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ITTIOPATOLOGIA, 2012, 9: 95-117

SCHEDE TECNICHE

Acipenseridae: prima parte. Gli storioni italiani

Acipenseridae: first part. The italian sturgeons

Tommaso Scanzio*, Marino Prearo


Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta,
Laboratorio Specialistico di Ittiopatologia, Via Bologna, 148 – 10154 Torino.

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RIASSUNTO – La presente scheda tecnica è dedicata agli Acipenseridi o storioni, dove vengono riportate le
caratteristiche morfologiche e biologiche generali e viene inserita una chiave dicotomica per la classificazione dei
generi. Inoltre sono descritte le tre specie segnalate storicamente nei principali corsi d'acqua italiani: Acipenser
naccarii (Bonaparte, 1836), Acipenser sturio (Linnaeus, 1758) e Huso huso (Linnaeus, 1758). Per ognuna di
queste specie, vengono presentate nozioni generali sulle caratteristiche morfologiche, sull’ecologia e vengono
riportate, qualora presenti, le segnalazioni bibliografiche riguardanti le patologie descritte. Lo storione cobice
(Acipenser naccarii) costituisce un importante subendemismo del nostro Paese. Per quanto tutelato da norme
severe e oggetto di piani di recupero, è sull’orlo dell’estinzione. Viene allevato per la reintroduzione in natura e
per la produzione di caviale. Lo storione comune (Acipenser sturio) è un Acipenseride di grandi dimensioni,
diffuso, fino all’inizio del secolo scorso, nei mari e nei grandi fiumi europei. Oggi, per cause antropiche, è in
gravissimo rischio di estinzione, pertanto è protetto da severe leggi internazionali che ne vietano sia la pesca, sia
l’allevamento per scopi commerciali. Lo storione ladano (Huso huso) rappresenta il più grande pesce d’acqua
dolce oggi vivente. E’ piscivoro e risale i fiumi più a monte di qualsiasi altra specie europea; è anch’essa una
specie sull’orlo dell’estinzione per il sovrasfruttamento degli stock e per le alterazioni ambientali. Dalle uova
ovariche di questa specie si produce il “beluga”, che è la varietà di caviale più pregiata e costosa oggi presente in
commercio.

SUMMARY – The present paper deals with morphological features of Acipenseridae, or sturgeons, providing a
dichotomous key for identification of species. Technical profiles of the three Italian sturgeons are also presented,
with morphological, ecological, and, when available, pathological information. Adriatic sturgeon (Acipenser
naccarii) is an important Italian sub-endemism. Although strictly protected by law, the species is critically
endangered of extinction. This sturgeon is bred to reinforce natural stock and to obtain caviar. Atlantic sturgeon
(Acipenser sturio) is a large size Acipenserid, once spread along almost all the European coasts. Nowadays, the
species is close to extinction, then it is not allowed neither to be fished nor to be bred for commercial purposes
within the European Community. Beluga sturgeon (Huso huso) is the largest freshwater fish in the world. It is
piscivorous and it goes up rivers to spawn farther than any other European sturgeon. Also this species is
endangered, because of overfishing and environmental degradation. From its ovarian eggs is obtained the finest
and most expensive caviar.

Key words: Italian sturgeon; Acipenseridae; Acipenser naccarii; Acipenser sturio; Huso huso.

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* Corresponding Author: c/o S.S. Laboratorio Specialistico di Ittiopatologia, Istituto Zooprofilattico Sperimentale
del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Via Bologna, 148 – 10154 Torino, Italy. Tel.: 011-2686295; Fax: 011-
2474458; E-mail: tommaso.scanzio@izsto.it.

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FAMIGLIA ACIPENSERIDAE
Gli Acipenseridi, denominati comunemente storioni (Kottelat & Freyhof, 2007),
costituiscono una famiglia di pesci caratterizzati da un aspetto decisamente
primordiale e da una grande vulnerabilità ecologica. Sono ascritti alla classe dei
Pesci Ossei (o Osteitti) (Forneris et al., 1990), appartengono ai Condrostei (Zerunian,
2002) e sono inclusi nell’ordine degli Acipenseriformi. Rappresentano un piccolo
gruppo sistematico, diffuso esclusivamente nell’emisfero boreale (Kottelat &
Freyhof, 2007; Froese & Pauly, 2012; Hochleithner & Gessner, 2012) e costituito da
venticinque specie, riassunte in quattro generi.
Per distinguere i generi, si suggerisce la seguente chiave dicotomica, estratta da
documenti CITES, 2001:

1a – Muso conico con margini laterali arrotondati; spiracolo presente ………......... 2

1b – Muso a forma di spatola, con margini laterali appuntiti; spiracolo assente …... 3

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2a – Labbro inferiore con quattro lobi; barbigli fimbriati; peduncolo caudale


allungato, completamente ricoperto di scudi ossei …….…........................................ 4

2b – Labbro inferiore con due lobi; barbigli non fimbriati; peduncolo caudale corto,
ricoperto solo parzialmente da scudi ossei ……......................................................... 5

3a – Grande bocca a forma di mezzaluna, che si apre anteriormente; barbigli a


sezione appiattita ……..........................................………………………………….. 6

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3b – Bocca piccola e orizzontale, che si apre verso il basso; barbigli a sezione


circolare ………......................................................................................................... 7

4 – Scaphirhynchus spp. – è costituito da tre specie nordamericane, originarie dei


fiumi compresi tra il Bacino del Mississippi e il Messico settentrionale:
- Scaphirhynchus albus (Forbes & Richardson, 1905);
- Scaphirhynchus platorynchus (Rafinesque, 1820);
- Scaphirhynchus suttkusi (Williams & Clemmer, 1991).

5 – Pseudoscaphirhynchus spp. – comprende tre specie, endemiche dei grandi fiumi


che sfociano nel Mar d’Aral (tra l'Uzbekistan e il Kazakistan):
- Pseudoscaphirhynchus fedtschenkoi (Kessler, 1872);
- Pseudoscaphirhynchus hermanni (Kessler, 1877);
- Pseudoscaphirhynchus kaufmanni (Kessler, 1877).

6 – Huso spp. – è rappresentato da due sole specie:


- Huso dauricus (Georgi, 1775), diffuso nel Mare di Okhotsk, nelle
Isole di Sakhalin e Hokkaido, nel Bacino del Fiume Amur e in Cina
settentrionale;
- Huso huso (Linnaeus, 1758), segnalato nei bacini del Mar
Mediterraneo, Mar Nero e Mar Caspio.

7 – Acipenser spp. – costituisce il genere più rappresentativo, poiché ad esso sono


ascritte diciassette specie, distribuite tra Asia, Europa e Nord America:
- Acipenser baerii (Brandt, 1869);
- Acipenser brevirostrum (Lesueur, 1818);
- Acipenser dabryanus (Duméril, 1869);
- Acipenser fulvescens (Rafinesque, 1817);
- Acipenser gueldenstaedtii (Brandt, 1833);
- Acipenser medirostris (Ayres, 1854);
- Acipenser mikadoi (Hilgendorf, 1892);
- Acipenser naccarii (Bonaparte, 1836);
- Acipenser nudiventris (Lovetsky, 1828);
- Acipenser oxyrinchus (Mitchill, 1815);

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- Acipenser persicus (Borodin, 1897);


- Acipenser ruthenus (Linnaeus, 1758);
- Acipenser schrenckii (Brandt, 1869);
- Acipenser sinensis (Gray, 1835);
- Acipenser stellatus (Pallas, 1771);
- Acipenser sturio (Linnaeus, 1758);
- Acipenser transmontanus (Richardson, 1836).

