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DOMANDE

Introduzione: la disciplina
1) Che cosa la scienza politica?
La scienza politica lo studio ovvero la ricerca sui diversi aspetti della realt politica al fine di spiegarla il pi compiutamente possibile adottando la metodologia proprio delle scienze empiriche. Come in altri paesi europei, la scienza politica italiana nasce staccandosi dal troncone del diritto costituzionale, ma al momento dellinstaurazione del fascismo la neonata disciplina gi soffocata dallaffermazione di alcune correnti filosofiche della storia, come quelle rappresentate da Benedetto Croce e Giovanni Gentile

2) Come si ricostituisce la scienza politica nel secondo dopoguerra ed i suoi criteri di fondo?
La ricostruzione della scienza politica risale ai primi anni cinquanta e si propone quella definizione della disciplina come conoscenza empirica della politica, ma si chiariscono alcuni criteri di fondo: lazione politica attivit ispirata a principi razionali; la scienza politica, al pari delleconomia, lanalisi empirica del rapporto fini/mezzi, e delladeguatezza dei secondi al raggiungimento dei primi; anche analisi del significato e delle conseguenze dellazione stessa, e della coerenza complessiva dei fini.

3) Quali sono le differenze tra scienza politica e filosofia politica, diritto pubblico, storiografia?
Finer lo fa in maniera semplice: a. La scienza politica si distacca dalla filosofia politica quando si decide di escludere dal proprio ambito anche i giudizi morali e si presta attenzione alla raccolta e allanalisi dei dati empirici. b. La scienza politica si distacca dalla diritto pubblico quando si giunge a una distinzione anche solo implicita, tra processi reali e processi formali, cio tra quello che effettivamente accade e lelaborazione delle norme che regolano formalmente comportamenti e aspettative. c. La scienza politica si distacca dalla storiografia quando, con la classificazione e la comparazione, lanalisi dei dati empirici mostra implicitamente che quei dati non sono da considerare unici ed esclusivamente legati al tempo, al luogo, e alle circostanze specifiche.

4) Caratteristica della svolta allinizio degli anni sessanta.


Gli anni sessanta fu la fase di decollo della disciplina in tutta Europa e fu caratterizzata dalla prevalenza di un approccio istituzionale tradizionale, in cui lattenzione era centrata sulle istituzioni formali e sul loro funzionamento anche in chiave storica, sulla scia della tradizione del diritto costituzionale dei decenni precedenti la guerra.

5) Linfluenza america sulla scienza politica americana.


Il grande decollo della scienza politica avviene con il grande salto nella ricerca empirica, conseguenza dellinfluenza americana in tutti i paesi dellEuropa occidentale. Quattro elementi lo caratterizzano: viene importata una nuova concezione della scienza politica derivante dalla rivoluzione comportamentista, che rimanda allo studio del comportamento individuale e alla necessit di sviluppare metodi scientifici pi rigorosi; vengono condotte numerose ricerche empiriche, ora possibili perch finanziate da fondazioni americane; diversi studiosi europei vanno a studiare negli USA; vengono creati centri di formazione e ricerca anchessi finanziati da fondazioni americane. 083813@luiss.it

6) Illustrate le caratteristiche degli studi su potere politico ed lites.


Accanto allapproccio tradizionale, ed in parziale contrasto con esso, si era sviluppato e aveva avuto rapidamente successo un filone di studi sul potere politico e le lites, considerati il cuore di qualsiasi analisi politica. Tale approccio rimarr centrale per lo studio della politica locale, che particolarmente nella realt italiana non legata tanto alle competenze istituzionali degli enti territoriali, quanto piuttosto alla capacit di rappresentanza, anche clientelare, presso il centro e la creazione di consenso da parte della classe politica locale.

7) Illustrate le caratteristiche principali dellapproccio sistemico.


Possono essere cos sintetizzati:

a.

Il sistema politico lunit centrale di analisi, che definisce la politica indicando la sede in cui si svolge.

b. c.

Il sistema politico caratterizzato da un insieme di interazioni in cui i valori vengono assegnati in modo autoritativo a favore di una societ, ovvero dallinsieme dei processi mediante i quali una qualsiasi comunit sociale prende decisioni politiche. Al sistema politico giungono in entrata (inputs) domande e sostegno da parte della societ nella sua veste di comunit politica, cio di persone tenute insieme da certa divisione politica del lavoro (dal semplice voto allimpegno pi costante e continuo in politica).

d. e.

Gli outputs del sistema, sotto forma di decisione da applicare, e le reazioni a quelle decisioni da parte della stessa comunit politica sono gli altri aspetti importati della teoria sistemica. Tra inputs e outputs vi una scatola nera allinterno della quale si svolgono i processi essenziali. Tra questi ultimi si richiamano le tre funzioni fondamentali: quella amministrativa, svolta dalla burocrazia; quella di risoluzione pacifica dei conflitti privati, o tra privati e le istituzioni pubbliche, assolta dalla magistratura; quella di decisione politica, che rimane il compito di parlamento e governo.

Sistema politico
Inputs

Unit Centrale di Analisi


Outputs

Scatola nera: Processi decisionali

8) Qual leredit dellapproccio sistemico?


Lapproccio sistemico, pur molto criticato, ha avuto successo per diversi anni. Di esso allinizio del nuovo secolo sono rimasti soprattutto:

limpossibilit di considerare le istituzioni solo in una prospettiva formale e la necessit di capire che cosa vi sia dietro quelle forme; limportanza delle interazioni tra i vari aspetti della politica, che non possono essere trascurate poich il tutto pi della somma delle parti; alcuni concetti sui si continua a fare ricorso, come la nozione di sostegno e quelle contigue legittimit e fiducia, oppure la nozione di rendimento e di nuovo quelle contigue di efficace ed efficienza.

9) Illustrate le caratteristiche principali dellapproccio della scelta razionale (rational choice).


A differenza dellapproccio sistemico, lapproccio razionale diventato sempre pi importante nella scienza politica internazionale fino a raggiungere un seguito relativamente ampio. Si pu capire sinteticamente lapproccio razionale se si parte dai suoi dai suoi assunti di base, lindividualismo e il comportamento utilitarista degli individui. Per i sostenitori della scelta razionale non esistono collettivit al di fuori degli individui che le formano. La spiegazione dellazione sta nel comportamento di individui la cui razionalit si esprime nella consapevolmente nel massimizzare la propria utilit.

10) Che cosa il neo-istituzionalismo?


Il neo-istituzionalismo diventato relativamente prevalente nella disciplina in questi ultimi anni, sia negli Stati Uniti sia in Europa, Italia compresa. Alla base stanno i seguenti fattori:

a.

La riaffermazione del ruolo centrale delle istituzioni, intese come un insieme di regole del gioco, routines, abitudini, procedure, stili decisionali o persino norme sociali.

b. c.

Una conseguente rinnovata attenzione per il dettaglio delle strutture politiche. Un ovvio collegamento con la precedente tradizione delle analisi istituzionali.

11) Quali distinzioni si possono fare tra i neo-istituzionalismo?


La distinzione pi utile quella tra neo-istituzionalismo storico, sociologico e della scelta nazionale.

12) Quali sono le caratteristiche del neo-istituzionalismo storico, sociologico e nazionale?


Il neo-istituzionalismo storico: analisi delle istituzioni in chiave di path dependance, ovvero di dipendenza della politica dai precedenti percorsi istituzionali. Il neo-istituzionalismo sociologico: le istituzioni modellano la politica attraverso la costruzione e lelaborazione del significato della vita individuale e collettiva, condizionando le percezioni e le preferenze e vincolando le aspettative e gli orientamenti. Il neo-istituzionalismo nazionale: sono importanti quelle istituzioni che riescono a superare le difficolt della cooperazione collettiva. Pur mantenendo gli assunti proprie della scelta nazionale, quali il comportamento individuale finalizzato a massimizzare il raggiungimento delle proprie preferenze, questa corrente di studiosi si propone di individuare assetti istituzionali che favoriscono la cooperazione.

I. La politica

1) Che cosa la politica? Per scoprirlo si pu seguire una linea dindagine che comincia con il rispondere ad alcune domande essenziali intorno alla politica, quali: Chi sono i politici? Quali sono le modalit tipiche di questa attivit? Esistono luoghi privilegiati della politica? Quali sono i suoi obiettivi? Le prime domande da porre sono: chi, come, dove e perch. Nella prospettiva delineata possibile definire la politica come linsieme di attivit inerenti al funzionamento della collettivit umana, svolte da uno o pi soggetti individuali o collettivi, caratterizzate da comando, potere e conflitto, ma anche da partecipazione, cooperazione e consenso. Alla collettivit umana compete la responsabilit primaria del controllo della violenza e la distribuzione al suo interno di costi e benefici, materiali e non. In termini sintetici si pu dire che la politica riguarda la gestione della collettivit responsabile dellordine pacifico. 2) Chi sono i principali attori politici? Sono coloro che operano allinterno delle architetture del potere politico ovvero dei regimi politici. In un regime democratico questi elementi (individuali e collettivi) sono: leaders, partiti, gruppi di pressione, movimenti, elettori, ecc.. E poi tutti i processi che si svolgono allinterno della democrazia, quali elezioni, formazione e crisi dei governi, decisioni di governo e legislative, manifestazione di protesta, e altri.

3) Che cosa distingue la politica da altre esperienze umane come leconomia, la morale, la
religione? La politica si distingue dalle altre esperienze umane in quanto esiste un luogo privilegiato, cio un ambito ben definito allinterno del quale lesperienza politica si colloca. E questo spazio circoscritto, anche se variamente definito ed esteso lo troviamo di volta in volta nella trib, nella citt-stato nel regno, nellimpero, nello stato-nazione, nelle associazioni tra stati. Non che nelle altre esperienze come leconomia, la morale o la religione, la dimensione collettiva non possa essere rilevante: la vita economica stesso racchiusa entro frontiere regionali, nazionali o di blocco internazionale; la vita morale o religiosa pu fare riferimento a gruppi di varia natura. Ma questo aspetto appare per esse non essenziale. Il carattere collettivo, cio riferibile a uno specifico ambito di svolgimento, relativamente delimitato, sembra un aspetto proprio dellesperienza politica La politica non comunque una realt impermeabile ma esistono continue interazioni con le altre sfere della esperienza umana, quali economia, societ, religione o burocrazia. Il fatto che attori economici, sociali, religiosi operano in politica e vi assumano a volte ruoli di primo piano non significa necessariamente che tra politica ed economia, politica e societ, politica e religione, non vi siano

differenze. Il fatto che uno o pi imprenditori acquistino un ruolo politico primario non deve far dimenticare che altri non vi riescono. Convertire le risorse economiche in risorse politiche unoperazione che non sempre riesce. Questo vuol dire che gli scambi avvengo tra realt distinte che hanno metro di valutazioni diverse. Le risorse prodotte in un ambito non sono automaticamente spendibili nellaltro; devono essere convertite, e questa conversione non riesce sempre allo stesso modo.

4) Che cosa si intende per politics?


Con il termine politics ci si riferisce alla sfera del potere, inteso come la capacit di influire sulle decisioni prese dagli individui. La natura del potere (quali ne siano le basi di legittimit, di quali risorse e strumenti si serve), la sua distribuzione e trasmissione (chi lo detenga e come avvengano i passaggi nella sua titolarit), il problema del suo esercizio e dei suoi limiti (come possa essere prevenuta lutilizzazione arbitraria ed eccessiva da parte dei suoi detentori): sono stati questi i temi classici al centro della riflessione della filosofia politica, prima, e della scienza politica, poi. Larchitettura del potere (i regimi politici) si colloca al centro dello studio della politica.

5) Che cosa una policy?


La politica non si esaurisce interamente negli atti e nei comportamenti che riguardano la conquista e la gestione del potere. Nella vita politica oltre al potere vi una cospicua e variegata realt costituiti da innumerevoli programmi dazione, provvedimenti ed interventi proposti dagli attori politici e decisi nella sedi politiche. Gli effetti di queste azioni ricadono nella vita politica. Dunque, se da un lato la politica pu essere sintetizzata nellespressione competizione per il potere, da un altro essa governo, cio decidere per affrontare e risolvere i problemi della comunit. Se il primo lato della politica si svolge prevalentemente allinterno del palazzo, il secondo si presenta come diretto verso lesterno e potrebbe essere caratterizzato come il prodotto della politica stessa. Questa seconda faccia della politica va sotto il nome complessivo di politiche pubbliche (policy policies in inglese). Dal punto di vista della scienza politica studiare le politiche significa, innanzitutto, analizzare i contenuti e mettere in luce la distribuzione dei costi e dei benefici che esse comportano. In un secondo luogo, significa indagare il processo di decisione nelle sue diverse fasi (dalla individuazione dei problemi alla formulazione di proposte alla decisione finale).

6) - Che cosa vuol dire polity?


Cio la definizione dellidentit e dei confini della comunit politica. Limportanza dei confini che definiscono la polity di facile comprensione. Cambiando il territorio e la comunit politica cambia anche lambito di vigenza dellautorit politica, in concreto il potenziale di attuazione delle decisioni presa dagli organi centrali. Unaltra faccia che contrassegniamo con il termine polity quella che comprende tutti quelli aspetti della politica che riguarda la definizione della comunit politica, cio del territorio e della popolazione che insiste su quel territorio, e le relative strutture e processi di mantenimento e cambiamento, dalla polizia alla magistratura, dalla burocrazia allesercito, dallamministrazione alla risoluzione dei conflitti privati, dalla difesa dei confini al mantenimento dellordine interno.

II. Democrazia, democrazie

1)

Che cosa una democrazia? Il significato letterale potere del popolo stato riformulato ed arricchito con la famosa espressione potere dal popolo, del popolo e per il popolo, nel senso che il potere deriva dal popolo, appartiene al popolo, e deve essere usato per il popolo. Schumpeter definisce democrazia, come lo strumento istituzionale per raggiungere a decisioni politiche, in base al quale singoli individui ottengono il potere di decidere attraverso una competizione che ha per oggetto il voto popolare. Sartori preferisce mettere laccento anche sullesistenza di maggioranze e minoranze, e definisce questo regime come un sistema etico-politico nel quale linfluenza della maggioranza affidata al potere di minoranze concorrenti che lassicurano attraverso il meccanismo elettorale.

2)

Qual la definizione minima di democrazia? Cio quella che indica quali sono gli aspetti essenziali ed immediatamente controllabili che consentono di stabilire una soglia a di sotto della quale un regime non possa essere considerato democratico. Sono tutti i regimi che presentano almeno: a. suffragio universale, maschile e femminile; b. elezioni libere, competitive, ricorrenti, corrette; c. pi di un partito; d. diverse e alternative fonti di informazione.

3)

Quali sono gli aspetti procedurali di una democrazia? I diritti e le libert possono essere ricondotti ad un insieme di regole formalizzate o procedure che caratterizzano le democrazie reali. In questo senso si parla di democrazia formale e anche di democrazia procedurale. Infatti la procedura attraverso la quale si cerca e si attua in pratica un ordinamento sociale considerata formale per distinguerla dal contenuto dellordinamento che un elemento materiale o sostanziale. Dunque, si tratta di forme che consentono e garantiscono la possibilit che certe sostanze ovvero che certe decisioni siano prese seguendo le modalit previste da quelle stesse forme.

4)

Che cosa significa incertezza democratica? In un regime democratico non corretto supporre che qualsiasi decisione, qualsiasi contenuto decisionale possa essere assunto attraverso regole formalizzate. Questo significa che un regime democratico quello in cui si pu assumere unampia gamma di decisioni su molteplici temi. In questo senso vi incertezza decisionale, ma da queste incertezza restano esclusi, innanzi tutto, il mercato e la propriet privata che devono essere garantiti.

5)

Come si definisce una democrazia procedurale? Insieme di norme e procedure che risultano da un accordo-compromesso per la risoluzione dei conflitti tra gli attori sociali, politicamente rilevanti, e gli attori istituzionali presenti nellarena politica

6) 7)

Quali sono i tipi principali di democrazia? Una prima distinzone basilare quella tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta Qual la distinzione tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta?

Un regime si dice rappresentativo, cio basato sulle regole e le istituzioni della rappresentanza, quando caratterizzato da elezioni libere, competitive, corrette, periodiche , poi, da strutture rappresentative, come il parlamento, e decisionali, come il governo. La democrazia rappresentativa non comporta una partecipazione diretta dei cittadini se non molto saltuariamente al momento del voto, che in alcuni casi non neanche obbligatorio. La democrazia diretta coincide, invece, con la democrazia degli antichi, ovvero delle antiche citt, dove un piccolo numero di cittadini si riunivano e decidevano sui problemi che li riguardavano. Era tuttavia un regime che oggi definiremo autoritario in quanto, di solito, un gruppo di cittadini conviveva con un numero ben pi ampio di persone senza diritti, in posizione politicamente subordinata. Istituti di democrazia diretta, come i referendum, si sono mantenuti nelle attuali democrazie che rimangono in larga misura rappresentative.

8)

Che cosa sono la democrazia consensuale e la democrazia Westminster? Lijphart ha costruito due modelli di democrazia polari ovvero con caratteristiche opposte cominciando con losservare come le democrazie essenzialmente ispirino le loro forme istituzionali a due principi che possono essere puri o misti, il principio maggioritario e il principio consensuale. Sulla base del principio maggioritario, la democrazia un regime in cui i rappresentanti, eletti sulla base di elezioni libere, competitive e ricorrenti, raggiungono le proprie decisioni in base al principio di maggioranza. Laspetto di fondo sta nel fatto che nelle diverse sedi decisionali la maggioranza delle preferenze debba prevalere, determinando il risultato decisionale. Questa concezione della democrazia criticata dai sostenitori del principio consensuale che, invece, sottolineano limportanza della ricerca dellaccordo, del consenso pi ampio, del compromesso. In questa prospettiva la democrazia , dunque, pi tolleranza reciproca che tirannia della maggioranza. Sulla base di questi due principi, il primo modello polare di democrazia che merge combinando le diverse dimensioni definito modello Westminster, prendendo ispirazione dal modello inglese e dal nome del parlamentare britannico. Esso contraddistinto da. concentrazione del potere esecutivo in governi formati da un solo partito e maggioranze risicate; fusione dei poteri legislativo ed esecutivo e dominio del governo; sistema bipartitico con una sola dimensione rilevante; sistema elettorale maggioritario; pluralismo dei gruppi di interesse; bicameralismo asimmetrico (una camera ha poteri maggiori dellaltra), costituzione flessibile e sovranit parlamentare; assenza di controllo di costituzionalit; banca centrale controllata dallesecutivo, assenza a ricorso a consultazioni referendarie per lesistenza esclusiva di forme di democrazia rappresentativa.

III. Regimi non democratici

Regime tradizionale Totalitarismo

Oligarchia competitiva Regime sultanistico di destra di sinistra Regime militare

Regime civile-militare Autoritarismo Regime civile Regimi di transizione Pseudo-democrazie Democrazia protetta Democrazia elettorale

Tirannia militare Oligarchia militare (militari moderatori, militari guardiani, militari governanti) Regime burocratico-militare Regime corporativo Regime esercito-partito Regime nazionalista di mobilitazione Regime comunista di mobilitazione Regime fascista di mobilitazione Regime di mobilitazione a base religiosa

1)

Quali sono i modelli di regimi autoritari? Sono modelli di regimi autoritari: Regime militare (tirannia militare, oligarchia militare); Regime civile-militare (burocratico-militare, corporativo, esercito-governanti); Regime civile (nazionalista di mob., comunista di mob., fascista di mob., di mobilitazione a base religiosa); Pseudo-democrazie.

2)

Come si definisce un regime autoritario? Autoritario un sistema politico con pluralismo politico limitato e non responsabile, senza una elaborata ideologia-guida, ma con mentalit caratteristiche, senza mobilitazione politica estesa o intensa, tranne che in alcuni momenti del suo sviluppo, e con un leader o talora con un piccolo gruppo che esercita il potere entro limiti formalmente mal definiti ma in realt abbastanza prevedibili. La nozione di pluralismo limitato ci rimanda la concetto di coalizione dominante, che va inteso come linsieme dei gruppi politicamente attivi che sostengono il regime nella sua fase dinstaurazione e nei periodi successivi ovvero la base sociale del regime. In senso stretto lelites che partecipa alla gestione governativa del regime stesso in quanto occupano posizioni di comando nelle strutture-chiave del regime

(esercito, burocrazia o parte di essa, eventuale partito unico, la Chiesa, gruppi industriali o finanziari, i proprietari terrieri).

