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FONDAZIONE

ISTITUTO INTERNAZIONALE DI STORIA ECONOMICA “F. DATINI”


PRATO

ASSISTENZA E SOLIDARIETÀ IN EUROPA


SECC. XIII-XVIII

SOCIAL ASSISTANCE AND SOLIDARITY IN


EUROPE FROM THE 13TH TO THE 18TH
CENTURIES

Atti della “Quarantaquattresima Settimana di Studi”


22-26 aprile 2012
a cura di Francesco Ammannati

ESTRATTO

Firenze University Press


2013
Assistenza e solidarietà in Europa Secc. XIII-XVIII = Social
assistance and solidarity in Europe from the 13th to the 18th
Centuries : atti della “Quarantaquattresima Settimana di Studi”,
22-26 aprile 2012 / a cura di Francesco Ammannati. – Firenze :
Firenze University Press, 2013.
(Atti delle Settimane di Studi e altri Convegni ; 44)

http://digital.casalini.it/9788866553670

ISBN 978-88-6655-367-0 (online)


ISBN 978-88-6655-366-3 (print)

La Settimana di Studi è stata realizzata con il contributo di:


Ministero per i Beni e le Attività Culturali

La pubblicazione del presente volume è stata realizzata con il contributo di:


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Certificazione scientifica delle Opere


Tutti i volumi pubblicati sono soggetti ad un processo di referaggio esterno di cui sono
responsabili il Consiglio editoriale della FUP e i Consigli scientifici delle singole collane.
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si rimanda ai documenti ufficiali pubblicati sul catalogo on-line della casa editrice
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La Fondazione Datini si dichiara fin d’ora disponibile ad assolvere i suoi obblighi per l’utilizzo
delle immagini contenute nel volume nei confronti di eventuali aventi diritto.

© 2013 Firenze University Press / Fondazione Istituto Internazionale di Storia


Economica “F. Datini”
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CRITERI DI CERTIFICAZIONE SCIENTIFICA

I testi pubblicati nella collana “Atti delle Settimane di Studi” raccolgono ricerche
originali attivate dalla Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”,
sulla base di un progetto varato dai suoi organi scientifici. Gli autori vengono selezionati a
seguito di una Call for papers che indica gli obiettivi scientifici del progetto; la selezione è
effettuata sulla base di proposte circostanziate contenenti indicazioni sulle questioni
storiografiche affrontate, l’area e il periodo storico preso in considerazione e la tipologia
delle fonti utilizzate. La Giunta del Comitato scientifico, eventualmente integrata da
specialisti volta a volta individuati, analizza le proposte e seleziona quelle ritenute più valide
e coerenti con il progetto generale di ricerca. La commissione può anche decidere, ove lo
ritenga opportuno, di effettuare inviti diretti a studiosi che si siano distinti per la qualità della
loro produzione scientifica sul tema.
I testi risultanti dalle ricerche vengono presentati e discussi in occasione della Settimana
di Studi. Nel mese precedente al suo svolgimento, essi vengono messi a disposizione dei
partecipanti, per consentire il necessario approfondimento della discussione. Gli atti
pubblicano i testi definitivamente redatti dagli autori a seguito della discussione svolta
durante il convegno.
A partire da questa Settimana di Studi, tutte le comunicazioni presentate sono state
sottoposte, nel testo fornito in modo definitivo, a duplice peer review. Il volume raccoglie
solo le comunicazioni che hanno registrato un giudizio positivo.

The works published in the “Proceedings of the Study Week” series represent the
collected original research works initiated by the "F. Datini" International Institute of
Economic History (Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”),
based on a project launched by its scientific bodies. The authors are chosen following a Call
for Papers indicating scientific objectives of the project; selection is performed on the basis
of detailed proposals containing indications regarding the researched economic history
topics, the area and historical period considered, as well as the sources used. The Scientific
Committee, shall if necessary, include specialists identified on a case by case basis, and shall
analyse the proposals, choosing those considered the most valid and coherent with the
general research project. The Committee may decide, if it deems adequate, to invite
individual scholars who have distinguished themselves for the quality of their scientific
work on the topic.
The works resulting from research shall be presented and discussed during the Study
Week. In the month prior to the Study Week, the works shall be made available to the
participants, in order to allow for a more detailed discussion. The final works, edited by the
authors after discussion during the Study Week, shall be published in the Proceedings.
Starting from this Study Week, all the “comunicazioni” were submitted to a dual peer
review. The book only contains the essays recording a positive judgment.

Commissione di selezione XLIV Settimana di Studi / Selection Commission of the 44rd


Study Week:

Erik Aerts (Louvain), Wim Blockmans (Leiden), Michele Cassandro (Siena), Murat
Çizakça (Kuala Lumpur), Antonio Di Vittorio (Bari), Laurence Fontaine (Parigi), Alberto
Grohmann (Perugia), Miguel Ángel Ladero Quesada (Madrid), Paolo Malanima (Catanzaro,
Institute of Studies on Mediterraneanean Societies - CNR Napoli), Adam Manikowski
(Warszawa), Paola Massa (Genova), Giampiero Nigro (Firenze), Michael North
(Greifswald)

Francesco Ammannati (a cura di), Assistenza e solidarietà in Europa Secc. XIII-XVIII / Social assistance and soli-
darity in Europe from the 13th to the 18th Centuries : atti della “Quarantaquattresima Settimana di Studi”, 22-26
aprile 2012 ISBN 978-88-6655-367-0 (online) ISBN 978-88-6655-366-3 (print) © 2013 Firenze University Press
INDICE

Domenica 22 aprile – APERTURA DEI LAVORI


LAURENCE FONTAINE, Assistance et solidarité en Europe,
XIIIe – XVIIIe siècle........................................................................................................pag. 3

Lunedì 23 aprile – EVOLUZIONE E TIPOLOGIE / EVOLUTION AND TYPES

Relazioni
JÜRGEN SCHLUMBOHM, Usury Poor Relief and Health Care:
British Lying-in Charities and German Public Hospitals Compared........................ pag. 17
MARIA ANTÓNIA LOPES, ISABEL DRUMOND BRAGA, The Portuguese Social Care
System in the Modern Age: An Originality Case in Catholic Europe? ..................... » 31
LEX HEERMA VAN VOSS, Poor Relief Institutions
in North-Western Europe (1550-1800) ....................................................................... » 57
MATHIEU ARNOUX, GILLES POSTEL-VINAY, Territoires et institutions de l’assistance
(XIIe-XIXe siècles): mise en place, crises et reconstructions d’un système social ... » 77
MIGUEL ÁNGEL DE BUNES IBARRA, Complicità e solidarietà nel Mediterraneo turco-
barbaresco ......................................................................................................................... » 105

Comunicazioni
SANDRINE VICTOR, De la confrérie à la confrérie de Métier: mutation des structures
d’encadrement d’assistance et de charité dans le monde pré-industriel à Gérone,
XIIIe-XVe siècles .............................................................................................................. pag. 123
ARIE VAN STEENSEL, Variations in Urban Social Assistance.
Some Examples from Late-Medieval England and the Low Countries ................... » 135
ALIDA CLEMENTE, Per “particular volontaria oblatione”. Il Real Hospitio di S. Gennaro
de’ poveri e la centralizzazione dell’assistenza nella Napoli di Antico Regime........ » 151

Martedì 24 aprile – FONTI DI FINANZIAMENTO E AUTOFINANZIAMENTO / SOURCES OF


FINANCING AND SELF-FINANCING

Relazioni
GIULIANO PINTO, Formazione e gestione dei patrimoni fondiari degli istituti assistenziali
cittadini (Italia, secoli XIII-XV) ..................................................................................... pag. 169
ELISE VAN NEDERVEEN MEERKERK, DANIËLLE TEEUWEN, Keeping Up
the Good Works: Voluntary Giving and the Financial Maintenance
of Charitable Institutions in Dutch Towns, c. 1600-1800 .......................................... » 179
INDICE
VIII

Comunicazioni
STEFAN SONDEREGGER, The Financing Strategy of a Major Urban Hospital
in the Late Middle Ages (St. Gallen 15th Century) ......................................................pag. 209
CHRISTINE JEHANNO, Un grand hôpital en quête de nouvelles ressources:
l’hôtel-Dieu de Paris à la fin du Moyen Âge ................................................................. » 227
PAOLA NARDONE, L’Assistenza nel Mezzogiorno: la Casa Santa dell’Annunziata
di Sulmona nel XVIII secolo .......................................................................................... » 247

Martedì 24 aprile – GESTIONE, ORGANIZZAZIONE E COSTI DEI SERVIZI OFFERTI AI


SOGGETTI DESTINATARI / MANAGEMENT, ORGANISATION AND COSTS OF THE SERVICES
OFFERED TO THE RECIPIENT SUBJECTS

Relazioni
MARINA GAZZINI, La fraternita come luogo di economia. Osservazioni sulla gestione
delle attività e dei beni di ospedali e confraternite nell’Italia tardo-medievale .........pag. 261
AMY SINGER, What is the Price of a Free Lunch? The Costs of Serving
and Consuming Meals in Ottoman Public Kitchens (imaret) ..................................... » 277

Comunicazioni
CRISTINA PÉREZ GALÁN, Los grandes hospitales urbanos en Aragón en el siglo XV:
Nuestra Señora de la Esperanza en Huesca y Nuestra Señora de Gracia
en Zaragoza ......................................................................................................................pag. 291
FRANCESCO BIANCHI, EDOARDO DEMO, Tra mercanti e mendicanti:
amministrare la carità nella terraferma veneta del Rinascimento .............................. » 307
MARIA DE FATIMA MACHADO, L’assistenza ai trovatelli in Portogallo
nel Cinquecento................................................................................................................ » 317
MARIE-LAURE LEGAY, Le financement et la gestion des dépôts de mendicité
(France, 1764-1790) ......................................................................................................... » 333
MARIE-LUCIE ROSSI , La gestion camérale des biens de l’Assistance publique
et l’emprise de la valeur à Reggio Emilia (1754-1804) ................................................ » 347

