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Può esistere vera amicizia tra uomo e

donna?
L'amicizia disinteressata tra uomo e donna può esistere ed essere occasione
arricchente per entrambi, ma frequentemente almeno uno dei due vorrebbe andare
oltre. Parola alla psicoterapeuta Lucia Montesi
Di Lucia Montesi - 2 Novembre 2020

«Sto in ansia se il mio ragazzo va a cena con la sue amiche, quelle sicuramente ci
provano!», «Mia moglie è paranoica, non capisce non ho nessun secondo fine verso
le mie amiche donne», «Ho un amico carissimo dall’infanzia, ora mi ha confessato di
essere stato sempre innamorato di me e io mi trovo in difficoltà», «Secondo lei,
dottoressa, può esistere l’amicizia tra un uomo e una donna?».

Il tema della possibilità di un’amicizia vera senza fini sentimentali/sessuali tra


donne e uomini, o più precisamente tra donne e uomini eterosessuali, è molto
dibattuto ed è oggetto di schieramenti contrapposti, tra chi è pronto a giurare
«Certo che è possibile, e io ne sono l’esempio!» e chi sentenzia categoricamente
«No, almeno uno dei due vuole portarsi a letto l’altro».

La psicoterapeuta Lucia Montesi

Il tema ricorre frequentemente anche nelle sedute di psicoterapia, manifestandosi


soprattutto sotto forma di gelosie, timori, insicurezza da parte del partner di chi
ha una o più amicizie del sesso opposto e che teme che il legame celi in realtà
un interesse sessuale, o sotto forma di lamentele nei confronti del partner che
evidentemente non è completamente appagato dalla relazione di coppia, se ha
bisogno di trovare confidenza, sostegno, complicità e condivisione nell’amico o
amica.

Per amicizia si intende infatti un rapporto in cui ci siano dei momenti


esclusivi (come cenare insieme o vedersi per farsi delle confidenze), vissuti solo dai
due amici in assenza dei rispettivi partner – se ci sono -, per il piacere di stare
insieme e non semplicemente per motivi di lavoro o per la condivisione di uno stesso
hobby.

Al di là del senso comune e delle prese di posizione basate su esperienze personali,


cosa dicono gli studi condotti sull’amicizia tra sessi opposti? Lo studio più noto che
viene sempre citato negli articoli sull’argomento è quello condotto da April Bleske
Rechek dell’Università del Wisconsin-Eau Claire su 88 coppie di amici di sesso
opposto. Questa ricerca, che indagava il tipo di rapporto intervistando gli amici
sia in coppia che separatamente, aveva inizialmente rilevato una netta
differenza tra uomini e donne, nel senso che nei primi sarebbero molto più
accentuati un interesse sessuale e/o sentimentale per le amiche donne, la tendenza
a scegliere le amiche in base all’attrattiva fisica e sessuale e la speranza in una
trasformazione in senso sessuale della relazione amicale. Questi dati sono stati
diffusi e ampiamente rilanciati, portando a ritenere l’uomo molto più interessato
sessualmente verso l’amica donna che non viceversa. In realtà non viene mai
citato uno studio successivo condotto dagli stessi autori, che ha attribuito i risultati
precedenti a un vizio nel campionamento e ha infine ridimensionato il divario,
riscontrando un interesse sessuale tra basso e moderato nei confronti
dell’amica/o in circa il 60% degli uomini intervistati e nel 50% delle donne
intervistate.

L’aspetto più interessante confermato da questi studi è però soprattutto la diversa


percezione che del loro legame hanno i due amici. Emerge infatti chiaramente
che gli uomini tendono a pensare di piacere alla loro amica e che il proprio interesse
sessuale sia ricambiato anche quando in realtà non lo è, sovrastimando l’interesse
dell’amica e fraintendendo gli atteggiamenti amichevoli come approcci sessuali,
mentre le donne all’opposto tendono a pensare di non piacere all’amico, che il
proprio eventuale interesse non sia corrisposto, e sottostimano il livello di attrazione
che gli amici maschi provano per loro, interpretando come gesti innocui e
minimizzando quelle che invece sono avances.

Gli uomini tendono maggiormente a esplicitare il desiderio di trasformare


l’amicizia in qualcosa di più, incoraggiati forse anche dalla convinzione che sia
corrisposto, mentre le donne più frequentemente tengono nascosto il proprio
coinvolgimento sentimentale/sessuale verso il loro amico, scoraggiate forse anche
dal pensiero di non essere corrisposte e dalla paura di perdere completamente il
legame.

Esistono amicizie tra donne e uomini in cui nessuno dei due prova un
coinvolgimento sentimentale o sessuale. In altre, a dire il vero più numerose,
uno dei due vorrebbe andare oltre ma l’altro no, e il primo accetta sperando che
con il tempo qualcosa cambi. Può accadere che quello che vuole solo un’amicizia
sappia o intuisca che l’altro vorrebbe di più ma finga di non saperlo per non perdere il
legame, o al contrario più o meno inconsciamente sfrutti la sua posizione di
dominanza sull’altro, o ne goda segretamente. Può accadere che chi vorrebbe di più
sappia o intuisca che l’altro non vuole andare oltre, ma non osa chiarire per non
perdere definitivamente la speranza di essere corrisposto. Può accadere che chi
prova attrazione non lo ammetta neanche con sè stesso. L’attrazione sessuale può
essere presente in entrambi a livello inconscio ed esprimersi in modo scherzoso,
oppure entrambi riconoscono una sottile tensione erotica nel rapporto che non
intendono portare oltre ma che vivono come piacevole.

