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LA VILLA ROMANA DEI NONII ARRII A TOSCOLANO MADERNO


LA VILLA ROMANA DEI NONII ARRII
A TOSCOLANO MADERNO
INDICE
11 I RINVENIMENTI ARCHEOLOGICI NEL TERRITORIO DI TOSCOLANO MADERNO
Lisa Cervigni
25 LA VILLA IN LOCALITÀ CAPRA. STORIA DEL SITO E DEGLI SCAVI
Elisabetta Roffia
45 LA VILLA
LO SCAVO E L’ANALISI DELLE STRUTTURE
47 Il settore A (scavi 1967-2014) Elisabetta Roffia, Fausto Simonotti
83 Il settore B (scavi 1995-2007) Elisabetta Roffia, Fausto Simonotti
I MATERIALI DA COSTRUZIONE
111 I bolli laterizi: indicatori archeologici di dinamiche
e interessi produttivi e commerciali Serena Solano
119 Le antefisse Elisabetta Roffia
124 Analisi dello strato pittorico delle antefisse Roberto Bugini, Luisa Folli
124 Chiodi e condutture in piombo Giordana Ridolfi
LA DECORAZIONE DELL’EDIFICIO
127 La decorazione marmorea e gli arredi lapidei Furio Sacchi
149 I rivestimenti pavimentali. Tessellati e cementizi Federica Rinaldi
169 La decorazione pittorica della villa. Intonaci dipinti Barbara Bianchi
188 Osservazioni tecniche sulle pitture Stefania Tonni
197 GLI OGGETTI D’USO
199 La ceramica fine da mensa Giordana Ridolfi
204 La ceramica invetriata e la pietra ollare Giordana Ridolfi
207 I vetri Giordana Ridolfi
211 La ceramica comune Giordana Ridolfi
220 Le lucerne Giordana Ridolfi
222 Le anfore Giordana Ridolfi
228 I reperti in metallo e gli oggetti d’ornamento Giordana Ridolfi
237 Le monete Grazia Facchinetti
240 L’applique in bronzo Rosanina Invernizzi
241 Un frammento di statuetta fittile Rosanina Invernizzi
245 LE INDAGINI SCIENTIFICHE
247 L’identificazione dei marmi della villa. Indagini
mineralogiche-petrografiche Roberto Bugini, Luisa Folli
258 I carboni di legna dal focolare del vano 60 Elisabetta Castiglioni
261 LE FASI DI VITA DELL'EDIFICIO E LA SUA ANALISI
263 La cronologia Elisabetta Roffia
265 L’articolazione della villa e le caratteristiche dei suoi vani Elisabetta Roffia
281 MARCO NONIO MACRINO E I NONII ARRII
François Chausson, Gian Luca Gregori
295 TOSCOLANO: DALLA VILLA ALLE CHIESE
Monica Ibsen
305 GLI INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELL’AREA ARCHEOLOGICA
Anna Brisinello
Tavole fuori testo
LA VILLA ROMANA DEI NONII ARRII A TOSCOLANO MADERNO

Testi: B. Bianchi, A. Brisinello, R. Bugini, E. Castiglioni, L. Cervigni, F. Chausson, G. Facchinetti, L. Folli, G.L. Gregori, M.
Ibsen, R. Invernizzi, G. Ridolfi, F. Rinaldi, E. Roffia, F. Sacchi, F. Simonotti, S. Solano, S. Tonni

Fotografie dei materiali: L. Caldera, L. Monopoli (Archivio Fotografico Soprintendenza Archeologia della Lombardia); F. Airoldi
(Laboratorio di Archeologia Michelangelo Cagiano de Azevedo, Università Cattolica del S. Cuore, Milano)
Fotografie di scavo: Studio di Ricerca Archeologica F. Simonotti-A. Massari; Ghiroldi A. e C. s.a.s.
Riprese aeree: BAMSphoto Rodella
Controllo e revisione fotografie: L. Caldera (Soprintendenza Archeologia della Lombardia)

Inoltre fotografie di:


B. Bianchi, A. Brisinello, R. Bugini, L. Cervigni, L. Folli, M. Ibsen, E. Roffia, F. Sacchi, S. Tonni, R. Benedetti, M. Borghi, G.
Laidelli, A. Sechi
Archivio di Stato di Milano (autorizzazione del 30.1.2015, prot. 445/28.13.11)
Archivio Negri, Brescia
Comune di Toscolano Maderno
Gavardo, Museo Archeologico della Valle Sabbia
Verona, Museo Maffeiano (G. Stradiotto)

Elaborazioni carte del territorio: R. Benedetti


Rilievi e inquadramento topografico: C.A.L.; Ghiroldi A. e C. s.a.s.; Studio di Ricerca Archeologica F. Simonotti-A. Massari
Revisione e controllo rilievi: F. Simonotti (Studio di Ricerca Archeologica F. Simonotti-A. Massari)
Disegni dei materiali: A. Massari (Studio di Ricerca Archeologica F. Simonotti-A. Massari)
Disegni ricostruttivi e elaborazioni informatiche: G. Laidelli (Soprintendenza Archeologia della Lombardia); Carraro multimedia
s.r.l.; A. Massari; R. Rachini

Scavo archeologico: Ghiroldi A. e C. s.a.s.; Studio di Ricerca Archeologica F. Simonotti-A. Massari

Restauri materiali: A. Gasparetto (Soprintendenza Archeologia della Lombardia); M. Mapelli (Segretariato Regionale Mibact); S.
Tonni; Ambra. Conservazione e Restauro s.r.l.
Restauri strutture: Ambra. Conservazione e Restauro s.r.l.; A. Sechi

Si ringraziano: M. Abbiati (Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia), M. Baioni (Museo Archeologico
della Valle Sabbia, Gavardo), M. Bolla (Civico Museo Archeologico al Teatro romano, Verona), A. Brisinello (Comune di Toscolano
Maderno), G. Cavalieri Manasse, M. Girardi (Biblioteca Civica, Verona), P. Messa, S. Signori

Realizzazione editoriale: Edizioni Et, Milano con la collaborazione di Benedetta Bini

In copertina: Settore A, vani 1-3 e applique in bronzo; sul retro frammento di intonaco dipinto con ghirlanda

ISBN 978-88-904814-3-7
© Comune di Toscolano Maderno
© Soprintendenza Archeologia della Lombardia

Edito nel 2015


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LA VILLA ROMANA DEI NONII ARRII A TOSCOLANO MADERNO

GLI OGGETTI D’USO


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GLI OGGETTI D’USO

Premessa un’analisi quantitativa è stato osservato caratteristiche tecniche evidenziano nel


che i manufatti, tra cui molti prodotti di corpo ceramico farinoso, poco compatto
Le indagini archeologiche che si sono sus- importazione, sembrano concentrarsi e nella vernice quasi del tutto abrasa, gli
seguite nella villa romana di Toscolano soprattutto nei due grandi momenti di aspetti di scadimento qualitativo tipici di
Maderno dal 1967 a oggi hanno portato auge della residenza (Periodi II e IV), questa precoce produzione.
alla luce un numero cospicuo di reperti costituendo il riflesso delle profonde tra- Per la raffinatezza dei profili e per i rive-
ceramici e in vetro che, nonostante la sformazioni a cui essa venne sottoposta stimenti rosso brillante, pochi esemplari
forte lacunosità, hanno permesso di deli- tramite imponenti opere di modifiche e possono essere attribuiti a forme importate
neare un quadro il più possibile esaustivo ristrutturazioni, frutto di esigenti richieste dai rinomati ateliers del centro Italia,
delle varie fasi di vita del complesso e di da parte di una committenza di rilievo. modello di riferimento per gli artigiani
ricostruire il tenore di vita dei suoi abitanti Infine, attraverso la testimonianza di padani: un piccolo orlo ingrossato a
attraverso un’analisi dell’ampia rete di poche forme vitree, in ceramica comune profilo squadrato con parete inclinata e
scambi e di rapporti commerciali testi- e di un piccolo orecchino si sono potuti rettilinea (n. 2) rimanda all’ampia coppa
moniata dalla presenza di particolari inquadrare gli eventi che fecero seguito Goudineau 5, fabbricata già in età au-
manufatti. all’abbandono della villa e delineare alcuni gustea2, mentre il frammento di coppetta
Molti reperti sono frutto del recupero aspetti legati alla piccola comunità che si carenata Ritterling 93 è inquadrabile entro
degli scavi compiuti da Mario Mirabella insediò nel corso del VI secolo in alcuni la metà del I secolo d.C.
Roberti nel 1967 e pertanto correlati uni- spazi della villa, quando questa ormai Nella prima età imperiale predominano
camente dell’indicazione del vano da cui versava in condizioni di avanzato degrado, soprattutto le forme tipiche della produ-
provengono, con scarsi riferimenti al con- e di cui si ha un labile riscontro nelle zione padana, costituite principalmente
testo di appartenenza. Grazie agli scavi poche evidenze messe in luce dalla ricerca da patere con orli ingrossati e vasche
più recenti, tuttavia, si sono potute archeologica. concave o svasate (tipi Dragendorff 37/324
indagare situazioni stratigraficamente e Dragendorff 315). Un frammento di
intatte, che hanno fornito indicazioni cro- La ceramica fine da mensa orlo a tesa orizzontale decorato da doppia
nologiche preziose anche attraverso le solcatura rimanda al piatto/coppa Dra-
associazioni ceramiche e che hanno con- Le usanze conviviali degli abitanti della gendorff 35 o 36 nella variante B6, in uso
tribuito a scandire le evoluzioni a cui residenza si riflettono significativamente dalla seconda metà del I fino alla fine del
furono soggette le aree del complesso. nell’uso di vasellame da tavola in ceramica II secolo d.C. e ampiamente diffuso nel
L’analisi di alcuni depositi di particolare e in vetro; questi oggetti offrono un’im- territorio padano7. Frequenti sono le
validità stratigrafica ha inoltre permesso portante fonte di informazione per valu- coppe con breve listello aggettante Con-
di formulare delle riflessioni su persistenze tazioni di carattere cronologico e costi- spectus 348, alcune delle quali di scarsa
o anticipazioni per alcuni tipi di ceramiche tuiscono un utile indicatore dello standard
sui quali sono in corso revisioni. di vita dei suoi acquirenti.
(2) Scavo 1995, saggio A, St. 112499. Confronti
In altri casi si sono potute dimostrare Indizi sulle prime fasi iniziali di vita della specifici in GOUDINEAU 1968, pp. 114 e 282-283,
situazioni di forte rimaneggiamento, pro- villa, collocabili nei primi decenni del I B-3-66; Atlante II, p. 388, tav. CXXIV n. 8. Per le
babilmente avvenute già in antico, che secolo d.C., si possono ricavare grazie alla attestazioni del tipo in ambito lombardo, JORIO
hanno profondamente alterato alcuni con- presenza di poche forme ascrivibili a 1991, p. 59.
(3) Scavo 2007, US 533, St. 2015.19.13. Un esem-
testi: in particolare, il rinvenimento di questo periodo. plare di fabbrica aretina, di sicura identificazione
frammenti appartenenti a un medesimo Un piccolo frammento di orlo indistinto per il bollo, compare in una sepoltura della
recipiente all’interno di potenti depositi e parete obliqua (n. 1) in terra sigillata di necropoli di Manerba, Campo Olivello (P OR -
di malte degradate che colmavano l’in- produzione padana attesta il piatto a vasca TULANO, AMIGONI 2004, p. 51, tb. 19); si veda

terno di ambienti differenti, ha evidenziato carenata Conspectus 1 1, ampiamente anche l’esemplare attribuito a fabbrica aretina dal
santuario di Minerva a Breno in JORIO 2010, p.
in alcuni settori profonde attività di tra- diffuso in tutta la Lombardia e in Italia 311, tav. I n. 11.
scinamento e dispersione di macerie che Settentrionale, che rientra tra le forme (4) Scavo 1967, St. 112397.
hanno modificato il contesto originario. tipiche del periodo di transizione dalla (5) Scavo 1967, St. 112398 e 112399. In generale
I reperti documentano l’intero excursus ceramica a vernice nera alla sigillata, per questi tipi si rimanda a DELLA PORTA 1998,
pp. 85-86.
cronologico della residenza, dalla sua avvenuto nel corso dell’età augustea. Le (6) Scavo 2010, US 718, St. 2015.19.14.
costruzione, avvenuta verosimilmente in (7) Atlante II, pp. 207-208; JORIO 2010, p. 311.
epoca augusteo-tiberiana, fino al definitivo (8) Scavo 1996, US 231, St. 112492. Altri esemplari
declino nel corso del V secolo d.C. Da (1) Scavo 2007, US 503, St. 2015.19.12. provengono dallo scavo 2009, US 639 e dallo scavo

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GIORDANA RIDOLFI

qualità, che denunciano un’appartenenza Un frammento di olletta decontestua- sellame18.


a una fase produttiva più avanzata, non lizzata con orlo leggermente ingrossato, L’acquisizione di prodotti di nicchia nel-
anteriore al II secolo d.C. (n. 3). gola distinta e spalla espansa, è formal- l’ambito della ceramica fine è peraltro
Tra le produzioni norditaliche più raffinate mente accostabile al tipo Ricci 1/21215, testimoniata in questa fase da un esem-
in uso nei primi decenni del I secolo d.C. tipologia discretamente diffusa in Italia plare in terra sigillata orientale B, classe
vi sono quelle realizzate a matrice, come settentrionale; il corpo ceramico, grigio, prodotta nelle officine di area microasiatica
il frammento di coppa Sarius 9 , così poroso, è coperto esternamente da un tra l’età augustea e la metà del II d.C.19,
chiamata dal nome di uno dei fabbricanti rivestimento grigio semilucido16. la cui distribuzione era veicolata attraverso
più noti di questo genere di vasi; malgrado Nel corso del II secolo si registra una con- i centri costieri del medio e dell’Alto
la frammentarietà del pezzo vi si riconosce tinuità nell’uso di vasellame da mensa di Adriatico. Il piatto-scodella rinvenuto
parte di una decorazione a festoni di ghir- fabbricazione padana, mentre sono più durante lo scavo del 196720 (n. 4), pur-
lande che inquadra un elemento vegetale rare le importazioni. Tra i reperti della troppo decontestualizzato, rimanda al tipo
tripartito; il corpo ceramico, beige-rosato, villa sono assenti ceramiche fini prove- Hayes 60 in sigillata orientale B2, in uso
molto farinoso, conserva scarse tracce del nienti dalla Gallia, dato in linea con quel tra il 70 e il 150 d.C. circa21. È caratte-
rivestimento esterno rosso. che concerne l’area del bresciano e delle rizzato da un alto orlo fortemente svi-
Poco rappresentati sono i recipienti potori residenze gardesane, dove questa classe è luppato e ricurvo, distinto dalla vasca
a pareti sottili, così definiti per l’esiguo generalmente poco rappresentata17. Se si tramite un gradino ben rilevato, ma
spessore delle pareti che li contraddi- considera la qualità decisamente superiore rispetto alla forma canonica mostra nella
stingue. Un orlo indistinto rastremato di queste ceramiche, adeguata alle richieste parete interna un piccolo dente a rilievo
con corpo ceramico grigio rivestito da di un’élite come quella dei ricchi pro- anziché un leggero incavo22. Il labbro,
una rada sabbiatura10, può essere ricon- prietari della dimora di Toscolano, è ragio- alto e sporgente, e il diametro medio-
dotto alle coppe emisferiche o leggermente nevole credere che, come è stato supposto, grande (l’esemplare raggiunge i cm 24 di
carenate, diffusissime a partire dai primi questo tratto costiero del Lago di Garda dimensioni) ricorrono in genere nelle ver-
decenni del I d.C. fino almeno agli inizi fosse defilato rispetto ai circuiti privilegiati sioni più tarde del tipo, ascrivibili a un
del secolo successivo11. Appartiene a una di distribuzione di questo pregiato va- momento non antecedente al II secolo
coppa Mayet XXXIII il frammento di d.C. Il corpo ceramico, arancio-rosato,
vasca con accenno di lieve carena12, con micaceo, poco compatto e farinoso,
corpo ceramico chiaro e tracce di un sottile è rivestito su entrambe le superfici da un rivesti- mostra in superficie labili tracce di una
mento semi-lucido, bruno-marrone, duro. Per
rivestimento rosso-bruno, che conserva questo genere di ollette (in particolare al tipo 2) si
vernice sottile rosso-arancio, ampiamente
parte della decorazione a strigilature con- rimanda allo studio di D. Benedetti (BENEDETTI scrostata e quasi del tutto scomparsa.
formate a S realizzate alla barbottina13. 2007). La grande diffusione di questo piatto è
La traccia di una piccola decorazione (15) Scavo 1967, St. 2015.19.18. ben documentata dai numerosi rinveni-
ottenuta con la medesima tecnica, in cui (16) Un esemplare analogo, ma con caratteristiche menti nei relitti dell’Adriatico per tutto
tecniche differenti, compare a Cividate Camuno
si intravede un elemento curvilineo, forse (BS) nell’area dell’anfiteatro (FABBRI, GUALTIERI,
il II secolo d.C.23
un occhio o un sopracciglio, rimanda a MASSA 2004, p. 244, tav. IX n. 6).
ollette note come antropoprosope, così (17) Poche zone del bresciano hanno restituito
chiamate per la caratteristica decorazione frammenti di sigillata gallica, come l’area del Capi- risultano numericamente limitate (O BEROSLER
tolium di Brescia (J ORIO 2002, pp. 331-332) e 2007, p. 253 e nota 173).
a volto umano in versione caricaturale,
Cividate Camuno in Valcamonica (FABBRI, GUAL- (18) Si vedano in merito le osservazioni espresse
ampiamente note in ambito padano nel TIERI, MASSA 2004, p. 244). Per le ville del Garda da S. Jorio in JORIO 2010, p. 308.
corso del I secolo d.C.14 si veda MASSA 1997b, p. 294. Dalla necropoli del (19) Per un inquadramento generale della classe si
Lugone di Salò proviene il vaso biansato in sigillata rinvia a MALFITANA 2005.
gallica a matrice con raffigurazioni della punizione (20) Scavo 1967, St. 112412.
1967, St. 112395, 112439 e 112491. di Laomedonte e del trionfo di Dioniso-Liber (21) Atlante II, p. 64, tav. XIV n. 7. La forma è
(9) Scavo 1996, US 231, St. 112492. (MASSA 1997a, p. 97); si tratta tuttavia di un pro- ampiamente nota in vari centri del nord-est del-
(10) Scavo 2000-01, US 444, St. 2015.19.15. dotto di grande pregio e con un profondo valore l’Italia settentrionale, tra cui Altino (SANDRINI
(11) L’assenza della vasca limita la possibilità di simbolico legato alla sua deposizione all’interno di 2003, p. 228), Aquileia (VENTURA 1991, pp. 115-
precisare il tipo. Per un inquadramento generale una sepoltura, forse frutto di un’acquisizione attra- 116), Verona (BIONDANI, CORRENT 1996, p. 77,
di queste forme si rimanda a MASSEROLI 2010, pp. verso mercati specializzati estranei ai più comuni fig. 2 n. 6) e Modena (Modena II, p. 487).
294-297. canali di distribuzione di questa classe. Esemplari (22) Per la stessa caratteristica si vedano gli esemplari
(12) Scavo 2000-01, US 433, St. 2015.19.16. in terra sigillata gallica sono assenti anche dal luogo da Concordia (CIPRIANO, SANDRINI 2003, c. 432,
(13) MASSEROLI 2010, p. 299, note 126-130. di culto di Monte S. Martino nei pressi di Riva del fig. 6 n. 9) e da Verona, alla nota precedente.
(14) Scavo 2010, US 718, St. 2015.19.17. Il pezzo Garda, mentre nell’area trentina le attestazioni (23) JURIŠI 2000, pp. 30-34.