Gli storioni sono, solitamente, pesci di grandi dimensioni (Kottelat & Freyhof,
2007). Il loro aspetto è squaliforme, per via del muso appuntito, del profilo superiore
concavo, del corpo massiccio e allungato, a sezione pentagonale (Forneris et al.,
1990), che si assottiglia progressivamente verso il peduncolo caudale (Grimaldi &
Manzoni, 1990), della pinna caudale eterocerca (Nardi, 1985), delle pinne ventrali e
dorsale arretrate e della pinna anale pressoché opposta alla dorsale (Forneris et al.,
1990). Presentano una struttura scheletrica in cui prevale la componente cartilaginea
(Nardi, 1985). Sono caratterizzati da cinque file di scudi ossei, non hanno scaglie e
presentano quattro barbigli antistanti la bocca, che è protrattile e infera (Forneris et
al., 1990; Kottelat & Freyhof, 2007). Gli scudi ossei sono decisamente prominenti
nei soggetti giovani, mentre negli adulti sono solitamente nascosti sotto la pelle
(Kottelat & Freyhof, 2007). Il capo è ricoperto dorsalmente da un dermocranio,
costituito da placche ossee cutanee (Forneris et al., 1990). Per l’identificazione delle
specie, è importante tener conto del fatto che i rapporti dimensionali e le proporzioni
tra le diverse componenti anatomiche variano a seconda dell’età degli individui
(Hochleithner & Gessner, 2012).
La maggior parte degli storioni è anfibiotica gamodroma potamotoca (anadroma)
(Forneris et al., 1990; Kottelat & Freyhof, 2007), poiché si alimenta nelle acque
marine e si riproduce solitamente su fondali ghiaiosi e ben ossigenati lungo grandi
fiumi (Kottelat & Freyhof, 2007). La risalita lungo i corsi d’acqua, per raggiungere
le zone di frega, può svolgersi per distanze superiori ai 2.000 km, con una velocità di
spostamento anche superiore a 20 km al giorno. In quasi tutte le specie, si possono
distinguere diversi stock riproduttivi, che risalgono i fiumi e depongono i gameti in
periodi dell’anno differenti. Si suppone che questa differenziazione temporale possa
essere funzionale sia ad un’ottimizzazione della disponibilità dei siti per la
riproduzione, sia alla successiva crescita dei giovani (Hochleithner & Gessner,
2012).
Generalmente, la migrazione verso i siti riproduttivi inizia in tarda estate e
diminuisce quando la temperatura dell’acqua scende al di sotto di un certo valore
soglia. Molti individui trascorrono l’inverno in acque dolci. Il picco di risalita è
all’inizio della primavera (Kottelat & Freyhof, 2007) e la riproduzione avviene con
temperature dell’acqua comprese tra 10°C e 20°C (Hochleithner & Gessner, 2012).
Dopo la deposizione, le femmine, che nella maggior parte delle specie non si
riproducono ogni anno, ritornano immediatamente nelle aree di alimentazione,
mentre i maschi si fermano nelle zone di frega per diverse settimane, in attesa di altre
femmine (Kottelat & Freyhof, 2007). Le uova misurano mediamente 2-4 mm di
diametro e sono prodotte in quantità pari a 6.000-20.000 per kg di peso. La sviluppo

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embrionale e la successiva schiusa avvengono rapidamente, dopo circa 60-240 ore, a


seconda della temperatura dell’acqua (Hochleithner & Gessner, 2012). Sia le uova,
che gli avannotti, sono molto sensibili a bassi tenori di ossigeno disciolto (Kottelat &
Freyhof, 2007). Dopo la schiusa, le larve tendono a rifugiarsi negli interstizi tra i
ciottoli del fondo, fino al completo riassorbimento del sacco vitellino, dopodiché
cominciano ad alimentarsi. Inizialmente, si nutrono di zooplancton, poi,
parallelamente al completamento della metamorfosi dalla forma larvale a quella
giovanile, che richiede solitamente 20-30 giorni di tempo, tendono a prediligere fonti
trofiche rinvenibili sul fondo, quali oligocheti e chironomidi (Hochleithner &
Gessner, 2012). Successivamente, lo spettro alimentare si differenzia a seconda delle
specie e dell’età degli individui; la dieta degli storioni può includere vermi, larve
d’insetti, crostacei, molluschi e piccoli pesci. Solitamente, i giovani delle specie
anadrome migrano al mare già durante la loro prima estate (Kottelat & Freyhof,
2007). Tutte le specie native europee sono in grado di completare l’intero ciclo vitale
in acqua dolce.
Per cinque specie, delle otto segnalate nel Vecchio Continente, sono state
individuate popolazioni, o gruppi di individui, stanziali in acque dolci. Di queste,
oggi sopravvivono soltanto una popolazione di Acipenser naccarii e alcune
popolazioni di Acipenser ruthenus; per quest’ultima specie, gli esemplari stanziali
rappresentano gli ultimi individui presenti in natura, dal momento che le popolazioni
anadrome si sono estinte per cause antropiche. In Europa, gli Acipenseridi sono la
famiglia di pesci d’acqua dolce maggiormente minacciata dall’uomo, per la pesca
eccessiva e per la costruzione di barriere artificiali, come le dighe, che ostacolano le
migrazioni di questi animali (Kottelat & Freyhof, 2007). Per quanto sia già stata
segnalata da tempo la condizione tragica in cui versano le residue popolazioni
europee di storioni, gli sforzi compiuti per salvaguardare gli stock selvatici non
hanno ancora avuto esiti incoraggianti (Williot et al., 2002). Si sta così sviluppando,
negli ultimi anni, l’allevamento intensivo di alcune specie di storioni, per soddisfare
la richiesta del mercato di caviale e carne (Pellegrino & Tortonese, 1982; Parisi &
Giaccone, 1989; Williot et al., 2002; Hochleithner & Gessner, 2012).

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Acipenser naccarii (Bonaparte, 1836)


Acipenser naccarii è un Acipenseride di medie dimensioni, che costituisce un
importante sub endemismo del nostro Paese (Zerunian, 2002). Per quanto sia
tutelato da norme severe, sembra essere sull’orlo dell’estinzione, per via del numero
ormai molto esiguo di esemplari presenti in natura (IUCN, 2012).

