• Costante irrequietezza
Aleksandr Sergeevic Puskin nasce a Mosca il 6 giugno 1799 (26 maggio nel calendario Giuliano allora
utilizzato in Russia) da una famiglia di piccola ma antichissima nobiltà. Cresce in un ambiente
favorevole alla letteratura: lo zio paterno Vasilij era poeta, il padre si dilettava con la poesia e
frequentava letterati di primo piano come Karamzin e Zukovskij.
La casa in cui vive è ricca di libri, soprattutto francesi, che stimolano le sue precoci letture. Puskin è
tuttavia povero di affetti: durante l'infanzia e l'adolescenza viene affidato, secondo l'uso del tempo, alle
cure di precettori francesi e tedeschi, e soprattutto a quelle della "njanja" Arina Rodionovna, figura che
era solita raccontargli antiche fiabe popolari.
Puskin troverà un ambiente che fungerà da surrogato alla famiglia nel periodo tra gli anni 1812 e 1817
al liceo di Carskoe Selo. Completati gli studi ottiene un impiego al ministero degli esteri; intanto
partecipa intensamente alla vita mondana e letteraria della capitale.
A causa di alcuni componimenti rivoluzionari viene confinato nella lontana Ekaterinoslav. Qui
Aleksandr Puskin si ammala: è ospite della famiglia Raevskij. Segue poi i Raevskij in un viaggio in
Crimea e nel Caucaso, ma alla fine del 1820 deve raggiungere la nuova sede di Kisinëv, in Moldavia.
Vi resta fino al 1823, quando ottiene il trasferimento a Odessa. Qui vive una vita meno monotona,
scandita dal tempo passato due donne di cui si innamora: la dalmata Amalia Riznic e la moglie del
conte Voroncov, governatore locale.
Nel 1823, per l'intercettazione di una sua lettera in cui esprimeva idee favorevoli all'ateismo, la
burocrazia imperiale lo licenzia: Puskin è costretto a vivere nella tenuta famigliare di Michajlovskoe,
vicino Pskov. Il forzato isolamento non gli impedisce comunque di partecipare alla rivolta decabrista
del 1825 (la rivoluzione decabrista si svolgerà 26 dicembre 1825: gli ufficiali dell'esercito imperiale
guideranno circa 3000 soldati in un tentativo di indirizzare la Russia verso una economia liberale,
allontanandola dall'assolutismo nella quale l'impero era costretto fino a quel momento, lottando anche
contro lo stato di polizia e la censura).
Nel 1826 il nuovo zar Nicola I chiama Puskin a Mosca per offrirgli un'opportunità di redenzione. Il
perdono nascondeva in realtà la volontà di sorvegliarlo direttamente. L'essere sceso
a compromessi con il potere aliena al poeta russo l'entusiasmo dei giovani.
Nel 1830 sposa la bellissima Natal'ja Goncarova, che gli darà quattro figli, così come gli darà molti
dispiaceri per la condotta frivola che alimentava i pettegolezzi di corte. In seguito a uno di questi fatti,
Puskin sfida a duello il barone francese Georges D'Anthès, a Pietroburgo. E' il 27 gennaio 1837: ferito
a morte, Aleksandr Sergeevic Puskin spira pochi giorni dopo, il 29 gennaio.