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GLI OGGETTI D’USO

L’area di produzione è collocabile lungo A questa produzione di ambito regionale produzione D con i prodotti delle officine
le coste dell’Asia Minore; recenti analisi appartiene anche il fondo di un piatto della Tunisia settentrionale, a cui appar-
archeometriche condotte dal laboratorio con piede ad anello che reca sul fondo tengono numerose pareti e tutti gli esem-
di Berlino di G. Schneider indicherebbero un’impressione a palmetta rettangolare a plari tipologicamente identificabili31 (fig.
come zona di fabbricazione la costa sud- margini stondati (n. 5), incompleta, pro- 1), mentre risultano marginali, con due
occidentale dell’Anatolia. Uno dei centri fondamente impressa nell’argilla29. Con- soli frammenti di pareti, le importazioni
fu probabilmente Caesarea, odierna Tralles, fronti stringenti suggeriscono uno schema in sigillata C dei centri della Tunisia cen-
nella valle del Meandro, importante centro composto da tre stampiglie identiche trale.
di produzione ceramica accanto a Efeso, affiancate, disposte diametralmente al Tipica del IV secolo è l’ampia scodella
di cui fa menzione anche Plinio il Vec- centro del fondo del piatto e circondate Hayes 59A32, con orlo a tesa leggermente
chio24. da solcature. Questo tipo di decorazione, obliqua, segnata da due solcature concen-
Si tratta di una testimonianza importante, frequente in ambito bresciano e con ampi triche, e vasca concava (n. 6); sulla parete
dal momento che questa classe, diffusa riscontri a Milano, nel veronese e in Tren- esterna è visibile le caratteristica decora-
prevalentemente lungo le coste25, solo tino30, viene in genere ricondotto alle zione a nervature verticali impresse a
sporadicamente raggiunge l’interno. In impressioni a foglie stilizzate che com- crudo33. Si tratta di una delle forme più
Lombardia è assai rara: un esemplare del paiono nella terra sigillata di importazione diffuse in Lombardia, così come in area
tipo 60 è noto dagli scavi di Santa Giulia africana e sulla narbonese, le cui officine medio e altoadriatica34. Il momento ini-
a Brescia26. influirono in modo significativo nel reper- ziale della produzione, originariamente
Nel corso della media età imperiale si torio formale e decorativo delle produzioni collocato intorno al 320 d.C., è stato
registra un calo significativo nell’uso di padane del Medio e Tardo Impero. recentemente anticipato all’inizio del
stoviglie; le poche forme attestate sono Con la profonda crisi che investe i mercati secolo; la forma sembrerebbe esaurirsi
riconducibili esclusivamente alla produ- italici nella tarda età imperiale, a vantaggio verso la fine del IV secolo d.C.35
zione padana tarda, in cui si assiste a una dei floridi centri produttori stanziati nel Da uno strato di macerie proviene un
ripresa di forme già esistenti ma con evi- Nord Africa, si assiste anche in Italia set- frammento di piatto Hayes 5036 (n. 7);
denti scadimenti qualitativi, che emergono tentrionale a un intenso sopraggiungere il profilo rettilineo e non eccessivamente
dai corpi ceramici spesso farinosi e poco di queste merci, che arrivano nell’entro- svasato della vasca e l’orlo leggermente
compatti e dai rivestimenti sottili, con terra attraverso la mediazione dei grandi affusolato nella parte terminale per-
tonalità marrone-arancio e frequenti iri- porti di Aquileia e Ravenna. Segni di agia- mettono di assegnarlo alla variante Lam-
descenze metalliche. Tra le forme mag- tezza economica che interessarono l’ultima boglia 40bis37, che rappresenta la forma
giormente presenti vi sono i piatti con fase insediativa della residenza si riflettono di passaggio alla qualità meno fine del
orlo ingrossato e le coppe a listello; è fre- proprio nella cospicua presenza di va-
quente anche il piatto a breve labbro sellame di importazione africana, attestata
ricurvo e pareti svasate27, diffuso soprat- in quantitativi che contrastano sensibil- (31) Finora la situazione del bresciano mostra un
quadro di forte discontinuità, con una generale e
tutto nella seconda metà del II secolo mente rispetto alle coeve forme da mensa cospicua presenza di importazioni di sigillata
d.C., come suggeriscono i contesti ben di fabbricazione regionale. Predomina la africana D, a eccezione dell’area del Capitolium di
datati della vicina necropoli del Lugone Brescia, che ha documentato una percentuale assai
di Salò28. rilevante di prodotti in sigillata C (MASSA 1999,
nn. 9-10. Il tipo è inoltre ben rappresentato tra i pp. 103-104; MASSA 2002, p. 371).
reperti dello scavo di via Platina a Cremona (32) Scavo 1967, St. 112394.
(AMADORI 1996, p. 101, fig. 21-24). (33) Atlante I, p. 82, tav. XXXIII n. 4; MORANDINI
(24) SCHNEIDER 2000. (29) Scavo 2010, US 632, St. 2015.19.19. Il fram- 2008b, p. 410, tav. LVI nn. 1-3.
(25) Terre sigillate orientali sono attestate lungo il mento proviene da uno degli strati di colmatura (34) ROFFIA 1991, p. 94; MASSA 1999, p. 109, tav.
versante tirrenico in Etruria, a Ostia e Pompei del corridoio 7 nel Settore A. XXXIII n. 6; MASSA 2002, p. 376; MASSA 2003,
(Ostia II, pp. 66-67; Ostia III, p. 326), lungo la (30) Per Milano si veda il piatto proveniente da p. 134. Per l’area adriatica si rimanda a BIONDANI
fascia medio e altoadriatica (MERCANDO 1979, p. via Meravigli in AIROLDI 2007, tav. I, 3 e fig. 3. 1992, p. 160; CIVIDINI, MEZZI 1994, p. 149.
147, fig. 59, a) e presso i porti della Dalmazia e Per Brescia si rimanda a JORIO 2002, p. 331, tav. I (35) Per una sintesi sugli aspetti cronologici della
della penisola istriana. Per un quadro generale della n. 3 e tav. IX n. 14; per Verona MORANDINI 2008a, forma si rimanda nuovamente a MASSA 2003, p.
diffusione si rimanda a CIPRIANO, SANDRINI 2003, pp. 340-341, tav. XXVI n. 8. Questo tipo di deco- 134.
cc. 442-443. razione compare inoltre su due piatti nel sito di (36) Scavo 1999, US 402, St. 2015.19.20. La forma
(26) JORIO 1999, p. 93, tav. XXXI n. 3. Monte S. Martino di Riva del Garda, uno dei quali è diffusa soprattutto nella produzione C; in merito
(27) Scavo 1967, St. 112396. a orlo indistinto, decorato esternamente da rotel- MASSA 1999, pp. 106-107.
(28) MASSA 1997a, pp. 95-96; JORIO 2002, p. 325, lature (OBEROSLER 2007, pp. 245-246, tav. 3, nn. (37) HAYES 1972, p. 96, fig. 12 n. 46; Atlante I,
tav. III n. 3 e nota 24; JORIO 2010, p. 309, tav. I 16 e 18 e fig. 1). pp. 65-66.

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GIORDANA RIDOLFI

Cone di Arcevia (AN)45, tutti provenienti


da contesti databili al IV-V secolo d.C.
Un frammento di vaso a listello (n. 10),
in base alla conformazione dell’orlo, indi-
stinto e aperto, e del listello, arrotondato
e posto appena sotto il labbro, è attri-
buibile a una variante del tipo Hayes
91B46. A fronte delle revisioni cronolo-
giche avvenute negli ultimi anni, l’inizio
della produzione di questa forma andrebbe
collocata non anteriormente agli inizi del
V secolo d.C., con un termine produttivo
verso la metà del VI d.C., indicato da
contesti cartaginesi e da alcuni significativi
ritrovamenti in Italia settentrionale47.
Non è possibile identificare la forma a
cui appartiene il frammento di fondo con
motivo a ramo di palma48; le due stam-
piglie incomplete, disposte radialmente
Fig. 1. Esemplari in terra sigillata africana D. e delimitate da una solcatura (n. 11), non
trovano corrispondenza precisa con i mo-
tipo Hayes 50A, riscontrabile anche nel frammento nello strato di colmatura che tivi a ramo di palma noti nei repertori
corpo ceramico rosato, fine e farinoso, oblitera parte di un focolare che era in della sigillata africana, in quanto si distin-
rivestito da una vernice quasi del tutto uso nella fase di rioccupazione temporanea guono per uno stile più irregolare, “natu-
scomparsa. Questa variante venne pro- dell’edificio ormai fatiscente nel corso del ralistico”. La decorazione a stampo nella
dotta intorno al secondo quarto del III VI secolo, è perciò da considerare resi- sigillata africana diviene comune sul fondo
d.C. fino a tutta la prima metà del IV duale. di coppe, piatti e scodelle dal secondo
secolo d.C.38 Dallo strato di colmatura del vano 1441 decennio del IV alla fine del VI d.C. Ele-
Rimandano al periodo finale della resi- proviene una scodella con alto labbro menti utili sono forniti dal centro del
denza, conclusosi con il suo abbandono estroflesso all’estremità, congiunto alla vaso, che risulta essere privo di decora-
intorno alla metà del V secolo, alcune vasca tramite uno spigolo vivo e parete zione, e dal tipo di stampo meno detta-
forme più tarde, tra cui una scodella Hayes con andamento convesso (n. 9), che gliato, che rimandano allo Stile A (iii),
61A39 (n. 8), largamente presente anche mostra peculiarità morfologiche proprie collocato cronologicamente tra il 410 e
in Italia settentrionale tra la metà del IV non riconducibili a nessuna delle forme il 470 d.C.49
e la fine del V secolo d.C. Questa forma generalmente classificate. Vi sono tuttavia
è stata recentemente oggetto di una revi- riscontri con una delle numerose varianti
sione cronologica sulla base di persistenze della scodella Hayes 61B42, e che trova di Littamum a S. Candido/Innichen (DAL RI, DI
diffuse in contesti di epoca altomedievale, riferimenti con esemplari da Narbona, STEFANO, LEITNER 2002, p. 953, tav. 3 n. 14). Vi
che suggerirebbero un prolungamento nel sud della Francia43, dal Trentino44e sono affinità anche con un esemplare dal Capitolium
di Verona, attribuito al tipo Deneauve 1972, tav.
d’uso sino al VI secolo d.C., per quel che II, C 771 e considerato evoluzione tarda del tipo
concerne però solo la variante più tarda Verona e che sarebbe attribuibile a quello dell’anno Hayes 61B, di V secolo d.C. (MORANDINI 2008b,
Hayes 61B40. Il ritrovamento di questo 590 descritto da Paolo Diacono (BRUNO 2007, p. p. 410, tav. LVI n. 6).
158; BRUNO, CAVALIERI MANASSE 2011, pp. 753- (45) MERCANDO 1979, p. 96, fig. 9,b e p. 104, fig.
754, 759 e 772, nota 55). 17,d.
(38) Per una puntualizzazione della cronologia si (41) Scavo 2010, US 727, St. 2015.19.21. (46) Scavo 2010, pulizia superficiale, St.
veda MASSA 2003, pp. 132-133 e nota 10. (42) In merito si vedano anche le osservazioni di 2015.19.22; Atlante I, pp. 105-107, tav. XLVIII
(39) Scavo 1998, US 282, St. 121380, con con- M. Bonifay in BONIFAY 2004, p. 167. n. 14; MACKENSEN 1993, Taf. 75 n. 4, Kat. 52.3.
fronti stringenti dall’area del Capitolium di Verona (43) BONIFAY 1998, pp. 72-75, fig. 1 n. 3, prove- (47) Per una discussione sulla cronologia del tipo
(MORANDINI 2008b, p. 410, tav. LVI nn. 4 e 10). niente da Narbona, dalla basilica di Clos de la Lom- si rimanda a MASSA 1999, p. 112; BONIFAY 2004,
(40) Le osservazioni sono state formulate soprattutto barde; ad Arles è presente in un contesto non ante- p. 179.
sulla base di alcune attestazioni nei livelli di incendio riore alla fine del IV d.C. (48) Scavo 2010, US 711, St. 2015.19.23.
documentati in alcune aree del centro storico di (44) L’esemplare proviene dallo scavo delle terme (49) MACKENSEN 1993, p. 347, Taf. 72 nn. 1-2.

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GLI OGGETTI D’USO

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La ceramica fine da mensa.

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GIORDANA RIDOLFI

La ceramica invetriata e la pietra ollare Fig. 2. Vasellame in


ceramica invetriata.
Nella definizione delle ultime fasi inse-
diative del complesso residenziale un
importante riferimento è fornito dal
vasellame in ceramica invetriata di epoca
tardoantica e altomedievale, che qui
accomuna forme di tradizione romana
contraddistinte da morfologie piuttosto
standardizzate e ricorrenti nei contesti
tardi della Lombardia. Predominano le
forme aperte, alcune delle quali impiegate
sulla mensa per servire cibi, altre nella
preparazione in cucina per triturare e
macerare alimenti solidi e semisolidi (fig.
2); un piccolo frammento di olla costi-
tuisce la sola testimonianza di un reci- all’interno dei resti della villa. camera di cottura piuttosto che a precisi
piente di forma chiusa. Alcuni frammenti rimandano a piatti e accorgimenti tecnici53.
Le presenze si riducono a pochi esemplari, ciotole con labbro a tesa, contraddistinte Come avviene sovente sulle forme aperte,
concentrati prevalentemente negli strati da un orlo modellato tramite il ripiega- il rivestimento vetroso riveste solamente
di macerie ricchi di malte degradate che mento dell’argilla a nastro, spesso arric- la superficie interna del vaso, talvolta fino
coprono le strutture già ampiamente chito da una decorazione a tacche associata all’orlo, denotando la sua funzione imper-
asportate in antico. a solcature51 (n. 12) o più semplicemente meabilizzante, per impedire l’assorbimento
Allo stato attuale degli studi, in conside- da solchi concentrici52. del contenuto da parte del corpo ceramico.
razione della lunga durata di alcuni tipi La discreta qualità di questi frammenti Si tratta di una delle forma più docu-
e della scarsa affidabilità stratigrafica di emerge dall’analisi dei corpi ceramici, mentate per il periodo tardoantico e alto-
alcuni di questi contesti a causa dei rima- generalmente di colorazione omogenea medievale in area padana, generalmente
neggiamenti subiti, non è semplice sta- di tonalità arancio-rosata, ottenuta in fabbricata dalla fine del IV-V secolo
bilire se questi recipienti possano essere atmosfera ossidante uniforme; gli impasti d.C.54, ma che sembra proseguire nel VI
considerati pertinenti agli ultimi momenti sono piuttosto depurati, con piccole ag- secolo, forse fino agli inizi del VII secolo
di vita della residenza o se siano correlabili giunte di chamotte. La vetrina varia di d.C. Gli studi sul Capitolium di Verona
alla fase di rioccupazione occasionale di densità e colore, con toni che mutano dal hanno indicato numerose presenze di
epoca altomedievale, quando la residenza verde-giallo al verde oliva fino all’arancio, questa tipologia in contesti non anteriori
era già in stato di abbandono. con esiti diversificati anche su uno stesso alla prima metà del VI secolo, in un caso
È presumibile credere che almeno una esemplare, che sembra siano dovuti più in associazione a ceramica longobarda; è
parte di questo vasellame fosse ancora a variazioni negli ossidi di ferro presenti stata inoltre osservata l’analogia di alcuni
impiegata durante l’ultimo periodo abi- nei composti o a esposizioni irregolari in impasti con quelli di ceramiche comuni
tativo della villa, come si evince anche dal realizzate con tecnologie simili a quelle
confronto con situazioni analoghe note
per alcune ricche residenze dell’area gar- (51) Scavo 1997, US 240, St. 121142. La forma
rimanda al tipo Ia della classificazione della Por-
desana50. Di contro, per alcune forme
tulano per i reperti invetriati di Santa Giulia di (53) SANNAZARO 2004, pp. 231-232.
con cronologia avanzata o provenienti da Brescia (PORTULANO 1999a, pp. 128-129) e del (54) Nelle stratigrafie milanesi il tipo compare in
depositi tardi di sicura validità stratigrafica, Capitolium di Verona (PORTULANO 2008, pp. 420- contesti di età gota (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO
si ritiene valida l’ipotesi che costituissero 421). 1991, p. 120). Le attestazioni nel corso del IV
parte del vasellame domestico in uso con (52) Scavo 1999, US 402, St. 2015.19.24, anch’esso secolo d.C. finora si basano su contesti da Velate e
inquadrabile nei piatti/ciotole di tipo Ia. Per il tipo da Briga Novarese (BROGIOLO 1992, p. 203), ma
le strutture abitative deperibili che sorsero vi sono confronti stringenti da Brescia (BROGIOLO è con il V secolo che si diffonde, anche in consi-
1992, p. 203, tav. I n. 3; PORTULANO 1999a, pp. derazione dei richiami formali con la Lamboglia
128-129, tav. XLIX n. 10) e dagli scavi del Capi- 57, Hayes 73 della sigillata africana, di V secolo
(50) In merito si veda G HIROLDI, PORTULANO, tolium di Verona (PORTULANO 2008, pp. 420-421, d.C. (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1992, pp. 186
ROFFIA 2001, p. 119. tav. LX n. 6). e 189, tav. 2 nn. 8-9).

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GLI OGGETTI D’USO

della ceramica longobarda55, che sembra leggera ruvidezza alla superficie, necessaria matosi in epoca postmedievale, che ha
supportare l’ipotesi di un prolungamento per triturare gli alimenti. Il rivestimento restituito molti materiali relativi alla demo-
cronologico del tipo. vetroso, denso e coprente, di colore verde- lizione dell’edificio64.
Ciotole con orlo a tesa sono state rin- oliva, è distribuito omogeneamente solo L’unica forma chiusa è costituita da
venute anche in vari contesti stratigrafici sulla superficie interna della vasca. un’olla a breve tesa a sezione quadran-
di Sirmione, alcuni relativi all’ultima fase La forma rimanda a una tipologia di con- golare, dotata di lieve scanalatura per l’ap-
di occupazione del grande edificio romano tenitori piuttosto diffusa nel territorio poggio del coperchio, e collo concavo
di via Antiche Mura, di V secolo56, altri lombardo, che sembra fare la sua comparsa separato dalla spalla da una piccola ri-
di epoca longobarda, datati tra la seconda già nel IV secolo d.C.60, ma con un deciso sega65. Il frammento rimanda a esemplari
metà del VI e l’inizio del VII d.C.57 aumento soprattutto in epoca altome- di forma analoga in ceramica comune
Nelle stratigrafie degli scavi di Santa Giulia dievale. A Santa Giulia di Brescia è pre- ampiamente noti nel bresciano e in Lom-
di Brescia il tipo con tesa decorata a tacche sente in contesti della prima metà del VI bardia in contesti altomedievali66: rare
sembra comparire verso la metà del V d.C.61, mentre nelle stratigrafie del Capi- attestazioni si hanno già nella seconda
secolo, con un significativo aumento di tolium di Verona si registra dalla fine del metà del V secolo, ma è dalla prima metà
presenze in strati datati dalla prima metà V secolo-prima metà VI secolo d.C., con del secolo successivo che questa forma è
del VI secolo d.C.58, elemento che fornisce un sensibile aumento nella seconda metà maggiormente presente.
un importante terminus ante quem per del VI secolo d.C. Il corpo ceramico, mediamente depurato,
inquadrare la fine della residenza grazie Nell’edificio romano di via Antiche Mura con inclusioni fini e medio-fini di chamotte
al recupero di una ciotola di questo tipo a Sirmione questo tipo compare negli e cottura in atmosfera riducente, non pre-
dallo strato di crollo US 240. strati che formano la preparazione pavi- senta tracce di lisciatura su nessuna delle
I vasi a listello costituiscono un gruppo mentale per impianti di carattere modesto pareti, procedimento scarsamente utile
sostanzialmente omogeneo sia dal punto che si insediarono all’interno del com- su una superficie che doveva prevedere
di vista formale che tecnologico per i plesso in stato di degrado durante la prima un rivestimento vetroso. La vetrina è
caratteri di uniformità tra i vari esemplari. metà del VI secolo d.C.62 Anche a To- molto sottile, stesa irregolarmente, di
Si connota come mortaio l’esemplare a scolano si ha un importante riscontro di tonalità giallo-verde. Si denota nell’esem-
vasca troncoconica, con orlo lievemente questo tipo nella fase di rioccupazione plare in esame l’assenza, frequente negli
introflesso e listello orizzontale sottostante, occasionale della villa dopo il suo ab- altri tipi citati in nota, di inclusioni gros-
provvisto di versatoio a canaletto per ri- bandono, avvenuta nel VI secolo, come solane, generalmente quarzose, che sem-
versare il preparato59. In questi tipi ri- indica l’esemplare (n. 13) dallo strato di brano rimandare a un diverso tipo di pro-
corrono frequenti, seppur lievi, irregolarità sabbia e carboni che oblitera il focolare a duzione. Le caratteristiche dell’impasto e
nel processo di cottura ossidante, che si ridosso del muro nord del corridoio 58a la presenza di chamotte escludono anche
riflettono soprattutto nei nuclei interni nel Settore B63, una delle poche tracce un legame tecnologico con le produzioni
grigiastri rispetto alla colorazione esterna rimaste di queste frequentazioni spora-
del corpo ceramico, generalmente di to- diche.
nalità rosso-arancio. Esternamente la Un altro frammento con labbro lieve- questo si aggiungano i due esemplari recuperati
superficie è lisciata per una resa estetica- mente introflesso e breve listello oriz- dallo strato di macerie US 718, che ricopre il vano
mente gradevole del recipiente, che in zontale impostato appena al di sotto, pro- 28 (St. 2015.19.38 e 2015.19.39).
(64) Scavo 1998, US 281, St. 121374.
questo punto doveva essere privo di rive- viene da uno strato di riporto nella parte
(65) Scavo 1998, US 319, St. 121386.
stimento, mentre all’interno sono stati meridionale dello stesso corridoio, for- (66) Un confronto stringente si ha con un esemplare
rilevati piccoli inclusi fissati sotto uno da via Alberto Mario (PANAZZA, BROGIOLO 1988,
strato di vetrina, che conferiscono una p. 99, tav. XIV n. 8), ma con inclusioni quarzose
(60) LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1992, p. 186, anche affioranti in superficie, assenti nel frammento
tav. 1, n. 3. di Toscolano; si rimanda inoltre alle olle in ceramica
(61) Si vedano i vasi a listello di tipo IIb; per con- invetriata da Santa Giulia (PORTULANO 1999a, p.
(55) In merito si vedano le osservazioni formulate fronti da Brescia, Santa Giulia, BROGIOLO 1992, 133, tav. LV n. 4). Per l’analogo tipo in ceramica
da B. Portulano in PORTULANO 2008, pp. 420- p. 205 e PORTULANO 1999a, p. 422, tav. LI n. 5; comune si vedano gli esemplari dalla villa romana
421. per Verona PORTULANO 2008, p. 422, tav. LXI n. in località Faustinella-S. Cipriano a Desenzano
(56) GHIROLDI, PORTULANO, ROFFIA 2001, p. 119, 5. (PORTULANO 2007, p. 66, n. 22 e nota 41) e da
fig. 9 n. 2. (62) GHIROLDI, PORTULANO, ROFFIA 2001, p. 119, Santa Giulia (MASSA, PORTULANO 1999, pp. 170-
(57) PORTULANO 1999b, p. 40, tav. II n. 5. fig. 10 n. 9. 171, tav. LXXIX n. 1). Un confronto proviene
(58) PORTULANO 1999a, p. 128 e nota 33. (63) Scavo 1998, US 282, St. 121381; per con- anche dal sito fortificato del Monte Barro (BRO-
(59) Scavo 2010, US 240, St. 121140. fronto PORTULANO 2008, p. 422, tav. LXI n. 1. A GIOLO 1991, p. 82, tav. LII n. 4).