Denominazione italiana: Storione cobice (DM 31/01/2008)


Nome comune inglese: Adriatic sturgeon
Nome comune francese: Esturgeon de l’Adriatique
Nome comune spagnolo: Esturión del Adriático (IUCN, 2012)

Caratteri identificativi:
Acipenseride caratterizzato da una fisionomia del tutto simile ad Acipenser sturio,
da cui si distingue soltanto per alcune, particolari peculiarità anatomiche, poco
esaustive se considerate singolarmente, quali:
− muso più breve e tozzo, la cui lunghezza, negli individui adulti, non supera
un terzo della lunghezza totale del capo (Forneris et al., 1990);
− numero di scudi ossei: 9-21 medio dorsali, 29-42 laterali e 8-11 ventrali
(Hochleithner & Gessner, 2012);
− labbro inferiore meno evidente (Nardi, 1985);
− dimensioni massime inferiori (Forneris et al., 1990, Grimaldi & Manzoni,
1990).
Inoltre, il pattern cromosomico dello storione cobice è tetraploide (4n), a differenza
di quello di Acipenser sturio, che è diploide (2n) (Hochleithner & Gessner, 2012).
A livello di classificazione genetica, pare non siano ancora stati individuati marker
di DNA mitocondriale che permettano di distinguere chiaramente questa specie da
Acipenser gueldenstaedtii (IUCN, 2012).

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Areale di distribuzione:
L’areale storico di distribuzione dello storione cobice sembra essere limitato al
bacino del Mar Adriatico (Grimaldi & Manzoni, 1990), dalla Grecia al Golfo di
Trieste (Berg, 1932; Porcellotti, 2005) e ai maggiori fiumi che vi sfociano. In mare,
questa specie è stata segnalata nella laguna veneta (Faber, 1883), lungo le coste
croate (Mrakovcic et al., 1995), albanesi (IUCN, 2012) e greche (Economidis, 1973).
Nelle acque interne italiane, lo storione cobice è stato individuato in Adige,
Bacchiglione, Brenta, Livenza, Piave, Tagliamento, Po e affluenti come Ticino e
Adda (Bernini & Nardi, 1990). In particolare, nel fiume Po ne è stata registrata la
presenza a monte di Torino (Festa, 1892), fino alla città di Carmagnola (Delmastro,
1982). Vi sono opinioni contrastanti in merito alla presenza di questa specie in
Spagna (Almaça & Elvira, 2000; Béguer et al., 2007; IUCN, 2012). Una popolazione
di storione cobice prettamente dulciacquicola permane tutt’ora nel tratto di fiume Po
a monte dello sbarramento artificiale di Isola Serafini (PC) (Nardi, 1985;
Hochleithner & Gessner, 2012).

Ecologia:
- Habitat: lo storione cobice è un pesce anadromo, che si accresce in mare e
risale i fiumi per riprodursi. Pare sia in grado di generare popolazioni che
completano l’intero ciclo riproduttivo in acqua dolce (Nardi, 1985;
Porcellotti, 2007; Hochleithner & Gessner, 2012). Gli esemplari adulti
stazionano solitamente negli estuari dei fiumi a maggior portata e profondità
(Porcellotti, 2005) e nelle zone costiere, mantenendosi su fondali fangosi e
sabbiosi ad una profondità di 10-40 m (Hochleithner & Gessner, 2012;
IUCN, 2012) e prediligendo acque salmastre o a bassa salinità. In mare,
durante gli spostamenti migratori, pare che non si allontanino dalle acque
costiere (Hochleithner & Gessner, 2012).

- Alimentazione: questa specie si alimenta sia in mare che in acqua dolce. Si


ciba prevalentemente di invertebrati bentonici, come larve di insetti,
crostacei, molluschi, vermi e detriti organici di varia provenienza (Porcellotti,
2005), non disdegnando, occasionalmente, piccoli pesci (Hochleithner &
Gessner, 2012).

- Accrescimento: gli esemplari maschi raggiungono la maturità sessuale a 6-7


anni, ad una lunghezza di circa 70 cm, mentre le femmine sono più tardive e
non si riproducono fino a 8-12 anni di età e 80-120 cm di lunghezza (Forneris
et al., 1990; Hochleithner & Gessner, 2012). Le uova hanno un diametro di
2,2-3,3 mm e schiudono 150-180 ore dopo la deposizione, con una
temperatura dell’acqua di 15-16°C. Le larve appena nate hanno una
lunghezza di 6-7 mm e iniziano ad alimentarsi dopo 10-12 giorni dalla
schiusa, quando raggiungono una lunghezza di 10-12 mm. La taglia massima
raggiungibile da questa specie si attesta, a seconda degli autori, tra 150 e 200
cm di lunghezza circa, per un peso di 25-30 kg circa (Forneris et al., 1990;
Grimaldi & Manzoni, 1990).

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- Riproduzione: la riproduzione avviene ogni 1-2 anni per i maschi e ogni 2-4
anni per le femmine (Hochleithner & Gessner, 2012). La risalita dei fiumi
avviene prevalentemente nei mesi di marzo-maggio; in Italia, in particolare,
questa specie risale i fiumi nei primi mesi dell’anno (D'Ancona, 1924;
Paccagnella, 1948; IUCN, 2012). La deposizione dei gameti avviene tra i
mesi di marzo e luglio (Forneris et al., 1990; Hochleithner & Gessner, 2012;
IUCN, 2012), in acque lente, occasionalmente anche salmastre, vicino alla
riva, quando la temperatura dell’acqua raggiunge 15-20°C (Hochleithner &
Gessner, 2012). Dopo la frega, gli esemplari adulti si trattengono nei fiumi
fino all’autunno, stazionando nei tratti a corrente lenta (Hochleithner &
Gessner, 2012).

Acquacoltura:
L’allevamento dello storione cobice è andato sviluppandosi in Italia in seguito alla
buona riuscita di un esperimento di fecondazione artificiale, compiuto nel 1988 in un
allevamento lombardo (Arlati et al., 1988; Grimaldi & Manzoni, 1990; IUCN, 2012)
con il duplice obiettivo di sopperire all’assenza della specie nei mercati ittici, a causa
della sua rarefazione in natura e di coadiuvare la ripresa degli stock selvatici tramite
immissione di avannotti e giovani per ripopolamento (Manzoni & Tepedino, 2008).
Oggi è allevato soprattutto in Spagna e Italia. La riproduzione è indotta e mediata da
ormoni sintetici, mentre le uova sono spremute artificialmente senza uccidere i
riproduttori. Le larve vengono nutrite inizialmente con Artemia, poi con mangime
secco. Il tasso di crescita, rispetto ad altri storioni, è moderato; ad una temperatura
costante di 15°C, questa specie raggiunge, in media: 0,3 kg in un anno, 2,0 kg in 2
anni, 3,3 kg in tre anni, 5,5 kg in quattro anni, 8,5 kg dopo cinque anni. Nel nostro
Paese, sono stati svolti incroci sperimentali tra storione cobice e altre specie del
genere Acipenser caratterizzate, anch’esse, da corredo cromosomico tetraploide
(Hochleithner & Gessner, 2012). E’ saltuariamente presente sui mercati italiani e
proviene prevalentemente da acquacoltura. Ha carni ottime ed è commercializzato
fresco o congelato (Grimaldi & Manzoni, 1990; Manzoni & Tepedino, 2008).