L’amicizia tra uomo e donna è vissuta in modo piacevole da entrambi e permette


vantaggi che le amicizie dello stesso sesso non offrono, aiutando ciascuno a
confrontarsi con l’altro sesso in un contesto meno coinvolgente di quello di coppia,
con meno implicazioni emotive. Ad esempio, le donne dicono di trovare negli amici
maschi maggiore onestà, pareri più diretti e sinceri (che con più difficoltà
accetterebbero dal partner), meno rivalità che con le amiche donne; gli uomini dicono
di trovare nelle amiche donne persone più capaci di ascoltarli e appoggiarli
emotivamente.

D’altra parte, è un tipo di amicizia che deve affrontare sfide più complesse di
quella tra persone dello stesso sesso, perché richiede di definire esplicitamente il tipo
di legame emotivo, affrontare la questione della sessualità, definirsi di fronte agli
estranei come una pura amicizia. Inoltre, se i due amici hanno dei partner, o uno dei
due ha un partner, occorrono buone doti di equilibrio da parte dell’amica/o per
non invadere gli spazi di intimità e confidenza propri della coppia, suscitando
malumori e gelosie. Da parte sua, chi è in coppia dovrebbe avere l’onestà di riflettere
su quali siano le sue reali intenzioni, e se l’affettività che vive nell’amicizia sia
complementare e si integri rispetto all’affettività di coppia, o sia invece sostitutiva di
essa e segnali delle mancanze nel rapporto col partner.
Essere genitori tra gioie, responsabilità e
lo sguardo rivolto al futuro
Essere genitori è una gioia immensa. Essere genitori significa dare la
vita, dare materialmente alla vita un essere umano. Diventare genitori è
una grande responsabilità, un impegno per la vita.

Stai per diventare mamma o papà? Hai paura del mondo che ti circonda e ti senti a
tratti inadeguato al ruolo genitoriale?

Sei la mamma o il papà di un adolescente che all’improvviso ti sembra un


estraneo catapultato nella tua vita da Marte?

Leggi questo articolo, sono certa che ti sarà utile e ricorda sempre che educare un
figlio è l’esperienza più entusiasmante che esiste.

Essere genitori, gioie e responsabilità

Essere genitori oggi


Essere genitori è il lavoro più difficile al mondo!

Per onestà intellettuale devo premettere che io non ho figli ma insegno e da sempre
mi occupo di progetti educativi e formativi. Se penso ad un figlio l’ultima cosa che mi
passa per la mente è il romanticismo dell’evento. Diversamente penso alle tante
responsabilità che un figlio comporta, poiché la nascita di un bambino ti cambia la
vita e te la cambia per sempre. Inoltre penso alla dedizione totale che da adesso in
poi dovrei dedicare a questa nuova vita.

Essere un genitore responsabile significa essere consapevole dell’importanza


di avere un figlio e prendersene cura. Un figlio non è l’estensione del proprio
essere ma è un individuo a sé totalmente libero e autonomo.

Essere genitori è per sempre


Il compito di ogni genitore non riguarda esclusivamente la cura della prole ma è un
compito molto più alto. Un buon genitore guida i propri figli sulla via della
consapevolezza, della crescita di sé, della realizzazione e poi … li lascia andare.

Detto così è facile e già sento i commenti: “chi non ha figli fa bello a parlare”.

Un figlio richiede ad un genitore una dedizione totale, un


amore incondizionato e la capacità di riconoscere un individuo completamente
altro da sé, di conseguenza libero di essere ciò che è.

Ma veniamo alla realtà … Viviamo nel paese più ‘mammone’ del pianeta. Di questi
tempi poi l’autonomia personale sembra diventata una chimera e i nostri figli stanno
crescendo con un profondo sentimento di scontento misto a rabbia e paura verso il
futuro.

La famiglia e ne conosco tante, per proteggerli vorrebbe chiuderli sotto una campana
di vetro, negando così anche l’ultimo baluardo di indipendenza fisica,
intellettuale e morale.

Continuando a riflettere sul legame tra genitori e figli, naturalmente ripenso ai miei
genitori che oggi non ci sono più, consapevole di essere stata molto fortuna. Con
loro potevo parlare di qualsiasi cosa e malgrado i disaccordi che si venivano a
creare, ho sempre avuto la libertà di esprimermi e di fare quello che meglio si
adattava a me.

Poche regole ma chiare


Essere genitori significa andare oltre se stessi con la consapevolezza che si è data
alla luce una nuova vita. Posso solo immaginare l’emozione di quel momento e il
bisogno viscerale di proteggere il piccolo cucciolo d’uomo.

Vediamo di seguito alcune regole per i genitori che sono spaventati in questa
società che sta cambiando tanto rapidamente.

