I primi decenni del secolo sono segnati da profonde tensioni: l’inasprirsi delle lotte sindacali, la crisi
economica, l’affermarsi di spinte nazionalistiche, la corsa agli armamenti, i conflitti coloniali, ecc.
La Prima guerra mondiale è la tragica conseguenza dell’incapacità di trovare soluzioni a tali
problemi.
Tutte le esperienze artistiche di questo periodo sono impegnate in un profondo rinnovamento
linguistico, nel tentativo di adeguarsi al continuo evolversi del contesto storico e sociale dal quale
nascono e del quale riflettono le problematiche. Contemporaneamente si diffondono nuove forme di
spettacolo, destinate all’evasione e all’intrattenimento, nuove forme musicali e si modifica, cambia,
anche l’arte figurativa. In relazione al diffondersi dei mass-media, si moltiplicano i luoghi e le
occasioni del consumo musicale.
Le nuove possibilità di amplificazione rendono idonei per l’ascolto molti spazi non espressamente
nati per questo scopo. I luoghi pubblici tradizionalmente destinati alla musica , teatri e sale da
concerto, mantengono grande importanza; il bisogno musicale, tuttavia, trova soddisfazione
crescente negli ambiti privati, grazie all’uso di radio, registratori, impianti stereo.
L’ascolto si trasforma così da evento collettivo ad evento individuale e la musica dal vivo perde il
suo primato rispetto alla musica trasmessa in diretta o riprodotta. Nel corso del secolo, in sintonia
con le grandi trasformazioni culturali e sociali, i musicisti assumono nuove competenze
professionali: si tratta di tecnici del suono, di operatori delle sale di incisione , di creatori di effetti
speciali, il cui lavoro si fonda proprio sulle possibilità tecnologiche offerte dai moderni mezzi di
riproduzione e di diffusione del suono.
Altre possibilità di lavoro in campo musicale sono date dal settore commerciale, legato alla
produzione e alla vendita di dischi, nastri, e relative apparecchiature di ascolto. Infine le riviste di
carattere musicale danno spazio a critici ed esperti , le cui competenze non producono musica, ma
idee sulla musica. Nel corso dei primi decenni del XX secolo si verifica una rottura profonda con la
tradizione musicale precedente.
Nei diversi generi i compositori ricercano nuove forme e nuove sonorità.
Cresce la consapevolezza che il modo di comporre e di esprimersi ereditato dai secoli precedenti è
ormai inadatto e insufficiente: il sistema tonale, già messo in crisi dai musicisti del tardo Ottocento,
viene abbandonato per poter comporre con la massima libertà espressiva: nasce così la tonalità.
Tra i più importanti metodi compositivi codificati in questo secolo ricordiamo:
– La SCALA ESATONALE. Introdotta da Debussy è composta da sei toni interi. Per definire
questa scala Debussy si ispira alla musica indonesiana che aveva conosciuto in occasione
dell’Esposizione Universale di Parigi del 1889.
– La DODECAFONIA. Codificata da Schoenberg, consiste in un sistema di composizione basato
non più sulle sette note della scala tradizionale, ma sulla scala cromatica, costituita da dodici note.
– La POLITONALITÀ. Creata da Stravinskij, è data dalla sovrapposizione contemporanea di
tonalità diverse.
– Il FUTURISMO MUSICALE. Sperimentato soprattutto da Russolo e Varese; è tra i primi
metodi a prevedere l’utilizzo sistematico del rumore, conferendo a quest’ultimo dignità musicale.
– Quello dell’ungherese Bartók che fonda le sonorità percussive, i ritmi irregolari delle musiche
tradizionali con il linguaggio musicale colto.
– La MUSICA CONCRETA. Si sviluppa nel Secondo Dopoguerra, quando, sempre più, il
materiale di base diventa il nastro magnetico su cui vengono registrati suoni, rumori degli ambienti
voci e strumenti tradizionali che vengono successivamente distorti, elaborati, trasformati attraverso
le diverse tecniche di montaggio.
– La MUSICA ALEATORIA. Basata sul caso, non viene totalmente definita sulla carta: nasce e si
modella sulla base di elementi fortuiti, come improvvisazioni ed intrusioni di eventi ambientali (ad
esempio le reazioni del pubblico) oppure affida agli interpreti l’elaborazione dell’intera
composizione, in cui tutto è musica: dai suoni ai gesti dell’esecutore, dal silenzio allo spazio.
– MINIMAL MUSIC. Consiste nella produzione di composizioni basate sulla ripetizione di brevi
forme musicali.