Note sanitarie:
Non sono state rinvenute in letteratura, informazioni relative ad eventuali patologie
caratteristiche che possano colpire questa specie, in condizioni di allevamento. Sono
tuttavia segnalati i seguenti parassiti: Skrjabinopsolus semiarmatus (Trematoda,
Digenea), Leptorhynchoides plagicephalus (Acanthocephala, Palaeacanthocephala) e
Dichelestium oblongum (Copepoda) (Hochleithner & Gessner, 2012).

Pesca:
In Italia, la pesca commerciale dello storione cobice ha subito un calo
impressionante nell’ultimo secolo: nel 1920 il pescato annuo di questa specie
ammontava a circa 100 tonnellate, nel 1950 si era già ridotto a 15 tonnellate, per
diminuire ancora a circa 2 tonnellate negli anni ’70 e ’80 (Hochleithner & Gessner,
2012). Dei circa 2000 esemplari catturati tra gli anni 1981 e 1988, più dell’80% non
raggiungeva i 3,5 kg di peso e, di conseguenza, non aveva ancora raggiunto la

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maturità sessuale (Rossi et al., 1991; IUCN, 2012). Oggi, la cattura di questa specie è
pressoché accidentale (Grimaldi & Manzoni, 1990; Hochleithner & Gessner, 2012).

Stato di conservazione:
La presenza di questa specie è andata rarefacendosi nel corso degli ultimi decenni,
sia per la presenza di ostacoli invalicabili che ne hanno impedito la risalita, sia per la
degradazione del livello di qualità delle acque (Nardi, 1985; Zerunian, 2002): altro
fattore che ha consentito una diminuzione degli stock naturali è determinato dalla
pesca professionale, che, fino agli anni ’80, in Italia è stata esercitata su esemplari in
età pre-riproduttiva, poiché la misura minima legale era posta a 60 cm di lunghezza
(Zerunian, 2002). Si ritiene che la specie sia ormai estinta nella maggior parte del
suo areale originario di distribuzione (Forneris et al., 2012). Non sono infatti
pervenute notizie certe di episodi di riproduzione naturale dagli anni ’80 (IUCN,
2012). Per questo, la specie oggi è protetta da leggi comunitarie, che ne vietano la
cattura e l’uccisione ed è oggetto di programmi di ripopolamento (Porcellotti, 2005).
Lo storione cobice è infatti riportato nella Direttiva 92/43/CEE, sia tra le “specie
animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la
designazione di zone speciali di conservazione” (all. II), sia tra le “specie che
richiedono una protezione rigorosa” (all. IV). Compare, inoltre, nell’elenco delle
specie particolarmente protette nella Convenzione di Berna (all. II) ed è riportato
nell’allegato B dei regolamenti comunitari sul commercio di fauna e flora selvatiche
nel rispetto della Convenzione di Washington (CITES) (Zerunian, 2002). All’interno
della “lista rossa” sullo stato di conservazione delle specie dell’International Union
for Conservation of Nature (IUCN), lo storione cobice è categorizzato come “a
rischio critico di estinzione” (critically endangered) (IUCN, 2012). A partire dagli
anni ’80, in Italia sono iniziati degli esperimenti di fecondazione artificiale ed
allevamento in cattività (Arlati et al., 1988; Forneris et al., 1990). Da questi, è stato
possibile ottenere del materiale da ripopolamento, con cui sono iniziate immissioni
di esemplari con diversi stadi di crescita, prima in Lombardia, negli anni ’90, nei
fiumi Ticino, Adda e Oglio, e poi, a partire dal 1999, in Veneto, nei fiumi Piave,
Livenza e Sile (Zerunian, 2002). In Lombardia, negli anni ’90, sono stati immessi nei
fiumi suddetti circa 140.000 giovani di storione cobice, secondo i seguenti range
dimensionali: 2-3 cm (62%), 8-18 cm (19%), 18-40 cm (7%), 40-60 cm (9%) e 65-90
cm (3%) (Hochleithner & Gessner, 2012).

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Acipenser sturio (Linnaeus, 1758)


Acipenser sturio è un Acipenseride anadromo di grandi dimensioni, diffuso, fino
all’inizio del secolo scorso nei mari e nei grandi fiumi europei. Oggi, per cause
antropiche, è in gravissimo rischio di estinzione, pertanto è protetto da severe leggi
internazionali che ne vietano sia la pesca, sia l’allevamento per scopi commerciali.

Denominazione italiana: Storione comune (DM 31/01/2008)


Nome comune inglese: Atlantic Sturgeon, Baltic Sturgeon, Common
Sturgeon
Nome comune francese: Esturgeon Commun
Nome comune spagnolo: Esturión Común (Fazio, 2008; IUCN, 2012).

Caratteri identificativi:
Lo storione comune è caratterizzato da una fisionomia del tutto simile ad Acipenser
naccarii, da cui si distingue soltanto per alcune, particolari peculiarità anatomiche,
elencate nella scheda dedicata a quest’ultima specie. In generale, A. sturio presenta
un corpo fusiforme allungato (Grimaldi & Manzoni, 1990), a sezione pentagonale
(Forneris et al., 1990) che termina anteriormente con un muso allungato, a guisa di
rostro, di forma triangolare, lievemente incurvato verso l’alto, concavo
superiormente e con apice arrotondato, che costituisce dal 32% al 65% della
lunghezza totale del capo. Con l’età, questa escrescenza tende a smussarsi all’apice
(Hochleithner & Gessner, 2012). Sul margine ventrale del muso, in posizione
decisamente infera, si trova l’apertura boccale, tubuliforme e protrattile (Forneris et
al., 1990), caratterizzata da un labbro inferiore con un’incisione mediana che separa
due lobi distinti. A metà strada tra l’apice del rostro e la bocca, dipartono quattro

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barbigli cilindrici e filiformi, non sfrangiati, che non raggiungono, in lunghezza, il


labbro superiore (Grimaldi & Manzoni, 1990; Porcellotti, 2005). Nei soggetti
giovani, i barbigli sono più vicini all’apertura boccale che all’apice del muso
(Hochleithner & Gessner, 2012). Ai lati del capo si trovano gli occhi, piccoli rispetto
al resto del corpo, di fronte ad ognuno dei quali si aprono 2 fori nasali ben evidenti
(Forneris et al., 1990; Porcellotti, 2005). Gli opercoli lasciano visibile il margine
posteriore delle branchie (Forneris et al., 1990). Come negli altri Acipenseridi, sia gli
opercoli che il margine dorsale del capo sono ornati di scudi ossei, presenti anche
lungo il corpo, dal capo alla coda e ordinati in cinque file parallele (Porcellotti,
2005): una medio-dorsale, costituita da 9-16 scudi, due laterali, da 24-39, e due
ventrali, da 9-14 (Grimaldi & Manzoni, 1990). Sono presenti anche numerose,
piccole placche ossee, di forma romboidale, tra la serie di scudi medio-dorsale e
quelle laterali (Grimaldi & Manzoni, 1990; Porcellotti, 2005; Hochleithner &
Gessner, 2012). La pelle è nuda, priva di scaglie. Le pinne pettorali si inseriscono
immediatamente dietro gli opercoli e presentano il primo raggio grande e ossificato.
La pinna dorsale è in posizione fortemente arretrata, vicino al peduncolo caudale ed
è opposta alla pinna ventrale, che è più corta e arrotondata. Le pinne ventrali sono
anch’esse in posizione fortemente arretrata, mentre la caudale, come in tutti gli
storioni, è tipicamente eterocerca, con il lobo superiore molto sviluppato (Forneris
et al., 1990; Porcellotti, 2005; Forneris et al., 2012). La colorazione del dorso varia
da grigio a marrone, con riflessi azzurri o verdi, mentre tende a schiarire
gradualmente lungo i fianchi, fino a raggiungere una tinta argentea, bianca o gialla
sul ventre. Le pinne, ad eccezione delle pettorali che possono avere riflessi giallastri,
sono generalmente grigie (Porcellotti, 2005). Gli scudi cutanei sono chiari (Forneris
et al., 1990). Il corredo cromosomico di questa specie è diploide (Hochleithner &
Gessner, 2012).