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GIORDANA RIDOLFI

ceramiche di tradizione longobarda che


sono state documentate, ad esempio, a
Brescia.
Pochi frammenti sono assegnabili a con-
tenitori in pietra ollare, roccia di origine
metamorfica di facile lavorabilità, che rag-
gruppa diversi litotipi, le cui cave di estra-
zione sono situate prevalentemente nelle
Alpi centro-occidentali67. L’elevata resi-
stenza al calore, la bassissima porosità che
impedisce l’assorbimento di liquidi e la
buona capacità refrattaria, idonea nei pro-
cessi di cottura degli alimenti, sono tra le
caratteristiche principali che decretarono
la fortuna di questo materiale, che divenne
di largo uso soprattutto dal Tardoantico
a tutto il Medioevo.
A partire dalla tarda età romana, con
l’avvio su larga scala della lavorazione al Fig. 3. Frammenti di recipienti in pietra ollare.
tornio dei blocchi in pietra ollare68, si
registrò un notevole aumento nella pro- nello studio di questi recipienti pertanto lo più esemplari contraddistinti esterna-
duzione di laveggi e una più vasta com- l’analisi delle tracce di lavorazione costi- mente da bande costolate orizzontali, tutte
mercializzazione che interessò anche tuisce un elemento indispensabile per la tendenzialmente omogenee, dato impor-
regioni lontane dalle aree di estrazione e definizione tipologica e per stabilire una tante in quanto è stato constatato come
lavorazione della materia prima, tramite cronologia, seppur indicativa, di questi questo tipo di lavorazione tenda a seguire
circuiti distributivi che privilegiavano, recipienti. un’evoluzione, da un modello più distan-
dato anche il tipo di materiale, lo sfrut- I pochi frammenti individuati negli scavi ziato o a campi irregolari a uno con spazi
tamento di percosi d’acqua e vie fluviali69. della villa, tutti provenienti da stratigrafie regolari tra le varie solcature71.
La scarsa differenziazione morfologica di tarde relative ai depositi di copertura delle Un recipiente sub-cilindrico di medie
questi recipienti, legata soprattutto alla strutture antiche e corrispondenti ai dimensioni, con orlo quadrangolare e
particolare modalità di lavorazione della moderni livelli di calpestio, confermano spessore della parete di cm 0,6, mostra
pietra ollare, ha sempre reso problematico la generale scarsità di attestazioni di lavezzi esternamente costolature regolari ad arco
individuare evoluzioni e sequenze formali; nell’area del gardesano70. di cerchio distanti mediamente cm 0,6,
lo sviluppo nelle tecniche di tornitura, Sono documentati vari litotipi grigi in e una superficie interna lisciata72. Questo
tuttavia, ha portato nel corso dei secoli a pietra ollare talcoscistica dell’area alpina tipo di trattamento della superficie esterna
procedimenti di lavorazione sempre più centrale, utilizzati per la fabbricazione di risulta caratteristico del periodo altome-
perfezionati e finalizzati a ridurre i tempi pentole (fig. 3). Le evidenti tracce di fumi- dievale, con ampie attestazioni dal VI-
di foggiatura e gli scarti di lavorazione; gazione sulle pareti esterne e talvolta di VII secolo fino all’XI secolo. Contenitori
resti carbonizzati all’interno dei fondi di questo genere sono documentati nel
confermano un loro impiego nell’ambito sito fortificato del Monte Barro (CO)73
(67) MANNONI et alii 1987, p. 16, tab. 1; ALBERTI della cottura dei cibi. Predominano per e nelle stratigrafie di S. Giulia in contesti
1997, pp. 335-336.
(68) I blocchi di pietra venivano fissati su torni
orizzontali e scavati con il metodo “a cipolla”,
tecnica che garantiva una maggiore produttività e (70) Presenze sporadiche nei siti del Garda si hanno (71) LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1994, pp. 177
contemporaneamente una drastica riduzione del a Sirmione (BOLLA 1989, pp. 53-55), a Manerba e 180; ALBERTI 1999, pp. 268-269; BOLLA 2008,
materiale di scarto; per una descrizione del metodo (CARVER, MASSA, BROGIOLO 1982, p. 284, fig. 29), p. 492.
di lavorazione si rimanda a LUSUARDI SIENA, SAN- a Ledro (D E V ECCHI , ROSSO 1988, p. 165) e (72) Scavo 2000, saggio 5, US 436, St. 2015.19.25.
NAZARO 1994, p. 163, tav. 2. Desenzano (PORTULANO 2007, p. 63, n. 2 e p. 66, (73) BOLLA 1991, p. 32, tav. LVI n. 11, tipo VII;
(69) Per un quadro della distribuzione dei recipienti n. 17). Sulla diffusione della pietra ollare nell’area ALBERTI 2001, p. 149, tav. XLVII n. 8. Un fram-
in pietra ollare si veda ALBERTI 1997, pp. 335-338 dell’Alto Garda si veda COLLECCHIA 2004, pp. 229- mento analogo da Mezzocorona (Mezzocorona 1994,
e fig. 1. 230. p. 116, tav. VIII n. 2).

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GLI OGGETTI D’USO

datati a partire dalla metà del VI secolo74. X-XI, dopo i quali si osserva per questo da frequentazioni saltuarie quando l’edi-
Forme analoghe sono documentate anche dettaglio morfologico la tendenza a scom- ficio era già in rovina.
in Liguria nel castrum di S. Antonino, di parire definitivamente80. Si registra un vuoto per il Periodo III, che
VII secolo75. Il prolungato utilizzo di questi contenitori potrebbe essere imputabile a una disper-
Una pentola di medie dimensioni a orlo poteva provocare di frequente la “cottura” sione dei materiali per un fattore di
indistinto quadrangolare e pareti tronco- della pietra, un’alterazione che raggiungeva casualità, ma anche riflettere una minore
coniche, con parete di cm 0,8 di spessore, il nucleo interno e determinava fessura- o più occasionale occupazione dell’edi-
si caratterizza esternamente per le larghe zioni e sfaldamenti. Il valore di questi ficio.
costolature poste a una distanza regolare manufatti emerge dai numerosi casi di Un nucleo significativo di reperti vitrei è
media di cm 0,8, associate all’interno da riparazioni antiche, di cui rimane traccia dunque inquadrabile dalla seconda metà
fitte linee di tornitura76. Sulla base dei nei piccoli fori spesso presenti su questi del I secolo d.C. e, in particolar modo,
contesti bresciani è stato osservato che la recipienti: un frammento di fondo con nel II secolo d.C., coerentemente con i
decorazione a larghe scanalature con pro- costolature regolari sulla parete esterna81 dati archeologici, che mostrano in questo
filo ad arco di cerchio correlata al tratta- presentava a lato della linea di frattura un momento un’intensa attività edilizia legata
mento interno a “millerighe” compare foro, a cui doveva essere stata applicata, alle opere di monumentalizzazione della
sporadicamente già dalla metà del VI dopo il riposizionamento della frattura e residenza. Le attestazioni riguardano esclu-
secolo per poi attestarsi maggiormente la saldatura con mastice organico, una sivamente forme aperte come piatti e
nei secoli successivi, fino all’XI secolo77. grappa o dei fili in metallo passanti attra- coppe, realizzate prevalentemente in vetro
Il tipo è diffuso a San Tomé di Carvico verso i fori per il consolidamento. soffiato, che venivano largamente im-
(BG) in contesti altomedievali78. piegate sulla mensa per la presentazione
Da uno strato che ha restituito frammenti I vetri e il consumo di cibi.
di ceramica rinascimentale proviene un Un esemplare in vetro trasparente con
frammento di fondo pertinente a un reci- Dei frammenti vitrei provenienti dagli riflessi azzurri documenta la presenza del
piente di medie dimensioni, contraddi- scavi della villa, solamente un numero piatto Isings 46a82, con orlo ad anello
stinto dalla superficie esterna lisciata e da ridotto di orli e fondi può essere ricon- ottenuto mediante il ripiegamento del
quella interna segnata da fitte rigature; il dotto a precisi tipi, fornendo indicazioni bordo all’esterno, e dotato di vasca con-
fondo, piatto e lisciato, mostra interna- utili dal punto di vista produttivo e cro- cava (n. 14). Si tratta di una forma molto
mente una sola scanalatura dovuta all’a- nologico. Le tipologie rimandano a forme comune, distribuita capillarmente in molti
zione del tornio79. La tipologia a pareti ampiamente note in Italia settentrionale, siti dell’Italia settentrionale e nel nord
lisce ha un ampio excursus cronologico ricorrenti nel panorama generalmente delle Alpi, che compare in età claudio-
che comprende generalmente tutto il riscontrato nei contesti abitativi del bre- neroniana e che conosce la sua massima
periodo medievale, ma si denota nella sciano e dell’area del Garda e per le quali diffusione specialmente tra la seconda
peculiarità del fondo piano la possibilità si ipotizzano produzioni anche in ambito metà del I e i primi decenni del secolo
di circoscrivere l’esemplare entro i secoli padano. successivo83. Nonostante si tratti di un
Il materiale esaminato può essere ricon- prodotto seriale che veniva fabbricato in
dotto principalmente a due gruppi, un grandi quantità e con una certa rapidità
(74) ALBERTI 1999, p. 263, tav. CX n. 2, tipo V, primo afferente ai primi due secoli di vita
attestato nei periodi IIIB, IV e V.
(75) MURIALDO et alii 2000, p. 393, tav. 2, n. 13.
del complesso, e un secondo, relativo ai
(76) Scavo 2000, saggio 5, US 436, St. 141894. Periodi IV e V, in cui assistiamo alla (82) Scavo 2001, US 440, St. 2015.19.27.
Per confronti si rimanda a BOLLA 1991, p. 32, tav. grande ristrutturazione della residenza, (83) BIAGGIO SIMONA 1991, pp. 49-52, tav. 1, n.
CLVIII n. 39, tipo 7; ALBERTI 1999, p. 263, tav. seguita dal suo definitivo abbandono e 011.1.020, da contesto tombale datato tra il 70 e
CX n. 3. il 120 d.C.; ROFFIA 1996a, p. 328; ZAMPIERI 1998,
(77) ALBERTI 1999, pp. 266 e nota 20; pp. 268- pp. 198-199; MANZIA 2004, pp. 29 e 32, cat. 8 e
269. BOLLA 2008, p. 492. La decorazione a “mil- relativi confronti; PORTULANO, RAGAZZI 2010, pp.
lerighe” è assente, ad esempio, negli esemplari del 101-102, tb. 40, tav. I, fig. 2, da sepoltura datata
sito fortificato del Monte Barro (CO), databile tra (80) MALAGUTI 2004, p. 107. al II secolo d.C.; GABUCCI 2000, pp. 95-96. Per le
la seconda metà del V e il primo quarto del VI (81) Scavo 2000, saggio 5, US 436, St. 2015.19.26. attestazioni nel bresciano si rimanda a MASSA 1997a,
secolo d.C. A Castelseprio un tipo analogo viene Il pezzo trova confronto con il fondo proveniente pp. 85-86, da contesti di età flavia; UBOLDI 2004,
datato ad epoca longobarda (LUSUARDI S IENA , dai livelli d’uso della capanna di epoca altomedievale p. 269; nei livelli del santuario di Breno la forma
STEFANI 1987, p. 128, tav. II n. 5). documentata all’interno dei vani C e D della villa predomina in contesti anteriori all’età domizianea,
(78) MALAGUTI, ZANE 2000, p. 413, tipo 3. di Desenzano, loc. Faustinella (PORTULANO 2007, a conferma del suo favore soprattutto durante la
(79) Scavo 1998, US 303, St. 124358. p. 63, n. 2). seconda metà del I d.C. (ROFFIA 2010, p. 329).

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La ceramica invetriata (nn. 12-13) e i vetri (nn. 14-20).

di esecuzione, il frammento in esame opposto del vaso85. Il frammento è rea- talli pregiati in bronzo e in argento86,
denota una fattura piuttosto curata e una lizzato in vetro incolore, soffiato a mano rimanda a un tipo ampiamente noto e
discreta qualità. È verosimile supporre, libera, mentre il festoncino, che doveva commercializzato in tutto l’Impero tra la
in virtù della semplicità formale che con- possedere valore decorativo e allo stesso seconda metà del I e i primi decenni del
traddistingue questo piatto e della sua tempo funzionale per facilitare la presa, II secolo d.C., frutto di un repertorio
ampia distribuzione, che la produzione è stato ottenuto mediante l’applicazione formale comune tanto alle regioni del
fosse dislocata in vari centri del territorio a caldo di un filamento dello stesso colore, Mediterraneo orientale, quanto a quelle
padano. di spessore maggiore al centro, e modellato della parte occidentale, che testimonia
Piuttosto diffuso è anche il piatto Isings con l’aiuto di una pinza per ottenere la l’immediata capacità di ricezione e ado-
4384, con vasca sagomata a profilo con- caratteristica costolatura. zione di modelli anche tra regioni molto
vesso e orlo tubolare estroflesso, dotato La forma, ispirata a piatti e vassoi in me- lontane del mondo romano87. Numerose
di una piccola presa a festoncino applicata sono le attestazioni anche in Italia setten-
a caldo sul labbro (n. 15), che doveva
essere presente specularmente sul lato (85) Di questa forma sono state riconosciute tre
distinte varianti, per le quali si rimanda a ROFFIA
2000, pp. 39-41 (tipo 1); BENEDETTI, DIANI 2003, (86) Si vedano, ad esempio, gli esemplari pubblicati
p. 244 (tipo 2). Per confronti cfr. anche MAN- in Magiche trasparenze 1999, pp. 74-75.
(84) Scavo 1997, US 277, St. 2015.19.28. DRUZZATO, MARCANTE 2005, p. 33, cat. 309. (87) ROFFIA 2000, pp. 40-41.

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GLI OGGETTI D’USO

trionale88, con particolare concentrazione Fig. 4. Esemplari


nella zona di Albenga da ambiti funerari, di piatti-coppe
tipo Isings 42.
e in contesti abitativi lungo l’asse della
Postumia, specialmente in area medio-
padana, dove è stata ipotizzata una pro-
duzione in loco proprio per la frequenza
con cui ricorre tale forma89.
Sono riconducibili a questo tipo sia coppe
che piatti, distinti unicamente dalle di-
mensioni del diametro, che dovevano
essere associati tra loro e costituire dei
veri e propri servizi da portata.
Tra il vasellame in vetro la forma più rap-
presentata, con cinque esemplari90, è il
piatto-coppa Isings 42/AR 83, con orlo
a tesa più o meno obliqua, che si raccorda
alla vasca tramite un leggero rigonfia- mancano forme ottenute a stampo, come tratta di una forma tipica di II secolo d.C.,
mento sottostante (fig. 4). Prevale la va- nel caso del frammento proveniente da prodotta già in età flavia e che perdura
riante a labbro superiormente continuo US 270, contraddistinto da uno spessore fino agli inizi del III secolo96. Alcuni
(n. 16)91, mentre un solo frammento che si aggira tra i mm 2 e 3. esemplari sono privi di contesto o a
mostra in corrispondenza dell’ingrossa- Si tratta di una forma diffusa nelle regioni carattere residuale, provenienti da strati
mento un leggero incavo soprastante92. transalpine, ma che trova ampia distri- di riporto che colmano le strutture già
Quattro esemplari presentano sulla tesa buzione anche in Italia settentrionale, in asportate dell’edificio. Due esemplari,
la caratteristica decorazione a tacche incise. particolare nelle aree medio e basso-pa- invece, sono stati rinvenuti nei livelli di
Il vetro è generalmente incolore, talvolta dane, dove si ipotizzano possibili centri giardino del settore B, tra cui uno nel-
con lievi sfumature verdi. di fabbricazione93, mentre più scarse sono l’interro (US 231) formatosi in seguito
È stato riscontrato soprattutto l’impiego le presenze in centro Italia94. alla realizzazione del bacino-fontana nel
della tecnica a soffiatura libera, che per- In Lombardia l’area di diffusione sembra II secolo d.C., coerentemente con il pe-
metteva di realizzare esemplari di spessori concentrarsi maggiormente nella pianura riodo di massima diffusione di questa
ridotti e di foggia più elegante, ma non padana orientale e in genere nel bresciano, forma.
dove compare in numerosi contesti95. Si A fronte di un silenzio di forme vitree per
quel che concerne il pieno III d.C., si
(88) Per un quadro esaustivo delle numerose atte- assiste a una ripresa nel corso del IV secolo
stazioni di questa forma si rimanda alle carte di (93) Per un quadro delle presenze si rimanda allo
d.C. con la comparsa di tipologie ricor-
distribuzione redatte per i ritrovamenti in Europa, studio monografico di R. Tarpini in TARPINI 2000,
nel Mediterraneo e in Italia settentrionale in ROFFIA integrato da ROFFIA 2008, p. 498 e da alcune segna- renti in questo periodo, in concomitanza
2000, pp. 39-40, figg. 8-9; per un aggiornamento lazioni di M. Uboldi in UBOLDI 2006, pp. 223- con la nuova e imponente fase di ristrut-
delle presenze in nord Italia B ENEDETTI, DIANI 224. Per il Piemonte si veda G ABUCCI 1997, p. turazione del complesso.
2003, pp. 246-247, tab. 1, nota 20 e ROFFIA 2010, 466, fig. 2 nn. 1-2 e 4; per il Veneto LARESE 2004, Si inquadra in quest’epoca la coppa a orlo
p. 334. p. 77. Per la Lombardia ROFFIA 1996a, p. 329, da
(89) In Lombardia sono state notate particolari Pegognaga; per l’area del pavese M ACCABRUNI ,
tagliato appartenente al tipo Is. 116a, AR
concentrazioni a Calvatone (CR) e a Pegognaga, DIANI s.d., p. 162, cat. 237; per Como UBOLDI 59.197, che si caratterizza per l’orlo non
nel mantovano; in merito a quest’ultimo si vedano 2006, pp. 223-224, tav. III, nn. 1-2. eccessivamente svasato, poco distinto dalla
le osservazioni in ROFFIA 1996a, pp. 328-329. (94) In merito Settefinestre 1985, p. 177, tav. 47, parete, e per la vasca ampia, mediamente
(90) Scavo 1967, da cassa priva di indicazione, St. n. 12. profonda (n. 17)98. Si tratta di una forma
2015.19.29; scavo 1967, vano 5, St. 112393; scavo (95)Per il bresciano, in particolare ROFFIA 1996b,
1996, US 231, St. 112421; scavo 1997, US 270, p. 222, nota 51; UBOLDI 2004, p. 270, tav. 2, nn.
St. 112501; scavo 1998, US 284, St. 2015.19.30. 15-16; ROFFIA 2010, p. 330, tav. I, n. 7. Un esem-
Tre di questi sono riconducibili, in base al diametro, plare simile anche dalla villa di Desenzano (POR- agli inizi del III d.C. è data dalla presenza di una
a piatti. TULANO 1994, p. 171, tav. VII n. 6). coppa rinvenuta nella tb. 18 nel recinto funerario
(91) Per confronti RÜTTI 1991, Taf. 75, Kat. 1653; (96) RÜTTI 1991, p. 86; ROFFIA 2008, p. 498; H di Albenga, datata agli inizi del III d.C. (Magiche
UBOLDI 1999, p. 277, tav. CXVI n. 4. UBOLDI 1999, p. 277. A. Larese sottolinea la com- trasparenze 2009, pp. 77 e 200-201, cat. 26).
(92) ISINGS 1971, p. 23, fig. 12, nn. 8-10; UBOLDI parsa del tipo in contesti tombali già di fine I secolo (97) Scavo 1998, US 332, St. 121400.
1999, p. 277, tav. CXVI n. 4. d.C. (LARESE 2004, p. 77). La persistenza anche (98) Confronti in R ÜTTI 1991, p. 65, Taf. 56,

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GIORDANA RIDOLFI

diffusa per tutto il IV e il V secolo, con quali dovevano essere localizzati in ambito non è stato possibile correlare a una evo-
permanenze ancora agli inizi del VI mediopadano103. luzione cronologica, almeno per quel che
d.C.99, ma le caratteristiche e la colora- Il tipo è attestato dal IV fino alla fine del riguarda la fase altomedievale. Il piede a
zione verde-azzurro chiaro del vetro V secolo d.C., quando tende a scomparire disco costituisce spesso il principale indi-
rendono plausibile un’attribuzione del per essere sostituito progressivamente dal catore della presenza di questa forma, che,
pezzo al IV secolo d.C.100 Il dato è signi- bicchiere a calice; il tipo di vetro, attri- in base ai numerosi contesti di riferimento,
ficativo, in quanto l’esemplare proviene buibile alle produzioni di IV secolo, lo venne prodotta tra la seconda metà/
da un sottile strato di sabbia interposto colloca ancora tra il vasellame in uso nella decenni finali del V secolo fino all’VIII
tra i due piani pavimentali del vano 60, villa. secolo. Numerose sono le stratigrafie di
costituendo un puntuale terminus ante Da uno strato di macerie proviene l’orlo riferimento del nord e centro Italia, tra
quem per la pavimentazione sottostante di una bottiglia leggermente ingrossato cui il tempio della Magna Mater e la
e un importante riferimento cronologico all’esterno e lieve incavo interno, e collo Crypta Balbi a Roma, lo scavo di Villa
per la datazione degli interventi di rifaci- con andamento convesso104; il vetro, di Clelia in Romagna, e, più recentemente,
mento dei piani pavimentali del settore B. colore verde, rimanda per le caratteristiche le stratigrafie del centro urbano di Ve-
La cronologia è confermata da un altro alla produzione di epoca tardoromana. rona106. Ampiamente diffuso in Italia set-
orlo, che per le ridotte dimensioni può Per la genericità della forma potrebbe tentrionale e centrale, è documentato in
essere attribuito genericamente al bicchiere appartenere a una bottiglia con imboc- numerosi contesti tardoantichi e altome-
apodo Isings 96/106101, contraddistinto catura svasata a collo troncoconico o cilin- dievali del nord Italia, tra cui Mezzocorona
da un vetro ricco di iridescenze e di fila- drico105. in Trentino, Ibligo Invillino in Friuli,
menti legati al tipo di lavorazione. Pochissimi frammenti sono riconducibili Monte Barro (CO) e Santa Giulia a Bre-
Sulla base del diametro di cm 13 è asse- a bicchieri a calice tipo Is. 111, ma la loro scia107.
gnabile a una coppa tipo Isings 96a, AR presenza è estremamente significativa per Appartiene a un bicchiere a calice il fram-
60.1102 il frammento a profilo lievemente il ruolo che questi recipienti rivestono mento di orlino svasato, ingrossato all’in-
sinuoso e andamento troncoconico del come spartiacque tra la tarda antichità e terno108, in vetro azzurro, che reca sotto
corpo, che termina in un orlo tagliato l’Altomedioevo, dal momento che non l’orlo tre sottili filamenti di colore bianco
irregolarmente in obliquo. L’esemplare, compaiono prima della metà del V d.C. opaco (n. 18), appiattiti sulla superficie,
in vetro verde-azzurro, presenta pareti di Nonostante il loro numero sia esiguo e quasi conpenetrati nella parete, come
discreto spessore e fitte e sottili linee incise le condizioni di estrema frammentarietà, spesso ricorre nelle produzioni vitree di
sulla superficie esterna. La forma è nota costituiscono un’importante attestazione epoca altomedievale e che costituisce un
in numerose varianti, che al momento dei manufatti in uso durante le frequen- importante criterio tecnologico di distin-
non sembrano correlate a un’evoluzione tazioni dell’area della villa quando questa
crono-tipologica, quanto piuttosto all’ap- ormai era in avanzato stato di abbandono.
partenenza a diversi centri produttori. Si La forma, utilizzata probabilmente anche
(106) Particolarmente significativi per collocare
tratta di uno dei tipi più diffusi nei siti come lampada, è caratterizzata da un pic- l’inizio della produzione sono i frammenti dalla
tardoantichi dell’Italia settentrionale, tanto colo piede a disco e da un gambo tubolare taberna P del tempio della Magna Mater, il cui
che si ritiene che la sua produzione si sia terminante in un calice variamente con- riempimento è datato entro gli ultimi decenni del
sviluppata in diversi centri, alcuni dei formato, con profilo che poteva assumere V secolo d.C., e alcuni esemplari da Porto Torres,
recuperati da un contesto della metà del V d.C.
andamento troncoconico, campaniforme, Per un ampio panorama dei contesti e analisi critica
globulare o ovoidale, attestati in una si rimanda a STERNINI 1995, pp. 245, 252 e 259.
1269, dove il tipo è datato dal secondo quarto del notevole variazione formale che finora A Verona un solo esemplare compare in stratigrafie
IV agli inizi del V d.C.; FOY 1995, pp. 192-193, di V secolo, mentre si assiste a un incremento signi-
n. 16; MANDRUZZATO, MARCANTE 2005, p. 28, ficativo a partire dal VI secolo d.C. (ROFFIA 2008,
cat. 253, considerato un tipo intermedio tra la p. 504). A Castel S. Pietro nel Canton Ticino sono
forma Isings 96 e la 116; ROFFIA 2008, p. 500, tav. datati tra il 450 e la prima metà del VII secolo,
XCVI, fig. 20. (103) RÜTTI 1991, Taf. 57, 1303. con possibili prosecuzioni (UBOLDI 1996, pp. 170-
(99) ROFFIA 2008, p. 500 e nota 56. (104) Scavo 2000, US 435, St. 2015.19.32. 171, tav. I).
(100) FOY 1995, p. 193; ROFFIA 2008, p. 500 e (105) Per il tipo si veda RÜTTI 1991, p. 167, Taf. (107) BIERBRAUER 1987, pp. 272-275; Mezzocorona
nota 54. 149, N. 3899; BIERBRAUER 1987, p. 283, Taf. 160, 1994, PP. 120-121, TAV. IX, N. 12; UBOLDI 1991,
(101) Scavo 1998, US 332, St. 2015.19.31. nn. 1 e 3, con riferimenti generici alle forme Isings pp. 85-88; UBOLDI 1999, pp. 294-298.
(102) Scavo 2000, US 435, St. 141898. Per il tipo 92, 104 e 132. Per le bottiglie a collo cilindrico (108) Scavo 2000, US 434, St. 2015.19.33. Per
si veda RÜTTI 1991, p. 65, Taf. 56, 1269; ROFFIA UBOLDI 1999, p. 296, tav. CXXVIII n. 4 e SAN- confronti si veda l’esemplare in ROFFIA 2008, p.
2008, p. 502, tab. 1. TUARI MARZANO 2002, p. 889. 261, tav. XCVIII n. 12, corrispondente al tipo 2.

