Poi
la
signora
Potokwane
riattaccò
a
parlare:
«E
così
tra
poco
ti
sposerai»
disse.
«Questo
ti
cambierà
la
vita.
Dovrai
comportarti
bene,
signor
JLB
Matekoni!»Lui
rise,
raccogliendo
le
ultime
briciole
della
torta.
«Ci
penserà
la
signora
Ramotswe.
Faràin
modo
che
io
righi
sempre
dritto.
»«Mmm.
.
.
»
disse
la
signora
Potokwane.
«Abiterete
a
casa
sua
o
a
casa
tua?»«Credo
a
casa
sua»
disse
il
signor
JLB
Matekoni,
«è
un
po'
più
bella
della
mia.
È
in
ZebraDrive,
sai.
»«Sì»
disse
la
direttrice.
«L'ho
vista.
Ci
sono
passata
davanti
l'altro
giorno.
Molto
bella.
»
Il
signor
JLB
Matekoni
parve
sorpreso.
«Ci
sei
passata
davanti
apposta?
Per
vederla?»«Be'»
disse
la
signora
Potokwane
con
un
accenno
di
sorriso,
«ho
pensato
di
dare
un'occhiata
per
vedere
che
genere
di
casa
fosse.
È
bella
grande,
eh?»«È
una
casa
comoda»
disse
il
signor
JLB
Matekoni,
«penso
che
lo
spazio
non
mancherà.
»«Forse
è
anche
troppo»
disse
la
signora
Potokwane.
«Ci
sarà
posto
per
dei
bambini.
»Il
signor
JLB
Matekoni
si
accigliò.
«Non
ci
abbiamo
pensato.
Forse
siamo
un
po'
vecchiper
avere
dei
bambini.
Io
ho
quarantacinque
anni.
E
poi.
.
.
ecco,
non
mi
piace
parlarne,
ma
la
signora
Ramotswe
mi
ha
detto
che
lei
non
può
averne.
Ha
avuto
un
bambino
che
è
morto,
e
i
dottori
le
hanno
detto
che
non
può
più.
.
.
»La
signora
Potokwane
scosse
la
testa.
«È
una
cosa
molto
triste.
Mi
dispiace
tanto
per
lei.
»«Ma
noi
siamo
felici,
molto
felici»
disse
il
signor
JLB
Matekoni.
«Anche
senza
bambini.
»
La
signora
Potokwane
prese
la
teiera
e
versò
un'altra
tazza
di
té
al
suo
ospite.
Poi
tagliò
una
seconda
fetta
di
torta
-‐
molto
abbondante
-‐
e
la
fece
scivolare
sul
piatto.
«Naturalmente
c'è
sempre
l'adozione»
disse,
guardandolo.
«O
magari
potreste
semplicemente
prendervicura
di
un
bambino,
senz'adottarlo.
Potreste.
.
.
»
ebook-ita.eu by Manu
bambino,
tutto
serio,
con
gli
occhi
bassi
in
segno
di
rispetto.
Il
signor
JLB
Matekoni
inspirò.
Nella
vita
ci
sono
momenti
in
cui
bisogna
agire,
e
sospettava
di
trovarsi
in
uno
di
questi.
«Bambini,
vi
piacerebbe
venire
a
stare
da
me?»
disse
«Soltanto
per
un
po'?
Così
vediamo
se
la
cosa
può
funzionare.
»La
ragazzina
guardò
la
signora
Potokwane,
in
cerca
di
conferma.
«Rra
Matekoni
avrà
cura
di
voi»
disse
lei.
«Sarete
felici
con
lui.
»La
bambina
si
rivolse
al
fratello
e
gli
disse
qualcosa
che
gli
adulti
non
sentirono.
Il
bambino
ci
pensò
su
un
attimo,
poi
annuì.
«Sei
molto
gentile,
Rra»
disse
lei.
«Siamo
contenti
di
venire
con
te.
»
La
signora
Potokwane
battè
le
mani.
«Andate
a
fare
i
bagagli,
bambini»
soggiunse.
«Dite
alla
vostra
governante
di
darvi
i
vestiti
puliti.
»La
bambina
girò
la
sedia
a
rotelle
e
uscì,
accompagnata
dal
fratellino.
«Che
cos'ho
fatto?»
borbottò
fra
sé
il
signor
JLB
Matekoni.
La
signora
Potokwane
aveva
la
risposta.
«Un'ottima
cosa»
disse.
9.
Da
dove
soffia
il
vento
Il
furgoncino
bianco
della
signora
Ramotswe
uscì
dal
vii
laggio.
La
strada
di
terra
battuta
era
irregolare
e
ogni
tanto
scompariva
letteralmente,
sfaldandosi
in
profonde
buche
o
disperdendosi
in
una
serie
di
cunette
che
facevano
cigolare
e
protestare
il
furgone.
La
fattoria
era
a
circa
dodici
chilometri
dal
villaggio,
ma
avanzavano
molto
lentamente
e
la
signora
Ramotswe
era
davvero
contenta
di
avere
con
sé
la
signora
Potsane.
Non
ci
sarebbe
voluto
niente
a
perdersi
fra
quegli
arbusti
anonimi,
senza
una
linea
di
colline
a
guidarla
e
con
gli
alberi
tutti
uguali
uno
all'altro.
Invece
per
la
signora
Potsane
quel
paesaggio,
che
pure
riusciva
solo
a
intravedere,
era
pieno
di
ricordi.
Strizzando
gli
occhi,
guardava
dal
finestrino,
indicando
il
punto
in
cui
anni
prima
ebook-ita.eu by Manu
preferiva
darle
a
un
cane
piuttosto
che
alla
donna
che
aveva
minacciato
i
suoi
mezzi
di
sostentamento.
Si
avvicinò
alla
porta
della
cucina
e
diede
un'occhiata
in
corridoio.
Il
signor
JLB
Matekoni
era
sulla
porta
di
casa
e
la
teneva
aperta
per
far
entrare
qualcun
altro.
«Fa'
attenzione»
disse.
«Questa
porta
non
è
molto
larga.
»Rispose
un'altra
voce,
ma
non
capì
cosa
diceva.