Areale di distribuzione:
A. sturio è l’unica specie di storione che, in passato, era distribuita lungo pressoché
tutte le coste europee. Il suo areale storico di distribuzione si estendeva dai freddi
Mar Bianco e Mar Baltico a nord, fino ai più temperati Mar Mediterraneo e Mar
Nero dell’Europa Meridionale. Questa specie anadroma risaliva poi tutti i corsi
d’acqua principali per riprodursi. Tra questi, erano inclusi: Neva, Dwina, Neman,
Odra e Vistola nel Mar Baltico; Eider, Elba, Havel, Saale e Moldava fino a Praga,
Oste, Weser fino alla confluenza con Werra e Fulda, Ems, Reno fino a Basilea,
Lippe, Mosella fino a Toul, Main fino a Schweinfurt e Neckar fino a Heilbronn,
Maas fino a Liège, Schelde fino a Gent, nel Mare del Nord; Tamigi e Trent in
Inghilterra; Severn fino a Newnham nel Canale di Bristol; Senna e Marna nel canale
della Manica; Loira, Garonna e Dordogna nell’Oceano Atlantico (Hochleithner &
Gessner, 2012); Douro, Ebro, Guadalquivir e Guadiana nella Penisola Iberica
(Almaça & Elvira, 2000; Hochleithner & Gessner, 2012) ; Júcar, Ebro, Rodano,
Saône, Doubs, Tevere nel mar Mediterraneo; Adige, Brenta, Piave, Po (fino alla città
di Torino) (Zerunian, 2002; Hochleithner & Gessner, 2012), Isonzo, Neretva, Drin,
Buna, Pinios, Struma e Meric nel Mare Adriatico; Inguri, Rioni (Bacalbaşa-
Dobrovici & Holčík, 2000; Hochleithner & Gessner, 2012) e, in misura minore,
Danubio, Yesil Irmak e Kizil Irmak nel Mar Nero. Nel Mar Baltico, circa mille anni

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fa, lo storione comune è stato sostituito da Acipenser oxyrinchus oxyrinchus


(Hochleithner & Gessner, 2012), con il quale, nell’ultimo secolo, probabilmente a
causa di una lieve variazione climatica che ha modificato gli areali di distribuzione
delle due specie, ha dato vita ad ibridazioni (IUCN, 2012). In Italia, in particolare,
risaliva soprattutto i fiumi tributari del Mare Adriatico (Forneris et al., 1990). Questa
specie non è stata introdotta al di fuori del suo areale d’origine (Hochleithner &
Gessner, 2012). Pare che, attualmente, la specie costituisca popolazioni relitte nei
soli fiumi Garonna, in Francia (IUCN, 2012) e Rioni, in Georgia (Rochard et al.,
1990).

Ecologia:
- Habitat: dopo la schiusa, i giovani discendono i fiumi, fino a raggiungere le
acque salmastre, tra ottobre e dicembre dello stesso anno di nascita. Dopo 2-4
anni di adattamento alle differenti condizioni di salinità, sono poi in grado di
tollerare l’acqua marina. Negli anni successivi, i pesci tendono quindi a
muoversi regolarmente tra le acque costiere e zone estuariali. In mare, gli
ambienti di foraggiamento sono solitamente caratterizzati da fondali sabbiosi
o melmosi, a profondità anche superiori ai 100 m. La profondità dei fondali
scelti dipende dalle dimensioni dei pesci: esemplari di lunghezza inferiore al
metro stazionano a profondità comprese tra 20 e 50 m, mentre individui di
taglia maggiore possono spingersi fino a 200 metri (Zerunian, 2002). In
oceano, questa specie è in grado di compiere spostamenti migratori anche
superiori ai 3000 km (Hochleithner & Gessner, 2012). Durante la risalita
lungo i fiumi per la riproduzione, questa specie predilige le zone più profonde
e a corrente lenta, sopportando anche bassi tenori di ossigeno (Zerunian,
2002).

- Alimentazione: lo storione comune si alimenta a stretto contatto con il


fondale e si nutre di specie che occupano, solitamente, i primi posti nella
catena alimentare (Brosse et al., 2000; Béguer et al., 2007). La dieta di questa
specie, durante le prime fasi vitali trascorse in acqua dolce, comprende larve
di insetti, vermi, crostacei e molluschi (Zerunian, 2002), mentre in mare, oltre
a vermi (Aphroditae, Heromastus, Nephthys, Stylaroides, Polydora),
crostacei (Mysis, Gammarus, Gammaracanthus, Pontoporeia,
Echinogammarus, Crangon, Carcinus, Corophium, Cyathura, Syntidotea) e
raramente molluschi, possono essere catturati anche piccoli pesci
(Ammodites, Engraulis, Pomatoschistus) (Hochleithner & Gessner, 2012).
Durante la risalita dei corsi d’acqua e nel periodo della frega, i riproduttori
smettono temporaneamente di alimentarsi (Zerunian, 2002; IUCN, 2012).

- Accrescimento: lo sviluppo delle uova, dalla fecondazione alla schiusa,


richiede da 4 a 5 giorni ad una temperatura dell’acqua di 15°C. Le larve
iniziano ad alimentarsi attivamente dopo 14-16 giorni dalla schiusa, ad una
lunghezza media di 15-18 mm e un peso di 30-32 mg. I maschi raggiungono
la maturità sessuale a 9-15 anni, ad una taglia minima di 1,2-1,5 m di
lunghezza, mentre le femmine non sono fertili prima degli 11-18 anni,

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quando raggiungono lunghezze di 1,5-1,8 m (Hochleithner & Gessner, 2012).


Nell’Europa Meridionale, la maturità sessuale viene raggiunta più
precocemente rispetto a quanto avviene nelle regioni settentrionali: a 9-10
anni nei maschi e 11-12 nelle femmine (Zerunian, 2002). Le dimensioni
massime citate per la specie sono di 5,6 m di lunghezza e 600 kg di peso, per
un'età di circa 60 anni. La maggior parte degli esemplari misurano 1,0-2,0 m
di lunghezza e 10-50 kg di peso (Hochleithner & Gessner, 2012). In Italia, le
femmine di questa specie, che raggiungono taglie maggiori dei maschi, pare
superassero di rado i 2-2,5 m di lunghezza e 60-120 kg di peso (Forneris et
al., 1990; Zerunian, 2002).