1. L’autonomia si impara strada facendo. Se vuoi che i tuoi figli si muovano sicuri e
felici nel mondo devi insegnare loro, sin dai primi passi, a comprendere la realtà che
li circonda. In parole più semplici non bisogna spaventarli né illuderli. La realtà è fatta
di luci ed ombre non cambia, siamo noi che dobbiamo comprenderla per vivere al
meglio in essa.
2. Non si può essere genitori e allo stesso tempo amici dei propri figli. I genitori
sono un soggetto di riferimento per i figli. Il ruolo genitoriale si fonda sui sì e i no che
fanno crescere l’indipendenza e la padronanza di sé.
3. Non stancatevi mai di parlare con i vostri figli. Sin da bambini abituateli a
confrontarsi con voi. Fatevi raccontare ciò che provano, ciò che sognano, ciò che
scelgono. Ascoltateli con attenzione e senza giudicarli per quello che vi dicono.
Educare non significa giudicare ma far emergere il bello e il buono che è in tutti noi.

La famiglia perfetta non esiste!


So bene che non esistono genitori e figli perfetti, così come non esiste il principe
azzurro e le belle principesse addormentate nel bosco. Un rospo, per quanto lo si
possa baciare, resta sempre un rospo.

Un vero genitore, non è chi è diventato genitore per caso ma chi se ne è


assunto la responsabilità e nel figlio vede orgogliosamente un individuo libero
di essere se stesso.

Purtroppo quando così non è, quando la famiglia vuole riflettere il mito e le tradizioni,
più inventate che condivise da un immaginario collettivo favolistico, quel cordone
ombelicale che ci lega e nutre alle nostre mamme e di conseguenza ai nostri papà, si
trasforma in un cappio che nega al figlio la cosa più importante: la libertà di essere
se stesso.

Impariamo a guardarci intorno senza pregiudizi e vediamo quante ‘sacre famiglie’


sono uscite a pezzi dal mito della famiglia del mulino bianco, dall’immagine della
famiglia ideale … purtroppo basta leggere la cronaca nera per avere una risposta
eloquente quanto drammatica!
I vantaggi e gli svantaggi di lavorare in
ufficio
Quante volte ci siamo sentiti ripetere la frase: ” Beato te che lavori in ufficio ” spesso
pronunciate da persone che erano soliti lavorare in movimento? Ma è davvero così?
Quando pensiamo all’ufficio ci viene subito in mente un luogo chiuso, un contesto
lavorativo condiviso con al suo interno strumenti elettronici, sedie scrivanie e
quant’altro.

Vediamo dunque quali sono gli aspetti positivi rispetto ad un lavoro in movimento.
Primo fra tutti possiamo mettere la comodità. In ufficio, si sa, si passa la maggior
parte del proprio tempo seduti, dotati di comfort tecnologici quali computer, telefoni.
C’è poi la possibilità di essere sempre al fresco d’estate e al caldo d’inverno.

Un altro aspetto da non sottovalutare è il fatto che lavorare dietro una scrivania ci
insegna ad utilizzare in maniera produttiva il tempo a nostra disposizione. Se siamo
persone che tendono a rimandare sempre tutto lavorare in ufficio ci impone degli
orari ed il rispetto di alcune scadenze.

Probabilmente però l’aspetto fondamentale da cui trarre più insegnamento è il fatto


che all’interno di uno spazio condiviso non è possibile fuggire al confronto ma è
quotidiano rapportarsi con le altre persone con idee diverse dalle proprie, chiedere
loro dei consigli e dunque accrescere il proprio sapere.

Inoltre trovandosi nel cuore dell’attività si può cogliere al meglio lo spirito della
propria azienda e sentirsi parte integrante di un progetto ogni giorno.

Allora quali sono gli aspetti negativi di lavorare in ufficio?

Il primo aspetto da tenere in considerazione è quello fisico. Spesso chi lavora stando
molte ore seduto tende a condurre una vita più sedentaria rispetto a chi lavora in
movimento. Questo favorisce patologie di vario genere quali danni all’apparato
cardiovascolare, mal di schiena, problemi alla vista causati dalle troppe ore davanti
ad uno schermo.

Il secondo aspetto da valutare è quello caratteriale, lavorare in ufficio spesso ci


costringe a modellarci per rientrare in schemi e politiche aziendali lontano dal nostro
essere.

Prendiamo ad esempio la possibilità di vestirci come vogliamo, ci sono aziende che


impongono un dress code da mantenere al loro interno o vere e proprie divise.

Altro aspetto che riguarda il lato caratteriale, da non sottovalutare, è quello di non
potersi esprimere secondo il proprio essere. Prendiamo ad esempio una persona
molto timida che potrebbe essere costretta ad interagire anche se fa fatica; altresì
una persona particolarmente esuberante potrebbe vedersi costretta a limitare i propri
slanci caratteriali. In conclusione per scegliere il lavoro adatto a noi bisogna valutare
vari aspetti per decidere quali siano per noi i vantaggi ai quali non vorremmo mai
rinunciare in termini di qualità lavorativa e di vita.
Oggi è più facile trovare lavoro un uomo o una donna? O
sono ancora professioni da uomo e da donna? Parlatene.

Una rappresentazione vecchia di anni che riconosce nell’uomo la persona al potere.


Bisogna lavorare insieme per sradicarla: tutt’oggi esistono libri di didattica in cui la
madre viene rappresentata come la casalinga con l’aspirapolvere in mano che si
occupa della casa e dei bambini, mentre il padre è l’uomo in giacca e cravatta con un
piede sulla porta e una valigetta in mano. Che si tratti della cura dei figli o quella dei
genitori anziani, è spesso sulle donne che si riflette questo impegno. Le statistiche
sulle donne costrette a lasciare il lavoro dopo il primo figlio, a causa delle proprie
condizioni economiche e familiari, sono allarmanti. Contribuisce ad alimentare il
circolo vizioso e, in casi estremi, ad avere donne non indipendenti economicamente
nella rete di relazioni violente.