Era
una
voce
femminile
ma,
si
rese
conto
con
un
sospiro
di
sollievo,
non
la
voce
di
quella
donna
tremenda.
Chi
aveva
portato
a
casa?
Un'altra
donna?
Sarebbe
stata
un'ottima
cosa,
perché
avrebbe
potuto
dire
alla
Ramotswe
che
lui
la
tradiva
e
questo
avrebbe
mandato
a
monte
le
nozze.
Ma
poi
vide
entrare
la
sedia
a
rotelle,
la
bambina
che
c'era
sopra
e
il
fratellino
che
la
spingeva.
Non
sapeva
cosa
pensare.
Come
mai
il
suo
padrone
aveva
portato
a
casa
quei
bambini?
Dovevano
essere
parenti;
i
figli
di
qualche
lontano
cugino.
La
morale
del
Botswana
prevede
che
si
debba
provvedere
a
queste
persone,
per
lontana
che
sia
la
parentela.
«Sono
qui,
Rra»
gridò.
«Il
pranzo
è
pronto.
»Il
signor
JLB
Matekoni
la
guardò.
«Ah»
disse,
«ho
portato
due
bambini.
Devono
mangiare
anche
loro.
»«Ce
n'è
abbastanza
per
tutti»
rispose
lei,
«ho
fatto
un
bello
stufato.
»Attese
qualche
minuto
prima
di
andare
in
soggiorno,
perché
doveva
schiacciare
le
patate
troppo
cotte.
Quando
andò
di
là,
pulendosi
le
mani
nel
grembiule
con
aria
molto
laboriosa,
trovò
il
signor
JLB
Matekoni
seduto
in
poltrona.
Dall'altra
parte
della
stanza
c'era
una
ragazzina
che
guardava
fuori
dalla
finestra,
e
accanto
a
lei
un
bambino
piccolo,
probabilmente
il
fratello.
La
cameriera
li
osservò,
rendendosi
immediatamente
conto
diche
tipo
di
bambini
fossero.
Dei
Basarwa,
pensò:
non
c'è
da
sbagliarsi.
La
bambina
aveva
la
pelle
di
quel
colore
chiaro,
come
la
cacca
del
bestiame;
e
il
maschietto
aveva
i
loro
occhi,
un
po'
da
cinese,
e
le
natiche
che
gli
stavano
ritte
come
mensoline.
ebook-ita.eu by Manu
indicavano
i
tre
in
prima
fila.
Cephas
Kalumani
era
un
uomo
alto
e
dinoccolato,
un
tipo
che
in
fotografia
sarebbe
sempre
sembrato
goffo
e
a
disagio.
La
signora
Soloi,
accanto
a
lui,
era
il
ritratto
della
felicità.
Era
una
donna
ampia
e
tranquilla,
la
tipica
Motswana
laboriosa
ed
energica,
di
quelle
che
mantengono
una
famiglia
numerosa,
di
quelle
che
per
tutta
la
vita
si
dedicano,
instancabili
e
senza
un
lamento,
a
pulire:
pulire
il
cortile,
pulire
la
casa,
pulire
i
bambini.
Era
il
ritratto
di
un'eroina;
misconosciuta,
ma
non
per
questo
meno
eroica.
Il
terzo,
Oswald
Ranta,
era
tutto
un
altro
tipo.
Era
un
vero
damerino,
elegantissimo.
Indossava
una
camicia
bianca
e
la
cravatta
e,
come
la
signora
Soloi,
sorrideva.
Ma
il
suo
sorriso
era
molto
diverso.
«Guardi
quest'uomo»
disse
la
signora
Ramotswe,
«guardi
Ranta.
»«Non
mi
piace»
disse
la
signorina
Makutsi.
-‐«Ha
un'aria
che
non
mi
piace
affatto.
»«Appunto»
concordò
la
signora
Ramotswe.
«Quest'uomo
rappresenta
il
male.
»La
signorina
Makutsi
non
ribattè
e
per
un
po'
le
due
donne
restarono
in
perfetto
silenzio.
La
signorina
Makutsi
fissava
la
fotografia
e
la
signora
Ramotswe
la
tazza
di
té.
Poi
quest'ultima
disse:
«Credo
che
se
in
quel
posto
è
successo
qualcosa
di
brutto,
sia
stato
lui
a
farlo.
Pensa
che
io
abbia
ragione?»«Sì»
disse
la
signorina
Makutsi,
«ha
ragione.
»
Dopo
un
attimo
chiese:
«Andrà
a
cercarlo?»«È
quello
che
farò,
sì»
rispose
la
signora
Ramotswe.
«Andrò
un
po'
a
chiedere
in
giro,
per
vedere
se
qualcuno
lo
conosce.
Ma
nel
frattempo,
dobbiamo
scrivere
delle
lettere,
signorina.
Dobbiamo
seguire
gli
altri
casi.
Quell'uomo
che
lavora
alla
fabbrica
di
birra
eche
è
preoccupato
per
il
fratello.
Ho
scoperto
qualcosa,
e
possiamo
scrivergli.
Prima
peròdobbiamo
battere
una
lettera
per
quella
faccenda
del
contabile.
»La
signorina
Makutsi
infilò
un
foglio
nella
macchina
da
scrivere
e
attese
che
la
signora
Ramotswe
iniziasse
a
dettare.
Non
era
una
ebook-ita.eu by Manu
loro,
era
come
il
signor
Jameson,
il
direttore
dell'istituto
di
beneficenza
che
mandava
avanti
l'orfanotrofio.
Era
una
brava
persona,
che
pensava
soltanto
agli
orfani
e
alle
loro
esigenze.
Da
principio,
non
riusciva
a
capire
come
potessero
esistere
persone
del
genere.
Come
mai
si
occupavano
di
chi
non
faceva
neanche
parte
della
loro
famiglia?
Lei
si
occupava
del
suo
fratellino,
ma
era
suo
dovere
farlo.
Una
volta
una
delle
governanti
aveva
cercato
di
spiegarglielo.
«Noi
dobbiamo
pensare
agli
altri»
le
aveva
detto.
«Gli
altri
sono
fratelli
e
sorelle,
per
noi.