- Riproduzione: ogni ciclo riproduttivo ha una durata variabile da 1 a 4 anni


per entrambi i sessi (Zerunian, 2002; Hochleithner & Gessner, 2012). Alcuni
riproduttori migrano nei fiumi da agosto ad ottobre, risalendo i corsi d'acqua
anche per 1.000 km e vi trascorrono tutto l'inverno. Gli altri pesci entrano in
acqua dolce in primavera, tra marzo e aprile, quando le portate dei fiumi sono
maggiori e percorrono distanze più brevi rispetto agli individui che svernano,
ossia tra 50 e 250 km. Come in altre specie, i maschi raggiungono i siti di
frega alcune settimane prima delle femmine. La deposizione dei gameti
avviene tra aprile e luglio, quando la temperatura dell'acqua è compresa tra i
13°C e i 22°C, per cui nelle regioni meridionali è anticipata rispetto a quanto
avviene nel Nord Europa. Una volta raggiunto un sito idoneo alla frega,
costituito generalmente da un fondale profondo almeno 5 m o dallo sbocco di
un corso d'acqua tributario, con substrato in ghiaia fine e ciottoli di 3-250 mm
di diametro e una velocità dell'acqua compresa tra 0,5-2,0 m/s, i riproduttori
rilasciano i gameti in piccoli gruppi, formati da un'unica femmina seguita da
più maschi. Ogni femmina è in grado di deporre da 12.000 a 34.000 uova per
kg di peso corporeo. Una volta ultimata la frega, i riproduttori esausti
ritornano velocemente in mare.

Acquacoltura e pesca:
Fino agli inizi del XX secolo, pare che lo storione comune fosse una specie
importante per la pesca commerciale. In passato, la sua cattura veniva praticata con
reti, lungo le acque costiere o nel tratto inferiore dei corsi d’acqua. Nel XVII secolo,
è stata descritta la pesca accidentale, in fiume, di giovani storioni, che sono poi stati
utilizzati per l’alimentazione di suini d’allevamento. Nel distretto costituito da Mare
del Nord, Mar Baltico e i maggiori fiumi dell’attuale Germania, sono stati catturati,
tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, da 3.000 a 8.000 esemplari, pari a
270-450 tonnellate. Le catture in quest’area sono poi sensibilmente diminuite, tra gli
anni ’10 e gli anni ’30, a circa 100-500 esemplari per anno. In Francia e Italia, le
catture sono diminuite a partire dagli anni ’50, così come in Spagna, dove la specie
ha subito un forte declino in seguito alla costruzione dello sbarramento di Alcala, sul
fiume Guadalquivir.
In virtù delle strategie di conservazione pianificate per questa specie, lo storione
comune non è attualmente soggetto ad alcuna forma di allevamento per fini
commerciali (Hochleithner & Gessner, 2012).

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ITTIOPATOLOGIA, 2012, 9: 95-117

Note sanitarie:
In letteratura non sono state rinvenute informazioni relative ad eventuali patologie
caratteristiche che possono colpire in condizioni di allevamento questa specie. Sono
tuttavia segnalati i seguenti parassiti: Zschokkella sturionis (Myxozoa, Myxosporea),
Polypodium hydriforme (Cnidaria, Polypodiozoa), Nitzschia sturionis e Nitzschia
monticelli (Platyhelminthes, Monogenea), Deropristis hispida e Skrjabinopsolus
semiarmatus (Trematoda, Digenea), Amphilina foliacea, Bothrimonus fallax,
Bothrimonus sturionis, Cyathocephalus truncatus e Triaenophorus nodulosus
(Cestoda), forme larvali di Anisakis schupakovi ed individui adulti di Capillospirura
argumentosa, Cucullanus sphaerocephalus, Cyclozone acipenserina e
Hysterothylacium bidentatum (Nematoda), Acanthocephalus anguillae, Corynosoma
semerme, Echinonorhynchus salmonis, Leptorhynchoides plagicephalus e
Pomphorhynchus laevis (Acanthocephala), Cystobranchus respirans e Piscicola
geometra (Hirudinea), Dichelestium oblongum e Pseudotraheliastes stellatus
(Copepoda) (Hochleithner & Gessner, 2012).

Stato di conservazione:
Questa specie ha subito una fortissima contrazione, soprattutto durante il XX
secolo, parallelamente allo sviluppo di nuove tecnologie idrauliche, piscatorie,
produttive e al conseguente aumento della pressione antropica sui sistemi acquatici.
Una pesca professionale eccessiva e praticata anche su individui subadulti, la
costruzione di ostacoli invalicabili lungo i corsi d’acqua, l’inquinamento e, in
generale, il degrado degli habitat, hanno portato lo storione comune sull’orlo
dell’estinzione in tutta Europa. Oggi, questa specie è categorizzata come “a rischio
critico di estinzione” (critically endangered) all’interno della “Lista Rossa”, sullo
stato di conservazione delle specie, dell’International Union for Conservation of
Nature (IUCN), (Elvira & Almodóvar, 2000; Williot et al., 2009; IUCN, 2012).
Viene inoltre elencata nell’Allegato A dei regolamenti comunitari sul commercio di
fauna e flora selvatiche nel rispetto della Convenzione di Washington (Zerunian,
2002; CITES, 2012; Hochleithner & Gessner, 2012) e compare negli Allegati II e IV
della Direttiva 92/43 CEE, rispettivamente, tra le “specie animali e vegetali di
interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali
di conservazione” e le “specie che richiedono una protezione rigorosa” (Zerunian,
2002). E’ la specie di storione a più alto rischio di estinzione in Europa, poiché, oggi,
è segnalata, allo stato selvatico, un’unica popolazione, costituita peraltro da un
numero ridottissimo di individui, stimati tra 20 e 750 esemplari (IUCN, 2012), nel
delta della Gironda, formato dal Fiume Garonna, in Francia. Per quanto detto, sono
quindi stati attivati dei programmi di tutela e reintroduzione della specie sia in
Francia, dagli anni ‘70 (Williot et al., 1997; 2009), che in Germania (Hochleithner &
Gessner, 2012).

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Huso huso (Linnaeus, 1758)


Huso huso è il più grande pesce d’acqua dolce oggi esistente. E’ decisamente
piscivoro e risale i fiumi più a monte di qualsiasi altra specie europea. Sull’orlo
dell’estinzione per sovrasfruttamento degli stock e per alterazioni ambientali. Dalle
uova ovariche di questa specie si produce il “beluga”, che è la varietà di caviale più
pregiata e costosa oggi presente in commercio.