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GLI OGGETTI D’USO

zione e cesura con le produzioni prece- Da ultimo si segnala un piede ad anello conservano tracce di un possibile in -
denti109. di cm 12 di diametro, cavo internamente, gobbio. Il frammento rimanda alle ciotole
Un frammento di piede a disco, con dia- ottenuto tramite ripiegamento, con fondo della produzione ceramica tardoceltica,
metro di cm 4, con bordo ad anello cavo piano e piccolo gradino all’altezza del in particolare al tipo con orlo ispessito a
internamente e profilo concavo rialzato piede; realizzato in vetro trasparente con mandorla e sottostante fascia carenata.
al centro110, in vetro verde acqua, mostra sfumature verdi, può essere ricondotto a Forma di lunga durata, compare nel V
in sezione il doppio strato di vetro un piatto114. Da un contesto antecedente secolo a.C., con scarse attestazioni nella
ottenuto tramite la soffiatura di un’unica alla seconda metà del II secolo d.C. pro- produzione etrusco-padana, e diventa più
bolla di vetro, indicatore puntuale del viene un frammento di bottiglia in vetro comune in ambito golasecchiano; è diffusa
tipo di lavorazione e della veloce produ- verde chiaro trasparente, di cui rimane in area celtica sia in contesti insubri, tra
zione seriale di questa forma111. solamente il fondo concavo, ispessito al cui Milano117, che cenomani, come indi-
Risulta infine particolarmente difficoltosa centro, che reca tracce di distacco del pon- cano le numerose presenze a Brescia e nel
l’attribuzione tipologica di alcuni fram- tello115. territorio circostante, in Valtrompia, a
menti per la mancanza di elementi discri- Breno, Flero e Verona118; è documentata
minanti o comuni a più morfologie La ceramica comune tra i reperti della villa romana di Nuvo-
vascolari. È il caso, ad esempio, di un lento in Val di Sabbia e in area gardesana
fondo di coppetta, con profilo interno Destinata a un uso domestico, in cucina, a Peschiera, dove compare in livelli inse-
molto concavo e piede a cordoncino per la mensa o la dispensa, la ceramica diativi associati a materiali datati al III-
ottenuto dal ripiegamento della parete comune risponde soprattutto a criteri di II secolo a.C.119; tende ad esaurirsi nel
stessa (n. 19), che può essere generica- funzionalità, nei quali tuttavia spesso inter- corso del II secolo a.C., in concomitanza
mente ascritto alla prima età imperiale, vengono accurate scelte di carattere tec- con l’avvio della romanizzazione.
senza escludere tuttavia l’appartenenza a nologico o legate ad abitudini alimentari A livello formale è stata osservata per
forme più tarde112. che riflettono ambiti culturali ben precisi. queste ciotole la tendenza nel corso del
Non è identificabile il fondo di coppetta Nell’analisi, condotta unicamente a livello tempo a uno sviluppo minore dell’orlo
con piccolo piede a cordoncino appli- macroscopico, si è cercato di delineare un in altezza e a una maggiore articolazione
cato113, in vetro bianco trasparente e fila- quadro generale delle ceramiche comuni del profilo interno120, elementi che con-
menti legati alla lavorazione del vetro (n. in uso nell’intero arco di vita della villa e corrono a suggerire una cronologia per il
20). di cogliere, nell’individuazione di possibili frammento non anteriore al III secolo
produzioni, il loro ambito di circolazione a.C.
e le tradizioni a esse legate. Al di là di considerazioni su un’eventuale
(109) STERNINI 1995, p. 261. Questa decorazione Un piccolo frammento di orlo ingrossato presenza celtica nell’area, ipotesi poco
compare di frequente sui bicchieri a calice; in merito con profilo a mandorla lievemente intro- sostenibile sulla base di un unico fram-
UBOLDI 1999, pp. 296-297; ROFFIA 2008, p. 506.
I contesti della Francia medidionale hanno indicato
flessa (n. 21) costituisce il più antico reci- mento, esso testimonia comunque una
per questa decorazione un arco cronologico circo- piente recuperato nel corso degli scavi, frequentazione più antica rispetto a quella
scritto, iniziato nella metà del V e diffusosi massi- purtroppo da uno strato di epoca mo- del complesso residenziale di epoca impe-
mamente tra la fine del V la prima metà del VI derna116. Il corpo ceramico rivela un buon riale.
d.C. (FOY 1995, pp. 204 e 213), seguito da un
grado di depurazione e un aspetto sapo-
rapido declino di essi. I contesti italiani al momento
sembrano suggerire una prosecuzione del tipo di noso, mentre la colorazione grigio-azzurra (117) G UGLIELMETTI , L ECCA B ISHOP, R AGAZZI
decorazione anche nei secoli successivi (UBOLDI indica irregolarità nel processo di cottura; 1991, p. 141.
1999, pp. 296-297; ROFFIA 2008, p. 506 e nota le condizioni di estrema frammentazione (118) ONGARO 1999, pp. 44-45; SOLANO 2010,
54.) interessano anche le superfici, che non p. 80; GUGLIELMETTI, RAGAZZI, SOLANO 2012, p.
(110) Scavo 1998, US 342, St. 2015.19.34. BIER- 63 e nota 4; RAGAZZI, SOLANO 2014, pp. 59-60;
BRAUER 1987, pp. 272-273, Taf. 140, n. 11; FOY per Verona si veda MORANDINI 2008c, p. 435, tav.
1995, p. 202, pl. 11 n. 115. LXV n. 1 e nota 30.
(111) STERN 2001, p. 270. 2015.19.35. Per piedi simili RÜTTI 1991, pp. 193- (119) BRUNO, CAVALIERI MANASSE 2000, p. 79,
(112) Per confronti si veda l’esemplare da S. Lorenzo 194, Taf. 177, 4758. fig. 5, 1. Per un quadro generale delle presenze in
di Pegognaga in ROFFIA 1996a, p. 330, fig. 43, n. (114) Scavo 1967, vano 2b, St. 2015.19.36. ROFFIA ambito lombardo si rimanda ad ARSLAN et alii
54. Questo tipo di piede ricorre nei tipi AR 37.2 2008, p. 512, tav. XCIX n. 21. 2008, pp. 256-257 e note 10-14.
(RÜTTI 1991, p. 55, Taf. 49, 1145-1147), AR 52 (115) Scavo 1997, US 277, St. 2015.19.37. Per (120) Per un’analisi dello sviluppo morfologico
(RÜTTI 1991, p. 62, Taf. 53, 1228), AR 71 (RÜTTI confronti RÜTTI 1991, Taf. 176, 4747-4749; MAC- della forma si veda il recente contributo di L.
1991, p. 77, Taf. 68, 1477). CABRUNI, DIANI s.d., p. 296, cat. 463. Ragazzi e S. Solano in RAGAZZI, SOLANO 2014,
(113) Scavo 2010, vano 36, US 780, St. (116) Scavo 1998, US 303, St. 2015.19.40. pp. 59-60.

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GIORDANA RIDOLFI

Nelle prime fasi di vita della villa l’instru- interno che impediva ai cibi di attaccarsi un’ansa impostata orizzontalmente appena
mentum domesticum è rappresentato pre- al recipiente. In Italia settentrionale sono sotto l’orlo (n. 24); il corpo ceramico è
valentemente da recipienti per la conser- documentati sia tegami di importazione abbastanza depurato, di colore arancio-
vazione e il servizio sulla tavola, mentre centro-italica, sia di produzione regionale rosato, privo di un ingobbio. La forma
risultano scarse le forme utilizzate in con una diffusione a corto e medio raggio: rimanda, anche per l’ampia imboccatura
cucina per la cottura degli alimenti. Come possibili aree di fabbricazione in ambito di cm 28, a un catino o un bacile; esem-
è presumibile, già in questa fase si hanno padano sono state suggerite in Emilia, nel plari di queste dimensioni e fattezze, prov-
testimonianze di forme legate alla tradi- milanese e nel Veneto sulla base di analisi visti di una doppia ansa impostata sotto
zione vascolare locale, ma si avverte minero-petrografiche124. I due esemplari l’orlo, compaiono in centro Italia, in
comunque l’apporto significativo di di Toscolano appartengono al tipo con ambito vesuviano e Oltralpe in età tar-
vasellame tipico del mondo romano. orlo indistinto, talvolta leggermente assot- dorepubblicana e nel corso del I secolo
È frequente l’olla a labbro estroflesso, tigliato, e vasca concava, diffuso dall’età d.C.129
dotata di alto collo concavo e spalla augustea al I secolo d.C.125 Sono rivestiti Tra i contenitori per liquidi in uso sulla
distinta121, tipica del I secolo d.C., assai da una vernice rossa piuttosto spessa e mensa nel corso del I secolo d.C. vi erano
nota, ad esempio, a Milano e con diverse coprente, presente solo all’interno e fino le brocche, come l’esemplare in buona
attestazioni anche nell’area gardesana nelle all’orlo. parte ricostruibile (n. 25), sfortunatamente
ville di Manerba del Garda e di Veniva impiegata per la conservazione di privo di contesto130. Si contraddistingue
Desenzano122. Gli impasti mostrano vari liquidi l’anforetta a labbro ingrossato e per il caratteristico orlo ingrossato e mo-
gradi di depurazione, con cotture in atmo- arrotondato, con collo troncoconico e danato, arricchito da una decorazione sot-
sfera ossidante, mentre è ricorrente la rifi- ventre panciuto, con anse a nastro impo- tostante a tacche, sul quale si imposta
nitura accurata delle superfici. state sotto l'orlo (n. 23)126. Il corpo ce- direttamente l’ansa; il collo, ampio e
I medesimi aspetti tecnici e riscontri a ramico, ben depurato, di colore beige, svasato, si congiunge al ventre espanso
livello formale permettono di inquadrare sembra rimandare per forma e aspetti senza soluzione di continuità, mentre è
in questa fase anche l’olla a labbro in- tecnici a tipi diffusi nel corso del I secolo mancante il punto di saldatura dell’ansa
grossato orizzontale, con alto collo con- d.C.127 sulla spalla; la base è costituita da un piede
vesso ben distinto e ventre globulare (n. Tra le ceramiche depurate in uso nel I a disco (fig. 5). Il corpo ceramico, rosso-
22), recuperata nel corso degli scavi degli secolo d.C. va annoverato un frammento arancio, è ben depurato e di buona com-
anni ‘60; vi sono richiami con esemplari pertinente a un largo recipiente di forma pattezza, privo di ingobbio o vernice e
presenti nel bresciano e nella gardesana aperta, rinvenuto immaltato nella mura- accuratamente lisciato nelle superfici. Le
occidentale in contesti di prima età impe- tura del vano 21 del settore A128: l’orlo è attestazioni finora note la indicano come
riale123. estroflesso e rialzato, con un profondo forma peculiare del bresciano sulla base
Rientra nelle produzioni tipiche romane incavo all’interno, e presenta tracce di delle presenze a Borgo San Giacomo, a
il vasellame in vernice rossa interna, costi- Gardone Val Trompia e nelle necropoli
tuito da tegami dotati di un rivestimento bresciane di Villachiara e Nave; qui
(124) Per una sintesi delle problematiche su questa compare tra il vasellame di corredo di una
classe si rimanda da ultimo a BONINI 2010, p. 307. sepoltura di età tiberiana, che finora costi-
(121) I due esemplari provengono dalla pulizia dei (125) Scavo 1967, St. 112415; scavo 2009, US tuisce il solo appiglio cronologico per la
livelli superficiali dei vani 8/9, scavo 2010 (St. 622, St. 2015.19.43. A questi si aggiungano vari
2015.19.41 e 2015.19.42). frammenti di pareti e fondi da US 403. Per la data-
datazione di questa forma131.
(122) St. 112469. PORTULANO, AMIGONI 2004, zione si veda LEOTTA 2005, p. 116, tav. 2 nn. 6-7; Alcune forme documentate rimandano
pp. 108-109, tav. X, 9 e XI, 3; G UGLIELMETTI, per confronti FABBRI, GUALTIERI, MASSA 2004, p. al panorama vascolare centro-alpino e
LECCA BISHOP, RAGAZZI 1991, pp. 185-186, tav. 241, tav. VIII n. 4.
LXXXV n. 11. Per la villa di Desenzano POR - (126) Scavo 1967, St. 112488.
TULANO 1994, pp. 167-168, tav. IV n. 1, con esem- (127) Riferimenti formali provengono dagli scavi
plari residuali cotti in atmosfera ossidante, superfici della metropolitana milanese (G UGLIELMETTI , (129) Per rimandi si vedano dall’area campana
lisciate e parzialmente lucidate a stecca. LECCA BISHOP, RAGAZZI 1991, p. 151, tav. LXI n. G ASPERETTI 1996, p. 27, fig. 1,9, e dal Fréjus
(123) PORTULANO, AMIGONI 2004, p. 108, tav. 6) e dalla villa romana di Isera nei pressi di Rovereto, GÉBARA, BÉRAUD 1996, p. 322, fig. 27, 1.
IX, 11-12, da un piccolo edificio di Manerba datato purtroppo fuori contesto (Villa Isera 2011, pp. 130 (130) Scavo 1967, St. 112470.
entro la metà del I d.C. Da Cividate Camuno e 150, tav. XV n. 1). Un anforotto di forma simile, (131) Sub ascia 1987, p. 191 e nota 64; pp. 52-
questo genere di olle compare nei livelli antecedenti con una conformazione più obliqua del labbro, 53, T, tb. 6. Per i riferimenti a Borgo San Giacomo
alla realizzazione degli edifici da spettacolo, avvenuta proviene da via Alberto Mario a Brescia (PANAZZA, e Gardone Val Trompia si rimanda a DELLA PORTA,
tra I e II secolo d.C. (FABBRI, GUALTIERI, MASSA BROGIOLO 1988, p. 88, tav. VIII n. 1). SFREDDA, TASSINARI 1998, p. 200, tav. CXXVIII
2004, p. 241, tav. VIII n. 3). (128) Scavo 2010, St. 2015.19.51. n. 2, tipo 8.

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GLI OGGETTI D’USO

attestano una forte persistenza del patri-


monio culturale retico ancora sentito in
piena età imperiale.
Strettamente legato alla tradizione locale
è il frammento di testo (fig. 6), purtroppo
recuperato da uno strato di colmatura del
corridoio nel settore A che ha subito rima-
neggiamenti132. La forma rimanda al tipo
con orlo arrotondato e continuo con la
parete; lo spessore è costante, pari a cm
1,9, mentre non è misurabile il diametro,
comunque piuttosto ampio, per lo stato
frammentario del pezzo e per le irregolarità
nella modellatura. Entrambe le superfici
mostrano segni di una lisciatura appros-
simativa e sono prive di sabbiatura; le lievi
torniture e irregolarità suggeriscono una
lavorazione avvenuta con l’ausilio di un
tornio lento. L’impasto è generalmente
molto grossolano, ricco di inclusioni ben
visibili in sezione; in superficie affiorano
sporadicamente anche lamelle di mica. I
testi venivano posti a contatto con il fuoco
e surriscaldati per essere impiegati nella
cottura di pane e focacce tramite il rilascio
graduale di calore, che garantiva una
cottura più uniforme; di conseguenza l’ag-
giunta abbondante di degrassanti era Fig. 5. Brocca in ceramica depurata.
necessaria per assicurare una buona capa-
cità di resistenza agli shock termici. L’utilizzo di questi manufatti viene con-
Alle presenze note fino ad alcuni anni fa nesso da alcuni studiosi all’impiego di
in Lunigiana e nella Liguria di Levante catini-coperchi o clibani, che venivano
esclusivamente da contesti tardoantichi- sovrapposti ai testi per costituire dei veri
altomedievali e oltre, si sono aggiunte di e propri fornetti portatili entro cui
recente attestazioni anche in ambito lom- avveniva il processo di cottura del com-
bardo, che sembrano concentrarsi preva- posto alimentare. Il dato, tuttavia, non
lentemente nell’area della Valcamonica, sembra supportato dai riscontri archeo-
a Cividate Camuno e a Breno, da contesti logici: come a Cividate Camuno135, anche
anche di prima età imperiale133. Il recente a Toscolano si evidenziano tra le due forme
ritrovamento di un testo dalla villa romana grandi differenze sia nella composizione
di Nuvolento in Val di Sabbia in un livello Fig. 6. Frammento di testo. degli impasti che nei quantitativi, che
datato tra II e IV d.C, amplia il quadro inducono a considerare i due manufatti
di diffusione di questi manufatti, che lavorazione in loco stanziata in Valca-
come indipendenti tra loro.
finora sembra comunque circoscritto alle monica sembrerebbe avvalorata da recenti
Noti nella letteratura archeologica come
aree prossime all’arco alpino. Una possibile analisi archeometriche condotte su un
teglie, clibani o fornetti-coperchi, questi
campione da Breno (BS), che hanno sta-
recipienti sono stati interpretati come
bilito tra i degrassanti macinati e aggiunti
(132) Scavo 2010, vano 7, US 623, St. 2015.19.44.
(133) GUGLIELMETTI, SOLANO 2010, pp. 251-252, all’impasto la presenza di rocce locali134.
tav. III, n. 2; GUGLIELMETTI, RAGAZZI, SOLANO (135) FABBRI, GUALTIERI, MASSA 2004, pp. 237 e
2012, p. 70, tav. V n. 4 e fig. 6. (134) GUGLIELMETTI, SOLANO 2010, p. 251. 251.