Mercoledì 25 aprile – IMPATTO SULL’ECONOMIA E SULLA SOCIETÀ / IMPACT ON THE


ECONOMY AND SOCIETY

Relazioni
HENK LOOIJESTEIJN, MARCO H.D. VAN LEEUWEN, Ospizi e corporazioni:
assistenza alla classe media nella Repubblica olandese ...............................................pag. 363
GIULIANA ALBINI, Ospedali e società urbana: Italia centro-settentrionale,
secoli XIII-XVI ................................................................................................................ » 384
ALBERTO MARCOS MARTÍN, Carità e società nella Spagna moderna........................ » 399
MICHAEL TOCH, Social Assistance, Welfare and Their Economic Background:
the Jewish Case in Medieval Europe ............................................................................. » 419

Comunicazioni
PAOLA PINELLI, “Demo a’ poveri per rimosina per l’amore di Dio”: effetti economici
e sociali delle distribuzioni di pane e farina a Prato nel XIV secolo .........................pag. 427
ALFREDO MARTÍN GARCÍA, MARÍA JOSÉ PÉREZ ÁLVAREZ, La risposta sociale
al fenomeno della povertà nel nord-est della Penisola iberica nel XVIII secolo ..... » 439
KATERINA KONSTANTINIDOU, Carità, ambizioni politiche e assistenza ospedaliera:
L’ospedale dei Poveri Infermi nella Corfù Settecentesca............................................ » 453
INDICE
IX

Giovedì 26 aprile – L’ASSISTENZA INFORMALE / THE NON FORMAL WELFARE

Relazioni
ANNA BENVENUTI, La municipalizzazione della solidarietà confraternale:
esempi dalle città toscane ................................................................................................ pag. 465
ANGELA GROPPI, L’assistenza agli anziani in età moderna: compiti sociali
e doveri familiari............................................................................................................... » 479

Comunicazioni
ATHANASIA STAVROU, A Mechanism of Securing Private Property
in 14th and 15th Century Thessalonike...........................................................................pag. 493
MATTHIEU SCHERMAN, Les formes de l’assistance à Trévise au XVe siècle ............ » 509
BEATRICE ZUCCA MICHELETTO, Family Solidarity vs. Institutional Relief ?
Interaction and Complementarity Between Different Survival Strategies
in 18th-Century Turin....................................................................................................... » 521
ANASTASIA PAPADIA-LALA, Poverty, Charitable Institutions and Politics
in the Greek-Venetian East (13th-17th centuries) ......................................................... » 533

Abstracts ........................................................................................................................... pag. 543


Henk Looijesteijn, Marco H.D. van Leeuwen

Ospizi e corporazioni:
assistenza alla classe media nella Repubblica olandese*

Introduzione

Questo contributo non affronta il tema della storia dell’assistenza “dal basso”,
nonostante riteniamo sia un argomento importante (noi stessi ne abbiamo scritto).
Non tratta dei poveri e delle loro strategie di sopravvivenza, inclusa l’assistenza. In
realtà non riguarda affatto i “veri” poveri, ma le classi medie, le diverse tipologie di
genere medio che costituivano una quota consistente della popolazione europea
nella prima Età Moderna e che occupavano un ruolo fondamentale nel tessuto
sociale e nella economia politica. Nello scenario dell’assistenza in Europa, questo
ruolo, occasionalmente contestato, spesso fragile, è stato certamente trascurato.
Tuttavia, in quanto spina dorsale della società olandese, le classi medie
godevano della massima attenzione da parte delle magistrature delle città che
dominavano la Repubblica, e i provvedimenti atti a garantire l’assistenza degli “strati
medi” erano, in definitiva, di cruciale importanza. Questa acquisizione è ancora
relativamente recente e non è stata uniformemente sviluppata. Vorremmo quindi
contribuire ad un’ulteriore espansione di questo tema cercando di reinterpretare due
diverse modalità di supporto alla classe media olandese durante la prima Età
Moderna: un tipo di assistenza dall’alto verso il basso e uno più o meno dal basso
verso l’alto, rispettivamente ospizi per gli anziani e corporazioni. Inizieremo
definendo il concetto di classi medie nella Repubblica olandese, per poi continuare
analizzando una particolare forma di carità, le case di riposo. Successivamente
esamineremo l’assistenza offerta dalle corporazioni, per finire con una conclusione.

La classe media nella Repubblica olandese

Gli olandesi della prima Età Moderna che necessitavano di assistenza erano
considerati poveri dai loro contemporanei. Ma in realtà spesso non si trattava di
poveri in canna o, piuttosto, la povertà poteva assumere diverse forme, a seconda
della classe di appartenenza.

* L’attività di ricerca per questo saggio è stata possibile grazie al sostegno finanziario della
Netherlands Organization for Scientific Research (NWO) nell’ambito del progetto Giving in the
Golden Age (GIGA), vedi http://socialhistory.org/en/projects/giving-golden-age. Desideriamo
ringraziare il dr. Francesco Ammannati per la traduzione in italiano del nostro contributo.
364 HENK LOOIJESTEIJN, MARCO H.D. VAN LEEUWEN

Gli storici suddividono la società olandese della prima Età Moderna in cinque o
sei livelli. Al di sotto dei patrizi e dei nobili si collocavano gli “alti borghesi” ovvero
i mercanti, il clero e gli accademici1, seguiti dai “medi borghesi”, “piccoli borghesi”,
i lavoratori salariati e, nell’ultima posizione, “la plebe”. I medi e piccoli borghesi
globalmente considerati formavano la “dignitosa classe media, il flottante che
teneva a galla la società” – l’alta e bassa classe media. La “media borghesia”, o classe
media superiore, era composta dagli artigiani di successo, dai piccoli imprenditori,
dai bottegai benestanti, dagli ufficiali militari minori, dai funzionari cittadini, dai
religiosi di paese e dai coltivatori benestanti. Questi costituivano circa il dieci per
cento della popolazione e godevano di un reddito compreso tra i 600 e i 1000
fiorini. Spesso potevano permettersi di risparmiare qualche somma per la
vecchiaia2. I “piccoli borghesi”, o classe media inferiore, erano un gruppo
eterogeneo di piccoli agricoltori, funzionari minori, maestri di scuola, piccoli
capitani di nave, bottegai o artigiani minori, molti dei quali sopravvivevano grazie al
lavoro salariato: questo strato della società era “soprattutto, il mondo corporativo
dei piccoli maestri”, i quali godevano, per inciso, di un proprio sistema di
assistenza3. Questo gruppo comprendeva circa un terzo della popolazione delle
Province Unite e poteva contare su un reddito annuo variabile tra i 350 e i 600
fiorini. Sebbene fosse considerato “rispettabile”, il piccolo borghese non godeva di
molte certezze: la morte improvvisa del capofamiglia, una malattia prolungata o un
incidente potevano facilmente portare a una rapida discesa lungo la scala sociale.
Lo stesso valeva per il livello successivo, che comprendeva i lavoratori salariati,
il personale di servizio domestico, i soldati e i marinai, gli artigiani meno specializ-
zati come i lavoranti del settore tessile, i carpentieri dei cantieri navali, di solito a
servizio di terzi, e i lavoratori non specializzati organizzati in corporazioni, come
l’importante gruppo degli spedizionieri di Amsterdam, deputati al carico e allo
scarico delle navi. Così come i “piccoli borghesi”, le loro prospettive future erano
incerte e qualche disavventura personale o le fluttuazioni dell’economia erano
sufficienti per farli sprofondare nella completa povertà. Essi si sostenevano grazie a
un reddito che oscillava tra i 300 e i 350 fiorini e rappresentavano un altro terzo

1 Alcuni storici uniscono questi due strati, mentre altri li separano: P. KNEVEL, Een kwestie van
overleven. De kunst van het samenleven in Geschiedenis van Holland. Deel II, 1572 tot 1795, a c. di T. DE NIJS, E.
BEUKERS, Hilversum 2002, pp. 217-254, 219-220, distingue i patrizi e i nobili dagli “alti borghesi”;
M.H.D. VAN LEEUWEN, De Rijke Republiek. Gilden, assuradeurs en armenzorg 1500-1800, in Zoeken naar
zekerheid. Risico’s, preventie, verzekeringen en andere zekerheidsregelingen in Nederland 1500-2000, a c. di J. VAN
GERWEN, M.H.D. VAN LEEUWEN, Amsterdam-L’Aia 2000, pp. 41-42, li unisce. W. FRIJHOFF, M.
SPIES, 1650. Bevochten eendracht, L’Aia 1999, pp. 189-190, usa gli stessi sei livelli di stratificazione di
Knevel, ma al contrario di quest’ultimo unisce le due categorie di “alti borghesi” e “medi borghesi” al
posto dei “medi” e “piccoli borghesi”.
2 Essi potevano per esempio garantirsi l’accesso a un “proveniershuis”, una struttura in cui veniva
assicurata l’assistenza a vita, il vitto e l’alloggio contro il pagamento di una certa somma di denaro.
Numerosi ospedali medievali, infatti, si erano trasformati in tali “proveniershuizen”; per esempio, vedi
G. KURTZ, Het Proveniershuis te Haarlem, Haarlem 1979; C. BOSCHMA-AARNOUDSE, Sint-Pietershof te
Hoorn: bedelnap en preuve, kruisheren en proveniers aan het Dal, Hoorn 1993.
3 M.H.D. VAN LEEUWEN, Guilds and Middle-Class Welfare 1550-1800: Provisions for Burial, Sickness,
Old Age, and widowhood, in “Economic History Review”, 65, 2012, n. 1, pp. 61-90.
OSPIZI E CORPORAZIONI: ASSISTENZA ALLA CLASSE MEDIA 365

degli abitanti. Infine, la classe più bassa della società olandese, che nel migliore dei
casi sopravviveva a stento e aggregava il dieci per cento della popolazione4.
La classe media inferiore e i lavoratori salariati, che sommati insieme
rappresentavano circa il sessanta per cento degli abitanti, vivevano in equilibrio –
precario – sulla soglia che divideva il cittadino rispettabile dalla plebaglia. Per loro
era molto più difficile risparmiare denaro per la vecchiaia. A nostro avviso, la varietà
di istituzioni che offrivano soccorso quando i tempi si facevano duri non era in
grado di soddisfare i bisogni della totalità dei poveri, ma poteva sostenere questa
classe media. Parte di questo soccorso era corrisposto sotto forma di carità, come
per esempio gli ospizi per gli anziani; parte poteva assumere le sembianze di una
mutua assicurazione offerta dalle corporazioni in cui molti membri della classe
media erano organizzati. Analizzeremo per primi gli ospizi, le persone che li
fondavano e i soggetti per cui erano realizzati; passeremo in seguito alle
corporazioni.