‘E difficile per una donna fare carriera? Motivate le vostre


risposte.

Quali sono i problemi annosi che colpiscono le donne sul luogo di lavoro?

«Ne menziono alcuni:

 Gli atteggiamenti maschilisti e discriminatori cui facevamo riferimento prima.


Moltissime mie lettrici, spesso madri lavoratrici, mi raccontano di casi di
mobbing, di colloqui in cui le prime domande riguardano l’età o la volontà di
avere figli oppure no e non le competenze o l’esperienza;
 Una rappresentazione vecchia di anni che riconosce nell’uomo la persona al
potere. Bisogna lavorare insieme per sradicarla: tutt’oggi esistono libri di
didattica in cui la madre viene rappresentata come la casalinga con
l’aspirapolvere in mano che si occupa della casa e dei bambini, mentre il
padre è l’uomo in giacca e cravatta con un piede sulla porta e una valigetta in
mano;
 Che si tratti della cura dei figli o quella dei genitori anziani, è spesso sulle
donne che si riflette questo impegno. Le statistiche sulle donne costrette a
lasciare il lavoro dopo il primo figlio, a causa delle proprie condizioni
economiche e familiari, sono allarmanti. Contribuisce ad alimentare il circolo
vizioso e, in casi estremi, ad avere donne non indipendenti economicamente
nella rete di relazioni violente».
Uomini e faccende domestiche
Pubblicato il febbraio 27, 2020| Lascia un commento

Traduzione e adattamento del post “Hombres y reparto de las tareas domésticas” di “¿Quién
se beneficia de tu hombría?“:
“Una delle principali critiche per quanto riguarda i rapporti di genere è che, anche se le donne
sono entrate nel mercato del lavoro, continuano a prendersi cura delle faccende domestiche.
In questo post vorrei discutere quanto vi sia di vero in ciò e quali sono le possibili cause di
questa situazione.

Non userò studi o report, ma farò affidamento sulla mia esperienza personale, così come sui
commenti relativi alle relazioni di genere tra familiari, amici, conoscenti e altre persone con le
quali ho cercato nei luoghi in cui ho vissuto. Questo perché gran parte di quello che dico può
difficilmente essere trovato in qualsiasi documento.

Quello che sto per dire non è la situazione di tutto il mondo, ma nella mia esperienza sono
casi abbastanza generalizzati.

Quali compiti fanno gli uomini:


Si ritiene generalmente che gli uomini non facciano lavori di casa, o che al massimo
“aiutino”. Tuttavia, questo dipende dalla nostra definizione di lavori domestici, dal momento
che gli uomini tendono a caricarsi più di quanto pensiamo (e ciò non viene contato
normalmente negli studi che si occupano di registrare il tempo dedicato alle faccende
domestiche da parte di ciascun genere, non essendo considerate queste faccende domestiche,
n.d.T.).

Compiti routinari:
 Guidare per altri membri della famiglia
 Occuparsi del mantenimento dell’auto (riempire la benzina, riparazioni, pulirla, ecc.)
 Installare, mantenere e gestire apparecchiature elettroniche (televisione, DVD,
videogiochi, ecc.)
 Alzarsi nel mezzo della notte quando vi sono rumori per assicurarsi che non ci siano
intrusi
 In alcuni Paesi, come gli USA, ccuparsi dell’esterno del domicilio (tagliare il prato,
togliere le erbacce, ecc.)
Compiti non routinari:
 Spostare mobili
 Effettuare riparazioni in casa, come cambiare le lampadine, riparare il tetto, il
rubinetto, ecc.
 Pitturare le pareti
 Ristrutturare casa (aggiungere un’altra stanza, etc.) e lavori in casa di elettricità, con il
legno, ecc.
 Montare mobili ed elettrodomestici che richiedono il montaggio
Negli ultimi decenni, gli uomini sono sempre più coinvolti in faccende tradizionalmente
femminili, come la pulizia, lavare i piatti, lavanderia, stirare, cucinare o prendersi cura dei
figli, così come ci sono donne che partecipano a lavori tradizionalmente maschili. Ora, perchè
gli uomini (di solito) non contribuiscono, come richiesto spesso, al 50% nelle faccende
tradizionalmente femminili?

Situazione lavorativa:
Dalle mie osservazioni sulle coppie che ho conosciuto posso dire due cose:

 Il 90% degli uomini lavorava più ore delle proprie partner (dato confermato da studi
come il rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo (OECD),
n.d.T.)
 Il resto, quando lavorano la stessa quantità di ore, lo faceva in lavori i lavori più duri e
sgradevoli (i dati confermano che gli uomini sono la maggior parte delle morti sul
lavoro e quindi anche la maggioranza degli impiegati in lavori più pericolosi, n.d.T.)
Ciò, ovviamente, va ad avere un impatto sulla quantità di ore e sullo sforzo che possono
investire in lavori tradizionalmente femminili.

Altri motivi:
Spesso si crede che le ragioni per cui il maschio non partecipa di più nei lavori di casa è
perché sfrutta i ruoli di genere tradizionali per eludere tali responsabilità. O in altre parole:
perché gli uomini sono pigri, almeno quando si tratta di questo.