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GIORDANA RIDOLFI

contenitori per la cottura di pani e focacce boccali Henkeldellenbecher è testimoniato bianche, nere e quarzitiche associate a
o impiegati nella lavorazione del latte o da un frammento di parete con una lieve lamelle di mica143.
nella produzione di formaggi. La forma depressione, ascrivibile a questa tipologia, Nel corso dello scavo sono stati recuperati
viene considerata derivata da modelli pro- nei livelli di deposito formatisi intorno vari esemplari riconducibili a Henkeldel-
tostorici della cultura alpina centro- alla metà del II secolo d.C. con la realiz- lenbecher, a riprova della larga fortuna di
orientale; è ampiamente nota in Valca- zazione del grande bacino-fontana nel questa forma nell’Alto Garda; si tratta
monica dal I secolo d.C., nel bresciano e settore B140: il corpo ceramico si presenta purtroppo di frammenti appartenenti a
nell’area gardesana occidentale nella media molto asciutto, ricco di inclusioni di contesti tardi o che hanno subito dei rima-
e tarda età imperiale fino a tutto il V dimensioni medio-fini, di tonalità beige. neggiamenti, per i quali rimane perciò
secolo d.C.136 Ebbero largo impiego anche Potrebbero appartenere allo stesso tipo di l’incertezza di un loro valore residuale.
a Toscolano: sono attestate diverse pareti recipiente anche alcune pareti ricche di Dal riempimento di una canaletta situata
provviste di prese a linguetta e alcuni inclusioni di quarzi e calcari, di colore nel vano 7144 proviene un frammento di
frammenti di orlo variamente sagomati, rosso-arancio, con un alone marrone in fondo e parete dal profilo svasato (n. 27),
ingrossati o indistinti e arrotondati137, un tratto della superficie. caratteristica che sembra rimandare agli
molti dei quali provenienti dagli strati di Come le teglie appena descritte, anche esemplari più tardi della produzione; il
macerie che colmavano alcuni ambienti questi boccali rappresentano un esempio corpo ceramico, rosato-marrone chiaro,
della villa. Un esemplare conserva parte di rielaborazione in età romana di tipo- è secco e ricco di inclusioni affioranti
di una linguetta orizzontale e il fondo logie legate alla cultura indigena, in par- anche in superficie. Un altro frammento
piano sabbiato (n. 26), che fa supporre ticolare quella retica, e denotano legami di fondo svasato, pertinente a uno strato
un utilizzo prevalente come teglia per una con un patrimonio culturale tradizionale di macerie in parte utilizzato come mo-
posa a diretto contatto sulla brace138. che persistono per tutta l’epoca romana, derno piano di calpestio145, è caratte-
A una discreta varietà morfologica corri- come emerge dalla lunga sopravvivenza rizzato da un im pasto rosato-arancio
sponde una certa omogeneità nei corpi di queste forme, la cui durata è dimostrata chiaro con anima grigia interna, legger-
ceramici, evidenziata in particolare nel- fino al IV-V secolo d.C. Le aree di distri- mente granuloso. Dal riempimento del-
l’impasto prevalentemente ricco di inclusi buzione rimandano soprattutto ai territori l’asportazione della canaletta del vano
bianchi e quarzosi, anche affioranti in della fascia pedemontana centro-apina, 28146 provengono alcuni frammenti per-
superficie; le superfici esterne sono gene- in Valcamonica e nelle Valli Giudicarie; tinenti a un grande esemplare di Henkel-
ralmente lisciate, ma raramente si riscontra in Lombardia è evidente una concentra- dellenbecher a orlo svasato, ben distinto
l’uso di rifiniture superficiali a pettine, zione nella fascia orientale e in particolare dal ventre ovoide, e parte dell’ansa a nastro
coerentemente con la cronologia tarda nelle aree del bresciano e del Garda occi- segnata da tre lievi solcature (fig. 7); il
proposta in base ai contesti di rinveni- dentale141. È stata riscontrata in questi frammento, seppur quasi interamente
mento139. boccali un’evoluzione non solo a livello ricoperto di malta degradata, si distingue
L’impiego in epoca altoimperiale di formale ma anche tecnologico sulla base dai precedenti esemplari per il corpo
del tipo di impasto: se per la prima età ceramico poco più depurato e per i toni
imperiale prevalgono corpi ceramici grigi marroni-grigiastri.
(136) CARVER, MASSA, BROGIOLO 1982, p. 278, e micacei142, si assiste alla tendenza nelle Tra le forme più comuni in ceramica
fig. 28, E147; GUGLIELMETTI, SOLANO 2010, pp. depurata in uso durante la prima e media
fasi più avanzate a colorazioni arancio-
249-251; SOLANO, BASSO, RICCARDI 2010, p. 539.
(137) Scavo 1967, St. 112347, 112408, 112475 e marroni, in cui sono frequenti inclusioni età imperiale troviamo i recipienti a orlo
112476; scavo 2001, US 439, St. 141897. decorato147, coppe su alto piede dall’orlo
(138) Scavo 1998, US 281, St. 121372. La sab- ripiegato all’esterno e inclinato, decorato
biatura sul fondo non sembra essere una costante,
dato che favorisce l’ipotesi di un duplice impiego (140) Scavo 1997, US 236, St. 121131.
come teglie o fornetti. Esemplari con fondo sabbiato (141) Per un inquadramento del tipo e per la dif- (143) In questo gruppo rientra, ad esempio, l'esem-
provengono, ad esempio, da Pieve di Manerba (BS) fusione di questi boccali si vedano CAVADA 1992, plare St. 141895 da US 439 (scavo 2001). Per
(CARVER , M ASSA , B ROGIOLO 1982, p. 281). S. pp. 382-383 e figg. 5 e 7; Mezzocorona 1994, pp. un'analisi dei corpi ceramici si rimanda da ultimo
Solano, E. Basso e M.P. Riccardi sostengono che il 105-106 con carta di distribuzione alla fig. 70; a GUGLIELMETTI, SOLANO 2010, p. 246.
fondo sabbiato servisse nella fase di essiccazione di M ASSA 1997a, pp. 113-114; B ONINI , F ELICE , (144) Scavo 2010, US 655, St. 2015.19.45. Per
questi recipienti a non far aderire il fondo del vaso GUGLIELMETTI 2002, pp. 249-250; GUGLIELMETTI, confronti BONINI, FELICE, GUGLIELMETTI 2002,
al pianale su cui venivano posati. SOLANO 2010, p. 246. pp. 249-250, tav. XV nn. 1-3.
(139) Sulle evoluzioni formali e tecniche di fab- (142) Si veda, ad esempio, l’esemplare proveniente (145) Scavo 2001, US 442, St. 141289.
bricazione delle teglie si rimanda a SOLANO, BASSO, da una tomba di età flavia dalla necropoli di Nave (146) Scavo 2010, US 833, St. 2015.19.82.
RICCARDI 2010, p. 540. (Sub ascia 1987, p. 107, tav. 36, tb. 56). (147) Scavo 1967, St. 112409.

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GLI OGGETTI D’USO

provviste di presette analoghe ma con


caratteristiche tecnologiche differenti dal-
l’esemplare di Toscolano154, compaiono
anche tra i reperti del santuario di Minerva
a Breno (BS) in livelli che non oltre-
passano l’età domizianea.
Dal Medio Impero si registra un signifi-
cativo aumento di vasellame da cucina a
discapito delle forme in ceramica de-
purata, ridotte essenzialmente a brocche
e bottiglie a orlo ingrossato estroflesso155;
sembra inoltre accentuarsi il quadro già
evidenziato in precedenza di una forte
gravitazione dell’Alto Garda verso la Lom-
bardia orientale e specialmente verso
Brescia, a cui è territorialmente connesso,
e verso le aree trentine, con una circola-
zione di questi prodotti ormai sostanzial-
mente circoscritta entro un ambito re-
Fig. 7. Frammenti di boccale tipo Henkeldellenbecher. gionale.
In questo quadro sono significativi i due
superiormente da modanature e da tacche Lugone di Salò questa coppa con labbro soli esemplari156 di olla a orlo ingrossato
o ditate impresse ai lati. Impiegati con a tesa ma privo della decorazione ondulata, e gola distinta e rigonfia (n. 30), che costi-
varie funzioni, come recipienti da portata fa parte del corredo tombale di una se- tuisce la tipologia da cottura e da conser-
ma anche come bruciaprofumi e incen- poltura dell’utimo quarto del II d.C.150 vazione di tradizione romana forse più
sieri, furono in uso dall’epoca claudio- A Toscolano è residuale in uno strato di diffusa nei contesti medio e tardoimperiali
neroniana fino al III secolo d.C., con par- macerie che colmava il vano 28151. in area padana157. Altrettanto rara è l’olla
ticolare diffusione nel periodo flavio-tra- Può essere collocata tra I e II secolo d.C., a orlo estroflesso e alta spalla obliqua,
ianeo148. grazie anche al sicuro contesto di prove- distinta dal ventre da una carenatura a
Strettamente collegato a queste forme per nienza152, un’olla da fuoco con labbro spigolo vivo158, nota in vari contesti lom-
gli aspetti tecnici e decorativo-formali è svasato e ventre ovoide, dotato di una pic- bardi e veneti di III-V secolo d.C. e che
la coppa con orlo a tesa obliqua e on- cola presa a linguetta nella parte mediana rimanda a livello tecnologico alla produ-
dulata, dotata di vasca bassa e piuttosto del ventre (n. 29), realizzata più con fi-
larga, segnata a circa metà altezza da una nalità estetiche che funzionali; un riscontro (154) GUGLIELMETTI, SOLANO 2010, p. 247. L’olla
carena decorata da un cordone ondulato si ha ancora una volta con la vicina di Toscolano si distingue per la ridotta percentuale
analogo a quello sull’orlo (n. 28). L’argilla necropoli del Lugone di Salò, dove la me- di lamelle di mica e per la fattura meno accurata,
è abbastanza depurata con finissimi inclusi desima forma è presente in una sepoltura data dal maggiore spessore delle pareti e dall’impasto
più grossolano; anche il trattamento delle superfici
bianchi, di colore rosso-marrone, mentre il cui terminus post quem è posto alla fine si diversifica per il tipo di lisciatura più irregolare
la superficie esterna mostra una patina del I secolo d.C.153 Olle prive dell’orlo, e per l’effetto finale privo di lucidità.
marrone ben lisciata; vi sono tracce di (155) Si veda l'esemplare da US 276, St. 121155
annerimento unicamente sulla superficie (scavo 1997). Per i tipi si rimanda a MASSA, POR-
nn. 1-2; MASSA, PORTULANO 1999, p. 154, tav. TULANO 1999, p. 155, tav. LXVI nn. 1-4; BONINI,
interna e sull'orlo. È una forma nota nel
LXIII n. 1. FELICE, GUGLIELMETTI 2002, p. 247, tav. XI nn.
bresciano: le attestazioni finora riguardano (150) MASSA 1997a, pp. 154, tav. XXXIV n. 8, tb. 1-6.
il complesso di Santa Giulia, dove è pre- 108, scheda 42. (156) Scavo 1997, US 277, St. 121148; scavo 2007,
sente con valore residuale in uno strato (151) Scavo 2010, US 833, St. 2015.19.47. US 515, St. 2015.19.48.
tardo 149 , mentre nella necropoli del (152) L’esemplare St. 121147 proviene infatti dallo (157) Per un aggiornamento su questo tipo di olle
strato di riporto formatosi in seguito alla realizza- si vedano CORTESE 2003, p. 73; MORANDINI 2008c,
zione del bacino-fontana (US 277) nella seconda p. 443, tav. LXVIII n. 11; GUGLIELMETTI 2010,
metà del II d.C. (Periodo II). p. 264.
(148) CORTESE 2003, p. 71. (153) MASSA 1997a, p. 114, dove la presetta viene (158) Scavo 1998, US 281, St. 121373; scavo 2007,
(149) MASSA, PORTULANO 1996, p. 188, fig. 124, considerata derivata da forme preromane. US 504 (St. 2015.19.49), dove è intrusiva.

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GIORDANA RIDOLFI

Fig. 9. Frammento di parete con cordoncino


applicato decorato da piccole impressioni.

scabre e irregolari esternamente, mentre


mostrano segni evidenti di lisciatura a
mano soprattutto all’interno.
Gli esemplari di Toscolano sono privi del
cordoncino plastico decorato da tacche,
che talvolta ricorre su questi recipienti e
su altre forme coeve, ma numerosi sono
i frammenti di pareti163 che conservano
Fig. 8. Olla a labbro svasato e alta gola.
questa decorazione (fig. 9), considerata
peculiare dell’area centro-alpina e che an-
zione in terracotta scura159. torri di fortificazione, dove però potrebbe
cora rimanda alla tradizione protostorica
Queste forme vengono surclassate dall’olla essere residuale161. Tra i vari esemplari
del mondo retico164.
a labbro svasato obliquo e alta gola, di- recuperati negli scavi della villa162, di cui
Era associato a un recipiente del tipo pre-
stinta dalla spalla mediante una risega (n. molti privi di contesto, si segnala un fram-
cedente165 il frammento di olla a labbro
31, fig. 8), prettamente tipica del Trentino mento recuperato nello strato di macerie
estroflesso e arrotondato, con un alto svi-
e della fascia lombarda orientale e pres- che ricopre il muro del loggiato nel settore
luppo della gola, lievemente ingrossata
soché sconosciuta in quella occidentale160. B.
all’esterno (n. 32), che trova confronti
Attestata in contesti tardoromani, compare Questo tipo di olla è generalmente con-
con due esemplari da una sepoltura di
a Sirmione tra i materiali di un riporto traddistinta da un impasto ricco di inclu-
Riva del Garda datata alla fine del II-inizi
datato tra la fine del V e gli inizi del VI sioni biancastre di grandezza media e
del III secolo d.C.166
d.C., collegato a uno dei primi usi delle medio-fine, con una colorazione in frat-
La persistenza nell’uso dei tegami nella
tura grigio-nerastra dovuta alla cottura in
media e tarda età romana è indicata dal-
atmosfera riducente; le superfici tendono
(159) I frammenti mostrano un corpo ceramico l’esemplare a orlo indistinto e appiattito,
grigiastro, ricco di fini inclusioni puntinate bianche ad assumere tonalità grigio-marroni, sono
con vasca a profilo leggermente ricurvo
e un tipo di cottura intenzionalmente riducente;
le superfici nerastre presentano internamente segni
e fondo piano (n. 33), recuperato durante
di tornitura e all’esterno, soprattutto in corrispon- tav. IV, nn. 1-3; ENDRIZZI 2007, pp. 216-217, tav.
denza della carena, tracce di levigatura ottenute 5 nn. 36-37.
con l’uso di una stecca. In merito MASSA, POR- (161) PORTULANO 1999b, p. 39, tav. I n. 2. (163) Scavo 1967, St. 112450; scavo 2010, vano
TULANO 1999, p. 295, tav. LXX n. 2; CORTESE (162) Scavo 1967, St. 112367. Altri esemplari delle 28, US 718, St. 2015.19.55; scavo 2010, vano 36,
2003, pp. 73-74, fig. 9, 3; MORANDINI 2008c, p. stesso tipo dallo scavo 1967 corrispondono ai N. US 780, St. 2015.19.58.
443, tav. LXVIII n. 9. St. 112419, 112346. Dalle indagini più recenti (164) M ASSA , P ORTULANO 1999, p. 161; POR -
(160) CARVER, MASSA, BROGIOLO 1982, pp. 276- olle di questo tipo provengono da US 276, St. TULANO 2007, p. 38, fig. 15.
279, fig. 27, F146; CAVADA 1992, pp. 122, fig. 15, 121153 (scavo 1997), da US 502, St. 2015.19.50 (165) Scavo 1997, US 276, St. 121154.
6; MASSA, PORTULANO 1999, p. 161, tav. LXXI n. (scavo 2007), da US 622, St. 2015.19.59 (scavo (166) BASSI, GRANATA, OBEROSLER 2010, p. 140,
4; BONINI, FELICE, GUGLIELMETTI 2002, p. 242, 2009) e da US 780, St. 2015.19.57 (scavo 2010). tb. 60, tav. III n. 26.

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La ceramica comune.

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GLI OGGETTI D’USO

gli scavi del 1967167. Il corpo ceramico lamelle di mica, mentre le superfici sono
presenta diffuse inclusioni rosse e bian- lisciate e prive di rivestimento esterno. È
castre, affioranti anche in superficie, e documentata a Toscolano con diversi
rara mica; si denota inoltre un accurato frammenti privi di contesto, e in altri siti
trattamento di lisciatura interno ed ester- del Garda di età altomedievale172.
no. Le tonalità tra il marrone e il rosato Rientra in questa categoria anche l’olla
rimandano a una cottura in atmosfera con orlo estroflesso, ispessito e arrotondato
ossidante; permangono tracce di anneri- all’esterno, decorata sulla spalla da una
mento in corrispondenza del fondo e della linea incisa a onda (n. 35), rinvenuta in
parte inferiore del recipiente collegate uno strato di macerie che ricopre le strut-
all’uso sul fuoco168. ture murarie in buona parte asportate del
Dopo l’abbandono della residenza e vano 57173; alla stessa produzione è asso-
quando questa ormai versava già in con- Fig. 10. Frammento di olla altomedievale. ciabile anche un frammento di coperchio
dizioni di degrado, si insediarono in alcuni con orlo indistinto quadrangolare e corpo
spazi interni modeste unità abitative, di a un arco temporale che non sembra oltre- troncoconico, ornato da un motivo a onda
cui permangono poche tracce archeolo- passare la fine del VI secolo d.C. inciso con una larga stecca174; proviene
giche limitate a sporadiche buche di palo Come in altre ville del Garda, sono assenti dallo strato di macerie che ricopre il vano
e ai resti di un piccolo focolare (Periodo le ceramiche longobarde o forme che 28.
VI). Ad eccezione della stratificazione che richiamano i modelli di tradizione lon- Allo stesso orizzonte cronologico può
ricopre queste evidenze, non si conservano gobarda, come avviene in genere nelle essere assegnata anche la piccola olletta
strati d’uso o livelli pertinenti a questa aree di stanziamento di queste popola- con labbro ripiegato all’esterno e ventre
fase; pertanto uno dei pochi elementi di zioni; tale elemento supporta le ipotesi panciuto (n. 36), scoperta nello strato di
analisi è rappresentato da un ristretto correnti di un’esclusione dell’Alto Garda malta degradata che colmava il corridoio
gruppo di manufatti in ceramica da fuoco, dai territori sotto il loro controllo169. 7 nel settore A175 e confrontabile con
purtroppo proveniente da strati rimaneg- In questa fase predominano i contenitori esemplari dal Capitolium di Verona.
giati o pertinenti a periodi più tardi, che ceramici utilizzati in cucina, soprattutto L’olla a labbro ingrossato, provvista di
possono essere collegati a questa frequen- olle, che servivano per cuocere e scaldare incavo per il coperchio, con collo distinto
tazione solo per la cronologia più avanzata i cibi sul focolare. Tra queste ricorre un e spalla obliqua decorata da una sottile
rispetto alle ceramiche comuni analizzate tipo170 con labbro a tesa leggermente ri-
in precedenza. curva e ventre ovoide piuttosto ampio (n.
Le forme rimandano a tipi presenti nei 34); a livello tecnologico si caratterizza (172) Scavo 1967, St. 112363, 112364 e 112416.
livelli altomedievali dell’area gardesana, per la cottura ossidante non uniforme e Per altri ritrovamenti in area gardesana GHIROLDI,
del bresciano e del veronese; dai riscontri per una patina esterna opaca e annerita. PORTULANO, ROFFIA 2001, p. 120, fig. 11,7; POR-
La forma rimanda a confronti in ambito TULANO 2007, p. 66, figg. 19-21.
con le altre classi ceramiche ascrivibili a (173) Scavo 1999, US 397, St. 2015.19.53. Per
questa fase, dalle cronologie ricavate in milanese in contesti di VI-inizi VII d.C.
confronti si vedano gli esemplari dal Capitolium
base ai confronti e dall’assenza di tipi più e a Brescia in depositi altomedievali171. di Verona in MORANDINI 2008c, p. 441, tav. LXVII
tardi, è presumibile ipotizzare che questo Tipicamente altomedievale è l’olla a labbro nn. 16-17 e HUDSON 2008, p. 443, tav. LXXVIII
insediamento fu di breve durata e limitato estroflesso a sezione quadrangolare e corpo n. 3. A Mantova è attestato senza decorazione dagli
globulare (fig. 10), che può talvolta pre- scavi del battistero in un livello di fine VI-inizi VII
d.C. (CASTAGNA, MORINA 2004, p. 65, tav. III n.
sentare una decorazione a onda incisa a 2). A Sirmione un’olla simile è stata interpretata
(167) St. 112471. stecca all’altezza della spalla; il corpo come un intruso altomedievale in un deposito di
(168) Affinità sia dal punto di vista formale che ceramico mostra inclusi di media gran- tardo V secolo (GHIROLDI, PORTULANO, ROFFIA
tecnologico si hanno con tegami dall’area del dezza, tra cui diversi calcarei e piccole 2001, p. 119, fig. 10, 6). In area trentina i ritrova-
Trentino e dalla gardesana; in merito Mezzocorona menti di Volano e di Sabiona e Villandro, a nord
1994, p. 108, tav. IV n. 46; ENDRIZZI 2007, p. di Bolzano, suggeriscono che questi recipienti
220, tav. 9 n. 59, datato su confronti al IV secolo fossero in uso tra il V e il VI secolo d.C. (CAVADA
d.C.; lo stesso tipo compare nella sepoltura di età (169) BROGIOLO 1997, p. 306; BROGIOLO 1999b, 1992, pp. 114-116, fig. 15 nn. 3-4).
tardoromana da Riva del Garda, via Maso Belli p. 13; MANCASSOLA, SAGGIORO 2000, p. 130. (174) Scavo 2010, vano 28, US 718, St.
(CAVADA 1992, p. 112, tb. 5, fig. 13 n. 3). Per un (170) Scavo 1998, US 377, St. 2015.19.52. 2015.19.54. Per riferimenti HUDSON 2008, p.
esemplare da Salò MASSA 1997a, p. 112, tav. XXXIV (171) G UGLIELMETTI , L ECCA B ISHOP, R AGAZZI 443, tav. LXXIX n. 2.
n. 1, dalla tb. 77, il cui terminus post quem è asse- 1991, p. 141, tav. C n. 12; MASSA, PORTULANO (175) Scavo 2010, vano 7, US 633, St. 2015.19.56.
gnato alla fine del I secolo d.C. 1999, p. 168, tav. LXXV n. 10. Si veda HUDSON 2008, p. 443, tav. LXVIII n. 2.