Opere principali di Puskin:
Poemi
- Ruslan e Ljudmila
- Poemi meridionali. Comprendono: Il prigioniero del Caucaso (1820-1821), La fontana di Bachcisaraj
(1822), I fratelli masnadieri (1821)
- Evgenij Onegin (1823-1831)
- Il cavaliere di bronzo (1833, pubblicato nel 1841)
Saggi
- Storia della rivolta di Pugacëv (1834)
- Viaggio a Arzrum durante la rivolta del 1829 (1836)
Teatro
- Boris Godunov (1825, pubblicato nel 1831), a cui si ispira il libretto dell'opera omonima di Modest
Petrovi- Musorgskij
- Mozart e Salieri (1830, microdramma in versi)
- Il festino durante la peste (1830, microdramma in versi)
- Il cavaliere avaro (1830, microdramma in versi)
- Il convitato di pietra (1830, microdramma in versi)
Racconti in versi
- Il conte Nulin (1825)
- La casetta a Kolomna (1830)
- Gli zingari (1824)
- Poltava (1828)
Fiabe in versi
- Zar Nikita e le sue quaranta figlie (1822)
- Fiaba del pop e del suo bracciante (1830)
- Fiaba dello zar Saltan (1831)
- Fiaba del pescatore e del pesciolino (1833)
- Fiaba della zarevna morta e dei sette bogatyri (1833)
- Fiaba del galletto d'oro (1834)
Narrativa in prosa
- Il negro di Pietro il Grande (1828, incompiuto)
- Le novelle del compianto Ivan Petrovic Belkin. Comprendono cinue racconti scritti a Bòldino
nell'autunno del 1830 (Lo sparo, La tormenta, Il fabbricante di bare, Il mastro di posta, La contadina
padrona)
- La dama di picche (1834)
- Kirdzali (1834)
- La figlia del capitano (1836)
Primo Levi
Primo Levi è uno scrittore italiano di origini ebraiche. Ed è ricordato soprattutto per essere
stato testimone delle deportazioni naziste, sopravvissuto ai lager nazisti di Hitler. Ha descritto in
alcuni suoi libri le pratiche e le tradizioni tipiche del suo popolo e ha rievocato alcuni episodi che
vedono al centro la sua famiglia.
Primo Levi
Formazione e studi
Nasce il 31 luglio 1919 a Torino. Due anni più tardi, nel 1921, nasce la sorella Anna Maria Levi, cui
resterà legatissimo per il resto della vita.
Fin da bambino Primo Levi è cagionevole di salute. E' fragile e sensibile. La sua infanzia è
contrassegnata dalla solitudine, a cui mancano i tipici giochi condotti dai coetanei.
Nel 1934 frequenta il Ginnasio - Liceo D'Azeglio di Torino, istituto noto per aver ospitato docenti
illustri e oppositori del fascismo; tra questi vi sono Augusto Monti, Franco Antonicelli, Umberto
Cosmo, Zini Zini, Norberto Bobbio e molti altri.
Levi si dimostra un eccellente studente: è uno dei migliori. Ciò grazie alla sua mente lucida ed
estremamente razionale. A questo si aggiunga - come poi dimostreranno i suoi libri - una fantasia
fervida e una grande capacità immaginativa: tutte doti che gli permettono di brillare sia nella materie
scientifiche che letterarie.
In prima Liceo, fra l'altro, ha per qualche mese come professore d'italiano nientemeno che Cesare
Pavese.
E' comunque già evidente in Levi a questa età la predilezione per la chimica e la biologia, le materie
del suo futuro professionale.
Dopo il Liceo si iscrive alla Facoltà di Scienze alla locale Università; nell'ambiente accademico stringe
amicizie che dureranno tutta la vita. Consegue la laurea con lode nel 1941.
Un piccolo particolare macchia però quell'attestato. Esso infatti riporta la dicitura "Primo Levi, di
razza ebraica".
Levi al proposito commenta:
Le leggi razziali furono provvidenziali per me, ma anche per gli altri: costituirono la dimostrazione per
assurdo della stupidità del fascismo. Si era ormai dimenticato il volto criminale del fascismo (quello
del delitto Matteotti per intenderci); rimaneva da vederne quello sciocco.
Gli anni della guerra
Nel 1942, per ragioni di lavoro è costretto a trasferirsi a Milano.
La guerra impazza in tutta Europa ma non solo: i nazisti hanno anche occupato il suolo italico. E'
inevitabile la reazione della popolazione italiana. Lo stesso Primo Levi ne è coinvolto.
Nel 1943 si rifugia sulle montagne sopra Aosta, unendosi ad altri partigiani; viene però quasi subito
catturato dalla milizia fascista.
Un anno dopo si ritrova internato nel campo di concentramento di Fossoli; successivamente Primo
Levi viene deportato ad Auschwitz.
Se questo è un uomo
L'orribile esperienza della sua prigionia è raccontata con dovizia di particolari in una delle sue opere
più celebri: il romanzo-testimonianza, "Se questo è un uomo", pubblicato nel 1947.
Nel libro traspare il grandissimo senso di umanità e di altezza morale, nonché di piena dignità, di
Primo Levi.