Se
loro
sono
infelici,
siamo
infelici
anche
noi.
Se
hanno
fame,
abbiamo
fame
anche
noi.
Capisci?»La
bambina
aveva
accettato
la
cosa.
Anche
lei
avrebbe
avuto
il
dovere
di
occuparsi
degli
altri.
Anche
se
lei
non
avrebbe
mai
potuto
averne,
si
sarebbe
occupata
dei
bambini
degli
altri.
E
poteva
anche
cercare
di
avere
cura
di
questo
bravo
signor
JLB
Matekoni
e
fare
in
modo
che
la
sua
casa
fosse
sempre
pulita
e
in
ordine.
Questa
sarebbe
stato
il
suo
compito.
Certe
persone
avevano
una
mamma
che
si
occupava
di
loro.
Lei
non
era
fra
queste,
e
lo
sapeva.
Ma
perchè
la
sua
mamma
era
morta?
Ormai
se
la
ricordava
molto
vagamente.
Ricordava
quando
era
morta,
e
tutte
le
altre
donne
piangevano.
Ricordava
quando
le
avevano
tolto
il
neonato
che
stringeva
fra
le
braccia
e
lo
avevano
sepolto
nella
tomba.
Aveva
scavato
per
liberarlo,
le
pareva,
ma
non
ne
era
sicura.
Forse
l'aveva
fatto
qualcun
altro,
che
poi
le
aveva
affidato
il
bambino.
E
poi
ricordava
di
essere
andata
via
e
di
essersi
ritrovata
in
uno
strano
posto.
Forse
un
giorno
avrebbe
trovato
un
posto
dove
rimanere.
Sarebbe
stato
bello.
Sapere
che
il
posto
in
cui
ti
trovi
è
casa
tua,
il
luogo
a
cui
appartieni.
ebook-ita.eu by Manu
quello
che
pensate:
«Di
che
cosa
si
lamenta
quest'uomo?
Ha
una
moglie
elegante
e
un
figlio
intelligente.
Ha
la
sua
macelleria.
Di
che
si
lamenta?»
Capisco
che
voi
possiate
pensarlo,
ma
non
per
questo
sono
meno
infelice.
Ogni
notte
mi
sveglio
e
penso
la
stessa
cosa,
Ogni
giorno
quando
rientro
dal
lavoro
e
scopto
che
mia
moglie
non
è
ancora
tornata,
e
aspetto
fino
alle
dieci
o
alle
undici
di
sera
prima
che
arrivi,
l'ansia
mi
rode
lo
stomaco
come
una
bestia
affamata.
Perché
vede,
signora,
la
verità
è
che
io
penso
chemia
moglie
frequenti
un
altro
uomo.
So
che
molti
mariti
lo
pensano
e
che
si
immaginano
le
cose,
e
spero
che
per
me
valga
lo
stesso,
che
sia
tutta
immaginazione,
ma
non
potrò
più
avere
pace
finché
non
scoprirò
se
è
vero
o
no.
Quando
il
signor
Letsenyane
Badule
se
ne
fu
andato
con
la
sua
vecchia
Mercedes,
la
signora
Ramotswe
guardò
la
signorina
Makutsi
e
sorrise.
«Molto
semplice»
disse.
«Credo
che
questo
sia
un
caso
semplicissimo,
signorina
Makutsi.
Lei
dovrebbe
essere
in
grado
di
sbrigarlo
da
sola,
senza
problemi.
»La
signorina
Makutsi
tornò
alla
scrivania,
lisciando
la
stoffa
dell'elegante
abito
blu.
«Grazie,
signora.
Farò
del
mio
meglio.
»La
signora
Ramotswe
annuì.
«Sì»
proseguì.
«È
un
tipico
caso
di
moglie
annoiata.
Una
vecchia
storia.
Ho
letto
in
una
rivista
che
è
il
tipo
di
storie
che
piacciono
ai
francesi.
C'è
la
storia
di
una
signora
francese,
una
certa
signora
Bovary,
che
è
proprio
così,
ed
è
famosissima.
Era
una
signora
che
viveva
in
campagna
e
a
cui
non
piaceva
essere
sposata
sempre
con
lo
stesso
uomo
noioso.
»«Essere
sposata
con
un
uomo
noioso
è
molto
meglio»
disse
la
signorina
Makutsi.
«Questa
signora
Bovary
era
una
sciocca.
Gli
uomini
noiosi
sono
ottimi
mariti.
Sono
leali
e
non
scappano
mai
con
altre
donne.
Lei
è
molto
fortunata
a
essere
fidanzata
con
un.
.
.
»
S'interruppe.
Non
aveva
avuto
l'intenzione
di
dire
questo,
ma
ormai
era
ebook-ita.eu by Manu
troppo
tardi.
Non
trovava
noioso
il
signor
JLB
Matekoni;
era
affidabile,
era
un
meccanico
e
sarebbe
stato
un
marito
assai
soddisfacente.
Questo,
avrebbe
voluto
dire;
non
voleva
affatto
insinuare
che
fosse
effettivamente
noioso.
La
signora
Ramotswe
la
fissò:
«Con
un
cosa?»
disse.
«Sono
molto
fortunata
a
essere
fidanzata
con
un
cosa?»La
signorina
Makutsi
si
guardò
le
scarpe.
Si
sentiva
accaldata
e
confusa.
Le
scarpe,
il
suo
paio
migliore,quelle
con
i
tre
bottoncini
luccicanti
cuciti
sopra,
le
restituirono
lo
sguardo,
come
fanno
sempre
le
scarpe.
Poi
la
signora
Ramotswe
rise.
«Non
si
preoccupi»
disse.
«So
cosa
intende
dire.
Il
signor
JLB
Matekoni
non
sarà
l'uomo
più
effervescente
della
città,
ma
è
uno
degli
uomini
migliori
che
ci
siano.
Ci
si
può
fidare
completamente
di
lui.
Non
ti
deluderà
mai.
E
so
che
non
mi
nasconderebbe
niente.
Questo
è
molto
importante.
»Grata
per
la
comprensione
della
sua
capa,
la
signorina
Makutsi
si
dichiarò
completamente
d'accordo.