Carità: ospizi per gli anziani5

La carità olandese si è letteralmente “monumentalizzata” in un gran numero di


edifici nati con uno scopo caritatevole come ospedali, orfanotrofi, case per persone
anziane oltre a ospizi, manicomi e persino un riformatorio6. Frequentemente questi
“molti e vari ospedali” suscitavano la meraviglia di visitatori stranieri, come Sir
William Temple, il quale scrisse che questi edifici “sono la curiosità e l’argomento di
conversazione di chiunque attraversi il Paese”7. Molte di queste istituzioni venivano
fondate e sovvenzionate con denaro privato; i benefattori più popolari e abbienti
fondavano ospizi per permettere alle persone oneste e di modesti mezzi, ormai
anziane, di concludere la propria vita con dignità, preservandole dalla caduta in una
povertà disonorevole ma inevitabile al venir meno delle forze e delle risorse. A
4 P. KNEVEL, Een kwestie van overleven, cit., pp. 220-221, 230-238; M.H.D. VAN LEEUWEN, De rijke
Republiek, cit., pp. 24-29, 41-42; M. PRAK, Gouden Eeuw. Het raadsel van de Republiek, Nijmegen 2002, pp.
151-155. Vedi M.H.D. VAN LEEUWEN, De rijke Republiek, passim, per gli svariati rischi a cui erano
esposti gli olandesi della prima Età Moderna.
5 Questa sezione deriva in gran parte da H. LOOIJESTEIJN, Funding and Founding Private Charities.
Leiden Almshouses and Their Founders, 1450-1800, in “Continuity and Change”, 27, 2012, n. 2, pp. 199-
239, a cui rimandiamo per ulteriori dettagli riguardo gli ospizi olandesi in generale e il case-study degli
ospizi di Leida, e i loro fondatori, in particolare.
6 Per una panoramica sugli ospedali, si veda T. KAPPELHOF, Hospitäler in den Niederlanden in den
frühen Neuzeit (1530-1820), in “Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsbeforderung”,
115, 2007, pp. 312-342. Orfanotrofi: Wezen & Boefjes. Zes eeuwen zorg in wees- en kinderhuizen, a c. di S.
GROENVELD, J.J.H. DEKKER, TH.R.M. WILLEMSE, J. DANE, Hilversum 1997. Manicomi: il
Zinnelooshuis Reinier van Arkel a Den Bosch, fondato nel 1442 da Reinier van Arkel e il Willem
Arntzstichting a Utrecht, fondato nel 1461 da Willem Arntz. Entrambe le istituzioni esistono tuttora;
H. VAN ROOY, Het gesticht ‘Reinier van Arkel’ te ‘s-Hertogenbosch, Den Bosch 1928; L. HUT, A. POSLAVSKI
et al., De Willem Arntsz Stichting 1461-1961, Utrecht 1961; A. KAPPELHOF, Reinier van Arkel 1442-1992.
De geschiedenis van het oudste psychiatrisch ziekenhuis van Nederland, Den Bosch 1992. Riformatori; A.
HALLEMA, De stichting en inrichting van het Utrechtse tuchthuis, in “Jaarboekje van Oud-Utrecht”, 3, 1926,
pp. 136-159.
7 Sir W. TEMPLE, Observations upon the United Provinces of the Netherlands, seconda edizione, Londra
1673, pp. 170-171; consultato su Early English Books Online.
366 HENK LOOIJESTEIJN, MARCO H.D. VAN LEEUWEN

partire dal tardo Quattrocento e durante tutta la prima Età Moderna, mantenendo
una sostanziale continuità, furono fondati numerosi ospizi nelle principali città
olandesi e persino in alcuni villaggi. Fino alle soglie dell’Ottocento nei Paesi Bassi
erano stati eretti non meno di 482 ospizi olandesi.
Gli ospizi della prima Età Moderna erano generalmente organizzati secondo li-
nee simili. Di solito erano fondati da un benefattore privato e destinati ad accogliere
le persone più povere, soprattutto gli anziani. Inizialmente ospitavano in maggio-
ranza coppie, ma col passare del tempo la componente femminile aumentò fino a
diventare la maggioranza degli abitanti di queste strutture. A loro erano garantiti
numerosi benefici tra cui un alloggio gratuito, regolari distribuzioni di cibo, combu-
stibile, vestiario o denaro.
A volte queste istituzioni si accollavano anche il costo non indifferente delle cu-
re mediche, dei medicinali o di un funerale dignitoso. Come contropartita, i ricove-
rati erano spesso obbligati a devolvere le loro proprietà all’ospizio, anche se con gli
anni questa disposizione andò progressivamente allentandosi. La definizione di
“povero” era relativa: era necessario rispondere a precisi requisiti per avere diritto
ad un posto in un ospizio, come ad esempio una reputazione favorevole e un de-
terminato credo religioso. In alcuni casi era previsto il pagamento di un corrispetti-
vo per essere ammessi. Contrariamente alla percezione comune, queste strutture
potevano agire da valvole di sfogo per la classe media inferiore, permettendo agli
anziani dalle modeste capacità economiche di spendere gli ultimi anni godendo di
una qualità di vita relativamente decente8. Torneremo su questo punto più avanti.
Le donazioni potevano variare in numero e in quantità. La loro consistenza di-
pendeva dal capitale a disposizione dell’ospizio. Fino al Ventesimo secolo, i sussidi
erano parte integrante della vita delle case di riposo olandesi. Queste istituzioni –
fossero soggetti indipendenti o parti di un organismo più ampio – erano governate
da un direttivo che si occupava della gestione degli immobili, del capitale circolante
e degli ospiti della struttura. Riguardo questo ultimo aspetto, gli amministratori de-
cidevano i criteri di ammissione e si preoccupavano che gli ospiti si comportassero
in modo onorevole, da destinatari riconoscenti della loro filantropia. Quanto al go-
verno concreto degli ospizi, il direttivo si occupava di investire il capitale, vigilando
e spendendosi affinché fosse assicurata l’esenzione da ogni prelievo fiscale.
Prima della Riforma, era frequente che i fondatori di queste istituzioni ne affi-
dassero la creazione a organismi come i collegi cittadini degli Elemosinieri o dei So-
vrintendenti ai poveri (Huiszittenmeesters), incaricandoli di esercitare una qualche
forma di supervisione, se non il governo diretto. Dopo la Riforma degli anni Set-
tanta del Cinquecento, al contrario, la maggior parte dei promotori iniziò a preferire
la creazione di collegi di amministratori indipendenti dagli Elemosinieri o stretta-
mente legati alle specifiche congregazioni religiose a cui i benefattori afferivano:
un’evidente conseguenza del panorama religioso multiforme che emerse nella Re-
pubblica riformata.
8 In merito alla visione dell’emigrazione verso Amsterdam o Oltreocenao di molti dei membri
delle classi inferiori come valvola di sicurezza per il sistema assistenziale della Repubblica Olandese,
vedi M.H.D. VAN LEEUWEN, Overrun by hungry hordes? Migrants’ Entitlements to Poor Relief in the
Netherlands, 16th-20th centuries, in S. HINDLE, A. WINTER, Migration, Settlement and Belonging in Europe,
1500-2000: Comparative Perspective, in corso di stampa (Berghahn Publishers).
OSPIZI E CORPORAZIONI: ASSISTENZA ALLA CLASSE MEDIA 367

In entrambi i casi, il governo cittadino garantiva, attraverso indagini periodiche


volte a verificare la corretta amministrazione degli ospizi, che queste istituzioni
mantenessero quella natura di enti caritatevoli che i loro fondatori avevano imma-
ginato al momento della creazione. Sebbene molti ospizi fossero istituiti grazie
all’iniziativa privata, in un’era in cui la carenza di mezzi a disposizione del potere
pubblico non permetteva una generale politica degli alloggi, i governanti delle città
prestavano molta attenzione a ogni forma possibile di “edilizia sociale”. Non è un
caso che, a titolo privato, essi stessi sedessero di frequente nei collegi di ammini-
strazione.
Nonostante questo vivo interesse da parte delle magistrature pubbliche, il ruolo
degli ospizi come forma di “edilizia sociale” rimase nel complesso poco più che
marginale: per esempio, alla fine del Diciottesimo secolo, la città di Leida contava
34 case di riposo in attività che riuscivano a offrire in totale non più di 562 posti. Si
trattava di appena l’1,8 per cento dell’intera popolazione di Leida, anche se rappre-
sentava approssimativamente l’8,7 per cento degli anziani della città. Gli ospizi era-
no quindi significativi in quanto istituzioni chiave per l’assistenza e il conforto della
popolazione più attempata. La loro importanza continuò a crescere lungo tutta
l’Età Moderna, soprattutto a causa della diminuzione della popolazione di Leida
combinata con un leggero aumento del numero delle case di riposo. In fin dei conti,
a Leida gli ospizi si fecero carico di circa un terzo degli anziani bisognosi di assi-
stenza, contro altre forme di soccorso che sembra finirono per supportare una mas-
sa inferiore di persone.