Ancora oggi l'opera è considerata un imperituro documento delle violenze naziste, scritto da un uomo
di limpida e cristallina personalità.
In un'intervista concessa poco dopo la pubblicazione - e spesso integrata al romanzo - Primo Levi
afferma di essere disposto a perdonare i suoi aguzzini e di non provare rancore nei confronti dei
nazisti. Ciò che gli importa, dice, è solo rendere una testimonianza diretta, allo scopo di fornire un
contributo personale affinché si eviti il ripetersi di tali e tanti orrori.
Primo levi viene liberato il 27 gennaio 1945 in occasione dell'arrivo dei Russi al campo di lavoro
Buna-Monowitz (in Polonia, situato nelle vicinanze di Auschwitz).
Il suo rimpatrio in Italia avviene solo nell'ottobre successivo.
Primo Levi scrittore
Nel 1963 Primo Levi pubblica il suo secondo libro "La tregua", cronache del ritorno a casa dopo la
liberazione (il seguito di Se questo è un uomo). Per questa opera gli viene assegnato il premio
Campiello.
Altre opere da lui composte sono: una raccolta di racconti dal titolo "Storie naturali", con il quale gli
viene conferito il Premio Bagutta; una seconda raccolta di racconti, "Vizio di forma", una nuova
raccolta "Il sistema periodico", con cui gli viene assegnato il Premio Prato per la Resistenza; una
raccolta di poesie "L'osteria di Brema" e altri libri come "La chiave a stella", "La ricerca delle radici",
"Antologia personale" e "Se non ora quando", con il quale vince per la seconda volta il Premio
Campiello.
Gianni Clerici
Giovanni Clerici, detto Gianni, nasce il 24 luglio del 1930 a Como. Da ragazzo gioca a tennis
ottenendo risultati più che discreti: insieme con Fausto Gardini, nel 1947 e nel 1948 si aggiudica due
titoli nazionali juniores in doppio, mentre nel 1950 arriva in finale nel torneo nazionale juniores in
singolare e a Vichy vince la Coppa de Galea.
Nel 1951 Gianni Clerici inizia a collaborare con la "Gazzetta dello Sport"; l'anno successivo conquista
il Monte Carlo New Eve Tournament e nel 1953 gioca il primo turno del torneo di Wimbledon.
Dopodiché interrompe la collaborazione con la "Gazzetta dello Sport" e inizia a lavorare per "Sport
Giallo" e per "Il Mondo". Nel 1956 viene assunto dal "Giorno", di cui diventa inviato ed editorialista.
Gianni Clerici negli anni '70 e '80
Nel 1972 pubblica per Arnoldo Mondadori Editore "Il tennis facile", seguito due anni più tardi da
"Quando viene il lunedì", in cui è presente "I gesti bianchi", romanzo di ambientazione tennistica,
insieme con "Altri clown" e "Fuori rosa", storie inserite nel mondo del calcio.
Negli anni successivi il giornalista lombardo pubblica, sempre con Arnoldo Mondadori Editore, "500
anni di tennis" e "Il grande tennis". Nel 1987 (anno in cui la sua opera teatrale "Ottaviano e Cleopatra"
vince il premio Vallecorsi), su consiglio di Bud Collins, in occasione degli US Open, Gianni
Clerici va a vedere una partita del torneo juniores che vede in campo quello che viene considerato il
talento futuro del tennis americano, Michael Chang. Clerici, tuttavia, rimane favorevolmente
impressionato dallo sfidante di Chang, Pete Sampras, suggerendo a Sergio Tacchini di metterlo sotto
contratto.
Nel 1988 il giornalista lariano pubblica il romanzo "Cuor di gorilla" e abbandona il "Giorno" per
approdare a "Repubblica".
Gli anni '90 e 2000
In questi anni fa coppia con Rino Tommasi importando in Italia la telecronaca a due nel tennis.
Nel 1995 con Baldini & Castoldi ha l'opportunità di pubblicare la raccolta di tre romanzi brevi "I gesti
bianchi", che include "Alassio 1939", "Costa Azzurra 1950" e "Londra 1960". Nello stesso periodo
scrive l'opera teatrale "Tenez tennis", che viene presentata alla Biennale di Venezia.