3)

Come definire un regime totalitario? Un regime totalitario contraddistinto da: a) assenza di pluralismo ovvero monismo, caratterizzato dal ruolo preminente del partito unico, una struttura burocratica gerarchizzata, e completa subordinazione di tutti gli altri possibili attori (dai militari, alla burocrazia, alla Chiesa) al partito unico, che quindi occupa una posizione veramente centrale e determinante; b) presenza di una ideologia articolata e ben definita, finalizzata alla legittimazione e al mantenimento del regime e di dare contenuto alle politiche di mobilitazione e alle stesse politiche sostantive; c) presenza di una mobilitazione alta e continua sostenuta dalla ideologia e dalle organizzazioni partitiche e sindacali, anche esse subordinate al partito; d) un piccolo gruppo o un leader al vertice del partito unico; e) limiti non prevedibile al poter del leader e alla comminazione di sanzioni. A questi elementi di base possono aggiungere alcune precisazioni. Innanzi tutto, lideologia totalitaria in nucleo progettuale di trasformazione totale della realt sociale.

4)

Definite un regime tradizionale. Tipici regimi tradizionali rimangono alcuni casi, quali lArabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. La loro legittimazione si intende bene se si pensa al ruolo di istituzioni come la monarchia o al patrimonialismo di cui parla Weber.

5)

Definite un regime sultanistico. Si tratta di regime basato sul poter personale del sovrano che tiene legati i suoi collaboratori in un rapporto fatto di paure e di ricompense. Vi , dunque, un uso del potere in forme particolaristiche e per fini essenzialmente privato. In questo regime lesercito e la polizia svolge un ruolo centrale.

6)

Che cosa caratterizza un regime militare? Il regime militare un regime di tipo autoritario. Tale assetto politico, di solito, nasce da un colpo di stato, oppure da un semplice intervento che non configura neanche la meccanica del golpe. I militari, o pi spesso un settore delle forze armate o, ancora, ufficiali di pi alto grado costituiscono il pi importante attore del regime. in quanto ad ideologia, di solito, si fatto appello a principi o valori quali linteresse nazionale, la sicurezza, lordine ovvero alla necessit di una razionalizzazione tecnocratica che eliminasse sprechi, corruzioni, ingiustizie macroscopiche.

7)

Che differenze vi sono tra tirannie militari e le cleptocrazie? Si parla di tirannie militari quei regimi in cui manca la presenza di un leader militare in posizione nettamente preminente rispetto al corpo ufficiali. Alcuni regimi in cui il tiranno domina lesercito e governa in maniera personalistica sono etichettati come cleptocrazie, per indicare la commistione di personalismo e corruzione che li caratterizza.

8)

Come definire unoligarchia militare? Unoligarchia militare caratterizzata da un gruppo pi o meno ampio di militari, con o senza un primis inter pares, prima coinvolti nel golpe e, poi, nel regime. In base al grado di penetrazione nelle strutture politiche, sociali e economiche, possibile differenziali in : militari moderatori (hanno un potere di veto); militari guardiani (controllano direttamente il governo - regimi militari veri e propri); militari governati (il controllo e la penetrazione militare di tutte le strutture politiche, burocratiche, economiche sono pi profonde). In questi regimi maggiore e la repressione e pi alta la probabilit di persistenza. In essi talora di tenta, con risultati quasi sempre fallimentari, la formazione di un forte partito di massa. quando il tentativo ha successo e il partito raggiunge un ruolo relativamente autonomo si nellambito dei regimi esercito-partito.

9)

Come si definisce un regime civile-militare? Tali regimi sono fondati su una alleanza tra militari, pi o meno professionalizzati, e civili, siano essi burocrati, politici di professione, tecnocrati, rappresentati della borghesia industriale e finanziaria.

10)

Come si definisce un regime burocratico-militare? Sono quei regimi civili-militari caratterizzati da una coalizione dominata da ufficiali e burocrati. Non vi un partito di massa con ruolo dominante. Frequentemente questi regimi sono stati instaurati in sistemi in cui erano gi scomparse le istituzioni democratico-liberali, ma nei quali non vi era ancora consolidato un sistema partitico capace di dar vita a governi stabili.

11)

Come si definisce un regime corporativo? Sono quei regimi civili-militari caratterizzati da unideologia pi che alla coalizione dominante che sta alla base e che sempre costituita dalla oligarchia civili-militari. A livello ideologico aderisce ad una scelta corporativa, fondata sullidea della rappresentanza sulla base delle unit economiche e/o sociali di appartenenza.

12)

Che cosa distingue un corporativismo includente da uno escludente? Nel primo caso lobiettivo dei governati mantenere un equilibrio stato-societ garantito da politiche dirette ad includere gruppi operai importati" nel nuovo assetto politico-economico. Nel secondo caso, invece, lobiettivo lesclusione raggiunta per mezzo di coercizione, smobilitazione e ristrutturazione dei gruppi operai pi importati.

13)

Che cosa il populismo in America Latina? Si tratta della traduzione politica dellenorme processo di mobilitazione che investe settori della popolazione prima non partecipanti e, comunque, attivi politicamente. I movimenti, e i partiti, populisti sono anche contraddistinti dalla presenza di un leader carismatico e da un rapporto diretto tra quel leader e le masse. Il populismo va inquadrato nellambito di fenomeni di profonda trasformazione socio-economica.

14)

Come caratterizzare i regimi esercito-partito? Si tratta di regimi civile-militari nei quali gli attori principali sono lesercito e il partito, due strutture parallele in simbiosi: gli stessi leaders possono occupare ruoli diversi nelluna e nellaltra struttura. Di solito, lesercito il partner pi importate e forte della colazione e riesce ad esercitare un controllo sul partito, una struttura di massa che svolge compiti di mobilitazione, integrazione, controllo della popolazione.

15)

Come definire un regime civile? I regimi civili sono regimi di mobilitazione, nei quali la caratteristica di limitata mobilitazione dei regimi autoritari si attenua cos che diventano, per questo importate aspetto, un modello limite di autoritarismo che pi si avvicina al totalitarismo. I diversi regimi civili sono accomunati soprattutto dal ruolo preminente del partito unico o egemonico, che pu anche convivere con altri partiti minori senza che vi sia uneffettiva competizione.

16)

Che cosa caratterizza un regime nazionalista di mobilitazione? E un modello di regime civile che nasce dalla lotta per lindipendenza nazionale diretta da unelite locale, molto spesso da un leader carismatico, il quale fa del partito il veicolo di mobilitazione dal basso. In questi regimi i militari hanno un ruolo secondario e accettano sostanzialmente il controllo delle lites nazionaliste civili. La grande maggioranza dei casi ascrivibili a questo modello fanno parte del continente africano. Di solito, questi regimi vengono instaurati negli anni sessanta a seguito della decolonizzazione, e lideologia nazionalista e socialista rimane centrale o, comunque, importante.

17)

Che cosa caratterizza un regime comunista di mobilitazione? E un modello di regime civile che nasce in un contesto socio-economico relativamente sviluppato e al cui centro della coalizione dominante sta un partito unico, con unarticolazione strutturale molto approfondita e con notevole capacit di controllo della societ.

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Questo aspetto ha fatto parlare di stato-partito, ad indicare il parallelismo e la sovrapposizione che si crea tra le strutture del regime e quelle del partito. Si tratta di un modello di regime autoritario molto vicino al genus totalitario, la cui complessit sociale o altri aspetti etico-economici fanno s che accanto al partito con tendenze totalitarie abbiano un proprio ruolo altri gruppi di diversi settori pubblici, burocratici e industriali, o anche lesercito.

18)

Che cosa caratterizza un regime fascista di mobilitazione? E un modello di regime civile. Lunico caso quello italiano (1922-1943). Lattore principale costituito da un leader principale strettamente legato a un partito con tendenze totalitarie, articolato e strutturalmente differenziato che preesiste allinstaurazione del regime ed il principale protagonista del processo instaurativo. Nelle fasi successive di consolidamento le strutture del regime tendono ad autonomizzarsi dagli altri gruppi socio-economici che lappoggiano e che, in buona misura, ne hanno determinato il successo durante linstaurazione. Tali gruppi sono costituiti da istituzioni tradizionali come la monarchia, lesercito, la Chiesa (in posizione ambigua di cooperazione-conflitto), ovvero da gruppi sociali quali i proprietari terrieri, la grande industria, ma anche la piccola classe media.

19)

Che cosa un regime di transizione? I regimi di transizione sono quei regimi che si trovano a met strada tra lautoritarismo e la democrazia, cio regimi che da un certo tempo in poi non sono pi completamente autoritari o tradizionali, ma non sono ancora pienamente entrati nel genus democratico. Regimi di transizione sono, dunque, tutti i regimi preceduti da unesperienza autoritaria o tradizionale, cui faccia seguito un inizio di apertura, liberalizzazione e parziale rottura della limitazione del pluralismo.

20)

Che cosa una democrazia protetta? Sono quei regimi che non presentano tutte le caratteristiche richieste dalla definizione minima di democrazia. In buona sostanza il regime in questione ha tutti gli aspetti che almeno formalmente lo farebbero rientrare tra le democrazie, ma che anche controllato dagli apparati militari o da forze esterne al paese che condizionano il regime o, comunque, vi sono leggi ovvero norme non scritte che ne limitano la competizione.

21)

Che cosa caratterizza una democrazia elettorale? Si parla di democrazia elettorale quando i diritti civili non sono ben garantiti e la stessa informazione condizionata da situazioni di monopolio, con la conseguenza di escludere parti della popolazione dalluso effettivo dei propri diritti. In sintesi non vi uneffettiva opposizione in quanto un solo partito domina la scena elettorale.

22)

Che cosa una pseudo-democrazia? Non si tratta di un modello intermedio di regime democratico ma semplicemente di casi di regimi autoritari che presentano le forme esteriori del regime democratico, quali costituzioni che garantiscono i diritti ed elezioni, ma ad esse non corrisponde alcuna realt neanche parzialmente democratica. Qualunque forma di competizione assente. 23) Quali sono gli aspetti essenziali e le cause di una crisi autoritaria? I principali processi della dinamica autoritaria sono; linstaurazione, il consolidamento e la crisi. La crisi autoritaria pu giungere dopo il processo instaurativo, ovvero a distanza di molti anni, e mostra il fallimento del consolidamento. Lipotesi centrale da cui pu partire che si hanno le condizioni per la crisi autoritaria quando la coalizione dominante alla base del regime si incrina e successivamente si rompe. In altre parole, quando viene meno il patto che alla base del regime autoritario. Per meglio comprendere le cause di una crisi autoritaria occorre distinguere se il regime si consolidato o meno. Nel caso di consolidamento occorre guardare a fattori di lungo periodo e addizionalmente agli aspetti di breve e medio periodo. In base a ci possibile formulare tre ipotesi. La prima ipotesi: se intervengono trasformazioni nella struttura, nella consistenza, nella scelta e preferenze dei gruppi sociali che tendono a modificare la coalizione.

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La seconda ipotesi: uscita dalla colazione di alcuni attori che diventeranno attori attivi e passivi del regime; e/o tensioni interne, conflitti e domande di adattamento del regime stesso. La terza ipotesi: trasformazioni socio-economiche che possono dare maggiore risorse a nuovi attori, esclusi dalla coalizione dominante, che possono mobilitarsi contro il regime. Nel quadro di queste ipotesi, la rottura ovvero la graduale, progressiva erosione della coalizione dominante pu essere dovuta a tre fenomeni. Il primo fenomeno riguarda lemergere di divisioni allinterno delle forze armate semplicemente a causa di lotte personalistiche di potere, a un avvicendamento di leadership, a differenze ideologiche o di obiettivi emersi allinterno dellistituzione militare. Il secondo fenomeno riguarda le divisione tra le forze armate, nel loro complesso, e gli attori civili della coalizione: ad esempio, quando le prime vogliono affermare il proprio dominio allinterno della coalizione; oppure quando le politiche dei civili diventano inaccettabili per i militari in quanto non riescono a raggiungere i fini di ordine e stabilit volute dalle stesse F.A.; o ancora quando quegli obiettivi sembrano raggiunti e i militari non sono pi disposti a sopportare o far sopportare i costi economici e umani di quelle politiche. Il terzo fenomeno riguarda il distacco delle lites civili dalla coalizione dominante in quanto risultano fallimentari le politiche varate dal regime, sopratutte le politiche economiche, oppure quando sembra maturato il momento per altre politiche che prescindano dal condizionamento, talora di tipo troppo nazionalistico, dei militari stessi. Non si dimentichi, inoltre, la straordinaria rilevanza che pu avere il fattore internazionale come variabile interveniente decisiva per spiegare sia una crisi che il crollo di un regime. 24) Come spiegare lerosione della coalizione dominante? Si ha lerosione della coalizione dominante quando vengono meno quei fattori (economici, ideologici, di leadership, ecc,) che tengono unito il regime autoritario e che sono alla base della sua esistenza. 25) Quali sono le manifestazioni-reazioni ricorrenti della crisi autoritaria? La risposta nel tentare di superare la crisi va in due direzioni, talora anche contemporaneamente: proseguire nella repressione della societ civile e, al tempo stesso, operare in aperture democratiche, che risulteranno solo apparenti e di facciata. 26) Chiarite il potenziale ruolo di un leader nel passaggio a un regime democratico. Il leader deve essere abile: a coagulare intorno a s i gruppi di indecisi o indifferenti; a modificare i rapporti di forza esistenti nellarena politica che prefiguri la possibilit di unalternativa politica senza la quale la crisi potrebbe durare indefinitamente; a non impaurire gli appartenenti alla precedente coalizione dominante, soprattutto i militari che devono invece vedere tutti gli svantaggi del rimanere al governo, in termini di pi profonde divisioni dellorganizzazione, e di tutti i vantaggi del ritorno in caserma in termini di minori responsabilit politiche e magari di un accresciuto prestigio sociale. 27) Chiarite il potenziale ruolo di un evento acceleratore nel passaggio a un regime democratico. Levento acceleratore un qualsiasi accadimento di ordine interno o internazionale in grado di pilotare la trasformazione da un regime autoritario ad uno democratico. In buona sostanza levento acceleratore determina il crollo del regime quando ha creato una alternativa capace di camminare sulle proprie gambe, in particolar modo grazie alliniziativa di un gruppo di attori o di un solo attore dotati di risorse tali da superare qualunque difesa residua del regime autoritario.

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IV. Democrazia e mutamenti

1)

Che cosa una crisi democratica? Vi crisi democratica quando insorgono limiti e condizionamenti alla precedente espressione dei diritti politici e civili ovvero quando si ha limitazione della competizione politica e/o della potenziale partecipazione in quanto si incrinato e/o rotto il compromesso che alla base.

2)

Che cosa un crollo democratico? Crisi non , in ogni caso, crollo o caduta e mutamento del regime in direzione democratica ovvero autoritaria. Si ha crollo quando i caratteri fondamentali del regime saltano e una diversa democrazia o un regime autoritario vengono instaurati con modalit discontinue, cio a seguito di colpo di stato, una guerra, anche civile, uninvasione esterna, e cos via.

3)

Che cosa vuol dire crisi della democrazia e crisi nella democrazia? Crisi della democrazia linsieme di fenomeni che alterano il funzionamento dei meccanismi tipici di quel regime. La crisi della democrazia riguarda casi come la Germania di Weimar, lunica democrazia di massa europea che subisce una crisi della democrazia e un successivo crollo. In altri casi, come nella stessa Inghilterra allinizio degli anni trenta vi crisi, ma nella democrazia e assenza di crollo. La crisi nella democrazia ha almeno due significati rilevanti: cattivo funzionamento di alcune strutture o meccanismi cruciali del regime (ad es. crisi governative) o anche nei rapporti legislativo/esecutivo o in altre strutture proprie del regime; distacco o cattivo funzionamento dei rapporti societ-partiti o gruppistrutture del regime democratico, quando domande espresse dalla societ civile non si traducono o non possono tradursi, per motivi diversi, in decisioni assunte dal regime.

4)

Che cosa caratterizza lo svolgimento della crisi democratica? Il verificarsi di alcuni fenomeni, quali conflitti sostanziali, profonde trasformazioni socio-economiche o anche una crisi economica, pi o meno prolungata, o solo la persistente difficolt a risolvere problemi sostantivi ai quali particolari attori attribuiscono grande rilevo, portano ad un inasprimento della lotta politica a livello di lite e maggiore fluidit nei legami tra partiti, i sindacati e altre associazioni di interesse di parte, e la societ civile, dallaltra. Sono manifestazioni nella prima fase della crisi: la crescita della radicalizzazione (aumento della distanza tra le posizioni reciproche di partiti, sindacati e associazioni su aspetti concreti; la frammentazione e/o frazionalizzazione partitica (aumento dei partiti presenti nellarena politica/ divisioni interne nei partiti); linstabilit governativa (aumento della frequenza di crisi di governo). Se le manifestazioni di cui sopra si inaspriscono, diventa molto pi difficile, se non impossibile, giungere a decisioni sia a livello governativo che parlamentare (inefficacia decisionale); parimente problematico sar eseguire le decisioni faticosamente prese (ineffettivit); aumentano di numero e di importanza gli attori di lite e di massa che diventano neutrali rispetto al regime e, soprattutto quelli che cominciano a opporvisi attivamente e in modo radicale in quanto non lo sostengono e anzi lo rifiutano (cio lo ritengono illegittimo).

5)

Che cosa il circolo vizioso della crisi ?

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Il crescere dellinefficacia decisionale, dellineffettivit e dellillegittimit del regime democratico pu condurre ad un circolo vizioso, che conduce allulteriore approfondimento della crisi. Pi esattamente, linefficacia decisionale, lineffettivit e la maggiore illegittimit contribuiscono a inasprire ulteriormente il conflitto politico e, quindi, allapprofondimento della radicalizzazione e degli altri fenomeni di cui sopra.

6)

Come si caratterizza la seconda fase della crisi ? Se i tentativi di recupero non hanno successo o se, alternativamente, non ve ne sono, allora il circolo vizioso continua la sua azione e la crisi democratica entra nella seconda fase, che pone le condizioni di base per il crollo del regime. In questa fase se, contemporaneamente: la radicalizzazione si spinge fino al punto di distruggere il centro politico sia in termine di strutture partitiche sia di posizioni di compromesso; vi un crescente violenza; si ha una crescita di politicizzazione dei poteri neutrali, allora si hanno le condizioni di base che conducono al crollo del regime. 7) A quali casi si applica lo schema tratteggiato ? Pu considerarsi valido per tutti i casi di crollo democratico degli anni venti e trenta in Europa Occidentale e, in particolare, per Germania e Italia. Per occorre sottolineare che in quei casi si incontra un fenomeno di radicalizzazione che vede lindebolimento o la sparizione del centro moderato in termini di posizioni parlamentari e partiti anche a livello di massa; si ha violenza e politicizzazione di poteri neutrali (anche nel senso di consentire azioni nellambito dellarena coercitiva a gruppi paramilitari), ma non intervento militare diretto; il rovesciamento avviene attraverso una tattica ambigua, legale e illegale al tempo stesso, da parte di un forte movimento totalitario; si forma e prende il potere in questo modo un partito antiregime con leaders carismatici. 8) Che cosa caratterizza le crisi con crollo o senza crollo? Come spiegarle ? Una parte della spiegazione delle crisi, con crollo o senza crollo, indubbiamente collegata al problema del mancato consolidamento democratico. Ma anche cos resta da spiegare perch vi sia stato quel mancato consolidamento o quelle crisi accompagnate da crollo ovvero come mai a partire da regimi politici simili in alcuni paesi si abbia il passaggio con successo a democrazie di massa, mentre il altri casi vi sia crisi, crollo e instaurazione di regimi non democratici. Alcuni fattori fanno riferimenti a: trasformazioni culturali tali che il senso dellautorit, ai diversi livelli, ne esce indebolito; mutamenti sociali profondi nella direzione di una complessit maggiore e di una crescente frammentazione degli interessi da parte di quei gruppi per i quali era pi facile organizzarsi e mobilitarsi. Queste spiegazioni si possono considerare relativamente soddisfacenti rispetto alla domanda perch crisi, non lo sono affatto rispetto alla domanda perch crisi senza crollo. A questo proposito si richiamo i seguenti fattori che rendono pi improbabile il crollo: il grado di consolidamento raggiunto dalle istituzioni democratiche (partiti, sindacati, strutture dautorit); il controllo delle risorse pubbliche da parte delle diverse agenzie governative e lenorme espansione dei gruppi sociali il cui reddito o altri benefici collaterali dipendono dal regime democratico; lassenza di alternative politiche anti o non democratiche: linsoddisfazione al massimo prende la forma di lotta per lallargamento dei ditti civili ovvero si trasforma in passivit, distacco della politica; la situazione internazionale, nellEuropa Occidentale caratterizzata da legami con gli Stati Uniti attraverso la NATO e tra gli stessi paesi europei con la CEE. 9) Che cosa sono transizione, liberalizzazione e instaurazione democratica ? La dinamica di un regime democratico racchiusa in cinque diversi processi: transizione, instaurazione, consolidamento, stabilit, crisi.