I fondatori degli ospizi9

Poiché gli ospizi erano spesso fondati da benefattori privati, può rivelarsi utile
riflettere sull’identità di queste persone e sulle motivazioni che le spingevano a crea-
re tali istituti. Un’indagine attorno alla vita dei vari fondatori degli ospizi di Leida ha
portato a individuare una prosopografia che può rivelarsi rappresentativa dell’intero
universo dei finanziatori delle case di riposo olandesi. I dati di Leida offrono
un’immagine composta da soggetti di sesso maschile, spesso sposati; in questo caso
le mogli agivano spesso da co-fondatori. Le donne rappresentavano una esigua mi-
noranza, e di solito erano nubili o vedove. La vasta maggioranza dei fondatori si era
sposata, a un certo punto della propria vita, ma era raro lasciasse una discendenza al
momento dell’istituzione dell’ospizio. Prima della Riforma, nel 1573, la totalità dei
benefattori era di religione cattolica; dopo il 1573, 21 su 28 aderirono alla chiesa ri-
formata. Se da allora le fondazioni da parte di non riformati furono più rare, esse
riuscirono comunque a coprire tutte le sfaccettature della religiosità della Repubbli-
ca: Cattolici, Mennoniti, Rimostranti. Benché in comunione con la Riforma olande-
se, i Valloni riformati, componevano in realtà la suddivisione più corposa,
enumerando otto fondatori afferenti a questo gruppo etnicamente ben definito. I

9 Anche per il contenuto di questa sezione si veda H. LOOIJESTEIJN, Funding and Founding Private
Charities, cit.
368 HENK LOOIJESTEIJN, MARCO H.D. VAN LEEUWEN

sette dissidenti e gli otto Valloni, comunque, potevano avere in comune il desiderio
di contribuire alla coesione delle rispettive comunità etniche e religiose.
La ricchezza dei benefattori variava, così come le quote del capitale che questi
decidevano di destinare alle loro fondazioni, ma in ogni caso doveva trattarsi di
soggetti dotati di sostanze considerevoli. Il cambiamento più notevole che avvenne
col passare del tempo fu la diminuzione dei promotori facenti parte dell’elite patri-
zia. Se prima del 1573 quasi tutti i fondatori occupavano una qualche posizione nel
governo cittadino, dopo il 1573 solo in tre godevano di una tale prerogativa, anche
se altri sei facevano comunque parte dell’elite urbana superiore. Per contro,
all’indomani della Riforma erano 19 i fondatori appartenenti all’elite cittadina infe-
riore. Questo netto contrasto può essere spiegato ricordando che col passare del
tempo i governanti furono chiamati a gestire molte delle istituzioni più antiche, pri-
vandoli della possibilità di fondare proprie case di riposo.
Riguardo i motivi per cui venivano istituiti gli ospizi, spesso si trattava – ovvia-
mente – di preoccupazioni di tipo religioso. Questo fatto è chiaramente rintraccia-
bile nel comportamento dei benefattori del periodo precedente la Riforma, i quali si
aspettavano che gli ospiti delle strutture pregassero per le loro anime. Il benessere
spirituale dei ricoverati rimase un aspetto importante anche dopo la Riforma, ma
andò sempre più affermandosi l’interesse verso la conservazione della memoria del
fondatore e della sua famiglia. Fondare un ospizio era un modo di acquisire o raf-
forzare lo status di un particolare casato, un aspetto particolarmente importante per
i molti benefattori afferenti all’elite inferiore.
Strettamente collegato a questo fenomeno era la responsabilità che veniva av-
vertita nei confronti di tutte le persone collegate in qualche modo alla figura del
creatore dell’istituzione. Le case di riposo venivano messe in piedi per accogliere
parenti meno abbienti, dipendenti, confratelli dello stesso gruppo religioso, conna-
zionali, donne, orfani e, in un caso, soggetti che sottostavano direttamente
all’autorità di governo del fondatore. Molti di questi beneficiati facevano parte delle
fasce più basse della società olandese, constatazione che permette di individuare il
collegamento con la classe media della Repubblica. Gli ospizi possono essere con-
siderati come l’espressione dell’interrelazione tra i soggetti più e meno abbienti della
società olandese dell’epoca che, del resto, vivevano gomito a gomito nelle città della
Repubblica. La sezione successiva esplorerà più in dettaglio questo meccanismo.

L’importanza di essere un benefattore10

Indipendentemente dalla categoria di persone che il fondatore di un ospizio po-


teva avere in mente di accogliere nella sua struttura, egli si trovava con buona pro-
babilità al centro di una cerchia di soggetti di cui era in qualche modo responsabile.
Luuc Kooijmans ha individuato questo meccanismo di patronato nel suo studio su
famiglia e relazioni di amicizia nell’Olanda della prima Età Moderna. La prima re-
sponsabilità di un capo famiglia era quella nei confronti dei consanguinei – figli, a

10 Anche questa sezione deriva in gran parte da H. LOOIJESTEIJN, Funding and Founding Private
Charities, cit.
OSPIZI E CORPORAZIONI: ASSISTENZA ALLA CLASSE MEDIA 369

volte genitori, fratelli o sorelle, nipoti. Al di là di questi soggetti si trovava una cer-
chia più ampia di parentela, che poteva andare dai discendenti della madre fino ai
rami collaterali più antichi della dinastia paterna. Particolare attenzione era dovuta
anche nei confronti del vicinato o del personale domestico e non domestico con cui
la famiglia avesse intrattenuto rapporti di patronato di lunga durata. Occuparsi di
queste relazioni garantiva riflessi positivi sulla reputazione personale e familiare,
mentre trascurarle avrebbe influito negativamente su tutta la dinastia, dato che il
buon nome di una famiglia dipendeva dal corretto comportamento di tutti i suoi
membri, vicini o lontani che fossero. L’errore di uno finiva per danneggiare l’intero
casato11.
Questo meccanismo di patronato spiega in parte la scelta dei soggetti ammessi a
godere della carità degli ospizi. Assistere i membri della stessa chiesa o di uno stesso
gruppo etnico non era obbligatorio come provvedere alle categorie sopra menzio-
nate. In ogni caso, era prevista una certa solidarietà nei confronti dei confratelli di
una stessa religione o dei connazionali, coi quali, peraltro, erano spesso intessuti
rapporti di parentela che portavano le varie cerchie a sovrapporsi12. Allo stesso mo-
do, occuparsi di donne sole o vedove in generale, o orfani in generale, non era ne-
cessariamente compito di un capo famiglia, al quale era richiesta, invece, una
attenzione specifica verso vedove o orfani appartenenti al proprio entourage paren-
tale.
Non tutti i fondatori afferivano alle stesse categorie di cerchie sociali. Quelli
particolarmente facoltosi spesso favorivano particolari classi di beneficiati a scapito
dei propri familiari. Ad esempio, la benefattrice di Leida Eva van Hoogeveen
(1594-1652), fondatrice dell’Hofje van Eva van Hoogeveen (Ospizio di Eva van Hooge-
veen) (1650), sottolineava come la sua struttura fosse destinata principalmente alle
donne sole, non specificando nel proprio testamento alcun trattamento privilegiato
per i propri parenti. Lo stesso comportamento fu seguito da un altro fondatore di
Leida, Diderick van Leyden (1695-1764) – che patrocinò almeno due ospizi (il Mie-
rennesthofje a Leida, 1737, e il Van Leydenshofje a Vlaardingen, 1757) e fu governatore
di altri due. Probabilmente per questo agiato borgomastro era inconcepibile che la
propria famiglia avesse potuto rischiare di finire in povertà. Nel suo caso, almeno
uno degli ospizi fu dedicato a un altro gruppo specifico: gli abitanti dei territori da
lui governati. Di fatto, al di là di interessi particolari, dedicare le strutture caritatevo-
li a orfani, donne sole o abitanti dei propri terreni faceva parte delle dirette respon-
sabilità di qualsiasi facoltoso borghese olandese13.

11 L. KOOIJMANS, Vriendschap en de kunst van het overleven in de zeventiende en achttiende eeuw,


Amsterdam 1997, pp. 15-17, 20, 27, 30, 39-41, 54-55, 61-64, 79, 116, 134, 143-146.
12 Provvedendo al pagamento dell’educazione di un promettente studioso di teologia, Ibid., p. 36.
13 Riguardo l’importanza della prossimità per l’individuazione dei destinatari dell’assistenza vedi
anche E. VAN NEDERVEEN MEERKERK, The Will to Give. Charitable bequests and community building in the
Dutch Republic, c. 1600-1800, in “Continuity and Change”, 27, 2012, n. 2, pp. 241-270.
370 HENK LOOIJESTEIJN, MARCO H.D. VAN LEEUWEN