Certamente ci sono uomini che corrispondono al profilo descritto sopra, ma la realtà è molto
più complessa di quella che taluni vorrebbero farci pensare. In seguito mi limiterò a
descrivere alcuni dei motivi che spesso vengono trascurati e che non hanno nulla a che fare
con la pigrizia.

 Titolarità territoriale della casa. Quando la coppia acquista una casa o affitta un
appartamento, la donna decide come vuole decorare e organizzare lo spazio. Per
esempio mi ricordo di una donna che mi disse di essersi sentita infastidita perché il
marito aveva insistito su una sorta di decorazione in particolare (moderna), mentre lei
preferiva qualcosa di più tradizionale. Affermava che non avrebbe dovuto mettersi in
mezzo in queste cose e doveva lasciarle a lei. Alla fine ottenne quello che voleva,
perché la società e la tradizione sono state dalla sua parte. Di conseguenza, quando la
donna definisce la casa come uno spazio sulla cui immagine e organizzazione detiene
un diritto esclusivo, è logico che l’uomo perda interesse nel mantenerla perché forse
non può servire le proprie necessità altrettanto bene di come se avesse avuto qualcosa
da dire o avesse riflesso la propria personalità. A questo proposito è interessante notare
il fenomeno che gli anglosassoni chiamano man caves, che si possono trovare anche
nei luoghi del mondo ispanico con il nome di “caverne degli uomini”. Si tratta di
luoghi della casa (una cantina o un garage) o all’esterno (un pagliaio) riabilitati e
appropriati per l’uomo da utilizzare a suo piacimento, rispetto al resto della casa,
organizzato e arredate secondo il gusto della donna. A volte sono anche costruiti
direttamente dall’uomo se dispone di terreno per esso. In futuro ci occuperemo di
questo fenomeno più in profondità, dato che ci fa capire che l’uomo può sentirsi
alienato a casa propria e necessita di creare uno spazio per se stesso.

“Caverna per uomini” in un garage


 Diversi standard di pulizia. Anche se non è sempre il caso, a causa di fattori culturali,
uomini e donne hanno spesso differenti standard di pulizia. Mi ricordo di un amico che
ha vissuto nel proprio appartamento e spolverava una volta ogni tre settimane. Quando
la sua ragazza si trasferì a vivere con lui, gli chiese che tale pulizia venisse effettuata
una volta a settimana. Il mio amico, che non aveva problemi a farlo con il 100% di
pulizia seguendo i propri criteri, finì facendone 1/3 perché la sua ragazza determinò
che questa spolverata dovesse essere settimanale. Inoltre trovai sorprendente che,
essendo lei quella che si spostava a casa del mio amico, non avesse tardato a imporre le
proprie regole, il che la dice lunga sulla percezione che molte donne hanno della casa
come un loro spazio esclusivo.
 Complicazioni nello stile di vita. Collegandoci con il punto precedente, a causa della
nostra socializzazione o delle aspettative culturali, molti uomini tendono ad adottare
semplici abitudini come cucinare, lavare i vestiti, ecc. L’uomo pensa che i piatti, la
roba da lavare, ecc. saranno semplicemente raddoppiati quando si sta in coppia, ma la
verità è che questa seconda persona (la donna) riempie il lavello molto più
frequentemente e con molte più pentole e padelle, oltre a inondare il cesto della
biancheria, che comprende anche il bucato a mano (che molti uomini non fanno) che
ha bisogno di essere trattato delicatamente, non si può nell’asciugatrice, ecc.
Complicazioni che l’uomo non aveva quando lavava i suoi vestiti. Non è sorprendente
che un uomo che spende più ore di lavoro di sua moglie (la norma nella mia
esperienza) creda che sia giusto che chi ha la maggior parte delle pentole o vestiti
sporchi e maggiori complicanze formate in queste aree sia chi principalmente si occupi
di tali compiti.
 Pressione ad avere figli. Ci sono molti uomini che sono messi sotto pressione dalle
loro partner ad avere figli prima che si sentano pronti. L’argomento più ricorrente da
parte della donna è che più passa il tempo più è difficile avere figli, spingendo l’uomo
ad averne, sebbene lui non creda che sia la decisione migliore al momento o, come già
detto, non è preparato a diventare padre. A volte questa persona non vuole avere
bambini od occuparsi di loro, ma comunque è d’accordo, perché “è sempre stato così”.
Per questi uomini, se la donna vuole avere un figlio che non desiderano in quel
momento, sarà comunque lei che avrà a che fare con lui per la maggior parte del
tempo, forse perché non è stata una decisione unilaterale della donna, ma in molti casi
è la sensazione che ha lasciato loro, perché l’alternativa può essere quella di porre fine
alla relazione.
 Esclusione del padre nella crescita dei figli. Ci sono anche casi in cui l’uomo si è
interessato ad avere figli e metter su famiglia. Di fatto vuole partecipare nella crescita
il più possibile, ma a volte è la donna stessa che chiude la porta. In alcune culture,
inclusa la nostra, il bambino è considerato della madre (e vagamente del padre), perchè
lei lo ha partorito e si sente autorizzata a prendere tutte le decisioni in questo settore,
dai vestiti alla scolarizzazione. Di fatto, a volte la dedizione al figlio serve per tagliare i
rapporti personali con il padre, che si sposta e marginalizza in questa relazione madre-
figlio/a. Ovviamente, per un uomo che si aliena in questo modo sarà molto difficile
partecipare nella cura dei figli.
 Perfezionismo. A volte l’uomo collabora nelle faccende domestiche come meglio può,
ma o per mancanza di abitudine (istruzione conservatrice) o per differenza di standard,
la donna non è soddisfatta del suo lavoro e lo critica costantemente fino a che non fa
esattamente il lavoro domestico come vuole lei. Questo fa sì che spesso l’uomo si senta
frustrato e concluda dicendo “fallo tu”.
Probabilmente mi mancano altri motivi, ma al momento spero che questo articolo ampli la
nostra prospettiva sulla partecipazione e la non partecipazione dell’uomo nei lavori domestici.
Gli italiani e la spesa nei supermercati:
l’identikit del consumatore moderno secondo
una ricerca del Censis
Clara Gasparri 26 Luglio 2017 Supermercato 1 Commento