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Con il termine transizione si intende il periodo ambiguo ed intermedio in cui il regime ha abbandonato alcuni caratteri determinanti del precedente assetto istituzionale senza aver acquisito tutti i caratteri del nuovo regime che sar instaurato. Per liberalizzazione democratica si intende il processo di concessione dallalto di maggiori diritti politici e civili, mai ampi e completi, ma tali da consentire lorganizzazione controllata della societ civile a livello sia di lite sia di massa. Si pu considerare un ibrido istituzionale che dovrebbe consentire di superare la crisi del regime autoritario allargandone la base di sostegno sociale, senza civilizzarlo completamente. Con instaurazione democratica vera e propria si intende un processo diverso, alternativo o eventualmente successivo alla liberalizzazione. Tale processo comporta un allargamento completo e un riconoscimento reale dei diritti civili e politici; la civilizzazione completa della societ, cio il ritorno dei militari nelle caserme con la loro neutralit politica e subordinazione ai poteri civili liberamente eletti; lemergere di un sistema partitico e di organizzazioni collettive di interessi, ecc.. Linstaurazione democratica completata quando termina la costruzione delle principali strutture del regime. 10) Quali sono gli elementi centrali dellinstaurazione democratica ? Lelemento centrale dellinstaurazione quello che riguarda gli attori. E opportuno distinguere subito tra: attori interni al precedente regime non democratico, cio sostenitori dello stesso; attori esterni ad esso, tra i quali vi possono essere attori internazionali. E possibile che la transizione (e la caduta del precedente regime) sia provocata da attori esterni, ma linstaurazione abbia come protagonisti attori interni ovvero in parte gli uni e in parte gli altri. Il fattore internazionale conta anche in quanto pu avere effetto sugli attori interni al regime autoritario preesistente spingendoli ad iniziare la transizione e, poi, eventualmente, linstaurazione. Gli attori istituzionali interni sono lesercito, llite di governo, lalta burocrazia del regime autoritario e, pi in generale, le forze politiche autoritarie che per diversi motivi sono indotte ad intraprendere e cercare di pilotare la instaurazione. 11) Militari e instaurazione democratica : quali aspetti da sottolineare? Quale che ne sia il ruolo nellinstaurazione la posizione dei militari rilevante in questo processo per motivi facilmente comprensivi: i militari detengono il monopolio dellarena coercitiva. 12) Che cosa la coalizione fondante un regime democratico? Un altro elemento centrale per il processo di instaurazione la formazione della coalizione fondante il regime. Tale coalizione scaturisce dallincontro degli interessi diversi e dalle scelte simili dei diversi attori politici durante la transizione. Linstaurazione ha tanto maggiori probabilit di successo, e parallelamente crescono le possibilit di consolidamento, quanto pi ampia la coalizione fondante. 13) Qual il ruolo delllite nellinstaurazione? Le lites svolgono un ruolo centrale: quelle del vecchio regime, quelle prima dellopposizione, e le nuove lites che fanno il loro ingresso nella arena politica. Il gioco dunque ristretto nelle mani di pochi leaders le cui scelte contano enormemente per il futuro del paese. Spesso nella fase della transazione e quella iniziale dellinstaurazione o nella fase successiva vi un grado, pi o meno esteso ed inteso, di partecipazione di massa. La partecipazione di massa significa la possibilit di mettere in campo risorse di pressione e influenza che saranno usate dagli attori di lites nel confronto-scontro che, latente o manifesto, si mantiene durante linstaurazione anche a dispetto di accordi gi in essere. 14) Che vuol dire continuit/discontinuit rispetto al regime non democratico precedente? Riguarda il problema delle epurazioni soprattutto ai livelli pi alti del corpo amministrativo e giudiziario, ma anche degli stessi apparati repressivi quali i servizi segreti o la polizia o, ancora, dei militari. Lintento ovviamente collocare nei ruoli chiave del regime personale maggiormente leale verso il nuovo assetto istituzionale. Il problema in primo piano quello della legittimazione del regime. E un problema particolarmente spinoso: da una parte, una maggiore continuit pu rendere pi facile e indolore laccettazione del nuovo regime da parte di tutto il personale presente anche nel precedente quadro istituzionale; dallaltra parte, una maggiore discontinuit rende pi facilmente legittime le nuove

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istituzioni per gli strati sociali legati alla ex opposizione e, comunque, esclusi dal regime precedente. La soluzione preferita molto spesso, una non-soluzione, ovvero un contemperamento delle due esigenze oppure il mantenimento della continuit. La discontinuit pi rara e si trova ovviamente solo in caso di cambiamento con forti rotture rispetto al passato.

15) Illustrate le relazioni tra una precedente politica di massa e il nuovo regime democratico. Ove una precedente esperienza di politica democratica di massa fosse stata consistente e duratura, la nuova instaurazione dovrebbe essere chiamata ridemocratrizzazione ( es. Germania negli anni venti, Spagna anni trenta, Italia nei primi anni venti: liberal-democrazia di massa caratterizzata da libert civili, suffragio universale maschile, partiti di massa, sindacati ed altre associazioni). Tale esperienza influisce sul nuovo assetto democratico attraverso meccanismi di trasmissione della cosiddetta memoria storica, ovvero meccanismi di socializzazione politica tradottisi in continuit nella leadership partitica, nellorganizzazione dei partiti, nelle aree di forza elettorale; o, ancora, nella continuit di tutte le altre organizzazioni collettive che contraddistinguono le democrazie di massa. 16) Cosa conta del regime autoritario precedente per il nuovo regime democratico? Linfluenza e limportanza del tipo di regime non democratico precedente sono ovvie. Nel caso di un precedente regime autoritario, le due variabili rilevanti e tra loro connesse sono: il grado in cui un regime autoritario mobilita, organizza, controlla la societ civile e le forme manipolate di partecipazione; il grado in cui il regime riesce a disarticolare la stessa struttura sociale e a distruggere precedenti identificazioni sociali e politiche. Riguarda a questultimo elemento il regime autoritario raggiunge tale risultato sia per mezzo di strutture di mobilitazione totalizzanti, come il partito unico, sia attraverso una sistematica, organizzata opera di repressione e distruzione degli oppositori, attivi e passivi, reali o potenziali. Questo elemento diventa successivamente rilevante per linstaurazione perch rende pi difficili, lente, problematiche sia lattivazione della societ civile, nel vuoto che si crea allindomani del crollo autoritario, sia la creazione di nuove identit sociali e politiche. Pu lasciare, in altre parole, per un tempo pi o meno lungo una societ civile debole, poco organizzata, poco solidale e poco coesa. Si deve considerare anche il grado di organizzazione dellopposizione durante il regime autoritario. Unopposizione democratica pi o meno organizzata e presente nellultima fase autoritaria costituisce unenorme differenza per linstaurazione. Quando esiste ed organizzata, i partiti che formano lopposizione potranno immediatamente occupare lo spazio politico creato dalla liberalizzazione propria delle fasi iniziali di transizione ed instaurazione. 17) Che cosa il consolidamento democratico? Il consolidamento democratico il processo di definizione nei suoi caratteri essenziali e di adattamento in quelli secondari delle diverse strutture e norme democratiche, innescato anche dal trascorrere del tempo. Il tempo pu portare a crisi, rotture, cambiamento, ma se vi definizioneadattamento si ha consolidamento. 18) Quali sono gli aspetti ricorrenti del consolidamento democratico? Il consolidamento un processo composito e variegato. Pu specificarsi, nella fissazione di prassi, di comportamenti politici ripetuti nel tempo; pu consistere anche in unulteriore articolazione delle diverse strutture democratiche; pu essere caratterizzato da adattamento progressivo delle istituzioni alle realt in cambiamento nei limiti della Carta costituzionale e delle altre leggi fondamentali dellordinamento democratico di un dato paese. In altri termini, il processo pu svolgersi secondo modalit molto diverse. Tuttavia, resta contraddistinto da due sub-processi di fondo, la legittimazione e lancoraggio. 19) Che cosa sostiene la teoria dellancoraggio? Laltra dimensione del consolidamento riguarda lemergere e lo sviluppo delle ancore, cio delle strutture istituzionali che sono il cuore di questo processo in quanto consentono di giungere a un

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qualche risultato anche in presenza di una legittimit ridotta. La teoria dellancoraggio mostra lesistenza e lazione di quattro ancore nel processo di consolidamento: le organizzazioni partitiche, ma anche in qualche modo il sistema partitico che lascia poco spazio per le trasformazioni e cambiamenti sostanziali; il condizionamento da parte dei partiti delle associazioni di interesse; i rapporti clientelari che garantiscono lerogazione delle risorse pubbliche su base personalistica; assetti neo-corporativi che attraverso accordi triangolari (imprenditori-governo-sindacati) e il controllo degli affiliati da parte delle associazioni consentono anchessi la stabilizzazione del regime democratico. Lipotesi centrale della teoria dellancoraggio che quanto minore la legittimit goduta da un certo assetto democratico tanto pi forti e sviluppate devono essere una o pi ancore. 20) Che cosa la stabilit? Con questo termine si intende la ragionevolmente prevedibile capacit di durata del regime democratico. 21) Che cosa vuol dire qualit democratica? Se la qualit democratica viene misurata assumendo i diritti (civili, politici e sociali) come criteri decisivi, la transizione da democrazie a bassa qualit a democrazie a qualit pi alta in cui il cittadino meglio protetto e garantito unaltra delle importati forme di transizioni che meritano particolare attenzione e possono influire enormemente su forme e caratteri delle nostre esistenze.

22)

Illustrate il problema che sta dietro la nozione di democrazia delegata. Il termine viene usato, secondo ODonnell, per intendere quelle democrazie in cui le funzioni reali di rappresentanza sono nelle mani di lites e in cui non esiste una sfera pubblica o una qualche possibilit di controllo reale e responsabilit politiche di quelle lites governanti e delegate a tale funzione.

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V. Partecipazione politica e movimenti sociali

1)

Come si definisce la partecipazione politica? La partecipazione politica stata definita come il coinvolgimento dellindividuo nel sistema politico a vari livelli di attivit, dal disinteresse totale alla titolarit di una carica pubblica. In una concezione pi limitata, essa comprende quei comportamenti dei cittadini orientati ad influenzare il processo politico.

2)

Quali sono le principali forme convenzionali di partecipazione politica? Le forme convenzionali di partecipazione politica, graduate in relazione allimpegno richiesto, sono le seguenti: esporsi a sollecitazioni politiche; votare; avviare una discussione politica; cercare di convincere un altro a votare in un certo modo; portare un distintivo politico, avere contatti con un funzionario o dirigente politico, versare offerte in denaro ad un partito o ad un candidato; assistere a un comizio o ad una assemblea politica; diventare membro attivo di un partito politico; partecipare a riunioni in cui si prendono decisioni politiche; sollecitare contributi in denaro per cause politiche; candidarsi a cariche elettive; occupare cariche politiche o di partito.

3)

Secondo la ricerca sulla partecipazione politica negli anni cinquanta essa era limitata e selettiva. Chi partecipava di pi e perch? Ricerche effettuate nello stesso periodo hanno confermato che le democrazie funzionano ad un tasso di partecipazione molto basso e che le attivit politiche riguardavano un numero ridotto di cittadini. Studi di settore hanno evidenziato hanno distinti: cittadini totalmente passivi, il 22% del campione; cittadini che si limitano a votare, il 21%; localisti, che si limitano solo alle questioni locali, il 20%; parrocchiali, che si interessano solo delle questioni che li toccano direttamente, il 4%; contendenti, che si mobilitano su specifiche campagne, il 15%; attivisti globali, interessati a tutto larco delle questioni politiche, il 18%. In generale, tanto pi alto il livello sociale di un individuo, tanto pi egli tende a partecipare. In questa direzione andavano i risultati della prima ricerca sulla partecipazione negli Stati Uniti, poi confermata in un analisi comparata di sette nazioni.

4)

Perch la partecipazione rischierebbe di rafforzare la diseguaglianza? Lelevato status socio-economico aumenta i livelli di partecipazione perch aumenta la fiducia nella propria efficacia politica. Il sociologo francese Pierre Bourdieu ha parlato a questo proposito di un sentimento di avere il diritto alla parola, sentimento che strettamente collegato alla posizione sociale. Luguaglianza politica dunque, almeno in parte, unutopia.

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5)

Cosa osservano Barnes e Kaase nella loro ricerca a proposito delle forme nuove di partecipazione? A partire dagli anni settanta, nelle democrazie occidentali, gruppi sempre pi ampi di cittadini sono disponibili a fare ricorso a forme dazione caratterizzate dalla loro non-convenzionalit per presentare le loro domande al sistema politico (Nuove forme di partecipazione: scrivere a un giornale, aderire ad un boicottaggio, autoridurre tasse o affitto, occupare edifici, bloccare il traffico, fare un sit-in, ecc.) Losservazione aggiuntiva che azioni convenzionali e azioni non convenzionali non sono mutuamente elusive, ma piuttosto operano insieme, costituendo cos quello che possiamo chiamare un repertorio dellazione collettiva. La partecipazione convenzionale , infatti, spesso correlata a quella non-convenzionale indicando che le persone interessate alla politica e competenti nel campo tendono a fare uso contemporaneo di vari strumenti per fare pressione sui governi.

6)

Come si definiscono i movimenti sociali? Il concetto di movimento si riferisce a reti di interazioni prevalentemente informali, basate su credenze condivise e solidariet, che si mobilitano su tematiche conflittuali attraverso un uso frequente di varie forme di protesta. In primo luogo, i movimenti sociali possono essere considerati come reti di relazioni informali tra una pluralit di individui e gruppi, pi o meno strutturate dal punto di visto organizzativo.

7)

Che cosa si intende per protesta? Per protesta si intende una forma non-convenzionale di azione che interrompe la routine quotidiana. Chi protesta in genere si rivolge in genere alla opinione pubblica, prima ancora che ai rappresentati eletti o alla burocrazia pubblica. Chi protesta pu tentare di esercitare pressione attraverso la minaccia di un potenziale danno, la mobilitazione di un numero consistente di cittadini, o ladozione di forme dazione ad alto impatto simbolico.

8)

Quali sono le principali logiche alla base della protesta? Alcune forme di protesta si avvicinano al modus operandi di una battaglia: la logica quella del potenziale danno materiale. Nella sua forma pi estrema, i poco frequente nelle democrazie, questa logica dazione si riflette nella violenza politica, che tendenzialmente mira ad infliggere perdite materiali al nemico. Una seconda logica dazione cui si rifanno numerose forme di protesta la logica dei numeri. Il destino dei movimenti dipende in buona misura dal numero dei loro sostenitori, infatti quanto maggiore il numero dei dimostranti tanto maggiore sar non solo il disturbo prodotto nellimmediato, ma anche il potenziale di perdita di consenso per il governo che non accettasse di negoziare con essi. Infine, a partire dagli anni settanta, si sono sviluppate forme di protesta che possiamo definire come basate su una logica della testimonianza. Queste azioni mirano a dimostrare un forte impegno per un fine considerato di vitale importanza per le sorti dellumanit. Questa logica permea, ad esempio, le tattiche di disobbedienza civile, basate sulla infrazione consapevole ad una serie di leggi considerate ingiuste.

9)

Qual il ruolo delle reti nella partecipazione? Accanto alle adesioni organizzative formali, un ruolo rilevante nel favorire la mobilitazione ha linserimento degli individui in reti, anche informali, di conoscenze e amicizie. Le reti di relazioni contribuiscono a formare idee e valori, e la frequentazione reciproca genera affetti e solidariet che cementano il gruppo.

10)

Qual il ruolo dellorganizzazione nel favorire la partecipazione? Lorganizzazione assume un ruolo importate in quanto favorisce la partecipazione. Lorganizzazione pu compensare lassenza di altre risorse. Infatti, quando una certa categoria sociale ben organizzata, lattivit dei suoi membri verr innalzata al di sopra del livello che le caratteristiche individuali dei membri stessi avrebbero fatto prevedere.

11)

Cosa intende Tilly con il catnet? Charles Tilly ha sostenuto che la mobilitazione dei gruppi influenzata dal loro livello di carnet, sintesi di caratteristiche legate alla categoria sociale e densit dei network (reticoli) sociali. Infatti, il

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passaggio da una categoria (come aggregato di individui che condividono determinate caratteristiche) a un gruppo sociale (come comunit capace di azione collettiva) facilitato dalla presenza contemporanea di specifici tratti categoriali e di reti di relazioni che legano tra loro i soggetti che tali tratti condividono.

12)

Qual il ruolo dellidentit collettiva nel favorire la partecipazione? Organizzazione e reticoli sociali facilitano la partecipazione nella misura in cui essi producono identit collettive, e cio senso di appartenenza ad un gruppo. La partecipazione politica un azione in solidariet con altri, che mira a conservare o trasformare la struttura (e i valori) del sistema di interessi dominanti. La partecipazione politica richiede quindi la costruzione di collettivit solidali al cui interno gli individui si considerano reciprocamente uguali. Per mobilitarmi, ad esempio, come operaio e chiedere maggiori diritti per gli operai, devo innanzitutto identificarmi come operaio. Devo identificarmi con altri individui che condividono quella mia posizione.

13)

Cosa si intende con valori post-materialistici? Londata di protesta degli anni sessanta porta il mondo occidentale ad un profondo mutamento nei valori che avevano caratterizzato la modernizzazione. Tale mutamento avrebbe favorito forme pi innovative di partecipazione e lemergere di valori post-materialistici, cio lallontanarsi dallinteresse materiale di un numero crescente di individui e lorientarsi verso bisogni di natura prevalentemente espressiva, quali lautorealizzazione nella sfera privata, lespansione della libert di opinione, della democrazia partecipativa e dellautogoverno nella sfera pubblica.

14)

Quali caratteristiche del sistema politico che influenzano la partecipazione? Un primo insieme di variabili che possono influenzare la partecipazione politica sono le istituzioni politiche. Il gado di decentramento territoriale e la separazione funzionale del potere aprono canali di accesso alle istituzioni.

15)

Perch decentramento territoriale e separazione funzionale del potere favoriscono la partecipazione? Per quanto attiene al decentramento territoriale, si ritiene, in generale, che tanto maggiori i poteri distribuiti alla periferia (enti locali, regioni, stati in sistemi federali), tanto maggiore sar la possibilit per i singoli movimenti di trovare un punto di accesso al sistema decisionale. Si considera in genere come tanto pi facile laccesso, quanto pi vicina al cittadino lunit amministrativa. Per quanto riguarda la separazione funzionale del potere, il sistema si pu considerare in linea di massima tanto pi aperto quanto maggiore la divisione dei compiti tra legislativo, esecutivo e giudiziario. Un aspetto rilevante riguarda lautonomia del sistema giudiziario. Tanto pi indipendente il potere giudiziario, tanto pi aumentano le possibilit di accesso dei movimenti.

16)

Quali caratteristiche del sistema politico favoriscono una radicalizzazione della protesta? Le varie forme di partecipazione politica sono, inoltre, permeate dalle strategie prevalenti, cio dalle procedure che i membri di un sistema adoperano quando hanno a che fare con gli sfidanti. Queste strategie sono state, in generale, distinte in: esclusive, cio caratterizzate dalla repressione dei conflitti; inclusive, cio orientate alla cooptazione delle nuove domande. Le democrazie caratterizzate da strategie inclusive sarebbero aperte anche a nuovi sfidanti; viceversa quelle dominate da strategie esclusive sarebbero chiuse rispetto alle domande emergenti. Cos, ad esempio, il movimento studentesco degli anni sessanta avrebbe incontrato una forte repressione in Italia, paese con tradizioni di esclusione, con una conseguente radicalizzazione della protesta, fino alla degenerazione del terrorismo.

17)

Quanta partecipazione fa bene alla democrazia? Comparate le diverse teorie. In uno studio pubblicato nel 1960 The Political Man, lautore aveva sostenuto che un certo livello di apatia fa bene alla democrazia. La non-partecipazione pu essere un segno positivo di consenso con chi governa, e viceversa una crescita della partecipazione pu indicare scontento politico e disintegrazione sociale. La crescita della partecipazione aumenta il numero di domande al sistema, creando rischi di

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sovraccarico. Si rischia di inseguire le richieste dei singoli perdendo di vista il bene generale, con una riduzione della capacit di risposta dei governanti, e con conseguenza riduzione della loro credibilit. Loperare effettivo di un sistema politico democratico richiede normalmente una qualche misura di apatia e disimpegno da parte della popolazione.