Gli ospizi come valvole di sfogo

Queste responsabilità definivano, a grandi linee, la composizione sociale della


popolazione degli ospizi, che può essere ulteriormente ristretta a due particolari ca-
tegorie della società olandese discusse in precedenza. Gli abitanti delle case di ripo-
so potevano essere familiari impoveriti dei fondatori, ma i dati a disposizione
suggeriscono con decisione che la maggior parte degli ospiti proveniva dalle classi
più ampie della società olandese. Nonostante la Repubblica non lasciasse a se stessi
gli strati più bassi della popolazione – la “plebe” – spesso, anche se non sempre, i
veri poveri erano esclusi da questo tipo di assistenza grazie alla fissazione di requisi-
ti più o meno stringenti come l’affiliazione a una determinata chiesa o la parametri
difficilmente definibili di rispettabilità e decenza. A Leida almeno 25 ospizi seguiro-
no in un modo o nell’altro questa condotta. La “plebe”, semplicemente, non era
all’altezza di queste regole – ma non è da escludere che qualcuno fosse in grado di
accumulare il denaro necessario per pagare la quota di ingresso.
Sfortunatamente, la scarsità di documentazione non permette un resoconto det-
tagliato degli abitanti effettivi di un ospizio di Leida. Quando questa esiste, non
fornisce molte informazioni. La sensazione è che governatori delle strutture fossero
più preoccupati della corretta amministrazione del patrimonio. In questo senso, il
caso di Pauwels Pauwelsz van Thorenvliet († 1627) rappresenta un’eccezione. Go-
vernatore del Sint Anna Aalmoeshuis tra il 1604 e il 1627, egli tenne un registro degli
ospiti dell’istituto, indicando i loro nomi, l’età, il luogo di origine e, nel caso delle
vedove, informazioni in merito al marito defunto14. Questi ultimi di solito avevano
svolto i lavori tipici della classe media inferiore, spesso come salariati. Si trattava di
tessitori (tre) e follatori di panni (due), ma anche fabbri, fabbricanti di coltelli, calzo-
lai, soldati, sarti, agricoltori, scavatori. Particolarmente curiosa la presenza di un “la-
kenreder”, un addetto alla manifattura e alla vendita di prodotti tessili, occupazione
che potenzialmente poteva garantire una discreta ricchezza.
Altri indicatori evidenziano come l’ingresso in un ospizio non fosse appannag-
gio dei veri poveri. In alcuni casi si sono conservati gli inventari dei beni che gli o-
spiti portavano con sé. Da queste liste emerge chiaramente come gli abitanti di
questi istituti non fossero poveri in canna, poiché risultavano possedere notevoli
quantità di mobili, utensili, tessili, qualche gioiello, denaro e a volte un libro. Gli in-
ventari, che venivano consegnati al momento dell’ingresso nella struttura ed erano
conservati a cura degli amministratori, suggeriscono anche una certa alfabetizzazio-
ne, dato che le poste erano scritte di proprio pugno dagli ospiti.
L’impressione, quindi, è che le case di riposo fossero strutture dedicate a perso-
ne che temevano che la vecchiaia non avrebbe permesso loro di mantenere un livel-
lo di vita adeguato, con una conseguente e inevitabile perdita di ricchezza e di
status. Questa categoria si estendeva anche a coloro che possedevano un
background sociale di alto livello. Il caso della vedova del manifattore tessile è un

14 Per le caratteristiche delle registrazioni dell’identità nella Repubblica olandese, vedi H.


LOOIJESTEIJN, M.H.D. VAN LEEUWEN, Establishing and Registering Identity in the Dutch Republic, in
Registration and Recognition. Documenting the Person in World History, a c. di S. SZRETER, K. BRECKENRIDGE,
Oxford 2012, pp. 211-251.
OSPIZI E CORPORAZIONI: ASSISTENZA ALLA CLASSE MEDIA 371

buon esempio di quest’ultimo aspetto, così come quello della cugina di van Tho-
renvliet, che fu ammessa nell’ospizio nel 1622 ed era ovviamente più facoltosa dei
suoi nuovi coinquilini. Nel complesso, tuttavia, gli ospizi erano destinati in primo
luogo a soddisfare i bisogni della piccola borghesia e dei salariati, spesso dipendenti
degli stessi fondatori o amministratori delle strutture. I primi avevano svolto per
questi ultimi il ruolo di personale domestico o esterno, lavorando come giardinieri o
lavandaie. Se non c’era nessun parente che reclamava un posto, erano loro i primi
nella lista di attesa. Allo stesso modo, è probabile che i confratelli nella fede deside-
rosi di un posto provenissero anch’essi dalla “piccola borghesia”. Erano queste le
due categorie maggiormente rappresentate tra gli abitanti degli ospizi.
Sono necessarie ulteriori ricerche per confermare quest’ipotesi con sicurezza,
ma forse non è esagerato affermare che, per mezzo delle case di riposo, il dieci per
cento più ricco della società olandese della prima Età Moderna riuscì a fornire una
via di fuga dalla trappola della povertà al sessanta per cento della popolazione “pic-
colo borghese” e salariata.

Disposizioni corporative15

Gli ospizi erano quindi delle strutture dedicate all’assistenza ai poveri caratteriz-
zate da una genesi “dall’alto verso il basso”, generalmente gestite da privati. Questo
valeva, in un certo senso, anche per le corporazioni, con una sostanziale differenza:
tramite queste istituzioni i “piccoli borghesi” e i salariati si occupavano dei loro si-
mili – anche se, ancora, i governanti delle città spesso interferivano obbligando al-
cuni gruppi professionali all’organizzazione corporativa. Il fatto stesso che le
corporazioni potessero offrire forme di assistenza riflette lo speciale rapporto che
intercorreva tra le stesse e il governo cittadino, in un contesto di politica economica
di stampo corporativo. Le amministrazioni urbane inducevano, a volte obbligavano,
gli artigiani ad iscriversi a una corporazione; in più, spesso richiedevano l’iscrizione
a un fondo corporativo, se presente, controbilanciando così il problema della sele-
zione avversa. Inoltre, i governi cittadini assecondavano la politica delle corpora-
zioni di adeguare i benefici erogati ai propri membri alla situazione finanziaria,
garantendo contemporaneamente alcuni privilegi come gli introiti di certe tasse o lo
sfruttamento di lavoratori deputati a sostituire gli artigiani inabili durante una malat-
tia, che contribuivano al corretto svolgimento dell’attività assistenziale. Pagando le
quote annuali e gli altri contributi, le classi medie inferiori assicuravano un certo di
livello di supporto ai propri pari e alle rispettive famiglie in casi di improvvisa ne-
cessità. Questa necessaria reciprocità rendeva una simile forma di assistenza non
tanto una forma di carità, come nel caso degli ospizi, quanto di assicurazione: i
membri della corporazione assicuravano effettivamente se stessi e i propri cari con-
tro le vicissitudini della vita.
Sfortunatamente la documentazione relativa a queste istituzioni è disponibile
solo per il periodo in cui fu più forte l’attacco al sistema corporativo – finché que-

15 Le sezioni successive sono debitrici a M.H.D. VAN LEEUWEN, Guilds And Middle-Class Welfare,
cit. Rimandiamo a questo articolo per ulteriori segnalazioni bibliografiche.
372 HENK LOOIJESTEIJN, MARCO H.D. VAN LEEUWEN

sto collassò definitivamente con la sua abolizione da parte del governo nazionale
nel 1818. Non fu possibile salvare le corporazioni, ma i tentativi in merito permise-
ro la compilazione di rapporti sulla loro attività e sugli schemi assicurativi che offri-
vano ai propri membri. La Tab. 1 elenca il numero di piani assicurativi, di natura
mutualistica e commerciale, e la stima percentuale della popolazione olandese co-
perta.

Tab. 1 Piani assicurativi per sepoltura, malattia, vedovanza e vecchiaia nei Paesi
Bassi, 1800-1810
% popolazione olandese
Numero
assicurata
1800 1810 1800 1810
Sepoltura Mutualistica 248 279 . .
Commerciale 6 13 . .
Totale 254 292 3-6% 3-7%
Indennità di malattia Mutualistica 194 211 . .
Commerciale 1 1 . .
Totale 195 212 1-3% 1-3%
Spese mediche Mutualistica 55 69 . .
Commerciale 5 10 . .
Totale 60 79 0-1% 1%
Vedovanza Mutualistica 21 22 . .
Commerciale 0 2 . .
Totale 21 24 0-1% 0-1%
Vecchiaia Mutualistica 49 50 . .
Commerciale 0 0 . .
Totale 49 50 0-1% 0-1%
Fonte: M.H.D. VAN LEEUWEN, Historical Welfare Economics from the Old Regime to the Welfare State. Mutual
Aid and Private Insurance for Burial, Sickness, Old Age, Widowhood, and Unemployment in the Netherlands during
the Nineteenth Century, in Charity and Mutual Aid in European and North America since 1800, a c. di B.
HARRIS, P. BRIDGEN, Londra 2007, pp. 89-130.

A prima vista, la copertura numerica non pare impressionante. Anche i piani re-
lativi alle sepolture interessano direttamente solo il 3-7 per cento della popolazione
totale (il margine dipende dal fatto che, nonostante sia conosciuto il numero dei
piani, non lo è la loro dimensione media). Questa impressione iniziale può trarre
comunque in errore. Le percentuali riguardano il numero di persone coperte diret-
tamente – in maggioranza artigiani e lavoratori a giornata maschi, ma molti di questi
facevano capo a famiglie che ricevevano una copertura indiretta. Se un maestro
carpentiere si fosse ammalato e avesse ricevuto un’indennità di malattia per com-
pensare i mancati incassi, questa avrebbe aiutato anche la moglie e i figli. Quindi la
OSPIZI E CORPORAZIONI: ASSISTENZA ALLA CLASSE MEDIA 373

copertura indiretta era forse tre o quattro volte più grande, a seconda della dimen-
sione media della famiglia. Inoltre, poiché le corporazioni erano un fenomeno cit-
tadino, la copertura della popolazione urbana, soprattutto nella parte occidentale
del Paese, era ancora più grande. Nel complesso, la percentuale della forza lavoro
maschile che nel 1811 poteva godere di una qualche forma di mutua assicurazione
si attestava intorno al 42 per cento a Utrecht, al 55 per cento a Leida e almeno al 22
per cento a Amsterdam16.
Di tutti i piani relativi alle indennità per malattia esistenti nel 1811, solo il 10 per
cento era stato istituito nel diciottesimo secolo; il rimanente 90 per cento affondava
le proprie radici nei tre secoli precedenti (vedi Tab. 2, A). La situazione nel 1811 era
quindi molto di più di un semplice riflesso delle condizioni in cui versava
l’assistenza corporativa alla fine della sua esistenza; la documentazione permette di
lanciare uno sguardo, pur furtivo, verso un passato ben più remoto.
Di questi 225 piani, la grande maggioranza (150) era gestita dalle corporazioni,
mentre altri 20 erano condotti da un gruppo di artigiani associati tra loro (vedi Tab.
2, B), come avveniva nel caso fosse presente un nering. Un nering era un’organizza-
zione istituita dalle autorità cittadine al fine di regolare la produzione e la vendita di
un determinato prodotto. Esso supervisionava maestri, lavoratori a giornata e mer-
canti. A differenza di una corporazione, un nering non era l’espressione di un grup-
po di affiliati. Per questo non era in grado di offrire direttamente forme di
assistenza, possibilità di cui poteva invece usufruire un’associazione di artigiani.