Denominazione italiana: Storione ladano (DM 31/01/2008)


Nome comune inglese: Beluga sturgeon
Nome comune francese: Esturgeon beluga
Nome comune spagnolo: Esturión beluga (Fazio, 2008)

Caratteri identificativi:
Il capo costituisce il 17-27% della lunghezza corporea totale, mentre il muso, breve
e massiccio, il 7-13%. La discreta variabilità di questi parametri corporei è dovuta a
variazioni morfologiche che possono dipendere dall’età (Porcellotti, 2005;
Hochleithner & Gessner, 2012), dalla popolazione di appartenenza e dalle
caratteristiche individuali dei singoli esemplari. La bocca, in posizione ventrale ma
estensibile in avanti (CITES, 2012), è grande e preceduta da quattro barbigli, il cui
aspetto, compresso lateralmente e fimbriato e la loro lunghezza, tale da raggiungere
posteriormente l’apertura boccale, sono caratteri diagnostici per l’identificazione
della specie (Hochleithner & Gessner, 2012). Le membrane branchiosteghe sono
unite tra loro e non saldate all’istmo come nel genere Acipenser (Kottelat & Freyhof,
2007). Con il progredire dell’età, le placche ossee che rivestono il corpo perdono

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ITTIOPATOLOGIA, 2012, 9: 95-117

consistenza e vengono gradualmente ricoperte da uno strato di pelle (Porcellotti,


2005). La colorazione assume tinte variabili tra grigio-blu, grigio-cenere, grigio-
verde e nero sul dorso, tende a schiarire lungo i fianchi ed è biancastra sul ventre
(Grimaldi & Manzoni, 1990). I giovani presentano riflessi blu-acciaio sul dorso
(Hochleithner & Gessner, 2012).

Areale di distribuzione:
Lo storione ladano presentava storicamente, una distribuzione prioritariamente
Ponto-Caspica. E’ stato infatti rinvenuto sia nel Mar Nero, da cui risaliva i fiumi
Danubio, Rioni, Dnjepr, Dnjestr e Bug, sia nel mare d’Azov, da dove migrava nei
Fiumi Don e Kuban, sia nel mar Caspio, da cui rimontava lungo i fiumi Ural, Volga,
Kura, Gorgan e Sefid-Rug. E’ stato segnalato anche nel bacino del mar Adriatico,
dove è stata documentata la rimonta riproduttiva soltanto nel fiume Po (Hochleithner
& Gessner, 2012). Oggi, le ultime popolazioni selvatiche ancora presenti in natura si
rinvengono nel Mar Nero e nel tributario fiume Danubio (Kottelat & Freyhof, 2007),
dove ne è stata vietata la cattura (Paraschiv et al., 2006; IUCN, 2012) e nel Mar
Caspio, dove migrano nel fiume Ural e, minoritariamente, nel fiume Volga (Kottelat
& Freyhof, 2007; IUCN, 2012), nel quale sono impossibilitate a raggiungere i siti di
frega per via della costruzione dello sbarramento di Volgograd (Kottelat & Freyhof,
2007).

Ecologia:
- Habitat: lo storione ladano è un migratore anadromo ampiamente euritermo,
infatti è in grado di tollerare temperature dell’acqua comprese tra 0,5°C e
30°C. Richiede tuttavia acque ben ossigenate e si dimostra essere piuttosto
esigente per quanto concerne le caratteristiche ambientali, quando si trova in
acque dolci (Zerunian, 2002). In mare, questa specie ha abitudini pelagiche e
tende a stazionare su fondali compresi tra 70 e 180 metri di profondità
(Grimaldi & Manzoni, 1990; Zerunian, 2002; Porcellotti, 2005; IUCN, 2012).

- Alimentazione: durante gli stadi giovanili precoci, lo storione ladano si nutre


soprattutto di cladoceri, vermi (Tubifex) (Grimaldi & Manzoni, 1990) e larve
di insetti (Palingenia) (Hochleithner & Gessner, 2012). Superata la lunghezza
di circa 10-40 cm, inizia a integrare la propria dieta, a base di molluschi
(Dreissena) e crostacei (Amathillina, Astacus, Dikerogammarus,
Dimmaracanthus e Paramysis), con pesci sia pelagici che bentonici
(Abramis, Alosa, Aspius, Atherina, Bentophilus, Carassius, Clupeonella,
Cyprinus, Engraulis, Rutilus, Leuciscus, Vimba, Misgurnus, Mugil, Mullus,
Merlangius, Platichthys, Scardinius, Scomber, Sprattus, Stizosteidon,
Trachurus) (Zerunian, 2012), tra cui anche altri storioni (Hochleithner &
Gessner, 2012). Pare che gli esemplari di maggiori dimensioni possano
nutrirsi, talvolta, di uccelli acquatici (Larus) ed, eccezionalmente, di
mammiferi marini (Phoca) (Kottelat & Freyhof, 2007; Hochleithner &
Gessner, 2012). A differenza di A. sturio, lo storione ladano si alimenta
anche durante la rimonta dei fiumi (Hochleithner & Gessner, 2012).

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- Accrescimento: lo sviluppo dell’embrione, dalla fecondazione alla schiusa,


richiede circa 200 ore a 12-13°C. Le larve appena uscite dall’uovo misurano
circa 11-14 mm di lunghezza per 17-32 mg di peso; iniziano ad alimentarsi a
10-14 giorni, dopo aver raggiunto la lunghezza di 18-20 mm (Hochleithner &
Gessner, 2012). L’accrescimento è molto rapido: a un anno viene raggiunta la
lunghezza di 35-45 cm per 0,3-0,5 kg di peso, a cinque anni 100-125 cm per
10-15 kg, a 10 anni 135-165 cm per 25-45 kg, a 20 anni 180-260 cm per 50-
110 kg, a 30 anni 260-420 cm per 70-200 kg (Zerunian, 2002). Grazie anche
alla notevole longevità, sembra che questa specie possa vivere fino a circa
100 anni (Hochleithner & Gessner, 2012) e superare i 5 m di lunghezza, per
oltre 1.000 kg di peso (Zerunian, 2002). Alcuni autori segnalano, per lo
storione ladano, una lunghezza massima di circa 8 metri (Forneris et al.,
1990; Grimaldi & Manzoni, 1990; Porcellotti, 2005; Kottelat & Freyhof,
2007; Manzoni & Tepedino, 2008) ed un peso superiore a 1.500 kg; tali
caratteristiche permettono di attribuire a questa specie il titolo di più grande
pesce d’acqua dolce oggi vivente (Manzoni & Tepedino, 2008). La taglia
media degli esemplari rinvenuti in natura è 2-2,6 m di lunghezza, per 60-140
kg di peso e 15-25 anni d’età (Porcellotti, 2005; Hochleithner & Gessner,
2012).