18)

Cosa osserva Hirschman a proposito di exit e voice? Hirschman, paragonando le reazioni dei cittadini di un sistema politico a quelle dei consumatori in un mercato, ha distinto diverse strategie per esprimere lo scontento. Un cittadino, cos come un consumatore, pu reagire alla insoddisfazione utilizzando strategie di uscita exit o di protesta, cio voice (voce). Luscita si riferisce allabbandono del prodotto, in questo senso luscita viene utilizzata come strategia per salvaguardare il proprio benessere o migliorare la propria posizione. La reazione politica tipica la voce, definita come un qualsiasi tentativo di cambiare, invece di eludere, uno stato di cose riprovevoli. La voce comprende lesteso arco di comportamenti che vanno da una timida lagnanza a una violenta protesta.

19)

Cosa si intende per capitale sociale e perch esso migliora, secondo Putnam, il funzionamento delle istituzioni democratiche? Il capitale sociale definito come caratteristiche dellorganizzazione sociale - reticoli di relazioni, norme di reciprocit, fiducia negli altri che facilitano la cooperazione per il raggiungimento di comuni benefici. La presenza del capitale sociale favorirebbe il buon governo. Benessere economico e buon governo caratterizzerebbero le regioni con pi alti tassi di civismo, dove i cittadini si rispettano e si stimano lun laltro, sono solidali e cooperano in varie forme associative.

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VI. I gruppi di pressione

1)

Perch stata dedicata tanta attenzione allo studio dei gruppi di pressione? Proprio il timore di un loro ruolo negativo in una democrazia ha indotto molti studiosi di scienza politica a dedicare particolare attenzione ai gruppi di interesse. James Madison ha sostenuto che i gruppi sono un male necessario, che meglio controllare piuttosto che eliminare. Occorre evitare che le fazioni organizzate violino, come nella loro natura, i diritti degli altri cittadini o gli interessi della collettivit.

2)

Quali sono gli antenati degli attuali gruppi di pressione? Gli antenati degli attuali gruppi di pressione erano le corporazioni, gi presenti durante la Repubblica e, poi, lImpero romano. Esse erano organizzazioni composte da individui che esercitavano la stessa professione, o producevano il medesimo bene ed avevano specifici statuti e privilegi. Nel Medioevo, ma anche pi tardi, le gilde o corporazioni locali assunsero importanti funzioni di governo allinterno dei Comuni.

3)

Liberalismo e nascita dei sindacati: quali i nessi? Il liberalismo, con la sua difesa della rappresentanza individuale e dei contratti volontari, divenne la dottrina dominante del XIX secolo: libert di lavoro e la libert di associazione furono proclamate in un paese dopo laltro, e ci implicitamente significava non riconoscere la legittimit di richieste di tipo corporativo e dellobbligo di appartenere a qualche associazione, cos come furono esplicitamente eliminati i residui poteri delle corporazioni. Il sindacato nacque dalle Societ di mutuo soccorso, create per assistere i lavoratori nei momenti di difficolt, e dalle leghe, che iniziarono e sostennero le mobilitazioni collettive dei lavoratori come gruppo. Alla fine dellOttocento emersero le prime organizzazioni sindacali in senso proprio, i sindacati di mestiere, basati sullappartenenza professionale a specifiche categorie di lavoratori. Successivamente, si affermarono i sindacati industriali, concentrati sulla difesa degli interessi pi generali dei lavoratori.

4)

Qual il ruolo delle organizzazioni di interessi nella prima guerra mondiale? Le organizzazioni di interessi giocarono un ruolo centrale nella mobilitazione dello sforzo bellico sia nel campo della produzione sia dellordine pubblico. I bisogni della guerra spinsero a coinvolgere i gruppi organizzati nelle decisioni pubbliche: limpatto della guerra sulla produzione, le necessit del razionamento, della mobilitazione e di ridurre al minimo lo sconvolgimento nel campo del lavoro indussero le autorit a superare i limiti imposti dalle legislazioni precedenti e negoziare contratti collettivi con associazioni industriali e i sindacati.

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Gruppi di pressione e democrazia: si illustri la relazione. I gruppi di pressione sono stati oggetto di considerazioni e sentimenti ambivalenti. Sono stati, infatti, ritenuti di volta in volta espressione della libert democratica di associazione e unione, ma anche espressione dei poteri economici (o religiosi) forti; espressione della capacit di classi deboli di accrescere le proprie possibilit di influenza attraverso lorganizzazione e la pressione, ad esempio sindacale, ma anche la dimostrazione dellulteriore spazio dato agli interessi dominanti per mantenere o accrescere le disuguaglianze esistenti. I gruppi rappresentano allo stesso tempo la libert di unirsi ad altri per presentare domande ai leaders politici e la minaccia che coloro che gi possiedono risorse importati possano mobilitarsi pi efficacemente di altri, rafforzando cos le disuguaglianze nel potere politico.

6)
secondi?

Interesse generale e gruppi: quali difficolt nascono per il primo dallazione dei

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In tema di gruppi vi sono due diverse visioni dellinteresse generale: la visione generale del bonum commune, assume che questultimo possa derivare dallinterazione dei gruppi, i quali perci partecipano sia alla piena realizzazione dellindividuo sia alla formazione del bene comune; una seconda visione legata alla democrazia degli antichi, giudica gli interessi dei gruppi e delle associazioni particolari come altrettanti ostacoli e pericoli per linteresse generale, per la sua emergenza e corretta gestione, per un sano e armonico rapporto tra cittadini e sistema politico globale.

7)

Come definire un gruppo dinteresse? La definizione dei concetti di gruppo di interesse o gruppo di pressione tuttora controversa. Un gruppo di interesse pu essere definito come un insieme di persone, organizzate su base volontarie, che mobilit risorse per influenzare decisioni e conseguenti politiche pubbliche. Un gruppo di interesse , quindi, un gruppo di individui che sono legati da comuni preoccupazioni o interessi e che sono consapevoli di questo legame.

8)

Gruppo di pressione, lobbying e gruppo dinteresse: differenze. Il concetto di gruppo di pressione, spesso utilizzato in modo intercambiabile con quello di interesse, sottolinea lazione dei gruppi in politica. Le due dizioni indicano aspetti diversi: non tutti i gruppi di interesse si attivano in politica, fanno pressione. Luso intercambiabile , dunque, accettabile purch si sia consapevoli che la prima dizione indica lazione svolta e la seconda che cosa tiene insieme il gruppo. Allazione di pressione si riferisce anche linglese lobbying, un termine che deriva originariamente dalla lobby (o ingresso) della House of Common britannica, dove i parlamentari incontravano il pubblico. Pi tardi, il concetto di lobbying stato usato per riferirsi allazione di delegati dei gruppi di interesse, in contatto diretto con i parlamentari, membri del governo, burocrati, o altri con il fine di influenzare le scelte politiche.

9)

Che cosa larticolazione particolaristica degli interessi di tipo clientelari? E una tra le modalit individuali di articolazione degli interessi. La ricerca di lavoro, lassegnazione di una pensione, il tentativo di ottenere altri vantaggi, spesso la necessit di averli, spinge gli individui a creare un rapporto personale di scambio di favori con funzionari della pubblica amministrazione ovvero con esponenti politici con posizioni elettive o anche solo interne ad un partito di governo.

10)

Come si classificano gli interessi in base alla struttura organizzativa? In base alla struttura organizzativa i gruppi si possono distinguere in quattro tipi: gruppi di interesse anomici, folle e rivolte disorganizzate, espressione pi o meno spontanea di protesta e lamentela che crescono velocemente e, di norma, altrettanto velocemente rientrano; gruppi di interesse non-associativi, basati su interessi derivanti da identit condivise quali razza, religione, lingua, etnia. Pur non avendo una struttura associativa specializzata, gli interessi sono percepiti come comuni in quanto alla base di una identit collettiva; gruppi di interessi istituzionali, i quali si trovano allinterno di organizzazioni, quali i corpi legislativi, le forze armate, le burocrazie e le chiese; gruppi associativi, cio strutture specializzate per larticolazione degli interessi che sono specificamente designate a rappresentare gli obiettivi di un gruppo in particolare. Esempi di questi ultimi gruppi sono i sindacati, le associazioni etniche, le organizzazioni imprenditoriali e settoriali, o le organizzazioni religiose.

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Quali sono le modalit dazione dei gruppi? In relazione sia ai contenuti sia alle risorse e ai canali a disposizione i gruppi possono seguire: forme dazione convenzionali, attraverso semplici comunicazioni e contatti, anche derivanti da legami personali con chi prende le decisioni a cui il gruppo interessato; forme di pressioni pi forti, come campagne verso lopinione pubblica, ricorso in giudizio, corruzione, finanziamento di campagne elettorali di certi canditati, scioperi e altre modalit non convenzionali, quali dimostrazioni, sit-in, marce e cos via.

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12)

Come classificare o gruppi in base ai loro obiettivi? Per quanto riguarda gli obiettivi dei gruppi, si distinto tra: gruppi di difesa di interessi oggettivi, gruppi formati a partire da categorie occupazionali, ma anche gruppi costituiti attorno ad appartenenze etniche o di genere; gruppi fondati sullespressione di preferenze morali, come i gruppi filantropici, quelli umanitari, o altri. Inoltre utile distinguere tra: gruppi di interesse pubblico, difendono linteresse comune, condiviso da tutti i membri di una comunit nazionale; gruppi di interesse speciale, difendono interessi parziali, che avvantaggiano alcuni gruppi a danno di altri.

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Come classificare le risorse di cui dispongono i gruppi? Le modalit e gli obiettivi condizionano e sono condizionati dalle risorse a disposizione dei gruppi. Le risorse a disposizione dei gruppi sono: risorse economiche-finanziarie; risorse numeriche; risorse dinfluenza; risorse conoscitive; risorse organizzative; risorse simboliche. I gruppi con risorse economiche possono usare sanzioni materiali ad esempio, togliere i finanziamenti (leciti o illeciti) ad un uomo politico o ad un partito. Anche le risorse numeriche possono essere utili a negoziare consenso politico in cambio di decisioni politiche favorevoli.

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Cosa significa per un partito essere un gatekeeper? I partiti possono essere considerati dei gatekeepers cio controlli daccesso se con una propria organizzazione, un elettorato identificato, propri interessi autonomi, propri esponenti, riescono a essere presenti in ogni arena politica decisionale, centrale o anche locale, e a determinare sia laccesso vero e proprio, sia lagenda e i risultati decisionali che toccano, anche in maniera vitale, gli interessi sostenuti dai gruppi.

15)

Quali sono i modelli di rapporto tra partiti e gruppi? Gruppi e partiti scambiano influenze e risorse: i partiti possono aver bisogno sia delle conoscenze tecniche, specialistiche dei gruppi, sia della loro cooperazione per realizzare certe politiche, o spesso, dellapprovazione dei soggetti direttamente interessati. Sia partiti di governo sia partiti di opposizione possono, in cambio di appoggio elettorale o di altro tipo, dar luogo ad azioni politiche favorevoli agli interessi del gruppo nelle sedi adatte, prevalentemente pubbliche.

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Che cosa loccupazione? E una situazione caratterizzata dalla presenza di meccanismi di reclutamento e nomina e di attivit organizzative e decisionali interne al gruppo in cui esponenti del partito abbiano la preminenza assoluta; e gli stessi interessi del gruppo siano subordinati a quelli del partito. In altre parole, il gruppo pur portatore di propri interessi, chiaramente identificabili e fissati, solamente una struttura ancillare rispetto al partito a cui legato.

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Che cosa simbiosi? Un rapporto si simbiosi si ha invece un quella situazione in cui partito e gruppo si rinforzano a vicenda nelle rispettive sfere di attivit. In questo senso, essi si trovano in una posizione paritaria, nella quale luno ha bisogno e dipende dallaltro e viceversa.

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Che cosa egemonizzazione? Configura un gruppo che condiziona completamente il partito a livello di nomina e reclutamento allinterno del partito stesso e a livello elettorale, per quel che concerne la sua stessa attivit nelle sedi

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decisionali, o in diverse altre forme. In sostanza, il partito espressione del gruppo offrendo ad esso un accesso indiretto alle decisioni pubbliche.

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Che cosa significa clientela e parentela? I rapporti di clientela si stabiliscono quando uno o pi gruppi riescono ad avere riconosciuto un accesso privilegiato alla pubblica amministrazione. I Rapporti di parentela si configurano come linsieme di rapporti privilegiati con un partito politico. (ad esempio, le associazione cattoliche rispetto alla Democrazia cristiana o la CGIL, rispetto al Partito comunista).

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Quali sono i rapporti tra i partiti e i sindacati nel caso italiano? I rapporti tra i partiti e i sindacati sono influenzati dalle caratteristiche che questi ultimi hanno assunto nei diversi paesi. In particolare, i sindacati, in alcuni casi si sono limitati a rappresentare i propri iscritti, in altri casi hanno assunto invece un ruolo politico di difesa dellintera classe operai, intesa spesso in termini estremamente ampi. Il caso italiano stato, ad esempio, caratterizzato da un modello di sindacato di classe.

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Che cosa la neutralit? Un ipotesi intermedia tra occupazione e simbiosi. Data la posizione autonoma dei partiti, questi mantengono in pieno il loro ruolo di gatekeepers e, dunque, il controllo dellaccesso, dellagenda e dei risultati decisionali, ma i gruppi trovano pi convenienti non stabilire contatti privilegiati con alcun partito. Per aumentare le probabilit di successo della loro azione applicano la loro pressione su partiti diversi rispetto alle diverse situazioni e ai diversi momenti, configurando cos un appello multipartitico.

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Che cosa sono accesso indiretto e accesso diretto? Esiste, poi, ancora una possibilit pi estrema, quella in cui il gruppo non abbia o non percepisca neanche il bisogno di interagire con il partito potendo contare su un accesso diretto alla burocrazia ministeriale centrale o locale, e alle sedi decisionali governative e parlamentari con proprio personale di fiducia. In una situazione del genere, il partito percepito anche a livello di cultura politica di massa come assolutamente secondario e non necessario nello svolgimento delle funzioni di rappresentanza e, dal punto di vista del gruppo, nella protezione dei propri interessi.

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Illustrate la teoria pluralista dei gruppi. La presenza dei gruppi vista come fonte di equilibrio, socializzazione, e autonomia della societ dello stato. Infatti: la pluralit dei gruppi garantisce un certo equilibrio fra spinte contrastanti. La competizione tra diversi gruppi porta a una mediazione tra di essi, permettendo di avvicinarsi cos ad una sorta di bene comune; gli effetti della partecipazione sono visti come particolarmente socializzanti: la vita nelle associazioni educherebbe allinterazione con gli altri, allontanando dal proprio interesse egoistico; e insegnerebbe a comunicare e collaborare, portando coesione sociale e reciproca fiducia; gli individui che si organizzano sono meno dipendenti dalle istituzioni pubbliche. Lapproccio pluralista ha cos definito i gruppi come la normale forma di aggregazione degli individui, e lo stato come arbitra tra essi. Di conseguenza, dalla teoria dei gruppi emerge implicitamente una concezione della politica come mediazione piuttosto che esercizio di autorit e il carattere democratico di un regime assicurato dalla diversit degli interessi presenti nella societ e dalla molteplicit dei gruppi che li rappresentano.

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Nellambito della teoria pluralista che cosa significa appartenenze multiple? La tolleranza reciproca sarebbe facilitata dalle appartenenze multiple. Ciascun individuo ha interessi diversi nei vari campi in cui svolge la sua attivit quotidiana. Ci lo porta a partecipare in gruppi molteplici (legati al lavoro, al luogo di residenza, al tempo libero, alla sfera religiosa, ecc,). Laffiliazione ai diversi gruppi che esprimono questi interessi porter ad appartenenze trasversali,

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riducendo la coesione dei singoli gruppi e aumentando lintegrazione fra gli individui. Invece di unappartenenza totalizzante si avr una partecipazione pi soffice a vari gruppi.

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Quali sono le critiche rivolte alla teoria pluralista? La teoria classica dei gruppi stata subito criticata sotto svariati punti di vista, e accusata di difendere un mondo in cui pochi avevano potere su molti. Si osservato che la mobilitazione dei gruppi era limita e, soprattutto, era fonte di ineguaglianza. Infatti alcuni interessi avevano maggiore risorse di altri per organizzarsi, sicch pochi gruppi riuscivano a mobilitarsi e ad avere influenza. Inoltre, gli interessi bene organizzati potevano influenzare il governo a tutto danno degli altri. Un altro problema riguardava le barriere delle entrate, cio le condizioni che facilitano lorganizzazione di alcuni interessi, ostacolando gli altri.

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Che cosa la teoria dello scambio nei gruppi di interesse? Nellambito di una teoria dello scambio nei gruppi di interesse si evidenziamo le interazioni tra i promotori dei gruppi di interesse e coloro che poi vi aderiscono. I primi possono essere considerati come imprenditori, nel senso che investono risorse per offrire servizi che gli aderenti, come consumatori, possono comprare. La mobilitazione di risorse e lemergere di imprenditori dellazione collettiva sono pi facili fra gli individui ricchi di risorse materiali, che sono quindi disponibili a dedicare parte di esse ad unorganizzazione degli interessi.

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Cosa vuol dire agire da free-rider? Agire da free-rider significa non pagare il costo dellazione collettiva, aspettando che altri si mobilitino. Olson osserva che la presenza di un interesse comune non una condizione sufficiente a formare un gruppo e non porta automaticamente ad unazione collettiva. Sebbene tutti apprezzino laria pulita, pochi sono disposti a investire tempo e risorse per unazione ambientalista, dato che laria pulita un bene comune di cui tutti, compresi quelli che non hanno fatto niente per averla, possono godere.

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Quali risultati contraddittori ha evidenziato la ricerca empirica a proposito della teoria dei gruppi? Pi recentemente la ricerca empirica su questi temi ha evidenziato risultanti contraddittori: da un lato stato osservato un aumento dei gruppi di interesse sia nel loro numero che nella membership che ha fatto parlare di una crescita generale delle risorse utilizzabili per lazione collettiva. E stata, inoltre, rilevata una maggiore capacit di organizzarsi anche da parte di alcuni gruppi normalmente considerati come gruppi deboli, oltre ad una loro capacit crescente di trovare patroni e alleati; dallaltro lato, per quanto riguarda gli effetti della mobilitazione dei gruppi di interesse, la discussione aperta. La ricerca recente ha in parte dimensionato il potere dei gruppi . In particolare, viene osservato che il loro peso varia da settore a settore e che i gruppi sono capaci di porre alcuni tema sullagenda piuttosto che di determinarne la soluzione. Lattivit di lobbying sarebbe pi orientata ad offrire informazioni che ad esercitare ricatti sui politici.

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Illustrate la teoria neocorporativa dei gruppi. A partire dagli anni settanta, un ampio filone della letteratura si concentrato sullanalisi di un modello di rappresentanza funzionale degli interessi diverso da quello pluralista, definito neocorporativo, a sottolineare le somiglianze con le corporazioni, volute e protette dallo stato, che avevano caratterizzato il sistema della rappresentanza di alcuni regimi autoritari.

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Differenze tra teoria pluralista e teoria neocorporativa. I due modelli si distinguono sia in relazione alla struttura organizzativa degli interessi sia in relazione ai rapporti tra interessi privati e istituzioni pubbliche. Sostanzialmente le differenze consistono:

MODELLO PLURALISTA
Le associazioni sono multiple, volontarie, concorrenti,

MODELLO NEOCORPORATIVO
Le associazioni sono singole, obbligatorie, non in

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non gerarchiche e non necessariamente differenziate secondo modelli funzionali. Non hanno licenze, non sono riconosciute, n sovvenzionate, n create dallo stato, e nemmeno controllate.

concorrenza luna con laltra, gerarchiche e differenziate secondo criteri funzionali. Esse detengono una licenza, sono riconosciute, sovvenzionate, qualche volta sponsorizzate dallo stato, e da esso controllate. I contatti istituzionali fra gruppi e governo sono frequenti ed efficaci; i gruppi hanno spesso la responsabilit anche nella realizzazione delle politiche, mentre sono pi rari i contatti con i partiti, il lobbying parlamentare, le campagne per mobilitare lopinione pubblica e le stesse azioni di protesta che invece caratterizzano i modelli pluralisti. Un sistema neocorporativo ha invece associazioni forti, integrate e ricche di risorse, relativamente indipendenti dai membri e capaci di sviluppare prospettive di lungo termine. Nel corporativismo invece un sistema istituzionalizzato di interazioni attribuisce alle associazioni ruoli particolari nellelaborazione e soprattutto nella realizzazione di politiche pubbliche. Tipico delle forme di influenza neocorporativa invece la concertazione, cio laccordo tra pi attori, governativi e non, su decisioni da prendere e politiche da realizzare.

