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La legge degli elettori

Filippo Azimonti I quesiti paiono largamente irrilevanti o superati da nuovi provvedimenti, sia per referendum nazionali che per quelli milanesi, diceva Roberto Formigoni confermando la propria scelta astensionista venerd scorso. Non era vero e ora al governatore non resta che trovare conforto del pensiero di Kipli-Corrado Guzzanti: Se i partiti non rappresentano pi gli elettori, cambiamoli questi benedetti elettori!. Gli elettori, in effetti, sono cambiati, ma non come chi predicava lastensionismo si augurava. Erano circa 164mila meno di quanti hanno partecipato al secondo turno delle amministrative, ma anche nellipotesi che tutti gli elettori di Giuliano Pisapia si fossero ripresentati ai seggi per votare s, ci sarebbero comunque 40mila elettori morattiani che sui temi referendari hanno davvero esercitato la propria libert di coscienza, mentre almeno altrettanti si schieravano sul fronte del no. E se gli astensionisti dichiarati, con unoperazione spericolata, oltre che il non voto fisiologico volessero associarsi anche quei no orgogliosamente dichiarati, resterebbero comunque minoranza. Stupisce che un politico di grande esperienza come Roberto Formigoni che ha pi volte dimostrato con i suoi successi personali di saper intercettare lopinione dellelettorato in questa occasione si sia dimostrato incapace di farlo. Ma forse solo per restare fedele alla parte che il suo ruolo nel partito o la sua futura proiezione nel tramonto del berlusconismo gli suggerisce. Stupisce, soprattutto, che la riflessione che voleva imporre al partito e alla coalizione non voglia considerare che il vento sta davvero cambiando. Perch, citando ancora Guzzanti: La risposta la devi cercare dentro di te ma e' sbajata!. Era sbagliato giudicare irrilevanti i quesiti referendari: non lo erano per i milanesi. Era sbagliato augurarsi il fallimento della consultazione: ha largamente superato il quorum. E ora sarebbe ancor pi sbagliato limitarsi a una semplice presa datto di quanto avvenuto senza trarne le conseguenze anche nellattivit legislativa. Lo scorso dicembre, in ossequio alle indicazioni nazionali, la Regione ha approvato la sua legge sulla gestione delle acque che ora dovr essere modificata, limpegno nel nucleare di A2A andr riconsiderato cos come i piani energetici. E i nuovi orientamenti del capoluogo lombardo in tema di tutela dellambiente, gestione del traffico, destinazione delle aree dellExpo non imporranno nuove strategie al solo Comune. Sono questi i temi che il successo referendario impone allattenzione della politica. Con unattenzione in pi: il restauro dello strumento referendario dopo 16 anni di insuccessi e 21 consultazioni andate a vuoto anche il frutto della reazione a una politica per troppo tempo

delegata che nel suo compiersi ha portato a scelte non condivise, come oggi sappiamo, da ampi settori della societ italiana. La voglia di partecipazione che stata un tratto distintivo anche nella campagna elettorale delle amministrative, ha ritrovato uno strumento che ora importante non avvilire come purtroppo accaduto in troppe precedenti occasioni attraverso una legislazione finalizzata solo ad aggirare i risultati del voto popolare. Partendo da una semplice considerazione: quello di ieri stato anche un voto contro il Governo, ma per quello che ha fatto concretamente in tre aree giustamente ritenute di grande rilievo per il futuro della collettivit. E facile prevedere che queste occasioni di verifica non potranno che moltiplicarsi fino a quando un sistema elettorale premiale permetter la formazione di governi che non necessariamente godono del consenso della maggioranza degli elettori: quando i costituenti inventarono i referendum (imponendo il quorum al 50%) consideravano la possibilit che gli elettori volessero cancellare una legge malgrado i loro rappresentanti fossero stati eletti con criteri rigorosamente proporzionali. Oggi non pi cos e il rischio che la legislazione non corrisponda ai reali orientamenti dellelettorato ancora pi alto. (la Repubblica Milano 14 giugno 2011)

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