Tab. 2 Assicurazioni per indennità di malattia nei Paesi Bassi nel 1811

A. Epoca
Durata
%
in anni
0-9 10.7
10-19 11.6
20-29 5.3
30-39 5.7
40-49 2.7
50-100 19.1
100+ 44.9
Totale (N=225) 100

16 S. BOS, “Uyt liefde tot malcander”. Onderlinge hulpverlening binnen de Noord-Nederlandse gilden in
internationaal perspectief (1570-1820), Amsterdam 1998, p. 245. I suoi dati suggeriscono che ad
Amsterdam la copertura era di circa il 25 per cento, cioè 14000 artigiani, lavoratori e le loro famiglie.
Questa rappresentava il sette per cento della popolazione totale, stimata per difetto. M.H.D. VAN
LEEUWEN, J.E. OEPPEN, Reconstructing the demographic regime of Amsterdam 1681-1920, in “Economic and
Social History in the Netherlands”, 5, 1993, pp. 61-102, 72.
374 HENK LOOIJESTEIJN, MARCO H.D. VAN LEEUWEN

B. Tipo (N=225)

Di cui a favore di:


Maestri 75
Lavoratori a giornata 59
Corporazione 150
Maestri e lavoratori 10
Nessuna distinzione 6
Artigiani associati 20
Speciali 8
Generali 46
Non chiaro 1

Fonte: M.H.D. VAN LEEUWEN, Guilds and Middle-Class Welfare, cit.

In altri otto casi la concessione di un piano assicurativo era ristretto agli immi-
grati provenienti da una particolare regione, molti dei quali avevano svolto la stessa
professione, e ai loro discendenti o confratelli nella fede. In 46 casi il piano aveva
una natura generale, mentre in un caso non sono chiare le sue caratteristiche. Molti
piani assicurativi offerti dalle corporazioni erano esclusivo appannaggio dei maestri,
ma non mancavano quelli specifici per lavoratori a giornata; alcuni potevano essere
aperti a entrambe le categorie, ad esempio nelle corporazioni che non differenzia-
vano tra maestri e lavoratori.
È possibile calcolare il livello delle indennità nel 1811. A livello nazionale,
l’indennità media per malattia ammontava a 2 fiorini alla settimana; l’indennità me-
dia per la sepoltura era di 39 fiorini, mentre se la pensione annua media distribuita
alle vedove era di 64 fiorini, quella di vecchiaia arrivava fino a 104 fiorini. In sé que-
ste medie non sono particolarmente rappresentative, ma è possibile effettuare com-
parazioni con l’ammontare medio elargito dalle altre istituzioni di assistenza ai
poveri. Il livello delle indennità offerte dalle corporazioni risulta molto più elevato
rispetto a quelle degli altri istituti di soccorso, che non superava gli 11 fiorini annui
tra il 1832 e il 1850.
La scarsità dei dati disponibili per le pensioni distribuite a vedove e anziani sug-
gerisce che i contributi alla sepoltura in 1811 erano sostanzialmente più alti nelle
province occidentali dell’Olanda del Nord, del Sud e a Utrecht – 35, 47 e 35 fiorini
rispettivamente – rispetto ai 16, 16, e 17 fiorini in Frisia, Gheldria e Overijssel. La
stessa disparità a livello di distribuzione regionale può essere osservata nel caso del-
le indennità di malattia: livelli alti in Olanda del Nord (2 fiorini a settimana), del Sud
(2,4) e Utrecht (1,9), più bassi in Frisia (1,5), Gheldria (1,6) e Overijssel (1,6).
Grazie ai dati del 1811, quindi, siamo in grado di individuare le ultime testimo-
nianze dell’assistenza corporativa della prima Età Moderna – per quanto riguarda il
numero dei piani assicurativi e il loro ammontare medio – nelle province di Olanda
OSPIZI E CORPORAZIONI: ASSISTENZA ALLA CLASSE MEDIA 375

e Utrecht, ma questo non significa che altrove non fosse presente. In tutto il paese
agli artigiani era garantita una protezione tramite questa forma di assistenza.

Indennità corporative

L’assistenza offerta dalle corporazioni significava prima di tutto un aiuto al


momento della sepoltura. Un membro di una corporazione si meritava un funerale
dignitoso, almeno degno dello status garantito dalla sua professione. L’incarico di
trasportare la bara, coperta da un drappo funebre e dallo stemma della corporazio-
ne, spettava agli altri membri. La processione era guidata da un funzionario della
corporazione. La Tab. 3 illustra il livello di sussidi per le sepolture distribuiti nelle
città olandesi tra 1650 e 1800 e suggerisce che, almeno dalla seconda metà del Sei-
cento, le città dell’Olanda erano generalmente le più generose. Anche all’interno
della regione, comunque, erano possibili variazioni considerevoli. Alcune corpora-
zioni elargivano semplicemente un’indennità, altre si limitavano a fornire il servizio;
altre ancora offrivano soluzioni intermedie o personalizzate.

Tab. 3 Livello delle indennità per la sepoltura nelle città olandesi, c. 1650-1800,
in fiorini

Città Corporazione 1650 1700 1750 1800


Amsterdam Medici 30 30 30 30
Utrecht Carpentieri . 30 30 50
Utrecht Carpentieri – lavoratori . . 36 50
Leida Pettinatori di lana – lavoratori . 20 30 35
Rotterdam Muratori – lavoratori . 10 10 10
Kampen Carpentieri . . 11 20
’s-Hertogenbosch Varie corporazioni . . 10-30 20-30
Groningen Calzolai – lavoratori . . . 10

Fonte: M.H.D. VAN LEEUWEN, Guilds and Middle-Class Welfare, cit.

Nel 1811, l’ammontare settimanale dell’indennità di malattia raggiungeva gene-


ralmente una media di 2 o 3 fiorini. La Tab. 4 indica come variarono questi livelli
tra 1600 e 1800. Tenendo conto dell’inflazione, il valore reale delle elargizioni rima-
se sostanzialmente costante dal 1650 fino alla fine del Settecento, per poi scivolare
in basso. Le indennità si attestavano tendenzialmente tra un terzo e metà del nor-
male salario. Per rendersi conto dell’ordine di importanza, si trattava di cifre due o
tre volte più alte se paragonate a quelle offerte da altre strutture di assistenza ai po-
veri, il che rendeva più conveniente, per un membro di una corporazione, preferire
376 HENK LOOIJESTEIJN, MARCO H.D. VAN LEEUWEN

la solidarietà della sua associazione ad altre forme di carità – almeno riguardo que-
sto tipo di indennità. In deroga ai regolamenti, era anche possibile per un associato
vedersi prolungata la durata del sostegno economico, compatibilmente con le risor-
se economiche della corporazione.

Tab. 4 Livello di indennità per malattia nelle città olandesi, c. 1600-1800

A. Indennità settimanale in fiorini


Città Corporazione 1600 1650 1700 1750 1800
Amsterdam Medici 2 3 3 3 3
Amsterdam Maestri d’ascia 0.5 2.5 2.5 2.5 1.25
Amsterdam Scavatori di torba 1.5 2.5 3 3.25 3
Utrecht Maestri carpentieri . . 1.5 2.5 2
Dordrecht Tre corporazioni 2-3 2-3 2-3 . .
Delft Varie corporazioni 3.5 3.5 3.5 2-3 .
Gouda Fabbricanti di pipe . . . 3 .
Kampen Carpentieri . . . 1.5 1.5
Rotterdam Muratori – lavoratori . . 1.5-2.5 1.5-2.5 1.5-2.5
Utrecht Carpentieri – lavoratori . . 2.5 2.5 2.5
Pettinatori di lana – lavo-
Leida . . 1.5-2.5 2 1
ratori
Groningen Calzolai – lavoratori . . . 2 1.5
Fabbricanti di scatole –
Groningen . . . 1.2 .
lavoratori
OSPIZI E CORPORAZIONI: ASSISTENZA ALLA CLASSE MEDIA 377

B. Stima delle indennità di malattia come % del salario


Città Corporazione 1600 1650 1700 1750 1800
Amsterdam Medici . . . . .
Amsterdam Maestri d’ascia 10 40 40 40 20
Amsterdam Scavatori di torba 40 40 50 60 50
Utrecht Maestri carpentieri . . 30 40 30
Dordrecht Tre corporazioni 50-70 30-50 30-50 . .
Delft Varie corporazioni 80 60 60 30-50 .
Gouda Fabbricanti di pipe . . . 50 .
Kampen Carpentieri . . . 40 40
Rotterdam Muratori – lavoratori . . 30-50 30-50 30-50
Utrecht Carpentieri – lavoratori . . 50 50 50
Pettinatori di lana – lavo-
Leida . . 30-50 40 20
ratori
C. Indennità di malattia come multiplo dei pagamenti invernali da parte delle strutture
cittadine di assistenza ai poveri
Città Corporazione 1600 1650 1700 1750 1800
Amsterdam Medici . . 3 3-4 2
Amsterdam Maestri d’ascia . . 2-3 2-4 1
Amsterdam Scavatori di torba . . 3 3-5 2
Dordrecht Tre corporazioni 2-3 2-3 2-3 . .
Delft Varie corporazioni 2 2 2 . .