Tra i due modelli cambia la logica della partecipazione dei membri e la sua influenza
Un modello pluralista caratterizzato da una struttura organizzativa frammentata e povera di risorse, che deve far forte affidamento sulla sua base, e ha quindi difficolt a sviluppare programmi di l ungo periodo. I gruppi esercitano influenza attraverso varie forme di pressione, ma non vi sono rapporti strutturati. Tipico delle forme di influenza pluralista il lobbying.

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In quali democrazie si realizzato pi compiutamente il neocorporativismo? In generale le quattro democrazie scandinave (Svezia, Norvegia, Danimarca e Finlandia) e lAustria sono state considerate quelle a pi alto livello di neocorporativismo e i paesi anglosassoni quelli con un alto livello di pluralismo. Rispetto, poi, alle cause dellaffermarsi delluno o dellaltro modello, alcuni studiosi sono giunti alla conclusione che lintegrazione nei mercati internazionali, forti partiti socialisti, e associazioni degli interessi ben strutturate costituiscono un insieme che favorisce lemergere e la stabilizzazione del neocorporativismo.

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Qual stato il maggior ostacolo allo sviluppo di un sistema neocorporativo? Lo sviluppo di un sistema neocorporativo stato ostacolato soprattutto dalla frammentazione delle organizzazioni di rappresentanza degli interessi. Nei paesi pi vicini al modello pluralista, diverse sono le ragioni di divisione in particolare allinterno dei sindacati: vi possono essere distinzioni ideologiche (si pensi al caso italiano o a quello francese), o linguistiche ( il caso dei Paesi Baschi spagnoli), oppure distinzioni di categorie occupazionale (come avviene in Gran Bretagna).

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Quali sono le conseguenze del neocorporativismo? Le conseguenze del neocorporativismo sono state descritte in modo contrastante: secondo alcuni studiosi, il favore accordato ai gruppi economici forti (quelli collocati nella sfera della produzione) emargina sempre di pi i gruppi non dotati di potere di ricatto economico (disoccupati, studenti e altri). Vi sono, inoltre, elementi potenzialmente antidemocratici in accordi neocorporativi che avvantaggiano i rappresentanti di professione rispetto ai cittadini, le burocrazie rispetto alla base, la gerarchia di vertice a livello nazionale rispetto alle strutture locali; i gruppi forti rispetto ai gruppi deboli. Il neocorporativismo porterebbe a ridurre la competizione e di conseguenza la partecipazione; altri studiosi hanno invece messo in evidenza la capacit del neocorporativismo di ridurre sia il tasso di conflitti sul lavoro che, pi in generale, linsubordinazione verso le istituzioni statali. Inoltre, il tasso di inflazione risultato pi basso in democrazie nelle quali esisteva no accordi neocorporativi a livello nazionale. Da questo punto di vista, accordi centralizzati avrebbero proprio la funzione di evitare una inflazione da pieno impiego, prodotta dalla crescita della militanza sindacale in condizione di forza sul mercato di lavoro.

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VII. I partiti politici

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Come pu essere definito un partito politico? Secondo Weber, i partiti politici sono associazioni fondate su un adesione (formalmente) libera, costituite al fine di attribuire ai propri capi una posizione di potenza allinterno di un gruppo sociale e ai propri militanti attivi possibilit (ideali e materiali) per il perseguimento di fini oggettivi o per il perseguimento di vantaggi personali, o per tutti e due gli scopi. Il partito dunque un associazione, cio un gruppo formalmente organizzato e basato su una partecipazione volontaria. Pi esattamente lo scopo dei partiti quello di influenzare lordinamento e lapparato di persone che guidano un qualsiasi tipo di comunit sociale, la loro strategia principale la conquista di cariche elettive. Secondo Downs, il partito politico una compagine di persone che cercano di ottenere il controllo dellapparato governativo a seguito di regolari elezioni.

2)

Quali sono le funzioni principali dei partiti? In relazione alle loro funzioni e, quindi, anche ad una sfera dellagire umano, i partiti politici agiscono come mediatori tra le istituzioni pubbliche e la societ civile, tra lo stato e i cittadini. Le funzioni principali sono le seguenti: a) I partiti politici sono indispensabili per organizzare la volont pubblica, operando una semplificazione della complessit degli interessi individuali. Votando un partito. i cittadini sono costretti a scegliere tra un numero di opzioni limitato. I partiti operano quindi una mediazione tra interessi individuali, formando linteresse collettivo: essi sono mediatori di idee, attraverso una costante opera di chiarificazione di chiarificazione, sistemazione e presentazione della teoria del partito. b) I partiti inoltre mettono ordine al caos attraverso un processo di strutturazione del voto. Il partito lentit con cui gli elettori si identificano, dando stabilit nel lungo periodo ai comportamenti di voto individuale. c) La semplificazione della complessit passa attraverso lassolvimento della funzione di socializzazione politica. I partiti politici, insieme ad altre istituzioni, insegnano ad occuparsi della collettivit, modellando atteggiamenti, inculcando valori e distribuendo capacit politiche ai cittadini e alle lites. Essi mirano a trasformare gli individui in cittadini integrati in una comunit. d) Grazie ai partiti che si pu aspirare ad un controllo dei governanti sui governati. Da questo punto di vista, i partiti sono strumenti di collegamento tra governo e cittadini. e) In relazione a quanto sopra, essi sono attori importati nella formazione delle politiche pubbliche. Essi, infatti, elaborano programmi, li presentano agli elettori e, se vittoriosi alle elezioni, dovrebbero metterli in atto.

3)

Quali sono i principali assunti della teoria economica della democrazia? Secondo alcuni studiosi che hanno applicato allo studio della politica concetti ed ipotesi teoriche provenienti dalleconomia, i partiti sono innanzitutto apparati orientati alla conquista di voti. Sul mercato elettorale si realizzerebbe uno scambio tra rappresentati e rappresentati simile a quello che avviene sul mercato economico tra imprese e consumatori. Downs propone una interpretazione del fenomeno elettorale basato sul concetto di razionalit che, in democrazia, guiderebbe il comportamento degli elettori. Lassunto di fondo dellapproccio razionale che lindividuo sia capace di stabilire un ordine tra le varie alternative per lui disponibili, e che scelga poi quella che si colloca in cima alla sua graduatoria di preferenze. I principali assunti della teoria economica della democrazia sono i seguenti:

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a) La teoria economica della politica presuppone che gli elettori ed eletti perseguono diversi tipi di
beni. Come i consumatori nel mercato economico, gli elettori avrebbero nel mercato politico preferenze specifiche. Essi chiederebbero delle particolari decisioni politiche ai loro eletti. b) Come nel mercato economico le imprese sono indifferenti al prodotto offerto, mirando essenzialmente al profitto, cos nel mercato politico i candidati avrebbero come unico fine la propria elezione alle cariche pubbliche, senza preferenza invece per questa o quella politica pubblica.

4)

Quali sono i principali elementi dellapproccio della scelta pubblica? Secondo Buchanan, il bisogno degli eletti di seguire le richieste degli elettori, comporta la tendenza degli amministratori a spendere denaro pubblico mettendo in pericolo la democrazia. Volendo soddisfare il maggior numero il maggior numero di elettori, gli eletti utilizzerebbero a piene mani la possibilit di distribuire beni e servizi, attraverso la spesa pubblica. Mirando a rielezione nel breve periodo, essi non si preoccuperebbero degli effetti della crescita del debito pubblico nel lungo periodo.

5)

Quali sono le principali critiche allapproccio economico alla politica? Lapproccio economico alla politica ha sollevato le numerose e seguenti critiche: a) lestensione del concetto di mercato appare poco convincente nella considerazione che manca un mezzo di scambio generalizzato come il denaro, che permette di valutare costi e benefici di risorse materiali, informazioni, simboli, affetti; b) si osservato che se i politici seguissero le richieste (egoistiche) dei loro elettori ne risulterebbe una incapacit di perseguire il bene comune; c) altri studiosi hanno invece sottolineato che essenza della politica proprio la formazione delle preferenze, attraverso lelaborazione di identit collettive. La politica si orienta infatti pi alla modificazione dei bisogni percepiti come centrali dagli individui che alla soddisfazione di bisogni dati.

6)

In che senso i partiti costruiscono identit collettive? Lessenza stessa della politica proprio la capacit di costruire identit collettive attraverso un uso sofisticato della ideologia, come strumento per definire interessi collettivi di lungo periodo ai quali subordinare il godimento di vantaggi individuali immediati. Lideologia rafforza la solidariet di gruppo, forgiando la convinzione di condividere fini comuni, attorno ai quali possibile organizzare unazione collettiva. Ad esempio, creando subculture politiche, cio fitte reti associative caratterizzate da rapporti affettivi intensi ed egualitari, i partiti socialisti hanno tradizionalmente offerto risorse di identit a che era escluso.

7)

Che cosa intende Pizzorno con attivit identificante e attivit efficiente? La funzione della politica, prima ancora che rispondere agli interessi, di definirli. Solo una volta costruite le identit collettive, i rappresentati possono chiedere ai rappresentanti il soddisfacimento delle loro utilit (che lidentit collettiva permette appunto di calcolare) offrendo loro in cambio lealt. Pizzorno ha infatti distinto tra rappresentanza identificante e rappresentanza efficiente. Attraverso lattivit identificante i politici svolgono il compito di costruire, preservare, rafforzare, rafforzare le identit politiche. Tale attivit consiste nel produrre simboli che servono ai membri di una collettivit data di farsi conoscersi come tali, comunicarsi la loro solidariet, concordare lazione collettiva. Attraverso lattivit efficiente soprattutto nei parlamenti e nei governi invece i politici prendono decisioni direttamente intese a migliorare o a non lasciar peggiorare, la posizione relativa dellidentit collettiva che essi rappresentano.

8)

Che cosa intende con partiti di notabili? Si era in un fase nella quale la politica non era ancora una professione. Si dedicavano alla politica individui che. traevano altrove il loro sostentamento economico, in virt della loro condizione economica;

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9)

godevano di una considerazione sociale, fondata non importa su quale base, che dava loro la possibilit di accettare uffici. Che cosa intende con partiti di massa? Con lallargamento del suffragio e lestensione dei diritti politici ai non-notabili, cio ad individui che non hanno risorse proprie cui finanziare la propria attivit politica, porta la professionalizzazione della politica stessa. Si forma cos una classe politica, cio un gruppo di persone che, tendenzialmente, fanno della politica una professione.

10)

Che cosa intende Weber con politico di professione? Secondo Weber, vi sono due modi, non reciprocamente esclusivi, per fare della politica una professione: si pu vivere per la politica, o si pu vivere di politica. Chi vive per la politica ne fa in un senso la sua ragione di vita: egli gode del nudo possesso del potere che esercita, oppure alimenta il suo equilibrio interno e la sua coscienza attribuendo un senso alla propria vita in quanto sa di servire una causa. Invece della politica come professione vive colui il quale aspira a farne una fonte di introito durevole. Ci non significa che chi vive di politica guardi solo al proprio patrimonio, senza pensare alla causa.

11)

Quali sono le differenze tra partito di comitato e partito di sezione? Il partito di comitato il primo tipo di struttura di base tipico dei partiti della fine del XIX secolo. Esso formato da una dozzina di persone, appartenenti alla lite, che godono di prestigio legato alla loro posizione. Lelemento importate per il comitato non dunque la quantit ma la loro qualit, ovvero il loro status sociale. La sezione si differenzia dal comitato per essere un organismo aperto, che cerca di ampliare al massimo i suoi iscritti: invece di un piccolo gruppo di notabili, si cerca di riunire una massa si persone; non si chiede loro se sono conosciute, influenti, in vista.

12)

Quali sono le differenze tra partito di sezione e partito di cellula? Essa si presenta come entit pi piccola della sezione (in genere una trentina) ed tipica dei partiti comunisti. La cellula mira ad organizzare gli operai nelle grandi fabbriche che collega le loro rivendicazione economiche ad un progetto pi ampio. La cellula un comunit che vive realmente ogni giorno.

13)

Che cosa di intende con legge ferrea delle oligarchie? Una degenerazione del modello di partito di massa si ha quando strutture democratiche aperte alla base sono convertite, tramite una legge ferrea, in strutture dominate da una oligarchia, cio da un numero ristretto di dirigenti.

14)

Quali critiche sono state mosse alla legge ferrea delle oligarchie? Angelo Panebianco ha osservato che levoluzione organizzativa dei partiti pi complessa e contraddittoria di quanto ipotizzato dalla legge ferrea delle oligarchie. Infatti: il potere nellorganizzazione relazionale, cio legato ad uno scambio di risorse che, seppure in misura diseguale, sono possedute sia dai leaders che dalla base. I dirigenti hanno una certa autonomia di manovra, garantita dalle competenze, ma essi hanno bisogno dei seguaci; le ideologie non sono del tutto manipolabili. Se i fini dichiarati non coincidono con gli obiettivi reali di quel insieme di attori, individuali e collettivi, che operano allinterno di un partito, i fini ufficiali, espressi dallideologia, mantengono tuttavia una rilevanza sia per i militanti che per i leaders del partito, costituendo un punto di riferimento per la costruzione delle solidariet interne e uno strumento di continuit per lorganizzazione. Si ha cos non una sostituzione dei fini, ma una loro articolazione; la struttura organizzativa dei partiti tende cos a variare. Levoluzione dei partiti non dettata da una legge ferrea, ma dipende invece da una serie di vincoli ambientali e delle scelte strategiche di leaders e attivisti in relazione alle strategie da adottare per raggiungere obiettivi diversi.

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15)

Come si definisce un partito pigliatutto? Quali sono le condizioni del suo sviluppo? Si definisce partito pigliatutto quel partito di massa che presenta le seguenti trasformazioni: a) Una drastica riduzione del bagaglio ideologico del partito. b) Un ulteriore rafforzamento dei gruppi dirigenti di vertice, le cui azioni e omissioni sono ora considerate dal punto di vista del loro contributo allefficienza dellintero sistema sociale, piuttosto che dellidentificazione con gli obiettivi della loro organizzazione particolare. c) Una diminuzione del ruolo del singolo membro del partito, ruolo considerato come una reliquia storica, che pu oscurare la nuova immagine del partito pigliatutto. d) Una minore accentuazione del ruolo di riferimento, di una specifica classe sociale o di una clientela confessionale, per reclutare invece elettori tra la popolazione in genere. e) Lassicurare laccesso a diversi gruppi di interesse. Laffermarsi del partito pigliatutto sarebbe il risultato di una serie di trasformazioni sociali e culturali che hanno portato allindebolimento dei sentimenti di appartenenza di classe cos come delle credenze religiose. Il partito di integrazione di massa, prodotto in un epoca in cui esistevano rigide divisioni di classe e strutture confessionali pi differenziate, si sta trasformando in un partito del popolo pigliatutto. Abbandonando i tentativi di formazione intellettuale e morale delle masse, si sta sempre spostando chiaramente verso la ribalta elettorale, rinunciando ad agire in profondit, e preferendo un pi vasto consenso e un immediato successo elettorale. Come si definisce il partito professionale-elettorale? In che condizioni si sviluppa? Questo partito si distingue da quello burocratico di massa in quanto la burocrazia di partito, a cui era delegato il rapporto con la base di riferimento, sostituito con tecnici ed esperti. Come nel partito pigliatutto, si indebolisce il rapporto con un elettorato di appartenenza, che si identifica nel partito. Cresce inoltre il ruolo dei leaders di partiti eletti nelle istituzioni rappresentative, che tendono a personalizzare i propri appelli. Rispetto al finanziamento delle attivit del partito acquistano sempre pi peso i contributi provenienti dai gruppi di interesse organizzati e il finanziamento pubblico. Ladesione al partito sempre meno basata su idee e valori e sempre pi su interessi e carriera. La trasformazione del partito burocratico di massa al partito professionale-elettorale sarebbe legata al mutamento socioeconomico e a quello tecnologico. Come si definisce il cartel party? Il concetto di cartel party o partito cartellizzato sottolinea la crescente la crescente collusione tra partiti, che formano appunto cartelli, a cio alleanze, per ottenere risorse pubbliche. Il finanziamento pubblico ai partiti avrebbe infatti accresciuto la reciproca penetrazione tra stato e partiti, riducendo la competizione inter-partitica. La presenza di risorse pubbliche avrebbe inoltre trasformato la struttura interna dei partiti, riducendo il bisogno delle risorse offerte dai militanti. Il cartel party rappresenterebbe cos uno stadio estremo di trasformazione del partito in una struttura sempre pi interna allo stato, con conseguente rallentamento nel rapporto tra lo stesso e la sua base sociale.

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Quali sono, secondo Rokkan, le principali fratture sociali che hanno dato vita a partiti politici? I partiti politici presenti nei diversi paesi riflettono fratture (cleavages) sociali storicamente presenti in essi. Due principali fratture si sono sviluppate durante il processo di costruzione dello stato nazionale; altre due durante il processo di costruzione del capitalismo industriale. a) La prima frattura si sviluppa quindi tra centro e periferia, e si riferisce ai conflitti tra un centro politico, culturale ed economico, e aree periferiche, che vengono a poco a poco incorporate nel governo centrale. b) Una dinamica simile assume la seconda frattura, quello tra Stato e Chiesa. La costruzione dello Stato-nazione pass attraverso un aspro scontro tra la Chiesa di Roma, che difendeva le sue sfere di competenza nella formazione delle anime, e lo Stato, che tendeva ad affermare il suo potere in alcuni campi delicati, quale listruzione. c) La terza frattura emerse, a seguito della Rivoluzione industriale, tra citt e campagna. Mentre il potere politico so spostava nelle citt, la rivoluzione industriale creava interessi spesso contrastanti con quello del mondo agricolo. d) La quarta frattura emerse tra imprenditori industriali e classe operaia. La rivoluzione industriale non port solo uno scontro tra campagna e citt, ma anche e soprattutto un conflitto

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interno al mondo dellindustria contrapponendo i capitalisti ai salariati. In tutte le democrazie europee, i lavoratori tentarono di superare il loro svantaggio nel mercato del lavoro fondando partiti che chiedevano maggiore uguaglianza.

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Quali sono, secondo Rokkan, le conseguenze politiche della frattura tra Stato e

Chiesa? Tradizionalmente la chiesa, sia cattolica che luterana o riformata, aveva proclamato il suo diritto di rappresentare la conduzione spirituale delluomo e di controllare leducazione dei bambini nella fede religiosa. Con la formazione dello stato-nazione, il potere temporale cominci invece ad avocare a s questo diritto. Cos, in quei paesi in cui si afferm la istruzione obbligatoria sotto il controllo dello stato sollev le proteste della chiesa, fino alla nascita di partiti, nonch di vasti movimenti di massa, a difesa della religione.

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Che cosa si intende dire quando si afferma che alcune fratture sociali si sono cristallizzate? Le ragioni del congelamento della struttura dei conflitti sarebbe da rintracciare nella capacit dei partiti di agire sulla struttura stessa del conflitto. Nati da fratture sociali, i partiti contribuirebbero poi in modo determinante a riprodurre quelle fratture, offrendo ad esse simboli e rappresentanza. Essi sarebbero quindi capaci non solo di incanalare i conflitti, ma anche di plasmarli, controllando spesso anche una serie di organizzazioni non-partitiche di espressione degli stessi conflitti (sindacati, associazioni, ecc.).

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Quali sono le principali famiglie spirituali di partiti? Si parla di famiglie spirituali per indicare insiemi di partiti accomunati da una concezione del mondo analoga. Sono stati cos distinti: partiti liberali e radicali, definiti come quei partiti che si fecero portatori, a partire dal XIX secolo, degli interessi della borghesia contro i proprietari terrieri; partiti conservatori, che emersero originariamente in opposizione ai liberali, per difendere gli interessi dei proprietari terrieri e, spesso, del clero, contrastando lestensione del suffragio e degli altri diritti di cittadinanza; partiti socialisti e socialdemocratici, nati nel XIX secolo dalla mobilitazione della classe operaia con richieste non solo di diritti politici, ma anche di diritti sociali; partiti democristiani, nati nel XIX secolo per esprimere lopposizione della chiesa cattolica alle emergenti democrazie liberali; partiti comunisti, fondati dopo la rivoluzione russa per scissione dai partiti socialisti delle componenti pi vicine allUnione Sovietica; partiti agrari, nati per difendere gli interessi delle campagne durante la rivoluzione industriale; partiti etnico-regionalisti, emersi in difesa di minoranze etnico-linguistiche con notevoli differenze interne in termini di ideologia e strategia dazione; partiti della destra radicale, comprendenti un eterogeneo insieme di partiti anti-liberali e antidemocratici; partiti ecologisti, emersi negli anni ottanta con attenzione prevalente alla difesa dellambiente dallinquinamento.