La ricerca del Censis delinea il profilo del nuovo consumatore

Infedele, iperinformato, pronto a condividere le proprie esperienze di consumo con gli


altri, attento al prezzo, ma anche alla qualità: ecco in estrema sintesi qual è l’identikit del
nuovo consumatore secondo la ricerca del Censis “Lo sviluppo italiano e il ruolo sociale
della distribuzione moderna organizzata”. Lo studio evidenzia come la distribuzione
moderna organizzata (Dmo), ovvero super e ipermercati e altri format restano il luogo
preferito dagli italiani per fare acquisti, soprattutto gli alimentari (sono 45 milioni quelli che
fanno abitualmente la spesa in questi punti vendita).
A partire dal 2008, negli anni difficili, supermercati ed ipermercati sono stati l’ancora di
salvezza di tanti cittadini, garantendo un’offerta articolata e sostenibile. Adesso ci sono
segnali di ripresa: il potere d’acquisto delle famiglie nel primo trimestre 2017 ha raggiunto il
valore più alto dal 2012, ed è aumentato rispetto al trimestre precedente dello 0,8%. La spesa
torna a crescere, ma il consumatore esce dalla crisi molto cambiato.
Il 60,3% degli italiani è infedele sia al punto vendita sia all’insegna della catena e acquista
dove più conviene

Aumentano i cosiddetti “infedeli”, cioè coloro che non hanno singoli punti vendita di
riferimento o insegne della Dmo a cui si rivolgono sempre. Il 60% degli italiani fa ormai la
spesa dove più conviene. Il nuovo consumatore è anche iperinformato (31,7 milioni di italiani
leggono i giudizi sui prodotti su social network e blog per decidere se e cosa acquistare).
Anche il produttore ha a disposizione informazioni su esperienze di acquisto e di consumo
(20,4 milioni di italiani postano commenti personali o raccontano proprie esperienze relative a
prodotti, spese, ecc…). L’ultimo aspetto da considerare è l’abbinamento da parte del
consumatore dei vari strumenti informativi come i volantini cartacei e le app sugli
smartphone.
La grande distribuzione accontenta tutti e lo fa per diverse ragioni. Innanzitutto per la
convenienza, visto che il 91% degli italiani (il 95% tra le persone a basso reddito) ritiene
importante fare la spesa in punti vendita dove è possibile mantenere il proprio tenore di vita
(che per il 26% sarebbe crollato in questi anni di crisi). C’è poi l’aspetto dell’assortimento:
nei supermercati l’offerta è ampia e incontra le esigenze di consumi salutisti, etici e di qualità:
46,1 milioni di italiani (17 milioni regolarmente) acquistano prodotti Dop e Igp, 39,8 milioni
(13,5 milioni regolarmente) gli alimenti biologici (carne, frutta e verdura), 38,6 milioni (9,4
milioni con regolarità) i beni alimentari del commercio equo e solidale, 25 milioni (8,7
milioni in modo costante) prodotti per particolari esigenze (senza glutine o per l’infanzia) e
31,7 milioni (5,9 milioni regolarmente) quelli etnici. Non mancano i prodotti di gamma
medio-alta, come vini e formaggi pregiati che vengono acquistati da 42,2 milioni di italiani
(12,9 milioni regolarmente).

La forza della Dmo è la possibilità di acquistare sia tramite web, sia in modo tradizionale o di
combinare entrambi gli aspetti

Secondo i dati del Censis, sono 30,5 milioni gli italiani (8,8 milioni regolarmente) che
nell’ultimo anno hanno visto o controllato la presenza di un prodotto nei negozi tradizionali, e
poi lo hanno acquistato sul web e 19,6 milioni (5,4 milioni regolarmente) quelli che hanno
ordinato prodotti tramite il web e poi li hanno ritirati presso il punto vendita. 14,4 milioni (5,7
milioni regolarmente) hanno invece scelto di farsi consegnare la spesa a casa dopo averla
ordinata per telefono o sul web. Questi numeri indicano una sapiente combinazione di fisico e
virtuale che fa saltare il vecchio schema di acquisto presso i negozi tradizionali.