Fonte: M.H.D. VAN LEEUWEN, Guilds and Middle-Class Welfare, cit.

Oltre a fornire una compensazione per la perdita di introiti, la corporazione a


volte pagava il costo delle cure e l’onorario di un medico o di un chirurgo. I mem-
bri erano anche obbligati a effettuare una veglia funebre, tranne nel caso di malattie
infettive. Per evitare i contagi, la corporazione dei carpentieri di Amsterdam stabilì
che un confratello “ammalato di peste, morbillo o altre patologie simili, doveva ri-
manere confinato in casa per sei settimane”, durante le quali avrebbe ricevuto
l’indennità di malattia. Le corporazioni, comunque, non fornivano un sostegno a
tutti i propri membri ammalati. In alcuni casi l’assistenza poteva essere rifiutata, ad
esempio se il confratello era stato ammesso di recente, se la malattia si prolungava o
378 HENK LOOIJESTEIJN, MARCO H.D. VAN LEEUWEN

insorgeva troppo spesso, se non erano state pagate le quote associative, se il richie-
dente aveva ricevuto guadagni improvvisi che l’avevano sollevato da una condizio-
ne di povertà, o in caso di condotta di vita “sconveniente” (come nel caso di
malattie veneree o ferite procurate durante risse o causate dall’ubriachezza).
Un numero limitato di corporazioni offriva ai propri membri non più abili al
lavoro una pensione a partire dai 50 o 60 anni. Nel 1654, per esempio, la corpora-
zione dei calzolai di Amsterdam stabilì che dall’età di circa 60 anni i calzolai avreb-
bero ricevuto una pensione se non fossero più stati in grado di portare avanti la
loro bottega a causa di “malattia, impotenza o simili”. Al pari di molte altre corpo-
razioni, l’età limite era flessibile e l’ammontare del sussidio poteva oscillare intorno
a un terzo e la metà di un normale salario, attestandosi a un livello superiore a quel-
lo di altre forme di assistenza. Gli amministratori dei fondi corporativi occasional-
mente potevano concedere pensioni di vecchiaia a membri ancora giovani.
Per molte corporazioni impegnarsi nell’erogazione di pensioni rappresentava
una spesa eccessiva: una struttura poteva essere costretta a pagarle per molti anni.
Per evitare il rischio che questi oneri finissero per prosciugare interamente le riser-
ve, erano previsti rigidi requisiti per la concessione dei sussidi. I destinatari doveva-
no essere membri di lungo periodo e spesso era previsto un numero massimo di
pensioni erogabili contemporaneamente. Al contrario del caso degli aiuti alle vedo-
ve, non è stato rintracciato alcun episodio di concessione di pensioni a soggetti e-
sterni alla corporazione, il che suggerisce che solo poche strutture ben organizzate,
con iscrizione obbligatoria e un solido capitale, erano nella posizione di assegnare
questi sussidi così dispendiosi.
Le corporazioni fornivano assistenza anche alle vedove degli artigiani, spesso
garantendo loro il diritto di continuare la professione del marito sotto il proprio
nome e lasciando che l’attività fosse materialmente svolta da qualche lavoratore a
giornata. Grazie a provvedimenti simili, molte vedove mantennero i diritti corpora-
tivi del proprio marito. Per esempio, nel 1605 i pellai e i calzolai stabilirono che “se
un membro della corporazione fosse morto e la vedova avesse [continuato a paga-
re] … la quota associativa e un contributo al fondo dell’istituzione, a lei sarebbe sta-
to riconosciuto il diritto di beneficiare delle risorse della corporazione al pari degli
altri associati”. Occasionalmente, in mancanza dell’interesse a continuare l’attività
del marito, alla vedova era corrisposta una pensione. Nel caso delle vedove dei me-
dici e degli scavatori di torba di Amsterdam, questo emolumento era generalmente
più alto, fino a tre o quattro volte, rispetto ad altre forme di assistenza pubblica. In
ogni caso si trattava di circa un quarto di un normale salario.
Le corporazioni potevano esigere che le vedove – e gli altri beneficiari – fossero
povere per richiedere assistenza, ma il principio fu spesso fonte di dibattito. Nel
1770, per esempio, le vedove dei carpentieri di Amsterdam rivendicarono il diritto a
una pensione “indipendentemente dal fatto di essere povere o meno”. Le autorità
cittadine acconsentirono poiché ritennero che queste stessero esercitando un diritto
legittimo. La corporazione dei carpentieri fu quindi costretta pagare una pensione
anche a una ricca vedova che possedeva titoli azionari valutabili in 20000 fiorini17.

17 Le pensioni alle vedove erano anche un fenomeno esterno alle corporazioni. Nel caso di
emolumenti esterni alla corporazione, era di solito un membro che versava in un apposito fondo una
OSPIZI E CORPORAZIONI: ASSISTENZA ALLA CLASSE MEDIA 379

È interessante osservare che i benefici corporativi iniziarono a declinare dalla


fine del Settecento, con l’aumentare dell’agitazione politica dovuta al diffondersi
nella Repubblica olandese delle idee della Rivoluzione Francese. Parti della borghe-
sia olandese cominciarono a protestare contro l’oligarchia al potere che aveva go-
vernato le città e le province per così lungo tempo senza una sostanziale
opposizione. Anche se non è individuabile alcuna connessione diretta, è condivisi-
bile l’idea secondo la quale al danno dell’insoddisfazione politica si aggiunse la beffa
del declino della pubblica assistenza, in un periodo di difficoltà economiche e di-
sordini sociali. I cosiddetti Patrioti, che contribuirono concretamente alla fine della
Repubblica, non erano più disposti a sopportare la mancanza di una propria parte-
cipazione alla vita politica dello Stato18.

Alternative all’assistenza corporativa

L’assistenza offerta dalle corporazioni olandesi può essere paragonata ad altre


forme di sostegno sociale. Per brevità e semplicità, la Tab. 5 offre una schematica
comparazione.
Non sorprende che l’assistenza pubblica e quella corporativa fossero general-
mente più “burocratizzate” rispetto al sostegno offerto da vicini, amici e familiari,
che fornivano un aiuto informale in caso di maternità, malattia, morte e povertà.
Proprio a causa di questa natura informale, una tale forma di assistenza è spesso ri-
masta inosservata ma, pur precaria, poteva essere molto pervasiva. In alcune città
esistevano organizzazioni caritatevoli istituite a livello di vicinato. Queste erano co-
nosciute come “corporazioni di quartiere” (buurtgilden), anche se non si trattava di
associazioni tra artigiani. Anche loro avevano il loro insieme di norme e regolamen-
ti atti a disciplinare la coesistenza e l’assistenza tra vicini. Queste organizzazioni
fornivano generalmente solo assistenza a breve termine e forse giocavano un ruolo
di primo piano solo nelle aree rurali. Di capitale importanza per il benessere degli
olandesi erano però le migliaia di organizzazioni umanitarie che stupivano i viaggia-
tori in visita dall’estero. Per essere titolari di qualche beneficio era necessario risie-
dere in un determinato luogo per un lungo periodo di tempo – in caso di assistenza
municipale – o – nel caso di una forma di assistenza ecclesiastica – essere un mem-
bro attivo della parrocchia. In generale, nonostante vigessero regole e leggi scritte,
in città si poteva parlare della presenza di veri e propri diritti consuetudinari.

somma forfettaria con l’obbligo di veder corrispondere alla vedova una somma periodica secondo
scadenze stabilite. Il primo fondo per le vedove fu istituito a Middelburg nel 1735. Per quanto è dato
sapere, durante la vita della Repubblica olandese furono creati circa 50 fondi simili.
18 Vedi S. SCHAMA, Patriots and liberators. Revolution in the Netherlands, 1780-1813, New York 1977,
S. STUURMAN, Wacht op onze daden: het liberalisme en de vernieuwing van de Nederlandse staat, Amsterdam
1992, e M. PRAK, Republikeinse veelvoud, democratische enkelvoud. Sociale verandering in het Revolutietijdvak, ’s-
Hertogenbosch 1770-1820, Nijmegen 1999.
380 HENK LOOIJESTEIJN, MARCO H.D. VAN LEEUWEN

Tab. 5 Forme di assistenza nella Repubblica Olandese

Assistenza corporativa
Rischi coperti: malattia e sepoltura, a volte vedovanza e anzianità
Destinatari: maestri artigiani e lavoratori a giornata
Forma legale: affiliazione, a volte obbligatoria per maestri o anche per lavoratori a giornata,
con diritti e obblighi stabiliti dagli statuti, ma aperti a modifiche
Tipo di aiuto: denaro, organizzazione e finanziamento del funerale
Durata dell’aiuto: variabile
Grado di aiuto: più generoso di altre forme di pubblica assistenza
Condizioni: contributo a pagamento, soggetto a eventuali condizioni
Amministratori: rappresentativi dei destinatari dell’assistenza
Implementazione: amministratori a titolo gratuito con collaboratori a pagamento, professionisti
a contratto
Finanziamento: inizialmente ad hoc, in seguito contributi, sovvenzioni in conto capitale
Aiuto da vicinato, amici e familiari
Rischi coperti: maternità, malattia, sepoltura, povertà in generale
Destinatari: vicini, familiari, amici in senso lato
Forma legale: buona volontà, a volte accordi formali
Tipo di aiuto: servizi e a volte oggetti
Durata dell’aiuto: variabile, di regola limitato
Grado di aiuto: generalmente limitato
Condizioni: reciprocità, a volte accordi formali
Amministratori: vicini, amici, parenti, organizzazioni locali
Implementazione: informale, principalmente da comunità locali nelle aree rurali, ma possibili
associazioni in aree urbane
Finanziamento: doni, a volte collette o contributi
Assistenza pubblica o ecclesiastica
Rischi coperti: tutti i casi di povertà, soprattutto quelli riguardanti grandi famiglie di disoc-
cupati, anziani, malati, invalidi e vedove
Destinatari: residenti o membri attivi di una parrocchia
Forma legale: standard, spesso tramite accordi formali
Tipo di aiuto: denaro, cibo, assistenza medica, a volte alloggio
Durata dell’aiuto: per tutta la durata della condizione di povertà del destinatario
Grado di aiuto: variabile, ma insufficiente per vivere, eccetto per il povero vergognoso e il
povero istituzionale
Condizioni: numero di anni di residenza o frequentazione della parrocchia, nonché altre
condizioni legate al genere, all’età, al numero di figli, alla condotta personale
Amministratori: carità locale, civica e ecclesiastica gestita dalla classe medio-alta
Implementazione: amministratori non pagati, a volte con staff pagato o volontario
Finanziamento: doni, interessi sul capitale proprio, a volte sussidi da amministrazioni locali
Fonte: M.H.D. VAN LEEUWEN, Guilds and Middle-Class Welfare, cit.
OSPIZI E CORPORAZIONI: ASSISTENZA ALLA CLASSE MEDIA 381