«Quello
è
il
tipo
migliore
di
uomo»
disse.
«Se
mai
sarò
tanto
fortunata
da
trovare
un
uomo
del
genere,
spero
che
mi
chiederà
di
sposarlo.
»Si
guardò
di
nuovo
le
scarpe,
che
la
fissarono
a
loro
volta.
Le
scarpe
sono
realiste,
pensò,
e
infatti
le
sembrò
che
le
dicessero:
«Niente
da
fare.
Ci
dispiace,
ma
non
hai
nessuna
possibilità».
«Bene»
disse
la
signora
Ramotswe,
«smettiamola
di
parlare
degli
uomini
in
generale
e
torniamo
al
signor
Badule.
Cosa
ne
pensa?
Il
libro
del
signor
Andersen
direbbe
che
bisogna
avere
un'ipotesi
di
lavoro.
Si
deve
partite
cercando
di
dimostrare
o
refutare
qualcosa.
Siamo
d'accordo
che
la
signora
Badule
dev'essere
una
moglie
annoiata,
ma
secondo
lei,
c'è
qualcosa
di
più?»La
signorina
Makutsi
si
accigliò:
«Direi
che
qualcosa
bolle
in
pentola.
Qualcuno
le
dà
dei
soldi,
e
questo
qualcuno
dev'essere
per
forza
un
uomo.
È
lei
a
pagare
la
retta
della
scuola
con
i
soldi
che
ha
messo
da
parte».
La
signora
ebook-ita.eu by Manu
sfoggiò
un
paio
di
occhiali
scuri.
Arrivarono
di
buon'ora
alla
casa
accanto
alla
macelleria,
dove
vivevano
il
signor
Badule
e
la
moglie.
Era
un
bungalow
un
po'
scalcagnato,
circondato
da
alberi
di
papaia
e
con
un
tetto
di
lamiera
argentata
che
aveva
bisogno
urgente
di
manutenzione.
Il
cortile
era
praticamente
vuoto,
a
parte
le
papaie
e
una
fila
di
canne
davanti
alla
casa.
Sul
retro
dell'edificio,
contro
la
rete
metallica
che
segnava
i
confini
della
proprietà,
c'erano
gli
alloggi
della
servitù
e
una
tettoia
per
le
macchine.
Era
difficile
trovare
il
punto
giusto
in
cui
appostarsi,
ma
alla
fine
la
signorina
Makutsi
concluse
che
la
cosa
migliore
fosse
parcheggiare
subito
dietro
l'angolo,
nascondendosi
in
parte
dietro
il
chiosco
che
vendeva
spiedini
arrosto,
striscioline
di
carne
secca
coperte
di
mosche
e,
per
chi
voleva
una
vera
golosità,
deliziosi
sacchettini
di
vermi
degli
alberi
mopani.
Non
c'era
motivo
per
cui
una
macchina
non
potesse
parcheggiare
lì:
era
il
punto
ideale
per
un
incontro
di
innamorati,
o
per
chi
aspettava
l'arrivo
di
un
cugino
di
campagna
su
uno
degli
autobus
traballanti
che
si
facevano
tutta
la
strada
da
Francistown.
Lo
zio
era
molto
eccitato
e
si
accese
una
sigaretta.
«Ho
visto
molti
film
del
genere»
disse,
«ma
non
mi
sarei
mai
sognato
di
fare
anch'io
questo
lavoro,
qui
a
Gaborone.
»«Guarda
che
fare
il
detective
non
è
tutto
rose
e
fiori»
gli
disse
la
nipote,
«dobbiamo
avere
molta
pazienza.
Il
grosso
del
lavoro
consiste
nell'aspettare.
»«Lo
so»
rispose
lo
zio,
«l'ho
visto
nei
film,
appunto.
Ho
visto
quei
detective
che
stanno
seduti
in
macchinaad
aspettare,
mangiando
dei
sandwich.
Poi
qualcuno
comincia
a
sparare.
»La
signorina
Makutsi
inarcò
un
sopracciglio.
«Nel
Botswana
non
sparano»
disse.
«Siamo
un
paese
civile.
»Dopodiché,
restarono
amichevolmente
in
silenzio,
osservando
la
gente
che
iniziava
la
giornata.
Alle
sette
la
porta
di
casa
Badule
si
aprì
e
ne
uscì
un
ragazzino,
vestito
ebook-ita.eu by Manu
come
uno
scolaretto
che
va
a
casa
per
il
fine
settimana.
»La
signorina
Makutsi
guardò
il
bollitore.
Era
una
giornata
caldissima
e
si
chiese
se
le
avrebbero
offerto
un
po'
di
té.
Per
fortuna,
la
più
vecchia
notò
il
suo
sguardo
e
gliel'offrì.
«E
le
dirò
un'altra
cosa»
proseguì
la
giovane
cameriera
mentre
accendeva
il
fornelletto.
«Scriverei
una
lettera
alla
moglie
per
dirle
di
quest'altra
donna,
se
non
avessi
paura
di
perdere
il
lavoro.
»«Ce
l'ha
detto
lui»
disse
l'altra.
«Ci
ha
detto
che
se
avessimo
informato
la
moglie,
avremmo
immediatamente
perso
il
posto.
Ci
paga
bene,
quell'uomo.
Ci
paga
più
di
chiunque
altro
qui
nella
strada.
Perciò
non
possiamo
perdere
il
lavoro.
Dobbiamo
tenere
la
bocca
chiusa.
.
.
»Si
interruppe,
e
le
due
cameriere
si
guardarono
sgomente.
«Aiee!»
gemette
la
più
giovane.
«Che
cosa
abbiamo
fatto?
Perché
ti
abbiamo
raccontato
queste
cose?
Vieni
da
Mahalapye?
Ti
manda
sua
moglie?
Siamo
rovinate!
Siamo
due
stupide!
Aiee!»«No»
disse
in
fretta
la
signorina
Makutsi.
«Non
conosco
la
moglie.
Non
l'ho
neanche
mai
sentita
nominare.
Il
marito
di
quest'altra
donna
mi
ha
incaricata
di
scoprire
cosa
sta
succedendo.