Gianni Clerici
Un paio di anni più tardi porta a termine il romanzo "Il giovin signore", edito da Baldini & Castoldi.
Nel 2000 Gianni Clerici torna a scrivere per il teatro con "Suzanne Lenglen", che viene messo in scena
al Teatro Belli di Roma. Alla stessa tennista è dedicato il libro del 2002 "Divina. Suzanne Lenglen, la
più grande tennista del XX secolo", edito da Corbaccio.
Dopo aver scritto per Baldini & Castoldi il romanzo "Alassio 1939" e per Fazi "Erba rossa", nel 2005
Clerici si cimenta addirittura nella poesia, con la raccolta di componimenti "Postumo in vita",
pubblicata da Sartorio. Nel 2006 scrive per Rizzoli la raccolta di racconti "Zoo. Storie di bipedi e altri
animali".
Nella storia del tennis
Grazie alla sua lunga carriera e alla sua esperienza, sempre nel 2006 viene inserito nella Hall of
fame del Tennis mondiale: è il secondo italiano a ottenere questo riconoscimento dopo Nicola
Pietrangeli. Di fatto Gianni Clerici è stato considerato uno dei maggiori esperti di tennis del mondo.
L'anno successivo la sua opera teatrale "Mussolini l'ultima notte" viene messa in scena al Teatro Valle
di Roma, mentre Rizzoli pubblica il libro omonimo; lo stesso editore nel 2008 dà alle stampe "Una
notte con la Gioconda".
Gli anni 2010
Nel 2010 viene pubblicata "Il cantastorie instancabile - Gianni Clerici lo scrittore, il poeta, il
giornalista", biografia autorizzata scritta per Le Lettere Firenze da Piero Pardini e Veronica Lavenia.
Rizzoli propone invece "Gianni Clerici agli Internazionali d'Italia. Cronache dello scriba. 1930-
2010".
Wimbledon è qualcosa di più di un torneo, è una religione. La gente va lì, fa la fila ai cancelli da due
notti prima, ma non solo per andare a vedere Nadal piuttosto che Federer. Wimbledon è il Vaticano
del tennis. È come per un cattolico andare in pellegrinaggio a San Pietro.
L'anno seguente il columnist di "Repubblica" pubblica per Fandango le poesie contenute ne "Il suono
del colore": la stessa casa editrice nel 2012 distribuisce il romanzo "Australia Felix", che precede la
pubblicazione per Mondadori di "Wimbledon. Sessant'anni di storia del più importante torneo del
mondo". Nel 2015 Clerici dà alle stampe l'autobiografia "Quello del tennis. Storia della mia vita e di
uomini più noti di me", edita da Mondadori.
Gianni Clerici si spegne il 6 giugno 2022 all'età di 91 anni, a Bellagio, sul lago di Como.
Aldo Nove
Aldo Nove, all'anagrafe Antonio Centanin, nato a Viggiù, un piccolo comune di 5 mila abitanti in
provincia di Varese, il 12 luglio 1967, è uno scrittore e poeta italiano.
Aldo Nove: le origini dello pseudonimo
Il suo pseudonimo prende origine da una frase, ALDO DICE 26 X 1, scritta nel telegramma diffuso dal
Comitato Nazionale di Liberazione Alta Italia (CLNAI) nell'aprile del 1945 con l'intento di
comunicare il giorno, ovvero il 26, e l'ora, l'una di notte, in cui dar vita all'insurrezione dei partigiani a
Torino nella guerra di liberazione dall'occupazione nazista. Aldo, per l'appunto, è il nome presente nel
telegramma mentre Nove deriva dalle somme delle tre cifre presenti nel messaggio, ovvero 2, 6 e 1.
Biografia
Nel 1996, dopo essersi laureato in filosofia morale, scrive "Woobinda e altre storie senza lieto fine",
edito da Castelvecchi e ripubblicato due anni dopo, nel 1998, da Einaudi con il titolo di
"Superwoobinda".
I cannibali
Con il racconto "Il mondo dell'amore", pubblicato nell'antologia Gioventù cannibale (Einaudi 1996),
viene collocato in quella che venne definita dalla stampa come la "famiglia di genere pulp dei
cosiddetti Cannibali", tra i quali spicca la figura di Niccolò Ammaniti.