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GIORDANA RIDOLFI

nervatura176 (n. 37), rimanda a una delle Fig. 11. Esemplari


forme più attestate nella produzione di lucerne
Firmalampen.
ceramica di epoca longobarda del Capi-
tolium di Brescia, oggetto di un recente
inquadramento, che la vedrebbe attiva tra
la metà del VI e gli inizi del VII d.C.177;
alla luce di questi nuovi dati non è escluso
che lo stanziamento possa essere avvenuto
anche nel VI secolo inoltrato.
Prosegue anche in epoca altomedievale
l’uso di grossi catini-coperchi per la cottura
dei cibi, come testimonia l’esemplare con
orlo appena ingrossato a sezione trian-
golare e corpo a calotta (n. 38), scoperto
nello strato di deposito che sigilla le attività
di frequentazione del Periodo VI178; esso
rimanda a recipienti analoghi attestati a
Sirmione e a San Michele di Trino,
anch’essi da livelli altomedievali179.
In mancanza del becco permangono dubbi che consentiva tramite l’impiego di calchi
Le lucerne su una possibile attribuzione ai tipi Loe- una riproduzione seriale assai veloce ed
schcke I e IV, distinti in ragione dello svi- economica, capace di rifornire il mercato
Scarse sono le testimonianze dell’impiego luppo morfologico angolare o a ogiva del su vasta scala.
di lucerne nella residenza; il dato, proba- becco. La sola discriminante è data dalla Un importante riferimento cronologico
bilmente viziato dagli sconvolgimenti sequenza e dalla disposizione degli anelli per le prime fasi di frequentazione del
operati sul complesso, è aggravato da concentrici presenti sulla spalla, che in Settore B è fornito da un frammento di
diversi frammenti che non conservano base alle distinzioni stabilite da S. Loe- Firmalampe a canale aperto tipo Loe-
elementi utili per la determinazione del schcke, rimanda al tipo di spalla IIIa181, schcke/Buchi Xa183: si conserva solo la
tipo e per stabilire la relativa cronologia. variante che però sembra ricorrere su più parte superiore provvista di spalla obliqua,
Dallo strato di macerie che colma il vano tipi182. su cui si impostano tre borchiette a semi-
22 proviene un frammento molto ridotto Le lucerne a volute, diffuse in tutto il cerchio. Nonostante la buona fattura, il
della valva superiore di una lucerna a bacino del Mediterraneo e largamente foro di alimentazione è leggermente de-
volute con disco figurato180, comprensivo prodotte in molteplici centri, alcuni dei centrato e ha forma irregolare; anche il
di una porzione incompleta di spalla e quali certamente stanziati nel nord Italia, forellino di areazione posto in prossimità
del ribassamento del disco; nulla rimane furono commercializzate tra l’età augustea del disco non è in asse184. Nulla rimane
del soggetto raffigurato. L’argilla è depu- e l’epoca altoimperiale; nel contesto di della parte inferiore su cui era riportato
rata e farinosa, di colore giallo chiaro; la appartenenza questo esemplare ha perciò il marchio di fabbrica. Il corpo ceramico
spalla, leggermente inclinata, è percorsa valore residuale. si caratterizza per la durezza, che conferisce
da tre anelli concentrici e da due cordoli I restanti frammenti sono riconducibili a all’esemplare un aspetto quasi metallico;
verso l’interno. lucerne di tipo Firmalampe (fig. 11), uno la colorazione rosso-arancio dell’impasto
dei prodotti più diffusi in epoca romana è interrotta da chiazze grigiastre presenti
grazie alla standardizzazione della forma, solo sulla superficie esterna, sopra il disco,
attorno ai fori di alimentazione e sfiato e
(176) St. 141982, dal saggio B, US 442 (scavo tra due borchiette.
2001), relativo a uno strato di coltivo moderno. (181) LOESCHCKE 1919, p. 213, Abb. 2, IIIa.
(177) MASSA, PORTULANO 1999, pp. 170-171, tav. (182) Ad esempio, tra le lucerne del Museo di Sembra ormai prevalere l’ipotesi dell’in-
LXXVIII n. 7; GUGLIELMETTI 2014, p. 450, tav. Aquileia questo tipo di spalla compare indistinta- troduzione sul mercato delle lucerne a
IV n. 3. mente nei tipi Loeschcke IA, IB e IC (DI FILIPPO
(178) Scavo 1998, US 282, St. 121382. BALESTRAZZI 1988, pp. 157, 174 e 228). In merito
(179) PISTAN 1997, tav. 4 n. 10; GHIROLDI, POR- si vedano anche le considerazioni di E. Di Filippo (183) Scavo 2007, US 504, St. 2015.19.61.
TULANO, ROFFIA 2001, pp. 40-41, tav. II n. 13. Balestrazzi in DI FILIPPO BALESTRAZZI 2008, p. (184) Per confronti ZACCARIA RUGGIU 1980, p.
(180) Scavo 2010, US 753, St. 2015.19.60. 344, nota 8. 89, cat. 189a.

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GLI OGGETTI D’USO

canale aperto intorno all’80-90 d.C.185, cronologica tra la fine del I e la metà del
come indicano numerosi contesti ben II secolo d.C., avvallata anche dai contesti
datati e per la significativa assenza di tombali della vicina necropoli del Lugone
questo tipo dai siti vesuviani. L’impor- di Salò, dove il tipo Xa associato a questo
tanza del dato è legata al fatto che questo marchio tende a comparire nei corredi
frammento appartiene a uno dei primi datati entro la metà del II d.C., in seguito
strati antropizzati sopra i depositi di ghiaia sostituito dalla variante meno accurata
naturale nel Settore B, in seguito tagliato Loeschcke/Buchi Xb193.
da una delle fondazioni murarie del log- Dalle macerie che ricoprono uno dei vani
giato. Esso costituisce perciò un valido adiacenti proviene una Firmalampe di
terminus post quem per inquadrare questa piccole dimensioni194, con diametro del
prima fase di frequentazione a un mo- disco di cm 4,70. Si conserva una parte
mento non anteriore agli ultimi due molto ridotta del corpo, che si discosta
decenni del I secolo d.C. dalla forma canonica per la spalla molto
È invece da considerarsi residua la Fir- inclinata e per il serbatoio fortemente
malampe Xa recuperata per metà dallo schiacciato. Il corpo ceramico, arancio-
strato di macerie del vano 22186. Conserva 39 rosato, è depurato e farinoso al tatto. Non
una porzione della spalla leggermente è possibile stabilire con esattezza il tipo,
obliqua con una borchietta non perforata, mancando la discriminante del punto di
metà canale con piccolo forellino per Le lucerne (scala 1:2). congiunzione tra becco e serbatoio, così
l’areazione e parte del becco privo di tracce come non sono stati reperiti confronti
di annerimento187. Il corpo ceramico suggeriscono le numerose attestazioni189 precisi per la particolare sagomatura
depurato e compatto, di colore arancio- e come indicano le analisi archeometriche schiacciata del corpo.
rosato, mostra una leggera ingubbiatura condotte su alcuni esemplari con questo Lucerne Firmalampen di dimensioni
omogenea di colore arancio; la fattura è bollo190. È uno dei marchi su Firma- molto ridotte non sono rare; ne sono state
accurata, con spigoli netti e superficie lampen più documentati anche nel bre- recuperate diverse nel corso degli scavi
lisciata. sciano e in Trentino191. del Capitolium di Brescia195. Talvolta
Nella base circolare, delimitata da un solo L'attività di questo produttore si svolse queste tipologie possono mostrare aspetti
anello che costituisce il piedino, è presente dall’ultimo quarto del I fino a tutto il II unici e molto diversificati rispetto a quelli
parte di un bollo a lettere apicate a rilievo secolo d.C., diminuendo progressivamente generalmente noti e sottintendere forse
[...]AN, sormontato da due cerchielli incisi fino a raggiungere l’esaurimento nel corso il frutto di piccole produzioni autonome
posti in corrispondenza del becco (n. 39), del III d.C.192 Si esclude per l’esemplare destinate a un commercio più ristretto196.
da ricondurre al marchio [VIBI]AN e in esame una datazione così avanzata, Tra i reperti della villa appare insolita l’as-
all’officina di Vibianus188. I suoi prodotti anche in considerazione del buon livello senza di lucerne africane per il periodo
si diffusero in tutta la parte occidentale qualitativo; è preferibile una collocazione più tardo, soprattutto se la si rapporta
dell’Impero e la vasta dislocazione delle alla cospicua presenza di forme da mensa
sue figline dovette riguardare, oltre a quella importate dai centri del nord Africa. Si
(189) Per un quadro della diffusione si rimanda a
archeologicamente dimostrata in area pan- potrebbe pensare all’impiego di sistemi
LARESE, SGREVA 1997, pp. 465-466.
nonica, anche l’Italia settentrionale, come (190) Analisi effettuate su due esemplari con questo di illuminazione alternativi, quali, ad
marchio da Luni hanno identificato in un caso esempio, l’utilizzo di forme vitree che
minerali generici di tipo padano, presenti anche
(185) In merito alla cronologia iniziale di questo in Emilia, in un altro residui vulcanici, forse dei
tipo di lucerna si vedano MASSA 1997a, pp. 105- colli Euganei (Luni II, p. 302, CM 664 e 2527).
106; DI FILIPPO BALESTRAZZI 2008, p. 346 e nota Una provenienza da ambito padano, compatibile
2; BIONDANI 2014, pp. 361-362. con i campioni analizzati su alcune lucerne (193) MASSA 1997a, p. 104.
(186) Scavo 2010, US 740, St. 2015.19.62. modenesi, è stata ipotizzata anche per esemplari (194) Scavo 2010, vano 20, US 713, St.
(187) BUCHI 1975, p. XXIV. da Suasa (AN) (BIONDANI, NANNETTI, SABETTA 2015.19.63.
(188) Appare meno verosimile l’attribuzione a pro- 2003, p. 27). (195) BONINI 2002, p. 383.
duttori quali BAEBIANI e GAVIANI, soprattutto (191) G UALANDI G ENITO 1986, pp. 296-298; (196) Si veda, ad esempio, la Firmalampe minia-
per la presenza dei cerchielli incisi soprastanti, tipici BONINI 2002, p. 385; OBEROSLER 2007, pp. 252- turistica a canale aperto decorata da una presina
del marchio VIBIAN/VIBIANI. Si veda, ad 253, tav. 6 n. 4 plastica a palmetta, scoperta in via Benzi a Como
esempio, BUCHI 1975, pp. XXIV, tav. LVI n. 1115. (192) BUCHI 1975, pp. XXIV. (MORATELLO 2006, p. 177, tav. III n. 1).

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tante nel quadro di distribuzione finora attestazioni su anfore e in particolare su


noto, avvalla l’ipotesi di riconoscere in Dr. 6B, sembra invece rimandare ad alcuni
questo manufatto un prodotto artigianale bolli presenti su tegole bollate L.AR.TER
derivante da piccole botteghe che soddi- e L.ARREN[...], attestate da diversi esem-
sfacevano le richieste di mercati locali201. plari nella villa di Toscolano e diffuse spe-
cialmente nell'area gardesana e in Trentino.
Le anfore Questo ritrovamento apre un'interessante
questione in merito all’identificazione del
L’agevole posizione costiera del complesso personaggio a cui si riferisce, che non si
residenziale di Toscolano doveva certa- esclude fosse in qualche modo legato alla
mente favorire l’approvvigionamento di gens Arrenia, già attiva nel territorio
merci e derrate alimentari, che giungevano appunto nella fabbricazione di laterizi205.
Fig. 12. Frammento di Firmalampe tipo Xc. alla villa lungo le vie non solo terrestri Nonostante le fonti antiche non facciano
ma anche d’acqua, ponendola in posizione riferimento a una produzione olearia in
potevano avere un uso polivalente, tra cui di rilievo all’interno di un sistema arti- area gardesana, dal punto di vista climatico
quello di lucerna197. colato di intensi traffici commerciali e a il comprensorio del Lago di Garda bene-
La sola forma ascrivibile al periodo finale diretto contatto con gli altri approdi ficiava di un microclima estremamente
della residenza è costituita da un esemplare lacuali. Per ricostruire una parte del flusso favorevole alla coltivazione dell’ulivo;
tardo di Firmalampe, di cui si conserva di questi scambi i contenitori anforacei inoltre testimonianze archeologiche su
unicamente la porzione superiore del disco offrono un importante contributo, anche questo tipo di produzione provengono
e l’attacco del becco (fig. 12); seppur in considerazione del loro vasto raggio di dal ritrovamento di contrappesi da
incompleta, la forma allungata “a pera” distribuzione. torchio206 e dai resti di un impianto per
del canale permette di ascriverla nel tipo Tra le anfore che circolavano comune- la produzione olearia nell’immediato
Buchi Xc198, versione più distante dal mente nella prima età imperiale diverse entroterra gardesano, nella villa urbano-
modello canonico e cronologicamente più erano adibite al trasporto di olio, come rustica di Padenghe, in località San Emi-
attardata. La presenza di un piccolo foro le Dressel 6B, prodotte nella penisola liano207.
quadrato nel tratto iniziale del canale istriana e nell’Italia nord-orientale dalla È ragionevole credere che le ville costruite
costituisce la caratteristica distintiva di metà del I secolo a.C. e attestate fino agli sulla costa, come quella di Toscolano,
un tipo peculiare, che non compare prima inizi del III d.C.202 Dei due frammenti fossero principalmente destinate ai periodi
del IV secolo d.C., come suggeriscono provenienti dagli scavi della villa, entrambi di otium, ma dovessero anche servire per
vari confronti, tra cui due lucerne presenti con orlo a ciotola e purtroppo privi di attività economiche legate alle importanti
nei corredi delle sepolture del Lugone di contesto203, uno reca sul labbro un bollo risorse che il lago e il territorio circostante
Salò199. Significative sono le aree di atte- a cartiglio ovale CLAR (n. 40). Questo offrivano. Le stesse famiglie proprietarie
stazione, che sembrano localizzare questo marchio204, di cui non mi sono note altre delle dimore vantavano possedimenti nel-
particolare tipo in un ambito piuttosto l’immediato entroterra che venivano sfrut-
circoscritto, finora limitato a Brescia e tati per produrre generi alimentari ne-
dintorni e a Verona200. La sua comparsa (201) Per considerazioni di carattere produttivo si cessari agli abitanti e a coloro che erano
veda da ultimo DI FILIPPO BALESTRAZZI 2008, pp.
a Toscolano, in un’area geografica gravi- 348-349.
alle loro dipendenze, ma anche per la
(202) Per una sintesi si rimanda a PESAVENTO MAT- vendita sul mercato. I Nonii detenevano
TIOLI 2000, pp. 110-112. In merito al loro con- vaste proprietà fondiarie, oltre nelle Valli
(197) È il caso, ad esempio, dei bicchieri con orlo tenuto è stato accertata la presenza di olio per l’as- Giudicarie e nelle pianure del bresciano,
tagliato e a calice; in merito si vedano le conside- senza di tracce di resina all’interno e per iscrizioni
razioni in UBOLDI 1995, pp. 113-114 e ROFFIA dipinte presenti su alcuni esemplari, in cui si fa
2008, p. 504. riferimento al trasporto di olio istriano. Tuttavia (205) Per un’analisi approfondita dei bolli si veda
(198) Scavo 2010, vano 20, US 713, St. 2015.19.64. non è esclusa una funzione polivalente o un possibile SOLANO, supra.
(199) MASSA 1997a, p. 105 e schede 67 e 69, tav. riuso, come indicherebbe l’iscrizione graffita su (206) CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2012, pp. 243-244
XXXIII n. 6, tombe 40 e 84, datate alla seconda frammenti di una Dr. 6B, che menziona il garum e fig. 5.
metà del IV d.C. (CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2012, p. 251, fig. 14). (207) ROFFIA 1997, p. 131; PESAVENTO MATTIOLI
(200) LARESE, SGREVA 1996, p. 285, cat. 586 (attri- (203) Scavo 2010, vano 20, pulizia, St. 2015.19.65; 2000, pp. 110-111. Per le testimonianze archeo-
buito al tipo Loeschcke Xb); STELLA, MORANDINI scavo 1967, St. 112362. logiche sulla lavorazione delle olive e sulla produ-
1999, pp. 69 e 71; DI FILIPPO BALESTRAZZI 2008, (204) Le prime due lettere sono in nesso. Misure zione dell’olio nelle ville romane in ambito italico
pp. 348-349, tav. XXVIII n. 11 e CXLIII n. 5. del cartiglio: lungh. cm 3,7; alt. cm 0,9. si veda CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2005, cc. 99-100.

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anche in area benacense, da cui traevano plari di anforette che venivano utilizzate La grande circolazione di questi recipienti
cospicue rendite e con interessi in vari per il trasporto di questi prodotti 214. è dimostrata dalla frequenza con cui com-
settori economici, che andavano dall’agri- L’esemplare a orlo svasato, ispessito ester- paiono nei siti dell’Italia settentrionale,
coltura alla produzione del legname, dal- namente e con lieve scanalatura sottostante in particolare nella Regio X e nelle province
l’allevamento ovino fino alla fabbricazione (n. 41), richiama il tipo Grado 1; il corpo del Norico; recentemente è stata docu-
dei laterizi208. ceramico, rosato e piuttosto compatto, mentata la loro presenza fino in Puglia218.
I complessi residenziali della bassa costa presenta frequenti, piccoli inclusi bianchi Le analisi archeometriche finora condotte
dovevano usufruire inoltre di propri e neri, oltre a chamotte finemente tritata; su questi esemplari non sono state in grado
impianti portuali, che da un lato consen- non è visibile un ingobbio a causa dello di stabilire una precisa area di produzione,
tivano l’approvvigionamento delle merci, spesso strato di malta che ricopre il pezzo. che sembra comunque localizzabile in
dall’altro potevano agevolare la commer- In merito alla cronologia, le recenti atte- qualche centro dell’Adriatico nord-orien-
cializzazione dei prodotti agricoli coltivati stazioni dai livelli di preparazione del san- tale219.
nei fondi dell’entroterra209. tuario di Minerva a Breno (BS), sorto in Nella prima età imperiale l’abbondante
Un frammento di orlo imbutiforme indi- età flavia, hanno permesso di anticiparne acquisto di salse e derivati dalla lavorazione
stinto dal collo e con lieve ingrossamento la comparsa al I d.C., ma la grande dif- del pescato si riflette anche nei contatti
nella parte sommitale identifica il solo fusione avviene nel corso del II secolo commerciali con l’area iberica e nelle
esemplare di anfora con collo ad im - fino agli inizi del III d.C.215 L’esemplare importazioni di contenitori dalla Spagna,
buto210 contenitore oleario prodotto in di Toscolano proviene da uno dei livelli prevalentemente adibiti al trasporto di
più centri di fabbricazione, collocabili in sopra la ghiaia sterile, che fu tagliato dalle questo genere di mercanzia. I due esem-
area istriana, lungo le coste medio- fondazioni del loggiato al momento della plari di Dressel 7/11220, di cui si con-
adriatica e picena e forse in Cisalpina211. sua costruzione, avvenuta intorno alla servano solamente gli orli e, in un caso,
Il labbro è segnato da una piccola linea metà del II secolo d.C.216 l’attacco dell’ansa a gomito stretto, pre-
incisa a crudo che spesso ricorre su questi Un altro frammento con orlo a ciotola sentano una conformazione del labbro
tipi, ma la cui funzione non è al momento svasata, distinto dal collo da un gradino estroflesso ma non eccessivamente svasato,
chiarita212. Il periodo di circolazione e decorato da una linea orizzontale a sezione triangolare (n. 42), caratteri che
sembra corrispondere a un arco temporale impressa a crudo, è stato recuperato nel si discostano dal tipo più comune.
piuttosto ampio, che va dalla prima metà corso degli scavi del 1967217; il corpo Entrambi mostrano un corpo ceramico
del I secolo d.C. forse fino alla prima metà ceramico, giallo-beige, è piuttosto de- giallino, compatto, piuttosto depurato,
del III secolo d.C.213 Il corpo ceramico purato, ben compatto e con rari vacuoli; ma irregolare in sezione, con rade filladi;
arancio-rosato, leggermente farinoso, con non sembra rilevabile la presenza di un in un esemplare emergono rare, fini inclu-
radi inclusi fini grigi bianchi e scarsa cha- ingobbio. sioni grigio-marroni. Prodotti in diverse
motte, sembra compatibile con l’ipotesi aree della Penisola Iberica, prevalente-
di una provenienza adriatica. mente in Betica, si diffondono ampia-
Erano particolarmente predilette le salse (214) L’attribuzione della merce trasportata con mente dall’età augustea a tutto il I secolo
da pesce, come indicano i numerosi esem- prodotti derivati dalla lavorazione del pesce è con- d.C.221 A fronte di una circolazione piut-
fermata dalla frequente impeciatura e dai numerosi tosto ampia di questi contenitori in tutto
tituli picti referenti il liquaminis flos, una salsa di
pesce identificata col garum (AURIEMMA 2000, p.
(208) GREGORI 1999, pp. 229-251. 37).
(209) COLECCHIA 2004, pp. 49-51. (215) BRUNO 2010, p. 383. In merito alla discus- (218) Per le presenze in Lombardia B RUNO ,
(210) Scavo 1997, US 277, St. 121149. sione sulla cronologia si vedano CARRE, PESAVENTO BOCCHIO 1991, p. 272, tav. CXVIII, nn. 116 e
(211) Si rimanda nel dettaglio a MAZZOCCHIN MATTIOLI, BELOTTI 2009, pp. 227-228 e nota 80; 118; BRUNO, BOCCHIO 1999, p. 233, tav. XCVIII
2008, pp. 192-198, tipo 1, fig. 2, con orli da Ron- AURIEMMA, DEGRASSI, QUIRI 2012, p. 164. nn. 1-2; BRUNO 2003, p. 86. Per un quadro di
caglia. Altri confronti in PESAVENTO MATTIOLI, (216) Scavo 2007, US 504, St. 2015.19.66. distribuzione, C ARRE , P ESAVENTO M ATTIOLI ,
MAZZOCCHIN, FAILLA 1993, pp. 148-150; PAVONI (217) Scavo 1967, St. 2015.19.67. A questo se ne BELOTTI 2009, p. 229 e note 85-95. Per la presenza
2008, p. 370, tav. XXXVIII n. 9. aggiunge un altro, molto frammentario e con di queste anfore in Puglia AURIEMMA, DEGRASSI,
(212) Non sembra sostenibile l’ipotesi formulata medesimo impasto, da uno strato di colmatura del QUIRI 2012, p. 163.
in origine che servisse come elemento di distinzione corridoio scavato nel 1967, St. 2015.19.68. Per (219) MAZZOLI, MARITAN, PESAVENTO MATTIOLI
durante il processo di produzione. confronti si vedano gli esemplari di Verona (PAVONI 2009, p. 252.
(213) Il termine produttivo viene suggerito dagli 2008, p. 370, tav. XXXVIII n. 12) e di Canale (220) Scavo 1997, US 239 (St. 121133); scavo
esemplari presenti nel deposito del Capitolium di Anfora, alcuni dei quali recano linee incise a crudo 2010, US 713 (St. 2015.19.69), residuale, dallo
Brescia (BRUNO 2003, p. 278). Sulle problematiche sull’orlo (CARRE, PESAVENTO MATTIOLI, BELOTTI strato di macerie che ricopre il vano 20.
della cronologia, MAZZOCCHIN 2008, pp. 195-198. 2009, pp. 228-230, fig. 8). (221) Ostia VI, pp. 228-230.