Ecco
tutto.
»Le
due
si
calmarono
un
po',
ma
quella
più
vecchia
sembrava
ancora
molto
preoccupata.
«Ma
se
gli
dici
cosa
sta
succedendo,
verrà
qui
e
allontanerà
il
nostro
padrone
da
sua
moglie,
e
magari
potrebbe
essere
lui
a
dire
alla
moglie
che
suo
marito
ha
un'altra
donna.
Così
siamo
rovinate
lo
stesso.
Non
fa
nessuna
differenza.
»«No»
disse
la
signorina
Makutsi.
«Non
è
necessario
dirgli
tutto.
Posso
raccontargli
semplicemente
che
lei
vede
un
altro
uomo,
ma
che
non
so
chi
sia.
Per
lui,
che
differenza
fa?
Gli
basta
sapere
che
lei
ha
un
altro.
Cosa
importa
chi
è
quest'altro?»
La
più
giovane
sussurrò
qualcosa
all'altra,
che
si
accigliò.
«Che
cosa
c'è,
signora?»
chiese
la
signorina
Makutsi.
La
più
vecchia
la
guardò.
«Mia
sorella
si
preoccupava
per
il
ragazzino.
Vede,
ebook-ita.eu by Manu
a
fare
le
cose;
e
poi
tutto
andava
per
il
verso
sbagliato
e
le
vite
erano
bell'e
rovinate.
La
signora
Ramotswe
posò
il
suo
cestino
di
lettere.
«Perché
non
mi
hai
parlato
di
quei
bambini?»
chiese,
«Che
cos'hai
fatto?»Lui
non
osava
quasi
incrociare
il
suo
sguardo.
«Stavo
per
dirtelo.
Sono
tornato
all'orfanotrofio,
La
pompa
non
funzionava
bene.
È
molto
vecchia.
E
poi
bisogna
cambiare
i
freni
al
loro
minibus.
Ho
tentato
di
ripararli,
ma
danno
un
sacco
di
problemi.
Dovremo
cercare
pezzi
di
ricambio,
io
gliel'ho
detto,
ma.
.
.
»«Certo,
certo»
tagliò
corto
la
signora
Ramotswe.
«Mi
hai
già
parlato
di
quei
freni.
Ma
cosa
mi
dici
dei
bambini?»Il
signor
JLB
Matekoni
sospirò.
«La
signora
Potokwane
è
una
donna
molto
forte.
Mi
ha
detto
che
dovevo
adottare
dei
bambini.
Io
non
volevo
farlo
senza
prima
parlartene,
ma
lei
non
mi
ha
dato
retta.
Ha
fatto
chiamare
i
bambini
e
non
mi
ha
lasciato
alternative.
Per
meè
stata
molto
dura.
»Si
interruppe.
Passò
un
uomo
diretto
alla
propria
casella
postale,
si
frugava
in
tasca
in
cerca
della
chiave
e
borbottava
qualcosa
fra
sé.
La
signora
Ramotswe
diede
un'occhiata
all'uomo
e
poi
tornò
a
rivolgere
la
sua
attenzione
al
signor
JLB
Matekoni.
«E
così»
disse,
«hai
accettato
di
prendere
con
te
i
bambini.
E
adesso
loro
pensano
di
rimanere
a
casa
tua.
»«Sì,
immagino
di
sì»
borbottò
lui.
«E
per
quanto
tempo?»
chiese
la
signora
Ramotswe.
Il
signor
JLB
Matekoni
fece
un
gran
respiro.
«Per
tutto
il
tempo
in
cui
avranno
bisogno
di
una
casa»
disse.
«Sì,
gliel'ho
promesso.
»Stranamente,
provò
un
senso
di
nuova
sicurezza.
Non
aveva
fatto
nulla
di
male.
Non
aveva
rubato,
né
ucciso,
né
commesso
adulterio.
Si
era
semplicemente
offerto
di
cambiare
la
vita
di
due
poveri
bambini
che
non
avevano
niente
e
che
da
oggi
in
poi
sarebbero
stati
amati
e
curati.
Se
alla
signora
Ramotswe
questo
non
piaceva,
bene,
lui
ormai
non
poteva
proprio
farci
niente.
Era
stato
ebook-ita.eu by Manu
vedere
tutti
i
lati
di
una
questione.
Alla
sua
età,
le
cose
sono
più
semplici,
più
squadrate.
»
Fece
una
pausa,
poi
aggiunse:
«Guardi,
però,
che
io
non
ho
neanche
quarant'anni.
Non
sono
poi
così
vecchia».
«No,
anzi»
disse
la
signorina
Makutsi,
«è
proprio
l'età
giusta.
Ma
questo
problema
è
davvero
complicato.
Se
parliamo
a
Badule
di
quell'uomo
e
lui
mette
fine
a
tutta
quanta
la
faccenda,
il
ragazzo
non
potrà
più
frequentare
quella
scuola.
E
perderà
la
bellissima
occasione
che
gli
è
stata
offerta.
Per
il
bambino
sarebbe
la
cosa
peggiore.
»La
signora
Ramotswe
annuì.
«Infatti»
disse,
«d'altra
parte
non
possiamo
mentire
al
signor
Badule.
Un
detective
non
può
mentire
a
un
cliente,
è
contrario
all'etica
professionale.
Non
può
farlo.
»«Lo
capisco»
disse
la
signorina
Makutsi,
«però
certe
volte
una
bugia
è
la
cosa
migliore.
Pensi
se
a
casa
sua
si
presentasse
un
assassino
e
le
chiedesse
dove
si
trova
una
certa
persona.
E
se
lei
sapesse
dove
si
trova
la
persona,
sarebbe
sbagliato
dire:
'Non
so
niente
di
quella
persona.
Non
ho
la
minima
idea
di
dove
possa
essere'?
Quella
non
sarebbe
una
bugia?»«Sì.
Ma
noi
non
abbiamo
il
dovere
di
dire
la
verità
a
quell'assassino.
Perciò
lei
gli
può
tranquillamente
mentire.
Invece,
abbiamo
il
dovere
di
dire
la
verità
ai
clienti,
alla
polizia,
o
al
marito.