L’assistenza corporativa garantiva benefici relativamente alti alla classe media;


l’assistenza pubblica offriva un livello di carità più basso a una fetta più ampia della
popolazione. Inoltre, se le corporazioni non si occupavano delle specificità religiose
esistenti all’interno della popolazione, l’assistenza pubblica, radicata nella fede e or-
ganizzata confessionalmente, trascendeva le divisioni occupazionali.
Maestri artigiani e lavoratori potevano i avvalersi dell’assistenza pubblica? I re-
golamenti delle corporazioni olandesi e le istituzioni caritatevoli cittadine non lo
proibivano esplicitamente. Se un maestro o un lavoratore non stava ricevendo, o
non poteva più ricevere, una sovvenzione corporativa, poteva certamente richiedere
aiuto alle strutture pubbliche, che lo avrebbero trattato come un qualsiasi altro aspi-
rante. Era comunque raro che un artigiano richiedesse assistenza a queste istituzio-
ni; più di frequente i bisognosi erano i lavoratori a giornata che non erano stati in
grado di versare il proprio contributo alla cassa della corporazione e di conseguenza
non ricevevano alcuna protezione. A volte l’indennità ricevuta dagli istituti di assi-
stenza pubblica veniva utilizzata per “ricomprare” il titolo di membro della corpo-
razione.
Detto questo, la documentazione disponibile suggerisce che solo in casi rari e
particolari un artigiano o un lavoratore potevano godere simultaneamente di bene-
fici provenienti da entrambe le istituzioni. Inoltre, dato che l’assistenza corporativa
era più consistente di quella pubblica, era facile scegliere la strada più conveniente;
probabilmente i maestri artigiani erano anche riluttanti a mettersi in fila con gli altri
poveri per ricevere pane o denaro. Questo aspetto poteva essere comunque risolto
provvedendo un’assistenza più discreta e segreta ai poveri vergognosi; allo stesso
modo l’assistenza pubblica veniva incontro, quasi clandestinamente e sicuramente
su scala molto limitata, ai membri della classe media che fossero caduti in disgrazia.
A questa sorta di elite tra i poveri era garantita un’assistenza significativamente
maggiore rispetto alla massa indistinta di bisognosi. È presumibile che, se potessi-
mo sollevare il velo di segretezza che li circondava, troveremmo tra i primi molti
membri delle corporazioni e le loro vedove.
Oltre all’aiuto offerto ai poveri vergognosi, esisteva un altro strumento di assi-
stenza pubblica di cui potevano beneficiare le classi medie: gli orfanotrofi borghesi.
I primi orfanotrofi olandesi apparvero intorno alla fine del Quattrocento. Dopo la
riforma il loro numero crebbe rapidamente, non solo perché ogni confessione reli-
giosa volle istituire i propri, ma anche a causa della crescente diversificazione socia-
le. Accanto agli orfanotrofi ordinari per fanciulli, i cui genitori avrebbero ricevuto
una sovvenzione pubblica, esistevano brefotrofi di un livello sociale più elevato de-
stinati ai figli di quei cittadini che avevano ereditato, o acquistato, pieni diritti di cit-
tadinanza. In tutto, circa 75 orfanotrofi borghesi furono aperti nei Paesi Bassi tra
1550 e 1800. Nel complesso il livello di vita degli ospiti di queste strutture non era
peggiore di quella degli altri bambini della stessa classe sociale. La dieta fornita
dall’orfanotrofio borghese di Amsterdam sarebbe stata sufficiente a sfamare un
bambino americano contemporaneo, di certo più alto e robusto. L’attenzione era
basata come ha sostenut o AnneMcCants, sulla nozione di comfort e rispettabilità
382 HENK LOOIJESTEIJN, MARCO H.D. VAN LEEUWEN

propria della classe media. Ai borghesi veniva garantito che, in caso di morte pre-
matura, i loro figli o figlie non avrebbero rischiato di perdere il proprio status sociale19.
Gli ospizi per gli anziani, gli orfanotrofi borghesi e l’aiuto ai poveri vergognosi
possono essere considerati come parte di un implicito contratto sociale stipulato tra
le classi medie e l’elite urbana. Ed era in quest’intersezione che il mondo
dell’assistenza alla classe media, basato sul sostegno corporativo, finiva per incon-
trare quello dell’assistenza ai poveri.
Queste disposizioni offrivano alle classi medie, prive di rappresentanza politica,
non solo un modo per mantenere i propri standard di vita, per quanto importanti
fossero, ma anche l’assicurazione di vedere i propri interessi presi in considerazione
in quarto parte integrante della società della prima Età moderna. Non si trattava
tanto dell’assistenza in quanto tale – organizzata da e per gli stessi artigiani – ma di
un supporto materiale, sotto forma di sussidi, e un supporto politico, ottenuto legit-
timando lo sfruttamento di lavoratori sostitutivi, elementi che rappresentavano una
sorta di scotto che le elite urbane furono costrette a pagare per ottenere
l’acquiescenza delle classi medie.

Conclusioni

Gli ospizi offrivano ai membri delle classi intermedie – soprattutto alle donne –
un rifugio sicuro dove passare gli ultimi anni della vita con tranquillità e con garan-
zie minime di alloggio, combustibile e beni di prima necessità, mantenendo un livel-
lo sociale dignitoso anche al diminuire della capacità lavorativa.
Le corporazioni garantivano agli artigiani principalmente una sepoltura e
un’assicurazione contro la malattia, a volte emolumenti alle vedove e, eccezional-
mente, pensioni di anzianità. Se tutti questi provvedimenti non erano certo suffi-
cienti a mantenere lo standard di vita precedente allo stato di necessità, un artigiano
non poteva comunque lamentarsi: avrebbero permesso a lui e la sua famiglia di an-
dare avanti senza troppi problemi per un po’. L’assistenza pubblica ai poveri era so-
stanzialmente meno generosa rispetto a quella dispensata dagli ospizi o dalle
corporazioni. Nella prima Età Moderna, la prima aveva essenzialmente lo scopo di
“integrare” le poche risorse dei poveri, nel senso di aiutarli a sopravvivere senza es-
sere obbligati a ricorrere a strategie che avrebbero destato la preoccupazione delle
elite e delle classi medie20.
La carità delle case di riposo e le forme di assicurazione delle corporazioni ave-
vano invece lo scopo di integrare le disponibilità della fascia media della società.
Entrambi riuscivano a garantire ai membri della classe media il mantenimento del
proprio rango anche durante i periodi più difficili. Questa forma di assistenza – in-
sieme agli orfanotrofi borghesi e l’assistenza discreta ai poveri vergognosi – può es-
sere interpretata come una forma di compensazione per la mancanza di
rappresentanza e influenza politica, preclusa a questo strato sociale in un sistema di

19 A. MCCANTS, Civic Charity in a Golden Age: Orphan Care in Early Modern Amsterdam, Urbana
1997, p. 200.
20 M.H.D. VAN LEEUWEN, The Logic of Charity: Amsterdam 1800-1850, Aldershot-New York 2000.
OSPIZI E CORPORAZIONI: ASSISTENZA ALLA CLASSE MEDIA 383

governo corporativo. Il fenomeno può anche aiutare a spiegare il paradosso, recen-


temente notato da de Vries, secondo il quale i membri della classe media non prote-
starono nemmeno quando, in occasione della fissazione del prezzo del pane (il
broodzetting), le autorità urbane stabilirono un costo relativamente basso per il pane
di segale consumato dai poveri e sensibilmente alto per il pane di grano acquistato
dalle fasce medie della società; questo nonostante il numero delle istituzioni pubbli-
che destinate all’aiuto dei poveri fosse molto più elevato21.
In entrambi i casi le elite sociali – e politiche – giocarono un ruolo fondamenta-
le, sia supportando e monitorando i consigli di amministrazione degli ospizi, sia
fondando o governando in prima persona queste strutture. Non mancavano, ov-
viamente, delle differenze. Al contrario delle corporazioni, le case di riposo avevano
una natura di patronato dall’alto verso il basso e non collegavano membri paritari
della stessa classe professionale. Entrambe le istituzioni, comunque, agivano a favo-
re delle classi medie.
Sono necessari altri studi per sviluppare ulteriormente questo concetto – e per
affrontare la questione se altrove istituzioni simili agirono in modo paragonabile a
quello svolto nella Repubblica olandese della prima Età Moderna.

21 J. DE VRIES, The Political Economy of Bread in the Dutch Republic, in The Political Economy of the Dutch
Republic, a c. di O. GELDERBLOM, Farnham 2009, pp. 85-114.

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