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Che cosa si intende dire quando si afferma che alcune fratture sociali si sono scongelate? Secondo le ricerche recenti, si assisterebbe ad un scongelamento nel sistema dei partiti a seguito di un cambiamento nel peso relativo delle diverse famiglie spirituali, e la nascita di alcuni partiti. Analisi comparate sulla evoluzione del voto nelle democrazie europee hanno evidenziate un declino dei partiti religiosi e dei partiti comunisti, insieme allemergere dei partiti verdi. Mutamenti sociali e trasformazioni politiche sono stati inoltre indicati come cause di declino dellidentificazione con un partito politico. I giudizi sugli effetti di questo scongelamento variano:

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secondi alcuni, il deallineamento dellelettorato indicherebbe una crescente perdita di fiducia


nei partiti, con il pericolo che soprattutto le fasce meno istruite dellelettorato divenga preda di politici populisti; altri autori hanno sostenuto che il distacco dai partiti un sintomo della crescente maturit dellelettorato, sempre pi capace di giudicare i partiti sulla base delle loro performances, invece che del giudizio ideologico.

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Quali sono, secondo Duverger, le differenze tra sistemi bipartitici e sistemi multipartitici? Secondo Duverger, le differenze tra i sistemi di partito deriverebbero dalle caratteristiche di alcune istituzioni, in particolare dal sistema elettorale. Mentre il sistema monopartitico determinato dal divieto di costruire altri partiti, i sistemi bipartitici e multipartitici sono influenzati, in questa ipotesi, dalla legge elettorale con il sistema maggioritario a un turno che favorisce il bipartitismo e il proporzionale che porta al multipartitismo.

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Come si contano, secondo Sartori, i partiti? Un partito conta non tanto per la sua dimensione numerica piuttosto per il suo peso strategico. Infatti un partito conta solo se esso ha almeno una delle seguenti caratteristiche: a) potenziale di coalizione, cio si pu entrare in coalizione di governo un partito minore deve essere contato, non importa quanto piccolo esso sia, se esso necessario, almeno una volta nel periodo considerato, per determinare la maggioranza di governo; b) potenziale di ricatto, che indica che lesistenza del partito ha effetto sulle tattiche adoperate dagli altri un partito grande abbastanza da essere considerato rilevante quando la sua esistenza, o apparenza, influenza le tattiche della competizione tra i partiti. Quale tipologia dei sistemi di partito propone Sartori? Sartori ha costruito una tipologia di sistemi di partito pi complessa rispetto a quella di Duverger. Innanzi tutto vengono distinti tre tipi di regimi monopartitico: a) Partito singolo, quando solo un partito legale. b) Partito egemonico, quando altri partiti esistono e sono legali, ma solo come satelliti del partito principale non possono cio realmente competere con questo per ottenere il potere. c) Partito predominante, quando esistono pi partiti, e i partiti minori competono effettivamente con il partito predominante sono legittimati, cio, ad andare al potere in caso di vittoria elettorale ma non riescono nei fatti a vincere. La maggior parte dei seggi va quindi per lunghi periodi al partito predominante; d) Vi poi un sistema con due partiti significativi che contano secondo i criteri su definiti e una moderazione ideologica che permette un certo tipo di moderazione. Si pu parlare qui di sistema bipartitico, quando: due partiti sono in grado di competer per la maggioranza assoluta dei seggi; uno dei due partiti riesce in effetti ad ottenere la maggioranza; questo partito vuole governare da solo; lalternanza, o rotazione, al potere sono aspettative credibili. La competizione verso il centro dove si presume che siano gli elettori fluttuanti, quelli cio disponibili a cambiare partito. e) Numero di partiti e polarizzazione ideologica permettono di distinguere diversi tipi di sistemi multipartitici. La distinzione principale riguarda: multipartitismo (o pluralismo) moderato. Caratterizzato da un numero di partiti che contano non superiore a cinque e dalla presenza di governi di coalizione; pluralismo polarizzato, in genere con un numero di partiti superiori a cinque. Il sistema ideologicamente polarizzato con due poli (a destra e sinistra) caratterizzati da posizioni estreme. f) Successivamente, Sartori ha introdotto un ulteriore tipo di sistema multipartitico il multipartitismo segmentato, caratterizzato da un numero di partiti superiori a cinque ma con bassa polarizzazione ideologica.

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Quali sono le principali caratteristiche del pluralismo polarizzato? Il pluralismo polarizzato avrebbe caratterizzato, secondo Sartori, il caso italiano (almeno fino agli anni settanta inclusi). Movimento sociale italiano (Msi) e Partito comunista italiano (Pci) sarebbe stati i due partiti antisistema; la Democrazia cristiana (Dc) avrebbe occupato saldamente il centro, con mutamenti parziali di alleanza con vari partiti laici minori (liberali, repubblicani, socialdemocratici e socialisti). Non solo il numero dei partiti rilevanti era superiore a cinque, ma la presenza di partiti antisistema indicava, secondo Sartori, la presenza di una politica radicalizzata.

VIII. Elezioni e sistemi elettorali

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Che cosa sono le elezioni? Sono un meccanismo per scegliere i componenti di organi monocratici o collegiali. In quanto tali fanno parte di una variegata famiglia di investitura. In che cosa si differenziano da altri metodi di selezione dei governanti? Esse assumono anche altri importanti significati. In particolare le elezioni sono: in specie per i parlamenti (ma non solo), gli strumenti principali della rappresentanza e del controllo popolare sui governanti; uno dei principali strumenti di ritualizzazione e addomesticamento del conflitto politico. Attraverso di esse il conflitto e la competizione per il potere vengono canalizzati secondo modalit prestabilite e ricorrenti, e con esiti relativamente prevedibili e soprattutto reversibili, attenuandone quindi le asperit. In che cosa si differiscono elezioni democratiche e non democratiche? Le elezioni democratiche si distinguono per tre caratteri fondamentali riassumibili nei tre concetti di competizione, libert e rilevanza politica. Con il concetto di competizione ci si riferisce al fatto che lofferta politica (candidati e/o liste) presentata agli elettori, ha carattere plurale e c una genuina concorrenza per ottenere il successo. Con il concetto di libert ci si riferisce al fatto che gli elettori sono in condizione di operare la loro scelta al riparo da minacce e con un sufficiente grado di informazione sulle alternative, inoltre che ai partiti e candidati in lizza non viene impedito di svolgere la propria campagna e sono garantite sufficienti possibilit di comunicare con gli elettori. Infine, con il concetto di rilevanza si evidenzia il fatto che i risultati delle elezione hanno un peso significativo sui processi politici del paese e in particolare sulle attivit di governo e di decisione. Ci che caratterizza invece le elezione dei paesi non democratici che in tutto o in parte queste condizioni vengono meno. Le elezione dei regimi non democratici si caratterizzano dunque essenzialmente come elezioni senza scelta e di facciata. Quali sono i principali momenti e aspetti del processo elettorale? I principali aspetti del processo elettorale oggetto di regolamentazione sono: i tempi e la convocazione delle elezione; lelettorato attivo; lelettorato passivo e le candidature; la campagna elettorale;

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le modalit del voto; il sistema elettorale e la valutazione dei voti.

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Quali sono i tipi fondamentali di sistemi elettorali? I sistemi elettorali, raramente, sono il frutto della scelta di un unico attore dotato di preferenze coerenti e, molto pi spesso, sono invece il risultato di compromessi tra una pluralit di soggetti con priorit divergenti. La descrizione dei diversi sistemi elettorali deve prendere in considerazione i seguenti aspetti principali: lambito territoriale nel quale avviene lespressione del voto e lassegnazione dei seggi; la formula di computo dei voti e di allocazione dei seggi; le soglie di rappresentanza; il carattere categorico o ordinale del voto. Che cosa si intende per sistemi/formule maggioritari/e? Sono quelli che, nellassegnazione dei seggi, privilegiano lorientamento di maggioranza. Al loro interno si pu operare unulteriore distinzione: si tratta della maggioranza assoluta (ossia il 50% dei voti +1) o di quella relativa (o pluralit, cio quel pacchetto di voti che supera tutti gli altri anche se resta sotto il 50%)? Quali le principali varianti dei sistemi maggioritari? In concreto, le principali varianti sono: il sistema maggioritario ad un turno in collegi uninominali; il sistema maggioritario ad un turno in collegi plurinominali; il sistema maggioritario a doppio turno in collegi uninominali; il voto alternativo. Che cosa si intende per sistemi proporzionali? Si intende sistemi proporzionali in quanto volti a consentire che tutti gli orientamenti politici siano rappresentati in proporzione alla loro forza. Le formule maggioritarie sono state spesso criticate per gli effetti di sottorappresentazione delle minoranze che producono. Quali le principali varianti dei sistemi proporzionali? Le formule proporzionali richiedono collegi plurinominali, che consentono di attribuire i seggi disponibili ad una pluralit di forze politiche. La maggior parte dei sistemi proporzionali adottano il voto di lista: i candidati sono cio raggruppati in liste di partito ed su queste che gli elettori devono esprimere un voto. Le varianti al voto di lista sono: voto singolo non trasferibile, sistema irlandese, in base al quale gli elettori dispongono di pi di una preferenza da attribuire in ordine decrescente ai singoli candidati (anche di partiti diversi) allinterno di collegi plurinominali. Stabilito in base ad una delle formule proporzionali il quoziente necessario per essere eletti, i seggi vengono assegnati a quei candidati che raggiungono i quozienti elettorali grazie alle sole prime preferenze oppure sulla base di una serie di computi successivi che tengono conto delle ulteriori preferenze; sistemi misti , che combinano gli elementi derivati da sistemi elettorali ispirati a principi diversi. Per esempio possono essere accostati elementi di maggioritario e di proporzionale, collegio uninominale e plurinominale, ecc. In alcuni di questi casi allelettore viene attribuito pi di un voto. Qual la rilevanza dellampiezza delle circoscrizioni? Uno dei primi punti che i sistemi elettorali devono affrontare quello del rapporto tra elettori, eletti e territorio. La scelta fondamentale se questo rapporto si debba svolgere allinterno di un unico ambito nazionale oppure entro circoscrizioni territoriali delimitate.

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La rappresentanza e le elezioni parlamentari, prima che si affermassero le idee della rappresentanza nazionale, avevano un carattere fortemente locale e questa tradizione non stata completamente cancellata dalle nuove concezioni. Ma valgono anche e soprattutto motivi pratici: le circoscrizioni locali consentono una vicinanza maggiore e quindi una conoscenza e contatti pi diretti tra gli elettori e i candidati. Lampiezza dei collegi elettorali ha importanti conseguenze, non solo sullo stile della rappresentanza, ma anche sul rapporto voti/seggi (si pu anticipare che pi piccolo il collegio pi alta sar la soglia di esclusione dalla rappresentanza). In alcuni casi, proprio per correggere almeno questi effetti, vengono combinati due o pi livelli di circoscrizione elettorale.

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Che cosa si intende per effetti diretti dei sistemi elettorali? Ci si chiede se passando da un sistema elettorale allaltro: aumenter o diminuir il numero dei partiti; saranno avvantaggiati i grandi partiti oppure otterranno unequa rappresentanza anche i minori; saranno favorite le spinte centrifughe ovvero la convergenza verso il centro; sar incentivata oppure scoraggiata la stabilit delle coalizioni. Posti questi interrogativi, occorre operare alcune distinzioni: 1) La prima quella tra effetti diretti e effetti indiretti, cio tra effetti che, data una certa distribuzione dei voti, si hanno immediatamente sullassegnazione dei seggi (definiti anche effetti meccanici), e gli effetti (definiti anche psicologici) che la presenza di un certo sistema elettorale ha sui comportamenti di elettori e candidati e quindi, indirettamente, attraverso questi risultati. I primi si manifestano a valle del voto; gli altri invece a monte. 2) La seconda distinzione tra effetti locali e effetti nazionali, dunque tra quelli che si manifestano a livello delle singole circoscrizione e quelli che operano invece globalmente a livello nazionale. Vediamo ora quali sono gli effetti diretti a livello circoscrizionale: 1) Il sistema maggioritario ad un turno in ambito uninominale ha su questo piano leffetto che tutte le minoranze sono tagliate fuori dalla rappresentanza. 2) Il sistema maggioritario a doppio turno non cambia molto, salvo che, qualora si adotti il ballottaggio o una soglia per il passaggio al secondo turno, si produrr un innalzamento della maggioranza richiesta per vincere. 3) Passando ai sistemi proporzionali si pu affermare che non ha alcun fondamento laccrescimento della frammentazione del sistema partitico. I sistemi proporzionali semmai fotografano la realt esistente. In linea di principio, sono sistemi senza effetti diretti, Che cosa si intende per effetti indiretti dei sistemi elettorali? Lincidenza dei sistemi elettorali sui risultati finali delle consultazioni popolari non dovuta soltanto al fatto che essi influiscono sulla traduzione dei voti in seggi ma anche al fatto che essi possano condizionare i comportamenti degli attori in gioco (elettori e candidati). Dal punto di vista dellelettore si pone il problema dellutilit del voto: 1) Nei sistemi maggioritari lunico voto utile ai fini dellassegnazione delle cariche elettive quello che va al candidato di maggioranza, tutti gli altri voti vanno sprecati. Nei sistemi proporzionali invece il voto a ciascun candidato che superi la soglia di rappresentanza risulta utile. Il dilemma per lelettore se dare il voto ad un candidato che non rappresenta la sua prima preferenza ma ha buone possibilit di essere eletto (voto utile o strategico), oppure al candidato preferito ma con minori possibilit di risultare eletto (voto espressivo). 2) Nei sistemi proporzionali voto utile e voto espressivo tendono invece a coincidere; il dilemma si pone solo marginalmente e nella misura in cui il grado di proporzionalit sia attenuato (o per effetto di soglie di esclusione, o di circoscrizioni di piccole dimensioni). Accanto agli effetti sugli elettori dobbiamo considerare quelli sui candidati e sui partiti: 1) In un sistema ad alto livello di proporzionalit lunica strategia ottimale per un partito quella di massimizzare i propri voti (storia del partito, mercato competitivo, immagine di partito precisa o altrimenti pi variegata). 2) In un sistema maggioritario, si accresce il rischio dellinsuccesso totale, cio che i voti ottenuti vadano sprecati. Diventa quindi decisivo riuscire a superare la soglia, molto pi alta, di

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rappresentanza. Si rafforzano quindi gli incentivi a coalizzarsi. Quanto minore la distanza ideologica tra i partiti, quanto pi elevata la sicurezza di non perdere i propri elettori e quanto pi grande il rischio di una sconfitta elettorale, tanto maggiore saranno gli incentivi a coalizzarsi. 3) Effetti peculiari sono prodotti dai sistemi elettorali a doppio turno.

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Quali fattori influenzano la partecipazione elettorale? E vero dunque che il voto latto di partecipazione pi diffuso nelle democrazie contemporanee, ma si deve osservare anche che la sua frequenza tuttaltro che costante. Le motivazioni sono diverse, alcune fanno riferimento a: variabili culturali, si ipotizzato che la partecipazione in generale e quella elettorale in particolare dovessero essere pi frequenti laddove era pi diffusa una cultura civica, cio caratterizzata da fiducia nelle istituzioni democratiche; caratteristiche individuali, istruzione, status socioeconomico, et, sesso, ecc. dellelettore; variabili istituzionali, che riguardano le modalit di organizzazione del voto ma anche le conseguenze politiche di questo. In conclusione si deve dire che una pluralit di fattori intervengono a favorire o scoraggiare la scelta dellelettore di recarsi alle urne. La rilevanza maggiore o minore degli uni o degli altri varia in maniera non trascurabile a seconda del contesto. Quali fattori influenzano la scelte elettorali? Nelle elezione laspetto cruciale la scelta degli elettori: preferiscono i partiti di governo o quelli di opposizione, quelli di destra o quelli di sinistra, scelgono i partiti confessionali o laici, e cosi via? Soddisfatti questi primi interrogativi ci si pongono per degli altri: perch gli elettori votano in un certo modo? Quali fattori spiegano meglio i diversi tipi di comportamento elettorale? Infine, quali teorie si rilevano pi soddisfacenti per dare un inquadramento complessivo a questi interrogativi? Due autorevoli studiosi ne indicano almeno otto gruppi: caratteri sociali ed economici durevoli; identificazioni partitiche di lungo periodo; predisposizioni in materia di politiche; preferenze relative a temi di politiche correnti; percezioni delle condizioni attuali del paese o personali; valutazioni retrospettive del governo in carica e dei suoi risultati; valutazione delle qualit personali dei candidati; valutazioni prospettive della potenziale efficacia futura dei candidati e partiti. La ricerca delle determinanti del voto mostra che queste possono variare anche in maniera significativa nel tempo e da paese a paese, cos come allinterno di uno stesso paese. Inoltre il comportamento di volto rappresenta anche la risposta ad unofferta politica che proviene da sistema degli attori partitici e istituzionali e risente delle dinamiche interne e del grado di strutturazione di questo.

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IX. Parlamenti e rappresentanza

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Che cosa un parlamento democratico? Una definizione minima di parlamento basata sui suoi caratteri strutturali la seguente: unassemblea rappresentativa generale, pluralistica e permanente ma rinnovata nella sua composizione tramite elezioni a scadenze regolari. Quali caratteri distinguono i parlamenti democratici da quelli non democratici? I caratteri o le propriet dei parlamenti democratici sono le seguenti: 1) la natura assembleare; 2) il carattere permanente dellistituzione e la sua competenza generale; 3) il mandato temporalmente definito dei componenti; 4) il pluralismo interno: 5) il collegamento organico con i processi istituzionali della rappresentanza politica. Lassenza di anche uno solo di questi elementi determina un mutamento sostanziale nella natura dellistituzione. La categoria dei parlamenti non democratici rivela una gamma assai varia di scostamenti da questo modello. E in primo luogo il carattere del pluralismo ad essere attenuato o cancellato, ma anche quelli della rappresentativit e della permanenza sono per lo pi aleatori o svuotati di significato. Che cosa si intende per rappresentanza politica? Il concetto di rappresentanza fa riferimento sempre ad una situazione duale e relazionale, suppone cio un rappresentante ed un rappresentato, e che tra questi sussista un certo rapporto. La rappresentanza politica democratica pu essere definita nel seguente modo: una relazione di carattere stabile tra cittadini e governanti, intesi gli uni e gli altri come soggetti pluralistici, per effetto del quale i secondi sono investiti dellautorit di governare in nome e nellinteresse dei primi e sono soggetti a responsabilit politica per i propri comportamenti di fronte ai cittadini stessi; autorit e responsabilit politica dei governanti sono definite e garantite attraverso meccanismi istituzionali elettorali. Che cosa si intende per rappresentativit? La rappresentanza come rappresentativit, cio come specchio, intesa come riproduzione dei soggetti rappresentati o, per meglio dire, delle caratteristiche di questi. Il riferimento allistituzione parlamentare in questo caso dobbligo: la sua natura assembleare consente, infatti, di concepirla come microcosmo che rifletta i caratteri del corpo politico. Un organo politico sar dunque tanto rappresentativo quanto pi fedelmente replicher la distribuzione di certe caratteristiche proprie della societ. Che cosa ha di specifico la rappresentanza democratica? La rappresentanza contemporaneamente principio di legittimazione politica, struttura istituzionale e modalit di comportamento. Autorit e responsabilit politica dei governanti sono definite e garantite attraverso meccanismi istituzionali elettorali.

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Quali sono gli aspetti strutturali rispetto ai quali i parlamenti democratici possono differire tra loro? Le caratteristiche strutturali (assemblearit, carattere permanente, pluralismo interno, carattere rappresentativo) sono sufficienti ad individuare il minimo comun denominatore dei parlamenti; la struttura, invece, cio il modello organizzativo reale, fa riferimento ad un complesso di corpus di

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norme giuridiche (costituzionali, legislative, regolamentari e consuetudinari) per definire la struttura di un parlamento, cio la natura e le caratteristiche dei soggetti politici, individuali e collettivi, che lo compongono. La prima dimensione di variazione quella dellarticolazione del parlamento in una o pi camere (modello unicamerale o modelli bicamerali). Mentre il modello unicamerale corrisponde allaffermarsi di un criterio di organizzazione del rapporto rappresentativo, il modello bicamerale riflette generalmente lesigenza di accomodare e bilanciare criteri diversi, a ciascuno dei quali non possibile rinunciare completamente.