È
diverso.
»«Perché?
Se
è
sbagliato
mentire,
allora
è
sempre
sbagliato.
Se
la
gente
potesse
mentire
ogni
volta
che
le
sembra
la
cosa
giusta
da
fare,
non
potremmo
mai
sapere
se
qualcuno
ci
sta
dicendo
la
verità
o
no.
»
La
signorinaMakutsi
si
interruppe,
riflettè
per
un
attimo
e
poi
riprese.
«L'idea
di
quello
che
è
giusto
può
variare
da
persona
a
persona.
Se
ciascuno
potesse
crearsi
le
sue
regole.
,
»
Alzò
le
spalle,
senz'addentrarsi
nelle
conseguenze.
«Sì»
disse
la
signora
Ramotswe,
«qui
lei
ha
ragione,
il
problema
al
giorno
d'oggi
è
proprio
questo.
Tutti
pensano
di
poter
prendere
le
proprie
decisioni
su
cos'è
ebook-ita.eu by Manu
Probabilmente
il
bambino
non
sapeva
chi
fosse
il
suo
vere
padre;
dopotutto,
anche
se
avevano
lo
stesso
grosso
naso,
i
ragazzi
non
fanno
caso
a
questo
genere
di
cose
e
forse
per
lui
la
somiglianza
non
aveva
alcun
significato
La
signora
Ramotswe
decise
che
era
meglio
non
fare
niente
al
riguardo;
al
momento
per
il
ragazzo
la
cosa
migliore
era
continuare
a
ignorare
la
verità.
In
seguito,
quando
non
ci
fosse
più
stata
la
retta
scolastica
da
pagare,
avrebbe
potuto
iniziare
a
studiare
i
nasi
di
famiglia
e
trarre
le
proprie
conclusioni.
«È
il
signor
Badule»
annunciò
la
signora
Ramotswe.
«dobbiamo
renderlo
felice.
Dobbiamo
dirgli
quello
che
sta
succedendo,
ma
fare
in
modo
che
lo
accetti.
Se
lui
lo
accetta,
il
problema
è
risolto.
»«Ma
ci
ha
detto
che
si
preoccupa
e
si
angoscia»
obiettò
la
signorina
Makutsi.
«Si
preoccupa
e
si
angoscia
perché
pensa
che
sia
I
brutto
che
la
moglie
frequenti
un
altro
uomo»
ribattè
la
signora
Ramotswe.
«Lo
convinceremo
del
contrario.
»La
signorina
Makutsi
aveva
i
suoi
dubbi,
ma
era
sollevata
nel
vedere
che
la
signora
Ramotswe
aveva
ripreso
in
mano
la
barra
del
comando.
Non
sarebbero
state
dette
bugie
e,
in
ogni
caso,
non
sarebbe
stata
lei
a
dirle.
Comunque,
la
signora
Ramotswe
aveva
un'infinità
di
risorse.
Se
era
certa
di
poter
convincere
il
signor
Badule
a
essere
felice,
allora
probabilmente
ci
sarebbe
riuscita.
Ma
c'erano
altre
faccende
di
cui
bisognava
occuparsi.
Era
arrivata
una
lettera
della
signora
Curtin
che
s'informava
se
la
signora
Ramotswe
avesse
ottenuto
qualche
risultato.
«Lo
so
che
è
presto
per
chiederlo»
scriveva,
«ma
da
quando
le
ho
parlato,
ho
la
sensazione
che
lei
scoprirà
qualcosa.
Non
voglio
adularla,
signora,
ma
ho
avuto
l'impressione
che
lei
sia
una
di
quelle
persone
che
'sanno'.
Non
si
preoccupi
di
rispondere
a
questa
lettera;
so
che
non
dovrei
scriverle
a
questo
punto
delle
indagini,
ma
devo
fare
qualcosa.
Lei
ebook-ita.eu by Manu
La
studentessa
era
la
figlia
di
mia
cugina.
Lei
l'ha
raccontato
a
sua
madre,
ma
non
ha
voluto
denunciarlo.
Sua
madre,
pe
rò,
l'ha
raccontato
a
me.
»«Ma
non
avete
prove»
disse
la
signora
Ramotswe!
«giusto?
È
questo
il
problema?»«Sì»
disse
la
receptionist,
«non
abbiamo
prove.
E
lui
se
la
caverebbe
con
una
bugia.
»«E
la
ragazza,
Margaret,
che
cos'ha
fatto?»«Margaret?
Chi
è
Margaret?»«La
figlia
di
sua
cugina»
disse
la
signora
Ramotswe.
«Non
si
chiama
Margaret»
la
corresse
la
receptionist,
«si
chiama
Angel.
Non
ha
fatto
niente,
e
lui
se
l'è
cavata.
Gli
uomini
se
la
cavano
sempre,
giusto?»La
signora
Ramotswe
aveva
voglia
di
dire:
«No,
non
sempre»,
ma
non
aveva
tempo,
cosìla
salutò
per
la
seconda
volta
e
si
diresse
verso
il
dipartimento
di
Economia.
La
porta
era
aperta.
Prima
di
bussare,
la
signora
Ramotswe
lesse
il
piccolo
cartello
sulla
porta:
«Dottor
Oswald
Ranta,
docente
di
Economia.
Se
non
ci
sono,
potete
lasciare
un
messaggio
presso
la
segreteria
del
dipartimento.
Gli
studenti
che
chiedono
la
restituzione
delle
tesine
devono
rivolgersi
al
loro
tutor
o
agli
uffici
del
dipartimento».
Provò
ad
ascoltare
se
dalla
stanza
provenivano
delle
voci,
ma
non
sentì
niente.
Tranne
il
ticchettio
di
una
tastiera.
Il
dottor
Ranta
era
lì.
Lui
alzò
la
testa
di
scatto
mentre
lei
bussava
e
con
temporaneamente
socchiudeva
la
porta.
«Signora»
disse,
«che
cosa
desidera?»La
signora
Ramotswe,
anziché
in
inglese,
si
espresse
in
setswana.
«Vorrei
parlare
con
lei,
Rra.
Ha
un
mo
mento?»Lui
diede
un'occhiata
all'orologio.