Le caratteristiche fondamentali che caratterizzano la musica del Novecento sono comuni a tutti i
musicisti:
- La melodia perde il suo ruolo di protagonista che la tradizione le ha assegnato: le sue funzioni si
ridimensionano. Sempre più spesso la sequenza delle note risulta vaga e difficilmente fruibile nella
sua organicità. La musica contemporanea, addirittura, tende ad annullare il concetto di melodia:
l’uso di note della scala cromatica è messo in discussione da una pratica musicale ricca di suoni non
immediatamente percepibili dall’orecchio, come i micro-intervalli;
- L’armonia. La tonalità di molti compositori del primo Novecento e la Dodecafonia di Schoenberg
rivoluzionano il concetto tradizionale di armonia. Gli accordi tonali e le loro funzioni tendono a
scomparire. Dal Secondo dopoguerra, la libertà armonica è tale che oggi non ha più senso definire
l’armonia come una sequenza ordinata di accordi;
- Il ritmo. Nel primo Novecento, grazie anche all’interesse per la musica popolare, il ritmo assume
grande rilievo. A volte è semplice, ma molto serrato e scandito con potenza. Altre volte, nuove
combinazioni simultanee di ritmi diversi danno luogo a una complessa poliritmia.
La musica contemporanea, però, conosce sempre più spesso ritmi indefiniti. Esistono persino
composizioni libere, nella durata, il cui ritmo dipende totalmente dall’esecutore;
- L’intensità. In seguito all’evoluzione tecnica, i compositori possono sfruttare suoni molto
amplificati o molto ridotti come volume, raggiungendo spesso sonorità dinamicamente estreme;
- Il timbro, che è l’elemento del discorso musicale che durante il XX secolo viene maggiormente
esplorato, per farne risaltare tutte le possibilità espressive. Per alcuni il concetto stesso di timbro
deve essere ampliato fino a “dare dignità musicale al rumore”. Inoltre, la gamma di possibilità
timbriche aumenta notevolmente con l’uso di strumenti elettronici e attraverso l’elaborazione
musicale computerizzata. Anche gli strumenti tradizionali vengono suonati con tecniche insolite per
ottenere effetti timbrici nuovi.
A.SCHOENBERG (BIOGRAFIA)
Arnold Schoenberg nacque a Vienna il 13 settembre del 1874 da una famiglia colta ebraica che gli
impartì le prime nozioni musicali. Inizialmente l’artista fu prevalentemente educato nelle lettere da
un modesto insegnante di francese che era conosciuto a Vienna in particolare come poeta dilettante.
All'età di 9 anni, grazie ad un compagno di scuola, Schoenberg scoprì il violino e presto iniziò a
studiarlo con grande passione, e tra i suoi primi repertori di studio troviamo alcuni studi di Pleyel e
di Viotti, ma in seguito scoprì e coltivò un forte interesse anche per la viola, dedicandosi qualche
anno dopo a scrivere anche delle composizioni per duo o trio, aventi come strumenti proprio il
violino e la viola. Intorno al 1889, quando aveva 15 anni, Schoenberg fu costretto a causa di un
tracollo economico familiare a lasciare la scuola: perse il padre, e così per sopravvivere si impiegò
come commesso in una piccola banca privata viennese. Lascerà l'impiego bancario solo cinque anni
dopo, quando, consigliato dall'amico violinista Joseph Labor, si trasferirà per un breve periodo
a Berlino, e lì avrà modo di ampliare le proprie potenzialità compositive presso alcuni noti locali
pubblici del tempo. Dal 1903 insegnò armonia e contrappunto a Vienna. Continuò a insegnare
durante tutta la sua vita, ed ebbe tra i suoi allievi Anton Webern, Alban Berg e John Cage. In
seguito si trasferì in Francia dove compose nel 1912 Pierrot Lunaire, un ciclo basato su 21 poesie
ispirate alla celebre maschera francese d'origine bergamasca e avente come tipo di canto lo
SPRECHGESANG, ovvero il canto parlato dove l'esecutore non intona le parole, ma le declama
con un vago accento musicale. Schoenberg si dilettava anche di pittura, e infatti in questi anni venne
in contatto con Vasilij Kandinskij e collaborò anche con il gruppo DER BLAUE REITER.
Nel 1933 fu obbligato, a causa delle persecuzioni antisemitiche naziste, a trasferirsi negli Stati
Uniti, prima a Boston e poi a Los Angeles, dove morì nel 1951. È stato uno tra i primi, nel XX
secolo, a scrivere musica al di fuori dalle regole del sistema tonale, ed è stato, con Josef Matthias
Hauer, uno dei teorici del metodo dodecafonico, basato su una sequenza (detta serie, da cui deriva il
termine MUSICA SERIALE) comprendente tutti i dodici suoni della scala musicale cromatica
temperata.
STILE, MODELLI E LINGUAGGIO
Rivoluzionario quindi, del linguaggio musicale atonale e dodecafonico, ha dichiarato in una
conferenza degli anni ’20 (ci troviamo quindi nel secondo periodo musicale dell’artista) di aver
imparato molto da Johannes Brahms tanto da soprannominarlo IL MODERNO, perché nelle sue
composizioni ha variato nell'ambito motivico-tematico, un po' quello che faceva anche Beethoven.
