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Comitato scientifico
Rosa Fiorillo Questo numero è stampato con il contributo della
Chiara Lambert Società Fotogrammetrica Meridionale (S.F.M.) e
dell’Università degli Studi di Salerno.
Segreteria di redazione
Angela Corolla
Alfredo M. Santoro
Foto
Salvo diversa indicazione, le foto sono
dell’Autore
ISSN 2035-5386
ISBN 978-88-7814-515-3
© 2011 All’Insegna del Giglio s.a.s.
I. Connotazioni, forme e struttura della città di Salerno dei secc. XIII e XIV 13
L’ambiente fisico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
Le difese cittadine: il castello e la cinta muraria . . . . . . . . . . . . . . 14
I “quartieri” medievali sino al secolo XIII . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
Le Partes cittadine nei secoli XIII e XIV . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
Le strutture portuali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
Bibliografia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107
Indice analitico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113
Presentazione
Le vicende di Salerno altomedievale sono piuttosto note fra gli storici, poiché la
città divenne, a partire dal secolo VIII, uno dei centri più vitali e prosperi del Medi-
terraneo, e la ricchezza, si sa, produce numerosi favorevoli testimoni. Con i Normanni,
unificata l’Italia meridionale longobardo-bizantina e la Sicilia araba, Palermo assunse
quel ruolo cardine che nessuna altra città del Mediterraneo avrebbe più potuto toglier-
le fino all’avvento degli Angioini. Questi ultimi, arroccandosi per così dire in Terrafer-
ma, preferirono stabilire la loro capitale a Napoli, dove risedette il re e la sua corte,
mentre a Salerno fu assegnato l’emblema principesco dell’erede al trono. Nonostante
ciò la città non riprese quel ruolo avuto con i Longobardi ed i primi Normanni. Al
tempo di Manfredi, con la costruzione di un nuovo porto e l’istituzione di una fiera
interregionale vi fu una rinata attenzione da parte del potere centrale verso la città, ma
poi con gli Angioini furono realizzati a Salerno soltanto dei ridotti interventi limitati
alla ristrutturazione del castello principale che da quel periodo accrebbe la funzione
residenziale, fu poi rinnovata qualche strada e piazza, come l’odierna via dei Mercanti
e costruito qualche nuovo monastero, come S. Domenico. La guerra dei Vespri che
infuriò nella regione a sud di Salerno ebbe un costo elevato per la città poiché la isolò
dalla sua provincia più produttiva, mentre le infrastrutture necessarie alla guerra,
come l’arsenale, giù alla marina – capace al tempo degli ultimi Svevi di realizzare un
adeguato numero di navi – aveva necessità di restauri continui. Gli artigiani dovettero
sopportare pesanti oneri. Nonostante tutto la loro presenza e le loro attività risultano
ancora ben consistenti e tali da caratterizzare intere strade e quartieri. Non solo, an-
cora a distanza di circa un secolo dalla soppressione della zecca cittadina, gli zecchieri
salernitani sono chiamati a prestare la loro opera nella capitale. È il chiaro segno della
conservazione e della trasmissione in città del sapere tecnico all’interno di artigiani
organizzati e molto attivi.
Il sintomo, tuttavia, di un’economia in difficoltà è, probabilmente, dato dall’alta
percentuale di permute in natura e di scambi misti, fatti solo in parte in moneta, anche
se la circolazione di moneta straniera, che appare rilevante, sembra contraddire tale
ipotesi.
Il quadro della ricerca si basa sull’assetto complessivo delle zecche dell’Italia meri-
dionale che di volta in volta assunsero maggiore o minore importanza sulla base delle
politiche locali sviluppate dal potere centrale ed in particolare per la fase del regno
angioino. Si è dovuto tener conto dell’influenza di quelle zecche “straniere” sottoposte
allo stesso potere negli stati crociati dove si produceva una moneta migliore per la
maggiore quantità di fino presente nei tondelli. Un altro sintomo della volubilità del-
l’economia di quei tempi potrebbe essere individuato nell’urgenza dell’alta percentuale
di circolante immesso nei mercati da Carlo I, da Carlo II e da Roberto d’Angiò e dal
suo rapido precipitare con Giovanna I.
Questo lavoro, nell’apportare nuovi dati e riflessioni su un periodo difficile per le
popolazioni del Mezzogiorno, permette di comprendere meglio le condizioni in cui esse
si ritrovarono nel trapasso dal Medioevo verso la Modernità.
PAOLO PEDUTO