«Sì»
disse
con
un
certo
garbo,
«ma
non
molto
di
più
Lei
è
una
mia
studentessa?»La
signora
Ramotswe
fece
un
gesto
di
rammarico,
mentre
si
accomodava
sulla
sedia
che
lui
le
aveva
indi
cato.
«No»
disse,
«ho
preso
il
diploma
delle
superiori,
ma
niente
di
più.
Lavoravo
nella
compagnia
di
autobus
del
marito
di
mia
cugina,
e
non
avevo
tempo.
Non
ebook-ita.eu by Manu
discutere
di
filosofia
con
lei.
Ma
tra
poco
ho
una
riunione
e
devo
perciò
chiederle
di
passare
allo
scopo
della
sua
visita.
È
venuta
per
parlarmi
di
filosofia?»Lei
rise:
«Non
vorrei
farle
perdere
il
suo
tempo
così,
Rra.
Lei
è
un
uomo
intelligente,
con
tanti
impegni.
Io
sono
soltanto
una
detective
e.
.
.
»Lo
vide
irrigidirsi.
Aprì
la
stretta
delle
mani
e
le
appoggiò
ai
braccioli
della
sedia.
«Lei
è
una
detective?»
chiese,
in
tono
molto
più
freddo.
La
signora
fece
un
gesto
di
scusa:
«È
soltanto
una
piccola
agenzia.
La
Ladies'
DetectiveAgency
n.
1.
È
dalle
parti
di
Kgale
Hill.
Magari
l'ha
vista».
«Non
vado
mai
in
quella
zona»
rispose
lui
«e
non
ho
sentito
parlare
di
lei.
»«Non
me
lo
aspettavo,
infatti,
Rra.
A
differenza
di
lei,
io
non
sono
conosciuta.
»
Lui
aveva
cominciato
a
toccarsi
il
nodo
della
cravatta,
a
disagio.
«Che
cosa
deve
dirmi?»
chiese.
«Qualcuno
l'ha
mandata
a
parlarmi?»«No»
disse
lei,
«non
è
per
quello.
»Notò
che
si
era
rilassato
immediatamente
e
aveva
ritrovato
un
po'
della
sua
arroganza.
«E
allora?»
disse.
«Sono
venuta
a
parlarle
di
una
cosa
successa
molti
anni
fa.
Dieci
anni
fa.
»Lui
la
fissò.
Adesso
aveva
l'aria
molto
guardinga,
e
lei
colse
attorno
a
lui
l'odore
aspro
e
inconfondibile
della
paura.
«Dieci
anni
sono
lunghi.
Impossibile
ricordare.
»«Infatti»
concesse
lei,
«è
più
facile
dimenticare.
Ma
ci
sono
alcune
cose
che
non
si
dimenticano
facilmente.
Una
madre,
per
esempio,
non
dimentica
il
figlio.
»
Mentre
parlava,
lo
vide
cambiare
ancora
una
volta
atteggiamento.
Si
alzò
e
scoppiò
a
ridere.
«Ah»
disse,
«adesso
ho
capito.
L'americana,
quella
che
fa
sempre
tante
domande,
la
paga
perché
lei
si
ri
metta
a
scavare
nel
passato.
Non
rinuncerà
mai,
quella
donna?
Non
imparerà
mai?»«Imparare
cosa?»
chiese
la
signora
Ramotswe.
Lui
era
in
piedi
davanti
alla
finestra
e
guardava
un
gruppo
di
studenti
che
passavano
lìsotto.
«Imparare
che
non
c'è
niente
da
sapere»
disse,
«che
il
ragazzo
è
morto.
ebook-ita.eu by Manu
con
un
lenzuolo
rossiccio.
La
polvere
era
la
grande
nemica
dei
motori,
le
aveva
spiegato
il
signor
JLB
Matekoni
-‐
in
più
di
una
occasione
-‐,
la
nemica
dei
motori,
ma
l'amica
dei
meccanici
affamati.
Il
signor
JLB
Matekoni
guardò
la
signora
Ramotswe
avvicinarsi
alla
porta
e
bussare.
Il
dottor
Ranta
evidentemente
l'aspettava,
perché
la
fece
subito
entrare
e
chiuse
la
porta.
«È
sola,
signora?»
disse
il
dottor
Ranta.
«Il
suo
amico
là
fuori
non
entra?»«No»
disse
lei,
«mi
aspetta
fuori.
»Il
dottor
Ranta
rise.
«Per
sicurezza?
Così
lei
si
sente
più
protetta?»Lei
non
rispose
alla
domanda.
«Ha
una
bella
casa.
»
disse.
«È
fortunato.
»Lui
le
fece
segno
di
seguirlo
nel
soggiorno.
Poi
le
indicò
una
sedia
e
si
sedette
a
sua
volta.
«Non
ho
intenzione
di
perdere
il
mio
tempo
a
chiacchierare
con
lei»
disse.
«Parlo
soltanto
perché
lei
mi
ha
minacciato
e
in
questo
momento
ho
qualche
problema
con
certe
ragazze
bugiarde.
Questo
è
l'unico
motivo
per
cui
ho
accettato
di
parlarle.
»La
signora
Ramotswe
capì
che
era
ferito
nell'orgoglio.
Era
stato
messo
con
le
spalle
al
muro,
e
per
di
più
da
una
donna;
una
cocentissima
umiliazione
per
un
seduttore.
I
preamboli
erano
inutili,
pensò,
e
così
andò
dritta
al
punto.
«Com'è
morto
Michael
Curtin?»
chiese.
Lui
era
seduto
di
fronte
a
lei,
con
le
labbra
serrate
in
una
smorfia.
«Lavoravo
lì»
disse,
ignorando
la
sua
domanda.
«Ero
un
economista
rurale,
e
la
Fondazione
Ford
aveva
assegnato
al
progetto
una
somma
per
pagare
qualcuno
che
facesse
uno
studio
su
queste
piccole
imprese
agricole.
Quello
era
il
mio
lavoro.
Ma
sapevo
che
non
c'era
speranza.
L'ho
capito
subito.
Erano
un
mucchio
di
idealisti.