Se Wagner, contemporaneo di Brahms, sfuggiva continuamente da una tonalità all'altra, Brahms era
più tradizionalista (ma influenzato soprattutto da Hanslick, che lo rese controcorrente di Liszt e
Wagner), e applicava le modulazioni utilizzando solo i temi. Ritornando però a Schoenberg, lui,
insieme a Bartók, Stravinskij e Siberius, oltre a creare un ambiente folkloristico nelle proprie opere
(scale tipiche), rompe definitivamente con il linguaggio del passato e fa grande uso della
POLIRITMIA. Il lascito produttivo di Schoenberg si divide in 3 periodi:
1) Periodo TARDO-ROMANTICO, in cui prende come modelli WAGNER, BRAHMS e
anche MAHLER in parte, per una questione più di amicizia. In questa prima fase scriverà
anche un trattato di armonia;
2) Fase PANTONALE (o aleatoria), in cui avviene la rottura definitiva con la musica tonale,
con cromatismi e dissonanze che non fanno più capire la tonalità d’impianto, che sarà anche
un modello seguito da John Cage per la sua musica aleatoria. In parole povere, la seconda
fase è chiamata PERIODO DI DISTRUZIONE;
3) Periodo SERIALE (o di costruzione), datato alla fine degli anni ’20, dove Schoenberg cerca
di costruire un nuovo mondo tonale attraverso l’utilizzo del totale cromatico, esasperazione
per il cromatismo di Wagner ma soprattutto quel metodo di composizione che prevede lo
sviluppo di tutti e 12 i suoni della scala cromatica, ovvero DODECAFONIA.
LA DODECAFONIA
La dodecafonia o, come Schoenberg amava definirla, "Metodo di composizione con dodici note
poste in relazione soltanto l'una con l'altra", prevede che tutti i dodici suoni della scala
cromatica appaiano lo stesso numero di volte nell'esposizione, affinché nessun suono prevalga sugli
altri. Le composizioni non sono pertanto basate sul rapporto tonica-dominante e non presentano più
la struttura gerarchica tipica del sistema tonale.
I principi fondamentali del metodo sono:
- Onde evitare la prevalenza di un suono sugli altri, bisogna che nessuno di essi si ripeta
prima che tutti gli altri siano comparsi. All'inizio viene quindi stabilita una serie, per fissare
l'ordine in cui le note devono succedersi in una determinata composizione e far sì che non si
intraveda nessun tipo di tonalità;
- Per evitare un'eccessiva uniformità si può ricorrere ad alcuni artifici, come l'utilizzo della
versione retrogradata della serie originale, o l'inversione di questa (con tutti gli intervalli
disposti per moto contrario), o ancora l'inversione della versione retrogradata. Si ottengono
così quattro ordini principali della serie. In più, è possibile trasporre la serie originale e le
sue tre versioni su tutti i restanti 11 gradi della scala cromatica.
Un altro autore che si dedicò alla dodecafonia dopo la morte di Schoenberg fu Igor Stravinskij,
conosciutosi con il musicista austriaco durante l'esilio negli Stati Uniti e venuto a conoscenza della
sua musica tramite un direttore, critico e musicologo, considerato in un certo senso il braccio destro
del musicista russo: CRAFT. Coloro che invece si resero autonomi e si distaccarono dallo stile di
Schoenberg dando lui un sodalizio, pur essendo suoi allievi, furono Alban Berg e Anton Webern. I
due non si sono limitati a copiare ciò che faceva il maestro, anzi, modellarono ancora di più lo
schema dodecafonico del loro maestro e crearono una sorta di associazione musicale intitolata
MUSIKVEREIT. Un altro fatto curioso è riportato da un articolo scritto nei primi anni ’50 da Pierre
Boulez intitolato “SCHOENBERG È MORTO”. Questo perché, secondo Boulez, Schoenberg è
stato molto timido e per lui quindi il vero capostipite della musica dodecafonica è Webern, ma
bisogna comunque tener presente che Schoenberg ha raggiunto un certo apice della fama alla fine
degli anni ’20.
Pierrot Lunaire
Quest'opera, probabilmente la più nota di Schoenberg, è basata su un testo poetico di Albert Giraud,
musicato per orchestra da camera e voce, o, in alternativa, per pianoforte e un piccolo organico di
strumenti. Viene esaltato quindi come tipo di canto lo SPRECHGESANG che insieme agli
strumenti emancipa la dissonanza: una volta aver preso la nota, poi la si abbandona e si procede con
la ricerca di essa. Brani come PIERROT LUNAIRE, SAGRA DELLA PRIMAVERA di Stravinskij,
PARADE di Satie, che hanno scatenato anche degli scontri fisici e delle risse nelle sale durante le
esecuzioni; questo era dovuto anche alle tensioni sociali di quel periodo: ci si trovava negli anni
della Prima Guerra Mondiale. Un'altra opera che viene ricordata e appartenente al secondo periodo
di produzione di Schoenberg, è 6 kleine Klavierstücke (6 piccoli pezzi per pianoforte).