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GLI OGGETTI D’USO

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Le anfore.

il bacino del Mediterraneo, gli indici poco attestata, con esemplari da Milano con gomito apicato225 e un piccolo orlo
quantitativi risultano discreti anche in e da Angera224, mentre è ampiamente a collarino tagliato internamente226, attri-
ambito cisalpino. diffusa nella regione transalpina orientale. buibili ad anfore AC 4, testimoniano la
Meno diffusa è la Pelichet 46/Beltrán IIA In mancanza del ventre, il solo elemento prosperità del commercio vinario
(n. 43), caratterizzata da un orlo ingrossato per poter restringere la sua cronologia è cretese227. Prodotto nel I-II secolo d.C.
a profilo triangolare e incavo sottostante, dato dalla conformazione del labbro: e poco oltre, questo tipo conobbe una
rinvenuta residua in uno spesso deposito l’estremità arrotondata e non rialzata del- rapida diffusione in tutto l’Impero; è pre-
di malta degradata all’estremità occi- l’orlo pare essere una caratteristica di- sente in modo rilevante anche nei contesti
dentale del lungo corridoio nel settore stintiva del tipo più tardo, ascrivibile al dell’Italia settentrionale e nel bresciano228.
A222. Originaria della Betica, venne pro- II d.C. Dall’interro formatosi dopo la realizza-
dotta a partire dall’età augustea per tutto Altrettanto significativo è l’apporto di
il II secolo d.C. e poco oltre, anche nella merci dal Mediterraneo orientale, special-
(225) Scavo 2007, US 501, St. 2015.19.71. Per le
Lusitania e forse nella Tarraconense, e uti- mente dall’area egea, rinomata per i suoi problematiche relative a questo contenitore e alle
lizzata per la commercializzazione di vini pregiati. Un frammento di ansa flessa sue varianti si veda MARANGOU-LERAT 1995, pp.
diverse salse da pesce223. In Cisalpina è 84-89.
(226) Scavo 2009, saggio 1, US 622, St.
legati alla lavorazione del pesce, come garum, 2015.19.72.
(222) Scavo 2010, vano 7, US 623, St. 2015.19.70. liquamen, lympha e laccatum, ma non mancano (227) In merito si vedano i recenti studi sull’afflusso
Per confronti si vedano Luni II, p. 245, tav. 145, attestazioni che indichino un impiego anche per di anfore cretesi a Roma dagli scavi del Nuovo
nn. 16 e 18; Ostia III, pp. 173 e 512-515, tav. il trasporto di vini o di derivati dall’uva. Per la cro- Mercato di Testaccio (CASARAMONA et alii 2010,
XXXIV n. 237; BRUNO, BOCCHIO 1991, p. 276, nologia del tipo PANELLA 2001, p. 202. p. 120).
tav. CXX n. 158. (224) BRUNO, BOCCHIO 1991, p. 276; Angera II, (228) BRUNO, BOCCHIO 1999, p. 234; B RUNO
(223) Diversi tituli picti menzionano vari prodotti pp. 446 e 590. 2003, p. 87; BRUNO 2010, p. 383.

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GIORDANA RIDOLFI

zione del bacino-fontana229, proviene un che comprendono i monoansati Agorà


frammento di anfora con orlo a sezione F65-66 e le versioni più tarde biansate e
triangolare schiacciato, collo cilindrico, fusiformi Late Roman 3, meglio note
sul quale si imposta la parte superiore di come micaceous jars235. Queste piccole
un’ansa bifida (n. 44). Per il tipo di ansa anforette furono prodotte in area egea e
rientra nella famiglia delle Dressel 2/4, microasiatica, in particolare nei pressi di
ma rispetto alla forma canonica si diffe- Afrodisia, nella valle del Meandro e nella
renzia per la conformazione angolare del regione di Efeso 236 . La loro ridotta
gomito dell’ansa e soprattutto per la foggia capacità ha suggerito un contenuto pre-
del labbro, che si discosta da quello ‘a col- giato, che è stato identificato principal-
larino’ tradizionalmente presente su questi mente nel vino sulla base di iscrizioni sco-
contenitori. Questo dettaglio sembra perte su alcuni contenitori, ma analisi
richiamare modelli di anfore egee, a cui effettuate sul contenuto di alcuni di questi
peraltro la Dressel 2/4 si rifà derivando contenitori hanno verificato la presenza
dai contenitori di tradizione coa230; non di una sostanza oleosa ad uso cosmetico
sembrano esserci tuttavia riscontri pun- e/o farmaceutico237.
tuali con nessuno dei tipi noti231. L’im- Pur non conservandosi parti diagnostiche,
pasto arancio, compatto, leggermente dal contesto di rinvenimento, che non
farinoso, con piccoli inclusi bianchi e, più oltrepassa la metà del II secolo d.C., e
raramente, fini inclusi grigi e mica, non Fig. 13. Orlo di anfora Keay XXV.
considerato che i biansati non sembrano
esclude un possibile riferimento con i comparire prima del IV, è lecito attribuirli
centri produttivi dell’Egeo; purtroppo il Rimanda a un contenitore di provenienza ai recipienti monoansati Agorà F65-66,
frammento risulta pesantemente im - egea, genericamente inquadrabile nelle prodotti tra il I e il IV secolo d.C. Fino a
maltato, per cui è difficile stabilire la pre- anfore tardorodie o nelle Dressel 2/4, il pochi anni fa venivano considerati pro-
senza di un ingobbio superficiale. frammento di orlo a collarino leggermente dotti a scarsa diffusione, ma le numerose
Sono noti orli variamente conformati su schiacciato, tagliato internamente e collo e recenti attestazioni anche in ambito
anfore con anse bifide: da Suasa (AN) un cilindrico sul quale rimane il punto di lombardo238, stanno rivalutando l’effettiva
orlo affine a quello di Toscolano è presente innesto dell’ansa233; il corpo ceramico, capacità distributiva, avvenuta, stando
su un contenitore ad anse bifide, consi- arancio-rosato, è compatto e ben depu- alle stratigrafie della villa di Toscolano,
derato di origine italica232. rato, ad eccezione di radi e finissimi inclusi già con l’Alto Impero.
bianchi e grigi. Su entrambe le superfici Nel corso del III secolo, col sopraggiungere
(229) Scavo 1996, saggio G1, US 231 (St. 112489). della crisi dei mercati italici, questi furono
(230) Sotto la denominazione di anfore “di tradi- rimangono tracce di un sottile ingobbio
biancastro, quasi del tutto scomparso. ben presto soppiantati dai centri pro-
zione coa” appartiene una gamma di contenitori
di varie fogge, originari dell’isola di Cos e in seguito Tra i reperti anforacei del complesso resi- duttori provinciali e i traffici commerciali
prodotti in diversi centri dell’Egeo. Per una pun- denziale si segnalano tre frammenti di si spostarono verso le aree del Vicino
tualizzazione di queste anfore si rimanda a Ostia
pareti costolate di limitato spessore234, Oriente e del Nord Africa. Anche nella
VI, pp. 317-318 e nota 1207. villa di Toscolano in questo periodo il
(231) L’ansa appena rilevata con il gomito posto con un corpo ceramico rosso-bruno, duro
e molto fine, contraddistinto da un’al- fabbisogno di olio e di altri prodotti veniva
in altezza appena al di sotto dell’orlo richiama il
tipo 6 identificato negli scavi di Pompei (PANELLA, tissima percentuale di mica, che ri - in larga parte soddisfatto con importazioni
FANO 1977, p. 153, figg. 35-36; Voghenza 1984,
mandano a un gruppo di contenitori a provenienti dall’Africa Proconsolare.
p. 187, tbb. 4 e 52; PANELLA 1986, p. 617 e nota
12; Ostia VI, p. 317, fig. 41, g), ma con differenze impasto micaceo di origine microasiatica,
sostanziali nella conformazione del labbro, che
generalmente è a collarino. Sono state riscontrate (236) REMOLÀ VALLVERDÙ 2000, pp. 209-212.
assonanze con le AC2 (si vedano, in particolare, (233) Scavo 2010, vano 28, US 833 (St. (237) KEAY 1984, p. 287.
gli esemplari provenienti dal sito cretese di Nopighia 2015.19.73), residuale, da uno degli strati di (238) Vi sono discrete attestazioni in ambito lom-
edito in M ARKOULAKI, EMPEREUR , M ARANGOU macerie. bardo a Milano (BRUNO 1990, p. 379, scheda 5d.4a;
1989, pp. 566-569, fig. 19, e), da cui si discosta (234) Due frammenti provengono da US 231, BRUNO, BOCCHIO 1991, pp. 281-282), a Brescia
però per il collo rigonfio. scavo 1996 (St. 112481), mentre il terzo (scavo (BRUNO, BOCCHIO 1999, p. 235; BRUNO 2002,
(232) GAMBERINI 2014, p. 552, fig. 10, 5. Si veda 1967, St. 2015.19.74) dall’area del corridoio 7. pp. 280-281), a Cremona (NICODEMO, RAVASI,
inoltre l’esemplare da Ostia in Ostia I, p. 136, fig. (235) VILLA 1994, p. 405; PIERI 2005, pp. 94-101; VOLONTÉ 2008, p. 300) e nel pavese (V ECCHI
40. Ostia VI, pp. 313-315. 2011, pp. 230-232).

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GLI OGGETTI D’USO

Molte sono le attestazioni di anfore afri- quantitativi rinvenuti nei livelli pertinenti di anfore, anch’essi assegnabili al tipo
cane rinvenute durante gli scavi: alcune all’ultima fase di vita della residenza non Africano IC246 (n. 48) furono rinvenuti
di esse, recuperate negli spessi riporti di si esclude la possibilità di un prolunga- all’interno del vano 5. Tra questi anche il
macerie, offrono un importante indicatore mento almeno ai primi decenni del V contenitore con orlo a profilo ingrossato
cronologico per stabilire gli ultimi secolo d.C. su entrambi i lati e collo concavo247 (n.
momenti di vita della residenza. Sono accostabili a questa variante due 49), che si discosta leggermente dalle
Nei livelli di colmatura di alcuni vani esemplari con orlo ingrossato a profilo forme più comuni, ma che trova riferi-
sono stati rinvenuti in grandi quantità obliquo, collo concavo sul quale si impo- menti anche per le modanature presenti
esemplari di anfore di tipo Africana piccola stano le anse ovali243 (n. 45); entrambi sulla superficie esterna, lasciate nella fase
o Africano I (Keay III), contenitore di possiedono un corpo ceramico duro, di modellatura del pezzo248.
medie dimensioni prodotto nei territori rosso-rosato, granuloso in frattura, con Appartiene alla famiglia dei contenitori
della Byzacena e della Zeugitana, nel- rade e finissime inclusioni grigie e ra- cilindrici di medie dimensioni ed è acco-
l’odierna Tunisia, dalla metà del II secolo rissime puntinature rosse; conservano sulla stabile al tipo Keay XXV, l’anfora a labbro
d.C. alla fine del IV e, come pare, per i superficie esterna un sottile rivestimento svasato, dotato di un lieve gradino di
primi decenni del V secolo239. Adibito al biancastro. stacco tra orlo e collo, purtroppo privo
trasporto di olio e garum240, è ampia- Alcuni frammenti (nn. 46-47) mostrano di contesto249 (fig. 13, n. 50). Questo
mente attestato soprattutto nel Mediter- un profilo esterno arrotondato e un lieve contenitore, che per le caratteristiche mor-
raneo occidentale, con una larga distri- incavo interno, con la superficie superiore fologiche può essere ascritto alla variante
buzione anche in Italia settentrionale, leggermente tagliata e appiattita244, che C, fu prodotto nella Tunisia settentrionale,
dove compare già nel corso del II secolo trova diversi confronti anche in area in Zeugitana e nella Byzacena, dove è stata
d.C.241 padana245. I corpi ceramici, duri e ben scoperta una fornace; dominò i mercati
Sulla base dell’andamento dell’orlo il tipo compatti, possono presentare tonalità che del Mediterraneo occidentale, raggiun-
può essere articolato in tre diverse varianti, variano dal rosso-arancio al rosso-rosato, gendo anche le regioni orientali. La sua
a cui corrisponde anche un’evoluzione fino al bruno con anima rosata, con fre- commercializzazione avvenne per tutto il
cronologica. A Toscolano sono attestate quenti puntinature nere, grigie, bianche IV secolo fino alla metà del V d.C., quan-
esclusivamente le varianti tarde del tipo e talvolta rosse; all’esterno le superfici do venne definitivamente soppiantato dai
(Africana IC), costituite da orli più sem- sono rivestite da uno spesso ingobbio grandi contenitori cilindrici della seconda
plificati e leggermente prominenti, testi- bianco crema. metà del V-VI d.C.250, di cui non si ha
moniati in una gamma innumerevole di Durante gli scavi del 1967 vari frammenti alcuna traccia tra i materiali di Toscolano.
variazioni; questo tipo viene collocato da Adibite al trasporto di olio e, in minore
M. Bonifay tra la seconda metà del III e quantità, di garum, le Keay XXV sono
il IV d.C.242, ma alla luce dei numerosi nell’arco di due secoli, tra il III e il V secolo, che diffuse in ambito adriatico, come indicano
confermerebbe la posteriorità di questa variante anche i numerosi ritrovamenti in area
rispetto alla morfologia canonica (CORRADO 2003,
pp. 103-104). croata, e raggiungono capillarmente anche
(239) Ostia III, pp. 575-580; REMOLÀ VALLVERDÙ (243) Scavo 1967, St. 112377 e 112370. I due il territorio lombardo, veneto e friulano.
2000, p. 118; Ostia VI, p. 283. frammenti appartengono allo stesso esemplare, ma Rimanda alla medesima variante anche il
(240) Analisi condotte su esemplari di Africana IA sono stati rinvenuti in due punti differenti dello frammento con orlo svasato e lieve moda-
dal relitto della Iulia Felix, affondata lungo le coste scavo, rispettivamente dal vano 5 e dal vano 7 (il
di Grado verso la metà del II secolo d.C., hanno lungo corridoio del settore A), a riprova dei profondi
dimostrato la presenza di un prodotto della lavo- interventi di trascinamento e spianamento delle
razione del pesce, precisamente di sardine macerie da una zona all’altra, che in molti casi ha
(AURIEMMA 2000, pp. 41-42). Per una sintesi sulla profondamente alterato l’originaria stratigrafia. Per (246) Scavo 1967, vano 5, St. 112374, 112373,
discussione dei prodotti trasportati da questi con- confronti Ostia IV, pp. 43 e 239, tav. XXVI n. 169; 112376/112360 e 112375.
tenitori si veda REMOLÀ VALLVERDÙ 2000, p. 118. BIONDANI 2008, pp. 389-390 e nota 42, tav. XLV (247) Scavo 1967, St. 125217.
(241) Lo dimostrano anfore di tipo IA nella stiva n. 15. (248) KEAY 1984, p. 101, fig. 39 n. 1; BIONDANI
del relitto di Grado, naufragato intorno alla metà (244) Scavo 1996, US 229 (St. 112420). Un altro 2008, pp. 389-390, tav. XLV n. 15.
del II secolo d.C., e in un contesto chiuso di Milano esemplare è stato rinvenuto durante lo scavo del (249) Scavo 1967, St. 112344. Per confronti si
databile entro la prima età severiana (BRUNO 2003, 1967 (vano 3, St. 112361/112368). vedano CORRADO 2003, pp. 104-105, fig. 4 n. 18
pp. 87-88). (245) Luni II, pp. 253-254, tav. 148, n. 10; STOP- e BIONDANI 2008, pp. 391-392, tav. XLVIII nn.
(242) BONIFAY 2004, p. 107, corrispondenti alle PIONI 1990, p. 464, ill. 3/21; BRUNO, BOCCHIO 6-8.
Keay III similes. Un numero significativo di queste 1999, p. 244, tav. CII n. 1; PAOLETTI, GENOVESI (250) Per il tipo e la sua diffusione si vedano KEAY
anfore è stato rinvenuto nel dark layer indagato nei 2007, p. 388; BIONDANI 2008, p. 390, tav. XLVI 1984, pp. 184-212; REYNOLDS 1995, pp. 49-51;
cortili dell’Università Cattolica di Milano, formatosi n. 2. REMOLÀ VALLVERDÙ 2000, pp. 130-131.

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GIORDANA RIDOLFI

natura (n. 51), attestato in uno strato di dubbio un cucchiaio in bronzo (fig. 14),
crollo251. la cui area di provenienza dall’edificio è
È privo di confronti l’orlo di un’anfora purtroppo sconosciuta. L’esemplare è
con andamento verticale, superiormente formato da una conca a goccia, tondeg-
appiattito, distinto dal collo rigonfio da giante all’estremità e rastremata in corri-
un doppio gradino (n. 52). L’argilla, leg- spondenza dell’asta, e da un manico costi-
germente farinosa, di colore giallo chiaro, tuito da una verghetta a sezione rom-
è piuttosto depurata e intervallata spora- boidale con apice sagomato in una piccola
dicamente da piccoli inclusi di chamotte; pigna, a cui sono state aggiunte sottili
le caratteristiche dell’impasto sembrano incisioni trasversali a caldo per le ner-
rimandare a un’area produttiva adriatica. vature. Questa caratteristica lo identifica
Il frammento proviene da uno strato di come ligula, dal diminutivo di lingua in
macerie che ricopre il vano 28252, ascri- riferimento alla particolare conformazione
vibile al V secolo d.C., da cui provengono della conca, e lo differenzia dall’altro tipo
anche reperti residuali. di cucchiaio in uso in epoca romana, il
Tra i contenitori non identificati va anno- cochlear, oggetto di forma e funzione ana-
verato un frammento di orlo a sezione loghe, ma con manico con stelo appuntito
triangolare schiacciata e collo cilindrico253 all’apice, particolarmente adatto per man-
(n. 53), contraddistinto da un impasto giare cochlea, molluschi.
rosato, leggermente farinoso, da cui Nella ligula erano riccorrenti terminazioni
affiorano diverse fini inclusioni nere sagomate con vari elementi decorativi, tra
vetrose, che analisi archeometriche hanno cui la pigna255, che richiamavano simbo-
stabilito essere augite254. In ambito italico licamente concetti di felicità, abbondanza
la presenza di augite è associata ai tufi e salute; tali valenze augurali talvolta
vulcanici localizzati nelle regioni tirreniche potevano trovare esplicita espressione sulla
del Lazio e della Campania, ma non si superficie del cucchiaio tramite formule
esclude una provenienza anche da altre iscritte beneaugurali, quali vale, utere felix. Fig. 14. Orecchino, cucchiaio e ago in bronzo.
aree del Mediterraneo, in particolare quelle Il cucchiaio veniva usato abitualmente in
orientali. cucina, ma solo di rado compariva sulla romana; un esemplare con terminazione
tavola dei Romani, quando diventava a pigna è presente tra i reperti della villa
I reperti in metallo e gli oggetti di orna- indispensabile assumere alcuni tipi di pie- romana della Scartazza a Castefranco
mento tanze liquide o semi-liquide, dal momento Emilia (MO)257. Il tipo persiste anche in
che in genere si preferiva assumere il cibo epoca rinascimentale, come indica il cuc-
Momenti di vita quotidiana vengono rie- con le mani direttamente dal piatto. chiaio scoperto in una buca contenente
vocati da alcuni oggetti di uso comune, Quanto alla datazione, si tratta di un materiale ceramico datato al intorno al
strumenti ed elementi in metallo e di oggetto di non facile inquadramento cro- 1500, dagli scavi nella Torre Civica di
ornamento, che offrono, seppur in ma- nologico, che mostra caratteristiche for- Pavia258, e come attestano i numerosi
niera limitata, uno spaccato su aspetti più mali che perdurano dall'età romana fino esemplari scoperti nel Castello del Qui-
intimi e personali di coloro che abitarono al Rinascimento. Diversi riferimenti si stello (MN), della metà-seconda metà del
la residenza. hanno con l'area veneta da collezioni XV secolo259.
Tra i reperti meglio conservati vi è senza museali 256, tutti considerati di epoca Gli aghi, realizzati in materiali vari, tra
cui il bronzo, venivano impiegati in varie
attività domestiche, come la cucitura di
(251) Scavo 1997, US 240, St. 121134. Per con- (255) L’intrinseco valore religioso e funerario quale pelli e tessuti, ma anche come strumento
fronti si veda REMOLÀ VALLVERDÙ 2000, pp. 130- simbolo di immortalità, è evidente nell’uso ricor-
131, fig. 28 n. 3. rente sui monumenti funerari; la pigna si trova
(252) Scavo 2010, vano 28, US 833, St. spesso associata a diverse divinità, quali Bacco, (257) Modena II, p. 132, fig. 98 n. 3.
2015.19.75. Sabazio, Attis e Cibele. (258) WARD-PERKINS et alii 1978, p. 130, fig. 29
(253) Scavo 2009, US 622, St. 2015.19.76. (256) GALLIAZZO 1979, pp. 184-187, cat. 17-26; n. 1.
(254) Le analisi sono state eseguite dai dr. R. Bugini Bronzi antichi Padova 2000, pp. 198-200, cat. 397 (259) Cibo: vita e cultura 2005, pp. 161-163, fig.
e L. Folli, che sentitamente ringrazio. a-s. 82.