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Quali sono le ragioni principali del bicameralismo? I modelli bicamerali, nati dallesigenze di bilanciare esigenze diverse, sono raggruppati in modelli diversi: un primo gruppo di modelli bicamerali, tipici della prima fase di democratizzazione, e oggi spariti dalla scena, salo leccezione inglese, ha avuto alla sua origine lesigenza di conservare forme pre-democratiche. Lintento stato quello di bilanciare il carattere innovativo di quella e di garantirne laccettazione da parte di vecchi strati politici dominanti (laristocrazia, gli alti funzionari degli apparati statali monarchici, ecc.); un secondo gruppo importate di modelli bicamerali legato invece alla necessit di un compromesso rappresentativo tra una concezione unitaria e una concezione policentrica (federale, regionalistica o comunque decentrata) della comunit politica; in questo caso mentre una camera si basa sostanzialmente sul principio della parit rappresentativa degli individui che compongono la comunit politica nel suo complesso delle unit sub-nazionali (stati, regioni, ecc.), ovvero su forme di rappresentanza di secondo grado che assegnano ad organismi del governo locale un ruolo di anello intermedio nel circuito rappresentativo. Gli USA, la Svizzera e la Germania ne forniscono degli esempi. Per definire il tipo di bicameralismo, oltre alla base rappresentativa delle due camere occorre valutare i poteri ad esse attribuiti. Si parler di: bicameralismo paritario o simmetrico, quando i poteri dei due rami si equivalgono; bicameralismo asimmetrico, quando una delle due camere ha poteri attenuati. Rispetto a quali aspetti possono differenziarsi le commissioni? Larticolazione in commissioni nasce dalle esigenze operative delle istituzioni parlamentari: le dimensioni numericamente estese delle assemblee, la mole di lavoro e la tecnicit del lavoro parlamentare hanno spinto tutti i parlamenti ad affiancare alla modalit assembleare di organizzazione, quella per commissioni. Molte funzioni parlamentari invece che essere svolte dallinsieme dei parlamentari sono affidate a sotto-insieme che, generalmente, riproducono, seppur su scala minore, la configurazione politica del parlamento. Il peso del sistema delle commissioni dipende dalla maggiore o minore specializzazione funzionale di queste e dal grado di continuit dei lavori rilevanti, In che modo i partiti condizionano la struttura del parlamento? In linea di massima i parlamentari contemporanei si sono configurati come assemblea di soggetti collettivi, cio di partiti. I singoli parlamentari sono legati al gruppo parlamentare, che tipicamente corrisponde ad un partito con una propria identit organizzativa anche esterna al parlamento, da un forte vincolo di lealt e di dipendenza che, nellazione parlamentare, si traduce in un disciplinato adeguamento alle decisioni del gruppo. I gruppi parlamentari, con la loro leadership e la loro organizzazione, diventano quindi i soggetti principali della vita parlamentare. Spettano ad essi le principali decisioni in materia legislativa e di sostegno al governo, mentre il compito dei singoli parlamentari sar principalmente quello di attuarle. Che ruolo ha il governo nello strutturare il parlamento? Accanto allarticolazione del parlamento lungo linee partitiche, un ruolo significativo assume il rapporto tra il governo e il parlamento nel definire la struttura politica di questo ultimo. Questo aspetto particolarmente rilevante nelle forme di governo parlamentari nelle quali il parlamento ha i compito di produrre e legittimare lesecutivo. In ragione di questa funzione il parlamento tende ad articolarsi lungo la linea di divisione tra le forze che sostengono il governo e quelle che gli si

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oppongono e la divisione maggioranza-minoranza tende a coincidere con quella governo-opposizione. Il governo, la cui sopravvivenza dipende dalla maggioranza parlamentare, diventa, in quanto fiduciario e guida politica di questa, uno dei soggetti pi rilevanti allinterno del parlamento stesso.

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Quali sono le funzioni essenziali dei parlamenti? Le funzioni del parlamento secondo Bagehot sono: 1) Elettiva. cio di designazione dellesecutivo. 2) Espressiva, di trasmissione degli orientamenti popolari. 3) Educativa, di elevazioni delle opinioni popolari, 4) Informativa, di comunicazione degli interessi delle minoranze. 5) Legislativa, di elaborazione ed approvazione delle leggi. 6) Finanziaria, di approvazione di imposte e bilanci. Volendo sintetizzare questo elenco che mantiene gran parte della sua validit si potrebbe parlare di funzioni rappresentative (funzioni 2,3 e 4); di controllo sul governo (funzione 1 e 6) e di policy making (5 e 6) Che ruolo ha il governo nella funzione legislativa? La forma di produzione normativa di rango pi elevato attribuita nel disegno costituzionale di tutti i paesi democratici al parlamento. Liniziativa governativa , almeno nelle forme di governo parlamentari, anchessa iniziativa di un soggetto parlamentare. Questa attribuzione parlamentare generalmente manca invece ad alcuni governi presidenziali, i quali per introdurre le proprie leggi devono ricorrere a parlamentari amici che lo fanno per loro. In linea di massima si pu rilevare che il predominio governativo sullattivit legislativa, oltre che al peso in sede di iniziativa, dovuto al tasso di successo maggiore delle sue proposte di legge.

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X. I governi

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Che cosa un governo? Che cosa significa governare? E bene ricordare che nelluso comune la parola governo ricorre sia per indicare una attivit, una funzione, che per designare un soggetto politico, unistituzione. Il verbo greco Kubernao, da cui derivano governo e governare, significa dirigere con il timone. Letimo trasmette una immagine per i detentori della funzione di governo: quella del timoniere, cio di colui che ha la responsabilit di guidare la nave verso la destinazione, tenendola nella sua rotta e facendo fronte agli imprevisti che si presentino. Queste e altre metafore sottolineano la combinazione tra esercizio di unautorit suprema e responsabilit del benessere dei sottoposti a questa autorit. Governare significa essenzialmente assumersi le responsabilit finali di fronte alla comunit politica e ai suoi problemi. Non detto che governare significa risolvere questi problemi. Ma chi governa investito dal compito (e dallautorit) di tentare di fornire una risposta, reale e elusiva che essa sia. Come sono nate le istituzioni di governo attuale? Le linee di sviluppo storico dellistituzioni governative quello del passaggio dai regimi monarchici tradizionali ai regimi liberal-democratici. Alla base di questa transizione troviamo due grandi processi che interessano la storia degli ultimi quattro o cinque secoli di vita politica in Occidente: da un lato, il lungo processo di accentramento politico il cui esito sono gli stati nazionali sovrani (strutture di governo che si configurano come il braccio esecutivo di un potere concentrato nella persona del sovrano); dallaltro, il controverso sviluppo di un articolato sistema di controllo sul potere, e la trasformazione delle basi di legittimit dei regimi politici il cui sbocco finale la democrazia rappresentativa (dislocazione del governo verso la sfera parlamentare, mentre il sovrano subisce una progressiva perdita di legittimit politica per ridursi a simbolico capo dello stato, potere neutrale). Quali sono le forme di governo principali? La classificazione tradizionale da implicitamente riferimento a due distinte dimensioni delle istituzioni governative: 1) Legittimazione democratica o delle modalit istituzionali attraverso le quali questa legittimazione viene garantita. Per cui abbiamo due classi: la prima classe governo parlamentare, cos chiamata perch il governo trae dal parlamento la sua legittimazione politica; la seconda classe governo presidenziale, in cui lattributo presidenziale indica lo status di preminenza, nella compagine governativa, della figura monocratica del presidente, che cumula le due cariche di capo del governo e di capo dello stato. 2) La struttura dellesecutivo, cio quella della distinzione tra esecutivo monocratico ed esecutivo collegiale. La prima dimensione, quella della legittimazione democratica (cio elettorale) dei governi, prevede due possibilit di legittimazione: diretta, quando il governo sia eletto dai cittadini (in questo caso lelezione riguarder il capo del governo); indiretta, quando il governo eletto dal parlamento. Che cosa si intende per forma di governo parlamentare? La forma di governo parlamentare presenta le seguenti caratteristiche:

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1) Legittimazione indiretta dellesecutivo attraverso il parlamento, garantita dal potere di fiducia


del secondo. 2) Separazione tra capo dello stato e capo del governo. 3) Durata non predeterminata dellesecutivo. 4) Struttura collegiale a un livello dellesecutivo (lintero governo investito della fiducia). 5) Eventuale possibilit di scioglimento anticipato del parlamento.

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Che cosa si intende per forma di governo presidenziale? La forma di governo presidenziale presenta le seguenti caratteristiche: 1) Legittimazione democratica indipendente dellesecutivo e del parlamento. 2) Fusione delle due cariche di capo dello stato e capo del governo. 3) Termine fisso del mandato presidenziale. 4) Struttura a due livelli dellesecutivo. Che cosa si intende per forma di governo semi-presidenziale? La forma di governo semi-presidenziale presenta le seguenti caratteristiche: 1) Legittimazione democratica indipendente del capo dello Stato e del parlamento. 2) Separazione delle due cariche di capo dello stato e capo del governo. 3) Carattere tendenzialmente bicefalo dellesecutivo per lattribuzione di funzioni di governo al capo dello stato. 4) Legittimazione indiretta del gabinetto attraverso il parlamento, garantita dal potere di sfiducia del secondo. 5) Durata predeterminata del capo dello stato e non predeterminata del gabinetto. 6) Possibilit di scioglimento anticipato del paramento. Che effetti hanno le variabili politiche sulla forma di governo? La modellistica costituzionale non in grado nei fatti di determinare in maniera del tutto univoca e non ambigua la forma concreta di governo. La normativa costituzionale produce essenzialmente una struttura di opportunit e di limitazioni, definendo le arene istituzionali, le procedure e i poteri nellambito e con i quali opereranno i soggetti politici. Da un lato la rappresentazione del parlamento e del governo come soggetti distinti e contrapposti appare tributaria di un modello politico che risale ad un epoca caratterizzata da circuiti ben distinti di legittimazione dei quali parlamento e governo erano espressioni. Dallaltro lato, il riferimento a parlamentari e governanti come individui si basa su una rappresentazione (ottocentesca) del panorama degli attori politici che stentava ancora ad acquisire la rilevanza (e la piena legittimit) del partito come attore collettivo. Con laffermarsi dei partiti gli attori individuali operanti nelle arene del potere si trovano ad agire nellambito di soggetti collettivi che generano identit e vincoli di solidariet sopra-individuali, di intensit variabile nel tempo e da paese a paese, ma generalmente significativi. Per quel che riguarda la dimensione della legittimazione soprattutto nelle forme di governo parlamentati che lincidenza della variabile partitica si rivela pi significativa. Il fatto che la natura stessa dellorgano mediatore della legittimit, il parlamento, muta profondamente con lavvento dei partiti e a seconda del tipo di partiti che si affermano; e con esso cambia anche il significato dei due passaggi del circuito legittimante (elettorato-parlamento e parlamento-esecutivo). Che importanza hanno le coalizioni nel governo parlamentare? Ai fini della durata della compagine di governo nel suo complesso sono di particolare rilevanza i rapporti tra governo e sistema partitico. I primi studi hanno evidenziato che mentre nei governi monopartitico prodotti da bipartitismo la stabilit non scalfita, nei governi di coalizione, esito prevalente dei sistemi pluripartitici, sono caratterizzati da livelli non omogenei di instabilit. La riflessione sul tema della stabilit ha portato ad un pi approfondito esame delle modalit di formazione e di crisi dei governi. Uno dei punti di partenza di questa discussione stata lipotesi della prevalenza, in termini sia di probabilit di costituzione sia di durata, delle cosiddette coalizioni minime vincenti, cio caratterizzate dalla misura minima (di individui e di partiti) necessaria per ottenere una maggioranza. Questa ipotesi era ricavata da una teoria razionale del comportamento politico che, postulando lacquisizione di posti di governo come finalit prevalente degli attori politici,

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ne deduceva che il comportamento degli attori politici sarebbe stato appunto quello di minimizzare le dimensioni delle coalizioni di governo, per ridurre cos il coefficiente in base al quale sarebbe stata operata la distribuzione delle cariche. Questa teoria stata rivista, in particolare sui fini perseguiti dagli attori politici. Se la finalit degli attori politici non solo quella di massimizzare le posizioni di potere, ma anche di realizzare obiettivi programmatici, i risultati coalizionali potranno essere diversi. Lampiezza minima della coalizione perder di importanza rispetto allesigenza di assicurare al governo la capacit di superare gli ostacoli del processo parlamentare di decisione, di garantirsi la non belligeranza di attori parlamentari significativi, di far fronte ad un opposizione anti-sistema, di pararsi le spalle dalla concorrenza elettorale di altri partiti e cos via.

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A quali logiche risponde la formazione delle coalizioni? La partecipazione al governo deve essere valutata anche in termini di costi da evitare (rinunciandovi appunto e consentendo soluzioni minoritarie) o da minimizzare suddividendoli su una base pi ampia (cio realizzando coalizioni sovradimensionate). Quali fattori rafforzano e quali indeboliscono linfluenza dei partiti sul governo? Per valutare il ruolo dei governi nel sistema politico occorre valutare tra le altre cose la loro posizione rispetto ai processi di policy making. La grande ascesa dei partiti ha attirato lattenzione sulla dipendenza dei governi dai partiti. Da un lato, si avuta in questo periodo la predominante partizione del personale ministeriale: agli alti funzionari stati e ai notabili parlamentari si sono sempre pi sostituiti politici con una precisa etichettatura di partito e spesso una lunga carriera in posizioni dirigenti. Daltro lato, sul piano del policy making, gli indirizzi programmatici espressi in positivo dai partiti a anche, in negativo, i veti da essi posti hanno certamente influenzato massicciamente lazione del governo. Questo ha spesso indotto a sottovalutare il governo e a considerarlo una semplice emanazione dei partiti. Le tendenze pi recenti di trasformazione dei partiti suggeriscono la necessit di rilevare non solo la forza ma anche i limiti del party government. I limiti del party government traggono origine tanto dai partiti stessi che dal governo. Sul lato dei partiti vanno segnalati due fattori principali: il carattere selettivo degli interessi stessi dei partiti. Non tutte le politiche sulle quali il governo chiamato a decidere presentano un uguale interesse per i partiti (es., la non idoneit ad essere sfruttati elettoralmente); i limiti operativi dei partiti. Risorse assai limitate rispetto a quelle che la burocrazia fornisce al governo o anche a quelle di cui possono disporre i gruppi di interesse. Questi limiti sono stati certo accentuati dal declino dei partiti ideologici. Sul lato del governo si segnalano: la responsabilit tipiche dellistituzioni. A differenza dei partiti, che in certa misura possono scegliere i propri campi di intervento, il governo, per la sua posizione istituzionale, si trova in molti casi ad agire. Questo particolarmente chiaro nella sfera internazionale in cui una risposta pu non essere facilmente rinviabile. Ma anche nel campo delleconomia possono frequentemente porsi situazioni che richiedono urgenti provvedimenti; gli apparati amministrativi che contribuiscono a produrre una relativa autonomia del governo rispetto ai partiti. La burocrazia innanzitutto fonte di risorse tecnico-conoscitive che possono essere impiegate nellattivit di elaborazione delle politiche, e queste risorse sono generalmente superiori a quelle a disposizione degli apparati partitici. Qual il significato della stabilit di governo? Si intende quando una compagine governativa porta a termine il proprio mandato senza cambiamenti di rotta. Ai fini della durata della compagine di governo nel suo complesso stabiliscono unassociazione assai netta tra stabilit dei governi e bipartitismo da un lato, tra instabilit e pluripartitismo dallaltro. Mentre la stabilit dei governi monopartitici prodotti dal da bipartitismo non stata scalfita, un pi attento esame dei governi di coalizione, esito prevalente dei sistemi pluripartitici, non sono omogeneamente caratterizzati da alti livelli di instabilit. Oltre al numero anche la distanza ideologica

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tra i partiti e la compatibilit delle loro preferenze politiche giocano un ruolo significativo nel determinare la durata dei governi.

XI. Le burocrazie pubbliche

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Come si definisce la burocrazia? Nella definizione di Max Weber, il termine burocrazia si riferisce alle organizzazioni che funzionano secondo il principio delle competenze di autorit attribuite a uffici e specificate attraverso regole impersonali ed universali.

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Quali sono le principali caratteristiche della burocrazia secondo il modello weberiano? Gli elementi essenziali sono: la territorialit del comando, che si realizza attraverso un processo di accentramento territoriale. La costruzione dello stato comporta sia accorpamento territoriale, sia accentramento dei poteri nelle mani del sovrano. Con il passare del tempo, per, la burocrazia si sottrarr al potere personale del sovrano assoluto, assoggettandosi invece al parlamento e alla legge; lobbligazione politica, che implica il riconoscimento allo stato del monopolio della forza legittima; lo sviluppo della burocrazia pubblica, caratterizzata da un potere impersonale, vincolato dalla legge al rispetto dello stato di diritto. Nello stato moderno, lobbedienza al dominio politico non dettata dalla paura della punizione, quanto a un senso di obbligazione, di doverosit morale.

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Che cosa spiega la crescita della burocrazia pubblica nel corso dellevoluzione dello stato moderno? Storicamente, laffermarsi di uneconomia monetaria una precondizione della nascita della burocrazia. In una prospettiva di tipo evoluzionista, la crescita della burocrazia stata spiegata attraverso un parallelo con levoluzione biologica, sottolineando la progressiva specializzazione degli organi cui viene assegnato lassolvimento di specifiche funzioni. Lo stato nascerebbe dalla specializzazione delle funzioni pubbliche che via via si distaccano rispetto a quelle economiche e religiose. La continua differenziazione e autonomizzazione ha creato un crescente bisogno di coordinamento, cui ha fatto fronte lo stato, attraverso i suoi funzionari. La divisione del lavoro procederebbe poi allinterno dello stato, innanzitutto attraverso la separazione del legislativo, cui demandata la competenza decisionale, dalla amministrazione, cui spetta la mera esecuzione.

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Come si collega alla burocrazia il monopolio della forza legittima? Nella classica definizione di Max Weber, lelemento fondamentale che caratterizza lo stato il monopolio della forza legittima: si ha uno stato quando un soggetto politico di carattere istituzionale capace di rivendicare con successo, per la sua direzione amministrativa, il monopolio della forza legittima. Lobbedienza allo stato legata, in ultima analisi, al controllo della forza (o violenza) necessaria a sanzionare le violazioni. Il controllo della forza legittima infatti lelemento essenziale di quelle che vengono definite forme minime di stato, dove allo stato demandato il compito di garante dellordine interno ed esterno. Cosa si intende per impersonalit del comando?

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Nello stato moderno, lobbedienza allautorit non dettata dalla paura della punizione ma da un senso di dovere morale da chi soggetto a comando che non arbitrario, la superiorit di chi lo esercita non usurpata. La legittimit del sovrano viene dalla esistenza di una serie di regole riconosciute: luso della forza controllato dalla legge.

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Su che cosa si fonda il potere razionale-legale dei funzionari? Le forme di potere sono collegate a specifiche forme di amministrazione: <<Ogni potere si manifesta e funziona come amministrazione; e ogni amministrazione, in quanto per la sua direzione devono pur sempre essere posti nelle mani di qualcuno dei poteri di comando, richiede in qualche modo il potere>>. Il potere razionale-legale alla base del modo di amministrare le moderne organizzazioni complesse, come la pubblica amministrazione, ma anche la grande impresa.

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Quali gruppi sociali hanno fatto pressione per una crescita delle burocrazie pubbliche? La crescita della burocrazia stata sollecitata, almeno in parte, da pressioni provenienti da diversi gruppi sociali. La democrazia ha permesso ai cittadini di organizzarsi e chiedere benefici allo stato. I gruppi pi economicamente deboli hanno utilizzato il loro peso elettorale per migliorare la loro condizione, attraverso una legislazione che ha regolato le condizioni di lavoro e introdotto meccanismi di redistribuzione economica. Richieste di espansione dello stato sono venute comunque anche da gruppi economicamente forti: si parlato, ad esempio, di una borghesia nazionale, appoggiata e sostenuta dallo stato coloniale, o anche ad esempio nel caso italiano di una borghesia di stato, sponsorizzata dallo stato stesso. Pi in generale, lo sviluppo capitalistico ha avuto bisogno di una serie di infrastrutture (dalle scuole, ai trasporti, dagli acquedotti alla elettricit) che sono state create e gestite dallo stato.

