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Amico mio, amico mio, sono molto molto malato. Non so io stesso donde provenga questo male.

Se sia il vento a fischiare sulla vuota e deserta campagna, o se lalcool sconvolga i cervelli come un boschetto a settembre. La mia testa sventola le orecchie come un uccello le ali, non ha pi la forza di dondolarsi sul collo. Un uomo nero, nero, nero Un uomo nero siede sul mio letto, un uomo nero non mi fa dormire tutta la notte. Un uomo nero muove il dito sul libro abominevole e, con voce nasale, come monaco sopra un defunto, mi legge la vita di un furfante e ubriacone, incutendo nellanima angoscia e sgomento. Un uomo nero, nero, nero... Ascolta, ascoltami va borbottando ci sono nel libro molteplici piani e pensieri bellissimi. Abitava quelluomo nella contrada dei pi tremendi teppisti e ciarlatani. A dicembre in quella contrada la neve diabolicamente pura, e le bufere mettono in moto

allegre conocchie. Era quelluomo un avventuriero ma della specie migliore, pi alta. Era elegante, e per di pi poeta, bench di una forza non grande, ma spigliata, ed una certa donna, di quarantanni e passa, che chiamava puttanella e insieme sua diletta. La felicit egli diceva destrezza di mente e di mani. Tutte le anime maldestre ebbero sempre fama di infelici. Non per nulla, se molti tormenti arrecano i testi ambigui e bugiardi. Fra tempeste e bufere, nel gelo della vita quotidiana, nelle perdite gravi e nelle tristezze, mostrarsi sempre sorridenti e semplici larte suprema nel mondo. Uomo nero! Tu non osi altrettanto! Che mimporta della vita di un poeta scandaloso. Leggi ad altri, ti prego, il tuo racconto. Luomo nero mi guarda fissamente. E gli occhi gli si coprono

di un vomito azzurro, quasi volesse dirmi che sono un ladro e un furfante, che impudente e spavaldo qualcuno ha derubato. Amico mio, amico mio, sono molto molto malato. Non so io stesso donde provenga questo male. Se sia il vento a soffiare sulla vuota e deserta campagna, o se lalcol sconvolga i cervelli come un boschetto a settembre. [Notte di gelo... La pace al bivio silenziosa; sto solo alla finestra, non aspetto n amico n ospite. Tutta la pianura ricoperta di una calce friabile e molle, e gli alberi, come cavalieri, sono a raduno nel nostro giardino. Da qualche parte piange un uccello notturno malefico. I cavalieri di legno seminano un rumore di zoccoli]. Luomo nero ancora togliendosi il cilindro getta il soprabito con noncuranza, viene a sedersi sulla mia poltrona. Ascolta, ascolta! mi fa con voce sgradevole, fissandomi in viso, e si piega sempre pi vicino io non ho mai visto, mai, nessun furfante soffrire duninsonnia cos stupida e vana. Ah, supponiamo io mi sia sbagliato!

Stanotte c la luna. Di che altro ha bisogno questo piccolo mondo ubriaco di sonnolenza? Forse, con le sue grosse cosce Lei verr di nascosto, e tu le leggerai la tua languida lirica sfiatata? Ah, io amo i poeti!, razza divertente. Ritrovo sempre in loro, sempre, una storia al cuore ben nota, come una studentessa pustolosa e un mostro dai lunghi capelli che le parla del cosmo, grondando languore sessuale. Non so, non ricordo, in un villaggio, forse a Kaluga, ma forse anche a Rjazn, in una semplice famiglia contadina, viveva un ragazzo di gialla chioma, con gli occhi azzurri E divenne adulto, e per di pi poeta, bench di una forza non grande, ma spigliata, ed una certa donna, di quarantanni e passa che egli chiamava puttanella, e insieme sua diletta. Uomo nero! Sei un ospite pessimo. Questa fama da tempo ti circonda. Vado in collera, fuori di me, il bastone mi vola diritto

sul suo muso, alla radice del naso La luna morta, alla finestra intiepidisce lalba. Ah tu, notte!, perch tanto scompiglio? Me ne sto qui col mio cilindro. con me non c nessuno. Sono solo e lo specchio infranto Non nuovo morire, in questa vita, ma vivere non neppure nuovo.

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