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GLI OGGETTI D’USO

medico e per scrivere. La conformazione


variata della testa ha suggerito funzioni
specifiche, che finora però non è stato
possibile individuare. L’esemplare in
bronzo (fig. 14, n. 54) scoperto in uno
dei livelli più superficiali del giardino,
purtroppo rimaneggiato260, si caratterizza
per la terminazione appiattita e svasata
della testa e per la cruna a foro rettan-
golare261. Alcuni studiosi ritengono che
questo genere di aghi potesse essere usato
per la cucitura di tessuti a trama larga262,
ma la particolare conformazione a spatola
dell’estremità non esclude un possibile Fig. 15. Strumento e piccola maniglia in bronzo con tracce delle malte lasciate dai depositi.
impiego come strumento di scrittura, dove
l’apposito apice poteva servire a cancellare costituito da un lungo stelo appiattito a la conformazione e il punto di innesto
livellando la cera263. sezione rettangolare che si sviluppa a del codolo, che costituiscono fattori discri-
In campo medico questi strumenti ser- un’estremità in una spatolina ovale piatta, minanti nell’evoluzione di questi og-
vivano a praticare suture. Un esemplare mentre sul lato opposto termina con una getti267, ma sfortunatamente assenti nel
identico a quello di Toscolano è stato punta arrotondata ripiegata in avanti (fig. manufatto in esame.
trovato nel vano di un edificio di età ro- 15). Il pezzo risulta completo in tutte le Erano legate al mantenimento di questi
mana nei pressi dell’anfiteatro di Libarna: sue parti: non vi sono segni di giunture strumenti e di altri utensili da taglio le
l’oggetto era associato a due mortai in o di fori che facciano pensare a parti in due coti in pietra levigata, rinvenute in
marmo e a numerosi strumenti chirurgici connessione che si sono perdute. uno degli strati di riporto che formavano
in bronzo, tra cui bisturi a lame piatte, La presenza della testa appiattita e della il giardino nei pressi del bacino-
sonde e pinze, che componevano le dota- punta ripiegata richiama strumenti quali fontana268.
zioni di un medico che esercitava all’in- specilli e spatole, frequentemente attestati Il solo elemento pertinente alla suppel-
terno di quello che è stato interpretato nel mondo romano, ma contrasta la pre- lettile della residenza è costituito da una
come un ambulatorio264. senza dell’asta rettangolare, che doveva piccola maniglia in bronzo con sviluppo
Non è chiara invece la funzione dell’og- risultare di scarsa maneggevolezza per ad arco e sezione circolare piena, con
getto in bronzo rinvenuto nello strato di l’utilizzo di questi strumenti. estremità terminante in un piccolo uncino
malta che colmava una parte del corridoio Tra gli oggetti di uso comune va anno- (l’altra è mancante), proveniente da un
del settore A265: si tratta di uno strumento verato un frammento di coltello, pur- livello di colmatura del vano interrato
troppo in pessimo stato di conserva- 30269 (fig. 15).
(260) Scavo 1997, US 270, St. 121146. Lunghezza zione266; rimane una porzione molto In origine il gancetto doveva essere inserito
dell’esemplare cm 16,7; larghezza della testa cm frammentata della lama, a sezione trian- all’interno di una placchetta che doveva
0,8; diametro dello stelo variabile da un minimo
di cm 0,13 a un massimo di cm 0,3.
golare, che consente unicamente di rico- collegarsi a un mobiletto o più probabil-
(261) Per confronti si veda l’esemplare in bronzo noscere il tipo di strumento. Mancano mente, date le dimensioni molto ridotte
a sezione circolare con capocchia schiacciata dalla elementi per definire le dimensioni e, di del pezzo, a una cassettina in legno o a
collezione Bonifacio Falcioni, conservato presso il conseguenza, per stabilire se si trattasse un cofanetto. Si tratta di una tipologia
Museo Gregoriano Etrusco, in CALIÒ 2000, p. 347, di un utensile da lavoro o se fosse im- molto comune che conosciamo grazie
cat. 641; si vedano inoltre gli aghi dal Museo di
Vienna (BOUCHER 1971, p. 196, nn. 564, 572 e piegato per attività di ambito domestico soprattutto a numerosi confronti in am-
577). Per i corrispettivi in osso si rimanda a Sette- o in cucina. Indicazioni cronologiche bito funerario, data la frequenza con cui
finestre 1985, p. 70, tav. 18 n. 7 e relativa biblio- possono sussistere qualora permangano
grafia. precisi elementi formali o tecnici, come
(262) BÉAL 1983, pp. 163 e 170, pl. XXXI, n. 430.
(263) Si veda, ad esempio, la conformazione della (267) MASSA 1997a, pp. 122-123.
testa nello stilo in bronzo da Monte S. Martino (268) Scavo 1996, US 231.
(OBEROSLER 2007, p. 320, fig. 15, tav. 1, n. 21) (269) Scavo 2010, US 775, St. 2015.19.79. Misure
(264) GUASCO 1952, p. 216, fig. 6. (266) Scavo 2010, vano 30, US 776 (St. dell’arco: lunghezza cm 6,17; altezza cm 2,6;
(265) Scavo 2010, vano 7, US 632 (St. 2015.19.77). 2015.19.78). spessore cm 0,28.

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GIORDANA RIDOLFI

56
55

Fig. 16. Orecchino a poliedro in bronzo.

Venivano indossati durante l’ultimo


periodo di vita della dimora i tre fram-
menti di bracciali in vetro nero che sono
54 57 58 stati recuperati nei livelli di macerie e
malte degradate che colmavano alcuni
vani del settore A. Rientrano in una cate-
I reperti in metallo e gli oggetti di ornamento (scala 1:2). goria di monili assai diffusa in età tardo-
questi oggetti venivano deposti nelle si contraddistinguono per la semplicità romana, frutto di una produzione eco-
sepolture, specialmente quelle di prima delle fogge e per il basso costo delle ma- nomicamente accessibile a tutti, sorta co-
età imperiale270. terie impiegate, che denotano un carattere me imitazione dei ben più pregiati esem-
I pochissimi oggetti di ornamento che assai modesto che certamente non è rap- plari in giaietto271. I frammenti hanno
sono stati recuperati nel corso degli scavi presentativo dello sfarzo e della preziosità spessori irregolari e non conservano pos-
di cui si circondarono i ricchi proprietari sibili segni di giunture. Sono stati indi-
della villa. Il carattere episodico di fre- viduati due tipi, distinti sulla base della
(270) Vi sono numerose attestazioni in ambito quentazione della residenza, che veniva sezione, in due casi a D272 (nn. 55-56),
trentino, per le quali si rimanda a ENDRIZZI 1990, abitata solamente in determinate stagioni nell’altro circolare273 (n. 57), ma che
p. 104, tav. 37, n. 101; CASARI 2002, p. 126, n.
e per periodi di tempo limitati, non poteva finora non sembrano avere una valenza
82; BASSI, GRANATA, OBEROSLER 2010, pp. 189 e specifica, se non di lavorazione.
191, tav. II n. 11. Si veda anche l’esemplare dalla giustificare il lascito di preziosi all’interno
tomba a cremazione femminile di Arco-S. Giorgio dell’edificio, che venivano sistematica- Le prime attestazioni si hanno dal III
(TN), datata alla metà del I d.C. (CAVADA 1996, mente portati con sè. Queste furono anche secolo d.C. nell’Oriente preislamico, dove
pp. 98-99, tb. 4A, fig. 33). Analogo è l’esemplare le modalità con cui ebbe fine la residenza, è radicata la tradizione delle armille vitree,
in ferro da Littamum a S. Candido/Innichen (DAL mentre in Italia e Oltralpe si diffondono
RI, DI STEFANO, LEITNER 2002, p. 975, tav. 28 n.
abbandonata progressivamente a seguito
137). Da Castelleone (CR), in località Régona, del clima di forte instabilità, e non inter-
una sepoltura a incinerazione di I d.C. conteneva rottasi bruscamente per un evento im- (271) La preziosità di questa lignite, alla quale
gli elementi in bronzo appartenenti a un cofanetto provviso e traumatico che possa motivare erano attribuite proprietà terapeutiche, era legata
ligneo (METE, CECCHINI, RIDOLFI 2010-11, pp. in particolare alla difficile reperibilità e alla lonta-
la presenza di oggetti di valore all’interno.
175-176, fig. 206). Si veda infine la maniglia in nanza dai principali giacimenti, situati Oltralpe
bronzo pertinente a una cassettina in legno che Ad aggravare questa lacuna vi sono infine (CAPOFERRO CENCETTI 2010, p. 304).
non si è conservata in una tomba da Verona, la le innumerevoli attività di scavo da parte (272) Scavo 2010, vano 7, US 623, St. 2015.19.80;
cosiddetta “tomba del medico” (BOLLA 2004, cc. di appassionati e locali che si sono suc- scavo 2010, vano 36, US 780, St. 2015.19.81:
203 e 230, tav. 2 n. 18). Per le cassettine presenti cedute dal XV secolo fino agli anni ’60, entrambi rimandano al tipo A2a della classificazione
in corredi di epoca tardorepubblicana e tardoantica di M. Spaer.
si rimanda all’ampia bibliografia riportata in LAM-
interventi spesso volti al mero recupero
(273) Scavo 2010, vano 30, US 776, St. 2015.19.46,
BRUGO 2006, p. 260, nota 51. di reperti di pregio. di tipo 3.

230
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GLI OGGETTI D’USO

nel corso del IV e nel V secolo d.C.274 È spesso associato a corredi funerari di ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Un esemplare appartenente al primo tipo varia natura, appartenenti a popolazioni
compare anche tra i reperti della villa di stirpe gota, longobarda e bizantina279, AIROLDI F. 2007, Recipienti in terra sigillata
romana scoperta in località Faustinella- e pertanto non riconducibili a una parti- con gemme impresse: il contributo di alcuni
S. Cipriano a Desenzano del Garda275. colare etnia. Si è concordi nel ritenerlo contesti milanesi, in Produzioni e commerci in
Offre invece un’importante testimonianza frutto di un’elaborazione romana, che Transpadana in età romana, Atti del Convegno
della piccola comunità che si era insediata venne in seguito apprezzato e largamente (Como 2006), a cura di F. Butti Ronchetti,
per un breve periodo nel corso del VI adottato tra le popolazioni barbariche. Como, pubblicazione su CD.
secolo sui ruderi della villa, occupandola L’uso di questi orecchini non sembra fosse ALBERTI A. 1997, Produzione e commercia-
lizzazione della pietra ollare in Italia setten-
con modeste strutture abitative in mate- strettamente legato all’ambito femminile,
trionale tra Tardoantico e Altomedievo, in I
riale deperibile, l’orecchino a poliedro in almeno in certi ambiti culturali280; talvolta
Congresso di Archeologia Medievale, Atti del
bronzo (fig. 16), recuperato nello strato potevano essere indossati anche da bam- Convegno (Pisa 1997), a cura di S. Gelichi,
di interro che obliterava il focolare in uso bini, come hanno dimostrato alcune Montelupo Fiorentino (FI), pp. 335-339.
in questa fase276. Il tipo è a verga liscia e sepolture del nord Italia281. ALBERTI A. 1999, I recipienti in pietra ollare,
si contraddistingue per il piccolo poliedro in BROGIOLO 1999, pp. 261-270.
posto a un’estremità, decorato da occhi Giordana Ridolfi ALBERTI A. 2001, I vasi in pietra ollare, in
di dado sulle facce triangolari e rom- Archeologia a Monte Barro. II. Gli scavi 1990-
boidali277 (n. 58). 97 e le ricerche al S. Martino di Lecco, a cura
Questi ornamenti compaiono frequente- di G.P. Brogiolo, L. Castelletti, Oggiono (LC),
mente in contesti di V e VI secolo d.C., pp. 145-152.
con pluralità di attestazioni che com- AMADORI C. 1996, La terra sigillata prove-
prendono vaste aree dell’Impero e nu- niente dai “vecchi scavi” di Cremona, in
(279) Si veda, ad esempio, l’esemplare in argento
merose località dell’Italia Settentrionale dalla tb. 1 scoperto in una necropoli di V-VII secolo Cremona e Bedriacum in età romana. Vent’anni
e dell’arco alpino278, rendendo proble- a Santa Sofia (FO), il cui toponimo di origine di tesi universitarie, a cura di G.M. Facchini,
matica una valutazione circa l’origine del orientale è indicativo dell’influenza bizantina dif- L. Passi Pitcher, M. Volonté, Milano, pp. 99-
fusasi per conto dell’Esarcato ravennate (VANNINI, 124.
tipo e i suoi possibili centri di produzione.
MOLDUCCI 2011, p. 580, fig. 12, 2-4). Nella già Angera romana II, Angera romana. Scavi
citata necropoli di Casteldebole nel bolognese, il nell’abitato 1980-1986, a cura di G. Sena
nucleo sepolcrale presentava modesti corredi di tra-
dizione germanica, che hanno indotto a ipotizzare
Chiesa, M.P. Lavizzari Pedrazzini, 1995,
(274) ROFFIA 2000, pp. 17-18; FOY 2010, p. 469 Roma.
che la piccola comunità insediatasi potesse essere
e nota 57. Sulla diffusione di questi oggetti in Italia ARSLAN E.A., MORANDINI F., RAGAZZI L.,
di stirpe gota (CAVALLARI 2005, p. 51).
settentrionale si veda ROFFIA 2008, p. 513 e nota
231. La persistenza ancora nel V d.C. è indicata
(280) In merito si segnala la coppia di orecchini a ROSSI F. 2008, I Celti nel bresciano. Indizi di
poliedro rinvenuta in una tomba maschile da Cluy- viaggi e contatti nel corredo di un guerriero, in
da alcuni contesti, tra cui quello romano del Lun-
Cordos in Romania, datata alla seconda metà del Archeotrade@. Antichi commerci in Lombardia
gotevere Testaccio (STERNINI 1989, p. 48, tav. 11
V secolo d.C.
n. 74).
(281) A Sirmione un esemplare era indossato dal
orientale, a cura di M. Baioni, C. Fredella,
(275) PORTULANO 2007, pp. 38-40, n. 27. Milano, pp. 251-274.
defunto deposto in una delle sepolture alla cap-
(276) Scavo 1998, US 282, St. 121379. Atlante I, Atlante delle forme ceramiche. I.
puccina (tb. 2047) rinvenute in uno degli ambienti
(277) BALDINI LIPPOLIS 1999, pp. 71 e 89-90, tipo
della villa, che le analisi osteologiche hanno dimo- Ceramica fine romana nel bacino del Mediter-
3a.
strato essere un bambino di circa 4 anni (BOLLA raneo (Medio e Tardo Impero), EAA, suppl.,
(278) Per un quadro della distribuzione degli orec-
1996, p. 62 e nota 67). A Casteldebole (BO), nel- 1981, Roma.
chini a poliedro in Europa si veda BIERBRAUER
l’unica tomba infantile della necropoli è stata rin-
1987, pp. 427-429, fig. 22; per le attestazioni in Atlante II, Atlante delle forme ceramiche. II,
venuta una coppia di orecchini con terminazione
Italia settentrionale si rimanda alla carta di diffu- EAA suppl., 1985, Roma.
a poliedro in argento (CURINA 2010, p. 179, fig.
sione redatta da M. Bolla in BOLLA 1995, pp. 55- AURIEMMA R. 2000, Le anfore del relitto di
6, 1).
57, fig. 18, a cui si aggiunge, più recentemente, il
Grado e il loro contenuto, in “Mélanges de
ritrovamento a Rho (MI), frazione Lucernate, da
Desidero ringraziare la dr.ssa Roffia per avermi l’École Française de Rome”, 112, I, pp. 27-
una tomba datata tra la metà del IV e i primi affidato questo stimolante lavoro di ricerca e per i
decenni del V d.C. (SIMONE ZOPFI, LA SPADA 2005, 51.
preziosissimi suggerimenti forniti in questi mesi di
p. 191, figg. 207-208). Per l’Emilia Romagna si lavoro. Un sentito ringraziamento va anche alle dr.sse AURIEMMA R., DEGRASSI V., QUIRI E. 2012,
rimanda a CAVALLARI 2005, pp. 178-179, a cui si B. Bruno, L. Ragazzi e S. Solano per le indicazioni Produzione e circolazione di anfore in Adriatico
aggiunge il recente rinvenimento in una sepoltura su alcuni reperti. Infine sono grata alla dr.ssa tra III e IV secolo: dati da contesti emblematici,
scoperta a Casalecchio di Reno durante i lavori di A.Massari, autrice dei disegni, alla restauratrice
Annalisa Gasparetto e al sig. Caldera, che ha eseguito
in Ceramica romana nella Puglia adriatica, a
scavo della linea Bologna - Vignola (CAVALLARI
2009, p. 162, fig. 8, tb. 22). le fotografie dei reperti, per la costante disponibilità. cura di C.S. Fioriello, Bari, pp. 153-195.

231
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GIORDANA RIDOLFI

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delle analisi archeometriche allo studio delle ROFFIA E. 1996b, I vetri, in Carta Archeo- Ricci, Modena.

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GLI OGGETTI D’USO

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MI. Complesso rustico romano e tomba tardo- DE MARCHI P.M., FUSCO V., NOBILE DE Gli scavi effettuati in località Capra a
romana, in “Soprintendenza per i Beni AGOSTINI I., UBOLDI M., Indagine archeologica Toscolano Maderno hanno restituito 10
Archeologici della Lombardia. Notiziario sulla collina di S. Pietro nel comune di Castel monete di cui solo quattro sono riferibili
2005”, pp. 188-197. S. Pietro (Canton Ticino), in “Archeologia alla vita della villa romana.
SOLANO S. 2010, Ceramica della media e Medievale”, XXIII, pp. 129-205. La più antica appartiene alle ben note e
avanzata età del Ferro, in ROSSI 2010, pp. UBOLDI M. 1999, Vetri, in BROGIOLO 1999,
abbondanti emissioni di Tiberio per il
61-88. pp. 273-309.
Divo Augusto. La mancata conoscenza
SOLANO S., BASSO E., RICCARDI M.P. 2010, UBOLDI M. 2004, Vetri, in Il teatro e l’an-
del contesto archeologico, derivante dalle
Studio archeologico e petro-archeometrico delle fiteatro di Cividate Camuno. Scavo, restauro e
teglie con prese a linguetta (Lappenbecken) allestimento di un parco archeologico, a cura
modalità di indagine usuali nel 1967, ci
nell’arco alpino centro-orientale, in LRCW 3. di V. Mariotti, Firenze, pp. 267-276. priva della possibilità di collegarla con
Late Roman Coarse Wares, Cooking Wares and UBOLDI M. 2006, Vetri, in CAPORUSSO sicurezza a una delle fasi di vita della villa
Amphorae in the Mediterranean. Archaeology 2006, pp. 219-254. anche se, considerata la sua datazione e
and archaeometry. Comparison between western VANNINI G., MOLDUCCI C. 2011, La difesa il possibile permanere in circolazione per
and eastern Mediterranean, (British Archaeo- bizantina dell’Appennino (VI-VII secolo): letture tutto il I secolo d.C., è possibile che sia
logical Report International Series, 2185 (II), archeologiche in area tosco-romagnola, in Ai stata smarrita o intenzionalmente deposta1
a cura di S. Menchelli, S. Santoro, M. Pas- confini dell’Impero. Insediamenti e fortificazioni durante la frequentazione del primo edi-
quinucci, G. Guiducci, Oxford, pp. 539-547. bizantine nel Mediterraneo occidentale (VI- ficio noto in località Capra. La sua pro-
STELLA C., MORANDINI F. 1999, Le lucerne, VIII sec.), Atti del Convegno (Genova - Bor- venienza dal vano 7 in cui, nel corso delle
in BROGIOLO 1999, pp. 69-79. dighera 2002), a cura di C. Varaldo, Bordi- indagini del 2010, sono emersi muri della
STERN E.M. 2001, Roman, Byzantine and ghera, pp. 563-586. I fase, sembra avvalorare tale ipotesi.
early Medieval glass 10 BCE-700 CE, Ernesto VECCHI L. 2011, Le anfore e i tappi, in Più sicuramente riferibili alla vita della
Wolf Collection, Ostfildern-Ruit. INVERNIZZI 2011, pp. 213-240. villa sono il sesterzio di Gordiano III da
S TERNINI M. 1989, Una manifattura VENTURA P. 1991, Terra sigillata orientale, US 679, il possibile antoniniano da US
vetraria di V secolo a Roma, Firenze. in Scavi ad Aquileia I. L’area a est del Foro. 414 e l’AE3 di Costanzo II da US 718 la
STERNINI M. 1995, Il vetro in Italia tra V e Rapporto degli scavi 1988 (Studi e ricerche cui emissione e circolazione ricadono nel-
IX secolo, in Le Verre de l’Antiquité Tardive et sulla Gallia Cisalpina, 3), a cura di M. Verzár- l’arco cronologico coperto dalle fasi di
du Haut Moyen Age. Typologie, chronologie, Bass, Roma, pp. 114-118. frequentazione del complesso.
diffusion, Actes du 8 e Rencontre AFAV VILLA L. 1994, Le anfore tra Tardoantico e
Il contesto di rinvenimento, purtroppo,
(Guiry-en-Vexin 1993), a cura di D. FOY, Medioevo, in LUSUARDI SIENA 1994, pp. 335-
appare poco significativo: gli esemplari
Val d’Oise, pp. 243-289. 431.
da US 679 e 718 provengono, infatti, da
STOPPIONI M.L. 1990, Appendice 2. Le Villa Isera 2011, La villa romana di Isera.
anfore, in Storia di Ravenna. L’evo antico, a Ricerche e scavi (1973-2004), a cura di M. de
strati superficiali e rimaneggiati2, mentre
cura di G. Susini, Venezia, pp. 457-467. Vos, B. Maurina, Rovereto (TN).
Sub Ascia 1987, Sub Ascia. Una necropoli Ville Garda 1997, Ville romane sul lago di (1) È, ad esempio, ormai ben noto l’uso di inserire
monete come offerte in fosse di fondazione, sotto
romana a Nave, a cura di L. Passi Pitcher, Garda, a cura di E. Roffia, San Felice del
i piani pavimentali o all’intero di murature con
Modena. Benaco (BS). valore amuletico o beneaugurante: D ONDERER
TARPINI R. 2000, La forma Isings 42a var. Voghenza 1984, Voghenza. Una necropoli di 1984; PERASSI 2008; FACCHINETTI 2008; FACCHI-
Limburg 1971: aspetti tecnologici-morfologici età romana nel territorio ferrarese, Ferrara. NETTI 2012; FACCHINETTI 2013. Non va, inoltre,
dimenticato che offerte monetali potevano essere
e sua diffusione nell’Italia settentrionale, in WARD-PERKINS B., BLAKE H., NEPOTI S., compiute anche nei luoghi di culto domestici, come
Annales du 14e Congrès de l’AIHV (Venezia- CASTELLETTI L., BARKER G., WHEELER A., ad esempio suggerito da Luciano (Philops. 20)
Milano 1998), Lochem, pp. 95-98. MANNONI T. 1978, Scavi nella Torre Civica quando narra della statua dello stratego di Corinto,
UBOLDI M. 1991, Vetri, in Archeologia a di Pavia, in “Archeologia Medievale” V, pp. Pellico, alla quale erano attaccate con la cera monete
e foglie d’argento o da Nonio (De compendiosa doc-
Monte Barro, I. Il grande edificio e le torri, a 77-272. trina, ed. Lindsay, p. 852) che riferisce che le spose
cura di G.P. Brogiolo, L. Castelletti, Lecco, ZACCARIA RUGGIU A. 1980, Le lucerne fittili portavano in dono ai Lari domestici un asse.
pp. 85-93. del Museo Civico di Treviso, Roma. (2) Una relativamente maggiore affidabilità potrebbe
UBOLDI M. 1995, Diffusione delle lampade ZAMPIERI G. 1998, Vetri antichi del Museo avere US 718 che conservava materiali relativi all’ab-
bandono della villa e al suo crollo. Il rinvenimento
vitree in età tardoantica e altomedievale e spunti Civico Archeologico di Padova (Corpus delle all’interno dello strato dell’applique bronzea con-
per una tipologia, in “Archeologia Medievale” Collezioni Archeologiche del Vetro nel Veneto, formata a maschera tragica potrebbe forse suggerire
XXII, pp. 93-145. 3), Fiesso d’Artico (VE). la possibilità che questo strato non sia stato molto
disturbato.

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