Pensavano
di
poter
cambiare
uno
stato
di
cose
eterno
e
immutabile.
Sapevo
che
non
avrebbe
funzionato»«Ma
prese
i
loro
soldi»
disse
la
signora
Ramotswe,Lui
la
guardò
con
ironico
disprezzo.
«Era
un
lavoro.
Io
sono
un
economista.
Studio
le
cose
che
funzionano
e
quelle
che
non
funzionano.
Forse
lei
ebook-ita.eu by Manu
sempre
la
famiglia
della
signora
Ramotswe.
Se
lei
andava
in
giro
per
le
strade
di
questa
cittadina
caotica
e
parlava
con
le
persone
anziane,
era
sicura
di
imbattersi
in
qualcuno
che
la
conosceva
perfettamente,
qualcuno
in
grado
di
ricostruire
tutta
la
sua
complessa
genealogia
familiare.
Avrebbe
incontrato
cugini
di
secondo,
terzo
e
quarto
grado,
lontani
rami
della
famiglia,
persone
a
lei
legate
che
non
conosceva,
ma
che
le
avrebbero
comunicato
un
immediato
senso
di
appartenenza.
Se
il
furgoncino
bianco
si
fosse
rotto,
poteva
bussare
a
una
qualunque
di
quelle
porte
e
ricevere
l'aiuto
a
cui
tutti
i
parenti,
anche
alla
lontana,
hanno
diritto
inBotswana.
La
signora
Ramotswe
trovava
difficile
immaginare
come
sarebbe
stato
non
avere
parenti.
Sapeva
che
esistevano
persone
che
non
avevano
nessuno,
niente
zii
o
zie,
o
cugini
di
nessun
grado;
persone
che
c'erano
soltanto
loro.
Molti
bianchi
erano
così,
per
qualche
misteriosa
ragione;
non
sentivano
la
mancanza
della
famiglia
ed
erano
contenti
di
essere
soltanto
loro.
Dovevano
essere
così
soli,
come
astronauti
nello
spazio,
persi
nell'oscurità
e
senza
neanche
la
cordicella
argentata
che
legava
gli
astronauti
al
grembo
metallico
da
cui
ricevevano
ossigeno
e
calore.
Per
un
attimo,
si
lasciò
prendere
da
questa
metafora
e
immaginò
il
suo
furgoncino
bianco
nello
spazio,
che
roteava
lento
su
uno
sfondo
stellato
e
lei,
la
signora
Ramotswe
della
Ladies'
Space
Agency
n.
1,
che
fluttuava
senza
peso,
a
testa
in
giù,
legata
al
suo
furgoncino
bianco
con
un
sottile
filo
per
stendere
il
bucato.
Si
fermò
a
Francistown
e
prese
un
té
nella
veranda
dell'albergo
davanti
alla
ferrovia.
Una
locomotiva
diesel
trascinava
il
suo
fardello
di
vagoni,
pieni
di
viaggiatori
provenienti
dal
nord
del
paese,
e
sparì
sbuffando;
un
treno
merci,
carico
di
rame
delle
miniere
dello
Zambia,
aspettava
pigramente,
mentre
il
conducente
chiacchierava
con
altri
ferrovieri
sotto
un
albero.
Un
cane,
ebook-ita.eu by Manu
fine
della
sua
ricerca,
e,
come
spesso
succede,
l'ultima
tappa
del
viaggio
era
un
posto
normalissimo
e
ovvio,
ma
era
comunque
sorprendente
che
la
persona
cercata
esistesse
davvero
e
fosse
lì.
«Sono
Carla.
»La
signora
Ramotswe
guardò
la
donna
seduta
dietro
lascrivania,
con
un
mucchio
di
carte
sparpagliate
davanti.
Sulla
parete
alle
sue
spalle,
attaccato
a
uno
schedario,
c'era
un
calendario
dove
gruppetti
di
giorni
erano
segnati
a
colori
vivaci;
era
un
regalo
del
tipografo,
come
dicevala
vistosa
scritta
in
caratteri
bodoniani:
«Stampato
dalla
tabeleland
Printing
Company
Limited:
voi
pensate
noi
stampiamo!»
La
signoraRamotswe
pensò
che
anche
lei
avrebbe
potuto
regalare
un
calendario
ai
suoi
clienti:«Sospetti?
Chiamate
la
Ladies'
Detective
Agency
n.
1
Voi
chiedete,
noi
rispondiamo!
No.
.
.
troppo
debole.
Voi
piangete,
noi
spiamo!»
No.
Non
tutti
i
clienti
erano
disperati.
Noi
scopriamo
quello
che
c'è
da
scoprire.
Meglio:
aveva
la
necessaria
dignità.
«Lei
è.
.
.
?»
chiese
la
donna,
educata
ma
lievemente
circospetta.
Crede
che
sia
venuta
a
chiedere
lavoro,
pensò
la
signora
Ramotswe,
e
si
sta
preparando
a
rifiutarmelo.
«Mi
chiamo
Precious
Ramotswe»
rispose
«e
vengo
da
Gaborone.
Non
sto
cercando
lavoro.
»La
donna
sorrise.
«Arrivano
in
tanti,
con
la
disoccupazione
che
c'è
in
giro.
Gente
che
ha
studiato,
magari,
e
che
cerca
disperatamente
lavoro.
Uno
qualsiasi.
Farebbero
qualunque
cosa.
Mi
arrivano
dieci
o
dodici
richieste
alla
settimana,
e
molte
di
più
al
termine
dell'anno
scolastico.
»«La
situazione
è
così
brutta?»La
donna
sospirò.
«Sì,
e
va
avanti
da
un
pezzo.
Si
sta
davvero
male.
»«Capisco»
disse
la
signora
Ramotswe,
«in
Botswana
siamo
fortunati.
Non
abbiamo
di
questi
problemi.
»Carla
annuì,
con
aria
pensierosa.
«Lo
so.
Ci
ho
vissuto
per
un
paio
d'anni.
È
passato
un
po'
di
tempo,
ma
mi
hanno
detto
che
il
paese
non
è
cambiato.
Ecco
perché
ebook-ita.eu by Manu