I supermercati fisici non spariranno, ma più probabilmente si evolveranno per accontentare


le richieste crescenti degli acquirenti. Secondo gli italiani, nel punto vendita del futuro, non
dovrebbero mancare nuovi prodotti e servizi a prezzi competitivi (farmaci, carburanti, polizze
assicurative: richiesti dal 44%), coupon personalizzati da scontare subito alla cassa (42%),
personale preparato e disponibile che aiuti a capire e scegliere velocemente (33%), modalità
più rapide e semplici di pagamento (29%), orari di apertura più flessibili e prolungati (sera
tardi, domeniche, festivi: 26%), offerte personalizzate recapitate in tempo reale sullo
smartphone (21%), disponibilità di servizi utili (posta, banca, lavanderia: 21%). Immancabile
anche il wi-fi secondo il 18% degli italiani.
Come scegliere un hotel
Quello che fa la differenza, in un viaggio, è il posto dove si va a dormire. Anche se
siete di quelli, e ne conosco diversi, che dicono che sono persone che si “arrangiano,
basta un letto per dormire”, sono sicuro che poi, una volta a casa, fate come
qualche amico mio: “Sì, è stato tutto bellissimo, peccato per la stanza, nel letto si
sprofondava, la stanza era sporca, il bagno era in fondo ad un corridoio di due
metri…” e soprattutto ci sono hotel economici che magari sono molto distanti dalle
zone più centrali. Cioè vi potreste trovare a dover passare 1-2 ore sui mezzi
pubblici, spendendo anche soldi, per aver risparmiato qualche Euro in uno squallido
hotel in periferia.
Vi do alcune dritte e consigli che ho capito nel corso di anni di viaggi.

Scegliere in base al carattere


Prima di partire sembra sempre che uno possa affrontare qualsiasi disagio, pur
di risparmiare. Poi la verità è diversa. Forse è l’idea della vacanza a renderci più
ottimisti. Poi, una volta sul luogo, ci rendiamo conto che anche essere punti dalle
zanzare o scarpinare per un chilometro fino alla fermata della metro ci fa un po’
innervosire. Ed ecco che il “Posso dormire anche in macchina, non sono uno che si
fa problemi” del prima vacanza , si trasforma in un “Ma chi me l’ha fatto fare!” al
ritorno.
Quindi, cari viaggiatori, seguite il mio consiglio: non importa che sia un albergo, un
B&B, un ostello, un affittacamere: al momento della programmazione del viaggio
prendete bene le vostre informazioni e scegliete in base al vostro carattere. Inutile
cercare di fare gli spartani se poi sappiamo che la scomodità non ci piace. Se
abbiamo bisogno di essere rintracciati anche quando siamo altrove non possiamo
fare a meno di internet. Se siamo fissati con l’igiene e le malattie, scoprire che il
bagno della nostra stanza è in comune con altri può farci impazzire.
Insomma, quello che non ci piace fare nella vita di tutti i giorni meno che mai ci
piacerà affrontarlo in vacanza.

Scegliere l’albergo giusto


Da quando c’è internet l’orizzonte delle nostre possibilità si è allargato a dismisura e
questo è sicuramente positivo perché possiamo scegliere tra tantissime opzioni. Ma il
rovescio della medaglia è che proprio perché le offerte sono innumerevoli, capire
quale possa essere giusta o conveniente o adatta a noi, è più difficile. E quindi
richiede un’attenta valutazione. Ci sono comunque dei piccoli accorgimenti che si
possono adottare per non tornare dalla vacanza con il broncio e la famosa frase: “Sì
il viaggio è stato incredibile ma l’albergo…! Te lo lascio solo immaginare!”.
Un consiglio: attenzione a decidere per un albergo piuttosto che un altro basandosi
solo su promozioni e offerte. Una promessa di risparmio non è sufficiente per
garantire la qualità. Certo risparmiare è importante, ma valutando anche altri
parametri. Alla fine, valutati i pro e i contro, quanti di voi non decidono di spendere
qualche euro in più per avere un servizio migliore? Quindi, vediamo cosa possiamo
fare per fare la scelta giusta per noi. Già, perché ricordatevelo, la scelta dipende dai
gusti di ognuno. Quello che per me è un posto fantastico, un mio amico può trovarlo
tutto l’opposto.

Cosa è più importante per me?


Ecco la prima domanda cui dovete rispondere quando cercate un posto dove
soggiornare. Ogni viaggiatore ha esigenze diverse e ognuno ha requisiti cui proprio
non può rinunciare. Ovviamente, prima di iniziare qualsiasi ricerca, dovrete
conoscere il vostro budget. Purtroppo sarà quello a condizionarvi di più. Poi potrete
passare alle opzioni seguenti: pensate che sia importante la posizione? Il prezzo? Il
fascino? L’arredamento? La vicinanza alla metro? La possibilità di avere un centro
benessere o una palestra nell’albergo? Una volta stabilita la priorità assoluta, si
potrà fare una ricerca più mirata. Vediamo quali possono essere i fattori che incidono
di più.