- Riproduzione: la maturità sessuale è raggiunta a 10-21 anni dai maschi e a


14-27 anni dalle femmine (Grimaldi & Manzoni, 1990; Zerunian, 2002;
Kottelat & Freyhof, 2007; Hochleithner & Gessner, 2012), alla lunghezza di
1,8-2,0 m e al peso di 40-200 kg. Nelle regioni più occidentali dell’areale di
distribuzione, pare che i riproduttori siano più precoci (Hochleithner &
Gessner, 2012). Entrambi i sessi si riproducono ogni 3-5 anni. La maggior
parte degli individui pronti per la frega risale i fiumi tra settembre e
novembre (Grimaldi & Manzoni, 1990; Kottelat & Freyhof, 2007;
Hochleithner & Gessner, 2012), trascorrendo l’inverno nei pressi dei siti
riproduttivi. Un numero minore di esemplari intraprende, invece, la rimonta
tra febbraio ed aprile (Kottelat & Freyhof, 2007; Hochleithner & Gessner,
2012). Nell’area ponto-caspica, lo storione ladano tende a spingersi più a
monte di Acipenser gueldenstaedtii (Grimaldi & Manzoni, 1990), mentre nel
fiume Danubio, prima della costruzione di sbarramenti artificiali, risaliva fino
in Germania (Kottelat & Freyhof, 2007). Durante le migrazioni in acqua
dolce, i riproduttori prediligono mantenersi nelle zone più profonde dei fiumi
(Zerunian, 2002). Entrambe le coorti riproduttive rilasciano poi i gameti tra
aprile e giugno, quando la temperatura dell’acqua è compresa tra 8 e 17°C.
Le zone di frega ideali pare siano costituite da fondali di 3-20 m, in ghiaia,
ciottoli o roccia, con una velocità della corrente compresa tra 0,5 e 2,0 m/s.
(Grimaldi & Manzoni, 1990; Hochleithner & Gessner, 2012). Per ogni
chilogrammo di peso corporeo, le femmine depongono mediamente da 6.000
a 7.000 uova, caratterizzate da un diametro di 3,3-4,5 mm e un peso di 22-37
mg (Hochleithner & Gessner, 2012).

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Acquacoltura e pesca:
Lo storione ladano ha una notevole importanza soprattutto nei bacino del Mar
Caspio, dove, oggi, pare sopravviva la maggior parte delle popolazioni residue e del
Mar Nero. Viene pescato per la carne e soprattutto per le uova, dalle quali si ricava il
pregiato caviale “beluga” (Zerunian, 2002). Le tecniche di cattura prevedono
l’utilizzo sia di palamiti, sia di reti a circuizione, a strascico o vaganti (Grimaldi &
Manzoni, 1990). Purtroppo gli stock selvatici di questa specie hanno subito un
drastico calo soprattutto dopo la caduta dell’URSS. Fino al 1991 sono stati operati
dei massivi programmi di ripopolamento da materiale prodotto in acquacoltura, che
hanno garantito un reintegro parziale delle popolazioni e hanno permesso di
mantenere le quantità di pescato su livelli ancora consistenti. Nel periodo compreso
tra il 1955 e il 1973, sono stati immessi nel bacino del Mar Caspio circa 130 milioni
di avannotti e nel bacino del Mare d’Azov circa 13 milioni. Agli inizi degli anni ’80
infatti furono catturate annualmente da 1.600 a 2.000 tonnellate di storione ladano,
costituendo l’80% nell’ex Unione Sovietica, il 50% in Bulgaria e il 20% in Bulgaria
del totale degli storioni pescati (Grimaldi & Manzoni, 1990). Dopo la
frammentazione dell’Unione Sovietica, i programmi di ripopolamento sono stati
abbandonati e, contemporaneamente, le nuove nazioni indipendenti hanno iniziato a
operare un prelievo sempre più efficiente e incontrollato, sia lungo i fiumi che in
mare. Unitamente ai fattori di degrado ambientale, l’eccessiva pressione di pesca ha
causato un crollo dello stock selvatico, tanto che, nel 1999, la quantità totale di
pescato nel Mar Caspio non ha superato le 200 tonnellate (Zerunian, 2002).

Note commerciali:
Lo storione ladano viene catturato prioritariamente per l’estrazione delle uova
ovariche, dalle quali viene preparato il caviale “beluga”, la cui varietà “beluga
malossol” è la più pregiata e costosa attualmente presente sul mercato. Le variazioni
cromatiche di questo prodotto sono segnalate con i seguenti codici commerciali:
000 – grigio chiaro;
00 – grigio;
0– grigio scuro;
X– nero.
Tuttavia, anche le carni di questa specie sono ottime: contengono, per 100 g di
sostanza edibile, 16,2 g di proteine e 3,6 g di grassi, con un apporto calorico di 78,7
kcal (Manzoni & Tepedino, 2008). Sono commercializzate fresche, congelate,
essiccate, salate, affumicate e inscatolate. La vescica natatoria è utilizzata nei
processi di chiarificazione dei vini di grande qualità (Porcellotti, 2005) e per
produrre una pregiata colla di pesce (Grimaldi & Manzoni, 1990).

Note sanitarie:
E’ stata rinvenuta, in letteratura, un’unica nota sanitaria su questa specie, dove
viene segnalata un’infezione causata da Aeromonas hydrophila (Docan et al., 2008).
Inoltre sono stati segnalati i seguenti parassiti: Trichodina domerguei (Ciliophora,
Peritrichia), i flagellati Cryptobia acipenseris e Hexamita truttae (Protozoa),
Polypodium hydriforme (Cnidaria, Polypodiozoa), Diclybothrium armatum e
Nitzschia sturionis (Platyhelminthes, Monogenea), Bucephalus polymorphus,

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Bucephalus skrjabini, Deropristis hispida, Rhipidocotyle kovalae, Skrjabinopsolus


acipenseris e Skrjabinopsolus semiarmatus (Trematoda, Digenea), Amphilina
foliacea, Amphilina japonica, Bothrimonus fallax, Eubothrium acipenserinum e
Scolex pleuronectis (Cestoda), larve di Agamospirura sp., Anisakis schuparovi,
Eustrongylides excisus, Porrocaecum reticulatum e forme adulte di Camallanus
fotedari, Capillospirura argumentosa, Capillospirura ovotrichuria, Cucullanus
sphaerocephalus, Cyclozone acipenserina, Cystoopsis acipenseris, Hysterothylacium
bidentatum, Hysterothylacium clavatum, Piscicapillaria tubercolata (Nematoda),
Acanthocephalus incrassatus, Corynosoma strumosum, Leptorhynchoides
plagicephalus e Pomphorhynchus laevis (Acanthocephala), Piscicola caspica
(Hirudinea), Argulus coregonis, Argulus foliaceus, Dichelestium oblongum e
Pseudotracheliastes soldatovi (Copepoda), Achlya flagellata, Saprolegnia diclina,
Saprolegnia ferax, Saprolegnia mixta, Saprolegnia monocia e Saprolegnia
parasitica (Oomycetes, Saprolegniales) (Hochleithner & Gessner, 2012).

Stato di conservazione:
Huso huso è riportato nell’allegato V della Direttiva 92/43/CEE, tra le “specie
animali e vegetali d’interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui
sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione” e nell’allegato B dei
regolamenti comunitari CITES (Zerunian, 2002; CITES, 2012). Nella Lista Rossa
dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), questa specie è
categorizzata come “a rischio critico di estinzione”. Negli ultimi 60 anni infatti, sulla
base delle catture effettuate per la pesca commerciale, si stima che questa specie
abbia subito un decremento numerico superiore al 90% (IUCN, 2012). Le cause di
questo forte decremento sono imputabili all’eccessivo sforzo di pesca (Zerunian,
2002; IUCN, 2012), alla perdita delle aree riproduttive in seguito a regimazione e
frammentazione dei corsi d’acqua (Grimaldi & Manzoni, 1990; IUCN, 2012), alla
diminuzione della fertilità causata dal bioaccumulo di sostanze tossiche e,
probabilmente, all’effetto Allee (IUCN, 2012).

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