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Che cosa si intende con <<razionalit limitata>>? Il modello weberiano di burocrazia afferma in primo luogo il principio della razionalit dellazione come fondamento dellagire burocratico. Razionalit intesa come capacit di scegliere i mezzi adeguati ai fini. Elementi essenziali del processo decisionale sono dunque la presenza di scopi ben definiti, la valutazione delle possibili alternative per raggiungere questi scopi, lopzione per lalternativa pi costosa. Simon rilevo che in realt viviamo in un mondo caratterizzato da molti vincoli ad un comportamento razionale, uno dei pi rilevanti riguarda il costo stesso della raccolta delle informazioni che rende impraticabile una completa conoscenza di tutte le alternative come presupposto della scelta. Pertanto elabor il modello cosiddetto della razionalit limitata, secondo il quale il decisore non mira a massimizzare i propri valori, ma si accontenta di una soluzione soddisfacente. Evitando di analizzare tutte le possibili soluzioni, lamministratore pubblico adotter la prima soluzione che gli appare soddisfacente. Che cosa si intende con <<incrementalismo incoerente>>? Criticando il modello nazionale-sinottico, Lindblom afferma che il processo decisionale procede in modo incrementale, attraverso successive comparazioni di un numero limitato di alternative. Il processo decisionale avverrebbe attraverso aggiustamenti sia adattavi cio di adeguamento a trasformazioni esterne sia manipolativi, miranti a trasformare lambiente. Questo metodo di incrementalismo incoerente, evitando di risolvere i problemi una volta per tutte, permetterebbe di risolvere eventuali errori attraverso successive verifiche.

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Che cosa suggerisce lapproccio neoistituzionalista in relazione ai comportamenti di individui ed istituzioni? Le organizzazioni sarebbero quindi aggregati pi o meno instabili di attori con fini diversi e contraddittori. Una prospettiva meno radicale ha cercato di combinare la critica ad un visione della organizzazione come organismo unico, con losservazione che, pur con contraddizioni e conflitti, le organizzazioni

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hanno tuttavia una loro esistenza autonoma rispetto alla somma degli individui che lo compongono. Il problema della mancanza di obiettivi comuni stato affrontato sostenendo lesistenza di norme che rendono possibile il riferirsi alle organizzazioni come istituzioni. Questa posizione stata elaborata dal cos detto approccio neoistituzionalista, che ha sottolineato di recente la rilevanza delle istituzioni nel determinare i processi politici. Secondo questo approccio, le istituzioni non sono da intendere come organigrammi di funzioni (o di funzionari), ma piuttosto come tessuto di regole, procedure e valori. I comportamenti nelle organizzazioni non sarebbe dunque dettati dal mero interesse individuale, ma piuttosto da obbligazioni culturali e nome sociali: gli individui darebbero una grande rilevanza alle norme, privilegiandole rispetto alla propria convenienza.. Lappropriatezza (intesa come rispetto delle norme) guiderebbe il comportamento degli individui. Pertanto anche il comportamento amministrativo rifletterebbe prevalentemente criteri di appropriatezza.

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Quali principi dovrebbero essere alla base della divisione dei compiti tra politici e burocrati? Il punto debole della burocrazia comunque lassenza di una legittimazione rappresentativa. Per la dottrina democratica, data la mancanza di una responsabilit diretta rispetto allelettorato, la burocrazia deve essere subordinata al potere politico. Politi e burocrati dovrebbero collaborare, ma esercitando funzioni diverse. Ai politici andrebbe il compito di definire lindirizzo generale delle politiche pubbliche, attraverso la partecipazione negli organi legislativi ed esecutivi; ai burocrati quello di rendere operative le direttive dei politici. I politici interpretano la volont popolare, la burocrazia rende esecutive quelle interpretazioni, mantenendo un atteggiamento neutrale (principio della neutralit) rispetto ai singoli interessi.

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Quali sono le principali risorse dei burocrati rispetto ai politici? Per quanto riguarda i reciproci controlli tra burocrati e politici, se la classe politica pu controllare la burocrazia attraverso la programmazione, la verifica del bilancio, il ricorso a propri staff tecnici, linfluenza sul reclutamento e la carriera degli impiegati pubblici, la burocrazia ha per una fondamentale risorsa da investire nel conflitto con il potere politico: il monopolio del sapere. Questa asimmetria nel rapporto tra politici e burocrati legata la fatto che mentre lamministrazione o potrebbe essere, allinterno della sua sfera di competenza, pienamente sovrana ed autosufficiente, in grado, cio, di trasformare pienamente gli input in risultati effettivi, lo stesso non pu dirsi per gli eletti ed i politici, che, in ogni singola attivit, avranno sempre bisogno di una collaborazione da parte degli uffici, mancando la quale non saranno assolutamente in grado di raggiungere i risultati. Il potere della burocrazia poi ulteriormente rafforzato dal fatto che, grazie anche alla pi lunga durata della carica dei funzionari rispetto ai politici, i burocrati garantiscono continuit alle istituzioni.

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Quali caratteristiche delle societ contemporanee favoriscono lautonomizzazione della burocrazia pubblica? Una crescente autonomizzazione della burocrazia rispetto al controllo dei politici derivata anche da un processo di progressiva trasformazione dei fini della amministrazione pubblica. In particolare, il potere della burocrazia aumentato quando dalla prevalenza delle di funzioni di applicazioni di istanze legislative si passati ad un crescente coinvolgimento della burocrazia in attivit di programmazione, orientate alla selezione di mezzi pi adatti ad alcuni risultati piuttosto che alla conformit alle leggi. La burocrazia ha acquistato una posizione sempre pi rilevante nel negoziato tra lo stato e i cittadini o gruppi di cittadini. Capacit di dialogo, dibattito, negoziazione e gestione del conflitto sono elementi sempre pi importati nellattivit della burocrazia pubblica.

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Quali sono le principali forme di potere in unorganizzazione e che tipo impegno creano? Organizzazioni diverse possono utilizzare incentivi diversi che, in alcuni casi, possono indebolire il principio della gerarchia. Amitai Etzioni ha distinto tre forme diverse di potere: coercitivo, basato sulla applicazione o minaccia di applicazione di sanzioni di vario tipo; remunerativo, basato sulla allocazione di risorse materiali; normativo, basato sulla locazione di ricompense simboliche.

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A ciascuno di esse corrisponde un tipo di impegno da parte dei membri: impegno alienato, basato sulla paura, nel primo caso; impegno calcolato, basato sullanalisi dei costi e benefici, nel secondo caso; impegno normale, basato sulla condivisione di norme, nel terzo caso. La scelta di privilegiare luno o laltro dei tipi di potere avr poi conseguenze in termini di efficacia della organizzazione rispetto ad alcuni scopi. Ad esempio, lutilizzo della coercizione, alienando gli individui, poco adatta a produrre un impegno morale; gli incentivi remunerativi rendono meno credibili le motivazioni ideali. A loro volta, organizzazioni basate su incentivi normativi riescono a svolgere i propri compiti in modo pi efficienti e con minore investimento di risorse, ma hanno difficolt a trasformare i propri obiettivi, dato che attorno ad essi si costituisce la lealt moralistica dei suoi membri. 15) Che cosa si intende per burocrate di base? Sono dei burocrati direttamente a contatto con il pubblico in settori quali i servizi sociali o di polizia. In alcune burocrazie, dove sono maggiori le competenze tecniche e i contatti con la clientela esterna, la discrezionalit dei livelli bassi della gerarchia particolarmente forte. In molti casi, limpiegato a diretto contatto con la sua clientela deve sviluppare una serie di regole informali che gli permettono di definire un caso concreto come appartenente ad una certa casistica, e quindi meritevole di un certo trattamento. Tutti i burocrati, a livelli bassi della gerarchia, godono di un ampio potere discrezionale e sviluppano quindi particolari criteri guida che permettono loro di routinizzare le decisioni.

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In che senso si parla di una frammentazione nella pubblica amministrazione? Il principio gerarchico stato messo sempre pi in discussione dai mutamenti intercorsi nella struttura dellamministrazione pubblica, con una crescita di enti pubblici di vari tipo e lintreccio tra strutture gerarchiche e strutture di coordinamento orizzontali. Lesito di queste trasformazioni stata unaccresciuta frammentazione dei sistemi amministrativi che perdono quel carattere di macrosistemi organizzativi relativamente compatti che possedevano in passato. Insieme alle dimensioni, cresce anche la complessit, con intreccio di enti pubblici eterogenei e spesso in reciproca competizione. Questa complessa articolazione organizzativa ha aumentato lautonomia della burocrazia, sottraendo molti organi al controllo gerarchico centralizzato tipico del passato. Tra le riforme sviluppatesi a partire dagli anni ottanta, vi infatti la creazione di agenzie, come unit organizzative pi snelle e semi-indipendenti rispetto alla classica struttura dei ministeri. Come si differenziano i modelli di burocrazia pubblica in Europa e negli Stati Uniti? Un primo modello quello affermatosi negli stati presenti sul continente europeo, a partire dal modello francese. Il processo di costruzione di una amministrazione pubblica si avvi in Francia gi nel secolo sedicesimo, con la creazione di un esercito permanente e di un sistema centralizzato di tassazione. Sotto il regno di Luigi XIV, dopo la sconfitta della nobilt, il potere alla periferia passo nelle mani dei funzionari regi. Napoleone ristabil il modello accentrato di burocrazia controllata dal potere esecutivo, che era stato indebolito dalla rivoluzione, rafforzandone la struttura gerarchica. Questa struttura di funzionari si legittimer agli occhi della opinione pubblica attraverso il rispetto di una serie di norme e lo sviluppo di specifici saperi. Per questo, reclutamento e carriera dei funzionari saranno legati al merito e alla competenza, certificati dalle istituzioni che si specializzano nella formazione dellamministratore pubblico. Questo modello di carriera deve garantire una certa affidabilit politica della burocrazia, socializzandola ai valori della classe dominante. Altra caratteristica del modello un profilo generalista degli impiegati pubblici, che devono essere capaci di passare da una funzione allaltra nel corso delle loro carriere, tutte interne alla pubblica amministrazione. Un modello diverso prevale negli Stati Uniti, dove viene invece legittimato il principio dello spoil system, cio lattribuzione al partito di maggioranza della possibilit di nominare funzionari pubblici ad esso fedeli. Nello specchio sotto riportato sono delineate le differenze tra i due modelli. Modello Francese Formazione Accesso Carriere Ad hoc per amministrazione Concorso pubblico Interne alla P.A. la Modello Americano

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pubblica Costruzione di competenze specifiche attraverso esperienze professionali Possibilit di nomine politiche Permeabile a ingressi dallesterno

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Competenze Sistema decisionale Cultura amministrativa Rapporti con lesterno

Profilo generalista Specializzate Autorit gerarchica interna Organizzazione attorno a progetti (struttura per ministeri) (struttura per agenzie) Legittimazione attraverso Costruzione di decisioni su casi lapplicazione di norme individuali impersonali Formale chiusura rispetto Funzione attiva di mediazione allesterno

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Quali sono le attuali tendenze nella riforma della pubblica amministrazione? La riforma della P.A. stata sollecitata da una serie di sviluppi, in parte indipendenti luno dallaltro. Si avuto una revisione non solo delle politiche sociali ma anche alle strategie di intervento sul mercato, in risposta alla crescita del debito pubblico. Al bisogno di risparmio, si comunque affiancata una richiesta di migliore qualit di servizi da parte di cittadini, oltre che di maggiore partecipazione alle scelte della P.A.. In Italia, come altrove, le recenti riforme nella pubblica amministrazione si sono rivolte in due direzioni principali: deregulation e privatizzazione. Da un lato, si puntato ad una deregolamentazione, con conseguente riduzione delle formalit amministrative, e alla privatizzazione, come limitazione di fini e funzioni del settore pubblico, attraverso una riduzione dei servizi pubblici e/o una vendita (in tutto o in parte) di beni e imprese dello stato. La soluzione proposta alla crescita del deficit pubblico lapplicazione alla pubblica amministrazione delle tecniche di gestione manageriali tipiche delle organizzazioni private: dal bilancio in pareggio ad una retribuzione del personale proporzionata al rendimento. Dallaltro lato, si affermato il principio di una trasparenza dellazione dellamministrazione pubblica di fronte ai cittadini, ai quali stato riconosciuto non solo il diritto di essere informati su quello che gli amministratori fanno, ma anche quello di partecipare ad una serie di decisioni pubbliche attraverso procedure di consultazione e concertazione.

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XII. Le politiche pubbliche

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Che cosa una politica pubblica? Lasswell definisce policy o politica pubblica un programma di azione proiettato verso il futuro che si basa sulla individuazione di obiettivi di valore e prevede procedure e atti finalizzati al raggiungimento di questi. Un altro autore richiama lattenzione sul carattere normativo delle politiche pubbliche e sul ruolo che ha in esse la coercizione: una politica pubblica una norma formulata da qualche autorit governativa che esprime unintenzione di influenzare il comportamento dei cittadini, individualmente o collettivamente, attraverso luso di sanzioni positive o negative. Quali sono i tipi principali di politiche? Lowi ha proposto una tipologia che distingue tra politiche distributive, redistributive, regolative e costituenti. a. Le politiche distributive sono quelle caratterizzate dalla distribuzione di benefici su basi individuali e particolaristiche. Esse danno qualcosa a tutti i destinatari e non comportano un confronto ravvicinato tra coloro che vengono favoriti e coloro che vengono danneggiati, questultimi non sono neppure ben identificabili (massa indifferenziata di contribuenti). b. Le politiche redistributive stanno al polo opposto (es. la riforma fiscale); esse tipicamente tolgono a qualche gruppo per dare ad altri, sono dunque politiche che comportano un confronto diretto tra categorie, classi sociali, gruppi beneficiati e danneggiati. c. Le politiche regolatrici (es. standard ecologici) sono politiche che comportano una limitazione dei comportamenti ammissibili in un determinato ambito o prescrivono degli adempimenti specifici. Queste limitazioni sono legittimate in nome di un interesse pubblico e generalmente della tutela di altre categorie (es. consumatori). d. Le politiche costituenti (es. autorit Antitrust) che hanno al loro centro norme sui poteri o norme sui governati; esse tendono a creare nuove autorit che poi saranno soggetti di policy; o a modificare quelle esistenti. La loro azione sulla cittadinanza dunque assai pi indiretta che nelle precedenti. Un altro approccio tipologico quello proposto da Wilson che ha rivolto la sua attenzione su un altro aspetto cruciale delle politiche: i loro costi e i benefici. Che differenti problematiche pongono i diversi tipi di policies? In linea di massima una politica comporta dei benefici (materiali e non) per qualche categoria di cittadini, e accanto a questi dei costi (materiali e non). Costi e benefici non si distribuiscono per in

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maniera uguale in tutte le politiche. In particolare il punto che appare pi rilevante il carattere diffuso o concentrato di questa distribuzione. Incrociando queste due dimensioni avremo: benefici concentrati e costi concentrati; benefici concentrati e costi diffusi; benefici diffusi e costi concentrati; benefici diffusi e costi diffusi. Questi diversi tipi di politiche tenderanno a collegarsi a contesti di azione politica piuttosto differenziati. Il primo tipo (Interest groups politics) corrisponde ad una situazione di conflitto tra due gruppi di interesse specializzati in cui ognuno cerca di accaparrarsi in esclusiva dei vantaggi per scaricare i costi sullaltro. Il secondo tipo (Client politics) corrisponde ad una situazione nella quale un gruppo di interesse ristretto (es. associazione di imprese) riesce ad acquisire i vantaggi di una politica scaricando i costi sulla massa indifferenziata dei contribuenti. Lopposto di questa politica quella del terzo tipo (Entrepreneurial politics), una politica non facile da realizzare poich sembra difficile che la massa riesca a prevalere sulla forza organizzata. La politica democratica tuttavia, attraverso i suoi meccanismi che danno alla maggioranza uno spazio istituzionale, consente che questo si verifichi quando i partiti e movimenti riescono a realizzare una mobilitazione dei pi. Il quarto tipo (Majoritarian politics) infine vede un confronto equilibrato tra destinatari dei costi e dei benefici, ma allo stesso tempo non trova nessun gruppo fortemente interessato n positivamente n negativamente.

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Quali sono le fasi principali del policy making? I policy studies (studi sulle politiche pubbliche) hanno identificato una serie di fasi distinte per mettere a fuoco con precisione lintero processo attraverso il quale si svolge una politica. Le fasi corrispondono ai passaggi logici di una decisione razionale e alle funzioni che devono essere svolte per consentirla. Una classica individuazione delle fasi quella che prevede la sequenza: identificazione di un problema; formulazione di una politica; decisione; messa in opera; valutazione dei risultati; continuazione o fine della politica. Quali sono gli attori principali coinvolti nelle politiche pubbliche? Chi sono gli autori delle politiche? Per rispondere a questa domanda ci si pu innanzitutto rivolgere ai testi normativi che nei regimi democratici regolano ed organizzano i processi politici fondamentali, cio le costituzioni. Per una ricostruzione pi aderente alla realt bisogna andare oltre le costituzioni e prendere in considerazione anche aspetti ed attori sui quali esse tacciono completamente o quasi. Oltre agli attori istituzionali (governi e parlamenti) che incarnano la democrazia rappresentativa e allamministrazione pubblica, alla quale di regola demandata la fase cruciale della messa in opera, dobbiamo aggiungere i partiti che dallinterno e dallesterno delle istituzioni democratiche ne sono diventati per cos dire lanima; e poi una serie di nuovi attori istituzionali, come le corti costituzionali e le autorit regolative, apparsi in epoca pi recente in Italia e in Europa, ma con una storia ben pi lunga negli Stati Uniti, e che possono giocare un ruolo importate nelle politiche. Infine non deve essere trascurato il mondo dei tecnici e degli esperti che, soprattutto in certe politiche, possono acquistare una rilevanza del tutto particolare. In quali fasi del policy making pi significativo il contributo dei diversi attori? Nelle diverse fasi del processo di policy making interviene generalmente una pluralit di attori, istituzionali e non, pubblici e privati. Questa constatazione ha portato gli studiosi di politiche a dedicare una specifica attenzione alle interazioni tra i diversi attori.

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Quello che emerge da questi studi che allinterno di ciascun settore di policy si sviluppano in genere rapporti molto intesi tra i diversi attori. Questi rapporti, che si traducono in una prassi regolare di scambi, nello sviluppo di un linguaggio comune, possono addirittura portare a una frammentazione interna degli attori stessi (governi, parlamenti, partiti) lungo linee di policy. Ne deriver che, in certi casi, si troveranno ad essere pi vicini tra loro i rappresentanti di attori diversi che operano nello stesso settore di policy piuttosto che le componenti interne di uno stesso attore (per esempio un partito o il governo) che operano in settori diversi di policy.

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Che cosa si intende per policy network? Si parla di policy networks, cio di reti che collegano diversi attori, per sottolineare le fortissime relazioni tra le commissioni (e sotto-commissioni) parlamentari, i gruppi di interesse e diversi settori della P.A. .e lassenza di una rigida gerarchia di autorit che privilegia limportanza dei legami tra gli attori. L dove la rete di interconnessioni presenta una particolare stabilit, si sviluppa una sorta di cultura comune e le relazioni tra attori sono improntate ad un rapporto di fiducia (si parla di policy community, per sottolineare la coesione tra le parti del sotto-sistema). Qual il contributo dello studio delle politiche alla comprensione della realt

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politica? Lo studio delle politiche ha certamente contribuito in maniera notevole alla conoscenza della realt politica. In particolare sono da sottolineare i seguenti punti: una pi esatta individuazione di quali siano le poste in gioco della vicenda politica; una visione meno formalistica e pi aderente alla realt dei processi di decisione; una migliore comprensione dei rapporti tra la politica e societ, tra pubblico e privato; la tematizzazione delle retroazioni che gli outputs del sistema politico hanno su questultimo. Occorre comunque osservare che il mondo delle politiche si presenta come estremamente vario, sia sotto il profilo dei contenuti specifici di quelli, che dei processi che le riguardano. In certa misura dunque lo studio delle politiche pu indurre a considerare la realt politica come atomizzata (vaporizzata) nella particolarit delle specifiche politiche e assolutamente irriducibile ad una visione di insieme.

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Che differenza c tra politics e policy? Con il termine politics ci si riferisce alla sfera del potere, inteso come la capacit di influire sulle decisioni prese dagli individui. La politica non si esaurisce interamente negli atti e nei comportamenti che riguardano la conquista e la gestione del potere. Nella vita politica oltre al potere vi una cospicua e variegata realt costituiti da innumerevoli programmi dazione, provvedimenti ed interventi proposti dagli attori politici e decisi nella sedi politiche. Gli effetti di queste azioni ricadono nella vita politica. Dunque, se da un lato la politica pu essere sintetizzata nellespressione competizione per il potere, da un altro essa governo, cio decidere per affrontare e risolvere i problemi della comunit. Se il primo lato della politica si svolge prevalentemente allinterno del palazzo, il secondo si presenta come diretto verso lesterno e potrebbe essere caratterizzato come il prodotto della politica stessa. Questa seconda faccia della politica va sotto il nome complessivo di politiche pubbliche (policy policies in inglese).

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