Il prezzo
Primo passo: andare sui siti di ricerca di alberghi o B&B, ce ne sono diversi.
Mettere la destinazione e le date. Dopo di che, chiedete che la lista venga mostrata
dal prezzo più basso a quello più alto. Fatelo con più siti, non fermatevi al primo, o
andate su quei portali che vi danno la possibilità di fare confronti in contemporanea
tra più siti. Il mio suggerimento è di utilizzare i motori di prenotazione per vedere ciò
che è disponibile per il prezzo che volete per la destinazione scelta e
poi provare andare direttamente al sito web dell’hotel per prenotare. Molti alberghi
o B&B garantiscono un tasso più basso quando si prenota sul loro sito, e quindi
anche un prezzo inferiore. A volte non è così, ma a volte sì, quindi fate qualche
verifica.
Ci sono poi siti- non molto popolari in Italia, devo dire- dove si possono prenotare
alberghi “alla cieca“: si inserisce la somma che si vuol spendere e si sceglie la
sistemazione in base al numero delle stelle. Il nome della struttura ricettiva verrà
comunicato solo a prenotazione avvenuta. Ci sono anche siti dove è possibile avere
un rimborso se l’hotel prenotato abbassa i prezzi dopo la prenotazione.

La posizione
Magari per voi è fondamentale avere a due passi pizzerie e ristoranti. O la stazione.
O la fermata della metro. O il monumento famoso. Bene, tutti i maggiori siti di
prenotazione consentono di visualizzare i risultati di ricerca su una mappa in modo
da poter vedere le distanze, a piedi o con l’auto dal luogo che vi sta a cuore. Magari
avrete già un’idea dei posti che vorrete visitare nella città dove andate, avrete
consultato guide cartacee o in internet per cui avrete più o meno un’idea della zona
dove vi piacerebbe sostare. I motori di ricerca vi consentono di restringere la ricerca
in modo da evitare di prendere un albergo in periferia se la vostra idea è di stare nel
centro storico.

Non esistono solo gli alberghi


Magari siete anche voi tra quelli che quando viaggiano vogliono sentirsi parte della
comunità che li ospita. Per cui cercate una sistemazione più a “misura” e più
personale di un hotel. Le alternative ci sono: B & B, locande e piccole strutture a
conduzione familiare che generalmente non appaiono sui principali motori di
prenotazione. Per cui trovarli richiede un po’ di tempo e ingegno. Soprattutto tempo:
dovrete consultare e comparare molti siti, fare ricerche. Sappiate che ci sono anche
siti che offrono pernottamenti in case vacanza e addirittura in monasteri, dimore
storiche o castelli, vecchie barche riadattate. Se cercate un’idea originale, magari
per un regalo di san Valentino o di compleanno , dovrete trascorrere un po’ di tempo
sul vostro pc. Ma vediamo nel dettaglio queste sistemazioni alternative agli alberghi.

Ostelli
E’ sicuramente una delle sistemazioni più economiche che potrete trovare. Di
solito sono ben pubblicizzati e si trovano in aree di interesse nelle località turistica o
città. Di solito vengono preferiti dai giovani che vogliono spendere il magri budget in
altri modi e risparmiare sul dormire. Questo perché molto spesso gli ostelli offrono
camerate con parecchi letti. Vi potrebbe quindi venir chiesto di condividere la
stanza con perfetti estranei e i bagni sono generalmente in comune.

Case vacanza
Questa è sicuramente la soluzione più comoda se viaggiate con amici o con la
famiglia e avete intenzione di concedervi una vacanza piuttosto lunga: affittare un
appartamento o una villa. Di solito sono equipaggiati con tutte le comodità che
trovereste a casa vostra e sicuramente è una soluzione che fa anche risparmiare se
siete, per esempio, in quattro persone. In alcuni potrete trovare anche servizi di
lusso. Anche in questo caso potrete affidarvi ad internet: questo tipo di alloggio è
pubblicizzato ampiamente e la scelta è vastissima, in tutto il mondo. Alcuni siti
permettono anche gli scambi di appartamenti e in quel modo potrete addirittura fare
una vacanza quasi gratis. Ci sono ovviamente numerose regole da seguire
e garanzie da dare. Ma di solito fila tutto liscio senza sorprese. Anche in questo caso
però, sarà bene leggere i commenti e le recensioni, se ci sono.

Bed and Breakfast (B&B)


Sceglieteli se vi piace avere la comodità dell’albergo e la semplicità del servizio che
trovereste in casa di amici anche se ormai si sono talmente specializzati che
somigliano a tutti gli effetti ad un piccolo hotel. Sono una buona soluzione per
i soggiorni brevi. Alcuni vi permetteranno di interagire con i padroni di casa e di
poter gustare prodotti genuini tipici del luogo. In ogni città o paese ne troverete
diversi, quindi ci sarà solo l’imbarazzo della scelta.

Camping
La soluzione più economica ma decisamente non per tutti. Naturalmente vi deve
piacere stare all’aria aperta ed è indispensabile avere una tenda. Alternativa, la
roulotte o il camper, sicuramente più comodi. Anche qui, la lista delle aree
di campeggio sono tante e le più diverse, anche fuori dall’Italia. La maggior parte dei
camping offrono docce e bagni, rigorosamente in comune.

Servizi essenziali per chi viaggia


Dopo la posizione geografica questo è uno dei parametri che potrebbero
condizionare la vostra scelta: cosa offre la struttura. La maggior parte dei principali
motori di prenotazioni alberghiere consentono di specificare quello che si sta
cercando, magari un centro fitness,o la piscina e il ristorante. O la connessione
internet, il servizio lavanderia, la possibilità di avere un capo smacchiato e stirato, la
colazione inclusa nel prezzo eccetera. Se poi quello che cercate è il lusso, ci sono
anche siti dedicati che fanno una selezione a monte. Anche qui, avrete solo
l’imbarazzo della scelta.

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