Antonello Satta Centanin
Subito dopo pubblica due raccolte di poesie con lo pseudonimo di Antonello Satta Centanin, unendo i
cognomi della madre e del padre, oltre che un libro di poesie, ispirato ad alcune tra le più celebri
canzoni rock, intitolato "Nelle galassie oggi come oggi".
Gli anni 2000
Nel 2000, con l'uscita di "Amore mio infinito", Aldo Nove subisce una profonda svolta intimista ed
esistenzialista che lo porta ad abbandonare la letteratura "cannibale" e che negli anni immediatamente
successivi lo porta a dedicarsi alle questioni sociali legate al precariato e alla flessibilità.
Nel 2005 pubblica un curioso omaggio a Fabrizio De André, "Lo scandalo della bellezza", ed è
coautore, insieme ad Alessandro Gillioli, del testo teatrale "Servizi & Servitori: la vita, al tempo del
lavoro a tempo". L'anno dopo pubblica "Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese",
con cui si aggiudica il Premio "Stephen Dedalus". Dà vita, con la TEA, casa editrice di Milano, alla
collana di narrativa "Neon", contenente alcune opere di Giovanna Giolla, Alessandro Scotti e Ciro
Ascione.
Le collaborazioni con Bugo
Sempre nel 2006, il cantautore Bugo scrive una canzone intitolata "Amore mio infinito", chiaro tributo
al libro di Aldo Nove che compare anche nell'omonimo videoclip. Nel 2008 lo stesso autore aiuta
ancora una volta il cantante per la stesura della canzone "Balliamo un altro mese", pubblicata nel disco
di Bugo intitolato "Contatti".
Gli anni 2010
Nel 2010 pubblica "La vita oscena", un testo autobiografico che ripercorre la sua intera esistenza,
dall'infanzia fino all'età adulta.
Nel 2012 pubblica "Giancarlo Bigazzi, il geniaccio della canzone italiana", edito da Bompiani, e viene
inserito da Edoardo Sanguineti, insieme a Tiziano Scarpa e a Giuseppe Caliceti, nel suo "Atlante del
Novecento Italiano", dove Aldo Nove viene annoverato tra gli avanguardisti della letteratura italiana.
Sempre nello stesso anno è testimonial per il noto marchio di scarpe Hogan, per il quale scrive lo
slogan "Versi che calzano a pennello", la cui pubblicità appare in tutti i retrocopertina dei volumi
"Bompiani inVersi", una collana di poesie diretta dallo stesso Aldo Nove e da Elisabetta Sgarbi.Colpito
improvvisamente da una grave malattia che non lo rende più in grado di lavorare, fa richiesta per la
Legge Bacchelli: nel 2022 gli viene così assegnato un vitalizio.
Romanzi e racconti di Aldo Nove
Woobinda e altre storie senza lieto fine (1996)
Il mondo dell'amore, in Gioventù cannibale (1996)
Roby Vandalo è Brian Ferry sulle cassette del mercato che fanno il sabato qui a Malnate, in Labranca
Remix (1997)
Puerto Plata Market (1997)
Io allora me ne sono andato a puttane, in Il fagiano Jonathan Livingston: Manifesto contro la New Age
(1998)
Amore mio infinito, 2000
La più grande balena morta della Lombardia, 2004
Zero il robot, 2008
Si parla troppo di silenzio, 2009
La vita oscena, Torino, 2010
Tutta la luce del mondo, 2014
Un bambino piangeva, 2015
Anteprima mondiale, La nave di Teseo, 2016
Il professore di Viggiù, 2018
Poesie
Tornando nel tuo sangue, 1989
Musica per streghe, 1991
Nelle galassie oggi come oggi. Covers, con Tiziano Scarpa e Raul Montanari, 2001
Fuoco su Babilonia!, 2003
Maria, 2007
A schemi di costellazioni, 2010
Addio mio novecento, 2014
Altre pubblicazioni
Lo scandalo della bellezza. Ispirato all'opera di Fabrizio De André, 2005
Milano non è Milano, Roma-Bari, 2006
Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese, 2006
Elegia, 2011
Giancarlo Bigazzi, il geniaccio della canzone italiana, 2012
Mi chiamo..., 2013